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www.donorione.org Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1, CDM Bergamo Anno CVV - N. 2 n. 2 - FEBBRAIO 2015 DonOrione oggi RIVISTA MENSILE DELLA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA editoriale "IO NON SONO CHARLIE" dal mondo orionino 1915-2015: 13 GENNAIO, ORE 7.52 angolo giovani “È BELLO CON TE” CONVEGNO NAZIONALE VOCAZIONALE LA VITA CONSACRATA E LE SUE DIVERSE FORME

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w w w. d o n o r i o n e . o r g

Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Post.D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)

Art. 1, comma 1, CDM BergamoAnno CVV - N. 2

n. 2 - FEBBRAIO 2015

DonOrione oggi

R I V I S TA M E N S I L E D E L L A P I C C O L A O P E R A D E L L A D I V I N A P R O V V I D E N Z A

editoriale"IO NON SONO CHARLIE"

dal mondo orionino1915-2015: 13 GENNAIO,ORE 7.52

angolo giovani“È BELLO CON TE” CONVEGNONAZIONALE VOCAZIONALE

L A V I TA C O N SAC R ATA E L E S U E D I V E R S E F O R M E

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DonOrione oggi

È INVIATA IN OMAGGIO A BENEFATTORI,SIMPATIZZANTI E AMICI E A QUANTI

NE FACCIANO RICHIESTA, A NOME DI TUTTII NOSTRI POVERI E ASSISTITI

DIREZIONE E AMMINISTRAZIONEVia Etruria, 6 - 00183 Roma

Tel.: 06 7726781-Fax: 06 772678279E-mail: [email protected]

Sito internet: www.donorione.org

Spedizione in abbonamento postale BergamoRegistrata dal Tribunale di Roma

n° 13152 del 5/1/1970.

Nostro CCP è 919019 intestato a:OPERA DON ORIONE

Via Etruria, 6 - 00183 Roma

DIRETTORE RESPONSABILEFlavio Peloso

REDAZIONEGiampiero Congiu - Angela Ciaccari

Alessandro Lembo - Gianluca Scarnicci

SEGRETERIA DI REDAZIONEEnza Falso

PROGETTO GRAFICOAngela Ciaccari

IMPIANTI STAMPAEditrice VELAR - Gorle (BG) - www.velar.it

FOTOGRAFIEArchivio Opera Don Orione

HANNO COLLABORATO:

Flavio PelosoVincenzo Alesiani

M. Alicja Kedziora - Achille MorabitoLa Redazione - Carlo Marin

Silvestro SowizdrzałPaola Sozzo - Fabio Antonelli

Giuseppe Vallauri - Alessandro Palmieri

Spedito nel FEBBRAIO 2015

RIVISTA MENSILE DELLA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA DON ORIONE,ORGANO DEGLI AMICI, EX ALLIEVI, PICCOLE SUORE MISSIONARIE DELLA CARITÀ

12 308

w w w. d o n o r i o n e . o r g

Sommario

3editoriale"IO NON SONO CHARLIE"

5dialogo con i lettoriI volontari di Ercolano”

6in cammino con Papa FrancescoLeggiamo insieme“EVANGELII GAUDIUM”

8dal mondo orionino1915-2015: 13 gennaio, ore 7.52Centenario di Fondazionedelle Suore di Don Orione(1915 - 29 giugno - 2015)

12il Vangelo,le domande della genteMatteo: il più giudaico dei vangeli

14splenderanno come stelleIl giovane Don GiovanniBattista Alvigini

15dossier - CONSACRATILa vita consacrata e le suediverse forme

20angolo giovani“È bello con Te”Convegno Nazionale VocazionaleUn Post, un Posto, una Post…

22pagina missionariaLa Provvidenza è semprepiù grande dello “zero”“Non avete solo una storiada raccontare, ma un grandefuturo da costruire”

25in breveNotizie flash dal mondo orionino

28studi orioniniDue amici e due santisulle macerie del terremoto

30giovani sempreRicordando Mario Macciò“un orionino DOC”

31ricordiamoli insiemeNecrologio

3 21

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editoriale

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DonOrione oggi febbraio 2015

Flavio Peloso

Nel mese scorso, ha fatto grandeimpressione l’attacco di estremi-

sti islamici contro la redazione pari-gina del giornale francese “CharlieHebdo”. Il 7 gennaio, due uomini in-cappucciati e vestiti di nero sono pe-netrati nella sededel giornale satiricofrancese, noto per ilsuo stile provocato-rio, e hanno fattostrage con le mitra-gliatrici: 12 morti,tra i quali il direttoredel giornale, e 11 fe-riti. Motivo di tantaferocia sarebberostate le molte vignette blasfeme con-tro Maometto e l’islam in generale. Quattro giorni dopo, domenica 11gennaio, a Parigi due milioni di per-sone hanno marciato per manifestarela solidarietà per le vittime dellestragi terroristiche con lo slogan: Je

suis Charlie. Ad aprire la manife-stazione, te-

nendosi a braccetto, erano il presi-dente francese Hollande e i leadersinternazionali, da Matteo Renzi adAngela Merkel, il britannico DavidCameron, lo spagnolo MarianoRajoy, il russo Sergey Lavrov, e, in-

sieme, persino il palesti-nese Abu Mazen el’israeliano Benjamin Ne-tanyahu. L’idea fu ottima, l’imma-gine dell’unità trovataper dire no al terrorismoè un segno di speranza.Senonché quel Je suisCharlie si è trasformato inuna adesione non solo

alla libertà di informazione ma al li-bertarismo ideologico, di cui la rivi-sta Charlie Hebdo è esempio. Personaggi ed eventi di tutto ilmondo hanno cominciato a esibire lemagliette e il logo Je suis Charlie.Non ci sono parole per deprecarel’attentato di Parigi e ogni forma diviolenza, ancor più inorriditi per-

ché giustificata “in nome di Dio”.Però anch’io sono tra quelli che nonsi sentono di dire “Je suis Charlie”,perché non intendo condividere leoffese e la volgarizzazione del sacroattuate più volte da Charlie Hebdocontro l’Islam e anche contro il Cri-stianesimo. Di fronte al libertarismoindividualistico rappresentato daCharlie Hebdo, anch’io come moltidico “Je ne suis pas Charlie”. Due milioni di persone in marcia disolidarietà a Parigi indicano una rea-zione civile a sostegno della libertàche la follia omicida dei fondamenta-listi ha cercato di soffocare.È un grande fatto di civiltà. Per quelche può valere la mia opinione, però,distinguo, dissento e non mi metto inmarcia con quanti oltre a manifestarela solidarietà per gli uccisi e per la li-bertà di opinione, hanno usato lamarcia e la giusta reazione alla strageper promuovere l’adesione alla ideo-logia laicista e

Le stragi dei fondamentalisti islamici di Parigi hanno provocato morti.E qualche interrogativo sulla libertà.

"IO NON SONO CHARLIE"

L’OFFESA È SÌ UNAMANIFESTAZIONEDELLA LIBERTÀ,MA È LA PEGGIORE.IN QUESTO,"JE NE SUIS PASCHARLIE"

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libertaria di Charlie Hebdo, perché laritengo irrispettosa delle identità edelle persone. Il vilipendio contro lareligione (e non solo) e contro chi laprofessa, che ha scatenato la reazionepazza e omicida di alcuni islamici, èlo stesso vilipendio attuato ripetuta-mente da Charlie Hebdo anche controla religione cristiana, altri valori, altrepersone e appartenenze. L’offesa è sìuna manifestazione della libertà, maè la peggiore. In questo, “Je ne suis pasCharlie”. Ho visto le vignette “satiriche” e vol-gari che dissacrano la Madonna, ilmistero della Trinità, il Papa e offen-dono i cristiani. La satira molte voltenon è solo espressione di libertà maanche di una ideologia prepotenteche ritiene non vi sia niente di vero edi sacro e “giocatolizza la religione”, se-condo l’espressione di Papa France-sco, che ha affermato: «Ognuno hanon solo il diritto ma anche l’obbligo diparlare apertamente, ma senza offendere.Non si può insultare la fede degli altri.C’è un limite”.Il terribile evento di Parigi ha scossoil mondo intero. Spero provochianche un sano ripensamento nella di-rezione di Charlie Hebdo e in tutto ilmondo della comunicazione, perchési giunga liberamente e responsabil-mente a maggiore rispetto dei valoridel sacro e si sia più attenti alla di-

gnità delle persone che in essi siidentificano, abbandonando la stradadella blasfemia e della volgarità.I Vescovi francesi,dopo gli attentati diParigi, hanno pub-blicato un messag-gio dal titolo “Qualesocietà vogliamo co-struire insieme?” edicono “Arriverà ilmomento in cui do-vremo avere il corag-gio di interrogarci percapire come la Franciaha potuto far crescerenel suo seno tali foco-lai di odio”.Il libertarismo è unainfiammazione pa-tologica della libertà individuale chein nome della “mia” libertà oltraggia

quella altrui. Mi è sempre stato inse-gnato che la mia libertà finisce doveinizia quella del mio prossimo e chel’insulto è una grave offesa all’inte-grità della persona. Vale per i mus-sulmani e vale per Charlie Hebdo e peril laicismo intollerante. Il libertarismo individualista sta pro-ducendo pesanti forme d’intransi-genza nei confronti di persone, diappartenenze, di segni esteriori diogni espressione religiosa. Aveva ra-gione Don Orione ad affermare checerti “liberali sono i despoti della libertà”(Scritti 71, 5). Spesso avviene così.Non mi pare sia da accettare un con-cetto di libertà e di democrazia che èla negazione delle identità e non il ri-spetto di tutte. Je ne suis pas Charlie. E concludo con il nostro Don Orione.“«Una nazione per essere libera bisognache sia virtuosa», già disse il fondatoredell’indipendenza degli Stati Uniti

d’America. La li-bertà vera è gene-rata dalla fede,dalla pratica dellavirtù e della co-gnizione delle ve-rità secondo laparola di Gesù.Dal triplice con-serto di scienza edi fede unite allacarità vedrete su-blimarsi la ra-gione della vostraesistenza e, nel Si-gnore, sapienzascienza e fede, ani-

mate, fanno prodigi e salvano il mondo!”(Scritti 64, 309; 96, 10).

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editoriale

DonOrione oggi febbraio 2015

«UNA NAZIONE PERESSERE LIBERA BISOGNACHE SIA VIRTUOSA»,GIÀ DISSE IL FONDATOREDELL’INDIPENDENZA DEGLISTATI UNITI D’AMERICA.LA LIBERTÀ VERA ÈGENERATA DALLA FEDE,DALLA PRATICA DELLAVIRTÙ E DELLA COGNI-ZIONE DELLE VERITÀ.

DON ORIONE

Papa Francesco a colloquio con i giornalisti durante l’ultimo viaggio in Asia

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Una grandissimo sostegno alle missioni orionine arriva dai gruppi divolontari, dai benefattori e dagli amici dell’Opera Don Orione. Un esem-

pio di quello che queste persone sono capaci di fare, muovere e donare conimpegno e dedizione, ci viene offerto dal Gruppo Volontari pro MissioniOrionine in Africa del Centro Don Orione di Ercolano (NA), da anni impe-gnato nell’aiutare le nostre missioni africane.Il Superiore generale ha condiviso con noi e con i nostri lettori una letterache gli amici di Ercolano gli hanno recentemente inviato.

Caro Don Flavio, Le scrivo a nome di tutto il GruppoVolontari pro Missioni Orionine inAfrica del Centro Don Orione di Er-colano. Vuole essere un modo percondividere con Lei tutte le attivitàsvolte durante l’anno 2014 a favoredelle quattro Missioni (Togo - Mozam-bico - Burkina Faso - Madagascar) Afri-cane di cui il Centro Don Orione si faportavoce da qualche anno congrande impegno e dedizione.Vuole anche essere un piccolo donoda parte nostra per Lei… un donoche arricchisce reciprocamente e cheriempie il cuore di gioia.Inutile elencare le tante cose bellesvolte in questo anno di cui Lei è si-curamente a conoscenza. L’incre-mento del sostegno a distanza, lapossibilità di sostenere ed assumerepersonale locale, l’invio sul posto diattrezzature e Volontari per la messain opera di strutture sanitarie e perla formazione del personale, la rac-

colta fondi attraverso eventi e merca-tini di beneficenza… sono il risultatodi tanti sforzi e soprattutto di tantoAmore che insieme sembra aver datovita alla possibilità di realizzare pic-coli progetti per grandi opere...Operedi Carità.Ci sono immagini che raccontano lastoria dell’anno appena concluso equello appena iniziato è già prontoad accogliere nuovi progetti. L’espe-rienza sul posto di molti di noi hasegnato profondamente lo scorreredel tempo e della vita ed un sentitograzie dal profondo del cuore peraverci dato non solo fiducia ma lapossibilità di scoprire un camminodi Fede nuovo e profondo (l’incon-tro con i Sacerdoti in Missione) esoprattutto la possibilità di sentirecol cuore e toccare con mano la ilCarisma Orionino e la DivinaProvvidenza. Il nostro caro e sen-tito grazie ed i più cari e sinceriper questo nuovo anno.

dialogo con i lettori

I volontari di Ercolanoper le tue donazioni

on-linewww.donorione.orgi org

Sul sito ufficiale della Piccola Operadella Divina Provvidenzawww.donorione.org è attivo il si-stema di versamenti on-line, con cuisarà possibile fare donazioni utilizzandola propria carta di credito.Il Superiore Generale, Don Flavio Peloso,ha espresso il suo ringraziamento a quantivorranno sostenere la Congregazione conle sue attività e opere con questo nuovomezzo informatico:"Grazie a chi vorrà utilizzare questo mezzoelettronico per far giungere un'offerta per leopere di bene della Famiglia Orionina.'Mi è caro far sapere che tutti i giorni i Figlidella Divina Provvidenza, di mattina e disera, sempre, tutti i giorni, pregano per i no-stri benefattori defunti, ma anche per i bene-fattori viventi'.Assicuro che queste parole di Don Orionecontinuano ad essere vere anche oggi con lariconoscenza e la preghiera per quanti, con il

loro aiuto spirituale e anche economico, ciaiutano a far sperimentare a tante per-

sone bisognose la Provvidenza diDio e la maternità della

Chiesa vicina ai fratellipiù svantaggiati".

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DonOrione oggi febbraio 2015

Può rimanere soltanto un fatto pri-vato?

L’accettazione del primo annuncio,provoca nella vita della persona e nellesue azioni una prima e fondamentalereazione: desiderare, cercare e avere a cuore il benedegli altri.

Ci sono riferimenti biblici al riguardo?Questo indissolubile legame tra l’accoglienza dell’an-nuncio salvifico e un effettivo amore fraterno è es-pressa in alcuni testi della Scrittura. « Tutto quello cheavete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avetefatto a me » (Mt 25,40).

I piccoli gesti di carità non bastano?Leggendo le Scritture risulta chiaroche la proposta del Vangelo nonconsiste solo in una relazione perso-nale con Dio. E neppure in una mera

somma di piccoli gesti personali nei confronti diqualche individuo bisognoso, una sorta di “carità à lacarte”…

Gesù ha dunque un progetto per il mondo?Il progetto di Gesù è instaurare il Regno del Padresuo(Lc 4,43); Nella misura in cui Egli riuscirà a regnaretra di noi, la vita sociale sarà uno spazio di fraternità,di giustizia, di pace, di dignità per tutti.

6 Vincenzo Alesiani

in cammino con Papa Francesco

Leggiamo insieme“EVANGELII GAUDIUM”

LA DIMENSIONE SOCIALE DELL'EVANGELIZZAZIONE (NN. 176 – 185)

« TUTTO QUELLO CHEAVETE FATTO A UNOSOLO DI QUESTI MIEIFRATELLI PIÙ PICCOLI,L’AVETE FATTO A ME»

(MT 25,40)

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DonOrione oggi febbraio 2015

Vangelo e vita: un binomio inscindibile?Sappiamo che « l’evangelizzazione non sarebbe com-pleta se non tenesse conto del reciproco appello, che sifanno continuamente il Vangelo e la vita concreta, per-sonale e sociale, dell’uomo ». di Gesù Cristo abbracciatutte le dimensioni dell’esistenza, tutte le persone, tuttii popoli.

Dovrebbe limitarsi ai grandi principi sociali? Non possiamo evitare di essere concreti perché i grandiprincipi sociali non rimangano mere indicazioni gene-rali che non interpellano nessuno. Bisogna ri-cavarne le conseguenze pratiche…

Ma ciò non sarebbe un’interferenza in-debita?

Non si può più affermare che la religionedeve limitarsi all’ambito privato e che esistesolo per preparare le anime per il cielo. Sap-piamo che Dio desidera la felicità dei suoifigli anche su questa terra, perché Egli hacreato tutte le cose « perché possiamo go-derne » (1 Tm 6,17), perché tutti possano go-derne.

Possiamo far tacere il messaggio dei santi?Nessuno può esigere da noi che releghiamo la religionealla segreta intimità delle persone, senza alcuna in-fluenza sulla vita sociale e nazionale, senza esprimersisugli avvenimenti che interessano i cittadini. Chi ose-rebbe rinchiudere in un tempio e far tacere il messaggio disan Francesco di Assisi e della beata Teresa di Calcutta?

Il credente deve lavorare o no a migliorare ilmondo?

Una fede autentica implica sempre un profondo des-iderio di cambiare il mondo, di trasmettere valori, dilasciare qualcosa di migliore dopo il nostro passaggiosulla terra. Amiamo questo magnifico pianeta dove Dio ciha posto, e amiamo l’umanità che lo abita, con tutti i suoidrammi e le sue stanchezze, con i suoi valori e le sue fragilità.La terra è la nostra casa comune e tutti siamo fratelli. «non può né deve rimanere ai margini della lotta per la gius-tizia ». Tutti i cristiani, anche i Pastori, sono chiamati a

preoccuparsi della costruzione di unmondo migliore.

Pensa forse di avere… ricetteinfallibili? Né il Papa né posseggono il mo-

nopolio dell’interpretazione dellarealtà sociale o della proposta di so-luzioni per i problemi contempora-nei. Spetta alle comunità cristianeanalizzare obiettivamente la situazionedel loro paese

Quali sono a suo parere le questioni fondamen-tali, oggi?

Cercherò di concentrarmi su due grandi questioni chemi sembrano fondamentali in questo momento dellastoria. Si tratta, in primo luogo, della inclusione socialedei poveri e, inoltre, della pace e del dialogo sociale.

(12. Continua)

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in cammino con Papa Francesco

AMIAMO QUESTOMAGNIFICO PIANETADOVE DIO CI HAPOSTO, E AMIAMOL’UMANITÀ CHE LOABITA… LA TERRAÈ LA NOSTRA CASACOMUNE E TUTTISIAMO FRATELLI

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Il 13 gennaio

Alle ore 7 e 52 del 13 febbraio 2015,tutte le campane della Marsica

hanno suonato in memoria delletante vittime del terremoto avvenutoquello stesso giorno di cento anniprima. Quella, infatti, è l’ora dellaprima scossa, di 11 gradi della scalaMercalli e di 7 gradi della scala Ri-chter. L’epicentro fu nella Marsica,ma la devastazione raggiunse tuttal’Italia centrale. A Roma si notaronodanni persino al colonnato del Ber-nini e nella facciata del Laterano. Lescosse continuarono a farsi sentireper un intero anno. Ad Avezzanomorirono 10.000 dei 12.000 abitanti;a Pescina 4.000 dei 5.500.Nel pomeriggio del 13 gennaioscorso Mons. Pietro Santoro, vescovodi Avezzano, ha presieduto in catte-

drale la celebrazione della Messa dimemoria e preghiera per le 30.000vittime del terremoto della Marsica.Hanno concelebrato 15 Vescovi, tra iquali anche l’annunciato cardinaleEdoardo Menichelli. Oltre un centi-naio i sacerdoti, molte le suore, inuna cattedrale piena di fedeli com-mossi e partecipi.Molto folta anche la rappresentanzaorionina, giunta per ricordare uno deicapitoli importanti della vita di DonOrione e della Congregazione. C’erail vescovo Andrea Gemma, per 3 anniparroco ad Avezzano e poi vescovo diIsernia e Venafro, e Mons. GiovanniD’Ercole, abruzzese di Morino e giàvescovo ausiliare dell’Aquila e ora diAscoli Piceno. C’era il Superiore ge-nerale, Don Flavio Peloso, il Consi-gliere generale Don SilvestroSowizdrzal; Don Antonio Chiarilli e

tutta la comunità orionina di Avez-zano. Era presente anche un grup-petto di Piccole Suore Missionariedella Carità con la Consigliera gene-rale Suor Maria Bernadeth Oliveira.Il Vescovo Santoro nella sua omeliaha ricordato il tragico evento con pa-role semplici, essenziali, di grande si-gnificato umano e religioso.Ha avuto un cenno alla testimo-nianza di carità portata da San LuigiOrione, protagonista dei soccorsi edella ricostruzione, e da San LuigiGuanella, anziano e malato presenteper poche ore, che raggiunsero laMarsica per portare aiuto e conforto.Il Vescovo ha letto un passaggio delracconto “Incontro con uno stranoprete” di Ignazio Silone che ricordaDon Orione. Molto importante laconclusione di Mons. Santoro: “Eccola Chiesa che vogliamo: una Chiesastrana. Una Chiesa estranea ad ogni lo-gica mondana, ma non estranea dalle sof-ferenze del mondo; una Chiesa cheassume il Vangelo e lo vive, che praticalo stile della povertà; strana per chi nellasocietà continua a procurare maceriesotto le quali seppellire quelli che sonoconsiderati scarti inutili e non funzionalial sistema della iniquità; strana perché ècapace di accogliere il grido dei poveri chesi eleva dalle rovine della giustizia;strana perché non si tappa le orecchie madilata il cuore”.

8

dal mondo orionino

1915-2015: 13 gennaio, ore 7.52Le celebrazioni e gli appuntamenti per ricordare le vittime del terremoto della Marsica del 1915.

Nella sua omelia Mons. Pietro Santoro, vescovo di Avezzano, ha ricordato“La Chiesa vi parla con il linguaggio del cuore e vuole parlare con la lingua

della profezia testimoniata. Riprendo tra le mani Uscita di sicurezza di Ignazio Si-lone: «Si era a pochi giorni dal terremoto. La maggior parte dei morti giacevanoancora sotto le macerie. I soccorsi stentavano a mettersi in opera.Gli atterriti superstiti vivevano nelle vicinanze delle case distrutte, in rifugi prov-visori […] Una di quelle mattine grigie e gelide, dopo una notte insonne, assisteiad una scena assai strana. Un piccolo prete sporco e malandato, con la barba d’unadecina di giorni, si aggirava tra le macerie attorniato da una schiera di bambini eragazzi rimasti senza famiglia […] Appena il piccolo prete col suo carico di ragazzisi fu allontanato, chiesi attorno a me: chi è quell’uomo straordinario? Una vecchiache gli aveva affidato il suo nipotino gli rispose: Un certo don Orione, un prete piut-tosto strano»”.

UN PRETE PIUTTOSTO STRANO

La candela trovata accesa daisoccorritori 100 anni fa nella

chiesa di Alba Fucens

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Al termine dell’omelia, due bambinehanno portato un mozzicone di can-dela trovata accesa dai soccorritori100 anni fa nella chiesa di Alba Fu-cens. Con gesto commosso, il Ve-scovo ha riacceso e posto sull’altarequella candela.

La Peregrinatio della reliquiadel sangue di Don Orione

Sabato 17 febbraio 2015, con la cele-brazione delle ore 17,00 presiedutadal Vicario generale Don Achille Mo-rabito e concelebrata da diversi con-fratelli, si è aperto l’anno Centenarioorionino a ricordo della presenza delnostro Fondatore ad Avezzano, dopoil terremoto che il 13 gennaio 1915colpì diversi comuni della Marsica.In questa occasione, è stata portata alSantuario della “Madonna del Perpe-tuo Soccorso”, la reliquia con il san-gue di Don Orione che nelle pros-sime settimane verrà accolta da di-verse parrocchie della diocesi. Lagente presente all’evento e i pelle-grini che hanno frequentato il san-tuario nella giornata di domenicahanno pregato davanti alla reliquiadi quel santo. Al termine della messa è stata inau-gurata la mostra fotografica permanentenella cripta del santuario, con fotod’epoca, autografi di Don Orione eracconti dei superstiti della strage. Lefoto e le testimonianze, a distanza di100 anni, sono ancora eloquenti, per

l’impatto emotivo che rinnova undolore, non ancora del tutto supe-rato. La mostra è frutto di un anno diricerche presso il nostro ArchivioDon Orione in Roma. Queste ricerchesono state effettuate con zelo e pas-sione dal Presidente del MOV diAvezzano, Giuseppe Cardinale, in-sieme alla moglie Adele.Domenica pomeriggio, la reliquia èstata condotta a Pescina, paese nataledi Ignazio Silone, prima tappa dellasua peregrinazione, dopo il santuariodi Avezzano. Il vescovo mons. San-toro ha presieduto la Messa, concele-

brata dal Direttore dell’Istituto diAvezzano, Don Chiarilli, da Don An-gelo Cordischi, nativo di Pescina, eda altri religiosi. Il vescovo ha sotto-lineato come Don Orione non siastato solamente il soccorritore di or-fani e poveri, ma un testimone delcomandamento dell’amore, la cui ef-ficacia esemplare continua tutt’ora.Con la Peregrinatio, il nostro santo ri-torna nei comuni che lo hanno visto,100 anni or sono, eroe dei soccorsi edella carità. Come ha testimoniatoIgnazio Silone al processo di beatifi-cazione, Don Orione, giunto imme-diatamente sui luoghi del terremoto,per quasi un mese non si tolse lescarpe, per evitare il congelamentodei piedi. Prese delle posizioni sco-mode, anche contro le decisionidell’autorità locale, per evitare la se-poltura dei cadaveri in fosse comunio l’invio di bambine in istituzioninon sicure, con il pericolo dello sfrut-tamento.Anche oggi, come allora, egli conti-nua ad essere presente e a portaresperanza e gioia in un contesto di-verso da quello che egli vide nel se-colo scorso, ma, comunque, ancorabisognoso di conforto e coraggio.Don Orione, ritorna!

febbraio 2015

dal mondo orionino

9

DonOrione oggi

L’opera instancabile di Don Orione tra le macerie della Marsica continuò poi nell’opera deisuoi religiosi e suore che, nell’Istituto di Avezzano, accolsero orfani prima, e poi ragazzi po-

veri e giovani da avviare al lavoro, mediante il Centro professionale e il Centro giovanile.Ad Avezzano fu costruito il Santuario di “Nostra Signora del Suffragio” ove, ancora oggi si ri-cordano e si prega per le vittime del terremoto. Ultimamente una moderna Residenza SanitariaAssistita da accoglienza qualificata e calore umano a 90 anziani della Marsica.“C’è un comitato di preparazione – ha comunicato Don Aurelio Fusi, Postulatore e Consigliereprovinciale - che ha approntato un programma celebrativo del Centenario del terremoto dellaMarsica”. Dopo gli eventi celebrativi dello scorso gennaio gli appuntamenti previsti in calen-dario sono i seguenti:15 marzo: Santa Messa in Santuario per il 75° della nascita al cielo di S. Luigi Orione (ore 17,00)e conferenza di Don Aurelio Fusi, Postulatore generale.Aprile: Animazione nelle scuole. Incontro dei religiosi con gli alunni del liceo classico e arti-stico di Avezzano. Elaborati degli alunni.1 maggio: Conferenza del Direttore generale Don Flavio Peloso a Pescina presso il “PalazzoMazzarino”.6 maggio: Convegno di studio su Don Orione e la Marsica presso l’ Università Roma 3.16 maggio: Liturgia di san Luigi Orione in cattedrale a cui seguirà un buffet in Istituto.28 luglio – 3 agosto: Meeting dei giovani orionini ad Avezzano.

Altre iniziative sono in cantiere, come un incontro con i disabili in una giornata a loro dedicata.

LE OPERE ORIONINE NELLA MARSICA

La mostra fotografica allestita nella cripta del santuario

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Èarrivato finalmente l’Anno 2015al quale come Piccole Suore Mis-

sionarie della Carità (PSMC) ci siamopreparate con un cammino triennaleper vivere meglio i 100 anni della no-stra fondazione nella Famiglia Orio-nina e nella Chiesa. E in questocammino, ecco, con grande gioia ar-riva una bella notizia dal Vaticano: il2015 diventa anche l’Anno della VitaConsacrata! Un evento ecclesialeprovvidenziale che aiuta tutte le per-sone che seguono Gesù Cristo e rin-novare la loro vita. Papa Francesco

nella Lettera ai consacratielenca tre obiettivi precisi:guardare il passato con gra-titudine, vivere il presentecon passione e abbracciare ilfuturo con speranza.

Guardare il passato congratitudine

“Una famiglia a lungo desiderata”così è stato intitolato il primo anno dipreparazione al Centenario, duranteil quale si cercava di andare alle ori-

gini per capire l’espe-rienza spirituale diDon Orione, l’inten-zione fondazionale, ilcontesto in cui è natol’Istituto, il suo svi-luppo storico e cari-

smatico. In questo cammino ci haaiutato anche la preparazione dellamostra storico-fotografica a Tortonaper la quale ogni realtà doveva in-viare la propria storia e delle foto si-gnificative. In sintonia a questocammino sono stati impostati anche

DonOrione oggi febbraio 2015

10M. Alicja Kedziora

Centenario di Fondazionedelle Suore di Don Orione(1915 - 29 giugno - 2015)

dal mondo orionino

VIVERE ILPRESENTECON PASSIONEE ABBRACCIAREIL FUTURO CONSPERANZA…

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gli incontri comunitari, i ritiri mensilie gli esercizi spirituali. Tutto questoha aiutato a capire che Dio stesso ciha voluto nella chiesa, che veramentelungo gli anni si realizzava ciò chedon Orione aveva sentito dal SacroCuore: “Da qui partirà la mia gloriae la mia misericordia” e che le Suorein questi cento anni, nonostante laloro precarietà, sapevano fidarsi diDio ed essere nella Piccola Operadella Divina Provvidenza “collabora-trici” nella realizzazione della finalitàprincipale cioè di “Instaurare omniain Cristo”. Per tutto: “Deo gratias!”.

Vivere il presentecon passione aiutare

“Se questi e queste ... perché non an-ch’io?” – diceva sant’Agostino. Lagratitudine porta all’impegno, a con-tinuare l’opera di Dio nella storia. Setante Suore poterono dedicare la lorovita con passione al Regno di Diocome la Venerabile Sr.M. Plautilla, Sr. M. Sta-nislaa, Madre Tarcisia(Sacramentina), MadreCroce, Madre Marga-rita, ecc, perché non an-ch’io? Il mondo di oggi ha nonmeno bisogno dei testi-moni del Vangelo chequello di ieri. E testi-moni gioiosi e convin-centi! Proprio durantel’Assemblea generaledel 2014 è avvenuta lagrazia di sentire comesingole persone e comeintero Istituto il bisognodi fare un serio cammino di interio-rità per rinnovare la nostra adesionesponsale a Cristo e la nostra identitàcarismatica come consacrate orio-nine.I cambiamenti rapidi che avvengononel mondo, la secolarizzazione deinostri ambienti, le nuove forme dischiavitù ecc, ci trovano alle volte in-significanti nei modi in cui rispon-diamo a queste sfide. E la vitareligiosa dovrebbe “svegliare il

mondo” come ci ricorda papa Fran-cesco, perciò con la decisione dell’As-semblea abbiamo tracciato unitinerario di conversione, di andarecome la Samaritana alla “fonte diacqua viva” per fare esperienza diCristo e solo così ripartire con rinno-vato amore e passione. Abbiamo“Una storia da vivere: Mille voltidella carità e della santità oggi”(tema del secondo anno di prepara-zione).

Abbracciare il futurocon speranza

Anche a noi come agli altri Istitutipesa la diminuzione della vocazionie l’invecchiamento, la difficoltà di ri-vedere con sapienza i nostri servizi ele opere, per rinvigorirne alcune etralasciarne altre.Non è indifferente anche la crisi dellepersone consacrate e quella econo-mica… Tutta questa esperienza glo-

bale è anche lanostra. E in questocontesto papa Fran-cesco ci dice: “La spe-ranza di cui parliamonon si fonda sui nu-meri o sulle opere,ma su Colui nelquale abbiamo postola nostra fiducia (cf. 2Tm1,12) e per il quale«nulla è impossibile»(Lc 1,37). È questa lasperanza che non de-lude e che permetteràalla vita consacrata dicontinuare a scrivereuna grande storia nel

futuro, al quale dobbiamo tenere ri-volto lo sguardo, coscienti che èverso di esso che ci spinge lo SpiritoSanto per continuare a fare con noigrandi cose” (Lettera ai consacrati).Per questo tempo del Centenario ab-biamo scelto un motto che è tanto insintonia con ciò che chiede il Papa:“Con slancio verso il futuro, annun-ciando il Vangelo della Carità”. CheMaria, la nostra dolcissima Madre eCeleste Fondatrice, sia il modello nel

cammino della fede e della sequela diGesù. A Lei consacriamo tutta la no-stra vita, le nostre opere, le nostre co-munità, il nostro itinerario spiritualeper essere veramente Piccole SuoreMissionarie della Carità nel mondo.

febbraio 2015DonOrione oggi

dal mondo orionino

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I CAMBIAMENTIRAPIDI CHE AVVEN-GONO NEL MONDO,LA SECOLARIZZA-ZIONE DEI NOSTRIAMBIENTI, LENUOVE FORME DISCHIAVITÙ,CI TROVANO ALLEVOLTE INSIGNIFI-CANTI NEI MODI INCUI RISPONDIAMOA QUESTE SFIDE

Preghiera per il Centenariodelle PSMC (1915-2015)

Divina Provvidenza,che nell’infinita tua bontà,hai ispirato a San Luigi Orione adar vita all’espressione femminiledel suo carisma, attraversole Piccole Suore Missionarie dellaCarità, ti rendiamo grazieper questo ineffabile donoelargito alla Chiesa e al mondo.A te la nostra lode per le Sorelleche, seguendo i passi del SantoFondatore, hanno vissuto la storiadi questi 100 anni e hannocollaborato al progetto del Padre,portando la Carità di Cristoai poveri, ai piccoli, più lontanida Dio o più abbandonati.Dio Provvidente, aiutaci a vivere ilCentenario di fondazione in fedeltàcreativa al carisma, docili allemozioni dello Spirito Santo e aperteai segni dei tempi e dei luoghi.Che tutte le PSMC, sparse inquattro Continenti, siano portatricidella “misericordia e della gloria”che sgorgano dal Cuore di Cristo etestimonino con coraggio laprofezia della carità,della comunione e del servizio.Maria, nostra Madre e Celestefondatrice, prendici per manoe plasma la nostra vita su quelladel tuo Figlio Gesù, nella bontà,bellezza e verità per ricondurretutti all’unità in Cristo e nellaChiesa.

Amen

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Dimmi come e cosa scrivi…È un’esperienza quotidiana: quandoparliamo oppure quando scriviamo,il «come» dipende da chi abbiamodavanti o dal destinatario delloscritto. Ognuno, poi, ha il proprio lin-guaggio e il proprio stile (semplice,difficile, colorito, freddo, coinvol-gente, complicato, contorto, ripeti-tivo, volgare…), a tal punto che siriesce a identificare “chi” può averscritto o detto quella tal cosa. Anchese non conosciamo direttamente ilSignor Tal dei Tali, possiamo tracciarel’identikit dell’interessato, doman-dandoci semplicemente: per chi hascritto? quale genere letterario hausato? cosa gli sta più a cuore? ecc.Gli Evangelisti non fanno eccezione. Prendendo in esame Matteo, ci si ac-corge - da tanti indizi o dalla criticainterna (per usare una terminologiatecnica; così siamo anche noi compli-cati!) - che ci troviamo davanti ad unvangelo scritto da un ebreo per i cris-tiani provenienti dal giudaismo. Pro-viamo a vedere perché.

Uso dell’Antico TestamentoI lettori di Matteo dovevano conos-cere bene le Sacre Scritture, perchésono tante le citazioni dell’ AnticoTestamento (una settantina) e, traqueste, ben undici sono «citazioni diadempimento», introdotte da unaformula quasi standard: “Affinché siadempisse ciò che fu detto per mezzo deiprofeti…” (1,22; 2,15. 17.23; 4,14; 8,17;12,17; 13,35; 21,4; 26,54; 27,9). Questaformula si trova solo una volta in Mc,due in Lc e 4 in Gv. “Esse eviden-ziano il desiderio di presentare Gesùalla luce dell’Antico Testamento,come compimento di quest’ultimo”(R. Aguirre Monasterio). Ravasi, però, fa notare che c’è “undato curioso e contraddittorio: Mat-teo traduce o interpreta non di radoparole ebraiche o aramaiche comeEmmanuel, cioè «Dio-con noi» (Mt1,23), Golgota, «luogo del cranio» (Mt

27,33), Elì, Elì, lemà sabachtàni, «Diomio, Dio mio, perché mi hai abban-donato?» (Mt 27,46), Beelzebul, «prin-cipe dei demoni» (Mt 12,24; in realtàil vocabolo significa «Baal il prin-cipe»), mentre altri termini aramaicili lascia intatti, come raqa’, «testavuota, stupido» (Mt 5,22), o korbanàn,«tesoro sacro» del tempio (Mt 27,6)”.Ma possiamo aggiungere anche ma-monàs «denaro» (Mt 6,24), osannà (Mt21,9). Questo vuol dire - conclude Ra-vasi – che Matteo si rivolge “a giu-deo-cristiani ellenistici che avevanoconservato tracce consistenti dellalingua dei padri, l’aramaico, e diquella sacra della Bibbia, l’ebraico,ma non le possedevano più in mododiretto”.

Altri indiziSe rimaniamo nel campo del vocabo-lario, ricordiamo le espressioni tipi-camente semitiche: nella paraboladel granellino di senapa - presente intutti e tre i Sinottici - leggiamo «ilregno dei cieli» (Mt 13,31); nei passiparalleli Marco (4,30) e Luca (13,18)hanno «il regno di Dio» (4,30). Le es-pressioni sono equivalenti, ma il pioisraelita utilizza la parola «cieli» alposto di «Dio» per evitare il rischiodi usare il nome di Dio invano. E an-cora: “la carne e il sangue” (16,17; l’es-pressione designa l’uomo); «legare esciogliere», termini tecnici del lin-guaggio rabbinico, con cui si «con-danna» (legare) o «si assolve»(sciogliere), oppure «si proibisce» (le-gare) o «si permette» (sciogliere)(vedi 16,19; 18,18). Un altro esempio:la “città santa” sta per “Gerusa-lemme” (vedi 4,5; nel passo paralleloLc 4,9 ha “Gerusalemme”). Passando nel campo degli «usi e cos-tumi», notiamo che alcuni sono ripor-tati anche da Marco e Luca. Adesempio, le frange rituali (Mt 14,36 eMc 6,56), abluzioni prima dei pasti(Mc 7,2.5; Mt 15,2 e Lc 11,38), gli scribiche si fanno salutare per le strade e

Matteo: il più giudaico dei vangeli“In questo vangelo troviamouna situazione assolutamenteparadossale: si tratta delvangelo più giudaico per i temitrattati, per la cultura di cui èimpregnato, per le espressioniusate e per lo stile, e tuttavia,allo stesso tempo, contiene lapolemica antigiudaica più duradi tutto il Nuovo Testamento”(R. Aguirre Monasterio). Bastipensare ai sette «guai» di Mt 23.

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Il Vangelo, le domande della gente

Achille Morabito12

Matteo, Basilica di San Giovanniin Laterano, Roma

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DonOrione oggi febbraio 2015

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Il Vangelo, le domande della gente

amano i primi posti (Mc 12,38-39; Mt23,6-7 e Lc 20,46). Però solo Matteo ri-porta le usanze seguenti: portare l’of-ferta all’altare (5,23); gli usi deisacerdoti il giorno di sa-bato (a proposito dellespighe strappate di sabato,è solo Mt che giustifica illavoro di sabato da partedei sacerdoti: “O non aveteletto nella Legge che neigiorni di sabato i sacerdotinel tempio infrangono ilsabato e tuttavia sonosenza colpa?” [12,5]); il pa-gamento della decima“della menta, dell’aneto edel cumino” (23,23). Mt 23,5 affermache gli scribi e i farisei “dilatano i loro«filatteri» (piccole scatole che contene-vano le parole essenziali della legge[vedi Dt 6,8], appese alle braccia o allafronte) e allungano le «frange»”; neipassi paralleli, Mc 12,38 e Lc 20,46 leg-giamo che essi “vogliono camminarein «lunghe vesti»”. Circa le caratteristi-che della pietà farisaica (6,1-4: elemo-sina; 6,5-6: preghiera; 6,16-18: digiuno)non ci sono paralleli in Mc e Lc.

Tutto chiaro? Sì, però…Ad una lettura più attenta, però, “res-tiamo colpiti dalla presenza di puntidi vista contrastanti” (Corsani). Il bi-blista Corsani fa quattro esempi:a) Salvezza per tutti o per alcuni? In altre

parole ci chiediamo: Gesù è venutoper tutti o solo “per le pecore per-dute della casa d’Israele” (10,6;15,24)? Nel primo caso, basta pen-sare ai Magi (simbolo dei popolipagani [2,1-12] e all’invio a “tutte le

nazioni” della finale del vangelo(28,19). Nel secondo caso, dob-biamo seguire le indicazioni di 10,5(“Non andate fra i pagani e non en-

trate nelle città deiSamaritani”) o dob-biamo stracciarci levesti per la frequen-tazione di pubblicanie peccatori… tra cuilo stesso Matteo?b) L’autorità dellaLegge: da una parte,come abbiamo visto,ci sono le tante cita-zioni delle anticheScritture e la frase

perentoria: “Non pensate che iosia venuto ad abolire la Legge e iProfeti, ma “per dare compi-mento” (5,17); dall’altra - semprenel discorso della montagna – tro-viamo ben sei antitesi: “Avete in-teso che fu detto… ma io vi dico”(5,21.27.31.33.38.43).

c) L’esigenza delle opere: da una parte,benefici ricevuti per pura grazia,dove Gesù non “chiede un curricu-lum vitae dal quale risultino osser-vanze della legge morale o rituale”,come nel caso della donna cananeao dell’emorroissa (9,20ss.) o dellaguarigione del servo del centurione(8,5ss.); dall’altra, l’insistenza sulle«opere» e sui «frutti», come nellaparabola dei talenti (25,14-30) e inquella del giudizio finale (25,31-46).

d) Due diverse culture: come abbiamovisto, “in tante espressioni il lin-guaggio di Matteo è più giudaicodegli altri Vangeli”, anche se i se-mitismi (“abbà”, “rakà” “mamonàs”,

“effatà”, “osannà”) non sono piùfrequenti di quelli che abbiamotrovato in Marco e troveremo inLuca. Dobbiamo, però, rilevarel’impiego di formule come “i loroscribi” (7,29), “le loro sinagoghe”(9,35; 10,17; 12,9; 13,54), senza di-menticare che Matteo cita la Bibbianella versione greca dei Settanta.

Come spiegare questi punti di vistacontrastanti? Tentiamo una rispostache meriterebbe ben altro spazio eapprofondimento! “Il rispetto versole fonti non sarebbe tanto uno scru-polo letterario, quanto uno scrupolocomunitario” (Corsani). Il redattorefinale, cioè, ha tenuto conto delle«sensibilità» presenti nella comunitàmatteana, trasmettendo sia le opi-nioni più legate alle origini giudaichedella comunità stessa (all’inizio com-posta da cristiani provenienti dalgiudaismo), sia le opinioni di coloroche erano più aperti alle «novità»(cristiani di origine pagana, meno le-gati alle tradizioni giudaiche). Unacomunità che cresce – siamo proba-bilmente dopo la distruzione di Ge-rusalemme – sente la necessità disalvaguardare la propria identità,mantenendosi attaccata alle radici, eallo stesso tempo, sente la bellezza diaccogliere i nuovi germogli. Valevaieri, vale oggi!

“IL RISPETTOVERSO LE FONTINON SAREBBETANTO UNOSCRUPOLO LETTE-RARIO, QUANTOUNO SCRUPOLOCOMUNITARIO”

(CORSANI)

“Si tratta di una comunità eterogenea: ha una componente fondamentale giu-deocristiana, in parte giudeocristiana ellenistica (l’opera è scritta in greco e

utilizza i LXX), ma non mancano cristiani provenienti dal paganesimo.La chiesa di Mt polemizza duramente con il giudaismo di stampo farisaico ches’impose dopo il 70… A giudicare dall’uso della Scrittura e della conoscenza dellatradizione giudaica probabilmente esisteva in questa chiesa una scuola di scribicristiani. Il vangelo di Matteo nacque in questo ambiente. Tuttavia il suo autore èuna persona reale, un giudeocristiano molto istruito nei metodi degli scribi e cheprobabilmente ha lasciato una descrizione del proprio lavoro nell’immagine dello«scriba che si è fatto discepolo del regno dei cieli e che prende dal suo scrignocose nuove e cose antiche» (13,52)” (R. Aguirre Monasterio, p. 224-225).

La comunità di Matteo

Ebreo con i filatteri (tefillin) al Muro del Pianto

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Alessandro Palmieri

DonOrione oggi febbraio 2015

Giovanni Battista Alvigini (1880-1904) fu tra i primi collaboratori

del chierico Orione nella fondazionedella Congregazione, lasciò fama digrande bontà. Morì a soli 24 anni dietà e 2 di Sacerdozio.Don Orione stesso volle lasciare un ri-cordo del giovane sacerdote nella“buona sera” dell’8 aprile 1932.“Nella nostra Congregazione – rac-conta Don Orione - abbiamo avuto inostri morti: ci hanno preceduto nelcampo del lavoro e caddero primi, intempi di sofferenze e di pene, nell’etàeroica della Congregazione.Abbiamo avuto chierici giovani,suore, eremiti, fratelli che morironosanti e, perché non si perda la memo-ria di essi, ve ne parlerò. Questa seravi dirò qualche cosa del nostro primosacerdote passato all’altra vita: DonGiovanni Battista Alvigini.Era della diocesi di Tortona, nativodell’insigne borgata di Garbagna, lacapitale della Valle Grue (provinciadi Alessandria) distante sedici o di-ciotto chilometri da Tortona. Venne anoi già chierico e già malato di petto,tisico: dovete sapere che la nostraCongregazione accetta anche quelli

che altre Congregazioni licenzianoper malattia.L’abbiamo ricevuto fra noi: andò aSan Remo ove l’aria, il clima è piùadatto ed ove era direttore Don Sterpi.Venni poi anche a Roma in ore grigieper la Congregazione, ore di dolore edi pene. Fatto sacerdote, fu un angelo:angelo da chierico, angelo da sacer-dote. Era devotis-simo alla Madonna.L’ho condotto conme al santuario diOropa, uno dei piùcelebri non solod’Italia, ma anchedi tutta la Chiesa: laMadonna nera chesi venera colà fuportata da sant’Eu-sebio di Vercelli.Ai piedi di questaMadonna, l’ho vistopregare e piangere.Egli aveva ungrande dolore di fa-miglia, e l’ho volutocondurre con me affinché quel pelle-grinaggio mitigasse, in qualche modo,il suo grande dolore”.Ma le cagionevoli condizioni di salutecostrinsero Don Alvigini a letto assaimalato.“Ed ecco che un giorno – prosegueDon Orione - dico ad un sacerdote delpaese di Don Alvigini, che ora è cano-nico e monsignore (a Tortona), DonLovazzano: «Io sento che Don Alviginimuore…Andiamo a trovarlo». Andiamo.Durante la strada, ad un certo punto,dico al cocchiere del calesse che ci tra-sportava: «Fermati!». E chiedo a DonLovazzano: «Hai l’orologio? Che ora è?Don Alvigini muore: preghiamo!». E ab-biamo detto il “requiem”. Don Lovaz-zano però non ci credeva e soggiunse:«Eh, lo sappiamo che Don Orione èmatto!».

Arrivati a dieci minuti dal paese, in-contriamo un tale, il signor GaspareAlvigini, non parente ma molto legatoal nostro sacerdote Don Alvigini…Parliamo con lui e gli chiediamo noti-zie del malato.«È morto all’ora tale…», ci risponde su-bito. E l’ora coincideva con quella ri-levata lungo la strada. Ed ecco che le

campane davano il segnodi quella morte…Siamo corsi allora alla

casa di Don Alvigini edabbiamo incontrato il suoparroco Don Reggiardo,che usciva e disse che giàlo avevano, allora allora,vestito e confermò l’oradella morte.Entrai in casa e trovaiDon Alvigini sul letto, ve-stito con la talare nera, lacotta e la stola. Voi sapeteche quando muore un sa-cerdote, deve esser ve-stito con i paramentisacerdotali e con la pia-

neta violacea, come quando si va a ce-lebrar la messa. (Così quando moriròio, mi vestirete così!!!). E allora, ve-dendo che non era vestito come si do-veva, pregai un poco, baciai le manidel morto e poi dico al parroco: «Senti,ti pagherò la pianeta, ma tu devi darmiuna pianeta violacea». Me la diede enon volle niente. Allora misi a DonAlvigini l’amitto, il camice, il cingolo,il manipolo, la stola, la pianeta, poi glimisi la corona tra le mani. Improvvi-samente, mentre compivo quell’ope-razione, il morto mi strinse la mano!E tutti hanno veduto. Infatti Don Lo-vazzano mi disse: «Ti ha stretto lamano!». E allora io prontamente dissi:«Don Alvigini, stringi ancora…!». E luime la strinse nuovamente. È questo il primo sacerdote che èmorto nella nostra Congregazione”.

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splenderanno come stelle

Il giovaneDon Giovanni Battista Alvigini“È questo il primo Sacerdoteche è morto nella nostraCongregazione” (Don Orione)

AI PIEDI DI QUESTAMADONNA, L’HOVISTO PREGARE EPIANGERE. EGLIAVEVA UN GRANDEDOLORE DI FAMIGLIA,E L’HO VOLUTOCONDURRE CON MEAFFINCHÉ QUELPELLEGRINAGGIOMITIGASSE, IN QUAL-CHE MODO, IL SUOGRANDE DOLORE

e

che

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apita che incontrando per strada un frate o una suora, giàdal loro modo di vestire ci viene spontaneo pensare: è unfrate Cappuccino… oppure, quello è un Domenicano… o,

guarda un benedettino, quella suora poi è una Piccola Missionaria della Carità di DonOrione, invece quell’altra è di madre Teresa di Calcutta… o una Figlia della Chiesa.

È interessante perché, almeno per alcune Congregazioni, la diversità delle forme di vita religiosapotremmo già intravvederla nella varietà e fantasia del diverso modo di vestire dei religiosi o religiose

che incontriamo per strada. Ma questo segno esterno è il meno, c’è molto di più. Dietro a quelle differenzenon c’è solo il modo di vestire diverso, c’è l’azione dello Spirito che ha chiamato ciascuno di questi uomini

e donne ad esprimere con la loro vita un aspetto particolare del volto di Cristo, infatti “lo stato religioso più fe-

delmente imita e continuamente rappresenta nella Chiesa la forma di vita che il Figlio di Dio prese quando venne nel

mondo…” (LG 44). Lo Spirito Santo, con un’immaginazione sconcertante, non ha cessato di far sorgere, lungo lastoria della Chiesa, nuovi tipi, nuove forme di vita consacrata affinché il volto di Cristo potesse essere sempre più

contemplato, abbracciato, amato, fatto conoscere. Sì, perché la Chiesa, ogni giorno, attraverso i consacrati, “meglio pre-

senta Cristo ai fedeli e agli infedeli, o mentre egli contempla sul monte, o annunzia il regno di Dio alle turbe, o risana i malati

e i feriti e converte a miglior vita i peccatori, o benedice i fanciulli e fa del bene a tutti, sempre obbediente alla volontà del Padre

che lo ha mandato” (LG 46).

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22LA VITA CONSACRATAE LE SUE DIVERSE

FORME

Aseconda dell’ispirazione carismatica di ogni fondatore ofondatrice o l’accento posto da loro su uno degli aspettidella vita di Gesù come la preghiera, la predicazione, l'at-

tenzione ai malati o ai poveri ecc…, ne risulta la grande varietàdelle forme di vita consacrata.Potremmo dire con una metafora che come in un giardino c’èuna grande varietà di fiori, rose, margherite gigli, tulipani ecc.,nonostante che tutti siano fiori, affondino le radici nello stessoterreno, ricevano lo stesso sole e la stessa acqua, alla fine sboc-ciano con colori e forme diverse, perché Qualcuno li ha pensaticosì e ha messo già nel seme tutta questa varietà di forme e fan-tasie di colori, e tutti insieme rendono visibile la bellezza delgiardino (così la vita consacrata nella Chiesa aiuta a svelare labellezza del volto di Cristo). E questo perché il fiorire dello Spirito lungo la storia della vitadella Chiesa e della Vita Consacrata non può essere ridotto aun semplice catalogo di nomi di fondatori o fondatrici o di isti-tuzioni religiose, ma bisogna comprendere il perché e per chi diogni forma di vita nel contesto ecclesiale e socioculturale in cuiè sorto e si è sviluppato.La sorgente e il fine di ogni dono è quello stesso che costruiscela Chiesa, è la dinamica di vita con cui la Trinità stessa conduceogni cosa verso la salvezza, è quel modo in cui già la LG al n.12 esprimeva: “Lo Spirito Santo non si limita a santif icare e a gui-dare il popolo di Dio per mezzo dei sacramenti e dei ministeri, e adadornarlo di virtù, ma «distribuendo a ciascuno i propridoni come piace a lui» (1 Cor 12,11), dispensapure tra i fedeli di ogni ordine graziespeciali, con le quali li rendeadatti e pronti ad assumersi

vari incarichi e uff ici utili al rinnovamento e alla maggiore espan-sione della Chiesa secondo quelle parole: «A ciascuno la manifesta-zione dello Spirito è data perché torni a comune vantaggio» (1 Cor12,7). E questi carismi, dai più straordinari a quelli più semplici epiù largamente diffusi, siccome sono soprattutto adatti alle necessitàdella Chiesa e destinati a rispondervi, vanno accolti con gratitudinee consolazione”. Come esporre ora la grande varietà di forme dellaVita Consacrata che lo Spirito ha regalato alla sua Chiesa?Molti potrebbero essere i modi, ma con l’aiuto dell’esortazioneapostolica postsinodale “Vita consecrata” e dopo una breve intro-duzione su cosa sia la vita consacrata, ne prenderemo in consi-derazione le forme principali con cui oggi si esprime e lecaratteristiche peculiari.

LA NUOVA E SPECIALE CONSACRAZIONE

Nella tradizione della Chiesa la professione religiosa viene con-siderata come un singolare e fecondo approfondimento dellaconsacrazione battesimale. Questa ulteriore consacrazione hasenza dubbio una sua peculiarità rispetto alla prima. Pertanto laprofessione dei consigli evangelici suppone un particolare donodi Dio non concesso a tutti, come Gesù stesso sottolinea per ilcaso del celibato volontario (cfr VC 30).

L’INFINITA FANTASIADELLO SPIRITO PER MANIFESTARE AL MONDO

LA BELLEZZA DEL VOLTO DI CRISTOA cura di CARLO MARIN

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2 LA VITA CONSACRATAE LE SUE DIVERSEFORME2

LE DIVERSE FORME DI VITA

Tutti i fedeli sono chiamati alla santità; tutti cooperano all’edi-ficazione dell’unico Corpo di Cristo, ciascuno secondo la pro-pria vocazione e il dono ricevuto dallo Spirito (cfr Rm 12, 3-8).L’uguale dignità fra tutte le membra della Chiesa è opera delloSpirito, ma è opera dello Spirito anche la pluriformità. Le personeconsacrate, che abbracciano i consigli evangelici, ricevono unanuova e speciale consacrazione che, senza essere sacramentale,le impegna a fare propria - nel celibato, nella povertà e nell’ob-bedienza - la forma di vita praticata personalmente da Gesù, eda Lui proposta ai discepoli. (cfr VC 31)Se nel far risuonare l’annuncio evangelico all’interno delle realtàtemporali ha una particolare missione la vita laicale, nell’ambitodella comunione ecclesiale un insostituibile ministero è svolto dacoloro che sono costituiti nell ’Ordine sacro , in modo speciale daiVescovi… Quanto alla significazione della santità dellaChiesa, un’oggettiva eccellenza è da riconoscere alla vita consacrata,che rispecchia lo stesso modo di vivere di Cristo. Proprio perquesto, in essa si ha una manifestazione particolarmente riccadei beni evangelici e un’attuazione più compiuta del fine dellaChiesa che è la santificazione dell’umanità. (Cfr VC 32)In questo orizzonte comune a tutta la vita consacrata, si articolanovie distinte tra loro, però complementari. Mi piace sottolineare cheogni forma di vita consacrata, pur appartenendo tutte alla tra-dizione viva della Chiesa, non sorge per decadenza delle altre,ne provengono una dall’altra, ma ripeto ogni forma è un donodi Dio alla sua Chiesa e dovrà rispondere a delle concrete esi-genze presenti nel popolo di Dio e alle quali non possono ri-spondere le forme già esistenti. Questa è la novità dello Spirito

ed è per quello che dà un nuovo dono. È un mistero bello dentroil mistero stesso della Chiesa. Per tanto ogni nuova forma hadentro di sé tutta la specificità della vita consacrata in quantoforma peculiare di sequela di Gesù ma è nuova esperienza esi-stenziale di Sequela nella modalità.

VITA MONASTICA IN ORIENTEE IN OCCIDENTE (cfr VC 6)(Es: monaci Armeni, Siri, Caldei, Basiliani, Agostiniani,Benedettini, Cistercensi, Trappisti, Olivetani, ecc.)

Fin dai primi secoli della Chiesa vi sono stati uomini e donneche si sono sentiti chiamati ad imitare la condizione di servodel Verbo incarnato, e si sono posti alla sua sequela vivendo inmodo specifico e radicale, nella professione monastica. Uominie donne autenticamente spirituali, capaci di fecondare segreta-mente la storia con la lode e l’intercessione continua, con i con-sigli ascetici e le opere della carità. Nell’intento di trasfigurareil mondo e la vita in attesa della definitiva visione del volto diDio, il monachesimo orientale privilegia la conversione, la ri-nuncia a se stessi e la compunzione del cuore, la ricerca dell’esi-chia, cioè della pace interiore, e la preghiera incessante, il digiunoe le veglie, il combattimento spirituale e il silenzio, la gioia pa-squale per la presenza del Signore e per l’attesa della sua venutadefinitiva, l’offerta di sé e dei propri averi, vissuta nella santa co-munione del cenobio o nella solitudine eremitica.Anche l’Occidente ha praticato fin dai primi secoli della Chiesala vita monastica e ne ha conosciuto una grande varietà diespressioni nell’ambito sia cenobitico che eremitico. Nella suaforma attuale, ispirata specialmente a san Benedetto, il mona-chesimo occidentale è erede di tanti uomini e donne che, lasciata

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2LA VITA CONSACRATAE LE SUE DIVERSE

FORME 2

la vita secondo il mondo, cercarono Dio ea lui si dedicarono, «nulla anteponendo all’amore

di Cristo». Anche i monaci di oggi si sforzano di conciliarearmonicamente la vita interiore e il lavoro nell’impegno evan-

gelico della conversione dei costumi, dell’obbedienza, della sta-bilità, e nell’assidua dedizione alla meditazione della Parola(lectio divina), alla celebrazione della liturgia, alla preghiera. Imonasteri sono stati e sono tuttora, nel cuore della Chiesa e delmondo, un eloquente segno di comunione, un’accogliente di-mora per coloro che cercano Dio e le cose dello spirito, scuoledi fede e veri laboratori di studio, di dialogo e di cultura perl’edificazione della vita ecclesiale e della stessa città terrena, inattesa di quella celeste.

L’ORDINE DELLE VERGINI, GLI EREMITI,LE VEDOVE (cfr VC 7)(Es: Ordine delle Vergini a servizio della Chiesa locale. EremitiCamaldolesi, Certosini e Certosine, Famiglia monastica di Be-tlemme dell ’Assunzione della Vergine Maria, ecc)

È motivo di gioia e di speranza vedere che torna oggi afiorire l ’antico Ordine delle vergini, testimoniato nelle comunitàcristiane fin dai tempi apostolici. Consacrate dal Vescovo dio-cesano, esse acquisiscono un particolare vincolo con la Chiesa,al cui servizio si dedicano, pur restando nel mondo. Da sole oassociate, esse costituiscono una speciale immagine escatologicadella Sposa celeste e della vita futura, quando finalmente la Chiesavivrà in pienezza l’amore per Cristo Sposo.Gli eremiti e le eremite, appartenenti ad Ordini antichi o ad Isti-tuti nuovi, o anche dipendenti direttamente dal Vescovo, conl’interiore ed esteriore separazione dal mondo testimoniano laprovvisorietà del tempo presente, col digiuno e la penitenza at-testano che non di solo pane vive l’uomo, ma della Parola di Dio(cfr Mt 4, 4). Una tale vita «nel deserto» è un invito per i proprisimili e per la stessa comunità ecclesiale a non perderemai di vista la suprema vocazione, che è di stare sem-pre con il Signore. Torna ad essere oggi praticataanche la consacrazione delle vedove, nota fin daitempi apostolici (cfr 1Tim 5,5. 9-10; 1Cor 7, 8),nonché quella dei vedovi. Queste persone, me-diante il voto di castità perpetua quale segno delRegno di Dio, consacrano la loro condizione per de-dicarsi alla preghiera e al servizio della Chiesa.

L’ISTITUTI DEDITI TOTALMENTEALLA CONTEMPLAZIONE (cfr VC 8)(Es: Carmelitane, Clarisse, Domenicane della Visitazione con-templative, ecc.)

Gli Istituti completamente ordinati alla contemplazione, com-posti da donne o da uomini, sono per la Chiesa un motivo digloria e una sorgente di grazie celesti. Con la loro vita e la loromissione le persone che ne fanno parte imitano Cristo in ora-zione sul monte, testimoniano la signoria di Dio sulla storia, an-ticipano la gloria futura. Nella solitudine e nel silenzio, mediantel’ascolto della Parola di Dio, l’esercizio del culto divino, l’ascesipersonale, la preghiera, la mortificazione e la comunione del-l’amore fraterno, orientano tutta la loro vita ed attività alla con-templazione di Dio. Offrono così alla comunità ecclesiale una

singolare testimonianza dell’amore della Chiesa per il suo Si-gnore e contribuiscono, con una misteriosa fecondità apostolica,alla crescita del Popolo di Dio.

LA VITA RELIGIOSA APOSTOLICA (cfr VC 9)(Es: Barnabiti, Francescani, Domenicani, Servi di Maria,Gesuiti, Figli Della Divina Provvidenza, Claretiani, PiccoleSuore Missionarie della Carità, Dorotee, Canossiane, ecc.)

In Occidente sono fiorite lungo i secoli molteplici altre espres-sioni di vita religiosa, nelle quali innumerevoli persone, rinun-ciando al mondo, si sono consacrate a Dio attraverso laprofessione pubblica dei consigli evangelici secondo uno speci-fico carisma e in una stabile forma di vita comune, per un mul-tiforme servizio apostolico al popolo di Dio: così le diverse famigliedi Canonici regolari, gli Ordini mendicanti, i Chierici regolaried in genere le Congregazioni religiose maschili e femminili de-dite all’attività apostolica e missionaria ed alle molteplici opereche la carità cristiana ha suscitato. È una testimonianza splendida e varia, nella quale si rispecchiala molteplicità dei doni elargiti da Dio a fondatori e fondatriciche, aperti all’azione dello Spirito Santo, hanno saputo inter-pretare i segni dei tempi e rispondere in modo illuminato alleesigenze via via emergenti. Sulle loro orme tante altre personehanno cercato, con la parola e con l’azione, di incarnare il Van-gelo nella propria esistenza, per riproporre nel loro tempo la vivapresenza di Gesù, il Consacrato per eccellenza e l’Apostolo delPadre.

GLI ISTITUTI SECOLARI (cfr VC 10)(Es: Missionarie della Regalità di Cristo, Apostole del Sacro Cuore,Piccola famiglia Francescana, Istituto secolare orionino, ecc.)

Lo Spirito Santo, artefice mirabile della varietà dei carismi, hasuscitato nel nostro tempo nuove espressioni di vita consacrata,

quasi a voler corrispondere, secondo un provvidenzialedisegno, alle nuove necessità che la Chiesa oggi in-

contra nell’adempimento della sua missione nelmondo. Il pensiero va innanzitutto agli Istituti se-colari, i cui membri intendono vivere la consacra-zione a Dio nel mondo attraverso la professione dei

consigli evangelici nel contesto delle strutture tem-porali, per essere così lievito di sapienza e testimoni

di grazia all’interno della vita culturale, economica e po-litica. Attraverso la sintesi, che è loro specifica, di secolarità e

consacrazione, essi intendono immettere nella società le energienuove del Regno di Cristo, cercando di trasfigurare il mondo daldi dentro con la forza delle Beatitudini. In questo modo, mentrela totale appartenenza a Dio li rende pienamente consacrati alsuo servizio, la loro attività nelle normali condizioni laicali con-tribuisce, sotto l’azione dello Spirito, all’animazione evangelicadelle realtà secolari. Gli Istituti secolari contribuiscono così adassicurare alla Chiesa, secondo la specifica indole di ciascuno,una presenza incisiva nella società.Una preziosa funzione svolgono anche gli Istituti secolari clericali,in cui sacerdoti appartenenti al presbiterio diocesano, anchequando viene ad alcuni di loro riconosciuta l’incardinazione alproprio Istituto, si consacrano a Cristo mediante la pratica deiconsigli evangelici secondo uno specifico carisma.

In questoorizzonte comune atutta la vita consa-

crata, si articolano viedistinte tra loro, però

complementari.

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2 2 LA VITA CONSACRATAE LE SUE DIVERSEFORME

LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA (cfr VC 11)(Es: Congregazione della Missione e Figlie della Carità, Ora-torio di s.Filippo Neri, Società Salesiana di Don Bosco, Pia So-cietà San Paolo, PIME, ecc.)

Speciale menzione meritano, poi, le Società di vita apostolica odi vita comune, maschili e femminili, le quali perseguono, conuno stile loro proprio, uno specifico fine apostolico o mis-sionario. In molte di esse, con vincoli sacri riconosciutiufficialmente dalla Chiesa, sono espressamente assuntii consigli evangelici. Anche in tal caso, tuttavia, la pe-culiarità della loro consacrazione le distingue dagli Isti-tuti religiosi e dagli Istituti secolari. È da salvaguardaree promuovere la specificità di questa forma di vita, chenel corso degli ultimi secoli ha prodotto tanti frutti di san-tità e di apostolato, specialmente nel campo della carità e nelladiffusione missionaria del Vangelo.

NUOVE ESPRESSIONI DI VITA CONSACRATA(cfr VC 12)(Es: Piccola famiglia dell ’Annunciata di don Giuseppe Dossetti,Comunità di Bose, Comunità monastica di Gerusalemme,Famiglia ecclesiale Opera della Chiesa, ecc.)

La perenne giovinezza della Chiesa continua a manifestarsianche oggi: negli ultimi decenni, dopo il Concilio EcumenicoVaticano II, sono apparse nuove o rinnovate forme di vita consa-crata. In molti casi si tratta di Istituti simili a quelli già esistenti,ma nati da nuovi impulsi spirituali ed apostolici.Lo Spirito, tuttavia, nella novità non si contraddice. Ne è provail fatto che le nuove forme di vita consacrata non hanno sop-piantato le precedenti. In così multiforme varietà s’è potuta con-servare l’unità di fondo grazie alla medesima chiamata a seguire,nella ricerca della perfetta carità, Gesù vergine, povero e obbe-diente. Tale chiamata, come si trova in tutte le forme già esi-stenti, così è richiesta in quelle che si propongono come nuove.

NUOVE FORME DI VITA EVANGELICA (cfr VC 62)Sono nuove Fondazioni, con caratteri in qualche modo originalirispetto a quelle tradizionali.

L’originalità delle nuove comunità consistespesso nel fatto che si tratta di gruppi composti dauomini e donne, da chierici e laici, da coniugati e celibi, cheseguono un particolare stile di vita, talvolta ispirato all’una oall’altra forma tradizionale o adattato alle esigenze della societàdi oggi. Anche il loro impegno di vita evangelica si esprime in

forme diverse, mentre si manifesta, come orientamentogenerale, un’intensa aspirazione alla vita comunitaria,alla povertà e alla preghiera con il fine apostolico.Se, da una parte, c’è da rallegrarsi di fronte all’azionedello Spirito, dall’altra è necessario procedere al di-scernimento dei carismi. Principio fondamentale, per-

ché si possa parlare di vita consacrata, è che i trattispecifici delle nuove comunità e forme di vita risultino

fondati sopra gli elementi essenziali, teologici e canonici, chesono propri della vita consacrata.

L’IMPEGNO DEI CONIUGI CRISTIANI (cfr VC 62)In forza dello stesso principio di discernimento, non possonoessere comprese nella specifica categoria della vita consacrataquelle pur lodevoli forme di impegno che alcuni coniugi cri-stiani assumono in associazioni o movimenti ecclesiali, quando,nell’intento di portare alla perfezione della carità il loro amore,già «come consacrato» nel sacramento del matrimonio, confer-mano con un voto il dovere della castità propria della vita co-niugale e, senza trascurare i loro doveri verso i figli, professanola povertà e l’obbedienza.La precisazione doverosa circa la natura di tale esperienza nonintende sottovalutare questo particolare cammino di santifica-zione, a cui non è certo estranea l’azione dello Spirito Santo, in-finitamente ricco nei suoi doni e nelle sue ispirazioni.

LAICI VOLONTARI E ASSOCIATI (cfr VC 56)Una espressione significativa di partecipazione laicale allericchezze della vita consacrata è l’adesione di fedeli laici ai variIstituti nella nuova forma dei cosiddetti membri associati o,secondo le esigenze presenti in alcuni contesti culturali, di per-sone che condividono, per un certo periodo di tempo, la vita co-munitaria e la particolare dedizione contemplativa o apostolicadell’Istituto.

Si potrebbero fare altre riflessioni sulle forme dellavita consacrata come sui “religiosi fratelli” (cfr

VC 60) e “gli Istituti misti” (cfr VC 61).Con il prossimo numero inizieremo a

presentare Don Orione fondatoree la vita consacrata nella Piccola

Opera della Divina Provvi-denza.

Lo Spirito,tuttavia,

nella novitànon si

contraddice

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Dal 3 al 5 gennaio si è svolto aRoma, alla “Domus Pacis”, il Con-

vegno Nazionale organizzato dal-l’Ufficio Nazionale per la Pastoraledelle Vocazioni (UNPV) e intitolato:“È Bello con Te”.L’iniziativa ha radunato oltre 700partecipanti, persone attente e coin-volte sul tema dell’animazione voca-zionale; tra loro anche alcuniconsacrati della Famiglia orionina.Il Convegno, a partire dallo slogan“È bello con Te”, ha voluto affrontareil tema vocazionale nella prospettivadelle “Vocazioni e santità: toccati dallaBellezza (Evangelii Gaudium 167; 264)”che è stato appunto il tema propriodell’incontro. Quest’anno, inoltre, ce-lebrando la Chiesa l’Anno della VitaConsacrata, si è voluto che questoConvegno risvegliasse l’entusiasmodi seminare la Parola di Dio nei cuoridei giovani.Il binomio vocazioni e santità, tocca lavita di ogni persona, perché tuttinella Chiesa sono chiamati alla san-tità. Dunque, vocazioni e santità indi-cano un itinerario pedagogico cheguida all’esperienza del bello, dal-l’essere toccati dalla Bellezza. Toccatida Dio stesso! “È bello con Te - spiegaMons. Leonardo D’Ascenzo, aiutante

di studio dell’Ufficio Nazionale perla Pastorale delle Vocazioni - sono pa-role che possiamo immaginare pronun-ciate da Dio nei confronti dell’uomo,oppure dall’uomo nei confronti di Dio o,contemporaneamente da Dio e dal-l’uomo, l’Uno nei confronti del-l’altro! È bello con Te, esprimeuna relazione, un camminoche “tocca” il nostrosguardo e lo trasforma inuno sguardo di fede capacedi riconoscere la bellezzadel Signore che, anche oggi,continua a chiamare, a spar-gere semi di vocazione con ab-bondanza”.Tra i vari relatori che hanno presoparte al Convegno meritano una par-ticolare attenzione due interventi: ilprimo di P. Amedeo Cencini “Via pul-chritudinis e cammini vocazionali”, ilsecondo di P. Marko Ivan Rupnik“Bellezza è vocazione... vocazione è bel-lezza”.P. Cencini nella sua relazione dedi-cata alla Via pulchritudinis ha fatto ve-dere come l’uomo è chiamato ascoprire la bellezza nel creato, laquale in quanto legata alla verità ealla bontà, è segnata da una fortenota spirituale. L’uomo è capace di

scoprire e di innamorarsi della bel-lezza al di là della sola dimensione fi-sica, gli è possibile intravedere nellafragilissima figura di Santa Teresa diCalcutta più bellezza che non in unatleta con un fisico perfetto. Ma pervederlo, l’uomo ha bisogno di edu-care i suoi sensi, “dare senso ai sensi”e “dare sensi al senso”. P. Cencini ha ri-cordato le parole di Gregorio Nazian-zeno, il quale diceva che il bello non èpiù bello se non si ripresenta in manierabella. A partire da questa visione P.Cencini ha proposto una pedagogiavocazionale che consiste nel risve-gliare la sensibilità dei giovani.P. Rupnik ha illustrato come il mondodi oggi abbia perso in questo ultimotempo il senso della bellezza, per cuifare la volontà di Dio è diventato unatragedia. L’uomo, presumendo dellacapacità della propria autorealizza-zione, vuole diventare un “self makingman”. Mentre la verità è vita che

scorre dal Padre al Figlio econsiste nella comunione.

Quando questa verità sicomunica, si comunicacome bellezza. E occorreche i religiosi faccianovedere questa bellezzadella verità tramite la

propria vita. Come ha os-servato P. Rupnik, nessuno

si salverà per l’osservanzadelle leggi, ma per l’amore che ge-

nera nell’uomo una vita nuova. Nonbasta perfezionare i metodi e miglio-rare le tecniche, se uno non vivrà enon sperimenterà la redenzione nellasua vita, non sarà in grado di dareuna coerente testimonianza di amoredi Dio. Ai cristiani non si chiede laperfezione, ma compimento, non sichiede che l’ostia che si usa per laconsacrazione sia perfetta, ma sichiede questa ostia, quando sarà con-sacrata e ricevuta da un fedele, possagenerare in lui un vita nuova, la vitadi Cristo che lo redime.

DonOrione oggi febbraio 2015

20Silvestro Sowizdrzał

angolo giovani

“È bello con Te”Convegno Nazionale Vocazionale

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Una singola vocale fa dasfumatura all’esperienzapeculiare vissuta il mesescorso a Roma – Monte Mario,in occasione del meeting deigiovani orionini.

Ora mi capita di lasciare un post inricordo dell’evento di pastorale

giovanile, organizzato dal chiericoRoberto, dai don: Vittorio e Pietro eda Suor Gabriella.L’evento si è svolto in un posto:Monte Mario, luogo confortevole eaccogliente, caratteristiche queste, ti-piche degli Orionini.Mi sono ritrovata a distanza di unadecina di anni, a vivere questo incon-tro in una veste diversa dai prece-denti Meeting, GMG, a cui andavoda semplice giovane quasi impertur-babile, mentre ora, ero nella versione,un po’ meno giovane e più entusia-sta, di Postulante.

Facevo parte del gruppo di Palermo,che ha abbassato la media delgruppo dei giovani, in quanto eranopresenti con noi dei ragazzini dellaCasa di Accoglienza “Isola della Ca-rità”, accompagnati dalla responsa-bile Suor Gabriella Perazzi.Ci siamo gemellati con il gruppo diReggio Calabria e a Roma ci attende-vano altri gruppi di Tortona e paesilimitrofi. In tutto nonostante fosseancora un periodo di vacanza, era-vamo un folto gruppo di circa 80 gio-vani, compresi alcuni adulti accom-pagnatori.Sono stati dei giorni intensi, tutti benstrutturati, dove si sono intervallatimomenti di preghiera edi riflessione - in con-clusione dell’incontroabbiamo partecipatoalla messa a S. Pietro, eall’ Angelus del Papa -,a momenti ludici, che cihanno visto protagoni-sti di Cinecittà World (ilparco divertimento diRoma) e dei meandridella stupenda città di Roma, sempreaffollata e ricca di tanta storia, con insuoi beni architettonici invidiabili dalresto del mondo.Rivivere questo incontro giovanile,mi ha fatto tornare un po’ indietronel tempo, pensando che anche io,

come tanti dei ragazzi presenti almeeting, ho vissuto dall’adolescenzain poi diverse giornate come que-ste… che hanno lasciato inconsape-volmente in me un semino, che ora adistanza di tempo sembra dare il“frutto” di quello che si è seminatouna volta. E mi auguro che possa es-sere un ciclo contagioso, che facciamettere nuovamente, in qualcunodei giovani presenti, un altro semino,così da dare un “senso” alla propriavita.Concludo con una sottolineaturafatta dal Papa all’Angelus... i cri-stiani, così come lo sono stati i gio-vani partecipanti a questo incontro,

devono e do-vranno essere nelcammino “ attenti,instancabili e corag-giosi”, dobbiamoavere il coraggio di“Fare di Cristo ilcuore del mondo” –titolo dell’incontro– affidandoci a Lui,e nonostante sia

difficile il sentiero della vita cristiana,fra gli ostacoli e le diffidenze di unmondo attuale controcorrente al Van-gelo, dobbiamo avere un “cuoresenza confini”, così come diceva SanLuigi Orione, da donare agli altri.

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angolo giovani

SONO STATI DEIGIORNI INTENSI, TUTTIBEN STRUTTURATI,DOVE SI SONO INTER-VALLATI MOMENTIDI PREGHIERA E DIRIFLESSIONE

Paola Sozzo

Un Post,un Posto,una Post…

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Il Venezuela e gli italianiTre volte l’Italia, il Venezuela - ilnome ufficiale è Repubblica Boliva-riana di Venezuela – ha circa 30 milionidi abitanti. È strutturato in 23 Stati,più il Distretto della Capitale. Fu ilprimo Stato latinoamericano a pro-clamare la propria indipendenzadalla Spagna, il 5 luglio 1811. L’im-migrazione italiana in Venezuelatoccò il suo apice nel dopoguerra(220 mila immigrati dal 1949 al 1960).Nella nostra parrocchia di Barquisi-meto abbiamo incontrato un napole-tano, arrivato con i suoi nel 1945quando era appena adolescente. Nonè più tornato in Italia, ma la sua lin-gua ufficiale resta il napoletano!L’immigrazione italiana in Vene-zuela fu di carattere quasi esclusiva-mente urbano; la maggior parte(90%) era di origine meridionale.

Trenta litri di benzina?Tre caramelle!

Fin dai tempi dellescuole medie, ri-cordavo che il Venezuelaera famoso per la ric-chezza del suo petrolio.Però mai avrei immagi-nato che un pieno dibenzina venisse a cos-tare… tre caramelle op-pure un panino! (non èun errore di stampa né dicalcolo!). Oppure, peravere un altro parame-tro: 13 litri, un centesimodi euro! Il Venezuela è ilquinto maggiore esportatore di pe-trolio al mondo; il settore energeticoè una vera e propria “cassaforte diStato”. Nonostante questo, però, la

situazione economica non è delle mi-gliori. Anzi, qualcuno fa notare chel’attuale politica economica troppopervasiva dello Stato è incapace diattrarre capitali esteri e l’inflazionepreoccupa non poco (38% nel 2013).

Il rischio è quello dicondurre il Paeseverso il cosiddetto de-fault finanziario. Unacosa è certa: il cambioufficiale con l’euro è,più o meno, uno adieci (1 euro, 10 bolí-vares), ma in realtà èuno a cento (1 euro,100 bolívares). I contison presto fatti: unostipendio medio non

arriva a 50 euro mensili. E se la ben-zina viene praticamente regalata,una bottiglietta d’acqua all’aeroportocosta 12 bolívares (10 centesimi di

euro)… quattro pieni di benzina! Inpratica, per i 38.45 litri abbiamo pa-gato 3.73 bolívares, cioè 3 centesimidi euro!

L’Opera Don Orionein Venezuela

La Congregazione è presente in Ve-nezuela con due comunità, quella diBarquisimeto e quella di Carabal-leda. Tutto ha inizio nel 1985,quando un’organizzazione beneficadi laici offrì alla Congregazione l’Ho-nim (Hogar de Niños Impedidos). Nel1982 la Caritas diocesana venne inpossesso di una ex scuola abbando-nata per un’opera caritativa a favoredegli handicappati. Nel 1985 quest’opera fu offerta alla Congregazione eil Superiore generale di allora, DonIgnazio Terzi, affidò questa missionealla Provincia del Brasile Nord. Il Su-periore provinciale del tempo, Don

DonOrione oggi febbraio 2015

Achille Morabito

Con l’economo generale, Don Fulvio Ferrari, ho visitato per la prima volta il Venezuela dal 30 ottobreal 9 novembre. Condivido anche questa nuova esperienza, ringraziando il Signore e i confratelli peril tanto bene che l’Opera Don Orione svolge a favore degli ultimi e più abbandonati.

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pagina missionaria

IL VENEZUELA È ILQUINTO MAGGIOREESPORTATOREDI PETROLIO ALMONDO; IL SET-TORE ENERGETICOÈ UNA VERA EPROPRIA “CASSA-FORTE DI STATO”

La Provvidenza è sempre piùgrande dello “zero”

Da sinistra: Don Achille Morabito, papà Rafael, Don Fulvio Ferrari e mamma Adela

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DonOrione oggi febbraio 2015

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pagina missionaria

Valdastico Pattarello, vi inviò i primidue religiosi, Don Italo Saran e DonAdemar Dos Santos. Era il 1987. Su-bito dopo il vescovo offrì anche laparrocchia di Nuestra Señora de Gua-dalupe.Il 25 ottobre 1991 una tragedia scon-volse la Congregazione: in un terri-bile incidente stradale persero la vitaDon Giuseppe Masiero (Superioregenerale), Don Angelo Riva (Eco-nomo generale), Don Italo Saran e ilgiovane volontario Rafael Villa-nueva, che aveva accompagnato DonItalo all’ aeroporto di Caracas. I con-fratelli stavano percorrendo la stradache da Caracas porta a Barquisimeto.In quel terribile incidente morironosette persone. La missione passò suc-cessivamente sotto la Provincia spag-nola, che, a Barquesimeto, continua aprendersi cura dell’Honim, del Pic-colo Cottolengo e della parrocchia diNuestra Señora de Guadalupe. L’Ho-nim (destinato ai piccoli) e il PiccoloCottolengo (giovani e adulti) assis-tono circa 200 persone con gravi han-dicap. In entrambi i centri si fanno isalti mortali per andare avanti, per-ché l’aiuto pubblico, sul budget an-nuale, è del 5%... ma la Provvidenzalavora, e bene! Certo, si potrebbe faredi più, ma in queste condizioni bi-sogna fare un monumento ai confra-telli e a quanti vi lavorano per il benee la dignità dei nostri ospiti, che sonoi poveri più poveri!Nel 1993 si apre la seconda comunitàa Caraballeda, sulla costa, a circa 40km da Caracas e a 30 minutidall’aeroporto internazionale di Mai-quetía. I confratelli operano nellaparrocchia di Nuestra Señora de laCandelaria; gli abitanti sono circa 12mila e vi sono diverse attività parroc-chiali. Arrivando, abbiamo visitato ilCollegio (asilo), che ospita circa 100bambini, dai 2 ai 5 anni. L’asilo sitrova a poca distanza della parroc-chia, situata in una zona povera dellacittà. Un altro piccolo «segno», mamolto significativo, è l’hogarcito“Maria, Madre de Dios” - che accoglieattualmente quattro adolescenti…con i loro bebè. Ci dicono che il feno-

meno delle adolescenti embarazadas(incinte) vede il Venezuela al primoposto in Sud America. L’attività èdella Congregazione. Le giovanimamme con i loro bambini sono affi-dati a noi dallo Stato, con “zero” sos-tentamento. Però, si sa, la Prov-videnza è sempre più grande dello“zero”…È in questa città che nel dicembre1999 si è consumata una delle trage-die più terribili diquesti ultimi decenni,a causa di un’allu-vione. Il numero deimorti non è stato maiaccertato, ma, per di-fetto, si parla di al-meno ventimila. LaCongregazione ges-tiva un Hogarcito concirca 50 disabili, tuttimiracolosamente sal-vati. Naturalmente la struttura fu ab-bandonata e molti ragazzi furonoospitati a Barquisimeto.

Papà Rafael e mamma AdelaDopo aver trascorso il giorno dellaCommemorazione dei fedeli defuntinella parrocchia di Nuestra Señora deGuadalupe, abbiamo partecipato allagiornata della comunità. Destina-zione: Chichiriviche, a circa tre ore daBarquisimeto. Siamo stati ospitati nelRefugio de Cuare, nella Posada gestitadai genitori di Rafael Villanueva, ilgiovane volontario coinvolto nell’ in-cidente di cui abbiamo parlato. PapàRafael e mamma Adela ci hanno ac-colto con un cariño indimenticabile.Abbiamo ascoltato la loro testimo-nianza con ammirazione ed emo-zione. Parole e sentimenti arricchitida una fede forte e da tanta serenità.La mamma ha ripetuto più voltequesta frase: «Io penso che il Signoreci ha chiesto di donare un figlio allaCongregazione, a tutta la Congrega-zione! E per questo motivo noi siamofelici di ricevervi nella Posada, e dimetterci a vostra disposizione.Questa è casa vostra! E la Messa cheavete celebrato qui, è per noi il piùbel regalo!».

Ciò che colpiva nella loro testimo-nianza era anche l’affetto verso DonOrione e i suoi figli, in particolareverso Don Italo Saran, primo confra-tello giunto a Barquisimeto, con P.Ademar del Brasile.

Saludos y agradecimientosQuando si parla di Venezuela, nellanostra famiglia il primo pensiero vaa Don Giuseppe Masiero, agli altri

confratelli e al gio-vane Rafael (questi eDon Italo Saran ripo-sano nel cimitero me-tropolitano diBarquisimeto). Dopo iprimi contatti, alcunilaici chiesero a DonMasiero se la Congre-gazione restava in Ve-nezuela. La rispostafu: “Quedamos!” (Res-

tiamo). Nel frattempo sono arrivatele prime vocazioni venezuelane e diquesto ringraziamo il Signore. Un muchas gracias ai confratelli, a losempleados, parrocchiani, amici e vo-lontari, che lavorano affinché le nos-tre opere di carità siano veramente“fari di fede e di civiltà”, come vo-leva Don Orione. Un doveroso mu-chas gracias ai tanti benefattori, senzai quali sarebbe impossibile portareavanti l’attività con i nostri ospiti. Unmuchas gracias e un incoraggiamentoal MLO, affinché continui a divul-gare e testimoniare il grande amoreverso Don Orione.

UN DOVEROSOMUCHAS GRACIAS AITANTI BENEFATTORI,SENZA I QUALI SA-REBBE IMPOSSIBILEPORTARE AVANTIL’ATTIVITÀ CON INOSTRI OSPITI

Il costo di un pieno di benzina equivalea 3 centesimi di euro

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Quest’anno è stato per tutti i con-fratelli, l’occasione per ringra-

ziare il Signore per la storia dellaCongregazione in questa parte delmondo; storia iniziata quarantatréanni fa, con l’arrivo del primo Mis-sionario orionino à Bonoua, nellapersona di Don Angelo Mugnai.Quanta strada percorsa fino ad oggi;quanti doni del Signore! La Vice Provincia, prossima a dive-nire Provincia, conta oggi 16 case con108 religiosi, con un’età media ditrentotto anni.I confratelli l’hanno celebrato la chiu-sura dell’Anno Missionario Orioninocon diverse manifestazioni nei diffe-renti Paesi in cui sono presenti. Si èvoluto ritornare con un pellegrinag-gio comunitario, alle sorgenti dellenostre presenze e alla sorgente dellaMissione che è Gesù Cristo.

TogoCosì in Togo, i confratelli si sono ri-trovati ad Agadji, nella Diocèsi diAtakpamé, luogo dell’istallazionedella prima comunità orionina. Ac-colti dal Vescovo e dalla comunitàparrocchiale, hanno passato unagiornata di riflessione e di fraternitàal santuario mariano di Ayomé.

Burkina FasoIn Burkina Faso invece le tre comu-nità si sono ritrovate nello Studentatodi Ouagadugou. A questa celebra-zione erano presenti anche i primi se-minaristi, oggi preti, che hannoaperto la strada a centinaia di altri se-minaristi già passati fino ad oggi.

Costa D’AvorioIn Costa d’Avorio, infine c’è stata unamarcia-pellegrinaggio sui luoghiorionini di Bonoua. Ed è stata questacittà che ha visto la conclusione so-lenne di quest’anno.Tre giorni intensi e ricchi di appunta-menti sono stati quelli del 6-7-8 di-cembre scorso. A queste celebrazionierano stati invitati i primi missionari,preti e laici, e gli amici della primaora; coloro che con il loro sostegno edisponibilità hanno dato la possibi-lità di realizzare la Missione.Sabato 6 dicembre, aveva come tema:“La missione Orionina e i laici”; DonAngelo Girolami, anche lui uno tra iprimi missionari in Africa, ha presen-tato il tema, ricordando di come al-l’origine della nostra missione inCosta d’Avorio, i laici hanno avutoun ruolo di prim’ordine, sia con laloro presenza sul posto, sia con il loro

apporto logistico in Italia. La celebra-zione ha avuto luogo al Centro Tec-nico e al Centro Don Orione, perchéè soprattutto in questi due Centri chel’apporto dei laici è stato più grande.Il giorno 7 il punto centrale è stata laCelebrazione Eucaristica, nella par-rocchia “Saint Pierre Claver”; parroc-chia che ha visto l’arrivo dei primimissionari orionini e che oggi è gui-data da un sacerdote originario diquesta stessa parrocchia. La celebra-zione è stata presieduta dal NunzioApostolico in Costa d’Avorio, Mons.Joseph Spiteri, che nell’omelia hatrattato il tema “L’evangelizzazione at-traverso la carità”, secondo lo stile ti-pico della Congregazione. Il nunziosi è fermato a pranzo con i confratelli,i parrocchiani e gli amici arrivatidall’Italia per l’occasione. Prima dipartire ha voluto visitare tutte le no-stre opere presenti in città.Nell’ultimo giorno si è voluto guar-dare al futuro, ricordando una fraseche San Giovanni Paolo II ci disse inoccasione di un capitolo generale:“Voi non avete solo una storia da raccon-tare, ma un grande futuro da costruire”.Con grande riconoscenza al Signoreche ci ha benedetto dandoci moltevocazioni, si guarda al futuro consperanza: la Congregazione di DonOrione ha un grande futuro da co-struire in Africa occidentale! A testimonianza di tutto questo c’èstata l’ordinazione diaconale di quat-tro dei nostri confratelli, attraversol’imposizione delle mani e la pre-ghiera del Vescovo orionino, Mons.Raymond Ahoua. Quadro idealedella celebrazione è stato il Santuariodella Madonna della Guardia di Bo-noua. Ai quattro diaconi ordinati aBonoua: Adam, Frédéric, Dieudonnée Benjamin, si devono aggiungere idue ordinati lo stesso giorno a Roma,André e Simplice.Tutte queste celebrazioni e l’anno ap-pena trascorso hanno ravvivato itutti i confratelli, l’ardore missionarioche è tipico della nostra famigliaorionina e che Papa Francesco conti-nua à ricordarci: Una Chiesa tutta mis-sionaria, una Chiesa povera per i poveri.

DonOrione oggi febbraio 2015

Fabio Antonelli

Anche la Vice Provincia “NotreDame d’Afrique”, che comprendetutte le case di Don Orione inAfrica occidentale, ha celebratol’Anno Missionario Orionino.

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pagina missionaria

“Non avete solo unastoria da raccontare,ma un grande futuroda costruire”

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TortonaCELEBRAZIONEDELL’EPIFANIA CONIL VESCOVO VIOLA

Martedì 6 gennaio, presso la BasilicaSantuario “Madonna della Guardia” inTortona, è stato celebrato il SolennePontificale presieduto dal nuovo Ve-scovo Mons. Vittorio Viola.Alla concelebrazione Eucaristica erapresente il Direttore Provinciale DonPierangelo Ondei, i confratelli delle co-munità di Tortona e Voghera e alcunibambini del Piccolo Cottolengo “DonOrione”. Al termine della celebrazioneDon Pierangelo Ondei, a nome dellaCongregazione orionina, ha rivolto unsaluto ed un augurio di buon anno:“Tanti sono i vescovi delle varie Diocesidove è presente la nostra Opera - hadetto il Direttore Provinciale -, maquello di Tortona è il vescovo di DonOrione e ci sentiamo particolarmente le-gati, assicurandole la nostra preghieraper il suo ministero”. Il Vescovo primadella benedizione finale, ha invocatocon molta commozione: “Don Orionemi illumini davvero!”.

Costa D’AvorioIL NATALE PERI BAMBINI

Notizie della celebrazione del Natalegiungono da Korhogo, una cittadinanel nord della Costa d’Avorio, ove c’èuna comunità orionina con parrocchia.Il Natale non si celebra “al freddo e algelo” ma con molto caldo. E’ tradizioneaccogliere a Natale i neonati e presen-tarli durante la Messa. Il nuovo parroco,Claude Michel Goua, è stato adottatodalla comunità che gli ha dato unnuovo nome della tradizione locale,Soro Zié, per esprimere la sua integra-zione tra la gente del luogo.Una festa di Natale tutta particolare èstata organizzata per i bambini dellaparrocchia, con canti, danze e piccoliregali.

N O T I Z I E F L A S HDAL MONDO ORIONINO

in b reve

MozambicoIL PRESEPIO DELCENTRO DON ORIONE

Dove ci sono bambini, la festa delNatale è più bella. Al villaggio dei bam-bini con disabilità di Zimpeto, nella pe-riferia di Maputo, è stato organizzatoun simpatico presepio vivente.Protagonisti sono stati i piccoli ospiti,sotto la guida di Padre Riccardo Paga-nini. Ognuno era consapevole e con-tento della propria parte, percependoche si trattava di qualcosa di impor-tante. Il più irrequieto è stato il bam-bino nella culla che proprio noncomprendeva perché avrebbe dovutorestare fermo e con gli occhi chiusimentre c’era tanta festa.

Campocroce (VE)25 ANNI DELL’ ORIONEMUSICAL GROUP

Il 15 gennaio 2015, presso Seminariodella vita di Campocroce di Mirano(VE), dove tutto ebbe inizio la sera del15 gennaio 1990, gli amici dell’OrioneMusical Group, hanno festeggiato il 25°anno di attività. Ideatore dell’iniziativafu Don Moreno Cattelan, oggi in mis-sione a L'Viv in Ucraina.L'Orione Musical Group in questi 25anni, non si è limitato alla presenta-zione del musical (replicato finora in 89occasioni) ma si è messo al servizio del-l'Opera in tanti modi: con il servizio divolontariato a favore dei ragazzi resi-denti nel Centro Don Orione di Chiri-gnago e del Seminario per la vita; conl’impegno a favore delle missioni orio-nine (in particolar modo Madagascar eUcraina) attraverso molteplici forme dipropaganda; con l’animazione servizioa momenti formativi e spirituali percrescere alla sequela e sulle orme diSan Luigi Orione.

RomaEPIFANIA CON GLI ANZIANIDI MONTE MARIO

Il Superiore generale Don Flavio Peloso ha trascorsola festa dell’Epifania al Centro Don Orione di MonteMario, celebrando la Messa nel corridoio della Resi-denza Sanitaria Assistita che ospita 90 anziani, in granparte lungodegenti. Una celebrazione partecipata condevozione e gioia, presenti anche Don Ivaldo Borgo-gnoni e Don Giuseppe Valiante e gli anziani Don ItaloPalmeggiani e Don Emilio Bolletta. Hanno animato icanti i nostri chierici Sagar, Arul e Josimar e una decinadi chierici “Legionari di Cristo”. Don Flavio si è intratte-nuto un poco con gli anziani, ha visitato Don AntonioDarida, missionario per tanti anni in Brasile, particolar-mente debole di salute.È andato a dare un saluto anche ai giovani provenientida varie nostre comunità convenuti a Roma per un “ini-zio d’anno alternativo”. Dopo il pranzo con la comunitàreligiosa e gli ospiti, nel pomeriggio si è recato all’ospe-dale San Filippo per visitare Don Gino Bressan, confra-tello di 97 anni, 70 dei quali passati a insegnare SacraScrittura ai nostri chierici e non solo.

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Anzio (RM)UNA MENSA PER IPOVERI INSIEME ALLACASA DI ACCOGLIENZA

Nella Casa presso la Parrocchia“Sacro Cuore”, l’Opera Don Orione ge-stisce un Centro di Accoglienza resi-denziale per mamme e bambini senzacasa, in regime di gratuità con dona-zioni, volontariato e libere contribu-zioni. Le difficoltà non mancano, ma èun bel segno di Provvidenza divina edecclesiale per tante persone in diffi-coltò. Da qualche tempo, raschiando infondo al barile, e soprattutto aprendo icuori, è stato possibile aggiungere unaltro segno di carità: la mensa per i po-veri. Viene dato un "pasto caldo" tutti igiorni, anche la domenica, per chi è nelbisogno.

RomaRIUNIONE DELCONSIGLIO CENTRALEDEGLI EX ALLIEVI

Con la guida del Presidente FeliceSalis, i presidenti e vicepresidenti deiconsigli territoriali e gli altri delegati sisono riuniti nei giorni 17 e 18 gennaio.Si è rinnovato il bel clima di famiglia.C'è stata la consueta informazionedella vita dell'Associazione in Italia. Imomenti formativi sono stati affidati aDon Bruno Fraulin il sabato, e a DonFlavio Peloso, alla domenica, dopo lacelebrazione della Santa Messa nellaCappella della Curia. Don Flavio, pren-dendo a simbologia la normale curadella salute che si deve avere, ha indi-cato tre linee di formazione perma-nente dell'Associazione: equilibrioalimentare, fare movimento, averedegli interessi. Dopo aver dato delle in-formazioni sulla vita della Congrega-zione, ha suggerito che l'Associazioneprenda per il prossimo anno cometema di riflessione e di impegno "Le ca-ratteristiche orionine della famiglia".

AfricaPRIMA CONSACRA-ZIONE PER UNAGIOVANE DELL’ISO

Lo scorso 13 dicembre è stato ungiorno di grande gioia per l’Istituto Se-colare Orionino in Africa.Dopo due anni di accoglienza nell’ISOLucie Koffi ha fatto la sua prima consa-crazione a Dio. La cerimonia è stata pre-sieduta da Padre Basile Aka, Direttoredella Vice Provincia “Notre Dame D’Afri-que”. Nella sua omelia, Padre Basile hapresentato brevemente le diverseforme di vita consacrata nella Chiesasoffermandosi nello specifico sulla vitaconsacrata nel Istituti Secolari, che ge-neralmente è la forma di vita consa-crata meno conosciuta.Durante la celebrazione, a cui eranopresenti parenti, amici, i religiosi orio-nini e dell’ISO, un’altra ragazza è stataaccolta, per la prima volta, nell’Istituto.

Brasile:NUOVE PROFESSIONI NELLEDUE PROVINCE RELIGIOSE

Il 12 gennaio in Brasile è, da alcuni anni, la data dellafesta di Famiglia della Congregazione, perché in questogiorno i nuovi religiosi emettono i voti. A Brasilia, hannoemesso i voti 8 giovani che hanno concluso l'anno dinoviziato: Maurício, Renato, Adilson, Railson, Iury, Sérgio,Amilton e Alex. A São José Dos Pinhais, c'è stata la PrimaProfessione di 6 giovani. I novizi Déo Ratier, Marcel Sto-fell, Marcos Carmo, Douglas Linares e João Alencar sisono consacrati con i voti religiosi nelle mani di padreLuís Antonio Miotelli, vicario provincial, durante la cele-brazione eucaristica nella Cappella di San Francesco eSanta Chiara. Il Superiore ha espresso la gioia di tutta laCongregazione per il SI dei giovani e ha ringraziato leFamiglie per il dono dei figli alla Chiesa e alla Congre-gazione.

Brasile40 ANNI DELLA FONDAZIONEDEL SEMINARIO PIO XII

Il 20 dicembre si sono svolte nella Chiesa parrocchialedi San Sebastiano a Quatro Barras (Brasile) le celebra-zioni di ringraziamento, presiedute da P. Andrea Scaglia,per il servizio di bene svolto in questa casa. Conside-rando una certa crisi vocazionale che si fa notare nelmondo, ringraziare il Signore per le vocazioni che con-tinuano ad arrivare non è una cosa indifferente. Infattiquesto Seminario, lungo i suoi 40 anni di attività, ha datotante vocazioni, soprattutto per la Congregazione.Ma bisogna ringraziare il Signore anche per i buoni mis-sionari laici e tanti bravi padri di famiglia che hanno ri-cevuto una buona formazione umana e spirituale nelSeminario. Hanno preso parte alla celebrazione i Semi-naristi e un buon numero di ‘madrine’ e ‘padrini’ che ac-compagnano i loro ‘figliocci’ con molto zelo.

RomaIL NATALE CON ILCARD. WALTER KASPER

La Parrocchia Ognissanti in Roma èla Parrocchia titolare del Card. WalterKasper, il quale è sempre presente par-tecipe agli eventi importanti che in essasi svolgo. Edifica tutti è il fatto del suospeciale interessamento per i poveridella Parrocchia. Se consideriamo che ilNatale è un tempo particolare per ilclima familiare, si fa di tutto perchéanche i poveri e gli ultimi vivano questoperiodo, sentendosi in famiglia.Così il Card. Walter Kasper ha voluto ce-lebrare lo scorso Natale con la ‘sua’ Par-rocchia, per poi condividere il pranzocon la comunità della Curia generale equella della Parrocchia.

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Libri“LA SANTITÀ ÈPOSSIBILE. NASCONOPER NON MORIRE”

“Le biografie deisanti presentanouomini e donne chesi sono destreggiatitra difficoltà insor-montabili, uscen-done però sempre atesta alta, soprat-tutto per avere con-fidato nella DivinaProvvidenza”, scriveil Card. José SaraivaMartins, Prefetto

emerito della Congregazione delleCause dei Santi, nel suo recente lavoro,La santità è possibile. Nascono per nonmorire (Libreria Editrice Vaticana, 2014),in cui si parla anche di san Luigi Orione.“La Chiesa Cattolica – afferma l’autore inuna delle pagine dedicate al nostroFondatore - riconosce e proclama i beatie i santi attra verso una ricerca basata suuna procedura minuziosa e saggia,conso lidata e rinnovata nel tempo.Dall’esame della vita di Don Orione èemersa, chiaramente, l’eroicità delle suevirtù cristiane e la profondità del solcospirituale, da lui tracciato nella vita dellaChiesa. Anch’io, personalmente, sono ve-nuto a conoscerlo sempre più e ne sonorimasto non solo ammirato, ma vorreidire conquistato. Santi così, innalzatidalla Grazia di Dio a sublimi esperienzemistiche e apostoliche e determinantinelle vicende sociali ed ecclesiali deltempo, appaiono raramente all’oriz-zonte della Chiesa”.

MilanoCONTINUA LA TRADIZIONE DEL NATALE DI DON ORIONE

Sabato 10 gennaio, si è rinnovato in tradizio-nale incontro del Superiore generale, Don Fla-vio Peloso, con gli Amici di Don Orione, con laFamiglia del Piccolo Cottolengo Milanese edella Parrocchia San Benedetto. Durante la riu-nione del pomeriggio con gli Amici, introdottodal Direttore Don Gianni Giarolo, Don Flavio haricordato che quest’anno ricorre il 75° anniver-sario della morte o dies natalis di Don Orione,avvenuta il 12 marzo 1940.Ha offerto una ricostruzione degli ultimi giornidi Don Orione, trascorsi al Paterno di Tortona epoi a Villa Santa Clotilde a Sanremo (9-12marzo), attraverso le cronache e testimonianze

dei confratelli che gli erano a fianco. Una rievocazione commoventissima.Alle ore 18, è seguita la Santa Messa nella chiesa della Parrocchia San Benedetto presieduta dal Su-periore generale e concelebrata dai confratelli della comunità, presenti anche Don Ugo dei Cas, DonPietro Vazzoler e Don Lorenzo Tosatto venuti da Bergamo. Don Flavio ha incoraggiato la comunionee la collaborazione tra Parrocchia e Piccolo Cottolengo perché insieme offrono a Milano un bel segnodella carità orionina e della Chiesa come la vuole Papa Francesco oggi: ai piedi di Gesù e in movimentoverso i poveri.

TortonaOBLATI E OBLATE IN RITIRO SPIRITUALE

Il ritiro spirituale degli oblati e oblate con il Superiore generale, Don Flavio Peloso, è diventata unatradizione che dura da una quindicina d’anni. Confluiscono a Tortona i gruppi di Milano, Genova, Se-regno e naturalmente di Tortona. Tema di riflessione e di formazione è stata la santa Famiglia di Na-zaret e il ruolo della famiglia per il bene delle persone e della sana “ecologia umana” come è statadefinita dagli ultimi tre Papi. Ne è venuta una riflessione umana e spirituale che è andata alla radicedelle relazioni semplici e umanizzanti della famiglia, tanto minacciate da costumi e idee aberrantioggi propagandate come libertà e progresso. Il fatto che Papa Francesco abbia messo al centro del-l’attenzione della Chiesa la famiglia con due Sinodi e, in mezzo, l’Anno della vita consacrata significache ritiene la vita della famiglia e la vita consacrata come due beni essenziali e da promuovere nellavita della Chiesa e del mondo.Nelle pomeriggio c’è stato il tempo per un breve scambio di esperienze sul cammino dei gruppi dioblazione, cui è seguita la Messa, celebrata nella cappella della Casa madre delle PSMC. Durante lacelebrazione, tre persone hanno fatto il loro atto di oblazione riassunto nelle parole centrali della for-mula: “Faccio promessa di vivere la carità evangelizzatrice per tendere alla perfezione evangelica eper collaborare nel mondo e con i mezzi del mondo, ad instaurare omnia in Christo e nella Chiesa”.La visita antico primo Collegetto delle 400 lire, oggi parte della Casa madre delle Suore, ha conclusola giornata, sia per vedere la mostra qui allestita e sia per ricordare i 100 anni della fondazione dellePiccole Suore Missionarie della Carità.

RomaIL SALUTO DEL PAPA AIGIOVANI DI D. ORIONE

Un’ottantina di giovani orionini pro-venienti da diverse parti d’Italia hannotrascorso i primi giorni dell’Anno Nuovoa Roma (Monte Mario). Dopo aver pas-sato il capodanno con i familiari o gliamici più vicini, hanno deciso di viverel’inizio del nuovo anno insieme, appro-fondendo alcuni valori cristiani nellacittà eterna. Erano accompagnati neiloro itinerari spirituali e turistici dal Ch.Roberto Luciano, da Suor Maria Ga-briella Perazzi, da Don Vittorio Quaranta,e da alcuni educatori venuti con loro aRoma. In quei giorni i ragazzi hanno vi-sitato la Città, meditato e pregato, con-dividendo la gioia di stare insieme.La sera del 4 gennaio hanno ricevuto lavisita dei Consiglieri generale Don Silve-stro Sowizdrzal FDP e Suor Alicja Ked-ziora, PSMC.

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Don Luigi Guanella aveva tren-t’anni più di Don Orione, però

l’inizio delle rispettive opere esterneè quasi contemporaneo. Don Gua-nella infatti aveva sostenuto lotte peroltre quarant’anni prima di dare vitaalle sue Congregazioni, mentre DonOrione aveva cominciato precoce-mente, da chierico, nel 1893. I due si “marcarono” da vicino, certidi ricavare reciproci stimoli di san-tità, esempi e sostegno nelle impreseapostoliche. Traccia di questa conso-nanza si ha anche neinomi delle rispettiveCongregazioni: «Figlidella Divina Provvi-denza» e Piccole SuoreMissionarie della Ca-rità» quelle di DonOrione e «Figlie diSanta Maria della Provvidenza» e«Servi della Carità» quelle di DonGuanella. Ma tra le due congrega-zioni ci sono somiglianze anche nel

genere degli assistiti e nelle finalità,accentrate in Gesù, Papa, Anime eMaria. Indipendentemente dai con-fronti per evidenziare consonanze odifferenze che caratterizzarono que-sti campioni del clero italiano, bastidire che furono “amici” e l’amicizia,si sa, o trova eguali o rende eguali.

Insieme nella Marsica

Anche Don Guanella si prodigò perla Marsica colpita dal terremoto del

1915. Inviò subito sui luo-ghi del disastro Don Au-relio Bacciarini e DonAntonio Zia, mobilitò lesue case romane per l’ac-coglienza degli orfani eorganizzò raccolte difondi e aiuti Pro Abruzzi.

In una lettera del 25 gennaio, riferiscedegli ardimenti di Don Orione, comedi cosa propria: “Il nostro D. OrioneLuigi, membro del Comitato “Regina

Elena”, lavora indefesso e non cura peri-coli. L’altro giorno nel valicare il monteBove s’incontrò con cinque lupi che for-tunatamente lo lasciarono passare. Noigli veniamo in aiuto quando si può”(Lettera a Mons. Carlo Brera, 25 gen-naio 1915).Don Guanella all’epoca aveva 72anni ed era in condizioni di salutemolto precarie, ma si recò ugual-mente nella Marsica, per rendersiconto della situazione. La sua brevevisita avvenne il 10 febbraio e permotivi di salute fu costretto a ritor-nare a Roma la sera stessa. DonOrione, in una lettera dell’aprile suc-cessivo, ricordò “Il Servo di Dio DonLuigi Guanella, accorso anche lui benchésettantenne, con l’attuale Vescovo Mg.rBacciarini sui luoghi del disastro”.Don Guanella collaborò per predis-porre locali di accoglienza e aiuti peril maggior numero di infelici possi-bili nella colonia San Giuseppe enell’ospizio Pio X di San Pancrazio,

DonOrione oggi febbraio 2015

La Redazione28

studi orionini

Due amici e due santisulle macerie del terremotoDon Orione e Don Guanella per i terremotati della Marsica

FURONO “AMICI” EL’AMICIZIA, SI SA,O TROVA EGUALIO RENDE EGUALI

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DonOrione oggi febbraio 2015

tenuto dalle suore. Soprattutto decisedi inviare sui luoghi disastrati le sueSuore per prendersi cura di orfani eanziani. Le affidò a Don Orione: “M.R. Don Luigi. Le accompagno le dueSuore d’intelligenza. Una Signorina chemi dicono assai buona si offrirebbe purevenire nell’intento di salvare qualche po-vera figlia ad Avezzano. Le pare? Nelcaso cercherò informazioni ben sicure.L’opera dei vecchi par che non molto at-tecchisca. I minorennida noi raccolti toccanoormai i 200 e questo ègià per noi peso grave.Preghi per tutti noi.Mi abbia in Domino.Aff.mo Don Guanella.P.S. Le Suore vengonocon buona volontà:gliele raccomando peranima e per corpo”.Don Orione alloggiòle Suore di Don Gua-nella in una baracca-cappella.Ad esse accenna nella prima letterache scrive da Avezzano, a Don CarloSterpi, il 20 febbraio 1915: “Ho le suoredi D. Guanella per la cucina e guarda-roba per l’Istituto Orfani”.Proprio attorno alla presenza delleSuore di Don Guanella si scatenò unapiccola bufera che tanto addoloròDon Orione. Il vescovo Mons. Ba-gnoli si adombrò per la loro presenzaintraprendente e dalle maniche rim-boccate, “che nei giorni difficili avevanospidocchiati gli orfani”, come scrisseDon Orione, “perché il Vescovo disseche in Avezzano non ci dovevano esseresuore di due qualità”, essendoci già leSuore Zelatrici del Sacro Cuore, unaPia Unione di fondazione diocesana.

L’ultimo incontro

Don Orione era ancora sulle maceriedi Avezzano quando la salute di DonGuanella declinò rapidamente. Egline riceveva notizie con trepidazione.Appena poté fu a trovarlo, a Como,e di qui, il 29 settembre, scrisse a DonRoberto Risi,: «Fate pregare per DonGuanella che è gravissimo. Vi mando lasua benedizione. Muore un Santo».

All’annuncio dell’ultimo aggravarsidel male, Don Orione così telegra-fava a Don Bacciarini che gli avevachiesto il suo appoggio personale perottenere la sepoltura privilegiatanella Casa Madre di Como: “Faròquanto possibile. Veglierò stanotte San-tissimo per mio carissimo Don Guanella.La Madonna lo assista. Con devozionecome figlio baciogli sante mani e piedi be-nedetti. Benedicami. Domattina sarò

Como. Abbraccio tutti iServi della carità. Con-fortatevi, cari figli diDon Guanella, avete unPadre Santo. Avanti euniti nella carità di Cri-sto. Don Orione».In quell’abbraccio ri-volto a tutti i “Servidella Carità” c’era lapartecipazione fra-terna alle trepidazionidella famiglia per Don

Guanella. L’indomani, 22 ottobre1915, Don Orione era al capezzale delmorente, unito anche di presenza aifigli spirituali di lui, che lo assiste-vano mesti, addolorati, impotenti alenirne i dolori. Al santo morente fuannunciata la visita.Al sentire il nome di Don Orione,Don Guanella si scosse e cercò di sol-levarsi: lo baciò più volte con tene-rezza. Tutti compresero il vincolo dicarità che li univa.Pose la mano sulla testa del giovanechierico venuto insieme a DonOrione e disse parole che sono unpoema nella superiore sintassi dellospirito: «Coraggio… faticare… perseve-ranza… il Signore… la Madonna».«Son qui – disse a Don Orione – sof-fro… preghi». «Preghiamo» fu la rispo-sta. «Quel che il Signore e la Madonnavogliono» disse.Don Orione posò dolcemente lamano sulla guancia del santo. Questifissò in lui i suoi occhi pieni di la-crime, lacrime di conforto e di amore.E si guardarono. Tutti, intorno, pian-gevano. Un’ultima parola del mo-rente: «In charitate Christi». Don LuigiGuanella morì il 24 ottobre e i duesanti Amici non si videro più.

La richiesta di Don Orionea Pio XI

Ritornato nella Marsica, Don Orioneinviò ancora parole di conforto aifigli e figlie spirituali nel dolore:“Quanto sono lieto di poter scrivere daquesta terra desolata, che nell’ora dellasventura vide il vecchio vostro Padre, giàcurvo ed all’ultimo anno della sua vita,portare in persona attraverso a questemacerie, il suo conforto di sacerdote diDio. Salire sui monti, andare in Val Ro-veto con altri sacerdoti suoi, inviare quile sue Suore, le prime comparse qui tra lemacerie e le rovine” . Don Orione rite-neva Don Guanella un «santo», equesta qualifica la manifestava senzariserve con chiunque venisse a par-lare di lui o delle sue opere; ne inco-raggiò l’introduzione della causa dibeatificazione. Nel 1927, lasciò la suapreziosa e autorevole testimonianzae, il 29 agosto 1934, chiese a Pio XI “lagrazia insigne di voler benignamente di-sporre per l’introduzione dei Processiapostolici per la beatificazione del Servodi Dio Don Guanella”.L’amicizia continuò nella comunionedello spirito e della preghiera. Oggicontinua nella gloria del Cielo. Duestelle di riferimento illuminano sen-tieri non interrotti di santità e di ca-rità.

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studi orionini

DON ORIONE POSÒDOLCEMENTE LAMANO SULLAGUANCIA DEL SANTO.QUESTI FISSÒ IN LUI ISUOI OCCHI PIENI DILACRIME, LACRIME DICONFORTO E DI AMORE

Don Luigi Guanella

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Mario Macciò aveva conseguito lalaurea in Pedagogia all’Univer-

sità cattolica di Milano, ma per granparte della sua vita esercitò la profes-sione di giornalista. Nella sua cittànatale fu redattore de “Il Nuovo Citta-dino”, il settimanale diocesano; unavolta trasferitosi a Roma fu Capo Uf-ficio Stampa del Ministero della Pub-blica Amministrazione, delle Poste eTelecomunicazioni, della Segreteriadel Sottosegretario alla Presidenzadel Consiglio. Lavorò anche per laRai-TV al TG3, alla Sede di Genova, ecome Capo Redattore alla Sede diCampobasso ed alla Direzione Esteri.Concluse la sua attività professionaleal Centro Televisivo Vaticano.Ha firmato numerosi servizi televi-sivi su Euroflora, Fiera Internazionaledi Genova, Salone Nautico e Secondo

Centenario della nascita di Nicolò Pa-ganini. Ha pubblicato “Capitanerie diPorto al servizio della Nazione”, “I sig-nori del mare”. Fu anche direttore di ri-viste e dal 1970 al 1978 redattore delmensile degli Orionini, con il nuovotitolo: “Don Orione oggi”.

Tra gli ex allievi di Don Orione

A Genova prima, a Roma e ancora aGenova, Mario Macciò si gloriava diessere ex allievo di Don Orione. Perun certo periodo fu anche membrodel consiglio centrale e vice presi-dente dell’Associazione. Un suo col-lega lo ricorda: “era un uomo con le sueidee, è vero, ma era un orionino “DOC”come osiamo dire di alcuni Ex Allievi chesi sono affermati nella vita e poi dando

tempo e amore all’Associazione fondataproprio dal nostro San Luigi Orione. Luivoleva bene all’Associazione, caparbia-mente si arrabbiava quando nelle pro-poste fatte dagli altri, non erano insintonia con le sue idee di conservatore eosservante dello statuto dell’associa-zione”.Nella sua gioventù il Dott. Macciòaveva incontrato più volte DonOrione. Il 14 agosto 1969, ringra-ziando Don Gaetano Piccinini perl’omaggio del suo libro “Quel tuocuore … Don Orione”, scriveva: “Gra-zie al suo scritto mi è sembrato di tornareindietro di 40 anni e di riudire dalla vivavoce di Don Orione i suoi insegnamenti,rivedere la dolce figura del Padre sia nelcorso di quei tanto attesi incontri al “SanGiorgio” o, in treno, quando durante imiei settimanali viaggi da Genova a Mi-lano per frequentare l’Università Catto-lica, avevo la grande fortuna di trovareDon Orione e starmene un poco con lui”.Il suo attaccamento a Don Orione ealla sua opera lo espresse anche indue pubblicazioni da lui curate concompetenza e impegno. La prima,“Don Luigi Orione, i Genovesi raccon-tano”, è una raccolta di testimonianzedi genovesi, benefattori, amici e sa-cerdoti, che avevano conosciuto DonOrione. L’altra, “Genova e la “Shoah”Salvati dalla Chiesa”, pubblicata nel2006 è un opera storica di grande va-lore, nella quale trovano posto privi-legiato anche gli orionini che nelleloro varie istituzioni ospitarono e sal-varono ebrei e altri perseguitati dalregime, tra cui Mons. Giacomo Ler-caro, futuro cardinale di Bologna.

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Ricordando Mario Macciò“un orionino DOC”

Roma, giugno 2011. Mario Macciò offre il suo libro “Genova e la “Shoah” Salvati dalla Chiesa”,all’Ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede Mordechay Lewy

Il bollettino “La Nostra Confraternita” della confraternita di S. Giovanni Battista dei Genovesi a RomaTrastevere, di Ottobre - Novembre 2014 dava notizia della scomparsa, avvenuta il 3 novembre,del confratello Mario Macciò, sempre genovese nel cuore e nello spirito, che aveva dimorato nellacapitale per circa 50 anni, e nell’autunno del 2011 era ritornato a Genova, “per rivedere tutti i giorniil suo mare dalle finestre di casa”.

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Don Gaetano Piccinini,“Giusto tra le Nazioni”

Forse l’opera per la quale gli orioninisono particolarmente grati a MarioMacciò e che può essere consideratacome la corona della sua professionedi giornalista e storico è il conferi-mento del titolo di “Giusto tra le Na-zioni” a Don Gaetano Piccinini, ilsacerdote orionino, orfano del terre-moto della Marsica (1915), accolto daDon Orione. Uomo di rara intelli-genza, dinamico, suscitatore di operecaritative in Italia e all’estero, conos-ciuto e stimato da papi, vescovi, poli-tici e uomini di cultura, Don Piccinini,durante la guerra, essendo presidedell’Istituto San Filippo Neri a Roma,salvò, tra gli altri, 4 bambini ebrei, unragazzo, Bruno Camerini e le sue tresorelline, i cui genitori erano stati ar-resati dai tedeschi. Bruno Camerinifece ufficialmente la richiesta del ri-conoscimento del suo salvatore.E a questo scopo Mario Macciò si pro-digò per anni, con tenacia e ostina-zione, superando dubbi, incertezze etimori che avevano minato la spe-ranza di chi collaborava con lui.

Il 23 giungo 2011, giorno del conferi-mento del titolo, consegnato al pa-rente più prossimo, il nipoteClemente Piccinini, Mario Macciò se-dette al tavolo della presidenza nellasala del Centro Don Orione di MonteMario a Roma, al fianco di Morde-chay Lewy – Ambasciatore d’Israelepresso la Santa Sede della DottoressaLivia Link, Consigliere dell’Ambas-ciata d’Israele in Italia e di Don FlavioPeloso, Superiore gene-rale della Congregazioneorionina. La sala era gre-mita, oltre ogni aspetta-tiva: Ex allievi, Ebrei,Amici, Giornalisti, in-cluso il Sindaco di Avez-zano con il gonfalonedella città. In prima filatre dei quattro salvati,ormai anziani, ma com-mossi e sempre riconos-centi.Per Mario Macciò fu un giorno digrande soddisfazione e, nel leggere ilsuo breve intervento, non seppe trat-tenere le lacrime. Dopo aver ricor-dato il suo primo incontro nel 1936 alCollegio San Giorgio di Novi Ligure,

del quale Don Piccinini pure era pre-side, e descritto brevemente la suavita, il salvataggio di una famigliaebrea in quel collegio, l’accoglienzaallo scultore Arrigo Minerbi, sottofalso nome, nel san Filippo di Romae tanti altri particolari, così prose-guiva: “Il suo correre non aveva soste nélimiti. Una ineffabile luce lo illuminava.La sua cultura. La sua parola così effi-cace. La sua delicatezza e comprensione.

Il suo struggenteamore per i poveried i perseguitati.Questo era il DonPiccinini che ho co-nosciuto e che quivi propongo”.E concludeva,sottolineando co-me Don Piccininisapeva anche ri-conciliare nemici

politici di un tempo: “In prima fila, da-vanti al feretro (di Don Piccinini) il so-cialista Ignazio Silone ed UmbertoAlbini. I due si sono abbracciati e poi, te-nendosi per mano, hanno voluto accom-pagnare il loro salvatore nell’ultimoviaggio verso la natia Avezzano”.

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“GRAZIE AL SUOSCRITTO MI ÈSEMBRATO DITORNARE INDIETRODI 40 ANNI E DIRIUDIRE DALLA VIVAVOCE DI DON ORIONE ISUOI INSEGNAMENTI”

ricordiamoli insieme

Suor Maria Romana

Deceduta l’11 novembre 2014 a Ot-wock (Polonia). Nata a Rzechta – Sieradz(Polonia) il 4 settembre 1933, aveva 81anni di età e 62 di Professione religiosa.Apparteneva alla Provincia “N. S. diCzęstochowa” – Polonia.

Suor Maria Leonina

Deceduta il 17 novembre 2014, pressol’Ospedale di Tortona (AL -Italia). Nataa Genova il 13 luglio 1930, aveva 84anni di età e 58 di Professione religiosa.Apparteneva alla Provincia “Mater Dei”– Italia.

Suor Maria Daria Sac. Fernando

Santamaria Pascual

Deceduta il 6 dicembre 2014 nellaCasa madre di Tortona (Italia). Nata aComun Nuovo (Bergamo) il 6 giugno1925, aveva 89 anni di età e 66 di Pro-fessione religiosa. Apparteneva allaProvincia “Mater Dei” – Italia.

Deceduto il 17 dicembre 2014 a Ma-drid. Nato a Citores del Páramo (BU)il 31 maggio 1951, aveva 63 anni dietà, 43 di professione religiosa e 34di sacerdozio. Apparteneva alla Pro-vincia “Ntra. Sra. del Pilar” -Madrid.

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