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www.donorione.org Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1, CDM Bergamo Anno CVIV - N. 2 n. 2 - FEBBRAIO 2014 DonOrione oggi RIVISTA MENSILE DELLA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA editoriale NELLA CHIESA DI PAPA FRANCESCO dal mondo orionino LA “CASA DELLA SPERANZA” bisogni & sogni CON RIVERENZA… MA DA PADRE A PADRE… terza eta: una risorsa e non un peso La rivista, inviata gratuitamente, è un atto di amicizia verso tante persone ed è un’opera di apostolato per far conoscere il bene, Dio, la Chiesa e la Congregazione, così come desiderava San Luigi Orione che l’ha fondata più di cento anni fa. Caro lettore, ti ringraziamo per il sostegno che generosa- mente vorrai offrire per il nostro Don Orione oggi. SOSTIENI IL DON ORIONE OGGI! Con l’invio di offerte intestate a: OPERA DON ORIONE - Via Etruria, 6 - 00183 Roma • Conto Corrente Postale n° 919019 • Conto Corrente Bancario BANCA POPOLARE DI VICENZA - AG 5 Roma IBAN: IT27 F057 2803 2056 75 57 0774 043 Con legare per testamento ALLA NOSTRA CONGREGAZIONE BENI DI OG NI GENERE. In questo caso la formula da usare correttamente è la seguente: “Istituisco mio erede (oppure: lego a) la Piccola Opera della Divina Provvidenza di Don Orione con sede in Roma, Via Etruria, 6, per le proprie finalità istituzionali di assistenza, educazione ed istruzione… Data e firma”. Come aiutare la Congregazione Storie di benefattori orionini Il principe von Pauer Il principe Ernesto Carlo von Pauer di Faucigny Lucinge nacque a Trieste il 6 febbraio 1886, non si sposò mai e visse viaggiando per il mondo portando con sé tutto ciò che gli ap- parteneva in due valigie di cuoio. Un eccentrico dunque, che forse durante i suoi vaga- bondaggi giunse a Genova e visitò in incognito il centro di assistenza per anziani del Paverano, che lo conquistò tanto da decidere di lasciare in eredità metà della sua ingente fortuna al Don Orione, e l’altra metà ai Padri Salesiani di Torino. Morì nel 1979 e riposa al ci- mitero di Staglieno, ricordato da una lapide che riporta soltanto il suo nome: Carletto. In dieci anni è stato così costruito dal nulla il Centro Von Pauer, inserito nel Cottolengo. All’interno del Centro Von Pauer trova luogo l’attività del Centro diurno per persone an- ziane, una efficace risposta alle necessità del territorio, essendo un luogo di riabilitazione e socializzazione, in cui gli Ospiti pos- sono trascorrere gran parte della giornata, per poi tornare in famiglia nel tardo pomeriggio. Carletto Von Pauer giunse al Cottolengo nell’anonimato e lasciò una cospicua fortuna perché «si desse un piatto di minestra calda». Il suo desiderio è stato esaudito alla grande. Dal libro: Le mani della Provvidenza

DO FEB 2014 Layout 1 28/01/14 17.27 Pagina 32 RIVISTA ... · Achille Morabito - Enza Falso Gianluca Scarnicci - Alessandro Lembo Aurelio Fusi - Alessandro Palmieri n Spedito nel FEBBRAIO

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www.dono r i o ne . o r g

Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Post.D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)

Art. 1, comma 1, CDM BergamoAnno CVIV - N. 2

n. 2 - FEBBRAIO 2014

DonOrione oggi

RIV I STA MENS I L E D E L LA P I CCO LA O PERA D E L LA D I V I NA PROVV I D ENZA

editorialeNELLA CHIESADI PAPA FRANCESCO

dal mondo orioninoLA “CASA DELLA SPERANZA”

bisogni & sogniCON RIVERENZA…MA DA PADRE A PADRE…

terzaeta’:una

risorsa

e non

un peso

La rivista, inviata gratuitamente,

è un atto di amicizia verso tante persone

ed è un’opera di apostolato per far

conoscere il bene, Dio, la Chiesa e la

Congregazione, così come desiderava

San Luigi Orione che l’ha fondatapiù di cento anni fa.

Caro lettore, ti ringraziamo peril sostegno che generosa-

mente vorrai offrire per

il nostro Don Orione oggi.

SOSTIENI ILDON ORIONE OGGI!

Con l’invio di offerteintestate a: OPERA DON ORIONE - Via Etruria, 6 - 00183 Roma

• Conto Corrente Postale n° 919019• Conto Corrente Bancario

BANCA POPOLARE DI VICENZA - AG 5 Roma

IBAN: IT27 F057 2803 2056 75 57 0774 043

Con legare per testamentoALLA NOSTRA CONGREGAZIONE BENI DI OGNI GENERE.In questo caso la formula da usare correttamenteè la seguente: “Istituisco mio erede (oppure: lego a) la PiccolaOpera della Divina Provvidenza di Don Orione con sede inRoma, Via Etruria, 6, per le proprie finalità istituzionali diassistenza, educazione ed istruzione… Data e firma”.

Come aiutare la Congregazione

Storie di benefattori orioniniIl principe von PauerIl principe Ernesto Carlo von Pauer di Faucigny Lucinge nacque a Trieste il 6 febbraio 1886,non si sposò mai e visse viaggiando per il mondo portando con sé tutto ciò che gli ap-parteneva in due valigie di cuoio. Un eccentrico dunque, che forse durante i suoi vaga-bondaggi giunse a Genova e visitò in incognito il centro di assistenza per anziani delPaverano, che lo conquistò tanto da decidere di lasciare in eredità metà della sua ingentefortuna al Don Orione, e l’altra metà ai Padri Salesiani di Torino. Morì nel 1979 e riposa al ci-mitero di Staglieno, ricordato da una lapide che riporta soltanto il suo nome: Carletto.In dieci anni è stato così costruito dal nulla il Centro Von Pauer, inserito nel Cottolengo.All’interno del Centro Von Pauer trova luogo l’attività del Centro diurno per persone an-ziane, una efficace risposta alle necessità del territorio, essendo un luogo di riabilitazione e socializzazione, in cui gli Ospiti pos-sono trascorrere gran parte della giornata, per poi tornare in famiglia nel tardo pomeriggio. Carletto Von Pauer giunse alCottolengo nell’anonimato e lasciò una cospicua fortuna perché «si desse un piatto di minestra calda». Il suo desiderio è statoesaudito alla grande.

Dal libro: Le mani della Provvidenza

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Flavio Peloso 3

editoriale

DonOrione oggi

È INVIATA IN OMAGGIO A BENEFATTORI,SIMPATIZZANTI E AMICI E A QUANTI

NE FACCIANO RICHIESTA, A NOME DI TUTTII NOSTRI POVERI E ASSISTITI

n DIREZIONE E AMMINISTRAZIONEVia Etruria, 6 - 00183 Roma

Tel.: 06 7726781-Fax: 06 772678279E-mail: [email protected]

Sito internet: www.donorione.org

Spedizione in abbonamento postale BergamoRegistrata dal Tribunale di Roma

n° 13152 del 5/1/1970.

Nostro CCP è 919019 intestato a:OPERA DON ORIONE

Via Etruria, 6 - 00183 Roma

n DIRETTORE RESPONSABILEFlavio Peloso

n REDAZIONEGiampiero Congiu - Angela Ciaccari

Alessandro Lembo - Gianluca Scarnicci

n SEGRETERIA DI REDAZIONEEnza Falso

n PROGETTO GRAFICOAngela Ciaccari

n IMPIANTI STAMPAEditrice VELAR - Gorle (BG) - www.velar.it

n FOTOGRAFIEArchivio Opera Don Orione

n HANNO COLLABORATO:Flavio Peloso - Vincenzo Alesiani

M. Kamila FrydryszewskaAchille Morabito - Enza Falso

Gianluca Scarnicci - Alessandro LemboAurelio Fusi - Alessandro Palmieri

n Spedito nel FEBBRAIO 2014

RIVISTA MENSILE DELLA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA DON ORIONE,ORGANO DEGLI AMICI, EX ALLIEVI, PICCOLE SUORE MISSIONARIE DELLA CARITÀ

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22308

www. d o n o r i o n e . o r g

Sommario

3editorialeNella Chiesa di Papa Francesco

6in cammino con Papa FrancescoLeggiamo insieme la“EVANGELII GAUDIUM”

8dal mondo orioninoLa “Casa della Speranza”

10il Vangelo, ledomande della genteI Codici

12santi di famigliaMons. Felice Cribellati,“u Vescoviddu” dei calabresi

14dialogo con i lettoriFrate Ave Maria… per saperne di piùQuanti anni hanno?

15dossier - Carità in operaTerza età, una risorsae non un peso

20bisogni & sogniCon riverenza…ma da Padre a padre…

22pagina missionariaQualcosa sul MadagascarGrazie per il vostro 5x1000

24angolo giovaniVocazioni:testimonianza della Verità

25in breveNotizie flash dal mondo orionino

28studi orioniniLa strage del “Collegino”

30giovani semprePiccolo Cottolengo Milanesecontinua la sua storia di carità

DonOrione oggi febbraio 2014

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Nella Chiesadi Papa Francesco

L’anno 2013 è stato segnato dall’avvicendamento alla guidadella Chiesa di Papa Francesco succeduto a Benedetto XVI cheha discretamente rinunciato per motivi di salute “ingrave-

scente aetate”.Ora Papa Francesco sta dando un nuovo stile e impulso non

solo al “servizio petrino” del Vescovo di Roma ma anchealla vita e alla missione della Chiesa.

I suoi esempi e i suoi insegnamenti devono ispirare ilnostro cammino cristiano. Come Orionini, abbiamo un

patrimonio di stile e di valori propri che vengono ri-svegliati dai continui appelli di Papa Francesco.

Sia chiaro: la Chiesa è di Gesù Cristo, è suoCorpo (Col 1,24), condotta dallo Spirito

Santo. La Chiesa non è né di Paolo né diApollo, né di Paolo VI, né di GiovanniPaolo II né di chiunque altro. Chiesa diPapa Francesco significa la Chiesa delpontificato di Papa Francesco o, anche,

la Chiesa nella “nuova tappa di camminonei prossimi anni” (Evangelii gaudium 1).

Come amare e seguire il Papa che sta dando un nuovo stile eun nuovo impulso alla vita e alla missione della Chiesa?

Città del Vaticano Sala del Sinodo,novembre 2013. Il Superioregenerale Don Flavio Peloso salutaPapa Francesco intervenutoall’incontro dei Superiori generalidegli Istituti di Vita consacrata

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San Giuseppe, l’inno dell’ufficio delle let-ture, nel testo argentino, che mi arrivavamolto dentro il cuore. Parlava di cometrattare, di come San Giuseppe trattavala sua famiglia e diceva che San Giuseppetrattava la sua famiglia con “ternura deeucaristia” (tenerezza eucaristica). È unaforma poetica: trattare i propri fratellicon “ternura de eucaristia”, l’umano e ilsacro sono uniti. È un’immagine moltoforte che ci può aiutare.Dunque, non avere paura del conflitto,affrontare il conflitto, risolvere il con-flitto, accompagnare il conflitto, accarez-zare il conflitto… accompagnare”.

Come amare e seguirePapa Francesco?

Mentre ero lì, ascoltando Papa Fran-cesco e vedendo il suo modo di essere,mi è venuto spontaneo pensare: e iocosa devo fare? Come devo cambiare?E poi anche: la Congregazione orio-nina come può rispondere a Dio checi ha inviato questo Papa, Francesco,figura profetica e istituzionale per noiimportante?Vi partecipo, cari Lettori, questi inter-rogativi. Il Papa è sicuro riferimentodel cammino di tutta la Chiesa. Ma danoi Orionini deve essere seguito eamato con una passione e un’ade-sione speciali, animati da una “spe-ciale fedeltà al Papa”.Don Orione ci ha lasciato una “Pre-ghiera per il Papa” – riportata qui afianco - che nelle nostre Case si recitaogni settimana. In essa diciamo: “Tuce lo hai dato per nostropastore e maestro, dà a noio Signore, la costanza diprofessargli sempre tuttala nostra docilità comefigli e tutto il nostroamore”. Don Orionespiegava che questa docilità e questoamore consistono nel “seguire sempre,in tutto e per tutto, gli insegnamenti dilui, non solo in materia di fede e di morale,ma in ogni cosa che egli, come Papa, inse-gna e comanda… anche i suoi avverti-menti, consigli e i suoi desideri”.“America love the singer, but not thesong” (l’America ama il cantante, ma

non la canzone), titolò un grande gior-nale all’indomani del trionfo di PapaGiovanni Paolo II alla Giornata Mon-diale della Gioventù di Denver (nel1993), per indicare la popolarità delPapa e insieme il distacco dal suo in-segnamento. Qui scatta l’orioninità chec’è in noi! Noi dobbiamo amare sia il“cantante” e sia la “canzone” intonatada Papa Francesco, “corifeo dellaChiesa”, il capocoro.Padre Bartolomeo Sorge, con rapidepennellate, ha definito la Chiesa diPaolo VI dialogante, quella di GiovanniPaolo II trionfante, quella di Benedettopenitente e quella di Francesco evange-lica, una chiesa libera dalle monda-nità, gioiosa del Vangelo, povera e

serva, vicina alla gente,testimone della miseri-cordia di Dio.C’è profonda e vitalecontinuità tra i due pon-tificati: solo una chiesapenitente, che riconosce isuoi peccati e la sua

“mondanità” e vuole purificarsi (Be-nedetto XVI), può intraprendere unnuovo cammino di radicalità evange-lica nel Signore (Francesco).Papa Francesco ha messo la Chiesanel cammino della fedeltà evangelica,con il suo esempio, con il suo impe-gno e anche con tanti messaggi e ini-ziative. Tutti lo riconoscono: siamo

entrati in una situazione in cui laChiesa è messa in movimento di con-versione a Gesù e al Vangelo “sineglossa”, accogliendo la volontà e lesorprese di Dio.Il Don Orione oggi dedicherà, in ogninumero, due pagine agli insegna-menti di Papa Francesco come contri-buto per favorire la nostra sintonia dicammino con lui.

Ave Maria e avanti,in cammino nella Chiesadi Papa Francesco!

Accogliamo l’invito ad accogliere edad affrontare le sfide della storia e iproblemi dell’umanità con una viven-cia più evangelica, con un atteggia-mento fiducioso verso il mondo,sapendo vedere nel campo il granoche cresce, pur in mezzo alla zizzania,partecipando all’amore di Dio per ilmondo.Cominciamo dal primo passo. PapaFrancesco, prima degli splendidi 288numeri della sua Esortazione aposto-lica Evangelii gaudium, dice semplice-mente: “Invito ogni cristiano, inqualsiasi luogo e situazione si trovi, arinnovare oggi stesso il suo incontropersonale con Gesù Cristo o, almeno,a prendere la decisione di lasciarsi in-contrare da Lui, di cercarlo ognigiorno senza sosta”.

Una conversazione di tre orecon Papa Francesco

Ero uno dei 120 Superiori generali diOrdini e Congregazioni maschili che,il 29 novembre scorso, hanno avutola grazia di passare un’intera matti-nata, dalle 9.30 alle 12.30, con PapaFrancesco, nella sala del Sinodo inVaticano. È stato un lungo e cordialecolloquio, fraterno e paterno. Le di-stanze sono state subito annullate alprimo saluto, alle prime battute diinizio.Abbiamo avuto un’esperienza ‘alvivo’ di cosa sia la leadership evan-gelica di Papa Francesco. È stato unincontro indimenticabile. Ha volutoche non fosse un’udienza ufficiale(inizialmente era programmata mez-z’ora nella sala Clementina) ma unincontro fraterno, per questo “a portechiuse”, senza persone estranee,nemmeno ecclesiastici.È stato con noi per ben tre ore, com-presa la pausa per il caffè; ha salutatociascuno con calma. Non ha pronun-ciato un discorso preparato, ma ha ri-sposto a braccio, in spagnolo, alledomande che avevamo in parte pre-parato.

Bisogna arrivare alla tenerezza

Di quell’incontro vorrei condividereun passaggio che ri-porto in forma quasiletterale. Si stava par-lando della vita comu-nitaria, delle suedifficoltà e, in partico-lare, dei conflitti che sipresentano quando c’èqualche membro “pro-blematico”.“In ogni famiglia ha detto Papa Fran-cesco - ci sono problemi e pensare o so-gnare una comunità senza fratelli indifficoltà non fa bene, perché la realtà cidice che in ogni parte, in ogni famiglia,in ogni gruppo umano, ci sono conflitti.Dunque, i conflitti bisogna assumerli. Occorre fare come nella parabola delbuon samaritano. Fare come il prete el’avvocato che vedono il conflitto e giranoal largo, lo ignorano? O fare come losciocco che va nel conflitto e resta nelconflitto? Oppure, assumi il conflitto, faiquello che puoi, lo superi e continuiavanti.Una volta, un dirigente sindacale mi rac-contò che, ai 22 anni, passò per una crisidi alcolismo, una crisi depressiva che lo

portò all’alcolismo. Viveva solo con suamadre vedova, molto umile. Lui lavoravama, quando beveva, al mattino restava

addormentato e non an-dava lavorare alla fab-brica. Sua madrelavorava come lavan-daia. In quell’epoca nonc’erano lavatrici o eranorare, la roba si lavava amano, nelle case. Mi di-ceva che lui, quando almattino stava ancoracon la conseguenza

dell’ubriachezza, vedeva che sua mammasi era alzata, passava per la sua stanzaprima di uscire e lo guardava di unmodo, senza dirle niente, e usciva. Loguardava con tenerezza. Quest’uomonon riuscì a resistere alla tenerezza disua madre e cambiò vita. Lo raccontò luistesso. Oggi è una persona importante,un dirigente operaio importante.Bisogna arrivare alla tenerezza, a questamaniera di guardare al fratello causa diconflitto. La carità nostra deve arrivarefino a questa dimensione che direi quasimaterna della tenerezza.La fraternità è qualcosa di molto delicato,molto delicato.Ricordo una frase dell’inno della festa di

DonOrione oggi

4 Flavio Peloso

editoriale

febbraio 2014 febbraio 2014DonOrione oggi

5

editoriale

BISOGNA ARRIVAREALLA TENEREZZA,A QUESTA MANIERADI GUARDARE ALFRATELLO CAUSADI CONFLITTO

IL PAPA È SICURORIFERIMENTO DELCAMMINO DI TUTTALA CHIESA

PREGHIERA PER IL PAPASignor nostro Gesù Cristo, che hai fondato la tua Chiesa su Pietro,rendendo perpetuo il suo primato nella persona dei suoi successori,ti preghiamo di aiutarci con la tua grazia a riconoscere e venerarenel Papa l’eletto da te, per opera dello Spirito Santo, a guidareil tuo popolo nelle vie della salvezza.Fa’, o Signore, che non cessiamo mai di seguirlo come il sommorappresentante della tua autorità, l’inter prete infallibile dellatua parola.Tu ce lo hai dato per nostro pastore e maestro, da’ a noi anche,o Signore, la costanza di professargli sempre tutta la nostradocilità e tutto il nostro amore.Amen.

L’incontro di Papa Francesco con i Superiori generali di Ordini e Congregazioni maschilidel 29 novembre 2013 presso la Sala del Sinodo in Vaticano

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ha un significato programmatico e dalle conseguenzeimportanti. Costituiamoci in tutte le regioni della terrain un «stato permanente di missione».

Si parla tanto di Chiesa… ma Gesù Cristo come lavuole?«La Chiesa peregrinante verso la meta è chiamata daCristo a questa continua riforma, di cui essa, in quantoistituzione umana e terrena, hasempre bisogno». Senza vita nuovae autentico spirito evangelico, qual-siasi nuova struttura si corrompe.

E Papa Francesco come “sogna” laChiesa?Sogno una scelta missionaria ca-pace di trasformare ogni cosa, per-ché le consuetudini, gli stili, gliorari, il linguaggio e ogni strutturaecclesiale diventino un canale ade-guato per l’evangelizzazione delmondo attuale. Fare in modo che lestrutture diventino tutte più mis-sionarie, che la pastorale ordinariasia più aperta, che ponga gli agentipastorali in costante atteggiamento di “uscita”.

Anche le parrocchie devono rinnovarsi? In che senso?La parrocchia può assumere forme molto diverse che ri-chiedono la creatività missionaria del pastore e della co-munità. Questo suppone che realmente stia in contattocon le famiglie e con la vita del popolo. La parrocchia èpresenza ecclesiale nel territorio, ambito dell’ascoltodella Parola, del dialogo, dell’annuncio, della carità ge-nerosa, dell’adorazione e della celebrazione. Attraversotutte le sue attività, la parrocchia è santuario dove gliassetati vanno a bere per continuare a camminare…

La parrocchia è santuario dove gli assetati vannoa bere per continuare a camminare…

I vari movimenti sono una ricchezza per la Chiesa.Ma…Le altre istituzioni ecclesiali, comunità di base e piccolecomunità, movimenti, sono una ricchezza della Chiesa.Molte volte apportano un nuovo fervore evangelizza-tore. Ma è molto salutare che non perdano il contatto conquesta realtà tanto ricca della parrocchia del luogo e che siintegrino con piacere nella pastorale organica della

Chiesa particolare.Questa integrazione eviterà che si tra-sformino in nomadi senza radici.

I Vescovi e le diocesi, quale “sogno”devono coltivare?Ogni Chiesa particolare è anch’essachiamata alla conversione missionaria.La sua gioia di comunicare Gesù Cristosi esprime in una costante uscita verso leperiferie del proprio territorio o verso i nuoviambiti socio-culturali.Il Vescovo a volte si porrà davanti per in-dicare la strada, altre volte starà sempli-cemente in mezzo a tutti con la suavicinanza semplice e misericordiosa, e inalcune circostanze dovrà camminare die-

tro al popolo, per aiutare coloro che sono rimasti indie-tro… Ma l’obiettivo non sarà principalmentel’organizzazione ecclesiale, bensì il sogno missionario diarrivare a tutti.

Anche il Papa deve pensare a una conversione?Dal momento che sono chiamato a vivere quantochiedo agli altri, devo anche pensare a una conversionedel papato.A me spetta, come Vescovo di Roma, rimanere apertoai suggerimenti orientati ad un esercizio del mio mini-stero che lo renda più fedele al significato che GesùCristo intese dargli e alle necessità attuali dell’evange-lizzazione. Anche il papato e le strutture centrali dellaChiesa universale hanno bisogno di ascoltare l’appelload una conversione pastorale. Un’eccessiva centralizza-zione, complica la vita della Chiesa.

Ma “si è fatto sempre così”.Perché tutti questi cambiamenti?La pastorale in chiave missionaria esige di abbando-nare il comodo criterio pastorale del “si è fatto semprecosì”. Invito tutti ad essere audaci e creativi in questocompito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile ei metodi evangelizzatori delle proprie comunità.

Esorto tutti ad applicare con generosità e coraggiogli orientamenti di questo documento.

(Continua)

febbraio 2014DonOrione oggi DonOrione oggi febbraio 2014

6 Vincenzo Alesiani

in cammino con Papa Francesco

SOGNO UNA SCELTAMISSIONARIA CAPACEDI TRASFORMARE OGNICOSA, PERCHÉ LECONSUETUDINI, GLISTILI, GLI ORARI,IL LINGUAGGIO E OGNISTRUTTURA ECCLE-SIALE DIVENTINO UNCANALE ADEGUATOPER L’EVANGELIZZA-ZIONE DEL MONDO

7

in cammino con Papa Francesco

Leggiamo insieme la“EVANGELII GAUDIUM”

La trasformazione missionaria della Chiesa (nn. 19-33)

I. UNA CHIESA IN “USCITA”

Ogni persona ha la sua coscienza. Perché annunciareil vangelo?L’evangelizzazione obbedisce al mandato missionariodi Gesù: « Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, bat-tezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello SpiritoSanto, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho coman-dato » (Mt 28,19-20).

Ci vuole rispetto per tutti. Che bisogno c’è di “uscire”?Nella Parola di Dio appare costantemente questodinamismo di “uscita”. Abramo accettò la chiamata apartire verso una terra nuova (cfr Gen 12,1-3). A Geremiadisse: « Andrai da tutti coloro a cui ti manderò » (Ger1,7). Oggi, tutti siamo chiamati a questa nuova“uscita” missionaria: uscire dalla propria co-modità e avere il coraggio di raggiun-gere tutte le periferie che hannobisogno della luce del Vangelo.La gioia del Vangelo è unagioia missionaria.

È vitale che oggi la Chiesaesca ad annunciareil Vangelo a tutti, senzaindugio e senza paura.

Correndo qua e là,non si rischia diperdere l’inti-mità con Gesù?

L’intimità della Chiesa con Gesù è un’intimità itinerante,e la comunione «si configura essenzialmente come co-munione missionaria».

Quali devono essere gli atteggiamenti di una“Chiesa in uscita”?- La Chiesa sa prendere l’iniziativa senza paura, andare in-contro, cercare i lontani. Osiamo un po’ di più di pren-dere l’iniziativa!- La Chiesa sa “coinvolgersi”. Gesù ha lavato i piedi ai suoidiscepoli. La comunità evangelizzatrice si mette me-diante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri.- La Chiesa accorcia le distanze, e assume la vita umana,toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo.

Gli evangelizzatori hanno così “odore di pecore”e queste ascoltano la loro voce.

II. PASTORALE INCONVERSIONE

Troppi documenti!A che servono?

Non ignoro che oggi i do-cumenti non destano lo

stesso interesse che inaltre epoche, e

sono rapida-mente di-menticati. Ciò che in-tendo quiesprimere

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Le Suore di Don Orione sono arri-vate in Ucraina nel 1996 e da su-

bito si sono impegnate nel servizioverso i più poveri, i senza tetto e ibambini di strada. In particolare duedi loro operano fra i senza tetto pressola cattedrale di Charkow, curando leferite, dando loro i vestiti, da man-giare, visitandoli in ospedale ecc, ealtre due si occupano delle ragazzemadri a Korotycz e offrono aiuto alledonne in dificoltà in collaborazionecon la Fondazione DePol.

La situazione attuale

Attualmente la situazione politica esociale del paese attraversa una fasemolto delicata e difficile. Dal 21 no-vembre a Kiev, capitale dell’Ucraina,migliaia di manifestanti antigoverna-tivi sono scesi in piazza per protestarecontro la decisione del governo di nonfirmare l’accordo di associazione conl’Unione Europea. I mass mediahanno seguito lo svolgersi della situa-zione con notizie, immagini e video.Non è facile comprendere i problemipolitici e sociali dell’Ucraina, caratte-rizzati da una differenza, per non diredivisione, tra la parte occidentale eorientale del paese. Le Piccole SuoreMissionarie della Carità svolgono lapropria missione nella zona est delPaese, nella città di Charkov. Qui èpossibile osservare, maggiormente ri-

spetto alla parte occidentale, ilcaos, la devasta-

zione e l’impoverimento dei cuoriconseguenti all’ideologia comunista,che ha avuto come principale effettola mancanza di fiducia negli altri enella speranza di un possibile cambia-mento.All’inizio la comunità delle PSMC havissuto in una baracca di latta pressola chiesa di Charkov. Con il tempo lesuore sono riuscite ad acquistare unappartamento e tre anni fa, con l’aiutodi alcune organizzazioni internazio-nali è stato possibile acquistare unacasa, ristrutturarla, ampliarla ed adat-tarla affinché rispondesse alle esi-genze di accoglienza didonne senza tetto e ra-gazze madri, che sfi-dando le difficoltà e lacontrarietà della vitahanno deciso di darealla luce ed allevare ipropri figli. Questa casaè stata chiamata “Casadella Speranza”.In Ucraina la legisla-zione consente l’abortolegale senza limitazionifino alla dodicesimasettimana di gravi-danza. Tuttavia, esso èconsentito fino alla ventiduesima, permotivi giuridici, genetici, medici e so-ciali, come pure per motivi personalipurché una commissione medica lo-cale ne dia l’autorizzazione.Una conseguenza di quasi settantaanni di sovietizzazione è la mancanzadi rispetto per la

dignità dell’uomo, la scomparsa dinorme morali e il fraintendimentodella coscienza. Spesso accade che ledonne, una volta rimaste incinte, ven-gano allontanate da casa dai compa-gni qualora esse non acconsentanoall’aborto.

L’aiuto della provvidenza

Nella Bibbia ci sono molte storie didonne che - rimaste sole - si dedicanoall’educazione dei figli; basta nomi-nare Agar, la schiava egiziana di Sara,o la vedova della Sarepta di Sidone.

Dio le protegge amo-rosamente e le so-stiene con la suaProvvidenza.Presso la Casa dellaSperanza si fa conti-nuamente espe-rienza dell’amore diDio e della sua tene-rezza paterna versoqueste ragazze pro-vate dalla vita chetante volte si sen-tono sole e perse; e laDivina Provvidenzainterviene in vari

modi. La Congregazione collaboracon una Fondazione che offre un con-tributo economico al funzionamentodella casa e delle sue attività, cosìcome molte persone di buona volontàdanno una mano: quando si ha biso-gno di qualcosa il Signore mandasempre persone pronte ad aiutare!Una decina di giorni fa è capitato cheuna delle ragazze non avesse scarpeper l’inverno e lo stesso giorno in cuiha manifestato questo bisogno, degli

amici hanno chiesto di cosa la Casanecessitasse. Scarpe, ovviamente! Esempi simili sene potrebbero fare molti a dimostra-zione di come la Provvidenza di Diosi prenda sempre cura dei suoi poveri.

Testimonianze di piccoli miracoli

Ogni giorno la comunità della Casadella Speranza è testimone di piccolimiracoli: queste ragazze madri peramore dei propri figli lasciano l’al-cool, lavorano su sé stesse e, impa-rando ad amare, cambiano vita. Ecco alcune delle loro storie.Natalia “ha lavorato” per molti annisulle strade di Mosca prostituendosi.Ha avuto una dozzina di aborti, èstata contagiata da malattie veneree e,infine, è stata spinta da uno dei clientigiù dal quinto piano di un palazzo, ri-manendo invalida e perdendo il suo“lavoro”.Il dipartimento Interpol per il “trafficodi esseri umani”, l’ha riportata inUcraina, la sua patria, dove non cono-sceva più nessuno, era sola e senzacasa. È venuta nella Casa della Spe-ranza con una bambina di un anno emezzo, e andava in cappella a pregaree a partecipare alla Messa. Il Signoreha iniziato a lavorare nel suo cuore.Ora, grazie all’aiuto della Fondazioneche supporta le attività della casa èstata operata in uno degli ospedali diKiev e lentamente sta recuperando la

salute. Una volta completato il tratta-mento vuole trovare lavoro, occuparsidi sua figlia perché abbia un futuromigliore.

Laila proviene invece dall’Azerbai-gian. Dopo essere stata allontanata dacasa dal marito con due figli, ha sco-perto di essere in attesa del terzo. Ini-zialmente era decisa ad abortire ma inquesta difficile situazione è stata tro-vata da un’assistente sociale, sposatacon un pastore della Chiesa prote-stante e portata a casa. È stata accoltacon le cure necessarie e con la pre-ghiera. Le Carmelitane Scalze diCharkov e molti altri, hanno pregatoper il bambino che portava in gremboe Laila ha deciso di portare a terminela gravidanza! Anche più tardi,quando a causa di un problema inte-stinale doveva essere sottoposta a unintervento chirurgico, alla domandadei medici su cosa fare della gravi-danza, ha risposto decisamente chevoleva avere quel bambino. Lailavuole diventare cristiana e nonostanteabbia ancora molta strada da fare, ètangibile come il Signore la guidi el’accompagni, mettendo sulla suastrada persone che le parlano di Gesù,aiutandola in Suo nome.

Un’altra giovane che è stata accolta èDasha, una ragazza dipendente dal-l’alcol con una storia familiare dolo-rosa. Dopo la nascita di suo figlio,

mentre era ancora in ospedale, ha sa-puto che il marito era morto anne-gato. Da un momento all’altro si ètrovata senza casa e senza i mezzi persopravvivere. L’hanno portata pressola Casa della Speranza sconvolta, sof-ferente e terrorizzata. Ora il figlio hacinque mesi, è sano ed allegro. Dashadi giorno in giorno è sempre più bella;lentamente spariscono i segni delladipendenza, ha cominciato a pren-dersi cura di sé, ha ottenuto un aiutoper le madri single, vuole diventareindipendente, affittare una piccolacasa, trovare un lavoro e occuparsidell’educazione del figlio. Si sta pre-parando per battezzare il bambino.

Masha ha solo 19 anni. Amava il suoragazzo, ma lui le ha fatto capire cheper rimanere assieme doveva abor-tire. Masha ha scelto la vita, anche sequesto le è costato dover lasciare ilcompagno, con cui ha trascorso iltempo più felice della sua vita. Dopoun parto difficile, il bambino dato allaluce è stato molto male e tante per-sone hanno pregato per la sua salutee per la sua vita. Ora il bambino si stapian piano riprendendo, pur rima-nendo in ospedale con la mamma.Quando le suore parlano con lei pertelefono è così felice e non vede l’oradi tornare con Igor a casa, la Casa dellaSperanza.

Non si può dire che la vita in casa siaperfetta. Ci sono conflitti e piccoliscontri, c’è la fatica di collaborare; tut-tavia non mancano sane risate, sere-nità, situazioni comiche e gioia.Osservare come l’amore trasformaqueste donne è un’esperienza moltobella: diventano tenere e dolci con ifigli, prendendosi cura di loro ritro-vano il senso della vita e la motiva-zione per cui vale la pena andareavanti.Ogni giorno vediamo che per il Si-gnore ogni persona è importante e Luisi prende cura in modo speciale deipoveri, dei sofferenti e degli emargi-nati. Ecco perché abbiamo chiamato lanostra casa Casa della Speranza.

I nomi delle protagoniste di questo articolosono di fantasia per tutelarne la privacy.

DonOrione oggi febbraio 2014 DonOrione oggi febbraio 2014

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dal mondo orionino

PRESSO LA CASADELLA SPERANZA SIFA CONTINUAMENTEESPERIENZADELL’AMORE DI DIOE DELLA SUATENEREZZA PATERNAVERSO QUESTERAGAZZE PROVATEDALLA VITA

dal mondo orionino

9M. Kamila Frydryszewska

Don Orione non riuscì mai ad andare nell’Europa dell’est, ma dai suoi scritti sappiamodel gran desiderio di inviarvi almeno i suoi sacerdoti e le sue suore.

La “Casa della Speranza”

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Il Codice Alessandrino

È siglato «A», oppure «02»; è del Vsecolo. È detto così, perché una notaposta sulla prima pagina di Genesi ciinforma che questo codice, nel 1098,era in possesso del Patriarca di Ales-sandria. Nel 1621 ilcodice è a Costanti-nopoli, e nel 1627 ilPatriarca greco ne fadono al re d’Inghil-terra. Da allora il co-dice si trova alBritish Museum diLondra, in compa-gnia del «Sinaitico».Le pagine originarieerano 820; ne re-stano 773. Dimensioni:cm 32 x 26; è scritto su due colonnedi 49-51 righe. Contiene lacune tantonell’AT, quanto nel NT. Anche questocodice ha uno scritto extra-biblico:l’Epistola di Clemente Romano.

La perla di Rossano Calabro

Merita un accenno il Codex Purpu-reus Rossanensis, un manoscrittoonciale greco del VI secolo, conser-vato nel Museo diocesano di RossanoCalabro (Cosenza); esso contiene ivangeli di Matteo e Marco ed è statorecentemente restaurato e presentatoa Papa Francesco, in occasione dellasua visita al Quirinale, il 14 novembre2013. Il nome “purpureus” si deve alfatto che le sue pagine sono rossastre(in latino purpureus) e contiene una

serie di miniature che nefanno uno dei

più antichi manoscritti miniati delNuovo Testamento. Fu ritrovato nel1879 all’interno della sacrestia dellaCattedrale di Maria Santissima Achi-ropita di Rossano Calabro da Adolfvon Harnack (1851-1930) e pubblicatosubito dopo da Oscar von Gebhardt

(1844-1906), entrambiteologi luterani.Il Codex Purpureus èsiglato con la letteragreca sigma (Σ) op-pure «042».

Codici minuscolie Lezionari

Tra i codici minuscoli,indicati con una cifraarabica, ricordiamo: il

461 che si trova a San Pietroburgo,nella Biblioteca Pubblica, risale al 835ed è ritenuto il più antico dei minu-scoli; il 33 che si trova a Parigi, nellaBiblioteca Nazionale ed è del sec. IX.I lezionari contengono brani dellaBibbia che vengono abitualmenteletti durante la liturgia. Già gli Ebrei,nella sinagoga, erano soliti leggerealcuni testi delle Sacre Scritture. “Essi– si legge nel libro di Neemia (8,8) –leggevano nel libro della legge di Dioa brani distinti e con spiegazioni delsenso”. Gesù stesso, ci ricorda Luca,“entrò, secondo il suo solito, di sa-bato nella sinagoga e si alzò a leg-gere. Gli fu dato il rotolo del profetaIsaia…” (4,16-17). Lungo i secoli i le-zionari si sono sviluppati, adattati eaggiornati. Per quanto riguarda ilnostro tema, ricordiamo che essierano siglati semplicemente con una«l», seguita da una cifra arabica. Tra

i più importanti vanno menzio-nati il l 1596, perché è il leziona-rio più antico, essendo del Vsecolo ed è conservato a Vienna.Ricordiamo ancora il l 961 e il l1566, ambedue del sec. IX; il primoè conservato a Parigi, il secondo aFriburgo; hanno una certa impor-tanza, sotto l’aspetto critico, perchériportano, con pochi codici e qualcheversione, una breve e singolare con-clusione del vangelo di Marco, alposto di quella canonica (Mc 16,9-20).Quanto abbiamo cercato di sintetiz-zare finora può sembrare arido e

poco affascinante, ma è di impor-tanza capitale. Prima di tutto, permotivi storici (la vicinanza dei testiall’evento); in secondo luogo, permotivi letterari (la bontà, fedeltà ebellezza della trasmissione del testo);infine perché “l’indagine su chi siastato Cristo, quest’uomo che ha fattoparlare di sé il mondo intero, che haattratto e affascinato lungo i secolimilioni e milioni di uomini e didonne, e che tuttora è il centro dellavita di molti, rappresenta una que-stione per nulla secondaria.Anche perché su di lui siamo invitatia «rischiare» la vita, dal momentoche egli si propone come «la via, laverità e la vita» del mondo (Gv 14,3),la pietra angolare di ogni costruzioneche dura (1 Pt 2,5-6), e «l’unico nomedato agli uomini sotto il cielo nelquale è stabilito che possiamo esseresalvati» (At 4,12)” (G. Unterberger).Sapere se Vercingetorige è realmenteesistito o no, non mette certo in crisiil De bello gallico di Giulio Cesare, néè decisivo per la «salvezza» o per ilsenso da dare alla vita.

febbraio 2014DonOrione oggi febbraio 2014 DonOrione oggi

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Codici e Lezionari

Il Vangelo, le domande della gente

È ancora vivo il ricordo di quando, alcuni annifa, ho visitato per la prima volta il BritishMuseum di Londra. Entrando nel Museo,sulla destra, ho visto – meglio «ho contem-plato»! – due dei codici maiuscoli più impor-tanti della Bibbia: il Codex Sinaiticus e ilCodex Alexandrinus. Visto che mi attardavoa guardare e ammirare queste meraviglie, ilcustode si è un po’ insospettito. Allora homostrato il tesserino di studente del PontificoIstituto Biblico; il custode ha capito e compresola mia gioia e il mio stupore nel trovarmi

davanti a testimoni del testo biblico così preziosi.Ed ora, dopo aver trattato nel numero precedente

dei papiri, ci accingiamo a presentare brevementealcuni di questi codici.

I l Cardinale Martini ha lavorato sul«Codice B». Di che si tratta?

Entriamo così nel mondo dei cosiddetticodici maiuscoli. Ne presentiamo breve-mente tre; uno di essi era destinato…al riscaldamento!

Il Codice Vaticano

Ha la sigla «B» (ecco perché è detto«Codice B») oppure «03». È del IV se-colo ed è probabilmente originariodell’Egitto; è conservato nella Biblio-teca Vaticana a partire dal 1481. Ab-biamo “759 fogli di pergamena, dicui 617 con testi dell’Antico Testa-mento, 142 con testi del Nuovo.Ogni pagina ha la forma di un qua-drato perfetto [cm 27,5 x 27,5] e com-prende tre colonne di 42 righe.Il Codice riporta l’Antico Testamentoin versione greca, ma mancano delleparti abbastanza grandi; il Nuovo Te-stamento arriva fino alla Lettera agliEbrei, al v. 9,14.Dagli studiosi contemporanei il Co-dice Vaticano è considerato il testi-mone più prezioso per il testo grecodel Nuovo Testamento, ed uno dei

migliori manoscritti per la versionegreca dell’Antico” (A. Läpple). Tra legrandi lacune, a causa dei fogli per-duti, vanno ricordate Eb 9,15-13,25; 1e 2 Tm; Tt; Filem; Ap.

Il Codice Sinaitico

È siglato «S» [oppure con ’alef, laprima lettera dell’alfabeto ebraico];oppure «01»; è del V secolo.È detto «Sinaitico» perché è stato sco-perto in un monastero del monteSinai da Konstantin von Tischendorf(1815-1874), professore di Teologia aLipsia. Il Tischendorf, nel suo primoviaggio (1844), “riuscì a salvare 129fogli che erano già stati destinati a es-sere bruciati per il riscaldamento; 43di essi poté portarli via subito. In una

seconda visita del 1853, allorchéchiese cosa ne era stato degli altri 86,nessuno più ne sapeva niente.Ma nel suo terzo viaggio, nel 1859,l’amministratore del convento gliconsegnò un pacco di fogli di perga-mena, che oltre agli 86 fogli cercati neconteneva altri ancora” (A. Läpple).Si conservano 347 fogli [cm 43 x37,8]; ogni foglio contiene quattro co-lonne di 48 righe.Si trova al British Museum di Londradal 1933 (43 fogli, però, sono conser-vati a Lipsia). Vi troviamo gran parte dell’AnticoTestamento greco (LXX) e tutto il NT.È interessante la presenza, in questocodice, di alcuni scritti extra-biblici:l’Epistola di Barnaba e il Pastore diErma; vi è anche l’apocrifo 4 Maccabei.

DAGLI STUDIOSICONTEMPORANEIIL CODICE VATICANOÈ CONSIDERATOIL TESTIMONE PIÙPREZIOSO PER ILTESTO GRECO DELNUOVO TESTAMENTO

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Il Vangelo, le domande della gente

SECONDA PARTE

Quanto alla scrittura

“Imanoscritti greci più antichi sonoscritti con i caratteri maiuscoli - dal la-

tino maiusculus diminutivo del compara-tivo maior, «un po’ più grande»: si trattadella scrittura detta maiuscola biblica - enon portano né spiriti, né accenti, né ingenere altri segni diacritici. Questi ultimicominciarono ad essere introdotti dal VIIsecolo e divennero usuali dal IX, periodoin cui si affermò la scrittura minuscola -dal latino minusculus, diminutivo delcomparativo minor = «alquanto piccolo» -anche per i testi letterari e biblici” (A. Pas-soni Dell’Acqua). L’uso dei lezionari (let-ture tratte dai Vangeli e dalle Lettere eordinate secondo il calendario liturgico)sono attestati dal IV secolo.

IL CODICE

“Il termine codice deriva dal latino codex che significa «tronco d’al-bero» e poi «tavola di legno», e serviva a indicare le tavolette di

legno incerate, unite da un lato per mezzo di fori e legacci. Queste, unavolta aperte, assumevano forma di libro: ad esse ci si ispirò per l’in-venzione del codice, che è il prototipo del libro moderno” (A. PassoniDell’Acqua, Il testo del Nuovo Testamento, Leumann [TO] 1994, 30).

Una pagina delCodex PurpureusRossanensis conser-

vata nel Museo Diocesano diRossano Calabro (Cosenza)

Achille Morabito

Il Codice Alessandrino del V secolo

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Felice Cribellati, nato a Staghi-glione (PV) il 28 maggio del 1885,

giovanissimo riesce ad entrare nelconvitto della Piccola Opera della Di-vina Provvidenza in Mornico Losana(PV). Il 24 giugno 1897, a soli 12 anni,Felice corona una sua ardente aspira-zione, vestendo l’abito clericale permano di Don Orione, con altri seigiovani.In seguito è ammesso ai corsi di Fi-losofia e Teologia nel seminario ve -scovile e dai 18 ai 22 anni presta lasua opera come assistente dei gio-vani del Santa Chiara e del Paterno

in Tortona.

A causa della giovane età, ottiene dalSanto Padre Pio X le necessariedispen se e il 21 settembre 1907Mons. Ambrogio Daffra, prima Ret-tore del Seminario maggiore di Tor-tona e poi eletto Vescovo di Venti-miglia, gli conferisce a San Re mol’ordinazione sacerdotale.Grande stima e fiducia ripone in luiDon Orione, che gli affida l’aperturae la direzione di vari istituti tanto alnord quanto al sud dell’Italia. Sem-pre sulla breccia, infaticabile, tenace,da mattina a sera, e spesso nelle orenotturne, egli si va consumandosenza risparmio; parte con religiosa

indifferenza da un capo all’al-tro d’Italia, ovunque l’obbe-dienza lo chiami.

Reggio Calabria

A Reggio Calabria, dove di-rige l’Istituto San Prospero,tutti lo conoscono e lo amano,tanto da divenire una dellepersonalità più in vista, spe-cialmente nel mondo religio -so ed ecclesiastico: gli istituti,

i conventi, le comunità se lo con-tendono per i corsi di esercizispirituali e le prediche nellemaggiori solennità. Le Caseorionine della Calabria edella Sicilia hanno in lui undirettore provinciale antelitteram.

Roma

L’autunno 1920 segna,nella storia dellaCongregazione, unavvenimento moltoimportante: la so-

DonOrione oggi febbraio 2014

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santi di famiglia

Grande stima e fiducia ebbe in lui Don Orione che gli affidòl’apertura e la direzione di vari istituti

Mons. Felice Cribellati,“u Vescoviddu” dei calabresi

lenne consacrazione della chiesa par-rocchiale di Ognissanti in Roma. Oc-corre un sacerdote zelante e un buonparlatore da affiancare al nuovo par-roco Don Risi. La scelta cade su DonCribellati.Dà vita all’Unione della Madri Cri-stiane, incrementa l’Apostolato dellapreghiera, ridesta il Circolo Giova-nile Cattolico, è l’anima delle scuoleaperte al San Filippo e a Monte Mario.Religioso di grande fede e di spec-chiata umiltà si fa tutto a tutti senzadistinzioni. Avendo appreso da DonOrione la coniugazione del verbo sfac-chinare in tutti i tempi e in tutti i modi,spesso si sostituisce ai sagrestanianche in lavori ordinari.

Vescovo di Nicotera e Tropea

Nel febbraio 1921 perviene a Ognis-santi il plico, diretto a Don Orione,con la nomina di Don Cribellati allesedi vescovili di Nicotera e Tropea.Don Risi non dice nulla, ma avverteall’istante Don Orione che però ar-riva a Roma solo quindici giornidopo (4 marzo). Manda a chiamareDon Felice e gli dice di accompa -gnarlo. Montano sul tram diretto aPiazza San Pietro e durante il tragittoDon Orione intrattiene il suo giovanesacerdote sulle chiese e sui conventi,si offrono al loro sguardo.Scesi dal tram proce dono a piedi re-citando il rosario che terminano al-l’altare della Confessione, dopoessere stati a baciare la statua di SanPietro ed aver pregato un poco sulla

tomba venerata di Pio X. Poi, DonOrione inizia una speciale preghieraper i genitori di Don Felice, il qualeignaro di tutto ha il cuore sospeso epaventa la comunicazione di qualchedolorosa notizia. Segue un lungo si-lenzio e finalmente Don Orione sem-pre inginocchiato dice: “Ecco, devocomunicarti che il Santo Padre si è com-piaciuto di nominarti Vescovo di una dio-cesi della Calabria”. Don Felice si sentepreso da un nodo alla gola e rompein pianto. E Don Orione lo rincuora:“Su, fatti animo! Mettiti qui ai piedi deiSS. Apostoli e della Chiesa”. E recitanoinsieme altre preghiere a Dio, allaVergine, ai Santi Protettori.Il 29 giugno 1921, dopo aver pre-messo una mirabile lettera pastorale,Mons. Felice Cribellati fa il suo in-gresso nella città di Tropea. Cominciauna nuova fase della sua vita, la piùlunga e la più feconda di opere.Giovandosi delle sue eccezionaliqualità di oratore caldo, vibrante, daltimbro di voce limpido, che ancorastupiva in quell’essere dall’appa -renza tanto fragile, ma che avevanello sguardo come una luce di po-

tenza e nel gesto misuratissimo comeun segno di nobiltà, egli porta la pa-rola di Dio ovun que il dovere episco-pale lo chiami. È molto amato eapprezzato non solo nella sua dio-cesi, tanto che i calabresi lo chiamanofamiliarmente “u Vescoviddu”.In lui soprattutto rivive l’ardore cari-tativo del suo grande Padre e Mae -stro Don Orione. La serena letizia,che Mons. Cribellati emana dalle sueconversazioni, è il riflesso dell’ottimi-smo che sempre caratterizzò l’animodel nostro Fondatore, traducendosinell’ambiente delle origini. Mons. Felice Cribellati muore Tropea1° febbraio 1952 a 67 anni di età, 45 diProfessione, 44 di Sacerdozio e 30 diEpiscopato.Don Orione diceva che “La perfetta le-tizia non può essere che nella perfetta de-dizione di sé a Dio e agli uomini, ai piùmiseri, come ai più fisicamente, moral-mente deformi, ai più lontani, ai più col-pevoli, ai più avversi. Servire Dio e laChiesa nei nostri fratelli”. Queste pa-role sicuramente ben rappresentanoe sintetizzano l’intensa vita di Mons.Cribellati.

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santi di famiglia

Enza Falso

A REGGIO CALABRIA,DOVE DIRIGE L’ISTITUTOS. PROSPERO, TUTTILO CONOSCONOE LO AMANO, TANTODA DIVENIRE UNADELLE PERSONALITÀPIÙ IN VISTA

Una foto del giovane vescovoFelice Cribellati

Il giovane Don Felice Cribellati nella Colonia Agricola S. Antonio di Cuneo (1913)

Mons. Felice Cribellati fu ordinato sacerdote a San Remo nel settembre del 1907. Il 7 ottobre di quell’anno era atteso aStaghiglione (PV), suo paese natale, per la prima Messa cantata in occasione della festa patronale. In vece, un tele-

gramma di Don Orione lo chiamava, da San Remo a Cuneo, per dirigervi un oratorio festivo e un erigendo istituto perfanciulli poveri e abban donati, che il Canonico Peano aveva affidato alla Piccola Opera.A Cuneo, ad attendere il giovane direttore c’era Don Sterpi. Il 4 ottobre, s’apriva l’oratorio del Sacro Cuore in BarrieraNizza. Qualche chilometro in fuori, stava sorgendo un santuarietto, ini ziato dal Canonico Peano, da dedicarsi a San-t’Antonio di Padova, sotto la cui tutela doveva svilupparsi l’istituto per i fanciulli abbandonati. Don Felice s’incaricò dicondurlo a termine per Natale, giorno in cui fu inaugurato da Don Orione. Il 5 gennaio 1908, iniziarono i lavori per laColonia Agricola Sant’Antonio che crebbe rapidamente, sorretta dal con tributo di Mons. Peano e dei benefattori.In quel periodo Don Sterpi e Don Felice erano ospiti a pagamento della famiglia Bagna e per i primi mesi lavoraronoinsieme. Era tale lo zelo e il fervore dei due orionini che Mons. Peano, nella soddisfazione di veder realizzata una partedei suoi proget ti e ben avviata l’altra, confessò: “Dicono a Cuneo che io sono l’uomo che va a vapore, ma loro sono uomini chevanno a elettricità”. Ad ogni epoca le sue espressioni...

“Loro sono uomini che vanno a elettricità”

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Abbiamo scelto di dedicare lo spazio del dossier di questo mese agli anziani. Una categoria sociale che molti vor-rebbero relegata ai margini delle nostre comunità, ma che in realtà può dare ancora molto soprattutto ai giovanie alle famiglie. L’Opera Don Orione in Italia e nel mondo è impegnata in numerosi progetti di sostegno, assi-

stenza e cura dei nostri nonni e nonne. A Milano da oltre 80 anni la terza età è al centro delle attenzioni e dell’impegnodei religiosi orionini, del personale sanitario e di tanti volontari che ogni giorno mettono in pratica quella “carità in

opera” tipica del carisma di Don Orione. Attraverso di loro desideriamo raccontare il lavoro quotidiano di chi nel nomedel Santo tortonese - in tutto il mondo orionino - si impegna a donare una speranza a chi non è più giovane.

DonOrione oggi febbraio 2014

Molti lettori ci hanno scritto chie-dendo se ci fossero libri che

parlano di Frate Ave Maria, di cui loscorso gennaio ricorreva il 50° anni-versario della morte che, nel lin-guaggio della fede, viene chiamatadies natalis, il giorno della nascita alCielo. Per la ricorrenza è stato pubblicato ilvolume Frate Ave Maria. un annocon i suoi pensieri (Ed. Velar - Marna).Il libro, curato dalla comunità degliEremiti, raccoglie alcuni scritti signifi-cativi del “veggente cieco”.Ci sono poi altri libri pubblicati in que-sti ultimi anni, tra cui:lettere dall’Eremo, a cura di Flavio Pe-loso, (Ed. Piemme, p.190).Una selezione di 70 lettere disposte in ordine cronologicoche contengono abbondanti notizie sia della sua vicendaumana (avvenimenti, luoghi, persone, occupazio ni,

salute, carattere, pro-blemi, echi di storia

della società, ecc.) e sia della sua vicenda spi-rituale. Entrambe affascinanti. Egli scrivesempre ex abundantia cordis di quel che vive;comunica con semplicità, quasi con inge-nuità, sia le piccole notizie di cronaca quoti-diana e sia i suoi pensieri e affetti più intimi.

Tutto gli era argomento di lode alla Divina Provvidenza.Frate Ave Maria. una luce nelle tenebre, di ArcangeloCampagna (Editrice Velar, p. 48). Una breve biografia incui l’autore ripercorre la vita dell’eremita orionino deli-neandone i tratti spirituali.

Buongiorno, mi permetto questedomande per una cortese risposta

anche telegrafica:a) che età potevano avere la vergine

Maria e Giuseppe al momentodella nascita del Bambin Gesù?

b) che età aveva il Cristo alla sua morte?Ci è stato sempre detto 33 anni.

Un grazie anticipato in serenità inCristo.

SErGio G.,roveredo in Piano (PD)

Caro sig. Sergio,alla prima delle sue domande, rispondoche erano entrambi molto giovani, perchésecondo la consuetudine ebraica di allora,il fidanzamento e poi il matrimonio av-venivano attorno ai 15-16 anni.Quindi questa era l’età di Maria. Giu-

seppe, un paio di anni in più.L’iconografia cristiana per sottolineare lasaggezza di San Giuseppe che il Vangelodefinisce giusto (timorato di Dio) lo harappresentato anziano. Forse lo ha fattoanche per salvaguardare il dogma dellaperpetua verginità di Maria. Ma la suaanzianità è solo iconografica, non reale.Per quanto riguarda la risposta alla se-conda domanda che mi pone, posso dirleche quando Gesù è morto aveva circa37/38 anni. La sua morte è probabil-mente avvenuta nell’aprile del 30 DopoCristo, ma la sua nascita 6/7 anni primadell’era cristiana. Questo fatto è dovutoad un errore di datazione commesso dalmonaco Dionigi il Piccolo.

Don AurElio FuSi,Postulatore generale

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dialogo con i lettori

Frate Ave Maria…per saperne di più

A cura della Redazione

Quanti anni hanno?

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CARITÀIN

OPERA

n.2

4Don Orione amava ripetere che alla portadel piccolo cottolengo non si deve domandarea chi entra se abbia un nome, ma soltanto seabbia un dolore.Quali sono oggi le principali sfide a cui doveterispondere per mantenere questo approccio?

La prima e vera sfida è guardare ai bisogni e allesofferenze delle persone e cercare di dare spe-ranza, anche quando non si è in grado di offriresubito e direttamente il servizio richiesto.L’altra grande sfida di oggi è rispettare una legi-slazione socio sanitaria eccessiva e ingombrante, senza perderedi vista la persona e la sua dignità.Molte volte denuncio il rischio che si lavori per l’ASL (e le suefrequenti e meticolose ispezioni), anziché per l’ospite.Personalmente ritengo che, nonostante tutte le fatiche organiz-zative, il Piccolo Cottolengo abbia conservato un bel clima difamiglia. Un indicatore significativo è la presenza fedele di moltivolontari.

4il Piccolo cottolengo di don Orione haappena compiuto 81 anni. Dal 1933 a oggi èdivenuto un luogo di carità per antonomasiarispondendo sempre e prontamente ad ogniemergenza sociale in particolare per la terzaetà. Per molti gli anziani sono un peso, ma inrealtà possono essere una grande risorsa perle nostre comunità. È giusta questa analisi?al cottolengo di Milano come operate ognigiorno a favore di chi non è più giovane?

La presenza degli anziani al Piccolo Cottolengo èmolto significativa, sia nei numeri (oltre 200), che nelle diversetipologie di bisogni. Abbiamo cercato di offrire un servizio diver-sificato ad anziani autosufficienti (che conservano una loro au-tonomia di vita), ai malati di alzheimer, ai non autosufficienti econ un grosso carico assistenziale… Una categoria specifica delnostro Istituto sono i “disabili anziani”, per i quali abbiamo creatodei nuclei specifici e garantiamo ancora molte attività animativeed educative. Il vero successo è quando si riesce ad offrire all’an-

ziano la possibilità di trovare relazioni significative e la disponi-bilità all’ascolto della sue esperienze di vita.

4la crisi economica odierna e un crescente aumento delnumero di utenti, ha portato le realtà come la vostra adover rispondere seguendo a volte i dettami di una logicaaziendale. a questo occorre aggiungere le difficoltà nelricevere i finanziamenti pubblici. una situazione difficilein lombardia come nelle altre regioni italiane?

La Lombardia si presenta come una regione ben organizzataed efficiente, ma risente della crisi economica generale, per cuiè anch’essa costretta a ridurre i budget, soprattutto alle strut-ture private accreditate. Contemporaneamente, inoltre, sta ri-chiedendo standard di qualità molto onerosi per le strutture ei controlli sono raddoppiati, in particolare sull’appropriatezza.Anche il Piccolo Cottolengo risente della fatica di adeguarsi aqueste normative e ha bisogno di creare un’organizzazione ef-ficiente di tipo aziendale. Il lato positivo è che la regione, tra-mite l’ASL, è abbastanza regolare nell’erogare i fondi, semprepochi, di sua competenza. Comunque la vita dell’Istituto è an-cora e sempre nelle mani della “Provvidenza”.

4Quali sono i vostri progetti di punta per la terza età? inaltre parti d’italia si sta tentando di portare fuori dagliistituti quelli autonomi per inserirli in dei condominiprotetti. È un’idea realizzabile? ci avete mai pensato? adesempio questo è un progetto che sta dando ottimi risultatia roma nelle strutture della comunità di sant’Egidio.

La regione Lombardia sta proponendo le «RSA aperte» ma, per-sonalmente, ho l’impressione che siano tutte formule per ri-durre i costi e non provvedimenti che si preoccupano dirisolvere i problemi degli anziani. È vero che è aumentata l’as-sistenza domiciliare e vengono proposte soluzioni alternativealla residenzialità. In realtà il vero problema è che sta aumen-tando in modo considerevole il numero degli anziani bisognosidi assistenza, che il ricovero ospedaliero ha costi esorbitanti e

le RSA si devono far carico di persone sempre più anziane e conuna situazione clinica complessa e compromessa. Si pretendeche l’RSA, da struttura socio- assistenziale, si trasformi in strut-tura sanitaria con lo stesso budget di prima. Se realmente sivuole creare qualche struttura più “leggera” e “flessibile” biso-gna avere la disponibilità continua e generosa di volontari.Per nuove iniziative a favore degli anziani siamo ancora in fasedi studio. Abbiamo appena terminato una grossa ristruttura-zione di tutti i nuclei, diversificando i servizi e quindi, prima diaprirci a nuove attività, dobbiamo individuare, risorse, spazi evalutare le esigenze del territorio, dove già ci sono altre strut-ture più grandi e competitive.

4Qual è il ruolo dei laici e dei volontari nel lavoro quotidianocon la terza età? È pensabile aprire le porte del cottolengoanche alle scuole per fare comprendere ai più giovani che ènecessario mettersi in gioco per chi è più debole?

Ritengo che la presenza del volontariato nel nostro Istituto sial’aspetto più significativo della “carismaticità” dell’opera. At-tualmente i Volontari sono circa 200, impegnati accanto agliospiti, ma anche nel Banco benefico ed in altre attività. I giovanisono meno in grado di garantire la continuità della loro pre-senza, ma portano un vento di freschezza, di allegria. Siamo incontatto con scuole, Oratori, gruppi scout, Università... Il temadella solidarietà è ancora sentito. Personalmente mi piacerebbeche crescesse maggiormente, all’interno delle nostre istitu-zioni, la presenza viva e attiva, anche facendosi carico di re-sponsabilità e di iniziative nuove e significative, il MovimentoLaicale Orionino. C’è ancora molta strada da fare, molta piùgente da coinvolgere e da rendere protagonista.

DONARE SPERANZA

CON PROFESSIONALITA’

E AMORE

A colloquio con Don Dorino Zordan , direttore del Piccolo Cottolengo di Milano che ospitaoltre 200 anziani nella storica struttura inaugurata da San Luigi Orione.

di Gianluca Scarnicci

I NUMERI DEL PICCOLO

COTTOLENGO DI

DON ORIONE DI MILANO

Gli ospiti sono 306, suddivisi nelle seguenti tipologie:

4RSA (Residenza Sanitaria per Anziani):200 posti letto (di cui 40 per malati di alzheimer);

4RSD (Residenza Sanitaria per Disabili):72 posti letto;

4CSS (Comunità Alloggio Socio_Sanitaria per Disabili):10 posti letto;

4IDR (Istituto di Riabilitazione generale geriatricae di mantenimento):24 posti letto in regime di degenza;6 posti in regime diurno continuo e 10.000 prestazioniannuali ambulatoriali con piscina terapeutica.

4Gli operatori sono 260 circa, a cui vanno aggiunti i liberi professionisti e quelli delle cooperative.

4collaborano oltre 200 volontari.

DORINO ZORDAN,direttore del PiccoloCottolengo di Milano

n.2

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4Perché sin dal 1972 avete deciso di essereaccanto al mondo della terza età? in un certo sensosiete stati profetici nella vostra scelta di carità?

Si, un po’ lo fummo, forse senza esserne piena-mente consapevoli. Erano anni di grande conflittogenerazionale. C’era stato il Sessantotto con le sueistanze di rinnovamento. I giovani, grazie anche allaspinta demografica, sentivano di avere una forzastraordinaria, davvero pensavano di poter cam-biare il mondo. In quegli anni gli anziani, con i lorovalori morali, le loro certezze, il loro stile di vita so-brio e parsimonioso, sembravano pallidi residui delpassato; praticamente dei sopravvissuti.Il nostro incontro con la loro umanità dolente fu nelle borgatedi Roma. Erano gente povera, immigrati dalle regioni del Sude del Centro Italia. Ci colpì l’isolamento in cui vivevano. Parla-vano ancora il dialetto delle loro terre, spesso coltivavano unastraziante nostalgia per il loro paese, che non vedevano da de-cenni e che forse, se vi fossero tornati, non avrebbero più rico-nosciuto. Erano segnati dai ricordi dolorosi e terribili dellaguerra, o meglio delle guerre.Ma quei ricordi rimanevano chiusi nella loro memoria.Non interessavano a nessuno, nem-meno alla Chiesa, che in quegli annicoltivava il desiderio di sintoniz-zarsi con le istanze di cambia-mento del mondo giovanile.Sant’Egidio aveva fatto non solola scelta per la periferia, ma so-prattutto per i periferici.Quegli anziani lo erano più ditutti. Nacque così un legameforte, impegnativo, appassio-nato, persino ambizioso, colsogno di trasformare quegli uo-mini e quelle donne avanti neglianni, considerati ormai “scarto”della società, in nuovi testimoni delVangelo e della carità, protagonisti

di una vera rinascita umana e spirituale. Cosache avvenne. Insomma, non ci sbagliammo.

4Oggi secondo lei quali sono le emergenze daaffrontare per un reale sostegno agli anziani?Gli anziani hanno bisogno di essere valorizzati.Questa è la priorità. Troppo spesso vengono con-siderati un peso. Una lettura catastrofista del-l’emergenza demografica – che pure rappresentaun problema per il nostro paese – li vede unica-mente come numeri, corpi e costi.Numeri eccessivi, corpi malati e necessitanti dicure, costi esorbitanti. Eppure si fa ancora molto

poco per stimolare forme di prevenzione per una buona vita at-tiva. Alcune soluzioni sono paradossali. Pensi all’istituzionalizza-zione, ancora così diffusa: si mettono gli anziani in istituto – case

di riposo, residenze socio-sanitarie, pensio-nati – magari quando hanno ancora

energie e forze, moltiplicando i costiassistenziali e sottraendo risorsepreziose di umanità e anche diaccudimento alle comunità e allefamiglie.Non è assurdo tutto questo? Bensapendo – ormai lo dicono tuttigli studi e le ricerche scientifici –che un anziano in istituto finisceper sentirsi inutile, si ammala pre-sto e muore prima. Che senso ha?

Gli anziani devono continuare a vi-vere a casa loro, nel loro quartiere,

accanto alle persone che conoscono ea cui vogliono bene. Di più: bisogna

tornare a vivere insieme, a mescolarele generazioni. Nessuna genera-zione basta a se stessa.Ha ragione Papa Francesco: “Unpopolo che non ascolta i nonni èun popolo che muore”!

CARITÀIN

OPERA

n.2

VALORIZZARE GLI

ANZIANI, LA PRIMA SFIDA

PER LA NOSTRA

SOCIETA’

Marco Impagliazzo è il presidente della Comunità di Sant’Egidio che da oltre 40 anniè in prima linea nell’assistenza e nel sostegno alla terza età.

MARCO IMPAgLIAZZO,presidente della Comunità

di Sant’Egidio

4Si dice spesso che gli anziani sono una risorsa per lenostre comunità, ma spesso finiscono emarginati e insolitudine. Eppure potrebbero esser tanti i campid’impiego per i nostri nonni e nonne: ad esempio nelsostegno ai giovani in difficoltà o alle famiglie con disagio.È d’accordo?

Sono completamente d’accordo. Noi abbiamo sperimentato inquesti anni la forza della vecchiaia, se attorno ad essa si costrui-sce una città amica. Per esempio, in un quartiere dove ci sonoamici degli anziani è più facile sollecitare nuove forme di atten-zione e di sostegno, dai vicini di casa ai negozianti; attorno allacasa dell’anziano si crea una rete di protezione, di simpatia, e diaiuto fattivo. Attraverso l’aiuto ad un anziano fragile si possonomobilitare risorse ed energie nuove ed impensabili.

Vorrei dire che la presenza degli anziani dentro il tessutoumano e urbano delle nostre città favorisce il potenziamentodel tasso civico e dell’impegno solidale di tutti, pur in un tempodi grande individualismo e di concentrazione su di sé. Inoltrevorrei ricordare che gran parte dei progetti di aiuto volontario,di valorizzazione del territorio in termini di ambiente e di cul-tura, di sostegno alla famiglia e, in particolare, ai minori dentrola famiglia viene dagli anziani. Tra il 2007 e il 2012, se il nu-mero dei volontari in Italia è cresciuto del 5,7%, tra gli anzianisi è registrato un incremento del 24,2%, pari a circa 200 milapersone in più. Questo paese sarebbe peggiore senza gli an-ziani. Ma questo ci porta anche a dire che debolezza e fragilitàdel corpo ed impegno attivo non sono due realtà che si esclu-dono. Possono andare benissimo insieme.

4i centri orionini sparsi in tutta italia da tempo sonoimpegnati nell’assistenza e il sostegno alla terza età.

non crede che sul tema anziani si possa creare una retenazionale che veda protagoniste tutte quelle realtà comeSant’Egidio e Opera Don Orione impegnate accanto a chinon è più giovane?

Certamente sì. Costruire una rete nazionale, mettere in comunele nostre esperienze sarebbe una grande opportunità di cre-scita per tutti. Io penso che sulla vecchiaia la grande sfida checi attende è soprattutto culturale e di mentalità. Bisogna co-struire un pensiero nuovo sulla vecchiaia, ridefinirne il con-cetto e i valori specifici, tornare ad esprimere con chiarezza il“proprium” dei vecchi: ciò che loro, e solo loro, sono in gradodi dare, in un tempo in cui la smemoratezza, il giovanilismo, ilvivere soli sembrano farla da padroni. Questa costruzione diuna nuova cultura dell’età anziana ha bisogno del contributodi tutti e di una sintonia profonda tra tutti coloro che amanogli anziani e credono nel valore della vita a qualsiasi età.

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DonOrione oggi febbraio 2014

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bisogni & sogni

Alessandro Lembo

Sta diventando ormai una modarivolgersi a te in questi giorni in

cui, sebbene con bagliori diversi, gliocchi di tutti sono rivolti alla peri-feria del più piccolo capoluogo diGiuda, a Betlemme. L’ha fatto To-nino Bello, Vescovo ‘santo’ e poeta;l’ha fatto Erri De Luca, scrittore noncredente dichiarato, che a me sem-bra più credente di tanti altri, diquella fede che si fa sequela nelbuio della notte per un’intuizionepossibile solo «nella sovrabbon-danza dell’amore». Non temere ma-stro Giuseppe e non giudicarmiarrogante, non pretendo sostituirmia chi ha i numeri per riconoscere lasantità ufficiale. La patente che as-segno io non conta nulla: è di queltipo che dà la gente ‘a fiuto’.A volte, si sa, prendiamo cantonate,e tuttavia mi sforzo di far breccianella corazza dura della mia razio-nalità, per lasciarmi andare a intui-zioni di cuore, come lo intendeteVoi, che il Testo Antico della Scrit-tura Santa lo visitate con dimesti-chezza e vi avete appreso che cuorenon è lo zucchero che a volte oggipensiamo. Ma è mistura misteriosadi intelligenza e amore, che trava-lica i confini dell’esatto senza per-dersi nei declivi dell’assurdo.

Così vengo anch’io a cercarti per levie polverose, nelle notti stellate diquello squarcio di tempo che haspaccato la storia. Da allora c’è unprima e un dopo. Da quando, per laprima volta nella storia, un Bimboha cominciato a germogliare nelgrembo di una Vergine, solo dopoun soffio leggero divento, per quantocarico di Spirito.

Scrivo nel tempogiusto, il tempo del-l’attesa, quello dicui, tuo malgradosei diventato ilgrande esperto, al-meno sul versatemaschile dell’uma-nità, che quest’at-tesa non ce l’hascritta in corpo edeve apprenderla.Tra due o tre giornisarà Natale. Iltempo è fatto. Maquesta mia ti arri-verà a febbraio. Tiso assorto in gesti impregnati di sa-pienza millenaria, non oso ricorrereai nostri mezzi veloci. La sentireiuna profanazione della tua fedeltà

umile ai tempi della relazione, chesempre, per essere vera, ha bisognodi momenti sprecati nell’attesa diuna nuova, che non è poi certa. Cosìpretendo di bucare i due millenniche ci separano nella speranza di in-contrarti nell’eterno oggi della fede,ma non oso forzare i tempi tuoi:

Roma - Betlemme.Aspetterò duemesi, dovrebberobastare.

Ti immagino smar-rito tra i bivacchidei pastori e chissàse qualche volta unfugace conforto tunon l’abbia cercatoin un sorso di quelvino che il tuo fi-gliolo, un giorno,non avrebbe disde-gnato.

Sai, Giuseppe, inquesta epoca cosìlontana dalla tua,per dire lo smarri-

mento di questo tempo mio, le defi-nizioni che fanno riferimento aipadri sono seconde solo a quelleche parlano di liquidi e di fluidi.

DonOrione oggi febbraio 2014

VENGO ANCH’IO ACERCARTI PER LE VIEPOLVEROSE, NELLENOTTI STELLATE DIQUELLO SQUARCIO DITEMPO CHE HASPACCATO LA STORIA.DA ALLORA C’È UNPRIMA E UN DOPO.DA QUANDO, PER LAPRIMA VOLTA NELLASTORIA, UN BIMBO HACOMINCIATO A GERMO-GLIARE NEL GREMBODI UNA VERGINE

Ho letto da qualche parte che siamo«la società senza padri»; oppure quellade «Il Padre: l’assente inaccettabile».

Allora permettimi Giuseppe, fatti piùin là. La tua Miriam è già sprofondatanel sonno di chi il senso l’ha afferratoe non soffre di quei rigurgiti di vuotoche noi, invece, ben conosciamo efuggiamo attentamente fino aquando un angelo, o chi per lui, nonirrompe in modo così impertinenteche proprio non ci riesce di cacciarlovia. Ebbene permet-timi due chiacchiereda figlio a padre.Anzi no, da padre apadre. Perdona se an-ch’io mi faccio trarrein inganno dai qua-dri e dalle statue incui immancabil-mente sei ritrattocome un vecchiettomite. In questa nottedi bivacco mi rivolgoa un uomo nel pienodelle forze. Certamente più giovanedi me, ma nella curva della vita ti tro-vavi proprio al posto del quaran-tenne di questo nostro mondomoderno. Allora, alla salute, beviamoun sorso, siamo coscritti, siamo en-trambi padri senza sapere come, cer-tamente ci capiremo al volo.

Ma tu, Giuseppe, uomo del silenzio,dimmi, ti arrabbi mai? Col tuo Gesùhai mai gridato? Hai perso la pa-zienza, hai buttato lì qualche parolache, pur senza aver studiato Freud,hai subito capito poteva far male aquel piccolo alberello ancora verde?E dimmi. Ti è mai salito un impeto dicollera con Miriam, così presa nellesue certezze di fede, mentre tu lottavisulla piazza del mercato, nella tuabottega affollata più di furbi che dimiti pastori?

Ci hanno insegnato che eri un uomogiusto e questo lo credo senza indu-gio. Non ho bisogno di spiegarlo, losento. Semplicemente sedendoti ac-canto. Se eri giusto, certo eri anche

mite, di quella mitezza di cui parla ilVangelo. Ma tu, Giuseppe! Ti imma-gino anche rude. Sei falegname, le tuemani sono ruvide. Se in estate do-vessi sbucciare i fichi d’india che in-vadono le colline del mio paesedisteso sulle pendici dei Nebrodi as-solati, non avresti bisogno dei mieiaccorgimenti, di forchette e carta digiornale.

Certe spine neanche ti sfioravano, eriabituato alle schegge conficcate nella

mano, altro che unaspina da cercare incontroluce. E allora? iltuo animo, non avevasviluppato, perun’implacabile leggedello ‘sviluppo coe-rente’, una specie diruvida buccia? Potevisentire, al di là di essa,le vibrazioni del-l’uomo che andavaformandosi in quelbambino la cui ori-

gine potevi solo ipotizzare?

Dicono, sei morto giovane. Chissà,Gesù sarà stato appena adolescente oanche meno. In quei pochi anni in cuigli hai camminato accanto, avrai sa-puto intercettare il suo sguardo checercava il tuo per attingervi la forzadi accogliere l’intuizione che gli cre-sceva dentro? Tra gli affanni degli af-fari complicati in un tempo divessazioni e angherie, nel vuoto cheti eri scavato intorno accettando un fi-glio al di fuori della Legge, sei riu-scito ad essere «sufficientementebuono», come ti chiederebbe Winni-cott, esperto dei retaggi ingombrantiche le prime interazioni del bambinolasciano nell’adulto di domani?

Oso pensare, Giuseppe, che quel tuofiglio non avrebbe avuto la forza diabbracciare il legno della croce dauomo vero, oltre che Dio, se nonl’avesse in qualche modo attinta a tee alla tua storia.

Non ti riesco a immaginare troppo

tenero, Giuseppe, e, forse, qualche ca-rezza in più avrebbe proprio fattobene al tuo Gesù che di spine neavrebbe avuto in abbondanza, dai ro-mani, dalla vita, da noi tutti. Se par-lavi così poco, come avrai fatto adirgli: «ti voglio bene!»?

O chissà, forse, come anche oggi ac-cade con quelli che non usano troppeparole, al momento opportuno avraisaputo trarre quella giusta, dalla bi-saccia dell’esperienza viva che si faparola solo per dire il vero.

Così, Giuseppe, tu che hai accessoalle stanze di Maria, lei che ha otte-nuto l’acqua fatta vino, ottieni per noidi questo mondo, qualcosa di menoeclatante, ma non per questo menourgente. Questo nostro mondo ha bi-sogno di padri. La chiesa ha bisognodi padri. Non è uno dei classici biso-gni di cui sono abituato a parlaredalle colonne di questa rubrica. È unbisogno altro, che sfugge le defini-zioni o forse, proprio per questo, lecompendia tutte.

È il bisogno di imparare l’amore dallaferita inferta da un uomo già ferito asuo tempo.

In quella ferita possiamo scorgere,oltre il grumo scuro della sofferenza,il coraggio e la gioia di lanciarci nel-l’avventura della generazione.

Con riverenza…ma da Padre a padre…

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bisogni & sogni

È UN BISOGNO ALTRO,CHE SFUGGE LEDEFINIZIONI O FORSE,PROPRIO PER QUESTO,LE COMPENDIA TUTTE:È IL BISOGNO DI IMPA-RARE L’AMORE DALLAFERITA INFERTA DAUN UOMO GIÀ FERITOA SUO TEMPO

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dalla Congregazione il 19 dicembre1991. Anche qui, una parrocchia e ilcollegio Saint Paul, con un distrettoparrocchiale di 53 chiese, animate da649 comunità di base. A fianco diogni chiesa, vi è una scuola elemen-tare. Gli alunni del distretto sono piùdi 9.000. Da un anno circa, funzionaanche il dispensario di Miandrarivo,distante circa quattro ore di viaggioda Faratsiho, anch’esso gestito dallenostre suore. Se lo si raggiunge inmoto, come fa il nostro missionariodon Sandro Mora, allora i tempi si ab-battono notevolmente: a lui, bastaun’ora.Fin qui, nulla di nuovo perché questenotizie sono già apparse, con descri-zioni puntuali, sulle pagine della no-stra rivista. Ma, da qualchesettimana, vi è una novità. La tendaorionina si è trasferita, lasciando l’al-tipiano malgascio per cercare altrezone dove svilupparsi.

Tutti al mare

Dopo anni trascorsi in montagna,perché, come sappiamo, le tre comu-nità storiche del Madagascar si tro-vano sull’altipiano, da alcuni mesi, latenda orionina si è allargata ancheverso la costa, raggiun-gendo Ambanja. Sitratta di una cittadinadi circa 60.000 abitanti,a nord del Paese, di-stante circa tredici oredi viaggio dalla capi-tale. Il contesto nelquale ci si trova è total-mente diverso dal pre-cedente: non ci sono montagne, nonc’è il fresco serale di Faratsiho, non cisono strutture organizzate… ma c’ètanta fiducia e tanta buona volontà,insieme al caldo torrido e a pioggiaabbondante.Anzitutto c’è tanta fiducia. L’haespressa in più occasioni il vescovosalesiano mons. Rosario Vella, che ciha chiamati nella sua diocesi, affidan-doci la cura pastorale di una partedella città di Ambanja. Ha chiesto lapresenza degli orionini, non princi-

palmente per lo loro intraprendenzanel costruire e organizzare, ma per of-frire al clero locale e alla gente unacoerente testimonianza di zelo sacer-dotale e religioso. Ovviamente, comefrutto di questa presenza spirituale,anche la realizzazione di opere apo-stoliche.Il vescovo ha donato alla Congrega-zione due terreni. Sul primo sta giàsorgendo una struttura che diventeràla Casa dei religiosi e un piccolo ora-torio. Sul secondo, quando sarà pos-sibile, sorgerà la parrocchia con afianco le necessarie opere pastorali.Per ora, questo terreno è ancora unbosco, con grossi alberi e arbusti diogni genere.Con la fiducia, ad Ambanja vi è anchetanta buona volontà. Don AdrianoSavegnago, missionario da oltre tren-t’anni, insieme a due giovani confra-telli malgasci, P. Charlot Ramanarivoe P. Marcello Rivosoa, ha offerto lasua disponibilità per questa nuovaavventura. Ha lasciato la missione diAnatihazo, dove era parroco, per ini-ziare una nuova presenza orionina inun luogo di povertà, dove l’energiaelettrica va e viene e dove le zanzareti perseguitano. Il distretto parroc-chiale affidato ai nostri religiosi com-

prende una dozzina divillaggi, con la lorochiesa, e che i missio-nari hanno già iniziatoa visitare.

Come aiutare?

Come accennavo sopra,le attività sono soprat-

tutto rivolte ai ragazzi e ai giovani,bisognosi di istruzione. Per questo lascelta dei primi missionari è stata dipotenziare le scuole con corsi finaliz-zati ad aiutare i giovani a trovare unlavoro. Anche ora, dopo anni di pre-senza, la realtà non è sostanzialmentemutata. Gli alunni che frequentano lenostre scuole in Madagascar sonocirca 15.000.È possibile garantire loro la fre-quenza scolastica grazie alle molteadozioni a distanza, frutto della ge-

nerosità degli italiani. L’adozione an-nuale che comprende lo stipendiodegli insegnanti, i libri e il materialescolastico è di € 150,00. Tra il mate-riale scolastico vi è anche una ciotoladi riso che la scuola distribuisce adogni alunno per il pasto di mezzo-giorno.Per qualche bambino è l’unico pastodiscreto della giornata.La Provvidenza è grande e i missio-nari ogni giorno toccano con mano lasua potenza; ma la Provvidenza siserve della generosità di coloro chevogliono bene a Don Orione e allasua Congregazione. Diceva DonOrione: “Cari amici, voi siete la miabanca”. Non possiamo deludere le at-tese del nostro Fondatore e di tantigiovani malgasci, il cui futuro è le-gato alla nostra generosità.

DonOrione oggi febbraio 2014

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pagina missionaria

Aurelio Fusi

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pagina missionaria

La nostra presenza sull’isola rossaè iniziata con l’invio missionario

di don Agostino Casarin e di donPietro Vazzoler. I due religiosi giun-sero ad Anatihazo, un popolare sob-borgo della capitale Antananarivo,per ereditare l’opera di evangelizza-zione iniziata dal gesuita P. DonatoScattaglia che, dopo anni di fatiche,aveva deciso di tornare in Italia.

Una storia già conosciuta

Il testimone venne passato ai nostridue confratelli che con zelo, dopoaver imparato la lingua malgascia,hanno continuato l’opera del loropredecessore, aumentando le attività

apostoliche ed educative per i moltis-simi ragazzi che popolavano il quar-tiere. Nel corso degli anni, a fiancodella parrocchia e del collegio JeanXXIII, sono sorte altre strutture sco-lastiche e il dispen-sario gestito dallasuore orionine.La collaborazionedei laici con i mis-sionari è andata viavia consolidandosi,permettendo di or-ganizzare in modostabile le attivitàeducative. Ora glialunni che frequen-tano le scuole di Anatihazo sonocirca 1.500, suddivisi nei corsi di ele-mentare, medie e professionale. Que-st’ultimi, poi, offrono indirizzi difalegnameria e di meccanica. Nelcontesto delle strutture, non va di-menticato il dispensario, gestito condisponibilità dalla suore orionine.I missionari, inizialmente solo due,sono andati crescendo, permettendonegli anni successivi di fondare altre

comunità religiose. Dopo la già citataAnatihazo, la storia orionina del Ma-dagascar si ferma ad Antsofinondry,dove i missionari sono presenti dal1990 con una grande parrocchia a

Namehana dalla qualedipendono altre 16chiese, ciascuna con lasua scuola elementare.In tutto, circa 4.000alunni.L’anno scorso, come ègià stato comunicatosulle pagine della no-stra rivista, si è inaugu-rato, all’interno dellavisita canonica del Su-

periore generale, il primo PiccoloCottolengo del Madagascar che acco-glie, con orario diurno, una quaran-tina di ragazzi e bambini disabili.Si tratta della Maison de Charité P. Pio,finanziata dall’Associazione P. Pio daPietrelcina.Infine, per rimanere fedeli ai diaridelle comunità, si deve segnalare labella presenza orionina di Faratsiho,avamposto missionario, accettato

Qualcosa sul MadagascarLa presenza orionina, iniziatanel lontano 11 novembre 1976,nei decenni successivi si èallargata con comunità eattività; continua ancora lasua espansione, con la recentefondazione della missione diAmbanja.

I MISSIONARI,INIZIALMENTE SOLODUE, SONO ANDATICRESCENDO,PERMETTENDO NEGLIANNI SUCCESSIVIDI FONDARE ALTRECOMUNITÀ RELIGIOSE

LA PROVVIDENZAÈ GRANDE E IMISSIONARI OGNIGIORNO TOCCANOCON MANO LASUA POTENZA

Imissionari in Madagascar sono 6(cinque italiani e un polacco), men-tre i sacerdoti locali, sono nove.Tredici sono i religiosi in formazionee quattro i novizi. I postulanti che ilprossimo anno andranno in novi-ziato sono sei e altri si stanno prepa-rando a questo passo. I seminaristidel liceo sono una quarantina.

Orionini in Madagascar

I Consiglieri della Provincia religiosa italianaDon Aurelio Fusi e Don Giovanni Carollo in unadelle missioni orionine in Madagascar duranteuna visita dello scorso dicembre

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BrasileUN’AMBULANZA AL“RECANTO DOMORIONE DE GOIÂNIA”

n Il 7 dicembre scorso la Sig.ra ValeriaPerillo, Prima Dama dello Stato diGoiás, ha visitato il Recanto Dom Orionede Goiânia (La Casa per Anziani di Go-iânia) consegnando all’Opera orioninaun’ambulanza. La Sig.ra Valeria Perilloè anche presidente dell’Organizza-zione dei Volontari di Goiás (OVG).L’ambulanza era richiesta dalla dire-zione del Recanto all’ente OVG.Il veicolo, spiega Padre Jarbas AssuntaSerpa, è un requisito richiesto dalloStatuto della Casa, per le necessitàdegli anziani: “Questo veicolo contri-buirà notevolmente alla cura degli an-ziani di questa casa”. Il Recanto DomOrione, inaugurato da poco tempo, sitrova a Jardim Mirabel, vicino al Morrodo Mendanha, in Goiânia e può ospi-tare fino a 100 anziani.La Signora ha evidenziato la testimo-nianza e la credibilità del Recanto perla società: “È molto gratificante aiutare iprogetti a sostegno degli anziani comequesto della Parrocchia di San PaoloApostolo”.

DonOrione oggi febbraio 2014

AnzioLA PARROCCHIAORIONINA DEL SACROCUORE DI GESÙ HAUN SUO SITO WEB

nMolti di noi conoscono il Centro DonOrione di Anzio, soprattutto per le atti-vità sociali, rivolte principalmente a fa-vore degli immigrati.Oggi con il nuovo sito Web il CentroDon Orione e la parrocchia del SacroCuore di Gesù possono essere cono-sciuti meglio grazie a una nuova visibi-lità nella rete. L’indirizzo del sito è:www.rocuore.overblog.com

N O T I Z I E F L A S HDAL MONDO ORIONINO

in breve

LibriLO STATUTO E LACARTA DI COMUNIONEDEL MLO

n Lo Sta tuto (riconosciuto dalla Con-gregazione per la Vita Consacrata e leSocietà di Vita Apostolica il 20 novem-bre 2012) e la Carta di comunione (de-finita ed approvata durante le riunionidei Rappresen tanti del MLO delle di-verse nazioni tenuta a Claypole -Bue-nos Aires nel 2002) del MovimentoLaicale Orionino, sono stati riuniti inun’unica pubblicazione.“Siamo con sapevoli che la vocazione lai-cale rappresenta un dono della miseri-cordia di Dio che rende feconda e attualela nostra missione di carità” – scrivenella presentazione il Coordinatore ge-nerale MLO, Javier Rodriguez Mendez.Ildocumento è frutto di un lungo cam-mino di rifles sione condivisa con tuttala Famiglia Orionina: laici e religiosi,Figli della Divina Provvidenza e PiccoleSuore Missionarie della Carità.

È possibile richiedere il volumetto“Statuto e Carta di comunione delMLO” al Coordinamento e segreteriagenerale: [email protected]

GIORNATA MISSIONARIAORIONINA 2014

n Il 2014, in cui celebriamo l’anno Missionario Orio-nino, porta in sé tanti avvenimenti per la nostra Fami-glia orionina.La prossima Giornata Missionaria Orionina è una occa-sione privilegiata per appropriarsi di quel fuoco splen-dente che ardeva nel cuore di San Luigi Orione, nel suovoler andare per il mondo testimoniando la Carità delVangelo e annunciando il Vangelo della Carità.P. João Batista de Freitas FDP e Suor Maria NoemiPSMC, incaricati della Pastorale missionaria, hanno de-finito e comunicato che il tema e il logo della GiornataMissionaria saranno i medesimi dell’Anno Missiona-rio: Solo la carità salverà il mondo, con l’albero verde,cercando nello stesso tempo di mantenere il collega-mento con il tema del sessennio Tutti in Missione.La data della giornata missionaria verrà fissata da ogniProvincia o Delegazione in accordo con FDP, PSMC eMLO. Questa collabora-zione diventa già servi-zio missionario per ivicini e per i lon-tani. Come si sa la“Giornata Missio-naria Orionina”ha sempre obiet-tivi precisi: ricor-dare che tutti ibattezzati sonochiamati alla missiona-rietà; far conoscere e dif-fondere le missioni orionine ei suoi progetti; sostenere congesti concreti di solidarietà lenostre missioni.

VocazioniTESTIMONIANZADELLA VERITÀ

n Si è svolto a Romadal 3 al 5 gennaio 2014il Convegno NazionaleVocazionale, il cui temariassunto nello slogandi quest’anno è stato“Apriti alla Verità, por-terai la Vita”. Presenteanche un gruppo diorionini.

Credo sia doveroso, sia per una ra-gione di trasparenza sia per ren-dervi partecipi della gioia dei

beneficiari che di certo non si aspetta-vano questo dono, presentare l’annualerendicontazione relativa al 5x1000. Il 20 agosto 2013 sono arrivati in cassaalla Fondazione Don Orione 85.512,85euro: era il 5x1000 dell’anno 2010.Le finalità a cui destinare questi soldi sono stateindividuate e stabilite dal Consiglio generale che haritenuto opportuno ripartirli tra 5 diverse iniziative:

4 € 30.000MAiSon DE ChAritè, CEntro DiSAbiliad Antsofinondry in Madagascar

4 €10.000Acquisto del tECAr, apparecchiatura per lariabilitazione, per il Centro Medico Don Orionedi Savignao Irpino (AV)

4 €10.000ProGEtto AGriColo PEr il noviziAtodi Bonoua, in Costa d’Avorio

4 €15.000bibliotECA a Ouagadougou, in Burkina Faso

4 €20.000CoStruzionE CEntro DiSAbilia Kandisi, in Kenya

4 I restanti €512,85 sono stati utilizzati perle spese sostenute per il convegno dei volontariorganizzato dalla Fondazione.

MadagascarDon Luigi Piotto, responsabile della Maison de Charité di An-tsofinondry in Madagascar mi scrive: “Caro Don Alessio, nonmi aspettavo un regalo così per la Maison de Charitè. Come sai, èstata finanziata da “Una voce per Padre Pio”, ora bisogna farlafunzionare e i 30.000 euro giunti serviranno per le necessità diquesti bambini disabili. Grazie dunque per questo gesto Provvi-denziale”.

Sav ignano Irp inoDal Madagascar passiamo all’Italia e pre-cisamente a Savignano Irpino. Lì il DonOrione è presente con una piccola casa diriposo; in tutto una sessantina di posti. Il

direttore Fabrizio Lanciotti ha ricevuto10.000 euro per acquistare un’apparecchia-

tura (Tecar) per la riabilitazione. Anche lui miscrive dicendomi: “La Provvidenza non manca mai

specialmente quando si lavora per i disagiati”.

Burk ina fasoDa Savignao ripartiamo per il Burkina Faso. A Ouagadou-gou, i nostri studenti avevano bisogno dei libri per la biblio-teca per approfondire i loro studi. Ecco cosa scrive PadreMathieu, direttore del Seminario di Ouagadougou: “CaroDon Alessio, con grande sorpresa ho ricevuto i 15.000 euro per labiblioteca del Seminario. Come tu saprai, ne avevamo davvero bi-sogno. Grazie e attraverso la tua voce vorrei ringraziare tutti coloroche sostengono la Congregazione attraverso il 5x1000”.

Cos ta D ’Avor ioDal Burkina passiamo alla Costa d’Avorio, nello specifico aBonoua, che è la culla dello sviluppo della presenza orioninanell’Africa francofana. Il noviziato di Bonoua a ricevuto 10.000euro per incrementare il loro allevamento di pollame ed il loroorto. Scrive Padre Jean Baptiste, Maestro dei novizi: “Caro Ales-sio, grazie della donazione che abbiamo ricevuto. Ora possiamo am-pliare il nostro orto e l’allevamento, e i novizi possono altresì lavoraree continuare la loro formazione manuale. Il mio saluto a tutti gliamici. Una preghiera. Jean Baptiste”.

KenyaDalla Costa D’Avorio voliamo verso il Kenya, a Kandisi, oveil Don Orione è presente con una parrocchia e un centro perdisabili che sta per nascere. Il responsabile, Padre Alejandromi scrive: “Ciao Don Alessio, l’economo mi ha detto che sul contodel Centro sono arrivati 20.000 euro. Grazie ne avevamo propriobisogno per continuare la costruzione del centro qui a Kandisi.Grazie di cuore e ti aspettiamo”.

A me non resta che tirare le fila e rinnovare il “Grazie” a tutticoloro che hanno scelto la Fondazione Don Orione Onlusper aiutarci in questa avventura che ci vede impegnati a so-stenere le nostre realtà.

Don AlESSio CAPPElli

5x1000Grazie per il vostro

La Fondazione Don Orione onlus ogni anno aderisce alla campagna del 5x1000, dai cuiproventi si finanziano e realizzano progetti a beneficio dei più bisognosi

BONIFICO BANCARIO - Banca Prossima - Fondazine Don Orione Onlus - IBAN: IT 04 W033 5901 6001 0000 0001 484CONTO CORRENTE POSTALE - n°88787080 intestato a: Fondazione Don Orione Onlus - Via Cavour 238 - 00184 Roma

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ParaguayLE FAMIGLIE PERPROMUOVONOLA “FRATERNITÀ”

n Con la presenza di più di 150 per-sone, la Comunità della Cappella di Nue-stra Señora de Luján ha vissuto il 15dicembre la seconda Festa della Fami-glia Orionina Paraguayana in onoredella Vergine di Caacupé. È una festapopolare che ha il fine di promuoverel’amicizia e la convivenza fraterna.Durante l’incontro si è vissuta una so-lenne Eucaristia a cui hanno fatto se-guito il pranzo arricchito dei cibi tipicidel Paraguay, i giochi che hanno diver-tito i molti partecipanti, i canti e i balli.La famiglie che hanno partecipato allafesta sono quelle che avevano accoltodurante l’anno la statua della Madonnapellegrina – la Vergine di Caacupé.

Velletri (RM)ANDANDO A…“COLINDARE”

nSeguendo un’antica tradizione tipicadella Romania, di andare nel periodonatalizio per le strade a “colindare”, aportare cioè la lieta novella della na-scita di Gesù Salvatore cantando nellestrade, sotto le finestre o nelle case diamici, quest’anno i novizi (in preva-lenza provenienti proprio dalla Roma-nia) insieme al padre maestro hannogirato varie case con i loro canti e leloro strimpellate. Dopo settimane diprove e ore passate davanti al cam-mino per accordarsi sulla seconda vocedi “In Notte Placida”, assodato un re-pertorio di base misto fra canti rumenie italiani, l’allegra compagnia ha por-tato i propri auguri di porta in portatravestendosi qua e là da babbi natale.I primi destinatari di questa tradizio-nale iniziativa sono stati i fratelli delTeologico, a seguire alcune altre casedella congregazione tra cui le caresuore di Anzio con annessa tombolataper lanciarsi poi fra i vari focolari dome-stici degli amici del seminario fino adarrivare questa mattina in episcopioper portare l’augurio di “Craciun Feri-cit” al vescovo della diocesi Mons. Vin-cenzo Apicella.

IndiaA BANGALORE CON-FERITI I MINISTERIDELL’ACCOLITATO EDEL LETTORATO

n Il 19 dicembre, presso la cappella del-l’Istituto Filosofico in Bangalore il Dele-gato Fr. Malcolm Dyer ha conferito ilministero dell’ accolitato al Ch. KishoreKumar Erugu ed il ministero del letto-rato al Ch. Shibu Packarampel Thomas.Alla celebrazione erano presenti i con-fratelli della comunità di BangaloreDon Mariano Zapico, Coordinatoredell’India, Don Fausto Franceschi, DonLorenzo Tosatto, tutti i postulanti e i 36seminaristi.

GenovaNATALE DI DON ORIONEAL PICCOLO COTTOLENGO

n Il 22 dicembre scorso. Il superiore generale, Don FlavioPeloso, ha celebrato celebra il Natale con la grande fa-miglia del Piccolo Cottolengo Genovese nella domenicaprecedente la grande Solennità cristiana. È una tradi-zione iniziata da Don Orione che si rinnova ogni anno. Per la Santa Messa delle ore 10, sono convenuti nellachiesa del Paverano Confratelli, Suore, Ospiti, Collabora-tori e Amici della grande famiglia del Piccolo Cotto-lengo Genovese, comprendente le sedi principali diPaverano, Camaldoli, Castagna, e altre case e iniziativenel circondario di Genova, Via Bosco, Bogliasco, Bo-schetto, Quezzi, Salita Angeli, Molassana…“Vengo sempre volentieri per il Natale al Piccolo Cotto-lengo – ha detto Don Flavio nell’omelia – perché qui vedorealizzato il grande presepio vivente e quotidiano, sognatoda Don Orione, fatto di gente che ha bisogno di aiuto e digente che aiuta, con Gesù al centro per gli uni e per gli altri”.La festa di famiglia è continuata con il pranzo, ove c’èstato un augurio particolare per il compleanno di DonLuigi Pattaro. Nel pomeriggio, al Teatro del Centro VonPauer, ancora insieme per uno spettacolo semplice egioioso offerto da alcuni volontari con ospiti del PiccoloCottolengo, poesie, canti, piccole scenografe per riviverelo stupore del Natale.

BrasilePRIME PROFESSIONI RELIGIOSE A BRASILIA

nNella Solennità del Battesimo del Signore, 12gennaio 2014, sette novizi hanno emesso i votidi povertà, castità e obbedienza nella PiccolaOpera della Divina Provvidenza.I professi sono: Alexsandre Gonçalves, AroldoIres da Costa Filho, Edgar de Jesus Melo, Eno-que Barbosa Júnior, Ivaldo Baltazar dos Santos,José Ribamar da Silva, Luan Celestino Silvestreda Silva e Lucas Nascimento Rocha. La celebra-zione è stata presieduta dal Superiore Provin-ciale , Pe. Tarcísio Vieira e concelebrata dadiversi sacerdoti.

La cerimonia ha visto la partecipazione di numerosi familiari dei neo-professi e amici della Congre-gazione . Particolarmente ampia è stata la presenza dei parrocchiani Itapuã , dal momento che unodei neo-professi , Cl . Enoch, è originario di questa parrocchia nei pressi del sede Provinciale e del-l’Istituto Don Orione. Al termine della celebrazione sono stati presentati i novizi del 2014.

Ercolano (NA)“TOGORIONE, I BAM-BINI PER I BAMBINI”

n Serata scintillante il 12 dicembre alTeatro Don Orione dell’Istituto per la5^ edizione del TogOrione, I bambiniper i bambini, occasione di incontro na-talizio per i ringraziamenti a tutti gliAmici del Togo, i Volontari e i Sosteni-tori della missione di Bombouaka -Togo, dove Don Fabio Antonelli dirigeil Centro “Saint Louis Orione” per Disa-bili, con prestazioni di riabilitazionemotoria e di recupero sociale: 45 bam-bini interni e tanti in servizio ambula-toriale.Le classi della Scuola Elementare Sta-tale “Lorenzo Milani” hanno fatto unospettacolo di musica e danza, a loro sisono aggiunti gli Insegnanti dellascuola di ballo Gunà Percussion di Na-poli, con musiche e danze di ispira-zione africana. Hanno partecipatoanche alcuni giovani dell’Istituto in unpezzo musicale a base di strumenti apercussione. Il teatro era al completo,con tante famiglie dei bambini, maanche con tanti sostenitori della mis-sione. Il ricavato della serata va a bene-ficio del Progetto di ristrutturazionedel Padiglione per i post – operati.

LibriDIARIO DI UNMISSIONARIOP. ANGELO PELLIZZARI

nProtagonista del libro, curato da P. Raf-fele Boi, è il sacerdote orionino P. AngeloPellizzari (1926-2011) che nel 1965 partìprima missionario in Argentina, poi nel1976, fu inviato Paraguay dove aprì unanuova missione. P. Angelo Pellizzari la-sciò il Paraguay, per far rientro in Italia,nel 1989. “Quando il P. Rafael Boi mipassò gli appunti del “Diario” del R. An-gelo – racconta l’ex Superiore generaleP. Roberto Simionato nella presenta-zione -, mi rallegrai moltissimo che po-tessero riscat tarsi i ricordi di un fratellotanto caro. Mi sono tuffato nella letturae, man mano che avanzavo, cresceva ilmio interesse. Era come entrare nelcuore di un missio nario appassionato, e,allo stesso tempo, rivivere insieme avve-nimenti che, in par te, abbiamo vissuto,senza coglierne, al lora, la profondità.Sono cose che si sarebbero perse sequalcuno non le avesse scritte.Per fortuna, lui le ha scritte, sono statecon servate, riscritte per essere traman-date. P. Angelo, non scrive solo fatti, apreil suo cuore e mostra una ricchezza spi-rituale che tutti avevamo intuito, ma chesi apprez za solo alla distanza. Raccontastorie, fa osservazioni acute sulle situa-zioni, indica speranze, paure, sentimentiche esprimono ciò che proviamo tutti,con distinte sfumature e gradi di impe-gno. È chiaro, per molte ragioni, che nonsi tratta di un “diario” pro priamentedetto, bensì della paziente raccolta dellatestimonian za di vita che Angeloesprime nell’abbondante corrispon-denza a confratelli, familiari ed amici”.“Queste pagine-memoria, non le hopensate e non le propongo come LaVita di Don Angelo - scrive P. Boi nellaprefazione -. Sono semplicemente pie-truzze del vasto e poliedrico mosaicodella sua vita interiore e di quel che harealizzato”.

Caucaia (Brasile)GLI ORIONINI PRENDONOUNA NUOVA PARROCCHIA

n La presa di possesso della Parrocchia di “Nostra Si-gnora delle Grazie” nel quartiere Parque Potira di Cau-caia si è realizzata contemporaneamente con iltrasferimento alla Diocesi della Paróquia São Vicentede Paulo. L’atto ufficiale di arrivo degli Orionini si èsvolto il 6 gennaio, durante la celebrazione presiedutadal vicario episcopale P. Marcílio Jerome Pereira, che haintrodotto il nuovo parroco P. Joaquim Oliveira da Cruz.Caucaia diventa una città sempre più orionina. Infatti iPadri di Don Orione vi erano già presenti con il Pe-queno Cotolengo Dom Orione nel Bairro Arianópolis(qualcuno ha detto scherzosamente che basterebbecambiare le due “A - a” in “O - o” e da Arianópolis diven-terebbe Orionópolis!), con l’Instituto Filosófico São Josénel Bairro Parque Potira e ora nella Paróquia Nossa Sen-hora das Graças nello stesso quartiere del Filosofico.

RomaniaREALIZZATO UN PROGETTOPER IL CENTRO DON ORIONEDI VOLUNTARI

n Beneficiari del progetto realizzato a Voluntari sonosoprattutto i bambini del Centro, che ora possono usu-fruire di uno spazio per giocare all’aperto e di altri stru-menti utili per il servizio terapeutico. Lo scorso anno ilProfessor emerito Dr. Ludwig Huber ha dato inizio alprogetto del valore di 16322.14 dollari e con diversiobiettivi da realizzare.Il primo e il più impegnativo è stato quello di regalareai nostri ospiti più piccoli uno spazio per giocare al-l’aperto, realizzando un piccolo parco giochi e acqui-stando una copertura smontabile per l’estate. Ilsecondo obiettivo ha voluto migliorare la qualità dellanostra fisioterapia attraverso l’acquisto di una scala edi una parete per arrampicata: questi due piccoli stru-menti saranno utili per migliorare la mobilità dei bam-bini disabili residenti e del centro diurno. Infine si èacquistato un test di valutazione per bambini ed adulti,utile per migliorare il nostro servizio terapeutico a fa-vore dei bambini. Il progetto si è potuto realizzare gra-zie alla collaborazione del Rotay Club di Bucarest chelo ha coordinato e finanziato.

Sul sito ufficiale della PiccolaOpera della Divina Provvidenzawww.donorione.org è attivo ilsistema di versamenti on-line,

con cui sarà possibile fareDOnaziOni utilizzando

la propria carta dicredito.

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febbraio 2014

Durante gli anni della guerra, inparticolar modo dopo l’8 settem-

bre 1943, le alture alle spalle di Co-lonnata, fra le quali Monte Morello,si popolarono di fuggitivi. Erano pre-senti immigrati, sfollati, partigiani emilitari.

La Congregazione di DonOrione a Colonnata di Firenze

Nel 1943 durante la guerra, la Mar-chesa Maria Teresa Pacelli vedovaGerini, mise a disposizione alcuni lo-cali di servizio della propria villa,dando disponibilità alla Congrega-zione di Don Orione di aprirvi un ri-fugio per ragazzi poveri. Alla fine dimaggio del 1943 Don Gaetano Picci-

nini, incaricato degli aiuti e delleemergenze durante il tempo dellaguerra, arrivò a Colonnata con ilcompito di seguire i lavori di siste-mazione e di adat-tamento dei locali.Fu poi raggiuntoda Don Ezio Gio-vannini, che portònella vita di Colon-nata e nei lavoridella casa tutta lasua espansività so-stenuta da un grancuore. La presenza a Colonnata degli Orio-nini non fu circoscritta nella vita delCollegino, come raccontava Don Pic-cinini: “Dopo il crollo del 25 luglio e

dell’8 settembre 1943, si popolò di fuggi-tivi Monte Morello e le altre alture allespalle di Colonnata. Tutta gente sul cigliodella disperazione, anime in pena e in ri-volta, ma anime. Avendole così vicine,non se ne poterono disinteressare i reli-giosi di Don Orione dedicati agli orfani.Ed ecco che uno di quei preti di DonOrione, vi salì alcune feste: l’Immacolata,Natale, l’Epifania di quel ‘43-’44 e qual-che altra volta a farvi un poco di bene edanche a dare qualche soccorso. E siccomesi arrampicava a Monte Morello da Co-lonnata, ecco che lo chiamarono il prete diColonnata . E lo aspettavano e lo ricono-scevano quando lo vedevano salire”. “Eravamo tornati da poco dagli esercizispirituali, pochi giorni dopo l’8 settembre- ricordava poi Don Giovannini -. Lamarchesa Gerini ci mandò a chiamare eci disse che alla chiesina di Gualdo unsoldato anziano, scappato dall’esercito,stava male. Bisogna portargli i sacra-menti. Così, io e don Remo, ci avviamoverso monte Morello con tutta la barda-tura rituale che il trasporto del sacra-mento allora comportava. Alla bottega diMorello incontrammo gente: ci porta-rono a Gualdo. C’erano quattro o cinquepersone. Furono i primi incontri. Vive-vamo di carità e fu la carità cristiana amuoverci, non senza una qualche inco-scienza o ingenuità. Cercammo di ren-derci disponibili, come si poteva, versotutti, al di sopra delle parti ”.

Il “Collegino”San Pietro

I lavori di ristruttura-zione furono ultimatiin settembre. Per com-pletare la piccola co-munità orionina e peravviare l’attività giun-sero Don NazarenoMalfatti ed il chierico

Teofilo Tezze, tirocinante di ven-t’anni. Con l’arrivo di una trentina diragazzi dai 6 ai 12 anni – il primo ar-rivò il 2 ottobre - si aprì il Collegio San

Pietro, da tutti familiarmente chia-mato il “Collegino”. Il più piccolo eraAlduccio Coletti di cinque anni emezzo, figlio di una famiglia di pro-fughi tunisini. Il 21 novembre 1943,l’Arcivescovo di Firenze, Card. EliaDalla Costa, andò a farevisita e a benedire lanuova opera benefica.Al sostentamento dei ra-gazzi contribuivano lafamiglia della marchesaGerini e l’ingegnere Mer-lini, uno dei massimoesponenti dell’epoca allaRichard Ginori, amico eprotettore del Collegino. A ottobre, tutti i ragazzifurono iscritti alla scuolacomunale di Quinto. Il chierico Teo-filo Tezze, era puntualissimo sia adaccompagnarli che a riprenderli,sempre. Un anziano, che allora fre-quentava la terza elementare con ibambini del Collegino, ricorda:“Mentre noi eravamo in classe a stu-diare, una cosa era certa e sicura: le si-rene della Ginori, di Manzella e dellaFabbrichina, quando suonavano l’al-larme con i loro ripetuti sibili, segnala-vano l’avvicinarsi degli aerei e il pericolodelle bombe. Anche la custode si precipi-tava in tutte le classi per avvisare le mae-stre. In fretta e furia si prendevano le cosee si correva sulla vicina Montagnola cre-dendo di essere al sicuro all’aperto e sottogli alberi”.

L’8 febbraio 1944

Quel giorno di 70 anni fa, arrivaronodalla Romagna dei carichi di patate,così due dei ragazzi più grandi anda-rono a Sesto con don Ezio, a fare unpo’ di provvista. Uno dei bambinipiù piccoli stava male, rimase quindia casa insieme alle due suore addetteal servizio e al chierico Tezze. Tuttigli altri erano a scuola. L’allarmeaereo suonò prima delle undici.Tezze andò subito a prendere i ra-gazzi a scuola e si incamminò conloro per tornare a casa. Una squadri-glia di aerei volava a bassa quota. Iragazzi ed il chierico giunsero di

fronte al grande cancello della fab-brica Richard Ginori. Non sappiamocome mai si diressero verso via dellePorcellane anziché in senso oppostoo verso il rifugio della Manifattura.Alle 11.20 quando il gruppetto era

prossimo al can-cello della villaGerini, furonosganciate alcunebombe che cad-dero sulla stradapercorsa dai ra-gazzi. Il chiericoTezze fu vistoportare in braccioun piccolo men-tre ne accompa-gnava e quasi

trascinava con sé un altro. La fuga af-fannosa fu arrestata dal crollo di unmuricciolo sconquassato dallebombe. In dieci minuti i ragazzi delCollegino di San Pietro erano scom-parsi tutti, sepolti tra le macerie.«Uno solo riuscì a scampare allamorte perché si era fermato ad allac-ciarsi le scarpe che gli aveva prestatomio fratello» – ricorda DomenicoBellò. La dinamica della tragedia non èchiara, in un primo momento si disseche gli alleati avevano bombardato lamanifattura di Doccia perché sededel comando nazista. Altri invece af-fermarono che quei velivoli si eranosemplicemente alleggeriti del caricodi bombe, senza uno scopo preciso.Resta il fatto, che l’impatto fu cosìviolento, che resti di vestiti e bran-

delli di corpi furono ritrovati a due-cento metri di distanza dal luogodella deflagrazione. Il corpo di Tezzefu trovato riverso a terra, sopra unodei ragazzi più piccoli che, in un ul-timo gesto di generosità, forse inten-deva proteggere con il suo corpo. Iprimi ad accorrere furono i pompieridella Richard Ginori che per quattrogiorni perlustrarono dappertutto allaricerca dei bambini. Tre dei piccoliscomparvero nel nulla, di loro non furitrovato niente.Il funerale delle 24 vittime si svolse il13 febbraio nella chiesa di San Ro-molo a Colonnata. 23 bare completa-mente ricoperte di fiori erano stretteattorno a quella del giovane chierico.

Ricordo sempre vivodel Collegino

La breve stagione del Collegino siconcluse lì, ad appena pochi mesi dalsuo inizio. Restò il ricordo affettuosodella gente, la simpatia verso i padridi Don Orione, la pena per la mortedel chierico Tezze e dei 23 bambini.Oggi, i loro corpi riposano nel Cimi-tero maggiore di Sesto Fiorentino, inun monumento-sacrario realizzatodallo scultore Delio Granchi.A Sesto, la Strage del Collegino faparte della memoria collettiva, è unevento radicato nella storia della cittàe della sua gente e l’8 febbraio diogni anno, la popolazione rinnovacon una celebrazione religiosa e ci-vile il ricordo della breve primaveradel Collegino.

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studi orionini

A cura della Redazione28

studi orionini

DonOrione oggi febbraio 2014

La strage del “Collegino”

Dal novembre 1943 a tutto il 1945, la presenza dei Figli della DivinaProvvidenza di Don Orione a Colonnata, frazione di Sesto Fiorentino(FI), fu espressione di un ministero esercitato fra la gente con corag-gio, fede ed entusiasmo.

VIVEVAMO DI CARITÀE FU LA CARITÀCRISTIANA AMUOVERCI, NONSENZA UNA QUALCHE INCOSCIENZA OINGENUITÀ

…IN FRETTA E FURIASI PRENDEVANO LECOSE E SI CORREVASULLA VICINAMONTAGNOLA CRE-DENDO DI ESSERE ALSICURO ALL’APERTOE SOTTO GLI ALBERI

Colonnata, 13 febbraio 1944. I funerali dei bimbi del “Collegino” e del ch. Tezze

Colonnata, Firenze.I bambini morti nel 1944

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La visita del Card. Scola

«La nostra vita è vocazione, comeogni circostanza e ogni rapporto dellanostra vita è risposta alla chiamata diDio, e questa è ciò che dà dignità a cia-scuno, al di là del fatto che siamo gio-vani o pieni di acciacchi, belli e forti osegnati nel corpo da fatiche e prove fi-siche anche dure, che diventanoprove di fondo morali e spirituali perchi le porta e per i suoi familiari: Gesùè venuto a dirci che Dio ci ama in ma-niera incondizionata».Queste alcune delle parole che l’arci-vescovo di Milano, Card. Angelo Scolaha pronunciato il 14 gennaio scorsodurante la Santa Messa presiedutanella Parrocchia San Benedetto in oc-casione delle celebrazioni per gli anni-versari delle opere orionine milanesi.Il Cardinale ha celebrato la SantaMessa assieme ai sacerdoti del-l’Opera, agli ospiti del Piccolo Cotto-lengo, ai dipendenti, ai volontari e aiparrocchiani. Allo scambio della pace, l’Arcive-scovo è sceso dall’altare a stringere lemani di tutti gli ospiti in carrozzellafra le panche: un gesto protrattosi peroltre venti minuti, accompagnato dalsuono dell’organo.

L’Arcivescovo ha poi concluso l’ome-lia augurando a tutti la tenerezza e ladolcezza descritta da Don Orione inuno dei suoi scritti: «Quando, neiprimi tempi della congregazione,dopo lunghe camminate a piedi perandare a predicare nei paesi, giungevoa casa stremato per la stanchezza, espesso la notte mi sdraiavo su qualchedura panca di legno, il Signore miusava una speciale delica-tezza; alle volte l’infinitabontà di Dio mi facevasentire l’impressione, omi dava la sensazione,che la panca sprofon-dasse, facendosi soffice etenera, come una morbi-dissima panca di gom-ma, come mi tuffassi in un materassomolle molle, nel quale sì sprofonda-vano le mie ossa stanche, ricevendoneun riposo soavissimo…».

Il convegno

Il 17 gennaio una numerosa e attentaassemblea di studiosi e di protagoni-sti delle attività orionine, ha potutogodere di un importante evento cul-turale promosso dalla Piccola Operadella Divina Provvidenza di Don

Orione e dall’Università Cattolica delSacro Cuore nell’ambito delle cele-brazioni per l’80° del Piccolo Cotto-lengo (1933-2013). Occuparsi oggi delPiccolo Cottolengo Milanese significaripercorrere un tratto di storia citta-dina, forse ancora poco nota ma nonmeno affascinante, fatta di grandi fa-miglie e di una miriade di benefattoriche hanno sostanziato con le loro libe-

ralità l’impegno mil-lenario della Chiesa.Ciò con l’originalitàdello stile di donOrione, che non chie-deva a chi bussavaalla porta il nome dibattesimo o la fede diappartenenza, «ma

soltanto se aveva un dolore», prontosubito a lenirlo. Attualmente il Piccolo Cottolengo Mi-lanese continua la sua storia di carità,in tempi notevolmente mutati, ma conl’impulso ideale e gestionale dato daDon Orione. Continua ad essere un“transatlantico della carità”, una “cit-tadella della carità e della preghiera” -due definizioni di Paolo VI - dove, ac-canto ai più tipici servizi destinati alladisabilità fisica e psichica, sono accoltianziani, sono forniti servizi assisten-

ziali e sanitari, sono sostenute attivitàeducative a vasto raggio, si guarda allenuove povertà della vita presente, sicontinua l’azione pastorale della Par-rocchia “San Benedetto”.  Molto qualificate e ben centrate tuttele relazioni degli illustri studiosi che sisono succeduti per l’intera giornatanella Sala conferenze PIO XI dell’Uni-versità Cattolica di Milano. Più voltesono state evocate le due memorabiliconferenze tenute da Don Orionenell’Aula Magna di questa medesimaUniversità.La giornata è iniziatacon i saluti introdut-tivi di Alberto Cova(Università Cattolicadel Sacro Cuore),Carlo Sangalli (vice-presidente della Fon-dazione Cariplo),Don Paolo Clerici(Centro studi orio-nini),  e Don DorinoZordan (direttore delPiccolo Cottolengomilanese), per poi proseguire con lapresentazione delle varie relazioni. IlSuperiore generale Don Flavio Pelosoha espresso la riconoscenza e il plausopersonali e di tutti gli intervenuti per“la bella giornata di cultura storica.Una cultura espressa nelle pregiate re-

lazioni che hanno aiutato a conosceree a riflettere su un’importante espe-rienza di vita - di Don Orione e delPiccolo Cottolengo Milanese - per evi-denziare criteri ermeneutici e dinami-smi vitali per interpretare e progettareil cammino attuale e futuro”.

La celebrazione conclusiva

Dopo la visita e celebrazione del Card.Angelo Scola e il Convegno all’Uni-versità Cattolica, domenica 19 gennaio

Don Flavio Peloso haconcluso le celebra-zioni per gli anniver-sari del PiccoloCottolengo, della Par-rocchia San Benedetto edella Casa del giovanelavoratore, con l’in-contro pomeridianodegli Amici di DonOrione e la Messa inrito ambrosiano pro-prio nella parrocchiaorionina. Nell’omelia,

Don Flavio ha ricordato che l’espe-rienza dell’insufficienza umana ac-compagna tutta la nostra esistenza.Gli ebrei nel deserto mancavano diacqua (1a lettura), la creazione geme esoffre (2a lettura),  gli sposi a Canamancavano di vino (Vangelo).

L’esperienza dell’insufficienza può farbestemmiare Dio, o far dubitare diDio, o far invocare Dio. Tanto per gliEbrei del deserto come per gli sposi diCana giungono dei “segni della prov-videnza di Dio” che non risolvonotutti i problemi ma confortano edanno speranza ne cammino.Don Orione ha concepito la sua Pic-cola Opera e il Piccolo Cottolengo Mi-lanese - nome collettivo che indicamolteplici presenze e attività - perdare segni di provvidenza a tante per-sone nell’insufficienza, affinché sianoconfortate e animate dalla fiducianella Divina provvidenza che “non to-glie mai la gioia dei suoi figli se nonper prepararne una più certa e piùgrande”.Il Piccolo Cottolengo Milanese è statoconcepito come una grande “mona-stero della carità” - di tipo benedet-tino, come lo era il Card. Schustergrande sostenitore di Don Orione - incui, attorno alla centralità della chiesae dei monaci, vi fossero ambienti espazio per ospizi, scuole e opere civiliper il progresso della gente.Così è il Piccolo Cottolengo Milaneseanche oggi. La chiesa e la Parrocchiasono il centro spirituale, culmine efonte d tutte le attività. Con le sue mol-teplici attività dà segni di provvidenzaalle varie necessità di chi vi è ospitatoe a chi viene a conoscerlo. 

DonOrione oggi febbraio 2014DonOrione oggi febbraio 2014

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Alessandro Palmieri

ATTUALMENTE ILPICCOLO COTTOLENGOMILANESE CONTINUALA SUA STORIA DICARITÀ, IN TEMPI NO-TEVOLMENTE MUTATI,MA CON L’IMPULSOIDEALE E GESTIONALEDATO DA DON ORIONE

Celebrati a Milano l’80° di fondazione del Piccolo Cottolengo, il 60° della Parrocchia San Benedettoe il 50° della Casa del giovane lavoratore, istituzioni sorte nell’ambito del Centro Don Orionedi Milano e tra loro pensate come complementari.

“NELLA CARITÀL’ATTEGGIAMENTODIVENTA SOSTANZA,FA PARTE DELLASOSTANZA”

Piccolo Cottolengo Milanesecontinua la sua storia di carità

Il gruppo dei relatori con Don Dorino Zordan e Don Renzo Vanoi

Il Card. Scola nella parrocchia S. Benedetto al terminedella solenne celebrazione del 14 gennaio scorso

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