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0 Direttore Responsabile: CARLO FOSSATI Vice Direttore: RINO PESSINA Collaboratori: Jessica Conti, Martina Noè, P. Francesco Rapacioli, Teresina Benasciutti, Ornello Andrea Federica Barollo, Lara Tolardo, Teresa Tolardo, Antonio Vendramin, Riccardo Cambiagli, Emanuele (Dario), Valeria, Mara Ghidinelli, Roberto Ilaria Luca Francesca Salvioni, Lorena Ratti, Paola Borin, Andrea Perego, Suor Giulia Stucchi, Marta Pavan, Giancarlo Elena Chiara Cunati

Direttore Responsabile: CARLO FOSSATI Vice Direttore: RINO … · dato anche quest’anno il mio piccolo contributo alla redazione del nostro giornalino. Un grazie doveroso ma ugualmente

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Direttore Responsabile: CARLO FOSSATI

Vice Direttore: RINO PESSINA

Collaboratori:

Jessica Conti, Martina Noè, P. Francesco

Rapacioli, Teresina Benasciutti, Ornello Andrea

Federica Barollo, Lara Tolardo, Teresa Tolardo,

Antonio Vendramin, Riccardo Cambiagli, Emanuele

(Dario), Valeria, Mara Ghidinelli, Roberto Ilaria

Luca Francesca Salvioni, Lorena Ratti, Paola Borin,

Andrea Perego, Suor Giulia Stucchi, Marta Pavan,

Giancarlo Elena Chiara Cunati

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INDICE

Bella vacanza nonostante la montagna ferita .......................... 3

Carlo Fossati

Ecoturismo: rispetto della natura, servizio dell’uomo ................. 6

Messaggio del Cardinale Arcivescovo

Consegna dell’icona, incontro a Gazzada Villa Gagnola (Va) .......... 7

Mara Ghidinelli

La vacanza a Bionaz degli adolescenti di Castano Primo ............. 10

Jessica Conti e Martina Noè

Dedicata a chi ha lasciato tanto sudore su sentieri e pareti. ...... 12

Anonimo

Una settimana da non dimenticare .................................... 13

p. Francesco Rapacioli

Il campeggio La Cornache ? Ormai un "AMORE FISSO"! ............ 15

Paola Borin

Il mio 10° anniversario! ................................................ 18

Paola Borin

Note di calcio vero ..................................................... 20

Antonio Vendramin

Calcio, pallavolo, basket, ping-pong, calcetto, bocce …quest’anno

c’era proprio l’imbarazzo della scelta ................................. 22

Riccardo Cambiaghi

Disegno di Valeria ...................................................... 25

Che piacere fare il cambusiere ! ...................................... 26

Andrea Perego

Clavière e Bionaz: fatica (!) e relax .................................. 28

Federica Barollo

Quanti Don nel nostro campeggio ...................................... 30

Teresina Benasciutti

Ma dove vai bellezza in bicicletta ..................................... 32

Mara Ghidinelli

Disgrazie estive ......................................................... 34

teresa Tolardo

Da Ibiza a La Cornache ................................................ 36

fam. Giancarlo Cunati

2

Un’ emozione per sempre … ma che paura ! ........................... 39

Emanuele (Dario) Barbara Lorenzo

Cronaca di un week-end ................................................ 41

Lorena Ratti

La fiaba dell’Aosta ..................................................... 43

Lara Tolardo e Andrea Barollo

Minitrekking ............................................................. 45

fam. Roberto Salvioni

C’è posta per te ........................................................ 49

Marta Pavan

Conclusa l’esperienza di campeggio organizzata dal sodalizio “La

Cornache” a Bionaz: “Condivisione e amicizia, valori da riscoprire” . 50

Articolo apparso su 'Il Cittadino della Domenica'

Anniversari : Everest 50 anni ...................................... 52

Rino Pessina

La lunga estate calda .................................................. 56

Rino Pessina

Sintesi GITE ESTATE 2003 ........................................... 58

Rino Pessina

Adozioni a distanza: il nostro gruppo accoglie Maria Lorin Shalma . 62

Ritorno dopo un bel po’ di silenzio ..................................... 63

Suor Giulia Stucchi

Una nuova casa per i bambini di strada di Garoua (Camerum) ...... 64

Carlo Fossati

I menù del campeggio 2003 ............................................ 67

Ornello Barollo

3

Bella vacanza nonostante la montagna ferita Carlo Fossati

Novembre, e non ho ancora scritto l’articolo per Cornache News. Le vacanze sono

maledettamente lontane, i ricordi sbiaditi e le emozioni hanno ormai l’evanescenza di

un refolo di vento. Nella testa s’agita poi un turbine di pensieri; troppi i fronti

dell’impegno (ha ragione, Elvira). E adesso come me la cavo? Dal petto mi sfugge un

lungo sospiro. Sto percorrendo in macchina viale Fulvio Testi, è pomeriggio inoltrato,

il cielo è sereno, l’aria limpida: sollevo gli occhi dall’asfalto e lo sguardo incrocia

l’amico profilo delle Grigne e del Resegone. E’ sempre emozionante questa visione, con

questa luce del tramonto, poi … “Addio, monti sorgenti dall’acque ed elevati al cielo;

cime ineguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che

lo sia l’aspetto dei suoi famigliari …” Che mi succede? Mi sentivo arido, prosciugato

dalle consuete, quotidiane preoccupazioni fino ad un istante fa e, invece, mi affiorano

alle labbra queste bellissime parole del Manzoni. Il potere evocativo della montagna!

Mi ritrovo a pensare: che cosa sarebbe la mia vita senza la montagna? Non riesco ad

immaginarla. Perché la montagna è parte indissolubile, importante della mia esistenza.

Forse perché la montagna è il regno del silenzio e il silenzio favorisce la

contemplazione, e la contemplazione … Occhio Carlo, che il semaforo è diventato

verde, devi girare a sinistra; addio amate montagne, vi devo lasciare per affrontare il

traffico di Cinisello.

Ormai sono entrato nel “file” giusto, questa sera, dopo cena, scriverò l’articolo.

Ed eccomi qua nell’angolo silenzioso del mio studio; sul giradischi metto il Messiah di

Haendel per creare una giusta atmosfera. Sulla scrivania è posato da qualche giorno

un libro di Monsignor Ravasi: “I monti di Dio”, che mi è stato regalato da un collega

dell’ospedale di Sondrio che tempo fa mi aveva chiamato a tenere una conferenza ai

medici di famiglia valtellinesi. Lo prendo tra le mani e incomincio a leggere i primi

capoversi. “La vetta di un monte costringe ad alzare lo sguardo verso l’alto; è come se fosse un indice puntato verso il cielo, è il rimando allo zenit e quindi alla luce, all’inaccessibilità, alla trascendenza rispetto all’orizzonte in cui noi siamo immersi quotidianamente. Il monte con la sua cima che sembra quasi perforare il cielo ricalca la posizione eretta dell’uomo che si è alzato dalla brutalità della terra; è una specie di simbolo della vittoria sulla forza di gravità. Tutte le culture hanno ritrovato nel profilo verticale della montagna un’immagine della tensione verso l’oltre e l’altro rispetto al limite terrestre e tutte le religioni vi hanno letto un segno dell’Oltre e dell’Altro divino.” Stupefacente: in queste parole trovo una risposta all’interrogativo

che mi ero posto poche ore fa in macchina. Inconsciamente – ma adesso più

consapevolmente – nel fascino esercitato dalla montagna su di me c’erano – ci sono –

anche queste considerazioni.

Poso il libro, socchiudo gli occhi e vedo … il mio volto imperlato di sudore sull’alta via

numero 1 della Val d’Aosta (è stata l’ultima escursione solitaria delle passate

vacanze), gli uccelli che disegnano inebriati arabeschi nell’azzurro terso del cielo, le

bocce che rotolano sobbalzando sul campo non perfettamente levigato, il pallone che

vigorosamente calciato s’impenna sopra le cime degli alberi mentre gli occhi che ne

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seguono la traiettoria incrociano il massiccio del Crête Sèches (ma dove lo trovi un

campo di calcio incastonato in un angolo di paradiso terrestre come quello del centro

sportivo di Lexert?!), la macchia di luce del bianco tendone che fende l’oscurità della

notte dialogando col cielo strapieno di stelle e con le lingue guizzanti del fuoco acceso

lì vicino, il gruppo di amici salmodianti al vespero attorno alla tenda cappella, gli occhi

languidi dello stambecco che sdraiato al sole sopra una roccia levigata segue il nostro

lento incedere verso il lago Morto, le tende igloo sbocciate nel vallone di Vessona al

tramonto del primo giorno di trekking … Mantengo gli occhi socchiusi e sulla melodia in

sottofondo della “piva” della pastoral symphony di Haendel si sovrappongono le voci

festanti dei ragazzi di Castano Primo, il suono argentino della campanella che chiama

alla mensa, il petulante chiacchiericcio di un ruscello, lo stormire delle fronde

accarezzate dal vento, il fruscio delle ali di uno stormo di uccelli, lo sfrigolìo delle

bollicine di un generoso Prosecco versato in candidi bicchieri di carta, i sibili e i botti

degli artigianali fuochi d’artificio in riva al laghetto, le vibrazioni della catena

strattonata da vigorose pedalate lungo i tornanti che conducono alla diga di Place

Moulin, e il silenzio … profondo, solenne, prolungato, inebriante, desiderato, cercato,

assaporato …

Ecco, i ricordi e le

emozioni di una vacanza

che sembrava lontana,

sepolta dalle

preoccupazioni di

questa vita in città,

che appare talvolta

disumana coi suoi ritmi

troppo frenetici, sono

qui, nella mia stanza,

vivi e palpitanti più che

mai. Sento perfino il

profumo resinoso del

bosco (manca, però,

quella nuance che gli

altri anni veniva

garantita dalla

presenza dei funghi:

quest’anno i funghi sono stati “i grandi assenti”, come la neve …) e l’aroma del risotto

di Giovanni la sera del trekking in quel di Vessona. Mi ricordo anche – come se fossero

avvenute ieri - le conversazioni con Francesco nel tendone e lungo il sentiero verso la

Fenètre de Durand, che mi avevano scaldato il cuore e portato luce nella mente

(grazie, Francesco!).

Sì, anche quest’anno la vacanza alla Cornache non mi ha affatto deluso. L’unica nota

negativa è stato il caldo torrido, veramente eccezionale, di questa strana estate, che

s’è ingoiato una massa enorme di neve, ferendo irrimediabilmente la montagna.

Abbiamo dovuto rinunciare con grande rammarico alle ascensioni in quota, oltre i 3000

metri, perché là dove fino allo scorso anno c’erano agevoli nevai e ghiacciai, quest’anno

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si incontravano desolanti massi instabili, terriccio smottante e rocce levigate, che

rendevano difficoltose e non estetiche le escursioni; quindi, addio Mont Gélé, addio

Becca di Chardonney (solo una doverosa salita di quattro amici per la necessaria

manutenzione della

croce posata lo scorso

anno … e pensare che

avevamo programmata

e sognata una festosa

e corale ascensione),

addio Punta Kurz,

addio Monte Rosa,

addio …

Sul cuore grava,

anche ora, la

preoccupazione che

per rimarginare

queste ferite saranno

probabilmente necessari molti anni. Ma non ci voglio pensare: speriamo in abbondanti

nevicate e in temperature sufficientemente rigide.

Sull’ultimo accordo del Messiah di Haendel, posso anch’io smettere di picchiettare

sulla tastiera del computer: ho portato a termine il mio impegno e sono felice di aver

dato anche quest’anno il mio piccolo contributo alla redazione del nostro giornalino.

Un grazie doveroso ma ugualmente sincero e sentito a tutti i collaboratori, dagli

autori degli articoli a Sonia e Walter che li hanno trascritti e reimpaginati.

A tutti voi, amici della Cornache, l’augurio di una buona lettura e un arrivederci

all’anno prossimo, sempre a Bionaz, nell’amata Valpelline.

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Ecoturismo: rispetto della natura, servizio dell’uomo Messaggio del Cardinale Arcivescovo per le vacanze Estate 2003

Milano, 18 maggio 2003

Messaggio del Cardinale Arcivescovo per le vacanze Estate 2003 Milano, 18 maggio

2003“Il credente trae dalla fede un’efficace spinta orientatrice nel suo rapporto con

l’ambiente e nell’impegno a conservarne l’integrità a vantaggio dell’uomo di oggi e di

domani”. Così scrive Giovanni Paolo II nel suo messaggio annuale per la Giornata

Mondiale del Turismo. E aggiunge: “Mi rivolgo pertanto specialmente ai cristiani,

perché facciano del turismo anche un’occasione di contemplazione e d’incontro con

Dio, Creatore e Padre di tutti, e siano così corroborati nel servizio alla giustizia e alla

pace in fedeltà a Colui che ha promesso cieli nuovi e terra nuova (cfr Apocalisse

21,1)”.Faccio mio questo auspicio del Santo Padre per formulare un augurio sincero di

serenità e di ristoro spirituale per il periodo estivo ormai prossimo. E’ un augurio che

rivolgo non solo a quanti avranno l’opportunità di viaggiare e di trascorrere alcuni

giorni in luoghi di villeggiatura, ma anche a chi – per i più diversi motivi – dovrà

rimanere a casa durante il tempo della vacanza.La questione dell’ “ecoturismo”, ripresa

dal messaggio del Papa, richiama l’importanza e la necessità di rispettare la natura e

l’ambiente in cui viviamo. Come rivela anche lo stesso termine di “ecologia” –

espressione che deriva dalla sintesi di due parole greche e indica il “discorso” (lógos)

sull’ “ambiente” o sulla “casa” (óikos) –, noi tutti siamo chiamati a vivere bene il nostro

rapporto con il mondo intero, con l’universo creato, il “luogo” in cui l’uomo “abita”. Ma

siamo specialmente invitati a vivere in modo pieno il nostro rapporto con l’ “ambiente”

umano, cioè con quella fittissima rete di relazioni che formano la convivenza sociale, e

più ancora con la nostra stessa “umanità”, il nostro essere e agire da uomini.

L’esperienza della vacanza – se vissuta nelle sue dovute condizioni – è certamente

luogo significativo per sperimentare tutto ciò, perché permette di venire a contatto

con il creato e con le risorse della natura, con le diverse persone e la ricchezza del

patrimonio culturale di ogni singolo popolo, con il prodotto dell’intelligenza e del cuore

dell’uomo, espresso nei monumenti storici e nelle opere d’arte, e con la sua esigenza di

spiritualità, rappresentata in particolare dai luoghi religiosi e di culto.

A tutti auguro di poter riconoscere – attraverso le varie attività dei prossimi mesi

estivi – la presenza stessa di Dio e in particolare del suo figlio Gesù, che si è fatto

pellegrino e viandante e ha desiderato camminare sulle strade degli uomini per

condurre tutti alla riscoperta della propria dignità e della propria vocazione a divenire

figli di Dio.

Buone vacanze!

+ Dionigi card. Tettamanzi

Arcivescovo di Milano

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Consegna dell’icona, incontro a Gazzada Villa Gagnola (Va) Mara Ghidinelli

8 LUGLIO 2003

Per sostenere l'esperienza del campeggio parrocchiale è nato nel 1983 il GRUPPO

CAMPEGGI RIUNITI che raccoglie e coordina i campeggi parrocchiali della Diocesi di

Milano.

Quest'anno il Gruppo festeggia 20 anni della propria attività!

Un importante traguardo che, tra le varie iniziative, ha portato il Gruppo alla

realizzazione di un'icona rappresentativa dei valori che "conducono" l'esperienza del

campeggio estivo parrocchiale. L'icona sarà consegnata a tutte le parrocchie del

Gruppo e costituirà un significativo arredo della tenda della presenza, cuore della vita

del campeggio.

Sull'icona è rappresentata come episodio centrale la "Trasfigurazione del Signore" ,

sintesi dell'esperienza del campeggio, e ai due lati sono presenti otto scene del

Vangelo che richiamano alcuni valori da condividere e vivere durante

quest'esperienza: la preghiera, l'eucaristia, l'amicizia, il cammino, l'accoglienza, il

sacrificio, la fede e la vita eterna.

L'artista Caterina Livi Monastyrski così presenta l'opera:

"La Trasfigurazione è immagine della Gloria di Cristo, che si manifesta ai discepoli

come Dio Vivente dei profeti e come uomo risorto dai morti, così come nella gloria

futura e nella sua venuta finale.

La luce accecante che proviene dalle vesti risplendenti del Salvatore, simboleggianti

la sua natura Divina (la luce non creata e propria di Dio) sconvolge i discepoli che lo

avevano seguito sul monte Tabor.

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Elia, raffigurato come l'anziano dai lunghi capelli, e Mosé, che reca le tavole della

legge, furono entrambi resi degni di vedere la manifestazione misteriosa del Signore,

il primo sull'Oreb, il secondo sul Sinai. Essi conversano con Cristo, raffigurato come

l'Emanuele - il Messia dell'antico Testamento, che sin dagli albori l'arte cristiana

raffigura come l'adolescente avvolto nel manto splendente.

Il cerchio con la stella iscritta è il simbolo della Nube luminosa della Gloria, che dal

cielo scende sulla terra, pieno di tuono e di luce accecante del Divino. Il cerchio-

arcobaleno è il simbolo dell'alleanza di Dio con l'umanità.

Le scene seguenti: il Battesimo, la resurrezione di Lazzaro, l'ingresso di Gesù a

Gerusalemme, l'ultima Cena, la preghiera nel giardino dei Getsèmani, la Crocifissione,

il cammino con i discepoli di Emmaus e l'Ascensione rappresentano le tappe del

cammino nella salvezza evangelica, ma anche le nostre tappe del cammino con Gesù".

Il battesimo La resurrezione di Lazzaro

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L’ingresso di Gesù a Gerusalemme L’ultima cena

La preghiera nel giardino del Getsemani La crocifissione

Il cammino con i discepoli di Emmaus L’ascensione

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La vacanza a Bionaz degli adolescenti di Castano Primo Conti Jessica & Noè Martina

E’ il giorno 19 luglio, noi adolescenti dell’ oratorio “Madonna Dei Poveri” di Castano

Primo ci ritroviamo verso le 8.00 davanti alla scuola di via Giolitti e ci prepariamo per

la partenza tutti molto entusiasti….

META? Bionaz, in Val d’Aosta

DURATA VACANZA? 10 giorni, dal 19 al 29 Luglio

ACCOMPAGNATORI? Don Emanuele, Suor Marisa, Carlo Bosco (un futuro parroco) e

tanti altri amici che ci aspettano in campeggio.

Dopo un viaggio in pullman durato circa h. 2.30, eccoci finalmente giunti a

destinazione! Il posto è bellissimo: il cielo è colore azzurro acceso, il sole splende,

l’aria è fresca e piacevole, ci sono grandi monti verdi e cucuzzoli coperti di neve più

distanti, tutt’attorno si vedono casette decorate con fiori multicolori e infine c’è un

piccolo laghetto situato a pochi passi dal nostro campeggio, pieno di girini e ranocchie

a cui i bambini del primo turno sicuramente davano la caccia.

Grazie alla simpatia ed alla disponibilità delle persone che ci hanno accolto, siamo

riusciti ad ambientarci facilmente…..ricordiamo soprattutto le nostre cuoche: Imelda,

Mara e Teresina e le loro squisite ricette….(a pensarci ci ritorna ancora l’acquolina in

bocca), Sante che ci viziava con i suoi frappè alla menta e al caffè ed infine i nostri

accompagnatori Davide (il fratello del Don) ed Ornello che ci hanno guidato durante le

nostre tre entusiasmanti e spericolate gite.

La più facile e tranquilla è stata quella durata circa 2 ore, attraverso i boschi siamo

arrivati in un grande prato, percorso da un piccolo ruscello con acqua freddissima. Ci

siamo fermati li e ci siamo riposati. Abbiamo pranzato, abbiamo preso il sole, abbiamo

giocato a carte e ci siamo rinfrescati (o meglio bagnati!) con quell’ acqua gelida.

Poco distante da noi si trovava anche una stalla con un pastore e le sue mucche e noi

le abbiamo infastidite rincorrendole e scattando fotografie….ci sentivamo proprio

simili!!!! È stato divertentissimo!!!!

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Le altre due gite sono state invece, un po’ più turbolente…. Una aveva come

destinazione il rifugio di Nacamuli. Paesaggio bellissimo e marmotte e camosci in

lontananza, ma un’ inaspettata sorpresa ci stava aspettando. Un violento temporale

con grandine che ci ha accompagnato per tutto il tratto finale del percorso!

Eravamo tutti veramente molto stanchi, esausti e bagnati fradici, ma alla fine i nostri

sforzi sono stati premiati da un meraviglioso arcobaleno colorato. Ed, infine, abbiamo

fatto la gita conclusiva dalla durata di 2 giorni. Siamo partiti verso le 4.00 di

pomeriggio e ci siamo incamminati verso il bivacco Regondi. Abbiamo svolto il percorso

in circa 4 ore, in salita durante le quali ci siamo anche fermati più volte ad ammirare il

paesaggio, i laghetti di ranocchie, il campo di stelle alpine ed una sorgente d’acqua

freschissima, dove abbiamo fatto un grande rifornimento. Verso le 20.00 abbiamo

finalmente raggiunto il bivacco: si trattava di una piccola casetta con soli 16 posti

letto e due tavoli con quattro panchine, senza acqua ne riscaldamento, ma tutto

sommato abbastanza accogliente. Noi ragazze ci siamo adattate lo stesso, con il

consiglio di Suor Marisa, ci siamo sistemate dietro il bivacco per cambiarci e

rinfrescarci!

Abbiamo cenato con un risotto preparato al momento da Davide, Ornello e Canzy e poi

ci siamo fermati tutti fuori per vedere le grandissime e luminose stelle cadenti; lo

spettacolo era veramente stupendo! Il bello, però, ci avrebbe aspettato il giorno

seguente: sveglia h.7.30, colazione veloce, rapida preghiera e si parte….

Meta: Mon Gélé . All’ inizio il percorso si presentava abbastanza piano, con qualche

salitina, infatti siamo riusciti ad allontanarci dal bivacco di alcuni Km. Facilmente ma,

in seguito il cammino è diventato più difficoltoso e ripido, i sassi più scivolosi e meno

stabili ed abbiamo dovuto persino attraversare il ghiacciaio con le corde, che fatica e

che paura !!!

Ma verso h. 13.30 la nostra missione era stata finalmente portata a termine, il Mont

Gélé era stato raggiunto! La vista era magnifica, abbiamo dimenticato tutta la nostra

stanchezza, i nostri scozi, la fame, per ammirare i meravigliosi ghiacciai della

svizzera! Anche se un vento pazzesco e, con le gambe indolenzite, siamo ripartiti per

la discesa dopo aver scattato una foto sulla vetta!Abbiamo incontrato zone un po’

difficili. Il tempo non passava più! La discesa sembrava lunghissima, ma prima di

arrivare ad un altro rifugio per mangiare abbiamo trovato una valletta per riposarci

dove abbiamo ammirato due cerbiatti!

Con un totale di circa 14 ore e passa siamo arrivati in campeggio. Questa gita è stata

molto mozzafiato e divertente perché abbiamo avuto paura ma nello stesso tempo

cantato e raccolto fiori per il famoso LUIGINI!

In conclusione, dopo tuffi nel laghetto, partite a calcio e pallavolo, giocato a carte e

aver perso molti chili camminando, possiamo dire che l’esperienza del campeggio è

stata davvero indimenticabile e dobbiamo ringraziare tutte le persone che ci hanno

accolto e accompagnato perché abbiamo imparato valori molto importanti, come

l’amicizia, lo stare e lavorare insieme!

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Dedicata a chi ha lasciato tanto sudore su sentieri e pareti. Anonimo

foto di Gianluca

Grazie montagna, per avermi dato lezioni di vita.

Perchè faticando ho imparato a gustare il riposo.

Perchè sudando ho imparato ad apprezzare un sorso di acqua fresca.

Perchè stanco mi sono fermato e ho potuto ammirare la meraviglia di un

fiore, la libertà di un volo di uccelli, respirare il profumo della tua

semplicità.

Perché solo immerso nel tuo silenzio mi sono visto allo specchio e

spaventato, ho ammesso il mio bisogno di Verità e Amore,

Perché soffrendo ho assaporato la gioia della vetta percependo che le cose

vere, quelle che portano alla felicità, si ottengono solo con la fatica e

chi non sa soffrire mai potrà capire.

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Una settimana da non dimenticare p. Francesco Rapacioli

Durante questi mesi trascorsi “forzatamente” in Italia, più volte mi è stata

fatta questa domanda: ma come, dopo quello che ti è successo, vuoi ancora andare in

Bangladesh? Devo confessare che, anche se all’inizio questa domanda mi infastidiva un

poco, con il tempo ci ho fatto l’abitudine. Sia ben chiaro: non ho mai preso sul serio

l’ipotesi di rimanere in Italia, ma capisco anche la preoccupazione di tanta gente per

le condizioni igieniche e sanitarie piuttosto precarie del Bangladesh, non certamente

all’altezza dello standard a cui siamo abituati in Italia.

D’altronde, a ben pensarci, forse queste sono le stesse persone che 10 anni fa

capivano sì la mia scelta di diventare prete, ma proprio non riuscivano a concepire

quella di diventare missionario: con tutto il bisogno che c’è da noi…

Queste ed altre ragioni, pur non essendo mai state per me motivo di ripensamento o

di crisi, sono certamente fondate, basandosi su bisogni che nessuno seriamente può

negare, oltre che su di una preoccupazione che definirei legittima. Ragioni plausibili

dunque, ma non sufficienti. Sì perché, in fondo, questa è la logica profonda del

Vangelo, che rimane, al di là di ogni moda, “scandalo e follia”. Ed è solamente a partire

da esso che si può capire e condividere le ragioni profonde del ripartire di un

missionario.

Il missionario può apparire strano oppure un eroe solamente a chi non ne condivide la

fede, ma non ai credenti, chiamati a fare scelte altrettanto radicali ed alternative nel

proprio ambiente di vita. Tutti noi infatti siamo chiamati ad essere “lievito, sale e

luce”, testimoniando la straordinarietà della fede in un’esistenza ordinaria, feriale,

che non ha proprio nulla di eccentrico.

Anche nel modo di vivere le vacanze. Non a dire che esiste solo una modalità per

vivere questo tempo, ma certamente per affermare che anche a questo livello

s’impone al credente un discernimento perché le vacanze siano davvero ricreative,

oltre che significative dal punto di vista umano, culturale e spirituale.

Non è forse questa esigenza, forse poco teorizzata ma ricercata seriamente, a

guidare gli amici della “Cornache” durante questi 35 anni? Io penso di sì. Questa

continuità e capacità di coinvolgere le nuove generazioni in un’avventura i cui

ingredienti sono un’amicizia forte e sincera, l’amore per la montagna e un riferimento

esplicito alla dimensione spirituale, ne fanno una formula particolarmente feconda.

Conferma che ho avuto anche nella settimana trascorsa in Valpelline, dove ho

ritrovato amici che mi hanno sempre ispirato per le loro scelte di vita, giovani ora

divenuti adulti e adolescenti e ragazzi che hanno accolto la sfida di vivere il tempo

delle vacanze in modo originale e creativo.

Il mio, per la verità, come qualcuno mi faceva notare, è stato un po’ un tour de force:

passeggiata tutti i giorni, con qualche escursione abbastanza impegnativa, tra cui la

finestra di Durand e l’Emilius (favolosi!). La ragione, oltre che il tempo limitato a

disposizione, è ancora la prossima partenza.

14

E’ vero infatti che non lontano dal Bangladesh c’è il Nepal e dunque le montagne più

alte del mondo, ma il Bengala è davvero “piatto”, se si eccettua qualche collina sul

confine con l’India. Diventa dunque comprensibile come io concepisca le vacanze

proprio come un riallacciare rapporti con persone care, oltre che “immagazzinare” il

più possibili sensazioni che solo la montagna sa donarmi.

Ringrazio dunque i responsabili e tutta la Cornache per l’accoglienza davvero

fraterna che mi hanno riservato, oltre che per l’opportunità davvero unica di

trascorre momenti di forte condivisione e di estasi durante le passeggiate in

montagna. Grazie davvero a tutti e… arrivederci – inshallah - nel 2006.

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Il campeggio La Cornache ? Ormai un "AMORE FISSO"! Paola Borin

«Ma come? Anche quest'estate in montagna? Ma non hai voglia di cambiare?

Insomma: ci vorrebbe una vacanza un po' più ricercata, un po' più esotica!!! E poi, in

tenda?!?! Con tutte le scomodità che un campeggio comporta!!! E alla tua età?!?! Non

sei più un'adolescente in cerca d'avventura!!! Sei proprio sicura? In campeggio:

boh...!»

Questa tante volte è la reazione, espressa o...trattenuta, di amici, conoscenti,

colleghi, quando arrivano le vacanze estive e cominciano a circolare le idee e i

programmi di ciascuno.

La mia risposta a tutte queste domande e perplessità? Non è certo "difficile" da

trovare, forse..."lunga"! Sono tante le risposte...

Al mattino sei svegliata dal calore del sole che riempie la tenda e il saccopelo, dopo

una notte dove Sole Mio ti è stato molto vicino, per non patire freddo e umidità.

Appena metti il naso fuori dalla tua dimora trovi tanti di quei buongiorno e di quei

sorrisi da recuperare tutti quelli che non hai ricevuto in tutto l'anno trascorso.

E non ti preoccupare: non ti devi né vestire né pettinare per uscire dalla tua "casa"!

E' proprio come in una grande famiglia: con gli occhi assonnati, i capelli arruffati e il

tuo bel pigiamone di lana, vai in bagno e a fare un'abbondante (qui ogni pasto è sempre

abbondante...) colazione, e dai così inizio a una giornata piena di sorprese.

Quello che più mi colpisce ogni anno e su cui medito spesso al mio rientro, è un

particolare non da poco che segna interamente le nostre giornate: settimane intere

senza televisione!!! Che pace!

E allora, si resta fuori dal mondo? Al contrario: l'informazione c'è eccome, se si

vuole, e ben più ricca: vari quotidiani sono a disposizione di tutti sin dal primo mattino

(altro che servizio a domicilio ore 7!!!).

Ma come occupare tanti altri momenti senza la mitica TV? Per il pomeriggio, non c'è

che scegliere tra: pennichella, partitina a carte, rilassante lettura in compagnia nella

"zona beach", tranquilla (?!) passeggiata tra i boschi, oppure, per i mitici buongustai

del campeggio, che terminano ogni pranzo con almeno un paio di chili in più (non faccio

nomi per il rispetto della privacy...), una tonificante partita a pallavolo.

E la sera? Come si può trascorrere così tante sere senza televisione?

Oh, la sera spesso è il momento più bello della giornata! Se c'è stata una gita

impegnativa, è il momento in cui spontaneamente ci si raccoglie tutti intorno al tavolo

dei gitanti, che cominciano a raccontare la loro avventura, rivivendola in tutti i suoi

momenti più impegnativi e più divertenti (ce ne sono sempre così tanti, quando si

cammina insieme in montagna!); così, chi non ha potuto partecipare, la immagina con

loro.

Oppure le indimenticabili serate intorno al fuoco, in silenzio, chiacchierando,

cantando.

O ancora quelle in tendone, a giocare tutti insieme ai più famosi giochi di compagnia

("in scatola" e/o non...), divisi in squadre rigorosamente eque (!!!), alla presenza di

giudici altrettanto irreprensibili (!?!).

16

Nelle serate

più fredde,

poi, c'è

sempre

qualcuno che

si nasconde

in cucina e ne

esce poco

dopo con

limonata,

grolla, punch

o che so

io...bollenti e

per tutti!

Nelle serate più serene (e quest'anno sono state molte!), se hai dimenticato la pila, ti

guida alla tenda la luce della luna e delle stelle.

E poi, per coloro che non saprebbero proprio come addormentarsi senza la TV, al

bando ogni timore: che cosa ci può essere di meglio di una serenata inaspettata,

proprio fuori dalla propria roulotte, con chitarra e rigorosamente dal vivo, sulle note

delle colonne sonore di Ghost e Titanic ???

Ti può anche capitare di trattenerti un po' di più in cucina, da sola, prima di andare a

letto, per una limonata calda a scopo digestivo: sai, alcune volte ci si abbuffa talmente

tanto! Ma da noi non sfugge niente: un amico si alza dal letto, già in pigiama, e ti viene

a cercare, per tutto il campeggio, con in mano la sua lampada a gas, preoccupato che ti

sia addormentata in giro da qualche parte.

Certo, le giornate più vissute sono quelle trascorse in gita per i monti...Qui ogni

momento, ogni gesto, ogni sguardo, tutto è prezioso! E quando sei stanca c'è sempre

l'amico che si accorge di te molto prima delle tue parole, che ti aspetta, che ti offre

il suo passo come traccia, oppure del miele o dello zucchero...senza farti pesare nulla.

E tutti raggiungiamo la meta.

Desideri partecipare anche tu a una gita, vero? Ma forse l'hanno organizzato

all'ultimo momento? La giornata è meravigliosa, tu sei proprio in ottima forma, ma...sei

di turno in cucina!!! Beh...non ti preoccupare: al tuo posto sono già pronti a svolgere il

tuo lavoro almeno quattro amici! (e il favore sarà presto ricambiato, senza neanche

parlarsi...: non è necessario in questi casi tra gli amici de La Cornache...)

E sono arrivati gli ultimi giorni...Prima dello smontaggio delle strutture comuni, proprio

per essere poi completamente liberi per dare tutti il proprio contributo, ognuno si

porta avanti con la propria "casa": roulotte, carrello o tenda che sia, tutti iniziano a

smontare, fare ordine, mettere via il superfluo...ma, tu, sei ancora di turno!!! Allora,

dopo la mattinata in cucina, ti dai da fare da subito, appena mangiato, cercando di non

perdere tempo prezioso. Ma: proprio quest'anno nello stesso giorno ti doveva capitare

di essere di corvè e di dover smontare una nuova megatenda da cinque posti di

5mx6m?!? Insomma: alla fine riesci a rientrare in cucina che ormai sono le sei di

sera...Ma, come al solito, niente paura: le stoviglie del mezzogiorno sono lì in ordine,

lavate e asciugate, e lo sfornato di patate per la cena e già quasi pronto...Che dire?

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E poi, per finire, la tua tenda sarà anche smontata (finalmente!), ma ci sono ancora

ben due notti da trascorrere!!! Unica soluzione: da sola sotto le stelle ?!? Ma no!!! Per

"casa", più di una roulotte è lì pronta per ospitarti; per "compagnia", una nuova mamma

e un nuovo papà non vedono l'ora di "fare le veci" (sapete, ad ogni età ce n'è sempre

bisogno!).

...Tutto ciò è accaduto veramente, nel nostro campeggio in Valpelline! Chi c'era, lo

sa...E se non è accaduto proprio tutto a me, è sicuramente successo a qualcuno di voi,

vero??? Perché lo so che ciascuno avrebbe dato più o meno le mie stesse riposte ai

poveri scettici che non hanno avuto la fortuna di conoscere la vita de La Cornache.

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Il mio 10° anniversario! Paola Borin

Ebbene sì! Non sembra vero, eppure sono già passati dieci anni...! Di matrimonio??!! Ma

che!!! Di vacanze alla Cornache! E dite poco??? E dire che neanche io sapevo nulla di

questo anno particolare, finché, un giorno di questo fine agosto…

…Sono in casa da sola, eh sì, proprio tutta sola per alcuni giorni (il mio maritino è

andato all’Isola d’Elba a fare “Grisù”!…almeno così mi ha detto…), ancora in vacanza,

tranquilla e serena nella mia casina, con tutto il tempo a disposizione da spendere

come meglio credo. Così, tra lavori di casa, letture per la scuola, visite a i miei nipoti

etc., c’è spazio anche per alcuni momenti di nostalgia…

Allora mi viene voglia di prendere in mano i vecchi giornalini della Cornache. Sfoglia,

sfoglia: quanti ricordi! E pian piano, una dolce scoperta: la mia raccolta di Cornache News inizia dal 1993! Dieci anni

fa!!! E nel mio primo numero c’è

anche un mio articolo! Il mio

primo articolo per il

campeggio…Si intitola Due giovani socie alla prima esperienza, protagoniste di eventi incredibili (e come si

dice: già dal titolo, è tutto un

programma…) ed è firmato da me

e la Nella. Ma ve la ricordate la

Nella?!? Ma sì: la Chiara

Maranelli! Oggi è felicemente

sposata e in attesa di un bimbo…

Eh sì, perché questo è il destino

della Cornache: accompagnare

tante persone (e quando dico

“tante”, parlo di centinaia!!!) per

alcuni tratti della loro vita. Per

tante è stato un momento breve,

anche una sola estate (ma

indimenticabile!), per molte altre

sono lunghi periodi…addirittura

una vita intera…

Io e la Nella 10 anni fa eravamo

due felici e spensierate ragazze

di Taccona, che, in mancanza di una vacanza organizzata dall’Oratorio, ci siamo

lasciare attirare con altri nostri amici ed amiche dal dolce invito della Cornache. Che

esperienza quel primo anno di campeggio in Val di Rhêms! (per chi fosse desideroso di

http://digilander.libero.it/cornache/

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maggiori particolari si rimanda all’ottavo numero di Cornache News…ve lo consiglio!!!).

E da quell’anno niente mi ha più trattenuta dal trascorrere ogni estate pochi giorni o

più settimane col nostro campeggio in Val d’Aosta.

Intanto anche io, come la Nella, sono cresciuta, ho trovato il lavoro della mia vita, mi

sono sposata…Ma la Cornache è sempre rimasta lì, ad aspettare tutti noi, a crescere

con noi.

E continuando a sfogliare i giornalini di questi dieci anni, quante persone ho ritrovato

di cui, come la Nella, avevo perso le tracce: Mirko, Simeone, Romano, Darko, p.

Jeorge…e la lista potrebbe continuare. Molte di queste persone sono state solo di

passaggio nel nostro campeggio, e da quella vacanza non le ho più riviste; altre sono

“tacconesi” che non vengono più in campeggio ma che ogni tanto rivedo in giro per le

strade del nostro paese; altre ancora sono “extracomunitari” che, arrivati da lontano

e ripartiti per luoghi ancora più remoti, hanno però lasciato un segno indelebile…

E’ il caso di p. Francesco Rapacioli, che, arrivato tra noi anni fa dalla “lontana”

Pontenure, è rientrato quest’anno per alcuni mesi dal “ben più lontano” Bangladesh e

ha voluto trascorrere con noi un’intera settimana del suo forzato (purtroppo…) riposo.

Ma, con tutte le cose che un prete, missionario e medico, ha da fare quando rientra

nella sua terra d’origine, e con la quantità di persone che, avendolo conosciuto, lo

vogliono rincontrare almeno per una serata, dove ha trovato il tempo p. Francesco per

venire in vacanza con noi?!?

E’ che, come lui stesso mi ha confessato, se passi alla Cornache, ci lasci un pezzo di

cuore…

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Note di calcio vero Antonio Vendramin

Un secco 5-3 per le “vecchie glorie”

In una tempesta di polemiche che hanno coinvolto l’agosto scorso per truffe legate

alle false garanzie dei bilanci societari e per le dimensioni dei campionati di A e B (20,

21, 24, 30, 50 … 500 squadre), il calcio vero ha attraversato e tenuto banco in

Valpelline.

Sì, perché una nuova disciplina sportiva si è aggiunta alle tante possibilità (alpinismo,

escursionismo, pallavolo, funghi, cucina, amicizia, lago, sole etc.) che offre lo storico

campeggio la Cornache: il calcio, lo sport più bello del mondo.

E’ vero due tiri al pallone si sono sempre fatti, magari sul prato limitrofo al

campeggio. Ma quest’anno dopo i recenti lavori di costruzione del nuovo centro

sportivo di Lexert (per la verità un po’ una cattedrale nel deserto per le esigenze

locali), si è avuto la possibilità di giocare una partita vera. Quale stupenda opportunità

quindi da non perdere per disputare una sfida classica: ragazzi contro “vecchie

glorie”.

Quando è stata lanciata la proposta l’entusiasmo traspariva sul volto dei ragazzi ai

quali non sembrava vero che qualche “vecchietto”, solitamente amante delle

scarpinate in montagna, lanciasse la sfida. In primo luogo per il piacere di giocare in

uno stadio vero, in secondo luogo per poter dare una bella lezione agli adulti.

Dunque appuntamento alle 16. Per la verità i ragazzi erano sul campo per il

riscaldamento (si fa per dire viste le alte temperature che hanno caratterizzato

l’estate anche della Valpelline) almeno un’ora prima o forse più. Anche qualche adulto

si è cimentato nei classici due tiri preparatori procurandosi qualche acciacco.

Prima della partita c’è stata anche una piccola scaramuccia con il gruppo del

campeggio di Legnano che aveva avuto la stessa idea di dare due calci al pallone per

trascorrere il pomeriggio. Ma i nostri ragazzi presi dalla smania di giocare li hanno

“cacciati” con un secco “siamo arrivati prima noi, quindi tocca a noi giocare, e poi

l’altro giorno non ci han fatto giocare loro”. (Più tardi, dopo la partita, abbiamo

cercato di ricucire i rapporti di buon vicinato anche per non mettere in difficoltà il

presidente Ornello).

Dunque in campo, formazioni:

per i ragazzi: portiere Alessandro Aceto, difensori Francesca Salvioni e Manuel Riva,

Luca Salvioni e Emanuele Fossati in centrocampo, Lorenzo e Riccardo Cambiaghi in

attacco.

per gli adulti: portiere Federica Aceto (la straniera), Roberto Salvioni (la classe),

Giuseppe Ghidinelli (la roccia), Walter Fossati (il marcatore), Antonio Vendramin,

Marco Cambiaghi (il regista) Carlo Fossati (il goleador)

La partita inizia al trotto, i ragazzi mentre corrono per tutto il campo pensano “li

facciamo a pezzetti”, mentre le “vecchie glorie” mettono in campo tutta la loro

tecnica (far girare il pallone anziché correre). Ed è proprio dalle geometrie degli

adulti che scaturisce il primo goal, due passaggi sulla rimessa della propria area, lancio

lungo sull’uomo davanti all’area avversaria (Carlo), grande tiro e siamo sull’ 1 a 0.

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I ragazzi sono feriti nel profondo ma già dopo la prima rete subita comincia il tema

dominante della partita, tutti in avanti accerchiando e avvolgendo la squadra

avversaria arroccata in difesa. Folate continue, un muro contro muro. Certo è duro

superare Walter e soprattutto Giuseppe. Ma è proprio in questo continuo assalto alla

diligenza che scaturisce il raddoppio dei “vecchietti” che attuando la solita melina ed

acutezza tecnica raddoppiano con il solito Carlo.

Nel frattempo per i grandi dopo una serie di colpi di classe esce Roberto, già

dolorante dall’inizio gara, ed entra Gabriele assumendo il ruolo di portiere mentre

Federica va all’attacco un vero folletto scompiglia difesa.

Comincia la riscossa dei giovani. Fuori Alessandro dalla porta, dentro Francesca. La

loro spinta aumenta e le loro folate cominciano a raccogliere i frutti, dimezzando le

distanze 2 a 1. Le speranze di pareggiare si riaccendono, mentre i vecchietti consci

della loro condizione fisica cominciano a pensare “ora ci mangiano in un boccone”.

Ma è proprio in un momento di alleggerimento della difesa delle “vecchie glorie”, con

un pallone buttato oltre la metà campo per prendere fiato, che la sfera giunge nei

pressi dell’area dei ragazzi e dopo un pasticcio difensivo scaturisce il 3 a 1:

incredibile !!!.

I ragazzi non si danno per vinti e dopo un momento di pressing raggiungono il 3 a 2;

baci e abbracci e di nuovo all’assalto.

Nel frattempo il fisico degli adulti viene meno anzi degrada sempre più; Antonio

scivola e si grattugia il ginocchio , poco dopo capiterà la stessa cosa a Giuseppe. Poi

Antonio si stira una coscia, è ko e quindi non può far altro che andare in porta.

Gabriele esce in campo aperto.

E proprio quando i ragazzi insistono viene a tradimento il 4 a 2 con una delle tante

prodezze di Marco il vero motore degli adulti. Ma l’esultanza non dura molto, Gabriele

si infortuna al ginocchio ma tiene duro, rimane in campo ributtandosi nella mischia.

Il tempo trascorre, i giovani non demordono, ma le speranze di portare a casa un

risultato utile si infrange sulla barriera difensiva degli adulti o sulla rete di fondo

campo. Riescono con un sussulto di orgoglio a segnare il 4 a 3. Ma in un ultimo attimo

di lucidità un tiro mancino infila la porta dei ragazzi fissando il risultato finale sul 5 a

3 per le “vecchie glorie”.

La partita è terminata gli adulti sono a pezzi, hanno pagato un alto prezzo in termini

fisici, ma il morale è alto perché hanno vinto. Non manca un momento di apprensione

per un calo di pressione di Gabriele ma il pronto intervento di Carlo ripristina la

circolazione.

I ragazzi sono a terra, per la sonora ed inaspettata sconfitta, ma covano la rivincita

(che effettivamente ci sarà la settimana successiva anche se qualcuno insinua che “li

hanno lasciati vincere”).

Tutti stanchi tornano al campeggio, gli adulti con il trofeo provvisorio in mano. Ma la

partita è stata stupenda, al di là del risultato, un’ulteriore modo per far crescere

l’amicizia e lo spirito comunitario nel campeggio La Cornache.

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Calcio, pallavolo, basket, ping-pong, calcetto, bocce …quest’anno

c’era proprio l’imbarazzo della scelta Riccardo Cambiaghi

I questo articolo voglio parlare della varietà di sport che si potevano praticare

quest’anno in campeggio, che era davvero ampia. Abbiamo organizzato molti tornei ai

quali potevano partecipare tutti, dai più piccoli ai più grandi. Ai classici tornei che si

fanno tutti gli anni, cioè calcetto e ping-pong, si è aggiunta anche pallavolo, grazie al

grande numero dei partecipanti. Come al solito il torneo di ping-pong se l’è giocato la

famiglia Fossati, ovvero gli imbattibili Carlo e Walter. Quest’ anno la partita tra i due

campioni era la semifinale, vinta da Carlo che poi ha battuto in finale suo figlio

Alberto, vincendo così il suo ennesimo torneo di ping-pong.

Anche il torneo di calcetto è stato molto bello, con partite sempre combattute. La

sorpresa di quest’anno è stata la piccola Marta, arrivando in semifinale al fianco di

Gigi. La finale si era disputata tra Marco Cambiaghi e Chiara Cunati contro

Alessandro Aceto e il Gianni. Il torneo fu vinto da Marco e Chiara in una partita

davvero combattuta.

Organizzare il

torneo di

pallavolo è

stata un’idea

molto bella e

devo dire che

mi sono

divertito tanto

come penso

che si siano

divertiti anche

gli altri

partecipanti. Il

migliore di

tutto il torneo

è stato senza

dubbio il Primo,

trascinando la sua squadra molto in alto (sono arrivati ultimi ma non importa,

l’importante è partecipare). La squadra vincitrice del torneo era composta da Matteo,

Walter, Gigi, Elda ed io.

A basket giocavamo soprattutto noi ragazzi, facendo esercizi di allenamento al

canestro montato sul tronco di un albero. Ma la vera novità di quest’anno era il nuovo

campo di calcio costruito nel boschetto vicino allo stagno. Noi ragazzi ci andavano

quasi tutti i giorni a fare partitelle. Le partite più importanti sono state di sicuro le

due sfide tra giovani e adulti.

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I partecipanti sono stati:

squadra ragazzi: Alessandro, Andrea B.,Emanuele, Emanuele (Dario), Lorenzo, Luca,

Manuel, Riccardo.

squadra adulti: Carlo, Federica A., don Fulvio, Gabriele, Gigi, Giuseppe, Marco C.,

Matteo, Roberto S., Walter.

La prima partita era finita sei a tre per i grandi, goleador della gara, Carlo, segnando

quattro goal.. Ovviamente ci doveva essere una rivincita richiesta a gran voce da noi.

Finalmente arrivò il giorno del partitone, le due squadre era composte da:

squadra ragazzi: Alessandro, Andrea B., Emanuele, Emanuele (Dario) Lorenzo, Luca,

Manuel, Riccardo

contro

squadra adulti: Carlo, Federica A., don Fulvio, Gigi, Giuseppe, Marco C., Matteo,

Walter.

La partita molto combattuta finì con la vittoria di noi giovani per otto a cinque, con

una tripletta del sottoscritto (modestia a parte) e una grande e bellissima doppietta

del mitico Manuel. Due goal anche per Alessandro ed Emanuele. Devo anche

sottolineare la grande prestazione del super portierone Ema-Dario, che, più volte, ha

salvato il risultato con parate miracolose.

Ricordo anche il grande tifo dagli spalti delle donne e delle ragazze: la Mancy, la Illy,

Benny, Marta, Bea, Chiara, Barbara, Elena, Imelda, Antonella, Annarosa e …… Primo!

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Stavo per

dimenticare

un’altra novità

di quest’anno,

ovvero il gioco

delle bocce.

Infatti, vicino

al nuovo campo

da calcio c’era

una pista da

bocce e molto

spesso si

andava lì a

giocare.

Questo nuovo sport, andato molto di moda anche tra i grandi, soprattutto perché non

bisogna correre!! Il mio articolo è finito e spero che l’anno prossimo ci si possa

divertire come quest’anno.

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Disegno di Valeria

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Che piacere fare il cambusiere ! Andrea Perego

Domenica 17 agosto 2003, purtroppo è finita!

Quest’anno la vacanza in campeggio era iniziata il 6 luglio dopo il ”rituale” montaggio

del campo che questa volta mi ha visto “forzato spettatore”.

Approfitto di questa occasione per ringraziare tutti gli amici che nei mesi scorsi mi

sono stati molto vicini durante la convalescenza post infortunio; ancora una volta ho

avuto modo di apprezzare l’amicizia che ci lega reciprocamente e che in momenti di

sofferenza è molto utile e ti stimola a guarire in fretta; se non altro per condividere

con loro al più presto momenti gioiosi ed esperienze di vita sempre interessanti.

Una di questi piacevoli momenti è stata la condivisione del primo periodo di vacanza

con gli amici di Castano Primo che anche quest’anno abbiamo avuto il piacere di

ospitare nell’uso delle strutture comuni.

Come non ricordare con piacere i primi giorni trascorsi con la “mitica” suor Marisa in

compagnia degli educatori Marco, Luca, Jonatan e Andrea (tutti molto in gamba) a

completare gli attendamenti che avrebbero accolto i ragazzi del primo turno. Il primo

periodo di campeggio è stato caratterizzato dal bel tempo che ha agevolato lo

svolgimento di belle gite quali la solita al rif. Crêtes Sèche (tipo ritirata di Russia)

dove sono emersi i vari diversi interessi nei confronti della gita. C’era chi, sempre in

prima fila, trovava interesse dal punto di vista sportivo; chi in centro gruppo saliva

chiacchierando senza mostrare alcun effetto della fatica forse perché più

interessato all’argomento della conversazione che non alla gita; infine c’era chi

arrancava nelle ultime posizioni, non ho ben capito se per assistere chi

effettivamente faticava o se per farsi assistere da “qualcuno interessante”.

Comunque al rientro al campo nel pomeriggio, valeva per tutti il desiderio di giocare a

pallavolo o a qualche altro gioco, confermando la tesi secondo cui la gita non era stata

poi tanto faticosa ma molto bella.

La gita domenicale al larice secolare che si trova lungo il sentiero per il rif. Aosta, è

stata senza dubbio la più intensa come condivisione della giornata; l’allegro

trotterellare lungo il sentiero del lago, la S. Messa celebrata da don Lele nello

splendido scenario in mezzo ai larici oltre il rif. Prarayer, la splendida giornata di sole,

hanno contribuito alla creazione di una magica atmosfera alla quale non si può restare

indifferenti.

Un’altra gita molto “gustata” è stata in compagnia dei soli educatori che guidati da

Davide e Marco C., sono saliti fino oltre il Colle Gélé; tra di noi ci siamo detti poche

parole ma dentro ognuno traspariva il piacere di stare insieme e soddisfazione per le

emozioni suscitate dalla salita, dai colori e dai profumi dei numerosi fiori incontrati

lungo il percorso, la raccolta di alcuni fiori di achillea da portare ad Ornello per i suoi

liquori tanto ambiti.

Oltre alle gite, durante questo primo periodo di vacanza, Roberta ed io abbiamo

“goduto” nel fare i cambusieri e abbiamo avuto anche l’opportunità di fare nuove

amicizie tra cui spicca quella con Gisella che, oltre ad essere una delle mitiche cuoche,

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l’altra era sempre la simpatica Regi, è anche la mamma di Maddalena, una

simpaticissima bimba (era la più giovane del gruppo) eletta mascotte del campeggio.

Molto toccante è stato anche il saluto “da stadio” rivoltoci prima che ci lasciassero

per il cambio di turno ed ancora una volta ho ringraziato CHI ci offre l’opportunità di

avere così tanti amici e di simile spessore che per quel poco che si dà ti ricompensano

con tantissimo affetto ed AMICIZIA vera.

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Clavière e Bionaz: fatica (!) e relax Federica Barollo

Claviere, ore 7.30: inizio a sentire in lontananza un sottofondo musicale, sembra Fiorella Mannoia…”siamo

cosi’…è difficile spiegare certe giornate amare, lascia stare..”.Si, è lei. Ma, oggi è

giorno di gita? E mentre cerco di realizzare, ancora completamente

assonnata…”svegliaaaa!!..buongiorno!!”. il don Fulvio inizia a girare per le camere

puntando la sua tattica telecamera sulle nostre faccette decisamente ancora in

coma…

Bionaz, ore 7.30:

roulotte a tapparelle abbassate ed io..ancora nel mondo dei sogni, e guai a chi mi

sveglia!

Ecco lo “start” delle giornate tipo delle mie due vacanze di quest’ estate. Sempre

montagna si, ma in modo diverso.

Quest’ anno, per il giornalino del campeggio, mi è stato chiesto di raccontare come

queste mie vacanze siano state “teoricamente simili, ma praticamente diverse”.

Il risveglio a Claviere con i ragazzi dell’ Oratorio estivo era spesso all’ insegna del

languorino che potevamo colmare con una colazione a base di pane burro e marmellata,

energia assicurata per le faticose gite, e dei finti mal di pancia, testa, gambe, unghia

del mignolo, pur di bigiare la scalata del giorno. Ma per il don non esistevano scuse.

Ore 8.30, puntualissimi, partenza.

Cosi’, mentre a Bionaz iniziava a sentirsi il vocio degli immancabili mattinieri, a

Claviere noi, circa settanta tra ragazzi e animatori, formavamo un lunghissimo

serpentone stile foto ricordo, tra i sentieri di quelle montagne.

E allora via a canzoncine, racconti, aneddoti, pianti e lamentele, borracce già mezze

vuote dopo mezz’ ora di cammino,… .

La cosa che mi stupiva sempre tanto era vedere come, di fianco alla mia stanchezza,

ci fossero alcuni bambini capaci di saltellare più e più volte avanti e indietro lungo

salite toglifiato, solo per raccontare all’ amico del cuore l’ ultimissima novità. Altro

che pile duracell !

Tante volte era proprio qualcuno di loro che ti aiutava a sentire meno la fatica; la

Martina cantava la sua “eternerà” se glielo chiedevi, qualcuno che ti regalava un

fiorellino o ti chiedeva un sorriso per la foto. Un bambino che ti chiedeva di

trascinarlo su perché stava per scoppiare, altrimenti nessuno l’ avrebbe schiodato da

li. Piccole cose, ma che ti davano più grinta ed energia di una tavoletta di cioccolato o

una bella cucchiaiata di miele.

Me le ricordo ancora le nostre facce paonazze. Magari gli ultimi arrivavano alla meta

mentre gli altri avevano già divorato tutti i loro gustosi panini, ma che soddisfazione!

Cosi’, anch’ io aprivo il mio bravo sacchetto e arrivava subito alle narici quel profumino

di salame che avevi immaginato per tutta la salita.

Con la pancia piena, tolti scarponi e calze, qualche foto ai magnifici panorami e via ai

giochi, al relax, e all’ immancabile aragosta!

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Tutto questo, però, non credo di averlo vissuto a Bionaz, in campeggio. Assolutamente

non perché non se ne presentasse l’occasione, ma semplicemente per purissima

pigrizia. Avevo “programmato” questa mia seconda vacanza all’ insegna del totale relax

dopo due intense settimane come animatrice. Al massimo qualche passeggiata, tanta

pallavolo e sole, sole, sole.

Camminare in montagna, nonostante la vena alpina della mia famiglia, non è mai stata la

mia passione e qualcuno me lo rimprovera ancora…

Riguardando le foto, i ricordi di due settimane sono tantissimi, troppi per un solo

articolo…

L’entusiasmo della partenza, il condividere momenti di gioco, di riflessione e

preghiera, i momenti del vivere quotidiano: le scottature dopo qualche gita, quei

panorami stupendi, gli scherzi notturni, le risate in piscina, Douglas quando di

domenica per tradizione scozzese, da cui era originario, indossava orgogliosamente il

suo kilt, la “santa Caterina” interpretata da alcuni animatori, i turni di servizio, le

serate… .

Clavière, ore 23.00:

la giornata si conclude e, dopo il momento di preghiera, il don manda tutti a nanna..”E

mi raccomando, tra cinque minuti devo sentire silenzio assoluto!”

Ma a quanto pare, nonostante gli occhi gonfi e rossi dal sonno di qualcuno, c’ è qualche

supercoraggioso che tenta di spaventare la tanto temuta strega di Claviere.

Quando anche noi animatori torniamo nelle camere si sente ancora qualche

risatina…”sssshhh!”…un’ altra…”buonanotte!”.

Qualche minuto di silenzio e improvvisamente una corsa nel corridoio, urla e rumori di

catene fanno sbarrare gli occhi alle mie piccole “co-inquiline”…”aaaahhh!”…”Fede, ma è

la strega??”…

Bionaz, ore 23.00:

dopo una succulenta cenetta, qualcuno decide di fare due passi…”Vieni anche tu?”

perché no… Il cielo è strapieno di stelle. Fantastico!

Penso che le devo guardare il più possibile, questo spettacolo a Milano è visibile solo al

Planetario!

Così, con il naso in su, a braccetto con papà, arriviamo a Bionaz, torniamo indietro e

dopo una chiacchierata e tra uno sbadiglio e l’altro, i genitori decidono di andare al

calduccio in roulotte… “Olè!” ..mica male come idea! Loro a letto, noi la pasta!

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Quanti Don nel nostro campeggio Teresina Benasciutti

La nostra Associazione da anni fa parte dei Campeggi Riuniti della Diocesi di Milano.

Ma il nostro è un gruppo, per così dire, “anomalo”. Infatti è forse l’unico gruppo di

famiglie che preparano e condividono una vacanza comunitaria, tutti gli altri sono

oratori.

E che cosa, o meglio, chi hanno in comune i gruppi di oratorio? Ma il “Don”

naturalmente! Tutti i Don hanno un nome proprio ma tutti vengono chiamati

familiarmente solo “Don”.

E La Cornache? Orfani? Non sia mai! Anzi, noi quest’anno ne abbiamo avuti più di uno,

cioè…. cinque: Don Emanuele (con i suoi ragazzi di Castano Primo), il nostro Don Fulvio,

Don Gino, Don Paolo,

Padre Francesco che

hanno trascorso da uno a

venti giorni nel nostro

campeggio.

Hanno condiviso

riflessioni ed esperienze

(famiglia, comunità

parrocchiale, missione,

lavoro, quante!), ascoltato,

confessato, sognato

vacanze “forti” per i

giovani, accompagnato e

guidato i ragazzi delle elementari, medie, adolescenti (i coinquilini di Castano).

Qualcuno ha condiviso con noi la fatica delle gite lunghe o delle brevi camminate, ha

pedalato per saggiare le ginocchia, ha giocato a pallavolo o pallone, ha gioito con noi

del sole, ha apprezzato la buona tavola, ha preparato con entusiasmo anche dei buoni

piatti, cantato e riso.

Tutti, anche chi come Don Gino è stato con noi solo un giorno, hanno potuto celebrare

per/con noi , al mattino, alla sera, al pomeriggio, con un pugno di persone o con tutto il

gruppo, o pregare insieme il vespero la sera.

Grazie ai “Don” il nostro campeggio è stato “chiesa” sul prato, nel tendone giochi o

pranzo, nella tenda- cappella, arricchita quest’anno dall’icona creata per i Campeggi

Riuniti. Molto spesso con il bel tempo ma anche con acquazzoni con i fiocchi.

Nella tenda-cappella piantata tra le nostre “case”- roulotte, tende, carrelli-tenda -,

seduti per terra, davanti ad un Tabernacolo abitato, particolarissimo e preparato con

perizia e fantasia da Sante (utilizzando materiale del posto: le pigne), ci si poteva

davvero sentire a tu per tu con il Signore.

Senza la presenza dei Don non avremmo potuto vivere questa bella esperienza.

Grazie quindi a Don Emanuele, Padre Francesco, Don Fulvio, Don Gino, Don Paolo, per

avere reso più ricche le nostre vacanze condividendole con noi.

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Ma dove vai bellezza in bicicletta Mara Ghidinelli

Ma dove vai bellezza in bicicletta ♫… in montagna!!!

In montagna? Ma sei allenata? Ma ce la farai??????????????????????????????????

Tutte domande che mi risuonavano nella mente!!! Dopo mille dubbi sul da farsi: ce la

farò ? Ma sono all’altezza? Che compagni di viaggio allenati… mi sono decisa e con la

bicicletta ho pedalato.

In compagnia di Davide, Gianluca, Alessandro A., Lele F. e Roberto G. ci siamo

incamminati, anzi inbiciclettati, e siamo partiti con le macchine dal campeggio per

raggiungere Doues. Da li iniziava il percorso sterrato per arrivare fino alla Conca di

By. Vecchi ricordi di campeggi passati in quella fredda valle di Ollomont con poco sole.

Pedala, pedala, pedala, scendi, sali, scendi, dopo alcuni chilometri chiedo a Davide ma

se all’andata è spesso in discesa al ritorno vuol dire che sarà spesso in salita… pausa…

respiro… guardiamo il

panorama… un po’

offuscato dalle nuvole.

Meno male che non c’è il

sole a picco (tipico di

questa estate torrida) se

no tornavamo abbrustoliti,

anche perché sulla strada-

sentiero non ci sono molti

alberi (siamo sopra i 2000

metri).

Diciamo che il percorso è

molto bello e faticoso, i

compagni di viaggio davanti

a me hanno alleviato le

sofferenze. Ovviamente io

ero dietro con Davide e il

mio ritmo di pedalata.

Una volta arrivati in fondo

alla conca le nuvole non

promettevano bene, e io

contenta della mia meta

senza voler esagerare ho deciso di tornare in dietro, lasciando procedere sul sentiero

i veri ciclisti verso l’alpeggio Toules (circa 2400 mt.). Auguri, lo sterrato da

percorrere era tutto in salita, e che salita, non aveva un attimo di tregua se non solo

quando decidevi di tornare indietro.

Dopo una piccola sosta per mettere il K-way sono tornata da sola verso le macchine. E’

stato bellissimo io da sola in mezzo alla natura alle montagne e al silenzio; sola con la

fatica che si faceva sentire un po’ nelle gambe e nel fiato. Meno male che il tempo è

stato clemente dopo poche gocce è tornato il classico clima un po’ capposo con nuvole

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basse. Arrivata alla macchina mi sono complimentata con me stessa e guardando il

panorama e rilassandomi ho aspettato gli altri ciclisti che tornavano. Dopo

mezz’oretta sono arrivati anche gli altri, pochi minuti di relax e via per la discesa.

Che discesa? Ma si,

io, Alessandro, Lele

e Roberto abbiamo

deciso, o meglio, mi

hanno convinto di

arrivare con le bici

fino all’area pic-nic,

poco più sotto sulla

strada, per fermarci

a mangiare, scortati

da una macchina

davanti guidata

Davide e da una

dietro guidata da

Gianluca.

In discesa è stato

bellissimo, una

sensazione

particolare, lasciarsi

andare ed essere in

balia dei soli freni che magari fischiano…avevo una paura che i freni si spezzassero…

Ma meglio non pensarci e scendere come “ultima” comunque davanti alla macchina di

Gianluca.

Dopo il pranzo, noi quattro ciclisti da discesa non contenti, siamo scesi ulteriormente

con le biciclette fino a Valpelline. Bellissimo e lunghissimo!

Sosta per bere il caffè e mangiare un gelatino, caricare tutte le bici sulle macchine

per risalire in campeggio, ma sorpresa…la mitica uno di Gianluca ops…della Paola Borin

ci lascia in panne. Non si tratta di un guasto del motore, ma un surriscaldamento dei

freni per la ripida discesa per cui la macchina non frenava più….Aiuto!!!

Ma il tempo di bere, seduti al tavolo e riposarci quei dieci minuti, la macchina

sembrava rispondere abbastanza bene al piedino dell’autista di conseguenza siamo

risaliti e arrivati al camping.

Bellissima giornata in compagnia di ottimi ciclisti!!! Grazie anche a loro della bella

“avventura”.

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Disgrazie estive Teresa Tolardo

Un saluto festoso a tutti!

È la vostra cronista d’assalto che, dopo un anno d’assenza, ritorna sulle pagine del

giornalino della Cornache!

In realtà non avrei molto da raccontare, data la mia breve permanenza in campeggio e

il fatto che, comunque, non ho fatto nulla degno di nota. Visto che questa testata, se

venisse a mancare il mio pregevole contributo, dimezzerebbe le vendite, e siccome la

direzione mi ha lasciato carta bianca, vi delizierò con il racconto delle mie “disgrazie”

estive, che non sarà però strettamente legato al periodo in cui sono stata a Bionaz.

Prima disgrazia: “L’influenza di fine luglio”

Vi ricordate il caldo terribile, afoso, appiccicoso di quest’estate? Che non ci ha fatti

dormire, che ci faceva alzare dal letto umidicci, che ci toglieva l’appetito e ci faceva

andare in giro vestiti (o svestiti?) al limite della decenza? Bene, io sono comunque

riuscita a prendermi l’influenza, con tanto di febbre, brividi, coperta di lana e infusi

bollenti. Dopo una visita dal mio medico di fiducia, alias Carlo Fossati, che mi ha

raccomandato riposo e tachipirina, e dopo una settimana in cui sono stata viziata e

coccolata dai miei genitori (in quel periodo ero, infatti, figlia unica, dato che Lara,

Marco e Paolo erano in campeggio con don Fulvio), mi sono ripresa, anche se iniziavo a

sentire uno strano bruciore alla gola...

Seconda disgrazia: “L’infezione alle tonsille”

Dopo essere guarita dall’influenza, sono andata dalla mia nonnina in un ridente paesino

della Valle Camonica chiamato Borno. Già da qualche giorno avevo un sospetto dolore

alla gola, che pensavo però causato dal fatto che dormivo con il ventilatore acceso e

che tentavo di curare da sola ingerendo spropositate quantità di Aulin, tanto che

andavo in giro con le pupille grosse come due piattini e l’aria allucinata, ma senza

riuscire a far sparire il bruciore alla gola, che anzi era aumentato a livelli tali da non

permettermi quasi più di inghiottire.

Ad un certo punto, la mia mamma, insospettita e pensando che volessi mascherare con

l’Aulin il fatto che avevo iniziato a drogarmi, ha voluto guardarmi la gola e ha fatto

solo in tempo a dire: “SANTO CIELO! HAI UN’INFEZIONE TERRIBILE! LE

TONSILLE SONO TALMENTE COPERTE DI PLACCHE DA NON VEDERSI PIÙ!”,

prima di cadere svenuta. Quando si è un po’ ripresa, siamo andate a comprare

l’antibiotico: delle compresse delle dimensioni di un siluro. Quando le ho viste, ho

tentato debolmente di protestare: “Mamma, mi sento già meglio... forse non c’è

bisogno dell’antibiotico...”, ma non c’è stato niente da fare: ho dovuto inghiottire le

compresse e litri di decotto di salvia e malva, che hanno proprietà antinfiammatorie e

che crescevano abbondanti nel nostro orto.

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Terza disgrazia: “L’eritema”

Dopo una settimana di cura, mi sentivo decisamente meglio, e sono partita alla volta

del campeggio insieme a Lara e Andrea. Siamo arrivati Domenica sera e abbiamo

saputo che lunedì si sarebbe andati in gita: come dire di no? La mattina dopo, il nostro

baldo gruppo è partito alla volta del Regondi. Sono arrivata abbastanza morta, visto

che non ero per niente allenata e che ero un po’ indebolita dalle mie recenti malattie...

ma non immaginavo ancora cosa mi attendeva!

Il giorno dopo, ed anche quelli seguenti, sono stata afflitta da uno spaventoso eritema

causato dal mix “antibiotico + sole della gita” (anche perché io, da brava babbazza,

non mi ero neanche messa la crema solare!). Il mio colore era sul bordeaux-melanzana

e gambe e braccia, anziché prudermi, mi bruciavano tantissimo. Più volte al giorno mi

spalmavo il PREPP gentilmente offerto da Teresina, ma con scarsi risultati. Per tutto

il resto della settimana sono dovuta andare in giro con maniche e pantaloni lunghi e

non ho potuto fare gite, né tantomeno prendere il sole sulla spiaggia del laghetto di

Lexert... me tapina!

Quarta disgrazia: “La tenda isolata”

Come tutti voi sapete, Lara ed io non abbiamo una tenda nostra, perciò usufruiamo di

ciò che la Cornache ci mette generosamente a disposizione. Quest’anno c’era toccata

la tenda di fianco alla cappellina, accanto a quelle dei ragazzi di Castano. Tutto bene

fino a quando don Emanuele è partito con i suoi adolescenti e noi ci siamo ritrovate da

sole all’estremità del campeggio. Lara aveva paura di dormire lì, ma per la prima notte

l’ho convinta: non poteva essere così fifona! L’esperimento non è andato però molto

bene, dato che mia sorella è stata tutta la notte con le orecchie tese ad ogni minimo

rumore, aspettandosi che da un momento all’altro la cerniera della tenda iniziasse ad

aprirsi scricchiolando... Così, il secondo giorno, è riuscita a far sì che il Presidente ci

alloggiasse nella “Briscolina”, facendogli credere che uno spaventoso uomo delle nevi

era già appostato dietro la nostra tenda, pronto a ghermirci appena vi fossimo

entrate...

Pensavo che mia sorella potesse ritenersi soddisfatta, ma mi sbagliavo! Quella sera

c’era, infatti, un vento molto forte e la roulotte vibrava e scricchiolava. Mi avevano

però spiegato che tutte le roulotte fanno così quando c’è vento, perciò ero tranquilla,

mentre Lara temeva che ci ribaltassimo. Quando, dopo lunghe spiegazioni, l’ho

convinta che ciò non poteva accadere, mi ha detto: “E se un albero ci cade addosso,

sfonda il tetto e ci schiaccia?”. A quel punto ho avuto ho avuto l’impulso di strozzarla,

ma non l’ho fatto. Lo so. Sono troppo buona.

Mi sono accaduti molti altri inconvenienti quest’estate, ma, nonostante tutto, sono

riuscita comunque a godermi le vacanze. Se siete curiosi di conoscere le altre succose

storielle che ho in serbo per voi, potete venire da me a farvele raccontare di persona,

oppure aspettare il prossimo numero del giornalino della Cornache.

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Da Ibiza a La Cornache Famiglia Giancarlo Cunati

Rieccoci !

Siamo già a novembre, il clima si è raffreddato, le giornate sono più corte, le castagne

sono arrivate con l’autunno…e se ne sono già andate.

Abbiamo fatto il cambio degli armadi, acceso il camino, portato fiori ai cimiteri…….si

vedono già le prime nebbie e si comincia a parlare di neve …e di sci … ma nessuno in

famiglia ha ancora pensato all’articolo per il giornalino.

Eppure era facile.

Da Ibiza a La Cornache! … che ci vuole ?!?

Hanno scritto “Guerra e Pace”, “L’Odissea”, “La Divina Commedia”….. e vuoi che noi ci

si fermi di fronte a :“Da Ibiza alla Cornache” ?

Però, Carlo, anche tu!!!

Comunque era già da un po’ di tempo che faticavo a prendere sonno e spesso mi

svegliavo nel cuore della notte con una sensazione di sottile disagio.

Niente di preciso, ma un quasi senso di colpa che si insinuava e mi rovinava il sonno.

Probabilmente è colpa dello stress, del super-lavoro, della famiglia, pensavo.

Poi d’improvviso ecco l’illuminazione.

Non abbiamo preparato l’articolo per il giornalino!!!!

Adesso mi prende l’ansia. Lo sapevo.

Và a finire che mi richiama il CARLO.

Il telefono incombe, mi sovrasta.

La sua ombra si allunga sui pochi momenti di relax che vorrei concedermi.

Invece ……. il Carlo non mi chiama.

E’ il Rino a richiamarmi!

Infidi. Si sono alleati….. e mi hanno circondato!

E va bene, mi arrendo!

Dopotutto cosa ci vuole a scrivere un’articoletto.

Mica devo vincere il Pulitzer!

Iniziamo.

Ovviamente l’inizio scherzoso è solo per scusarsi del ritardo con cui, ormai

cronicamente, provvediamo all’adempimento del nostro compito istituzionale.

Ringraziamo invece di cuore chi si prodiga e si impegna duramente per consentire la

pubblicazione dello storico giornalino: dall’ideazione dell’opera, al duro compito di

convincere i pigroni di turno, alla realizzazione materiale del giornale, con tutto

quanto ciò comporta.

Quel pizzico di impegno richiesto per la preparazione degli articoli è ampiamente

ripagato dalla gioia di rileggere le impressioni dei molti amici, di rivivere, attraverso i

loro scritti, tutti quei bei momenti trascorsi insieme e le tante esperienze condivise.

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Poter risalire il tempo, sfogliando le vecchie edizioni del giornale, risveglia emozioni

dimenticate e a volte un velo di malinconia si interpone tra noi ed i luoghi, i

personaggi, le avventure che riaffiorano dalle vecchie pagine ingiallite.

Altre volte la lettura è molto più dolce e quando riponiamo il giornalino ci sentiamo più

sereni, più gioiosi e più carichi.

Grazie, quindi, veramente di Cuore a tutti.

Ma chi era De Amicis ?????

Ed anche la sviolinata l’abbiamo fatta…...e una paginetta è stata riempita.

Bando alle ciance : partiamo con l’articolo.

Anzi no, partiamo con la preposizione.

Da Ibiza a La Cornache: praticamente 1500 Km.

Differenze ovviamente ce ne sono, ma neppure tante.

Sarà colpa della globalizzazione.

Ibiza, patria del divertimento, della trasgressione, del peccato; dove scatenare gli

istinti repressi, liberarsi da tutte le inibizioni più profonde per confondersi

nell’ambiguo popolo della notte ed immergersi nel più sfrenato lassismo.

I tipi strani non mancano, pare anzi che facciano a gara nell’esibire le loro

stravaganze.

La Cornache, luogo di meditazione, di contatto con la natura e di spiritualità

prorompente; dove rinfrancare lo spirito nell’armonia della più sincera amicizia e

condivisione, e dove temprare il carattere nel confronto con le dure leggi della

montagna, vera maestra di vita.

I tipi strani non mancano, pare anzi che facciano a gara nell’esibire le loro

stravaganze.

No non è un errore di “copia e incolla”.

Ne abbiamo le prove !

Se vuoi convincertene devi solo girare la pagina (se chi doveva impaginare l’articolo

non ha fatto stupidate)!

Un salutone a TUTTI da tutti i Cunati !!!!!!

P.S.: Ci avete schivati per la cena sociale ma spero ci si possa vedere presto!

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Un’ emozione per sempre … ma che paura ! Emanuele (Dario), Barbara e Lorenzo

La mattina del 4 agosto 2003 Lorenzo, Barbara ed io (Emanuele, meglio conosciuto

come Dario) avevamo deciso di andare al torrente sotto il campeggio per vedere il

signor Angelo mentre pescava.

Lorenzo ci diceva: ”La strada la so io…” convincendoci così a seguirlo (di questo ce ne

pentiamo ancora oggi…).

E in effetti, ridendo e scherzando, riuscimmo a raggiungere in un punto non ben

definito il torrente sotto il campeggio, ma di Angelo neanche l’ombra…

Insoddisfatti decidemmo di trovare un altro modo per passare il tempo. Così

incominciammo a intagliare un legno e a tentare di costruire una fionda, che non fu

mai terminata.

Dopo aver guardato l’orologio, avvertii gli altri che era tardi (11:10) e dovevamo

avviarci per tornare in campeggio.

Come potete capire fin qui ai nostri eroi era andato tutto bene… finché i prodigiosi

rangers non scelsero di… SBAGLIARE STRADA E ANDARE A PERDERSI NEL

BOSCO!!!

Il nostro capoguida (Lorenzo, che dopo questa impresa fu soprannominato da sua

madre Indiana Jones) era infatti sicuro anche nella strada del ritorno… fino a quando

il sentiero non si interruppe proprio sotto i nostri piedi mentre stavamo risalendo…

Al che presi io le redini del gruppo (era meglio se non fosse successo). Proposi o di

ritornare indietro da dove eravamo arrivati o di dirigerci verso il basso, cioè verso il

torrente Buthier, sicuro di poter ritrovare un sentiero che avevo percorso l’anno

prima. Fu scelta l’ultima soluzione………… bella scelta, vero?

Dopo una discesa piuttosto ripida tra sassi, erba e sterpaglie mettendo alla prova le

nostre capacità di discesa in montagna, finalmente raggiungemmo… uno strapiombo

sopra il torrente!

Decidemmo di proseguire in linea col fiume, in direzione della diga a fondovalle. Nel

cuore cominciammo letteralmente a sentirci perduti, senza speranze. Io li guidavo nel

disperato tentativo di trovare un sentiero che ci riportasse indietro, intanto Lorenzo

cercava di rassicurare Barbara che era piuttosto sconvolta. Ben presto però anche io

e Lorenzo cominciammo ad avere la pressione a mille e devo dire che non è affatto

una piacevole sensazione. Continuavamo ad incontrare piccoli sentierini probabilmente

utilizzati da chi va a funghi nelle stagioni appropriate. La speranza era di trovarne uno

che si ricongiungesse con quello principale. Inutile dire che avevamo perso

completamente di vista la discesa descritta sopra e che nessuno di noi aveva quella

cosa che quando non serve è sempre in tasca e quando serve non c’è mai… il cellulare.

Per provare le nostre stesse impressioni basta pensare di essere completamente

circondati da alberi, di sapere solo che il campeggio è lì a sinistra da qualche parte, di

non conoscere nessun sentiero e urlare: MERDA! CI SIAMO PERSI!!! (oppure, in un

modo più dialettale: O VAC! SEM PERDÜ!!!).

Ormai quasi sul punto della disperazione feci nuovamente una proposta: “Continuiamo

per di qui o risaliamo per questo sentierino?”

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La risposta di Barbara ci portò alla salvezza: “Saliamo”. Mentre salivamo ragionammo

sulla questione concludendo che in effetti era la cosa migliore da fare, dato che

sapevamo che il campeggio era lì sopra da qualche parte e, se eravamo scesi,

dovevamo pur risalire!

Il sentiero per funghi stavolta era quello giusto: poco dopo, infatti, eravamo sulla

strada sterrata che conduce al ben conosciuto campo da calcio. ”SIIIIII! Ce

l’abbiamo fatta!!!”, ”Che Dio sia benedetto; abbiamo ritrovato la strada!”, e altre

esclamazioni di ogni genere uscirono dalle nostre bocche…

La Barbara era scoppiata in lacrime e appena raggiungemmo il campo sportivo si fiondò

per aprire la canna dell’acqua.

DEDICHIAMO UN RINGRAZIAMENTO PARTICOLARE A CHI FA I SENTIERI PER

FUNGHI: SENZA DI LORO ERAVAMO ANCORA LA’!

Infine i cuori dei tre “esploratori” si placarono… prima di subire le ire e i rimproveri

dei poveri genitori che intanto erano in enorme apprensione. Il Marco (papà del

Lorenzo) era anche venuto a cercarci in bicicletta… proprio quando noi stavamo

arrivando… (chissà che spavento dopo aver girato a vuoto senza trovarci!). Inoltre i

genitori di Barbara non mangiarono nulla quel mezzogiorno, così come il povero

Lorenzo che venne messo in punizione…

Comunque tutto passò e ci divertimmo insieme con gli altri fino alla fine delle nostre

vacanze.

Penso proprio che non scorderemo facilmente questa avventura che è servita anche

per farci crescere e per farci capire quanto sia importante l’unione di gruppo

soprattutto quando ci sentiamo… persi.

…Ragazzi, è stata proprio UN’EMOZIONE PER SEMPRE… MA CHE PAURA!

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Cronaca di un week-end Lorena Ratti

“Se non venite a trovarci in Valpelline, potreste non trovare posto per le vacanze

invernali!”.

Questo l‘invito esplicito di Nello, collega della nostra amica Tiziana nonché presidente

dell’associazione “La Cornache”, che da diversi anni riunisce un nutrito gruppo di

impavidi campeggiatori a Bionaz, una ridente e fresca oasi alpina della Valle d’Aosta a

circa 1600 m d’altezza.

Così per non contrariare il presidente (che dicono non si arrabbi mai…ma meglio non

appurare) e considerando che il ponte di ferragosto di ben tre giorni, rappresentava

una bella pausa di evasione dal caldo soffocante della periferia milanese, eccoci

improvvisati a nostra volta campeggiatori, con tanto di famiglia al seguito.

La tenda in prestito, i sacchi a pelo, un po’ di spirito d’avventura e via…si parte!

Al nostro arrivo Nello ci accoglie col suo baffo tranquillizzante e, dopo averci indicato

la piazzola dove sistemare la tenda, decide di seguire personalmente i lavori di

montaggio onde evitare che questi, vista la nostra perizia (è la prima volta che

montiamo una tenda!!!!) si protraggano fino a notte fonda.

Terminata l’impresa, abbastanza agevolmente andiamo alla scoperta del posto.

Situato vicino a un laghetto, circondato dal bosco è proprio un piccolo angolo di

paradiso: immerso nella natura, il campeggio diventa parte integrante di essa.

Organizzatissimo con tanto di servizi e acqua calda per una doccia rigenerante al

ritorno da una bella passeggiata.

Al suono della campanella, ci ritroviamo tutti assieme sotto il grande tendone adibito

a sala da pranzo dove in un clima d’allegria ritroviamo volti noti e conosciamo nuovi

amici, che con amichevoli strette di mano ci danno il benvenuto.

Nel pomeriggio andiamo alla diga, imponente baluardo di cemento a pochi minuti d’auto

dal campeggio: il livello del lago, di un azzurro intenso, causa la grande siccità di

quest’anno è parecchi metri al di sotto del livello abituale.

Dopo cena, che non ha nulla da invidiare al pranzo di mezzogiorno, dove i cuochi hanno

dato il meglio di sé, partecipiamo alla lotteria benefica con ricchi premi e cotillons, il

cui ricavato è destinato al sostentamento di una bambina adottata a distanza

dall’associazione, per ricordare in modo concreto una persona cara.

Nella tenda infilati nei caldi sacchi a pelo, la notte passa tranquilla e la mattina ci

ritrova un po’ intirizziti (la temperatura di notte si è abbassata parecchio) e curati a

vista da due nuovi inquilini a otto zampe: invadenti ma innocui.

Il sole invita a muoverci, così dopo colazione, partiamo alla ricerca di bacche di

ginepro, ingrediente indispensabile del sale aromatico (made by Nello) e pigne,

utilissime per preparare un ottimo sciroppo per la tosse.

Ritorniamo alla base giusto in tempo per il pranzo.

Pomeriggio tranquillo dedicato al riposo e alla lettura, mentre i ragazzi giocano a

pallavolo.

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Verso sera scendiamo alla chiesetta del paesino sottostante per la S Messa, dove ci

mescoliamo agli abitanti ormai del tutto indifferenti alla tranquilla invasione dei

turisti nei mesi estivi.

La serata, dopo una mega pizza che, sfornata a più riprese, ci ha permesso di gustare

tutte le varianti create dal cuoco, si consuma allegramente tra canti in allegria

accompagnati dalle immancabili chitarre, mentre amari e caffè riscaldano visi e cuori.

Fuori piove a dirotto….ho deciso….io stanotte non rientro nella tenda, qui nel tendone

mi sento più al sicuro…

La mattina seguente il sole cancella ogni traccia di pioggia: giornata ideale per andar

per funghi (nell’illusoria speranza di trovarli).

Mi aggrego fiduciosa a Giovanni e Andrea, quest’ultimo ribattezzato simpaticamente

Sean Connery, per il fascino del capello brizzolato e lo charme innato che lo circonda,

che anche in alta montagna, non guasta.

Attraversiamo il bosco attenti a non scivolare sull’erba bagnata.

I raggi del sole che filtrano tra gli alberi creano riverberi con alternanza di luci e

ombre mentre l’odore forte e intenso della terra e del muschio, il profumo della

resina mi invadono: cerco di memorizzarli per poterli riassaporare quando sarò

lontana da qui.

Raccolgo i cardi spinosi con l’aiuto di Giovanni che, gentile cavaliere, li sistema nello

zaino, pungendosi al mio posto senza lamentarsi.

Ritorniamo alle tende passando dall’orrido, una gola naturale scavata negli anni dalle

acque impetuose del torrente, e completiamo il giro ad anello intorno al laghetto.

Il tempo di una doccia ed è ora di pranzo: l’aperitivo ci sta proprio bene!

Dopo il pranzo salutiamo tutti e a malincuore ritorniamo a casa con i ricordi ancora

vivi nella mente e la speranza di ritrovare ancora questo posto assieme agli amici in un

non lontano futuro.

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La fiaba dell’Aosta Lara Tolardo & Andrea Barollo

C’era una volta, in un luogo incantato del Regno di Valle d’Aosta, un piccolo campeggio,

dove tanti amici vivevano in armonia e felicità. Alcuni di questi amici erano soliti

trascorrere le giornate a spasso per i monti, ammirando le bellezze di Madre Natura.

Un giorno i più impavidi decisero di intraprendere una lunga passeggiata verso il

Rifugio dei Monti Incatenati, così lasciarono i loro giacigli di buon mattino.

Dopo un breve tragitto coi loro cavalli meccanici, iniziarono l’impresa.

Durante il primo tratto, non troppo faticoso perché pianeggiante, i nostri eroi

costeggiarono di buon passo il Grande Lago dalle acque verdi, e giunsero così alla

Locanda di Prarayer, dove riempirono le loro bisacce e si rifocillarono.

Oltre la Locanda iniziava il Bosco della Vecchia Quercia, un antico albero la cui storia

è narrata dalle leggende più remote del Regno di Valle d’Aosta. Qui alcuni componenti

del gruppo rimasero indietro, a causa delle grosse radici che ostruivano il sentiero.

Dopo il Bosco, i nostri eroi proseguirono lungo l’ampia Pianura Sassosa, attraversata

da un fiume impetuoso. L’estensione di questi luoghi era conosciuta in tutto il regno, e

si narrava come vari esploratori avessero abbandonato l’impresa dopo giorni di

cammino senza veder la meta avvicinarsi.

Ma i nostri eroi continuarono senza desistere davanti alle difficoltà, e quando

qualcuno si scoraggiava, gli altri lo sostenevano e lo spronavano a tener duro.

Arrivati quasi al termine della Pianura c’era un piccolo ponticello di legno, e siccome

era da poco passato il mezzo dì, la compagnia sostò, per consumare carne secca, miele

e frutta selvatica. Lì riposarono e recuperarono le forze, stavano, infatti, per

affrontare il

tratto più

arduo del

percorso: un

invalicabile

muro di rocce

e massi, che

si poteva

superare solo

con l’aiuto

delle Magiche

Catene, che in

tempi remoti

erano state

poste lì dai

primi

avventurieri.

Qualcuno però aveva ormai perso le energie, così preferì fermarsi ad osservare gli

altri, che intanto avevano iniziato ad arrampicarsi, con l’aiuto dei due più esperti, che

li guidavano lungo la salita, indicando i passaggi da seguire nei punti più pericolosi. La

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paura di cadere negli spaventosi burroni assalì un po’ tutti… Ma ecco all’improvviso

stagliarsi davanti ai loro occhi il tanto atteso Rifugio dei Monti Incatenati. Era uno

spettacolo impressionante, la possanza di questa costruzione lasciò tutti a bocca

aperta. Dalle mura, a picco su un dirupo, osservarono strabiliati tutta la Pianura

Sassosa, che a fatica avevano attraversato, e intorno le montagne più belle e più alte

del Regno, facevano da cornice allo splendido paesaggio.

Mentre riposavano, l’incanto e il silenzio erano, ogni tanto, interrotti da qualche

scarica del ghiacciaio lì vicino.

La magia però non durò a lungo, perché il capo della spedizione li richiamò alla realtà,

ricordando quanto fosse lunga la via del ritorno, e quanto fosse ormai vicino

l’imbrunire.

S’incamminarono così, un po’ tristi di lasciare quei luoghi, ma felici al pensiero dei loro

cari e della minestra calda, che li attendevano al piccolo campeggio.

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Minitrekking Fam. Roberto Salvioni

Saltato lo scorso anno per motivi climatici, eccoci alle vacanze 2003 e alla

presentazione di un appuntamento ormai fisso per noi della Cornache che amiamo la

montagna e le escursioni: “il Trekking”.

L’illustrazione del percorso fatto da Carlo, che è oltre al fautore anche il più acceso

sostenitore, risulta chiara e minuziosa nei più piccoli dettagli tanto che, a conti fatti

aderiamo in 16 persone; 4 adulti (Giovanni, Carlo, Roberto e Marco) e ben 12 tra

ragazze e ragazzi, dalle più piccole Marta (11) e Sabrina (12) a seguire Lorenzo,

Riccardo, Manuel, Emanuele F., Ilaria, Francesca, Luca, Alessandro, ai più grandi

Federica A. ed Emanuele il più grande di statura, detto Dario (perché Dario,

chiediamo ai ragazzi? Perché ha la faccia da Dario rispondono in coro).

Il fatto che tutti i giovani del campeggio aderiscono è già un grande successo.

La mattina di sabato 9 Agosto ci vede impegnati ai preparativi, si contano le tendine,

le pentole, le vettovaglie ed altro; poi ciascuno si prepara il proprio zaino.

Il pranzo viene anticipato di mezzora, il tavolo dei ragazzi è ancor più chiassoso del

solito, si percepisce una certa eccitazione in alcuni di loro.

Verso le due del pomeriggio, orario prestabilito per la partenza, ci concentriamo

vicino al laghetto e, dopo l’ormai classica foto di rito e le raccomandazioni di prassi, si

parte.

La lunga fila lascia il campeggio ed entra subito nel vicino bosco, passa la passerella in

legno che costeggia il campo sportivo e prende il sentiero che in discesa porta

all’orrido.

Sul ponte dell’orrido diamo un breve sguardo verso il basso al torrente Buthier,

salutiamo gli amici che ci hanno accompagnato fino a lì e ripartiamo prendendo il

sentiero “Alta Via N° 1 della Valle D’Aosta” che porta al vallone di Vessona.

Il sentiero per i tre quarti del percorso non è molto impegnativo se non a tratti, si

cammina serenamente all’ombra di larici e abeti, i ragazzi chiacchierano tra di loro di

svariati argomenti, li

osservo, stanno

disciplinatamente in

fila tanto che, anche

dopo le brevi soste

che ci prendiamo

soprattutto per

rinfrescarci,

prendono lo stesso

posto in fila.

Dopo circa 4 ore,

attraversata un

ampia pianura, ci

troviamo di fronte

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ad un muraglione, qui il sentiero si inerpica bruscamente, si sale faticosamente a zig

zag, facciamo alcune soste per recuperare fiato e per assicurarci che Marta e

Sabrina non abbiano problemi.

La salita richiede un’ora, al termine ci troviamo all’alpeggio “L’ARMADUN” a 2206

metri di altitudine, in pratica abbiamo percorso un dislivello di 749 metri.

Ci soffermiamo qualche minuto alle baite, chiediamo dell’acqua per rinfrescarci e per

riempire le borracce, scambiamo qualche parola con i mandriani (marocchini), poi ci

spostiamo nei prati poco sopra l’alpeggio, prima meta della nostra avventura.

Ci troviamo in una buona posizione, in una conca di prati verdeggianti, circondati da

montagne non molto blasonate ma pur sempre importanti, c’è un piccolo rigagnolo con

pochissima acqua che scorre li vicino; individuiamo alcuni spiazzi più pianeggianti di

altri e montiamo le 6 tendine multicolore.

Anche in questo caso mi soffermo ad osservare i ragazzi, non c’è nessuno che si

estranea anzi, terminata un lavoro vanno in aiuto di altri infatti, in brevissimo tempo,

il campeggio è pronto.

Prendiamo posto nelle tendine secondo un’ordine precedentemente stabilito, io sono

con Marta e Sabrina ci cambiamo e ci prepariamo per la cena.

Naturalmente c'è il tipico risotto giallo di alta montagna che il Giovanni, da sempre,

cucina per la comunità; anche questa volta viene gradito e gustato, c'è pure richiesta

del bis.

Durante la cena, le mucche che pascolavano attorno alle baite, salgono verso di noi

muovendosi goffamente ma minacciosamente vicino alle tendine, ecco che allora

Giovanni ed altri intervengono tenendoli a bada con i bastoni.

Concludiamo la cena mangiando chi formaggio, chi salame, chi frutta o dell'altro.

Si sta facendo buio quando a Marco viene un'idea geniale: -perché non facciamo il

fuoco?, in un attimo il falò viene acceso allora ci sediamo tutti attorno in cerchio;

ringraziamo il Signore per la magnifica giornata che ci ha concesso, poi tutti assieme

sotto un cielo blu cupo punteggiato di stelle, cantiamo canzoni vecchie e moderne,

scherziamo, ridiamo.

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Verso mezzanotte ci ritiriamo nelle tendine, sono forse l'ultimo ad entrare perché le

mie due damigelle compagne di nottata, (Marta e Sabrina) per mettersi il pigiama si

chiudono dentro anzi, mi chiudono fuori.

Tentiamo di dormire per quel che è possibile fare, qualcuno realmente ci riesce, altri

chiacchierano fino a tardi, altri russano, me compreso mi è stato poi detto.

Ci svegliamo prima del previsto, non fa molto freddo, ed il sole arriva abbastanza

presto, facciamo toilette, colazione, smontiamo le tendine, prepariamo gli zaini poi

tutti in cerchio salutiamo la giornata che sta per iniziare, per noi la seconda di

trekking.

Puntualissimi iniziamo la salita verso il colle di VAMEA (2590 metri), fatta poca

strada ci fermiamo ad una sorgente di acqua per riempire le borracce; continuiamo in

silenzio, in alcuni tratti il sentiero è ripido la fila si dilata per poi ricompattarsi.

Arrivati al colle facciamo una breve merenda quindi ci prepariamo per la discesa che

vista da sopra sembra alquanto ripida, in fondo vediamo il "VALLONE di VERDONA".

Io mi prendo cura di Sabrina (mia nipote) mentre Emanuele F. prende in consegna

Marta, non la lascerà per tutta la discesa che è veramente impegnativa; scendiamo

tutti tenendoci vicini ed all'occorrenza aiutandoci.

Abbiamo anche l'occasione di scorgere una famigliola di marmotte che ci osserva e

che successivamente si mette al sicuro lontano dal sentiero, anche questo arricchisce

la nostra avventura.

Verso mezzogiorno raggiungiamo le baite di "LA TSA" (2317 metri) a circa 100 metri

sorge la "CAPPELLA della MADONNA delle NEVI" che però e chiusa, la cui festa con

visita del minuto Santuario è il 5 di Agosto.

Ci sparpagliamo sui prati per consumare il pranzo al sacco, da lontano scorgiamo delle

figure che vengono verso di noi, sono Francesco Rapacioli, ci fa molto piacere averlo

con noi; Gigi e Andrea P.

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Ci rilassiamo prima di affrontare la lunga e snervante discesa nel Vallone di Verdona

verso il paesino di VERNOSSE, (1265 m.).

Come preannunciato il ritorno mette a dura prova i nostri ammortizzatori ma alla fine,

dopo circa tre ore con un dislivello in discesa di poco più di 1000m, raggiungiamo il

fondo valle dove amici e parenti ci attendono con le macchine per tornare in

campeggio.

L’accoglienza in campeggio è sempre grande, c’è da bere e da mangiare in abbondanza;

i ragazzi stanchi ma entusiasti raccontano le loro esperienze ai genitori, ai nonni alle

zie e ad altri.

Termina qui la nostra avventura, con un augurio per tutti: “Appuntamento per le

vacanze 2004 mi raccomando tenetevi pronti per una nuova esperienza”.

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C’è posta per te Marta Pavan

Oggi è arrivata una lettera per me, felicissima l’ho aperta … il Riki e il Lori mi hanno

mandato le foto del campeggio. La più bella è quella scattata prima della partenza per

il trekking.

A pensarci bene è stata proprio una bella avventura. Per la prima volta anch’io ho

partecipato a questo momento così importante. Devo confessarlo, ero un po’

preoccupata perché non sono una fan delle gite, preferisco la vita del campeggio.

Il primo giorno abbiamo camminato “troppo”, per fortuna il Lele mi ha aiutata per

tutta la giornata; poi finalmente siamo arrivati. Abbiamo mangiato un risotto

buonissimo, cucinato da Giovanni e dopo un po’ di canzoni e chiacchiere, mi sono

addormentata come un sasso.

Il giorno dopo siamo ripartiti e quando siamo ritornati in campeggio tutti ci stavano

aspettando, soprattutto mia nonna che è un po’ apprensiva.

Per qualche giorno ho avuto male a tutti i muscoli, nonostante questo, mi sono

divertita molto.

Grazie a tutti, arrivederci l’anno prossimo.

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Conclusa l’esperienza di campeggio organizzata dal sodalizio “La

Cornache” a Bionaz: “Condivisione e amicizia, valori da riscoprire” articolo apparso su Il Cittadino della Domenica, sabato 27 settembre 2003.

Da pochi giorni si è conclusa, anche per quest’anno, l’esperienza di campeggio organizzato

dall’Associazione La Cornache a Bionaz in Valpelline (Aosta).

Il bilancio di questa esperienza è sicuramente positivo anche per una serie di elementi

dovuti in parte alla natura ed in parte alla nostra organizzazione.

Chi legge questo settimanale ha già avuto modo di conoscere la nostra associazione,

grazie agli articoli pubblicati negli anni scorsi, è ben collaudata da una oltre trentennale

esperienza ed anche quest’anno ha dato i suoi frutti.

Molte sono state le iniziative che hanno caratterizzato la nostra vita sociale tra le quali

aver partecipato ad iniziative sul territorio del nostro comune.

L’iniziativa che più di tutto ci caratterizza è l’allestimento del campeggio che

effettuiamo in montagna a Bionaz appunto. “Mettere in piedi” il campeggio è sempre

molto impegnativo, ma grazie alla laboriosità dei soci, con le più diverse “professionalità”:

chi idraulico, chi elettricista, chi geometra o più semplicemente “sherpa” o altre

mansione, in poco più di due giorni di lavoro tutto è pronto per accogliere i soci per una

serena vacanza all’aria aperta.

Anche quest’anno hanno condiviso con noi le vacanze i ragazzi dell’oratorio di Castano

Primo con il loro parroco don Emanuele, vivendo una splendida esperienza.

In occasione dei vent’anni di costituzione, il gruppo Campeggi Riuniti della Diocesi di

Milano (di cui facciamo parte) , ha consegnato a tutti i gruppi aderenti copia su legno di

una icona raffigurante la trasfigurazione di Gesù e otto momenti della sua vita dal

battesimo all’ascensione, che richiamano le esperienze vissute in campeggio, la vita

comunitaria, l’amicizia, la fatica, la bellezza, la condivisione, la preghiera. Questa icona

che è stata posta nella “tenda della presenza” (tenda chiesa) è stato un richiamo, nei vari

momenti della giornata, a vivere intensamente questi valori.

Il tempo quest’anno particolarmente bello e caldo, ci ha permesso di effettuare

moltissime escursioni tutte molto belle anche se qualcuna con difficoltà maggiori rispetto

agli scorsi anni, poiché il grande caldo ha sciolto i nevai e ci ha costretto a scegliere

percorsi alternativi più difficili e non sempre accessibili a tutti.

Nonostante ciò un gruppo è tornato fin sulla croce che abbiamo posto lo scorso anno sulla

Becca di Chardonney a quota 3500 mt., per consolidare l’ancoraggio e verniciare il legno

per permettere una maggiore protezione.

Parecchi di noi hanno partecipato, con due percorsi diversi, al pellegrinaggio alla cappella

della Madonna della neve, il 5 di agosto, in valle Verdona a quota 2500 per pregare

insieme alla comunità della Valpelline.

Anche quest’anno non poteva mancare il trekking dei ragazzi, splendidamente riuscito: il

cielo terso ha consentito di vedere indimenticabili stelle cadenti ed ammirare la

luminosità del pianeta Marte, quest’anno particolarmente vicino alla terra.

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Questo modo di fare vacanza è uno dei più belli per “andare in disparte” dalla vita

quotidiana e riscoprire e vivere tutti quei valori come l’amicizia, la solidarietà, la

condivisione, la sobrietà e molti altri difficili da sperimentare quotidianamente.

Un solo rincrescimento: anche quest’anno avremmo voluto ospitare , almeno per un giorno,

i bambini di Cernobyl e i loro “genitori adottivi” nel nostro campeggio, ma purtroppo i

tempi della loro permanenza a Muggiò non hanno coinciso con l'apertura del campeggio; a

loro è stato possibile offrire una serata di solidarietà, speriamo di poterlo farlo l’anno

prossimo.

Ornello Barollo Presidente dell’associazione La Cornache

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Anniversari : Everest 50 anni Rino Pessina

Il monte Everest lo conosciamo tutti, con i suoi 8848 mt è la massima elevazione della

terra.

Questo anniversario, potrà essere per noi l’occasione per conoscerlo meglio, per

apprezzare i sogni e la storia di chi lo ha esplorato, conquistato,salito, o solamente

tentato, e dei popoli che hanno sviluppato vita e cultura in quelle terre.

La montagna appartiene alla catena dell’ Himalaya.

Questa immensa piramide di ghiaccio si innalza al confine tra il Nepal ed il Tibet in

una grande regione interessata dal

grande corrugamento cenozoico che

ha dato origine anche alle Alpi.

Nel 1852 gli ufficiali del Survey of

India (servizio Trigonometrico

Indiano) scoprirono che la

montagna designata con il nome di

Peak XV risultava essere la più alta

del mondo.

Il suo nome tibetano è

Chonolungma (Dea Madre della

Terra), il nome nepalese è

Sagarmatha (Alto nel cielo).

Sir Andrei Waugh che a quel

tempo dirigeva il Survey of India

nel 1853 decise di attribuire alla

montagna il nome del suo diretto

predecessore Sir Gorge Everest

(1790 - !866) insigne matematico e

geodeta inglese: il nome è stato

universalmente accettato.

Le tappe della conquista

Il primo europeo a visitare le montagne Himalayane, all’inizio del XVI secolo fu il

missionario francescano Odorico da Pordenone.

All’inizio del secolo (1903) gli inglesi erano già alla ricerca di una via di accesso, con l

progetto di una spedizione che venne accantonata allo scoppio della prima guerra

mondiale.

L’Everest divenne di attualità nel 1919 quando il Dalai Lama permise il passaggio

attraverso il territorio settentrionale tibetano ad un gruppo di studiosi e di alpinisti.

Il Nepal rimaneva ermeticamente chiuso agli stranieri.

1922 La spedizione diretta dal colonnello Howard-Bury raggiunge il colle Nord a

quota 7007 m.

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Nello stesso anno la spedizione del generale C. Granville Bruce, di cui fa parte Gorge

Mallory, il più forte alpinista dell’epoca, si ferma a quota 8320 mt. Sette portatori

travolti da una valanga perdono la vita.

1924 La spedizione diretta da E.Felix Norton, che arriva a quota 8572 mt. da solo, è

funestata dalla scomparsa di G. Mallory e Andrei Irvine dopo aver raggiunto gli 8459

mt.

1932 La spedizione guidata da Hug Rottdlege, con gli alpinisti Eric Shipton, Smythe e

John Birnie, arriva a circa 8750 mt.

Tra il 1935 e il 1938 diverse sono le spedizioni e le ricognizioni da parte di piccoli

gruppi provenienti da diverse nazioni. Anche l’Italia offre importanti contributi di

conoscenza ad opera di esploratori quali Fosco Maraini e Giuseppe Tucci.

Anche il Duca degli Abruzzi compie alcuni viaggi in Himalaya.

1951 tra i compagni di Eric Shipton che guida la Reconnaisance Expedition compare

Edmund Percival Hillary.(Auckland Nuova Zelanda 1919)

1952 una spedizione svizzera con Rayon Lambert e lo Sherpa Tenzing Norkay

(Tsauchu Nepal 1914) raggiunge gli 8595 mt.

29 maggio 1953; alle ore 11,30 Edmund Hillary e Tensing Norkay raggiungono la

vetta.

La spedizione è diretta dal colonnello John Hunt.

La conquista viene festeggiata il mese successivo a Londra per l’incoronazione di

Elisabetta II:

Il colonnello John Hunt, e Edmund Hillary sono nominati Baronetti, allo sherpa

Tensing viene assegnato l’ordine di re Giorgio.

E gli italiani? Dopo una mancata spedizione degli anni 60 che doveva essere condotta

da Riccardo Cassin, gli italiani ci riprovano con successo nel 1973.

Una spedizione composta da 55 militari e 8 civili, diretta da Guido Monzino, consentì a

Mirko Minuzzo, e Rinaldo Carrel con gli sherpa Lakpa Tensing e Sambu Tamang di

raggiungere la vetta dell’Everest, il 5 maggio 1973, muovendo dal campo VI a quota

8400 mt.

Il programma prevedeva la salita alla vetta di 8 cordate composte da 3 elementi

ciascuna: in tutto 16 italiani e 8 sherpa, ma le avverse condizioni atmosferiche ,

consentirono una sola successiva salita, il 7 maggio, a F. Innamorati, C. Benedetti, e V.

Epis, il 7 maggio.

Il peggioramento del tempo, impose poi al capo spedizione di ordinare il ripiegamento

di tutti al campo base.

Impresa storica: nel 1980 Reinhold Messner realizza la prima acsensione solitaria e

senza ossigeno seguita dalla straordinaria cavalcata dall’Everest al Gasherbrum II al

Board Peak .

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Il sogno di toccare la vetta dell’Everest esiste ancora: in cinquant’anni sono solo 22 gli

italiani che sono riusciti a realizzarlo. Tra questi, Mario Curnis di Bergamo ha

coronato il suo sogno di scalare il tetto del mondo, alla bella età di 65 anni lo scorso

anno!

Due soli hanno raggiunto due volte le vetta: R. Messner e A. Moro.

In totale, gli alpinisti che hanno raggiunto la vetta, sono circa 1500, molti erano

sherpa, i più hanno ottenuto il successo grazie all’eccellente preparazione e capacità,

alcuni grazie alla buona sorte.

Ma più del 90% di quelli che sono partiti per l’Everest non hanno raggiunto la cima.

A distanza di cinquant’anni, nonostante i problemi connessi alle numerose spedizioni

che ogni anno danno l’assalto alla montagna, all’evolversi delle tecnologie che

consentono di affrontare in maniera diversa un ambiente così estremo, la “Dea Madre

della terra“ con le sue luci e le sue ombre che si sono susseguite dopo la sua

conquista, rimane il sogno di ogni alpinista che ne ha la possibilità e capacità potenziali

per salirla.

Questa montagna nonostante tutto sopravvivrà al suo giubileo, e per chi vorrà

incontrarla, troverà come per il passato, intatti emozione, poesia , stupore, valore

della sfida temprata dalla fatica nel rigoroso ossequio delle regole che la scalata

impone.

Bibliografia: Lo Scarpone (Notiziario mensile del Club Alpino Italiano)

Aprile – Maggio 2003

La Montagna (Grande Enciclopedia illustrata)

Istituto Geografico De Agostani Editore

CLUB ALPINO ITALIANO 140° anniversario

“A Londra si è fatto un Club Alpino” scriveva Quintino Sella,di ritorno dal Monviso,

commentando la costituzione dell’Alpine Club avvenuta nel 1857.

L’iniziativa del Sella incontrò favorevole accoglienza tanto che sei anni dopo nasceva il

sodalizi

L’assemblea costitutiva del Club alpino Italiano si svolse il 23 ottobre 1863 in una sala

del castello del Valentino dove aveva sede la Scuola di applicazione degli ingegneri,

antenata del futuro Politecnico di Torino. Si trattava dell’istituto tecnico e

scientifico più avanzato voluto tre anni prima da Quintino Sella, ministro delle finanze

nel governo Rattizzi.

E’ qui che il Club Alpino Italiano stabilì la sua prima sede.

La Gazzetta di Torino il giorno dopo, 24 ottobre, diffuse la notizia dell’evento, alla

pagina 3 della rubrica Gazzettino della città: …”Ieri, nelle sale del Valentino, si

riunirono i soci del Club Alpino Italiano. L’assemblea fu numerosa e molti vennero di

lontano per prendervi seggio. Gli Statuti con lievi modificazioni vennero approvati”.

Della storica assemblea si conserva il verbale, dal quale si apprende che durò dalla una

alle quattro del pomeriggio, e che ebbe una quarantina di partecipanti.

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Dopo l’approvazione degli statuti vennero nominati nove consiglieri.

I più votati furono: Quintino Sella, Bartolomeo Gastaldi, Paolo di Saint-Robert,

ognuno con 36 voti.

Ferdinando Perrone di San Martino ottenne 35 voti, ma venne eletto dai consiglieri

primo presidente .

Le finalità dell’associazione sono dichiarate nello statuto: “Il Club Alpino ha per scopo di far conoscere le montagne, più specialmente le italiane, e di agevolarvi le salite e le esplorazioni scientifiche” Dopo l’Alpine Club fondato a Londra nel 1857, l’Osterreicheischer Alpenverein

fondato a Vienna nel 1862 e lo Schweitzer Alpenclub costituito a Glarus in Svizzera

nel 1863, anche l’Italia ha il suo club alpino e la sua sede. La Germania lo avrà nel 1869

e la Francia nel 1874.

Buon Compleanno C.A.I.!

Da: Lo Scarpone (notiziario mensile del Club Alpino Italiano)

Ottobre 2003

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La lunga estate calda Rino Pessina

Quest’anno l’estate è stata calda, anzi torrida come non lo è stata mai a memoria

d’uomo.

Sarà così anche nei prossimi anni? Probabilmente sì. Beninteso che non è possibile

sapere se il prossimo anno sarà caratterizzato da alluvioni o siccità, ma è sicuro che il

clima è cambiato evolvendosi verso gli estremi opposti, così come è sicura che la

tendenza al riscaldamento della terra è crescente e che sta raggiungendo livelli

preoccupanti.

Nessuno aveva previsto l’improvvisa impennata di calore di quest’anno, tutti

prevedevano una crescita graduale, per questo il segnale di allarme è preoccupante.

L’istituto di biometereologia del C.N.R. di Firenze ha confermato che l’eccezionale

ondata di caldo, che ha colpito l’area del Mediterraneo e l’Europa centro

settentrionale, è arrivata dal deserto del Sahara.

Praticamente, il clima del Sahara si è spostato verso nord , è transitato sulla nostra

penisola per invadere il resto dell’Europa, come se l’equatore meteorologico si fosse

spostato verso l’alto di 20°.

Come conseguenza l’alta pressione stabile e prolungata dall’Atlantico al nord della

penisola Indiana ha determinato una lunga assenza di precipitazioni.

La trasformazione climatica è oggetto di discussioni tra gli scienziati e studiosi,

mentre alcuni sostengono che la colpa è dell’uomo, che gli squilibri saranno sempre più

forti e sempre più frequenti, e che aumenterà sempre di più l’impatto dell’energia

solare nella nostra atmosfera, altri affermano: tutto è normale, negli ultimi mille anni,

fenomeni simili si sono già verificati e sono determinati da fattori come le eruzioni

vulcaniche e l’irraggiamento del sole.

E’ certo tuttavia che pur in presenza di mutazioni climatiche naturali, le attività

dell’uomo connesse alla rivoluzione industriale, le hanno accelerate e rese più

marcate.

Con lo sviluppo industriale sono state immesse nell’atmosfera dosi sempre più

massicce di anidride carbonica, responsabile del famoso “Effetto serra” e della

conseguente destabilizzazione del clima.

Molti di noi ricordano le stagioni scandite da precisi segnali climatici: gli inverni rigidi,

con giornate di nebbia fitta che avvolgeva i nostri paesi, e le copiose nevicate che

allietavano le festività natalizie, le primavere con l’aria tiepida, le estati con il caldo

afoso limitato a qualche settimana, ed i frequenti temporali che rinfrescavano

l’aria……

Il caldo torrido comunque, protrattosi per interi mesi, ha causato notevoli disagi nelle

città, non è passato giorno che i quotidiani non riportassero notizie di emergenze per

le persone anziane e decessi dovuti all’afa.

Particolare eco hanno avuto le notizie dei danni del caldo record sulle montagne, a

quote elevate.

In valle d’Aosta sono state chiuse le vie normali al Cervino ed al Monte Bianco per

distacchi di rocce e ghiaccio lungo i percorsi.

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Sul Gran Paradiso, il 12 agosto, una gigantesca frana di rocce si è staccata dalla Testa

di Valnontey (m. 3562) ed è precipitata sul ghiacciaio sottostante ricoprendolo

completamente.

Sul versante est delle Grandes Jorasses poco sopra il rifugio Boccalatte, lo

scioglimento del ghiacciaio, ha fatto riaffiorare una tragedia del 1993.

Il 2 agosto di quell’anno, un gruppo di alpinisti, composto da una guida austriaca con i

suoi due clienti, e due alpinisti francesi, mentre saliva la via normale, venivano

investiti da una spaventosa valanga causata dal distacco di un seracco.

A distanza di dieci anni, due componenti il gruppo, la guida austriaca con un suo

cliente tedesco, sono stati individuati ed estratti dal ghiacciaio.

In Lombardia le temperature elevate hanno fatto salire lo zero termico a quote

elevate

(oltre i 4000 m) hanno ridotto ulteriormente le superfici e gli spessori dei ghiacciai.

Le 403 unità glaciali lombarde coprono una superficie di 114 Km quadrati: in un secolo

l’estensione si è dimezzata.

Sull’Adamello, il disgelo ha fatto riaffiorare i resti della Grande Guerra.

Alcuni escursionisti, al Pian della neve,nei pressi del Venerocolo a 3000 m. di quota

hanno segnalato la presenza di materiale bellico (un cannone da campo) e scheletri

umani riaffiorati dal ghiaccio, recuperati da un elicottero della Regione Lombardia

con a bordo personale del soccorso alpino sono stati trasportati a Sondrio.

E’ ormai scientificamente provato che negli ultimi cinquant’anni, sulla terra,

l’innalzamento della temperatura è stato di 2,5 gradi con una conseguente

trasformazione delle regioni polari.

Al Polo Nord, dal 1980 ad oggi la banchisa del Mar Glaciale Artico ha perso una

superficie di ghiacci più grande di quella della Francia (550.000 Km quadrati).

Al Polo Sud, ai bordi della penisola di Larsen si osserva da tempo la formazione di

crepacci lunghi diversi chilometri e alti decine di metri, che daranno origine nei

prossimi mesi a enormi isole di ghiaccio.

Tutto farebbe pensare che si possa ripetere una situazione simile a quella del 1995,

quando un iceberg di 2.600 Km quadrati, grande più della metà della Valle d’Aosta si

staccò dalla parte settentrionale della penisola di Larsen.

Precedentemente, nel 1986, dalle coste della baia di Ross si erano staccati

giganteschi blocchi di ghiaccio di 11.000 Km. quadrati di superficie.

Un altro problema che ha accompagnato il grande caldo, è stato l’estrema scarsità di

precipitazioni, che ha avuto come causa diretta la scarsa disponibilità di un bene

prezioso come l’acqua.

Il problema quindi è globale, le cause naturali legate ai cicli periodici della natura, non

convincono più nessuno, al contrario le attività dell’uomo responsabili di un quadro così

preoccupante,sono chiamate prepotentemente in causa.

I cicli naturali di mutazioni climatiche hanno sempre avuto un decorso lento, ora

invece stiamo assistendo a sconvolgimenti rapidissimi.

Di fronte a questo scenario non è certamente possibile guardare al futuro con

serenità, c’è da augurarsi solo che l’uomo si fermi in tempo!

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Sintesi GITE ESTATE 2003 Rino Pessina

Vacanza come possibilità di recuperare energie positive, è questo che ci aspettiamo

dalle settimane passate in campeggio a Bionaz, e per noi queste energie positive, si

conquistano in gran parte sui sentieri, sui dirupi, tra le rocce della Valpelline e

dintorni.

Questa estate verrà ricordata per il gran caldo, la scarsità di precipitazioni, la lunga

serie di giornate di sole, che ha consentito come non mai di programmare ed

effettuare un bel numero di gite in montagna senza doversi preoccupare per la

pioggia.

Eccoci qui dunque a riordinare e ad elencare le gite di quest’anno: molte mete sono

sempre le stesse, ma ogni volta la bellezza della montagna ci raggiunge e ci attraversa

in maniera unica. Non esiste una escursione uguale a un'altra, ogni gita è unica, non si

ripete mai.

La mancanza di pioggia, e più in generale la scarsità di precipitazioni dello scorso

inverno, ma soprattutto le temperature elevate in quota, ci hanno fatto conoscere

quest’anno una montagna insolita, ferita, brulla, con prati ricoperti di erba secca.

I nevai scomparsi hanno lasciato un ammasso di sassi neri e pietre instabili. Ne

abbiamo avuto prova salendo alla Becca di Chardonney per far manutenzione alla

Croce; scomparsa la neve è affiorato il ghiaccio vivo ricoperto da uno strato di

pietrisco insidioso che rendeva pericoloso e difficoltoso il procedere.

Così abbiamo deciso, per quest’ anno di rinunciare all’alta montagna almeno dove era

normalmente presente la neve estiva.

Non è stato così per l’Emilius, che con i suoi 3559 mt. ci ha ospitato in una splendida

giornata di sole regalandoci la consueta visione mozzafiato a 360° sulle vette e i

massicci più alti delle Alpi.

Molto belle anche le salite al bivacco Llièe nel vallone Verzignolette, e il trekking dei

ragazzi in Val Vessona.

Per me è stata particolarmente gradita l’escursione al Bivacco Savoia recentemente

costruito a nuovo. Si tratta di una splendida costruzione in legno a capanna, con una

ventina di posti letto, tavoli e panche in legno che emanavano ancora un forte odore di

vernice. In un angolo, la foto di una ragazza con una dedica molto bella:”A papà Miano.

Stelle di luce lassù sui sentieri del cielo dove i tuoi sogni non muoiono all’alba…”

Un ospite gradito, Padre Francesco Rapacioli, missionario del PIME, ci ha

accompagnato in diverse escursioni dando prova di essere un instancabile

camminatore, ed a fine giornata, ci ha dato la possibilità di ringraziare, con la

Celebrazione Eucaristica, Colui che aveva riempito la nostra giornata di emozioni

uniche.

Anche quest’anno passo dopo passo abbiamo raggiunto qualche cima, qualche rifugio,un

valico, una chiesetta, un colle dove il vento ci ha portato l’odore delle montagne,che ci

ha ristorato, ci ha versato silenzio nei pensieri e pace in fondo al cuore.

Buona lettura!

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Sintesi di tutte le gite 2003

Rifugio Crêtes Sèche (2410 m.) Sabato 26 luglio

Partenza dal campeggio per il nuovo sentiero - rifugio Créte Sèche.

Tempo: Bello

Annamaria, Elvira, Carlo.

Bivacco Regondi (2.560 m.) Lunedì 28 luglio

In auto fino a Glassier, sentiero per la conca del Breuil ,lago Cornet bivacco Regondi.

Tempo: bello

Annamaria, Anna R., Lara, Teresa T., Alessandro, Lorenzo, Ornello, Teresina,

Andrea B. Carlo.

Lago Morto (2.843 m.) Martedì 29 luglio

In auto fino alla Diga, sentiero che parte dalla galleria. Lac Long, Lago Morto.

Tempo: Bello (avvistati 3 stambecchi

Anna R., Chiara, Elvira, Antonio, Roberto S., Carlo.

Rifugio Aosta (2781 m.) Venerdì 01 Agosto

In auto fino alla diga, sentiero per Prarayer, rifugio Aosta.

Tempo: bello

Elda, Annamaria, Ornello, Tere, Teresa, Lara, Anna R., Andrea B. Annamaria, Anna R.,

Lara, Elvira, Alessandro, Luca, Roberto S., Emanuele, Andrea B. Teresina, Ornello,

Don Paolo, Antonio, Carlo, Andrea P., Giuseppe

Becca di Chardonney (3.407 m.) Domenica 03 Agosto

In auto fino al villaggio di Créte, strada poderale sentiero per il rifugio Crête Sèches,

Combe de Verts, Alpe di Chardonney, Becca di Chardonney

Tempo: bellissimo (escursione per la manutenzione della croce)

Andrea P., Davide S., Giuseppe, Giovanni, Alessandro, Marco.

Vallone di Montagnaya Lunedì 04 Agosto

In auto fino a Le Ferrere, sentiero per la Combe di Montagnaya, baite alpeggio, Colle

di Montagnaya (2890 m.)

Tempo Bello

Rino, Roberto P., Francesca S., Antonio V. Elda, Paola, Gianluca.

Elda e Paola fino alle baite Aquelou.

Roberto P.,Francesca S., Antonio V., Gianluca. Lago di Montagnaya.

Rino in solitaria fino al colle (2890 m.)

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Madonna delle Nevi – Valle Verdona (2.317 m.) martedì 5 agosto

In auto fino a Oyace loc. Vasinal, sentiero della Valle Verdona.

Tempo: nuvoloso, caldo afoso.

Anna R. Mariangela. Elvira,Teresina, Dario, Ornello, Antonio,Carlo,Angelo R.,

Andrea P. Giuseppe, Gigi, Giovanni.

Dal campeggio Alta Via n. 1 – Colle di Vamea (2590 m.) Val Verdona.

Rifugio Crétes Sèche (2410 m.) - Plan de Sabla (2600 m.) Colle Crête Seches ( 899

m.) mercoledì 6 agosto.

Partenza dal campeggio per il nuovo sentiero - rifugio Créte Sèches.strada poderale

sentiero per il rifugio Créte Sèches.

Tempo: Bello

Rino, Roberto P., Francesca S., Antonio V. Elda, Paola, Gianluca. Padre Francesco,

Cristina, Anna, Francesca R., Luca, Ilaria, Alessandro.

Al Colle: Rino, Roberto Gianluca, P. Francesco, Alessandro.

Plan de Sabla….gli altri.

Finestra di Durand (2.803 m.) Giovedì 7 Agosto.

In auto fino a Glassier, sentiero per la Conca di By, baite de La Balme, Alpeggio di

Thoules, Finestra di Durand, Conca di By, Glassier.

Tempo: Bellissimo.

Padre Francesco, Cristina, Anna, Gigi, Giovanni, Antonio, Carlo.

Monte Emilius (3559 m). sabato 9 agosto

In auto fino a Pila, seggiovia per il Lago di Chamolè 2400 m., Colle di Chamolè 2641 m.,

Lago d’Arbolle 2497 m., Lago gelato 3019 m., P.sso dei Tre Cappuccini 3241 m.,

M.Emilius 3559 m.

Tempo: Bello

Andrea P., Rino, Gigi, Giuseppe, P. Francesco, Davide , Gianluca, Matteo, Roberto G.

Trekking dei ragazzi Vallona di Vessona, Val Verdona sabato 9 agosto domenica 10

agosto.

Partenza dal campeggio, sentiero per l’orrido( alta Via n. 1)

Tempo: splendido.

Riccardo, Lorenzo, Alessandro, Federica A., Ilaria, Francesca, Sabrina, Emanuele,

Dario, Manuel, Marta. Marco, Roberto, Giovanni, Carlo.

Saliti incontro ai ragazzi: P. Francesco, Gigi, Andrea.

Bivacco Savoia (2651 m.) – Rif. Chiarella All’ Amiantè (2979 m.)

martedì 12 agosto

Tempo : Splendido

In auto fino a Glassier, sentiero per la conca di By, Bivacco Savoia, traversata in

quota fino al rifugio Amiantè.

Tempo: splendido

Rino, Davide, Alessandro, Andrea.

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Diga di Place Moulin (m. 1995) martedì 12 agosto

Tempo: Bellissimo

Federica A., Federica B., Chiara C. Matteo, Teresina, Antonio C., Lorella, Giancarlo,

Mariangela, Angelo, Emanuele, Davide, Renata, Marisa G.

Rifugio Prarayer (m. 2005) martedì 12 agosto

Dal Campeggio gita in bicicletta

Tempo: bellissimo

Gianluca, Matteo, Emanuele

Bivacco della Sassa (m. 2973) mercoledì 13 agosto

In macchina fino a Chamen, salita agli alpeggi della comba di Chamen, Comba della

Sassa, Bivacco.

Tempo: Bello, qualche nuvola

Renata, Mariangela, Angelo, Augusto e Alessandra : Fino agli Alpeggi di Pradivalle

Roberto S., Matteo, Giovanni, Antonio, Carlo, Gigi : Al Bivacco

Rifugio Nacamuli (2.828 m.) sabato 16 agosto

In auto fino alla diga, sentiero per le baite d’Oren, Comba d’Oren, Rif. Nacamuli

Tempo: Splendido.

Antonio C., Davide, Andrea.

Bivacco La Lliée (2422 m.) martedì 19 agosto

In macchina fino a Vernosse, salita per il vallone di Verzignolette. Sosta al Bivacco,

salita al Colle di Arpeyssaou m. 2494, discesa alla Cappella della Madonna della Neve,

Vallone di Verdona, Vernosse.

Tempo: Bello

Ambrogio, Davide, Giovanni, al Bivacco: Antonio e Renata.

Rifugio Nacamuli (2.828 m.) Col Collon (m. 3117) mercoledì 20 agosto

In auto fino alla diga, sentiero per le baite d’Oren, Comba d’Oren, Rif. Nacamuli, Col

Collon.

Tempo: Bello, un po’ di nuvole.

Roberto, Chiara, Luca. Ilaria, Alessandro, Cecilia, Pietro.

Al Col Collon: Alessandro e Pietro.

Rifugio Crête Sèches (2410 m.) – Bivacco Spataro (2600 m.)

mercoledì 20 agosto.

Partenza dal campeggio per il nuovo sentiero - rifugio Créte Sèche,.strada poderale

sentiero per il rifugio Crête Sèches.

Tempo: Bello qualche nuvola.

Alberto e Daniela.

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Adozioni a distanza: il nostro gruppo accoglie Maria Lorin Shalma

Ha cinque anni, una sorellina

(adottata da altre famiglie),

una mamma e vive a Bonpara in

Bangladesh.

Suor Giulia Stucchi delle

Missionarie dell’Immacolata

(PIME) con la quale

corrispondiamo da tempo per

Wilma, ci ha caldeggiato questa

nuova adozione e noi, come

gruppo La Cornache, l’abbiamo

accolta molto volentieri,

impegnandoci, insieme alle

suore, affinché possa avere

un’infanzia ed una adolescenza

dignitose.

La foto successiva è della piccola Wilma; ci è stata recapitata, a mano, da suor Giulia

(vedi lettera ) tramite due consorelle appena tornate dal Bangladesh.

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Ritorno dopo un bel po’ di silenzio Suor Giulia Stucchi

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Una nuova casa per i bambini di strada di Garoua (Camerum) Carlo Fossati

Il nostro Gabriele prosegue la

sua esperienza in Cameroun,

impegnato, tra le altre cose,

nella realizzazione del

progetto “Ragazzi di strada”,

voluto dal COE (Centro

Orientamento Educativo), un

organismo non governativo

che ha sede a Barzio e a

Milano, e approvato dalla

diocesi di Garoua.

Il progetto dei ragazzi di

strada è iniziato nel 1996 ad

opera di un gruppo di volontari, ed ora viene portato avanti da 5 educatori

camerounensi, da diversi volontari e da una responsabile del COE, Monia, aiutata da

Gabriele.

Lascio a Monia e al suo gruppo il compito di illustrarvi le ragioni e le finalità di questo

progetto, trascrivendo qui di seguito una lettera da loro inviata il 17 agosto di

quest’anno.

Cari amici e conoscenti, vi scrivo queste righe insieme ai miei colleghi educatori

perché in questi mesi ci siamo più volte ritrovati insieme a dirci: “certo che se

avessimo una casa più grande e luminosa per i bambini, con un po’ più di spazio per

giocare…certo che se avessimo uno spazio per continuare a curare i ragazzi di strada

che escono dall’ospedale … certo che se ci fosse una famiglia disponibile ad aiutarci

nella protezione e cura dei bambini che seguiamo …”. Insomma, più volte ci siamo

ritrovati a sognare e più volte ancora ci ritroviamo incapaci di dare risposta ai bisogni

dei ragazzi di strada, e a riconoscerci come progetto visibile e credibile agli occhi

delle autorità pubbliche e agli sguardi diffidenti e indifferenti della gente.

Abbiamo pensato di coinvolgere tutti voi in questo sogno, perché la difesa dei diritti

dell’infanzia e dell’uomo chiama in causa tutti, perché vorremmo vi uniste a noi nel

dare voce a chi non ne ha, ma soprattutto per camminare con noi per le strade buie di

Garoua cantando e ridendo, nonostante tutto, con i nostri sporchi e ingegnosi

ragazzi,che sanno moltiplicare il nulla che hanno e af-fidarsi ancora alla speranza di

un domani possibile.

Cosa possiamo fare concretamente? Per ora noi abbiamo in mano un’idea che ci

sembra funzionale ed utile, tanta passione e desiderio di realizzarla, perfezionarla e

portarla poi avanti nella quotidianità, e tanti ragazzetti che ci chiedono di non

lasciarli soli e di credere in loro … “anche se siamo banditi”.

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E’ tutto… A tutti voi, ciascuno come può, chiediamo di utilizzare fantasia e creatività

e di mettersi in strada con noi, e fino alla fine del percorso, fino a quando vedremo i

bambini giocare nel cortile della nuova casa, rumorosi e contenti, e speriamo oltre …

Voi credete in sostanza che vi chiediamo soldi? Sarebbe troppo facile … In realtà vi

chiediamo di creare una ”rete di sostegno” al progetto, coinvolgendo amici e amici

degli amici, raccogliendo fondi vendendo mele o cioccolata, facendo incontri dove fate

“ parlare” i ragazzi direttamente attraverso la videocassetta, organizzando mostre,

cene o tavole rotonde, scambiando oggetti che poi rivendete, organizzando spettacoli

se sapete cantare o ballare o recitare, scrivendo un libro cercando di venderlo e tutto

ciò che la vostra fantasia (ed un pizzico di “follia”) vi suggerisce …

E poi vi attenderemo qui a Garoua a costruire, cucire tende, pitturare, inventare canti

e giochi, insomma, a FARE FESTA CON NOI! Grazie,

Monia, Gabriele, Luca,

Hamadou, Justin, Gaetan, Julien,

Jack, Nicolas, Romaine, Robert,

e tutti i bambini ed i ragazzi che camminano con noi per le strade di Garoua!

Nella lettera si dice che il progetto consisterebbe nella realizzazione di una nuova casa. In un altro documento pervenutoci si entra nei dettagli del progetto: si tratterebbe di acquistare un terreno e costruire una “rete di strutture” (una nuova “Petite Maison”, tre camere per le emergenze, una casa per una famiglia, un magazzino, un pozzo, uno spazio per l’orto e per l’allevamento di animali da cortile). Quanto succintamente descritto è riportato nel disegno qui sotto riprodotto. Vale la pena di riportare un altro passo del documento dedicato alla nuova “Petite Maison”, perché aiuta a calarci in questa realtà africana. “Lasciatevi guidare dalla

piantina e dalla fantasia …

Immaginate una casa spaziosa

e luminosa, con l’entrata dal

tetto in paglia da cui partono

tutte le camere, dove si può

mettere un lungo tavolo e

mangiare. Vorremmo un

ufficio spazioso per mettere

archivi, materiale educativo,

documenti e per fare gli

incontri con i ragazzi e le

famiglie, una stanza per fare

dormire i bambini con uno

spazio un po’ separato per

mettere vestiti e il materiale

scolastico, un bagno semplice

di tipo tradizionale (con il

buco per terra), una stanza

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per fare i compiti o giocare quando piove ed una cucina che sia aperta sull’esterno

della casa per poter cucinare sul fuoco a legna.”

Sono sicuro che “La Cornache” non rimarrà insensibile a questo appello e troverà il

modo per dare un suo concreto e generoso contributo. Così ci sentiremo ancor più

vicini a Gabriele, al quale mando tramite il nostro giornalino (che sicuramente gli

perverrà) un caloroso saluto a nome di tutti e un abbraccio affettuoso.

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I menù del campeggio 2003 Ornello Barollo

In conformità a quanto disposto da recenti normative, su consiglio di alcuni esperti e

del Gruppo Campeggi Riuniti della diocesi di Milano (al quale aderiamo da diversi anni),

quest’anno abbiamo introdotto il registro giornaliero dei menù preparati durante il

nostro soggiorno in campeggio.

La normativa prevede per tutti coloro che confezionano e somministrano pasti a

comunità e/o nella ristorazione debbano tenere, oltre al registro delle temperature

per la conservazione dei cibi anche quello dei menù al fine di verificare, in caso di

intossicazione alimentare, quale elemento abbia potuto dar luogo a tale problema.

In osservanza a queste disposizione ho pregato tutti gli addetti al turno di

impegnarsi, oltre a preparare il menu’, anche a scriverlo sull’apposito “registro”.

Penso di fare pertanto cosa gradita nel portare a conoscenza di come si è pranzato e

cenato durante la nostra vacanza (vedi elenco allegato) non solo per ricordare quei

momenti, ma anche perché può essere di aiuto e dare qualche spunto in caso non

sappiate quale menu preparare in famiglia.

Mi auguro anche che possa servire per il futuro affinchè vengano riproposti per le

prossime vacanze menu’ che sono stati particolarmente graditi e sprigioni la fantasia

per inventarne di nuovi!

Buon appetito e buon lavoro a tutti coloro che vorranno sperimentare anche a casa i

menù proposti dai nostri amici.

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Sabato 19 Luglio 2003

Pranzo Cena

primo pasta all'amatriciana riso e prezzemolo

secondo arrosto di vitello prosciutto/salame con melone

contorno patate fritte ed insalata pomodori

dessert frutta tegole

Domenica 20 Luglio

Pranzo Cena

primo pasta al pomodoro pasta con legumi

secondo cotolette di maiale involtini di prosciutto

contorno insalata/verze zucchine trifolate

dessert frutta torta di mele e margherita

Lunedì 21 Luglio

Pranzo Cena

primo gnocchi al pomodoro pasta al forno

secondo bresaola con rucola brasato

contorno pomodori pure'

dessert torcetti torta di mele

Martedì 22 Luglio

Pranzo Cena

primo pasta pomodoro e zucchine risotto alla tirolese (speck e pere)

secondo spiedini alla piastra petto di tacchino al forno

contorno patate al forno melanz. e zucchine grigliate

dessert frutta formaggio

Mercoledì 23 Luglio

Pranzo Cena

primo penne al sugo di tonno pasta alla carbonara

secondo petto di tacchino alla valdostana scaloppine

contorno melanz. e zucchine grigliate. Pomodori insalata mista, carote

dessert frutta pesche sciroppate

Giovedì 24 Luglio

Pranzo Cena

primo pasta ai peperoni ravioli panna e prosciutto

secondo pollo al forno affettati misti

contorno insalata mista patate al forno

dessert frutta crostata con marmellata

Venerdì 25 Luglio

Pranzo Cena

primo pasta all'amatriciana risotto alla monzese

secondo saltimbocca alla romana frittatine miste

contorno verze e pomodori in insalata zucchine trifolate/insalata mista/verze

dessert frutta salame di cioccolato

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Sabato 26 Luglio

Pranzo Cena

primo pipe al tonno rosso

secondo mocetta spezzatino con polenta

contorno insalata e cetrioli formaggio

dessert frutta tortionata alle mele composte

Domenica 27 Luglio

Pranzo Cena

primo risotto ai funghi porcini spaghetti al pomodoro e verdure

secondo vitello tonnato involtini di prosciutto cotto e fontina

contorno insalata e pomodori patatine fritte

dessert frutta torta di mele

Lunedì 28 Luglio

Pranzo Cena

primo SPAGHETTERIA

secondo arista al forno con mele al brandy sughi: pomodoro, puttanesca, pesto,

contorno puré / pomodori in insalata amatriciana, ragù alla bolognese,

dessert formaggi e frutta quattro formaggi affettati/formaggi

Martedì 29 Luglio

Pranzo Cena

primo pasta al forno passato di verdure

secondo bistecche ai ferri bistecche alla milanese

contorno insalata pomodori / insalata

dessert frutta frutta

Mercoledì 30 Luglio

Pranzo Cena

primo risotto allo champagne "sa fregula" alle verdure

secondo lonza con pomodorini omelette ripiene

contorno zucchine al vino bianco pomodori al limone

dessert frutta quadrotti al cioccolato

Giovedì 31 Luglio

Pranzo Cena

primo pasta al pomodoro pasta e fagioli

secondo costate alla piastra polpette di tonno

contorno patate al forno insalata

dessert frutta crostata con marmellata

Venerdì 1° Agosto

Pranzo Cena

primo fusilli panna e prosciutto risotto alla monzese

secondo rotolino capriccioso (salsiccia) polpettone stravagante

contorno torte salate zucchine ragno e pomodori fritti

dessert frutta torta di pesche

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Sabato 2 Agosto

Pranzo Cena

aperitivo con stuzzichini pasta all'amatriciana

secondo polenta con guiness beef pie (arrosto) involtini di prosciutto

contorno insalata patate lessate ed insalata

dessert formaggio / macedonia con gelato torta di mele

Domenica 3 Agosto

Pranzo Cena

primo lasagne al pesto risotto con melanzane e fontina

secondo lonza allo yogurt affettati misti

contorno polenta alla piastra / pomodori insalata

dessert frutta torta di rose e meringhe

Lunedì 4 Agosto

Pranzo Cena

primo spaghetti allo zafferano passato di verdura

secondo zucchine ripiene caciucco di salsicce

contorno pomodori melanzanata

dessert frutta torta con pesche ed amaretti

Martedì 5 Agosto

Pranzo Cena

primo risotto ai funghi porcini minestrina con farfalline

secondo bresaola pollo alla birra

contorno crudità di verdure verdure in insalata

dessert pesche al limone frutta

Mercoledì 6 Agosto

Pranzo Cena

primo pasta alla macugnaghese minestra di riso e prezzemolo

secondo bistecche alla piastra frittata di zucchine, tonno e formaggi

contorno verdure miste in insalata verza in insalata

dessert frutta macedonia di frutta

Giovedì 7 Agosto

Pranzo Cena

primo insalata di riso pasta e fagioli

secondo arrosto di vitello mocetta

contorno puré, insalata peperonata

dessert frutta amaretti con mascarp. e noce di cocco

Venerdì 8 Agosto

Pranzo Cena

primo spaghetti alla carbonara ravioli in brodo

secondo scaloppine al vino bianco polpettine ed affettati misti

contorno verdure di stagione in insalata piselli

dessert frutta torta agli amaretti

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Sabato 9 Agosto

Pranzo Cena

primo pasta con tonno e olive Sa fregula sarda

secondo braciole di maiale ai ferri involtini di prosciutto / formaggi

contorno patate al forno / insalata pomodori e verza in insalata

dessert frutta crostata di frutta

Domenica 10 Agosto

Pranzo Cena

primo antipastino pasta con zucchine speck e zafferano

secondo brasato con polenta frittata, focacce, affettati

contorno zola con polenta verdura fresca

dessert frutta / nocciole croccanti ravioli dolci

Lunedì 11 Agosto

Pranzo Cena

primo spaghetti al pomodoro zuppa alla valpellinese

secondo coniglio alla cacciatora nervetti, fegatini e lumache

contorno polenta abbrustolita pomodori al forno, melanzane agrodolci

dessert frutta quadrotti al cioccolato

Martedì 12 Agosto

Pranzo Cena

primo penne primavera passato di verdura con crostini

secondo polla alla birra caprese e tonno

contorno patate al forno verdure cotte

dessert frutta dolce

Mercoledì 13 Agosto

Pranzo Cena

primo rispo pescato riso con sugo ai peperoni, amatriciana

secondo lonza alla regina formaggi misti

contorno zucchine trifolate, crauti pomodori, patate lessate con sala verde

dessert frutta rotolo con nutella e marmellata

Giovedì 14 Agosto

Pranzo Cena

primo pasta al pomodoro risotto ai formaggi

secondo bistecche alla piastra prosciutto e salame

contorno insalata zucchine trifolate, pomodori, melanzane

dessert frutta pastiera

Venerdì 15 Agosto

Pranzo

antipasto

primo lasagne al forno

secondo arrosto di vitello pizze assortite

contorno insalata, pompdori

dessert macedonia con gelato macedonia, torta

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Sabato 16 Agosto

Pranzo Cena

primo risotto al rosmarino passato di verdure

secondo bocconi di tacchino alla crema verde misto di formaggi

contorno patate lessate pomodori e ragni di patate fritti, cipolle

dessert frutta budino

Domenica 17 Agosto

Pranzo Cena

primo ravioli panna e prosciutto minestrone del contadino

secondo coniglio arrosto affettati misti

contorno insalata verde e pomodori peperonata

dessert frutta frutta

Lunedì 18 Agosto

Pranzo Cena

primo spaghetti al pomodoro pasta e fagioli

secondo bocconcini di pollo crepes

contorno pure' piselli

dessert dolce frutta

Martedì 19 Agosto

Pranzo Cena

primo pasta alla greca riso e prezzemolo

secondo scaloppine al vino bianco bresaola condita

contorno insalata verde pomodori ripieni

dessert frutta verze con acciughine

Mercoledì 20 Agosto

Pranzo Cena

primo pasta amatriciana passato di verdure

secondo grigliata mista bistecche alla griglia

contorno insalata verde e pomodori melanzane in agrodolce

dessert torta di cioccolato e pere frutta

Giovedì 21 Agosto

Pranzo Cena

primo risotto con zucchine minestrone

secondo pollo alla birra gateau alla napoletana

contorno insalata verde e carote julienne melanzane, carote

dessert macedonia con gelato frutta