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Twitter @CooperTrentina Facebook Cooperazione Trentina POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN A.P. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 1, DCB TRENTO RIVISTA PER AMMINISTRATORI E DIPENDENTI DELLA COOPERAZIONE TRENTINA www.cooperazionetrentina.it carta ecologica N°4 - APRILE 2017 Sul consumo troviamo un filo comune 06 PAOLA DAL SASSO La direttrice con l’Africa nel cuore 26 GIULIANA COVA Il piano biologico di Melinda 34 MICHELE ODORIZZI Dialogo aperto per progettare il futuro Consumo

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N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 7

Sul consumo troviamo un filo comune

06P A O L A D A L S A S S O

La direttrice con l’Africa nel cuore

26G I U L I A N A C O V A

Il piano biologico di Melinda

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Dialogo aperto per progettare il futuro

Consumo

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EDITORIALE03 Le sfide e le opportunità

IN PRIMO PIANO 4-11 Consumo: Mauro Fezzi alle Famiglie cooperative: lealtà e rispetto delle regole sul percorso di Sait. I buoni risultati delle cooperative turistiche, le interviste alla vicepresidente Paola Dal Sasso e al presidente Sait Renato Dalpalù. La ricerca della Federazione sulla Famiglia Cooperativa di Carisolo. . NEWSCOOP 13 Transfer to Coops, il progetto per accompagnare i workers buyout

14 In ricordo di Lucia Tomazzoni e Giovanni Battista Fontana

15 Etika: progetto premiato a Milano

16 A Tione si formano gli amministratori di domani

17 L’autonomia delle Rurali con la riforma del credito

18 Opportunità per i giovani: studio e lavoro all’estero

19 Asdir, spazio all’innovazione nel lavoro

20 Giovani, imparate una lingua con il Clm

21 #Dedicamela ai terremotati

22 Giornali a Grumes? Ci pensa Cs4

23 Le Formichine, iniezioni di management

CULTURA COOPERATIVA Era digitale25 Difesa dei dati digitali: serve un salto di qualità

Racconti26 Giuliana Cova, la direttrice con l’Africa nel cuore

L’intervista28 Ivo Lizzola: come vivere i cambiamenti

Segnali di fiducia30 Tutor nelle coop sociali, un ruolo cruciale31 Le scelte verdi di Risto 333 Autonomia, cooperazione, mutualismo

C’è del nuovo 34 La scelta bio di Melinda35 Cavit acquisisce cantina nel pavese36 Ad Avio c’è il “Medicorner” in Famiglia37 Nasce il Villaggio dei frutti di bosco38 Coop Casa a Rovereto costruisce per i soci (ma non solo)39 Federazione verso la certificazione Emas40 Laboratori di buone pratiche41 Le coop sociali organizzano l’estate dei bambini42 Piccole azioni di buon vicinato

Scuola43 Dall’aula all’azienda con Ibt

Scenari44 2017: l’anno della politica che può cambiare il mondo

L’evento46 Slipegada, quando vince il Sole

OPINIONI Dietro le parole 47 Eticamente

La porta aperta 48 Il Trentino che cambia

44

La politica che può

cambiare il mondo

Come vivere i

cambiamenti

288

Sait, ricomincio

da qui

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Autonomia, cooperazione, mutualismo

N ° 4 - A P R I L E 2 0 1 7

Periodico della Federazione Trentina della Cooperazione

Trento, Via Segantini, 10 - Tel. [email protected]

Direttore responsabileWalter Liber

CoordinatriceDirce Pradella

Comitato di RedazioneCorrado Corradini, Franco de Battaglia, Carlo Dellasega, Silvia De Vogli, Michele Dorigatti, Cesare Dossi, Egidio Formilan, Cristina Galassi, Walter Liber, Diego Nart, Sara Perugini, Dirce Pradella, Bernardino Santoni, Vincenzo Visetti.

Hanno collaboratoNorma Benoni, Franco de Battaglia, Silvia De Vogli, Michele Dorigatti, Andrea Gelpi, Walter Nicoletti, Laura Ruaben.

Progettazione graficaCooperativa ARCHIMEDE - www.archimede.nu

Stampa tipograficaCooperativa NUOVE ARTI GRAFICHE

AbbonamentiCosto singola copia: € 3Abbonamento annuale (11 numeri): € 30Abbonamento semestrale (5 numeri): € 15

Promozione 2017Paga i primi 10 abbonamenti a prezzo pieno (30 euro, fermo da molti anni) e i restanti solo la metà.

Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Trento n. 26 Registro stampa di data 09.10.1950

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LE SFIDE E LE OPPORTUNITÀDesidero in queste righe dare il benvenuto al nuovo direttore della Federazione Alessandro Ceschi. Con la nomina da parte del consiglio di amministrazione si completa una delicata fase di selezione aperta dalle dimissioni di Carlo Dellasega. Per una circostanza che reputo fortunata, la scelta è caduta su un manager che ha maturato esperienze in un contesto molto simile a quello cooperativo, avendo diretto il Consorzio dei Comuni trentini, istituzione di rappresentanza e di servizio per i comuni trentini (peraltro organizzata in cooperativa, aderente alla Federazione). Conosce il contesto trentino, conosce la cooperazione, conosce le istituzioni. È molto motivato e non mancherà di portare il suo entusiasmo, la capacità organizzativa e propositiva in questa nuova sfida professionale.Mi pare importante che egli per primo abbia “cercato” la Federazione mettendosi a disposizione dell’agenzia selezionatrice. Denota una sintonia molto forte tra il candidato e l’azienda, e una premessa oltremodo positiva per cominciare un lavoro insieme.L’esperienza maturata all’interno del Consorzio dei Comuni gli consentirà di comprendere fin da subito

la delicatezza e l’importanza della relazione e della mediazione nei rapporti con le cooperative e con le istituzioni pubbliche.Il dott. Ceschi entra in Federazione in un momento di forte trasformazione. Il mondo intero è cambiato negli ultimi dieci anni,

in particolare le organizzazioni intermedie vivono una forte crisi di rappresentanza.

Occorre adeguarsi. L’accelerazione che ha preso la riforma del

credito cooperativo avrà impatti inevitabili anche sulla nostra organizzazione. La

Federazione dovrà interrogarsi sulla sua funzione e la sua organizzazione, posto che alcuni servizi inerenti il credito saranno svolti dalla Capogruppo. Giocoforza, serve cambiare. La riforma del credito comporterà conseguenze dolorose sul sistema di contribuzione al bilancio della Federazione, ed

imporrà scelte importanti sull’organizzazione e il dimensionamento dell’organico.Vorremmo affrontare questo scenario con la massima disponibilità a valutare tutte le opzioni possibili, sapendo che nulla rimarrà come prima. Dobbiamo far sì che una quota di personale possa lavorare domani per la nuova capogruppo Cassa Centrale. Oggi non siamo in grado di dire quanti e come, l’auspicio è però che ci sia la possibilità di individuare una strategia condivisa. Un’altra quota di personale è interessata dal Fondo per l’occupazione, che permetterà di accompagnare in anticipo alla pensione collaboratori e collaboratrici con elevata anzianità professionale.Sarebbe sbagliato però fermarci alla contabilità del ridimensionamento. In questo modo non riusciremmo a garantire un futuro alla nostra organizzazione, che sarebbe destinata inevitabilmente al viale del tramonto. Il sistema cooperativo ha ancora molto da dire a questo Trentino, sia nel campo economico sia sociale.Proprio per questo sono molto fiducioso in una nuova “primavera” della Federazione. Questa crisi può costituire un momento per valutare le opportunità che abbiamo davanti, capire come potremo meglio impegnarci per riuscire a fare servizi migliori al movimento cooperativo e quindi a traguardare ulteriori aree di impegno su cui misurarci. Ragioniamo a 360 gradi sul ruolo della Federazione nei confronti delle nostre cooperative, comprese le Casse Rurali che fanno parte dello stesso sistema territoriale. Va ridisegnato il “perimetro” entro cui la Federazione può operare per favorire le relazioni delle cooperative e dei consorzi tra di loro e con il territorio.Un processo che passa prima di tutto dalla valorizzazione delle persone interne alla Federazione, e dalla conoscenza delle esigenze delle nostre cooperative. Serve l’impegno e anche la creatività di ognuno. Il ruolo del nuovo direttore sarà determinante per costruire questa “nuova” Federazione. Auguro quindi buon lavoro ad Alessandro Ceschi e a tutta la struttura.

3’20’’

EDITORIALE

[email protected]

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IN PRIMO PIANO

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Le Famiglie Cooperative “turistiche” guidano la miniripresa dei consumi e segnano la svolta nei volumi di affari: il fatturato di 130 milioni cresce del 5% dopo due anni di calo e recupera anche il risultato netto, di più 588 mila euro rispetto ai meno 156 dello scorso anno. Segnali di ripresa che non inducono all’euforia ma fanno dire agli operatori del settore che qualcosa si sta muovendo. Le 14 Famiglie Cooperative interessate, che chiudono i bilanci al 30 settembre, rappresentano il 30% del fatturato totale.Dati presentati dal responsabile del settore consumo Giuseppe Fedrizzi a margine dell’incontro chiesto dalla Federazione ai presidenti e direttori delle Famiglie Cooperative trentine, per avviare una operazione ascolto sulle criticità e proposte per rilanciare il settore del consumo coop: a cominciare dai rapporti tra cooperative, consorzi, Federazione.“I nostri competitori vengono da fuori – ha detto il presidente Mauro Fezzi in apertura – quindi è opportuno non sprecare energie nella competizione interna o fra consorzi cooperativi. Dobbiamo anche far capire alla politica che qui si gioca una partita importante per la nostra comunità. Se dovessimo impoverire le periferie, avremmo fatto un danno a tutto il Trentino. Lo sforzo molto impegnativo e impopolare del consorzio Sait per allineare costi e ricavi e garantire maggiori margini alle associate va sostenuto con lealtà e rispetto delle regole da parte delle Famiglie Cooperative. L’intero processo – a cui la Federazione crede e lo condivide – funziona se anche le Famiglie Cooperative si convincono

La Federazione ha avviato una operazione ascolto con le Famiglie Cooperative sui temi di maggiore attualità.

Fezzi: Sait è impegnato in azioni gravose e impopolari, occorre lealtà e sostegno da parte delle cooperative associate.

Segnali di ripresa dalle “Famiglie” turistiche: il fatturato di 130 milioni cresce del 5% dopo due anni di calo e recupera anche il risultato netto, di più 588 mila euro rispetto ai meno 156 dello scorso anno.

che sia un percorso adeguato. Ulteriori defezioni potrebbero compromettere la riuscita del piano”.Chiamati in tavoli di lavoro ad esprimersi su temi che poi saranno approfonditi in successivi incontri, i rappresentanti delle Famiglie Cooperative hanno espresso l’esigenza di migliorare l’informazione interna e la formazione degli amministratori e dei direttori. Promossa anche la nuova politica commerciale di Sait, anche se si dovrebbe ricercare maggiore distintività per i soci.L’obiettivo dell’operazione ascolto, che nei prossimi giorni si arricchirà di ulteriori contributi, è quello di arrivare con proposte concrete da discutere all’assemblea di settore di maggio, dopo essere state ulteriormente approfondite nel Comitato di Settore.

I punti del confrontoI presidenti che hanno partecipato all’incontro hanno lavorato in gruppetti per cercare di dialogare con maggiore semplicità. Gli argomenti di discussione hanno indagato le problematiche e le possibili soluzioni rispetto a tre grandi temi: i rapporti tra cooperative e Federazione, tra cooperative e Sait e tra cooperative. Le Famiglie Cooperative hanno giudicato come buoni i servizi erogati dalla Federazione, chiedendo ancora maggiore celerità e una verifica dei costi. Le associate hanno inoltre richiesto all’ente di via Segantini un ruolo di guida, degli obiettivi settoriali più chiari e uno stimolo al dialogo tra cooperative, al

FEZZI ALLE FAMIGLIE COOPERATIVE: LEALTÀ E RISPETTO DELLE REGOLE SUL PERCORSO DI SAIT

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IN PRIMO PIANO | consumo

FEZZI ALLE FAMIGLIE COOPERATIVE: LEALTÀ E RISPETTO DELLE REGOLE SUL PERCORSO DI SAIT

fine di trovare delle soluzioni aggregative che spesso da sole non riescono a vedere. Altre richieste riguardano la formazione, che dovrebbe assumere caratteristiche sistematiche. È inoltre emersa l’esigenza di investire di più sui soci e di coinvolgere gli amministratori anche nelle questioni concrete. Le cooperative chiedono infine che la Federazione abbia maggiore tutela delle cooperative di primo grado e di evitare la doppia carica di amministratore federale e del consorzio.Riguardo alle relazioni con il consorzio, i presidenti di Famiglia Cooperativa hanno espresso gradimento sulla nuova politica commerciale (‘Missione risparmio’), ma si aspettano più coinvolgimento nelle scelte, una migliore valorizzazione dei prodotti a marchio Coop, la creazione di una scontistica che premi i soci e una rivisitazione del sistema informatico.Viene suggerita inoltre una maggior comunicazione, trasparenza e chiarezza. Alcuni presidenti hanno anche proposto che nel Consiglio del Sait si individuino dei referenti dei territori, incaricati di mantenere le relazioni con i presidenti delle Famiglie Cooperative di una certa area, per rinforzare il legame e il senso di appartenenza. Insomma più informazioni, maggiore condivisione e tanto ascolto delle problematiche concrete più che politiche.Riguardo ai rapporti tra le cooperative del settore consumo, i presidenti hanno espresso soddisfazione rispetto alle relazione con le Famiglie vicine, meno per quelle lontane. Alcuni presidenti hanno dichiarato di trovarsi abbastanza spesso per discutere dei problemi legati al sistema del consumo, al consorzio o ai problemi del territorio. Altri s’incontrano poco, alcuni quasi mai. Dai gruppi di lavoro è emersa anche la necessità di riflettere sulle modalità per coinvolgere i clienti e i soci più giovani, attraverso smartphone e acquisti online. Il timore, percepito un po’ da tutti, è infatti quello che i soci soprattutto giovani non comprendano il loro ruolo differenziale e scambino la tessera socio per una qualunque carta che dà accesso agli sconti.Tutti questi spunti saranno materia di ulteriori approfondimenti da parte del Comitato di Settore.

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IN PRIMO PIANO

di Franco de Battaglia

Intervista alla vicepresidente della Federazione per il settore del consumo: “Se ognuno di noi cerca una strada da solo non si arriverà da nessuna parte. Occorre fare squadra, stringere le fila e i denti per raggiungere uno spazio di bene comune per tutte le cooperative”.

PAOLA DAL SASSO: “TROVIAMO UN FILO COMUNE”

“Alla cooperazione sono arrivata un po’ alla volta, mi ci ha condotto, passo dopo passo, la vita. Non provengo da mondi cooperativi: ad Asiago, dove sono nata, sugli Altopiani (è la terra di Mario Rigoni Stern che si sentiva vicino al Trentino) non c’era la Famiglia Cooperativa. Si andava a fare la spesa nel negozio delle Acli. Il papà era socio del caseificio sociale, ma è tutta un’altra storia: mancando il “secondo grado”, i consorzi, anche il caseificio è saltato. Da ragazza non pensavo alle cooperative, mi sono diplomata ragioniera e pensavo allo sport, allo sci. Ero una fondista, un’agonista, nel periodo in cui emergeva Manuela Di Centa con la quale ho spesso gareggiato. Poi mi sono fermata, lo sport è stato una grande scuola, non solo una bella avventura, ma ho fatto scelte di vita, mi sono sposata, insieme abbiamo costruito una famiglia (ora ci sono due figli) e mi sono trasferita in Val di Fiemme, a Ziano, il paese di mio marito. Qui ho scoperto la cooperazione”.Da quei giorni Paola Dal Sasso è andata ben avanti sulla sua pista, a volte con neve morbida, altre ghiacciata, una sorta di “marcialonga” cooperativa affrontata con tenacia, ma anche con l’orgoglio di raggiungere un risultato. Ha iniziato come socia della cooperativa di Ziano, poi è diventata presidente della Famiglia cooperativa Val di Fiemme, infine cinque anni fa è entrata del Consiglio della Federazione, di cui ora è vicepresidente per il settore del Consumo.

Paola Dal Sasso, come è arrivata alla cooperazione?Sentivo mia suocera in casa, diceva come fosse cosa del tutto naturale, quando aveva bisogno di qualcosa: “Andiamo in Cooperativa”, “Andiamo alla Rurale”. Non era solo comperare, era entrare in un luogo che sentiva suo, riconosciuto. Io l’accompagnavo.Per questo ha poi assunto anche incarichi di responsabilità?Ad Asiago non c’era nulla di simile, mi piaceva trovarmi in una realtà che sentivo mia, dei “soci”. Nel 1998 c’è stata la fusione delle tre cooperative della valle: Tesero, Ziano e Predazzo. Erano sane, ma

quell’anno Poli aveva aperto proprio a Ziano il suo primo supermercato, la prima tappa dell’espansione nelle valli. Allora, i presidenti di quel periodo, hanno deciso di unire le forze, ed è nata la Famiglia Cooperativa Val di Fiemme. Ci sono stati momenti di difficoltà, ma sono stati superati e adesso la nostra cooperativa va bene, ha un buon bilancio.Passaggio successivo, nel 2012, l’entrata nel Cda della Federazione.Era il quarto mandato del presidente Schelfi. Mi sono incontrata con abitudini, mentalità e anche stili diversi. Sono iniziati gli anni difficili, la concorrenza si è fatta più aggressiva, la crisi si è aggravata. Si è creato non tanto un clima di sfiducia, ma di insicurezza. Erano cambiati gli scenari di riferimento, tutti dicevano quello che non andava, si concentravano sui problemi immediati del loro settore, ma veniva spesso a mancare la consapevolezza che il bene comune porta al benessere della comunità. Anche fra i soci delle “Famiglie” questa consapevolezza si affievoliva, si tendeva a pensare che tutti i negozi fossero uguali. E noi, d’altra parte, forse abbiamo tralasciato una comunicazione personale, non istituzionale, si dava per scontato che i soci ci fossero comunque, e venissero a fare la spesa…E i consorzi?Anche i consorzi vengono dati per scontati. Tutta la storia della Cooperazione nel Trentino viene data per scontata, come fosse un elemento del paesaggio, o solo don Guetti. Ma non è così. C’è stata la fatica di intere generazioni. Venendo dall’esterno posso dire “siatene orgogliosi”. Mi domando come sia possibile che la società civile non si renda conto non solo della sua storia di solidarietà, ma di organizzazione, di radicamento e diffusione territoriale. Perché la Storia, se si vede indietro la si può proiettare anche in avanti.La Storia: a Carisolo ora la Famiglia Cooperativa ora si chiama “Conad City”. City! Per i prezzi, i ristorni?Se ci mettiamo a fare la guerra dei prezzi ci rimette

Paola Dal Sasso è vicepresidente della Federazione per il settore consumo.

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PAOLA DAL SASSO: “TROVIAMO UN FILO COMUNE”soltanto il consumatore. Il prezzo, alla fine dei conti non va solo a scapito della qualità. E in un territorio con tanto turismo come è il Trentino, questa resta importante, ma senza fare la solita retorica va pur tenuto presente che i 200 punti vendita che la Cooperazione tiene in piedi e che altrimenti chiuderebbero, non sono solo un servizio sociale. Chi abita nei piccoli paesi con la chiusura delle cooperative li vedrebbe trasformati in un deserto senza servizi, anche umanamente impoveriti. Le località diverrebbero meno ambite, anche gli immobili perderebbero valore. Lo vediamo noi con il piccolo negozio “a fisarmonica”, con orari stagionali, di Bellamonte: dà vita a presenze turistiche. Solidarietà non è solo aiutarsi, è anche essere consapevoli di un patrimonio comune che dà valore economico a tutta la comunità. Piccole cooperative o fusioni? È un tema sempre più dibattuto. Ma nel “piccolo” un presidente può “rincorrere” anche un singolo socio, trattenerlo, rimotivarlo…Non mi piace la parola “fusioni”. Implica una perdita di identità, di presenza. “Aggregazioni” potrebbe forse andare meglio. A stare divise le tre cooperative di Fiemme non ce l’avrebbero fatta, la loro forza è stata unirsi. La Federazione da qualche anno ha preparato il “Progetto Socialità” proprio per dare identità alle realtà che si aggregano, mantenere unite le comunità soggette alle aggregazioni, al fine di contattare i soci e tenerli vicini. Non è giusto proporre fusioni solo per “razionalizzare”. Ma non bisogna arrivare alle aggregazioni perché ce n’è bisogno. Allora è troppo tardi.Approvvigionarsi dal Sait è così penalizzante?No, lo dico chiaramente. Si è diffusa questa convinzione, e la stiamo subendo quasi passivamente, ma dati alla mano vediamo che non è così. Tutte le cooperative devono sentire la responsabilità di sostenere il consorzio senza alle volte rifornirsi in maniera dispersiva, autonoma e moltiplicando la gamma dei prodotti ed i costi, specialmente in questo momento in cui il Consorzio sta affrontando questa riorganizzazione per dare maggiore sostegno alle Famiglie Cooperative e di conseguenza ai soci. Per rimanere, noi consumatori, padroni del commercio nei nostri paesi dobbiamo anche sapere rinunciare ad

un po’ di autonomia su alcune scelte. Se non si fa sistema diventa solo un arrangiarsi.Il Sait come lo vorrebbe?Il riordino che è in corso è doloroso, lo sappiamo, ma avviene per migliorare il Sait, non per indebolirlo e questo credo sia il Consorzio che molti già da tempo si auguravano. Finita la fase più intensa di questa rivisitazione totale, che sta impegnando la struttura in maniera pesante, penso si potrebbe ripensare il modo con cui le Famiglie Cooperative possano essere coinvolte in modo più premiante alla guida del Consorzio. Forse riunire i presidenti una o due volte l’anno non basta, anche se poi gli amministratori fanno fatica a trovare il tempo per far fronte a troppi impegni.In passato è stato fatto il passo più lungo della gamba? Forse, con il senno di poi, ma chi poteva prevedere questa crisi? Lo vediamo dalle banche nazionali, non è solo la Cooperazione ad accusare difficoltà ed errori. Ma oggi quelle iniziative hanno portato a strutture tangibili che sono patrimonio del Trentino e di tutti i trentini. Se non ci fossero, oggi sarebbe impensabile farle. Occorre guardare avanti.Come vede le priorità da affrontare nel Consumo?Riportare fiducia e far sentire all’anima cooperativa un senso di appartenenza ad ampio raggio, capire che la Cooperazione è uno strumento formidabile non solo nel consumo, ma nel welfare, per la famiglia, per i giovani. Se non c’è la cooperativa, i nostri territori sono incompleti, come se vengono a mancare gli ospedali. Lo stesso credito rurale si appoggia alle altre realtà cooperative, se si spezza un anello del sistema tutto si sfilaccia. L’altra priorità è rilanciare formazione e aggiornamento del personale. È una forza che il personale cooperativo risieda nei paesi dove lavora. Ma occorre anche sapersi rimotivare, non dare nulla per scontato.Il limite maggiore in questa fase? La tendenza, frequente, di cercare una strada da soli. Il mio impegno, con gli altri rappresentanti del settore consumo che siedono accanto a me nel consiglio della Federazione, è cercare di trovare un filo comune. Ritesserlo anche. Se ognuno di noi cerca una strada da solo non si arriverà da nessuna parte. E invece occorre fare squadra, davvero come vediamo i norvegesi sugli sci (ma anche noi italiani abbiamo dimostrato di non essere da meno..), stringere le fila e i denti per raggiungere uno spazio di bene comune per tutte le cooperative.Una parola per questo suo mandato?L’orgoglio. L’orgoglio di appartenere a questa scommessa cooperativa anche con tante forze contro.

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IN PRIMO PIANO | consumo

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Gli esuberi connessi al piano di efficientamento, l’esposizione finanziaria dimezzata, il riallineamento dei valori immobiliari. E’ l’impegnativo piano che ha visto impegnato il Consiglio di Amministrazione in questi anni. Sait gioca la sua partita più difficile, ma ha le carte in regola per rilanciare. Parla Renato Dalpalù.

“SAIT, RICOMINCIO DA QUI”

Dietro la scrivania, la foto in bianco e nero di Alcide de Gasperi e la storica frase: “Fate il vostro dovere, a qualunque costo”. Renato Dalpalù, presidente di Sait, forse si starà domandando, in queste settimane, quanto gli stia costando in termini personali e di reputazione la vicenda degli esuberi. Perché è indubbiamente quella che rimane impressa: colpisce le persone. Anche se il processo di efficientamento di Sait è molto più vasto e coinvolge tutti i processi aziendali. Abbiamo cercato di capire con il diretto interessato cosa farà il Sait da qui in poi, una volta definita la vertenza più dolorosa e impopolare. “La vicenda degli esuberi non è ancora conclusa – afferma Dalpalù – si apre un periodo di cassa integrazione che coinvolgerà un certo numero di dipendenti, e non è automatico il loro passaggio in mobilità tra un anno. Nel frattempo saranno individuate possibili soluzioni nell’ambito delle politiche attive del lavoro e incentivi alle uscite che possano attenuare il disagio su queste persone. Con la prima lettera di messa in cassa integrazione parte il periodo di durata di dodici mesi. Stiamo anche facendo le verifiche per capire se i numeri potranno essere modificati, se ci possono essere altre soluzioni”. Certo, adesso si passa dalla progettazione alla pratica. Ed è un passaggio “difficile” sotto ogni punto di vista. Una domanda: meno persone, uguali servizi?Il Sait farà le stesse cose, ma in maniera diversa. Ci sarà bisogno di adattamento, che corrisponde anche ad una riorganizzazione costruita in base alle esigenze delle nostre Famiglie Cooperative. La struttura dovrà adattarsi, servirà (anche) il massimo impegno di ognuno. Il concetto di efficienza si ottiene attraverso il miglioramento della produttività e l’intervento sui processi aziendali. Non possiamo dire che produttività ed efficientamento transitino solo dal taglio dei posti di lavoro. Ma il contenimento dei costi e la rivisitazione dei processi sono importanti per fare le stesse cose più veloci di prima.Sarà l’anno del rilancio?Il rilancio deve partire da una serie di iniziative che stiamo mettendo in campo da tempo. Siamo partiti dalla questione finanziaria. Al completamento della sede di via Innsbruck, fine 2010, avevamo una esposizione finanziaria di 104 milioni. Quest’anno siamo attorno alla cinquantina, e tutta a medio e lungo termine. Riduzione avvenuta attraverso la gestione aziendale, senza alcuna dismissione di beni. Nel 2015 abbiamo riallineato al mercato i valori di alcuni immobili. Nel 2016, dopo il cambio di direzione, abbiamo messo mano alla riorganizzazione del consorzio tendente a conseguire maggiori livelli di efficienza. L’aspetto organizzativo ha riguardato l’ambito aziendale,

sia con funzioni svolte dall’azienda con personale proprio sia attraverso operatori esterni. Insieme ad una politica commerciale più rispondente alle esigenze dei consumatori, riteniamo ci possano essere elementi per affrontare le sfide che il mercato ci propone in maniera adeguata.Si può fare un primo bilancio di “missione risparmio”? Avevamo necessità di rafforzare l’immagine di convenienza, che la cooperazione rappresenta e che negli anni si era un po' sbiadita. Lo volevamo fare rapidamente, usando strumenti che risultassero immediatamente leggibili per soci e clienti. Il “claim” era fondamentale, ma soprattutto doveva essere inequivocabile. L’impegno dell’azienda si stava trasferendo sui punti vendita e a vantaggio del consumatore finale. Abbiamo puntato di più sulle promozioni. Ed abbiamo reso sostenibile questa scelta attraverso una scrupolosa attenzione ai costi e alla rinegoziazione delle condizioni di fornitura di beni e servizi. Tutto questo ha generato un aumento degli atti d’acquisto, del numero di clienti e del margine in valore assoluto, come auspicavamo all’atto della presentazione della nuova strategia commerciale.Si potrebbe fare di più per la valorizzazione dei prodotti locali?Il Sait lavora da molto tempo in questa direzione ed oltre il 30% dei prodotti commercializzati sono regionali. Più della metà, attorno al 18%, sono di provenienza trentina, con particolare accento sui prodotti lattiero caseari, vinicoli e ortofrutticoli. La soluzione al problema non sta nelle ‘oasi’ dentro i supermercati perché queste tendono a creare barriere anziché opportunità. Meglio distribuire e rendere riconoscibili i prodotti locali sugli scaffali, insieme agli altri. Comunque ricordiamoci: la distribuzione vende quello che il consumatore predilige.Possibile che i competitori facciano meglio in termini di incremento di fatturato?Dipende dai competitori. Noi in Trentino abbiamo una situazione a macchia di leopardo, con fatturati

di Walter Liber

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che crescono e che calano. È chiaro che se un’insegna con un nuovo negozio si insedia in un determinato territorio, per quell’insegna il fatturato sarà di segno più e per gli altri sarà meno, non c’è storia. Noi partiamo da una situazione in cui siamo fortemente presenti, e quindi sentiamo molto l’entrata sul mercato di nuovi competitori. Che non mancano.La preoccupa l’uscita di alcune Famiglie Cooperative dal Sait?Una azienda senza soci non esiste. I soci hanno il diritto di nominare e revocare gli amministratori e di indicare le linee entro cui il Consiglio di Amministrazione deve muoversi. Ma dall’altra parte hanno anche un grande dovere di lealtà dei confronti degli altri stakeholder dell’impresa. Il senso di responsabilità in cooperazione deve essere superiore a quello riscontrabile in altre forme di impresa. Vede, soprattutto nei secondi gradi, che associano imprese e non persone fisiche, il principio della ‘porta aperta’ può essere molto pericoloso, perché può provocare la deresponsabilizzazione di alcuni soci. Ma questo non vale solo per il consumo; credo sia estendibile anche agli altri settori. Oltre ai soci, le imprese intrattengono generalmente rapporti con clienti, prestatori (finanza), fornitori, dipendenti. Ai dipendenti dobbiamo chiedere impegno, presenza, attaccamento alla società; ed ai soci? Devono dimostrare di esercitare i propri diritti ma anche di avere consapevolezza dei propri doveri.La crisi dei consumi che dura da quasi dieci anni ha messo a nudo soprattutto la debolezza dei piccoli negozi di periferia, che soffrono per un moltitudine di ragioni. È un modello che non funziona più?Le do un dato: su 360 negozi, 140 sviluppano l’80% del fatturato, e 220 il restante 20%. Dal punto di vista distributivo questi negozi non hanno senso, dal punto di vista sociale sì. Noi siamo impegnati per mantenerli in vita, ma io credo debbano diventare centri di servizi, non solo di distribuzione alimentare. Possono essere presidi informativi, punti di consegna dei farmaci, svolgere servizi postali, ed altro ancora. Ma tutto questo non si può realizzare se manca un interesse generalizzato a garantire a queste comunità periferiche un presidio di servizio sul territorio. Questo io credo debba essere un obbiettivo che coinvolge tutti gli attori interessati a diverso titolo, dalle comunità alla politica, oltre naturalmente alle nostre Famiglie Cooperative che peraltro stanno dimostrando giorno per giorno questo loro impegno. Alla fine credo, e lo dico in un momento molto particolare per l’azienda, che tutto gira attorno ad un

elemento essenziale. Ovvero?Le persone. È evidente che la risorsa umana è strategica. I prodotti sono tutti sostituibili, qualche differenza la fa solo, semmai, il prodotto a marchio. Io sono fermamente convinto che il fattore strategico sia la risorsa umana. Il valore aggiunto è nei collaboratori. E allora mi chiedo: perché non puntare su forme di governance che vedono il coinvolgimento della forza lavoro? Si pensi alle esperienze nei paesi tedeschi o del nord Europa, ma anche al modello Mondragon in Spagna, dove i lavoratori sono rappresentati nei consigli di amministrazione. Il lavoratore è un elemento di grande continuità dell’azienda. Da una parte ci sono i soci che beneficiano dell’attività della cooperativa, e per questo scelgono i propri rappresentanti ad amministrarla. E perché no i dipendenti? Tra l’altro, la stessa legge provinciale 6, riguardante le politiche di incentivazione ai settori economici, riconosce nel coinvolgimento dei lavoratori “un plus”.Ancora una domanda: Sait e Dao, due cooperative iscritte alla Federazione, ma competitori sul mercato, compreso quello associativo. Nessuna possibilità di lavorare su qualche progetto comune?Su questo argomento mi sono già espresso a più riprese. Da parte mia non vi è alcuna preclusione a ragionare e ricercare forme di collaborazione su progetti specifici che possano portare a reciproci benefici. Questo obbiettivo deve però essere ricercato all’interno di un perimetro che è di natura oggettiva e credo riguardi essenzialmente alcune questioni. La prima è rappresentata dall’appartenenza ad insegne commerciali diverse, Coop e Conad. In secondo luogo le diverse finalità delle rispettive basi sociali, che credo debbano essere considerate. Il riferimento di Sait e quindi delle Famiglie Cooperative sono i consumatori, mentre per Dao il riferimento sono gli imprenditori che esercitano l’attività di commercio al dettaglio. In terzo luogo, entrambe le società - sia Sait che Dao - hanno realizzato in tempi recenti proprie piattaforme logistiche e questo allo stato attuale rappresenta un vincolo piuttosto che un’opportunità. Ultimo, ma non per importanza, metterei i comportamenti. Difficile affrontare questioni di collaborazione se nella pratica aziendale si tende a stimolare la defezione dalla nostra base sociale di Famiglie Cooperative. Io credo ci debba essere coerenza e trasparenza tra gli obbiettivi ed i conseguenti comportamenti.

9’

IN PRIMO PIANO | consumo

Renato Dalpalù è il presidente di Sait.

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IN PRIMO PIANO

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La Famiglia Cooperativa di Carisolo è un punto di riferimento importante per la propria comunità. A dirlo una ricerca condotta dalla Federazione, che mette in luce inoltre le nuove possibilità di sviluppo per la cooperativa di consumo. Tra cui il lancio di un’OPA, offerta pubblica di adesione.

A CARISOLO È FORTE IL LEGAME TRA FAMIGLIA E COMUNITÀ

Per il 92% degli abitanti di Carisolo la Famiglia Cooperativa è un servizio importante, non solo perché è utile agli anziani, ma anche perché contribuisce all’autonomia e alla vitalità del paese, garantendo tra l’altro posti di lavoro sul territorio. E l’84% della base sociale si è associata per sostenerla e contribuire al suo mantenimento, in modo che possa essere un punto di riferimento anche per le prossime generazioni. A mettere in luce la funzione sociale della cooperativa di consumo presieduta da Modesto Povinelli è una ricerca condotta dall’Osservatorio ricerche e sviluppo intercooperativo della Federazione, che ha intervistato 208 famiglie di carisolesi e i cui risultati sono stati presentati nel corso di una serata durante la quale è intervenuto anche l’antropologo Annibale Salsa, cittadino onorario di Carisolo.“Il questionario – ha spiegato il responsabile dell’Osservatorio Cesare Dossi – prevedeva alcune domande sulla comunità in generale e alcune più specifiche sul servizio offerto dalla cooperativa. Dalla prima parte, emerge come il legame con il territorio sia primario per gli abitanti di Carisolo, che traggono forza dalla conoscenza reciproca e dal senso di fiducia con i propri compaesani. Il senso di comunità diventa qui un elemento fondamentale anche per la costruzione della propria identità personale”.

La Famiglia Cooperativa è indispensabileGli abitanti di Carisolo apprezzano in modo particolare il paesaggio e la tranquillità del proprio territorio, la pulizia del paese e il funzionamento degli uffici comunali. Sono attivi nel volontariato e

si considerano campanilisti e chiusi. Alla domanda su quali servizi reputano indispensabili, mettono al primo posto la Famiglia Cooperativa, seguita da scuole, Cassa Rurale, bar, ufficio postale e Comune.Analizzando i dati relativi alla cooperativa, emerge una soddisfazione diffusa per il servizio offerto, che il 70% valuta ottimo o buono. Piace la qualità dei prodotti, la qualità del banco formaggi e salumi, la competenza e la cortesia del personale. Risulta da migliorare la politica dei prezzi, il reparto frutta e verdura, il reparto extra –alimentare, l’assortimento, soprattutto dei prodotti naturali, biologici o adatti a chi segue diete particolari, come vegani o celiaci, mentre spicca come punto di forza assoluto il reparto

di Sara Perugini

Da sinistra, Giulio Olivieri, Elisa Zerlottin, Modesto Povinelli, Annibale Salsa, Arturo Povinelli e Cesare Dossi

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macelleria, che diventa una delle principali ragioni per cui i clienti fanno la spesa in cooperativa.“Abbiamo già iniziato a modificare la nostra offerta tenendo conto delle opinioni espresse nei questionari – ha detto il direttore Giulio Olivieri – e i dati delle vendite ci dicono che siamo sulla strada giusta. In particolare, stiamo ampliando la gamma dei prodotti a km zero, introducendo prodotti vegan e bio, e rivedendo l’assortimento del reparto extra alimentare”.Al di là delle richieste commerciali, quello che colpisce dall’analisi dei risultati è il valore riconosciuto dalla comunità alla propria cooperativa. “La Famiglia Cooperativa viene vista come un qualcosa di più di un semplice negozio per fare la spesa – ha commentato Elisa Zerlottin dell’Osservatorio della Federazione –. Solo il 3% delle persone che hanno risposto al questionario afferma che rimarrebbe indifferente se dovesse chiudere. Per tutti gli altri l’assenza della cooperativa si tradurrebbe in gravi disagi per la comunità, per l’autonomia degli anziani, ma anche per i turisti”.

Il valore deve diventare più importante del prezzo“La principale tendenza oggi – ha affermato Dossi – è quella di una sfrenata rincorsa del prezzo più basso, ignorando le conseguenze che questo comporta. Questa inclinazione, che insegue solo il massimo profitto a discapito delle persone e delle comunità, ci porta verso una globalizzazione che annienta le realtà locali, producendo guadagni che non rimangono sul territorio. Diventa quindi fondamentale per la sopravvivenza delle nostre comunità seguire il valore, che va ben oltre l’utile di bilancio. In questo contesto la Famiglia Cooperativa diventa strumento associativo chiave che produce senso civico”.“La sfida della globalizzazione ci impone di essere più bravi delle realtà virtuali che premono per entrare. Dobbiamo essere coesi e difendere i nostri valori cooperativi” ha esortato il sindaco Arturo Povinelli, ringraziando la cooperativa per aver scelto di mettersi in discussione per il bene comune.“Il nostro obiettivo – ha risposto Povinelli – è fare in

modo che nelle nostre comunità rimanga lo spirito cooperativo, perché è quello che ci permetterà di mantenere vivi i nostri territori”.

La Cooperativa lancia un’OPAIl forte legame con il territorio e le relazioni che intercorrono tra i vari attori locali è emerso anche da un video, realizzato per l’occasione dall’Ufficio stampa della Federazione, nel quale le bambine e i bambini della scuola elementare di Carisolo raccontano il loro punto di vista sul paese in cui vivono e sui suoi abitanti. “Ascoltando queste interviste – ha commentato Salsa – c’è molto da sperare. Rispetto alle realtà urbane, i bambini qui sono più propensi alla relazione. È importante che imparino a conoscere la storia e il valore dell'autonomia e, in generale, vanno recuperati i valori della cooperazione perché possono rappresentare un antidoto alla deriva che sta prendendo la nostra società”.E per unire le forze a sostegno del territorio, la Famiglia Cooperativa ha lanciato un’offerta pubblica di adesione. “Vorremmo – ha affermato il presidente Povinelli – che le diverse realtà attive a Carisolo, dal Comune alle associazioni, diventassero socie della Famiglia Cooperativa per sostenerne lo sviluppo con l’obiettivo di rendere ancora più unita la nostra comunità”.

5’20’’

IN PRIMO PIANO | consumo

Dalla ricerca emerge che il 70% dei soci giudica il servizio buono o ottimo

70%

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NEWSCOOP

Il fenomeno dei Workers Buyout (WBO), ossia l’acquisizione della proprietà e del controllo dell’azienda da parte dei lavoratori, sta registrando un rinnovato interesse a seguito delle numerose crisi aziendali e dei tassi elevati e crescenti di disoccupazione giovanile, soprattutto intellettuale.Questo fenomeno, tra l’altro, è considerato oggi come una delle modalità innovative che può essere intrapresa dai lavoratori nel tentativo di “recuperare” le aziende costrette a chiudere, mantenere il loro posto di lavoro e non disperdere le competenze acquisite durante gli anni di attività lavorativa.Aspetto cruciale del processo è la trasformazione da impresa ordinaria a impresa cooperativa.Al fine di promuovere maggiormente questa modalità imprenditoriale che in Europa è ancora poco conosciuta e poco sfruttata, la Commissione Europea ha promosso uno specifico progetto per valorizzare l’opzione cooperativa e per sensibilizzare sulla sua efficacia. Il progetto, che si chiama TransfertoCoops, è coordinato dal Group Les Scop (Francia) e ha come partner Cooperatives Europe e Febecoop

La I del Liceo delle scienze umane (Indirizzo economico e sociale) dell’Istituto ‘Marie Curie’ di Pergine e le II DTA e GTA della Rosa Bianca di Cavalese hanno visitato la Federazione per capire quale è stato il percorso evolutivo del sistema cooperativo trentino dalle origine all’attualità. Accolti da Carolina Tomio, dell’Ufficio cultura e educazione cooperativa, gli studenti hanno potuto visitare la ‘casa’ delle cooperative e coglierne il ruolo.

La classe IV della Formazione Professionale della Fondazione Mach ha invece realizzato una visita di studio al Sait, approfondendo in particolare il funzionamento del magazzino, con oltre 100.000 referenze movimentate da un sistema informatico modernissimo. Ad accompagnarli Achille Congedo, responsabile del Liberty Gross, che ha parlato della grande distribuzione.

Transfer to Coops, il progetto per accompagnare i workers buyout

STUDENTI IN VISITA

La I ASE del Marie Curie, le II DTA e GTA della Rosa Bianca di Cavalese fuori dalla Federazione, e la IV Formazione Professionale dell’Istituto agrario al Sait.

(Belgio), il Centra alternative in avtonomme produkcije (Slovenia), Coompanion (Svezia). Partner associato italiano è la Federazione che partecipa al progetto tramite l'Ufficio Relazioni e Progetti Internazionali. L’obiettivo, dunque, sarà quello di creare strumenti formativi e consulenziali, a partire dalle esperienze avanzate delle cooperative di lavoro francesi, per favorire i workers buyout cooperativi, creando servizi che sappiano orientare i diversi stakholder. “Nel contesto trentino – spiega la vicepresidente vicaria della Federazione, Marina Castaldo – puntiamo a dare strumenti informativi ad alcune realtà chiave, come l’Agenzia del Lavoro, l’ordine dei Commercialisti, Trentino Sviluppo, affinché i vantaggi della scelta cooperativa e i relativi strumenti a disposizione siano noti e quindi proposti ai lavoratori e ai datori di lavoro interessati”. Lo strumento dei Workers Buyout può essere un’opportunità anche nei casi di aziende private messe in vendita o destinate a chiudere in assenza di passaggio generazionale.

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Lucia Tomazzoni

Giovanni Battista Fontana

“Ricordo di donne che suonavano al campanello della cooperativa la notte, in pigiama, con una borsa di nylon in una mano e un bambino nell’altra. Gli occhi fissi a terra e le spalle ancora tremanti”.

Lucia Tomazzoni, Cooperazione Trentina gennaio 2015

IN M

EMORIA

Si è spenta in pochi mesi Lucia Tomazzoni, fondatrice e prima presidente del Punto di Approdo. La cooperativa sociale è nata a Rovereto nel 1986, quando ad un gruppo di amici venne l’idea di creare una risposta strutturata alle emergenze delle donne vittime di violenza. Lucia aveva compreso che chi subisce la violenza del partner o di uno sfruttatore ha bisogno di ascolto, comprensione, calore umano. E di un luogo dove proteggere se stessa e i propri figli. Di un Punto di Approdo da cui ripartire con valige piene di strumenti nuovi. Umani, relazionali, di lavoro. Così dalla gestione di un piccolo appartamento per 6 donne, oggi la cooperativa gestisce tre comunità: Casa Valbusa, che si occupa di donne con disagio, Casa Fiordaliso, rivolta alle madri vittime e ai loro bambini e Casa ‘Llambina dedicata alle vittime di tratta. L’esperienza nell’accoglienza della cooperativa è oggi utilizzata dal Cinformi della Provincia per i profughi. E dalla cooperativa è nato il laboratorio Le Formichine, per dare occasioni di lavoro alle donne che hanno bisogno d’aiuto. I colleghi della cooperativa l’hanno ricordata con queste parole il giorno del suo funerale: “Lucia con il suo esempio di vita ci lascia una grande eredità. Ci ha insegnato a promuovere nelle persone dignità e speranza. Con il suo modo di fare gentile e posato si è sempre affiancata a noi pronta all’ascolto e alla comprensione. Le stesse qualità, ormai 30 anni fa l’hanno portata a mettersi dalla parte di tante donne che vivono delle fatiche nella loro vita; ha saputo lavorare con loro e per loro perché la Cooperativa Punto d’Approdo fosse solo un momento di passaggio. Oggi è grande il dolore che tutti portiamo nel cuore ma sappiamo che lei ci continua ad accompagnare nel nostro lavoro di operatori al servizio delle donne e mamme in difficoltà”.

“Giovanni Battista era una persona che teneva molto alla cooperazione, intesa come operare insieme per il bene e la crescita del singolo e della collettività. Aveva carisma e perseguiva con determinazione gli obiettivi che si era prefissati. Quando decideva di dover fare una cosa non mollava fino a quando non era riuscito a realizzarla. Intendiamoci: ogni decisione era però frutto di scelte condivise perché aveva la capacità di ascoltare gli altri ed era consapevole della funzione e del valore dei soci per crescere insieme”. È il ricordo di Giovanni Battista Fontana nelle parole di chi lo ha conosciuto meglio di altri perché ha condiviso un tratto significativo del proprio percorso professionale. È Alberto Bettega, direttore del Caseificio di Primiero. “È stato presidente per diciassette anni e nel consiglio di amministrazione ha trascorso ventuno anni – prosegue Bettega–. Giovanni Battista aveva una grande passione per il suo mestiere di allevatore e per il suo ruolo di amministratore. Amava ciò che faceva. La sua prematura e improvvisa scomparsa lascia, oltre al dolore, un grande vuoto nella nostra società. Sono fiducioso che, spinti da questa difficoltà, i soci e gli amministratori sapranno essere ancora più uniti nel portare avanti i percorsi intrapresi”.

Per leggere il racconto dell’esperienza cooperativa di Lucia Tomazzoni inquadra con smartphone abilitato questo codice.

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Offerte e sconti - magari anche molto interessanti - a volte sono inaccessibili perché richiedono di usare internet, il linguaggio dei formulari è complicato o non si ha il tempo di recarsi presso gli uffici dedicati. Per evitare che i propri soci perdano l'opportunità di risparmiare sui costi di luce e gas, le Famiglie Cooperative insieme al consorzio Sait, e la coop sociale La Rete, hanno semplificato le modalità di adesione all’offerta etika, l'energia economica, ecologica e solidale, creata dal movimento cooperativo insieme a Dolomiti Energia. Ottenere lo sconto del 20% il primo anno (e del 10% dal secondo) è facile come fare la spesa: basta compilare nel proprio punto vendita un modulo di preadesione con pochi dati (codice fiscale, numero della Carta in Cooperazione o il codice fornito dalla Cassa Rurale ai propri soci e clienti) e al resto pensa il team "etika easy". Dopo pochi giorni il socio troverà il contratto pronto da firmare grazie al sistema informatico appositamente creato; il team "etika easy" lo

ETIKA: PROGETTO PREMIATO A MILANO

Vicina e facile grazie al team etika easy

Etika ha ottenuto una menzione speciale nella categoria “Marketing” al premio AIFIn "Cerchio d'Oro dell'Innovazione Finanziaria".L'offerta per l’acquisto di luce e gas dedicata a soci e clienti delle Casse Rurali Trentine e ai soci delle Famiglie Cooperative aderenti al consorzio Sait, dunque, registra successo anche nell’ambito dell’innovazione finanziaria, grazie ai risparmi previsti sulle bollette di casa, alla tutela dell'ambiente e all’aiuto alle persone con disabilità e alle loro famiglie. Una giuria formata da docenti universitari ha valutato il progetto di etika meritevole di menzione tra gli 85 candidati al premio, giudicati in base alle caratteristiche innovative, al valore generato, al grado di innovazione e alla complessità. Il riconoscimento è stato consegnato a Milano a Cassa Centrale Banca – presente il responsabile marketing Giuseppe Armani – dall’AIFin (Associazione Italiana Financial Innovation) che si propone di promuovere e diffondere la cultura dell’innovazione nel settore bancario, assicurativo e finanziario. “Il premio – è stato spiegato dal presidente Sergio Spaccavento – rappresenta l’osservatorio di riferimento sull’innovazione finanziaria

Giuseppe Armani (CCB) ritira il premio.

Etika 10.000 sottoscrittori20% sconto il primo anno (10% i successivi)10 euro a contratto al Fondo solidale per il ‘Dopo di noi’

nel mercato italiano: casi concreti di innovazione che dimostrano la capacità di alcuni operatori di rispondere e guidare l’evoluzione del mercato. È necessario sostenere e diffondere la cultura dell’innovazione all’interno del settore bancario, assicurativo e finanziario per contribuire alla crescita del paese, rispondendo principalmente ai bisogni e alle aspettative di famiglie ed imprese”. E anche per queste ragioni gli iscritti a etika hanno già superato quota 10 mila.

consegnerà poi a Dolomiti Energia che attiverà la fornitura con i prezzi scontati. Nel team di "etika easy", operativo fin dal lancio del progetto, ci sono operatori insieme a persone con disabilità che si stanno formando e che ne entreranno a far parte stabilmente se le adesioni continueranno a crescere come in questi primi mesi (sono già 10.000). Si concretizza così un ulteriore valore sociale che si aggiunge a quello legato al Fondo Solidale di etika per i progetti di inclusione abitativa. Il processo di semplificazione impegna anche il personale delle Famiglie Cooperative: un compito svolto con soddisfazione perché “con etika il socio risparmia e fa del bene. Questa formula è azzeccata”, dice Stefano Longhi direttore della Famiglia di Avio, che insieme a quelle di Caldonazzo e di Castel Tesino hanno registrato ad oggi i numeri più elevati di adesioni rispetto alle dimensioni del negozio.

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Otto preassemblee per la Cassa Rurale di Fiemme. Il via il 2 marzo. Conclusione il 17 marzo. Le località: Capriana, Ziano di Fiemme, Valfloriana, Castello di Fiemme, Tesero, Predazzo, Molina di Fiemme, Panchià. “Quest’anno come previsto dallo Statuto – spiegano i responsabili dell’istituto di credito cooperativo - sono in scadenza quattro membri del Consiglio di amministrazione in rappresentanza delle sotto circoscrizioni di Predazzo, Tesero, Panchià e Molina. In questi paesi le preassemblee hanno indicato i candidati da sottoporre alla prossima assemblea generale”.Durante gli incontri è stata presentata la situazione aziendale e i dati del bilancio 2016 della Rurale. Si è parlato anche dell’evoluzione dello scenario nazionale e provinciale del credito cooperativo.

A Tione si formano gli amministratori di domani

Cr Fiemme, preassemblee per parlare con i soci

Vivere è imparare. A tutte le età e a tutti i livelli di responsabilità. Anche per chi aspira a diventare amministratore di Cassa Rurale.In collaborazione con Formazione-Lavoro, la Cassa Rurale Adamello-Brenta ha organizzato un corso di formazione. Quattro lezioni, tra storia e attualità, su temi di carattere storico ma soprattutto tecnico, fondamentali per

l’amministratore cooperativo di oggi.Quattro lunedì, dal 6 al 27 marzo (dalle ore 19 alle ore 22) ospitati a Tione, alla sede dell’istituto di credito cooperativo. “Un percorso breve ma intenso – spiegano i promotori – destinato a trasmettere una serie di conoscenze di fondamentale importanza per chi intende svolgere il proprio ruolo in modo consapevole e tecnicamente preparato”.Il via con “Quali valori oggi nella Cooperazione di credito”, in cui sono stati trattati e presentati gli aspetti cruciali della storia della Cooperazione, il valore e il senso di fare cooperativa oggi, la Cassa Rurale a sostegno del proprio territorio.Si è proseguito con “Governo societario e sistema dei controlli interni”, con focus su tre aree: strutture organizzative e loro processi, fondamenti del sistema dei controlli interni (i controlli periodici sull’operatività, i controlli del rischio e delle disposizioni normative), l’apporto organizzativo nella strutturazione e nella definizione nelle attività di processi e di controllo.Terza serata su “Gli organi sociali: compiti e responsabilità degli amministratori” e chiusura dedicata a “Come leggere il bilancio della Cassa Rurale”.Un accenno lo merita un’altra iniziativa: la consegna del dizionario Miot della Editrice Giunti, specializzata in edizioni per bambini. I destinatari sono alunne e alunni di prima elementare degli Istituti Comprensivi di Tione, della Rendena e del Chiese in Trentino e le scuole Statali di Salò, Gardone e Gavardo con le sezioni staccate di Sopraponte e Soprazocco, oltre alle Scuole Parificate di San Giuseppe a Salò e San Giovanni Bosco a Gavardo.

L’immagine dell'ultima assemblea della Rurale.

La sede della Cassa Rurale.

CR ADAMELLO BRENTA4.910 soci68 collaboratori14 sportelli

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L’autonomia delle Rurali con la riforma del creditoLa riforma del credito? Per Roberto Simoni, presidente della Cassa Rurale di Pinzolo, quella in corso è una vera e propria rivoluzione, che andrà a modificare le radici, l’esistenza stessa della Cassa Rurale. La materia, quindi, è delicata. La Cassa Rurale ha chiamato a Carisolo l’economista docente dell’Università di Trento ed esperto di cooperazione Michele Andreaus e il giornalista studioso di don Guetti Luciano Imperadori per approfondire un tema che rischia di passare sopra le teste dei soci (e anche degli amministratori) senza una reale consapevolezza delle conseguenze sulle banche del territorio.“Di fronte ad una riforma come questa – ha esordito Simoni – ci sono due atteggiamenti: rifiutarla (oggi non possibile) oppure cercare nella riforma tutto quello che c'è di buono. E mantenere la maggiore autonomia possibile”. Come? È lo stesso Simoni a suggerire la risposta: “l'unico antidoto al rischio di credito è di avere una dotazione patrimoniale adeguata”. È così che ci si guadagna l’autonomia. Simoni fa un esempio. Unicredit ha portato a casa con successo un aumento di capitale da 13 miliardi a fronte di perdite di 11 miliardi. “Questa possibilità alle Casse Rurali è negata, perché il patrimonio si costruisce, di anno in anno, solo attraverso gli utili. Che in questi anni non ci sono”.“La riforma quindi – ha spiegato Andreaus – mette in sicurezza i risparmi dei clienti e soci, creando una struttura che metta il patrimonio a fattor comune. Occorre dire che la nuova legge nasce in un contesto particolare, perché a seguito della crisi le banche si sono trovate gli attivi con una qualità molto deteriorata”. “La crisi – prosegue Andreaus – ha determinato una stretta sul patrimonio netto, con svalutazione degli attivi, indici di solidità patrimoniale più bassi e obbligo delle banche di ricapitalizzarsi. In particolare, le banche di piccole dimensioni come Casse Rurali e Bcc sono finite sugli schermi radar della Banca d'Italia”.Il motivo? “Primo, il socio di una Cassa Rurale non è un investitore, partecipa ad un progetto di banca di comunità. Secondo, la Rurale non ha accesso al mercato

“Quella del credito cooperativo è una riforma che stiamo subendo. Per mantenere autonomia dobbiamo far cresce-re la cultura cooperativa”.

Roberto Simoni

finanziario”. Per questo il legislatore ha pensato di mettere in sicurezza le banche cooperative. Il ruolo della capogruppo quindi è una sorta di “cane da guardia”, o, se si preferisce, di “chioccia” che protegge le proprie banche. Ci si chiede però quanto questa “protezione” possa influire sulle decisioni prese dalle singole banche. Sulla governance la legge dice che il Cda è nominato dai soci, salvo l'intervento della capogruppo che deve esprimere una sorta di gradimento sui consigli di amministrazione. L'attività di controllo della capogruppo fa riferimento anche alla politica del credito. Ed interviene quando il credito non è adeguato.In realtà dovrà cambiare ruolo e ‘vision’ della banca di comunità. Perché spesso la Cassa Rurale/Bcc ha cercato di coprire tutti i mercati bancari, dal retail alla clientela corporate. Questo mestiere lo può fare una banca dimensionata. Nel segmento delle aziende, ad esempio, avrà un ruolo importante Mediocredito. “Non dobbiamo dimenticare – afferma il prof – che quanto è nata la Rurale faceva microcredito. Il legislatore con questa legge tiene poco conto delle finalità sociali, ma mette in condizioni di non nuocere le banche di credito cooperativo. Chiama gli amministratori ad essere responsabili. Se l'amministratore concede credito in modo sano, non si vede perché la Cassa debba perdere autonomia”.Per Simoni “il ruolo del socio sarà rivalutato, e gli amministratori dovranno essere persone adeguate e professionalmente preparate al ruolo”. Le virtù da preservare per il futuro? “Continuare a fare l’attività che hanno sempre fatto, senza far mancare il microcredito al territorio che alcune banche nazionali non fanno più – conclude Simoni –. Servirà consapevolezza del ruolo e tanta cultura cooperativa. Il movimento cooperativo dovrà lavorare molto su questa consapevolezza”.

Roberto Simoni, presidente della Cassa Rurale di Pinzolo.

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7.281 soci 128 collaboratori22 sportelli

Opportunità per i giovani: studio e lavoro all’estero

UNDICI SERATE CON I SOCI

La Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella ripropone anche per l’estate 2017 i soggiorni all’estero per i ragazzi fra i 16 e i 32 anni, prioritariamente soci o figli di soci. L’obiettivo è quello di incentivare l’esperienza di soggiorno all’estero e lo studio delle lingue. I posti disponibili sono complessivamente 60: 24 a Berlino e 36 a Londra.Sono previste due differenti proposte: progetto studio e progetto stage-lavoro. La prima, della durata di due settimane, comprende un pacchetto di ore di studio della lingua in strutture accreditate e la sistemazione in appartamenti condivisi o bed & breakfast. La seconda prevede durate dei soggiorni diverse: sei settimane in Germania e quattro in Inghilterra. La Cassa Rurale assicura il supporto per la ricerca del tirocinio, possibilmente nel settore di interesse del partecipante, la preparazione in lingua al colloquio di lavoro e la presentazione presso le aziende selezionate.

La Cassa Rurale di Trento ha organizzato anche quest’anno gli incontri preassembleari per dare ai soci una occasione di ascolto e dialogo attivo. “È la nostra piccola e tradizionale maratona di inizio anno – ha osservato il presidente Giorgio Fracalossi –. Undici serate indirizzate a tutte le comunità servite dalla nostra banca”.La Cassa Rurale di Trento conta 17.716 soci. Di questi 11.116 sono uomini, 5.945 donne. Le aziende sono 655. Nel corso del 2016 sono stati accolti in Cassa 354 nuovi soci. Interessante il dato del bilancio sociale. “L’impegno economico complessivo sostenuto dalla nostra banca – ha spiegato Fracalossi – ha raggiunto 2 milioni 307 mila racchiusi in 650 interventi indirizzati alle iniziative sociali e mutualistiche”.I dati patrimoniali sono stati presentati da Giorgio Bagozzi, il direttore generale della Cassa Rurale di Trento. “La raccolta complessiva – ha osservato – è di 2 miliardi 630

Per i soggiorni di studio è garantita ai ragazzi l’assistenza di un tutor, che si occupa dell’accoglienza in aeroporto, dell’accompagnamento alla scuola nei primi giorni di frequenza, dell’assistenza per eventuali necessità durante tutta la permanenza.Le quote di partecipazione, diverse a seconda della tipologia del soggiorno e della destinazione, variano anche in relazione alla figura dei giovani iscritti: i soci o i figli di soci della Cassa Rurale beneficiano di tariffe più vantaggiose. La selezione dei partecipanti si è conclusa il 30 marzo. Le prime partenze, per Londra, sono in programma il 18 giugno.

milioni di euro, risultato della somma della raccolta diretta di 1 miliardo 730 milioni di euro e della raccolta indiretta di 900 milioni di euro. I prestiti superano il miliardo di euro (1 miliardo 350 milioni). La banca è solida. Lo confermano due numeri: patrimonio di 171 milioni di euro e il Cet1 ratio, l’indice di solidità della banca, del 15%”.Sempre Bagozzi, commentando il processo di fusione con la Cassa Rurale di Aldeno e Cadine, ha evidenziato con soddisfazione la positiva integrazione tra collaboratori che ha inciso positivamente anche sui risultati di fine anno.

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ASDIR, SPAZIO ALL’INNOVAZIONE NEL LAVORO

Il futuro del lavoro. Quale location migliore per ragionare su questo tema se non la sede della cooperativa Impact Hub? Un laboratorio innovativo, incubatore di progetti, centro di impresa sociale, spazio di coworking. Per questo la cooperativa di via Sanseverino a Trento è stata scelta dall’Asdir, l’Associazione dei direttori delle Casse Rurali Trentine, per svolgere l’assemblea annuale e per capire in che direzione si stanno muovendo i giovani, con quali opportunità e in che mercati. E quindi come le Casse Rurali possono esercitare, oggi, quel ruolo di sostegno e motore dei progetti delle nuove generazioni.A fare gli onori di casa ed accogliere i 70 direttori e presidenti delle Rurali Paolo Campagnano, fondatore e presidente di Impact Hub Trentino, che ha presentato la storia e i servizi offerti ai giovani dalla cooperativa per delineare il proprio futuro professionale: spazi, corsi, consulenza imprenditoriale... A stimolare il dibattito sul tema ci hanno pensato Paolo Venturi, direttore di Aiccon (Associazione Italiana per la Promozione della Cultura della Cooperazione e del Non Profit, il centro studi promosso dall'Università di Bologna e dall'Aci), e Flaviano Zandonai, sociologo, ricercatore, formatore e segretario generale di IRIS Network, autori del libro "Imprese ibride". I due esperti hanno analizzato i cambiamenti in atto nella società moderna, sia a livello

economico sia in ambito sociale, e hanno proposto nuovi modi di essere e agire per creare valore condiviso, sviluppare soluzioni innovative a bisogni non soddisfatti, creare spazi di innovazione sociale che mettano al centro la persona.Notevole l'interesse suscitato tra i soci di Asdir che avrà sicuramente un seguito, come ha assicurato il presidente Paolo Segnana, invitando i relatori ad un incontro con il consiglio di amministrazione della Cassa Rurale di Mezzolombardo e San Michele all'Adige proprio per approfondire il ruolo di stimolo della socialità nelle comunità di riferimento che dovrebbero avere le banche di credito cooperativo.Durante l’assemblea il presidente Segnana ha anche ripercorso l’attività dell’Associazione che si è occupata di proposte culturali e dell’organizzazione di momenti di confronto su vari temi.Al termine dell’incontro sono stati premiati i quattro soci che sono andati in pensione nel corso del 2016 e nei primi mesi del 2017: Luigi Guarnieri, già vicedirettore Cassa Rurale Rabbi e Caldes, Claudio Tonelli, già direttore Cassa Rurale Rabbi e Caldes, Pio Zanella, già direttore Cassa Rurale Aldeno e Cadine e Lino Zanlucchi, già direttore della Cassa Rurale Valle dei Laghi.

Alcuni momenti dell’assemblea dell’Asdir.

51 pensionati

ASDIR64 attivi

36 direttori 13 vicedirettori15 dirigenti

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Giovani, imparate una lingua con il Clm

Oltre il nido: laboratori per bambini e adulti

L’estate è un ottimo momento per dedicarsi al perfezionamento delle lingue straniere, poiché al meritato risposo di alunni e studenti è possibile affiancare un po’ di studio. Le 13 settimane di pausa estiva dalla scuola, infatti, consentono ai giovani di dedicarsi agevolmente sia allo svago sia al ripasso. Quando poi le proposte contemplano entrambi questi aspetti, è ancora più facile! Il Clm Bell, la scuola di lingue di proprietà della Fondazione Cassa Rurale di Trento, propone anche quest’anno molte occasioni di apprendimento dedicate a bambini e ragazzi, che affiancano lo studio al divertimento.Per perfezionare l’inglese il Centro propone soggiorni a Dublino (in collaborazione con l’Alpha College of English), a Edinburgo (con l’Edinburgh School of English) o in Trentino (English Summer Camp a Candriai). Costi e proposte sono differenziate in base all’età e al grado di libertà che i genitori vogliono lasciare ai propri figli (college, famiglia ecc.). Per i più piccoli (6-8 anni) è stata ideata anche una proposta di colonia diurna, con attività didattica la mattina presso la sede di via Pozzo e ricreativa il pomeriggio.

A marzo la cooperativa Città Futura ha proposto e organizzato nelle giornate di sabato tre laboratori per adulti e bambini da 1 a 5 anni. I laboratori sono stati ospitati dal nido Scarabocchio di corso Buonarroti a Trento. “Oltre il nido” il titolo dell’iniziativa.Città Futura si occupa dal 1993 di servizi all’infanzia. Gestisce 25 nidi in Trentino frequentati complessivamente da 900 bambini e dà lavoro a 320 persone, in larga maggioranza donne.Il primo laboratorio, con tema “Materiale Montessori e non solo”, aveva come obiettivo quello di stimolare l’esperienza sensoriale dei bambini, che hanno ricevuto dei materiali, assieme ad una breve spiegazione, e sono stati invitati a capirne e viverne l'utilizzo. I genitori, mentre i figli giocavano, potevano dedicarsi alla costruzione di una scatola

Per il tedesco, il Clm propone soggiorni a Radolfzell (in collaborazione con la Carl Duisberg Schule Berlino) o in Trentino (a Villa Santi, nel cuore del Parco Naturale Adamello Brenta), e la formula diurna a Trento per i più piccoli. Per chi desidera perfezionare lo spagnolo, infine, la scuola propone un soggiorno a Salamanca al Colegio Delibes, sistemando gli ospiti in college o in famiglia. Tutte le proposte di soggiorno alternano lezioni frontali con esperti formatori di scuole accreditate ad attività ricreative e sportive, tra le quali la visita alle maggiori attrazioni culturali e turistiche dell’area e l’approfondimento delle peculiarità culinarie e sociali.

montessoriana personalizzata da portare a casa. Il secondo laboratorio, “Atelier luci e ombre”, ha avvicinato i bambini ai linguaggi dell’arte. La creatività intesa come premessa alla realizzazione di una personalità originale e autonoma. L’ultimo laboratorio, “Paesaggi di luce”, ha proposto un’esperienza corporea per entrare all’interno di paesaggi di luce che il bambino era incoraggiato ad agire e trasformare.

Il Clm Bell accetta i buoni di servizio della Provincia e prevede sconti per i residenti in Trentino, per i soci delle Casse Rurali di Trento e Alto Garda e per i dipendenti di Federazione, Cassa Centrale Banca e Phoenix.

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#Dedicamela ai terremotati

Melinda, ‘fabbrica della sostenibilità’

Mele, mercato stabile

facebook e twitter. “Una vicinanza di cuore per far sentire un po’ di calore a queste popolazioni – spiega Andrea Fedrizzi, responsabile Marketing di Melinda –, ma anche un progetto che porterà loro un aiuto concreto. Per ogni dedica condivisa, Melinda donerà infatti un euro a un fondo destinato ad alcune famiglie di operatori ortofrutticoli delle zone colpite”.

Dal 3 al 5 marzo l’economia ‘verde’ è stata protagonista a Trento, con un festival a lei dedicato. Tanti i convegni e gli ospiti per questa seconda edizione, dedicata a vivere sostenibile e abitare sostenibile. La settimana ‘verde’ è stata anche occasione per organizzare a favore dei partecipanti dei tour nelle 18 fabbriche della sostenibilità, tra le quali è stata inserita anche Melinda, unica realtà cooperativa. Le fabbriche della sostenibilità rappresentano una selezione di realtà imprenditoriali che hanno scelto, anche come leva competitiva, di adottare processi o realizzare prodotti ecosostenibili. Un modo nuovo per affrontare i temi dell'economia circolare, del riuso, della lotta agli sprechi, del risparmio energetico e delle nuove forme di energia, delle nuove tecniche costruttive, della responsabilità sociale e ambientale d’impresa.

Prosegue in linea con lo scorso anno la campagna di vendita delle mele in Trentino. Secondo i dati Assomela, infatti, dalla partenza della stagione commerciale sono state vendute complessivamente 868.081 tonnellate di mele. Un decumulo in linea con la buona fluidità del passato, dove però la varietà

In questo contesto i partecipanti hanno potuto visitare le celle ipogee di Melinda, situate all’interno della miniera di Rio Maggiore, 275 metri sotto le radici degli alberi di melo, il primo e unico al mondo realizzato per la frigo-conservazione di frutta in ambiente ipogeo e in condizioni di atmosfera controllata.

16 cooperative socie4.000 famiglie di produttori1.280 collaboratori

Si chiama #Dedicalamela la nuova iniziativa di Melinda per dare un sostegno alle popolazioni colpite dal terremoto. Grazie a una tecnologia esclusiva, le dediche raccolte sul web saranno stampate su 2 milioni di cassette di mele. E per ogni dedica Melinda donerà 1 euro a un fondo di raccolta.Da ora e fino alla fine di aprile, dunque, le cassette Melinda si trasformeranno in una “lavagna” che accoglierà i messaggi di sostegno e di vicinanza ai connazionali colpiti dal sisma. Un progetto esclusivo, realizzato grazie a una particolare tecnologia fornita da Ghelfi Ondulati, partner di Melinda per questa iniziativa: una stampante digitale ad alta produttività, che utilizza inchiostri a base acqua.Anteprima assoluta in Europa nel mondo dell’ortofrutta, le cassette personalizzate intendono dare visibilità a un gesto di dolcezza nei confronti di chi ne ha più bisogno. L’iniziativa è aperta a tutti ed è semplicissimo partecipare: con un semplice click sul sito www.dedicamela.it, sarà possibile creare una dedica speciale e condividerla sui propri profili

Melinda

che ha rivelato la migliore performance è quella delle Fuji, con una delle vendite più alte di sempre. Bene anche Granny Smith, Gala e Red Delicious, con un dinamismo registrato anche rispetto alle Golden Delicious. La qualità si conferma molto buona e non si registrano problemi per il prodotto stoccato.

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GIORNALI A GRUMES? CI PENSA CS4

Irifor sulla neve

L’edicola non c’è, ma a Grumes l’acquisto dei giornali è tornato possibile grazie alla collaborazione tra le cooperativa Cs4 di Pergine Valsugana e la Famiglia Cooperativa Valle di Cembra.Il pacco dei giornali viene consegnato al punto vendita da un utente del Laboratorio occupazionale di Grumes. “Il Laboratorio si è trasferito qui due anni fa, dalla località di Cembra – viene spiegato –. Da subito è stata avviata questa collaborazione. L’utente arriva a Grumes con lo stesso pullman di linea che porta i giornali. E si è reso disponibile a consegnarli al negozio”.L’autista della corriera dà all’utente del Laboratorio un pacco di giornali che viene esposto per la vendita alla cooperativa di consumo. Ne consegna poi una copia al ristorante Stella Alpina e una al Bar Alpino. Poi raggiunge il Laboratorio dove avvia la sua giornata di lavoro.“Il servizio – spiega Mauro Svaldi, responsabile del Laboratorio Cs4 – è molto importante non solo per chi può trovare i quotidiani nei locali pubblici, ma anche per la nostra realtà. È un bel modo per creare un contatto con la gente di Grumes che, prima, non ci conosceva e che ci ha permesso di inserirci nella comunità”.Altra iniziativa promossa dalla cooperativa Cs4 è “Cucina

L’ultimo lunedì di febbraio è stato speciale per molti bambini e ragazzi ciechi e ipovedenti: grazie alla collaborazione tra Cooperativa Irifor e Scuola Alpina della Guardia di Finanza di Predazzo hanno trascorso una giornata sulla neve.I venti partecipanti hanno raggiunto Malga Rolle in pullman. Qui, i finanzieri di Predazzo, coadiuvati dagli operatori di Irifor, hanno fatto provare loro lo sci di fondo e alpino, le ciaspole e lo snowbike, messi a disposizione dall’Associazione Sportabili.“È stata una occasione importante per i nostri bambini

che passione!” indirizzato ad alcune ragazze e ragazzi che frequentano il Centro Socio Educativo CS4 di Pergine. Durante l’inverno, con le educatrici Tamara e Marina, hanno collaborato con lo chef Paolo Betti che li ha accompagnati nella preparazione dei dolci. Il tutto in un corso di un paio di lezioni.Nella cucina del Centro, i provetti pasticcieri divisi in due gruppi, si sono cimentati nella realizzazione di biscotti e di una torta. Nella prima lezione l’impasto, realizzato con gli strumenti personali dello chef, è stato lavorato, steso e ne sono stati ricavati i biscotti con gli appositi stampini. Nella lezione successiva è stata preparata una torta di mele.

e ragazzi cimentarsi in qualcosa di nuovo e stare insieme – osserva il direttore Ferdinando Ceccato –. Vogliamo ringraziare per la disponibilità e l’accoglienza dimostrata nei nostri confronti. L’iniziativa è stata molto positiva anche per aprire future possibilità di collaborazione con la Guardia di Finanza di Predazzo”.

73 soci89 lavoratori3,4 milioni di euro di fatturato

Cs4

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Le Formichine, iniezioni di management

L’autismo al cinema

La cooperativa sociale Punto d'Approdo ha sottoscritto un accordo con Fondazione Famiglia Materna, Fondazione Caritro e Comune di Rovereto per avviare un percorso di affiancamento personalizzato per il management. Questo tutoraggio intende supportare lo sviluppo di metodologie, competenze e dinamiche di networking per favorire l'autosostenibilità economica e

finanziaria del progetto ‘Le Formichine’.Quest’ultimo rappresenta un'esperienza ormai riconosciuta anche al di fuori del Trentino, con un modello che si basa su una forte rete territoriale e su una sempre maggiore autonomia, che oggi vuole crescere ancora attraverso lo sviluppo di competenze in grado di rendere questa iniziativa sempre più indipendente a livello economico.Avviato nel 2007 a Rovereto nell'ambito del Distretto di Economia Solidale, il progetto “Le Formichine” è frutto della collaborazione tra attori pubblici e privati, cittadini ed enti di categoria. Si compone di diversi ambiti che comprendono

L’autismo non è un argomento facile da affrontare attraverso un film: può succedere, infatti, di finire con il distorcere la percezione di questo disturbo complesso, che presenta numerose sfaccettature spesso ricondotte a stereotipi. Eppure cinema e autismo hanno molto in comune, perché costituiscono entrambi un canale particolare e preferenziale di espressione e pertanto l’uno può influenzare l’altro, contaminarlo e creare qualcosa di unico. Con questa consapevolezza la cooperativa sociale Il Ponte di Rovereto ha organizzato nel mese di marzo una rassegna cinematografica dedicata all’autismo, in collaborazione con ODFlab (Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell'Università di Trento), nell'ambito del Festival del Cinema Roma.La rassegna ha previsto la proiezione di cortometraggi internazionali dedicati a questo problema, declinati per aree tematiche, e l’organizzazione di un evento finale con la pellicola candidata all’Oscar 2017 “Life Animated” di Roger Ross Williams. Al film è seguito un interessante dibattito con Paola Venuti (Università di Trento) e altri ospiti su autismo, famiglia e scuola.

un centro occupazionale, laboratori per l'acquisizione dei prerequisiti lavorativi e un programma di inserimenti lavorativi protetti e retribuiti in azienda denominato “Donne all'opera”. Le attività sono varie a spaziano dall'artigianato alla stireria, dalla preparazione di alimenti d'asporto al servizio di bar-ristorazione nel Ristorante “Le Formichine”, aperto al pubblico a Rovereto in via della Gora.Ciò che rende questo progetto così efficace e apprezzato da chi vi prende parte è la valorizzazione delle competenze delle donne e il loro coinvolgimento in percorsi di tirocinio in grado di prepararle gradualmente all'ingresso nel mondo del lavoro. I dati testimoniano la bontà dell'iniziativa, con 126 progetti di reinserimento lavorativo attivati solo nel 2015 e una percentuale dell'80% di persone che, ad un anno dal termine del percorso con “Le Formichine”, trovano un impiego. Un altro punto che distingue questa realtà è la sua sostenibilità. Il contributo pubblico è pari a circa il 25% del totale grazie al coinvolgimento di enti privati e alle attività svolte dalle persone coinvolte. Risultati che testimoniano il buon funzionamento di questo modello e che hanno spronato la condivisione tra i partner di un nuovo passo in avanti per “Le Formichine”.

46 soci61 collaboratori1 milione di euro di fatturato

Alcune delle proposte realizzate dalle Formichine in occasione delle scorse feste pasquali.

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CULTURA COOPERATIVA | era digitale

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MalwareÈ l'abbreviazione di "malicious software", software dannoso. È un qualsiasi tipo di software indesiderato che viene installato senza adeguato consenso. Virus, worm e cavalli di Troia sono esempi di malware.Ransomware È detto anche “virus del riscatto”, perché può crittografare permanentemente i file aziendali, a meno che non si paghi per riaverli. Una vera e propria cyberestorsione.

GLOSSARIO

Andrea Gelpi, presidente della cooperativa Treos.

Quanto si sta facendo per proteggere i dati digitali non è più sufficiente: i recenti casi di cyberspionaggio (arresto fratelli Occhionero e CIA-Wikileaks) dimostrano che la malavita sta investendo molti più soldi per gli attacchi di quanti se ne spendano per la difesa. Già nel 2013 l'Interpol affermava che la criminalità informatica rendeva più della droga, del traffico di esseri umani e di quello d'armi. E negli anni successivi questo aspetto si è ancor più accentuato. Anche in Trentino ci sono stati casi simili, quindi il nostro territorio non è esente da rischi, anzi.Non esiste un sistema informatico sufficientemente sicuro, non penetrabile. Ma perché questa insicurezza non preoccupa i datori di lavoro? Probabilmente non si rendono conto del problema o non hanno strumenti per monetizzare il danno causato ad un eventuale incidente.Non è più sufficiente, infatti, avere un sistema antivirus, magari gratuito, sulle postazioni di lavoro, utilizzare solo un modem per la connessione ad Internet fornito dall'operatore, configurato in maniera minimale, e via discorrendo. Se si vuole migliorare la sicurezza dei propri dati, vanno adottate strategie diverse, “innovative”. Invece del solito antivirus è possibile utilizzare un sistema di difesa che opera in maniera completamente differente. Non fa la scansione dei file a caccia della traccia di malware, che spesso sa nascondersi efficacemente, ma va a caccia delle azioni che il malware cercherà di fare e le blocca, indipendentemente dal malware o da dove lo stesso arrivi. L'efficacia contro i cosiddetti “ransomware” (quei malware che cifrano i dati e poi chiedono un riscatto) è molto buona, mentre alcuni antivirus hanno un efficacia in continuo calo.Sistemi di questo tipo hanno il grande vantaggio che possono intercettare anche altri tipi di attività, non sempre generate da malware, come la copia dei tasti premuti sulla tastiera, la copia del video o la copia di file specifici. Uniscono alla funzionalità antivirus quella del controllo delle attività interne, che può essere utile per scoprire falle nell'organizzazione, fino a collaboratori infedeli.Altro strumento importante è quello della scansione di siti web o della rete di un'azienda, con lo scopo di evidenziare vulnerabilità, errori di configurazione e quant'altro possa mettere in pericolo i dati ed i sistemi stessi. Ricordo che circa il 20% degli incidenti informatici nascono per carenze in questo settore. Collegato a questo ci sono strumenti che controllano la bontà del software che viene scritto. Verificano che nel codice siano stati inseriti i dovuti controlli, che questi funzionino come ci si aspetta e così via. Un altro 20% degli incidenti informatici sono dovuti alla carenza di questi controlli. Altri strumenti che diventeranno sempre più necessari sono dati che segnalano problemi a questo o quel componente o sistema. Con il proliferare dei sistemi e dei programmi

DIFESA DEI DATI DIGITALI: SERVE UN SALTO DI QUALITÀ

diventa necessario avere uno strumento che raccoglie tutte le informazioni necessarie in un unico punto, comprese quelle su che cosa sta facendo la malavita, ove queste siano raggiungibili.Questi portali sono essenziali per organizzare le misure di difesa, indicano infatti quali attività devono essere svolte prima di altre e andrebbero usati anche in fase di progettazione per sapere in anticipo quanti e quali problemi si potrebbero avere un domani.Questi sistemi hanno ormai prezzi abbordabili anche per le piccole aziende. Strumenti innovativi di questo tipo permettono di fare un salto di qualità notevole nella difesa dei propri sistemi e riducono in modo significativo i rischi di incidenti informatici.La nostra cooperativa, Treos, è specializzata proprio nelle misure di difesa delle aziende.

3’10’’

di Andrea Gelpi *

* Presidente cooperativa Treos, socia di Security Brokers

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La storia dell’unica donna al vertice di una Cassa Rurale. La sua esperienza professionale, di mamma e di volontaria.

di Giuliana Cova *

LA DIRETTRICE CON L’AFRICA NEL CUORE

Ho appena compiuto 53 anni e sono socia della Cassa Rurale da quando ne avevo 18. La mia prima esperienza lavorativa l’ho fatta nell’azienda di famiglia, poi all’Associazione Artigiani. Ma ben presto ho cominciato ad occuparmi di banca, entrando alla Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, dove ho lavorato 11 anni ricoprendo via via ruoli sempre più stimolanti e con il tempo incarichi di responsabilità.Ho deciso di cambiare banca quando la Cassa di Risparmio ha modificato filosofia entrando nel gruppo Unicredit. Mia figlia aveva 12 anni e desideravo lavorare più vicina a casa. Così sono entrata in contatto con il direttore della Cassa Rurale d’Anaunia, Gilberto Zani, che era in cerca di una persona con esperienza da mettere a dirigere la filiale di Romeno. E mi ha assunta. Dopo un paio d’anni mi ha richiamata in sede per creare una nuova area di consulenza e sviluppo. A fine 2009 Zani è andato in pensione e il Consiglio di amministrazione, presieduto da Giorgio Melchiori, ha deciso di assegnarmi l’incarico della direzione generale. In quei tempi era già conclamata una crisi economica importante, e la mia attività ha dovuto concentrarsi sulla razionalizzazione dei costi conservando l’alto livello di qualità del servizio offerto. Il primo anno è stato durissimo, non lo nego. Abbiamo riorganizzato alcune aree, continuando a puntare con convinzione sulla formazione del personale. In questo ambito non abbiamo risparmiato: chi decide di entrare nei nostri uffici lo deve fare per la professionalità delle persone che vi lavorano, non per il tipo di prodotto, né tanto meno per l’insegna sulla porta. E per fare i consulenti serve la massima preparazione: per questo 9 colleghe e colleghi l’anno scorso hanno ottenuto la certificazione di livello europeo EFA (European Financial Advisor), che prevede un impegnativo percorso formativo di circa nove mesi e il superamento di un esame, che in

Italia si svolge solo due volte all’anno a Milano e a Roma, i cui standard sono fissasti e concordati su indicazione del Standard and Qualifications Commitee. Quest’anno contiamo sulla certificazione per altri 6 dipendenti. Il fatto di essere donna in un ambiente con ai vertici solo uomini, come ho scoperto nel mondo della cooperazione, non l’ho mai vissuto come un problema. Mi sono però sempre chiesta come mai ci si sia dimenticati dell’altra metà del cielo. Con il tempo e con il lavoro le soddisfazioni sono tante: la banca è sana, la struttura buona, i colleghi preparati. Abbiamo inserito nuovi servizi, come la consulenza avanzata alle imprese, a pagamento, che prevede la misurazione della performance attuale e prospettica dell’azienda e la valutazione condivisa dei nuovi progetti e della loro sostenibilità. Si tratta di un servizio che è stato molto apprezzato dalla nostre aziende e che crea fidelizzazione.Il nuovo passaggio – direi epocale – che coincide con la riforma del credito cooperativo e l’ingresso della Cassa Rurale nel Gruppo Cooperativo Cassa Centrale Banca, ci consegna un futuro che può essere positivo: potremo migliorare in efficienza, liberando le risorse oggi impegnate internamente per rinforzare il fronte dedicato alla consulenza alla clientela. All’appuntamento ci presentiamo con i conti in ordine – anche quest’anno chiudiamo con un ottimo utile –, con un programma di riduzione del personale attraverso un fondo di solidarietà già spesato nel bilancio 2015 e un progetto di razionalizzazione dei piccoli sportelli. Anche se condivido l’idea del Consiglio di amministrazione che l’obiettivo a cui guardare, a lungo termine, sia quello della Cassa Rurale di valle, perché ci consentirebbe di rinforzare tutti gli ambiti di servizio, con vantaggi importanti per la clientela. Potremmo avviare nuovi servizi, non solo bancari o assicurativi. Ogni giorno affronto il lavoro tenendo bene in mente un insegnamento che mi ha regalato mia figlia. Arrivata al terzo anno di Medicina, mi ha chiesto all’improvviso il permesso di fermarsi 3 mesi e andare a fare volontariato in Africa. Avevo paura, ma l’ho lasciata vivere quest’esperienza. Dopo lo shock iniziale, è tornata piena di entusiasmo e di significato, ora si sta specializzando in pediatria a Verona, e mi ha coinvolta per riuscire a mantenere una promessa che aveva fatto lì: ospitare un bambino con una displasia fibrosa alle ossa del viso che in Kenya non riuscivano a curare. Grazie alla solidarietà di tante persone, compresa Cassa Centrale Banca,

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CULTURA COOPERATIVA | racconti

LA DIRETTRICE CON L’AFRICA NEL CUORE lo abbiamo accolto in Italia ed è stato operato dal dottor Fulvio Campolongo, primario della Chirurgia Maxillo Facciale di Trento. La mia prima esperienza in Africa è stata con lei, per riaccompagnarlo al suo villaggio, dopo una permanenza di un mese e mezzo a casa nostra. Un viaggio bellissimo, in cui ho conosciuto persone speciali, che donano loro stesse per gli altri, come Padre Francis Gaciata: dopo la laurea alla Pontificia Università di Roma ha scelto di tornare nel suo Paese di origine, il Kenya, per dedicarsi al suo popolo. Con lui e con altri amici volontari è nata l’Associazione Melamango (dalla mela, frutto del nostro Trentino, al mango, delizia kenyota) che in soli 5 anni ha costruito un orfanotrofio (Shalom Home, Casa della pace) che si sostiene con le adozioni a distanza delle 220 straordinarie famiglie trentine che credono nel nostro progetto. Ad oggi i bambini sono quasi 300. Grazie a tanti benefattori abbiamo

anche acquistato 4 ettari di

terreni, poi destinati a bananeti, un trattore per arare i campi per conto terzi, costruito un magazzino per lo stoccaggio del mais e dei legumi. Il tutto per cercare di rendere l’orfanotrofio il più possibile autonomo dal punto di vista finanziario. Attualmente stiamo portando a termine l’ampliamento del dormitorio e la costruzione della scuola secondaria per dare un futuro dignitoso a quei bambini e ragazzi che, come sostiene padre Francis, è possibile soltanto con la cultura e la formazione di qualità, l’unica arma per combattere l’ignoranza e la povertà. Tutto questo è diventato realtà per merito di tanti benefattori che credono nei nostri progetti, ma soprattutto grazie alla straordinaria capacità di Padre Francis, che ha saputo prendere il buono di entrambe le culture che conosce bene, quella italiana e quella kenyota, amalgamandolo per far crescere qualcosa di nuovo. Questo insegnamento l’ho trovato particolarmente prezioso, anche in ambito professionale: ciascuno di noi ha i propri talenti, e sono quelli che dobbiamo valorizzare, la parte migliore di ognuno. Solo così la persona dà il meglio di sé e si sente gratificata. Da allora trascorro le mie ferie in Africa, tra i bambini dell’orfanotrofio, per contribuire a porre le basi per garantire loro un futuro migliore, perché possano considerare la vita come una bella esperienza. Ritorno a Taio con la mente libera: non si tratta di “mal d’Africa” ma di “cura d’Africa”. E quando mi capita una giornata storta accendo il mio smartphone e guardo la foto di Michael che sorride con gli occhi luminosi di felicità sulla sua sedia a rotelle: l’abbiamo

trovato praticamente abbandonato dai genitori, insieme ai suoi tre fratelli, tutti malati di distrofia muscolare. Oggi sorride, ha un tetto, dei pasti, l’assistenza medica, può studiare, un ambiente sano e tanti amici all’orfanotrofio che si prendono cura di lui come in una grande famiglia. E la sua serenità nella foto mi ricorda subito che questa è la sensazione che vado cercando e così penso “Cos’altro vuoi dalla vita?” e mi sento una donna veramente fortunata.

6’30’’

Racconto scritto da Dirce Pradella

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CULTURA COOPERATIVA

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I profondi cambiamenti – sociali, economici culturali, tecnologici, e professionali – che attraversano la società impattano fortemente sulla vita individuale e collettiva, creando spesso smarrimento e paura. I fenomeni andrebbero interpretati evitando la radicalizzazione delle posizioni, alla ricerca di nuovi punti di riferimento credibili per immaginare il futuro ed accompagnare le nuove generazioni verso il domani. È questo il tentativo dell'VIII edizione del Festival Educa intitolata ‘Passaggi’. Il tema è stato individuato dai membri del Comitato promotore (Provincia autonoma di Trento, Università degli Studi di Trento e Comune di Rovereto) con il contributo scientifico di Fondazione Bruno Kessler, Fondazione Franco Demarchi e Iprase. Il lavoro è coordinato dal consorzio Consolida, ente organizzatore del festival. "Una definizione che a volte ci sta un po' stretta – afferma Francesca Gennai, vicepresidente e responsabile dell'Area educazione del consorzio – perché come stabilito dai protocolli ufficiali tra i promotori a Consolida è assegnato anche il compito di contribuire alle riflessioni del Comitato, animare il processo partecipativo sul territorio e accompagnare così il processo di individuazione del tema e di costruzione

del programma. Il contributo del consorzio è alimentato a sua volta dagli apporti che arrivano dalle cooperative, in particolare ma non solo, da quelle che partecipano a ‘Educalab’.Il laboratorio, cui aderiscono 13 cooperative, è coordinato dal 2014 da Cristiano Conte. In questi anni, oltre al contributo al programma di Educa, ha organizzato momenti e curato prodotti di divulgazione tra i quali saggi

nella rivista Animazione Sociale e nel libro di Agenzia per la Famiglia

edito da Carocci. "Tre anni fa – racconta Conte – siamo

partiti da una domanda: come in un'epoca di grandi rivolgimenti, la cooperazione sociale poteva reintepretare

la sua funzione storica: quella di generare

opportunità di inclusione e di crescita culturale, valorizzare

risorse e relazioni?".Per rispondere, il laboratorio è partito dalla rilettura delle pratiche quotidiane delle cooperative: progetti e iniziative, non necessariamente buone prassi, che avessero al proprio interno segni di novità. Tra questi la gestione di un rifugio sociale, un laboratorio del legno per le scuole con persone con disabilità nel ruolo di insegnanti, la creazione di spazi informali di incontro per famiglie e genitori con figli con disabilità; progetti di comunità in quartieri periferici.

LE COOPERATIVE SOCIALI A EDUCAPortano (anche) l’esito di ‘Educalab’, un laboratorio di pensiero a cui partecipano 13 associate a Consolida. Intervista al coordinatore scientifico Ivo Lizzola.

di Silvia De Vogli

Ivo Lizzola è docente di Pedagogia sociale e pedagogia delle marginalità dell'Università di Bergamo, ospite di Educa e coordinatore scientifico di ‘Educalab’.

“Occorrerebbe cercare il nuovo che

nasce nelle relazioni tra le persone, dentro le città,

nei paesi, nelle organizzazioni. Tutto ciò che permette a tante

vite di reggere senza angoscia, di contenere la solitudine,

di abitare ed essere accolti”.

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CULTURA COOPERATIVA | l'intervista

L'analisi ha dato consapevolezza alle cooperative rispetto ad elementi inediti nel loro agire, capaci di alimentare nuovi sguardi e nuovi approcci. "Per anni, in quanto professionisti – spiega Conte – abbiamo pensato di ‘risolvere i problemi sociali’; in realtà, le esperienze più significative interne alle nostre cooperative suggeriscono oggi un movimento quasi opposto: una cooperazione sociale che non si esaurisce nell’adempimento dei mandati in termini di prestazione, ma si fa nuovamente interprete sociale. Il mandato istituzionale deve essere anche occasione su cui poter costruire ‘altro’. Per farlo occorre abbandonare la retorica dell'innovazione, che persegue spesso un incremento di performance delle prestazioni senza intaccare il paradigma che le orienta". Garantire prestazioni di qualità nei servizi è indubbiamente necessario, ma è anche importante mantenere uno sguardo aperto. Nell'ultima fase di ‘Educalab’, che si conclude al festival, l'attenzione è stata rivolta agli attori con cui le cooperative collaborano, di cui sono stati raccolti letture e valutazioni attraverso una serie di interviste. "Anche le istituzioni e gli altri attori del Terzo Settore – afferma Gennai – a volte soffrono il limite delle leggi, delle risorse, dei confini stretti entro cui muoversi. Occorrono occasioni di incontro e di confronto per scardinare l’idea dei ‘noi’ e ‘loro’ ed assumere meglio finalità comuni dentro i territori".

COME VIVERE I CAMBIAMENTIIl festival Educa e il laboratorio promosso da Consolida ‘Educalab’ hanno entrambi messo a tema i cambiamenti radicali in atto con l'obiettivo di capire come impattano sulle relazioni educative, all'interno delle famiglie, nella scuola nelle organizzazioni. Ne abbiamo parlato con Ivo Lizzola, docente di Pedagogia sociale e pedagogia delle marginalità dell'Università di Bergamo, ospite di Educa e coordinatore scientifico di ‘Educalab’.

Quali sono i fenomeni più rilevanti di questo mutamento?Sono quelli che da ormai 10 anni segnalano i sociologi e che riguardano il modo in cui si comunica e si diffonde la conoscenza, il modo in cui si lavora e si costruiscono le condizioni di sostenibilità della propria vita. E ancora sono le migrazioni, non sono solo quelle determinate dal bisogno e dalla necessità di fuggire dai conflitti, ma anche quelle che avvengono dentro le culture e che obbligano a vivere un senso di incertezza. Io credo però che queste siano sono solo le spinte: il vero cambiamento sta nello sguardo che ancora manca. Tende ancora a prevalere una visione catastrofica, ansiosa oppure nostalgica. Anche la politica non sa bene quale direzione intraprendere, salvo farsi prendere ogni tanto da una patologia nuova: l’innovativite. Altre volte ripropone strategie utili un tempo per tutelare le persone e sostenerle, ma che oggi non possono più reggere.

Allora cosa bisognerebbe fare?Occorrerebbe cercare il nuovo che nasce

nelle relazioni tra le persone, dentro le città, nei paesi, nelle organizzazioni. Tutto ciò che permette a tante vite di reggere senza angoscia, di contenere la solitudine, di abitare ed essere accolti.

Il nuovo che nasce è fragile, bisogna prima riconoscerlo e poi sceglierlo e su di

esso provare a costruire con altri un disegno pratico. Questo non significa sospendere tutto –

non sarebbe possibile – bensì progettare mentre si vive in un'operatività accompagnata dalla riflessione. Questi elementi generativi non sono ancora riusciti a diventare "discorso politico" ma se riconosciuti e narrati serviranno a consolidare il mondo a venire. Per questo credo Educa e Educalab siano importanti: sono luoghi dove si prova a riflettere su che forma la vita comune sta prendendo.

5’30’’

“Il vero cambiamento sta nello sguardo che

ancora manca. Tende ancora a prevalere una

visione catastrofica, ansiosa oppure

nostalgica”.

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CULTURA COOPERATIVA | segnali di fiducia

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3030

“Non basta lavorare fianco a fianco al lavoratore svantaggiato, servono competenze specifiche – sostiene Maria Carla Acler, progettista e formatrice del corso di formazione dedicato a questa professionalità –. Questa intuizione ha portato molti anni fa Consolida e Agenzia del Lavoro a ‘immaginare’ la figura del Tutor delle cooperative sociali di inserimento lavorativo. Questa figura non era infatti prevista nella legge istitutiva di queste organizzazioni e ha reso unico il modello trentino rispetto al resto d’Italia. Il percorso di formazione per Tutor integra fin dall’inizio le capacità professionali e relazionali”.Infatti almeno una trentina di ore sono dedicate agli aspetti educativi e alla gestione del ruolo; una parte importante è riservata alla conoscenza del contesto cooperativo e della storia per promuovere un maggiore senso di appartenenza. Se questi sono i contenuti cardine, altri elementi sono stati modificati per rendere più efficace il ruolo e l’operatività del Tutor; si è scelta ad esempio una metodologia di tipo attivo con l’utilizzo di strumenti del cooperative learning. “Ci si è resi anche conto che i compiti affidati al tutor erano tanti e molto diversificati. Per questo – racconta Acler – è stata individuata un’altra figura, il Responsabile Sociale, che accompagna il percorso di inserimento lavorativo, lo progetta e lo gestisce con il tutor di riferimento”.Negli anni i corsi di formazione hanno avuto grande riscontro con la partecipazione di oltre 300 Tutor. Su suggerimento dei corsisti della 19^edizione, è stato realizzato il T-book: un piccolo volume che ripercorre la storia e il ruolo del Tutor nella cooperazione sociale trentina fino ad oggi e racconta i contenuti formativi e le visite alle realtà sociali extraprovinciali. Il T-book, curato dal gruppo di lavoro che ha accompagnato il corso (tra cui Carla Acler e i formatori della cooperativa sociale InMente) e con il supporto dell’ufficio comunicazione di Consolida, oltre a rispecchiare l’evoluzione stessa del corso di formazione, vuole essere uno strumento di supporto a tutti i Tutor, anche ai 29 partecipanti di quest’anno e dei prossimi. I corsisti della 20^ edizione provengono da 15 cooperative sociali, alcune non aderenti al consorzio, e il corso di formazione in questo senso può avere anche un ruolo identitario e permettere uno scambio significativo di esperienze diverse provenienti da tutto il territorio trentino. Scambio che avviene anche fuori provincia: in ogni edizione del corso vengono p r o p o s t e delle visite a nuove realtà e i loro modelli di inserimento

lavorativo delle regioni confinanti. A metà marzo i corsisti sono stata alla storica cooperativa Noncello:

una visita che ha creato una circolarità tra il passato e il presente, ripercorso l’evoluzione della storia

delle cooperative sociali di tipo B. Da molti

Tutor nelle coop sociali, un ruolo crucialePer formare questa particolare figura professionale, Consolida organizza un percorso, giunto alla 20° edizione. Oltre 300 i tutor formati negli anni.

anni infatti il corso parte con la visione del film “Si può fare” ispirato proprio a Noncello e che fornisce spunti molto interessanti in termini di motivazione; la pubblicazione del libro “Si può ancora fare” è stata ulteriore occasione per mettersi in contatto con questa realtà (l.r.).

2’50’’

Alcune immagini della visita dei partecipanti al corso alla cooperativa Noncello.

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Prevenire è meglio che curare. Si basa su questo principio l’attenzione che la cooperativa Risto 3 ripone nella gestione delle questioni ambientali. Ovvero evitare fin dall’inizio di inquinare, piuttosto che dover intervenire dopo a risolvere gli effetti dell’inquinamento.Sono quindi numerose le azioni portate avanti in questa direzione: l’eliminazione delle bottiglie di plastica dai ristoranti self (proponendo ai clienti l’erogazione libera da distributori automatici di acqua e bevande), l’installazione di pannelli solari e fotovoltaici per la produzione di acqua calda e di energia, la sostituzione delle lampadine ad incandescenza con quelle a risparmio energetico. l’uso di detergenti con bassissimo impatto ambientale (biodegradabilità superiore al 90%). La cooperativa ha attivato sistemi di monitoraggio dei consumi, per comprendere su quali apparecchiature intervenire con sostituzioni e ristrutturazioni. Molta l’attenzione anche sui rifiuti (recupero olii usati, controllo scarichi, prodotti usa e getta in materiale biodegradabile…) che ha portato nel tempo ad una sensibile riduzione della quantità di residui solidi conferiti. Lo stesso vale per la carta, con la scelta del marchio FSC (legno proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile), sia per l’amministrazione sia per gli scontrini. La cooperativa ha, da anni, la certificazione UNI EN ISO 14001 “Sistema di gestione ambientale” presso il ristorante self Gaia. Da segnalare anche la certificazione ‘Ecoristorazion, ottenuta per il ristorante ‘Il Gusto della cooperazione’ che certifica lo svolgimento di buone prassi dal punto di vista ambientale. Nell’ambito di questo corposo piano di interventi, la cooperativa ha deciso di aderire a “M’illumino di meno”, l’iniziativa di RaiRadio2 promossa sull’intero territorio nazionale per sensibilizzare persone ed enti al risparmio energetico.Venerdì 24 febbraio, nei tredici ristoranti-self di Risto 3, le luci delle sale sono state dunque abbassate o spente ed i clienti hanno potuto gustare la pausa pranzo in un ambiente illuminato da candele sui tavoli. Un effetto speciale che ha reso ancora più accogliente l’atmosfera e ha consentito al personale di spiegare ai clienti le motivazione di questa scelta stimolando anche l’adesione individuale. La sera, poi, sono state spente le insegne luminose esterne, sempre con la finalità di dare un segnale nella direzione del risparmio energetico.Risto 3 è la più grande cooperativa di ristorazione collettiva in Trentino. Le collaboratrici e i collaboratori sono oltre mille.

2’30’’

LE SCELTE VERDI DI RISTO 3 È sempre più importante l’impegno della cooperativa per la riduzione dei consumi energetici e dei rifiuti. A fine febbraio ha anche aderito alla campagna nazionale ‘Mi illumino di meno’ proponendo ai clienti un pranzo a lume di candela (e luci spente).

Risto 3 ha aderito alla campagna nazionale ‘Mi illumino di meno’, illuminando i suoi ristoranti con delle candeline nella giornata del 24 febbraio.

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Cinquant’anni di innovazioni

1966-2016

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L’autonomia e la cooperazione costituiscono l’essenza dell’identità di questa terra e la stessa vicenda umana di don Lorenzo Guetti non può prescindere da questo stretto connubio. Ne ha parlato in questi termini don Marcello Farina nell’ambito del seminario “L’autonomia, tra responsabilità e dignità umana” promosso a Larido su iniziativa della Fondazione don Guetti, in collaborazione con la Scuola di Comunità.L’iniziativa si è collocata nell’ambito di un ciclo di incontri della Fondazione dedicati al tema dell’autonomia, dei suoi punti critici attuali e delle prospettive possibili ed è apparso subito chiaro come il riferimento a Guetti è servito a delineare una prospettiva a dir poco originale.Uno dei motivi di questa originalità è che l’autonomia non può prescindere dalla sua base popolare, dai poveri e dai meno garantiti, così come non può prescindere dalla partecipazione e dall’assunzione di responsabilità vissuta in prima persona.Don Lorenzo Guetti è stato tutto questo e a poco servirebbe sorvolare, magari distrattamente, sulla sua esperienza politica. Deputato alla Dieta di Innsbruck e poi al parlamento di Vienna, don Lorenzo è stato, oltre che il fondatore della Cooperazione Trentina, anche un politico fieramente autonomista.Prete del popolo per il quale professava l’emancipazione a tutti i livelli, anche clericali, Guetti ha sviluppato il suo percorso politico preoccupandosi di dare al Trentino una propria capacità di autogoverno dopo i lunghi secoli del Principato Vescovile e dopo le legittime richieste di autonomia che iniziavano a concretizzarsi a partire dal 1848.Influenzato dall’esempio dell’Abate Giovanni a Prato, Guetti si è proiettato in una dimensione militante trasformando il proprio impegno politico in un’azione di puntigliosa informazione corrosiva quanto dialettica, in un puntuale e dettagliato lavoro istituzionale e nell’azione formativa rivolta alla responsabilizzazione del popolo di fronte ai compiti dell’autonomia.In questa “esposizione” verso l’esterno e l’opinione pubblica trentina, don Lorenzo incontrò anche la prima e dolorosa frattura all’interno del clero. Il fronte si divise allora fra “preti nazionali”, favorevoli all’autonomia, e “preti conservatori” fedeli a Vienna. Una spaccatura che oggi potremmo definire di classe, con il fronte viennese legato alle aristocrazie e quello di matrice indipendentista espressione del ceti e dei valori popolari che troveranno accoglienza e capacità di elaborazione nelle colonne del “Popolo trentino” emanazione giornalistica dei preti nazionali.Considerare don Lorenzo Guetti nella sua espressione biografica generale,

Autonomia, cooperazione, mutualismo Questi i temi sviluppati da don Marcello Farina nella serata organizzata dalla Fondazione don Guetti con la Scuola di Comunità.

come bene ha fatto Marcello Farina nel suo “E per un uomo la terra”, significa riconsegnare a questo prete popolare la statura nazionale che merita. Fuori dalle forme retoriche del passato e dentro una prospettiva più coerente per il futuro.Autonomia, cooperazione, mutualismo. Ma vorremmo dire anche responsabilità, partecipazione e inquietudine culturale sono gli ingredienti per affrontare le delicate fasi attuali dell’autonomia trentina per farne un’occasione di cambiamento e rigenerazione a tutti i livelli.

3’

Don Marcello Farina.

di Walter Nicoletti

Cinquant’anni di innovazioni

1966-2016

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CULTURA COOPERATIVA | c’è del nuovo

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Il territorio chiama e Melinda risponde. Il Consorzio delle 16 cooperative frutticole delle Valli di Non e Sole ha infatti approvato un Piano di sviluppo del segmento del biologico che in pochi anni farà passare la superficie dedicata dagli attuali 80 ai 300 ettari, puntando in particolare alle cosiddette aree sensibili come edifici pubblici, parchi o abitazioni.Il Piano, illustrato ai soci dal direttore generale Paolo Gerevini, renderà ancora più solido il percorso intrapreso da tempo in direzione di una sempre maggiore sostenibilità delle coltivazioni, giovando alla reputazione del marchio Melinda e rappresentando una possibilità per i soci di differenziare le coltivazioni. Non ultimo, la scelta di conversione al biologico rappresenta un’opportunità commerciale perché il Consorzio riuscirà così a garantire forniture costanti ai clienti.Oggi la produzione di Melinda Bio è di circa 2.500 tonnellate, e si prevede di arrivare a 14.000, una quantità che consentirà a Melinda di essere presente in maniera costante sul mercato e di lavorare il prodotto in massima sicurezza, attraverso una sala di confezionamento dedicata.Il progetto prevede la produzione di varietà adatte alla coltura biologica e richieste dal consumatore “bio” e che possibilmente abbiano caratteristiche di resistenza e quindi adatte ad una “facile” gestione agronomica. È previsto un sostegno alla diffusione di Distretti o Isole BIO o comunque superfici sufficientemente grandi che garantiscano sicurezza alle produzioni biologiche.Sarà organizzato un adeguato servizio di assistenza tecnica alle nuove superfici, con aumento delle unità lavoro dedicate, un eventuale team tecnico Bio e soprattutto promuovendo formazione specifica ai soci. Saranno inoltre coinvolti capillarmente tutti i possibili interessati al progetto, compresi gli amministratori locali. La fattibilità del piano sarà garantita da un’adeguata copertura economica a sostegno dei soci intenzionati ad aderirvi.

Durante l’incontro con i produttori si è parlato anche dell’opportunità offerta in ambito bio dalle varietà resistenti, come Galant e Isaaq – per le quali Melinda si è garantita le piante per il futuro – che necessitano di meno trattamenti essendo naturalmente resistenti a determinate patologie come la ticchiolatura. Positivo e ottimista il commento del presidente Michele Odorizzi: “Melinda, da sempre impegnata in una coltivazione attenta al rispetto ambientale ed ai rapporti fra popolazione e sistema agricolo crede fortemente in uno sviluppo che sia sempre più sostenibile. Il Piano Bio e l’inserimento delle varietà resistenti nell’assetto varietale della valle sono esempi concreti di tale orientamento”.Alla serata di presentazione sono intervenuti anche Alessandro Dalpiaz, direttore di Apot, che ha illustrato i risultati raggiunti nel corso degli ultimi anni in termini di sostenibilità dalla frutticoltura trentina, e l’assessore Michele Dallapiccola che si è focalizzato sulle misure approvate dalla giunta provinciale in merito all’utilizzo sostenibile dei fitofarmaci.

2’40’’

In 5 anni il Piano prevede la conversione di 300 ettari al biologico (+370%) per una produzione di mele stimata in 14 mila tonnellate.

LA SCELTA BIO DI MELINDA

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CULTURA COOPERATIVA | c’è del nuovo

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La Cavit, in cordata con Terre D’Oltrepò, ha acquisito la Cantina La Versa con sede in provincia di Pavia. L’operazione si è conclusa con un’offerta di 4 milioni 200 mila euro.Ad aggiudicarsi l’asta a fine febbraio, indetta dal curatore fallimentare con l’assistenza di Iccrea quale advisor finanziario, è stata la società Valle della Versa, newco partecipata da Cavit e da Terre D’Oltrepò, associazione di imprese creata con lo scopo di rilanciare un nome prestigioso del patrimonio vitivinicolo italiano. Cavit e Terre D’Oltrepò sono legate da tempo da consolidati rapporti di collaborazione commerciale. Nata nel 2008 dalla fusione tra la Cantina sociale intercomunale di Broni e la Cantina di Casteggio, la cantina cooperativa Terre d’Oltrepò è la più importante realtà vitivinicola dell’Italia Nord Occidentale. Associa 900 aziende viticole che su 4.500 ettari di vigneto specializzato producono annualmente oltre 400 mila quintali di uve, tra cui primeggiano per quantità e qualità il Pinot Nero, il Pinot Grigio ed il Riesling.La Versa SpA ha una storia e una tradizione importanti. L’azienda nasce nel 1905 come cooperativa con il nome di Cantina sociale di Santa Maria La Versa, i soci fondatori sono 22. Nel 1923, all‘Esposizione Universale di Parigi viene insignita del premio “Grand Prix”. Nel 1935 vengono commercializzate le prime bottiglie di “Gran Spumante La Versa”, primo spumante metodo classico millesimato d'Italia. Negli anni ‘40 - ‘50 inizia a diversificare la propria produzione immettendo sul mercato i primi spumanti ottenuti con il metodo charmat e nel 1950 viene trasformata in società per azioni. Nel 1975, La Versa è tra le aziende fondatrici dell'Istituto Italiano Spumante Classico. Negli anni 2000 la società conta oltre 700 soci conferitori incrementando il volume

d’affari e la qualità dei prodotti. A partire dal 2007, la Cantina entra in un periodo di crisi, che culmina nel luglio 2016 con il fallimento decretato dal Tribunale di Pavia. L'organico al momento del fallimento era composto da 37 dipendenti, tutti collocati in mobilità. L’ultimo bilancio annuale, nel 2015, ha chiuso con un

fatturato netto di circa 6,5 milioni di euro, con una produzione di oltre 2 milioni di

bottiglie tra vini, spumanti e grappe.Dalla sede di Ravina il presidente di Cavit Bruno Lutterotti commenta l’operazione: “Siamo lieti di poter contribuire con la nostra esperienza tecnica e manageriale a questo

rilancio, esempio di come fare sistema nel mondo cooperativo e di creare valore

per i soci viticoltori”.Soddisfazione per l’obiettivo messo a segno è

espressa anche nella sede di Terre D’Oltrepò. Come sottolinea il presidente Andrea Giorgi, “l’acquisizione di La Versa è un’operazione strategica, di grande importanza per la valorizzazione e il rilancio dell’intero territorio dell’Oltrepò pavese. Abbiamo identificato in Cavit il partner ideale, non soltanto dal punto di vista finanziario, ma soprattutto per le consolidate competenze gestionali” (c.c.).

3’

In cordata con la cantina cooperativa Terre d’Oltrepò, il Consorzio di Ravina si è aggiudicato all’asta la storica società La Versa, un nome prestigioso del patrimonio vitivinicolo italiano, dichiarata fallita nel luglio 2016.

Cavit acquisisce cantina nel pavese

L’ingresso della Cantina La Versa e i suoi vigneti.

Nata nel 1950, Cavit raggruppa 10 cantine

sociali con 4.500 viticoltori associati, che rappresentano

il 60% della produzione trentina.

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Se la Famiglia Cooperativa è un valore di tutti, la salute è un bene prezioso da salvaguardare nella quotidianità. Del nuovo progetto, il Medicorner concretizzato in tandem da Famiglia Cooperativa Vallagarina e Farmacia di Avio, ne parliamo con il direttore responsabile della Farmacia , il farmacista Francesco Spanò.Originario di Caltanissetta è trentino di adozione “vivendo e operando in questo territorio da oltre vent’anni – ci confida –. Sono giunto in Trentino nei primi anni Novanta e mi sono trovato subito bene, sia per la gente e per i molti altri aspetti che caratterizzano la quotidianità della vita”.Dottor Spanò, perché è stato creato il Medicorner?Da parecchio tempo, tra gli addetti ai lavori e non solo tra di loro, si parla di farmacia dei servizi. La Farmacia dei servizi è stata pensata e realizzata per avvicinarsi il più possibile alla popolazione. Il farmacista non è solamente un esperto del farmaco. A questa competenza ne aggiunge un’altra riassumibile nella presa in carico del paziente. Il prendersi cura, diventando un riferimento prezioso per la persona. Un ruolo di guida, di osservatore per verificare, ad esempio, se il modus operandi nell’assunzione di quanto gli è stato prescritto è corretto. A tutela della sua salute, senza nulla togliere alle competenze del medico di base e della struttura ospedaliera ma, anzi, creando con loro un collegamento.In buona sostanza Medicorner cosa è?Non è una piccola idea come alcuni potrebbero pensare. Vuole diventare un progetto il più possibile strutturato. È un pacchetto di servizi, fedele a quanto la legge ci consente e alla nostra volontà di essere al passo con i tempi. Nel Medicorner si possono effettuare autoanalisi

All’interno della Famiglia Cooperativa Vallagarina c’è la farmacia e, all’interno della farmacia, c’è il “Medicorner”, un servizio in più attivato da pochissimo di tempo.

Ad Avio c’è il “Medicorner” in Famiglia

del sangue quali: glicemia, colesterolo totale, trigliceridi, INR, emoglobina glicata ecc. analisi delle urine, elettrocardiogramma, spirometria e altri esami. Per quanto riguarda l'elettrocardiogramma e la spirometria, ultimato l'esame e trasmessi i dati, segue la fase successiva affidata alla consulenza di specialisti che dopo avere refertato, inviano il paziente dal medico curante per l'eventuale terapia.Un altro esempio possono essere le giornate dedicate al fundus oculi (fondo oculare) o alla Moc per verificare la quantità di calcio presente nelle ossa ecc... Per assicurare questi servizi, tutte le mattine è presente un'infermiera specializzata.La risposta delle persone?Hanno compreso la qualità del servizio proposto. È un servizio a due passi da casa, anche il sabato, un vantaggio in più per chi ci sceglie. Lo garantiamo con quello spirito di cooperazione riassumibile nel concetto del bene comune. Perché stare bene fa stare bene le persone e la collettività. Il nostro impegno di farmacisti è andare incontro alle esigenze delle persone. Noi siamo al servizio del popolo. Basti pensare che, dopo il buongiorno, ci rivolgiamo a chi abbiamo di fronte dicendogli "prego"a che significa servire(d.n.).

2’40’’

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Nasce il Villaggio dei frutti di bosco

Su un’area di circa 12,5 ettari, in località Cirè di Pergine, sorgerà il nuovo Villaggio dei frutti di bosco della cooperativa Sant’Orsola. Un progetto importante avviato con l’obiettivo di guardare al futuro e garantire alla base sociale una struttura in grado di far crescere la produzione sia dal punto di vista della quantità che della qualità e, di conseguenza, rendere ancora più forte il marchio della cooperativa. “Oggi Sant’Orsola è leader nazionale su un mercato giovane, in piena evoluzione e caratterizzato da una grande dinamicità – spiega Sara Bellini, responsabile marketing –. Nel contesto attuale la domanda di piccoli frutti è in costante crescita e, se vogliamo rispondere positivamente alle sfide del mercato, dobbiamo essere in grado di offrire il nostro prodotto tutto l’anno”. E per raggiungere questo traguardo, se da un lato sono stati coinvolti soci di altre regioni d’Italia dove il clima consente di avere fragole e piccoli frutti nei mesi in cui in Trentino la produzione è ferma, dall’altro si è accelerato il processo di rinnovamento varietale per consentire un aumento della redditività dei prodotti e, di conseguenza, una maggiore remunerazione ai soci. Attualmente i soci della cooperativa sono circa 900, il 90% dei quali sono trentini. In futuro la base sociale è destinata ad aumentare. “L’obiettivo – afferma Bellini – è produrre frutti di bosco 12 mesi l’anno e offrire ai nostri clienti un prodotto italiano di alta qualità”.Lo strumento principale per ottenere questo risultato è appunto la realizzazione del Villaggio dei frutti di bosco, una struttura che ospiterà l’intero processo del prodotto fresco, dal conferimento al confezionamento fino alla spedizione dei piccoli frutti. Il progetto comprende anche la realizzazione di un’area agricola importante, di circa 6,5 ettari, destinata alla sperimentazione e al trasferimento delle nuove tecniche ai soci. “Si tratta di un investimento

La cooperativa Sant’Orsola ha dato il via a un progetto ambizioso, che mira a coniugare sostenibilità economica, sociale ed ambientale, con l’obiettivo di rafforzare ulteriormente il proprio marchio a livello nazionale a vantaggio della base sociale e del territorio.

– commenta Severino Perenzoni, dirigente tecnico responsabile del progetto – che coniuga sostenibilità economica, sociale e ambientale. Il progetto è stato infatti pensato per inserirsi in modo armonico dal punto di vista paesaggistico nel contesto agricolo in cui verrà realizzato; lo stabilimento sarà a ridotto impatto ambientale e con l’obiettivo di garantire la migliore tecnologia oggi disponibile per la conservazione e la lavorazione dei piccoli frutti”.L’investimento, preventivato intorno ai 28 milioni di euro, si inserisce nel piano aziendale elaborato dalla cooperativa che prevede il raddoppio della produzione entro il 2020. “A copertura di questo investimento, ci sono già alcuni istituti di credito – aggiunge Marco Bertuzzi, direttore amministrativo – che hanno deliberato il finanziamento del progetto, a dimostrazione della validità del nostro business plan”. A giugno verrà presentata la gara di appalto per l’assegnazione dei lavori che dovrebbero essere ultimati entro la fine del 2018 (s.p.).

2’50’'

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COOP CASA A ROVERETO COSTRUISCEPER I SOCI (MA NON SOLO)

con l’area che si sviluppa da questo lato della città.“La scelta di costruire una nuova struttura, anziché ristrutturare quella esistente – spiega il direttore di CoopCasa Nicola Mendini – deriva proprio dalla volontà di trovare soluzioni costruttive innovative volte a riqualificare quest’area cittadina e, al tempo stesso, offrire ai soci della cooperativa soluzioni abitative di grande pregio, altamente personalizzabili”.L’iniziativa, che ha richiesto tre anni di lavoro e un investimento di circa 6 milioni di euro, offre finiture di pregio, che consentiranno non solo di garantire il massimo comfort abitativo ai soci che stanno entrando nei loro nuovi appartamenti, ma anche di limitare il più possibile le spese di gestione futura.Quello di coniugare i vantaggi per i soci con un beneficio collettivo è un elemento che accomuna i diversi progetti realizzati da CoopCasa. Fra le tante, ne è un esempio l’iniziativa, anch’essa in fase conclusiva, realizzata insieme alla cooperativa Aldeno Casa. Un intervento che ha portato alla costruzione di 66 alloggi per i soci, riqualificando l’intera area in cui una volta sorgevano i magazzini della Società Ortofrutticola Aldeno. Ma sono non solo. “L’intenzione è quella di riuscire a presidiare la totalità del territorio trentino con nuove iniziative residenziali, a partire da Trento e Rovereto ma anche Valsugana, la zona del Garda e Ledro e le valli del Noce – continua Mendini – abbiamo diverse idee e progetti che vorremmo concretizzare, sia sul modello residenziale già consolidato sia di altra natura, come lottizzazioni, abitazioni familiari e bifamiliari” (s.p.).

3’

Il progetto appena ultimato ha consentito a CoopCasa di rispondere alle esigenze abitative dei soci della cooperativa Rovereto Città e riqualificare un’importante area cittadina. Un duplice obiettivo presente anche in altre iniziative residenziali seguite dal consorzio sul territorio trentino.

Da un lato ci sono i 23 soci della cooperativa Rovereto Città che sono entrati in possesso delle loro nuove abitazioni. Appartamenti, a pochi passi dal centro storico, nell’area del Follone, che vantano finiture di pregio e la migliore certificazione ambientale, Casaclima classe A e A+ provinciale. Dall’altra gli abitanti della città della Quercia che vedono riqualificata l’area grazie ad un progetto che ha saputo coniugare i diversi stili architettonici, mettendo a disposizione del quartiere tanti nuovi parcheggi e spazi commerciali. Sono i beneficiari dell’intervento di riqualificazione urbana appena concluso da CoopCasa a Rovereto.Il progetto, realizzato su un’area acquisita dal Comune, ha visto la demolizione della vecchia struttura esistente per lasciare spazio ad un edificio costituito da un piano terra, dove troveranno spazio due locali destinati a terziario, quattro piani residenziali e due piani di parcheggi interrati. La nuova costruzione si divide in due blocchi abitativi uniti da un vano scale, scelta architettonica che consente tra l’altro la massima ottimizzazione di luce e spazi, e tiene conto degli stili urbanistici già esistenti. La parte a est, verso via Flaim, è stata infatti progettata in uno stile più classico, mentre la struttura verso ovest presenta elementi stilistici più moderni per dialogare meglio Il nuovo progetto realizzato a Rovereto

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FEDERAZIONE VERSO LA CERTIFICAZIONE EMAS

dello sviluppo sostenibile e della certificazione ambientale, convinta che la sensibilità ecologica possa diventare un fattore di competitività in un mercato che oggi è sempre più attento a questi temi. Il processo di registrazione Emas prevede sei fasi. Dopo l’analisi iniziale del contesto, vengono individuati nel dettaglio gli obiettivi che si intendono raggiungere nel tempo. Viene quindi definito il sistema di gestione ambientale, che precisa ruoli, mezzi, procedure, monitoraggi e comunicazione. Nella fase 4 il sistema è oggetto di valutazione interna ed esterna. Segue la stesura della dichiarazione ambientale, un documento rivolto al pubblico con le informazioni su tutti gli aspetti ambientali rilevanti dell’organizzazione. Il processo si conclude con la validazione da parte di verificatori accreditati e l’autorizzazione all’utilizzo del logo Emas.La Federazione sarà supportata in tutte le fasi verso la certificazione Emas e la redazione del Bilancio di sostenibilità dalla società Agenda 21 consulting con sede operativa a Torcegno in Valsugana, che vanta un’esperienza pluriennale nella consulenza di enti pubblici e privati in provincia di Trento sulle tematiche della certificazione e dello sviluppo sostenibile. Il percorso si concluderà indicativamente nel corso nella

Il percorso per ottenere l’importante riconoscimento, il più alto a livello ambientale, consentirà anche di sviluppare nuovi servizi per le associate nel campo della sostenibilità e del green marketing.

primavera. Con l’obiettivo di garantire l'informazione e il coinvolgimento di tutto il personale dipendente e degli organi sociali della Federazione, verrà inviata periodicamente a tutti una newsletter con gli aggiornamenti sulle diverse fasi del progetto. A livello operativo il progetto è seguito dall'Ufficio acquisti e manutenzione; il referente è Raul Daoli.

3’

La Federazione ha recentemente avviato il percorso per ottenere la certificazione europea Emas (Eco-Management and Audit Scheme), che rappresenta oggi il più alto riconoscimento a livello ambientale per le organizzazioni che desiderano impegnarsi nel valutare e migliorare la propria efficienza ambientale.Nato per i siti industriali, Emas è oggi uno strumento volontario rivolto a tutti gli enti pubblici e privati in qualsiasi settore, che ha cambiato l’atteggiamento nei confronti dell’ambiente, introducendo un approccio di responsabilità condivisa, di autocontrollo e autoregolamentazione.Con Emas quello che viene certificato non è un prodotto, ma un processo, ovvero il modus operandi dell’organizzazione in campo ambientale. Viene cioè certificato quello che in gergo è definito il sistema di gestione ambientale, cioè il modo in cui l’azienda gestisce i propri aspetti e impatti ambientali.La Federazione ha inoltre deciso di dotarsi di un bilancio di sostenibilità che, in un’ottica di trasparenza, permetterà di informare le proprie associate sugli impegni presi, i risultati ottenuti e le prospettive future in campo sociale, ambientale ed economico.Con questa iniziativa la Federazione assume il ruolo di apripista per le associate sui temi

Il logo della certificazione Emas

Con Emas quello che viene certificato non è un prodotto, ma un processo, ovvero il modus operandi

dell’organizzazione in campo ambientale.

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Laboratori di buone praticheSono 25 le cooperative coinvolte da Consolida e Euricse in laboratori tematici per individuare le direttrici dello sviluppo futuro della cooperazione sociale.

Filiera dell'economia inclusiva; servizi educativi per il tempo libero; prevenzione per la salute e il benessere dei giovani: sono i temi dei laboratori di buone pratiche promossi dal Consolida con la supervisione di Euricse cui hanno partecipato 25 cooperative. "Indipendentemente dal tema – ha sottolineato la presidente Serenella Cipriani in un incontro per la presentazione dei risultati del primo ciclo avviato a ottobre –, i laboratori rappresentano la nuova modalità individuata all'interno del riassetto organizzativo del consorzio basato sulla creazione di tre aree (Lavoro, Educazione, Salute e Benessere) finalizzate alla raccolta di istanze e all'elaborazione di progettualità, anche replicabili, da sviluppare poi con il supporto del consorzio attraverso le funzioni di ricerca e sviluppo, progettazione e policy design".Entrando nel merito, la vicepresidente Bruna Penasa ha illustrato gli esiti del laboratorio dell'Area Lavoro dedicato alla filiera dell'economia inclusiva e, in particolare, ai centri di trasformazione. "La mappatura ha mostrato che ce ne sono già 42 in funzione gestiti da 25 cooperative che coinvolgono più di 1000 persone (250 lavoratori, 600 utenti e 200 volontari). Abbiamo identificato le caratteristiche comuni a prescindere dagli oggetti specifici del processo di trasformazione (materiali di scarto, energia, prodotti agricoli, ecc.) al fine di costruire un progetto unitario e individuare eventuali spazi di miglioramento”. Dall'analisi sono emersi 4 elementi peculiari: la coproduzione (partecipazione di più attori con conferimenti anche in termini di dono di tempo e materiali); il marketplace (la presenza di spazi commerciali destinati alla vendita); la produzione culturale che evidenza l'importanza della creazione di senso in relazione a oggetti e luoghi; infine l'informalità generativa che permette la costruzione di legami fiduciari. Nei prossimi mesi saranno avviate azioni di supporto, ad esempio quelle per il rafforzamento della rete commerciale anche attraverso il canale on line.La necessità di guardare al mercato è emersa anche nel laboratorio dedicato ai servizi per il tempo libero dell'Area Educazione. "A fronte di una domanda sempre più esigente, l'offerta rischia di essere affollata e improvvisata”, ha affermato la responsabile Francesca Gennai. Le cooperative hanno bisogno quindi di riorganizzarsi e di valorizzare gli elementi di qualità. Per farlo il laboratorio ha analizzato dati relativi a offerta e domanda; identificato gli elementi distintivi della qualità agita nelle attività offerte dalle cooperative sociali e mappato gli interlocutori esistenti e potenziali. I prossimi passi saranno il coordinamento unitario delle proposte e il potenziamento anche attraverso una comunicazione

distintiva.La prevenzione al centro dell'attenzione del laboratorio dell'Area Salute e Benessere è stato declinato rispetto ai ragazzi tra i 14 e i 16 anni. "I dati – ha affermato il responsabile Mario Fiori – parlano di un'estensione del disagio rispetto al quale si interviene spesso in termini di emergenza. L'obiettivo dei prossimi mesi sarà lo sviluppo di uno strumento che consenta di informare i giovani sulle molte opportunità di socializzazione e benessere che già esistono su territorio".

3’

Alcuni momenti della presentazione dei risultati dei laboratori.

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LE COOP SOCIALI ORGANIZZANO L’ESTATE DEI BAMBINIDalle cooperative un programma diversificato e di qualità, che punta sia agli aspetti ricreativi sia a quelli educativi.

Aumenta la domanda di servizi per il tempo libero nel periodo estivo con interlocutori, sia famiglie che enti pubblici, sempre più esigenti. Non è sempre facile per loro scegliere tra le molte proposte che affollano il mercato. Le cooperative sociali sono forti di un’esperienza di molti anni e con una presenza capillare su tutto il territorio provinciale. Inoltre curano con attenzione sia gli aspetti educativi sia organizzativi e lo fanno coinvolgendo altre realtà, associazioni territoriali e esperti in diversi ambiti, dall’arte alla natura fino allo sport. Le proposte si svolgono prevalentemente in contesti diversi da quelli della quotidianità e permettono l’acquisizione di nuove abilità e conoscenze attraverso il gioco e la libera espressione. Tra le cooperative sociali di Consolida, Eliodoro organizza attività di supporto per bambini e ragazzi con disabilità che possono frequentare assieme ai coetanei i centri estivi dell’Alto Garda. Ha inoltre in programma anche settimane tematiche in particolare a luglio e laboratori educativi rivolti a bambini con disturbi specifici dell’apprendimento. Natura e arte sono al centro delle proposte di La Coccinella che offre ai bambini l’opportunità di immergersi nel verde della Val di Non e Sole, della Valsugana e della Valle dell’Adige. Utilizzando, ad esempio, attrezzi e materiali naturali i bambini possono costruire rifugi e piccoli orti, partecipare a laboratori creativi e di cucina. Anche la tradizione del territorio si trasforma in un’occasione per apprendere, come nelle malghe dove si impara ad esempio a fare il formaggio. Sempre per i più piccoli La Coccinella organizza visite all’Ecomuseo dell’Argentario, nei Boschi di Alberè dove vivere originali avventure sulle tracce degli animali e nel bosco vicino a Castel Pergine per diventare esploratori e conoscere piante e arbusti. Per chi abita in città, tra luglio e agosto, partecipando al MuseCamp, organizzato con il Muse, si viaggia alla scoperta di animali, insetti e pianeti lontani. Anche per i più grandi La Coccinella propone attività all’aria aperta, con la possibilità di dormire in malga, fare rafting e esplorare in mountain bike i sentieri montani. “Imparare facendo” e “imparare giocando” è l’approccio educativo della cooperativa sociale Oltre che organizza, ad esempio, una colonia estiva in Val di Fiemme dove pedagogia ecologica e educazione ambientale si affiancano per far vivere la natura ai bambini della scuola materna e primaria. Lo sport e il movimento all’insegna dell’avventura sono al centro delle attività estive programmate dalla cooperativa sociale Amica, principalmente in Valsugana. Avventura che ha una grande valenza formativa, che pone di fronte all’imprevisto e quindi aiuta a diventare maggiormente consapevoli di se stessi, delle proprie capacità in termini sia di potenzialità che di limiti. Anche la cooperativa sociale L’Ancora organizza attività ludico-ricreative dove una parte della giornata è dedicata allo sport grazie alle collaborazioni con le associazioni del territorio, oltre a Comuni e Pro Loco locali. I bambini dalla prima elementare fino ai ragazzi delle scuole superiori possono scegliere tra diverse discipline sportive, laboratori e giochi, gite in montagna e in malga (l.r.).

3’’

Per informazioni visitate i siti internet delle cooperative sociali che offrono servizi estivi per bambini.

Amica www.amicacoop.net

Arianna www.arianna.coop

Città futura www.citta-futura.it

Ephedra www.ephedra.tn.it

Kaleidoscopio www.kaleidoscopio.eu

La Coccinella www.lacoccinella.coop

Oltre www.oltre.coop

Progetto 92 www.progetto92.it

Ancora www.centroancora.it

Gsh www.gsh.it

Eliodoro www.eliodoro.it

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CULTURA COOPERATIVA | c’è del nuovo

Il progetto “Fare accoglienza, farsi accoglienti” della cooperativa sociale Progetto 92, che interessa la Valle di Sole, intende creare una rete di solidarietà per le persone bisognose di aiuto puntando sulla risorsa del volontariato.

PICCOLE AZIONI DI BUON VICINATO

Ha suscitato molto interesse e partecipazione in Valle di Sole l’avvio del progetto “Fare accoglienza, farsi accoglienti” della cooperativa sociale Progetto 92 in partnership con la locale Comunità di Valle e l’Associazione provinciale per i minori. Il progetto ha come obiettivo quello di rafforzare senso di comunità, coesione sociale, spirito di solidarietà grazie all’attivazione di cittadini che, per volontariato, si facciano carico dei bisogni particolari espressi dalle persone residenti che non trovano risposta nei servizi già attivi sul territorio. L’iniziativa ha per teatro una valle molto periferica, ma ricca di un tessuto associativo e di volontariato che riesce ancora a contrastare quella tendenza alla perdita di coesione che si è registrata negli ultimi decenni nella società. Spiega Michelangelo Marchesi, riferimento per “Fare accoglienza, farsi accoglienti”: “Il progetto vuol sostenere concretamente una comunità che si prende cura di se stessa. Prova a dare risposte ai bisogni e alle richieste di aiuto delle persone attraverso la collaborazione tra istituzioni, associazionismo e cittadini, favorendo la crescita di un volontariato delle piccole azioni”.Le attività di supporto o servizio previste dal progetto sono molteplici.

Spaziano dall’acquisto e consegna di farmaci per conto di persone che risiedono in località dove non è presente una farmacia e con difficoltà negli spostamenti, al trasporto e consegna della spesa; dall’accompagnamento a scuola, all’accoglienza per il pranzo o nell’orario post scuola di bambini le cui

famiglie hanno vincoli dettati da orari di lavoro o problemi di salute; dalla creazione di un

piccolo magazzino di mobili dismessi ed altre attrezzature da mettere a disposizione di persone e famiglie in difficoltà, allo svolgimento di piccoli lavori domestici o di cura di orto e giardino per persone con limitata autosufficienza.

Il progetto è articolato in più fasi. Il percorso è partito con la lettura del

contesto sociale di valle, che vede coinvolte molte persone per assicurare una emersione di

dettaglio di bisogni, attese, problematicità. Dopo la presentazione pubblica del progetto, avvenuta a Malè a fine febbraio, è iniziato il reclutamento di persone disponibili per le varie attività, che saranno formate. Contemporaneamente è stata avviata la raccolta delle richieste di sostegno, direttamente o attraverso i servizi sociali, le parrocchie, i medici di base, le scuole. Si prevede di raggiungere con interventi diversi una quarantina di soggetti.Un aspetto singolare del progetto è rappresentato dal coinvolgimento degli stessi fruitori degli interventi di sostegno in azioni a beneficio di altre persone e della comunità. “Si tratta di provare a valorizzare come forma di restituzione alla comunità – riferisce Marchesi – l’apporto che può derivare dalle competenze, dal tempo, dall’impegno di chi riceve” (c.c.).

3’

La presentazione del progetto a Malè.

Nei centri minori è più rilevante la quota di

popolazione anziana che vive o rischia di vivere una condizione

di isolamento e solitudine, in particolare con il manifestarsi

di forme di riduzione dell’autosufficienza.

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CULTURA COOPERATIVA | scuola

I soci e le socie della Cooperativa Formativa di alternanza scuola lavoro costituita alle ITT Buonarroti - Pozzo di Trento sono già entrati nel vivo del loro progetto che li porterà a realizzare un software gestionale commissionato da Ibt.

Dall’aula all’azienda con Ibt

Hanno imparato cos’è una cooperativa, approfondito storia e valori, incontrato gli esperti di Impact Hub Trentino per imparare i primi passi necessari alla costituzione di un’impresa e, dopo aver costituito la loro Cooperativa Formativa Scolastica, si sono messi al lavoro. I ventiquattro alunni della 3^ INC dell’ITT Buonarroti - Pozzo di Trento, soci e socie della CIFS – Cooperativa Informatici senza Frontiere, hanno infatti già ricevuto un incarico importante: la realizzazione di un software per Ibt.Tutto è nato con la visita della scolaresca agli uffici di Informatica Bancaria Trentina, la software house del credito cooperativo, dove i soci e le socie della CIFS hanno potuto vedere come funziona il lavoro del programmatore informatico, per cui si stanno preparando, e scoprire cosa c’è dietro la creazione di un nuovo programma. Al termine della visita si sono visti assegnare una commessa che permetterà non solo di testare le competenze in ambito tecnologico acquisite a scuola, ma anche di acquisire competenze imprenditoriali cooperative, organizzarsi e impegnarsi per portare a termine la commessa. “Abbiamo chiesto loro di costruire un programma – spiega Pierpaolo Zini, responsabile dell’area Information Technology di Ibt – per semplificare la gestione dell’ultima fase del nostro processo produttivo, quella di rilascio del software”.In pratica, la CIFS dovrà realizzare un sistema informatico che consenta a Ibt di ottimizzare la parte finale del processo produttivo, dall'applicazione della modifica fino alla consegna del prodotto al cliente finale, semplificando inoltre la comunicazione tra i diversi attori coinvolti. Il tutto gestibile attraverso un’applicazione web.La richiesta ha tenuto conto delle attuali conoscenze informatiche del gruppo di lavoro e del loro futuro percorso di studi. “Il compito assegnato richiede la consegna di un’applicazione, chiamata Authorization manager, che consenta di svolgere determinate operazioni – continua Zini – ma non impone metodologie di lavoro, lasciando ai soci la più ampia libertà di esecuzione. Anche i tempi di consegna

non sono restrittivi. Naturalmente siamo a disposizione di questi giovani programmatori qualora avessero bisogno di una consulenza o di indicazioni più precise”.In questa prima fase del progetto le ragazze e i ragazzi della CIFS, coordinate dalle docenti Francesca Riccobon e Laura Andreatta, stanno lavorando allo studio di fattibilità, che, una volta terminato, verrà presentato ai referenti di Ibt per concordare insieme i passi successivi. “Non vediamo l’ora di poter utilizzare questo nuovo sistema – conclude Zini – che ci consentirà di riassumere in un’unica applicazione diversi processi interni che ora gestiamo in maniera separata l’uno dall’altro”.

3’

La CFS della 3^ INC dell’ITT Buonarroti - Pozzo di Trento si è costituita con il supporto dell’ufficio di educa-zione cooperativa della Federazione.

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L’economia mondiale cresceLa crescita della economia mondiale nel 2017 viene attualmente stimata dal FMI in circa il 3,4% (rispetto a +2,8% del 2016). Tuttavia, come ha messo in evidenza di recente la direttrice del Fondo Christine Lagarde, diversi fattori, nel 2017, potrebbero spingere l’economia globale verso una crescita più forte e sostenuta. La Germania assumerà la guida del G20 aumentando la pressione per la adozioni delle riforme strutturali. La Cina continuerà a portare avanti i suoi sforzi per riorientare verso la domanda interna un modello economico oggi incentrato sulle esportazioni. La nuova amministrazione statunitense metterà l’accento sulla riforma della tassazione delle imprese e gli investimenti in infrastrutture.Tuttavia le prospettive globali risentono dell’incertezza circa gli effetti delle politiche americane. Le prospettive degli Stati Uniti dipenderanno dalle politiche economiche della nuova amministrazione, non ancora definite nei dettagli: un impatto espansivo, al momento di difficile quantificazione, può derivare dagli interventi annunciati in materia di politica di bilancio, ma effetti sfavorevoli potrebbero derivare dall’adozione e dalla diffusione di misure di restrizione commerciale.La crescita globale potrebbe essere frenata dall’insorgere di turbolenze nelle economie emergenti associate alla normalizzazione della politica monetaria statunitense.Le politiche commerciali protezionistiche americane potrebbero aumentare l'inflazione, che porterebbe ad un innalzamento dei tassi di interesse della FED più velocemente di quanto attualmente previsto. I titoli finanziari nel medio termine subirebbero l’effetto combinato di aumento dell’inflazione e di una curva di rendimento più ripida.

Europa ‘tiepida’In Europa il programma economico di Trump è stato accolto positivamente dai mercati per le parti che riguardano fisco, deregulation e infrastrutture. Forti sono le preoccupazioni sul fronte del protezionismo

2017: L’ANNO DELLA POLITICA CHE PUÒ CAMBIARE IL MONDO

per il timore dell’innalzamento di barriere doganali anche molto elevate. Il consensus prevede una crescita del PIL in Europa dell’1.3% per il 2017 e dell’1.5% per il 2018. L’inflazione ha ripreso a salire e si presta ad accelerare appena sopra l’1% nel 2017, lontano dall’obbiettivo del 2% fissato dalla BCE che manterrà un atteggiamento accomodante almeno per un altro anno. Peraltro la BCE è costretta ad operare in un quadro politico sempre più complesso dominato da crescenti populismi contrari all’idea dell’Unione Europea e dell’Euro come moneta comune. In Inghilterra il Primo Ministro May ha indicato la fine del primo trimestre 2017 come data per iniziare i negoziati di Brexit. Tuttavia a livello domestico non è ancora chiaro se effettivamente questo si possa fare così rapidamente o se verranno richiesti uno o due passaggi al Parlamento inglese. Il dibattito è comunque ormai aperto e tutto si giocherà sulla natura più forte o più flessibile della uscita dalla UE. L’economia britannica nel frattempo incomincia a dare segni di rallentamento, non così marcati come il mercato si aspettava prima del referendum. La crescita stimata per il 2016 è dell’1.7% e dell’1.2% per il 2017.

Dall’Asia una timida ripresaLe aspettative di medio periodo per il Giappone non sembrano

Per l’economia mondiale il 2017 sarà ancora un anno molto complesso, un anno ambivalente, con scenari contrastanti tra di loro. La previsione è di Claudio Picozza, già dirigente della Banca d'Italia, docente dell’Università La Sapienza di Roma, intervenuto ad un incontro in Federazione.Il 2017 sarà l’anno della politica che può cambiare il mondo, anche se le banche centrali resteranno le grandi difensore delle monete e saranno decisive per sostenere le politiche fiscali espansive. Negli USA si è appena insediato Trump che deve decidere se fare la “guerra” al Messico, all’Asia o alla Cina. Consultazioni politiche decisive sono in programma in Austria, Olanda, Germania e Francia. In Italia le elezioni anticipate rappresentano ancora una eventualità, ma i prossimi mesi diventeranno decisivi.

di Norma Benoni *

Claudio Picozza, già dirigente della Banca d'Italia, docente dell’Università La Sapienza di Roma.

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2017: L’ANNO DELLA POLITICA CHE PUÒ CAMBIARE IL MONDO

CULTURA COOPERATIVA | scenari

essere cambiate e continuano a segnalare un trend di crescita sotto l’1% per i prossimi anni e una modesta inflazione, in ripresa solo a seguito di una forte politica fiscale e monetaria.L’economia cinese incomincia a dare segni di ripresa, dopo aver subito una decelerazione iniziata la primavera scorsa. Le esportazioni rimangono deboli, ma le importazioni sembrano in leggero miglioramento. Gli aggregati monetari e di credito sono saliti negli ultimi due mesi e i prezzi delle case sono in forte crescita. Il costo del denaro interbancario è in forte salita. Essendo la Cina ancora un paese con un conto capitale fondamentalmente chiuso, è plausibile che il governo continui a stimolare una ripresa della crescita con ulteriore credito. Le riserve della banca centrale continuano a scendere a ritmo sostenuto, indicando una persistente pressione al ribasso della valuta. Atteso un significativo deprezzamento del renminbi cinese, con importanti conseguenze sui mercati finanziari globali.La vittoria di Trump ha dato inizio a una forte correzione dei mercati emergenti dovuta a un probabile politica monetaria futura della Fed più restrittiva, una politica di scambio più protezionistica da parte degli Stati Uniti e un apprezzamento del dollaro. L’area più vulnerabile rimane l’America Latina. In relazione alle dichiarazioni del neo Presidente americano sulla Russia, gli attivi russi e il rublo potrebbero essere i maggiori «beneficiari» se le sanzioni USA venissero rimosse. La Russia e i mercati emergenti europei candidati ad entrare nella UE sono meglio posizionati di altri da questo punto di vista in quanto i Paesi dell’Est hanno poco debito estero in dollari ed esportano principalmente con la UE. Comincia a delinearsi un rallentamento dei Paesi del Medio Oriente, causato dai livelli bassi del petrolio.

Il ruolo cruciale delle banche centraliLe politiche fiscali sono sempre più espansive in tutto il mondo e sono sostenute in varie forme dalle principali Banche Centrali senza grosse ricadute sui tassi di finanziamento dei debiti sovrani. Di fatto

le Banche Centrali sono oggi tra i principali detentori ed acquirenti di titoli governativi sui mercati. Sono loro a finanziare nei fatti le politiche fiscali.Secondo le stime di Goldman Sachs:

a) La Bundesbank a fine 2017 arriverà a detenere quasi il 40% dell’intero debito pubblico della Germania.

b) La Banca d’Italia a fine 2017 arriverà ad iscrivere nel proprio bilancio il 17% del debito italiano.

c) La media in Europa sarà di circa il 25%.d) In America la FED detiene il 30% del debito pubblico. Nel 2017

acquisterà 200 miliardi di dollari, 400 miliardi nel 2018.Sui mercati finanziari le attese di una politica di bilancio espansiva e di un’inflazione più elevata negli Stati Uniti, emerse dopo le elezioni presidenziali, si sono tradotte in uno spostamento di portafoglio dalle obbligazioni alle azioni; l’aumento dei rendimenti a lunga scadenza si è esteso anche alle altre economie avanzate, ma in misura finora attenuata dalla diversa impostazione delle politiche monetarie. Nei paesi emergenti sono ripresi i deflussi di capitale. Il rialzo dei tassi americani iniziato lo scorso dicembre continuerà probabilmente a trasferirsi, almeno in parte, anche sui tassi europei. Un aumento dell'inflazione in USA può contribuire ad un incremento anche di quella europea, tanto più qualora proseguisse l'apprezzamento del dollaro e del petrolio, ma le differenze di fase del ciclo economico persistono e dovrebbero portare ad un generale allargamento del differenziale di rendimenti (anche nominali) a favore dei tassi USA. Le attese negli USA sono per una più decisa espansione fiscale, basata sulla diminuzione della pressione tributaria e sull'espansione della spesa (pubblica e privata) per infrastrutture. Di conseguenza le attese sono per un aumento del deficit federale americano, delle stime di crescita del PIL e dell’inflazione. È probabile quindi che i rendimenti dei titoli governativi tenderanno a salire, per le scadenze a 10y, a livelli oltre il 2,65% e a 30y intorno a 3,25. In Europa il Quantitative Easing resterà almeno fino alla scadenza prefissata. Le probabilità di prolungamento del programma di acquisto di titoli appaiono oggi ancora maggiori rispetto a qualche mese fa. I tassi di interesse ufficiali resteranno sui livelli attuali ancora per un lungo periodo di tempo, anche oltre l'orizzonte della possibile conclusione del QE.

* Osservatorio ricerche e sviluppo – Federazione

7’20’’

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CULTURA COOPERATIVA | l'evento

Slipegada, quando vince il SoleTrentaseiesima edizione della tre giorni che, sulle nevi di Folgarida-Marilleva e Vermiglio, ha visto in azione amministratori e collaboratori delle Casse Rurali Trentine e degli organismi collegati.

Sulle piste innevate della Val di Sole ha vinto la Cassa Rurale Val di Sole. Fattore campo confermato nella nuova edizione di un evento atteso e partecipato.L’istituto di credito cooperativo (frutto della fusione delle Casse Rurali Alta ValdiSole e Pejo e Rabbi-Caldes) è salito sul gradino più alto del podio della trentaseiesima Slipegada, la manifestazione sciistica che, dai primi anni Ottanta, vede confrontarsi amministratori e collaboratori delle Casse Rurali Trentine e degli organismi collegati.La tre giorni è stata ambientata per la quinta volta sulle nevi della Val di Sole dopo i precedenti del 1983, del 1995, del 2000 e del 2008.Sul podio la Rurale Val di Sole ha preceduto la Cassa Rurale Tassullo e Nanno e Cassa Centrale Banca che hanno occupato, rispettivamente, il secondo e il terzo gradino.“Siamo naturalmente soddisfatti e un po’ sorpresi del risultato – è il primo commento di Claudio Valorz, presidente della Cassa Rurale Val di Sole –. Il risultato premia entusiasmo e impegno. Alcuni amministratori e collaboratori sono stati motivatori straordinari per favorire quel gioco di squadra che ha fatto la differenza e ci ha permesso di esprimere pienamente il nostro potenziale – prosegue Valorz –. La Val di Sole ha una tradizione consolidata per gli sport invernali

e, nel nostro piccolo, lo abbiamo confermato. Non era mai successo che, il credito cooperativo solandro, riuscisse a mettere al collo la medaglia di metallo più pregiato. La soddisfazione dimostra la coesione e la forza del nostro organico”.Trentadue squadre hanno animato la trentaseiesima volta di un appuntamento di considerevole tradizione, caratterizzato da agonismo e possibilità di stare insieme valorizzando, come spesso e da più voci è stato evidenziato, il senso di appartenenza al mondo cooperativo e lo spirito decoubertiano riassumibile nel motto “l’importante è partecipare”.Non solo sci (alpino, nordico, alpinismo). Anche la prova con le ciaspole ha caratterizzato un programma ricco e destinato a offrire almeno una possibilità agonistico-sportiva a tutti i partecipanti.Folgarida, Marilleva, Mezzana e Vermiglio sono le località che hanno ospitato i tanti momenti di un programma intenso, caratterizzato anche da Slipe-Fest e pasta party di chiusura evento.La Cassa Rurale Val di Sole segue nell’albo d’oro della Slipegada la Cassa Rurale Valle dei Laghi. Dodici mesi fa aveva preceduto Cassa Centrale Banca e Cassa Rurale di Tassullo e Nanno (d.n).

2’30’’

Il podio della Slipegada 2017 e il comitato organizzatore.

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OPINIONI

ORIZZONTI

EticaMente. Molti significati in una sola parola - che in realtà ne contiene due – con chiari riferimenti al principio millenario chiamato èthos dai greci e mòs dai latini, da cui le moderne etica e morale. Stesso significato etimologico, anche se qualche purista storcerà il naso additando sottili differenze, ad indicare il senso che diamo ai nostri costumi, al nostro modo di comportarci, alle nostre consuetudini.Don Marcello Farina, profondo conoscitore della Cooperazione trentina, analizzando questo complesso argomento ci insegna che “la morale non è fatta di princìpi, ma appartiene all’ordine dell’esperienza”. Non esistono quindi il “giusto”, il “corretto” o il “puro” in assoluto. Dobbiamo porci umilmente ed onestamente, in primo luogo con noi stessi, e chiederci se certi termini non vengano troppo spesso utilizzati in maniera eccessiva e fuori luogo.Proprio con questo spirito EticaMente è stato il titolo scelto per un percorso formativo che ha visto lo scorso anno impegnarsi insieme l'Associazione Giovani Cooperatori Trentini e i tre Club Giovani Soci delle Casse Rurali di Trento, Mezzocorona, Tuenno-Val di Non e Tassullo-Nanno. Un progetto

che ci ha visti affrontare varie tematiche, tra cui il ruolo dell’educazione finanziaria e della finanza etica per uno sviluppo sostenibile e consapevole, unendo alle nozioni tecniche e culturali lo spirito autentico del co-operare, del fare insieme, coinvolgendosi gli uni gli altri in un circolo virtuoso di impegno comune ed entusiasmo. Forse proprio questo aspetto, aldilà dell'indubbio spessore degli argomenti trattati dai relatori illustri, ha rappresentato il raggiungimento di un importante obiettivo.Sulla stampa è ormai nauseante l'enfasi con cui si narrano aspre rivalità, collaborazioni fallite ancor prima di partire, campanilismi ed egoismi di varia natura, privi di qualsiasi logica vagamente cooperativa. E allora che siano di esempio – e ce ne sono davvero tante, a volerle osservare – anche queste piccole ma buone prassi, come una collaborazione tra quattro associazioni giovanili, senza campanilismi. Co-operiamo, in una logica di contaminazione inclusiva, che permetta e stimoli il confronto e la conseguente crescita dei giovani. Perché è con i comportamenti che possiamo contribuire ad arricchire il senso delle parole.

ETICAMENTE

SAVE THE DATE: ASSEMBLEA ORDINARIA: 21APRILE ORE 19

ASSEMBLEA ORDINARIA E STRAORDINARIA: MERCOLEDÌ 10 MAGGIO ORE 18 AULA MAGNA FEDERAZIONE

FONDI PER LE COOP CHE AIUTANO LE DONNEMercoledì 26 aprile l’associazione Donne in Cooperazione inviterà le circa 500 donne amministratrici delle cooperative trentine ad un evento molto importante: una raccolta di fondi per sostenere il lavoro di alcune cooperative che quotidianamente si spendono per le donne in stato di difficoltà. Oltre all’aiuto concreto per questi progetti – tra i quali l’istituzione di un laboratorio di sartoria –, l’incontro servirà per confrontarsi, conoscersi, intessere relazioni e trovare sostegno tra le stesse partecipanti. Come ricorda spesso il professor Zamagni, le cooperative sono come alberi che possono prosperare solo all’interno di una foresta, sana e forte. Così il legame che lega le cooperative tra loro è tanto fondamentale per la sopravvivenza quanto lo è per le donne che vi operano l’appartenere ad una rete che le sostenga.L’Associazione si occupa dei temi della conciliazione dei tempi di vita e lavoro e dell’occupazione, delle politiche di genere, della formazione, delle politiche di innovazione, della distribuzione della cultura. Aderire all’Associazione e partecipare alle iniziative, soprattutto quelle di carattere simbolico e culturale, significa dare forza al messaggio che si vuole trasmettere: pari dignità, pari diritti e pari possibilità per le donne e per le bambine, in tutti gli ambiti dell’esistenza. Non mancare!

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OPINIONI

IL TRENTINO CHE CAMBIA

OPINIONI

[email protected]

LA PORTA APERTA

di Franco de Battaglia

3’10’’

La Cooperazione ha molta carne al fuoco in questi mesi, molti problemi aperti, e deve concentrarsi sulle priorità. A questo, del resto, ad attrezzare la Federazione per i problemi che urgono, mira il nuovo Statuto, la cui bozza è stata recentemente proposta dall’apposita commissione di lavoro. Le priorità sono il Credito e il Consumo. Nel Credito si tratta di definire i rapporti fra il nuovo sistema, il Gruppo che si sta formando attorno a Cassa Centrale, e le Casse Rurali, perché continuino ad alimentarlo con la fiducia dei soci e dei risparmiatori. Nel Consumo la sfida è rendere più solide le Famiglie Cooperative, i negozi di valle e di quartiere (il “primario” economico e sociale di tutta la Cooperazione), non solo per far quadrare i conti, ma per impedire la colonizzazione commerciale del Trentino (che sta avvenendo), il saccheggio del suo patrimonio territoriale. Quando si legge che un ex albergo di Tione verrà abbattuto per costruire al suo posto un nuovo supermercato, in una borgata già sovraffollata dalle firme della grande distribuzione, in un Trentino già “saturo”, si capisce di cosa si tratta. La partita non è tanto commerciale, ma politica, di saccheggio di un’identità.Se queste sono queste le emergenze, perché chiamano in causa la stessa ragione d’essere della Cooperazione, che è, innanzitutto, di tenere insieme una comunità, perché non si disperda, non si laceri, non si incattivisca, altri temi urgono. È davanti agli occhi di tutti che nel Trentino stanno mutando tumultuosamente i “fondamentali”, della comunità, stanno erodendosi i pilastri che sostenevano la convivenza e legittimavano l’Autonomia. Sta cambiando la stessa percezione che il Trentino ha di se stesso.Vogliamo provare a riassumere solo alcuni di questi mutamenti? Il primo è il calo drastico delle nascite, all’origine di tutte le crisi, come ormai riconoscono anche gli economisti. La caduta ha cause molteplici, certo non solo locali, ma il Trentino non ha saputo

elaborare misure in controtendenza, né a livello sociale, né sanitario. La maternità è ancora penalizzata. Una donna che lavora è costretta a tensioni, orari, turni, pesantissimi. Se non ci fossero nonne efficienti le situazioni sarebbero ingestibili. Non è allarmismo, ognuno conosce storie e situazioni precise. C’è poi un altro aspetto: in metà Trentino, in tutto il Trentino Orientale, dall’Adige al Primiero non si può nascere più. I reparti sono chiusi e c’è solo l’elicottero! Nelle Giudicarie il discorso è simile. Si appalta un nuovo superospedale a Trento, ma il Trentino fa nascere i suoi figli a Bolzano, a Feltre, a Brescia… In questa situazione le giovani donne “se” fanno un figlio, si guardano bene dall’averne un secondo. Anche per

gli anziani si aprono problemi. Le Rsa, le case di riposo, sono a rischio di essere “razionalizzate” e sottratte alle comunità. Ma le case di risposo sono l’orgoglio del Trentino, la bandiera di un’autonomia vera, non folkloristica, sorte per iniziativa e lasciti di benefattori, sostenute da donazioni e volontariato. Per le Biblioteche, i Castelli, i Musei,

la cui custodia viene appaltata, invece che radicata nei paesi, il discorso si farebbe lungo, ma è analogo.Questi sono problemi che la Cooperazione – come struttura civile e organizzazione di lavoro delle comunità – non può ignorare. La sua presenza sul territorio, anche con “immaginazione sociologica” dovrà farsene carico, altrimenti davvero tutto si disgregherà. È proprio impossibile che fra i “multiserivizi” di qualche presenza decentrata non ci sia anche un presidio di aiuto alle famiglie con figli piccoli? Non ci sono scorciatoie o bacchette magiche, ma occorre la consapevolezza che strade nuove vanno individuate e sperimentate.

Il Trentino che non si

riconosce piùe la Cooperazione

che deve tenerlo insieme

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