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Diritto Civile Contemporaneo
Rivista trimestrale online ad accesso gratuito ISSN 2384-8537
www.dirittocivilecontemporaneo.com
Anno IV, numero I, gennaio/marzo 2017
LORDINANZA DI RIMESSIONE ALLE SEZIONI UNITE IN TEMA DI USURA SOPRAVVENUTA
Guglielmo Guarina
www.dirittocivilecontemporaneo.com
Lordinanza di rimessione alle Sezioni Unite in tema di usura
sopravvenuta
di Guglielmo Guarina
Con lordinanza n. 2482/2017, la Prima Sezione Civile ha rimesso gli atti al Primo
Presidente per leventuale assegnazione della causa alle Sezioni Unite Civili in
relazione al contrasto sorto con riguardo alla sorte dei contratti di mutuo pendenti
allentrata in vigore della disciplina antiusura (l. 108/1998).
Il problema si presentato a seguito dellentrata in vigore della l. n. 108/1996, che
fissava nuovi criteri per determinare gli interessi usurari, rendendo, cos, usurari
interessi pattuiti prima in maniera lecita.
Sullefficacia della normativa antiusura sui contratti sorti anteriormente alla l.
108/1996, intervenuta, poi, la l. 24/2001 (di interpretazione autentica)
stabilendo che: ai fini dellapplicazione dellarticolo 644 del c.p. e dellarticolo
1815, 2 comma, c.c. si intendono usurari gli interessi che superano il limite
stabilito dalla legge nel momento in cui essi sono promessi o comunque
convenuti, a qualunque titolo, indipendentemente dal momento del loro
pagamento.
Tale norma stata ritenuta costituzionalmente legittima dalla Corte Costituzionale
(sent. n. 29/02): la norma in esame trova giustificazione, sotto il profilo della
ragionevolezza, nellesistenza di tale obiettivo dubbio ermeneutico sul significato
delle espressioni si fa dare [...] interessi [...] usurari e facendo dare [...] un
compenso usurario di cui allart. 644 cod. pen., in rapporto al tenore dellart.
1815, secondo comma, cod. civ. (se sono convenuti interessi usurari) ed agli
effetti correlativi sul rapporto di mutuo. Lart. 1, comma 1, del decreto legge n.
394 del 2000, nel precisare che le sanzioni penali e civili di cui agli artt. 644 cod.
pen. e 1815, secondo comma, cod. civ. trovano applicazione con riguardo alle sole
ipotesi di pattuizioni originariamente usurarie, impone tra le tante astrattamente
possibili uninterpretazione chiara e lineare delle suddette norme codicistiche,
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come modificate dalla legge n. 108 del 1996, che non soltanto pienamente
compatibile con il tenore la ratio della suddetta legge ma altres del tutto
coerente con il generale principio di ragionevolezza.
Una volta constatato il consolidamento, nel diritto vivente, della fattispecie
dellusura sopravvenuta, la questione di maggiore attualit consiste nella
individuazione delleventuale rimedio che lordinamento deve apprestare tutte le
volte in cui tale fenomeno venga riscontrato.
Parte della giurisprudenza ritiene, in primo luogo, che le vicende sopravvenute del
tasso soglia non incidano sulla validit della pattuizione del tasso di interesse
(Cass., 25 settembre 2013, n. 21885; App. Napoli, 1 ottobre 2010). Da questo
orientamento, viene valorizzato il dato testuale dellart 1 d.l. n. 394/2000 ed, in
particolare, la locuzione indipendentemente dal loro pagamento.
La legittimit iniziale del tasso pattuito, pertanto, spiegherebbe la sua efficacia per
tutta la durata del rapporto, nonostante la sopravvenuta disposizione imperativa
che, per una frazione o per tutta la durata del contratto successiva al suo sorgere,
ne rilevi la natura usuraria.
In altre pronunce giurisprudenziali (Cass., 25 febbraio 2005, n. 4092; Cass., 31
dicembre 2006, n. 2104) si ritenuto, invece, che le norme che prevedono la
nullit dei patti contrattuali che determinano degli interessi con rinvio agli usi, o
che fissano la misura in tassi cos elevati da raggiungere la soglia dellusura
(introdotte con la l. 7 marzo 1996, n. 108, art.4), non siano retroattive (come
precisato da l. 28 febbraio 2001, n. 24 - secondo la quale ai fini dellapplicazione
dellart. 644 c.p. e dellart. 1815 c.c., comma 2, si intendono usurari gli interessi
che superano il limite stabilito dalla legge nel momento in cui essi sono promessi
o comunque convenuti, a qualunque titolo, indipendentemente dal momento del
loro pagamento), e pertanto, in relazione ai contratti conclusi prima della loro
entrata in vigore, non influiscono sulla validit delle clausole dei contratti stessi,
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ma possono soltanto incidere sul rapporto determinandone linefficacia ex nunc,
rilevabile solo su eccezione di parte.
Se, infatti, vero che il giudizio di validit deve essere condotto alla stregua delle
norme vigenti al momento della formazione, tuttavia appare inammissibile che, a
seguito dellentrata in vigore di una norma imperativa, un contratto continui a
produrre effetti vietati dalla nuova norma.
Sebbene latto di autonomia privata si sia compiuto nel passato, esso trova il
proprio limite proprio nellordine pubblico e nelle norme imperative
(PASSAGNOLI, Fonti europee, successione di leggi e rapporti contrattuali pendenti, in Riv.
dir. privato, 2005, 560).
La vicenda in esame impone, in primo luogo, di verificare quali conseguenze
produca una norma imperativa sopravvenuta su un rapporto contrattuale in corso
di esecuzione; e, in particolare, se un contratto valido al momento della
stipulazione possa essere successivamente reso nullo da una norma
sopravvenuta dopo la sua conclusione.
Ci si chiede, quindi, se fatti sopravvenuti, quali una nuova norma imperativa,
possano incidere sulla validit del negozio.
Orbene, il giudizio di nullit del contratto si svolge in base alle norme vigenti al
momento della conclusione, perch la nullit vizio genetico dellatto (c.d.
principio della contemporaneit dellinvalidit al negozio).
Tuttavia, fautori della categoria della nullit sopravvenuta (DONISI, In tema di
nullit sopravvenuta, in Riv. trim. dir. e proc. civ., 1967, 755 ss.; MESSINEO, Il contratto
in generale, in Tratt. di dir. civ. e comm., diretto da Cicu e Messineo, 2, Milano, 1972,
182; BETTI, Teoria generale del negozio giuridico, in Tratt. dir. civ., diretto da Vassalli,
XV, Torino, 307 ss. e 488 ss.; STOLFI, Teoria del negozio, Padova, 1947, 63)
osservano che, ogniqualvolta la conclusione del contratto non realizzi
completamente i suoi effetti come nei contratti ad effetti non istantanei, vale a
dire nei contratti ad effetti differiti e soprattutto in quelli da cui scaturiscono
rapporti di durata lo stesso contratto (non esaurendosi) conserva la sua vitalit e
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continua a rimanere la fonte e la ragione giustificativa della programmazione non
ancora compiutamente realizzata.
In questi contratti, dunque, si ammetterebbe la categoria della nullit
sopravvenuta.
Lefficacia differita dei suddetti contratti di durata consente, infatti, per effetto
della sopravvenienza di una nuova circostanza ogniqualvolta latto non abbia
ancora esaurito i propri effetti la declaratoria di nullit dello stesso atto anche se
originariamente conforme allo schema normativo.
Tali circostanze sopravvenute suscettibili di privare latto dalla sua originaria
validit consisterebbero, innanzitutto, nel venir meno di un elemento essenziale
(come la causa o loggetto), o di un requisito relativo ad un tale elemento, oppure,
in secondo luogo, in un mutamento della legge che lo disciplina, tale da
determinare una sopravvenuta difformit rispetto allo schema legale (CARIOTA
FERRARA, Il negozio giuridico nel diritto privato italiano, Napoli, 1950, 374;
CARRESI, Il contratto, Milano, 1987, 623 ss.).
La figura della nullit sopravvenuta, invero, stata frequentemente negata in
dottrina (TOMMASINI, voce Nullit, in Enc. dir., Milano, 899 ss.; ID., voce
Invalidit, in Enc. dir., XXII, Milano, 1972, 591 ss.; ALPA e BESSONE, Contratti in
generale, Torino, 1992; SCALISI, voce Inefficacia, in Enc. dir., 368; GIOIA, Interessi
usurari: rapporti in corso e ius superveniens, in Corr. giur., 1998, 192; GENTILI, Le
invalidit, in Tratt. dei contratti diretto da Rescigno, I contratti in generale a cura di
Gabrielli, tomo II, Torino, 1999, 1289) ed in giurisprudenza (Cass., 21 febbraio
1995, n. 1877, in Mass. Foro it., 1995; Cass., 27 ottobre 1995, n. 11196, in Foro it.,
1996, I, c. 2866; Cass., 28 gennaio 1998, n. 831, in Foro it., 1998, I, c. 770).
Muovendo, infatti, da una netta scissione tra fattispecie ed effetti e tra atto e
rapporto, si assume come necessariamente contemporanea linvalidit del
contratto con il momento della sua conclusione.
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I fautori della nullit sopravvenuta per cercare di superare le obiezioni che si
muovono allammissibilit di uno stato patologico del contratto causato da fatti
sopravvenuti hanno proposto, allora, di riconoscere effetti ex nunc alla nullit, in
tema di contratti non ancora esauriti, vale a dire di durata o ad effetti differiti
Il contratto affetto da nullit sopravvenuta, infatti, nel periodo precedente
allinvalidazione valido. Non essendo riscontrabile sin dallorigine quella
situazione patologica, non si giustifica loperativit ex tunc, come avviene per la
nullit del contratto originariamente invalido.
Leffetto ex nunc troverebbe piena giustificazione anche da un punto di vista
sistematico.
Nei rapporti di durata, infatti, il legislatore ha escluso leffetto retroattivo in tutta
quella serie di ipotesi in cui gli eventi sopravvenuti incidono sugli effetti del
contratto, ad esempio: nella disciplina della condizione risolutiva (art. 1360, 2
comma, c.c. ); in quella del recesso unilaterale (art. 1373, 2comma, c.c. ); in quella
della risoluzione per inadempimento (art. 1458 c.c. ) e per eccessiva onerosit
sopravvenuta (art. 1467 c.c. ).
Questa ricostruzione, tuttavia, lascia perplessa parte della dottrina (TOMMASINI,
Nullit, cit., 899 ss.; ID., Invalidit, cit., 591 ss.).
Una nullit ex nunc che non incide sullatto, ma solo sugli effetti, appare un
controsenso.
La nullit vizio genetico del contratto, che riguarda latto e non il rapporto; non
si pu qualificare come invalido un contratto e contemporaneamente fare salvi gli
effetti gi prodotti dallatto; in tal modo si rischia di confondere il piano della
validit con quello dellefficacia.
pur vero, infatti, che la nullit non va pi intesa rigidamente come assoluta
improduttivit di effetti dellatto, in quanto sono numerose oggi le ipotesi di
nullit speciali che comportano comunque la produzione di taluni effetti; tuttavia,
una nullit ex nunc appare pur sempre una contraddizione in termini: un atto
sarebbe contemporaneamente valido e invalido.
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In realt, la confusione deriva dalla ambiguit della nozione di nullit
sopravvenuta.
Come stato correttamente puntualizzato dalla dottrina pi attenta, la nullit
sopravvenuta si pu configurare solo allorquando latto non abbia ancora
prodotto alcuno dei suoi effetti fra le parti (SANTORO PASSARELLI, Dottrine
generali del diritto civile, Napoli, 1983, 250-251, afferma esplicitamente che la figura
della nullit successiva, se pure sia da ammettere, ci che dubbio, si verifica
solamente se il negozio sia ancora inidoneo a produrre i suoi effetti).
La nullit successiva si verifica solo se un atto originariamente valido viene
privato di un elemento essenziale quando ancora sia inidoneo a produrre i suoi
effetti.
Questo lunico modo per rendere coerente la figura della nullit successiva con il
concetto di nullit tradizionalmente accolto. Ci per non confondere i piani della
validit e dellefficacia.
Si quindi sottolineato che la nullit sopravvenuta pu colpire solo i negozi con
effetti differiti e, in particolare, quelli che fanno parte di una fattispecie complessa
a formazione successiva, ad esempio: la nullit del testamento a seguito della
condanna allergastolo (art. 32, 2 comma, c.p., ora modificato dallart. 119, l. n.
689/1981) o la revocazione del testamento per sopravvenienza di figli (art. 687
c.c.)
Di conseguenza, nel caso di contratti di durata quando le prestazioni sono state
gi parzialmente eseguite non si pu parlare di nullit sopravvenuta, perch
latto ha gi prodotto effetti.
Le norme imperative sopravvenute, quindi, non possono determinare la nullit
successiva seppure ex nunc dei contratti in corso di esecuzione.
Del resto, lo ius superveniens incide solo sul rapporto e non sullatto genetico.
Pertanto non pu sussistere una nullit, neppure sopravvenuta.
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Coloro che negano che un fatto sopravvenuto o una norma sopravvenuta possano
provocare la nullit successiva del contratto, affermano che in questi casi la
reazione dellordinamento non contro il contratto ma contro i suoi effetti, e che
piuttosto che di invalidit sopravvenuta occorre dunque parlare di sopravvenuta
inefficacia (GENTILI, Le invalidit, in Tratt. dei contratti diretto da Rescigno, I
contratti in generale, a cura di Gabrielli, tomo II, Torino, 1999, 1289).
Linefficacia successiva , dunque, anchessa una vicenda causata da fatti
sopravvenuti che, a differenza della nullit sopravvenuta, non provocano alcuna
alterazione della fattispecie contrattuale, ma incidono unicamente sulla funzione
dellatto che quella non solo di produrre effetti ma anche di farli durare .
Mentre la nullit sopravvenuta incide immediatamente sullatto ed estende i suoi
effetti anche sulle prestazioni gi eseguite che sullatto si fondano, linefficacia
sopravvenuta reagisce unicamente sugli effetti dellatto che rimane in s valido.
Anchessa opera per retroattivamente, tuttavia incontra un duplice limite al quale
invece non soggiace la nullit sopravvenuta.
Tale limite costituito, da un verso, dalle situazioni che, sulla base degli effetti gi
prodotti, si sono costituite in favore dei terzi fino alla domanda intesa a far
dichiarare linefficacia (artt. 1452, 1458, 2 comma, 1467, 2901 c.c.) e, dallaltro,
dalle prestazioni gi eseguite nei contratti di durata.
Appare pi convincente, allora, la tesi che sostiene linefficacia sopravvenuta dei
contratti sui quali incide una nuova norma imperativa.
Linefficacia successiva (o sopravvenuta), come la nullit successiva, una vicenda
causata da fatti sopravvenuti, i quali, per, non alterano la struttura della
fattispecie negoziale, ma incidono unicamente sulla funzione dellatto, che quella
non solo di produrre effetti, ma anche di farli durare (ROMANELLI, Sulla
cosiddetta invalidit successiva degli atti amministrativi, in Jus, 1942, 123 ss.).
La figura della inefficacia sopravvenuta sembra, quindi, idonea a risolvere il
problema del contrasto fra norme imperative sopravvenute e contratto.
Le prestazioni gi eseguite e gli effetti gi prodotti dallatto, infatti, rimangono
fermi, mentre se ne impedisce la prosecuzione.
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Linefficacia che deriva dalla norma sopravvenuta pu pertanto assimilarsi agli
effetti prodotti dalla risoluzione. La risoluzione, infatti, vicenda che riguarda il
contratto come rapporto e non come atto. Quando una prestazione risulti in
contrasto con la norma imperativa sopravvenuta, si potrebbe allora pensare ad
una situazione analoga alla risoluzione per impossibilit sopravvenuta. Le
prestazioni dovute in base al contratto diverrebbero, alla luce della nuova norma,
impossibili giuridicamente e ci comporterebbe la risoluzione. Con la
conseguenza di salvare le prestazioni gi eseguite e impedirne la prosecuzione,
secondo il principio della irretroattivit degli effetti della risoluzione nei contratti
di durata.
Una volta riconosciuta linefficacia delle clausole che prevedono interessi usurari
pattuite ante l. n. 108/1996 si pone il problema delle conseguenze.
Un orientamento, muovendo dal disposto dellart. 1815, 2 comma, c.c., fa
discendere lazzeramento di tutti gli interessi dovuti nel periodo in cui lusura
sopravvenuta si verificata (Trib. Roma, 3 luglio 2014, n. 14443).
Una ulteriore tesi, propugnata dalla Suprema Corte e di gran lunga maggioritaria,
ritiene, invece, che il rimedio consiste nella riconduzione alla soglia della misura
degli interessi (Cass., 11 gennaio 2013, n. 603.; Trib. Napoli, 24 giugno 2012; Trib.
Roma, 30 gennaio 2014; Trib. Torino, 31 ottobre 2014; ABF Napoli, 3 aprile
2013, n. 1796, in Banca Borsa, 2013, 5, II, 487, con nota di QUARANTA; ABF
Roma, 29 febbraio 2012, n. 620).
Secondo tale orientamento ove vengano superate le misure consentite dalla
legge gli interessi corrispettivi e moratori successivamente maturati vanno
considerati usurari e dunque automaticamente sostituiti, anche ai sensi degli artt.
1419, 2 comma, e 1339, in relazione ai diversi periodi, dai tassi soglia pro tempore
vigenti.
Non mancano tuttavia in dottrina le critiche a tale soluzione fondate sul rilievo
che, in assenza di una norma positiva che venga a consentire il transito della
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decisione di autonomia dal livello vietato a quello del limite ammesso, la sanzione
di ricondurre gli interessi addebitati in misura usuraria alle soglie pro tempore
vigenti, determinerebbe per listituto di credito linutilit di tenere un
comportamento virtuoso nei confronti del contratto.
Infatti, solo l dove il cliente muovesse vittoriosamente una contestazione vi
sarebbe per la Banca il rischio di vedersi ricondotto al limite massimo consentito
dalla legge il tasso usurario.
Infine, una recente pronuncia del Tribunale di Monza (Trib. Monza, 7 luglio 2015)
ha avanzato unaltra soluzione: esigere un credito da interessi oltre la soglia legale
prevista dalla l. n. 108/1996 costituisce un abuso del diritto, giacch se vero che
lusura ab origine va riguardata esclusivamente con riferimento al tasso soglia
vigente al momento della stipulazione dellaccordo, altrettanto vero che lesigere
interessi che superano la soglia stessa in base al variare di questa in corso di
rapporto costituisce una modalit censurabile dellesercizio del diritto stesso
ancorch, alla luce del disposto dellart. 1815 c.c. in connessione con quello della l.
n. 24/2001, tale richiesta possa apparire esercizio del diritto formalmente
rispettoso della cornice attributiva dello stesso. In altri termini, il giudice ritiene
non tutelabile dallordinamento la richiesta di interessi che nel momento in cui
vengono a maturare sono oggettivamente usurari.
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Questa Nota pu essere cos citata:
G. GUARINA, Lord inanza d i r imess ione a l l e Sez ion i Unit e in t ema d i usura
sopravvenuta , in Dir. c iv . cont ., 15 marzo 2017