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Speciale Natale
Dicembre 2018 - Numero 3
O P I N I O N I A CO N F R O N T O Diversi@Diversi
Periodico di informazione scolastica edito dall’I.T.E.S. “ A. M. Jaci” di Messina
Via C. Battisti n.88 – 98122 Messina – Tel. 090710401 – Fax 090718522
Cod. fisc. 80006100830 – e-mail [email protected] – sito web www.jaci.gov.it
Editoriale
di Rosa Maria Trischitta
Natale 2018
Ed il tempo scorre veloce e così, come un batter d’ali, Natale è già alle porte.
Già nell’aria si respira “clima natalizio”: vetrine addobbate a festa, luminarie, panettoni e
torroncini in bella vista per la delizia di grandi e piccini.
E come ogni anno siamo qui a parlare del mero significato della “festa più bella dell’anno”.
Una festa che immancabilmente ci porta, insieme a tanta gioia, tanta amarezza se
pensiamo a chi non è più con noi a festeggiare.
Ebbene si perché a Natale, sarà l’atmosfera che si vive, sarà perché siamo circondati da
tante iniziative e avvenimenti di solidarietà, che tutti diventiamo più buoni.
Tutti più buoni. Ma perché solo a Natale?
Io voglio essere buona sempre, tutti i giorni da gennaio a dicembre. Proviamo allora ad
essere più buoni, più tollerabili, meno egoisti, sempre e non solo a Natale.
Proviamo ad essere anche noi più solidali con gli altri, partendo dalle nostre famiglie dove
insistono disabili, visitando la vicina che è sola, l’amico che si trova in ospedale, il parente
che non vedi da tempo. Ma non lo fare solo a Natale.
Fai che il “tuo” Natale sia sempre. Fai che le persone che ami avvertano questo “calore”
tutto l’anno, regalando un sorriso, una carezza, un fiore, un cioccolatino.
Vivi il Natale sempre. Allora si che anche per te sarà Natale.
OPINIONI A CONFRONTO
Registrazione stampa Tribunale di Messina n. 13/81
Direttore Editoriale: Dott. ssa Maria Rosaria Sgrò Direttore Responsabile: Prof.ssa Rosa Maria Trischitta
In Redazione: Prof.ssa Ketty Millecro
Gli auguri della Dirigente Scolastica
Desidero porgere a tutti i docenti, gli alunni, i genitori, il personale ATA e alla DSGA i miei
più cari ed affettuosi auguri di un Buon Natale e felice Anno Nuovo.
Auguro che le imminenti festività possano recare a ciascuno e all'intera comunità serenità,
pace, salute e benessere, soprattutto morale e spirituale.
E’ questo il mio primo anno nella comunità Jacina e devo ammettere che, anche se da
pochi mesi, mi sento “a casa mia”; come se questa scuola mi appartenesse da sempre. E
di questo devo ringraziare tutti voi che, con grande spirito di solidarietà e di collaborazione,
avete fatto in modo che io potessi integrarmi in questo antico e prestigioso istituto.
Natale è già arrivato e con esso luci, suoni e vetrine ricche di regali; un'atmosfera magica,
vero, ma, in una società disorientata e distratta, spesso “schiava” del consumismo e
dell’apparire, è la Scuola a dover essere portatrice di modelli educativi, quindi, la “nostra
scuola”, non solo fucina del sapere, ma luogo di formazione per i nostri giovani con il
compito di far capire loro il vero senso dei valori e della solidarietà.
Mi auguro di vero cuore che il nuovo anno ci veda tutti insieme protagonisti di nuove sfide
per il nostro istituto con l’auspicio che lo Jaci si riappropri della sua vera identità e che torni
ad occupare quel posto di leadership che gli spetta.
Insieme possiamo farcela. Uniamo le nostre forze e lavoriamo.
Nel rinnovarvi i miei più sentiti auguri di un Sereno Natale e Felice 2019, vi stringo tutti
quanti in un caloroso abbraccio
.
Dott.ssa Maria Rosaria Sgrò
Gli Auguri alla Comunità Jacina del Vescovo di Messina
Messa di Natale al Duomo
Abbiamo voluto, come nostra consuetudine, festeggiare il Santo Natale con la Messa
celebrata nella Cattedrale con tutta la scolaresca, i docenti ed il personale ATA.
Momenti di immensa gioia nel salutare il Bambino Gesù che puntualmente entra nelle
nostre case per regalare pace, serenità, salute ed amore. In punta di piedi, il Salvatore,
entra nel cuore di ciascuno di noi per insegnarci che l’umiltà è grande virtù e che non
servono lussi o denari per stare bene. Per stare bene, quindi, come Lui stesso ci ha
insegnato, occorre essere in pace con noi stessi, con chi ci sta vicino e con chi amiamo e
ci ama.
Ringraziamo il collega prof. Letterio Frassica che ha organizzato tutta la Cerimonia
Eucaristica e Padre Giuseppe che ha celebrato la Santa Messa.
La prof.ssa Morasca e la prof.ssa Simone La Dirigente Scolastica dott.ssa Maria Rosaria Sgrò
Gli auguri di Natale del Prefetto di Messina Maria Carmela Librizzi
La prof.ssa R.M. Trischitta e il Prefetto Maria Carmela Librizzi
Ha voluto ringraziare la città tutta la dott.ssa Maria Carmela Librizzi, Prefetto della città
dello Stretto. “sono da poco tempo nella vostra città ma la sento già mia” – queste le
parole del prefetto nel ringraziare gli intervenuti per lo scambio degli auguri di Natale.
Ha voluto ringraziare in modo particolare tutte le istituzioni presenti nel territorio, il
Vescovo, il Sindaco, il Questore, le forze dell’Ordine, le Associazioni di categorie e non
sono mancate parole di affetto verso le scuole cittadine. “Allo Jaci, ha detto il Prefetto,
verrò con grande gioia”. E noi l’aspettiamo dopo le vacanze natalizie.
Il Vescovo, il Prefetto e il Sindaco il Prefetto e il Vescovo
Origini del Natale:
Significato e storia della festa del Natale e 25 dicembre
a cura della classe 4^ se. C turismo
La natività rappresentata da un autore sconosciuto
Il 25 dicembre si festeggia una delle festività più popolari al modo, ossia quella del Natale.
Si tratta di una ricorrenza cristiana, che celebra la nascita di Gesù. Tuttavia, nonostante la
sua origine religiosa, si tratta di una festa molto popolare anche tra i laici. In questo caso il
significato del Natale è ricondotto allo scambio di doni. Ma anche all’importanza della
famiglia e a simboli folcloristici come Santa Claus, il presepe o l’albero addobbato.
In Italia, come in molti altri Paesi, durante questo particolare periodo dell’anno si seguono
tradizioni e costumi che hanno origini antichissime. Infatti la storia del Natale inizia molto
prima della vera e propria nascita di Gesù
Ci sono molti culti pagani e religiosi che si intrecciano con questa ricorrenza. Come pure
alcuni dei simboli tipici delle feste, non sono propriamente legati alla tradizione religiosa
della Natività.
Le origini del Natale, dal punto di vista storico, non sono note. Infatti né il Vangelo, né le
Sacre Scritture riportano che la nascita di Gesù avvenne il giorno 25 dicembre. La prima
volta in cui viene menzionata questa data è il 336, nel Chronographus, redatto dal letterato
romano Furio Dioniso Filocalo. Molti studiosi sono concordi nel sostenere che la scelta
della data è da ricondursi alla sovrapposizione di più culti religiosi. Come pure a tradizioni
pagane che sono riconducibili proprio a questo periodo dell’anno.
Nella tradizione cristiana, il Natale celebra la nascita di Gesù a Betlemme. Il racconto della
Natività è presente nei vangeli secondo Luca e Matteo. In questi testi sacri sono descritti
l’Annunciazione dell’arcangelo Gabriele a Maria, che da quel momento ha appreso che
sarebbe diventata la Madre del Messia. Sempre nel Vangelo è poi descritta la sua nascita
avvenuta in una mangiatoia, nonché l’adorazione dei pastori e la visita dei Magi.
l’Annunciazione dell’arcangelo Gabriele a Maria
Il significato del Natale, soprattutto dal punto di vista religioso, è molto importante per i
cristiani. Infatti rappresenta la celebrazione della presenza del Signore tra gli uomini. Dio
non è più distante, ma con Gesù Bambino scende sulla Terra e rinasce in mezzo agli
uomini. Si tratta di una celebrazione ritenuta di importanza inferiore alla Pasqua (festa più
importante della religione cristiana). Ma superiore alle Pentecoste e all’Ascensione.
Vi sono, poi, le origini del Natale ritenute pagane perchè non giustificate dalla tradizione
cristiana. Ad esempio la scelta della data 25 dicembre, potrebbe essere ricondotta alla
festa del Natalis Solis Invicti. Si tratta di una festività che i Romani erano soliti celebrare
durante il periodo del solstizio d’inverno in onore al dio Mitra. Ma alle origini del Natale
sono collegate anche altre teorie. Infatti il 25 dicembre è la data in cui veniva festeggiata la
nascita di Osiride e di suo figlio Oro in Egitto, ad esempio. Oppure è il giorno in cui si
celebrava il dio Tammuz in Babilonia, figlio della dea Istar. Questa è rappresentata con il
bimbo in braccio e un’aureola di dodici stelle.
Inoltre, sempre i Romani erano soliti celebrare tra il 17 ed il 24 dicembre i Saturnali, in
onore del dio Saturno che era il dio dell’agricoltura. Si trattava di festeggiamenti che
prevedevano lo scambio di doni e l’allestimento di banchetti.
La festa del Natale rappresenta un chiaro esempio di come alcune tradizioni pagane,
legate soprattutto ai popoli latini, siano state assorbite dal Cristianesimo. La popolarità di
queste feste non è scomparsa, ma si è mescolata insieme ad altre tradizioni e credenze di
altre culture. Poi, con l’avvento del Cristianesimo, hanno assunto un nuovo significato che
nel corso dei secoli si è poi ampliato.
Se sulle origini del Natale ci sono diverse teorie, anche sui simboli legati a questa
tradizione bisogna fare riferimento culture e tradizioni diverse. Uno dei simboli natalizi più
diffusi è certamente quello del presepe in Italia. Si tratta di una rappresentazione della
nascita di Gesù, che si fa risalire a San Francesco di Assisi. Nel presepe vengono poi
inseriti alcuni elementi devozionali, come il bue e l’asinello. Oppure l’ambientazione in una
grotta. In realtà all’interno della tradizione cristiana e nelle Sacre Scritture non si fa
menzione di questi elementi. Si tratta di simboli che descritti in vangeli apocrifi o trasmessi
dalle tradizioni.
La leggenda di Santa Claus
A cura della classe 5^ sez. C turismo
Il 6 dicembre, si festeggia Santa Claus che la tradizione fa risalire alla leggenda di San Nicola di Bari divenuto protettore dei bambini dopo averne riportati in vita cinque barbaramente uccisi da un oste. La tradizione di Santa Claus, alias Babbo Natale, è presente in quasi tutta Europa e Stati Uniti
Che lo si chiami Babbo Natale, Santa Claus o Ded Moroz(Nonno Gelo in russo), la storia del vecchietto vestito di rosso che a Natale riempie i bimbi di giochi e regali, è legata alla tradizione di San Nicola di Bari, vescovo cristiano della città di Myra nel IV secolo, divenuto, poi, santo, patrono della Russia, della Grecia, della Lorena, della città di Amsterdam…. La leggenda narra che costui avesse ritrovato e riportato in vita cinque fanciulli barbaramente uccisi da un oste e che per questo fosse diventato patrono e protettore dei bambini. La storia, piegata alle esigenze locali, è all’origine di tutte le tradizioni legate al mito e al culto di Babbo Natale.
San Nicola vescovo
La figura di Santa Claus nasce su immagine di Sinterklaas, personaggio olandese derivato da San Nicola e chiamato anche Sint Nicolaas, unita all’immagine del portatore di doni, presente in diverse zone d’Europa (per esempio in Germania dove, nel periodo del solstizio invernale, durante l’annuale battuta di caccia del dio Odino, i bambini erano soliti lasciare i loro stivali accanto alla finestra ripieni di cibarie per sfamare i cavalli dei cacciatori in cambio di doni. Oppure in Islanda, dove 13 piccoli folletti, due settimane prima di Natale, lasciano le loro grotte e distribuiscono regali ai bimbi buoni facendoglieli trovare nelle scarpe lasciate sotto alle finestre) . Sinterklaas indossa abiti simili a quelli indossati dal vescovo di Myra - una mitra rossa con una croce dorata -, si appoggia a un pastorale, cavalca un cavallo bianco che vola sui tetti e i suoi aiutanti si calano dai comignoli per lasciare i doni nelle scarpe dei bambini buoni.
Sinterklaas La domanda di tutti i bambini: ma dove vive babbo Natale? Nessuno sa dove viva Babbo Natale e la sua dimora cambia a seconda del Paese in cui ci si trova. Per gli americani Babbo Natale arriva dal Polo Nord e più esattamente dall’Alaska. I canadesi credono, invece, che viva nel nord del Canada, mentre in Europa si ritiene che la sua casa sia in Finlandia, a Rovaniemi. Per tutti, comunque, Babbo Natale arriva da un posto freddo, situato in terre sperdute, sommerso dalla neve e dai ghiacci perenni.
L'albero come simbolo della vita
A cura della classe 2^ sez. B turismo
L'albero come simbolo di vita (e talvolta anche di morte) era diffuso in tutte le culture e in tutte le epoche, anche molto prima della nascita del cristianesimo. Anche nella cultura cristiana l'albero è presente fin dall'inizio e si mescola spesso con il candelabro. Entrambi portano le luci che illuminano e che si spengono. L'antico tema dell'Albero della vita si fonde anche con la croce di Cristo: è il legno che fiorisce e che fruttifica come si vede in molte catacombe e battisteri paleocristiani e anche nel quadro in basso, di Pacino di Bonaguida (1280-1340)
"Albero della Vita" di Pacino di Buonaguida (1305-1310 circa) Galleria dell'Accademia a Firenze
La nascita dell'albero di Natale
Sembra che l'albero di Natale, così come viene usato oggi, sia nato a Tallinn, in Estonia nel 1441, quando fu eretto un grande abete nella piazza del Municipio, attorno al quale giovani scapoli, uomini e donne, ballavano insieme alla ricerca dell'anima gemella. Questa usanza venne poi ripresa in Germania: una cronaca di Brema del 1570 racconta di un albero che veniva decorato con mele, noci, datteri e fiori di carta. Anche la città di Riga (in Lettonia) è fra quelle che si proclamano sedi del primo albero di Natale: vi si trova infatti una targa scritta in otto lingue, secondo cui il "primo albero di capodanno" fu addobbato in questa città nel 1510. Un'altra notizia sull'uso dell'albero di Natale viene dall'Alsazia: una cronaca di Strasburgo annota nel 1605: "Per Natale i cittadini si portano in casa degli abeti ('Dannenbaumen' nel tedesco dell'epoca), li mettono nelle stanze, li ornano con rose di carta di vari colori, mele, zucchero, oggetti di similoro". Un'antecedente dell'albero potrebbe essere l'antico rito pagano di portare in casa, prima del nuovo anno, un ramo beneaugurante. Nel Medioevo si diffonde la tradizione degli "Adam und Eva Spiele" (giochi di Adamo ed Eva) che prevedevano la ricostruzione nelle chiese dello scenario del paradiso in terra, proprio il 24 di dicembre, alla vigilia di Natale, con tanto di alberi di frutta, simboli dell'abbondanza e del mistero della vita. Poi, a questi alberi di frutta si preferirono sempre di più gli abeti. L'abete, il "Tannenbaum", ha la caratteristica "magica" di essere sempreverde, che, secondo una favola, ha avuto come dono da Gesù stesso, per avergli offerto rifugio mentre era inseguito dai suoi nemici. Così non stupisce che l'abete, con la sua sagoma triangolare che rispecchiava anche bene la struttura piramidale e gerarchica della società medievale, diventa nel folclore tedesco anche l'albero cicogna dal quale la levatrice scuote i neonati. Per molto tempo, la tradizione dell'albero di Natale rimase tipica delle regioni a nord delle Alpi. All'inizio, i cattolici la consideravano un uso protestante e solo nel '900 questa tradizione si diffuse anche nel mondo cattolico.
Illustrazione di Ludwig Richter (1800),
Grazie a Goethe l'albero di Natale trionfa a Weimar
Johann Wolfgang Goethe, pur non essendo propriamente di fede cattolica o protestante, amava moltissimo questa usanza e grazie a lui l'albero si impose a Weimar che era il centro culturale dell'epoca. Nella sua famosa opera "I dolori del giovane Werther" l'albero di Natale compare per la prima volta anche nella grande letteratura. Anche i romantici che cercavano di valorizzare le tradizioni popolari non potevano non apprezzare questa antica usanza. In quell'epoca nasce anche la famosissima canzone "Oh Tannenbaum, oh Tannenbaum" che fino ad oggi è la canzone natalizia più cantata in tutta la Germania.
"Weihnachtsabend im protestantischen Deutschland" (La sera di Natale nella Germania protestante)
Illustrazione di un libro (1863)
Oggi, l'albero è diventato una moda
Nel nostro secolo assistiamo a una diffusione massiccia e capillare di questa usanza. Ma anche la festa di Natale non poteva certo fuggire al crescente consumismo. Molte tradizioni natalizie sono ormai quasi sparite (p.e. la recitazione di poesie natalizie da parte dei bambini, il cantare insieme le canzoni di natale, il "Wunschzettel", un biglietto che i bambini dovevano inviare a Babbo Natale o Gesù Bambino - a seconda della regione della Germania - elencando i regali desiderati, la preparazione in famiglia dei dolci tipici di Natale, etc.). La domanda principale di Natale spesso non è più: "Come rendiamo felice il nostro prossimo?", ma piuttosto: "Quanto possiamo spendere quest'anno?". Ma l'albero ha resistito, anzi, ha rafforzato la sua posizione, ormai sembra proprio lui il vero simbolo di Natale. Inoltre, si sono sviluppate anche delle nuove usanze: nei paesi di lingua tedesca sono nati i mercatini di Natale che si stanno diffondendo ormai in molti altri paesi. Questi, oltre ad essere belli e accoglienti, hanno la simpatica caratteristica di essere molto utili agli affari. E l'albero, molte volte, non è più l'abete, ma un sostituto di plastica, più o meno verosimile (ringraziano le guardie forestali che protestavano da sempre - già all'epoca di Goethe - contro le devastazioni dei boschi nel mese di dicembre). Le candele di cera sono diventate delle luci elettriche (ringraziano i vigili del fuoco che a Natale, almeno in passato, dovevano sempre fare gli straordinari). Ma rinunciare all'albero? - Mai!
I’ albero di Natale.
I Siciliani, le nenie , le filastrocche natalizie in provincia di Messina A cura della Prof.ssa Ketty Millecro
U “ciaramiddaru” in una foto d’epoca
Nel tempo i Siciliani hanno dedicato tante preghiere e canti di Natale a Gesù Bambino. C'è un uso di celebrare ( a nuvena ) la novena nei giorni che precedono il Natale. La "nuvena " ,novena, può essere anche un canto natalizio che, anticamente, durante i nove giorni precedenti la vigilia di Natale, veniva eseguito, davanti al presepio, dai ninnariddari (canzoni natalizie) e dai ciaramiddari (suonatori di zampogne) e da suonatori di strumenti a fiato. I ninariddari si recavano nelle case . Era tradizione fermarsi in prossimità delle putie (botteghe) e strimpellare i " ninnareddi" le canzoni di natale che, fino al 1867, venivano suonate e cantate di notte. Quando finiva la Novena vuole la traditio che u capufamigghia (il capofamiglia) oppure il putiàru (il proprietario della bottega) donasse al ninariddaru un dolce ripieno di frutta e fichi secchi il cosiddetto etto cucciddatu, dolce tipico di Natale.
La Novena Nuvena veniva rappresentata dalla scattiata dâ ciaramedda (suonata della zampogna) in presenza della figuredda (un altarino ) e un piccolo presepe, sul quale veniva riposta la Cuna (un'icona raffigurante la Natività). La " figuredda" era abbellita da ramoscelli d’alloro, agrumi e fiori con nove candele lumini. La novena "da ciaramiddara " divisa in quattro tempi (i cosiddetti caddozzi ) durava circa 40 minuti. Nel primo tempo c'era un canto popolare a Sant’Antuninu(S. Antonio )nel secondo in onore di San Giuseppi(S. Giuseppe)nel terzo tempo invocazioni alla Madonna e ai Santi ovvero (i litanìi). L’ultima parte o caddozzu, era espletato a 'ppiàciri cioè a piacimento del ciaramiddaru o del proprietario della casa "du patruni i casa".
Litania antica siciliana suonate con la ciaramella (ciaramedda) (Notte Santa)
Zampognaio che suona davanti al Presepe
Bammineddu duci, duci, iu ti vegnu a bbrazzari Portu latti, meli e nuci cammiceddi, panni e ciuri.
Bammineddu duci, duci, iu ti vegnu ad adurari Lu me’ cori canta e dici, chi tu si’ lu Salvaturi
(Bambinello dolce, dolce, io vengo ad abbracciarti porto latte, miele e noci camiciole, panni e fiori. Il mio cuore canta e dice che tu sei i Salvatore)
‘ntra ‘na rutta si’ cuccatu tra lu boi e u sciccareddu,
chi ti tennu caliatu: “vaddati quantu è beddu” (In una grotta sei coricato tra il bue e l'asinello che ti riscaldano: "guardate quanto è bello")
Bammineddu duci, duci, iu ti vegnu a 'bbrazzari
...
Ti ringraziu, Matri Santa chi nni dasti ‘u Ridinturi Chi di grazia nni fa tanta, dugna paci gioia e amuri.
(Ti ringrazio, Madre Santa che ci donasti il Redentore che fa tante grazie, dona pace, gioia e amore.)
Bammineddu duci, duci, iu ti vegnu a bbrazzari
...
San Giuseppi, senti a mia, puru a tia vegniu a ludari: si lu sposu di Maria, di Gisuzzu prutitturi.
Notti santa, notti bedda, quanta festa nto munnu NTA lu cielu c’è a stidda, stannu l’anciuli cantannu.
(San Giuseppe, ascoltami, vengo a rendere lode anche a te: sei lo sposo di Maria, il protettore di Gesù.
Notte santa, notte bella, quanta festa nel mondo nel cielo c'è una stella, cantano gli angeli.)
Bammineddu duci, duci, iu ti vegnu a 'bbrazzari
...
Bambinello Gesù
Gloria a Diu nta lu cielu, paci all’omu nta la terra,
paci all’omu c’avi zelu e chi nun voli a guerra. Notti santa, notti bedda, quanta festa nato munnu nta lu celu c’è a stidda, stannu l’anciuli cantannu.
(Gloria a Dio nel cielo, pace all'uomo in terra pace all'uomo di buona volontà che non vuole la guerra.
Notte santa, notte bella, quanta festa nel mondo nel cielo c'è la stella, stanno cantando gli angeli.)
‘Nta ‘na rutta si’ cuccatu tra lu boi e i sciccareddu,
chi ti teni caliatu: “vaddati quantu è beddu” Ti ringraziu, Matri Santa chi nni dasti ‘u Ridinturi
chi di grazia nni fa tanta, dugna paci gioia e amuri. (In una grotta sei coricato tra il bue e l'asinello che ti riscaldano: "guardate quanto è bello")
Bammineddu duci duci, Bammineddu duci duci.
(Bambinello dolce dolce, Bambinello dolce dolce.)
I Re Magi Gasparre, Melchiorre e Baldassarre e Storia della festa dell'Epifania Da una ricerca della classe 2^ B turismo
La storia dei re Magi è una leggenda che nasce molto lontano, in terre esotiche e ricche di antiche tradizioni, ispirata all'oracolo di Balaam, identificato con Zoroastro, che aveva annunciato che un astro sarebbe spuntato da Giacobbe e uno scettro da Israele. I tre misteriosi personaggi sono menzionati solo nel Vangelo di Matteo che parla dei Magi che dall'Oriente arrivarono a Gerusalemme durante il regno di Erode alla ricerca del neonato Re dei Giudei. Tutte le notizie che abbiamo sui Magi ci vengono dai Vangeli Apocrifi e da ricostruzioni e ragionamenti postumi. Dal Vangelo di Matteo abbiamo solo riferimenti ai tre doni, l'oro, l'incenso e la mirra; il numero tre ha una forte valenza simbolica, per alcuni indicherebbe le tre razze umane, discendenti dai tre figli di Noè, Sem, Cam e Iafet.
Il nome dei Re Magi
Un aspetto della storia dei magi è il loro nome. La religione cristiana attribuisce ai magi i nomi di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, ma non tutte le fonti sono concordi.
Nel complesso monastico di Kellia, in Egitto, sono stati rinvenuti i nomi di Gaspar, Melechior e Bathesalsa. Melchiorre sarebbe il più anziano e il suo nome stesso deriverebbe da Melech, che significa Re. Baldassarre deriverebbe da Balthazar, mitico re babilonese, quasi a suggerire la sua regione di provenienza. Gasparre, per i greci Galgalath, significa signore di Saba. Un accenno a questi mitici re lo troviamo anche in Marco Polo:"...in Persia è la città che è chiamata Saba da la quale partirono tre re che andaron ad adorare Dio quando nacque..." Secondo numerose leggende i tre magi giunsero a Betlemme 13 giorni dopo la nascita del Cristo.
L'origine dei Re Magi
Originari dell'altopiano iranico i magi erano sciamani legati al culto degli astri e, successivamente, sacerdoti del dio Ahura Mazda il protettore di tutte le creature. Studiosi di astronomia, seguendo la lettura del cielo, avevano riconosciuto in Cristo uno dei loro "Saosayansh", il salvatore universale, diventando così loro stessi, "l'anello di congiunzione" tra la nuova religione nascente, il cristianesimo, e i culti misterici orientali, come il mazdaismo e il buddismo. Ancora oggi il culto del magi non è dimenticato, la leggenda narra che i resti mortali dei Re Magi furono recuperati in India da Sant'Elena e poi portati a Costantinopoli. Nel 1034 pare che queste reliquie fossero trasportate a Milano in un'arca e depositate nella chiesa di Sant'Eustorgio, ricca di simbolismi legati ai tre re e ancora oggi luogo di pellegrinaggio.
La simbologia dei doni dei Re Magi
I doni dei Magi hanno un significato: fanno riferimento alla duplice natura di Gesù, quella umana e quella divina. Il significato di oro, incenso e mirra è dunque questo: l'oro perché è il dono riservato ai Re e Gesù è il Re dei Re, l'incenso, come testimonianza di adorazione alla sua divinità, perché Gesù è Dio, la mirra, usata nel culto dei morti, perché Gesù è uomo e come uomo, mortale. Dai doni dei Re Magi a Gesù, proviene la tradizione di portare dolci e giocattoli ai bambini: questa tradizione si incrocia con la leggenda della Befana che racconta come i Re Magi, durante il viaggio verso Betlemme, si fermarono alla casa della vecchietta e la invitarono ad unirsi a loro. La Befana declinò l'invito e lasciò partire i Magi da soli, ma poi ripensandoci, decise di seguirli. Non riuscendo a ritrovarli, nel buio della notte, da allora, lascia a tutti i bambini un dono, sperando che fra quei bambini ci sia Gesù.
La tomba dei Re Magi
Meno conosciuta è la sorte dei re Magi dopo la loro morte. Una cronaca dell'epoca (IV secolo), riferisce che le sacre reliquie, risposte dentro una cassa di legno, avvolti in tessuti intrisi di profumi e di mirra, vennero portati a Milano nella chiesa di Sant'Eustorgio al ritorno da un suo viaggio a Costantinopoli. I corpi dei Re Magi erano intatti, essendo stati trattati con balsami e spezie, e mostravano dal volto e dalla capigliatura età differenti: il primo sembrava avere 15 anni, il secondo 30 e il terzo 60 anni. L'antica chiesa dove la tradizione vuole che fosse battezzato San Barnaba, il primo vescovo della città, venne ampliata dal vescovo Eustorgio per ospitare la reliquia che venne riposta in un'arca romana di marmo sormontato dalla stella e dalle tre corone, con l'epigrafe "Sepulcrum trium Magorum”.
Le avventure delle reliquie dei Re Magi
La testimonianza della custodia nella Chiesa di Sant'Eustorgio a Milano si trova nella iscrizione di antichissima data, sul lato sinistro (guardando la facciata della chiesa), che dice: "Basilica Eustorgiana titulo Regibus Magis” che attesterebbe la presenza dei corpi dei Re Magi. Inoltre, la chiesa ambrosiana, nel calendario e nei libri liturgici, di prima del X secolo, viene chiamata Basilica dei Re. Nel 1164 durante l'assedio di Federico Barbarossa, i resti dei Re Magi furono trafugati e trasportati a Colonia, dove venne costruita una bellissima Basilica per contenerli e dove ora riposano. Grande fu lo sconforto dei cittadini alla notizia e Milano tentò più volte di riaverle, ci provò anche Ludovico il Moro nel 1434 ma inutilmente. Solo il cardinal Ferrari, agli inizi del secolo scorso, riuscì ad ottenere parte delle ossa ora collocate in un prezioso tabernacolo sopra l'altare dei Magi.
Significato ed origini della Festa dell’Epifania
Da un ricerca della classe 2^ sez. B turismo
Significato religioso della festa dell’Epifania
Come tutti sappiamo, la festa dell’Epifania è una festa cristiana celebrata il 6 gennaio per le chiese occidentali e anche quelle orientali che seguono il calendario gregoriano mentre viene celebrata il 19 gennaio da quelle che seguono il calendario giuliano. Il termine “Epifania” deriva dal greco antico e significa “manifestazione”, “apparizione divina”, “venuta” e si riferisce all’apparizione di Gesù bambino all’umanità rappresentata dalla visita dei tre Re Magi nel Cristianesimo occidentale e dal battesimo nel Cristianesimo Orientale. Tuttavia il fatto che i Re Magi fossero tre così come il fatto che si chiamassero Melchiorre, Baldassare e Gaspare fu introdotto dalla Chiesa solamente nel Medioevo, ne i vangeli ne la Bibbia danno infatti indicazioni precise sul numero e l’identità dei Magi. Pare che furono scelti nomi diffusi all’epoca tra i sovrani indoeuropei e la Persia (attuale Iran).
La cometa di Halley? Un fantastico “errore” di Giotto nella Cappella degli Scrovegni
Dopo quello dei Re Magi, sfatiamo un altro mito, quello della cometa di Halley. Fin da piccoli quando si faceva il presepe o i disegnini della Natività sopra alla capanna o grotta dove nacque Gesù abbiamo sempre creduto ci andasse la cometa di Halley, grazie alla quale i Re Magi riuscirono a giungere a destinazione. Pare invece che questo “mito” fu introdotto nell’ “Adorazione dei Magi” di Giotto quando nel suo splendido ciclo di affreschi nella Cappella degli Scrovegni di Padova l’artista toscano dipinse al posto della stella di Betlemme una cometa, la cometa di Halley che pare aver visto tra il 1301 e 1302.
Origini e tradizioni dell’Epifania
Classe 2^ sez- C turismo
Ma che c’entra la festa dell’Epifania, cristiana, con la befana ed altri riti e tradizioni? Come in altre situazioni (pensiamo ad Halloween) assistiamo a fenomeni di “sincretismo” e di fusione tra festività cristiane e riti e tradizioni di origine molto più antiche e pre-cristiane ma comunque ben radicate nelle usanze delle persone, talmente ben radicate da non poter essere eliminate del tutto Tradizione della Befana
Quali sono le origini della befana? Il termine befana in origine significava appunto “epifania” dal greco Bifania e le sue origini sono pagane, ai tempi dell’antica Roma e legata al culto di Diana. Se il 25 dicembre è stato scelto come giorno di Natale, pare dalla festa pagana del Sol Invictus quando il sole vince sul giorno più lungo dell’anno, il solstizio d’inverno, era tradizione festeggiare 12 giorni dopo la dea Diana, dea dell’abbondanza e della cacciagione. Dodici giorni dopo il solstizio d’inverno si celebrava la morte e la rinascita della natura e quindi nei culti più antichi quali romani ma non solo si celebrava l’epifania di Madre Natura. Nell’antica Roma si identifica questa Bifania con Diana, ma anche nella mitologia germanica. Holda e Berchta rappresentavano la personificazione femminile dell’inverno. La Dea non era rappresentata ovviamente come brutta e vecchia, fu la Chiesa Cattolica dell’Alto medioevo che, per condannare i riti propiziatori pagani, “trasformò” la Befana in una strega. Da qui la tradizione della befana del “Brusa la vecia” durante la festa dell’Epifania e dei roghi della befana con i quali oggi si brucia l’anno vecchio e si da il benvenuto al nuovo in origine era appunto celebrazioni in sintonia con l’avvicendarsi delle stagioni che scandivano anche il tempo di vita delle persone visto che dalla natura e dal raccolto dei prodotti della terra si era dipendenti. Oggi quella del Brusa la vecia è una tradizione diffusa in tutta Italia , anche nel Veneto, sebbene la Befana fosse particolarmente diffusa in regioni quali Toscana, Lazio, Emilia Romagna, Marche ed Umbria.
In seguito passato l’Alto Medioevo la Chiesa Cattolica, superato forse il periodo di maggiore oscurità, volle limitare il significato diabolica della Befana attribuendole un’immagine più bonaria collegata alla storia dei Re Magi. Fu così che nacque la leggenda che diede poi origine alla “tradizione della calza della Befana” motivo per cui la festa dell’Epifania è ancora tra le preferite dai bambini! In origine il carbone veniva inserito nelle calze come ricordo dei falò e successivamente come “punizione” per i bambini disobbedienti. Nel XII secolo si diffuse infatti la credenza che i Re Magi, in difficoltà nel cercare il luogo di nascita di Gesù chiesero informazioni ad un’anziana signora che si rifiutò di aiutarli e non volle seguirli per andare a visitare il “bambino”. La donna poi si pentì e dopo aver realizzato un cesto di dolci si mise alla loro ricerca ma non riuscendo a trovarli si fermava ad ogni casa donando dolciumi a tutti i bambini che incontrava. Da quel momento si diffuse l’usanza di lasciare fuori dalla casa gli scarponcini e le calze dei bambini affinché nel suo lungo viaggio la befana potesse cambiarseli o meglio augurandosi fossero riempiti di dolciumi!
Il Natale a casa: usanze
Di Ketty Millecro
Era d’uso a casa trascorrere il Natale in famiglia in maniera particolare. Il Natale a casa faceva rinascere.
L’albero di Natale, come in una mattanza di colore rosso diventava. I suoi rami anziché contenere solo palline colorate si arricchivano di salame, salsiccia, pescestocco e baccalà secco; erano queste le tradizioni che lo facevano sentire ricco come uno sceicco.
Era usanza davvero che la famiglia in quel giorno dovesse divertirsi. Si doveva sovraccaricare l’albero e strafare. Si usciva con tutti i bambini per comprare la spesa per 2 giorni e abbuffarsi fino ai capelli. Già dalla mattina cominciava il grande lavoro di preparazione. Da lì s’impastavano pitoni, arancini, riso e macinato; l’odore era l’invidia del vicinato.
Alle 8 e mezzo arrivava la zia Teresa, un po’ avara, senza portare nulla, solo affetto e i suoi familiari. Si cominciavano ad impastare 5 kg. di farina. Fra gli ingredienti verdura, acciughe e per tutta la casa chi gridava a destra e a sinistra. Che grande felicità nel cuore di tutti! Poi si giocava a tombola e si allontanava il brutto ricordo delle persone ormai scomparse. Si preparavano le sfingi, frittelle di melenzane, frittata di patate. Per l’odore ammaliante svenivano gli estranei pensando a quei beati.
Nel mezzo della serata lo zampognaro arrivava ridendo, Don Nino, il pecoraio, assaggiava la cassata. Ad un certo punto si apriva il panettone. Dategliene un pezzetto- si sentiva gridare da un angolino- lo zio Mimmo arrivava di nascosto. Non c’erano pretese di altri dolci , le mani piene di noci e di castagne piccoline.
Quando suonava la mezzanotte erano tutti pronti e sparavano i botti. Presto, il suono della campana avvertiva. La Messa è incominciata. Evviva l’Ave Maria. Il Bambinello nasce, un salmo di Saulo, corriamo presto corriamo presto nella chiesa di San Pietro e Paolo
Cosa mangiamo a Natale a Messina
A cura della classe 4^ sez. C turismo
Carne o pesce? Tre primi e quattro secondi o quattro secondi e tre primi? Fedeltà alla tradizione o spazio alla novità? Sono questi alcuni degli amletici dubbi culinari che in queste ultime frenetiche ora di attesa pre-natalizia, si rincorrono tra le cucine dei messinesi. Perchè mentre c'è chi, con largo anticipo, ha programmato per filo e per segno le innumerevoli pietanze da servire in tavola, compreso l'ordine di “uscita”, c'è ancora invece chi non sa cosa far gustare ad amici e parenti che la notte del 24 e la mattina del 25 affolleranno i nostri saloni.
È tradizione, soprattutto nelle famiglie numerose, organizzare per la vigilia di Natale, una bella e gustosa pitonata
I pitoni tipici messinesi
anche se non può mancare su ogni buona tavola messinese il pescestocco o il baccalà mentre per la giornata di Natale cosa ci può essere di meglio se non spaghetti con le cozze, braciole di carne, totani o calamari anellati?
Pescestocco alla messinese Baccalà alla messinese
Spaghetti con le cozze Braciole alla messinese
Totari ripieni antica ricetta messinese Calamari fritti anellati
E per il dolce? Ci possiamo sbizzarrire perché accanto al tradizionale panettone non possono mancare i cannoli e la cassata siciliana, la pignolata e i bignè caramellati con cuore di panna.
Classico panettone natalizio Cannoli alla messinese
Cassata siciliana Pignolata tipica messinese
Bignè caramellati con cuore di panna
Da bere, infine, un bianco doc e Nero d’Avola, rigorosamente spillato da una botte locale e da accompagnare con i dolci un Passito di Pantelleria o Malvasia delle Isole Eolie.
Nero d’Avola Passito di Pantelleria
Malvasia delle Isole eolie
Cos'è il Natale? Da una riflessione di K. Millecro
Al giorno d'oggi, questa parola viene immediatamente associata ai regali, al divertimento e al cibo abbondante. Ma qual è il suo vero significato? La concezione di questa festività è ben diversa dagli anni precedenti. Purtroppo molte tradizioni sono andate perse. La ricorrenza religiosa si è fusa con culti pagani e laici. Ad esempio, lo scambio di regali ha origine da un culto pagano,che prevedeva lo scambio di doni come portafortuna. Numerosi sono i simboli natalizi, quali l'albero e il presepe. Diffusa in tutto in mondo è la figura di Babbo Natale, ma anche questa è stata modificata nel tempo. Sfortunatamente, oggi, diamo più importanza all'aspetto materiale del Natale, anziché quello spirituale. In particolare, sta svanendo nella nostra generazione il senso di unione della famiglia. Il Natale è un periodo in cui ci si può riavvicinare ai propri cari, per festeggiare insieme. La gioia di rivedere un vecchio zio, di riabbracciare i propri genitori, non potrà mai essere superata da un regalo. Bisogna riflettere anche su un altro aspetto. Fuori dalle nostre finestre, c'è una crudele realtà. Non tutti hanno una famiglia, una casa dove essere al sicuro. Molti si trovano sotto un cielo di missili e bombe, nemmeno il Natale può salvarli. Mentre scartiamo un regalo, dall'altra parte del pianeta, ci potrebbe essere qualcuno che sta morendo di fame. Sarebbe bello se per un solo giorno, tutta la cattiveria sparisse, se tutte le guerre terminassero, se la povertà fosse solo un brutto incubo. Il Natale non è solo ricevere un telefono costoso, un abito all' ultimo grido. È anche aiutare, donare, riempire di gioia le vite dei meno fortunati. È amore, armonia e pace. Impariamo a cogliere il valore reale di ciò che ci circonda.
LA MAGIA DELLE TRADIZIONI NATALIZIE
Quando sul calendario arriva il mese di dicembre subito tutto ruota attorno a Natale la più
grande, lunga e bellissima festa dell’anno piena di fascino che cattura tutti dai più piccoli
che sognano i doni portati da Babbo Natale, a noi ragazzi che attendiamo con ansia i
numerosi giorni di vacanza che ci godremo, ai più grandi che aspettano questo momento
per riabbracciare parenti lontani e avere un po’ di riposo. Del Natale però negli ultimi
decenni, si è persa la vera origine cioè quella religiosa. Oggi è soprattutto una festa
consumistica dove si dà più valore ai regali e alle grandi abbuffate anziché riflettere sul
valore religioso e sulle tradizioni, nonostante ciò il Natale conserva sempre quella strana
magia che riesce a coinvolgere le persone ed è per questo che molti amano festeggiarlo.
Per riscoprire il vero spirito natalizio bisogna ritornare indietro nel tempo e ritrovare le
usanze e le tradizioni antiche che ho appreso dai racconti dei miei nonni. Il suono delle
zampogne che si sentiva nell’aria annunciava che il Natale era vicino, gli zampognari
scendevano in pianura dai paesi di montagna con questo caratteristico strumento che
emanava melodie natalizie e questi personaggi venivano invitati nelle case a suonare
davanti al presepe per la gioia dei bambini. La tradizione più commovente del Natale è il
presepe realizzato la prima volta da S. Francesco di Assisi a Greccio e poi diffuso in tutto il
mondo.
Poi si è diffusa la tradizione dell’albero di Natale che è un’usanza dei paesi nordici si
addobba un abete vero o finto con palle splendenti e luci; anche se dovrebbe essere una
tradizione pagana nel secolo scorso è entrata nelle case italiane e per noi cattolici
simboleggia Dio che con la sua luce illumina il mondo e la nostra tradizione vuole che
venga allestito l’8 dicembre il giorno dell’Immacolata e smontato il 6 gennaio giorno
dell’Epifania.
Due sono le figure tradizionali legate al Natale: Babbo Natale e la Befana, la prima deriva
da un personaggio storico il vescovo S. Nicola perché si racconta che il vescovo, avendo
ereditato molti beni e denari dai suoi genitori per liberarsene cominciò durante il periodo
natalizio a fare regali ai poveri, oggi invece c’è Babbo Natale (Santa Klaus ovvero S.
Nicola) vestito di rosso e con le renne, la figura della Befana è invece legata ad una
leggenda: dopo la nascita di Gesù Bambino non volle seguire i Re Magi per portare i doni
al Bambinello ma subito dopo se ne pentì, da allora, si dice che nella notte dell’Epifania
porti i doni ai bambini, sperando che uno di questi sia proprio Gesù. Questi sono solo
alcune delle tradizioni natalizie e forse le più importanti, infatti hanno origini antichissime e
non sono solamente frutto del consumismo.
Anche se è pur vero che passiamo più tempo a pensare ai regali o a cosa mangiare
durante la Vigilia o il giorno del 25 dicembre ma per me il Natale resta sempre la festa più
bella dell’anno perché scalda il cuore ed è il momento in cui ci si ritrova tutti insieme e ci si
sente davvero in famiglia. La famosa frase “a Natale siamo tutti più buoni “dovrebbe
essere tenuta presente da tutti per migliorarsi e affrontare il resto dell’anno con serenità,
senza pensare che sia solo un banale modo di dire.
Quindi Buone Feste e Buon Natale a tutti!
Daniela De Salvo classe II sez. A afm
Il Natale
L'anno è agli sgoccioli. Il Natale s'avvicina. La sua atmosfera, calda, Lenta ci circonda. Piano, Penetra nei nostri cuori, Sciogliendo il gelo Che da dentro ci attanaglia. La sofferenza e L'odio Scivolano via al sol pensiero Di tanto ardore, Lasciando vuoti presto rimpiazzati Da gioia e armonia. Nessuno lascia indefferente, Né adulti, né bambini. Emana amore, Urla il suo spirito. Esso non discrimina, Non disprezza, Non schernisce. Ci contagia e ci sprona A d'essere migliori. È questo ciò che so Sul Natale.
Di Ketty Millecro
Quando il tuo cuore è in tumulto, ricordati questo accorato appello:
Ti riconosco?
Sei bianco o nero? Qual è il tuo colore?
Sei del nord o del Sud? Dov'è il tuo regno?
Sei un bambino o adulto? Qual è la tua età?
Sei povero o ricco? Qual è la tua ricchezza?.
Se preferisci i malati e ti rivolgi ai sani;
Se scruti i cuori dei perversi
e accarezzi i deboli;
Se giri il mondo scalzo
senza paura di ferite;
Se impotente, inorridisci
allo scempio dell'uomo;
Se piangi e ti disperi per l'amore
non corrisposto; ti riconosco?
Mi riconosci?
Talvolta bianco dai riccioli d'oro.
Talvolta nero, corrucciato,
perseguitato. Talvolta malato di tumore,
o sindrome di Down. Talvolta malato
di Alzhaimer o morbo di Parkinson.
Sei tu, dolce Bambinello Gesù;
sei tu in loro?
Li abbracci, ti identifichi e ci ami.
E noi? Noi, senza alcuna pietà,
crudeli, ti crediamo?
Piccolo bambino dagli occhi a mandorla,
dai la tua voce ai deboli, ai sofferenti.
Consola gli sconfortati,
gli sbandati, gli emarginati.
Con la tua soave vocina invocherai:
Amatemi. Io sono loro.
La nevicata del '56
Il Natale di una volta a Messina.
Il paese di Larderia: nevicata del 56
Raccontavano quando erano in vita , mia mamma e mia nonna, che dal Forte Gonzaga,
da Cristo Re e Montalto, fino alla Madonnina del porto, la neve quell'anno a Natale
imbiancò Messina. Lo spettacolo rallegrò il Natale durante la notte ghiacciata. Messina fu
resa un Presepe nella magia lunare. Come se in quegli anni crescesse il grano sotto la
neve, la gente per strada si affollava e, di giorno, nei negozi con pacchetti dono. Poi la
macchina divenne un'esistenza è una moda: «Mi raccomando l’auto mi giova per le feste»,
s’ingiungeva alle ditte Lancia Siracusano, Fiat Interdonato e Alfa Romeo Cundari, queste
le concessionarie dell'epoca.
Ai grandi magazzini e dai "Fratelli Piccolo" iniziava l'andarvieni frutto della sospirata
tredicesima. Per lo shopping, infatti, in giro s’incontravano lavoratori d’ogni genere, visto
che all'epoca, l'impiego pubblico era accessibile a tutti. Presenti dirigenti e maestranze
degli Aliscafi Rodriquez, Gazzetta del Sud, Marisicilia, gli essenzieri, la cui attività era
assai florida a giudicare dai barili in partenza che gremivano la banchina del porto.
Era rito , con la processione di mezzanotte, che dalla chiesa dell’Immacolata partisse una
processione. Il parroco teneva tra le mani Gesù Bambino e lo cullava sulle note della
banda musicale, mentre le campane suonavano a festa.
Processione del Bambinello
Tutto ciò era d'uso da quel febbraio 1713, quando il Bambino di cera di padre Fabris iniziò
a lacrimare. Tante usanze e ricordi... Quella sera tutto era magia, persino : “Quando l’ora
della cena scocca, focaccia La Rocca”, così la pubblicità, reclamizzava il noto panificio di
piazza Cairoli, assieme ad altri luoghi di ristorazione disseminati per la città. Tra le
rosticcerie più rinomate, per la gioia del palato, “Borgia” e “Nunnari”.
Salumeria rosticceria Nunnari
In ogni via c’era che rifarsi dai grandi patimenti del prima, durante e dopo la seconda
guerra. Ai fumatori sembrava un sogno poter acquistare al tabacchino le sigarette di
marca nazionale ed estera. Si ricordavano le stampatelle, derivanti da cicche lasciate per
terra dalle truppe alleate. Si usciva da casa con la sigaretta accesa e ci si rivolgeva :
«Scusi, mi farebbe accendere?».
Nevicata del ’56 a Castanea/Messina foto d’epoca
Per i gelati status simbol era il Ritrovo Irrera di Piazza Cairoli, come per coni e granite
caffè con panna. Frotte di militari in libera uscita a rotazione rendevano sicure le vie
solitarie, dopo ogni spettacolo teatrale e cinematografico, proiettato nelle numerose sale
sparpagliate della città. Nel 1956, tra i film più visti ci fu “La Rosa Tatuata” con Burt
Lancaster e Anna Magnani che vinse l’Oscar.
Le cornamuse e i ciaramillari intonavano suoni straordinari di “ninne nanne”, provenendo
dalla vicina Calabria e dai paesi vicini della provincia di Messina. Tra i più bravi ciaramillari
erano gli abitanti di Castanea delle Furie, Massa e i Montalbano Elicona . Fra i più
rinomati, lo zampognaro Mastru Paulu “u turnaturi”. Indossava il costume di rito, giacca di
velluto scuro sopra i cosuneddhi stretti con legacci sotto le ginocchia. Addosso teneva un
cappotto di “n’incirata” e un birrittuni di pilu, oppure la “mèusa” adibita a" sghimbesciu"
sulla testa "crinuta". Tutto il vestiario era accompagnato dal parapioggia a tracolla. Ai piedi
calzava "zampitte o calandrelle", tenute da lunghi lacci. Il personaggio dall'aspetto antico
era particolare nella magia lunare e faceva somigliare, all'anno zero, quando la stella
cometa indicava ai pastori e ai re Magi la Grotta della nascita di Gesù. Incastonata sul
prospetto dell’isolato 145, che è tra gli edifici scampati al terremoto del 1908, c'è la sacra
immagine che assaporava la zampogna di zù Vanni Camarda.
U ciaramiddaru
C’erano gli orafi Grillo e Burrascano; la fabbrica del ghiaccio Gemelli;
Fabbrica del ghiaccio Gemelli in una foto d’epoca
Ripinto macellaio; Panzera elettricità; la torrefazione Micali; Taffara ferramenta; Zucco
cestaio; Patanè scarpe; il sarto Pedelì; le salumerie Salvo e Felicetta Calarco, zia di Nino,
l’ex direttore della Gazzetta del Sud.
Nel 1996, la tradizione novenistica messinese si rinnova con Luciano Tringali (canto),
Nico Tringali (mandolino) e Giorgio Trifirò (chitarra), chiamati a suonare in via Maddalena
sotto l' icona di San Giovannino con l’agnello.
Ogni quartiere rendeva unico il Natale con il suono caratteristico delle ciaramelle, per le
case e per le strade e vicino al Presepe. Le traverse più affollate aprivano alla festa con
addobbi originali e pertinenti ai prodotti in esposizione. Emergevano i fruttivendoli che
realizzavano la “cona” con fronde vegetali verdi di “spinapulici”, “sparacinu” e
“mbriacheddi”. Le arance coperte dalla stagnola, i mandarini e clementini attorniavano il
Bambinello in mezzo alle noci, mandorle e nocciole (scacci), da datteri.
A “cona”
Non mancavano i pendagli di pomodoro a scocca, paragonati a stelle filanti scendevano
come dal cielo.
Dall’8 dicembre, giorno dell’Immacolata, per strada non mancavano i "cantastorie orbi" che
allietavano le loro litanie con le vibrazioni del violino o della chitarra. Un "picciotto"agitava
l’azzarino (triangolo) lungo i percorsi di urbani e invitava a visitare le chiese per non fosse
trascurata la novena di Natale. Il suonatore di liuto, mastro Carmelo Laurino, inteso
“Ammazzapadre” indossava un abito nero con calzoni e fibbie al ginocchio, cappello a
cilindro, calzato su berretto di seta scuro. Il discepolo, don Lio Corso venne definito
“Cappiddazzu”, che con le sue novene attirava i commercianti che avevano bottega nei
pressi del Duomo. Agitava il violino per segnalare il tipo di prestazione musicale. Poco
prima della seconda guerra mondiale si ricordano Mastru Natale Costa, Don Petru u
sonaturi e Sariddhu u curtu. Si ritiene che l'ultimo dei novenatori fu Mastru Vito Pagano,
che con il violino suonato dal figlio Felice si avvaleva del supporto ritmico della chitarra di
Stefano Celona.
I cibi avevano la loro voce, il “bannio” strillato a gradi, rendeva la città vivace, ma non
eccessiva. Il lessico degli ambulanti era spontaneo e singolare in tutte le manifestazioni
con canzoni anche ispirate alla lirica e alle arie di Giuseppe Verdi, come la “Donna è
mobile”. Serate di feste di Natale organizzate alla Camera di commercio, ai padiglioni della
Fiera campionaria, al Comune, alla Società operaia. La moda povera..... ? Le feste si
svolgevano con semplicità!
La baldoria trovava il suo massimo clou a Capodanno, quando ai botti si univano fuochi di
artificio, ma anche oggetti che la gente, per tradizione, gettava da finestre e balconi. I
ragazzi di allora, a turno, congegnavano di ballare in casa, spostando la “buffetta” (buffet)
che ingombrava i tetri ambienti. Bastava un grammofono che, collegato alla radio, ne
amplificava il tono della musica. I nonni insistevano sul gioco della tombola per la felicità
dei bambini.
Fuochi d’artificio a Capodanno a Messina
Il pranzo di Natale presupponeva gustose pietanze preparate all'antica, per cui si
assaporavano cibi tradizionali della cucina messinese. Come sempre pasta ncaciata,
polpettoni, anguille, tacchino al forno e frutta secca , con una miriade di cassata siciliana.
Al circolo della stampa con il presidente Oscar Andò che divenne sindaco, fu utilizzata la
roulette. I giocatori incalliti e più ricchi frequentarono il Casinò di Taormina.
Oggi come ieri, il Natale arriva imperterrito . Oggi la pace è minacciata da terrorismi, da
violenze sulle donne, da disoccupazione e soprattutto da falsi profeti che attraverso la
droga minano la mente di tanti ingenui giovani.
L'unico vero Profeta, però, quello vero è sempre uno, il solo, quello che ci ama,
indipendentemente dallo stato sociale. È lui e sempre Lui, che dalla sua nascita, vive ogni
giorno con noi, poi cresce, muore e rinasce ogni anno a Natale. Lui è il solo che ci ama
per sempre: è Gesù Bambino. Ci chiede solo un po' d'amore ma non per sè, ma per gli
altri, per chi ci circonda. Niente maldicenze, egoismi, fame di strasoldi e soprattutto di
fama e potere. Riconosciamolo non attraverso le parole o attraverso cospirazioni e meta
preghiere ma con altruismi . Buon Natale!
Nevicata del ‘56° Messina- Circonvallazione
Una santa giovane d'altri tempi e dei nostri
La storia di Santa Lucia Di Ketty Millecro
S. Lucia nacque nel IV secolo a Siracusa. Era una ragazza di buona famiglia, fidanzata con un concittadino e avrebbe dovuto essere moglie e madre. Quando la mamma si ammalò, Lucia si recò in preghiera a Catania, sulla tomba di Sant'Agata, per invocarne la guarigione. La Santa le apparve; le chiese di dedicare la sua giovane vita ai poveri e deboli e predisse il martirio. Tornata a Siracusa, trovò la mamma guarita. Interruppe il fidanzamento, e decise di andare tra i poveri nelle catacombe, portando con sè una lampada, simbolo di luce. Donò ai poveri tutta la sua dote. Il fidanzato decise di vendicarsi, denunciandola pubblicamente con l'accusa di essere cristiana. Sotto l'imperatore Diocleziano furono anni furiosi di persecuzioni dei cristiani. Lucia ribadì la sua fede, anche sotto tortura. Dichiarò che la sua forza proveniva non dal corpo, ma dallo spirito. L'esile corpo della ragazza divenne talmente rigido che per una forza miracolosa, né uomini, né buoi, né la pece bollente riuscirono muoverla nè a scioglierla. Lucia venne condannata a morte . Ricevette l'Eucaristia, ma predisse a Diocleziano la sua vicina morte e la fine delle persecuzioni entro breve tempo. Tutto come predetto da Lucia si avverò.
Santa Lucia
13 dicembre evento “Insieme per la Legalità.
Incontro con Giovanni Impastato”
A cura della classe 5^ sez. C turismo
“Insieme per la Legalità. Incontro con Giovanni Impastato” si è tenuto il 13 dicembre scorso
Giovanni Impastato, fondatore di “Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato” e autore del libro “Oltre i Cento Passi”, dopo la morte del fratello ha intensificato il suo impegno civile, condotto con coraggio e con gravi rischi personali, nella sensibilizzazione e nel contrasto alla criminalità organizzata.
La mattinata è stata finalizzata all’approfondimento del fenomeno criminale sia attraverso gli elaborati realizzati dagli studenti con letture di poesia accompagnate da composizioni musicali; poi sono state presentate delle progettazioni grafico – digitali; carina anche l’iniziativa dei ragazzi che hanno creato delle vignette estemporanee che hanno offerto ai numerosi ospiti. A seguire un confronto tra i presenti e l’autore Giovanni Impastato.
Alla fine la proiezione di alcuni momenti particolarmente significativi tratti dal film “I Cento Passi” e dello spettacolo teatrale “Lirio Abbate e Pif ricordano Peppino Impastato”.
Alla manifestazione è intervenuta, via skype, l’on. Elisabetta Barbuto, Commissione Giustizia, e l’on. Piera Aiello, Commissione Antimafia; erano anche presenti il sindaco di Lucca, prof. Alessandro Tambellini e alcuni referenti dell’ass. Libera.
E per concludere alcune scuole si sono collegate durante l’evento ed hanno illustrato progetti e percorsi culturali afferenti il tema della legalità sviluppati durante l’anno scolastico 2017/2018 e quello in corso.
Lo slogan della manifestazione è: “La mafia uccide, il silenzio pure”.
Seminario sulla “Gestione aziendale, fatturazione elettronica e GDPR” Servizio curato dalla classe 5^ sez. C turismo
ORDINE DEGLI INGEGNERI DI MESSINA e CENTRO STUDI E FORMAZIONE
in collaborazione con Google Developer Group Nebrodi e ITES A. M. Jaci di Messina
Organizza
SEMINARIO
“Gestione aziendale, fatturazione elettronica e GDPR”
SABATO 1° Dicembre 2018 dalle ore 09:00 alle ore 13:10
presso Aula Magna ITES A.M. Jaci v. Cesare Battisti, 88 - 98122 Messina.
Locandina evento
L’Ordine degli Ingegneri della provincia di Messina e il Centro Studi e formazione dell’Ordine degli Ingegneri di Messina in collaborazione con Google Developer Group Nebrodi e ITES A. M. Jaci di Messina, sabato 1° dicembre 2018 hanno organizzato un seminario sulla “Gestione aziendale, fatturazione elettronica e GDPR” che si è tenuto presso l’Aula Magna del nostro Istituto. Nel corso dell’evento, organizzato dal prof. F. Pagano , docente di Informatica del nostro istituto, sono state presentate, da parte di esperti, le news con proposte, da parte delle aziende, di software e servizi sia in campo gestionale che di privacy. Scopo dell'iniziativa è stata di sensibilizzare imprenditori e professionisti sui temi del seminario ed offrire la possibilità di conoscere i servizi disponibili nella nostra città per trovare eventuali sinergie. Dopo i saluti istituzionali da parte della D.S. dello Jaci Dott.ssa Maria Rosaria Sgrò, del
Presidente CESF dell’Ordine degli Ingegneri Ing. Santi Trovato, del Presidente dell’Ordine
degli Ingegneri Ing. Francesco Triolo e del Main Organizer GDG Nebrodi Geom. Salvino
Fidacaro, sono stati introdotti e presentati i lavori. Interessanti tutte le relazioni anche
perché le tematiche erano di spessore: dalla GDPR in tema di privacy, alla fatturazione
elettronica sia come strumento che sotto il profilo di costituzionalità per finire alle news del
GDPR e software gestionali.
A conclusione delle relazioni è seguito un ampio ed interessante dibattito da parte del
numeroso pubblico presente.
A tutti voi e alle Vostre famiglie vi giungano gli auguri più
sinceri di un sereno NATALE e felice 2019
da parte della Redazione di “Opinioni a Confronto”
Arrivederci a Gennaio