Dissensio philosophorum:

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    M T

    DISSENSIO PHILOSOPHORUM.

    IL DISACCORDO TRA PLATONE E ARISTOTELE

    NEI COMMENTI FILOSOFICI DI EUSTRAZIO

    DI NICEA ( CA. 1120)

    Tra gli aspetti di maggiore interesse legati ai commenti ad Aristo-tele di Eustrazio di Nicea (ca. 1050-ca. 1120) vi la risoluta afferma-zione delladissensio tra Platone e Aristotele. La cosa non affatto irri-levante per due motivi, se si pensa 1) che la concordanza tra Platone eAristotele, testimoniata finanche da Fozio in rapporto ad Ammonio,si trova affermata decisamente in commentatori tardo-antichi qualiSimplicio e Filopono; 2) quello del concordismo tra Platone e Ari-stotele stato considerato dalla storiografia, in contributi dedicati allostesso Eustrazio, come un tratto peculiare del pensiero bizantino. In

    questo senso, stando a questa prospettiva storiografica, sembrerebbeche una vera e propria rottura di questo topossi sia verificata soltantonel XV secolo bizantino, per poi proseguire fuori Bisanzio grazie allediscussioni suscitate dai dotti greci emigrati in Italia.

    Sulla vita e le opere di Eustrazio, si veda M. C, Eustrate de Nice,in R. Goulet, Dictionnaire de Philosophes Antiques, III, Paris, CNRS Editions, 2000,378-388.

    P, Bibliotheca, ed. R. Henry, III, Paris, Les Belles Lettres, 1962, cod.214, 172a7-9, 126.

    Sul tema della concordanza tra Platone e Aristotele in et antica e tardo-antica,si veda G. E. K, Plato and Aristotle in Agreement? Platonists on Aristotle

    from Antiochus to Porphyry, Oxford, Clarendon Press, 2006. Si veda A. C. L, The Aristotelianism of Eustratios of Nicaea, in J.

    Wiesner (ed.), Aristoteles. Werk und Wirkung, Bd. 2, Kommentierung, berlieferung,Nachleben, BerlinNew York, de Gruyter, 1987, 341-352: 342.

    Sulla controversia platonico-aristotelica nel rinascimento italiano si vedano: L.M, Kardinal Bessarion als Theologe, Humanist und Staatsman, 3. voll., Pader-nborn, Schningh, 1923, I, 346-398; P. O. K, Platonismo bizantino efiorentino e la controversia su Platone e Aristotele, in A. Pertusi (ed.), Venezia e

    lOriente fra tardo medioevo e rinascimento, Firenze, Sansoni, 1966, 103-116 (ristam-pato in I., Renaissance Concepts of Man, New York, Harper & Row, 1972, 85-109);

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    J. M, George of Trebizond: A Biography and a Study of his Rhetoric and Logic,Leiden, Brill, 1976, 201-229; I., Il Perotti e la controversia tra platonici e aristo-telici, Res publica litterarum 4 (1981), 195-231; I., Marsilio Ficino and the Plato-

    Aristotle Controversy, in M. J. B. AllenV. Rees (ed.),Marsilio Ficino: his Theology,his Philosophy, his Legacy, LeidenBostonKln, Brill, 2002, 179-202; C. B,Auctoritas et veritas: il Filelfo e le dispute tra platonici e antiplatonici, in Francesco

    Filelfo nel quinto centenario della morte(Medioevo e umanesimo, 58), Padova, Ante-nore, 1986, 207-247; J. H, Plato in the Italian Renaissance, 2 voll., Leiden,Brill, 1990, I, 165-263.

    Si veda M P, Opuscula Psychologica, theologica et daemonologica,ed. D. J. OMeara (Michaelis Pselli philosophica minora, 2) Leipzig, Teubner, 1989,13, 40,3-6, 71,14-16; J I, Quaestiones Quodlibetales ( ), ed. P. Joannou (Studia patristica et Byzantina, 4), Ettal, Buch-Kunstverlag,1956 q. 42, 51-53. Per questultimo testo si suggerisce un rapporto con S,In Aristotelis physicorum libros commentaria, ed. H. Diels (Commentaria in Aristote-lem Graeca, 9-10), 2 voll., Berlin, Georg Reimer, 1882-1895, 1165,21-39. Vi sonotuttavia passi in cui Psello sostiene la tesi del dissenso tra Platone e Aristotele. Si veda,

    ad es., M P, Epistulae, 180, ed. K. Sathas, ,5, Paris, Maisonneuve et Cie, 1876, 460.

    In effetti il tema della concordanza Platone-Aristotele si ritrovapersino in intellettuali dellXI secolo vicini a Eustrazio, quali MichelePsello e Giovanni Italo, che del nostro autore fu anche il maestro, nei

    quali questo tema sembra risentire dellinfluenza dei commentatoritardo-antichi, in particolare di Giovanni Filopono. Con Eustrazio,invece, assistiamo al processo opposto, ossia la decisa rottura del temadella concordanza tra Platone e Aristotele e la netta affermazione deldisaccordo tra i due. Tuttavia, lautore non si limita a segnalare linsa-nabile divergenza sussistente tra platonismo e aristotelismo in meritoa temi quali la natura dei concetti matematici o la definizione di bene;al contrario, nel rimarcare questa divergenza, Eustrazio sembra deci-samente prendere posizione a favore di Platone. Lo dimostrano, come

    avremo modo di vedere, lo spazio preponderante dedicato dal com-mentatore alle posizioni di Platone o dei Platonici rispetto allopinionedi Aristotele, e la corrispondenza tra le diverse posizioni filosoficheattribuite a Platone e ai platonici presenti nelle dossografie elaborateda Eustrazio con quanto lo stesso Eustrazio riporta a titolo personalenei suoi commenti.

    Tra Platone e Aristotele, per, Eustrazio inserisce una terza fonte,che egli impiega ora per ricostruire la dottrina platonica, ora per con-trapporre alle opinioni di Platone e Aristotele una terza posizione, lapropria. Si tratta del neoplatonico Proclo, onnipresente nei commentidi Eustrazio al libro II degliAnalitici Secondie ai libri I e VI dellEthica

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    A, Ethica Nicomachea, I, 6, 1096a11-1097a14; E, In Ari-stotelis Ethica Nicomachea I commentaria, in Eustratii et Michaelis et anonyma in ethicaNicomachea commentaria, ed. G. Heylbut (Commentaria in Aristotelem Graeca, 20),Berlin, Georg Reimer, 1892 (da ora in avanti solo In I EN), 39,25-58,13.

    A M, Super Ethica commentum et quaestiones, ed. W. Kbel

    (Alberti Magni Opera omnia. Editio Coloniensis, 14,1), Mnster, Aschendorff,1968, I, lectio 6, 27,40-47; B, In Hexaemeron collationes, studio et curaPP. Collegii a S. Bonaventura (Doctoris Seraphici S. Bonaventurae Opera omnia, 5),

    Ad Claras Aquas (Quaracchi), 1891, VI, 2, 360-361. Su Alberto lettore di Eustraziosi vedano: I. C, Il problema dellomonimia del bene in alcuni commenti scola-stici allEthica Nicomachea, Documenti e Studi sulla Tradizione Filosofica Medievale17(2006), 157-230; M. T, Qui fere in hoc sensu exponunt Aristotelem. Noteson the Byzantine Sources of the Albertinian Notion of intellectus possessus, in L.HonnefelderH. MhleS. Bullido del Barrio (ed.), Via Alberti. TexteQuellenInter-

    pretationen (Subsidia Albertina, 2), Mnster, Aschendorff, 2009, 79-110. K. G, Eustratios of Nicaeas Defense of the Doctrine of the Ideas,

    Franciscan Studies24 (1964), 159-204; C. S, Neoplatonic Sources in the Com-mentaries on the Nicomachean Ethics by Eustratius and Michael of Ephesus, Bul-

    Nicomachea. Analizzando i principali esempi di dossografie Platone-Aristotele elaborate da Eustrazio, mostreremo come nel presentare laposizione platonica il commentatore utilizzi il vocabolario procliano,

    quasi considerasse Proclo come unesemplificazione del platonismoautentico.

    1. A B

    In un certo senso, questa decisa affermazione della dissensio traPlatone e Aristotele elaborata da Eustrazio non rappresenta una sco-perta realmente nuova. Gi ai lettori medievali dei commenti di questointellettuale bizantino non era sfuggita la strutturata e decisa replicadel commentatore alla critica aristotelica del Bene ideale platonico,che era stata letta da maestri quali Alberto Magno e Bonaventuracome una difesa cristiana dellesemplarismo divino. In realt, comeevidenziato da Giocarinis gi quasi cinquantanni fa, in un articoloche ancora oggi risulta valido, la risposta di Eustrazio agli argomenti

    aristotelici contro il Bene ideale appare fortemente contaminata daelementi neoplatonici, tra cui spicca il ruolo giocato dal commento diProclo al Parmenide.

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    lettin de Philosophie Mdivale44 (2002), 51-57. Sul neoplatonismo di Eustrazio, conparticolare riferimento al commento di Eustrazio al VI libro dellEthica Nicomachea,ci permettiamo di rimandare al nostro M. T, Neoplatonic Source-Material in

    Eustratios of Nicaeas Commentary on Book VI of the Nicomachean Ethics, in C.BarberD. Jenkins (ed.), Medieval Greek Commentary on theNicomachean Ethics,Leiden, Brill, 2009, 71-109.

    Cfr. G, Eustratios of Nicaeas Defense, 184. A, Ethica Nicomachea, I, 1, 1093a3; X, 2, 1172b9-15. La defini-

    zione in questione si trova anche in Topica, III, 1, 116a19-20 e in Rhetorica, I, 6,1362a23.

    E, In I EN, 40,4-5. Cfr. G, Eustratios of Nicaeas Defen-se, 168-171, 182-183.

    E, In I EN, 45,32-38.

    A, Ethica Nicomachea, I, 6, 1096a23-24. Cfr. supra, nota 11.

    Se dunque il lettore pu fare riferimento allo studio di Giocarinisper quanto riguarda larticolazione generale della replica di Eustrazioalla critica aristotelica, vi un passo che, pur menzionato dallo stesso

    Giocarinis, merita particolare attenzione proprio perch direttamenteattinente al tema di questo nostro contributo. Qui Eustrazio prende inesame la definizione aristotelica di bene presente nellincipitdellEthi-ca Nicomachea, e attribuita nel X libro della stessa opera a Eudosso,secondo la quale il bene sarebbe ci cui ogni cosa tende ( ). Il commentatore, che di fatto muove dal presupposto,attribuito direttamente a Platone, per cui il bene come oggetto uni-versale di desiderio nel contempo la causa universale trascendentedi tutti i beni particolari, da identificare con lUno della tradizione

    neoplatonica, sembra rimproverare ad Aristotele di aver accettatoallinizio dellEthicauna definizione di bene corretta, ma di averla poifraintesa, criticandola in maniera eccessivamente sofistica nellambito,per lappunto, della critica alla concezione platonica di Bene.

    In effetti, loccasione per tornare sul problema della definizionedi bene era stata fornita al commentatore dallassunto Aristotelico,presente proprio nella sezione del I libro dellEthicadedicata alla criticadel Bene platonico, per cui bene si dice nello stesso numero di modiin cui si dice lessere ( ). Di frontea questo passo, Eustrazio rimanda allesegesi dei platonici del lemmaaristotelico presente tanto in questultimo passo dellEthica,quanto nella definizione di bene come ci cui tutto tende presente,come gi ricordato, nellincipitdellopera aristotelica in questione.

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    E, In I EN, 45,28-30. E, In I EN, 45,30-31. Cfr. supra, nota 11. Per quanto si potrebbe a buon diritto rimandare a P, Philebus, 20d, 54c.

    P, Elementatio theologica, ed. E. R. Dodds, Oxford, Clarendon Press,1963, prop. 8, 8,31-32.

    Stando a quanto riportato dal commentatore, i platonici avrebberointerpretato il lemma in questione nel senso del bene primo e uni-versale ( ), e avrebbero letto la

    restante parte della definizione aristotelica di bene, ossia quel , nel senso del Bene massimamente primo e universale ( ). Che qui si tratti di un princi-pio trascendente, chiaro dalla chiosa conclusiva di Eustrazio, il qualericorda come se infatti tutto desidera il Bene, esso necessariamenteal di sopra di tutte le cose ( , ).

    Ma chi sono gli esegeti platonici della definizione aristotelica di

    bene citati da Eustrazio? Si gi detto che questa definizione di benecome ci cui ogni cosa tende attribuita da Aristotele nel X libro aEudosso, mentre non sembra che il lemma aristotelico oggetto delladisamina di Eustrazio compaia alla lettera in Platone. Tuttavia, vi un autore tardo-antico che riprende almeno due volte quasi alla letterala definizione aristotelica di bene in un modo che non lascia dubbisullintenzione di questo autore di rileggere in chiave critica la for-mula aristotelica. Si tratta del neoplatonico Proclo. NellaElementatioTheologica, infatti, leggiamo che se infatti ogni cosa desidera il bene, chiaro che il Bene primario trascende gli esseri ( , ).

    In questo passo, che costituisce di fatto la fonte diretta della chio-sa di Eustrazio citata in precedenza, il commentatore poteva rinveniretanto un chiaro riferimento alla definizione aristotelica di bene dellin-cipitdel testo dellEthica, quanto lidentificazione delloggetto di desi-derio cui ogni cosa tenderebbe con un principio trascendente causadel tutto. Non solo: in un altro passo della sua replica alle argomen-

    tazioni aristoteliche contro il Bene ideale platonico, Eustrazio tornaad identificare ancora una volta loggetto cui ogni cosa tenderebbe, dicui parla la definizione aristotelica di bene, con il Sommo Bene e la

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    E, In I EN, 40,17-18. Cfr. supra, nota 17.

    E, In I EN, 45,15-16. La fonte di questo passo P, Elemen-tatio theologica, prop. 8, 10,2-8.

    Causa Prima, rimandando ad un altro passo procliano in cui evidenteappare il richiamo alla suddetta definizione di bene con cui si apre ilI libro dellEthica Nicomachea. In effetti, Eustrazio giustifica questa

    identificazione sulla base del fatto che il bene cui tutto tende il Benesostanziale ( ). Chiaro ilrimando ad un passo del commento di Proclo alla Repubblica, dovelautore commenta lidentificazione operata da Socrate tra il bene eloggetto supremo di tutte le scienze scrivendo che per questa ragionedunque questo oggetto cui tutto tende il Bene ( , ).

    Alla luce di queste dipendenze testuali, si pu legittimamente

    sostenere che Eustrazio abbia impiegato la reinterpretazione proclianadella definizione aristotelica di bene per formulare la propria criticaalle argomentazioni aristoteliche contro la concezione platonica delBene presente nel I libro dellEthica Nicomachea. Si tratta di una cri-tica, quella di Eustrazio, che come detto muove a priori dallassuntoirrinunciabile dellidentificazione tra Bene e Causa Prima, e che sidipana sulla falsa riga di una serie di indicazioni procliane. Tra queste,spicca quella, ancora dallElementatio Theologica, che di fatto introducelidentificazione operata da Eustrazio proprio a partire da Proclo traloggetto di desiderio di cui parlava Aristotele e la Causa Prima tra-scendente. Infatti, il commentatore ricorre ancora al testo dellaEle-mentatio allorquando distingue tra beni secondari e Bene comune,cui ogni bene secondario deve essere ricondotto. Non si tratta sempli-cemente di un concetto universale, ossia del tratto comune di tutti ibeni particolari, bens di un principio evidentemente trascendente che,chiosa ancora Eustrazio, partecipato da tutti i beni (secondari).

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    La cosa non era sfuggita a L, The Aristotelianism, 345. E, In VI EN, 320,21-22. A, Physica, II, 2, 193b36-194a1;Metaphysica, XIII, 2, 1076a32-36,

    XIII, 3, 1077b17-20. Sulla dottrina aristotelica dellastrazione in matematica si veda,tra gli altri, J.-J. C,Aristotle and Mathematics: Aporetic Method in Cosmology and

    Metaphysics, Leiden, Brill, 1995, 268-342. Su questo si veda I. M, Aristotles Doctrine of Abstraction in the Com-

    mentators, in R. Sorabji (ed.), Aristotle Transformed. The Ancient Commentators

    and their Influence, Ithaca, NY, Cornell University Press, 1990, 463-480. Sullin-fluenza dei commentatori tardo-antichi, in particolare Alessandro di Afrodisia, sulla

    2. I P

    Abbiamo visto come nel proporre e difendere la concezione pla-tonica del Bene, Eustrazio si sia di fatto servito di Proclo, al punto chenon sarebbe scorretto dire che quella del commentatore a tutti glieffetti una difesa procliana di Platone contro le argomentazioni aristo-teliche. Abbiamo anche visto come Eustrazio non si limiti ad esporrela dottrina dei platonici, descritta appunto con la terminologia diProclo, ma si identifichi con essa. Si tratta di un tratto peculiare delledossografie Platone (platonici)-Aristotele elaborate dal commentatore.A brevi e concise ricostruzioni della posizione di Aristotele, seguonolunghe e dettagliate esposizioni della posizione di Platone e dei plato-nici, al punto che a tratti non pi chiaro dove finisca la ricostruzionedella posizione platonica e dove inizi la presa di posizione autonomadello stesso Eustrazio.

    Un caso esemplare di questa particolare attitudine del com-mentatore rappresentato dal problema dello statuto dei concetti ela natura del processo di formazione dei concetti stessi. In manieraalquanto estemporanea, nel corso del commento al VI libro dellEthica

    Nicomachea Eustrazio introduce una dossografia Platone-Aristotelerelativamente al problema dello statuto degli oggetti matematici.In questo senso, il commentatore associa diligentemente Aristotelealla tesi secondo cui tali oggetti sarebbero derivati per astrazione( ). Si tratta in effetti del termine tecnico, distin-to dal termine induzione (), riservato da Aristotele alladescrizione dello statuto degli oggetti propri della matematica. Aquesta posizione, peraltro ben attestata dalla tradizione dei commen-tatori tardo-antichi, Eustrazio oppone quella dei Platonici: ma la

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    lettura operata da Eustrazio dellastrazionismo aristotelico, si veda T, Neopla-tonic Source-Material, 73-75.

    E, In VI EN, 320-22-24. P, In Platonis Parmenidem, ed. V. Cousin (Procli philosophi Platonici

    Opera inedita, 3), Paris, 1864 (repr. Hildesheim, Olms, 1961), 617-1244: 980,10-13

    = P, In Platonis Parmenidem commentaria, ed. C. Steel, II (Oxford ClassicalText), Oxford, Oxford University Press, 2008, 979,9-11.

    soluzione aristotelica non piacque ai platonici che discussero questoproblema, poich [secondo costoro] ci che deriva per astrazione daisensibili addirittura inferiore rispetto alle realt fisiche, in quanto

    da esse traggono la loro esistenza e vengono ad essere solo successiva-mente rispetto a queste ( , , ).

    Anche qui ci porremo la stessa domanda gi posta in precedenza:chi sono i Platonici di cui parla Eustrazio? Anche questa volta, comenel caso del problema della definizione aristotelica di bene, la risposta

    va cercata negli scritti di Proclo. Nel commento al Parmenide, infatti,Proclo elabora un argomento che chiaramente rappresenta la fontecui Eustrazio fa riferimento allorquando riporta la critica dei platoniciallastrazionismo aristotelico. Qui Proclo scrive: infatti, non opere-remo una spiegazione dei concetti venuti ad essere successivamente;questi stessi, infatti, sono meno nobili dei sensibili e di quanto a questisimile ( ).

    Il ricorso da parte di Eustrazio a questo passo procliano dimostracome, a questo punto, la questione non verta pi solo sullo statutodegli oggetti matematici, bens sul valore che in generale assumono iconcetti derivati per astrazione dai particolari sensibili. Largomentoche il commentatore ricava da Proclo in questo senso chiaro: i con-cetti derivati per astrazione dai sensibili possiedono una dignit onto-logica perfino inferiore rispetto a ci da cui essi sono ricavati, ossia glienti sensibili. La conoscenza vera non pu per questo affidarsi a con-cetti che, nella terminologia procliana qui ripresa da Eustrazio, sono

    venuti ad essere successivamente () rispetto alla stessamateria da cui essi sono ricavati per via astrattiva, ma deve fondarsi

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    Sui concetti derivati successivamente, , e sul loro valoreallinterno dellepistemologia procliana rispetto alle ragioni innate, si veda C. S,Breathing Thought: Proclus on the Innate Knowledge of the Soul, in J.-J. Cleary(ed.), The Perennial Tradition of Neoplatonism, Leuven, Leuven University Press,1997, 293-310: 300-304.

    Cfr. M, Aristotles Doctrine of Abstraction, 467-470. E, In VI EN, 320,25-36: ,

    ,

    sui logoipresenti in maniera consustanziale nellanima particolare.N deve destare stupore loccorrenza, nella parte della dossografia diEustrazio dedicata alla ricostruzione della posizione dei platonici, del

    termine astrazione () secondo unaccezione generica, enon tecnica, del termine. Infatti, il termine in questione occorre neiperipatetici di et ellenistica, come Alessandro di Afrodisia, gi spo-gliato della propria valenza univoca riferita da Aristotele agli oggettidella matematica, per essere impiegato in senso generale come riferitoa tutti i concetti ricavati per astrazione del carattere o tratto comuneai sensibili particolari.

    Come abbiamo accennato in precedenza, il rifiuto dei platonici

    del modello astrattivo aristotelico porta, agli occhi di Eustrazio, allasoluzione opposta, cio il postulare lesistenza di forme sussistentinellanima particolare. Si tratta di ci che Eustrazio suggerisce subitodopo aver riportato largomento del commento procliano al Parmenidesul carattere meno nobile dei concetti derivati per astrazione. Scriveinfatti il commentatore: sarebbe assurdo, dicono [i platonici], chelanima, per natura di gran lunga superiore, possedesse delle ragionisussistenti in se stessa ricavate dai particolari e dalla realt fisica, manon avesse prima dei sensibili forme e proprie ragioni esistenti inessa in maniera razionale e psichica che siano superiori e per naturaantecedenti rispetto ai sensibili e ai particolari, per quanto allinizio,ignorandone lesistenza a causa del vincolo rappresentato dal processodi generazione, essa si serve della sensazione e delle forme e ragioniricavate per astrazione dalla materia, in modo da riaccendere in sestessa a partire da queste la scintilla della conoscenza che, trovandosiin essa per natura e grazie al Creatore, si trova ad essere affievolita dallepassioni seguite al processo di generazione e necessita una purificazio-ne per poter tornare a splendere, come cenere ardente che giace nasco-sta sotto una coltre di fumo, la quale disperso il vapore spesso torna ariaccendersi una volta trovato il materiale per bruciare.

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    Il modo in cui Eustrazio ricostruisce la posizione dei platonicisulla valenza epistemologica dellastrazionismo aristotelico, con que-sto dettagliato resoconto che pare ancora una libera rielaborazione di

    diverse indicazioni procliane, sembra tradire la preferenza dellautoreper la soluzione opposta a quella aristotelica. Lo dimostra, se voglia-mo, anche la ricerca di una metafora raffinata come quella delle ceneriardenti dalle quali pu riaccendersi il fuoco della conoscenza, cherimanda proprio allidea della riattivazione dei contenuti conoscitiviinsiti nellanima allorquando lanima stessa si sia liberata dai proprivincoli sensibili. Si tratta, non a caso, di unimmagine che rimandaad un retroterra procliano. Ma lo dimostra ancor pi il fatto che,altrove, al di fuori da una qualsivoglia dossografia, Eustrazio accetta

    lesistenza di forme innate nellanima particolare. Il commentatore,infatti, propone specialmente nel commento al VI libro dellEthicaNicomachea, uno schema metafisico ispirato a Proclo caratterizzatodalla sussistenza nellanima particolare delle stesse forme, seppur inmaniera secondaria, presenti nellIntelligenza in maniera primaria.In maniera coerente rispetto a questo assunto, il commentatore ere-dita ancora da Proclo la distinzione tra i diversi modi in cui lanimaindividuale, da una parte, e lIntelligenza, dallaltra, possiederebberosuddette forme: lanima particolare, scrive Eustrazio, pu cogliere

    ciascuno degli intellegibili in maniera immediata, ma non simulta-

    , , , , , , , .

    In particolare si segnalano i seguenti passi procliani a partire dai quali Eustraziosembra aver assemblato questa argomentazione: P, In Platonis Alcibiadem I,ed. L. G. Westerink, Amsterdam, North-Holland, 1954, 7,3-7, 188,11-15; I., In

    primum Euclidis elementorum librum commentarii, ed G. Friedlein, Leipzig, Teubner,1873, 46,1-3, 46,13-47,6.

    P, De malorum subsistentia, in P D Tria Opuscula (deprovidentia, libertate, malo), ed. H. Boese (Quellen und Studien zur Geschichte derPhilosophie, 1), Berlin, de Gruyter, 1960, capp. 21-22, 200,15-201,8.

    Questo principio generale pu essere ricondotto a P, Elementatio theo-logica, prop. 194, 168,30-170,3.

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    neamente e eternamente al modo in cui lintelletto supremo li coglie,bens uno alla volta, in maniera temporale, passando da uno allaltro( ,

    ). Si tratta di un princi-pio che compare anche nel commento di Eustrazio al I libro dellEthicaNicomachea, dove lautore aveva citato dal commento procliano alParmenide per descrivere la danza in circolo dellanima particolareattorno allIntelligenza, per cogliere, una dopo laltra, quelle forme chelIntelligenza coglie in maniera simultanea e unitaria.

    3. U V P A?

    Abbiamo visto fino a questo momento come nel rompere il tra-dizionale toposantico e tardo-antico dellarmonia o concordanza traPlatone e Aristotele, Eustrazio propenda decisamente per il primo e,in generale, per la posizione dei platonici, che egli identifica con Pro-

    clo. In fondo, com stato gi fatto notare, la stessa perifrasi i seguacidi Platone e Parmenide presente nel commento di Eustrazio al I librodellEthica, proprio allinterno della difesa del Bene ideale platonicodagli attacchi di Aristotele, altro non sarebbe se non un rimando alcommento procliano al Parmenide.

    Eppure, vi un passo del commento di Eustrazio al II libro degliAnalytica Posteriorain cui al lettore si offre un quadro leggermente picomplesso di quello visto fino a questo momento. Infatti, il commen-tatore, dopo aver esposto i punti di vista di Platone e Aristotele sul

    tema della natura della conoscenza, sembra cercare una terza, appa-

    E, In VI EN, 317,26-28. Questo passo di Eustrazio rimanda a P-, In Platonis Timaeum commentaria, ed. E. Diehl, vol. I, Leipzig, Teubner, 1903,I, 246,1-9; I., In Platonis Parmenidem commentaria, 1165,24-25. Su questo e altripassi simili in Eustrazio, si veda T, Neoplatonic Source-Material, 90-99.

    E, In I EN, 47,4-11. Su questo passo e le sue fonti procliane, sivedano G, Eustratios of Nicaeas Defense, 191; S, Neoplatonic

    Sources, 52-53. Cfr. S, Neoplatonic Sources, 52.

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    E, In Aristotelis analyticorum posteriorum librum secundum com-mentarium, ed. M. Hayduck (Commentaria in Aristotelem Graeca, 21,1), Berlin,Georg Reimer, 1907, 257,27-32 (da ora in avanti solo In II A.Po.): , , , , , , , . Questo resoconto delle due posizioni, quella platonica e quella aristote-lica, pu essere confrontato con simili riferimenti quali A A,In Aristotelis Topicorum libros octo commentaria, ed. M. Wallies (Commentaria in

    Aristotelem Graeca, 2,2), Berlin, Georg Reimer, 1891, 332,21-22; J P-, In Aristotelis analytica priora commentaria, ed. M. Wallies (Commentaria in

    Aristotelem Graeca, 13,2), Berlin, Georg Reimer, 1905, 464,24-25; I., In Aristotelislibros de anima commentaria, ed. M. Hayduck (Commentaria in Aristotelem Graeca,15), Berlin, Georg Reimer, 1897, 92,35-93,10, 524,5-15.

    E, In II A.Po., 257,33-35. E, In II A.Po., 257,35-37.

    rentemente autonoma, via, rifiutando entrambe le soluzioni primamenzionate e proponendone una propria. In un primo momento,Eustrazio ricorda in maniera alquanto tradizionale, con un resoconto

    che mostra similitudini con simili dossografie presenti nella tradizionedei commentatori antichi e tardo-antichi, come la posizione platonicadella conoscenza come reminiscenza sia antitetica rispetto a quella ari-stotelica, per la quale la conoscenza consisterebbe invece nel passaggiodalla potenza allatto in seguito al contatto con i sensibili. Tuttavia,dopo questo breve resoconto, Eustrazio annuncia di non voler pioccuparsi delle altrui opinioni e della loro validit, ed espone la pro-pria posizione su natura e funzionamento del processo conoscitivo.Tale posizione introdotta dal commentatore a partire da un assunto

    metafisico generale: nella gerarchia delle forme ci che viene subitodopo un termine pi chiaramente partecipa in ci che viene immedia-tamente prima. Poich dunque lanima viene dopo lIntelligenza, essapartecipa dellIntelligenza pi di quanto si trova ad essere pi lontanorispetto allIntelligenza stessa ( . , ). Si tratta di un argomento che non sfigurerebbe tra quellipresenti nellElementatio Theologicadi Proclo, dove in effetti si legge,

    alla proposizione 193, che ogni anima deriva la propria esistenza inmaniera immediata dallIntelligenza (

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    P, Elementatio Theologica, prop. 193, 168,20.

    E, In II A.Po., 257,37-258,1. Cfr. supra, nota 32.

    ). Sin dallinizio, dunque, quella che Eustrazio avevapresentato come la propria posizione, altra da quella di Platone e Ari-stotele, si configura a partire da modalit gi viste in precedenza, con

    Proclo a rappresentare la fonte principale del commentatore.A questo punto Eustrazio, dopo aver chiarito la cornice metafisica

    entro la quale intende trattare il problema in questione, passa diret-tamente a dare conto dellorigine dei concetti e del modo in cui essisi trovano nellanima. Anche in questo caso la terminologia impiegatadal commentatore non lascia dubbi sulla matrice neoplatonica del-lintera argomentazione: E le nozioni comuni e autoevidenti, scriveil commentatore, sussistono in essa [scil. nellanima] a titolo di sue

    [scil. dellIntelligenza] eco, grazie alle quali lanima mantiene un certorapporto di imitazione nei confronti delle apprensioni immediateproprie dellIntelligenza, le quali di fatto sono presenti sin dallinizionellanima come cenere ardente nascosta sotto una coltre di fumo, perquanto obnubilate dal dominio delle potenze inferiori, ossia quellavegetativa e quella sensitiva ( , , , ).

    Come si pu vedere, nonostante Eustrazio abbia annunciato lapropria volont di fornire al lettore una proposta altra rispetto a quelladi Platone e Aristotele, in questo passo sono presenti diversi elementigi visti in precedenza nellambito del resoconto operato dal commen-tatore del punto di vista dei platonici relativamente al problema degli, di quei concetti cio ricavati per astrazione dai particolarisensibili. Cos, ad esempio, questo passo del commento di Eustrazioal II libro degli Analytica Posteriorafinisce per inglobare limmagine

    procliana, impiegata nel commento al VI libro dellEthica Nicoma-cheaper descrivere la posizione dei platonici sullo statuto dei concettinellanima, delle ceneri ardenti sepolte sotto una coltre di fumo, asignificare la presenza nellanima particolare di un patrimonio conosci-tivo innato, di cui tuttavia essa non avrebbe consapevolezza a causa del

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    Cfr. supra, nota 34. Si veda E, In VI EN, 276,29-31, 317,32-34. Si confrontino questi

    passi di Eustrazio con P, In Platonis Parmenidem commentaria, 818,33-35;S (re veraP L), In De anima, ed. M. Hayduck (Commen-taria in Aristotelem Graeca, 11), Berlin, Georg Reimer, 1882, 219,32-34, 242,4,246,37. Sulla presenza in Eustrazio di questa dottrina neoplatonica, si veda T,Neoplatonic Source-Material, 92-93. Su questa dottrina in quanto tale, si vedaC. S, The Changing Self. A Study on the Soul in Later Neoplatonism: Iamblichus,Damascius and Priscianus, Brussel, Koninklijke academie voor wetenschappen, lette-ren en schone kunsten van Belgi, 1978, 61-69.

    Cfr. A A, In Aristotelis Topicorum libros octo commen-taria, 18,19-21. Per uno sguardo dassieme sulle molteplici significazioni di questaespressione in uso nellantichit, si vedano le osservazioni di H. D. Saffrey e L. G.

    Westerink in P, Thologie platonicienne. Livre I. Texte tabli et traduit par H.

    D. SaffreyL. G. Westerink, Paris, Les Belles Lettres, 1968, 155, n. 1. E, In VI EN, 319,8-9; I., In II A.Po., 45,27-33.

    suo legame con il corpo. In aggiunta, troviamo in questo passo delcommento al II libro degli Analyticaun altro elemento riconducibilealla tradizione neoplatonica, e in particolare ancora a Proclo, e cio

    il riferimento alle facolt vegetativa e sensitiva come quegli elementiche indebolirebbero lanima e offuscherebbero i contenuti conoscitiviinnati nellanima stessa. Si tratta di un assunto che altrove Eustraziosviluppa in una forma che ne rivela ancora di pi lascendenza neopla-tonica, allorquando egli parla delle facolt vegetativa e sensitiva comedi quelle vite inferiori dellanima che svolgerebbero una funzione dimediazione tra anima e corpo e che sole permetterebbero il legame traqueste due componenti.

    Ma lelemento che pi di ogni altro avvicina Eustrazio al neopla-tonismo il riferimento allo statuto di eco () prove-nienti dallIntelligenza che il commentatore attribuisce alle nozionicomuni e auto evidenti ( ). Nellatradizione dei commentatori antichi e tardo-antichi, almeno a partireda Alessandro di Afrodisia, le nozioni comuni non sono identificabilitout-court con i concetti in quanto tali, bens in particolare con gliassiomi e i principi primi delle dimostrazioni scientifiche. Si trattadi una significazione che Eustrazio condivide, ma che tuttavia inter-preta ancora una volta in chiave neoplatonica, in questo confortatodal fatto che i neoplatonici avevano gi parlato di nozioni comuni neitermini di proiezioni discorsive nellanima particolare, cio secondouna modalit conoscitiva ad essa coordinata, di forme che altrimenti

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    Su questo si veda D. J. OM, Le problme de la mtaphysique dans lan-tiquit tardive, Freiburger Zeitschrift fr Philosophie und Theologie33 (1986), 3-22:13-14; I., Intentional Objects in Later Neoplatonism, in D. Perler (ed.),Ancient

    and Medieval Theories of Intentionality(Studien und Texte zur Geistesgeschichte desMittelalters, 76), LeidenBostonKln, Brill, 2001, 115-126: 118-119; T,Neoplatonic Source-Material, 91, n. 77; M. M, Proclus on Nature: Philosophyof Nature and its Methods in Proclus Commentary on Platos Timaeus, Leiden, Brill,2010, 112-114.

    E, In VI EN, 303,19-21. Cfr. P, In primum Euclidis elementorum librum commentarii, 16,10-16;

    I., In Platonis Parmenidem commentaria, 987,37-39. Sulla matrice neoplatonica del termine , si veda K. I,

    Metaphysics in the Byzantine Tradition: Eustratios ofNicaea on Universals, Quae-

    stio 5 (2005), 67-82: 81, n. 30; T, Neoplatonic Source-Material, 92. Cfr. supra, nota 32.

    non sarebbero direttamente accessibili in quanto tali. Non un casoche in un altro passo dal commento al libro VI dellEthica Nicomachea,Eustrazio scriva che lanima in quanto tale agirebbe esplicitando

    () le forme intellegibili allinterno della ragione discor-siva, in questo seguendo ancora Proclo alla lettera. tuttavia il rife-rimento allo statuto di eco () dellIntelligenza, che spet-terebbe secondo Eustrazio alle nozioni comuni, il dato che confermaladozione da parte del commentatore dellassunto neoplatonico dellapresenza nellanima particolare di forme innate, per quanto, appunto,solo vagamente somiglianti alle forme sussistenti dellIntelligenza, chedelle forme sussistenti nellanima la causa. Si tratta di una posizio-ne della quale, come abbiamo avuto modo di vedere in precedenza,

    Eustrazio si era gi appropriato quando aveva descritto la posizione deiplatonici in merito agli , i concetti derivati per astrazionedai sensibili, e che ora il commentatore ripropone nelle vesti di unadottrina autonoma tanto dallaristotelismo, quanto dal platonismo.

    Alla luce di quanto visto fino a questo momento ci si potrebbelegittimamente chiedere se davvero la terza via proposta da Eustrazio,che nelle intenzioni dellautore sarebbe dovuta essere altra sia dallateoria platonica della conoscenza come reminiscenza, che da quella ari-stotelica della conoscenza come passaggio dalla potenza allatto aventecome punto di partenza il contatto con i dati dellesperienza sensibile,rappresenti una soluzione autonoma, per lo meno rispetto a quellaplatonica, visto che nei fatti essa deriva da una serie di assunti proclianiche Eustrazio identifica con gli assi portanti proprio della posizione

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    E, In II A.Po., 258,21-25. Synodikon Orthodoxiae, ed. J. Gouillard, in J. G, Le Synodikon de

    lOrthodoxie. dition et commentaire, Travaux et Mmoires2 (1967), 1-316: 57,193-197. Sul processo ai danni di Italo, si veda L. C, The Trial of John Italos andthe Crisis of Intellectual Values in Byzantium in Eleventh Century, Mnchen, Institutfr Byzantinistik, Neugriechische Philologhie und Byzantinische Kunstgeschichte der

    Universitt Mnchen, 1981, e soprattutto J. G, Le procs officiel de JeanlItalien. Les Actes et leurs sous-entendus, Travaux et Memories9 (1985), 133-174.

    dei platonici su temi quali la definizione del bene e lo statuto dei con-cetti. In realt basta leggere il seguito di questo passo del commentodi Eustrazio al II libro degli Analytica Posterioraper rendersi conto

    che le cose non stanno cos. Scrive infatti il commentatore a guisadi conclusione: dunque, n le anime pervengono alla reminiscenzadei principi in quanto preesistenti rispetto ai corpi, n in realt essegiungono ad una conoscenza dei termini primi e immediati tramite lesensazioni nel passaggio in maniera sostanziale dalla potenza allatto,ma li possiedono in quanto venute allessere assieme ai corpi ai qualisono legate, senza per questo produrre [questi termini] come se fosserodominate dallirrazionalit delle potenze di ordine inferiore (

    , , ).

    Da questo passo si evince tutta la particolarit della posizione diEustrazio: pur adottando interamente una prospettiva che pu esserericondotta filologicamente a Proclo, allo stesso tempo il commenta-tore sembra introdurre unipoteca cristiana sulla propria posizione,allorquando nega esplicitamente la preesistenza delle anime rispetto aicorpi, ossia quella dottrina della trasmigrazione delle anime che, tra lealtre cose, era stata condannata nel corso del processo per eterodossiache aveva visto il suo maestro, Giovanni Italo, venire condannato atorto o a ragione per aver professato, e non meramente insegnato, unaserie di dottrine filosofiche inconciliabili con il cristianesimo. Alcontrario, linnatismo di Eustrazio, secondo il quale i principi primidelle dimostrazioni risiederebbero sin da subito nellanima, poggia sul-lassunto tutto cristiano della creazione simultanea di anima e corpo,senza che da questo consegua necessariamente, sembra precisare ilcommentatore alla fine di questo passo, ladozione della prospettiva

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    aristotelica della base empirica della conoscenza. Dal legame conil corpo, insomma, che lanima reca con s sin dalla sua creazione,non deriverebbe la necessit di ricavare i principi a partire da facolt

    di rango inferiore, quale ad esempio la sensazione, n lunico modoper difendere linnatismo, questo laltro aspetto dellargomentazionedi Eustrazio, sarebbe quello di postulare la preesistenza delle animerispetto ai corpi.

    In questo senso si pu dire che la posizione di Eustrazio restainevitabilmente platonica, ove il termine in questione viene ad iden-tificarsi per lo stesso Eustrazio con la posizione di Proclo, secondo lemodalit viste finora; ma nel contempo acquisisce un suo grado di

    autonomia rispetto alle posizioni di Aristotele e Platone-Proclo allaluce di questa variante cristiana introdotta dal commentatore.

    C

    A differenza di quanto avvenuto con i commentatori tardo-anti-

    chi e i suoi immediati predecessori, Michele Psello e Giovanni Italo,Eustrazio di Nicea rompe inequivocabilmente il toposdellarmonia traPlatone e Aristotele. Lo fa manifestando una chiara preferenza per laposizione dei platonici, che viene ad essere tout-court identificata conquella del neoplatonico Proclo. Anche quando il commentatore pro-mette una posizione indipendente tanto da quella platonica, quantoda quella aristotelica, come nel caso del problema della provenienzadei concetti e del funzionamento generale del processo conoscitivo,Eustrazio finisce per affidarsi ai testi procliani. uno schema, questo,

    che non risulta inficiato dalladozione di un correttivo di matrice cri-stiana. Al contrario, questo elemento cristiano contribuisce a renderelattitudine di Eustrazio interessante e, allo stesso tempo, complessa,difficile da inquadrare. Ci si potrebbe infatti a buon diritto chiederecome mai, se lintento di Eustrazio era quello di proporre una solu-zione di matrice cristiana rispetto a quella di Platone e Aristotele, egliabbia di fatto riproposto integralmente un impianto procliano, conaddirittura un riferimento allIntelligenza, al Nous della tradizioneneoplatonica, evitando di fatto di ricorrere a quelle fonti patristiche

    e post-patristiche che certamente avrebbero potuto rappresentare un

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    Con ogni probabilit lattivit di commentatore di Eustrazio si svolta allin-terno di un contesto privato, probabilmente una cerchia ristretta di lettori eruditiattorno ad un membro importante della corte imperiale, probabilmente Anna Com-nena. Su questo, si veda R. B, An Unpublished Funeral Oration on AnnaComnena, Proceedings of the Cambridge Philological Society188 (1962), 1-12 (rist.in Sorabji [ed.],Aristotle Transformed, 393-406. Sui circoli letterari privati al tempodi Eustrazio, si veda M. M, Aristocracy and Patronage in the Literary Circlesof Comnenian Constantinople, in M. Angold (ed.), The Byzantine Aristocracy: IX to

    XIII Centuries, Oxford, B.A.R., 1984, 173-201. Per uno sguardo generale sulla tradi-zione dei commenti ad Aristotele a Bisanzio, si vedano L. B, Commentariesand Commentators on the Logical Works of Aristotle in Byzantium, in R. Claus-senR. Daube-Schackat (ed.), Gedankenzeichen. Festschrift fr Klaus Oehler, Tbin-gen, Stauffenburg-Verlag, 1988, 3-12; I., Commentaries and Commentators onthe Works of Aristotle (Except the Logical Ones) in Byzantium, in B. MojsischO.Pluta (ed.), Historiae Philosophiae Medii Aevi: Festschrift fr Kurt Flasch, Amsterdam,Grner, 1991, 45-54.

    M P, Chronographia, ed. . Renauld, 2 voll., Paris, Les BellesLettres, 1926-, I, VI, ,-; I., Theologica, ed. P. Gautier, I, Leipzig, Teub-ner, 1989, ,-; J I, Quaestiones Quodlibetales, q. 3, 4,3; q. 42,

    52,29. Sulla tradizione di Proclo a Bisanzio, si vedano G. P, Nikolaos vonMethone und die Proklosrenaissance in Byzanz (11./12. Jh.), Orientalia Christiana

    terreno pi sicuro per affrontare in chiave cristiana il problema dellostatuto epistemico dei concetti.

    Rispondere a questa questione, che riguarda problematiche anco-ra poco affrontate dalla storiografia, come quella del diverso con-testo sociale e istituzionale entro cui si muovevano i commentatoribizantini, quali Eustrazio, rispetto ai commentatori tardo-antichi, cosa complessa. Tuttavia, non sarebbe azzardato sostenere che neldifendere con forza la tesi dellinconciliabilit tra Platone e Aristotele,Eustrazio sia stato influenzato proprio dalla sua fonte precipua, ossiaProclo e i passi procliani in cui pi marcata era la critica alla dottrinaaristotelica della conoscenza, piuttosto che dalla tradizione dei com-

    mentatori antichi e tardo-antichi, in cui ben pi evidente era invecelaccento sulla concordanza tra i due. In questo, la distanza tra Eustra-zio e intellettuali bizantini quali i gi citati Michele Psello e GiovanniItalo, che pure sulla scorta di Simplicio e Filopono avevano ripropostoil tema della concordanza tra Platone e Aristotele, si riduce di molto.Psello aveva descritto nella suaChronographiaProclo come lapice deglistudi di filosofia, mentre gi in Giovanni Italo troviamo quella identi-ficazione tra la posizione dei platonici e quella di Proclo che abbiamovisto caratterizzare lermeneutica delle fonti operata da Eustrazio.

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    Periodica42 (1976), 509-523; L. B, Neues zur Proklos-Tradition in Byzanz,in G. BossG. Seel (ed.), Proclus et son influence. Actes du colloque de Neuchtel, juin1985, Zrich, GMB Editions du Grand Midi, 1987, 179-217; K. P, ReadingProclus Diadochus in Byzantium, in H. TarrantD. Baltzly (ed.), Reading Plato in

    Antiquity, London, Duckworth, 2006, 223-235. Sulla biografia di Michele, si veda B, An Unpublished Funeral, 1-5.

    Sul neoplatonismo di Michele di Efeso, si vedano: C. L, Trois tudes sur la tradi-

    tion des commentaires anciens la Metaphysique dAristote(Philosophia Antiqua, 88),LeidenBostonKln, Brill, 2001, 2-32; S, Neoplatonic Sources, 54-57.

    Eustrazio, tuttavia, va ben oltre una mera operazione di esegesidelle fonti; egli adotta a tutti gli effetti una prospettiva procliana, cheagli occhi di questo commentatore si identifica con il platonismo

    autentico. A volte, come nel caso del passo del commento al II librodegli Analytica Posteriora, Eustrazio inquadra la propria adesione alledottrine procliane allinterno di una cornice pi propriamente cristia-na. Ma il fuoco prospettico, lirrinunciabile presupposto che animalesegesi di Eustrazio sui testi di Aristotele resta sempre di matriceneoplatonica, in particolare procliana. Lo dimostrano, tra le altrecose, i frequenti riferimenti operati dal commentatore allIntelligenzaseparata, il Nousdei neoplatonici, privi di una qualsivoglia caratteriz-zazione che possa rimandare il lettore ad una chiara prospettiva di tipo

    cristiano.Si gi ricordato come questa adesione di Eustrazio a Proclo

    rientrasse in un certo qual modo allinterno dei canoni letterari deltempo, visto che lo abbiamo visto in precedenza intellettuali dellagenerazione immediatamente precedente rispetto a Eustrazio, qualiMichele Psello e Giovanni Italo, sembravano considerare Proclo comela vetta pi alta raggiunta dalla tradizione filosofica antica. Una similepredilezione per le fonti neoplatoniche si ritrova anche in Michele diEfeso, laltro commentatore, su cui sappiamo peraltro molto poco, senon che oper alla corte della principessa Anna Comnena tra i secoliXI e XII, autore come Eustrazio di commenti allEthica Nicomachea,in particolare ai libri V, IX e X. Ma si tratta, almeno per quel cheriguarda il XII secolo, delle ultime importanti tracce di utilizzo con-sistente di opere procliane e, in generale, di argomenti tratti dai libridei neoplatonici. Gi verso la met del XII secolo, infatti, assistiamoal processo inverso: se con Eustrazio avevamo visto lutilizzo di Procloa scapito di Aristotele, ora gli intellettuali vicini alla corte dellimpera-tore Manuele I Comneno (1143-1180) porranno in essere una sorta

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    Su questo fenomeno, si veda P. M, The Empire of Manuel I Komnenos(1143-1180), Cambridge, Cambridge University Press, 1993, 332.

    Su questo, si veda R. B, Enlightenment and Repression in Byzan-tium in the Eleventh and Twelfth Centuries, Past and Present69 (1975), 3-23; A.K, Hellenism in Byzantium. The Trasformations of Greek Identity and theReception of the Classical Tradition, Cambridge, Cambridge University Press, 2007,225-234.

    Sulla biografia di Nicola, si veda A. D. A, Nicholas of Methone. Refuta-tion of Proclus Elements of Theology, AthensLeiden, Academy of AthensBrill, 1984,ix-xxiv.

    N M, Refutatio Procli, ed. A. D. Angelou (cfr. supra, nota61), 94,23-24. Si veda anche dalla stessa opera, 19,23-26.

    N M, Refutatio Procli, 116,12; 145,8-9. N M, Refutatio Procli, 2,6-7.

    di epurazione del platonismo e di parallelo ripristino della filosofiaaristotelica.

    Molto di questo fenomeno, alla cui base vi probabilmente unacerta ostilit da parte degli ambienti ecclesiastici pi conservatori,attende ancora di essere studiato a fondo. Se infatti chiaro che ilplatonismo, e la filosofia di Proclo in particolare vengono visti consospetto, in quanto inconciliabili con lortodossia, difficile stabilirequanto dellaristotelismo, ad esempio in materia di psicologia, questiintellettuali della met del XII secolo erano disposti a salvare, fattaeccezione probabilmente per le opere di logica. Tuttavia, la pi impor-tante opera rappresentativa di questa tendenza, ossia la confutazione

    dellElementatio Theologica scritta dal vescovo bizantino Nicola diMetone ( ca. 1166), mostra in diversi punti il tentativo di rigettareProclo sulla base di Aristotele su diverse questioni, tra cui, ad esempio,quella del concetto di infinito. I toni usati da Nicola nei confrontidi Proclo sono a tratti irriverenti, e ricordano da vicino quelli impie-gati da Eustrazio nei confronti di Aristotele, accusato di eccessivasofisticheria. Ma qui, con Nicola, ci troviamo di fronte al processoopposto: Eustrazio usava Proclo contro Aristotele; Nicola, al contrario,ricorre ad Aristotele per rigettare Proclo. Circa quarantanni separanola morte di Eustrazio (ca. 1120) e la redazione dellaRefutatio ProclidiNicola di Metone, che nellintrodurre la sua opera di fatto si scagliacontro dei lettori contemporanei di Proclo. Cosa sia accaduto inquesto lasso di tempo che possa giustificare questo netto ribaltamentodi prospettiva e chi siano questi lettori citati da Nicola, non a noi

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    noto, almeno sulla base degli studi a nostra disposizione, ed piuttostoparte di una storia ancora tutta da scrivere.

    Universit degli Studi di Bari

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