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Digitalic n.19 - Idee tra le nuvole

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Si chiama Cloud, alcuni (non si sa bene per quale motivo) la chiamano “la cloud” attribuendo alla parola inglese il femminile della traduzione italiana. Ma a parte i virtuosismi linguistici tricolori rimane da chiedersi perché questa tecnologia si chiami Cloud, ovvero nuvola. All’origine, ovviamente c’è un nerd...

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06/2013 – N. 19

www.digitalic.it Tecnologie e protagonisti dell’ICT

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Si chiama cloud, alcuni (non si sa bene per quale motivo) la chiamano “la cloud” attribuendo alla parola

inglese il femminile della traduzione italiana. Ma, a parte i virtuosismi linguistici tricolore, rimane da chiedersi perché questa tecnologia si chiami cloud, ovvero nuvola.

All’origine, ovviamente c’è un nerd. Quando si disegnavano le reti, l’obiettivo degli ingegneri era quello di tracciare uno schema preciso di quali dispositivi fossero collegati nelle reti e in che modo. Solo che a volte il network aziendale si connetteva a reti di altri o a Internet e il povero ingegnere non sapeva come fossero strutturate quelle reti; allora (nel dubbio) disegnava una nuvoletta che significava sostanzialmente: “qui c’è una rete ma non ho idea di come sia fatta”. Che la tecnologia più ammirata di questi anni prenda il proprio nome e il proprio simbolo dalla sua indeterminatezza, può non essere rassicurante. Il cloud funziona e non si sa perché, o almeno non si sa esattamente

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Francesco Marino

Direttore Responsabile Digitalic

[email protected]

come (questo vuol dire il suo simbolo); ma non è un male. Non sempre è utile avere una conoscenza dettagliata degli strumenti che ci permettono di realizzare i nostri obiettivi, non serve se dobbiamo usarli e non ripararli, modificarli o integrarli. Come semplici utenti meno ne sappiamo e meglio è, a patto che tutto funzioni e che il contratto con i suoi livelli di servizio venga rispettato.Se invece quella nuvola la vogliamo creare noi o la vogliamo realizzare per altri, le cose cambiano. Si scopre che la leggerezza del cloud (per gli utilizzatori) è possibile grazie al metallo pesante dei server e delle connessioni che le danno vita. Potete ammirare uno dei data center di Google in questo numero che non è neanche tra i più grandi al mondo.Indubbiamente il cloud libera le idee perché da una parte consente a chi lo utilizza di concentrarsi sulla propria attività principale, dall’altra a chi lo propone permette di inventare nuovi servizi, praticamente senza limiti. Per questo abbiamo scelto una copertina “a specchio”. È un augurio: che le vostre idee sul cloud (o rese possibili dal cloud) siano brillanti.

“COME SEMPLICI UTENTI MENO NE SAPPIAMO E MEGLIO E’, A PATTO CHE TUTTO FUNZIONI E CHE IL CONTRATTO CON I SUOI LIVELLI DI SERVIZIO VENGA RISPETTATO”

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SOM

MAR

IO,16(5=,21,67, Achab - Avira 55

Agile Telecom / DigiTel 7Alias 9 - 31 - 39Brevi 35Cartotecnica Moreschini III copCharme & Relax 75 - 77Computer Gross - J.Soft - C.A. 45Cover II copFortinet 11G Data 15HP 36 -37Hubergroup 47

Il Triangolo 19iStockphoto 71Italgrafica 61Lenovo 33Microsoft inserto - 17 - 43Panda Security 27Snom Technology 29Viscom - Reed Exhibitions Italia 67Visual Project IV copWestern Digital 50Zycko 59

Anno 2‚ numero 19‚ giugno 2013www.digitalic.it

Registrazione Tribunale di Milanon. 409 del 21/07/2011ROC n. 21424 del 3/08/2011

Testata volontariamente sottoposta a certificazione di tiratura e diffusione in conformità al Regolamento CSST Certificazione Editoria Specializzata e Tecnica per il periodo 1/1/2012-31/12/2012

Periodicità: 11 numeriTiratura media:15.009 copieDiffusione media:14.575 copieCertificato CSST n. 2012/2334 del 27/02/2013Società di Revisione: REFIMI

Direttore Responsabile:Francesco Marino - [email protected]:Marco Lorusso - [email protected] di Produzione:Raffaella Navarra - [email protected] collaborato:Amir Baldissera, Luca Bastia, Barbara Bonaventura, Alessio Ferri, Valentina Frediani, Girl in the Cloud, Luca Mirani, Francesca Pilone, Matteo Ranzi, Valerio Rosano, Daniela Schicchi, Antonella Tagliabue, Elena Veronesi.Immagini offerte da: iStockphoto e Thinkstock (Gruppo Getty Images)Progetto grafico e impaginazione: Davide Spagnuolo/BluLapis s.n.c.

Pubblicità e Pubblicità Web Ufficio Traffico: [email protected] Abbonamenti: [email protected] copia euro 3,90 - Arretrato euro 7,80Abbonamento annuale (11 numeri) Italia euro 33,00 - Estero euro 66,00http://www.digitalic.it/wp/abbonati

Stampa: Italgrafica srlVia Verbano n. 146 - 28100 NovaraCellophanatura: NUOVA EFFEA s.r.l. v.le Lombardia, 51/53 - 20861 Brugherio Mi

Informativa ex D.Lgs 196/3 (tutela della privacy) MMedia s.r.l., Titolare del trattamento, tratta, con modalità connesse ai fini, i suoi dati perso-nali, liberamente conferiti al momento della sottoscrizione dell’abbo-namento od acquisiti da elenchi contenenti dati personali relativi al-lo svolgimento di attività economiche ed equiparate per i quali si ap-plica l’art. 24, comma 1, lett. d del D.Lgs n. 196/03, per inviarle la rivi-sta in abbonamento od in omaggio. Potrà esercitare i diritti dell’ art. 7 del D.Lgs n. 196/03 (accesso, cancellazione, correzione, ecc.) rivol-gendosi al Responsabile del trattamento, che è il legale rappresentate di MMedia s.r.l., presso MMedia s.r.l., nella sede operativa di via Vit-torio Emanuele II, 52 - 20900 Monza (MB). Gli articoli e le fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Tutti i diritti sono riserva-ti; nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, me-morizzata o trasmessa in nessun modo o forma, sia essa elettronica, elettrostatica, fotocopia ciclostile, senza il permesso scritto dall’edi-tore. L’elenco completo ed aggiornato di tutti i Responsabili del trat-tamento è disponibile presso l’Ufficio operativo, Vittorio Emanuele II, 52 - 20900 Monza (MB). I Suoi dati potranno essere trattati da incari-cati preposti agli ordini, al marketing, al servizio clienti e all’ammini-strazione e potranno essere comunicati a società esterne per la spe-dizione della Rivista e per l’invio di nostro materiale promozionale.

Annuncio ai sensi dell’art 2 comma 2 del “Codice di deontologia re-lativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio della attività gior-nalistica”. La società MMedia s.r.l., editore della rivista Digitalic ren-de noto al pubblico che esistono banche dati ad uso redazionale nelle quali sono raccolti dati personali . Il luogo dove è possibile esercitare i diritti previsti dal D.Lg 196/3 è l’ufficio del responsabile del trattamen-to dei dati personali, presso la sede operativa delle segreterie reda-zionali (fax 039.2326449).

AVVIOPhoto 8Nuvole di ferro

White Paper 12Luccicante, come le tue idee

#FF 14iOS7, un cuore nuovo per la Mela

Trend 18Passiamo un’ora al giorno sullo smartphone: ecco come

MERCATORicerche 21Italiani campioni di cloud… illecito

DGTalk 22– Idee tra le nuvole– Niente paura – In cerca di nuovi equilibri

Dura Lex Sed Lex 38Un ombrello per ripararsi dai rischi della “nuvola”

DGReport 40EMC World 2013: novità e conferme

TECNOLOGIAEvoluzioni 51Arduino continua a stupire, ecco il robot!

DGReport 52La sfida: un canale sicuro per le Pmi

Creative Park 56Contro il blocco creativo basta dire 33

Punto G 62Giovani e tecnologie, la strada per il futuro sostenibile

WEB SOCIAL CLUBBloguru 68Il fantasmagorico mondo di Tegamini

The Marketing Side 72Come evitare il fenomeno “capra, capra, capra”

Coffee Break 78Il marketing del cloud

SHUTDOWNGirly Tech 80Toglietemi tutto, ma non la connessione

Geografia 82La mappa dell’Antropocene

Mad4IT 84Ferro vecchio a chi?

8051

MMEDIA s.r.l.via Vittorio Emanuele II, 52 - 20900 Monza (MB)tel. 039.2301393 - fax 039.2326449

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1892/(_',_)(552 Ci vuole tanto “ferro” per costruire le nuvole. Il cloud è un’infrastruttura leggera per chi la usa,

eterea (come dice il nome), ma per creare dei servizi disponibili sempre e facilmente per tutti occorrono enormi quantità di server, storage e fibra ottica, insomma giganteschi data center. Nelle foto uno di Google situato a Council Bluffs, nell’Iowa

(http://tinyurl.com/GooDigi) che copre una superficie di “appena” 10.700 mq. Il più grande del mondo (al momento) è il SwitchNAP, della Switch Communications, che misura ben 204.000 mq e sorge nel deserto del Nevada, per ragioni di sicurezza. Nel 2016 sarà surclassato da quello in completamento a Langfang, in Cina, che sarà quasi tre volte più grande, con i suoi 585.290 mq.

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DEDUPLICAZIONE DEI DATIOttimizzazione dell’efficienza dello storage grazie alla gestione di più dati in minor spazio disco e aumento dell’effi cienza della larghezza di banda con conseguente riduzione del traffi co di dati in rete.

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NEWS

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Cambia il panorama della si-curezza: Mcafee ha annuncia-to l’acquisizione di Stonesoft. Il valore dell’operazione è di circa 389 milioni di dollari, che verranno pagati in con-tanti. Il portafoglio prodotti di Stonesoft comprende: fi-rewall, evasion prevention sy-stems, soluzioni SSL e VPN. «Con l’aggiunta delle soluzio-ni Stonesoft – ha dichiarato Michael DeCesare, presi-dente di McAfee – McAfee fa un significativo investimen-to nella tecnologia firewall di nuova generazione. Queste soluzioni anticipano i bisogni emergenti dei nostri clienti in un panorama fatto di minac-ce in continua evoluzione». Il progetto è quello di integra-re la tecnologia Stonesoft nei prodotti McAfee per offrire una nuova idea di sicurezza: la McAfee’s Security Connec-ted strategy.

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Nonostante l’età (classe ’65), Paolo Delgrosso è un manager di lungo corso nel mondo IT. Un ma-nager che ha militato tra le fila delle più importanti multinazionali di questo complesso settore. Un manager che conosce a fondo il nostro Paese e che, anche per questo, è stato scelto per sede-re alla guida di uno dei motori più potenti della “macchina” HP. Proprio nel corso delle giornate di ICT Trade 2013 è infatti arri-vato l’annuncio della sua nomi-na a channel, alliance and SMB

sales director enterprise group, Hewlett-Packard Italiana. In que-sto ruolo Delgrosso ha la respon-sabilità del coordinamento della struttura di vendita che supporta la crescita del canale di partner di HP nell’area enterprise group. Prima del suo ingresso in HP, Delgrosso ha ricoperto il ruolo di operational director di Cisco Systems, per cui ha coordinato il team di specialisti dedicati allo sviluppo dell’offerta di soluzioni borderless network, data center e virtualization per l’Italia.

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Da pochi giorni ha chiuso i battenti l’attesa special edi-tion 2013 di ICT Trade, l’evento nazionale dedicato alle terze parti, che quest’anno ha lasciato la sua storica se-de di Ferrara per approdare a Milano. Un’edizione inten-sa, complessa, ricca però di novità soprattutto a livello di nuovi canali e nuove opportunità per i rivenditori.Su tutte ha spiccato l’annuncio dello strategico accordo di distribuzione firmato da V-Valley con Juniper Networ-ks. Un accordo che mette nell’arco del distributore a va-lore nato in seno al Gruppo Esprinet nel 2011 una nuo-va e potente freccia per fare centro nel cuore di un mer-cato ad altissimo tasso di valore come la network securi-ty. Un accordo clamoroso anche perché segue i recentis-simi annunci delle intese con brand del calibro di Fujitsu Technology Solutions, CA Technologies e Trend Micro. Un vero fiume in piena, dunque, carico di valore, che gli uo-mini della società di Vimercate intendono riversare lungo le filiere più innovative del nostro Paese.In questa esclusiva video intervista Luca Casini, diretto-re commerciale e timoniere di V-Valley, commenta, a poche ore dalla firma, la notizia e traccia la strada del-la sua società per il prossimo futuro. Un futuro che ve-de proprio nella network security una importante stel-la polare.

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Sanità

Governo e Difesa

Utilities

Service Providers

Finanza

Retail

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Uno specchio che riflette, che brilla, che illumina. Questo mese

Digitalic ha voluto dare alla sua copertina l’aspetto più lucente per raffigurare le idee, quelle rese possibili dalle nuove tecnologie che liberano energie e progetti, come il cloud ovvero “la nuvola”, un insieme di strumenti che permette di semplificare ogni attività, di rendere disponibile la potenza dell’informatica in ogni luogo, su ogni dispositivo. L’immagine rappresenta proprio questo: una nuvola che è anche un cervello e che apre infinite possibilità. Per realizzarla

LUCCICANTE,COME LE TUE IDEE

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a cura della Redazione

Digitalic si è affidata ai migliori professionisti in Italia nella stampa e nei materiali.

Specchio delle mie brameLo specchio argenteo che vedete è stato creato da Cover, con la tecnica della plastificazione. Una pellicola estremamente riflettente è stata accoppiata alla carta creando lo strato brillante che riflette la luce quasi come un vero specchio. Questa tecnica permette di realizzare supporti di grande impatto perché le pellicole disponibili non sono solo metallizzate, ma possono offrire diverse finiture ed effetti anche tattili. Sempre Cover ha dato, oltre

alla brillantezza, la morbidezza di questa copertina attraverso il flock, creando una nuvola realistica fatta di velluto, come la testata e il bordo che racchiude il titolo di copertina.

Colori brillantiPer stampare sullo “specchio” di copertina sono stati usati gli inchiostri UV di HuberGroup, caratterizzati da colori freschi e intensi, proprietà reologiche eccellenti e qualità elevata nel tempo. Questi inchiostri sono adatti a una gran varietà di substrati e processi di stampa, dalla

VISUAL PROJECT

L’industria grafica e cartotec-nica Visual Project è una realtà cooperativa con anni di storia alle sue spalle. Si può dire che sia una delle aziende che ha fat-to nascere il settore della UV in Italia. Visual Project è specia-lizzata nella stampa offset e UV su tutti i supporti, dalla carta alla plastica, fino a materiali speciali.

www.visual-project.it

CARTOTECNICA MORESCHINI

3 $ & . $ * , 1 * � 6 2 / 8 7 , 2 1 6

«Dal 1954 lavoriamo e trasformiamo la carta e il cartone in manufatti. Siamo specializzati in tecnologia del packaging, fustellati, finestrati e incollati. Tutti i no-stri prodotti sono realizzati in Italia. Con la carta e il cartone diamo forma alle idee e valore al contenuto. Realizziamo conte-nitori, astucci, scatole, imballi, espositori, display e quello che dobbiamo ancora in-ventare. Siamo partner di aziende cosme-tiche, erboristiche, farmaceutiche, vinico-le, alimentari, meccaniche, elettroniche, di abbigliamento e ristorazione. Ci appas-sioniamo quando realizziamo prodotti “su

misura”, per rispondere alle esigenze specifiche dei no-stri clienti. Per noi la qualità ha valore, per questo siamo certificati dal 2001 UNI EN ISO 9001:2008».

www.moreschini.com

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ITALGRAFICAAttiva da oltre trent’anni a Novara, la tipolitografia Italgrafica deve il suo sviluppo a notevoli e conti-nui investimenti, indispensabili per poter seguire l’evoluzione del mercato. Una scelta che porterà dal 2013 all’installazione di una macchina 70 x 100 a sei colori con sistema UV che gli permetterà di in-serirla nel settore della nobilitazione del prodotto. Inoltre Italgrafica consta di un reparto di fotocom-posizione, fotolito, stampa digitale, legatoria ed è specializzata anche nel “kittaggio” di cartellonistica per la grande distribuzione a livello nazionale e in-ternazionale in tempi rapidi. L’azienda è certificata FSC e PEFC e vanta personale altamente qualificato in grado di garantire, con la sua flessibilità, sempre il risultato migliore.

www.italgrafica.net

stampa offset alla stampa tipografica e flessografica, fino alla stampa ibrida e ovviamente – come in questo caso – alla stampa su supporti plastici.

La stampaLa stampa della “bianca” (in gergo tecnico), ovvero della prima e della quarta di copertina è stata effettuata da Visual Project, una delle aziende italiane più conosciute nel settore della stampa UV. Visual Project ha realizzato una stampa offset UV a cinque colori, utilizzando anche il bianco, per rendere perfetta la resa cromatica. Il compito era particolarmente

COVER SRL

L’azienda emiliana conta 26 dipenden-ti e uno staff sempre alla ricerca di nuove possibilità applicative nell’am-bito della nobilitazione della carta. Floccatura, plastificazione, vernicia-tura off set, stampa a caldo e serigra-fia sono il core business dell’azienda. L’esigenza di trovare nuove sinergie, mirate al miglioramento della produ-zione, ha spinto Cover a far parte di un gruppo specializzato nella ricer-ca di nuovi materiali. Le tecnologie

delicato visto il supporto, ma grazie all’esperienza maturata in anni di attività la resa finale è stata perfetta. La “volta” invece è stata stampata in quadricromia da Italgrafica. Per la seconda volta questa azienda ha contribuito alla stampa della II° e III° di copertina in quadricromia su patinata da 300 grammi. La resa è eccezionale e la pienezza dei colori tutta da godere a pieni occhi. Inoltre, Italgrafica è in attesa che si concluda l’installazione di una macchina 70 x 100 a sei colori con sistema UV che permetterà un ulteriore salto di qualità e di nobilitazione del prodotto finale.

all’avanguardia e i rapporti di partnership con altre impre-se rendono possibile evadere grandi e piccole commesse con tempistiche e prezzi com-petitivi.

www.coversrl.eu

HUBERGROUPHubergroup è uno dei maggiori pro-duttori europei di inchiostri, vernici e ausiliari per la stampa. L’azienda, og-gi, comprende 40 consociate e oltre 150 organizzazioni commerciali. Con più di 250 anni di esperienza e gra-zie alla brillante conduzione familiare nel settore degli ink, il gruppo produ-ce prodotti per la stampa di imballag-gio, di quotidiani e per la stampa com-merciale. In Italia ha la propria sede a Vicenza e una filiale in provincia di Milano. Huber Italia è uno dei princi-

pali attori nel mercato italia-no in tutti i settori della stam-pa. Grazie al completo porta-foglio prodotti e all’eccellente assistenza tecnica è in grado di supportare la propria clien-tela per qualsiasi esigenza.

www.hubergroup.it

Un taglio nettoLa cartotecnica Moreschini ha provveduto alla fustellatura della copertina. La particolare lavorazione con la plastificazione e soprattutto con il flock ha reso necessaria la competenza di Moreschini, tra i leader italiani nella creazione di packaging di lusso. La cover insomma è stata fustellata come si fa con le scatole di prestigio per rendere possibile la sua confezione in brossura nel passaggio successivo.

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Collegati al pratico QR code e tocca con mano tutte le novità

del nuovo iOS 7

È arrivato: iOS 7 è finalmente realtà. Dopo tanta attesa e dopo tante

indiscrezioni, immagini rubate e frasi dette, ecco svelate tutte le novità più importanti nel corso della attesissima WWDC. Tim Cook, il Ceo di Apple, è salito sul palco del Moscone Center di San Francisco e dando il benvenuto ai giornalisti, ha aperto le danze. Dopo aver parlato delle percentuali di utilizzo e di soddisfazione del cliente, Cook ha finalmente presentato le attesissime novità di iOS 7. Il team della Mela ha lavorato duramente su quello che è stato definito «il più grande aggiornamento di iOS dall’introduzione del primo iPhone». L’impatto sul pubblico è davvero importante. Il cuore mobile di Apple è totalmente rivoluzionato e nella sala tutti si alzano in piedi dopo il video introduttivo. Nuovo multitasking (sulla scia di Android), nuovo design minimale e innovativo, sistema a “strati”

in realtà già presentato da Android più volte, ma reso innovativo e davvero interessante sui dispositivi Apple. Venendo ai dettagli, in iOS 7 ogni App è stata ridisegnata. Ogni App! Ma anche elementi come il

dock, il centro notifiche e, come accennato, il multitasking. L’interfaccia grafica di iOS 7 è anche 3D e sensibile al movimento: vale a dire che le icone si adeguano a seconda di come ruoterete il dispositivo.

Il nuovo multitasking di iOS 7 mantiene un’ottima autonomia del dispositivo a prescindere dalle App “congelate”. Come? Grazie alla gestione della priorità dei processi: le App più utilizzate avranno precedenza rispetto alle altre. Ridisegnato completamente anche Safari, ora più minimalista ed elegante e con nuove funzioni, tra cui l’Accesso Portachiavi di iCloud per sincronizzare le password tra più dispositivi, un nuovo campo di ricerca intelligente, parental control e una nuova vista dei tab. Rimosso su Safari il limite alle 8 pagine

Web contemporaneamente aperte.Cambiamenti anche per l’App Fotocamera, ridisegnata ma fondamentalmente simile e, come previsto, anche con i nuovi filtri fotografici che potranno essere utilizzati in tempo reale. Novità anche per quanto riguarda il rullino fotografico che viene denominato “Moments” e organizza le foto in modo preciso in base alla data di scatto e non solo. L’applicazione Musica è stata rivista (è presente una grafica alternativa a quella di Cover Flow per la modalità orizzontale) e al suo interno è stata implementata… la iTunes Radio! La chiacchieratissima iRadio completamente gratuita. iTunes Radio permetterà di ascoltare musica tramite Internet, esattamente come una Web radio, personalizzando ovviamente il genere musicale. iOS 7 sarà disponibile solo verso la fine dell’anno per iPhone, iPod touch e iPad, mentre gli sviluppatori potranno provare la prima versione beta del nuovo firmware già a partire da oggi: Apple ha reso disponibile il nuovo SDK.

—Il Testardo

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�G Data AntiVirus Client: Operatività del client com-pleta grazie alla protezione in modalità background „invisibile“ per l‘utente �G Data Firewall Client: 100% amministrazione centra-lizzata e semplice creazione di regole tramite ! nestra di dialogo o assistente �G Data ManagementServer: Dashboard per monito-rare tutte le informazioni legate ai client, ad esempio connessioni dei Client, top ten macchine infette, Re-port Status �G Data PolicyManager: rispetto delle policy aziendali, controllo dei dispositivi e delle applicazioni, ! ltro con-tenuto �G Data Backup: backup totale o di" erenziale con possibilità di ripristinare singoli ! le o cartelle anche in ambiente virtuale �NEW: G Data MobileManagement Gestione centraliz-zata delle utenze installate su sistemi Android, report rivelazione virus e stato sicurezza, localizzazione devi-ces, formattazione dati in caso di furto �NEW: Reportistica e statistiche sullo stato della rete �NEW: Visualizzazione sul client di Hardware e Software �NEW: G Data MasterAdmin: Console per i rivenditori per la gestione di tutte le licenze G Data Corporade attive

Requisiti di sistema:G Data AntiVirus Client (32/64 Bit): Windows 7/8 (32/64 Bit) /Vista (32/64 Bit) /XP (32 Bit) /Server 2003, 2008 oder 2012, 1 GB RAMG Data AntiVirus ManagementServer (32 Bit/64 Bit): Windows 7/8 (32/64 Bit) /Vista (32/64 Bit) /XP (32 Bit) /Server 2003, 2008 oder 2012, 1 GB RAM

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NEWS

Cisco, il canale e la strada maestra del cloud…Il reportage esclusivo del nostro inviato a Boston. Un servizio di valore sul più importante evento che Cisco ha dedicato ai partner. Giornate intense durante le quali i rivenditori sono stati invitati a non perdere tempo nel rivoluzionare il proprio approccio al mercato, con particolare attenzione alle Pmi e a Internet of everything.

Un condensato di innovazione… in un codice. Collegatevi ai nostri coloratissimi QR code con tablet, smartphone, ecc. e scoprite gli esclusivi reportage video, audio e di testo realizzati dalla redazione di Digitalic

Alias punta forte sulle UC e apre a EstosNuove comunicazioni, nuove modalità di collaborare, condividere file audio, video, testo in real time e senza confini di sorta. Una rivoluzione in piena regola sulla quale punta con decisione un distributore come Alias. La società di Udine ha infatti stretto un accordo di distribuzione con ESTOS, uno dei principali vendor sul mercato del software per la Unified Communication. Tutti i dettagli.

Svolta per Ingram Micro Italia, Antonio Masenza entra in cabina di regia Una nomina decisiva, un cambio di passo importante, un manager che affonda le sue radici nella tradizione del canale italiano. Ingram Micro Italia apre una nuova e importante stagione nella sua storia e annuncia la nomina di Antonio Masenza a executive managing director. Il perché e gli obiettivi.

AppsBuilder: una App su misura in pochi clickUn sistema self service online per la creazione di App mobili multipiattaforma e per la distribuzione su iPhone/iPod, iPad, dispositivi Android, Windows Phone 7.5 e 8, BackBerry 10 e il mobile Web site (la Web App in HTML5). Questo è ciò che ha ideato e realizzato AppsBuilder, una start-up Internet Italiana che non si ferma però al mercato interno, ma già realizza tra il 75 e l’80% del fatturato all’estero, come ci ha confermato Daniele Pelleri, Ceo e co-fondatore con Luigi Giglio (Cto) della società. L’intervista esclusiva collegandosi al QR code qui sopra.

Evolution, scopri cosa c’è dietro…Dietro l’immagine c’è un software ERP italiano, progettato con grande passione e uno sguardo al futuro: alla mobilità e al cloud. Evolution ERP, arrivato alla sua release n. 4 funziona non solo su pc e Mac, ma anche su tablet e telefonino tramite cloud. Evolution inoltre regala un iPad mini Apple… Scopri come collegandoti a questo QR code.

L’FBI ha sbagliato, la rivincita di Megaupload Dopo essere stato arrestato e privato delle sue immense ricchezze, Kim Dotcom (il fondatore di Megaupload) si prende una rivincita. A distanza di oltre 7 mesi dalla chiusura dei servizi e dal sequestro di tutti i beni di Kim Dotcom, è arrivata infatti una importante notizia che potrebbe portare novità significative all’interno di questo caso… ecco arrivare il colpo di scena!

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150 volte al giorno: il dato è impressionante. Gli italiani controllano 150 volte il proprio telefonino durante la giornata, una volta ogni 6 minuti più o

meno (i dati sono dello studio di Kleiner Perkins Caufield & Byers’s).Non c’è da stupirsi che la nuova malattia di questi anni sia la nomofobia, ovvero la paura di rimanere senza collegamento mobile, fuori dalla cerchia dei social network, fuori dalla Rete. Secondo un recente studio sono nomofobiche quattro donne su cinque (pare che questa fobia colpisca di più il mondo femminile). Ma una volta stabilito che lo smartphone è fondamentale nella vita bisogna chiedersi… che cosa ce ne facciamo? Quanto tempo in realtà dedichiamo al cellulare? Ce lo svela Experian

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in uno studio che afferma che in media le persone dedicano un’ora di tempo di qualità (il famoso quality time) al prezioso telefono portatile. Il 26% del tempo che passiamo usando il cellulare è dedicato alle telefonate, il 20% ai messaggi, il 15% ai

social network, il 14% alla navigazione sul Web, il 9% alle e-mail. Da sottolineare come utenti iOS e Android abbiano comportamenti leggermente diversi. Innanzitutto gli utenti Apple usano di più il proprio terminale: 16 minuti in più rispetto agli utenti Android. Tuttavia, gli utilizzatori di Android telefonano e navigano di più, mentre quelli Apple “messaggiano” di più e fanno più foto.

Utilizzo smartphone: 58 minuti

Utilizzo smartphone iOS: 75 minuti

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Aziende italiane campionesse di cloud non autorizzato. Fin qui la notizia

fa rumore ma non stupisce certo. Diverso invece il quadro se si aggiunge poi che nella maggior parte dei casi gli IT manager ritengono un simile fenomeno vantaggioso per i processi delle imprese. Il motivo è presto detto: il salto in avanti verso il cloud, anche non autorizzato, permette spesso alle linee di business di essere più flessibili e rapide nel rispondere alle esigenze dei clienti. Meglio insomma chiudere gli occhi sui problemi di gestione e controllo e privilegiare possibili opportunità di business… Sono solo una parte degli stupefacenti risultati di una recente ricerca condotta da Vanson Bourne e commissionata da VMware. Il rapporto svela che due terzi (cioè il 66%) dei

dipendenti italiani userebbero o acquisterebbero servizi e prodotti cloud senza un’autorizzazione ufficiale da parte dell’IT e che metà di loro (il 49%) lo ha già fatto. L’Italia ha la percentuale più alta in Europa, dove invece il 45% userebbe servizi cloud “clandestini” e il 36% li usa già.La ricerca dimostra inoltre che il 37% dei responsabili IT in Europa sospetta che le persone all’interno dell’azienda abbiano acquistato servizi cloud senza autorizzazione. In Italia la percentuale raggiunge il 43%. Tuttavia, la ricerca VMware indica che questo trend non è percepito come negativo, anzi molte aziende riconoscono che questa spesa – una media di 1,6

milioni di euro per ogni organizzazione in Europa

nel 2012 – può portare benefici al business.Come anticipato,

la maggior parte dei decision maker (il 72% in Europa, il 78% in Italia) che sospetta che in azienda si faccia uso di cloud non autorizzato pensa che questo sia vantaggioso: circa uno su due in Europa (51%) e il 43% in Italia hanno dichiarato che aiuta il business a rispondere più rapidamente alle richieste dei clienti e circa un terzo (31% in Europa, 24% in Italia) che consente all’azienda di migliorare la crescita e lo sviluppo. Non solo, i dipendenti dichiarano di aggirare spesso volontariamente il reparto IT per acquistare servizi cloud e lavorare in maniera più efficiente per il bene dell’azienda. Uno scenario che apre più di un interrogativo proprio sulla centralità delle figure IT all’interno delle aziende proprio mentre nuovi paradigmi tecnologici stanno stravolgendo il mercato e il modo di lavorare. Tuttavia, in

Italia, va detto che il 54%

degli intervistati pensa che il cloud

nascosto incrementi le minacce alla sicurezza, creando un conflitto fra la domanda crescente di flessibilità da parte dell’IT e la necessità di mantenere il controllo e ridurre il carico di gestione.Nonostante i timori legati alla sicurezza, il trend sembra ormai più che avviato. Quasi un terzo (il 23%) dei dipendenti in Europa ha infatti scaricato e pagato per prodotti cloud e ha dichiarato di aver speso circa 2.270 !. Il 14% ha sborsato più di 5.000 ! ciascuno nel 2012. L’Italia, la Germania e i Paesi Bassi sono stati i più spendaccioni: il 22% degli italiani ha speso più di 5.000 !, seguito dal 19% degli olandesi e il 17% dei tedeschi. In Italia, i responsabili IT hanno stimato che l’equivalente del 20% del budget IT è stato speso in servizi e prodotti cloud non autorizzati nel 2012: più di 2 milioni di euro, la cifra più alta in Europa.

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Alessio Ferri

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IL TRAGUARDO E LA PROMESSA DI RIVOLUZIONARE LE ARCHITETTURE IT SONO ORMAI CHIARI A TUTTI MA, SOPRATTUTTO NEL NOSTRO PAESE, LA MESSA “SU STRADA” STENTA ANCORA A PRENDERE FORMA CONCRETA, TRA DIFFIDENZE E DIFFICOLTA’ NELL’INQUADRARE

IL RUOLO DELL’INTERA FILIERA, CHIAMATA A UNA TOTALE RIORGANIZZAZIONE

Qualcuno parla di peccati di gioventù ma, a dirla tutta, da quando il

cloud computing ha fatto la propria comparsa sullo scenario IT sono ormai trascorsi alcuni anni. Un periodo in teoria sufficiente per superare ogni forma di perplessità e risolvere gli inevitabili problemi “anagrafici”. In pratica, però, la realtà descrive ancora uno scenario ricco di incertezze ed esitazioni nell’affrontare questo passaggio generazionale nella concezione delle infrastrutture. Incertezze difficili da ricondurre esclusivamente al momento

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sfavorevole dal punto di vista economico e da ricercare in altre direzioni. Tra queste, un nodo ancora da risolvere si rivela quello di presentare al mercato un’offerta convincente sotto molteplici aspetti, dalla completezza alla facoltà di comprenderne ogni sfumatura, fino alle più tradizionali analisi di costo e ritorno degli investimenti, ripercussioni sui processi e relativa efficienza, senza trascurare le inevitabili considerazioni legate alla sicurezza. «Il cloud si sta imponendo nel Nord America e nei Paesi del Nord Europa, mentre sta facendo un po’ più di fatica nel Sud Europa – esordisce Cesare Businelli, chief operating officer di Sap –. Le aziende italiane devono ancora comprendere meglio i vantaggi di questa modalità di erogazione del software e superare alcuni preconcetti quali per esempio le preoccupazioni sulla sicurezza».In realtà, l’interesse si rivela essere più elevato di quanto emerge dalle pure cifre di vendita. I grandi cambiamenti a livello organizzativo, infrastrutturale e culturale, stanno però prolungando più che in passato la fase di studio. «Credo – spiega Luca Collacciani, regional sales manager di Akamai – che le aziende italiane siano entrate nella fase 2.0: è cambiata la percezione, la nuvola è sempre più vista come un’estensione della propria infrastruttura e non come un’alternativa e di conseguenza si sono evolute anche le aspettative degli utenti business».

«Quello che le aziende italiane chiedono al cloud oggi si può riassumere in poche, semplici parole: flessibilità, innovazione e affidabilità a costi contenuti – riprende Luca Giuratrabocchetta, country manager enterprise di Google –. Si tratta dell’essenza del concetto di cloud computing, ma finora ha stentato a radicarsi nel nostro Paese».In pochi, tuttavia, sono disposti anche solo a prendere in considerazione la possibilità di rinunciare. «Nelle grandi aziende ogni cambiamento richiede un lungo processo di qualificazione, pianificazione e riorganizzazione – sottolinea Marco Gonella, responsabile sviluppo canale Var di BT –. Per questo le società più grandi fanno oggi un uso del cloud limitato ad applicazioni non mission critical…».«Le imprese sono impegnate a centrare gli obiettivi che hanno in tema di costi, complessità e crescita, e il cloud rappresenta una delle risposte valide a

questi traguardi – conferma Gabriele Provinciali, sr principal architect di CA Technologies –. La crescita in questo settore è tra le poche a essere significativamente elevate».

Temporeggiare rischia di rivelarsi controproducente Chi si è mosso per tempo, infatti, è in buona posizione per guadagnare competitività grazie a una maggiore capacità di adeguarsi ai mutamenti del mercato. «Un piccolo (ma in rapida crescita) gruppo di realtà italiane si sta concentrando sull’evoluzione dei propri processi di business per godere dei vantaggi del cloud – riprende Giorgio Campatelli, partner organization leader di Cisco –. La trasformazione richiede anche un’evoluzione delle competenze all’interno del dipartimento IT».A difesa di tante realtà, è doveroso considerare anche la difficoltà nell’affrontare

la questione. «Sono ancora poche le aziende italiane che si possono considerare realmente pronte – replica Fabrizio Garrone, solutions manager di Dell –. Bisogna procedere alla selezione dei dispositivi più adatti, integrarli e configurarli, realizzare sistemi pilota ecc. Un insieme di attività che implicano non solo costi, ma anche tempi lunghi». Spesso il problema non è da poco, con una conoscenza insufficiente sul senso stesso della nuova architettura. «Una nostra indagine rivela come sia utilizzato principalmente dai dipartimenti IT invece che dalle funzioni business – puntualizza Paolo Lossa, regional manager di Brocade – e si evidenzia un’incapacità di gestire la rete in modo efficace, a causa dell’impossibilità di prevedere i volumi di dati e i requisiti di banda, la preoccupazione principale nei luoghi in cui il cloud è stato adottato senza il coinvolgimento dei dipartimenti IT».In una fase di transizione, dal punto di vista di un

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fornitore, un importante vantaggio è riuscire a proporre al mercato soluzioni in grado di evolvere di pari passo con un’infrastruttura. «Soprattutto in riferimento alle Pmi, il passaggio non può essere radicale e repentino – avverte Stefano Galoppini, cloud director di EMC –. Proprio per questo sviluppiamo tecnologie utilizzabili anche in ambienti non cloud, garantendo continuità operativa e flessibilità funzionale per assecondare la gradualità».Per chi è chiamato a mantenere comunque l’accesso a tutte le risorse IT, vecchie o nuove che siano, un altro aspetto

importante non va sottovalutato. «In Italia, il 78% delle aziende considera importante che le applicazioni cloud siano completamente integrate sia fra loro sia con le altre soluzioni software già in azienda – puntualizza Sauro Romani, alliances & channels country leader di Oracle –. In effetti, emerge come il 57% delle imprese abbia subìto criticità nella gestione del personale dipartimentale negli ultimi sei mesi a causa di problemi di integrazione».

Domanda sotto analisiPer quanto il cloud computing si presenti in qualità di soluzione globale e senza frontiere, impossibile non tenere in considerazione poi la

particolare conformazione del mercato italiano, se non si vuole rischiare di perdere importanti opportunità anche dal punto di vista della vendita. Un impegno di fronte al quale è fondamentale analizzare e rivedere diverse fasi della filiera. Prima di tutto, serve inquadrare le nuove esigenze del mercato. «In particolar modo le piccole e medie aziende hanno esigenze differenziate, per esempio di sviluppo ma anche di backup remoto e magari di disaster recovery – riflette Garrone –. Tipicamente sono prive sia delle competenze per integrare il sistema informativo interno sia di parti da mettere in cloud, comunque da affrontare con un percorso graduale di trasformazione dell’infrastruttura IT; inoltre nessun progetto è uguale a un altro».Un compito dove non sempre gli esiti sono confortanti. «Molte aziende e organizzazioni sono ferme alla virtualizzazione dei propri sistemi IT e non hanno ancora affrontato i temi distintivi del modello cloud, quali la standardizzazione, la creazione di cataloghi di servizi e la loro automazione – precisa Alessandra Brasca, strategic initiatives cloud leader di IBM –. Oggi, ma più ancora nel prossimo futuro, è normale vendere soluzioni e servizi che aiutino a far evolvere i sistemi virtualizzati, e non, delle aziende verso il modello cloud. E soprattutto soluzioni di integrazione con i sistemi tradizionali».

«Ciò che interessa è se l’utilizzo di funzionalità cloud permetterà un’effettiva riduzione dei costi vivi legati ai processi IT, esigenza che viene ancor prima della possibilità di snellire e facilitare l’IT interno – ribadisce Giacomo Mosca, senior manager storage and servers di Lenovo EMC –. La modalità più facilmente vendibile è quella che chiarisce meglio ciò che significa tale passaggio. Esiste ancora una certa confusione tra l’offerta di applicativi su cloud e quella di spazio storage su cloud».Invece di presentare un’offerta a tutto campo, può quindi essere più utile mettere a fuoco quale tra le diverse opzioni sia la più adatta al singolo contesto. «Non esiste una forma di cloud più facile da vendere, ma alcune rispondono meglio alle esigenze di alcune tipologie di aziende, in linea con le priorità di business – sostiene Giovanni Zoffoli, direttore enterprise marketing di Microsoft –. Le Pmi puntano principalmente sul cloud pubblico (39%), mentre quelle di medie dimensioni optano per lo più per quello privato (42%) e il modello di ibrido sembra quello che riesce ad accontentare entrambi i target; è infatti adottato dal 35% delle piccole e dal 32% delle medie aziende».Per un primo approccio il favore, al momento, sembra andare in direzione della soluzione meno traumatica. «Tra le forme disponibili sul mercato italiano quelle più interessanti sono i servizi applicativi (SaaS) e quelli infrastrutturali (IaaS)

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– spiega Provinciali –. La componente PaaS (Platform as a Service) ha grandi margini di miglioramento al di là del posizionamento corrente nelle grandi aziende».«Il segmento SaaS è quello con maggiori domande d’adozione – conferma Massimiliano Grassi, marketing manager di Citrix Systems –. Altro filone sempre più richiesto è la condivisione e scambio dei dati. Infine il cloud diviene anche una piattaforma per la gestione dei device mobili».A seguire, sulla stessa falsariga, l’interesse si manifesta verso soluzioni in grado di lasciare almeno la convinzione di poter tornare indietro sulle proprie decisioni. «Secondo IDG Research, il 70% delle aziende nutre ancora dubbi sulla sicurezza e sulla riservatezza delle informazioni che risiedono in ambienti virtuali e cloud – precisa Matteo Uva, channel manager di VMware –. Per questo motivo credo che l’adozione del cloud ibrido sia la scelta più adatta, poiché rappresenta la soluzione che meglio risponde alle

esigenze di un IT agile ed elastico, capace di estendersi in funzione delle necessità delle aziende».

Il canale dell’evoluzioneA prima vista, esternalizzare beni o servizi comporta il superamento della figura tradizionalmente chiamata ad assistere un’azienda nella fornitura di hardware e relative consulenza e assistenza. L’allarme per una fine prematura di almeno una parte del canale in realtà non appare del tutto motivato. «Non credo che la filiera possa cambiare drasticamente, ma si aprono nuove opportunità

di sviluppo per tutti gli attori – riflette Businelli –. Occorre però crederci e fare investimenti in competenze per poter ampliare la propria offerta».A rischio, semmai, è il concetto tradizionale di rivenditore, una figura chiamata a evolvere, esattamente come avviene per le infrastrutture sulle quali i rivenditori stessi hanno basato per anni la propria attività. «L’ampia varietà di attività nel cloud sta portando alla necessità di nuovi attori che guidino il mercato verso le scelte migliori – sottolinea Campatelli –. Queste aziende, denominate broker cloud, rendono disponibile una selezione mirata di servizi per un mercato ben preciso e definito. Il ruolo del rivenditore verrà molto rafforzato se sarà in grado di accompagnare il cliente in questa trasformazione».«Stiamo osservando un rapido cambiamento degli schemi di vendita conosciuti – rilancia Paolo Delgrosso, channel and SMB sales

director enterprise group di Hewlett-Packard –: le aziende si stanno rivolgendo a diversi tipi di fornitori per poter erogare al proprio interno servizi IT che normalmente prevedevano acquisto di hardware. I rivenditori che riescono a esprimere valore in questo contesto riescono a tenere le posizioni presso i clienti; quelli che non si adeguano rapidamente trovano e troveranno sempre più difficoltà».Se dal punto di vista interno, il cloud computing significa liberare risorse IT dalla gestione diretta per dedicarle all’ottimizzazione dei processi, tra chi è preposto ad assumersene l’incombenza lo spazio per il canale non manca. «I dipartimenti ICT si occuperanno sempre meno di aspetti operativi – afferma Collacciani –. I fruitori di tecnologie cloud pretenderanno soluzioni standardizzate, facili da implementare, veloci

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nell’esecuzione e flessibili. Criteri che imporranno strategie completamente differenti».«Reseller e Var devono fare una scelta: diventare loro stessi fornitori di materiali e di servizi cloud o rivendere servizi che qualcun altro ha in hosting o propone – avverte Mosca –. Non è così banale, infatti, dotarsi delle infrastrutture necessarie per far fronte alle esigenze dei clienti, non solo dal punto di vista degli investimenti ma anche del know how per l’integrazione dei sistemi. Sicuramente non è possibile inventarsi da questo punto di vista, ma allo stesso tempo c’è spazio per provarci».In particolare, esattamente come avviene all’interno delle aziende, anche la filiera è chiamata a un maggiore spirito di collaborazione. «Il cloud, con le sue caratteristiche di automazione, standardizzazione e interoperabilità, spinge verso la realizzazione di un ecosistema – sottolinea Brasca –, in cui partner, rivenditori, sviluppatori applicativi, mettono a fattore

comune le proprie capacità e offerte, per portare sul mercato una proposizione più ampia e di valore».Gli eventuali problemi a cui vanno incontro gli operatori del canale, vanno ricercati in un contesto più esteso. «La disintermediazione sulla catena del valore non è un rischio a mio avviso imputabile al cloud, che semmai ne accelera gli effetti darwiniani – replica Salvatore Nappi, responsabile segment marketing-business di Telecom Italia –. Alcuni soggetti probabilmente dovranno modificare le proprie competenze, di norma in direzione dei

servizi professionali, dal training all’assistenza evolutiva. Ma ritengo che la distribuzione sappia bene come alcune istanze innovative abilitate dal cloud prefigurino a loro volta ruoli per i dealer a maggiore valore aggiunto rispetto alla logistica efficiente o al mero box moving».

Rivenditori di ultima generazioneDi fronte a un nuovo prodotto o a una nuova tecnologia, aggiornare le proprie competenze raramente comporta andare oltre un periodo di formazione. Di fronte a un approccio del tutto diverso, il pericolo per i rivenditori è anche quello di individuare il percorso ideale per non restare tagliati fuori. «La prima valutazione importante è capire se intendano dotarsi in proprio dell’infrastruttura necessaria a offrire questa tipologia di servizio oppure far leva su piattaforme di cloud pubblico

già operanti sul mercato italiano e internazionale – analizza Lara Del Pin, channel manager di Veeam Software –. La declinazione dei servizi cloud è ancora talmente variegata che possono spaziare dal semplice backup su storage residente nel sito del provider a offerte molto più strutturate e complesse». «I rivenditori possono decidere se subire o cavalcare questa discontinuità tecnologica – aggiunge Nappi –. L’integrazione di modelli di offerta IaaS all’interno della propria proposta è un’opportunità se, e solo se, diventa un ampliamento del proprio bouquet di offerta per il rivenditore».La mancanza di esperienza, tipica di uno scenario nuovo, deve inoltre indurre a non scartare a priori nessuna prospettiva. «Un buon meccanismo per affrontare il tema del considerevole cambiamento indotto dalle tecnologie di delocalizzazione delle risorse

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strategico per raggiungere le aziende sul territorio e offrire consulenza qualificata in funzione dello specifico settore industriale – precisa Zoffoli –. Per questo motivo non rappresentiamo una minaccia, ma al contrario, siamo consapevoli dell’importanza degli operatori del canale per promuovere l’adozione del cloud».«I rivenditori restano fondamentali per recepire requisiti e processi di business degli end user e tradurre il nostro esteso portfolio di offerta in una vera e propria soluzione di taglio sartoriale – conferma Garrone –, costruita sulle esigenze spesso uniche di ogni cliente. Aspetto questo che spesso i grandi provider non sono in grado di affrontare».Piuttosto di lanciarsi in una sfida dall’esito prevedibile, meglio quindi cercare subito la collaborazione. Fondamentale al riguardo è inquadrare da subito i giusti ruoli e i giusti spazi. «Emergono due istanze per certi versi contrapposte – conclude Nappi –. Da un lato, la ricerca dei cosiddetti mercati adiacenti per ampliare il proprio ambito di copertura, porta tutti i soggetti della filiera a valutare gli spazi finora occupati da altri. Dall’altro, l’esigenza di competenze specialistiche distintive impone di trovare modalità di cooperazione necessarie per presidiare la fornitura end to end al cliente. Ne consegue che un superamento del ruolo dei canali in questa fase non è certo da prefigurarsi».

e dei servizi IT è il “No Job Too Small”, nessun progetto ha dimensioni troppo piccole perché sia preso in considerazione – suggerisce Provinciali –. L’assemblaggio e la fornitura di servizi fisicamente distanti a costi più contenuti aprono le possibilità di indirizzare aree che precedentemente non potevano essere affrontate».Le potenzialità non mancano, gli spazi neppure. La sfida è quella di inquadrare al più presto il problema e agire di conseguenza. «L’abilità di lanciare i servizi velocemente, in modo affidabile ed economico, mantenendo visibilità, scelta e controllo, è un fattore fondamentale per il successo in questo mercato – avverte Gonella –. Value added reseller, system integrator e consulenti ICT che prenderanno sul serio i servizi cloud per il mercato delle Pmi e garantiranno ai propri clienti il supporto di cui hanno realmente bisogno, saranno i grandi vincitori in questo nuovo

mercato».«I nostri partner hanno capito le potenzialità che il cloud e la mobility racchiudono, infatti buona parte di loro opera non solo in ambito infrastrutturale, ma anche applicativo – aggiunge Benjamin Jolivet, channel manager di Citrix Systems –. Il cloud come concetto dà la possibilità ai reseller di offrire ai propri clienti una trasformazione radicale della gestione del desktop».

Il provider non è una minacciaPer l’utente finale, cloud computing significa anche liberarsi da una serie di incombenze legate all’infrastruttura IT. In pratica, però, l’infrastruttura viene di fatto trasferita e chi è chiamato a farsene carico deve di conseguenza sopportarne i costi. Candidati ideali in questo ruolo sono i grandi provider, avvantaggiati proprio dal poter già contare su data center all’altezza della situazione. In questo passaggio la paura per gli operatori del canale

è di ritrovarsi schiacciati nel mezzo, o del tutto estromessi. In realtà, un timore ancora una volta solo in parte giustificato.«Per come è strutturato il mercato italiano oggi, i grandi player non sono una vera minaccia per il canale – tranquillizza Del Pin –. Lo potranno però diventare quando la tecnologia a supporto del cloud e il cloud stesso saranno molto più consolidati e meglio percepiti dai clienti».«Sulla carta i grandi provider sono più una minaccia che partner – riflette Delgrosso –, ma la realtà dice che stanno tutti cercando di collaborare con i canali di vendita dei grandi hardware vendor. Nonostante una certa difficoltà di gestione, crediamo comunque che ci siano più opportunità che pericoli».Se in termini di potere contrattuale la sfida è impari, il contributo del canale a livello di conoscenza del mercato e capacità di andare incontro alle singole esigenze è difficile da sostituire. «Nella nostra visione l’ecosistema dei partner gioca un ruolo

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Poche altre volte in passato una nuova tecnologia ha sollevato tante paure quanto il cloud computing in materia di sicurezza. Consapevoli dei rischi ai quali è esposta

un’infrastruttura IT sotto il pieno controllo del proprietario, l’idea di non conoscere con esattezza il luogo fisico e gli strumenti con cui vengono gestiti i propri dati lascia spazio a molte perplessità. Come in altri casi, però, con il tempo la situazione entra in una dimensione più facile da accettare. Grazie all’impegno degli operatori del settore, cloud e sicurezza non sono più solo elementi in contrasto, ma

problema e ascoltati gli utenti, per chi fa della sicurezza la propria ragione di affari, trovare la soluzione più adatta diventa un compito di ordinaria amministrazione. «Notiamo un progressivo avvicinamento da parte delle aziende anche di media dimensione alle soluzioni cloud – afferma Michele Caldara, sales manager channel business di F-Secure –. I numerosi vantaggi offerti, quali il facile accesso agli strumenti di gestione o l’aggiornamento automatico alle ultime versioni, superano le perplessità». L’auspicio del settore è che alla fine tutto si riduca alla diffidenza tipica verso una novità. A infondere ottimismo, le esperienze del passato. «Svariati esempi dimostrano l’esistenza di casi in cui affidiamo i nostri dati a terzi senza porci dubbi sulla loro violazione – conclude Alessandro Peruzzo, amministratore unico di Panda Security –. Pensiamo alle carte di credito o ai bancomat: nel momento dell’emissione sono nelle mani di funzionari di banca che devono poi recapitarli al proprietario. Oppure, le cassette di sicurezza: esiste almeno una copia della chiave della nostra cassetta, ma chi la detenga e dove questa si trovi non è dato saperlo. Nella nuvola i dati sono cifrati e la password è impostata dall’utente».

diventano aspetti da discutere nell’ambito di un contratto. «Quando si propone un’infrastruttura cloud, la sicurezza è la prima domanda – ammette Gastone Nencini, senior technical manager Trend Micro –. Non si può negare che esistano criticità evidenti, come per esempio attacchi del cybercrime sempre più mirati a questi ambienti. Ma il cloud deve essere sicuro, perché solo così se ne potranno cogliere i benefici, adottando tecnologie di sicurezza evolute ed estendendo le policy interne nella protezione delle informazioni ai nuovi ambienti». Come in situazioni analoghe del passato, il nodo della questione per i fornitori è mettere a punto soluzioni in linea con i nuovi scenari e dimostrarne la validità. «Per convincere i clienti della sicurezza nel cloud va offerta loro serietà e affidabilità, sia da un punto di vista di infrastrutture sia di processi – sottolinea Costantino Landi, business development manager di Symantec –. Da una parte, garanzie in termini di disponibilità del servizio, con SLA elevatissimi, e data center sicuri dal punto di vista fisico e sottoposti ad appropriati controlli. Dall’altra, un contratto scritto che permetta al cliente di sapere dove risiedono i dati, chi li gestisce, come sono trattati».Una volta prese le misure del

I TIMORI LEGATI ALLA NOVITA’ E L’INCERTEZZA SUL DESTINO DEI

PROPRI DATI SONO QUESTIONI SOLO ESTEMPORANEE SECONDO GLI ESPERTI DI SICUREZZA, PRONTI A CHIARIRE OGNI DUBBIO E GARANTIRE LA PROTEZIONE

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Nuovi paradigmi tecnologici, nuove soluzioni, nuove strategie ma soprattutto nuovi equilibri e nuovi ruoli da trovare o ritrovare sul canale. Il cloud è prima di

tutto una rivoluzione nel modo di usufruire degli strumenti informatici. Una rivoluzione che porta con sé importanti mutamenti anche nella conformazione stessa del canale di vendita. Il vendor che si fa fornitore di hardware da una parte (per i service provider) ed erogatore di servizi dall’altra (per utenti finali e rivenditori), i rivenditori che svoltano in direzione consulenza con la possibilità di diventare abilitatori e fornitori

servizi IaaS affidabili, sicuri e dal prezzo competitivo. «Con il lancio dei servizi IaaS di AssoCloud – spiega Paolo Filpa, services division manager di Esprinet Italia –, Esprinet vuole offrire ai rivenditori IT l’opportunità di utilizzare facilmente per sé o per i propri clienti una infrastruttura virtuale affidabile, sicura, pagandola in canoni mensili e senza subire extra costi nel caso di recesso dal servizio. Con ServiceCloud i processi di preventivazione e di acquisto sono estremamente semplici e con pochi click si possono ottenere tutte le informazioni utili a gestire efficacemente l’esigenza del cliente».Continua con grande decisione anche il cammino verso il cloud di Tech Data, avviato lo scorso anno attraverso l’accordo con Netalia (società con una offerta cloud pensata per il trade) al quale ora si aggiunge quello con iCube, con il servizio Impresaclic. «Il nostro è un ruolo di facilitatori e abilitatori – ha

di servizi cloud o “costruttori” di ambienti cloud privati… e infine il distributore che più di tutti forse è oggi chiamato a ripensare il suo stesso Dna. Con l’IT che diventa servizio anche la logistica, per esempio, assume un valore diverso, visto che le scatole da muovere sono e saranno sempre meno. Non a caso, sono proprio i distributori le realtà di canale che con più decisione, negli ultimi tempi, si stanno muovendo – quasi in blocco – verso una propria interpretazione del fenomeno cloud. Offerte dirette, nuove partnership, servizi... Il tutto dando vita a una serie curiosa di annunci a catena. Tra i più eclatanti c’è il caso di Esprinet. Il colosso della distribuzione ha infatti annunciato l’ingresso nel suo listino di un nuovo e particolarissimo vendor: AssoCloud, che sarà promosso con una piattaforma di vendita Web dedicata, denominata ServiceCloud.AssoCloud è infatti la società costituita da Esprinet stessa e da 11 tra i più importanti reseller del mercato italiano con l’obiettivo di consentire ai rivenditori IT di offrire alle aziende clienti di

medie dimensioni un portafoglio di

TECNOLOGIE, ORGANIZZAZIONE,

MARGINI MA ANCHE NUOVI EQUILIBRI DA TROVARE E IN

EVOLUZIONE SUL CANALE. IL CLOUD CAMBIA LE CARTE IN TAVOLA SULLA

FILIERA E STA PORTANDO ANCHE I DISTRIBUTORI A DOTARSI DI UNA

PROPRIA OFFERTA DI SERVIZI SULLA

NUVOLA…

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spiegato Riccardo Nobili, enterprise networking director divisione Azlan di Tech Data Italia –. Puntiamo dritto verso le piccole e medie imprese, ovvero quelle realtà che non possono permettersi soluzioni di classe enterprise, ma che hanno comunque esigenze complesse in tema di comunicazione, gestione dati ecc». Stesso discorso vale per un distributore a valore come Itway Vad che ha da tempo messo in campo una propria offerta di servizi, con un canale ad hoc. «Inevitabilmente – spiega Michele Papa, country operation manager di Itway Vad – cambia il ruolo del canale con l’avvento del cloud, ma non necessariamente cambia la filiera. Anche i distributori devono però adeguarsi e pensare all’erogazione di servizi propri. Itway ha lanciato iNebula, la propria offerta di servizi cloud computing, distribuita

in modo indiretto, ovvero attraverso i partner. I primi servizi sono già pronti e sono iNebula Safe, una soluzione di cloud online backup, e iNebula Vidio, un servizio di videoconferenza in ambito cloud». Un discorso a parte merita invece Computer Gross che a Empoli ha da tempo avviato un poderoso investimento che l’ha portata alla costruzione di un proprio data center al servizio del canale. «Il cloud ci ha già permesso di condividere con i partner una strategia che risponda alle sempre crescenti esigenze del mercato e possa aiutarli a sollevare nuove opportunità di business – spiega Gianluca Guasti, marketing manager di Computer Gross –. Per raggiungere questi obiettivi abbiamo dato vita ad “arcipelago.net” un programma che permette a tutti i cloud partner di

utilizzare il data center “Made in Italy” di Computer Gross e di offrire soluzioni Taylor-Made che meglio rispondono alle esigenze dei loro clienti, sia integrando le proprie soluzioni con quelle disponibili, sia portando in cloud la propria offerta». Al partito di coloro che sono già pronti, si iscrivono anche Computerlinks, Avnet, Systematika Distribution e Italsel. «Abbiamo accolto con entusiasmo l’avvento di tecnologie cloud – spiega Federico Marini, amministratore delegato di Computerlinks Italia –, sia supportando le proposte offerte dai nostri vendor, sia mettendo a disposizione dei partner la nostra offerta Alvea per il canale, un’ampia gamma di servizi gestiti e di tipo cloud, basati sul modello “pay-as-you-use”». «Avnet – si allinea Andrea Massari, country manager di

Avnet TS Italia – è stato tra i primi distributori a offrire quelle soluzioni abilitanti per il cloud: spesso ben prima che il mercato del cloud si esprimesse in tutte le sue potenzialità». «Abbiamo la fortuna di essere distributori dell’azienda leader di questa tecnologia da circa 10 anni» conferma anche Franco Puricelli, sales manager & business development di Systematika Distribution.«La distribuzione nel mercato del software ha come naturale evoluzione la vendita di servizi e del cloud, – afferma Pierangelo Rossi, amministratore delegato di Italsel –. Noi abbiamo sviluppato la piattaforma Shareprise.it per aiutare i partner a introdurre presso i loro clienti una nuova modalità di business».

Tra le realtà di canale più attive nel mondo cloud un posto di primo piano spetta sicuramente a Salvix, cloud service provider specializzato in cloud computing e servizi di virtualizzazione in outsourcing, che si propone come business partner di riferimen-to per il system integrator. Attraverso i suoi data center, Salvix eroga servizi cloud in outsourcing veicolati con il marchio ReeVo. In particolare, in tempi di budget ridotti ed esigenze complesse, interessante è la campagna partita nelle scorse settimane. Una promozione che prevede, per ogni attivazione di crediti o servizi, il raddoppio dei mesi o crediti attivati. «La situazione economi-ca generale è definita dagli esperti “stagnante” o “recessiva”. Tantissime aziende si trovano in un momento di grave difficoltà; quelle informatiche non solo non fanno eccezione, ma sono tra le più colpite, si trovano infatti in uno stato di incertezza e di insta-bilità che le costringe a grandi sforzi di razionalizzazione e taglio dei costi. In questo contesto e con l’obiettivo di stimolare il mer-cato di riferimento, Salvix ha deciso di attuare questa campagna promozionale. Il cloud computing ReeVo è la giusta soluzione per rimanere competitivi sul mercato», afferma Salvatore Giannetto, presidente di Salvix. I servizi cloud ReeVo possono essere acqui-stati presso i partner accreditati e i distributori: Computerlinks, Datamatic, Esprinet.

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Digitalic per HP

GUIDA AL NUOVO PARADIGMA

NUVOLE AL SERVIZIO DEL BUSINESS, LA STRADA DI HP

Il cloud sta modificando il modo di disegnare ed erogare servizi digitali. Sul piatto, per le imprese ci sono benefici e vantaggi concreti capaci di rilanciare i processi aziendali. HP è da tempo scesa in campo con un suo approccio olistico, destinato ad aprire importanti scenari di business anche per il canale

Lorenzo Gonzales, business consultant di HP

Collegati a questo pratico QR code ed entra nel cloud HP attraverso una esclusiva video-grafica

Il cloud è un fenomeno com-pletamente differente dagli altri “technology hype”. Mai prima d’ora le tecnologie ICT erano state così universal-mente disponibili e pervasi-ve anche per i non addetti ai lavori. La “tempesta perfetta” risultante dalla convergenza di cloud, mobility e Big Da-ta ha reso i servizi digitali un inedito fattore critico di suc-cesso per le organizzazioni e gli individui. Nello specifico, i benefici del cloud in termi-ni di efficienza, competitività e flessibilità sono rilevanti sia per il business che per l’IT. En-trambi hanno infatti necessità di evolversi dal punto di vista tecnologico e organizzativo per erogare servizi end-to-end. Attraverso il cloud, poi, gli utenti si trasformano in consu-matori che cercano e scelgono consapevolmente i servizi di cui hanno bisogno. Non si trat-ta di una semplice evoluzione tecnologica, ma di un nuovo modello IT. Processi di pro-gettazione, realizzazione, eser-cizio e controllo; piattaforme tecnologiche; governo end-to-end del servizio; sicurezza e ri-spetto delle regolamentazioni; accesso e utilizzo dei servizi; controllo dei livelli di servizio e delle risorse; addebito del-

le risorse utilizzate… Siamo di fronte a una vera e propria trasformazione tecnologica e organizzativa che genera ef-ficienza delle infrastrutture, riduzione dei costi operativi e utilizzo ottimale delle risorse.

La risposta di HPCon HP diventare un vero e proprio cloud service provi-der è semplice e genera si-gnificativi ritorni economici, sia in termini di incremento dei ricavi diretti che come ot-timizzazione dell’allocazione dei costi. La multinazionale americana ha quindi svilup-pato uno speciale programma denominato Cloud Agile che comprende modelli di finan-ziamento flessibili, iniziative di co-marketing, di co-selling e servizi cloud certificati, in-tegrabili nella propria offer-ta. HP sostiene inoltre i propri clienti con servizi di consulen-za e formazione finalizzati alla progettazione e alla realizza-zione di un ambiente cloud strutturato con tre componenti chiave: service catalog, techni-cal catalog e building blocks. Non solo, la focalizzazione sul servizio cloud permette di ot-timizzarne la composizione e ridurre il costo dei singoli componenti. Questo garanti-

sce consistenza e persistenza dei servizi nel tempo, massi-mizzando la possibilità di com-porre servizi ibridi. «Le componenti infrastrutturali – spiega Lorenzo Gonzales, bu-siness consultant di HP – pos-sono essere costituite attraver-so i building block di HP Con-verged Infrastructure e scalare dinamicamente in base alle necessità del sistema cloud. I pool di risorse server, storage, network vengono orchestrati dalla piattaforma HP CloudSy-stem Matrix in modalità mul-titenant. Il sistema di gestione delle configurazioni (o service lifecycle) diventa poi l’ele-mento centrale dei processi negli ambienti cloud. A questo si affianca il sistema di orche-strazione, una componente che esegue tutte le operazioni ne-cessarie a configurare, modifi-care e disattivare i servizi. Non meno importante, la compo-nente che permette di gestire in modalità self service il ciclo di vita dei servizi, abbinandoli agli SLA e alle policy». Al processo di service life-cycle automatizzato, si affian-ca poi la service governance, ossia ciò che definisce le mo-dalità e le funzionalità per ge-stire le variazioni del servizio. «La componente HP di questo servizio – continua Gonzales – è HP Business Management, una suite di prodotti comple-tamente integrata che com-prende Application Perfor-mance Management, Network Management e System Mana-gement. Tutte queste compo-nenti sfruttano un modello di servizio aggiornato in tempo

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GUIDA AL NUOVO PARADIGMA

NUVOLE AL SERVIZIO DEL BUSINESS, LA STRADA DI HP

ContattiHP ITALIAVia G. di Vittorio, 9 20063 Cernusco sul Naviglio (MI)Tel. 02 9212.1Fax 02 9210.4473www.hp.com/it/cloud

reale e integrato con HP uCM-DB per l’allineamento dei dati bidirezionale».

La sfida della sicurezzaL’adozione dei servizi cloud introduce anche nuove sfide in termini di sicurezza e con-formità alle normative legate ai nuovi modelli di utilizzo di aree specifiche: la sicurez-za dei dispositivi di accesso client; la sicurezza e la di-sponibilità dell’infrastruttura cloud-enabler; l’estensione del modello di Identity and Access Management ai servizi cloud-based; la gestione della sicurezza e della compliance nel cloud… HP garantisce un

approccio olistico alla sicurez-za in tutti questi ambiti.«L’esperienza di HP in ambien-ti IT tradizionali (private cloud, managed cloud, public cloud) è – conclude Gonzales – ga-ranzia di successo per aiutare client e partner nelle scelte e a orientarsi nell’ambito cloud per guidare il cambiamento. Grazie all’esperienza matura-ta a livello globale, HP punta a mettere realmente a dispo-sizione del mercato infrastrut-ture convergenti e soluzioni software complete per il cloud, permettendo la transizione verso un ambiente cloud ibri-do in tutta sicurezza. Una tran-sizione verso il futuro!».

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38

DURA LEX SED LEX

UN OMBRELLOPER RIPARARSI DAI RISCHI DELLA “NUVOLA”

S

internazionale, non consentendo, in caso di reato, di individuare la corretta legge applicabile in maniera inequivocabile. La lettura del contratto in particolare delle clausole e delle normative vigenti nei Paesi in cui sono materialmente collocati i server rimane il miglior strumento per tutelarsi e per scongiurare il rischio di problematiche connesse al trattamento dei dati personali. La privacy rappresenta infatti uno degli aspetti più delicati e sentiti anche fuori dai confini nazionali. In attesa del nuovo Regolamento Europeo (la cui entrata in vigore è prevista entro il 2014), il quadro normativo in Europa è piuttosto restrittivo e, in linea generale, non consente il trasferimento di dati personali verso Paesi che non garantiscono un adeguato livello di protezione (per gli USA, si fa riferimento al “Safe Harbor”), cosa che non avviene per molti Stati fuori dall’Unione Europea. In assenza di una normativa aggiornata e uniforme – per tutelarsi quanto più possibile – l’utente che decide di convertirsi alla “nuvola” dovrebbe come prima cosa verificare con attenzione l’affidabilità del fornitore, valutandone le referenze, oltre che le garanzie e le misure di sicurezza previste dall’infrastruttura, privilegiando servizi di cloud basati su formati e standard aperti, in grado di permettere il passaggio da un sistema all’altro (portabilità dei dati). Un’altra regola d’oro è assicurarsi la reperibilità dei dati in caso di necessità, richiedendo – in sede di contratto – che siano specificate le garanzie sulla disponibilità e le prestazioni dei servizi, valutando con estrema cura le misure di sicurezza impiegate dal fornitore e privilegiando le modalità di archiviazione e trasmissione sicure (tecniche crittografiche, meccanismi di identificazione in fase di accesso ai dati, ecc.).In ultima analisi – non certo in ordine di importanza – non si dovrebbe mai prescindere da un’adeguata formazione del personale incaricato del trattamento dei dati, sia dal punto di vista tecnico che normativo, indispensabile per arginare al massimo il rischio di negligenza, errori materiali o connessi alla scarsa conoscenza degli strumenti.

— Avv. Valentina Frediani www.consulentelegaleinformatico.it

Sulla base dell’architettura interna, della gestione del trattamento dei dati e del modello di servizio offerto al cliente è possibile distinguere

il cloud computing in tre diverse tipologie: private cloud, public cloud e hybrid cloud. La differenza principale, in particolare tra le prime due categorie, consiste nel rapporto di fiducia tra cliente e fornitore. Nel cloud pubblico, l’infrastruttura cloud è messa a disposizione di soggetti diversi ed è di proprietà di un ente che vende servizi, mentre in quello privato l’infrastruttura cloud è gestita totalmente da una singola azienda (può essere gestita dall’impresa che beneficia dei servizi o da una terza parte, e può risiedere sia all’interno dell’infrastruttura aziendale che all’esterno della stessa).Quanto illustrato sinora è sufficiente per

intuire come la tecnologia cloud – e in generale l’ambito informatico – si evolva molto più rapidamente rispetto

al quadro giuridico di riferimento. Lo sviluppo tecnologico,

introducendo nel nostro panorama legislativo

nuovi concetti, nuovi beni tutelati (come

i dati personali) ma soprattutto nuove formule contrattuali, ha rivelato sempre più la mancanza di una normativa puntuale e aggiornata, sia a livello nazionale che

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Digitalic per Alias

supportavano le applicazioni e i servizi business critical. Net-gear ha quindi sviluppato una soluzione in grado di colmare il divario tra prodotti entry-level ed enterprise: è nata così la nuova serie di switch M4100, in grado di offrire funzionalità avanzate tipiche delle soluzio-ni enterprise, a costi contenuti, pensate per i network di piccole e medie dimensioni. «Il ruolo del canale è di fonda-mentale importanza nella ca-tena del valore – conclude Ro-berto Riccò –. Per incentivare le aziende a investire per rin-novare le infrastrutture IT, gui-dandole nella scelta di soluzioni che più soddisfino le esigenze sia attuali che future, i servizi di assistenza e supporto tec-nico qualificato che Alias offre possono fare realmente la diffe-renza tra un insieme di prodotti e la soluzione che l’azienda sta cercando».

ContattiALIAS - SEDE OPERATIVAVia Postumia, 21 33100 UdineTel. 0432 287777Fax 0432 [email protected]

Sono passati già più di 10 anni da quando Netgear, produttore mondiale di soluzioni di net-working, e Alias, distributore a valore aggiunto, hanno dato il via alla propria partnership. Tecnologia, progettazione e formazione sono gli elementi distintivi che caratterizzano da sempre questo rapporto, con l’obiettivo comune di sostenere le soluzioni professionali Netge-ar nella posizione di leadership nei mercati small e medium bu-siness, nonché enterprise.«Alias ha sempre creduto molto nella partnership con Netgear investendo sulla grande affida-bilità, convenienza e semplicità dei loro prodotti. Condividiamo ampiamente la filosofia Netge-ar “Smart IT, not Big IT” che in questo difficile momento stori-co può rappresentare una rispo-sta ai ristretti budget dei nostri clienti. Ovvero offrire soluzioni altamente tecnologiche, affida-bili e facili da implementare e gestire con dei prezzi conve-nienti e un supporto tecnico e garanzia di prodotto assimilabi-li alle soluzioni Big IT» dichiara Roberto Riccò, sales e marke-ting manager Alias. Storage e switch rappresenta-no il core business dell’attività dell’azienda americana e sono i prodotti più richiesti ed ap-prezzati dal mercato. Gli stora-ge Netgear si differenziano per la facile installazione, la massi-ma compatibilità e la sempli-cità d’utilizzo, caratteristiche chiave per la gestione Smart IT dell’infrastruttura di rete. Ad inizio 2013, le soluzioni storage

Netgear sono state rinnovate nell’hardware e nelle funzio-nalità per offrire una gamma di prodotti davvero completa. I nuovi dispositivi di storage NAS uniscono semplicità d’utilizzo e scalabilità a funzionalità avan-zate quali snapshot illimitati e replica cloud-managed, confe-rendo la più alta affidabilità al-la protezione dei dati. La linea ReadyDATA rappresenta lo Sto-rage Enterprise di Netgear, di-sponibile nei formati desktop e rack, supporta dischi SATA, SSD e SAS all’interno dello stesso volume per ottimizzare lo spa-zio d’archiviazione, espandibile fino a 240 TB.La gamma di switch offerti da Netgear è stata recentemente arricchita con la nuova serie di switch full-managed ProSafe® Intelligent Edge M4100. Fino a oggi gli switch full-managed di fascia “entry-level” rivolti alle Pmi presenti sul mercato non

Roberto Riccò, sales e marketing manager di Alias

NETWORKING & STORAGE

NETGEAR E ALIASINSIEME PER LA SMART IT

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DGREPORT

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del Venetian, uno dei luoghi più eccessivi di tutta Las

Vegas, hanno visto svolgersi all’inizio di maggio l’evento mondiale di EMC, che ha richiamato oltre 13.000 partecipanti tra clienti e partner della società. Se nella vasta platea c’è forse stata qualche delusione tra chi si attendeva numerose novità di rilievo, l’annuncio di ViPR, un’architettura per lo storage software defined, aperta, integrata con VMware e progettata per il cloud, ha sicuramente catalizzato l’interesse dei partecipanti, insieme alle novità anticipate da parte di Pivotal, la nuova creatura di EMC guidata da Paul Maritz. Disponibile nella seconda

Iparte di quest’anno, ViPR rappresenta lo strumento chiave per l’evoluzione verso lo storage di tipo software defined.

Crescita senza sostaCome è d’obbligo in questi casi, il ritmo dell’evento è stato dato dall’atteso keynote del numero uno dell’azienda Joe Tucci. Chi l’ha seguito ha potuto apprezzare l’esposizione trascinante di una vision che sempre più posiziona EMC tra i protagonisti della terza rivoluzione informatica, quella del mobile, dopo le due ere che hanno visto succedersi prima i mainframe e poi i pc, che porta con sé altri mondi, come il cloud, i Big Data, il social, il Byod e soprattutto i miliardi di utenti delle

App che caratterizzano il panorama IT dell’ultimo periodo e di quello a venire. In questo scenario, EMC è sempre più proiettata verso i nuovi mondi dell’informatica, grazie anche a una progressione che l’ha portata a crescere dai 12 miliardi di dollari di fatturato del 2007 ai quasi 22 del 2012, con una previsione di 23,5 per il 2013. Ma lo è grazie anche a una “federazione di business”: sono queste le parole usate da Tucci per definire il sistema creato da EMC, VMware, VCE e soprattutto la nuova creatura Pivotal, che ha già in organico 1.250 persone, per concretizzare le nuove frontiere che vanno oltre il cloud. Paul Maritz, il numero uno di Pivotal, ha

Luca Mirani

NEL SEGNO DELL’EVOLUZIONE

E DEL CANALE, L’EVENTO

MONDIALE DI EMC A LAS VEGAS

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&+$11(/_(0($_',_(0&spiegato che l’idea è quella

di andare oltre il cloud, e infatti lo slogan scelto è “cloud independence”, per realizzare una nuova piattaforma che governi il cloud, denominata Pivotal One, disponibile nell’ultimo trimestre di quest’anno, come già annunciato a fine aprile. L’idea di fondo è anche quella di porsi come piattaforma per il promettente mercato dell’Internet of Things, che vedrà un numero strabiliante di dispositivi, anche di uso comune, connessi al Web, con numerose ricadute in termini di business. E quanto tali prospettive siano oramai uscite dallo stadio teorico lo dimostra l’ingresso nella compagine azionaria di Pivotal da

parte di un colosso come General Electric, attivo in numerosissimi campi come tra l’altro la produzione di apparecchi che vanno dai frigoriferi alle turbine a gas.

Il ruolo dei partner: parla Philippe FosseMa l’altro grande fattore del successo di EMC è dato dal canale, il cui ruolo crescente è stato ulteriormente ribadito nel corso del Global Partner Summit svoltosi come prologo di EMC World. Perché è dai partner presenti in tutto il mondo, 4.000 dei quali operanti nell’area Emea, che proviene oltre il 50% del fatturato di EMC. Da qui l’intenzione dichiarata di voler potenziare ulteriormente il ruolo dei partner: questo significa arricchirne le competenze e le conoscenze, ma anche definire nuovi programmi riservati. Non a caso, a Las Vegas è stata annunciata la semplificazione data dal cambio di nome al programma complessivo, che a partire dal 2014 non sarà più etichettato “Velocity” ma “EMC Business Partner”. È questo il primo dei tre punti chiave del programma unificato sotto il nuovo cappello, che sarà sempre più caratterizzato

dall’essere semplice, prevedibile e profittevole. Si tratta di tre linee guida che verranno declinate con una semplificazione delle modalità di informazione (reperibili anche tramite un nuovo portale Web dedicato), con una maggiore prevedibilità allo scopo di pianificare meglio le azioni di business e, infine, con ulteriori sistemi per avere maggiori margini.Conversando con l’inviato di Digitalic, Philippe Fosse, vice president channel Emea di EMC, ha commentato le iniziative per i partner. «Nel 2012, la quota di fatturato riconducibile al canale si è attestata sul 59% complessivo, con 4 punti di incremento rispetto all’anno precedente – ha precisato Fosse –, mentre per l’Italia

questa quota è attualmente al 55%, ma con buone prospettive di crescita, già evidenziate nel 2012, verso l’obiettivo di portare la quota italiana a livello di quella europea».Ribadendo le direttrici del programma, che si svilupperà sui paradigmi della semplicità, prevedibilità e profittabilità, Fosse ha spiegato che «il nuovo programma nasce dall’ascolto dei nostri partner, sulla scorta di un’indagine condotta lo scorso anno a livello Emea per capire direttamente dalla loro voce i pro e i

contro del rapporto con noi. Anche quest’anno abbiamo in corso un’altra survey, in quanto ci preme sapere come siamo percepiti dal canale per poter costruire e consolidare relazioni concrete e di lungo termine». Più in dettaglio, la “semplificazione” significa per esempio «un alleggerimento delle modalità di fare business con EMC – ha spiegato Fosse –, attraverso un processo di “sburocratizzazione” di numerose procedure, come quella per accedere ai fondi marketing, che prima era piuttosto complessa oltre che lunga». Per quanto invece attiene alla “prevedibilità”, cioè la capacità di prevedere e pianificare le attività di

business, si è messo mano all’importante aspetto della gestione dei lead. Lo scopo è quello di evitare il rischio che i partner si trovino di fronte a lead che non rappresentano opportunità reali e concrete, e che quindi creino demotivazione. «In sintesi, – ha concluso Fosse –, per EMC il canale sarà ancora più importante, e parlo di canale con la C maiuscola, cioè sempre più qualificato e dotato di offerte specifiche, come per esempio VSpex, della quale abbiamo già realizzato quasi 750 deal, per un totale di 850 unità».

“IL NUOVO PROGRAMMA NASCE DALL’ASCOLTO DEI NOSTRI PARTNER, SULLA

SCORTA DI UN’INDAGINE CONDOTTA LO SCORSO ANNO A LIVELLO EMEA PER CAPIRE

DIRETTAMENTE DALLA LORO VOCE I PRO E I CONTRO DEL RAPPORTO CON NOI.”

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ATTUALITA’

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Le reti sono sempre più complesse e non solo perché si aggiungono strumenti e funzionalità. Il fatto è che crescono a ondate, nessuna

azienda parte da zero. Le varie tecnologie si accumulano, si stratificano. La conseguenza più immediata è la difficoltà di capire la rete aziendale. Se le infrastrutture si aggrovigliano le une sulle altre, nel momento in cui c’è un calo delle prestazioni o un problema di sicurezza, è difficile capire da dove abbia origine il problema. Per rispondere a queste domande Digitalic, con Zycko e Riverbed, ha organizzato un seminario dal titolo “Gestire con successo le reti complesse”.Alessio R.L. Pennasilico (ethical hacker, membro di Aip, Clusit e Aipsi) ha presentato un nuovo approccio al networking suggerendo di guardare alle reti con gli occhi di un hacker. «Il problema con le reti è che si commettono moltissimi errori – ha spiegato Pennasilico –. I guai nascono quando mettiamo in fila una serie di errori, su interventi, tecnologie, parti differenti della rete. Se i buchi che creiamo qua e là si allineano, allora l’evento catastrofico (intenzionale o meno) si può verificare. Non si può evitare di creare “buchi” (ogni software, ogni attività ha delle imperfezioni), ma possiamo richiudere queste falle continuamente. Certo se ne apriranno altre, ma monitorando e intervenendo continuamente eviteremo che queste piccole imperfezioni si allineino per creare un varco nella sicurezza della rete, che non va solo intesa in senso stretto: anche la disponibilità e l’integrità del network ne fanno parte». Bisogna quindi monitorare, controllare, riparare, continuamente senza mai fermarsi. Solo così si possono garantire prestazioni

L

Per risolvere i problemi difficili bisogna guardare ai network aziendali in modo nuovo, magari con gli occhi di un hacker, monitorando di continuo le soluzioni adottate. Di questo tema si è parlato in un seminario organizzato da Digitalic con Zycko e Riverbed

Francesco Marino

conosce, che non si sa di avere in rete» ha affermato Felisi. La tecnologia Cascade di Riverbed parte proprio da qui, ricostruendo con precisione il disegno della rete. Questo consente, nel caso in cui ci fossero dei problemi, di capire esattamente da dove hanno origine. I tempi di risoluzione si abbassano fino all’83%. «Un grande vantaggio è quello di visualizzare le risorse in base a dei criteri comprensibili per tutta l’azienda. Nel software di monitoraggio si possono vedere le prestazioni di servizi come l’Erp, il Crm, la posta elettronica. Se uno di questi servizi non si processa secondo i criteri di prestazioni impostati, si riceve un avviso e viene segnalata la risorsa (che sia un server, la rete, Internet) che causa il problema, in modo che l’intervento sia efficace e istantaneo. Ogni reparto aziendale – ha concluso Felisi – può vedere un grado di approfondimento proporzionale alle proprie competenze».

e sicurezza delle reti; il monitoraggio insomma è necessario. Proprio per diffondere questa consapevolezza Zycko, distributore a valore di soluzioni IT d’avanguardia, ha deciso di portare il brand Riverbed a tutti i rivenditori italiani e alle grandi aziende, anche con modalità di comunicazione innovative, come ha spiegato Piera Loche, managing director di Zycko in Italia. Pietro Felisi, sales engineer di Riverbed, ha invece illustrato la tecnologia Cascade. «Innanzitutto bisogna capire che non si può tenere sotto controllo quello che non si

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Digitalic per Microsoft

CLOUD E SOFTWARE

OFFICE 365: UN’OPPORTUNITÀ IN PIÙ PER LE PMI

«Il cloud computing rappresenta un eccezionale fattore di cresci-ta per le Pmi che possono intra-prendere in modo più accessibile e senza rigidi investimenti iniziali progetti d’innovazione, in grado di rendere più efficienti ed effica-ci i processi di business. Il cloud consente infatti alle Pmi di dotarsi di tecnologia avanzata, superan-do i classici vincoli legati a tempi, costi e complessità e riducendo il tradizionale gap tecnologico con le grandi aziende. E in un Paese come l’Italia, costituito per il 99% da Pmi, ciò rappresenta un acce-leratore d’innovazione per tutto il sistema nazionale. È in questa logica che Microsoft s’impegna da sempre per ac-compagnare le Pmi in un percor-so di crescita flessibile e che svi-luppa soluzioni ad hoc in grado di rispondere alle loro esigenze. È per questo motivo che il nuovo Office 365 prevede ora anche due nuove edizioni dedicate in modo particolare alle aziende di medie dimensioni che hanno da 10 a 250 dipendenti, Office 365 Midsize Business, e alle piccole aziende che hanno da 1 a 10 dipendenti, Office 365 Small Business Pre-mium. Le soluzioni comprese nelle due suite sono ora fruibili su un massimo di cinque disposi-tivi per consentire ai dipendenti di essere sempre connessi anche quando sono fuori ufficio, in li-nea con le esigenze di flessibilità delle aziende di piccole e medie dimensioni che sono in genere caratterizzate da un organico più dinamico e da una struttura orga-nizzativa più snella. Grazie al nuovo Midsize Business, le medie imprese possono ora ac-cedere alla versione più aggior-

nata delle applicazioni Office, ovvero Word, Excel, PowerPoint, OneNote, Outlook, Publisher, In-foPath e Access, congiuntamente alle soluzioni di comunicazione e collaborazione Exchange Online, Lync Online e SharePoint Online; così anche le Pmi possono avere a disposizione e a costi accessi-bili strumenti di lavoro di qualità enterprise, sempre aggiornati e a un canone mensile/annuale prevedibile e contenuto. Inoltre il vantaggio è che il servizio è di facile gestione e non richiede competenze IT particolari; per esempio la versione per le medie aziende offre integrazione Active Directory, una console di ammini-strazione basata sul Web e il sup-porto telefonico durante gli orari di lavoro, caratteristiche molto utili per realtà aziendali in cui si hanno, solitamente, competenze IT di tipo generalista. Anche la versione Small Business Premium offre il vantaggio della semplicità di gestione e include la versione desktop di Word, Ex-cel, PowerPoint, Outlook, One-Note, Access, Publisher e Lync, sempre aggiornate automatica-mente alla release più recente, e le Office Web Apps per utiliz-zare Word, Excel e PowerPoint su smartphone e tablet. Grazie a

questa edizione le piccole azien-de possono inoltre accedere a Outlook Business basato sul Web, inclusa una mailbox da 25 GB per utente, calendari condivisi e strumenti per gestire siti Web e funzionalità di videoconferenza HD, tutti utili strumenti per una piccola realtà che con un’unica piattaforma di lavoro può fare affidamento su soluzioni a 360° capaci di migliorarne la produt-tività, la comunicazione e la rela-zione online con clienti, fornitori e partner. Sono inoltre inclusi 10 GB di spazio di archiviazione di base più 500 MB per utente per condividere e salvare documenti più facilmente con una sincroniz-zazione costante. Insomma, in linea con gli attuali trend del mercato, le due nuove edizioni Midsize Business e Small Business Premium di Office 365 consentono di rispondere a quel-le che abbiamo rilevato essere esigenze tipiche tra le Pmi: ovve-ro essere sempre connessi, ave-re un’immagine professionale, gestire in modo sicuro l’IT senza doversi preoccupare di aggior-namenti e manutenzione, avendo a disposizione una soluzione eco-nomicamente vantaggiosa, sem-pre aggiornata, ma senza rigidi investimenti iniziali».

Vieri Chiti, direttore della divisione Office di Microsoft Italia

Page 44: Digitalic n.19 -  Idee tra le nuvole

44

ATTUALITA’

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All’inizio di maggio Citrix ha rilasciato i nuovi programmi di canale, «non

uno stravolgimento di quelli precedenti, ma una loro evoluzione, con l’introduzione di elementi nuovi indirizzati a favorire la crescita e il business dei partner, così come ad adeguarsi al portafoglio d’offerta che si è notevolmente ampliato, dopo una serie di acquisizioni che ci ha permesso di proporre un’offerta di tutto rilievo»,

A

Due obiettivi primari: adeguare le terze parti al nuovo e più vasto portafoglio di offerta e consentire ai partner maggiori opportunità e profitti

Luca Bastia

Luca Marinelli, da pochi mesi vice

president partners sales & strategy,

Emea, Citrix Systems International

core della nostra azienda: prima di tutto il mobile workstile, cioè l’abilitazione dei device mobili nelle imprese e la gestione della mobilità, la gestione delle policy di sicurezza e del Byod; in secondo luogo il cloud service», spiega Marinelli.Il canale Citrix in Emea conta oggi 30 distributori Vad (4 in Italia), 1.250 service provider, 20 system integrator e circa 4.400 solution advisor (circa 250 nel nostro Paese). «La strategia 2013 lanciata a febbraio – prosegue Marinelli – è fondata su tre pilastri: primo, crescita dei clienti multiprodotto; secondo, aumentare la relazione perché più si è rilevanti per loro più hanno bisogno di vedere direttamente il fornitore; terzo, costruire una strategia di canale che permetta di usare i partner come un’estensione della forza vendita, quindi di utilizzarli in maniera complementare sull’area dei clienti grandi e di favorire un coverage consistente nelle aree dove Citrix non è così presente.

Il programma CSASulla base di questa strategia è stato messo a punto il programma Citrix Solution Advisor (CSA). Questi gli elementi principali.• Con Citrix Opportunity

Registration (Registrazione delle Opportunità) i partner

certificati per la vendita di prodotti di cloud networking, possono registrare opportunità con Citrix e, una volta ricevuta la relativa validazione, avere diritto a un ulteriore e significativo sconto anticipato, anche se non saranno loro stessi a concludere la vendita.

• Con Advisor Rewards differenziati per livello, i partner avranno la possibilità di prevedere in modo più semplice il loro ritorno sull’investimento per quanto riguarda la formazione e la certificazione del personale.

• Semplificazione dei criteri di raggiungimento dei livelli di certificazione, in relazione ai diversi mercati nazionali.

Interessante anche l’aggiornamento dei requisiti di certificazione per tutti i Solution Advisor, per tenere in considerazione la domanda dei clienti su capacità specifiche e livelli di competenza attesi e allineati al nuovo portafoglio di soluzioni. Per aiutare i partner a raggiungere i nuovi requisiti di certificazione, i Solution Advisor di livello Platinum e Gold riceveranno dei voucher gratuiti di abbonamento per la formazione come benefit annuale del programma. Per sostenere la parte netwroking sono state introdotte due novità: chi si certifica ottiene uno sconto anticipato sulla fornitura e il Competency Pilot introdotto per un numero limitato di partner che si sono impegnati a una crescita significativa cui viene riconosciuto un rebate addizionale.

afferma Luca Marinelli, da pochi mesi vice president partners sales & strategy, Emea, Citrix Systems International. Oggi, infatti, Citrix annovera soluzioni complete in ambito mobility, virtualizzazione desktop, cloud networking, piattaforme cloud, collaboration e condivisione dati. «Soluzioni – aggiunge Marinelli – che hanno incontrato un notevole favore da parte di clienti, partner e analisti di settore».Per aiutare i rivenditori a tenere il passo con la rapida espansione tecnologica

nell’ambito del cloud computing e degli stili di lavoro mobili, da ora c’è una versione migliorata del programma Citrix Solution Advisor (CSA) e un nuovo programma Citrix SaaS Advisor (CSSA).

«Questi programmi sono studiati per favorire

lo sviluppo delle soluzioni

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Digitalic per CA Technologies

NUOVE STRADE PER IL CANALE

PROTETTO E SENZA INTERRUZIONI, CA TECHNOLOGIES METTE IL BUSINESS AL SICURO

ContattiCA TECHNOLOGIES ITALIA Via Francesco Sforza, 3 Milano 3 City, Basiglio 20080Tel. 39 02 904 641 Fax 39 02 90464750www.ca.com/itwww.arcserve.com/it

Big Data, infrastrutture cloud, so-cial network, consumerizzazio-ne… c’è un filo rosso che unisce indissolubilmente questi autentici fenomeni tecnologici, che stan-no trasformando la vita di milioni di utenti e imprese. Il filo rosso è quello delle informazioni e dei dati sensibili che viaggiano a velocità siderali. Dati, identità, informazio-ni critiche che vanno però protetti e, soprattutto, messi o ri-messi a disposizione di manager e dipen-denti nel migliore stato di salute possibile, sempre e comunque, a prescindere dalla latitudine e dai problemi che possono accadere. A causa – o grazie – a questo filo ros-so da tempo ormai è ufficialmente aperta la stagione della caccia, da parte di imprese di ogni forma e dimensione, a un’infrastruttura si-cura e affidabile che sia in grado di offrire una protezione dei dati completa e soprattutto che consen-ta un ripristino veloce da un’inter-ruzione prima che i tempi di inat-tività influiscano negativamente sulle operazioni di business o sui rapporti con la clientela. Uno scenario per nulla sempli-ce dunque e una sfida di portata epocale che CA Technologies ha deciso di affrontare scommetten-do forte su due fattori: l’eccellenza tecnologica e la capillarità di un canale a valore capace di “toc-care” e conoscere da vicino ogni

angolo del nostro Paese. Un cana-le che ha oggi i tratti affidabili ed efficaci di J.Soft, Business Unit di un distributore come Computer Gross, e un’eccellenza tecnologica che porta la firma di una soluzione come ARCserve D2D. Il risultato è un’opportunità di business im-portante per i rivenditori che po-tranno così ottenere un supporto di qualità in ogni area geografica e potranno offrire ai propri clienti una soluzione di ripristino basata su disco che semplifica la prote-zione e il restore dei dati aziendali su server fisici e virtuali da dischi locali o storage cloud off-premise. ARCserve D2D è infatti l’unico pro-dotto che dispone della funzione di ripristino bare metal su hardware differente e snapshot incrementa-li infiniti a livello di blocco, basati su I2 Technology di CA Technolo-gies, in attesa di brevetto. In questo modo, la soluzione offre backup e ripristino rapido e riduzione dei requisiti di storage. Utilizza inoltre un’innovativa interfaccia Web 2.0

per semplificare le gestione degli SLA relativi al restore da qualsiasi ubicazione. Nello specifico comunque la I2 technology a livello di blocco uti-lizza meno spazio di storage, ese-gue backup più rapidi, riduce il carico sui server di produzione ed esegue i backup ogni 15 minu-ti per un maggiore livello di pro-tezione. La protezione dei server fisici e virtuali tramite una singola interfaccia utente consente poi di ridurre il tempo necessario per la formazione nonché di semplifica-re le operazioni, mentre il backup tramite singola snapshot offre cin-que tipi di ripristino: file/cartelle, volumi, applicazioni, e-mail di Mi-crosoft Exchange e ripristino ba-re metal. Le nuove CA ARCserve Central Applications aggiungono stand-by virtuale e backup VMwa-re basato su host, reporting e ge-stione semplificata.Ultimo ma non ultimo, ARCserve di CA Technologies supporta Win-dows 8 e Windows Sever 2012.

ContattiCOMPUTER GROSS ITALIA SPAVia del Pino, 150053 Empoli (FI)Empoli tel. 0571 9977Milano tel. 02 [email protected].

I dati, il business, la protezione e soprattutto il ripristino in tempo reale. Una sfida mai così attuale che CA Technologies e J.Soft, Business Unit di Computer Gross, puntano ad affrontare e vincere mettendo nelle mani dei partner ARCserve D2D, una soluzione destinata ad aprire nuove strategiche opportunità

Page 46: Digitalic n.19 -  Idee tra le nuvole

46

EVENTI

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Il business IT va di corsa. Una frase vera da sempre, ma forse quest’anno

più che mai, alla luce della complessità generale del mercato e soprattutto della profondità delle evoluzioni tecnologiche in atto. Cloud computing, Big Data, social media e nuove comunicazioni: aziende e utenti sono davanti a mutamenti e sfide epocali che devono essere affrontate con l’aiuto di un canale in grado di offrire gli strumenti e le risposte più corrette. Strumenti che una società come snom technology, in un mercato strategico come la telefonia VoIP, da tempo offre grazie anche a eventi di successo come il recente SIP Symposium, la conferenza annuale che ha chiamato a raccolta una platea di oltre 80 tra partner commerciali e tecnologici provenienti

I

La società protagonista nel mercato della telefonia VoIP ha convocato a Milano il meglio del suo canale di vendita in occasione dell’atteso SIP Symposium. «I rivenditori sono il cuore della nostra strategia tecnologica e commerciale», sostiene Fabio Albanini

Marco Lorusso

da tutta Italia. Il tutto in un contesto dove, non a caso, la velocità fa da sempre la differenza, ovvero l’ippodromo di Milano. Manco a dirlo, lo slogan della giornata è stato “cavalca il futuro con snom”. Il vendor ha presentato la propria strategia commerciale per l’anno in corso e ha mostrato live l’alto grado di interoperabilità dei propri

può vantare più di 250 tra partner Premium (snom SCE) e Certified (snom SCT). A conclusione del SIP Symposium, inoltre, il vendor ha premiato i tre partner che hanno realizzato il fatturato più alto nel 2012. Al primo posto la Advanced Telecom Systems di Modena che, tra i vari programmi sviluppati, ha portato a termine il progetto “Fondazione Bruno Kessler” di Trento, dove sono stati installati oltre 800 telefoni snom 821. «Abbiamo un rapporto personale di fiducia tecnica e commerciale con snom – commenta Stefano Carlini, business development manager della società –. Siamo molto orgogliosi di questo rapporto e del progetto sviluppato». Si riconferma al secondo posto poi la Innext Solutions di Milano per le proprie attività sui carrier, in particolare Fastweb cui l’azienda fornisce la soluzione VoIP “Comunica Con”. Infine la Tecnonet di Roma, società del Gruppo MRV, si classifica terza, per il progetto “Banca d’Italia” che vede installati 1300 terminali della serie 7xx su centrale Asterisk.

Francesco Pedroni, sales & marketing director di Innext Solutions

Fabio Albanini, managing director di snom Italia

Stefano Carlini, business development manager del gruppo ATS

Gianfranco Silvestri, sales director north di Tecnonet

telefoni con centralini IP, con soluzioni per la citofonia e la videocitofonia IP e, non da ultimo, con la piattaforma di Unified Communications e Collaboration Microsoft Lync.«Nel 2012 snom technology Italia ha registrato una crescita del 15% rispetto all’anno precedente, con un ulteriore incremento delle vendite del 10% nel primo trimestre 2013 rispetto allo stesso periodo del 2012, a dispetto del momento di contrazione economica – spiega Fabio Albanini, managing director di snom Italia –. Le chiavi sono la nostra strategia commerciale e i nostri partner. L’evento di oggi ne è la testimonianza più concreta: oltre alle demo delle soluzioni abbiamo infatti rilanciato il programma Emea che abbiamo avuto la possibilità di localizzare a livello italiano. Si parla di un maggior supporto e impegno nello stimolo della domanda, del lancio di una newsletter mensile per i partner e di importanti aggiornamenti commerciali, oltre a un rinnovato sito dedicato (www.snomchannel.it)». Nel dettaglio, snom technology

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ATTUALITA’

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Buona parte delle sfide con le quali le aziende sono attualmente chiamate a confrontarsi, converge alla fine su tematiche legate allo

storage. Sia che si tratti di una semplice espansione nella capacità di archivio sia che si tratti di gestire i Big Data piuttosto che mettere a punto un centro di raccolta unico e condiviso nell’ambito di mobility e Byod, il problema è come gestire le informazioni e garantirne l’accesso. Aumentare la disponibilità di Terabyte, di conseguenza, non è sufficiente: un ruolo altrettanto importante alle caratteristiche dell’hardware è da imputare al software, la via attraverso la quale trovare quella scalabilità, versatilità ed efficienza ormai punti saldi della competitività.«Da sempre, il cuore della nostra attività sono le funzionalità associate ai sistemi di storage – afferma Julie Parrish, numero uno del marketing di NetApp –. Nelle nostre soluzioni hardware abbiamo sempre messo l’accento sulle applicazioni integrate in grado di rivelare vantaggi evidenti per i nostri clienti. A maggior ragione, continuiamo a farlo oggi, in un periodo di budget praticamente fermi, dove però bisogna adeguare i propri sistemi a una moltitudine di esigenze, dalla

B

perfezionare le nuove idee di comunicazione. «Abbiamo bisogno di una strategia globale, capace al tempo stesso di adattarsi alle singole esigenze locali – sottolinea Julie Parrish –. Dobbiamo anche garantire la necessaria flessibilità in zone come l’area Emea, con tante nazioni e ognuna con le proprie caratteristiche».La carta vincente, nelle intenzioni NetApp, è la certezza di poter contare su una soluzione praticamente universale. «La nostra architettura unificata permette di raggiungere l’efficienza desiderata dallo storage e di adattare l’infrastruttura al variare delle esigenze, senza tuttavia intervenire sulla gestione e sulle policy. All’interno di infrastrutture estremamente complesse, ricche di applicazioni, elementi hardware e ambienti virtuali dove la necessità di aggiornamenti è all’ordine del giorno, ciò si traduce in un importante vantaggio per noi».Come per chiunque ambisca a distinguersi dagli altri, trasmettere il messaggio non è un compito facile. «Ogni cliente deve affrontare priorità sempre diverse; prestazioni, efficienza, scalabilità, flessibilità, affidabilità

devono essere garantite spesso anche tutte insieme – riprende Julie Parrish –. L’impegno del marketing è riuscire a dimostrare come siamo in grado di garantire queste risposte e aiutare le aziende ad affrontare ogni questione. Proprio per questo, il livello di attenzione nei confronti dei partner è costante ed elevato. Infatti, circa l’80% del nostro business passa dal canale». Per un’offerta con l’ambizione di restare sempre al passo con

l’innovazione, è indispensabile garantire al canale strumenti sempre nuovi e

competitivi. «Investiamo il 12% dei ricavi annui in ricerca e sviluppo, un livello che pochi altri possono garantire – conclude la manager –. Per FlexPod, la piattaforma realizzata nel 2010 in cooperazione con Cisco, abbiamo ormai raggiunto quota 40 partner dedicati in ambito Emea a disposizione degli attuali 600 clienti».

flessibilità al cloud computing, fino ai Big Data, e tradurre il tutto in efficienza».Chiamata a dirigere il settore marketing dell’azienda dopo anni di esperienza a stretto contatto con il canale, la manager conta proprio su quanto appreso da chi opera a fianco dell’utente finale per

Julie Parrish, chief marketing o!cer di NetApp

Da sempre concentrata sul software a corredo dei supporti di memorizzazione di massa, NetApp aggiorna le proprie strategie di marketing e canale con la flessibilità richiesta attualmente dal mercato

Alessio Ferri

Page 49: Digitalic n.19 -  Idee tra le nuvole

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ATTUALITA’

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Tra le stelle più brillanti nel firmamento della recente edizione 2013 di ICT Trade c’è stato sicuramente lo spazio di Tech Data, che la filiale italiana

del distributore IT ha interamente dedicato a un tour europeo, il Touch Tour, della durata di dieci settimane, dedicato ai rivenditori. 500 metri quadri dove i dealer hanno assistito a sessioni di formazione sulle risorse per il canale, sulle applicazioni e le opportunità di business di Microsoft per il mondo Windows 8, Office 13 e 365. Asus, HP, Lenovo, Samsung e Toshiba hanno messo in mostra più di 80 dispositivi Windows 8, con particolare attenzione al mercato Pmi. Intel ha presentato, poi, i sui prodotti di tecnologia antifurto e ultrabook. Un’occasione unica dunque che Ernest Quingles, amministratore delegato di Tech Data Italia, non ha voluto mancare per fare il punto della situazione e soprattutto per annunciare importanti novità. «Il sito Web Touch Tour ha consentito ai clienti di trovare e comprare facilmente da un unico punto d’accesso gli ultimi dispositivi Windows 8 e i prodotti associati, mentre i Bootcamp sono arrivati in un momento in cui gli OEM dispongono, per la prima volta, di una vasta gamma di prodotti per il mercato Pmi supportati dalla piattaforma Windows 8». Ancora più interessante è però la visione che il manager offre sulla situazione attuale del mercato e sul ruolo che un distributore oggi è chiamato ad avere.

«Bisogna smetterla di guardarsi indietro pensando a cosa si è

sbagliato, tantomeno oggi è utile guardare a un futuro da qui a cinque anni, che mi sembra francamente troppo lontano

TIntegrazione, generosità, scambio di competenze. Il numero uno di Tech Data Italia lancia le sfide per il prossimo futuro («ma evitiamo le proiezioni da qui a 5 anni, è inutile») e chiama a raccolta il canale intorno ai valori di una volta

Marco Lorusso

e soprattutto davvero troppo complicato da prevedere a fronte dei profondi cambiamenti in atto. Il nostro ruolo, come distributori, è quello di pensare al presente e di aiutare concretamente i rivenditori a comprendere quali siano le loro competenze e come vadano messe a disposizione dei clienti. È il momento di avere una grande generosità e una grande umiltà. Non possiamo essere bravissimi a fare tutto: dobbiamo condividere e metterci in discussione per fare più business e sviluppare maggiori opportunità. Non solo, proprio in ragione della profonda evoluzione in atto oggi, siamo molto attenti a non parlare solo di “informatica”, ma ti tecnologie innovative. Tecnologie come il mobile, dove con una divisione come Brightstar stiamo sviluppando operazioni molto importanti grazie a un portafoglio che conta Nokia, Samsung e ora anche i prodotti della divisione mobile di Huawei».Continua con grande soddisfazione anche il cammino verso il cloud, avviato lo scorso anno attraverso l’accordo con Netalia (società con un’offerta cloud esclusivamente pensata per il trade) al quale ora si aggiunge quello con iCube, con la sua offerta Impresaclic. «Il nostro è un ruolo di facilitatori e abilitatori – ha spiegato Riccardo Nobili, enterprise networking director divisione Azlan di Tech Data Italia –. Puntiamo dritto verso le piccole e medie imprese, ovvero quelle realtà che non possono permettersi soluzioni di classe enterprise».

Ernest Quingles,amministratoredelegato diTech Data Italia

Page 50: Digitalic n.19 -  Idee tra le nuvole

wd.comWestern Digital, WD e il logo WD sono marchi registrati negli stati Uniti e in altri paesi; NASWare e WD Red sono marchi di Western Digital Technologies, Inc. Altri marchi eventualmente menzionati possono appartenere ad altre società. Le speci che dei prodotti sono soggette a modi ca senza preavviso. L’illustrazione mostrata può differire dal prodotto reale. © 2012 Western Digital Technologies, Inc. Tutti i diritti riservati. 2078-771154-F00

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Page 51: Digitalic n.19 -  Idee tra le nuvole

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A

TECNOLOGIA

Arduino fa un grande annuncio, arriva un nuovo

prodotto: un robot. È stato progettato con Complubot, che ha vinto per quattro volte il campionato mondiale di calcio per robot “Robocup Junior robotics soccer”. Il Robot di Arduino può essere utilizzato così com’è oppure può essere modificato, sviluppato, migliorato come tutte le piattaforme Arduino. Arduino Robot è il primo Arduino su ruote. Ha due processori, uno per ogni scheda madre: una infatti controlla i motori, mentre l’altra governa tutti

i sensori e prende le “decisioni” su come operare. Entrambe le schede sono programmabili con il software Arduino IDE. Tutto quello che compone Arduino Robot è open-source: il software, l’hardware, la documentazione. Questo nuovo prodotto Arduino potrà avere un impatto incredibile sullo sviluppo della robotica, perché la rende accessibile a un numero elevatissimo di persone, che potranno sperimentare, creare nuove idee. Se il risultato sarà anche solo una frazione di quello ottenuto da Arduino, il mondo della robotica farà un balzo in avanti perché le idee potranno fiorire e un’intera comunità mondiale potrà collaborare liberamente sulla prima piattaforma robotica open-source.

Massimo Banzi, storico inventore di Arduino

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DGREPORT

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6,&852_3(5_/(_30, Tagliare i costi,

ottimizzare le infrastrutture, sopperire alla mancanza di

competenze appoggiandosi a servizi di consulenza, proteggersi in maniera efficace per evitare di finire sotto attacco e compromettere la salute stessa del business… La lista potrebbe continuare ma insomma sono questi, a grandi linee, i punti chiave con i quali un operatore di canale oggi deve necessariamente fare i conti nel momento in cui decide di affrontare l’arena della security. Un’arena che, proprio per la centralità che la sicurezza ha ormai assunto di fronte all’esplosione di fenomeni come Big Data, cloud computing e Byod, promette importanti opportunità di business anche in tempi difficili come questi. Un’arena che però, come detto, presenta immediatamente un conto quasi ossimorico di esigenze e soprattutto requisiti da soddisfare soprattutto se si decide di affrontare un target cruciale per il nostro mercato come le Pmi. Il tema insomma è ora più che mai lo stesso: risorse

Tridotte, esigenze sempre più complesse e articolate. In un simile scenario nessuna delle componenti della filiera può pensare o sperare di uscire vincente dalla sfida muovendosi in totale autonomia. Non è facile, non è detto che sia per tutti ma vendor, distributori e rivenditori sono chiamati ad agire in maniera coordinata e integrata sviluppando una relazione basata su fiducia e trasparenza. Una relazione che stanno provando a sviluppare tre realtà che, in esclusiva per Digitalic, hanno accettato di sedersi intorno a un tavolo e analizzare da vicino come e perché certi meccanismi devono essere avviati. Un vendor come Check Point, un distributore come Itway Vad e un system integrator di eccellenza come Mediasecure sono da tempo scesi in campo nell’arena della security e stanno vivendo da protagonisti un mercato mai così strategico. «Siamo una realtà basata in Toscana e focalizzata da sempre sulla sicurezza – racconta Giovani Stilli, partner e amministratore di Mediasecure –. Siamo nati nel 2009, ma arriviamo tutti da una esperienza che

affonda le radici indietro nel tempo. Come raggio d’azione operiamo su tutto il territorio nazionale con qualche interesse anche all’estero. La scelta di Check Point e Itway Vad è nata insieme a noi. Confermo che da tempo si sente spesso dire che soprattutto i vendor credono poco nel canale o peggio lo usano come semplice procacciatore di business. Noi crediamo molto nella filiera e soprattutto cerchiamo sempre di mettere in campo il miglior supporto e servizio per i clienti. Una fiducia e una collaborazione a tre che per quanto ci riguarda ha dato ottimi frutti». Mediasecure è stato infatti premiato come “Best Emerging European Partner” da Check Point Software Technologies nel corso dell’evento Check Point Experience (CPX), recentemente tenutosi a Barcellona, in Spagna. In particolare, sono state riconosciute le capacità progettuali di Mediasecure che hanno portato una crescita significativa del giro d’affari legato alle soluzioni Check Point. «Mai come di questi tempi – continua Stilli – con gli utenti finali i

Marco Lorusso

UN VENDOR DI SICUREZZA A 360° APPENA SBARCATO SU UN MERCATO STRATEGICO

COME QUELLO DELLE PMI, UN DISTRIBUTORE A VALORE PRONTO PER

LA SFIDA E UN PARTNER DI ECCELLENZA CHE SI E’ MOSSO PER TEMPO. IN ESCLUSIVA PER DIGITALIC

IL CONFRONTO APERTO E DIRETTO TRA I PROTAGONISTI DI UNA FILIERA

DALLA QUALE MOLTO CI SI ASPETTA PER DARE UNA SCOSSA IMPORTANTE AL CANALE IT DI CASA NOSTRA

Un confronto diretto, una tavola rotonda esclusiva. Ascolta e guarda il video reportage dell’incontro tra i protagonisti di una delle !liere di maggior successo nel mercato della sicurezza

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0(',$6(&85(temi caldi sono soprattutto

la protezione dei dati e la consumerizzazione. In azienda entrano device di ogni forma e dimensione che sono una opportunità per aumentare la produttività, ma anche una minaccia in caso di cattiva gestione… poi ovviamente c’è il tema dell’ottimizzazione dei costi e in questo la possibilità di avere a disposizione un’offerta tecnologia molto ampia aiuta molto…».

Un progetto di successo Manco a dirlo, proprio dall’ampiezza e dalla completezza è partito il progetto Pmi di Check Point. Un progetto che, come da tradizione ormai, chiama direttamente in causa il canale indiretto. La società infatti, da sempre percepita sul mercato come fornitore di eccellenza tecnologica per aziende medio grandi, proprio nelle scorse settimane ha rotto gli indugi mettendo in campo un’offerta di appliance espressamente pensata per le Pmi. Di facile installazione e utilizzo, le nuove appliance 600 mettono a disposizione delle realtà di dimensioni più contenute, lo stesso livello di sicurezza che solitamente si associa alle grandi corporation. Un programma di eventi porterà queste nuove appliance sul territorio, illustrando a partner e clienti i vantaggi di una soluzione all-in-one, in grado di riunire sicurezza, semplicità e convenienza. «Non si può scendere a compromessi sulla security e di certo non possono farlo le piccole imprese – spiega Elena Ferrari, channel sales manager di Check Point

Software Technologies Italia –. Le minacce che queste aziende si trovano ad affrontare sono le stesse che colpiscono le realtà più grandi, ma le risorse e gli skill a disposizione sono sensibilmente minori. Per questo, abbiamo deciso di affrontare la situazione con soluzioni ed iniziative mirate specificatamente a questo mercato. Il modello di business di Check Point si fonda da sempre sul canale ed ogni novità che apportiamo alla nostra offerta è pensata anche per offrire ai nostri partner nuove ed interessanti opportunità. Ovviamente si tratta di un mercato delicato e per questo abbiamo deciso di impegnarci con eventi mirati, ma anche con il contatto diretto delle Associazioni di Categoria sul territorio con le quali faremo accordi per la sensibilizzazione delle imprese nei confronti di tematiche di sicurezza e protezione delle informazioni. Un’idea che fin da subito sta regalando importantissimi risultati e riscontri». «Per noi – commenta Stilli – questo tipo di iniziative rappresenta un qualcosa di molto importante. Il vendor ci aiuta così, in maniera molto concreta, nello stimolare una domanda spesso frammentata e difficile da raggiungere sul territorio».

L’anello di congiunzione Il vendor certo, il partner attivo e di eccellenza, l’offerta tecnologica… tutte componenti fondamentali che, in una filiera che punta dritto proprio verso la frammentazione territoriale delle piccole e piccolissime imprese non avrebbero però

speranza alcuna di “pescare” la carta vincente senza la presenza e il ruolo chiave di un distributore realmente a valore. Un anello di congiunzione capace di capire e localizzare i messaggi del vendor e allo stesso tempo tradurli su strada mettendoli a disposizione dei rivenditori nella maniera più semplice ed efficace possibile. «Il nostro è un ruolo sempre più delicato e vitale – commenta infatti Michele Papa, country manager per l’Italia di Itway Vad –. Un ruolo che però siamo molto orgogliosi di interpretare soprattutto all’interno di filiere come

questa. Con Check Point abbiamo ormai un rapporto storico, che ci ha permesso di sviluppare competenze e servizi unici. Per quello che è il nostro punto di vista, nell’approccio anche alle Pmi e nel supportare rivenditori come Mediasecure, un prezioso mezzo di vendita è sicuramente il 3D Security Report. Si tratta di uno strumento fondamentale per presentarsi dai clienti e monitorare lo stato di vulnerabilità della sua infrastruttura con risultati certi. In questo modo anche le Pmi sono portate a guardare in faccia e a toccare con mano i rischi che corrono. Proprio per facilitare un simile approccio con Check Point forniamo ai rivenditori tutta l’infrastruttura hardware e software utile per fare questo tipo di prove e scansioni. Ovviamente poi ci sono tutte le attività di marketing, formazione, lead generation che facciamo insieme a Check Point e che aiutano anche il singolo partner che vuole puntare segmenti specifici. Ultimo ma non ultimo è però il nostro fiore all’occhiello ovvero un supporto help desk, 24x7 in italiano che va ad amplificare il servizio Check Point e che può essere venduto anche direttamente agli utenti finali. Siamo l’unico distributore abilitato all’offerta di un simile servizio». «Ancora una volta – conclude Stilli – si tratta di un tassello molto delicato e decisivo per noi. Riuscire a contare su questo tipo di supporto, in tempi in cui investire su competenze e su nuove infrastrutture non è proprio semplice, è davvero fondamentale».

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ATTUALITA’

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In principio erano i server e la necessità di risparmiare; poi è arrivato un

fenomeno di dimensioni poderose che ha coinvolto anche storage, postazioni desktop, infrastrutture di rete… il data center nella sua interezza, insomma, fino a sfociare nel cloud. Si scrive virtualizzazione e si legge come la più profonda evoluzione tecnologica degli ultimi anni. Un’evoluzione che, nonostante i competitor più o meno blasonati nati e

I

Con un fatturato generato pari al 95% del totale, il canale è qualcosa di più del motore che muove le potenti leve di VMware. Non a caso, il colosso americano dedica ai partner da sempre attenzione particolare e programmi innovativi. Le parole e i dettagli dalla voce di Matteo Uva, che siede proprio in cabina di regia dell’indiretta in Italia

Marco Lorusso

estremamente importanti visto che, tanto per continuare con i numeri, 36 milioni di server virtuali equivale anche a dire circa 50 milioni di porte di rete…». Va letto tutto in questa chiave il grandissimo focus che la società pone da tempo sulla necessità e opportunità di migliorare le marginalità del canale offrendo certificazioni e programmi ad hoc come base per essere partner e poi accedere ai reward grazie alla vendita di nuove soluzioni e all’ottenimento di ulteriori competenze. In questo senso sono confermatissimi programmi di successo come Opportunity Registration, che aggiunge punti di marginalità a quelli già previsti, e Solution Reward che punta proprio a riconoscere un valore aggiuntivo alle certificazioni su nuove soluzioni e nuove componenti, come End User Computing, Virtual Business & Critical Application, Disaster Recovery, Horizon.Ma il discorso più interessante riguarda il cloud e la figura dei service provider che offrono servizi infrastrutturali basati sulla tecnologia VMware vCloud. «Non crediamo alla totale disintermediazione del canale con l’avvento del cloud – spiega Uva –. Ci sarà sempre bisogno di partner che virtualizzino i data center in modo tradizionale, ma di pari passo ci sarà sempre più necessità di evolvere verso l’integrazione di servizi esterni. Va letto in questo senso il lancio di Cloud Credits Purchasing, un progetto che dà ai Solution Provider la possibilità di vendere crediti prepagati da usare per la sottoscrizione di servizi di cloud pubblico e ibrido offerti da partner Service Provider VMware vCloud autorizzati. Uno strumento che permette anche ai Solution Provider di preservare il proprio ruolo di consulenti a valore aggiunto. I partner Service Provider VMware vCloud autorizzati possono poi trarre vantaggio dai clienti che riscattano i propri crediti in cambio di servizi cloud basati sull’architettura cloud ibrida».

Matteo Uva, channel manager VMware Italia

cresciuti strada facendo, ha ancora oggi i tratti distintivi di chi per primo ha piantato la sua bandierina. VMware mostra i muscoli in occasione delle tappa milanese del suo forum e mette ancora una volta le portate più interessanti proprio sul piatto del canale indiretto. Non una novità visto che proprio tra le mani dell’ecosistema dei partner passa il 95% del fatturato della società e che proprio sui partner la multinazionale conta per rilanciare la fase di allargamento della virtualizzazione oltre i confini dei server in direzione rete, storage, desktop, cloud… «È la realtà – conferma Matteo Uva, channel manager VMware Italia –. Non è un mistero che ormai da tempo i server virtuali, circa 36 milioni nel mondo, sono di più di quelli fisici. Un dato epocale in sé ma che assume una valenza ancora più strategica se si pensa poi che ogni server virtuale è in grado di fare da traino per tutta una serie di altri servizi di grande impatto. Manco a dirlo, in media ogni server virtuale, infatti, è associato a una capacità di storage di circa 200 GB. Discorso che vale anche per la rete, i sistemi desktop, discorso che declinato sul canale chiama i partner ad avere un ruolo non più limitato alla semplice virtualizzazione server, perché il problema potrebbe essere quello di perdere occasioni di business e di marginalità

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Prima dei margini, prima del business e dei prezzi, per ogni rivenditore a caccia di oppor-tunità di business realmente a valore c’è un passo per nulla banale da compiere. Sceglie-re il prodotto giusto non è uno sport per tutti, ci vuole fiuto e soprattutto ci vogliono com-petenze tecniche molto precise oltre alla ca-pacità di capire come e se una soluzione può avere impatti negativi dal punto di vista delle spese per il supporto, l’installazione ecc. In tema di sicurezza, un distributore concreta-mente a valore come Achab, puntando dritto su Avira, la sua scelta l’ha fatta da tempo e i

risultati sono negli occhi e nelle parole della fitta squadra di rivenditori che su questa scelta ha da anni costruito importanti relazioni e progetti. «Era

il 2007 – racconta Claudio Pane-rai, direttore tecnico di Achab –

quando sotto l’imput dei nostri rivenditori è nata l’esigenza

di aggiungere una buona soluzione antivirus alla no-stra offerta. Stavamo quin-di cercando un prodotto da distribuire, quando un nostro partner romano ci segnalò Avira, un prodot-

to tedesco che io sincera-mente non conoscevo asso-

lutamente. Anche per questo siamo dunque partiti con test e processi di selezione tecnica molto intensi e i risultati sono stati subito eccellenti. Mi col-pì subito l’elevata qualità nel rilevare i virus, ma soprat-

tutto il bassissimo impatto sulla macchina e la facili-tà d’uso estrema…».

Prestazioni record, sup-porto minimo

Proprio la capacità di of-

frire alte prestazioni unite a pochi pensieri in tema di assistenza e supporto sembrano le carte vincenti su cui punta Avira per diventa-re una opportunità imperdibile per i rivendi-tori italiani. «In Italia abbiamo 15.000 aziende che usano Avira – conferma Panerai –, per un totale di circa 200.000 end point. Si potrebbe pensare che tutto questo installato porti poi un lavoro pesante a livello di supporto tecni-co… In realtà credo sia il prodotto che unisce il maggiore installato alla minore richiesta di supporto. Abbiamo avuto solo tre anni fa un problema con il motore euristico di Avira, ma dopo una settimana di lavoro Avira ha tarato le regole del motore e tutto è rientrato nella normalità».

Ma quali sono oggi le novità tecnologiche più interessanti di questa soluzione?«La novità tecnica di assoluto rilievo è sicura-mente Avira Protection Cloud, si tratta di un servizio già integrato nel prodotto. Un ser-vizio che si affianca alle normali attività che le varie soluzioni distribuite sugli end point svolgono, analizzando i file sempre con il si-stema delle firme. Quando però arriva un file sconosciuto che non è un virus ma non è nemmeno qualcosa di “positivo” questo servizio intercetta il pattern interno su ogni end point e poi lo confronta con tutti i pattern attivi nel mondo in tempo reale. Il tutto dando vita a una super scansione di livello globale, che aggiunge un’efficacia davvero massima a livello di tecnologia».

Vendere Avira insomma è un buon affare?«Direi proprio di si! A distanza di anni – con-clude Panerai – devo dire che non cambierei assolutamente la scelta fatta. Credo che per prezzo e prestazioni sia il prodotto ideale per i rivenditori che puntano le Pmi. Inoltre è davvero semplice da installare, richiede sup-porto tecnico minimo e garantisce margini interessanti… che altro?».

Un brand di grande qualità, un business interessante. Achab ha da tempo scelto di puntare con decisione sulla sicurezza di Avira. Una sicurezza perfetta

per i rivenditori italiani che puntano a conquistare importanti quote di mercato in un segmento chiave come quello delle Pmi. Come, quando e perché

scommettere su un canale ad alto tasso di marginalità e valore aggiunto

«SICUREZZA, AFFIDABILITÀ… MARGINI», CON AVIRA NON SI SBAGLIA

ACHAB srl • Piazza Luigi di Savoia, 2 • 20124 Milano • Italy

Collegati a questo QR code, guarda l’esclusiva video intervista con Claudio Panerai, direttore tecnico di Achab, e scopri perché vendere Avira è un’occasione imperdibile sia dal punto di vista tecnologico sia dal punto di vista commerciale. Scopri inoltre le promozioni speciali che Achab e Digitalic hanno riservato a tutti i nuovi rivenditori Avira

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distribution partner

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56

CREA

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Il celebre copywriter Eugene Schwartz, autore di 9

libri e di decine e decine di brillanti testi pubblicitari, durante la sua vita mise a punto una semplice tecnica per essere più produttivo. Una buona abitudine che nel tempo si è dimostrata

IElena VeronesiLaureata in comunicazione d’impresa, è consulente di comunicazione visiva e direttore creativo della Creative Park Srl. Lavora nel settore comunicativo da oltre 10 anni e nella sua carriera ha collaborato con numerose agenzie pubblicitarie in tutta Italia. Da alcuni anni, al ruolo di consulente aziendale ha a!ancato quello di formatrice, tenendo corsi sul marketing e la comunicazione visiva presso enti e aziende. È relatrice Smau, dove tiene workshop dedicati al Web design e alla comunicazione e!cace e cura un blog nel quale parla di creatività, design e visual communication: www.elenaveronesi.com.

CONTRO IL BLOCCO CREATIVO BASTA DIRE 33

la chiave vincente del suo successo. Secondo Schwartz, la parte più dura del lavoro di copywriter era la ricerca: studiare la documentazione, entrare nel dettaglio della filosofia aziendale, individuare i messaggi giusti sono i compiti più importanti ed impegnativi, che si tratti di comporre un testo o

progettare un sito Web. La fase successiva, quella di scrittura, Schwartz la definiva “il lavoro impossibile”. Guardi la pagina o il monitor vuoto, le idee non si smuovono e tu cominci a essere sopraffatto dall’ansia. Ed era proprio in questo momento che la strategia di Schwartz si realizzava. Per superare il blocco creativo,

PER SUPERARE IL BLOCCO CREATIVO, EUGENE SCHWARTZ ERA SOLITO MUNIRSI DI UN COMUNE TIMER

DA CUCINA, LO POSIZIONAVA SULLA SCRIVANIA E LO CARICAVA A

33 MINUTI E 33 SECONDI…

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57

RIS

OR

SE

Little Bets: How Breakthrough Ideas Emerge from Small DiscoveriesPeter Sims risponde alla domanda: che cosa hanno in comune Steve Jobs, il comico Chris Rock, l’architetto Frank Gehry? Tutti hanno raggiunto risultati straordinari prendendo piccole decisioni in modo metodico e sperimentale.http://tinyurl.com/433m7qh

Breakthrough AdvertisingIl libro di Eugene Schwartz non è adatto solo ai professionisti della creatività, ma è un buon libro da leggere per tutti coloro che hanno un’azienda o che devono curarne il marketing.http://tinyurl.com/lg35xkv

infatti, Eugene era solito munirsi di un comune timer da cucina, lo posizionava sulla scrivania e lo caricava a 33 minuti e 33 secondi. In questo intervallo di tempo poteva fare una o più di queste cose:• bere una tazza di caffè (già

pronta sulla sua scrivania);• guardare dalla finestra,

oppure osservare il muro;• rimanere seduto senza

fare nulla per tutti i 33:33 minuti;

• scrivere il copy del progetto al quale stava lavorando.

Due sole cose non si concedeva di fare:• alzarsi dalla scrivania per

qualsiasi ragione;• fare delle cose non

comprese in quelle descritte.

La sua conclusione era semplice: con tutte queste limitazioni, la cosa più logica da fare per non annoiarsi era iniziare a scrivere! E in questo modo, nell’arco di una giornata, separando le sessioni di scrittura con intervalli intorno ai 10/15 minuti, Schwartz riusciva a ricavarsi circa 3 ore e 20 minuti al giorno di sola composizione.

Ridere aiuta la creativitàMolte ricerche hanno messo in evidenza come ridere influenzi il modo con il quale le persone si rapportano all’interno dei gruppi. Un ambiente divertente e positivo aumenta il grado di fiducia tra le persone e di conseguenza migliorano le relazioni interpersonali e gli scambi comunicativi. E dove c’è partecipazione si crea il terreno più fertile per la nascita delle idee.Come afferma Peter Sims, autore del libro Little Bets: How Breakthrough Ideas Emerge from Small Discoveries, un ambiente allegro, spensierato e divertente è particolarmente utile quando le idee sono in fase di incubazione; è il momento in cui sono più vulnerabili e rischiano di essere spente o soppresse perché giudicate o autocensurate. Le varie possibilità che nascono durante le discussioni all’interno del team diventano un pretesto per fare delle piccole scommesse, per sviluppare nuovo materiale, come fanno i comici quando improvvisano. E tutto questo

costituisce la base che porta le idee verso la perfezione.

Soffitti alti per guidare la fantasiaSe l’ambiente umano è in grado di influenzare la creatività di una persona, lo stesso si può dire per l’ambiente fisico. L’effetto cattedrale descrive proprio il modo in cui l’altezza percepita di un soffitto influenza il pensiero umano. I soffitti alti sono noti per favorire il pensiero astratto e la creatività, diversamente dai soffitti bassi che, invece, incoraggiano il pensiero concreto, concentrano l’attenzione e l’interesse per il dettaglio. Alcuni esperimenti hanno dimostrato come, durante la valutazione di un nuovo prodotto, le persone tendano a concentrarsi sulle caratteristiche generali se si trovano in una stanza dal soffitto alto, mentre si focalizzano su aspetti più specifici qualora l’ambiente presenti un soffitto basso. Tutti possono imparare molto dalle restrizioni di Schwartz: la creatività è una dote bellissima, ma alle volte prende il sopravvento. Ci troviamo a fantasticare su mille progetti, ma non riusciamo a metterne su carta nemmeno uno. Porre delle barriere, imporsi delle restrizioni è un modo utile e produttivo per incanalare il processo creativo e renderlo più efficace. Allo stesso tempo trovare il luogo giusto dove lasciar libera la mente è una scelta da ponderare con saggezza, perché le idee, per volare in alto, hanno bisogno di spazio.

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ATTUALITA’

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Produttore italiano di tecnologia VoIP e UC (Unified Communication), Wildix punta sulla formazione, non solo del suo canale di rivenditori,

ma anche a quella rivolta agli utenti finali. Le nuove frontiere delle Tlc aprono nuovi orizzonti alle imprese, soprattutto a quelle piccole e medie, per questo Wildix ha deciso di portare alcuni tra i massimi esperti in varie discipline sul territorio in un evento in due tappe, una a Roma e l’altra a Milano. È nato così il seminario “Le Tlc che fanno bene alle imprese”, tre ore di workshop gratuito, a cui hanno partecipato come relatori un professore universitario, un giornalista de “Il Sole 24 ore”, un super esperto di tecnologia

P

In un seminario Wildix ha spiegato, anche grazie all’intervento di alcuni esperti, le nuove frontiere delle comunicazioni digitali dal VoIP alle Unified communications

e anche la nostra rivista.Le Unified Communication stanno cambiando profondamente il modo di operare delle aziende più competitive del mondo. Si tratta di tecnologie che offrono incredibili vantaggi alle grandi imprese e ancora di più alle medie e piccole. In questo evento unico i più grandi esperti del settore hanno parlato delle novità, delle grandi opportunità, dell’ergonomia e della tecnologia legate alle nuove telecomunicazioni.

In particolare Giovanni Tecilla, docente di marketing presso l’Università di Trento, ha spiegato come nell’economia contemporanea solo le aziende aperte alla comunicazione possano avere successo. Stefano Chiccarelli (Ad Quantum Leap) e Andrea Pompili (autore del libro Le tigri di Telecom) hanno posto l’attenzione sull’importanza di dotarsi di sistemi di telecomunicazione potenti e sicuri, mentre Maria Teresa Della Mura ha posto l’attenzione sull’ergonomia delle soluzioni IT e su quanto sia importante, per l’adozione diffusa in azienda, che i sistemi impiegati si adattino (con semplicità) alle reali esigenze delle persone che dovranno poi utilizzarli.Wildix ha risposto a tutte queste sollecitazioni con le proprie soluzioni di Unified Communication che consentono alle imprese di centralizzare su un’unica piattaforma tutte le esigenze di comunicazione, dal telefono alla messaggistica, e di poterle usare su ogni device: telefono fisso, mobile, pc, App Android e iOS e anche dal Web. Per la demo sulla nuova tecnologia di comunicazione WebRTC, introdotta da Google, che consente di contattare telefonicamente direttamente dal Web il servizio clienti di un’azienda, un tecnico o qualunque altra figura possa essere utile mettere in comunicazione con i clienti, si veda il link: http://tinyurl.com/p9hfpv6.

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ATTUALITA’

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Quasi 1.500 persone sono intervenute alla giornata organizzata

nell’ex Palazzo del Ghiaccio di Milano, per discutere della nuova trasformazione dell’IT, dettata soprattutto dai network sociali. Perché oggi, è la tesi di fondo emersa dall’incontro, social media, mobile computing, cloud e Big Data sono fenomeni strettamente collegati e in grado di alimentarsi gli uni con gli altri contribuendo a generare una mole crescente di dati. In questo scenario, il mobile si afferma sempre più come il nuovo modello di fruizione dell’IT, presupponendo la scalabilità e la flessibilità che solo il cloud può offrire, mentre la business analytics fornisce strumenti capaci di trasformare le informazioni complesse in quella conoscenza che è oggi la risorsa più preziosa a disposizione delle aziende.

QBig Data, social, cloud, mobility: i quattro trend dell’IT di scena a Milano in un mega-evento organizzato da Big Blue

Luca Mirani

Paolo Degl’Innocenti, vice president software IBM Italia

le opportunità date dalla “tempesta perfetta”, come è stata definita la convergenza fra Big Data, cloud, mobile computing e social. «IBM ha investito molto nell’adeguamento di competenze e tecnologie – ha fatto notare Degl’Innocenti –, con i continui investimenti in R&D e circa 33 miliardi di dollari in acquisizioni dal 2000 a oggi, che ci hanno portato a risultati come il poter disporre di quasi novemila consulenti specializzati in analytics al servizio dei nostri clienti, oppure l’aver ottenuto 270 brevetti in ambito wireless e mobility nel solo 2012».Subito dopo è stata la volta dell’intervento di Erik Qualman, autore del noto saggio Socialnomics, la nuova economia dei social media, del 2010, che ha spiegato come oggi i social media costituiscano l’attività numero uno su Internet, e come questa rivoluzione determinerà la scomparsa da qui a dieci anni del 40% delle aziende attualmente presenti nella classifica Fortune 500. È anche per questo che oggi, secondo Qualman, «la vera questione non è quella di scegliere se usare o no i social media, ma come farlo». E la ricetta principale è solo una: “listen, interact, react and sell”, ovvero “ascoltare, interagire, reagire e vendere”, in un processo continuo che permette di ottenere il massimo valore dai social media, utilizzandoli al meglio per creare relazioni il più possibile dirette con tutti i clienti rilevanti.

Una “tempesta perfetta”La giornata è stata introdotta da Paolo Degl’Innocenti, vice president software IBM Italia, che ha sottolineato la partecipazione all’evento di «manager di aziende di tutti i settori, provenienti dalle funzioni più disparate: marketing manager, responsabili finance, top manager, con differenti esperienze professionali», proprio per evidenziarne il carattere di incontro volto a mettere insieme diverse conoscenze, in ossequio allo spirito del titolo “IBM Business Connect”. Ma il manager IBM ha anche parlato della trasformazione della società, intrapresa da tempo proprio allo scopo di aiutare le aziende

a cogliere tutte

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Antonella TagliabueAmministratore delegato della società di consulenza strategica di direzione Un-Guru, esperta di sviluppo sostenibile. Laureata in Scienze Politiche, con specializzazione in Storia e Istituzioni dell’America Latina. Si è occupata di comunicazione e marketing per multinazionali e grandi gruppi italiani. Da anni si occupa di Green Economy e di responsabilità sociale e ambientale d’impresa, insegna in corsi e master. “Penso che la sostenibilità debba essere una scelta, prima che un dovere, ma che debba essere strategica e, quindi, responsabile. Quando parlo del Pianeta lo faccio con la P maiuscola e credo che il rispetto per la vita in senso biologico debba essere un istinto”. Leggo, viaggio e scrivo per passione. Camus diceva: “Sono contro tutti coloro che credono di avere assolutamente ragione’. Per questo pratico il dubbio, coltivo i miei difetti, cerco di sbagliare sulla base di ragionevoli certezze e mantengo un ottimismo ostinato”

PUN

TO G

GIOVANI E TECNOLOGIE, LA STRADA PER IL FUTURO SOSTENIBILE

Il futuro non è più quello di una volta. Il problema della crisi economica

è che ci inchioda a un eterno presente, in cui proviamo ad amministrare l’emergenza. Ci accontentiamo di arredare il disagio, per renderlo più confortevole, nella consapevolezza che l’incertezza sia la sola certezza su cui possiamo contare. Un’altra cosa che ormai dovremmo aver compreso è che la crisi non è solo economica, ma culturale ed etica. È per questo che non dobbiamo rinunciare a pensare al futuro, perché vivere inchiodati al presente non ci permette di cambiare registro. Attualmente l’unica cosa che sappiamo sul futuro è che deve essere sostenibile.Quando si ragiona in termini di sostenibilità e futuro ci sono due elementi che viene naturale considerare: i giovani e le tecnologie. Nel primo caso il problema del futuro è legato innanzitutto alla disoccupazione giovanile, che ha raggiunto livelli allarmanti. Non si tratta di un’emergenza solo italiana o mediterranea. In media, nel 2012, il tasso di disoccupazione giovanile nel mondo era del 12,6% e

Isecondo l’ILO (Organizzazione internazionale del lavoro) «i giovani hanno tre volte in più la possibilità di essere disoccupati rispetto agli adulti». Per quanto riguarda scienza e tecnologia un tempo erano considerate alleate sicure del progresso, mentre oggi pongono problemi di controllo, di ricerca del vero e del giusto, quindi di etica.

Le difficoltà della tecnologiaÈ certo che nel corso dell’ultimo secolo si è assistito a una progressiva capacità di scienza e tecnologia di trasformare materia ed energia sul pianeta come mai prima e in tempi sempre più brevi, e che siamo di fronte a un aumento esponenziale della potenza di interazione

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RIS

OR

SE

Made in Italy? Verde grazieUna vetrina del made in Italy verde. Si tratta del network Cleantech focus Italy, una rete di imprese dedicata all’innovazione in campo ambientale, presentato all’università LUISS di Roma dal Ministero dell’Ambiente, dall’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane (ICE), dal network internazionale Cleantech Group e dall’AREA Science Park di Trieste. L’obiettivo è l’abbattimento dei costi delle tecnologie, oltre che la promozione di risorse innovative, come ad esempio, quelle nell’indotto dell’e"cienza energetica, settore nel quale l’Italia è leader indiscusso a livello europeo.

Italia al verdeL’Italia oltre la crisi è il titolo del rapporto 2013 realizzato da Legambiente. Contiene numerosi spunti sui quali ri#ettere. Generiamo il 13% del fatturato europeo derivante da energie rinnovabili, ma meno del 6% dei brevetti. Abbiamo ridotto le emissioni, ma in conseguenza della riduzione dei consumi. Nessun miglioramento nella lotta all’emissione di polveri sottili e agli inquinanti organici persistenti, come le diossine. La crisi ha fatto diminuire la produzione di ri$uti urbani mentre cresce, anche se di poco, la raccolta di%erenziata. Scendono invece le tasse ambientali. In tutta l’Unione Europea, tra il 1995 e il 2010, l’Italia è il Paese con la maggiore contrazione dell’incidenza delle tasse ambientali sul PIL e, assieme a Grecia e Portogallo, dell’incidenza sulle entrate tributarie.

tra scienza, ambiente e società. La tecnologia ha consentito inoltre il moltiplicarsi e il potenziarsi della possibilità di intervenire, di partecipare, di condividere diventando accessibile e democratica. Giovani e tecnologie, dunque, quali elementi fondamentali di un futuro sostenibile. In questo contesto può essere analizzato come una sorta di “laboratorio” il programma di promozione del volontariato del Comune di Milano. L’amministrazione cittadina intende sostenere il volontariato in tutte le sue forme, anche quale possibilità di transizione verso un’economia più partecipata, consapevole e solidale. Per i giovani è attivo da alcuni mesi il programma Light up!, che prevede un insieme articolato

tradizionale limite del volontariato giovanile, quello legato al fatto di attirare soprattutto giovani istruiti, provenienti dalle classi medie.La tecnologia si è rivelata anche il fattore di successo di un altro programma di solidarietà del Comune di Milano, Volontari per un giorno. Un’iniziativa aperta a chi, giovane o meno, non ha mai fatto volontariato e permette l’incontro online tra le associazioni che hanno bisogno di tempo e competenze per i loro progetti, e chiunque voglia provare a impegnarsi a favore degli altri. Nel 2012, in soli tre mesi, più di 1.600 cittadini di Milano e provincia hanno aderito, consentendo a 130 associazioni di realizzare 200 progetti. Il match tra volontari e iniziative è avvenuto online o tramite social media. Circa il 12% dei partecipanti – 190 persone – ha scelto progetti di sostenibilità ambientale, declinata in un contesto urbano e quotidiano: tutela del verde, difesa della biodiversità, orti biologici e attività con gli animali. Il 40% di chi sceglie il volontariato ambientale ha meno di 30 anni. Il volontariato è dunque un’occasione per partecipare, acquisire esperienze e competenze e rappresenta una valida idea per contribuire non solo a risolvere i problemi di un welfare in affanno, ma una possibilità di fare cose nuove in modo diverso. Non può sostituire la buona politica, ma può contribuire a un cambio di paradigma culturale. Senza contare che la buona volontà non è una risorsa esauribile, che si spera non conosca crisi.

di interventi nelle scuole, oltre che nei luoghi di incontro e ritrovo informale dei ragazzi. Il progetto ha dimostrato che i giovani fanno volontariato per motivazioni e con modalità diverse rispetto agli adulti. Chi lo sceglie da giovanissimo lo vive come un impegno per la vita.

Il volontariatoIl volontariato giovanile si caratterizza inoltre per la voglia di fare, di intervenire. Presenta poi forti motivazioni “social” legate al bisogno di sentirsi parte di un gruppo. I progetti di volontariato giovanile nascono hi-tech: sono social e multimediali. Sono vissuti come un percorso di crescita e di acquisizione di capacità – emotive, di condivisione, comprensione, empatia e di skill relazionali – da spendere in futuro in ambito professionale.«Vogliamo trasformare una grande potenzialità, quella dell’attitudine dei giovani ad aiutare – dichiara Marco Granelli, assessore alla sicurezza e coesione sociale, polizia locale, volontariato e protezione civile del Comune di Milano –. Il Comune è impegnato a 360° nella promozione del volontariato, ma il lavoro con i giovani ha linguaggi e modalità diverse e nuove, con le quali stiamo imparando a confrontarci. Promuovere il volontariato giovanile è un dovere delle istituzioni, da non lasciare al caso».Light up! ha già ottenuto importanti risultati. L’iniziativa è stata adottata anche da numerose scuole della provincia di Milano. Inoltre permette di superare un

QUANDO SI RAGIONA

IN TERMINI DI SOSTENIBILITA’

E FUTURO CI SONO DUE

ELEMENTI CHE VIENE NATURALE CONSIDERARE: I GIOVANI E LE TECNOLOGIE.

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ATTUALITA’

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Tandberg Data lancia BizNAS (Network Attached Storage), un sistema rivolto al mercato aziendale che si divide in 4 tipologie di prodotti, due

desktop e due rack, tutti con quattro slot a disposizione che possono scalare da 1 a 16 Terabyte. Si tratta di soluzioni che si rivolgono alla PA, alla media impresa, a uffici remoti e dipartimenti (tra i 10 e i 100 utenti); «è un sistema interamente progettato, ingegnerizzato e prodotto da Tandberg Data», esordisce Paolo Rossi, channel sales manager Italia di Tandberg Data.«La nostra strategia di business ci ha portato a entrare nel mercato dei NAS – afferma David Spate, sales director NS Europe di Tandberg Data –, un mercato frammentato e in forte crescita, dove non c’è un vero leader e quindi ci si potrà ritagliare uno spazio importante». «Questo annuncio – aggiunge Rossi – dà la possibilità, inoltre, di diversificare il nostro portafoglio e di accrescere le opportunità di business del nostro canale». BizNAS può operare su più sistemi operativi (Windows, Mac, Linux); inoltre l’infrastruttura

TUn prodotto storage di rete, solido e concorrenziale, rivolto alla PA e alla media impresa. «Siamo certi che darà nuova spinta al canale italiano»

Luca Bastia

sostituzione anticipata. Estensioni della garanzia e sistemi di salvataggio su disco removibile RDX QuikStor con collegamento USB saranno disponibili separatamente.«In sintesi – conclude Rossi – le peculiarità che caratterizzano BizNAS si possono riassumere così: possibilità di collegare direttamente un RDX al prodotto per poter portare all’esterno il backup dei dati; la soluzione DropBox (centralizzare, controllare e proteggere i dati anche in cloud); sistema operativo aperto a personalizzazioni; assoluta semplicità di utilizzo; disaster recovery integrato; strumenti di restore; garanzia di due anni con sostituzione; supporto internazionale»E, infine, aggiunge il manager: «Crediamo che dia un impulso positivo al mercato italiano, oggi un po’ in stallo».

interna è ad alte prestazioni con un processore Intel dual core Atom, due porte Gigabit Ethernet e due USB 3 che servono per collegare hard disk esterni o qualsiasi altro prodotto per lo storage. Il sistema operativo sviluppato su Linux è aperto per chi vuole aggiungere nuove funzionalità, sviluppatore o system integrator che, per esempio, voglia collegarlo a loro gestionali. Può essere utilizzato come storage centrale, ha il protocollo iScsi, per cui si possono creare dei volumi iScsi sul BizNAS per utilizzarlo in ambienti virtuali. Dispone della funzionalità DropBox integrata. È inoltre possibile eseguire il backup dei dati e utilizzarli direttamente sull’RDX collegato alla BizNAS.«Il prodotto è sicuramente interessante per chi ha problemi di budget, ma cerca un sistema sicuro e funzionale. Infatti – sottolinea Rossi – è molto competitivo rispetto alla concorrenza». I BizNAS saranno disponibili nelle prossime settimane a un prezzo di listino consigliato che partirà da 539 euro. I prodotti BizNAS saranno supportati dalla garanzia Tandberg Data di due anni con

Paolo Rossi, channel sales manager Italia di Tandberg Data

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ATTUALITA’

2%,(77,92_8/75$%22.

Il processore di quarta generazione Core nasce con l’idea

di sviluppare il cuore dell’ultrabook. Non si tratta di una nuova microarchitettura, ma è sempre basato sul processo a 22 nanometri (il prossimo sarà con tecnologia a 14 manometri). Tuttavia il processore presenta dei cambiamenti a livello delle tecnologie interne, con nuove funzioni e nuovi registri; inoltre c’è un sottosistema grafico completamente nuovo e una serie di accorgimenti pensati principalmente per migliorare le prestazioni a basso consumo.«Il mercato – afferma Andrea Toigo, enterprise technology specialist Intel Italia e Svizzera – sta subendo una trasformazione: da una parte sono cresciuti i desktop e poi c’è stata l’evoluzione dei notebook, dall’altra sono nati una miriade di device

I

Presentata la quarta generazione dei processori Core, due di questi espressamente progettati per gli ultrabook, con maggiori performance, consumi estremamente limitati, funzioni touch e di riconoscimento vocale

Luca Bastia

(smartphone, tablet) prevalentemente per consumare contenuti. Oggi sta avvenendo la convergenza delle due piattaforme con la creazione di dispositivi chiamati ultrabook o convertibili. Comincino a esserci degli ultrabook o dei portatili che possono avere le caratteristiche dei tablet, con funzionalità touch».«Nel 2011 siamo partiti dai desktop e dai portatili con la seconda generazione di processori Core – prosegue Toigo –, per passare nel corso dell’anno scorso e la prima

parte di quest’anno ai processori di terza generazione e all’introduzione dei diversi dispositivi con schermo touch. Pensiamo che il 2013, con l’esordio dei nuovi processori di quarta generazione, sarà veramente l’anno in cui riusciremo a vedere un maggior numero di dispositivi 2 in 1, tablet e all’occorrenza ultrabook con tastiera». «L’ultrabook – aggiunge il manager – è una categoria con determinate funzionalità dal punto di vista hardware e software, come per esempio che “si risvegli” in modo rapido, con specifiche caratteristiche di spessore e una durata della batteria considerevole. L’altro aspetto fondamentale è la necessità che i componenti abilitino il device a essere molto sottile, devono avere basso consumo e devono scaldare poco (c’è meno superficie dissipante), devono essere piccoli per occupare poco spazio».Con l’introduzione del nuovo processore, secondo Toigo, vedremo sempre più prodotti con schermo touch, molti più dispositivi convertibili e la possibilità di interagire con il pc attraverso la voce. «Sono anni che si parla di comandi vocali; la tecnologia software è sicuramente migliorata, la differenza fondamentale in quello che succede in smartphone e tablet e quello che succederà con gli ultrabook è che in questi device l’elaborazione della voce è nel cloud, mentre negli ultrabook sarà a bordo, sia per quanto riguarda il software che la capacità di elaborazione, senza necessità di connessioni».Sono quattro le nuove famiglie di processori per computer portatili: la famiglia H, ad alte prestazioni, processori Quad Core con la nuova grafica Intel Iris Pro. Ci sono due fasce di prodotto con grafica Iris, Iris Pro per la famiglia H e Iris per la famiglia U, 15 W (Dual Core). C’è la serie M, Quad Core mainstream e la famiglia Y (6 W), Dual Core a più basso consumo. I processori da 6 watt sono per i dispositivi più piccoli che sono senza ventola e hanno meno superficie per dissipare il calore, da 15 watt per quelli più grandi, entrambi con un livello di prestazioni adeguato e una durata della batteria che si avvicina sempre di più a quella di un tablet (una giornata). L’altra caratteristica è che i prodotti pensati prevalentemente per gli utrabook sono system monochip, cioè un unico chip comprende il processore e il chip per le comunicazioni verso il sistema e verso l’esterno.

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ATTUALITA’

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In un’economia sempre più Web-based – dove l’innovazione

passa da tendenze come cloud, Byod, consumerizzazione IT, social business e Big Data, che hanno profondamente modificato il modo in cui si producono, fruiscono, gestiscono e archiviano i dati – la sicurezza informatica è sempre più in alto, tra le nuvole. E proprio il fenomeno dei Big Data (secondo IDC in aumento di 75 volte da qui a dieci anni, mentre la società di consulenza McKinsey prevede un incremento annuale del 40% dei dati sensibili e riservati) ha accelerato la richiesta di soluzioni più incisive e rapide.Anche nella seconda metà del 2013 il tema della sicurezza IT si concentrerà sugli attacchi rivolti agli apparecchi Android e al cloud. I dispositivi digitali renderanno ancor più

I

La tecnologia cloud apre infinite possibilità alle aziende. Ma per sfruttarle appieno occorre dotarsi dei sistemi di sicurezza giusti, pensati per il business che corre sulle reti

leader italiani nelle soluzioni per il cloud, la costante evoluzione delle minacce e l’utilizzo combinato di differenti tecniche di attacco – dai denial of service al social engineering, dal malware avanzato al SQL injection, dagli exploit di vulnerabilità agli advanced persistent threat – rende maggiormente complessa la reale quantificazione del rischio rispetto a forme di attacco così diverse tra loro e in grado di impattare il sistema informativo aziendale nei suoi vari aspetti, dalle apparecchiature hardware e software, ai processi e alle procedure, fino alla componente umana del sistema informativo aziendale. In questo contesto, una efficace valutazione del rischio richiede di estendere

il punto di osservazione non solo ai sistemi aziendali, ma anche ai fattori di rischio correlati. Tra i principali: 1) l’esecuzione di attacchi mirati alle applicazioni Web-based; 2) la presenza di nuove forme di codice malevolo all’interno del sistema informativo aziendale; 3) la mancata adozione delle best practice connesse all’utilizzo di Byod e di dispositivi mobili di nuova generazione all’interno dell’azienda.In sostanza, l’effettiva sicurezza di un’azienda non può prescindere da un piano strategico di gestione del rischio che tenga conto dell’effettiva esposizione del sistema informativo aziendale nel suo complesso e degli impatti – operativi e di immagine – conseguenti a un eventuale attacco informatico andato a buon fine.

complessa la sfida contro il cybercrime, secondo quanto evidenziato in un report di Trend Micro. Nel 2013 gli utenti incontreranno maggiori difficoltà nel gestire la sicurezza dei loro dispositivi digitali. La diversità di piattaforme, sistemi operativi e protocolli contribuirà a rendere la protezione più difficile che mai.La minaccia più seria di quest’anno è verosimilmente costituita dalle App per Android: secondo quanto previsto da Trend Micro, il numero di queste App infette toccherà quota 1 milione, contro le 350.000 rilevate alla fine del 2012. Se da un lato il numero dei malware per pc potrebbe ridursi nel corso del prossimo anno, dall’altro gli attacchi diretti ai dispositivi che utilizzano Android sono destinati ad aumentare sensibilmente.Ma come valutare le minacce per proteggere il patrimonio informativo dell’azienda? Secondo Xenesys, uno dei

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BLOGURU

Il fantasmagoricomondo di

“CERTE VOLTE PENSI DI ESSERE UN NINJA, MA POI CAPISCI CHE

E’ SOLO UN AUTOSCATTO IMBARAZZANTE. A MIA

DISCOLPA, DIRO’ CHE NE HO SOLO UNA, DI FOTO COSI’ ”

(FRANCESCA CRESCENTINI)

Francesco Marino

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Ci sono le bellurie, le vestitiadi, unicorni e maxi-mini

pony. Tegamini.it non è un sito, è un mondo, con la sua cosmogonia, il suo linguaggio, le sue leggi della fisica. È un po’ come entrare nel Paese delle Meraviglie, con i suoi strani personaggi, con un linguaggio diverso da quello che si usa normalmente, solo che chi ha inventato questo mondo parallelo non si chiama Alice, ma Francesca e ha anche un cognome: Crescentini. Tegamini.it è un blog, certo, ma soprattutto è un microcosmo in cui tutto è originale, ma perfettamente coerente. Ogni cosa ha il suo nome speciale: Condividi diventa “dillo in giro”; la cronologia è “i secoli dei secoli”; i commenti nel mondo di

Tegamini

Nome: Francesca Crescentini

Età: 28

Difetto: drammatica irascibilità e zero senso dell’orientamento

Pregio: scoppiettante e felicissima creatività

Ultimo libro letto: I ferri del mestiere di Fruttero e Lucentini

Film preferito: The Royal TenenbaumsCantante preferito: Elio, con tutte quante le storie tese

Cosa non sopporti: i bulldog francesi. Haters, venite a me!

Sito: www.tegamini.it

@francescapeach

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CTegamini diventano “perché in piazza si chiacchiera”. Nel sito si trovano recensioni di film, libri (dai classici a titoli improbabili), vari tipi di animali, piccoli saggi come “Fenomenologia del treno: la gente non si sa sedere” (imperdibile – ndr). È un sito che fa sorridere di gusto e a Francesca abbiamo chiesto di raccontarci il suo pianeta.

Cosa sognava di diventare da ragazzina Francesca-Tegamini? Da piccola volevo fare la paleontologa. Credo per dare un senso alle braccine piccine piccine del tirannosauro. Non me le spiegavo. Mi ricordo che avevo tantissimi scheletri di dinosauro, quelli che dovevi costruire osso per osso. E tutti erano stabili e sensati, tranne lo pterodattilo, che continuava a cadere a pezzi. Ero così convinta di voler fare la paleontologa che per un

compleanno, quand’ero alle elementari, mi regalarono un fossile di trilobite… e cercavo di vantarmene con i miei compagni di classe, ma nessuno lo sapeva che cavolo era un trilobite. Poi è sopraggiunta la fase astronauta, che mio padre incoraggiò molto. Sono stata credo l’unica bambina di otto anni a chiedere l’autografo a Margherita Hack dopo una conferenza. Io c’ero andata perché pensavo che le nebulose fossero carine, mica per le storie di fisica teorica… Comunque. Avevo mille eroi cinematografici, ma la mia preferita era senza dubbio Ripley. Ammiravo molto lei e la dottoressa Sattler di Jurassic Park,

quella che mette un braccio intero in una montagna di cacca di triceratopo, tanto per tornare ai dinosauri. Non ci sono riuscita a realizzare questo sogno, ma sto cercando di capire se ci siano vacanze per paleontologi dilettanti. Tipo, due settimane a picconare nel deserto dei Gobi, con le tempeste di sabbia e gli scorpioni mannari che ti strisciano addosso mentre dormi.

Che cos’è esattamente Tegamini.it? Perché indubbiamente è un sito diverso da qualunque altro…Tegamini è un pasticcio di cose che mi interessano e di cose che mi fanno felice.

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BLOGURU

per bambini celiaci dai 5 ai 12 anni. C’è il blog dell’allevatore di bulldog francesi che smercia cuccioli solo e soltanto alle giornaliste di moda che vanno in giro senza calze a gennaio, nella neve. C’è il blog degli hater dei bulldog francesi, con rari episodi di disprezzo per i bassotti col cappottino. Io parlo di alpaca e di supereroi, è un disastro!

Quando hai capito che il sito aveva avuto successo?C’è l’allegro grafico delle visite con le colonnette che diventano un po’ più alte ogni giorno. Poi arrivano le mail di rimprovero della gente che fa brutte figure perché legge Tegamini in ufficio e ride troppo forte, le cose girano sui social, cominci a collaborare con altri siti, generosi brand ti mandano delle cose. La svolta vera, però, è arrivata un giorno che dormivo in treno e mi hanno tirato un bigliettino con scritto “radiosveglie blasfeme”, celebre chiave di ricerca di cui mi sono vantata in lungo e in largo lo scorso anno.

Qual è stato il post che ha avuto più successo su Tegamini? E perché?Il post più visto è “Biscotti sul divano”. Niente, ho comprato due cuscini a forma di Oro Saiwa da un’oscura artigiana polacca scovata su Etsy e ho annunciato al mondo che erano arrivati. Euforia e tripudio! Il post più amato in assoluto, però, è stato “Avengers: guida ragionata al fangirling”… credo sia per l’entusiasmo. Certe volte è contagioso.

Ci sono gli animali incompresi, i libri che meglio di tutti mi hanno fatto compagnia, viaggi, film, pantofole a forma di unicorno, inettitudine domestica, disavventure e giochi con le parole… insomma, sana frivolezza, molta curiosità e, si spera, spasso e saltelli. Non ho idea del perché, ma pare che funzioni.

È nato nel 2011 ed ha avuto successo, oltre al numero di fan, è la qualità dei fan che è alta. Perché Tegamini “piace alla gente che piace”?Ma io non lo so, non lo so.

Arrivo a casa, mi siedo lì e racconto che cosa mi è successo o l’ultima meraviglia che ho scoperto. E piano piano si cresce. Anzi, adesso prendo “piace alla gente che piace” e lo metto nell’header al posto di “meglio dei video coi gatti”.

Tegamini è un sito che sorride, c’è stupore, allegria, non è comune (non è una domanda, ma volevamo dirtelo)…Sono sempre in difficoltà quando mi chiedono che cos’è Tegamini. Perché sono tutti super specializzati. C’è il blog della mamma vegana che posta ricette

Quel è il tuo social network preferito?Twitter. Ha prodotto cari amici – anche a livello tridimensionale – ed è una validissima fonte di intrattenimento, chiacchiere e informazione.

Qual è invece l’oggetto tecnologico che preferisci?La lavastoviglie.

A proposito di linguaggio il tuo è molto raffinato, mescola parole antiche e neologismi. Nasce a tavolino, arriva naturale, parli sempre così?Quando parlo dico molte più parolacce. Per il resto, somiglio abbastanza a come scrivo. Sono troppo pigra per inventarmi una metamorfosi lessicale su larga scala.

Lavori in una casa editrice e stupisci con un sito Web. Ma la carta e Internet sono nemici?La carta, Internet, gli eBook… sono dei supporti. Servono a distribuire storie e informazioni e a farle arrivare al lettore. Mi viene sempre un po’ da ridere quando sento “l’eBook? Per carità, vuoi mettere il profumo della carta?”. Ecco, il profumo della carta ce l’ha anche una risma di A4 per la stampante, ma non è che ci sia dentro poi tutta questa magia. È il contenuto che conta, insieme a tutto il lavoro di selezione, editing, traduzione e compagnia che ci sta dietro. Quello che la connettività e il digitale ci offrono sono nuove opportunità per raccontare e rapportarci agli altri. La vera sfida è avere qualcosa da raccontare e farlo arrivare a destinazione.

POTREBBE DIVENTARE IL TUO LAVORO? MI PIACEREBBE MOLTISSIMO.

CIAO, SONO FRANCESCA, C’È QUALCUNO CHE VUOLE DARMI

DEI SOLDI PER SCRIVERE COSE BUFFE TUTTO IL GIORNO?

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Matteo RanziNegli anni ’80 scopre la sua passione per la pubblicità e sogna di avere da grande un’agenzia propria. Mette quel sogno nel cassetto. Negli anni ’90 Università, snow-board e vendita di auto per passione. Ad ottobre del 2000 arriva la laurea in Bocconi. Specializzazione Marketing. Viene chiamato in Ingram Micro. In 3 anni diventa Business Manager. La sua passione lo porta alla guida del Marketing Communication e poi del Trade Marketing. Una sera di marzo del 2009 riapre il cassetto chiuso negli anni ’80 e ritrova il suo sogno. Riascoltando il famoso discorso di Steve Jobs, capisce che è arrivato il momento di dare sfogo al suo lato foolish e hungry.Fonda Mille Ottani, l’agenzia marketing di cui è titolare. Fa della sua passione una professione e si lancia nella nuova avventura. Ogni giorno le sue ri!essioni sul marketing vengono seguite nei social network da oltre 3.000 marketeers.

COME EVITARE IL FENOMENO “CAPRA, CAPRA, CAPRA”

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«MEGLIO UN ASINO VIVO CHE UN DOTTORE MORTO» DICEVA MIA

NONNA ELDA. «CAPRA, CAPRA, CAPRA» SENTENZIAVA INVECE QUALCHE ANNO

DOPO VITTORIO SGARBI.

Né “dottori”, né “asini”: solo marketer preparati al servizio della

tua azienda. Ti affideresti mai a un pilota di aereo che non sa condurre l’aeroplano su cui sei appena salito? A un medico che non ha idea di come operarti? E a una guida alpina che non conosce il tragitto che state per percorrere? Eppure numerosi imprenditori e general manager affidano la gestione del marketing della propria impresa a dipendenti che non hanno competenze specifiche. «Beata l’ignoranza, se stai bene de mente, de core e de panza», Christian De Sica in Vacanze in America, 1984.De mente e de core forse si riesce a stare ancora bene, ma le panze stanno diventando da convesse a concave. Il marketing è una delle poche chiavi per riuscire ad arrivare ancora con dignità aziendale al famoso panettone natalizio, ma la maggior parte delle imprese non se ne cura. Professionisti senza preparazione ed esperienza, talvolta mutuati da altri dipartimenti, si vedono affidare la gestione di un ambito in cui spesso

piccola manciata di migliaia di euro che le competenze generate in azienda permetteranno di recuperare velocemente, portando il ROI dell’attività formativa in positivo nel medio periodo. Sulla base di un corso pratico iniziale di poche ore, ogni dipendente potrà acquisire le competenze necessarie per essere autonomo in una gestione consapevole della propria attività quotidiana. Al termine del periodo di training, ogni partecipante potrà accrescere le proprie conoscenze formandosi in autonomia con costanza e gratuitamente grazie alle risorse “free” di Internet. Il corso è come un vaso con la terra, i semi e i primi litri d’acqua per far attecchire la pianta del marketing. L’autoformazione è ciò che permette di farla crescere rigogliosa e profittevole per l’azienda.

La struttura dei corsiA titolo di esempio, posso illustrarti brevemente come

ci si improvvisa competenti. Uomini e donne di marketing non si nasce, lo si può diventare seguendo il giusto percorso che passa per la formazione e la pratica. Il problema è proprio l’assenza di formazione. «Manca il grano, la festa è finita e quindi ci si arrangia come si può», così mi ha detto un amministratore delegato cinquantenne pochi giorni fa.

L’autoformazioneSbaglia, non è una questione di soldi. Oggi qualsiasi addetto marketing può autoformarsi con costanza attingendo alle risorse gratuite di cui la Rete è ricca. Fin troppo ricca. Esistono infatti centinaia di ottimi professionisti (Filippo Toso, Elena Veronesi, Dario Ciraci, il team di Ninja Marketing ecc.) che da anni liberano nel Web le loro conoscenze, tramite blog e social network (Slideshare, Facebook, LinkedIn ecc). L’unico investimento da fare è iniziale, ma si tratta di una

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Mille OttaniUno dei corsi personalizzati creati da Mille Ottani (www.milleottani.it). Questa, in particolare, è la prima lezione di uno dei corsi marketing di cui si è parlato nell’articolo.http://tinyurl.com/loqelac

Filippo TosoStreaming di una delle attività di lead nurturing marketing di Filippo Toso.http://tinyurl.com/kte2vn9

Social Media Marketing ItaliaIl più grande gruppo LinkedIn italiano dedicato al social media marketing: una fonte di spunti e di idee, ma anche di relazioni interessanti.http://www.linkedin.com/groups/Social-Media-Marketing-Italia-1776163

PER VEDERE I CONTENUTIAGGIUNTIVI DI QUESTA PAGINASCARICA LA APP DI DIGITALICPER IOS E ANDROID.

ho strutturato uno di questi corsi base per formare del personale marketing di alcune aziende del settore IT. Il corso che tengo, personalizzato in base all’azienda, è di 40 ore totali per 11 lezioni in aula con un 40% di teoria e un 60% di pratica. Il numero di ore e alcuni contenuti specifici possono variare in base alla preparazione dei partecipanti e alla tipologia di attività svolta.Gli argomenti trattati nelle lezioni del corso sono: fondamenti del marketing; dal marketing tradizionale all’open marketing,

multicanalità e mobile marketing; neuromarketing e metodo per creare comunicazioni efficaci; gli strumenti e i canali del marketing; landing pages; lead nurturing e social media marketing; Web video; percorsi di telemarketing, Web site mobile responsive; modalità cognitive del pubblico e presentazioni dal vivo. Il training è ricco di esempi concreti e di esercitazioni in aula. Al termine delle sessioni formative, vengono indicate le risorse in Rete per intraprendere un percorso

personale di autoformazione, che deve essere costante e continuo.«Meglio un asino vivo che un dottore morto» diceva mia nonna Elda. «Capra, capra, capra» sentenziava invece qualche anno dopo Vittorio Sgarbi. La verità sta nel mezzo: il marketing del nostro settore non ha bisogno di riempirsi improvvisamente di luminari e fuoriclasse, ma ha bisogno di competenze concrete per aiutare le aziende ad affrontare il mercato con dignità, consapevolezza e profitto. O no?

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ATTUALITA’

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Secondo una ricerca condotta recentemente da MSI International per conto di McAfee, illustrata da Ombretta Comi, marketing manager di

McAfee, più del 40% delle famiglie (42% in Italia) possiede oltre cinque dispositivi abilitati alla navigazione su Internet, fatto che espone i consumatori a nuove modalità e a molti più rischi di minacce online, che nell’ultimo anno sono cresciute esponenzialmente sia nel numero che nella qualità. Secondo l’indagine non tutti i device, soprattutto tablet e smartphone, sono protetti e proprio in quest’ultimo segmento si è constata la

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Con una sola licenza, McAfee LiveSafe offre la protezione totale a un numero illimitato di dispositivi di qualsiasi tipo (pc, Mac, netbook, notebook, tablet o smartphone) per coprire le esigenze lavorative – e non – di ciascun membro di una famiglia

Luca Bastia

crescita maggiore degli attacchi.Queste considerazioni hanno spinto McAfee a lanciare sul mercato LiveSafe, soluzione che offre un approccio globale alla sicurezza, fornendo ai consumatori una semplice dashboard Web per la gestione centralizzata della sicurezza su tutti i loro dispositivi, inclusi pc, Mac, smartphone e tablet, con un’unica licenza.«McAfee LiveSafe è un nuovo servizio che protegge integralmente la vita digitale – spiega Giorgio Bramati, consumer partners manager –. McAfee è una società di Intel ed è la prima volta che le due aziende decidono di fare un prodotto insieme, caratterizzato da una forte connotazione di adattamento alla piattaforma Intel per la quale ha delle feature specifiche, pur operando anche con le altre. È il primo servizio di sicurezza illimitato: venduto a una persona, copre tutti i device presenti nella sua famiglia». «È la prima soluzione per la sicurezza a integrare la più recente tecnologia per il riconoscimento vocale e facciale come parte di una “cassetta di sicurezza” cloud dove gli utenti possono conservare in modo sicuro informazioni personali sensibili, come documenti finanziari, copie di carta d’identità, passaporti, ecc. – prosegue Bramati –. Inoltre permette agli utenti di gestire in modo semplice e sicuro le loro

password e di collegarsi automaticamente ai loro account online da uno qualsiasi dei loro dispositivi. Grazie a una semplice dashboard Web gli utenti posso gestire centralmente e con semplicità la sicurezza su tutti i loro dispositivi. Ma, soprattutto, viene offerto a un prezzo interessante se venduto insieme a un nuovo device sia esso un pc, un Mac, un netbook, un notebook, un tablet o uno smartphone. Dal prossimo anno sarà vendibile anche stand alone».McAfee LiveSafe utilizza inoltre un’applicazione innovativa della tecnologia Intel Identity Protection (IPT), un meccanismo di autenticazione hardware a prova di manomissione. Grazie alla combinazione della tecnologia Intel IPT con il riconoscimento facciale e vocale, i clienti di McAfee LiveSafe con ultrabook basati su processori Intel Core di quarta generazione potranno trarre vantaggio da questa funzionalità unica di autenticazione multi-fattore, che offre ai consumatori un livello superiore di fiducia e protezione. Inoltre, i possessori di ultrabook, godranno anche di tutti i vantaggi offerti dal servizio McAfee Security Advisor che fornisce risposte immediate a tutte le loro domande relative alla sicurezza.

Ombretta Comi, marketing manager di McAfee

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ATTUALITA’

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SUna ricerca allarmante, un mercato chiave in Italia, una soluzione di valore. Symantec lancia la sua sfida alle Pmi e mette in campo il meglio delle sue soluzioni

Collegati a questo pratico QR code, guarda e ascolta l’intervista esclusiva

con Massimiliano Bossi, Symantec SMB channel manager. Le minacce in arrivo,

i consigli per difendersi e le opportunità per il canale nel mondo delle Pmi

specifiche, ha puntato da tempo i suoi occhi su uno dei tasselli più discussi e importanti del tessuto economico del nostro Paese, ovvero la piccola e media impresa. «Proprio così – racconta Massimiliano Bossi, Syamntec SMB channel manager –, i risultati dell’Internet Security Threat Report, Volume 18, rivelano un aumento del 42 % del numero di attacchi mirati nel corso del 2012, rispetto all’anno precedente. Progettati per rubare la proprietà intellettuale, questi attacchi mirati di cyber-spionaggio stanno colpendo sempre più industrie nel settore manifatturiero, così come le piccole imprese, che sono l’obiettivo del 31% di questi attacchi. Le PMI sono bersagli appetibili di per sé e rappresentano un modo per raggiungere le aziende più grandi tramite tecniche di “watering hole”». Nel dettaglio, gli attacchi mirati sono in maggiore crescita tra le imprese con meno di 250 dipendenti, che sono ora l’obiettivo del 31% delle azioni, rispetto al 18% del 2011. Mentre le piccole

imprese possono sentirsi immuni dagli attacchi mirati, i cyber-criminali sono attirati dalle informazioni sui conti bancari, dai dati dei clienti e dalla proprietà intellettuale di queste aziende. «Gli attaccanti si focalizzano sulle piccole imprese che spesso mancano di adeguate pratiche e infrastrutture di sicurezza – continua Bossi –. Il consiglio è quello di dotarsi sempre più di soluzioni automatizzate e complete. Per quanto riguarda il canale invece l’occasione è davvero ghiotta perché questo target di imprese è sempre più alla ricerca di consulenti ad alto valore che li aiutino a superare le loro carenze strutturali e soprattutto a livello di competenze. Consulenti che sappiano sensibilizzarli in maniera efficace e che li sappiano guidare in uno scenario davvero complesso». Da parte sua Symantec, per fronteggiare un simile allarme, ha da tempo messo in campo una risposta anche tecnologica di grande interesse. «Si tratta – spiega Bossi – di Symantec End Point Protection Small Business edition 2013. Una soluzione molto interessante che offre la possibilità di scegliere una gestione ibrida delle installazioni. È infatti possibile gestire la versione on premise ma anche, nel momento in cui il cliente lo desiderasse, di gestire un servizio attraverso il cloud di Symantec. Una soluzione che, secondo un recente test indipendente generato da Passmark, si è affermata come la più performante tra tutte le tecnologie di protezione analoghe».

Sono tra noi, crescono a velocità siderali, hanno livelli

di sofisticazione ed efficacia sempre più avanzati, sorprendenti… I malware sono una delle piaghe più dolorose per privati e soprattutto aziende alle prese con la protezione

di informazioni critiche, sensibili e di importanza

spesso vitale per i processi di business… Una piaga che non riguarda solo le aziende di grandi dimensioni ma che, sfruttando

spesso proprio la mancanza di

competenze e risorse

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COFFEE BREAK

Francesca Pilone

@FPilone

Ho sempre ritenuto interessante e divertente fare marketing nelle aziende IT. Questo perché la tecnologia cambia così velocemente da non lasciare il tempo di annoiarsi. Con una crescita dei dati così esplosiva e

incontrollata, la domanda tecnologica diventa complessa, esigente e differenziata in base alle specifiche necessità di ciascuna realtà

aziendale. L’offerta quindi, a sua volta, deve stare al passo dei clienti, rispondere correttamente ai livelli di servizio richiesti, garantire la

giusta personalizzazione e flessibilità di utilizzo (prestando però attenzione alla sicurezza), rispettare i budget a disposizione e

mantenere un’elevata scalabilità. Il marketing di prodotto, di qualche anno fa, si è così trasformato in un marketing di soluzioni e ora si sta rapidamente indirizzando verso il nuovo paradigma dell’as-a-Service e del cloud. Le promozioni per liberare i magazzini o per

consentire al venditore di fare il target del trimestre, ormai, ahimè, non servono quasi più. Al contrario, serve costruire un percorso di marketing sempre più strategico, aprendo canali

forti di confronto con il mercato e con i clienti, per capire l’evoluzione delle richieste, prestando sempre attenzione ai

movimenti dei concorrenti e conoscendo al meglio i vantaggi e i benefici del proprio portfolio d’offerta.

I messaggi devono cambiare: bisogna imparare a integrare indicazioni a volte parecchio diverse tra loro e a semplificare

quelle talvolta molto complesse. Il cliente deve essere accompagnato lungo un percorso in cui la sua maturità

tecnologica evolve in base alle esigenze, aiutandolo a comprendere come aumentare la propria efficienza (che significa ridurre i costi) ma, anche, come incrementare il business e rinforzarsi sul mercato. Non si tratta quindi

più di essere presenti dal cliente al momento giusto, ma di garantire continuità di ascolto, attenzione e costanza, sviluppando un cammino di formazione che abilita alla

gestione corretta e puntuale di tutte le richieste interne ed esterne, imparando ad accedere con

semplicità e fiducia al mondo del cloud, anche grazie al marketing!

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COFFEE BREAK

Valerio Rosano

@ValerioRosano

Il cloud computing è una tecnologia che permette di memorizzare documenti online per risparmiare spazio sul disco del proprio computer… Tutto qui? Direi di no… Il cloud computing va ben oltre la riduzione dei costi, consentendo alle aziende di innovare. Ripensare l’IT, reinventare il business: questo è quello che

ci offre “la nuvola”. Con l’introduzione del cloud computing si modificano gli schemi. L’azienda trova la disponibilità delle risorse nel momento in cui le

necessita. Tramite un provider può accedere a servizi basati su tecnologie in cloud computing. Tali servizi possono concentrarsi sull’utilizzo e sviluppo di applicazioni, come la posta elettronica, oppure sulla gestione documentale

di file e data base senza l’utilizzo e l’installazione di propri server, ma affidandosi ai server di terzi. Il cloud non solo consente di ridurre i costi dell’IT, ma libera risorse economiche e di tempo che possono essere

riallocate. La riduzione dei costi è pari in media al 23% grazie ai risparmi sull’infrastruttura. Il 62% delle aziende avrebbe quindi reinvestito le risorse liberate dal cloud nel proprio business. Se ben utilizzato, può

trasformarsi in uno strumento performante, che arriva a fidelizzare la clientela e ad aumentare le vendite, a maggior ragione se l’utente è

una piccola azienda o un libero professionista. Gli esperti di comunicazione lo hanno già ribattezzato “cloud marketing”.

Per capire il cloud computing bisogna cercare di osservare il futuro. Nei prossimi 5 anni, infatti, questo nuovo modo di usufruire dell’IT cambierà il marketing, trasformerà il business e rivoluzionerà le organizzazioni aziendali. I principali trend di sviluppo per il 2013, sono appunto il cloud, i social media, Big Data e mobilità. Non si tratta solo di trend dell’IT ma anche di quelli che saranno i vettori che trascineranno fuori dalla crisi economica il settore digitale.

La gestione dell’innovazione e delle tecnologie in azienda si giocherà al di fuori dei ristretti confini del comparto IT

dell’azienda: per toccare i nuovi centri di decisione aziendale, soprattutto il marketing. Secondo Gartner, le grandi aziende incrementeranno i budget del 3,9% rispetto al 2012 per l’IT

e le soluzioni di Web marketing per arrivare a una spesa globale di 2,7 trilioni di dollari. Nel 2014 esploderà il

fenomeno del social media marketing e dell’enterprise social software, mentre il cloud computing consentirà alle risorse

di lavorare in mobilità senza limiti di spazio e tempo: si tratta del mobile marketing, di cui abbiamo già parlato

(http://tinyurl.com/nh2gvy6).Si delinea quindi una nuova forma di organizzazione del

marketing, ma soprattutto degli strumenti di comunicazione che oggi un’azienda ha a disposizione. In

questo scenario rientrano anche le soluzioni cloud computing, anche sotto forma di “cloud marketing”.

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Girl in the CloudCammino sempre sollevata da terra – sia per i tacchi sia perché ho la testa fra le nuvole – e adoro la tecnologia perché rende la vita più interessante.Ho imparato a usare il computer da bambina, impallando diverse volte quello del papà, ma sono cresciuta facendo shopping con la mamma. Così, da sempre, lotto perché quello tra tecnologia e femminilità sia riconosciuto come un matrimonio felice.

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TOGLIETEMI TUTTO, MA NON LA CONNESSIONE

Spesso le donne pensano che la tecnologia sia roba da uomini:

guardano con circospezione gli smartphone e pensano che l’unica funzione di un computer in casa sia raccogliere la polvere. Così, al motto “fai tu che non sono capace” e “ah no, io per la tecnologia non sono portata”, sembrano pregiudizievolmente rinunciatarie nonché totalmente disinteressate al tema. Eppure neanche le donne riescono a farne a meno.

Mai più senza cellularePer esempio mia mamma. Pur essendo una “early adopter” del telefono cellulare – su spinta di papà – il passo dalla conversazione all’utilizzo della tastiera per scrivere è stato molto lento. Correvano gli anni Novanta quando ha inserito in borsetta il primo ingombrante apparecchio blu marchiato Swatch, eppure solo ultimamente sta imparando a mandare gli sms. Proprio lei, però, sostiene che ora si sentirebbe persa a uscire di casa senza cellulare. Insicura, irraggiungibile.

È proprio questa la sensazione che proviamo quando ci accorgiamo di essere uscite senza cellulare. Negli interminabili attimi che trascorrono dalla scoperta della sua assenza in tutti

gli angoli della borsa al momento in cui decidiamo di tornare in casa, solitamente ci vengono in mente tutte le comunicazioni imprescindibili che rischieremmo di perderci nel corso della giornata

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Farne a meno a tutti i costiUn giovane americano, Felix Levi, si è addirittura inventato un business fondato sulla disintossicazione dalla tecnologia, Digital Detox (thedigitaldetox.org). Lui, ventenne !nito all’ospedale per l’abuso tecnologico, ha passato due anni in Cambogia per disintossicarsi. Sulla base della sua esperienza propone ora veri e propri ritiri in mezzo alla natura, senza telefonini e Internet, in cui disconnettersi dalla realtà e riconnettersi a se stessi con attività come Yoga, meditazione e sport.

AmishEsiste una comunità che vive senza tecnologia anche nel terzo millennio: sono gli Amish, originatisi in Svizzera nel Cinquecento e stabilitisi successivamente negli Usa. La loro vita è basata su solidi legami familiari, forti convinzioni religiose, nonché sull’assenza di telefono, televisione, veicoli a motore ed elettricità: tutti elementi che rovinano l’armonia del creato.http://it.wikipedia.org/wiki/Amish

Musica tecnologicaAnche la musica e la sua riproduzione è frutto di continui miglioramenti della tecnologia. Avete mai pensato che, prima dell’invenzione dei dischi, la musica poteva essere ascoltata solo a teatro? Ora su applicazioni come Spotify o Grooveshark si può ascoltare solo con un click la quasi totalità della musica mai scritta su tutto il pianeta.www.spotify.com – www.grooveshark.com

e tutte le persone che dovremmo avvertire che oggi non saremo raggiungibili. Come se poi tutti avessero davvero qualcosa da dirci proprio l’unico giorno in cui il telefono è rimasto a casa. E così ci si stringe il cuore a pensare al cellulare solo, che squilla nella cucina buia, con la suoneria che rimbomba in tutta la casa. E questa definitiva immagine ci fa correre a recuperare il nostro fedele compagno.

Toglietemi tutto, ma non InternetMa esiste un compagno ancora più inseparabile del telefono portatile: Internet. «Non importa da quale dispositivo acceda, l’importante è avere in ogni momento la possibilità di comunicare e di ricercare le informazioni che mi interessano», afferma la mia collega che ha scelto il suo smartphone per via del suo colore rosa pastello. Al di là

dei vezzi e delle deformazioni tipicamente femminili, Internet è diventato imprescindibile nelle vite di donne e uomini.Anche Paul Miller, giornalista tecnologico americano, che ha deciso di rimanere un anno senza Internet, ha concluso che non ne poteva fare a meno. Dopo aver provato a disintossicarsi da quella pervasiva tecnologia che condiziona le emozioni e le relazioni, trovando finalmente il tempo di studiare letteratura greca e giocare a frisbee, dopo un primo periodo di liberazione, si è accorto che la sua identità virtuale e quella reale sono indissolubilmente legate e devono vivere insieme.

Passione o interesse?«Per la tecnologia ci vuole passione… (leggi non mi piace per niente – ndr). Il mio fidanzato ce l’ha, a lui piacciono tutte le novità», mi raccontava la giovane badante di mia nonna. «Io so fare quello che mi interessa». Così, anche quando non scoppia un amore folle per la tecnologia, spesso è lei a interessarsi a noi.Certo si può sopravvivere anche senza telefonino, senza essere iscritti a Facebook, senza Wi-Fi. Ma il genere umano è sopravvissuto millenni anche senza una macchina che lavasse i panni, conservasse gli alimenti con il freddo o asciugasse i capelli. Quando la tecnologia esiste e facilita la vita perché rinunciavi o non appassionarsi alle meraviglie che consente di fare? Una verità indiscutibile, ovviamente, per gli uomini e anche per le donne.

PAUL MILLER, GIORNALISTA TECNOLOGICO AMERICANO,

DOPO UN ANNO SENZA INTERNET HA CONCLUSO CHE

NON NE POTEVA FARE A MENO. DOPO UN PRIMO PERIODO

DI LIBERAZIONE, SI E’ ACCORTO CHE LA SUA IDENTITA’ VIRTUALE

E QUELLA REALE SONO INDISSOLUBILMENTE LEGATE E DEVONO VIVERE INSIEME.

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L’Antropocene, secondo alcuni studiosi, è la nostra epoca. L’era in cui l’uomo modifica la Terra, ha un impatto significativo sul Pianeta con le proprie attività: dai trasporti all’energia, dai cavi per la trasmissione di dati all’urbanizzazione.

Questa mappa è stata creata da Benjamin D. Hennig (http://tinyurl.com/p6rbkfo) e mostra i territori del Pianeta con una grandezza proporzionale al numero di persone che vi abita. Ogni persona conta 1 su questa carta. Abbiamo quindi una regione asiatica enorme e i territori polari quasi inesistenti. In pratica state osservando una mappa della terra proiettata su un cartogramma della popolazione mondiale. A questa mappa è stata aggiunta quella dell’impatto dell’uomo su mondo, attraverso le sue realizzazioni (studiato da Globaia, http://globaia.org/en/anthropocene/): città, strade, ferrovie, linee energetiche, cavi sottomarini, linee aeree e marittime. In pratica, in un solo colpo d’occhio, si vedono le azioni e le interazioni dell’uomo sul Pianeta, rappresentato in base alla sua popolazione.

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Map created by Benjamin D. Hennig in collaboration with Globaia.org - www.viewsoftheworld.net

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Come era lecito aspettarsi, all’ormai classica messa cantata

del WWDC2013 celebrata nello storico Moscone Center di San Francisco, gli occhi erano tutti per il nuovo iOS7 e per “il più grande

aggiornamento di iOS dall’introduzione del primo iPhone”. Non poteva essere che così, visto che proprio il gioiello di Apple è nel pieno della sua stagione più difficile,

tallonato da sfidanti sempre più aggressivi come Samsung, Microsoft e Nokia che proprio sul sistema operativo stanno puntando forte. Come in un ben architettato ossimoro, però, nel bel

mezzo di una vera rivoluzione mobile a destare più di un sussulto in platea – e non solo – è stato l’arrivo, clamoroso e insperato, del rinnovo totale della famiglia desktop, il Mac Pro. Un rilancio che ha preso la forma di un elegantissimo cilindro nero e lucido, capace di lasciare molti senza parole e che è stato già ribattezzato “il fustino di birra più caro del mondo”. Un prodotto atteso da anni da moltissimi tra i puristi del Mac che, in molti casi, avevano rinunciato pensando a un prossimo

abbandono della linea e avevano virato i loro acquisti in direzione iMac o Mac Book. Un prodotto di grandissimo interesse soprattutto perché parla direttamente a quella che continua a essere una delle nicchie di maggior valore per il mondo IT e per tutte le filiere che al suo interno si muovono. Grafici, professionisti del 3D, musicisti, progettisti e tutti coloro che, a dispetto degli stereotipi funebri su tutto ciò che riguarda i desktop, stanno continuando a regalare interessanti tassi di

vendita e marginalità al mondo delle workstation. Ferro dunque e di primissima qualità per giunta… La nuova macchina è infatti progettata attorno a un ingegnoso core termico unificato che permette

al desktop un’efficiente dissipazione del calore. Il risultato sono delle prestazioni inedite racchiuse in un design che occupa un ottavo del volume dell’attuale Mac Pro. Non solo, il nuovo desktop è secondo Apple il Mac con la

maggiore capacità di espansione mai costruito. Con sei porte Thunderbolt 2 è in grado di fornire un’ampiezza di banda fino a 20 Gbps a ciascun dispositivo esterno. Un nuovo e potentissimo candidato dunque alla carica di “centro di gravità permanente” per tutta la galassia

di accessori e device di ogni forma e dimensione che ormai popola case e uffici in egual misura… Al momento poche le informazioni su disponibilità

(seconda parte dell’anno) e prezzo, che si annuncia però abbastanza alto, come da tradizione.

Altrettanto tradizionalmente, poi, in un simile mercato, al momento è difficilissimo fare previsioni

sul successo o meno di una scommessa così azzardata. Di sicuro ci sono però due fatti. Primo, uno dei più grandi attori seduti al tavolo da gioco

ha deciso di mettere sul piatto meno probabile più di un “carico”. Secondo, parlare di “ferro vecchio”

guardando il Mac Pro è davvero complicato…

Marco Lorusso

Caporedattore Digitalic

[email protected]

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