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100 Quesiti
DISCIPLINA DEGLI ESERCIZI PUBBLICI DI SOMMINISTRAZIONE
Raccolta ragionata di quesiti
2017
2
INDICE
A
1. AFFITTO IMMOBILI
2. AGIBILITÀ EDILIZIA - CERTIFICAZIONE
3. ALCOL - LIMITI - ORARI
4. AMPLIAMENTO - LOCALI NON COMUNICANTI
5. AMPLIAMENTO - SUPERFICIE ALL'APERTO
6. APPARECCHIO DA TRATTENIMENTO - DISTANZE LUOGHI SENSIBILI - ORDINE DI CESSAZIONE
7. AREA ALL'APERTO - AMPLIAMENTO
8. ARTIGIANO - CUOCO - DOMICILIO DEL CLIENTE
9. ARTIGIANO - VENDITA - LOCALI DIVERSI
10. ASSOCIAZIONE - SOMMINISTRAZIONE
11. ATTIVITÀ ABUSIVA - VIOLAZIONI
12. ATTIVITÀ CONGIUNTA - SCIA UNICA
13. AZIENDA AGRICOLA - AGRITURISMO
B
14. B&B - LOCAZIONI TURISTICHE
C
15. CASETTA ACQUA - COMUNE - ATTIVITÀ
16. CATERING - AFFITTO LOCALI
17. CATERING - ATTIVITÀ TEMPORANEA
18. CATERING - COLLABORAZIONE
19. CENTRO ESTETICO - RICORRENZA
20. CESSAZIONE - COMUNICAZIONE - SANZIONE
21. CHIOSCHI - AREA PUBBLICA - BANDO - ASSEGNAZIONE
3
22. CHIOSCO
23. CIRCOLO - ATTIVITÀ PUBBLICA - AUTORIZZAZIONI
24. CIRCOLO PRIVATO
25. CIRCOLO PRIVATO - CARATTERISTICHE
26. CIRCOLO PRIVATO - IMPIANTO SPORTIVO
27. CIRCOLO PRIVATO - PRESCRIZIONI
28. CIRCOLO PRIVATO - REQUISITI
29. CIRCOLO PRIVATO - REQUISITI
30. CIRCOLO PRIVATO - TRASFORMAZIONE
31. COMMERCIO - ANTIMAFIA - PROVVEDIMENTO
32. COMMERCIO ELETTRONICO - COTTURA ALIMENTI - CONSEGNA A DOMICILIO
33. COMMERCIO SU AREA PUBBLICA - POSTEGGIO - RILASCIO
34. CONSUMO IMMEDIATO - SOMMINISTRAZIONE
35. CUOCO - DOMICILIO DEL CLIENTE - ARTIGIANO
D
36. DELEGATO - PRESENZA - COLLABORAZIONE
37. DISTRIBUTORE AUTOMATICO - BEVANDE ALCOLICHE - LETTORE
38. DISTRIBUTORI - BEVANDE ALCOLICHE
39. DOMICILIO DEL CONSUMATORE - SCIA UNICA
F
40. FALLIMENTO - GESTIONE
41. FESTA PRIVATA - TRATTENIMENTO
G
42. GESTIONE - SANZIONI
43. GESTORE - PREPOSTO - DELEGATO
4
44. GIOCO - DIFFERENZIAZIONE OFFERTA
45. GIOCHI - LICENZA - TABELLA
I
46. IMPIANTO SPORTIVO - SCIA
47. INTERDIZIONE - REQUISITO MORALE
48. ISCRIZIONE AL REGISTRO - SEGNALAZIONE
L
49. LAVORO ALL'ESTERO - REQUISITO PROFESSIONALE
50. LOCALI
51. LOCALI COMUNICANTI
52. LUDOTECA - CENTRO ESTIVO
M
53. MANIFESTAZIONE - REQUISITO
54. MANEGGIO - CATERING
55. MENSA - UNITÀ LOCALE
56. MODIFICA SOCIALE - SUBINGRESSO
57. MOROSITÀ - SFRATTO
58. MUSEO - AGIBILITÀ
O
59. OCCUPAZIONE DEL SUOLO - VERIFICHE - DURATA
P
60. PREPOSTO - DELEGATO - REQUISITI - VERIFICHE
61. PREPOSTO - NOMINA
62. PREVENZIONE INCENDI
5
63. PROCEDURA FALLIMENTARE - CURATORE
64. PROCEDIMENTO AMMINISTRATIVO - ITINERANTE - SCIA
Q
65. QUALIFICA PROFESSIONALE – PRATICA
R
66. REQUISITI MORALI - CONDANNA - DECRETI
67. REQUISITO - ARTIGIANO ALIMENTARISTA
68. REQUISITO MORALE - CONDANNA
69. REQUISITO PROFESSIONALE - PRATICA
70. REQUISITO - PRESENZA PREPOSTO
71. REQUISITO PROFESSIONALE - REC
72. REQUISITI SANITARI - SOSPENSIONE
73. REQUISITI SANITARI - PROVVEDIMENTO
74. RUMOROSITÀ - VERIFICHE
S
75. SALA GIOCO - ATTIVITÀ CONTIGUA
76. SALA GIOCHI - RAPPRESENTANTE
77. SCIA
78. SCIA - CERTIFICAZIONE ANTIMAFIA - PROVVEDIMENTI
79. SCIA - AGIBILITÀ EDILIZIA
80. SCIA - PREVENZIONE INCENDI
81. SCUOLE - REQUISITI
82. SERVIZI IGIENICI - DISABILI
83. SITO INTERNET - VENDITA SPAZI
84. SORVEGLIABILITÀ - PROVVEDIMENTO
6
85. SOSPENSIONE - TERMINI
86. STRUTTURA RICETTIVA - DESTINAZIONE LOCALI
87. STRUTTURA SANITARIA - RISTRUTTURAZIONE LOCALI
88. SUOLO PUBBLICO - CHIOSCHI - PROCEDURA
T
89. TENDA - DEHORS - TASSA
90. TIPOLOGIA ATTIVITÀ - AGGIUNTA - SORVEGLIABILITÀ
91. TRATTENIMENTO - AGIBILITÀ - CERTIFICAZIONE - COMMISSIONE DI VIGILANZA
92. TRATTENIMENTO - BALLO
93. TRATTENIMENTO - COMPATIBILITÀ
94. TRATTENIMENTO - FESTA PRIVATA
95. TRATTENIMENTO - GESTIONI SEPARATE
96. TRATTENIMENTO - STRUTTURE PROVVISORIE - AGIBILITÀ
97. TUTELA DELL'AREA - LIMITAZIONI
U
98. UTILIZZO LOCALI - COMODATO VERBALE
V
99. VENDITA PER ASPORTO - SCIA SANITARIA
100. VIOLAZIONE - DIFFIDA AMMINISTRATIVA
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A
1. AFFITTO IMMOBILI
» Quesito
Il nostro ente dispone di due chioschi in legno, idonei alla somministrazione di alimenti e bevande, inseriti all’interno di due parchi pubblici. Con precedenti procedure ad evidenza pubblica, sono stati affidati in concessione e sono attualmente utilizzati per l’esercizio dell’attività di somministrazione di alimenti bevande. I contratti quinquennali sono in scadenza e prevedono una clausola di rinnovo a discrezione dell’amministrazione, per altri 5 anni agli stessi patti. A suo avviso è applicabile la proroga di diritto al 31.12.2018 prevista per la sola attività di commercio su aree pubbliche nell’art. 6 comma 8 del D.lgs n. 244/2016 convertito con modificazioni dalla Legge n. 19/2017? Oppure vanno inquadrati come facenti parte del patrimonio indisponibile dell’ente e dati in concessione con le regole del Dlgs. n. 50/2016 in materia di appalti?
» Risposta
Se i chioschi sono di proprietà dell'amministrazione comunale, a ns parere, dovrebbero essere dati in affitto seguendo le disposizioni relative agli appalti pubblici, non si tratta infatti di concessione di suolo pubblico ma di affitto di immobili e quindi, a nostro avviso non dovrebbero essere applicabili le disposizioni contenute nel DL n. 244/2016 che prevedono la proroga al 31.12.2018. Tenuto conto della peculiarità del quesito si consiglia comunque di sentire il parere del legale del Comune.
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2. AGIBILITÀ EDILIZIA - CERTIFICAZIONE
» Quesito
Un esercente ha presentato una SCIA per avvio dell'attività di somministrazione di alimenti e bevande in un locale preso in locazione da un concessionario di servizio pubblico, senza indicare nella Segnalazione gli estremi dell'agibilità, dichiarando che trattavasi di immobile costruito antecedentemente al 1934. ossia prima dell'entrata in vigore del TULLSS n. 1265/1934 art. 221. Ad una nostra richiesta di integrazione della documentazione presentata, anche in considerazione che l'immobile di cui trattasi era stato ristrutturato nel 2014, la ditta ci ha trasmesso una serie di documenti prodotti dal concessionario di servizio pubblico in cui si afferma che " le norme previste sui titoli abilitativi e sull'agibilità di cui all'art. 24 del DPR 380/2001 del T.U. in materia di edilizia, non si applicano alle opere pubbliche da eseguirsi da concessionari di servizi pubblici". Ed ancora
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che "per i fabbricati di concessionari di servizi pubblici non si applicano le disposizioni in materia ci agibilità (ex artt. 24, 25 e 26 DPR 380/2001 e s.m.i.)". Si precisa che agli atti di questo Comune abbiamo soltanto il cambio di destinazione di uso catastale. Per quanto sopra, si chiede un vostro parere se questo Sportello può accettare l'avvio dell'attività così come segnalato dalla ditta o eventualmente le procedure corrette da seguire in considerazione che l'Ufficio Tecnico Comunale non ha dato riscontro alla nostra richiesta di istruttoria avanzata da oltre 30 giorni ed in considerazione alla conclusione del procedimento che questo SUAP dovrà operare.
» Risposta
Dobbiamo premettere che la materia edilizia è trattata in questa rubrica solo marginalmente non rientrando fra quelle di nostra competenza, ad ogni buon conto segnaliamo che gli articoli 24, 25 e 26 non esentano determinati immobili dall’ottenimento della certificazione di agibilità ed inoltre che l’articolo 24 è stato abrogato dal D.lgs 222/2016. La agibilità edilizia attiene ad aspetti di salubrità, staticità e sicurezza degli impianti e quindi riteniamo che difficilmente si potrà derogare da queste condizioni. Ad ogni buon conto deve proprio essere l’ufficio edilizia del comune ad intervenire indicando, formalmente, se veramente l’immobile è esentato dalla certificazione o se invece, necessitando tale documento, provvederà a sanzionare la mancanza ordinando anche lo sgombero dello stesso.
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3. ALCOL - LIMITI - ORARI
» Quesito
La vendita di bevande alcoliche rientra nelle competenze ascritte dall'articolo 117 della Costituzione Italiana allo Stato in quanto rientranti nell'ambito di ordine e sicurezza pubblica. Le bevande calde analcoliche possono essere vendute liberamente da coloro che sono abilitati al commercio su area pubblica di prodotti alimentari, mentre potranno essere somministrate, quindi con la fornitura delle attrezzature necessarie quali bicchieri, tazze ecc. da coloro che siano anche abilitati per la somministrazione per tale attività su area pubblica e che tale abilitazione risulti sul titolo autorizzativo. Per quanto attiene alle bevande alcoliche queste possono essere vendute, nelle modalità e con i requisiti sopra indicati, anche dagli operatori su area pubblica seguendo le previsioni della legge 125/2001 ed in particolare dal suo articolo 14 bis che consente sia la vendita che la somministrazione solamente nell'arco dell'orario compreso fra le ore 7,00 e le ore 24,00. Il comma 2 del medesimo articolo 14 bis prevede che si può derogare al divieto suddetto fatta in occasione di fiere, sagre, mercati o altre riunioni straordinarie di persone ovvero in occasione di manifestazioni in cui si promuovono la produzione o il commercio di prodotti tipici locali, solo se previamente autorizzate dal comune.
» Risposta
La vendita di bevande alcoliche rientra nelle competenze ascritte dall’articolo 117 della Costituzione Italiana allo stato in quanto rientranti nell’ambito di ordine e sicurezza pubblica. Le bevande calde analcoliche possono essere vendute liberamente da coloro che sono abilitati al commercio su area pubblica di prodotti alimentari, mentre potranno essere somministrate, quindi
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con la fornitura delle attrezzature necessarie quali bicchieri, tazze ecc. da coloro che siano anche abilitati per la somministrazione per tale attività su area pubbliche e che tale abilitazione risulti sul titolo autorizzativo.
Per quanto attiene alle bevande alcoliche queste possono essere vendute, nelle modalità e con i requisiti sopra indicati, anche dagli operatori su area pubblica seguendo le previsioni della legge 125/2001 ed in particolare dal suo articolo 14 bis che consente sia la vendita che la somministrazione solamente nell’arco dell’orario compreso fra le ore 7,00 e le ore 24,00. Il comma 2 del medesimo articolo 14 bis prevede che si può derogare al divieto suddetto fatta in occasione di fiere, sagre, mercati o altre riunioni straordinarie di persone ovvero in occasione di manifestazioni in cui si promuovono la produzione o il commercio di prodotti tipici locali, solo se previamente autorizzate dal comune.
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4. AMPLIAMENTO - LOCALI NON COMUNICANTI
» Quesito
Un pubblico esercizio sito in una determinata sede operativa, che si trova all’interno di una galleria coperta, vuole utilizzare un altro locale per somministrare (senza che quest’ultimo abbia i requisiti igienico sanitari. In quest’ultimo si svolgerebbe solo la somministrazione. I nuovi locali non sono comunicanti né contigui ma si tratta di una differente sede operativa in cui si svolgerebbe la sola somministrazione. Si chiede se si possa trattare di aumento di superficie di somministrazione della sede operativa iniziale. Si precisa ancora che i due locali sono situati sotto una galleria coperta.
» Risposta
La situazione non é contemplata dalla L.R. 6/2010 né si é a conoscenza di indicazioni ministeriali su questo argomento. La situazione ideale per poter considerare la nuova superficie di somministrazione quale ampliamento rispetto a quella preesistente è che i due locali siano funzionalmente collegati dall'interno fra loro. Se nulla dispone il regolamento comunale si potrebbe, a ns parere, ritenere un ampliamento se il locale si trova nelle immediate vicinanze e se la somministrazione é totalmente dipendente dal primo locale in termini di personale, ricezione clienti, cucina, cassa ecc., mancando queste caratteristiche si tratta di un nuovo ed autonomo esercizio di somministrazione che deve possedere tutte le caratteristiche, compreso quelle igienico sanitarie, necessarie. Comunque questo locale deve possedere i requisiti igienico sanitari necessari per la somministrazione
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5. AMPLIAMENTO - SUPERFICIE ALL'APERTO
» Quesito
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Si chiede come si configura l'utilizzo da parte degli esercizi pubblici di somministrazione di un'area privata all'aperto, attrezzata con tavoli e sedie e quindi funzionale rispetto ai locali autorizzati per l'esercizio dell'attività. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di un utilizzo temporaneo, legato alla stagione estiva e comunque non stabile essendo condizionato dalle condizioni atmosferiche. La normativa provinciale nel definire la "superficie di somministrazione" non precisa se si debbano intendere solamente locali chiusi o se possano ricomprendersi anche aree all'aperto. Se così fosse, il titolare è tenuto a presentare Scia di ampliamento superficie e quindi poi a segnalare la riduzione? Si presenta problematico anche accertare la sussistenza dei requisiti di natura urbanistico- edilizi trattandosi appunto di aree aperte
» Risposta
La problematica sollevata nel quesito dovrebbe in primo luogo essere affrontata nel regolamento comunale, dato che non provvede nello specifico la norma provinciale. In mancanza di una regolamentazione, a nostro giudizio, non sembra che si possa considerare un ampliamento della superficie di somministrazione, proprio per le caratteristiche di precarietà indicate nel quesito ovvero, sempre a nostro avviso, da considerare come la superficie di suolo pubblico antistante il locale data in concessione dal comune. Non di poco conto però sarà la verifica della destinazione d'uso dell'area, che se non commerciale non potrà essere utilizzata quale attività di somministrazione, salvo che tale utilizzo non sia per brevi periodi tanto da non provocare la distrazione della destinazione d'uso della stessa.
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6. APPARECCHIO DA TRATTENIMENTO - DISTANZE LUOGHI SENSIBILI - ORDINE DI CESSAZIONE
» Quesito
La Polizia locale del nostro Comune ha accertato che un esercizio di somministrazione subentrato dopo l'entrata in vigore della LR 9/2016 (ludopatie) ha installato apparecchi del gioco in violazione dell'art. 5 della LR stessa. L'art. 11 prevede oltre la sanzione amministrativa anche l'apposizione dei sigilli agli apparecchi da gioco. Al riguardo si chiede se sia corretto procedere all'apposizione dei sigilli al momento della notifica del verbale di accertamento e contestazione o al termine del procedimento sanzionatorio (ordinanza di ingiunzione)
» Risposta
L'installazione di apparecchi che consentono la vincita in danaro può avvenire, ai sensi dell'articolo 5 della LR Piemonte 9/2016, solo se si rispettano le distanze dai luoghi sensibili previsti dal comma 1 di tale articolo. Il successivo articolo 11 assoggetta a sanzione chi, non rispettando le disposizioni dell'articolo 5, installa apparecchi di cui all'articolo 110 commi 6 e 7 del TULPS; si deve osservare che l'articolo 1 della legge regionale si pone come obiettivo quello di tutelare la salute dei cittadini dal gioco d'azzardo e quindi per questo motivo, a ns parere, i sigilli andrebbero posti nel momento in cui si accerta la violazione ma non siamo a conoscenza di indicazioni della regione su quanto chiesto né la legge regionale fornisce indicazioni utili
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7. AREA ALL'APERTO - AMPLIAMENTO
» Quesito
Un locale che ha attiguo, ma al momento non comunicante, un'area riservata di servizio, ma alla quale hanno accesso altre persone in quanto si tratta di un cortile comune ad uno stabile, che vuole installare un dehor, con struttura fissa, è da ritenersi ampliamento ? se non viene delimitata l'area accessoria, quindi ritenuta area privata, non vengono meno i requisiti di cui al D.M. 564? ho visto alcune risposte che riportano questa soluzione...."di norma non viene considerata come ampliamento della superficie di somministrazione quella all'aperto, sia che si tratti di suolo in concessione che di area privata; ciò in conseguenza del fatto che tale superficie viene utilizzata in modo non continuativo,"... faccio presente che nel nostro caso l'occupazione, in base alle caratteristiche della struttura e della temporalità diventerebbe perenne. Non abbiamo regolamenti che disciplinano tali situazioni.
» Risposta
Confermiamo le nostre precedenti risposte richiamate nel quesito; di norma non viene considerato come ampliamento della superficie di somministrazione quella all'aperto, sia che si tratti di suolo in concessione che di area privata, ciò in conseguenza del fatto che tale superficie viene utilizzata in modo non continuativo; dovrà quindi essere il regolamento comunale che disciplina l'attività di somministrazione a disporre al riguardo. Ciò premesso si dovrà verificare se il collegamento del locale all'area cortilizia privata, forse condominiale, avvenga nel rispetto delle norme edilizie e se tale collegamento consenta di mantenere il requisito di sorvegliabilità e ciò in relazione alla caratteristica dell'area all'aperto, alla possibilità di accedere nel cortile ad aree private senza essere visti dalla pubblica via ecc… Inoltre perché sia mantenuta la sorvegliabilità il luogo deve poter essere sempre di libero accesso a chiunque dalla pubblica via: il TAR Lombardia, sentenza n. 51 del 16 gennaio 2006, ha ritenuto che dei locali collegati alla pubblica via da un piccolo cortile il quale risulta privo di ostacoli che possano impedire il libero accesso da parte delle forze di polizia siano conformi al D.M. 564/92; dagli artt.1 e 2 del D.M. 564 si desume che non vi deve essere alcun ostacolo all’accesso dalla pubblica via e non può desumersi anche l’obbligo che le porte di ingresso siano immediatamente adiacenti alla pubblica via. Si rammenta che nel caso proposto il dehor dovrà possedere i necessari titoli abilitativi edilizi.
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8. ARTIGIANO - CUOCO - DOMICILIO DEL CLIENTE
» Quesito
Si sta sempre più diffondendo l'utilizzo di persone specializzate che si recano presso l'abitazione del consumatore per preparare pranzi o cene. Tale attività può essere considerata quale attività di somministrazione al domicilio del consumatore (catering) o se si limita alla sola prestazione d'opera (utilizzando cibo e bevande acquistate dal consumatore) non rientra nella definizione di somministrazione al domicilio del consumatore.
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» Risposta
Non si tratta di attività di somministrazione ma di prestazione di servizio e quindi di attività artigianale; l’interessato infatti si limita a mettere a disposizione del cliente solamente la propria professionalità e la propria manualità, utilizzando strutture, prodotti e attrezzature che gli sono messi a disposizione della persona che lo ha incaricato.
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9. ARTIGIANO - VENDITA - LOCALI DIVERSI
» Quesito
Una Ditta artigianale di produzione e vendita pizza d'asporto, che opera nel comune in appositi locali, vorrebbe partecipare agli eventi organizzati dalla Pro Loco comunale (es. festa dello sport, castagnata, ecc), per vendere le proprie pizze, durante la manifestazione, preparate e cotte nel suo locale e trasportate e vendute sotto un gazebo. Si chiede se l'artigiano produttore, potrà vendere i prodotti elaborati senza necessità di dotarsi, per questo, dell'autorizzazione per esercitare il commercio su aree pubbliche, ma solo con la richiesta di occupazione suolo pubblico e se, tale gazebo, necessita della presentazione della richiesta di Registrazione Sanitaria.
» Risposta
L'artigiano può vendere liberamente i prodotti oggetto della propria attività solamente nei locali stessi di produzione o in quelli ad essi adiacenti; nell'ipotesi quindi che la vendita avvenga in luoghi o locali diversi sarà necessario il rispetto della normativa di settore che, nel caso di specie è la disciplina del commercio su aree pubbliche; nel caso in esame potrebbe essere rilasciata autorizzazione temporanea come previsto da art.3, comma 4, della L.R. 10/2001. Non siamo però a conoscenza di eventuali indicazioni della regione Veneto e quindi se sia possibile ancora rilasciare dette autorizzazioni (alcune regioni le hanno eliminate dalla loro legge) stante l’applicazione della disciplina di cui all’Intesa del 5 luglio 2012. Si consiglia di sentire il parere degli uffici regionali.
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10. ASSOCIAZIONE - SOMMINISTRAZIONE
» Quesito
Un'associazione di pescatori aderente a XXX, da anni organizza nella sua sede tre o quattro "pranzi sociali"per i loro soci in date diverse. Gli stessi trasmettono la notifica sanitaria all'ASL . In precedenza veniva rilasciata loro l'autorizzazione alla somministrazione temporanea, in seguito presentavano la SCIA sempre per la somministrazione temporanea in quanto, pur avendo l'affiliazione ad un ente nazionale il loro Presidente non voleva presentare la pratica per somministrazione in circolo privato. Dall'anno scorso l'associazione ha allestito un locale dove si
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effettuano questi pranzi con una frequenza maggiore e che da informazioni non sono riservati ai soli soci. Chiedo cortesemente se occorre invitare il presidente a trasmettere tramite Suap SCIA per somministrazione ai soli soci o se in occasione di ogni pranzo (circa dieci all'anno) può presentare SCIA temporanea di somministrazione rivolta anche ai non soci
» Risposta
L'associazione dovrebbe, a ns parere, considerato che non si tratta di somministrazione occasionale, attivare una attività di somministrazione di alimenti e bevande riservata ai soli soci ai sensi del DPR 235/2001. In tal caso non occorre il requisito professionale ma solo i requisiti morali di cui all’art. 71 del d.lgs. 59/2010. Comunque si consiglia di interessare la Polizia Locale affinché effettui una verifica se la somministrazione avviene solo in favore dei soci o se è rivolta ad un pubblico generico. Se la somministrazione è rivolta ad un pubblico generico occorre scia o autorizzazione (si veda la sezione 3 della Tabella A allegata al d.lgs. 222/2016) ma in questo caso occorrono anche i requisiti professionali, idonea destinazione d’uso dei locali. In entrambe le soluzioni occorre il rispetto dei criteri di sorvegliabilità.
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11. ATTIVITÀ ABUSIVA - VIOLAZIONI
Al titolare di un'osteria che esercita privo di qualsiasi licenza, quale sanzione applicare?
Durante l'ispezione venivano altresì rilevate diverse violazioni.
Dopo qualche giorno viene accertato tramite l'ufficio comunale che il tizio non ha alcuna tipologia di autorizzazione per intraprendere l'attività. Ora mi chiedo, se non è autorizzato ad aprire il locale, oltre alla violazione prevista per tale omissione, potrà rispondere anche di tutte le altre violazioni (es. norme sull' H.A.C.C.P. - cartellonistica - igiene cucina ...etcc. etcc..).
» Risposta
Trattandosi di attività di somministrazione di alimenti e bevande, disciplinata nella regione Veneto dalla legge regionale 29/2007, la totale mancanza di autorizzazione o SCIA per l'esercizio di tale attività comporta l'applicazione della sanzione amministrativa prevista dall'articolo 32 comma 1 della norma regionale; l'ufficio commercio dovrà poi emettere, ai sensi dell'articolo 17 ter del TULPS, il provvedimento di immediata cessazione dell'attività abusivamente svolta. Se nel corso del sopralluogo sono state rilevate ulteriori violazioni, quali quelle di carattere sanitario (mancanza di Scia sanitaria ecc.) relative al mancato possesso dell'autorizzazione alla collocazione delle insegne pubblicitarie dovrà essere perseguito anche per tali fatti. Inoltre occorre verificare se ha omesso la registrazione al registro imprese e in tal caso informare la Camere di Commercio, occorre inviare anche comunicazione alla Agenzia delle entrate.
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12. ATTIVITÀ CONGIUNTA - SCIA UNICA
» Quesito
E’ stata presentata richiesta da parte di un soggetto, esercente l'attività di acconciatore, di poter allestire all'interno degli stessi locali un piccolo corner-bar (dimensioni 1,5 mt x 1,5 mt) al fine di somministrare vino e altre bevande ai propri clienti. si chiede se ciò è possibile ed in caso affermativo quali adempimenti sono necessari.
» Risposta
L'attività che l'acconciatore vuole inserire all'interno della propria attività rientra fra le attività di somministrazione di alimenti e bevande che nella regione Emilia Romagna sono disciplinate dalla legge regionale 14/2013. L'attività può anche essere svolta congiuntamente a quella di acconciatore, sempre che la destinazione d'uso del locale consenta l'esercizio di entrambe e previa presentazione della SCIA Unica prevista dal punto 71 dell'allegato A al D.lgs 222/2016.
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13. AZIENDA AGRICOLA - AGRITURISMO
» Quesito
Il legale rappresentante di una società, titolare di una cantina vincola, mi ha chiesto di poter
effettuare con cadenza regolare delle cene a tema, allo scopo di promuovere i loro prodotti. I
partecipanti interverranno su invito oppure su prenotazione attraverso i social network. Dovrà
essere presentata la scia e la relativa nia sanitaria per i locali dove organizzeranno le cene? I pasti
non verranno preparati sul posto ma forniti dall'esterno da un ristoratore del posto o da una ditta
di catering.
» Risposta
Se l'attività di somministrazione viene effettuata da una ditta specializzata in somministrazione al
domicilio dell'acquirente e invitata per tale evento dal legale rappresentante della cantina sociale
la quale sarà quindi il solo cliente dell'attività di catering, riteniamo che si tratti di attività lecita
che non necessita di alcun titolo abilitante a nome del legale rappresentante in quanto l’impresa
che fornisce il servizio di catering è già autorizzata. Questo però solo se l’impresa di catering fa
anche servizio di somministrazione e quindi sul posto scalda i cibi, li sporziona, li serve ai clienti.
Altra situazione si verifica se i pasti sono somministrati dal legale rappresentante; in tal caso
l’impresa non effettua catering ma si limita a consegnare “ sulla porta” i cibi preparati come una
mera attività di artigianato alimentare. In questo secondo caso riteniamo che l'attività di
somministrazione che il legale rappresentante intende effettuare, debba rientrare potrebbe
nell'ambito di attività agroturistica, alla quale ha diritto di accedere la cantina sociale quale
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produttore agricolo associato, come previsto dall'articolo 2 comma 1 della Legge regionale delle
Marche 3/2002.
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B
14. B&B - LOCAZIONI TURISTICHE
» Quesito
All'interno di una zona a destinazione agricola è possibile utilizzare l'immobile per destinarlo ad attività di b
& b oppure all'attività di locazione turistica?
» Risposta
L'attività di B & B è disciplinata dalla legge regionale del Veneto 11/2013 che al suo articolo 27 comma 1
lettera d) li definisce come strutture composte da una a tre camere per i turisti, ciascuna dotata di un
massimo di quattro posti letto; il titolare deve risiedere nell'unità immobiliare sede del bed & breakfast e
deve ivi alloggiare, in una camera a lui riservata, durante il periodo di apertura della struttura. Il servizio di
prima colazione è servito ai clienti direttamente dal titolare o dai suoi familiari. I bed & breakfast, se
esercitati in via occasionale, anche nell'ambito di ricorrenti periodi stagionali, non costituiscono attività
d'impresa. Dalla definizione dell'attività, a ns parere, sembra desumersi che questa possa essere svolta
solamente in locali con destinazione d'uso di civile abitazione ( e che questa sia l’unica condizioni che rilevi)
ed abitati da colui che intende esercitare questa attività, dovendo il titolare avervi stabilito la propria
residenza anagrafica anche se ubicata in zona agricola. Con l'articolo 27 bis sono definite le attività di
locazione turistica che rientra nelle ipotesi di affitto di immobili a civile abitazione senza l'offerta di alcun
tipo di servizio, anche in questo caso riteniamo che rilevi la destinazione d'uso di immobile a civile
abitazione. Si consiglia comunque di sentire anche il parere dell’ufficio comunale competente in
urbanistica.
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C
15. CASETTA ACQUA - COMUNE - ATTIVITÀ
» Quesito
siamo un SUAP associato e un Comune ci ha presentata una SCIA per "apertura attività di somministrazione acqua naturale e frizzante presso "casetta dell'acqua"". E' davvero obbligato inviare SCIA per ASL anche se la casetta è gestita direttamente dal Comune? e chi possiederà i requisiti professionali?
» Risposta
Se la casetta dell'acqua è gestita dal comune riteniamo che non si tratti di attività commerciale ma di attività istituzionale dell'ente il quale fornisce un servizio ai suoi cittadini. A nostro avviso se è l'ente che gestisce direttamente il servizio non serve alcuna SCIA; comunque è necessario verificare con AUSL per la SCIA sanitaria che dovrebbe eventualmente fare il responsabile del servizio.
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16. CATERING - AFFITTO LOCALI
» Quesito
Un imprenditore intende realizzare nell’ambito dello stesso edificio due distinte attività: un impianto per la preparazione di cibi d?asporto per attività di catering, da localizzare al piano terra della struttura; cedere, a soggetti privati o pubblici, i locali ubicati al piano secondo per particolari eventi, quali feste, ricorrenze, meeting etc.. Se l’attività esercitata al piano terra ha chiara natura imprenditoriale, la concessione in fitto dei locali siti al piano secondo si svolgerebbe senza alcun intervento diretto o indiretto del proprietario e l’onere di curare l’organizzazione degli eventi (manifestazioni culturali, politiche, commerciali, sportive o altro, con o senza consumo in loco di alimenti e bevande), ricadrebbe direttamente sui locatari. Entrambi i locali, nel loro complesso , non sono stati ritenuti in possesso dei requisiti di sorvegliabilità , D.M. 564/1992, ai fini dell’esercizio di una pregressa attività di somministrazione alimenti e bevande tipologia A . Se, pare evidente, la prima attività è soggetta a SCIA, si chiede di conoscere: - se l’attività esercitata al piano terra, e soggetta a SCIA, comunque subordinata al possesso dei requisiti in materia edilizia ed igienico sanitaria, è anche subordinata all’accertamento dei requisiti di sorvegliabilità. - se l’attività esercitata, nelle modalità descritte, al piano secondo, necessita di una qualche
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autorizzazione, e, in particolare, se trattasi di attività soggetta a verifica per l’accertamento dei requisiti di sorvegliabilità.
» Risposta
L'attività che si intende svolgere al piano terra si dovrebbe concretizzare in un locale di preparazione di alimenti e bevande finalizzato alla somministrazione al domicilio dell'acquirente; quindi si dovrà presentare al SUAP una SCIA Unica come previsto dal punto 69 dell'allegato A al D.lgs 222/2016. Tale attività però non consente la vendita per asporto, ma solamente la somministrazione nel luogo che l'acquirente intende utilizzare. I locali posti al piano superiore e che saranno locati dal suo proprietario, che si ritiene sia il medesimo dell'attività di catering, dovranno avere destinazione d'uso consona rispetto all'attività che vi si vuole esercitare all'interno, nell'ipotesi che si effettuino attività di trattenimento si dovrà dotare il locale delle attrezzature e delle autorizzazioni, permessi, nulla osta o quant'altro necessiti allo svolgimento di tale attività, fermo restando poi che sarà il conduttore occasionale a richiedere l'eventuale rilascio della licenza di trattenimento, ma solamente nell'ipotesi che l'attività di spettacolo sia rivolta a soggetti da lui non invitati ma al pubblico generico. Anche l'attività di somministrazione dovrà avvenire a mezzo di azienda autorizzata alla somministrazione al domicilio del consumatore ma che, a ns. parere, non potrà essere la medesima che è titolare e che affitta il locale delle feste, perché in tale ipotesi si tratterebbe di attività di somministrazione rivolta ad un pubblico generico dato che il medesimo soggetto metterebbe a disposizione del cliente sia il locale che l'attività, come se si trattasse di un comune ristorante. La sorvegliabilità dei locali posti al piano primo sarà necessaria solamente se questi saranno utilizzati dall'attività di catering che opera al piano terra per la somministrazione a favore del proprio cliente, ovvero se l’ attività di catering si trasforma in quella di ristorazione; ovviamente in tal caso occorre anche il titolo abilitante per la somministrazione al pubblico.
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17. CATERING - ATTIVITÀ TEMPORANEA
» Quesito
Per eventi (intrattenimenti musicali e trattenimenti danzanti) o feste private organizzate in ville private la ditta organizzatrice, se non si rivolge ad una ditta che effettua il catering, può presentare SCIA per somministrazione temporanea di alimenti e bevande?
» Risposta
La SCIA per somministrazione temporanea, che appunto non necessita del possesso del requisito professionale, può essere presentata solamente in occasioni di eventi e manifestazioni e la festa privata non sembra rientrare in tale occasionalità. Riteniamo invece che si debba utilizzare una impresa di catering abilitata alla somministrazione al domicilio del cliente, che dovrà essere scelta direttamente dal cliente e non dal proprietario della villa utilizzata, in quanto diversamente attiverebbe una agenzia d’affari.
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18. CATERING - COLLABORAZIONE
» Quesito
Il titolare di un ristorante ha stipulato un contratto di Banqueting con una società terza. Esso prevede, ogni fine settimana, la realizzazione di eventi gastronomici promozionali di particolari tipologie e/o marche di alimenti. In particolari la società fornisce un servizio completo di preparazione di piatti e di menù a tema da proporre ai clienti del ristorante, avvalendosi di proprio personale e chef ed utilizzando le proprie materie prime. Il contratto prevede che l'attività resti in capo al titolare, il quale è tenuto a corrispondere alla società, dietro regolare fattura, una percentuale sull'incasso delle serate. Ciò considerato, la scrivente non ha ritenuto necessario la presentazione di alcuna SCIA per l'esercizio dell'attività da parte del titolare del ristorante. Chiedo cortesemente un parere sulla regolarità della procedura e/o quali titoli autorizzativi siano necessari anche i fini del controllo sanitario
» Risposta
Premesso che né la legge 287/1991 né la L.R.6/2010 prende in esame quanto indicato nel quesito, ricostruendo la vicenda, il titolare del ristorante si vorrebbe avvalere dell'attività di un soggetto titolare di esercizio di somministrazione al domicilio del cliente, l'attività verrebbe svolta all'interno del ristorante il cui titolare provvederebbe a incassare i corrispettivi della serata riversando poi al titolare del catering una percentuale pattuita degli incassi. Se la ricostruzione è esatta si rileva che l'iscrizione al registro delle imprese e il titolo autorizzativo per la somministrazione della società di catering non consente il tipo di attività che si vuole svolgere, dato che non somministrerebbe al domicilio del consumatore ma a quello di un titolare di esercizio pubblico e con il diretto intervento di quest’ultimo. Il Ministero dello sviluppo economico ha trattato un caso in parte analogo nella risoluzione n.98416 del 12 giugno 2013, consultabile sul sito alla voce prassi, Il titolare del ristorante, a ns parere, può anche avvalersi della collaborazione di soggetti esterni alla sua azienda, fermo restando che le attrezzature e le merci dovrebbero rimanere di proprietà del ristorante, mentre il soggetto esterno dovrebbe provvedere solamente a prestare la propria attività professionale, probabilmente quale azienda artigianale, che sarà economicamente corroborata attraverso l'emissione di una fattura per prestazione resa.
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19. CENTRO ESTETICO - RICORRENZA
» Quesito
La titolare di un centro estetico vorrebbe, in occasione dell'anniversario di apertura, offrire ai propri clienti un aperitivo accompagnato da alimenti, nel cortile privato antistante l'ingresso dell'attività. Per la somministrazione temporanea la legge prevede che "in occasione di sagre, fiere, manifestazioni religiose, tradizionali e culturali o eventi locali straordinari, e' avviata previa segnalazione certificata di inizio attività priva di dichiarazioni asseverate ai sensi dell'articolo 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241, e non e' soggetta al possesso dei requisiti previsti dal comma 6
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dell'articolo 71 del decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59.". Ma anche in questo caso non è necessario possedere i requisiti professionali?
» Risposta
Non si può trattare di manifestazione e somministrazione temporanea, data la natura stessa dell'evento che non può essere paragonato ad una manifestazione, sagra o fiera. Riteniamo invece che quanto si vuole attuare rientri in una attività occasionale che, se il rinfresco è offerto gratuitamente, non necessita di alcuna SCIA se verificare con AUSL per la regolarità igienico-sanitaria; l'attività che si vuole svolgere potrebbe semplicemente essere affidata ad una azienda di catering.
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20. CESSAZIONE - COMUNICAZIONE - SANZIONE
» Quesito
A seguito di un affitto di azienda di un bar effettuato in data 6.5.2016 con atto notarile registrato per una durata annua ( 6.5.2016-5.5.2017) e di regolare scia per subingresso, l'affittuario ha chiuso l'attività senza dare comunicazione al comune ,al registro delle imprese e alla clientela. Il proprietario dell'azienda per il tramite del suo avvocato ha comunicato al comune che l'affittuario ha chiuso l'attività dal 3.9.2016 ed che il contratto di affitto d'azienda e' risolto di diritto per grave inadempimento contrattuale (moroso). Inoltre, da una verifica camerale, risulta che l'affittuario non ha mai comunicato alla camera di commercio l'apertura dell'unità locale. pertanto, si chiede quali sono i provvedimenti da adottare in questa situazione? occorre sanzionare l'affittuario per la mancata comunicazione della chiusura o eventuale sospensione alla clientela e al comune e segnalare la mancata apertura e successiva chiusura (sospensione) dell'unità locale alla camera di commercio competente?
» Risposta
La mancata iscrizione al registro delle imprese comporta per il comune la semplice comunicazione al registro stesso il quale provvederà all'applicazione della sanzione. La cessazione dell'attività è sottoposta alla comunicazione al comune da inviarsi entro i 30 giorni successivi all'evento, come previsto dall'articolo 1 comma 119 della legge regionale dell'Abruzzo 11/2008 applicando la sanzione prevista dal comma 140. Per quanto attiene alla reintestazione al dante causa, stante quanto indicato nel quesito, è necessario che questi presenti una SCIA di subentro allegandovi un atto sostitutivo di notorietà (art. 47 del 445/2000). Resta facoltà della amministrazione, qualora sia eccepita la falsità di quanto dichiarato di intervenire in autotutela.
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21. CHIOSCHI - AREA PUBBLICA - BANDO - ASSEGNAZIONE
» Quesito
Questo Comune ha inserito nel"Bando per concessione posteggio su aree pubbliche" due chioschi, ovvero, 2 case mobili ad uso bar-ristoro, con somministrazione di alimenti e bevande;le precedenti autorizzazioni scadute erano state concesse ai sensi della L.287/91 per la durata di 10 anni e i chioschi sono stati realizzati dai concessionari con regolare concessione edilizia, con la sottoscrizione di regolare contratto, contenente sia i termini per la realizzazione e sia i termini di gestione dell'attività (es.oneri, manutenzione, esecuzione dei lavori, durata e revoche, canone, ecc.). Si chiede, all'atto della concessione della nuova autorizzazione, che avrà durata 12 anni,da rilasciare ai sensi della L.R. n.24/2015, prendendo a riferimento l'art.27, come occupazione di area pubblica per l'attività di somministrazione, quanto sottoscritto con il suddetto contratto come potrà essere rispettato o se deve essere rispettato; il canone all'epoca per lo specifico caso stabilito sarà ancora tale o bisogna rideterminarlo considerandolo come un normale pagamento di canone per l'occupazione di area pubblica.
» Risposta
Nel quesito si indica che i chioschi erano stati autorizzati ai sensi della legge 287/91 per poi prevedere che si metteranno a bando per una durata di 12 anni ai sensi dell'articolo 27 della LR Puglia 2015 ovvero per commercio su area pubblica. Ciò premesso si rammenta che trattandosi di due diverse tipologie di attività queste sono disciplinate da due diverse normative e procedure. In primo luogo le concessioni per i chioschi, utilizzati per la vendita della stampa quotidiana e periodica, attività artigianali e somministrazione di alimenti e bevande hanno una scadenza eguale a quella delle concessioni utilizzate per il commercio su area pubblica che, al momento e dopo il DL 244/2016 convertito con la legge 19/2017, (decreto mille proroghe) è prorogata al 31.12.2018. Infatti la conferenza Stato Regioni del 16 Luglio 2015, reperibile sul sito, ha indicato di utilizzare al fine di riassegnare tali concessioni i medesimi criteri, durata e disposizioni transitorie, previste dall'intesa raggiunta in data 5 Luglio 2012, anch'essa reperibile sul sito. Se poi invece le due concessioni già in essere si vorranno trasformare in concessioni per l'esercizio dell'attività di commercio si dovrà procedere alla modifica del piano delle aree inserendo i due posteggi e sopprimendo quelli utilizzati per la somministrazione.
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22. CHIOSCO
» Quesito
Dato che la mia Regione non ha ancora dato una risposta ad un quesito il cui esito mi serve con urgenza, invio il testo integrale così inviato alla regione."Questo Comune ha due chioschi, più precisamente:case mobili ad uso bar-ristoro, su aree pubbliche, con autorizzazioni concesse a seguito di bando pubblico per la durata di 10 anni, per l?attività di somministrazione di alimenti e bevande, ai sensi della L.287/91; i chioschi sono stati realizzati dai concessionari con regolare concessione edilizia. Si chiede, dato che le concessioni sono scadute questo anno, se per le nuove si deve seguire la procedura dei bandi prevista dall?Intesa. In tal caso, è ipotizzabile:1) considerare
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le aree dei due chioschi come posteggi sparsi/fuori dai mercati; 2) agli attuali occupanti verrebbe garantita la premialità del 40% prevista dall?Intesa anche senza autorizzazione di tipo A) (su aree Pubbliche) ma di tipo B) (Legge 287/91)? La successiva autorizzazione verrebbe concessa sempre ai sensi della L.R. n.24/2015 per la somministrazione di alimenti e bevande, prendendo a riferimento l7art.27 Se il Comune avesse intenzione di concedere altre aree disponibili per lo stesse genere di attività, considerando queste aree come posteggi sparsi/fuori dai mercati, ed essendo attualmente non concesse, e quindi aree libere, deve essere seguita la procedura standard che prevede di darne comunicazione alla Regione entro il 30 aprile o il 30 settembre di ogni anno." Si potrebbe inserire come posteggio isolato un esercente la somministrazione con autorizzazione itinerante, a cui da tre anni viene concesso lo stesso posto fisso per il periodo estivo; tra l'altro, detto posto è stato individuato con Ordinanza/disposizione del Sindaco, come sede per collocazione chioschi con somministrazione. si ringrazia e si sottolinea l'urgenza.
» Risposta
Le concessioni di suolo pubblico assegnate al fine di poter autorizzare le attività di rivendita della stampa quotidiana e periodica, la somministrazione di alimenti e bevande o l'attività artigianale, sono state oggetto di specifica previsione nell'intesa raggiunta nella conferenza unificata Stato Regioni del 16 Luglio 2015. Per tali concessioni l'intesa stabilisce di applicare alle suddette tipologie di concessioni le medesime previsioni, in materia di durata delle concessioni, di punteggio attribuibile ai partecipanti ai bandi di selezione e alle disposizioni transitorie relative al rinnovo delle concessioni in essere, previste per il commercio su area pubblica e stabilite dall'intesa raggiunta nella conferenza unificata Stato Regioni del 5 Luglio 2012. Le indicazioni di come procedere sono contenute nel Documento Unitario 16/45/cr13c/C11del 24 marzo 2016, alla cui lettura si rinvia. In tal documento si prevede che le Regioni concedono anche per queste attività i 40 punti aggiuntivi per anzianità acquisita nell’area pubblica. Le concessioni in essere e in scadenza, previste e rilasciate per le tre tipologie di attività suddette, dovranno essere messe a bando per le medesime tipologie di attività. Nell'ipotesi che il chiosco adibito alla somministrazione lo si volesse trasformare in chiosco adibito al commercio di prodotti alimentari, bisognerebbe prima dichiarare decaduta la concessione per attività di somministrazione e quindi l'autorizzazione per la somministrazione esistente e poi provvedere a inserire, con delibera di Consiglio, tale area fra quelle previste per il commercio su area pubblica; in tale ipotesi si tratterebbe di un posteggio per commercio aree pubbliche di nuova istituzione e quindi da non inserire nel bando delle concessioni in scadenza, salva diversa indicazione regionale di cui non siamo a conoscenza, ma da assegnare con bando con le modalità standard e le tempistiche previste per i posteggi di nuova assegnazione. Nei bandi di cui all’Intesa vanno inserite solo le concessioni in scadenza. I posteggi non possono essere istituiti con ordinanza del sindaco ma vanno individuati con delibera di Consiglio e assegnati tramite bando pubblico; solo l’assegnatario e quindi il titolare della concessione in scadenza può vantare, partecipando al bando, l’assegnazione anche di 40 punti in aggiunta agli altri punti calcolati per altri criteri
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23. CIRCOLO - ATTIVITÀ PUBBLICA - AUTORIZZAZIONI
» Quesito
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Un circolo privato ha richiesto autorizzazione temporanea n. 20 giornate (con deroga al rumore) dove organizza intrattenimenti musicali, concerti vari, nell’area antistante il circolo, luogo all’aperto aperta a tutti, non ci sono le caratteristiche per richiedere l'80 del TULPS. Serate già pubblicizzate su fb. In tale occasione, utilizzando i locali del circolo, presenta SCIA DI SOMMINISTRAZIONE E NIA SANITARIA per la somministrazione prevista dall’art. 10 REG REG 5/2011 Regione Marche, somministrazione temporanea a tutti. In tale contesto il circolo svolge a tutti gli effetti un attività di ristorazione. Necessita dell’iscrizione alla CCIAA come impresa o altro requisito. I pubblici esercizi della zona sono già in subbuglio. È opportuno informare l?agenzia delle entrate e l’Inps? Vi sono altri limiti, magari dallo statuto dell’associazione per l?esercizio di questa attività. Se si sparge la voce, tutti i circoli iniziano a fare i sabati d?estate, attività di ristorazione. Come dobbiamo comportarci?
» Risposta
Da quanto indicato nel quesito sembra che il circolo si voglia trasformare, magari solo per 20 serate, in una azienda di somministrazione e trattenimento e quindi dovranno essere rispettate tutte le disposizioni relative a quanto prefissato dal circolo. Per ciò che attiene alla somministrazione dovrà essere presentata SCIA Condizionata come indicato dal punto 67 lettera b) dell'allegato A del D.lgs 222/2016 e sono necessari i requisiti professionali. Sarà inoltre opportuno verificare se l'attività di trattenimento necessiti della verifica di agibilità di cui all'articolo 80 del TULPS e il rilascio della licenza di cui all'articolo 68 del medesimo testo. Si rammenta che i locali dovrebbero avere idonea destinazione d'uso e quindi difficilmente compatibili con quelli di circolo privato; inoltre i locali di somministrazione devono avere i requisiti di sorvegliabilità di cui DM 564 del 1992 e anche questi incompatibili con quelli che possiede un circolo. Rammentiamo inoltre che la concessione della deroga per il superamento della soglia massima di rumorosità non vincola il comune all'obbligo del rilascio. trattandosi di attività di somministrazione e spettacolo diretta alla generalità delle persone occorre iscrizione registro imprese.
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24. CIRCOLO PRIVATO
Quesito
Un circolo non aderente ad associazione a carattere nazionale, con finalità sociale e senza scopo di lucro, e che prevede tra le entrate economiche attività commerciali e produttive marginali, ha presentato SCIA per somministrazione ai propri soci. Successivamente la medesima Associazione con riferimento agli stessi locali ha presentato SCIA di somministrazione di alimenti e bevande aperta al pubblico dichiarando il possesso dei requisiti professionali e il rispetto dei criteri di sorvegliabilità con apertura tutti i giorni (tranne il lunedì) dalle ore 11.00 alle ore 14.00 e dalle 18.00 alle 24.00. Si chiede: possono coesistere entrambe le SCIA considerando che diversi sono i criteri di sorvegliabilità? Deve essere iscritta alla Camera di Commercio?
» Risposta
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Il Ministero dello sviluppo economico con risoluzione del 18/7/2014 n. 131684 ha precisato che è “Impossibile la coesistenza nello stesso locale del circolo privato di un'attività di somministrazione di alimenti e bevande agli associati e al pubblico indistinto, in quanto la disciplina della sorvegliabilità dei locali fornisce un profilo di manifesta incompatibilità della coesistenza ipotizzata”.
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25. CIRCOLO PRIVATO - CARATTERISTICHE
Quesito
vorrei sapere se per aprire un circolo privato occorre fare il calcolo della monetizzazione dei parcheggi o se il circolo è escluso. Tra l'altro è sufficiente una scia di nuova apertura? quali requisiti deve avere il locale?
» Risposta
L'attività di somministrazione svolta a favore dei soli soci all'interno dei circoli privati è disciplinata dal DPR 235/2001; l'avvio di tale attività è soggetta alla presentazione della SCIA unica ( d.lgs 222/2016 voci 71 e 72) con allegato lo statuto registrato dell'associazione che dovrà risultare conforme all'articolo 111 ( ora articolo 148) del TUIR DPR 917; nella SCIA dovrà essere dichiarato il possesso dei requisiti morali. Le associazioni di promozione sociale, quali sono appunto i circoli privato dotati di statuto conforme, possono utilizzare per la loro attività qualsiasi tipologia di locale ovvero con qualsiasi destinazione d'uso come indicato dalla legge 383/2000. All'esterno del locale non dovranno essere esposte scritte o pubblicità che rappresentino l'attività di somministrazione che viene svolta all'interno e l'accesso al locale di somministrazione non dovrà avere accesso diretto dalla pubblica via, come previsto dal DM 564/92. Non è previsto per tale attività l'obbligo della dotazione dei parcheggi, salvo indicazioni regionali di cui non siamo a conoscenza.
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26. CIRCOLO PRIVATO - IMPIANTO SPORTIVO
Quesito
Il comune concede a tre associazioni diverse, senza scopo di lucro, aventi finalità sociali, culturale-ricreativa e sportiva una struttura- impianto sportivo unitario comprendente: - locali da adibire a scopi associativi ("locali sociali")con interno un bar per i soli soci dell'associazione;-campo da gioco con annessi spogliatoi. All'interno dei "locali"sociali" l'associazione culturale- ricreativa"A" intende avviare la somministrazione riservata ai soli soci. Durante le manifestazioni sportive (organizzate dall'associazione sportiva "B") si vorrebbe utilizzare lo stesso locale adibito a bar come attività di somministrazione in impianto sportivo. Si chiede come conciliare i due tipi di attività? L'associazione culturale -ricreativa "A"può gestire contemporaneamente la somministrazione
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riservata ai soli soci e anche la somministrazione in impianto sportivo nonostante non è l'associazione che organizza le manifestazioni sportive?
» Risposta
A nostro parere le due attività di somministrazione non possono essere esercitate nel medesimo locale in quanto diversi sono i criteri di sorvegliabilità richiesti dal D.M. 564/1992
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27. CIRCOLO PRIVATO - PRESCRIZIONI
Quesito
Si chiede cortesemente se un circolo privato con attività di somministrazione sia soggetto all'obbligo di esporre orario, listino prezzi, licenza (scia) e sia soggetto al DL 117/07 art. 6 se somministra alcolici oltre la mezzanotte.
» Risposta
L'attività di somministrazione di alimenti e bevande all'interno dei circoli privati non è soggetta alle disposizioni contenute nella legge regionale del Piemonte 38/2006 e quindi non riteniamo sia necessario richiedere al circolo l'esposizione del cartello indicante l'orario di attività prescelto. Sarà invece obbligatorio esporre al pubblico, anche se costituito solo dai soci, sia la licenza che la tabella delle consumazioni, come previsto dall'articolo 180 del regolamento di applicazione del TULPS. Le limitazioni relative alla somministrazione o vendita di alcolici, essendo state emesse sulla base delle materie attinenti all'ordine e sicurezza pubblica dovranno essere rispettate e quindi se l'attività di somministrazione di alcolici prosegue dopo le ore 24,00 dovrà essere esposto, all'ingresso e all'uscita del locale, la tabella indicante le caratteristiche fisiche relative all'assunzione delle bevande alcoliche e dovranno essere messi a disposizione dei clienti i precursori.
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28. CIRCOLO PRIVATO - REQUISITI
Quesito
Una Società Sportiva Dilettantistica, non aderente ad enti od organizzazioni nazionali, intende aprire un'attività non commerciale di somministrazione presso la propria sede. Quali sono i requisiti essenziali che l'ASD deve possedere? In particolare si vuol sapere se l'incaricato alla somministrazione deve possedere i requisiti professionali ex REC.
» Risposta
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Se in sostanza si vuole attivare un circolo privato che svolga somministrazione esclusivamente ai soli associati, la normativa cui si deve fare riferimento è il DPR 235/2001 che stabilisce le regole per le associazioni dotate di statuto conforme alle previsioni dell'articolo 111 del TUIR, ora articolo 148, inoltre il d.lgs 222/2016 ha previsto per i circoli non associati, alla voce 72 della tabella A, il regime amministrativo della autorizzazione più Scia. I locali dovranno rispettare i criteri di sorvegliabilità previsti dal DM 564/92 per i circoli privati. Non è previsto il possesso del requisito professionale per il presidente dell'associazione o altra persona che materialmente svolga l'attività anche se dovesse trattarsi di gestore esterno all'associazione, poiché la somministrazione é rivolta ad una cerchia determinata di persone
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29. CIRCOLO PRIVATO - REQUISITI
» Quesito
Il legale rappresentante di un Circolo ricreativo con somministrazione di alimenti e bevande ai soli soci, che vuole aprire una pizzeria, può vantare il requisito professionale di cui all'art. 71 D.L.gs 26 marzo 2010, n. 59 smi?
» Risposta
Anche se l'esercizio dell'attività di somministrazione di alimenti e bevande ai soli soci del circolo non è soggetta al possesso del requisito professionale, riteniamo che il Presidente possa vantare tale requisito, ai sensi dell'articolo 71 comma 6 lettera b) se potrà dimostrare di aver provveduto in prima persona all'attività di somministrazione per un periodo di almeno due anni nell'ultimo quinquennio.
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30. CIRCOLO PRIVATO - TRASFORMAZIONE
» Quesito
Il titolare di Un'attività di somministrazione di alimenti e bevande con regolare scia dopo diverso tempo trasforma l'attività in associazione culturale,il locale e l'attività svolta non subiscono alcun tipo di variazione. Al primo accesso al locale i clienti si iscrivono all'associazione e viene rilasciata loro la tessera d'iscrizione. Si chiede se tale attività sia regolare e le eventuali sanzioni.
» Risposta
Non esiste l'istituto della trasformazione di una attività di somministrazione da esercizio pubblico a circolo privato, l'interessato dovrà comunicare la cessazione dell'attività di somministrazione e solo dopo potrà presentare SCIA unica per l'attività di somministrazione rivolta a favore dei soli soci, come indicato dal DPR 235/2001; a tale SCIA dovrà essere allegata copia dell'atto costitutivo
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dell'associazione che, registrato, dovrà essere conforme alle disposizioni contenute nell'articolo 111 del TUIR DPR 917/82, ora articolo 148. Due sentenze dei TAR, Emilia Romagna Parma 2/12/2013 n. 361 e Toscana 21/1/2011 n. 134 hanno indicato l'impossibilità di rilasciare all’ingresso a chiunque ne faccia richiesta la tessera associativa. Si evidenzia inoltre che i criteri di sorvegliabilità tra esercizio pubblico e somministrazione in circolo privato sono differenti e quindi l’interessato dovrà modificare la dislocazione del locale adibito a circolo che non potrà avere accesso direttamente dalla pubblica via rispettando quindi le prescrizioni di sorvegliabilità previste dal DM 564/92 per i circoli privati.
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31. COMMERCIO - ANTIMAFIA - PROVVEDIMENTO
» Quesito
Il SUAP in seguito a ricezione di informazione interdittiva antimafia da parte della competente prefettura ha predisposto bozza di ordinanza da adottare nei confronti dell'impresa individuale in questione per:
1) la decadenza dei titoli presentati per il commercio in sede fissa di auto usate (scia ai sensi del D.Lgs. n. 114/1998), per la vendita di cose usate (dichiarazione ai sensi dell'art. 126/8 TULPS) e per il noleggio di auto senza conducente (dich. ai sensi del DPR n.481/2001) , sulla base di quanto disposto dall'art. 67 del codice antimafia;
2) il divieto immediato di prosecuzione delle attività. Ora il dubbio permane in merito all'applicazione di eventuali sanzioni. Premesso che il titolare dell'impresa non ha comunicato alcuna cessazione delle attività e di fatto non siamo a conoscenza dell'effettivo svolgimento delle stesse, si chiede:
- quali/e sanzioni/e dobbiamo applicare?
- le eventuali sanzioni operano automaticamente per sopravvenuta mancanza dei requisiti morali o è necessario procedere ad eventuali accertamenti da parte degli organi di vigilanza?
- nel caso, è necessario emanare relativo provvedimento di ingiunzione da parte dell'ufficio scrivente o e' opportuno comminarle all'interno della stessa ordinanza di decadenza titoli e divieto prosecuzione dell'attività?
» Risposta
L'attività potrà essere considerata abusiva, e quindi soggetta all'applicazione della sanzione amministrativa prevista, solamente dopo che il provvedimento di decadenza dei titoli autorizzativi sia stato notificato all'interessato e lo stesso in seguito sia trovato ad esercitare abusivamente l'attività. Allo stato attuale si potrà procedere con notizia di reato per l'ipotesi di delitto previsto e punito dall'articolo 19 comma 6 della legge 241/90 solamente se la dichiarazione dall'interessato, sottoscritta al momento della presentazione della Scia, sia mendace e cioé se l'interessato ha autocertificato i requisiti morali che non possiede tenuto conto dell'accertamento della Prefettura.
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Si rammenta che l'articolo 126 del TULPS, relativo alla vendita di cose usate é stato abrogato con l'entrata in vigore del D.lgs n. 222/2016 e quindi l'attività abusiva sarà solo quella di vendita in sede fissa (art.22 dlgs n. 114/98) e di noleggio (in questo caso non c'é sanzione specifica) ma solo la sanzione per inottemperanza alla ordinanza.
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32. COMMERCIO ELETTRONICO - COTTURA ALIMENTI - CONSEGNA A DOMICILIO
» Quesito
si chiede se sia disciplinata l'attività di preparazione cibi presso la propria abitazione e successiva vendita on-line degli stessi con trasporto in conto proprio? Se si, è necessario il requisito professionale? Può essere assimilata all'attività di catering?
» Risposta
Fermo restando la verifica della destinazione d'uso dei locali utilizzati per la cottura degli alimenti che, riteniamo, non dovrebbero essere di privata abitazione; l'attività descritta nel quesito si differenzia da quella di catering dal momento che il titolare di quest'ultima oltre a preparare e consegnare gli alimenti svolge anche l'attività di somministrazione al domicilio del cliente, cioè fornisce le attrezzature che consentono la consumazione sul posto, oltre ovviamente allo sporzionamento degli alimenti. L’attività descritta sembrerebbe più attività artigiana di produzione di alimenti per la quale necessità l’iscrizione all’albo degli artigiani e la SCIA sanitaria. Per quanto attiene alla vendita on-line si deve fare riferimento al contenuto del punto 2,6 della circolare n. 3547 del 17.6.2002 con il quale è stato precisato che “per quanto attiene alla vendita su internet effettuata dal produttore artigiano, la non applicazione delle regole previste dal d.lgs. n. 114/1998 è subordinata alla circostanza che la vendita dei propri prodotti -da parte dei soggetti regolarmente iscritti all’albo delle imprese artigiane- avvenga nei locali di produzione o nei locali a questi adiacenti. (...). Ai fini di detta esclusione è fatto però obbligo agli artigiani di evidenziare ai consumatori, all’interno del sito impiegato per l’attività online, che la vendita si conclude presso i locali dell’azienda”. Lo stessa problematica è stata trattata anche nella risoluzione n. 183332 dell’11 novembre 2013
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33. COMMERCIO SU AREA PUBBLICA - POSTEGGIO - RILASCIO
» Quesito
Il titolare di un bar vorrebbe consentire a un terzo in possesso dei requisiti di friggere panelle nell'area esterna già autorizzata per l'apposizione di tavoli e sedie ,il sabato , la domenica e nei festivi. Preciso che l'area è interdetta al traffico. Cosa fare, come autorizzare e quale è la norma di riferimento ?
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» Risposta
La concessione di suolo pubblico che la pubblica amministrazione ha rilasciato al barista è riservata a lui stesso e non può a nessun titolo essere ceduta, anche parzialmente, a terzi; la persona che la utilizzerebbe per produrre cuocendoli prodotti alimentari verrebbe a svolgere o attività di tipo artigianale o commercio su area pubblica mediante l'utilizzo di posteggio (verificare iscrizione Registro imprese) e quindi in questo ultimo caso occorre autorizzazione di tipo a) prevista dall'articolo 1 comma 2 della legge regionale della Sicilia 18/95 che può essere rilasciata solo attraverso la partecipazione ad un bando pubblico di selezione e sempre che tale posteggio sia stato individuato e inserito nel piano delle aree predisposto dal comune, come previsto dall'articolo 16 del D.lgs n. 59/2010. Se invece si tratta di un artigiano che produce e vende sul luogo di produzione occorre seguire le regole indicate nell'intesa Conferenza Stato Regioni del 16 luglio 2015 e quindi applicare anche per le occupazione di area pubblica da parte di imprese artigiane l'Intesa del 5 luglio 2012.
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34. CONSUMO IMMEDIATO - SOMMINISTRAZIONE
» Quesito
Al nostro S.U.A.P. è pervenuta una S.C.I.A. di apertura di un esercizio di somministrazione di alimenti e bevande di tipologia "A", in cui vengono segnalate le attività di vendita al dettaglio di pesce, molluschi e crostacei, trasformazione degli stessi in preparati alimentari destinati all'asporto ed alla ristorazione con somministrazione di alimenti e bevande nell'esercizio che si compone in un locale di vendita al dettaglio (circa 40 mq), una cucina (circa mq 20) e due sale per la somministrazione (circa 50 mq)con annessi servizi igienici per il pubblico. Il titolare dichiara di essere in possesso dei requisiti professionali per esercitare la vendita e la somministrazione dei prodotti alimentari. Si chiede un Vostro parere in merito alla tipologia di Segnalazione/i di inizio attività corretta da presentare, se possono coesistere le due attività (vicinato e somministrazione) considerando che quest'ultima non viene segnalata come "somministrazione non assistita". Ringraziando anticipatamente per la vostra professionalità e per le vostre puntuali e sollecite risposte ai nostri quesiti.
» Risposta
Le due attività, commercio di prodotti alimentari e somministrazione di alimenti e bevande, possono anche coesistere nei medesimi locali, anche se si segnala che gli esercizi pubblici di somministrazione e quindi anche quelli di ristorazione di cui alla tipologia a) dell'articolo 5 comma 1 della legge 287/91, possono vendere per asporto i prodotti oggetto della propria attività di somministrazione. Nell'ipotesi prevista dal quesito però, trattandosi di due diverse tipologie di attività produttive, si dovrebbero presentare due diverse SCIA; una per l'attività di commercio su area privata per esercizio di vicinato di cui al punto 4 della Tabella A allegata al d.lgs 222/2016, mentre per la somministrazione una SCIA unica di cui al punto 67 della citata tabella A; se invece l’attività si trova in zona tutelata occorre un’autorizzazione/silenzio assenso più SCIA di cui al punto 65 della citata Tabella A. Da quanto però indicato nel quesito sembrano sussistere problemi di sorvegliabilità per l’esercizio di somministrazione in quanto collegato ad un esercizio di vicinato;
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tale coesistenza è possibile solo se le due attività, commerciale e di somministrazione, sono situate nel medesimo locale senza alcuna separazione. Se invece l'interessato intende avviare una attività di commercio su area privata di prodotti alimentari con annesso laboratorio di cottura e preparazione, utilizzando la facoltà di consentire il consumo immediato dei prodotti di gastronomia pur in assenza del servizio assistito di somministrazione, dovrà presentare la SCIA unica di cui al punto 4 della citata tabella A contenente anche la comunicazione di cui al punto 29 per la vendita di alcolici. Si rammenta che in tale ipotesi non si potrà trattare di superficie di somministrazione ma di sola superficie di vendita e gli arredi dell'esercizio di vicinato non dovranno essere i medesimi consentiti nei pubblici esercizi ovvero si potranno utilizzare solamente piani di appoggio; almeno questa è la tesi del Ministero dello Sviluppo economico nella Risoluzione n.86321 del 9 giugno 2015 consultabile sul sto alla voce prassi.
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35. CUOCO - DOMICILIO DEL CLIENTE - ARTIGIANO
» Quesito
Un cittadino residente nel nostro Comune intende avviare l?attività di cuoco a domicilio dei clienti.
Come deve essere inquadrata tale attività e deve essere presentata una pratica al Comune?
» Risposta
Si tratta di una attività professionale e non commerciale, quindi l'interessato dovrà solamente
iscriversi all'albo degli artigiani provvedendo poi a rendere la propria prestazione professionale
consistente nel preparare cibi acquistati in precedenza dalla persona che richiede il suo intervento
e utilizzando i locali e attrezzature del cliente.
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D
36. DELEGATO - PRESENZA - COLLABORAZIONE
» Quesito
Un'impresa individuale intende subentrare nell'attività di somministrazione alimenti e bevande (bar) esistente. il titolare non ha il requisito professionale, motivo per cui intende nominare un preposto. ha una dipendente con diploma di odontotecnico. chiede se tal diplomo può valere quale riconoscimento del requisito professionale. in alternativa e' presente un'altra persona che possiede il requisito a seguito di prestazione lavorativa come richiesto dalla normativa. tale soggetto però sarà utilizzato con contratto a chiamata oppure di solo alcune ore giornaliere. si chiede se tali tipi di contratti possono essere considerati valevoli per ritenere assolto il possesso del requisito professionale.
» Risposta
L'articolo 71 del D.lgs 59/2010 consente anche alle imprese individuali di potersi avvalere della facoltà di nominare un preposto alle vendite, per gli esercizi commerciali, o di un delegato, per le attività di somministrazione, che sia in possesso sia del requisito morale che professionale. La legge non prevede, e quindi non obbliga, la stipula di una particolare forma di collaborazione fra i due e a tale riguardo il Ministero con la risoluzione 50011 del 26 Marzo 2013, reperibile sul sito, aveva indicato che la figura del preposto-delegato non deve essere nominalistica ma realistica con i conseguenti poteri e responsabilità, anche se non è previsto l'obbligo della presenza nell'esercizio durante l'attività. Ecco quindi che non è stabilita alcuna forma specifica di formalizzazione per la collaborazione che, comunque, se necessaria, dovrà essere di interesse dei centri per l'impiego e non del SUAP. Se il titolare e il delegato non possono essere sempre presente il titolare deve nominare un rappresentante ai sensi dell’art.8 del TULPS (risoluzione Ministeriale 15427 del 30 Gennaio 2014, reperibile sul sito). Con riferimento all’attestato professionale di “odontotecnico”, la confluenza prevista dalla tabella relativa al riordino degli istituti professionali è nel settore “Servizi”, indirizzo “Servizi sociosanitari”, rientrante fra quelli considerati validi ai fini della qualificazione professionale per l’avvio di attività di commercio relativo al settore merceologico alimentare e di somministrazione di alimenti e bevande. Di conseguenza si riconosce valido il titolo in questione in quanto conforme al dettato normativo (Risoluzione Ministero dello sviluppo economico 2/9/2011 n. 162190)
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37. DISTRIBUTORE AUTOMATICO - BEVANDE ALCOLICHE - LETTORE
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» Quesito
L'articolo 73 comma 2 della Legge nr. 6 /2010 della Regione Lombardia recita " È vietata la somministrazione di bevande alcoliche di qualsiasi gradazione mediante distributori automatici." non provvedendo alcuna discriminate soggettiva, età, pertanto, è da ritenersi ancora vigente il divieto, indipendentemente dal Decreto Balduzzi, convertito in legge nr, 189 8 novembre 2012 che a parere del Comando, è da intendersi riferito al divieto la vendita di alcol ai minori di 18 anni da cui, la previsione, che i distributori automatici debbano essere dotati di lettore di carte.
» Risposta
I distributori di alimenti e bevande che tra i loro prodotti cedono anche bevande alcoliche devono essere dotati di lettore del documento elettronico al fine di accertare la maggiore età dell’acquirente, ciò perché è vietata la vendita o somministrazione di bevande alcoliche ai soggetti minori di anni 18. Nella regione Lombardia è vigente una disposizione regionale, al pari di molte altre regioni italiane, che vieta la vendita o somministrazione di bevande alcoliche a mezzo di distribuzione automatici. Chi scrive condivide questa scelta legislativa in quanto il lettore é in grado di individuare il minore ma non chi é già in evidente stato di ebrezza e a ns. parere nella regione Lombardia ancora vigente. Appare quindi evidente che il lettore deve essere presente nell’impianto solamente se questo contiene delle bevande alcoliche, ma non sarà necessario per la vendita di altra tipologia di bevande, ovvero analcoliche, poiché è libera e non necessita il rilevamento dell’età del cliente.
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38. DISTRIBUTORI - BEVANDE ALCOLICHE
» Quesito
In un locale adibito a distribuzione automatica di alimenti e bevande aperto al pubblico H24 tipo pop corn, merendine, snack, brioches e bottigliette e lattine di bevande preconfezionate, c'è uno spazio riservato all'erogazione automatica di birra sfusa in bicchieri monouso. Questo locale non è allestito con nessun tipo di arredo consono alla consumazione sul posto, quindi nè tavolini, nè mensole, nè sedie, nè sgabelli panche od altro. Si chiede cortesemente di sapere se questa attività rientri nella somministrazione di alimenti e bevande o comunemente si possa considerare una forma speciale di vendita ex art. 105 della legge regionale sul commercio nella regione Liguria, n° 1/2007 o quale altra tipologia di attività debba ritenersi.
» Risposta
L'articolo 50 comma 1 lettera a) della legge regionale della Liguria 1/2007, definisce l'attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande come la vendita per il consumo sul posto, che comprende tutti i casi in cui gli acquirenti consumano i prodotti nei locali dell'esercizio o in una area aperta al pubblico, a tal fine attrezzati; il fatto che vi sia un impianto che consente l'erogazione automatica della birra non trasforma l'esercizio da attività di commercio in quella di somministrazione dato che l'erogazione ha le medesime caratteristiche di un comune distributore di caffè o simile ed inoltre nel quesito si indica che non sono collocati nell'esercizio le attrezzature
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che consentono il consumo sul posto. Riteniamo quindi che si tratti di attività di vendita svolta esclusivamente mediante distributori automatici di cui all'articolo 105 comma 3 della legge regionale 1/2007; si rammenta che anche se il comma 3 bis del medesimo articolo è stato abrogato dall'articolo 17 della LR 36/2014 permane il divieto previsto dall'articolo 14 bis della legge 125/2001 di vendere bevande alcoliche dalle ore 24,00 alle ore 7,00 del mattino, anche se la vendita avviene mediante distributori automatici, inoltre il distributore dovrà essere dotato del dispositivi di lettura del documento elettronico per rilevare l'età essendo vietata la vendita a minori di anni 18
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39. DOMICILIO DEL CONSUMATORE - SCIA UNICA
» Quesito
A quale regime autorizzativo è soggetta un'attività di CENTRO DI COTTURA PASTI che opera in un immobile appositamente attrezzato e svolge l'attività di preparazione, cucina e trasporto pasti per fornitura scuole, ospedali, fabbriche ecc. ? La ditta in questione oltre a preparare i pasti si occupa anche della distribuzione degli stessi presso la sede del committente. Quali requisiti devono essere richiesti
» Risposta
Nel caso proposto nel quesito oltre che alla cottura dei pasti l'azienda provvede anche alla sua distribuzione ai soggetti interessati, dipendenti, alunni ecc. si tratta quindi a nostro parere di attività di catering, ovvero di somministrazione al domicilio del cliente. Tale attività è soggetta alla presentazione della SCIA unica come indicato dal punto 69 dell'allegato A al D.lgs 222/2016, nella quale sarà necessario indicare il possesso del requisito morale e professionale, oltre i requisiti igienico sanitari necessari sia per il laboratorio di produzione che per le attrezzature di trasporto e somministrazione, compilando la Scia per notifica sanitaria.
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F
40. FALLIMENTO - GESTIONE
» Quesito
La società A, titolare di autorizzazione all'attività di somministrazione di alimenti e bevande nei locali X, di cui peraltro è proprietaria, concede in affitto alla società B il complesso di beni organizzati per la suddetta attività. Successivamente il Tribunale ci comunica di aver dichiarato il fallimento della società A. La società B può continuare ad esercitare l'attività o il Comune deve intervenire nei suoi confronti con qualche provvedimento?
» Risposta
Riteniamo che assieme alla comunicazione del tribunale dovrebbe essere anche stato nominato il curatore del fallimento e quindi a tale soggetto dovrà essere fatto riferimento al fine di venire a conoscenza delle determinazioni che al riguardo questi vorrà attuare. Di regola il curatore, nell'interesse della curatela, mantiene in atto il rapporto di gestione, almeno fino a quando non avvenga una cessione di azienda.
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41 FESTA PRIVATA - TRATTENIMENTO
» Quesito
Ristorante con capacita di 176 clienti, con sola licenza art 86 per somministrazione di alimenti e bevande, vorrebbe 'affittare' parte ben delineata del locale in cambio del consumo di alimenti anche diverse volte a settimana a gruppi per l'organizzazione di feste private con eventuale piccoli intrattenimenti musicali e danzanti riservati ai soli partecipanti della festa privata. quali licenze dobbiamo avere art 68 e soprattutto 80?
» Risposta
L'esercizio pubblico potrà anche ospitare una serata privata, ovvero riservata a determinati clienti, sempre però garantendo il libero accesso a qualsiasi ora da parte del personale addetto ai controlli ai sensi dell'articolo 16 del regolamento di applicazione del TULPS. Indipendentemente dal fatto che si tratti di una serata privata rimarrà sempre il titolare dell'esercizio pubblico responsabile di ciò che verrà svolto all'interno del suo locale e quindi in relazione al trattenimento che si terrà si dovrà dotare delle necessarie licenze o autorizzazioni. Ne quesito si dice che parte ben delineata
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del locale verrebbe data in affitto a gruppi privati in cambio di alimenti; la situazione non sembra molto chiara in quanto non si tratta di un locale chiuso al pubblico e riservato per una sera a dei privati, ma solo una parte del locale verrebbe ceduta e tra l’altro con cessione di alimenti e quindi sembrerebbe una sorta di catering. Nell'ipotesi che si vogliano svolgere trattenimenti danzanti, per quanto indicato nel quesito, a ns parere è necessario il rilascio della licenza di cui all'articolo 68 previa verifica di agibilità, seguendo le procedure indicate al punto 80 dell'allegato A al D.lgs 222/2016 ovvero certificazione del tecnico abilitato da inviare alla commissione di vigilanza per l'espressione del parere.
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G
42. GESTIONE - SANZIONI
» Quesito
In una discoteca/ristorante (autorizzato 68-80 tulps + art. 63 l.r. 27/2009, non sempre attivi contemporaneamente) è emerso, a seguito di ispezione dei carabinieri, che una serata la parte somministrazione (scontrino con nome altro soggetto, non attivo, che comunque pubblicizza le serate su fb) è esercitata da un terzo soggetto (già noto alle forze dell’ordine, con vari precedenti). Questo ha detto di non avere niente . A questo soggetto è stato elevato verbale e sanzione. Visto che il reale titolare (che ha un affitto d’azienda da un altro) finge che il problema non lo riguardi, che sanzione è possibile applicare al titolare che abusa della propria licenza, dandolo a soggetto non autorizzato, oltre all’art. 9 e 10 del TULPS. Serve la recidiva per l’abuso? Vi è inoltre una diatriba (sorta dall’applicazione del vostro prontuario) la mancata comunicazione di subingresso, in autorizzazione di somministrazione e l'esercizio senza titolo è sanzionata dalla L.R. n. 27/2009 o dalla L.287/1991? L’applicazione della norma è essenziale visto che le sanzioni sono molto diverse.
» Risposta
E' evidente che la gestione totalmente abusiva dell'attività di somministrazione è potuta avvenire perché l'intestatario dell'autorizzazione ha consentito tale forma di svolgimento di "gestione" anomala e quindi, a nostro avviso, i militari avrebbero potuto contestare la medesima violazione sia al "gestore" della serata che all'intestatario dell'autorizzazione per aver concorso alla commissione della medesima violazione, come previsto dall'articolo 5 della Legge 689/81. Per la somministrazione senza titolo deve essere applicata la L.R. n. 27/2009; il prontuario, che ha valenza nazionale, deve obbligatoriamente fare riferimento solo alla legge 287/91. Riteniamo comunque che al di fuori della contestazione sia provata la sua responsabilità o comunque il suo coinvolgimento nell'abuso commesso quella sera, e quindi i possa avviare il procedimento previsto dall'articolo 10 del TULPS per abuso nella conduzione della licenza; riteniamo invece che non sia contestabile la violazione prevista dall'articolo 8 del TULPS dal momento che l'attività di somministrazione veniva svolta da soggetto diverso rispetto all'intestatario dell'autorizzazione per la somministrazione.
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43. GESTORE - PREPOSTO - DELEGATO
» Quesito
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A seguito controllo a bar annesso a sala giochi ho accertato la presenza quale conduttore sia del bar, sia della sala giochi (autorizzata art. 88 TULPS) di un signore (socio della società che gestisce entrambe le attività) il quale ha dichiarato di avere i requisiti professionali per gestire il bar. Tale persona ha dichiarato di gestire il bar da oltre un anno e mezzo, avendo sostituito il precedente preposto con requisiti, ma in comune non risultano comunicazioni in tal senso. Si chiede, se viene appurato che il gestore attuale abbia i requisiti professionali, ma non avendolo comunicato in comune, quale sanzione applicare e a chi, se allo stesso gestore (socio della società, ma non legale rappresentante) o al legale rappresentante della società.
» Risposta
Nel quesito si indica che la persona che conduce il bar ha sostituito il precedente preposto e quindi riteniamo che non si tratti di gestione dell'esercizio, ma solamente di persona che lavora nel locale di proprietà di terzi, ovvero in un locale nel quale gli scontrini fiscali e quindi il numero di partita IVA risultano intestato al medesimo soggetto intestatario dell'autorizzazione o SCIA. Se questa ricostruzione è esatta si dovrebbe in primo luogo verificare, in relazione al titolare, se egli ha i requisiti professionali ovvero se al momento dell’apertura aveva indicato un preposto; se questo preposto non è più tale in quanto ha rinunciato all’incarico si tratterà di somministrazione senza requisiti professionali. Se invece il titolare ha i requisiti ovvero se il preposto non ha rinunciato al suo incarico occorre contestare a carico del titolare dell'esercizio, non del conduttore, la violazione prevista dall'articolo 8 del TULPS per non aver garantito la propria presenza nell'esercizio durante l'orario di attività, ovvero di non essersi avvalso della facoltà di nominare un rappresentante. Non è infatti necessario che la persona in possesso dei requisiti professionali garantisca la propria presenza nell'esercizio. Analoga violazione dovrà essere contestata relativamente alla licenza prevista dall'articolo 88 del TULPS.
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44. GIOCO - DIFFERENZIAZIONE OFFERTA
» Quesito
E' stata contestata dall'agenzia dogane monopoli la violazione ad un pubblico esercizio - bar - delle norme previste dai D:D A.A.M.S n 495/2003 e n. 50/2007 in materia di contingentamento degli apparecchi da gioco di cui agli artt. 110 comma 6 e comma 7 del tulps. In particolare è stato rilevato che l'offerta complessiva di gioco riguarda esclusivamente apparecchi previsti dall'art. 110 c. 6 del tulps, in violazione a quanto stabilito dall'art. 3 c. 3 del D.D AAMS 27/10/2003 . Si richiede nell'eventualità quale tipo di sanzione o provvedimento debbono essere applicati dall'autorità comunale nei confronti del titolare dell'esercizio
» Risposta
Nel quesito non si indica quale sanzione é stata applicata; se come riteniamo gli agenti accertatori, che hanno riscontrato nell'esercizio pubblico l'installazione di apparecchi da trattenimento di cui all'articolo 110 comma 6 lettera a) - slot - senza che si sia provveduto alla differenziazione dell'offerta del gioco mediante installazione di almeno altro apparecchio previsto dal comma 7 dell'articolo 110, hanno contestato e verbalizzato la violazione prevista dall'articolo 9 del TULPS
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per inottemperanza delle prescrizioni di cui ai citati D.D. dell'Aams e sanzionata ai sensi dell'articolo 17 bis, comma 2, del medesimo testo, codesto ufficio dovrà notificare all'interessato il provvedimento previsto dall'articolo 17 ter consistente nella sospensione dell'attività per il tempo necessario a ripristinare la pluralità dell'offerta e comunque per un massimo di 3 mesi.
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45. GIOCHI - LICENZA - TABELLA
» Quesito
La titolare di un bar vorrebbe installare nel locale apparecchi "play station" con gioco del calcio per
bambini, giochi classici da tavolo e gioco delle carte, tutto gratuito. Si chiede a quali adempimenti deve
sottostare (eventuale Scia, tabella giochi proibiti o altro).
» Risposta
L'articolo 15 della legge regionale del Piemonte 38/2006 nel consentire l'esercizio di alcune forme di
trattenimento all'interno dell'esercizio di somministrazione fa salve alcune disposizioni del TULPS che
quindi devono sempre e comunque essere rispettate; in particolare si prevede che rimangono in vigore le
disposizioni contenute nell'articolo 86 del TULPS relative ai giochi e quindi tale installazione dovrà avvenire
previa richiesta e rilascio della licenza prevista dall'articolo 86 comma 1 del citato Testo. Non sarà invece
necessaria alcuna richiesta e rilascio di licenza nell'ipotesi che si vogliano installare apparecchi da
trattenimento previsti dall'articolo 110 commi 6 e 7 del TULPS. Ai sensi dell'articolo 86 comma 3 del
medesimo testo unico, questi apparecchi possono essere liberamente installati, nel numero massimo
previsto dal Decreto Novembre 2011, negli esercizi che sono dotati di una licenza rilasciata ai sensi
dell'articolo 86 del TULPS, come appunto risulta essere la SCIA o l’autorizzazione per l'attività di
somministrazione di alimenti e bevande. Si dovrà comunque provvedere a richiedere al comune, e a
esporre nel locale, la tabella dei giochi vietati di cui all’art.110, comma 1, del TULPS..
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I
46. IMPIANTO SPORTIVO - SCIA
» Quesito
Si tratta di complesso sportivo che comprende piscina, campo da calcetto, volley etc, gestito da Associazione Sportiva Dilettantistica quindi con ingresso consentito ai soci e propri accompagnatori. L'Amministrazione Comunale rifiuta l'ipotesi di "somministrazione di alimenti ex art 8 comma 6 LR 38/2006 s.m.i." in quanto sostiene che valga solo per attività sportive aperte al pubblico a pagamento. E che questo caso sia invece come la (testuali parole) "piscina di casa mia". Non troviamo questa interpretazione in nessun parere o risposta a quesiti analoghi. Si richiede una cortese opinione in merito.
» Risposta
Riteniamo che i soci dell’associazione e i loro accompagnatori per usufruire degli impianti sportivi e quindi delle diverse attrezzature sportive corrispondano, se non un biglietto di ingresso almeno una quota partecipativa e quindi si tratta comunque di frequentatori a pagamento e pertanto a ns parere potrebbe rientrare nella previsione di cui all’art. 8, comma 6, L.R. 38/2006. In tale ipotesi l'esercizio pubblico potrà funzionare solamente durante il funzionamento dell'impianto sportivo e l'associazione dovrà dotarsi dei requisiti morali e professionali previsti dall'articolo 71 del D.lgs 59/2010 e provvedere alla propria iscrizione al Registro delle Imprese. Comunque l’attività di somministrazione è sempre soggetta ad un titolo abilitante anche se svolta in un circolo privato (riteniamo che con “piscina di casa mia” si volesse intendere questo); se si tratta quindi di una somministrazione rivolta solo ai soci e quindi di un circolo privato occorre applicare i regimi amministrativi previsti dalle voci 71 e 72 dell’Allegato A del d.lgs 222/2016. In tale ipotesi l'esercizio pubblico potrà funzionare solamente durante il funzionamento dell'impianto sportivo e l'associazione dovrà dotarsi dei requisiti morali e professionali previsti dall'articolo 71 del D.lgs 59/2010 e provvedere alla propria iscrizione al Registro delle Imprese.
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47. INTERDIZIONE - REQUISITO MORALE
» Quesito
un soggetto nei confronti del quale sono state inflitte le seguenti pene accessorie: - interdizione dai pubblici uffici - anni 2 - interdizione dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese - anni 2 - incapacità di contrattare con la P.A. - anni 2 - interdizione dalle funzioni di
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rappresentanza e assistenza in materia tributaria - anni 2 - interdizione dall'Ufficio di componente di commissioni tributarie - perpetua può fare il preposto in un esercizio SAB?
» Risposta
La persona che ha ricevuto le interdizioni indicate nel quesito, ma in modo specifico quella di interdizione delle persone giuridiche e delle imprese non potrà, a ns parere, svolgere attività produttive per il periodo di interdizione; nel quesito però non viene indicata la data di passaggio in giudicato della sentenza e quindi non si ha certezza sull'attuale situazione di interdizione. L'interdizione dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese priva il condannato della capacità di esercitare, durante l'interdizione, l'ufficio di amministratore, sindaco, liquidatore , direttore generale e dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari, nonché ogni altro ufficio con potere di rappresentanza della persona giuridica o dell'imprenditore (art.32 bis c.p.)
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48. ISCRIZIONE AL REGISTRO - SEGNALAZIONE
» Quesito
Questo Sportello ha accertato che una ditta, alla quale è stata rilasciata autorizzazione per l'esercizio dell'attività di somministrazione di alimenti e bevande, non ha mai provveduto ad iscriversi al Registro delle Imprese. Ciò nonostante, forte dell'autorizzazione rilasciata dall'Ente, ha comunque regolarmente esercitato l'attività. Si chiede se l'omessa iscrizione al Registro delle Imprese configuri causa di mancata attivazione del pubblico esercizio tale da determinare la decadenza del titolo autorizzatorio così come previsto dall'art. 64, comma 8, del D.Lgs. n. 59/2010. Secondo noi avendo lavorato, benché in violazione delle prescrizioni, non si configura la mancata attivazione del pubblico esercizio e questo Sportello non può legittimamente dichiarare decaduta l'autorizzazione ma deve solo limitarsi a comunicare alla CCIAA e all'INPS la mancata iscrizione della ditta al Registro delle Imprese (per l'iscrizione d'ufficio e l'irrogazione delle sanzioni previste dal codice civile)
» Risposta
Se l’ufficio ha accertato che l’attività di somministrazione, malgrado fosse concretamente svolta, non era stata denunciata al registro delle imprese come attiva, si dovrà notiziare tale registro in modo da consentirgli di poter applicare la relativa sanzione, contemporaneamente l’ufficio dovrà inviare la medesima segnalazione all’INPS e all’Agenzia delle Entrate.
Non si può trattare la situazione descritta come attività non avviata, proprio perché si è accertato il contrario.
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49. LAVORO ALL'ESTERO - REQUISITO PROFESSIONALE
» Quesito
Una persona, lavoratore dipendente in Svizzera da dieci anni, con la qualifica di cuoco, che intende aprire un'attività di somministrazione di alimenti e bevande in questo Comune, possiede il requisito professionale di cui all'art. 66, comma 1) lettera b) della L.R. 02/02/2010 n. 6? In caso affermativo, cosa deve acquisire il Comune al fine della verifica del suddetto requisito professionale?
» Risposta
La svizzera non fa parte della Unione Europea ma i cittadini svizzeri, data la convenzione tra la Svizzera e l’Unione Europea, sono equiparati ai cittadini comunitari. Se il richiedente (cittadino Ue o extra Ue) ha maturato l’esperienza lavorativa in un paese dell’Unione Europea, non è necessario il riconoscimento del titolo effettuato dal Ministero competente, ma saranno le CCIAA competenti a verificare che l’esperienza maturata nel paese della UE corrisponda a quanto richiesto dalla legge italiana di riferimento. Si consiglia quindi di sentire la locale camera di Commercio
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50. LOCALI
» Quesito
Un pubblico esercizio può effettuare la somministrazione di alimenti e bevande in locali non attigui ed
adiacenti; il locale che si intende utilizzare è accessibile da pubblica via. Possono essere trasportati gli
alimenti preparati nel pubblico esercizio nell'altro locale usufruendo di un passaggio esterno?
» Risposta
A ns. parere i locali che compongono l'attività di somministrazione devono essere adiacenti e contigui ed
essere collegati, gli uni agli altri, dall'interno, diversamente si tratterebbe di apertura di altra unità locale
che quindi va autonomamente autorizzata
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51. LOCALI COMUNICANTI
» Quesito
Una ditta che gestisce già un esercizio di somministrazione di alimenti e bevande ( bar) ha chiesto se può
ampliare la propria superficie di somministrazione. La ditta già svolge l'attività di bar autorizzata in un locale
in cui oltre all'area di somministrazione, occupata dal bancone e da tavoli, vi è una cucina per la
preparazione di aperitivi, panini, cibi cotti ecc Ora la stessa ditta, visto che lo spazio per la somministrazione
nel predetto locale è piuttosto ridotto, vorrebbe occupare un locale non contiguo a quello in cui già svolge
l'attività di bar, ma di fronte a questo. In pratica tra i due locali vi sarebbe la distanza di pochissimi metri,
ma non sarebbero tra di loro confinanti o adiacenti. La signora che gestisce l'attività intende posizionare in
questo nuovo locale un bancone per la somministrazione e sedie e tavoli per la consumazione e infine una
piccola stanza per la preparazione la dei cibi (senza cottura). Per la preparazione di eventuali cibi cotti si
avvarrà della cucina ubicata nel locale già in attività, naturalmente rispettando le prescrizioni per il
trasporto degli alimenti che verranno impartite dalla competente ASL. Il servizio igienico per il personale e il
servizio igienico per il pubblico idoneo anche per i disabili sono presenti nel bar già autorizzato ( ma non in
quello oggetto di ampliamento). Posto che la ditta non intende aprire un nuovo bar, ma semplicemente
ampliare la superficie di somministrazione di quello già gestito e che il locale in cui si intende ampliare la
superficie di somministrazione non è confinante - adiacente al bar già attivo, per attivare quanto sopra, la
ditta deve presentare una scia unica per avvio nuova attività di somministrazione di alimenti e bevande o
una scia unica per ampliamento della superficie di somministrazione di alimenti e bevande.
» Risposta
Premesso che non si è a conoscenza di interpretazioni ministeriali sulla problematica esplicitata nel quesito, e i due locali, quello già autorizzato e quello che si intende utilizzare come ampliamento del primo, non sono funzionalmente collegati fra di loro ma sono ubicati in unità immobiliari distinte, non si tratta a ns. parere di ampliamento ma di due diversi locali di somministrazione,tenuto conto anche che nel secondo locale si intende installare un bancone di somministrazione ed una piccola stanza per la preparazione di cibi e quindi occorre una SCIA per apertura di una unità locale.
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52. LUDOTECA - CENTRO ESTIVO
» Quesito
Premesso che il gestore di un Pubblico Esercizio (Pizzeria) con annessa Ludoteca per bambini, ha chiesto di
poter aprire nella stessa struttura, un Centro Estivo per bambini da 3 a 10 anni, durante il periodo estivo,
con orario 8.00/17.00. Si chiede se tale attività si configura o meno come "Centro Ricreativo Diurno" ai
sensi della normativa regionale Lombarda sulle Unità di offerta Sociale.
» Risposta
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In linea di principio non essendo prevista una normativa specifica che vieta l'esercizio congiunto di queste
tre diverse attività si dovrà applicare il principio stabilito dall'articolo 3 del DL 138/2011 convertito con la
legge 148/2011 secondo il quale è consentito tutto ciò che non sia espressamente vietato. Sarà però
opportuno verificare la compatibilità della destinazione d'uso del locale rispetto alle tre diverse tipologie di
attività ed anche se a seguito dell'insediamento nel locale della ludoteca e del centro estivo sia mantenuto
il requisito della sorvegliabilità. Il Centro ricreativo diurno (CRD) per minori è una Unità d’Offerta sociale,
pubblica o privata anche realizzata presso luoghi di lavoro che, attraverso una puntuale progettazione
svolge, nell’ambito delle funzioni educative rivolte ai minori, attività ricreative, di tempo libero e di
socializzazione per minori che nel periodo di chiusura delle attività scolastiche permangono nel proprio
luogo di residenza. Per poter essere considerata tale deve avere i requisiti individuati dalla Delib.G.R. 17-3-
2010 n. 8/11496.
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M
53. MANIFESTAZIONE - REQUISITO
» Quesito
Sulla scia concernente feste, sagre manifestazioni temporanee occorre controllare i requisiti
morali/professionali o non e' più' necessario
» Risposta
L'art. 41 del D.L. 9 febbraio 2012, n. 5, recante "Disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di
sviluppo", convertito in legge, con modificazioni, dall'art. 1, comma 1, L. 4 aprile 2012, n. 35, ha stabilito
che "L'attività temporanea di somministrazione di alimenti e bevande in occasione di sagre, fiere,
manifestazioni religiose, tradizionali e culturali o eventi locali straordinari, è avviata previa segnalazione
certificata di inizio attività priva di dichiarazioni asseverate ai sensi dell'articolo 19 della legge 7 agosto
1990, n. 241, e non è soggetta al possesso dei requisiti previsti dal comma 6 dell'articolo 71 del decreto
legislativo 26 marzo 2010, n. 59. Permane però l'obbligo di possedere il requisito morale nella persona di
colui che presenterà la SCIA. Il d.lgs 222/2016 nulla dispone per questa forma di somministrazione ma per
la regione Emilia Romagna occorre fare riferimento all’art.10 della L.R. 14/2003
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54. MANEGGIO - CATERING
» Quesito
Si pone il seguente quesito: il titolare di un pubblico esercizio è proprietario anche di un’area collocata di fronte all’esercizio che utilizza come maneggio ed in cui è presente anche un piccolo chiosco per la vendita di prodotti tipici (a nome di un altro soggetto che ha la disponibilità dell'area in comodato d'uso). Il locale e l’area sono separati da una strada statale. Il soggetto chiede di poter svolgere la somministrazione presso l’area dedicata al maneggio (quindi all’aperto) e di poter organizzare anche degli eventi come concerti e piccoli trattenimenti. Si ritiene che il titolare del pubblico esercizio debba presentare la Scia per la somministrazione al domicilio del consumatore (catering) ed ottenere il nulla osta igienico sanitario trattandosi di area all’aperto. Quali ulteriori adempimenti deve adottare per l’esercizio di tali attività?
» Risposta
45
Risulta da quanto indicato nel quesito che le due aree, quella dell'esercizio di somministrazione e quella del maneggio, sono completamente separate e distinte e quindi riferibili a due diverse aziende, l'attività di somministrazione svolta nel bar non può essere esercitata, a ns parere, nell'area del maneggio. Riteniamo che neppure l'attività di somministrazione al domicilio del consumatore possa essere esercitata nell'area del maneggio, dato che se l'imprenditore offre ai propri clienti sia il servizio che i prodotti che l'area ove consumare detti prodotti, si tratterebbe di un esercizio pubblico a tutti gli effetti e non di un catering. Quest'ultima attività si concretizza nello svolgimento della stessa in un luogo nel quale, il consumatore, chiede di svolgere l'attività a favore dei suoi ospiti e non di svolgerla a favore di un pubblico generico. Riteniamo quindi che l’interessato debba avviare una nuova attività di somministrazione connessa ad attività di intrattenimento
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55. MENSA - UNITÀ LOCALE
» Quesito
Premesso che una nota azienda di ristorazione, intende presentare SCIA per l'avvio di una nuova mensa presso altra azienda e riservata ai soli dipendenti di quest'ultima. Si chiede un parere in merito all'obbligo di creare una nuova unità locale presso la camera di commercio oppure, come sostenuto dallo studio legale di questa nota azienda, la cosa non è dovuta trattandosi di mensa riservata ai soli dipendenti. Ringraziando per la fattiva collaborazione, si attende un sollecito riscontro.
» Risposta
La società che svolge attività di ristorazione in varie aziende sul territorio dovrà presentando una nuova SCIA segnalare ANCHE alla camera di commercio del luogo dove ha la sede legale le varie attività che sta svolgendo quali unità locali, ovvero luoghi dove questa esercita l'attività di ristorazione, salvo diverso avviso del competente ufficio del registro delle imprese.
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56. MODIFICA SOCIALE - SUBINGRESSO
» Quesito
Si chiede se è possibile regolarizzare un pubblico esercizio che ha comunicato solo in data odierna, le variazioni di denominazione della società, trasmettendo le relative comunicazioni di subingressi per affitto di azienda con allegati i rispettivi atti notarili.
» Risposta
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Se, come indicato nel quesito, si tratta effettivamente della sola modifica dell'intestazione della società non serve alcuna procedura di subingresso e quindi nessuna regolarizzazione; in tale ipotesi infatti la modifica della intestazione della medesima società comporta solamente la denuncia al registro delle imprese e in tale ipotesi rimane inalterato il numero di partita IVA. Se invece si dovesse trattare di subingresso, ovvero di una società che subentra nella gestione di un pubblico esercizio ad un'altra società, quindi con due diversi numeri di partita IVA, dovranno essere seguite le procedure previste dalla legge regionale del Lazio 21/2006 che, al suo articolo 14, prevede la presentazione della SCIA richiamata anche dal punto 68 della tabella A del D.lgs 222/2016. Il subingresso va comunicato preventivamente e comunque al momento in cui il subentrante inizia l’attività.
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57. MOROSITÀ - SFRATTO
» Quesito
Nell'anno 2016 è stata presentata al SUAP dalla Ditta "x" SCIA di subingresso di attività di somministrazione di alimenti e bevande. L'attività della Ditta "x" è iniziata regolarmente ma circa un mese fa il proprietario dei locali ove la Ditta "x" svolge la propria attività ha comunicato verbalmente a questo Ufficio Commercio di aver provveduto a sfrattare la titolare della citata Ditta per insolvenze. L'idea del proprietario dei locali è di affittare i locali stessi ad altra persona che intende aprire un Circolo Privato. Effettivamente al momento il locale è chiuso e nessuno vi esercita alcuna attività al suo interno. In questi giorni è pervenuta al SUAP la Comunicazione di cessazione di attività di somministrazione nei locali sopra citati ma a presentare detta comunicazione è il proprietario dei locali stessi e non la Titolare della Ditta "x", la quale sostiene di essere stata sfrattata ingiustamente e che si rivolgerà per vie legali. Come si deve comportare l'Ufficio Commercio in questo caso? Può accettare la comunicazione di chiusura attività presentata dal proprietario dei locali ed accettare successivamente la SCIA di apertura di Circolo Privato? Si fa presente che nella comunicazione di cessazione presentata dal proprietario dei locali non viene specificato né allegato alcun documento dal quale si evinca lo sfratto avvenuto nei confronti della Titolare della Ditta "x". E' sufficiente richiedere un'integrazione alla comunicazione di chiusura?
» Risposta
La comunicazione di cessazione dell'attività ha valore solo se presentata dal titolare dell'attività stessa che al momento é l'affittuario e l'ordine di sfratto, a qualsiasi titolo, è valido solamente se concordato tra le parti o emesso dal giudice; in assenza di tali soluzioni il titolare dell'esercizio potrà liberamente svolgere la propria attività fino a quando il giudice non avrà accolto e dichiarato l'ordine di sfratto esecutivo notificandolo all'interessato. Si tratta di una questione tra privati e in quanto tale va risolta in sede civilistica; tra l'altro nel quesito non viene chiarito che il proprietario dei locali é anche il dante causa che ha dato in affitto l'azienda a X; se così é il dante causa deve risolvere il contratto di gestione d'azienda che ha stipulato con X e non limitarsi solamente allo sfratto dai locali.
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58. MUSEO - AGIBILITÀ
» Quesito
Nella Rocca comunale è presente un museo che può ospitare non più di 100 persone contemporaneamente, pagando un biglietto che è stato chiamato contributo. C'è una convezione che dà la rocca e, quindi, il museo, in gestione ad una associazione turistica locale, che vorrebbe aprire una caffetteria/bar sempre all'interno della rocca stessa. Cioè pagando il contributo, per accedere al museo, si passa anche per la caffetteria/bar. E' necessaria l'agibilità della rocca/museo ai sensi dell'art. 80 del TULPS? Lo strumento della convenzione, come titolo, basta per gestire il museo ed aprire la caffetteria/bar o è necessaria una procedura ad evidenza pubblica?
» Risposta
L'utilizzo della rocca come museo, al quale si accede mediante il pagamento di un biglietto, già di per sé obbliga i gestori del museo a dotarsi della certificazione di agibilità e della licenza prevista dall'articolo 68 del TULPS che, come previsto dal punto 80 dell'allegato A al D.lgs 222/2016, necessita della certificazione del tecnico abilitato al fine di poterla ritenere in regola con l'articolo 80 del TULPS. Il gestore quindi dovrà essere intestatario della licenza di cui al citato articolo 68 e potrà presentare SCIA per somministrazione a favore dei frequentatori del trattenimento che nel caso di specie è costituito dal museo, come previsto dall'articolo 3 comma 6 della legge 287/91 modificato dall'articolo 64 comma 7 del D.lgs n. 59/2010, seguendo la procedura della SCIA unica prevista dal punto 67 dell'allegato A al D.lgs n. 222/2016.
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O
59. OCCUPAZIONE DEL SUOLO - VERIFICHE - DURATA
» Quesito
E’ possibile avere una delucidazione su come gestire i sandwich/tazebao che vengono posizionati sul marciapiede da un comitato civico, per lunghi periodi, con messaggi non riguardanti sponsorizzazioni di manifestazioni di interesse sociale e culturale per la città, ma del tipo "Il comitato augura ......a tutta la cittadinanza ........." Si precisa che il Comitato ha fatto una richiesta di autorizzazione al posizionamento, sul marciapiede, di porta messaggi, privi di diciture o marchi di patrocinio di Enti Promotori, dal 01.01.2017 al 31.05.2017. In riferimento al posizionamento dei sistemi e mezzi pubblicitari nei centri abitati, fatto salvo i diritti di terzi, la pubblica incolumità e quanto stabilito dal Codice della Strada, quale lasso temporale deve essere considerato come "a carattere provvisorio"?
» Risposta
In assenza di uno specifico regolamento comunale che disciplini questi, o anche altri, tipi di occupazione di suolo pubblico riteniamo che la richiesta dovrà essere trattata come una normale richiesta di occupazione e quindi, dopo aver accertato la mancanza di un eventuale danno ambientale si dovrà ottenere il parere della Polizia Municipale al fine di verificare l'eventuale danno al transito dei pedoni. Non è prestabilita la durata della concessione per definire l'occupazione provvisoria, riteniamo che questa lo sarà nel momento in cui la sua durata viene definita non definitiva e comunque se un termine massimo va posto, questo va individuato nel regolamento comunale che disciplina l’occupazione di aree pubbliche o la pubblicità.
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P
60. PREPOSTO - DELEGATO - REQUISITI - VERIFICHE
» Quesito
Nel caso di attività di somministrazione (idem attività di commercio), premesso che i requisiti morali
vengono già verificati per il titolare e/o legale rappresentante della Società che presenta la SCIA, è
necessario richiedere la verifica dei requisiti morali (certificazione antimafia e certificato penale), (idem
professionali) dichiarati dai preposti alla somministrazione, o è sufficiente la loro dichiarazione?
» Risposta
Il preposto alle vendite o anche il delegato alla somministrazione (intendendo per esso colui che possiede il
requisito professionale in luogo del titolare o legale rappresentante) necessita del possesso dei requisiti
morali e professionali previsti dall'articolo 71 del D.lgs n. 59/2010; trattandosi di elementi a loro noti è
consentito che questi siano autocertificati dai diretti interessati e conseguentemente, come indicato nel
DPR 445/2000 ,la pubblica amministrazione dovrà effettuare i controlli sulla veridicità della dichiarazione,
anche solo a campione. L’art.71 del DPR 445/2000 dispone infatti che “1. Le amministrazioni procedenti
sono tenute ad effettuare idonei controlli, anche a campione, e in tutti i casi in cui sorgono fondati dubbi,
sulla veridicità delle dichiarazioni sostitutive di cui agli articoli 46 e 47.”.
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61. PREPOSTO - NOMINA
» Quesito
La nomina di preposto di una attività commerciale settore vendita/somministrazione alimenti
debba avvenire con una particolare forma, atto notarile ad esempio, o sia sufficiente una
autocertificazione che disponga la relativa nomina.
» Risposta
La nomina del preposto alle vendita ovvero di colui che possiede i requisiti professionali per la
conduzione dell'esercizio dell'attività dovrebbe essere inserita nella SCIA o nella richiesta di rilascio
dell'autorizzazione predisposta dal comune per avviare l'attività. Si tratta di una nomina formale
da parte del titolare, seguita dall'accettazione del preposto il quale dichiara di possedere il
50
requisito morale e professionale; il tutto nella forma autocertificativa prevista dal DPR 445/2000.
Si consiglia la lettura della Risoluzione Ministero dello sviluppo economico 30/1/2014 n. 15427
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62. PREVENZIONE INCENDI
» Quesito
Nei controlli delle S.C.I.A. relative alla somministrazione nelle quali il titolare non allega
contestualmente la S.C.I.A. di cui al D.P.R. 151/2011 nè la prova di averla prodotta all'Ufficio
Prevenzione Incendi ma dichiara che l'attività di somministrazione verrà svolta nel rispetto della
normativa in vigore, con particolare riguardo a quella di sicurezza e di prevenzione incendi,
l'Ufficio S.U.A.P deve trasmetterla all'ufficio Prevenzioni Incendi per la verifica della dichiarazione?
» Risposta
Il d.lgs. n. 222/2016 alle voci n.65 e n. 67 non prevede per l’attività di somministrazione la
presentazione della SCIA per prevenzione incendi né tale obbligo è previsto dal DPR 151/2011.
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63. PROCEDURA FALLIMENTARE - CURATORE
» Quesito
Da una verifica al registro delle imprese risulta che una società srl, in possesso di autorizzazione di alimenti e bevande e di rivendita esclusiva di stampa nel territorio comunale, sia in fallimento (procedure in corso: fallimento) e risulta nominato il curatore fallimentare. Che cosa deve fare l'ufficio scrivete, al quale non è pervenuta nessuna comunicazione?
» Risposta
Al momento il comune non ha alcuna incombenza da assolvere, anche perché la conoscenza dei
fatti non è avvenuta per via diretta ma solo incidentale; sarà il curatore fallimentare a contattare il
comune nell'ipotesi che si rendessero necessari atti di subingresso o cessazione. Sarebbe però
opportuno far verificare al personale della Polizia municipale se l’attività è aperta e per la
somministrazione chi gestisce e poi eventualmente decidere il da farsi.
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64. PROCEDIMENTO AMMINISTRATIVO - ITINERANTE - SCIA
» Quesito
Per il commercio ambulante itinerante serve la scia o l'autorizzazione ?
» Risposta
I regimi amministrativi sono indicati nella Tabella A del d.lgs 222/2016 e i Comuni si devono adeguare a tali regimi entro il 30 giugno 2017. Per il commercio itinerante le voci 56 e 62 della tabella A prevedono per il commercio itinerante il regime amministrativo della autorizzazione. Si rammenta però che l’art. 5 del d.lgs 222/2016 prevede che “1. Le regioni e gli enti locali, nel disciplinare i regimi amministrativi di loro competenza, fermi restando i livelli di semplificazione e le garanzie assicurate ai privati dal presente decreto, possono prevedere livelli ulteriori di semplificazione.”.
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Q 65. QUALIFICA PROFESSIONALE - PRATICA
» Quesito
un'impresa individuale intende subentrare in attività già esistente di commercio al dettaglio e
somministrazione alimenti e bevande di un esercizio alimentare (vendita di pane e alimenti vari con
annesso bar). Il futuro titolare non è in possesso del requisito professionale, motivo per cui nominerà quale
responsabile la propria dipendente, che vanta l'esperienza lavorativa nel settore di cui trattasi. Ai fini del
req. prof. la dipendente fornisce busta paga da cui si evince un rapporto lavorativo precedente a part time
al 60%, ore lavorate nel mese 92, giorni lavorati 23 e retributi 26, qualifica operaio B3, contratto
panificatori Federpanificatori. Premesso che il rapporto lavorativo in questione è non continuativo, per cui
si dovranno sommare le varie mensilità effettivamente lavorate come da estratto Inps, si chiede come
considerare il part time, nonchè se la qualifica posseduta sia sufficiente quale requisito professionale
stesso.
» Risposta
Il Ministero aveva indicato, con la risoluzione 163198 del 9 Agosto 2011 reperibile sul sito, che l'attività
lavorativa svolta nella forma di part time può essere ritenuta valida al fine di valutare il periodo lavorativo
solo se superiore al 50 % e quindi nel caso proposto tale forma è da ritenersi valida sempre che il partime di
60% sia costante nel periodo monitorato e comunque sia sempre stato superiore al 50%.. Nella risoluzione
però n. 226399 del 7 luglio 2016, consultabile sul sito alla voce prassi e che si invita a leggere, il ministero
dello sviluppo economico ha precisato che, con riferimento al contratto collettivo nazionale di lavoro AREA
ALIMENTAZIONE-PANIFICAZIONE, lo stesso si applica sia ai lavoratori dipendenti delle imprese artigiane del
SETTORE ALIMENTARE che a quelli dipendenti da imprese del SETTORE PANIFICAZIONE. Nell’ambito della
classificazione del personale delle imprese di panificazione il personale è distinto in gruppo A, nel quale
rientra il personale operaio addetto alla panificazione e ad altre attività comunque produttive e/o
manifatturiere, e gruppo B, nel quale rientra il personale addetto a funzioni di vendita, distribuzione e
amministrazione. Per il settore panificazione la qualificazione professionale può essere riconosciuta ove il
soggetto sia inquadrato unicamente nel GRUPPO A (specificamente nei livelli A1super - A1-Operaio
specializzato - A2-Operaio qualificato di I° categoria, - A3-Operaio qualificato di II° categoria). Nel contratto
del settore panificazione la categoria B3 corrisponde a aiuto commesso confezionatore. Stante quanto
indicato nella citata risoluzione se la persona è inquadrata nel livello B3 del contratto del settore
panificatore non possiede la qualificazione professionale.
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R
66. REQUISITO - ARTIGIANO ALIMENTARISTA
» Quesito
L'aver esercitato in proprio (almeno 2 anni negli ultimi 5) attività artigianale di pizzeria d'asporto, è abilitante ai fini dei requisiti professionali per l'esercizio dell'attività di somministrazione alimenti e bevande? Nello specifico il soggetto è titolare di una pizzeria d'asporto/kebap e intende subentrare in un'attività di somministrazione (Bar) adiacente all'attività di pizzeria d'asporto.
» Risposta
L'articolo 71 comma 6 del D.lgs 59/2010 prevede l'obbligo di possedere il requisito professionale per svolgere attività di commercio del settore alimentare o di somministrazione di alimenti e bevande. Fra le varie ipotesi per ottenere il requisito, alla lettera b) del citato comma 6, viene richiesto l'aver esercitato per almeno due anni, all'interno dell'ultimo quinquennio, in proprio l'attività di impresa nel settore alimentare o di somministrazione di alimenti e bevande. L'artigiano quindi, se può dimostrare attraverso l'iscrizione all'albo di aver esercitato tale attività per il periodo previsto potrà essere considerato in possesso del requisito professionale; tale ipotesi è confermata anche dalla risoluzione del MISE 236038 del 15 Novembre 2012.
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67. REQUISITI MORALI - CONDANNA - DECRETI
» Quesito
Si chiede un parere se i seguenti reati desunti dal certificato del casellario giudiziale sono ostativi all'esercizio dell'attività di pubblico esercizio di somministrazione (bar+ristorante): 7/2/2013 decreto penale del GIP esecutivo il 28/3/2013 - primo reato :violazione al T.U. della leggi di P.S. art 17 RD 18/6/1931 N. 773 (commesso il 13/10/2012) - secondo reato : violazione al TULPS art 110 RD 773/31 commesso il 13/10/2012 Dispositivo: PENA COMPLESSIVA RIFERITA AI DUE REATI ammenda ? 100 e ritenute le diminuenti di rito del decreto penale.
» Risposta
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Anche se per il primo reato viene indicato genericamente l'articolo 17 del TULPS e quindi non si indica quale sia la norma violata, cosa invece avvenuta per la violazione dell'articolo 110 che dovrebbe riferirsi al suo comma 1 ovvero alla mancata esposizione della tabella dei giochi proibiti ( è questo infatti l’unico reato previsto da art.110 TULPS), si osserva che l'articolo 71 comma 2 del D.lgs 59/2010 ritiene ostativi i reati relativi ad infrazioni alle norme sui giochi e quindi anche al reato di cui all'articolo 110 comma 1 del TULPS. Alcuni TAR hanno precisato che il decreto penale non è però causa ostativa non essendo sentenza di condanna (vedi TAR Emilia Romagna - Bologna sent. I - n. 1550/2005 e TAR Veneto - Sez. I - sent. n. 1909/2006, TAR Veneto. Sez. III , sent. n. 1770/2001, ecc..). la giurisprudenza però non è unanime su questa interpretazione e quindi è codesta amministrazione che deve valutare se ritenere ostativo un decreto penale; si consiglia di sentire il parere di un legale del comune tenuto conto che si tratta di un reato, a ns parere, di scarsa entità
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68. REQUISITO MORALE - CONDANNA
» Quesito
In riferimento al mio quesito del 20/12/2016 sull'eventuale ipotesi di condizione ostativa alla quale avete risposto che non trattandosi di condizione ostativa in quanto non è stata prevista una pena detentiva ai sensi dell'art. 71 del DLGS 59/2010, evidenzio che trattasi di somministrazione alimenti e bevande e quindi il dubbio è riferito all'art. 11 del TULPS e non all'art. 71 del D.Lgs 59/2010
» Risposta
L'interessato era stato condannato per il delitto previsto dall'articolo 582 del Codice Penale che rientra tra quelli del titolo XII " dei delitti contro la persona" e quindi rientrante anche nell'ipotesi prevista dall'articolo 11 comma 2 del TULPS; tale comma però prevede che le licenze di Polizia "possono" e non debbono essere rifiutate a chi sia stato condannato fra l'altro, a chi ha riportato condanna per delitti contro le persone commessi con violenza; ne deriva quindi che l'ostatività di tale condanna ad ottenere una licenza di polizia, ovvero nel caso di specie di somministrazione, non essendo obbligatorio il rifiuto deve essere valutata dall'amministrazione, magari prevedendola in un regolamento. Vero è che il medesimo reato è previsto, come già detto nella precedente risposta anche dall’art. 71, comma 1, lettera c) del d.lgs 59/2010 e in tale disposizione è richiesta la pena detentiva e questo elemento va attenzionato nel valutare discrezionalmente l’eventuale diniego ai sensi del comma 2 dell’art.11 del tulps.
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69. REQUISITO PROFESSIONALE - PRATICA
» Quesito
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Si chiede se ai fini della verifica del possesso del requisito professionale per l'esercizio dell'attività di somministrazione di alimenti e bevande si possa considerare valida l'esperienza di colui che nel corso degli ultimi 5 anni è stato assunto con qualifica di operaio livello 2 C.C.N.L. Aziende Alberghiere. Si chiede altresì di conoscere se può essere ritenuto valido, sempre per l'attività di somministrazione di alimenti e bevande ,un diploma di cuoco rilasciato nell'anno 1991 ai sensi dell'art. 17 della legge 958/86 (trattasi di servizio prestato in caserma durante l'anno di militare di leva).
» Risposta
Si evidenzia che il Ministero dello sviluppo economico nella risoluzione del 24/2/2014 n. 31983 ha precisato che : Con riguardo ai due contratti collettivi nazionali sopra menzionati, ovvero il “CCNL. per i dipendenti del terziario: commercio, distribuzione e servizi anche in forma cooperativa” e il “CCNL per i dipendenti del turismo e pubblici esercizi”, si considerano in possesso della qualificazione professionale in questione i soggetti inquadrati almeno al quarto livello di entrambi i citati contratti (si tenga presente che la progressione numerica ordinale stabilisce una disposizione delle qualifiche in ordine decrescente). Il contratto collettivo nazionale di lavoro dei dipendenti delle aziende del settore turismo prevede, al suo articolo 48 le declaratorie dei livelli dei dipendenti e per quelli del secondo livello li qualifica come : "Appartengono a questo livello i lavoratori che svolgono mansioni che comportano sia iniziativa che autonomia operativa nell'ambito ed in applicazione delle direttive generali ricevute, con funzioni di coordinamento e controllo o ispettive di impianti, reparti e uffici, per le quali è richiesta una particolare competenza professionale." Riteniamo quindi che il livello di qualifica possa rientrare fra quelli che consentono di ottenere il requisito professionale previsto dall'articolo 71 del D.lgs 59/2010, sempre che risulti almeno un biennio degli ultimi 5 anni e che sia svolta una qualifica attinente alla preparazione, somministrazione o amministrazione della struttura alberghiera. Il tutto dovrà essere confermato dall'INPS. Per quanto attiene al diploma di cuoco rilasciato nell'anno 1991 ai sensi dell'art. 17 della legge 958/86 ; il Ministero dello Sviluppo economico non lo ha ritenuto valido poichè “Al riguardo la scrivente direzione generale ritiene che il diploma in questione, rilasciato per un corso della durata di un solo mese, non rientri tra quelli indicati alle lettere a) e c) del citato articolo 71 comma 6. Non si tratta, infatti, né di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o universitario previsto dall’ordinamento scolastico vigente, né di un corso abilitante all’avvio e all’esercizio di un’attività commerciale che, in tal senso e con tale specifica finalità è autorizzato dalla regione competente per territorio.” (risoluzione n. 211396 del 12/10/2012)
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70. REQUISITO - PRESENZA PREPOSTO
» Quesito
Una società cinese XXXXXXX & C. S.A.S. che è una sala giochi e scommesse. La società è composta da tre soci: XY XXXXXXXX (rappresentante dell’impresa e socio accomandatario) possiede il 50% delle quote WXXX SXXX (socio accomandante) possiede il 25% delle quote XXX XXXX (socio accomandante) possiede il 25% delle quote La rappresentante legale è socia accomandataria, presta l’opera nella società e possiede il requisito professionale per la somministrazione e per
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poter svolgere l’attività sopra indicata. La stessa rappresentante legale (XXXX WWWWWW) vorrebbe cedere IL 50% delle sue quote agli altri due soci e quindi lei sparirebbe dalla società. Uno dei due soci diventerebbe accomandatario. Dato che è la sig.ra XX WWWWWWW che possiede il requisito professionale per la somministrazione la domanda è la seguente: se lei venisse assunta come dipendente a 8 ore o part-time, la società potrebbe continuare ad operare o è obbligatorio che il socio accomandatario sia in possesso del requisito professionale? Oppure se ci sono alternative diverse
» Risposta
L'articolo 71 del D.lgs 59/2010 prevede che l'attività di somministrazione di alimenti e bevande sia soggetta al possesso di determinati requisiti morali e professionali; il comma 6 bis stabilisce che sia per le imprese individuali che in caso di società, associazioni od organismi collettivi, i requisiti professionali di cui al comma 6 devono essere posseduti dal titolare o rappresentante legale, ovvero, in alternativa, dall'eventuale persona preposta all'attività commerciale. Ciò consente quindi al nuovo legale rappresentante di nominare una persona, quindi anche la legale rappresentante uscente dalla società, delegato alla somministrazione dell'azienda, sempre che questa dichiari il possesso sia del requisito morale che professionale. La legge non prevede un particolare rapporto di lavoro tra il titolare dell'esercizio e il delegato nominato, anche perché non è prevista la presenza costante del delegato durante l'orario di esercizio dell'attività, cosa questa che invece è richiesta al titolare dell'azienda o alla persona da lui nominata rappresentante nella conduzione della licenza ai sensi dell'articolo 8 del TULPS, dato che il titolo autorizzativo del pubblico esercizio vale anche quale licenza di polizia ai sensi e per gli effetti di cui all'articolo 86 del TULPS, come indicato nella risoluzione Ministeriale 15427 del 30 Gennaio 2014 reperibile sul sito.
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71. REQUISITO PROFESSIONALE - REC
» Quesito
Un soggetto iscritto al REC per la somministrazione di alimenti e bevande il 18/4/2006 ha esercitato l'attività fino al 5/3/2013 (per ben sette anni). Dopo tale data ha ceduto l'azienda in fitto fino al 31/1/2017. L' 1/2/2017 riavvia l'attività. Nell'ultimo quinquennio non ricadono due anni di attività ma solo uno. Si chiede se il soggetto ha perso il requisito professionale.
» Risposta
L’essere stato iscritto al REC per l’attività di somministrazione, ai sensi dell’articolo 2 della legge 287/91, assegna all’interessato il requisito professionale per l’esercizio dell’attività di commercio di prodotti alimentari e dell’attività di somministrazione, salvo che da tale registro non sia stato cancellato. Dovrà quindi solamente possedere il requisito morale poiché in possesso di requisito professionale
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72. REQUISITI SANITARI - SOSPENSIONE
» Quesito
Nei confronti del titolare di un esercizio di somministrazione di tipologia Ae B è stata emessa
ordinanza di sospensione immediata del reparto " cucina" a seguito di segnalazione dell' Azienda
Sanitaria che rilevava, ai sensi dell'art.268 del D.Lgs. 152/06 ,l'assenza di canna fumaria per
convogliare i fumi e gli odori, così come denunciato dai condomini. Nonostante ciò, l'esercente
non ottemperava all'ordine impartito, motivo per il quale veniva inviata comunicazione di notizia
di reato alla Procura della Repubblica per la violazione dell'art. 650 del c.p. prevista dall'ordinanza
citata. Veniva, altresì, notificata all'esercente diffida a sospendere immediatamente l'attività di
cucina a pena dell'esecuzione d'ufficio e dell'apposizione dei sigilli. A fronte dell'inottomperanza ,si
chiede un parere in ordine alla correttezza delle procedure sino ad ora poste in essere ed a quelle
a cui l'Ente è ancora tenuto , attesa l'assenza di una normativa chiara soprattutto in ordine alla
procedura dell'esecuzione coattiva.
» Risposta
L'ipotesi descritta nel quesito avrebbe consentito di contestare all'interessato la violazione
prevista dall'articolo 3 comma 7 della legge 287/91, sanzionata ai sensi dell'articolo 10 comma 2,
che dispone che l' attività di somministrazione di alimenti e di bevande deve essere esercitata nel
rispetto delle vigenti norme, prescrizioni e autorizzazioni in materia edilizia, urbanistica e
igienicosanitaria, nonché di quelle sulla destinazione d'uso dei locali e degli edifici, fatta salva
l'irrogazione delle sanzioni relative alle norme e prescrizioni violate. In conseguenza
dell'applicazione di tale sanzione l'ufficio avrebbe dovuto emettere il provvedimento previsto
dall'articolo 17 ter del TULPS, espressamente richiamato dall'articolo 10 comma 3 della legge
287/91, il quale prevede la sospensione dell'attività esercitata in difetto delle norme igienico
sanitarie fino alla completa regolarizzazione dell'attività e comunque per un periodo massimo di 3
mesi. L’inottemperanza a questo ordine comporta violazione dell’art. 650 del c.p. e l’applicazione
della procedura prevista dall’art. 5 del tulps, con diffida e procedura coattiva. Non avendo seguito
questa procedura, riteniamo che ci siano comunque i presupposti per fare una diffida e procedere
con la chiusura coattiva tenuto conto che sembrano sussistere motivi di sicurezza. Si rammenta
inoltre che l’art.10 del TULPS consente la possibilità di sospendere o addirittura revocare
l’autorizzazione di polizia a seguito di abuso; e l’autorizzazione alla somministrazione vale anche
come licenza di polizia di cui art. 86 tulps.
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73. REQUISITI SANITARI - PROVVEDIMENTO
Quesito
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un locale interrato nel 1986 ottiene dall'allora autorità sanitaria certificazione di idoneità igienico
sanitaria per somministrazione (Bar-Pizzeria-Tavola calda) nel 1987 ottiene l'autorizzazione
amministrativa e l'autorizzazione sanitaria per l'esercizio. nel 2012 i proprietari presentano una
scia per adeguamento igienico-sanitario e abbattimento delle barriere architettoniche. a seguito di
verifiche della ASL risulta che il locale scantinato non è compatibile con l'attività di
somministrazione perchè cosi prevede il Reg Edilizio ed il PRG approvato nel 2004. La domanda è
può essere emanato provvedimento di chiusura dell'attività da parte della ASL che ha riscontrato
queste difformità?
» Risposta
Riteniamo che i diritti acquisiti debbano sempre essere salvaguardati e quindi l'attività autorizzata
ante regolamento edilizio dovrebbe essere mantenuta come esercitabile, almeno fino a quando
non si dovessero apportare modifiche tali da costituire un incremento della superficie di
somministrazione. Comunque se la AUSL ritiene che si debba procedere alla dichiarazione di
chiusura dell'attività dovrà farlo attraverso un proprio provvedimento motivato.
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74. RUMOROSITÀ - VERIFICHE
Quesito
E’ pervenuta una segnalazione per disturbo e rumori provenienti da un bar posto sotto l’abitazione di un Signore che lamenta il disturbo che deriva dall’apertura dell’esercizio alle ore 04.00 e dalla chiusura alle ore 01.00 nonché dalla macchine lasciate in divieto di sosta davanti al bar col motore acceso o con cani che abbaiano già alle 4 del mattino. Il Sindaco non ha emesso ordinanze di limitazione di orari per la quiete pubblica Quali adempimenti occorre porre in essere? Il costo dell’eventuale intervento dell’arpal è a carico del segnalante?
» Risposta
Riteniamo che sarebbe opportuno richiedere al personale dell'ARPA di effettuare delle verifiche
sulla rumorosità dell'attività e dei suoi frequentatori, ed anche svolgere dei controlli al di fuori del
locale per verificare l'attendibilità delle lamentele del cittadino. Ricordiamo che l'esercizio
pubblico dovrà essere dotato di certificazione di previsione di impatto acustico, redatta nella
forma di autocertificazione se il comune è dotato del regolamento per la zonizzazione del
territorio oppure redatta da un tecnico abilitato nell'ipotesi che manchi tale deliberazione.
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S 75. SALA GIOCO - ATTIVITÀ CONTIGUA
» Quesito
In un unico locale, costituito da due ambienti distinti di pari superficie, comunicanti tra loro tramite
apertura (vano porta senza chiusura) un imprenditore vuole intraprendere l’attività di raccolta scommesse
(con licenza della locale Questura ex art. 88 tulps) e l’attività congiunta di somministrazione di alimenti e
bevande (soggetta a s.c.i.a. comunale). Precisato che l’area in cui insiste il locale de quo non è soggetta a
tutela si è a chiedere: 1. La scia per la somministrazione deve essere presentata per attività congiunta ad
altra prevalente (art. 64, comma 2 e 7, lett. d, del d.lgs. n. 59/2010) e, in tal caso, la superficie di
somministrazione non deve superare un quarto di quella complessiva (art. 6, comma 1, lett. a l.r. Lazio n.
21/2006) oppure, trattandosi di area non sottoposta a tutela si può prescindere da tale rapporto
proporzionale tra le superfici da utilizzarsi per le due attività? Ciò in quanto, trattandosi di due ambienti
distinti ma di eguale superficie, se le due attività venissero esercitate distintamente nei due ambienti tale
rapporto proporzionale non potrebbe essere rispettato. 2. In alternativa può il soggetto presentare prima
una scia di apertura per somministrazione al pubblico di alimenti e bevande ai sensi dell’art. 64, comma 1
del d.lgs n. 59/2010 per l’intera superficie disponibile e, successivamente, ottenere dalla Questura la licenza
di cui all’art. 88 del tulps per una parte di tale locale, con contestuale comunicazione allo suap comunale di
riduzione della superficie di somministrazione? In tal caso si tratterebbe di due attività congiunte ma,
essendo già esercitata in via ordinaria quella di somministrazione non ci sarebbe bisogno di accertare il
carattere della prevalenza dell’una rispetto all’altra e, quindi non vi sarebbe l?obbligo di rispettare il
rapporto proporzionale tra le superfici utilizzate per le due attività. Nel merito è gradita la indicazione di
pareri e risoluzioni del MISE.
» Risposta
In primo luogo si osserva che le due attività, somministrazione di alimenti e bevande e sala scommesse di
cui all'articolo 88 del TULPS possono essere svolte anche in locali contigui e comunicanti non essendo
previste disposizioni ostative in materia di sorvegliabilità dato che entrambe sono sottoposte al possesso di
licenza di polizia, articolo 86 per la somministrazione e articolo 88 del il gioco, e quindi ai sensi dell'articolo
16 del TULPS gli addetti al controllo possono accedere ai rispettivi locali a qualsiasi ora del giorno o della
notte. Si tratta quindi di stabilire se l'attività di somministrazione che si vuole svolgere è a favore dei
frequentatori del trattenimento e in questo caso la superficie prevalente dovrà essere quella dedicata al
gioco applicando la proporzione prevista dalla legge regionale 21/06 ed avere i medesimi orari di apertura
della sala scommesse; diversamente, poiché non vi sono problemi di sorvegliabilità e si tratta di due locali
catastalmente distinti anche se comunicanti e con autonomo ingresso, è possibile svolgere attività di
somministrazione rivolta ad un pubblico generico e quindi svincolata dall'attività di gioco; in questa ultima
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ipotesi l'attività, se esercitata in zona non tutelata, a ns parere sarà soggetta alla presentazione della SCIA
unica ( si veda voce 67 allegato A del d.lgs 222/2016)
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76. SALA GIOCHI - RAPPRESENTANTE
» Quesito
Un soggetto presenta una scia di subingresso in un'attività di somministrazione (bar), possedendo i
requisiti professionali personalmente; contemporaneamente chiede licenza per aprire una sala
giochi in un locale separato, adiacente a quello in cui si trova il bar. Può essere titolare di
entrambe le attività? Occorre necessariamente garantire la presenza fisica? E' necessario
nominare un rappresentante per la sala giochi, o cosa altro?
» Risposta
Premesso che un medesimo soggetto può essere titolare di più attività, la questione è relativa alla
necessità o meno di nominare un rappresentante ai sensi dell’art. 8 del tulps, poichè il titolare
della licenza deve essere presente durante lo svolgimento dell'attività. Se i due locali sono
adiacenti, come indicato nel quesito, non riteniamo che sia necessaria l'individuazione di un
rappresentante nella conduzione di una delle due licenza di Polizia dato che il suo titolare si trova
nelle immediate vicinanze dell'attività e che quindi può eventualmente intervenire
immediatamente; riteniamo però che sarebbe comunque opportuno provvedere alla nomina di un
rappresentante che stia fisicamente nel locale ove non si trova il titolare
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77. SCIA
» Quesito
Somministrazione di alimenti e bevande in un chiosco in assenza di Scia e di agibilià. Verbale emesso dai
vigili urbani per violazione art. 64 comma9 del Dlg.s. n. 59/2010 ed emissione di ordinanza di chiusura da
parte del Dirigente Suap dell'esercizio in data 24 aprile c.a. il 29 aprile perviene al suap una istanza sempre
in questo chiosco per somministrazione con Dia Sanitaria e perizia giurata di un tecnico in sostituzione
dell'agibilità facendo riferimento alla l.r. n.14 del 23.06.2014. Ai Vigili che erano andati a constatare se
avevano dato esecuzione all'ordinanza, il gestore ha presentato ricevuta di presentazione della scia al suap.
In merito a ciò chiedo: la ricevuta di presentazione della scia interrompe il procedimento di chiusura
dell'attività? il gestore può esercitare, poiché la scia permette subito di iniziare un'attività
indipendentemente dalla verifica successiva della documentazione. cosa bisogna fare in questo caso? devo
procedere all'istruttoria oppure rigettarla.
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» Risposta
Nel quesito si dice che il Chiosco era privo di SCIA e di agibiltà; poi si dice che il 29 l’interessato ha presentato istanza ( e non SCIA) e un’istanza non dà titolo ad avviare l’attività ma occorre attendere il rilascio dell’autorizzazione. Occorre quindi chiarire se l’attività in argomento è soggetta a SCIA oppure ad Autorizzazione ( voci n. 65 e 67 della tabella A del d.lgs. n. 222/2016); in entrambi i casi alla SCIA o alla istanza va allegata SCIA Sanitaria e la documentazione di impatto acustico se utilizza strumenti sonori. Sembra che la situazione sia stata completamente sanata mediante la presentazione di una SCIA, probabilmente unica, comprendente SCIA per avvio di attività e SCIA per notifica sanitaria Si rammenta che dovrà anche essere presentata la certificazione di previsione di impatto acustico. Se il 29 è stata presentata SCIA ( da quesito non è chiaro) e il SUAP ha rilasciato regolare ricevuta l’interessato sembra aver sanato i requisiti mancanti e quindi, a ns parere, può esercitare. Occorre però verificare se dal 24 al 29 ha esercitato l’attività ed in questo caso senza rispettare l’ordinanza emanata (in tal caso dovrebbe essere stata emanata ai sensi dell’art. 17-ter tulps). In tal caso vi è stata violazione art. 650 del c p. e vanno contestate le violazioni per somministrazione abusiva dal 24 al 28
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78. SCIA - CERTIFICAZIONE ANTIMAFIA - PROVVEDIMENTI
» Quesito
In seguito a presentazione di SCIA per l'esercizio di commercio al dettaglio in sede fissa sono stati richiesti i controlli sulle dichiarazioni rese dal soggetto interessato. Decorsi diversi mesi dalla data di presentazione della SCIA e dalla relativa richiesta di controllo della veridicità delle dichiarazioni, rese dal soggetto in merito al possesso dei requisiti morali, la Prefettura invia al Comune un'informazione interdittiva antimafia ai sensi dell'art. 89 bis e degli artt. 91 e segg. del D.Lgs. 159/2011 (effetti equiparati alla comunicazione antimafia - Sentenza CDS 565/2017) citando fatti/reati compiuti dopo la presentazione della SCIA (che nel frattempo si è perfezionata). Siccome il soggetto, titolare di impresa individuale, ha perso i requisiti necessari previsti per legge (teoricamente posseduti al momento della presentazione della SCIA) per l'esercizio dell'attività, con quale tipologia di atto è possibile intervenire tenendo conto che sono già decorsi i 18 mesi previsti dall'art. 21nonies della L. 241/1990 calcolati dal momento del perfezionamento della segnalazione?
» Risposta
La tempistica che codesto comune deve tenere in considerazione non è riferibile alla data di presentazione della SCIA, ma a quella di ricevimento della comunicazione da parte della Prefettura la quale, successivamente alla presentazione della SCIA, ha riscontrato nel soggetto il venir meno del requisito necessario per la certificazione antimafia. Non si trattò infatti di un errore dell'ufficio, ma di una condizione indispensabile che si è verificata successivamente alle verifiche relative alla SCIA. Riteniamo quindi che si dovrà emettere un provvedimento di immediata cessazione dell'attività, che potrà anche prevedere, stante l'urgenza di dare esecuzione all'accertamento della Prefettura, l'omissione della comunicazione di avvio del procedimento. Si tratta di attività di
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commercio senza i requisiti morali e quindi la violazione è sanzionata da art. 22, commi 1 e 6, del d.lgs n. 14/1998
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79. SCIA - AGIBILITÀ EDILIZIA
» Quesito
Alla luce delle ultime modifiche effettuate all'art. 19 della L. 241/1990, nel caso di presentazione di una S.C.I.A. di somministrazione di alimenti e bevande che non specifica del tutto e/o non chiarisce alla voce "agibilità" di aver adempiuto a quanto previsto dall'art. 24 del D.P.R. 380/2001 e s.m.i., cosa deve fare il SUAP? disporre l'immediata inefficacia della S.C.I.A.? richiedere la documentazione dando 30 giorni di tempo come previsto dall'art. 19 comma 3 della L. 241/90? inoltre, se la mancanza o la non specifica dell'agibilità si configura in "pericolo per la tutela dell'interesse pubblico in materia di ambiente, paesaggio, beni culturali, salute, sicurezza pubblica" (ciò previsto sempre dall'art. 19)? e nel caso di S.C.I.A. diversa dalla somministrazione di alimenti e bevande la procedura da attuare è uguale?
» Risposta
Riteniamo che la mancata indicazione nella SCIA che l'immobile è dotato della certificazione di agibilità prevista dal DPR 380/2001 necessiti della richiesta di integrazione, come previsto dall'articolo 19 comma 3 della legge 241/90, assegnando all'interessato un termine non inferiore a 30 giorni per compiere l'adempimento. Non riteniamo necessario procedere al respingimento della SCIA con la motivazione che la mancanza della dichiarazione del possesso della agibilità potrebbe costituire un pericolo per l'incolumità pubblica perché se così fosse si sarebbe dovuto, già all'epoca della realizzazione dell'immobile, procedere ad applicare la relativa sanzione amministrativa prevista dal DPR 380 ed emettere il provvedimento di immediato inutilizzo dell'immobile a causa della mancata verifica di agibilità. Tra l’altro il comune dovrebbe essere in grado di verificare presso i propri archivi se l’immobile è in regola con agibilità edilizia. Per poter sospendere un’attività per “pericolo per la tutela dell'interesse pubblico in materia di ambiente, paesaggio, beni culturali, salute, sicurezza pubblica” occorre che vi sia un pericolo reale e questo dovrebbe essere documentato dall’ufficio edilizia-urbanistica del comune tramite i propri tecnici. La stessa procedura dovrà essere applicata, a nostro avviso, a qualsiasi altra tipologia di attività nella quale ricorrano le medesime situazioni.
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80. SCIA - PREVENZIONE INCENDI
» Quesito
Nei controlli delle S.C.I.A. relative alla somministrazione nelle quali il titolare non allega contestualmente la S.C.I.A. di cui al D.P.R. 151/2011 nè la prova di averla prodotta all'Ufficio
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Prevenzione Incendi ma dichiara che l'attività di somministrazione verrà svolta nel rispetto della normativa in vigore, con particolare riguardo a quella di sicurezza e di prevenzione incendi, l'Ufficio S.U.A.P deve trasmetterla all'aufficio Prevenzioni Incendi per la verifica della dichiarazione?
» Risposta
Il d.lgs. n. 222/2016 alle voci n.65 e n. 67 non prevede per l’attività di somministrazione la presentazione della SCIA per prevenzione incendi nè tale obbligo è previsto dal DPR 151/2011.
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81. SCUOLE - REQUISITI
» Quesito
Quali requisiti deve possedere il gestore di centri estivi ricreavi che somministri alimenti e bevande?
» Risposta
Riteniamo che si tratti di attività di somministrazione svolta ai sensi dell'articolo 4 della legge regionale dell'Emilia Romagna 14/2003 che necessita, oltre della SCIA che vale quale titolo abilitativo, del possesso dei requisiti morali previsti dall'articolo 71 del D.lgs 59/2010, non saranno invece necessari quelli professionali trattandosi di attività rivolta a soggetti determinati e quindi ad una cerchia determinata di persone). Ovviamente saranno necessari anche i requisiti igienico sanitari della struttura che saranno oggetto della SCIA Unica da presentarsi ai sensi del punto 73 dell'allegato A al D.lgs 222/2016.
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82. SERVIZI IGIENICI - DISABILI
» Quesito
Un esercizio di vicinato esistente e autorizzato in un Comune Montano intende destinare una porzione dello stesso ad una nuova attività di somministrazione alimenti e bevande. Per la nuova attività di bar è necessario che l'immobile sia dotato di servizio igienico per disabili? L'attuale bagno non risulta accessibile in quanto non ha le necessarie dimensioni di legge e inoltre per raggiungerlo bisogna percorrere una scala.
» Risposta
Il Ministero dello sviluppo economico, già con parere n. 9105 del 28 settembre 2007 aveva precisato che, visto anche il parere del Ministero della Salute n. 60O.1/109/AG/1307 del 10
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dicembre 2002, "risulta evidente che vige l'obbligo della presenza dei servizi igienici negli esercizi di somministrazione ma che non esistono norme specifiche sul loro utilizzo da parte di soggetti diversi della clientela. Il Ministero della salute nella citata nota aveva rilevato che l'obbligo di dotare di servizi igienici, ma solo per la clientela, " sussiste in base a quanto disposto dall'art.28 del D.P.R. n.327/80, il quale individua i requisiti minimi obbligatori per gli stabilimenti di produzione, preparazione e confezionamento e deposito all'ingrosso di sostanze alimentari. In particolare, tale norma prevede che le strutture su indicate debbano essere munite di servizi igienici, rispondenti alle normali esigenze igienico-sanitarie, non comunicanti direttamente con i locali adibiti a lavorazione, deposito e vendita delle sostanze alimentari". I servizi igienici esistenti per la clientela devono essere in regola con la normativa che prevede l’abbattimento delle barriere; il D.M. 236/1989, all’art.5/5, dispone “5.5. ALTRI LUOGHI APERTI AL PUBBLICO - Negli altri luoghi aperti al pubblico deve essere garantita l'accessibilità agli spazi di relazione. A tale fine si devono rispettare le prescrizioni di cui ai punti 4.1., 4.2. e 4.3., atte a garantire il soddisfacimento di tale requisito. Questi locali, quando superano i 250 mq di superficie utile, devono prevedere almeno un servizio igienico accessibile.”. Trattandosi quindi di nuova attività riteniamo che almeno uno dei servizi igienici dovrà essere realizzato per l'utilizzo da parte di soggetti diversamente abili. Si consiglia di sentire il parere dell’AUSL locale.
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83. SITO INTERNET - VENDITA SPAZI
» Quesito
Nel caso che una società metta a disposizione un sito internet attraverso il quale, dietro pagamento di una somma annua max di ? 200,00, qualsiasi commerciante può inserire i propri prodotti al fine di venderli on-line, quale adempimento dovrà mettere in atto la medesima società? Oppure sarà carico di ciascun commerciante utilizzatore del sito presentare la scia per il commercio elettronico? Questa forma di attività denominata "marketplace" è attualmente gestita attraverso il sito www.iloit.it.
» Risposta
Le società che mettono a disposizione il proprio sito internet attraverso il quale commercianti professionisti promuovono la vendita dei propri prodotti rientrano, a nostro modo di vedere, tra coloro che offrono dei servizi, e potranno liberamente svolgerla attraverso l'iscrizione al registro delle imprese. Le persone che utilizzano tale sito per gli scopi sopra indicati dovranno presentare al comune una SCIA per commercio elettronico e quindi, anche loro, iscriversi al registro.
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84. SORVEGLIABILITÀ – PROVVEDIMENTO
» Quesito
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Con la presente si richiede di specificare quale tipo di violazione si debba contestare al titolare di pubblico esercizio che eserciti l'attività senza rispettare i requisiti di sorvegliabilità di cui al DM 564/92 in quanto a seguito della modifica della Legge Regionale Emilia Romagna n.14/2003 sono scomparsi i riferimenti sanzionatori che erano previsti nell'art. 5 commi 5 e 6.
» Risposta
L’art. 8, comma 5, della L.R.14/2003 dispone che “ È fatto obbligo a tutti i soggetti che svolgono attività di somministrazione di alimenti e bevande di esercitarla nel rispetto delle vigenti norme, prescrizioni e autorizzazioni ….. e, qualora trattasi di esercizi aperti al pubblico, di sorvegliabilità.”. L’art. 19, comma 2, prevede: “ Per ogni altra violazione alle disposizioni della presente legge, si applica la sanzione amministrativa prevista dall'articolo 17-bis, comma 3, del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. Oltre alla sanzione pecuniaria si applica l’art.15, comma 2, che dispone “I titoli abilitativi di cui all'articolo 8 possono essere sospesi quando venga meno la sorvegliabilità dei locali. L'attività è sospesa per una durata non inferiore a tre giorni e non superiore a novanta giorni, termine entro il quale, salvo proroga in caso di comprovata necessità e previa motivata istanza, il titolare può riprendere l'attività, ripristinati i requisiti mancanti. L'attività è sospesa fino a tre giorni nel caso in cui l'esercente non rispetti le indicazioni operative decise dai Comuni per la tutela degli abitati delle aree limitrofe.
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85. SOSPENSIONE - TERMINI
» Quesito
In data 14.01.2017 mi è pervenuta comunicazione da parte del legale rappresentante di una società di cessazione dell'attività di somministrazione a decorrere dal 29.10.2016 e contestuale richiesta di sospensione dell'autorizzazione cui faceva capo la società per il periodo di un anno. La società in questo aveva stipulato con il titolare dell'immobile un contratto di affittanza di immobile, essendo la stessa subentrata nella gestione aziendale ad una ditta individuale con contratto notarile. Il legale rappresentante sostiene che questa comunicazione è motivata dal tentativo di vendere attrezzature di propria proprietà nell'anno in cui chiede la sospensione facenti parte dell'avviamento. E' possibile tutto ciò? Devo rispondere alla richiesta? Il proprietario dell'immobile vorrà sicuramente affittare lo stesso ad altri, con contratto di locazione . I nuovi gestori presenteranno una SCIA di apertura?
» Risposta
Il legale rappresentante della società avrebbe dovuto comunicare o la cessazione dell'attività oppure la sua sospensione non superiore ad un anno al fine di evitare la decadenza; analoga comunicazione avrebbe dovuto dare al registro delle imprese; e questo deve essere chiarito: o l’attività è cessata o sospesa. Se quindi la comunicazione fornita dal legale rappresentante è relativa ad una sospensione si dovrà attendere il decorso dei 12 mesi prima di poter emettere il provvedimento di decadenza dell'autorizzazione. Entro tale periodo l'interessato potrà sia riavviare l'attività che cederla definitivamente o in gestione. Si consiglia di verificare presso il Registro Imprese cosa ha dichiarato; se cessazione o ditta inattiva. Si rammenta infatti che se
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l’interessato ha provveduto a denunciare la cessazione dell’attività e la conseguente chiusura della Partita IVA, il medesimo non è più qualificabile quale imprenditore e pertanto non può cedere un’attività della quale non ha la titolarità dell’esercizio ( si veda la Risoluzione Ministero dello sviluppo economico 18/7/2016 n. 236368). Nulla vieta a questo soggetto, se ha cessato l’attività, di vendere le attrezzature, quali oggetti di sua proprietà, ma non di vendere l’impresa e dare quindi origine ad un subingresso. Il proprietario dell’immobile può liberamente cedere ad altri i locali e i nuovi gestori dei locali potranno attivare un nuovo esercizio di somministrazione.
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86. STRUTTURA RICETTIVA - DESTINAZIONE LOCALI
» Quesito
Una Locanda con immobile censito al NCEU categ. D può somministrare alimenti e bevande ai soli clienti della locanda. Se la stessa volesse acquisire una ulteriore autorizzazione per effettuare anche attività di ristorante “per chiunque” i locali all’interno della locanda in cui si svolge la ristorazione “per tutti” oltre che per i clienti della locanda devono essere accatastati C1 con cambio di destinazione d’uso?
» Risposta
La locanda è una attività disciplinata dall'articolo 5 comma 2 lettera c) della legge regionale della Liguria 32/2014 e per il disposto dell’art. 53 le locande possono effettuare, unitamente alla prestazione del servizio ricettivo, la somministrazione di alimenti e bevande alle persone alloggiate, ai loro ospiti e a coloro che sono ospitati nella struttura ricettiva. Nell'ipotesi in cui il titolare della locanda volesse attivare un esercizio pubblico di somministrazione di alimenti e bevande, previsto dalla legge regionale 1/2007, la destinazione d'uso del locale dovrà essere quella prevista dalle norme attuative del locale piano strutturale. Generalmente le attività ricettive sono accatastati in D2 mentre gli esercizi di somministrazioni in C1; si consiglia di sentire l’ufficio comunale competente in urbanistica-edilizia
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87. STRUTTURA SANITARIA - RISTRUTTURAZIONE LOCALI
» Quesito
A seguito di gara d?appalto l?ospedale ha aggiudicato la gestione del bar interno a un nuovo operatore. Si chiede conferma, a seguito della modifica del dlgs n. 59/10, che al riguardo non occorra più il requisito professionale e si tratti quindi di attività non aperta ad una generalità di persone. Il nuovo gestore intende sistemare e cambiare il layout del locale già adibito a somministrazione e lo stesso sarà inutilizzabile per 20 giorni. L’ausl avrebbe comunque chiesto che il servizio non venga interrotto mettendo a disposizione uno spazio nell’area reception in cui verrebbe somministrato direttamente il caffè e poco altro, presumo in stoviglie a perdere. Avrei
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pensato di far presentare due SCIA separate, con relative notifiche sanitarie. La prima SCIA indicherebbe il periodo limitato di somministrazione (il modello suaper regionale, relativo alla somministrazione non aperta ad una generalità di persone, prevede anche la possibilità di indicare il periodo di inizio e di fine) con allegata la documentazione che riporta l’area provvisoria utilizzata. La seconda SCIA, successiva alla prima, sarebbe invece relativa al servizio che verrà intrapreso permanentemente nel locale a tal fine adibito, con la relativa documentazione tecnica in allegato. Per quanto riguarda la somministrazione ?temporanea? tuttavia sorgono molti dubbi, soprattutto in merito alle dichiarazioni di rispetto dei requisiti previsti per lo svolgimento dell’attività in questione. Chiedo gentilmente un suo parere in merito e in particolare se sia possibile e come potrebbe configurarsi l?attività temporanea in questione.
» Risposta
L'attività di somministrazione svolta all'interno di una struttura sanitaria e a favore esclusivamente dei suoi frequentatori non necessita del possesso del requisito professionale trattandosi di soggetti determinati e non di pubblico generico. Il Mise infatti ha di nuovo precisato nella Risoluzione 9/2/2016 n. 34168 che “Con riferimento, nello specifico, all’attività di somministrazione di alimenti e bevande, il requisito professionale non può essere richiesto nel caso delle attività elencate alle lettere b), e), f), g) ed h) del comma 6 dell’articolo 3 della legge 25 agosto 1991, n. 287, come sostituito dal comma 7 dell’articolo 64 del decreto legislativo n. 59 del 2010, purché siano effettuate con modalità o in spazi nei quali l’accesso è consentito solo previo possesso di un titolo di ingresso o nei casi in cui è riservato a determinati soggetti.” E l’ospedale è previsto dalla citata lettera g) L'operazione che si vuole intraprendere non è complicata di per sè, sempre che la AUSL, che vuole comunque il servizio, sia in grado di valutare positivamente, dal punto di vista igienico sanitario, la struttura precaria che si vuole utilizzare. A ns parere sembrerebbe più semplice far presentare una SCIA temporanea di trasferimento ( e non di somministrazione temporanea), e poi una nuova SCIA per rientrare nei vecchi locali rinnovati; ovviamente le SCIA dovranno sempre essere accompagnate da SCIA sanitarie.
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88. SUOLO PUBBLICO - CHIOSCHI - PROCEDURA
» Quesito
L’amministrazione comunale circa 10 anni fa ha dato in concessione dei chioschi in area pubblica per la somministrazione di alimenti e bevande. Il rinnovo di tali concessioni, in scadenza, deve avvenire seguendo i criteri stabiliti in sede di conferenza unificata del 5 luglio 2012 e da ultimo quella del 16 luglio 2015?
» Risposta
La conferenza unificata Stato Regioni del 16 Luglio 2015 prevede che i comuni assegnino le concessioni di suolo pubblico per l'installazione di chioschi finalizzati all'esercizio dell'attività di somministrazione, rivendita della stampa quotidiana e periodica e artigianale applicando le medesime previsioni stabilite per il commercio su area pubblica, sia in termine di durata, che di
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assegnazione dei punteggi che di scadenza delle concessioni in essere, che quindi dovrà essere considerata oggi alla luce del Decreto mille proroghe.
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T 89. TENDA - DEHORS - TASSA
» Quesito
Esercizio pubblico (bar) - Pagamento occupazione suolo pubblico L' Esercizio pubblico ( bar) - ha la
seguente posizione: - tenda avvolgibile delle dimensioni 10X3 (per la quale dovrebbe pagare
l'occupazione annuale come soprasuolo); - dehors per il periodo aprile - settembre per la
dimensione di 8X3 per il quale dovrebbe pagare l'occupazione temporanea; Si chiede se è corretta
la posizione dell'ufficio in quanto facciamo pagare l'occupazione annuale per la tenda sui 30 mq. e
poi facciamo pagare il dehors per il periodo aprile - settembre sui 24 mq.
» Risposta
Premesso che l’occupazione di aree pubbliche ed in particolare il pagamento delle somme dovute
per dette occupazioni è materia che esula da quelle trattate dal sito, riteniamo che, salvo che il
regolamento comunale non preveda diversamente, stabilendo dei periodi fissi di tassazione,
l'ufficio abbia correttamente individuato le modalità relative ai tributi che devono essere
corrisposti.
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90. TIPOLOGIA ATTIVITÀ - AGGIUNTA - SORVEGLIABILITÀ
» Quesito
Un esercizio di somministrazione al pubblico di bevande (bar) autorizzato prima dell'entrata in vigore del
D.M. 564/1992 presenta delle comunicazioni interne con locali privati aventi altra destinazione, che a
termini dell'art. 5 del Decreto devono essere chiuse a chiave durante l'orario di apertura del pubblico
esercizio. Qualora il titolare intendesse estendere l'attività ad altra tipologia (somministrazione pasti veloci)
può continuare a beneficiare della norma transitoria oppure tali comunicazioni interne devono essere
necessariamente eliminate? Lo stesso esercizio ha i servizi igienici per il pubblico non accessibili ai disabili,
nel caso di estensione dell'attività l'accessibilità diventa requisito indispensabile?
» Risposta
Le tipologie di attività di somministrazione di alimenti e bevande sono indicate nell'articolo 1 comma 1
della legge Provinciale di Trento 9/2000; il comma 3 del medesimo articolo indica che per il medesimo
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esercizio possono essere indicate più tipologie e sottotipologie che dovranno essere indicate nella SCIA
prevista dall'articolo 7. A parere di chi scrive l'interessato, che attualmente esercita l'attività di
somministrazione in deroga ai principi di sorvegliabilità di cui al DM 564/92, avendo un collegamento
interno esistente prima dell'avvio dell'attuale attività, potrà anche aggiungere altra tipologie di esercizio
senza che ciò comporti una modifica della situazione esistente ovvero l'avvio di una nuova attività di
esercizio pubblico, in quanto si tratta solamente di un ampliamento merceologico dell'attività esistente;
inoltre l’art.5, comma 2, del DM 564/92 fa genericamente riferimento a “Le comunicazioni interne fra i
locali adibiti a pubblico esercizio”, senza fare distinzione sulla tipologia di somministrazione. Per quanto
attiene ai servizi igienici accessibili ai disabili si evidenzia che la norma che disciplina è contenuta nel D.M.
14-6-1989 n. 236 “Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l'accessibilità, l'adattabilità e la visitabilità
degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e
dell'eliminazione delle barriere architettoniche”; che non sembra applicarsi al caso in esame. Si consiglia
però di sentire il parere degli uffici comunali competenti in materia.
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91. TRATTENIMENTO - AGIBILITÀ - CERTIFICAZIONE - COMMISSIONE DI VIGILANZA
» Quesito
Il d.lgs. n. 222/2016 ha modificato l?art.141 del reg. del TULPS prevedendo per i locali e gli
impianti con capienza complessiva pari o inferiore a 200 persone il parere, le verifiche e gli
accertamenti di cui al primo comma sono sostituiti, da una relazione tecnica di un professionista
iscritto nell'albo; facendo quindi decadere l?obbligo, in questo caso, di sottoporre la certificazione
del tecnico al parere della CVLPS. Nella tabella A del d.lgs. 222/2016 però, alle voci 78 e 79, c?è
l?obbligo di presentare alla CVLPS la relazione del tecnico. Ma qual è la funzione o il compito della
CCVPS quando riceve la relazione del tecnico, se ormai con la modifica non deve più esprimere
parere. Con questa modifica, come ci dobbiamo comportare prima di rilasciare l’art 68, dopo aver
ricevuto la relazione tecnica ( ad un evento di pubblico spettacolo che riveste carattere di
imprenditorialità) dobbiamo aspettare qualche nulla osta dalla CCVLPS?
Perché è obbligatorio l’invio della documentazione del tecnico alla CCVLPS? Cosa ci deve fare la
CCVLPS con la documentazione del tecnico? Prima della modifica, la CCVLPS si riuniva fisicamente
ad un tavolo ed esprimeva il parere (esame progetto) art. 141 del reg. del TULPS, per il rilascio art.
80 del TULPS, e poi art. 68 TULPS. ORA, con la modifica dobbiamo trasmettere ad ogni singolo
membro della CCVLPS la documentazione tecnica, ciò vuol dire che il tecnico dovrà presentare
tante copie quanto sono i membri della CCVLPS? A nostro avviso la modifica ha creato dubbi ed
incertezze
» Risposta
Effettivamente le due disposizioni, quella contenuta nel nuovo articolo 141 del Regolamento di
applicazione del TULPS e quanto viene indicato nei punti 79 e 80 della tabella A allegata al D.lgs
222/2016 sembrano essere in contrasto fra loro. Si deve però notare, a parere di chi scrive, che la
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nuova formulazione dell'articolo 141, che non prevede più la necessità della verifica da parte della
commissione di vigilanza della certificazione redatta dal tecnico sembra essere una disposizione di
carattere generale che poi deve essere verificata attraverso la specificità delle indicazioni
contenute nella tabella A. Infatti al punto 79 si deroga al principio stabilito dall'articolo 141
quando l'attività all'aperto necessiti di impianti soggetti a specifica certificazione di sicurezza quali
i carichi sospesi, cioè quella che comunemente viene definita Americana. Al punto 80 si prevede
l'obbligo dell'intervento della commissione di vigilanza, integrata ai sensi dell'articolo 141 bis
comma 2, per l'attività di trattenimento svolta in locali al chiuso aperti al pubblico o in aree
all'aperto destinate ad altra tipologia di attività. Questo, fino ad una interpretazione diversa del
Ministero, sembra il discrimine da utilizzare. A ns. parere, per i locali con capienza non superiore a
200 persone, senza che vi siano strutture soggette a certificazione di sicurezza, non dovrebbe
essere più necessaria la verifica da parte della commissione di vigilanza, essendo stato modificato
l'articolo 141 del reg. d’es. del TULPS, e quindi, in tali ipotesi, la certificazione del tecnico abilitato
sarà essa stessa certificazione di agibilità e lo spettacolo potrà avviarsi con SCIA.
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92. TRATTENIMENTO - BALLO
» Quesito
Che cosa deve produrre un titolare di pubblico esercizio nel caso voglia effettuare saltuariamente degli intrattenimenti danzanti su pedana (ballo liscio e danze caraibiche) all'interno del proprio dehor collocato in area privata
» Risposta
In primo luogo dovrà essere presentata certificazione di previsione di impatto acustico, ciò non tanto perché intende diffondere la musica ma in quanto esercizio pubblico di somministrazione. Questa certificazione di impatto acustico é stata prevista nell'articolo 4 del DPR 227/2011 che esclude dalle disposizioni contenute nell'articolo 8 della legge 447/95, le attività a bassa rumorosità indicate nell'allegato B contenute nel DPR 227/2011 fatta eccezione per i ristoranti, pizzerie, trattorie, bar, mense, attività ricreative, agrituristiche, culturali e di spettacolo, sale da gioco, palestre, stabilimenti balneari che utilizzano impianti di diffusione sonora o che svolgano attività di trattenimento. Tali esercizi devono presentare la certificazione di previsione di impatto acustico che può essere sostituita da una dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà qualora l'emissione non superi i limiti stabiliti dai comuni nel documento di classificazione acustica del territorio ( zonizzazione ) o del DPCM 1997 qualora il comune non abbia provveduto a tale adempimento. L’attività di trattenimento danzante necessita del rilascio della licenza di esercizio di cui all’articolo 68 del TULPS, previa verifica di agibilità prevista dall’articolo 80 del medesimo Testo; nell’ipotesi di capienza non superiore alle 200 persone si potrà utilizzare la certificazione del tecnico iscritto all’albo quale certificazione di agibilità, come indicato dall’articolo 141 comma 2 del regolamento di applicazione del TULPS.
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93. TRATTENIMENTO - COMPATIBILITÀ
» Quesito
Una società presenta scia per apertura di pubblico esercizio di somministrazione alimenti in dei
locali nei quali si svolgono, anche saltuariamente, attività musicali, di piano bar o spettacolo. Si
chiede di sapere gentilmente, se sugli stessi locali può svolgersi in determinati orari, attività di
somministrazione e in altri determinati orari attività di pubblico spettacolo intrattenimento, fermo
restando il rispetto di tutte le norme che regolano la somministrazione e il pubblico spettacolo.
» Risposta
Premesso che per l'apertura di esercizio pubblico di somministrazione doveva essere presentata la
SCIA unica, ai sensi del punto 67 dell'allegato A al D.lgs n. 222/2016, comprendente anche la
certificazione di previsione di impatto acustico, all'interno del pubblico esercizio potranno anche
essere svolti trattenimenti musicali che non assumano la caratteristica di trattenimento in forma
imprenditoriale, ovvero senza ballo, senza pagamento di un biglietto di ingresso o aumento del
prezzo delle consumazioni ecc.; nell'ipotesi invece che si tratti di trattenimento svolto in forma
imprenditoriale sarà necessario il rilascio della licenza di cui all'articolo 68 previa verifica di
agibilità di cui all'articolo 80 del medesimo testo; per questa attività si rimanda alla lettura della
voce 80 tabella A allegata al d.lgs n. 222 / 2016 . Queste due attività, se svolte correttamente,
potranno anche coesistere all'interno del medesimo locale.
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94. TRATTENIMENTO - FESTA PRIVATA
» Quesito
Abbiamo ricevuto una "comunicazione piccoli trattenimenti" ai sensi dell'art.12 della L.R. Emilia n°14 del
2003, la comunicazione è stata presentata da una Azienda Agricola che organizza n°5 feste private di
matrimonio (L'azienda agricola è sprovvista di autorizzazione per la somministrazione al pubblico di
alimenti e bevande dichiarano si appoggiarsi ad un Catering esterno), chiediamo se sia corretto e possibile
che l'Azienda Agricola possa presentare una "comunicazione piccoli trattenimenti" ai sensi dell'art.12 della
L.R. Emilia n 14 del 2003.
» Risposta
L'articolo 12 della legge regionale dell'Emilia Romagna 14/2003 è applicabile unicamente agli esercizi di somministrazione e non alle attività di agriturismo anche se queste effettuano attività di
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somministrazione. Se, come indicato nel quesito è l’azienda agricola che organizza le feste private, e quindi contatta il catering, i musicanti, i fioristi ecc.., a ns. parere svolge un’attività di agenzia d’affari, diversamente si deve limitare a dare in locazioni i locali ma sono gli sposi poi che devono organizzare il tutto. Quindi dovrebbe, sempre a ns. parere, organizzarsi come agriturismo o presentare una comunicazione come agenzia d’affari con regolare iscrizione al registro imprese. Inoltre si rammenta che art. 4 del DPR 227/2011 stabilisce che sono escluse dall'obbligo di presentare la documentazione di cui all'articolo 8, commi 2, 3 e 4, della legge n. 447/1995, le attività a bassa rumorosità elencate nell'Allegato B fatta eccezione per l'esercizio di ristoranti, pizzerie, trattorie, bar, mense, attività ricreative, AGROTURISTICHE, culturali e di spettacolo, sale da gioco, palestre, stabilimenti balneari che utilizzino impianti di diffusione sonora ovvero svolgano manifestazioni ed eventi con diffusione di musica o utilizzo di strumenti musicali.
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95. TRATTENIMENTO - GESTIONI SEPARATE
» Quesito
L'Amministrazione comunale che gestisce direttamente il Teatro cinema comunale locale intende affidare
ad una Associazione la gestione del servizio di "bar" all'interno del locale steso. L'attività naturalmente
funzionerebbe solo in occasione dell'apertura del teatro, per cui la si può configura come attività
complementare. Pur no avendo la gestione completa dell'attività del teatro, può essere concessa in
gestione l'attività complementare. Se si quali requisiti deve possedere l'associazione?
» Risposta
Non è previsto che chi organizza il trattenimento debba anche essere il gestore dell'attività di
somministrazione connessa, l'amministrazione Comunale può cedere in gestione lo spazio teatrale ad un
soggetto e l'attività di somministrazione ad altra persona; rimane pur sempre che quella di
somministrazione non essendo rivolta ad un pubblico generico potrà funzionare solamente in occasione
delle manifestazioni teatrali. L’associazione per la gestione della attività di somministrazione deve essere
iscritta al REA come indicato in caso analogo da Risoluzione Ministero dello sviluppo economico 18/2/2015
n. 22710.
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96. TRATTENIMENTO - STRUTTURE PROVVISORIE - AGIBILITÀ
» Quesito
Si richiede se in caso di festa/manifestazione a carattere ripetitivo prevista da ultimo comma art. 141 R.D.
635/1940 per la quale sia già stata rilasciata agibilità da parte della competente CVLLPS , si debba
formalmente rilasciare comunque nelle edizioni successive nuova licenza di agibilità art. 80 tulps,
richiamando i verbali di commissione e relativa agibilità della prima edizione o se già la licenza di agibilità
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rilasciata per la prima edizione sia titolo valido da richiamare nelle licenze art. 68 che vengono rilasciate
nelle successive edizioni , senza dover procedere ad un nuovo rilascio art. 80.
» Risposta
Nell’ipotesi prevista dall’articolo 141 comma 3 del regolamento di applicazione del TULPS gli impianti
provvisori che si ripetono periodicamente non necessitano di una nuova verifica di agibilità se questa è già
stata effettuata nei due anni precedenti; in tale ipotesi sarà necessario che un tecnico abilitato certifichi
che le strutture sono state nuovamente collocate nella medesima forma e caratteristica che venne
verificata dalla commissione di vigilanza e che nessuna modifica è intervenuta nelle condizioni di sicurezza e
nei materiali utilizzati. In tale ipotesi si potrà rilasciare la nuova licenza di cui all’articolo 68 del TULPS
facendo esplicito riferimento alla precedente verifica di agibilità e alla certificazione del tecnico trasmessa.
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97. TUTELA DELL'AREA - LIMITAZIONI
» Quesito
Il Comune sta predisponendo il documento strategico del commercio stabilendo che la programmazione per l’attività nel centro storico è da riferirsi alle strutture fisiche in cui si svolge l’attività di pubblico esercizio e che pertanto non sarà più consentita l’apertura di altri esercizi pubblici di somministrazione di alimenti e bevande. Si chiede di conoscere, stante l’abrogazione delle tipologie di esercizio avvenute in Puglia con l’entrata in vigore dell’art. 38 della legge regionale della Puglia n. 24 del 16.04.2015, se qualora venga ceduta un’azienda, (nello specifico bar) originariamente autorizzata ai sensi dell’art. 5 della legge 287/1991 (tipologia B) l’acquirente debba necessariamente aprire la medesima attività. In caso positivo qualora volesse ampliare la tipologia di esercizio aggiungendo la voce “ristorante”, fermo restando i requisiti urbanistico edilizi e sanitari, dovrebbe presentare scia per nuova attività o non necessita stante quanto previsto dal surrichiamato art. 38?
» Risposta
Il comune può sottoporre l'attività di pubblico esercizio a specifiche limitazioni indicando la zona del territorio comunale che si vuole sottoporre a tutela e precisando quali siano i motivi imperativi di interesse generale, tra quelli indicati dall'articolo 8 comma 1 lettera h) del D.lgs n. 59/2010, che costituiscono la ragione di tale limitazione. Se una simile limitazione si riferirà all'apertura di nuovi pubblici esercizi non sarà consentito, nell'ambito di tale territorio l'apertura di nuove attività; sarà invece necessario, nell'ambito della deliberazione che pone le limitazioni al libero esercizio dell'attività, che si preveda espressamente, dandone opportuna motivazione nel provvedimento di limitazione, se sia consentita la trasformazione della particolare attività autorizzata o se invece la tipologia di esercizio, pur rientrando in quella unica, debba mantenere le caratteristiche originarie, inoltre si dovrebbe prevedere anche l'ipotesi di trasferimento di sede all'interno dell'area da tutelare; si ribadisce che tali limitazioni devono essere adeguatamente motivate (non sono sufficienti motivazioni generiche) e suffragate da motivi imperativi di interesse generale. L’art. 64, comma 5, dispone “I titolari di un'autorizzazione ai sensi dell'articolo 3 della L. 287/1991, previo
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aggiornamento dell'autorizzazione sanitaria, hanno diritto a estendere la propria attività secondo quanto previsto all'articolo 38, senza che risulti necessaria la conversione del titolo autorizzatorio”. Se codesta amministrazione non intende applicare la liberalizzazione come indicata dal citato comma 5 dell’art. 64 e quindi pone un grave limite alla libera iniziativa economica, dovrà fornire motivazioni ulteriori e più significative, rispetto alla individuazione dell'area sottoposta a tutela, anche se questa egualmente dovrà essere opportunamente motivata.
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U
98. UTILIZZO LOCALI - COMODATO VERBALE
» Quesito
Un comodato verbale per affitto di un locale ad uso commercio al dettaglio può essere considerato valido titolo di disponibilità dell'immobile?
» Risposta
La cessione di un immobile, anche se relativa all'esercizio di una attività commerciale non necessita obbligatoriamente di una determinata forma, salvo le ipotesi secondo le quali l'atto necessariamente debba essere registrato. La persona che utilizzerà l'immobile però non potrà vantare alcun legittimo possesso dei locali, salvo il fatto che lo dovrà obbligatoriamente dichiarare nella forma autocertificativa. La legge non prevede uno specifico titolo per attestare il legittimo utilizzo del locale, anche se il suo proprietario dovrà comunque dare comunicazione al comune della cessione dell'immobile ai sensi dell’art.12 della legge 59/1978, non avendo un contratto di locazione registrato. E’ ovvio che potrebbero esserci aspetti fiscali sulla cessione dell’ immobile, ma la questione non limita il rilascio del titolo ad esercitarvi un’attività.
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V
99. VENDITA PER ASPORTO - SCIA SANITARIA
» Quesito
Un titolare di licenza di pubblico esercizio (Bar) che ha una superficie di mq.120 vuole presentare una SCIA con la quale segnala l'inizio attività all'interno del bar di una pizzeria da asporto con tanto di forno, bancone per il taglio e laboratorio per la preparazione e lavorazione della pizza. Naturalmente in questo modo una stanza di mq.30 viene adibita a pizzeria e i restanti mq.90 rimangono adibiti a bar con tanto di bancone e tavoli per gli avventori del bar. Si precisa che il titolare della pizzeria è la stessa persona già titolare del bar, e sia il bar che la pizzeria che sta nascendo presentano la stessa unica entrata. A questo punto si chiede: Che tipo di SCIA va presentata dal titolare per l'apertura della pizzeria? Oltre alla SCIA quale altra documentazione va presentata al Comune? Inoltre il titolare del bar può occuparsi anche della pizza? Deve assumere necessariamente un pizzaiolo che abbia i requisiti. Ecco vorrei cortesemente avere una delucidazione dettagliata sul da farsi da parte del Comune, al fine di non incorrere in errori, considerato che si vanno ad intersecare due attività in una stessa struttura con stessa entrata.
» Risposta
L'attività di somministrazione nella regione Lazio è disciplinata dalla legge regionale 21/2006, la quale al suo articolo 10 comma 2 stabilisce che gli esercizi di somministrazione hanno facoltà di vendita per asporto degli alimenti e bevande somministrati, ivi compresi i generi di pasticceria, gelateria, i pastigliaggi e ogni altro prodotto alimentare preconfezionato all'origine. Essendo quindi la pizza un alimento che può essere somministrato nell'esercizio pubblico non servirà alcun tipo di autorizzazione per la vendita del prodotto, sia come somministrazione che come taglio per asporto; servirà invece la presentazione della SCIA sanitaria relativa alle attrezzature utilizzate e alla manipolazione dei prodotti. Si consiglia di sentire l'ufficio del comune compente in urbanistica-edilizia per verificare eventuali problemi per la destinazione d'uso dello spazio utilizzato per la pizzeria da asporto. Il titolare può condurre entrambe le attività e non occorre alcun requisito professionale per il pizzaiolo.
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100. VIOLAZIONE - DIFFIDA AMMINISTRATIVA
» Quesito
Questo comando ha elevato sanzione amministrativa ai sensi art. 21 c. 1 L.R. 38/2006 e art. 71 DLGS 59/2010, per avere esercitato l'attività di somministrazione senza essere in possesso dei requisiti professionali. Il trasgressore ha presentato ricorso chiedendo l'archiviazione del verbale in quanto non è
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stata applicata la "diffida amministrativa" di cui all'art. 1-bis della Legge Regionale n. 72/1989, introdotto dalla L.R. n. 9/2015. Per notizia questo comune non si è mai occupato della diffida amministrativa. Il verbale deve essere archiviato?
» Risposta
L'articolo 1-bis comma 7 della legge regionale del Piemonte 72/1989 prevede che la diffida amministrativa non è prorogabile né rinnovabile e non opera in caso di attività svolta senza autorizzazione, licenza, concessione, permesso o nulla osta comunque denominato; la mancanza del requisito professionale è elemento indispensabile al fine di ottenere il rilascio o il mantenimento del titolo autorizzativo, tanto che a seguito di tale violazione l'ufficio avrebbe dovuto emettere il provvedimento di immediata cessazione previsto dall'articolo 17 ter del TULPS; tra l’altro la diffida deve prevedere un termine non superiore a 10 giorni e quindi è evidente che in un termine così breve un soggetto non è in grado di acquisire un requisito professionale che non possiede Riteniamo quindi che per la particolare tipologia di violazione contestata non sia possibile l'applicazione della diffida amministrativa. Infine il comma 8 dispone che sia il Comune a dovere, con proprio atto, individuare nell'ambito dei settori indicati al comma 4, in quali procedimenti introdurre la diffida amministrativa.
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