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scritto da Enzo Bonzi - articolo della Gazzetta del Sud Africa
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Gli anni di prigionia a Zonderwater nelle pagine del diario di Bruno Bonzi pubblicato dal figlio Enzo
DetailsCreated on Saturday, 17 December 2011 15:35
"Diario di guerra e di prigionia 1939-1947"
di Bruno Bonzi
Casanova Editore Faenza
Pagine 344
Lo scorso 6 novembre a Zonderwater c'era
anche Enzo Bonzi con un gruppo di
discendenti di ex prigionieri di guerra italiani in
Sud Africa venuti in pellegrinaggio nei luoghi
che videro i loro padri privati della libertà ma
non della dignità. Il padre di Enzo, Bruno,
classe 1910, camicia nera, era partito dall'Italia
nel 1939 ed era tornato soltanto il 27 gennaio
1947, all'imbrunire. Aveva con sé due
quaderni, uno copia dell'altro, di appunti,
esercizi e formule matematiche che aveva
ripassato per tenere esercitata la mente, più
222 fogli di quaderno a righe e 10 foglietti grigi
sui quali aveva scritto puntigliosamente, giorno
dopo giorno, il proprio diario di guerra e di
prigionia, dal 27 agosto 1939 al 19 gennaio
1947.
Bruno Bonzi morì di cancro nel 1973. Il 24
luglio 1956 gli era stata concessa la "Croce al
Merito di Guerra". L'Italia del dopoguerra non
gli aveva riservato una vita meno dura di quella
che aveva sperimentato in prigionia, ma non
ne aveva piegato lo spirito fiero e la coscienza
pulita. Il figlio Enzo ha voluto renderne
testimonianza pubblicandone il diario, un
rendiconto giornaliero che non nasconde le brutture, non fa sconti a nessuno e mostra il volto meno noto della prigionia,
quello che nelle rievocazioni più o meno storiche non emerge mai: il volto di chi vive in un mondo al confine fra quello civile
e umano e quello, per così dire, delle belve feroci, le quali tuttavia mai si abbassano alle crudeltà e alle brutture di cui sono
capaci gli uomini quando sono privati di ogni freno morale o intellettuale. In quel mondo Bruno Bonzi non scese mai a
compromessi e custodì gelosamente la propria dignità umana, di patriota e di uomo d'onore.
La pagina 100 del diario è esemplare perché ci fa conoscere le due facce della prigionia a Zonderwater, quella pulita,
generosa, altruista e quella disumana. Eccola: "Fu istituita fra i prigionieri del campo un'assistenza ai bisognosi di cure; ed
anche si contribuì al miglioramento del rancio. Il suddetto miglioramento fu ottenuto pagando ogni articolo (eccetto il pane)
un penny in più del prezzo d'acquisto. Al solito la radio fante comunicò che gli interessi della collettività non procedevano a
gonfie vele; ed allo scopo fu sostituito il fiduciario. Ricordo anche diversi disguidi incresciosi, causati da una cricca di
pusillanimi che rattristavano ancor più le nostre contingenze di vita vuota. Ingiurie, calunnie, minacce a mano armata...
furono all'ordine del giorno. Diverse volte il nemico intervenne con plotoni armati, per sistemare l'ordine al campo. Un gruppo
di disonesti, ed indegni d'appartenere a qualsiasi collettività, diffondevano notizie nel campo (sempre aggravando la nostra
tensione nervosa) che il nemico coordinava un gioco, a noi pericoloso. Inoltre (i soliti) soppressero il laboratorio artistico,
perché al nemico non si doveva fare nemmeno un chiodo!".
"Leggendo il suo diario - scrive il figlio Enzo nella prefazione -, anche a tanti anni dalla morte, non ho riscontrato nulla di
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27/02/2012http://www.lagazzettadelsudafrica.net/gli-anni-di-prigionia-a-zonderwater-nelle-pagine-del-diario-di-bruno-bon...
nuovo nella percezione che avevo di lui, della sua coerenza di vita, della sua dignità, dei suoi precisi valori morali, della sua
incapacità di fingere e abbassarsi a compromessi o di usare doppiezza, ma ne ho ricavato solo conferme e approfondimenti.
Un uomo tutto lavoro e famiglia, con la passione della caccia (presto abbandonata) e della pesca, oltre che per la forgiatura
del ferro e la costruzione di oggetti utili per la casa e di giocattoli per me quando ero piccolo, idealista, affettuoso e dolce,
facile alla commozione, incapace di provare rancore, generoso e riconoscente. A lui, che visse in modestia e defilato, e amò
sempre e comunque la verità, ben si addicono le Beatitudini evangeliche e in particolare "beati i miti perché erediteranno la
terra".
"La scrittura - del diario - si presenta semplice, diretta, efficace. Sono pagine tutte abitate dalla vita, dal suo travaglio,
segnate dal ricordo struggente della famiglia, della casa, da un tono anche saggiamente sereno, che dicono una grande
consapevolezza, una sincerità onesta che non bara nè si trucca. Vera scrittura del vissuto, che risponde da sé alla domanda
sul perché mio padre abbia tenuto un diario. Riversare sulle pagine esperienze, vicende, emozioni non può che avergli fatto
bene, averlo aiutato a resistere così a lungo in condizioni così difficili".
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