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XIV legislatura Documentazione per le Delegazioni presso Assemblee internazionali OSSERVATORIO MEDITERRANEO E MEDIORIENTE A cura dell'Istituto Studi Geopolitici e Geoeconomici n. 9 Marzo 2005

Documentazione per le Delegazioni presso Assemblee ... · processo di pace israelo-palestinese e la crisi siro-libanese. In particolare la questione della normalizzazione dei rapporti

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XIV legislatura

Documentazione per le Delegazioni presso Assemblee internazionali

OSSERVATORIO MEDITERRANEO E MEDIORIENTE

A cura dell'Istituto Studi Geopolitici

e Geoeconomici

n. 9 Marzo 2005

XIV legislatura

Documentazione per le Delegazioni presso Assemblee internazionali

OSSERVATORIO MEDITERRANEO E MEDIORIENTE

A cura dell'Istituto Studi Geopolitici

e Geoeconomici

n. 9 Marzo 2005

Servizio affari internazionaliDirettore Maria Valeria Agostini tel. 06 6706_2405

Segreteria Fax 06 6706_4336Simona Petrucci _3666 _2989 Ufficio dei Rapporti con gli Organismi Internazionali (Assemblee Nato e Ueo ) fax 06 6706_4807 Consigliere parlamentare capo ufficio Alessandra Lai _2969 Segretario parlamentare Documentarista Elena Di Pancrazio _3882 Coadiutori parlamentari Nadia Quadrelli _2653Laura E. Tabladini _3428 Ufficio per le Relazioni Interparlamentari (Assemblee Consiglio d’Europa, OSCE, INCE ) fax 06 6865635 Consigliere parlamentare capo ufficio Giovanni Baiocchi _2679 Segretario parlamentare Documentarista Giuseppe Trezza _3478 Coadiutori parlamentari Daniela Farneti _2884

Ufficio dei Rapporti con le Istituzioni dell’Unione Europea fax 06 6706_3677 Consigliere parlamentare capo ufficio Luigi Gianniti _2891 Consigliere Davide A. Capuano _3477 Segretari parlamentari Documentaristi Patrizia Borgna _2359Luca Briasco _3581Viviana Di Felice _3761 Coadiutori parlamentari Silvia Perrella _2873Antonia Salera _3414 Unità Operativa Attività di traduzione e interpretariato fax. 06 233237384 Segretario parlamentare Interprete Coordinatore Paola Talevi _2482 Segretari parlamentari Interpreti Alessio Colarizi Graziani _3418Patrizia Mauracher _3397Claudio Olmeda _3416Cristina Sabatini _2571Angela Scaramuzzi _3417

PREMESSA L'Osservatorio su Mediterraneo e Medio Oriente e l'Osservatorio Transatlantico (di cui si provvede contestualmente alla distribuzione) sono frutto di collaborazioni attivate, in un'ottica pluralistica, con istituti di ricerca specializzati in campo internazionale. Scopo degli Osservatori è di fornire ai Senatori membri delle Delegazioni parlamentari italiane presso le Assemblee degli organismi internazionali una documentazione costantemente aggiornata sui principali eventi e sul dibattito in relazione a temi di grande attualità e delicatezza. Il presente dossier contiene il nono rapporto mensile sulla situazione dei paesi dell'area mediterranea e mediorientale predisposto dall'Istituto studi geopolitici e geoeconomici (ISGeo) per il Senato. Il rapporto provvede all'aggiornamento su base trimestrale delle informazioni relative ai paesi della sponda sud del Mediterraneo (*), paesi per ciascuno dei quali svolge un'analisi puntuale dei principali avvenimenti degli ultimi mesi. Chiude il rapporto una cronologia degli eventi più significativi verificatisi fra gennaio e marzo 2005 con riferimento all'area in esame. (*) Il primo rapporto sui paesi della sponda sud del Mediterraneo è stato redatto nel settembre 2004 (Osservatorio n.3), il secondo rapporto nel dicembre 2004 (Osservatorio n. 6).

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Il progetto prevede, oltre alla stesura degli Osservatori, la predisposizione di brevi note tematiche tese ad approfondire aspetti particolari o temi di contingente interesse dei parlamentari.

Collegato al presente rapporto è uno studio, curato da Andrea Margelletti e da Osvaldo Baldacci, su "L'Iraq dopo le elezioni: analisi e prospettive".

Mediterraneo Marzo 2005

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SOMMARIO IL QUADRO D’ASSIEME........................................................................................... 4 SCHEDE........................................................................................................................ 9 ALGERIA.................................................................................................................... 11

SCHEDA GENERALE ........................................................................................... 11 Geografia: ............................................................................................................ 11 Popolazione: ........................................................................................................ 11 Stato e Governo: .................................................................................................. 12 Economia:............................................................................................................ 13

Analisi e Prospettive................................................................................................ 13 EGITTO....................................................................................................................... 23

SCHEDA GENERALE ........................................................................................... 23 Geografia: ............................................................................................................ 23 Popolazione: ........................................................................................................ 24 Stato e Governo: .................................................................................................. 24 Economia:............................................................................................................ 25

Analisi e Prospettive................................................................................................ 25 LIBIA .......................................................................................................................... 35

SCHEDA GENERALE ........................................................................................... 35 Geografia: ............................................................................................................ 35 Popolazione: ........................................................................................................ 36 Stato e Governo: .................................................................................................. 36 Economia:............................................................................................................ 36

Analisi e Prospettive................................................................................................ 37 MAROCCO................................................................................................................. 43

SCHEDA GENERALE ........................................................................................... 43 Geografia: ............................................................................................................ 43 Popolazione: ........................................................................................................ 43 Stato e Governo: .................................................................................................. 44 Economia:............................................................................................................ 44

Analisi e Prospettive................................................................................................ 45 TUNISIA ..................................................................................................................... 53

SCHEDA GENERALE ........................................................................................... 53 Geografia: ............................................................................................................ 53 Popolazione: ........................................................................................................ 54 Stato e Governo: .................................................................................................. 54 Economia:............................................................................................................ 55

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Analisi e Prospettive................................................................................................ 55 CRONOLOGIA DEGLI EVENTI GENNAIO-MARZO ........................................... 63 GENNAIO................................................................................................................... 65 FEBBRAIO ................................................................................................................. 67 MARZO....................................................................................................................... 69

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IL QUADRO D’ASSIEME

Nei primi mesi del 2005 l’area nordafricana ha continuato ad essere caratterizzata da un contesto politico-economico dinamico, sia dal punto di vista interno che regionale ed internazionale. L’evoluzione della situazione della sicurezza nel Mediterraneo e in Medio Oriente ha proposto numerosi temi nell’ambito delle relazioni tra i vari Paesi, sia a livello bilaterale che in sede di Lega Araba. Rispetto al periodo precedente, quando l’attenzione era principalmente incentrata sul contesto politico-militare iracheno, a prevalere nelle agende diplomatiche degli Stati nordafricani sono state le questioni del processo di pace israelo-palestinese e la crisi siro-libanese. In particolare la questione della normalizzazione dei rapporti con Israele continua a rappresentare un aspetto ampiamente dibattuto in tutto il mondo arabo. In occasione del vertice della Lega Araba di Algeri a fine marzo, nonostante il generale consenso sulle linee guida da sostenere nei confronti di Tel Aviv, è apparso evidente che ogni singolo Paese dell’area è alla ricerca di un proprio canale preferenziale con le autorità israeliane. A stimolare il dialogo bilaterale sono soprattutto le opportunità commerciali e finanziarie offerte da una partnership con Israele. Tuttavia l’opposizione dell’opinione pubblica nordafricana ed araba in generale all’attuale governo Sharon rappresenta un ostacolo da non sottovalutare in vista degli sviluppi dei rapporti con Israele. Anche la crisi politica in Libano e la difficile posizione della Siria dopo l’attentato all’ex Primo Ministro libanese Rafiq al Hariri hanno mostrato l’interesse dei Paesi nordafricani, in particolar modo di Egitto e Libia, a svolgere un ruolo di mediazione a livello regionale ed internazionale, ma anche di sostegno, in alcuni casi, al governo di Damasco. Negli ultimi mesi è nuovamente tornata sull’agenda politica dei Paesi di entrambe le sponde del Mediterraneo la questione della lotta all’immigrazione clandestina. All’interno dell’Unione Europea alcuni membri vorrebbero un intervento più deciso da parte dei Paesi della sponda nordafricana per contrastare sia i flussi migratori illegali sia le attività criminali ad essi spesso connesse. Fa discutere tuttavia la proposta della creazione di centri di raccolta nell’area del Maghreb per controllare i movimenti migratori verso l’Europa. Marocco ed Algeria vi si oppongono apertamente mentre la Libia ne ha accolto con favore la richiesta. Proprio la Libia

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tuttavia costituisce attualmente il Paese che maggiormente viene interessato da questo fenomeno, soprattutto come base di transito degli immigrati provenienti dall’Africa subsahariana e diretti verso le sponde dell’Unione Europea. Per quanto concerne gli sviluppi delle realtà politiche interne, ha destato sorpresa e grande interesse a livello internazionale l’annuncio del Presidente egiziano Hosni Mubarak di voler incaricare il Parlamento di procedere alla modifica della Costituzione per introdurre la possibilità di elezioni presidenziali con più candidati. Ciò a pochi mesi dalle prossime elezioni, previste per settembre e che, in assenza di tale manovra, avrebbero certamente portato ad una rielezione dell’attuale Capo di Stato egiziano. Sebbene la sua leadership non possa ancora essere concretamente messa in discussione per l’assenza di credibili alternative, il contesto politico egiziano ha mostrato negli ultimi mesi tuttavia di essere in forte fermento e non sono da escludere importanti sviluppi anche a breve termine. L’Egitto rappresenta un Paese in cui l’evoluzione delle dinamiche politico-sociali interne può influenzare in maniera importante anche altre realtà regionali. Tuttavia non sembra che nei Paesi dell’area considerata siano all’orizzonte radicali cambiamenti in questa direzione. In Algeria, Libia, Marocco e Tunisia il contesto politico interno ha mostrato il rafforzamento delle leadership al potere, con l’attenzione dei governi rivolta più allo sviluppo sociale ed alla modernizzazione economica, piuttosto che alla ricerca di reali cambiamenti politico-istituzionali in senso democratico. In Algeria il Presidente Abdelaziz Bouteflika è all’apice del suo potere da quando giunse nel 1999 alla guida dello Stato. Oltre ad aver rafforzato la sua posizione nei confronti dei militari, in febbraio ha ottenuto la piena legittimazione politica, con la nomina a Presidente del Fronte Nazionale di Liberazione, che ne ha sancito la supremazia nei confronti degli altri rivali politici. Bouteflika può anche guardare con soddisfazione all’opera di smantellamento delle principali formazioni armate islamiche algerine, il GIA ed il GSPC, anche se la minaccia proveniente da quest’ultimo e da altri gruppi rimane alta. Tuttavia il processo di riconciliazione nazionale voluto fortemente dal Presidente algerino e dai suoi principali alleati all’interno del FNL ha iniziato a portare i primi risultati, con la firma di un accordo tra il governo algerino ed i leader tribali berberi in Kabilya.

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In Tunisia, il Presidente Ben Ali è impegnato nel promuovere lo sviluppo socio-economico del Paese ed a migliorare l’immagine all’estero del proprio governo nei confronti del delicato tema del rispetto dei diritti umani. I risultati delle elezioni presidenziali e parlamentari dell’ottobre 2004 non lasciano dubbi sulla realtà del potere in Tunisia. Resta da comprendere quando e in che modo Ben Ali vorrà procedere al passaggio di consegne nelle mani del suo successore, che, a meno di colpi di scena ed eventi inattesi, non dovrebbe avvenire prima della fine del suo attuale quarto mandato. Dal punto di vista economico la Tunisia continua a rappresentare un esempio per tutto il mondo arabo. Tuttavia vi sono chiari segnali della necessità di correre ai ripari per proteggere alcuni settori produttivi strategici del Paese e principalmente quello tessile, pesantemente minacciato sul mercato europeo dalla concorrenza dei prodotti asiatici e dal basso costo del lavoro in Europa centro-orientale. In Marocco la guida politica e morale di Mohammed VI trova poca resistenza nel panorama politico interno ed agli occhi dell’opinione pubblica. Ciò anche a seguito di un allentamento controllato delle maglie della censura nei confronti della stampa e delle manifestazioni di dissenso, che rimangono comunque limitate. Il governo guidato da Driss Jettou non ha come obiettivi a medio termine quelli delle riforme politiche; piuttosto è fortemente impegnato nel promuovere la modernizzazione e l’apertura all’estero dell’economia, sulla quale grava il peso di una disoccupazione ancora troppo elevata. Mancanza di infrastrutture, dipendenza energetica dall’estero e concorrenza sui mercati europeo e statunitense da parte dei Paesi dell’Europa centro-orientale e dell’Estremo Oriente sono inoltre alcuni degli ostacoli che si oppongono ad uno sviluppo, che i dati della crescita nel 2004 fanno tuttavia intravedere come possibile. Per quanto concerne la Libia, il Colonnello Muammar al-Qaddhafi continua ad approfittare dello storico momento delle relazioni internazionali del suo Paese a seguito della fine degli embarghi e del reintegro nella comunità internazionale. I rapporti con gli Stati Uniti sono costantemente all’insegna della normalizzazione politica e diplomatica, anche grazie al deciso appoggio del leader libico alle iniziative di lotta al terrorismo internazionale. Le relazioni tra i due Paesi sono caratterizzate dalla riapertura del mercato petrolifero alle compagnie statunitensi che tra gennaio e marzo si sono aggiudicate la gran parte delle concessioni estrattive messe a disposizione dal governo di Tripoli. Tuttavia Il Colonnello al-Qaddhafi vorrebbe che gli Stati Uniti togliessero subito il nome della Libia dalla lista del Dipartimento di

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Stato dei Paesi che sostengono il terrorismo internazionale ed ha apertamente criticato l’Amministrazione Bush per non aver valorizzato le aperture concesse in tema di rinuncia alle Armi di Distruzione di Massa.

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SCHEDE

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ALGERIA

SCHEDA GENERALE

Valutazione ISGeo (Minimo – Basso – Medio – Alto - Estremo) Settore Valutazione Instabilità politica Bassa Rischio economico Basso Allarme terrorismo Medio-Alto Rilevanza geo-strategica per l’Italia Alta

Geografia: Superficie: 2.381.740 kmq. Confini: Libia, Mali, Mauritania, Marocco, Niger, Tunisia, e Sahara Occidentale. Capitale Algeri, principali città Orano e Costantina. Divisioni amministrative: 48 province (wilaya-wilayas);

Popolazione: Abitanti: 32,8 (luglio 2003). Tasso percentuale di crescita 1.65%. Tasso di migrazione – 0,4/1000 (ab). Gruppi etnici: 99% Arabo Berberi (18% Berberi Mauri), 1% Europei. Religione: 99% Musulmani Sunniti (Islam religione di Stato), 1% Cristiani ed Ebrei. Lingue: Arabo (Uff.), Francese e dialetti Berberi.

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Stato e Governo: Nome Convenzionale: Repubblica Democratica Popolare di Algeria (Al Jumhuriyah al Jaza'iriyah ad Dimuqratiyah ash Sha'biyah - Al Jaza'ir) Ordinamento: Repubblica Indipendenza: 5 luglio 1962 (dalla Francia); festa nazionale: Anniversario della Rivoluzione, 1 Novembre (1954). Costituzione: 19 novembre 1976; ultima revisione: 28 novembre 1996. Suffragio: Universale, 18 anni. Sistema giuridico: basato sul codice francese e sulla Sharia (legge islamica). Organo supremo: Corte Suprema. Capo di Stato: Presidente Abdelaziz Bouteflika, eletto direttamente per 5 anni (in carica dal 1999 – rieletto nell’aprile 2004). Capo del Governo: Primo Ministro Ahmed Ouyahia (dal 9 Maggio 2003). Risultati elezioni Presidenziali (8 aprile 2004 - Affluenza 58,1%) Candidato % Abdelaziz Bouteflika - Raggruppamento Nazionale per la Democrazia (RND) 85.0 Ali Benflis - Fronte per la Liberazione Nazionale (FLN) 6.4 Abdallah Djaballah - Movimento per la Riforma Nazionale (Islah) 5.0 Said Sadi- Raggruppamento per la Cultura e la Democrazia 1.9 Louiza Hanoune - Partito dei Lavoratori (PT) 1.0 Fawzi Rebaine - Ahd 54 0.6

Parlamento: Bicamerale

• Consiglio della Nazione (Majlis al-Oumma): 144 membri (1/3 scelto dal Presidente della Repubblica, 2/3 eletto indirettamente) per un periodo di 6 anni - ult. rinnovo 30 dicembre 2003.

• Assemblea Popolare Nazionale (Al-Majlis Al-Chaabi Al-Watani): 380 membri (eletti direttamente) per un periodo di 5 anni - ult. rinnovo 30 maggio 2002.

Risultati elezioni Assemblea Popolare Nazionale (30 maggio 2002) Denominazione Sigla % SeggiFronte per la Liberazione Nazionale/Jabha al Tahrir al Watani FLN 34.3 199 Movimento per la Riforma Nazionale/ Harakat al-Islah al-Watani Islah 9.5 43 Raggruppamento Nazionale per la Democrazia RND 8.2 47 Movimento della Società per la Pace/Harakat Mujtama’al-Silm MSP 7.0 38 Partito dei Lavoratori PT 3.3 21 Fronte Nazionale Algerino FNA 1.6 8 Movimento della Rinascita Islamica/Harakat al-Nahda al-Islamiyya MRI 0.6 1 Partito del Rinnovamento PRA 0.3 1 Movimento per la Comprensione Nazionale 0.2 1 Indipendenti 4.9 30

Principali partiti politici:

◊ Fronte per la Liberazione Nazionale/Jabha al Tahrir al Watani (FLN)

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◊ Movimento per la Riforma Nazionale/Harakat al-Islah al-Watani ◊ Raggruppamento Nazionale per la Democrazia (RND) ◊ Movimento della Società per la Pace/Harakat Mujtama’al-Silm (MSP) ◊ Partito dei Lavoratori (PT) ◊ Fronte Nazionale Algerino (FNA) ◊ Movimento della Rinascita Islamica/Harakat al-Nahda al-Islamiyya (MRI) ◊ Fronte Islamico di Salvezza (FIS): Illegale.

Economia: Pil (2003 in valore costante): 65 mld $; crescita annua: 7,4%; pro capite: 2.000 $. Suddivisione Pil per settori: Agricoltura 10,2%; Industria 56,5; Servizi; 33,4. Inflazione: 3,3%. Debito estero: 22 mld $. Disoccupazione: 25%. Popolazione sotto la soglia di povertà: 23%. Moneta: Dinaro Algerino (DZD) 1 € = 93,7 DZD (Precedente rilevamento: 93,8 DZD). Principali risorse naturali: petrolio, gas naturale, minerali di ferro, fosfati, uranio, piombo, zinco. Petrolio: produzione giornaliera 1,4 mln bd; Riserve: 13 mld b. Gas naturale: produzione 80 mld m3; Riserve: 4.739 bld. m3. Energia elettrica: 23.215 milioni di KWh. Commercio (2002): Esportazioni: 19,5 mld $ - Gas Naturale, Petrolio. Paesi destinatari: Italia 18,2%; Spagna 12,6%; Francia 12,5%; USA 11,6%, Paesi Bassi 6%, Brasile 5,9%, Canada 5,7%, Turchia 5,3%, Belgio 5,1%. Importazioni: 10,6 mld $ - Beni capitali; Cibo; Semi-lavorati. Paesi fornitori: Francia 31,3%; Italia, 10%, USA 8,3%, Germania 7,1%. Spagna 5,9%, Turchia 4,2%. Bilancia commerciale con Italia in Mln € (2003 - Fonte ISTAT agg. Dicembre 2004): Esportazioni: 1.169,6 Importazioni: 4.680,4 Saldo: -3.551,7 Spese militari (1999): 3 mld.$, 5,8% Pil.

Analisi e Prospettive Negli ultimi tre mesi in Algeria si è assistito all’ulteriore rafforzamento del potere del Presidente della Repubblica dal punto di vista politico-istituzionale, anche grazie ai risultati ottenuti nel contrasto al fondamentalismo islamico ed ai gruppi armati sovversivi. Sul piano delle relazioni internazionali continuano le tensioni con il Marocco relative al Sahara occidentale, mentre dal punto di vista economico procede il processo di modernizzazione ed apertura ai mercati internazionali e lo sviluppo dei rapporti commerciali con i principali partner, Unione Europea in primis.

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Sul piano politico interno prosegue il costante rafforzamento della leadership del Presidente della Repubblica Abdelaziz Bouteflika: il 1 febbraio 2005 è stato eletto all’unanimità Presidente del Fronte di Liberazione Nazionale (FNL). Questo avvenimento rappresenta una chiara affermazione del progetto politico di Bouteflika e ne conferma ampiamente la legittimità del secondo mandato, iniziato nell’aprile del 2004. Il sostegno emerso dai lavori dell’VIII Congresso del FNL all’agenda politica del Presidente Bouteflika pone sostanzialmente fine ad un periodo di lotte intestine all’interno del partito di maggioranza. A farne le spese è stata soprattutto la corrente che ha appoggiato la linea dell’ex leader del partito Ali Benflis, principale antagonista di Bouteflika dal 2003 ad oggi.1

Il successo del Presidente della Repubblica è stato sancito anche dalla scelta del nuovo Segretario Generale del FNL, alla cui guida è stato chiamato l’attuale Ministro agli Affari Esteri Abdelaziz Belkhadem, fedele alleato di Abdelaziz Bouteflika sia sul piano delle riforme interne che nell’ambito della campagna di riconciliazione nazionale.2

Il Presidente Bouteflika potrà ora sfruttare il sostegno proveniente dal FNL e dalla sua capillare struttura politica territoriale3 per procedere in particolar modo su due punti prioritari che contraddistinguono il programma del suo secondo mandato: lo sviluppo del processo di riforme economiche e sociali; il rafforzamento del dialogo nazionale in vista della preparazione dell’amnistia generale.4

Il processo di riconciliazione nazionale ha come obiettivo l’adozione di un provvedimento di amnistia generale nei confronti dei gruppi islamici e dei loro esponenti. In ciò Abdelaziz Bouteflika potrà contare non solo sul sostegno del FLN e

1 Si veda: “Bouteflika takes control of ruling party”, Middle East Online, 1 febbraio 2005. 2 Il Segretario Generale è stato eletto dai 121 membri del nuovo Esecutivo del FLN, a loro volta scelti dal Consiglio Nazionale del partito. Si veda: “Algerian FM made head of FLN”, Middle East Online, 2 febbraio 2005. 3 La nomina alla presidenza del FNL avrà quasi certamente effetti positivi anche per quanto concerne il supporto politico di base al Presidente algerino. Infatti, nonostante l’ampio successo ottenuto in occasione delle elezioni presidenziali, a Bouteflika mancava un concreto sostegno elettorale che solo una struttura partitica solida e diffusa come quella del FNL può garantire. 4 Inoltre non va sottovalutato il costante rafforzamento nei confronti della leadership militare, soprattutto dopo l’uscita di scena dei due principali oppositori alla politica di riconciliazione nazionale del Presidente algerino: l’ex capo di Stato maggiore della Difesa Gen. Mohamed Lamari ed il Gen. Fodhil Charif. Sia il nuovo comandante delle Forze Armate, Gen. Gaid Saleh, che il capo dell’Intelligence militare, Gen. Tawfiq Mediene, non sembrano intenzionati a contrastarne l’azione ed in alcuni casi hanno mostrato di volerne sostenere alcune iniziative.

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del suo Raggruppamento Nazionale per la Democrazia (RND), ma anche del Movimento della Società per la Pace (MSP), uno dei due partiti islamici che siedono nell’Assemblea Popolare Nazionale. Esso è strettamente connesso con l’opera di contrasto e lotta ai gruppi terroristici ed eversivi di matrice islamica. Nel mese di gennaio le autorità algerine hanno annunciato il quasi totale smantellamento del Gruppo Islamico Armato (GIA). Il 4 gennaio, il Ministero degli Interni algerino ha annunciato l’arresto del leader nazionale del movimento islamico, Boudiafi Noureddine5 e la neutralizzazione di diverse cellule dell'organizzazione.6 Nei giorni seguenti il Ministro degli Interni Yazid Zerhouni ha affermato che anche il Gruppo Salafita per la Predicazione ed i Combattimento (GSPC), considerato da più parti come un movimento della galassia qaedista, è sotto costante pressione da parte delle Forze Armate algerine.7

Il GSPC è attualmente guidato da Abu Mossaab Abdelouadoud8 ed opera prevalentemente nelle regioni orientali del Paese.9 Tuttavia, dopo la consegna alle autorità algerine da parte della Libia del numero due del GSPC, Amar Saifi, all’interno del GSPC si sarebbe formato un gruppo comandato da Mokhtar Belmokhtar, operante nel sud del paese ed i cui miliziani sarebbero rientrati in Algeria dopo un periodo di cattività in Mali. Questa falange sarebbe responsabile dell’attacco del 3 gennaio scorso in cui diciotto tra militari e personale di sicurezza algerini sono stati uccisi in un'imboscata a Biskra, 420 Km a sud di Algeri.10 Il gruppo, del quale sembrano far parte anche ex militari algerini, finanzia le proprie attività di lotta alle Forze di Sicurezza algerine tramite il traffico di armi e droga nella regione del Sahel. Nonostante i successi ottenuti dalle Forze Armate e di Sicurezza algerine, la minaccia costituita dal GSPC e da altri gruppi armati non è stata del tutto annullata ed i prossimi mesi saranno di cruciale importanza nel definire gli sviluppi futuri del contesto di sicurezza algerino. Secondo le autorità di Algeri, il GSPC può contare su circa cinquecento combattenti armati ed addestrati, ma non vanno sottovalutati i

5 Conosciuto anche con il nome di Hakim, è succeduto alla guida di Rashid Okeily, alias Abu Turab, che a sua volta aveva assunto la guida del GIA dopo l’uccisione nel febbraio 2002 del suo leader storico Antar Zouabri. Secondo le fonti governative Rashid Okeily è stato ucciso nel luglio 2004 dai suoi stessi miliziani. In dicembre le Forze di Sicurezza algerine avevano ucciso uno dei principali capi del GIA, Chaaban Younes. 6 Si veda: “Algeria reveals rebel crackdown”, BBC News UK Edition, 4 gennaio 2005. 7 Si veda: “Algeria Says Islamist Group’s Days Are Numbered”, Arab news, 14 gennaio 2005.8 Il cui vero nome sarebbe Abdelmalek Durkdal. Si veda: “Algeria's GSPC appoints new leader”, Middle East Online, 7 settembre 2005. 9 Il GSPC ha rivendicato un attentato del 18 febbraio nella regione di Batna, 430 Km ad est di Algeri, in cui sono rimasti uccisi 10 militari algerini. 10 Si veda: “Algeria: An ambush kills 18 security men”, Arabic News, 6 gennaio 2005.

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collegamenti anche internazionali del gruppo islamico, in particolar modo nella regione saheliana, che ne possono rafforzare la capacità logistica ed operativa. Un elemento inatteso è stata la divulgazione via internet verso la metà di gennaio di un messaggio attribuito a Hassan Hattab.11 Il comunicato afferma che il GSPC sarebbe pronto a rispondere positivamente alla concessione di un’amnistia generale, sotto alcune condizioni e ha nominato Ali Bel Hadj, uno dei principali leader del Fronte Islamico di Salvezza (FIS)12 quale mediatore politico tra il GSPC ed il governo nel caso di negoziazioni. Il FIS è tuttora messo al bando e guarda con estremo favore alla proposta di riconciliazione nazionale di Bouteflika. Un risultato importante nel contesto dell’opera di riconciliazione internazionale intrapresa da Bouteflika è dato dai progressi nella gestione della questione berbera. A metà gennaio il Primo Ministro Ahmed Ouyahia, incaricato dal Presidente Abdelaziz Bouteflika di negoziare con i capi delle comunità berbere in Kabilya, Ha annunciato il raggiungimento di un accordo per la realizzazione di tutte le richieste presentate dai leader della Kabilya nel giugno del 2001 e meglio conosciute come “Programma El Kseur”.13 La lista prevede la richiesta di maggiori investimenti economici nella regione di Kabilya e il riconoscimento della cultura e della lingua berbera, il Tamazight. Sebbene rimanga improbabile che il Algeri conceda alla regione l’autonomia richiesta, la conclusione di un accordo tra i leader berberi ed il governo algerino rappresenta un aspetto di fondamentale importanza nell’agenda di Bouteflika. Restano tuttavia da stabilire concretamente i prossimi passi, in particolar modo per quanto concerne il settore dell’istruzione e la questione energetica, che vede direttamente coinvolta la compagnia nazionale Sonatrach.14

Un’altra iniziativa all’interno del progetto di riconciliazione nazionale è stata la riduzione totale o parziale della pena per oltre cinquemila detenuti, voluta dal

11 Hattab ha fondato il GSPC nel 1998 ma ne ha lasciato la guida nel 2003 opponendosi alla decisione della maggior parte della leadership di rafforzare I legami con organizzazioni estere ed in particolar modo con Al Qaeda. Si pensa che sia stato ucciso dai suoi stessi miliziani anche se non ne è mai stato trovato il corpo. 12 Il movimento politico che nel 1992 vinse le elezioni, poi sospese dall’Esercito, dando inizio alla guerra civile tra forze governative e gruppi islamici. 13 Si veda: “Algeria Govt Strikes Deal With Leaders From Kabylie Area”, Agence France Press, 17 gennaio 2005. 14 Infatti, dall’inizio della ribellione nel 2001, molte famiglie ed imprese della Kabilya si sono rifiutati di pagare le bollette elettriche, causando gravi perdite alla Sonatrach, che sta ora cercando di recuperare almeno parte degli introiti non realizzati, anche attraverso l’uso di minacce.

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presidente algerino Abdelaziz Bouteflika in occasione dell'Aid el Adha (la festa del sacrificio celebrata il 20 gennaio). Dalle misure di grazia sono tuttavia state escluse le persone condannate per atti di terrorismo e sovversione, attentato alla sicurezza dello Stato e per crimini quali omicidio, stupro, corruzione, contrabbando e traffico di stupefacenti. Un fattore che invece può compromettere, almeno in parte, il successo dell’iniziativa del Presidente algerino è dato dall’evoluzione dell’inchiesta sulle persone scomparse durante la guerra civile dal 1992. Recentemente, Faruk Ksentini, Presidente della Commissione nazionale per la promozione e protezione dei diritti umani, sorta su mandato del Presidente della Repubblica Abdelaziz Bouteflika, ha affermato che sono 6.146 i civili algerini la cui scomparsa è da imputare a membri dei Servizi di Sicurezza.15

Il 23 febbraio il governo algerino ha deciso di modificare il codice del diritto familiare, in vigore dal 1984, per riconoscere maggiori diritti alle donne. Al fine di evitare polemiche e opposizioni in seno al Parlamento, il nuovo codice della famiglia e' stato promulgato per decreto presidenziale. Comunque, il 14 marzo l’Assemblea Popolare Nazionale ha approvato a grande maggioranza l'ordinanza presidenziale per la riforma del codice della famiglia. Le principali modifiche concernono l'adozione dell'obbligo di contratto di matrimonio, il diritto delle donne al divorzio, sebbene con alcune limitazioni, condizioni più restrittive per la poligamia, mentre è stato bandito il matrimonio per procura. I progressi rispetto al passato sono considerevoli e rappresentano la volontà di giungere al riconoscimento dell'uguaglianza dei diritti fra uomo e donna, così come espressamente dichiarato dal governo.16 Tuttavia il testo reintroduce la figura del tutore o “wali”, che era stata abolita nella prima stesura, affinché la donna, anche maggiorenne, possa sposarsi. Viene però concesso alla donna il diritto di scegliere il suo tutore. La modifica introdotta all’ultimo momento ha provocato numerose e forti proteste da parte delle organizzazioni femminili.

15 Circa 1.000 persone in più di quelle annunciate nel dicembre 2004 da un comunicato di un portavoce del Presidente Abdelaziz Bouteflika. Alla fine di febbraio 2005, lo stesso Bouteflika ha riconosciuto per la prima volta che le vittime totali della guerra civile ammontano a circa 150,000 persone. Si veda: “Algeria puts strife toll at 150,000”, Aljazeera.net, 24 febbraio 2005. 16 Per la prima volta nella storia dell’Algeria, il 12 gennaio scorso, hanno prestato giuramento le 149 ispettrici di polizia. Mai prima d’ora una donna aveva ricoperto questa carica nel Paese.

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Quella della riforma del codice di famiglia rappresenta sia un necessario adeguamento all’evoluzione giuridica intrapresa in altri Paesi dell’area, come ad esempio il Marocco ma anche uno strumento di utilità strategica nel tentativo di avvicinare le parti sociali all’interno del dialogo di riconciliazione nazionale, in particolar modo per quanto concerne i gruppi integralisti islamici. Per quanto concerne le relazioni internazionali, esse sono incentrate nella soluzione della empasse diplomatica con il Marocco relativa alla questione del Sahara occidentale. L’Algeria continua a sostenere il Fronte Polisario del Saharawi, il movimento indipendentista in lotta con il Marocco per la liberazione del Sahara Occidentale ed è favorevole all’organizzazione del referendum stabilito dalle Nazioni Unite attraverso il “Piano Baker”. L’Algeria inoltre sostiene il Fronte Polisario anche attraverso l’ospitalità accordata ai rifugiati saharawi nei campi profughi di Tindouf, nel sud-ovest dell’Algeria. Il governo marocchino sostiene che la presenza dei campi profughi caratterizzi una minaccia alla sicurezza del confine marocchino-algerino ed entrambi i governi di Algeri e Rabat si accusano reciprocamente di ospitare formazioni militanti e di sostenere il contrabbando regionale di armi. L’Unione Europea ed i suoi membri principali hanno continuato a fare pressioni su entrambi i governi africani al fine di abbassare le tensioni e di favorire il raggiungimento di un accordo, in particolar modo attraverso il rafforzamento delle intese politico-economiche regionali, prima tra tutte l’Unione del Maghreb Arabo. Da questo punto di vista, il dibattito politico interno algerino sulla questione ha visto l’avanzamento di alcune proposte volte allo sviluppo delle relazioni economiche tra i due Paesi come strumento per superare le divergenze politico-diplomatiche.17

L’Algeria ha recentemente ospitato il XVII vertice della Lega Araba, nel sessantesimo anno dalla creazione dell’organizzazione. Esso è stato caratterizzato principalmente da due questioni: gli sviluppi del Piano Arabo di normalizzazione dei rapporti con Israele, presentato a Beirut nel 2002 dal Principe saudita Abdallah bin Abdel Aziz al Saud; la crisi siro-libanese, incentrata sull’applicazione della Risoluzione 1559 dell’ONU, che richiede il ritiro della presenza militare straniera dal Libano. Al meeting del 22-23 marzo ha partecipato il Presidente siriano Hafez al Assad, ma non sono intervenuti il Presidente libanese Emile Lahoud, il Presidente dello Yemen

17 Creation of Algeria-Morocco economic zone will make border issue 'futile', Algerian political leader”, Arabic News, 10 febbraio 2005.

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Ali Abdullah Saleh e il Capo di Stato giordano, re Abdallah II, principale promotore dell’emendamento al Piano saudita. L’attenzione sull’evoluzione degli avvenimenti mediorientali ha tuttavia distolto l’interesse dei partecipanti da quello che inizialmente doveva essere il principale argomento all’ordine del giorno: la riforma dell’organizzazione. Per quanto riguarda i rapporti con l’Unione Europea, il 14 marzo l’Assemblea Popolare Nazionale algerina ha ratificato a larga maggioranza il Trattato di Associazione con Bruxelles.18 L’Accordo prevede il graduale abbattimento, entro 12 anni, delle tariffe all’importazione dai mercati europei, mentre i prodotti algerini beneficeranno immediatamente della rimozione dei dazi doganali dell’Unione. Tra le clausole dell’Accordo vi sono anche quelle relative al rafforzamento della democrazia, della tutela dei diritti umani ed allo sviluppo della governance in Algeria. Un aspetto di frizione tra il governo di Algeri e le autorità di Bruxelles riguarda l’immigrazione clandestina. In febbraio, durante una riunione dei dieci paesi del “dialogo mediterraneo”, il governo algerino ha ribadito la sua opposizione all'installazione nella regione del Maghreb di “centri di transito” per gli immigrati. Per quanto riguarda l’economia, i primi mesi del 2005 hanno confermato il buon andamento degli indicatori macroeconomici. Così come avvenuto nel biennio 2003-04, l’aumento della produzione di petrolio non sembra destinato ad arrestarsi neanche nel periodo 2005-06.19 Il PIL è stato sostenuto anche dalle ingenti esportazioni di gas, l’87% delle quali vengono assorbite dal mercato mediterraneo. La crescita economica è stata trainata anche da altri settori, come quello dell’energia elettrica, idrico, delle telecomunicazioni e dell’edilizia. L’Algeria nel 2004 ha attirato 3,4 miliardi di dollari in investimenti esteri, più del doppio rispetto alla quota del 2003. Per la prima volta, gran parte degli IDE sono stati rivolti ai settori edilizio, idrico e delle telecomunicazioni, anche grazie all’interesse mostrato dal governo nel loro sviluppo e ad un discreto livello di trasparenza e capacità manageriale nella loro gestione. Secondo gli analisti internazionali, la

18 L’Accordo di Associazione deve ancora essere sottoposto al vaglio del Consiglio della Nazione, la camera alta del Parlamento, il cui voto positivo viene dato per certo. 19 La produzione di petrolio è cresciuta del 40% negli ultimi due anni e dovrebbe crescere ancora del 30% nel 2005-06, anche grazie alla scoperta di 13 nuovi giacimenti. Fonte: Economist Intelligence Unit.

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crescita attesa dell’economia algerina per il 2005 sarà superiore al 6% e probabilmente toccherà il 7%.20 Allo stesso tempo rimane forte l’impatto dell’inflazione, che dovrebbe attestarsi attorno al 4,5-5% per il 2005 per poi diminuire l’anno prossimo. Il 20 marzo il Parlamento algerino ha adottato una nuova legge riguardante il settore degli idrocarburi, intesa come primo passo per la ristrutturazione del gigante Sonatrach, la società energetica nazionale. Il progetto fortemente voluto dal Presidente Bouteflika e realizzato dal Ministro dell’Energia e delle Risorse Minerarie Chakib Khelil, è stato approvato senza grossi emendamenti. Tuttavia la sua attuale versione rappresenta il frutto di un compromesso con le organizzazioni sindacali, fortemente preoccupate nei confronti di una totale privatizzazione della Sonatrach e che già in passato avevano fatto fallire il progetto di riforma. La promessa di Bouteflika e del Primo Ministro Ahmed Ouhayia di non privatizzare il colosso di Stato e di proteggere i posti di lavoro ha contribuito al raggiungimento di un accordo. Grazie alle modifiche introdotte dalla nuova legge, la Sonatrach sarebbe già alla ricerca di partner internazionali per l’espansione della produzione petrolifera del Paese. In particolare ad essere interessato sarebbe il bacino di Hassi Messaoiud, che con una produzione di 400.000 barili al giorno è responsabile di circa il 30% della produzione totale algerina di greggio. Anche il settore gasifero continua a dimostrarsi particolarmente dinamico: il 7 marzo è stato raggiunto l’accordo per la costruzione di un secondo gasdotto tra l’Algeria e l’Italia, che dovrebbe essere realizzato per il 2008. Il nuovo gasdotto di Galsi sarà controllato per il 36,5% dall'azienda di Stato algerina Sonatrach mentre all'italiana Edison spetterà una quota del 18% e ad Enelpower il 13,5%. Secondo il Ministro Chakib Khelil il progetto dovrebbe richiedere investimenti tra i 2 e 3 miliardi di dollari. La capacità del gasdotto, che prevede anche la costruzione di cavi per lo scambio di forniture di energia elettrica, sarà di 10 miliardi di metri cubi. 21

Nonostante gli ottimi risultati fino ad oggi registrati in campo economico, il governo del Presidente Abdelaziz Bouteflika si trova comunque a dover affrontare molti problemi ancora irrisolti, tra i quali i principali sono quelli relativi all’elevato tasso di disoccupazione, alla carenza di disponibilità idrica ed elettrica e all’inefficienza e corruzione dell’amministrazione, favoriti fino ad oggi anche dal monopolio degli idrocarburi nella formazione del PIL. Per far fronte a questi problemi, tra le priorità

20 Si veda: ”Algeria expects economic growth at 6% in 2005; oil's effect on currency reserves”, Arabic news, 14 febbraio 2005. 21 Si veda: “Algeria to extend gas line to Italy in 2008”, Arabic News, 9 marzo 2005.

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dei prossimi mesi del governo algerino vi sarà il proseguimento dell’opera di modernizzazione ed apertura del sistema economico, principalmente incentrata nello sviluppo della privatizzazione delle aziende statali e nell’ammodernamento della legislazione bancaria e creditizia.

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EGITTO

SCHEDA GENERALE

Valutazione ISGeo (Minimo – Basso – Medio – Alto - Estremo) Settore Valutazione Instabilità politica Media Rischio economico Basso Allarme terrorismo Medio-Alto Rilevanza geo-strategica per l’Italia Medio-Alta

Geografia: Superficie: 1.001.450 kmq. Confini: Libia, Sudan, Israele e Palestina. Capitale Il Cairo, principali città Alessandria, Giza, Shubra el-Khema, Porto Said. Divisioni amministrative: 26 Governatorati (muhafazat).

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Popolazione: Abitanti: 76,1 (2004). Tasso percentuale di crescita 1,83%. Tasso di migrazione -0,22/1000 (ab). Gruppi etnici: Arabi 85%, Beduini, Nubiani, Berberi e altri 14%, Europei 1%. Religione: Musulmani 91% (Sunniti 99%, Sciiti 1%), Cristiani ed altri 9%. Lingue: Arabo (Uff.), dialetto arabo-egiziano, Inglese, Francese.

Stato e Governo: Nome Convenzionale: Repubblica Araba d’Egitto (al-Jumhuriya Misr al-'Arabiya). Ordinamento: Repubblica presidenziale. Indipendenza: 28 febbraio 1922 (dalla Gran Bretagna) Costituzione: 11 settembre 1971; festa nazionale: 23 luglio (Anniversario della Rivoluzione, 1952). Suffragio: Universale, 18 anni. Sistema giuridico: basato sulla legge islamica, sul sistema Britannico di “Common Law” e sui Codici napoleonici. Organo supremo: Corte Costituzionale Suprema. Capo di Stato: Presidente Mohammed Hosni Mubarak (dal 14 ottobre 1981). Capo del Governo: Primo Ministro Ahmed Nazif (dal 14 luglio 2004). Parlamento: Assemblea Nazionale Bicamerale

• Consiglio della Shura (Majlis Ash-Shura) 264 membri (176 eletti direttamente, 88 nominati dal Presidente della Repubblica) per un periodo di 6 anni - ult. rinnovo maggio-luglio 2001.

• Assemblea del Popolo (Majlis Al-Chaab) 454 membri (440 eletti direttamente, 10 nominati dal Presidente della Repubblica) per un periodo di 5 anni - ult. rinnovo 18-29 ottobre e 13 novembre 2000.

Il Majlis Ash-Shura ha poteri meramente consultivi. Risultati elezioni Assemblea del Popolo - Majlis Al-Chaab (18-29 ottobre e 13 novembre 2000). Denominazione Sigla % SeggiPartito Democratico Nazionale/Hizb al Dimuqratiyah al Wataniyah HDW 353 Indipendenti legati al HDW 35 Indipendenti 37 Partito della Nuova Delegazione/Hizb al-Wafd-al-Jadid HJW 7 Partito Nazionale Unionista progressista/Hizb al Tajamaa al Wataniyah al Tagadamm al Wahdwa HTWTW 6

Partito Nasserista 3 Partito liberale/ Hizb al-Ahrar Ahrar 1 Altri 2

Principali partiti politici:

◊ Partito Democratico Nazionale/Hizb al Dimuqratiyah al Wataniyah (HDW) ◊ Partito della Nuova Delegazione/Hizb al-Wafd-al-Jadid (HJW) ◊ Partito Nazionale Unionista progressista/Hizb al Tajamaa al Wataniyah al Tagadamm

al Wahdwa (HTWTW) ◊ Partito Nasserista ◊ Partito liberale/ Hizb al-Ahrar (Ahrar) ◊ Al-Wasat ◊ Partito della Fratellanza Musulmana/Hizb Al-Ikhwan Al-Muslimoon

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Economia: Pil (2003 in valore costante): 294 mld $; crescita annua: 3,8%; pro capite: 3.900 $. Suddivisione Pil per settori (%): Agricoltura 17%; Industria 33%; Servizi 50%. Inflazione: 10%. Debito estero: 30 mld $. Disoccupazione: 9,9%. Popolazione sotto la soglia di povertà: 17%. Moneta: Sterlina Egiziana (EGP) 1 € = 7,45 EGP (Precedente rilevamento: 7,85 EGP). Principali risorse naturali: petrolio, gas naturale, ferro, fosfati, manganese, zinco e piombo. Petrolio: produzione giornaliera 632.000 bg; Riserve 3,3 mld b. Gas naturale: produzione 646 mld m3; Riserve 58,5 bld m3. Energia elettrica: produzione 75 mld di KWh. Commercio (2002): Esportazioni: 7 mld. $ - petrolio e derivati, metalli, cotone, prodotti tessili, prodotti chimici. Paesi destinatari: USA 18,3%, Italia 13,7%, Gran Bretagna 8,4%. Importazioni: 15,2 mld. $ - macchinari, prodotti chimici, prodotti alimentari, legname, carburanti. Paesi di provenienza: USA 16,9%, Germania 7,9%, Italia 6,7%, Francia 6,5%, Cina 5%,Gran Bretagna 4,1%. Saldo: -8,2 mld. $. Bilancia commerciale: Interscambio Italia - Egitto in Mln € (2003 - Fonte ISTAT agg. Dicembre 2004): Esportazioni: 1,201,9 Importazioni: 995,5 Saldo: 206,3 Spese militari (2001): 2.740 mln $ 3.1% Pil.

Analisi e Prospettive Negli ultimi mesi l’Egitto è stato interessato da importanti sviluppi in ambito politico-istituzionale relativi alla storica svolta annunciata dal Presidente Hosni Mubarak, mentre suoi i rapporti internazionali sono stati principalmente incentrati sull’evoluzione della questione palestinese e mediorientale in generale. Dal punto di vista della politica interna l’elemento che ha maggiormente caratterizzato i primi tre mesi del 2005 è stato sicuramente l’inatteso quanto rivoluzionario annuncio del Capo di Stato egiziano relativo alle possibili modifiche future dell’assetto istituzionale del Paese. Il 26 febbraio il Presidente egiziano Hosni Mubarak ha annunciato di volere intraprendere una serie di riforme costituzionali e politiche, investendo l’Assemblea

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del Popolo e il Consiglio della Shura22 del compito di emendare la Costituzione per consentire l'elezione diretta del Capo dello Stato, riconoscere a tutti i cittadini il diritto di candidarsi e garantire la segretezza del voto.23 Le riforma, di portata storica in Egitto se realizzate, dovrebbero interessare gli articoli della Costituzione egiziana che riguardano le modalità d’elezione del Capo dello Stato ed in particolare l’art.76. 24 In settembre sono infatti previste le elezioni presidenziali: dal 1981, anno in cui l’attuale Presidente ha assunto la guida dello Stato a seguito dell’attentato costato la vita al Presidente Anwar Sadat, per quattro volte consecutive è stato riconfermato Hosni Mubarak e non è mai stato presentato un candidato alternativo.25 Il discorso di Hosni Mubarak, pronunciato durante un convegno universitario, è stato diffuso via radio e televisione ed ha sortito reazioni assai diverse all’interno del mondo politico, sociale ed economico egiziano, nonché all’estero. Innanzitutto esso è stato generalmente accolto con sorpresa, anche a seguito delle precedenti dichiarazioni dello stesso presidente che a inizio 2005, di fronte alle crescenti richieste di riforme politiche provenienti da più ambiti della società egiziana, aveva affermato che qualsiasi tentativo di emendare la costituzione sarebbe stato “futile”. Stupore per la portata delle dichiarazioni di Mubarak è emerso anche all’interno dello stesso partito del Presidente, il Partito Democratico Nazionale (PDN), nonostante le pronte affermazioni in senso contrario. La presa di posizione del Presidente egiziano è il frutto di un periodo di forti pressioni interne ed internazionali affinché venga modificato il sistema politico-istituzionale del Paese in favore di una sua maggiore democraticità e di un reale pluralismo politico. Negli ultimi mesi attivisti politici, esponenti dei partiti d’opposizione, intellettuali e leader religiosi hanno invitato il Presidente Hosni Mubarak, anche attraverso numerose e sostenute manifestazioni pubbliche, a procedere sia ad un piano di effettive riforme sia a non presentarsi alle prossime elezioni presidenziali. Il 15 febbraio, proprio a seguito delle crescenti pressioni e dell’aumento delle proteste nei confronti del leader del PDN, all’opposizione politica riunita per lo svolgimento dei 22 I due rami del Parlamento egiziano. 23 Si veda: “Egypt's leader orders election reform”, Aljazeera.net, 26 febbraio 2005. 24 L’art. 76 prevede che può presentarsi per essere eletto alla Presidenza della Repubblica solo un candidato, la cui nomina è approvata da 2/3 dei membri del Parlamento e poi sottoposta al consenso popolare tramite referendum. 25 Da quell’anno è anche in vigore la legislazione di emergenza su cui è tuttora basato il sistema elettorale.

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lavori del Dialogo Nazionale26, era stato apertamente chiesto di rimandare qualsiasi richiesta di riforme a dopo le elezioni di settembre.27

Tra i soggetti maggiormente attivi nel sostenere un radicale mutamento dell’assetto istituzionale del Paese si è messo in luce soprattutto il partito liberale d’opposizione Al Ghad (“Partito del Domani”), riconosciuto ufficialmente dal governo solo nell’ottobre 2004. Al Ghad, oltre a promuovere l’emendamento dell’art.76 si è spinto molto oltre, richiedendo una generale revisione della Costituzione del 1971, considerata dai membri del partito autoritaria sotto il profilo politico ed eccessivamente socialista da quello economico.28 Il suo leader Ayman Nour è stato imprigionato dalle autorità egiziane a gennaio con l’accusa di irregolarità nella presentazione delle firme per il riconoscimento ufficiale del partito e successivamente liberato sotto cauzione il 12 marzo.29 Pochi giorni dopo la sua liberazione, Ayman Nour ha annunciato la sua candidatura alla Presidenza della Repubblica.30 Il leader di Al Ghad è stato il primo membro di un partito d’opposizione legalizzato ad annunciare la sua intenzione di concorrere alla più alta carica istituzionale del Paese.31 L’azione giudiziaria intrapresa nei suoi confronti32 è apparsa un evidente tentativo di impedirne la partecipazione alle prossime elezioni, qualora venisse effettivamente modificato il sistema di norme che ne regola lo svolgimento. Tuttavia il fronte che si oppone ad un nuovo mandato di Mubarak si è andato sempre più allargando negli ultimi mesi, anche approfittando di un’effettiva apertura delle maglie della censura politica governativa, che ha permesso, anche se in maniera tuttora limitata, una certa espressione pubblica del dissenso. E’ il caso del Movimento

26 Iniziativa voluta dallo stesso Mubarak affinché il PDN e l’opposizione parlamentare e non possano discutere il processo di riforma politico-istituzionale del Paese. 27 Lo stesso giorno il Presidente Mubarak ha sostituito il responsabile del Ministero dell’Informazione Mamduh al-Beltagi con il Ministro della Goventù Anas al-Feqi, il cui posto è stato ricoperto proprio dallo stesso al-Beltagi. Si veda: ”Minor government reshuffle in Egypt”, Middle East Online, 15 febbraio 2005. 28 In particolare, oggetto della propaganda del partito Al Ghad, così come di altri movimenti egiziani, è anche l’art.77, ossia quello concernente i limiti al mandato presidenziale. Ciò allo scopo di non consentire un’ennesima candidatura, con conseguente quasi certa vittoria, del Presidente Hosni Mubarak. 29 Si veda: “Egypt Prosecutor Charges Politician With Forgery”, Arab News, 23 marzo 2005.30 Si veda: “Opposition MP to challenge Mubarak”, Aljazeera.com, 17 marzo 2005. 31 In gennaio tre importanti esponenti della società civile egiziana, che hanno in diverse occasioni presentato la propria candidatura in maniera provocatoria, hanno espressamente richiesto al Parlamento di emendare la Costituzione. Si tratta della scrittrice Nawal Sa’adawi, del sociologo liberale Saad al-Din Ibrahim e di un ex membro del Parlamento, Muhammad Hasanain. I tre personaggi hanno a loro volta lanciato una raccolta di firme a livello nazionale. Si veda: “Multi-candidate poll sought in Egypt”, Aljazeera.net, 4 gennaio 2005. 32 Ayman Nour verrà probabilmente processato in giugno.

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Egiziano per il Cambiamento, nato nel gennaio 2004, e meglio noto come “Kifaya”33, che attraverso alcune limitate ma rumorose manifestazioni di piazza ha apertamente pronunciato slogan a favore della fine del regime di Mubarak. Ad opporsi ad un proseguimento della leadership dell’attuale presidente, oltre ai nasseristi ed ai liberali di Al Ghad, sono soprattutto i movimenti e i personaggi esclusi dall’arena politica, principalmente i Fratelli Musulmani. Il 23 marzo il leader dell’'organizzazione dei Fratelli Musulmani Mohammed Mehdi Akef ha reso noto di essere disponibile ad appoggiare alla carica di Presidente della Repubblica qualsiasi candidato ne sia adatto. I Fratelli Musulmani non hanno ancora fatto sapere se presenteranno un proprio esponente ma hanno affermato che è loro intenzione prendere parte alle elezioni parlamentari che probabilmente si terranno prima della fine dell’anno. Comunque, se dovesse passere l’emendamento costituzionale ed i Fratelli Musulmani presentassero un candidato, con ogni probabilità egli costituirebbe il principale rivale del Presidente uscente. I Fratelli Musulmani sono tuttavia ancora esclusi dal contesto politico e, sebbene godano di supporto anche all’interno del Parlamento, è fortemente improbabile che Mubarak acconsenta ad una loro legalizzazione politica proprio in vista di un così fondamentale appuntamento. Molto dipenderà comunque dal tipo di pressione politica e propagandistica che la principale organizzazione islamica del Paese vorrà e saprà attivare nei prossimi mesi. Il 9 marzo il Parlamento egiziano ha approvato all’unanimità le proposte di modifica costituzionale avanzate da Mubarak, nonostante da più parte vi sia il timore che gli emendamenti che saranno attuati avranno un impatto meno significativo di quanto annunciato da Mubarak e dalle autorità di governo e cambieranno ben poco l’attuale sistema politico.34 Allo stato attuale, la leadership di Hosni Mubarak non è tuttavia in pericolo. Non esistono infatti grandi figure di rilievo capaci di competere con lui sia in termini di potere che di carisma. Tra i possibili candidati alla carica di Presidente della Repubblica in passato era stato più volte formulato il nome di Gamal Mubarak. Tuttavia quella del figlio del

33 “Basta-Abbastanza”, lo slogan contro un nuovo mandato di Mubarak. 34 Si veda: “Egypt's parliament backs reform plan”, Aljazeera.net, 10 marzo 2005. Tuttavia il mondo politico egiziano si sta preparando alla trasformazione del sistema egiziano: il Segretario Generale del PDN e Presidente del Consiglio della Shura Safwat Al-Sherif ha annunciato che in occasione della nomina del Presidente della Repubblica ed in vista delle future elezioni parlamentari, non verrà messa in atto la legislazione d’emergenza sia sui candidati che sull’elettorato.

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Presidente egiziano, attualmente a capo del Segretariato politico del PDN, non sembra costituire un’ipotesi reale, almeno nel breve periodo.35 Al di fuori dei membri del partito di governo, va considerato proprio il leader di Al Ghad che, grazie alla sua detenzione ed alle numerose manifestazioni per la sua liberazione, è oggi ampiamente conosciuto a livello nazionale e potrebbe cavalcare la nuova ondata di rinnovamento politico sviluppatasi nel Paese. Da alcune parti sarebbe stato fatto anche il nome di Amr Moussa, attuale Segretario Generale della Lega Araba ed ex Ministro degli Esteri egiziano. Amr Moussa gode di largo consenso ed apprezzamento all’interno del Paese e, allo stato attuale, sembra essere una delle poche figure politiche egiziane in grado di poter rappresentare un’effettiva alternativa a Hosni Mubarak. L’evoluzione politica interna egiziana è stata seguita con grande interesse dagli Stati Uniti. Sia il Presidente G.W. Bush che il nuovo Segretario di Stato Condoleeza Rice hanno ripetutamente invitato il Presidente Hosni Mubarak ad intraprendere la strada delle riforme politiche. Così, se da un lato l’Amministrazione Bush ha accolto con favore l’annuncio dell’avvio del processo di modifica costituzionale, dall’altro lato si è opposta con forza all’arresto ed alla detenzione del leader di Al Ghad.36 Per quanto concerne le relazioni internazionali, l’Egitto è stato costantemente impegnato nel sostenere e stimolare il processo di pace israelo-palestinese, in particolar modo per quanto concerne gli sviluppi politici interni all’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), a seguito delle elezioni presidenziali e municipali tra svoltesi tra dicembre e gennaio. Il governo egiziano, attraverso il Presidente Hosni Mubarak ha favorito le trattative iniziate tra il Primo Ministro israeliano Ariel Sharon ed il nuovo Presidente palestinese Mahmoud Abbas. L’8 febbraio si è tenuto un vertice a Sharm el-Sheick al quale hanno partecipato entrambi i leader e nel quale è stato annunciato il cessate-il fuoco tra le parti e sono stati presi impegni per coordinare il piano di disimpegno israeliano da Gaza e da alcuni insediamenti della Cisgiordania settentrionale, garantendo la sicurezza dei territori.

35 Il 24 marzo in una conferenza stampa organizzata nel quartier generale del Partito Democratico Nazionale, Gamal Mubarak ha assicurato che non si presenterà alle elezioni presidenziali del prossimo settembre. 36 Gli eventi legati alla detenzione di Nour hanno portato alla sospensione della prevista visita di Condoleeza Rice in Egitto. L’Egitto è fortemente dipendente dal sostegno economico-finanziario degli Stati Uniti, che si aggira attorno ai 2 miliardi di dolari.

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La presenza di Ariel Sharon in Egitto ha provocato forti proteste non solo dei gruppi islamici ma anche di gran parte della società egiziana, dove è ancora forte il rifiuto al riavvicinamento politico-economico che il Presidente Mubarak sta portando avanti con le autorità israeliane. Da questo punto di vista, il miglioramento delle relazioni tra Egitto ed Israele è stato testimoniato anche dal ritorno a Tel Aviv dell’Ambasciatore egiziano, dopo quattro anni di assenza a seguito delle attività militari israeliani nei territori dell’ANP.37 Tuttavia, il governo egiziano non ha ancora acconsentito ad una normalizzazione delle relazioni con Israele, che secondo quanto affermato a più riprese dalle autorità de Il Cairo, potrà avvenire solo quando verranno ripristinate le condizioni precedenti al conflitto del 1967.38

Nel trattare la questione palestinese, entrambi i Paesi sono attualmente interessati alle garanzie riguardanti la propria sicurezza interna, in particolare per quanto concerne l’evoluzione della situazione nella Striscia di Gaza. Il 10 febbraio i Ministri degli Esteri di Egitto e Israele, Ahmad Abu al-Gheit e Silvan Shalom avrebbero dovuto firmare un memorandum d’intesa per il dispiegamento di una forza di sicurezza egiziana al confine tra l’Egitto e la Striscia di Gaza. L’accordo, che si dovrebbe inserire all’interno della “Exit Strategy” israeliana da Gaza39, non è stato tuttavia ancora firmato a causa dell’opposizione del governo israeliano. Esistono infatti visioni contrastanti sulle modalità del passaggio delle gestione della sicurezza del confine tra l’Egitto e la Striscia di Gaza: in particolare le autorità egiziane vorrebbero un rapido ritiro delle Forze Armate israeliane, mentre il governo israeliano cerca di prolungare la propria presenza fino a quando l’ANP non garantirà le condizioni di sicurezza ritenute necessarie.40

In precedenza il direttore dell’Intelligence egiziana Omar Sulaiman ed il suo vice, Gen. Mustafa al-Buheiri, avevano incontrato sia il Presidente dell’ANP che i leader delle principali formazioni palestinesi Hamas e Jihad Islamica Palestinese per discutere degli sviluppi della sicurezza nell’area.41 La diplomazia egiziana ha svolto un ruolo di fondamentale importanza anche per quanto concerne la crisi siro-libanese. Hosni Mubarak si è fatto promotore di un pacifico sviluppo della situazione in Libano, a seguito dell’attentato costato la vita 37 Si veda: “Egypt ambassador returns to Israel”, Aljazeera.net, 17 marzo 2005. 38 SI veda: ” Abul -Gheit denies proposals on normalization of relations with Israel”, Arabic News, 23 marzo 2005. 39 L’intesa prevede il dispiegamento iniziale di circa 700 soldati egiziani. Si veda: “Egypt deploys hundreds of soldiers on Gaza borders”, Arabic News, 10 febbraio 2005. 40 Si veda. “Egypt wants Israel to withdraw from border strip”, Khaleej Times, 23 febbraio 2005.41 Si veda: “Egypt talks to Hamas and Al Jihad abroad, Arabic News, 2 febbraio 2005.

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all’ex Primo Ministro Rafiq al Hariri. In marzo il Presidente egiziano ha incontrato il Presidente siriano Bashar al Assad in merito al ritiro delle Forze di Sicurezza siriane dal territorio libanese.42 Il tema della questione siro-libanese e quello della normalizzazione dei rapporti tra il mondo arabo ed Israele ha caratterizzato il summit dell’Unione Araba svoltosi ad Algeri tra il 22 ed il 23 di marzo. In quell’occasione, i Paesi arabi hanno anche espresso il loro sostegno alla candidatura dell’Egitto per un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU, in vista di una futura riforma dell’organizzazione.43

Tra gennaio e marzo, l’Egitto è stato anche al centro di alcune indagini da parte dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, incentrate sulla verifica del programma nucleare egiziano. Sia il Primo Ministro egiziano Ahmed Nazif che il Ministro degli Esteri Ahmed Abul Gheit hanno più volte rassicurato le autorità internazionali sulla natura pacifica del programma, indirizzato esclusivamente a scopi energetici, affermando inoltre che l’Egitto rispetta il Trattato di non Proliferazione Nucleare. A seguito degli accertamenti svolti il responsabile dell’Agenzia dell’ONU Mohamed El Baradei ha affermato che, nonostante alcune violazioni passate, il programma egiziano non costituisce attualmente una minaccia, non essendosi verificato un processo di proliferazione nucleare.44

Per quanto concerne gli aspetti economici, la situazione economica generale permane delicata. I primi dati del 2004 mostrano che il processo di riforme economiche guidato dal Primo Ministro Ahmed Nazif potrebbe avere effetti controproducenti sul bilancio dello Stato, allargando il deficit fiscale ed aumentando il debito pubblico. Inoltre permane il problema della crescita interna, che continua ad essere inferiore allo sviluppo demografico. Questo aspetto incide direttamente su uno dei fattori più critici del sistema socio-economico: la disoccupazione, in particolare quella delle fasce più giovani. Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale insistono che per permettere uno sviluppo strutturato dell’economia ed una massiccia lotta alla povertà, la crescita egiziana dovrebbe attestarsi attorno al 6-7%, contro una crescita attuale che fatica a raggiungere il 4%.45

42 Da questo punto di vista l’Egitto continua a giocare il ruolo di mediatore tra la Siria e gli Stati Uniti sulla questione dell’applicazione della risoluzione ONU 1559. Si veda: “Mubarak holds important talks with al-Assad on topics to be tackled at Algeria summit”, Arabic News, 16 marzo 2005. 43 Tale accordo è stato raggiunto nei giorni precedenti il summit di Algeri. Si veda: “Arabs support Egypt nomination to permanent UNSC seat “, Arabic News, 18 marzo 2005. 44 “Baradei: Egypt poses no nuclear threat”, Arabic News, 1 marzo 2005 45 Lo steso FMI ha tuttavia messo in luce che il più realistico livello di crescita del PIL al 3-4% annuo rappresenta un obiettivo minimo.

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Preoccupa anche l’elevato livello dell’inflazione, che nel 2004 ha toccato l’11% e che, nonostante i segnali di una lieve flessione nei primi mesi del 2005, dovrebbe permanere alto. Il governo egiziano deve poi far fronte alla questione della fine dell’Accordo Multifibre, che ha riaperto il mercato dell’UE e quello statunitense ai prodotti tessili dei Paesi asiatici, principali concorrenti dell’economia egiziana. Per contrastare una prevista flessione delle esportazioni verso l’Europa, l’Egitto è impegnato nello sviluppo delle “Zone Industriali Qualificate”46 e nel proseguimento delle trattative con Washington, che erano state interrotte nel 2003, per il rafforzamento dell’integrazione economica tra Egitto e Stati Uniti. Un aspetto significativo nelle relazioni commerciali egiziane è dato dal costante aumento degli scambi con la Cina. Nel 2004 il loro volume complessivo ha subito un incrementato del 26,8% rispetto al 2003, anche se all’aumento delle esportazioni cinesi si è verificata una diminuzione di quelle egiziane.47 Prosegue intanto il programma di privatizzazione guidato dal Primo Ministro Ahmed Nazif e dal Ministro per gli Investimenti Mahmoud Mohieldin. A gennaio, fonti ufficiali egiziane, hanno annunciato che nel corso del 2005 dovrebbe realizzarsi la vendita di una delle quattro principali banche statali, probabilmente la Bank of Alexandria.48

Secondo quanto affermato in marzo da Mahmoud Mohieldin, nel 2005 altri settori economici egiziani verranno interessati dalla privatizzazione delle aziende statali e dall’apertura ai capitali esteri, in particolare l’industria petrolchimica e dei fertilizzanti.49 Notizie positive sono giunte dal settore degli idrocarburi ed in particolare da quello gasifero. Dopo l’apertura alle esportazioni verso la Spagna del dicembre 2004, l’Egitto potrebbe iniziare a rifornire di gas anche altri Paesi europei, tra i quali la Gran Bretagna. In marzo i dirigenti della British Gas hanno infatti espresso apprezzamenti 46 Si veda: “Egypt Asks Textile Firms to Join QIZ Agreement Summer Said”, Arab News, 23 febbraio 2005. 47 L’Egitto è il quinto partner commerciale africano della Cina, dietro a Sudafrica, Angola, Sudan e Nigeria. Si veda: ”Egypt's Trade with China up by 26.8%”, Arabic News, 29 marzo 2005. 48 Le altre sono la Banque Misr, la National Bank of Egypt e la Banque du Caire. Si veda “Egypt to sell off state-owned bank”, BBC News UK Edition, 4 gennaio 2005. 49 Nel periodo 2003/4 l’Egitto ha attirato 407 milioni di dollari di investimenti diretti esteri. Le prospettive del governo egiziano per il 2005 sono di raddoppiare tale cifra. Si veda: “Egypt Plans IPOs to Lure Investment, Arab News, 6 marzo 2005

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per lo sviluppo del settore gasifero egiziano, gettando le basi per possibili future intese tra Egitto e Gran Bretagna. Inoltre, in febbraio si è avuta la firma di un memorandum d’intesa tra governo egiziano e israeliano per la fornitura di gas dall’Egitto ad Israele attraverso la realizzazione di un gasdotto tra i due Paesi.50 Infine, in marzo l'Eni ha firmato un protocollo d'intesa con il governo egiziano per regolamentare la fornitura di gas alla linea di produzione di Gas Naturale Liquefatto (GNL) dell'impianto di Damietta, le cui strutture sono state completate nell’ottobre 2004 ed hanno iniziato la produzione di GNL nel mese di dicembre.

50 Si veda: “Israel approves importing natural gas from Egypt”, Arabic News, 22 febbraio 2005.

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LIBIA

SCHEDA GENERALE

Valutazione ISGeo (Minimo – Basso – Medio – Alto - Estremo) Settore Valutazione Instabilità politica Bassa Rischio economico Basso Allarme terrorismo Basso-Medio Rilevanza geo-strategica per l’Italia Alta/Estrema

Geografia: Superficie: 1.759.540 kmq. Confini: Tunisia, Algeria, Niger,Ciad, Sudan, Egitto. Capitale Tripoli, principali città Bengasi, Misurata, Zuwara. Divisioni amministrative: 25 Municipalità (baladiyat).

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Popolazione: Abitanti: 5,6 milioni (2004), di cui 166.510 stranieri. Tasso percentuale di crescita 2,37%. Tasso di migrazione ND. Gruppi etnici: Arabi e Berberi 97%, altri 3%. Religione: Musulmani Sunniti 97%, Cristiani ed altri 3%. Lingue: Arabo (Uff.), Inglese, Francese, Italiano.

Stato e Governo: Nome Convenzionale: Gran Jamahiria Araba Libica Popolare Socialista (Al-Jamahiriya al-'Arabiya al-Libiya ash-Sha'biya al-Ishtirakiya al-'Uzma). Ordinamento: Repubblica socialista araba islamica. Indipendenza: 24 dicembre 1951 (dall’Italia). Costituzione: 11 dicembre 1969, emendata 2 marzo 1977; festa nazionale: 1 settembre (Anniversario della Rivoluzione, 1969). Suffragio: Universale, 18 anni. Sistema giuridico: basato sulla legge islamica, sul sistema Italiano. Organo supremo: Corte Suprema. Capo di Stato: Presidente del Congresso del Popolo Zentani Muhammad az-Zentani (dal 18 novembre 1992). Capo della Rivoluzione Col. Muammar Abu Minyar al-Qaddhafi (dal 1 settembre 1969).

Il Col. al-Qaddhafi non possiede alcun titolo istituzionale formale dal 1979, quando lascio la guida del Congresso Generale del Popolo. E’ riconosciuto quale Capo della Rivoluzione e de facto governa il Paese.

Capo del Governo: Primo Ministro (Segretario del Comitato Generale del Popolo) Shokri Ghanem (dal 14 giugno 2003). Parlamento: Unicamerale Congresso Generale del Popolo (Mutamar Al Sha'ab Al Aam) 760 membri (eletti indirettamente attraverso comitati popolari) per un periodo di 3 anni - ult. rinnovo 1 marzo 1997. Non esistono partiti politici. Economia: Pil (2003 in valore costante): 35 mld $; crescita annua: 3,2%; pro capite: 6.400 $. Suddivisione Pil per settori (%): Agricoltura 9%; Industria 45%; Servizi 46%. Inflazione: 2,8%. Debito estero: 4,5 mld $. Disoccupazione: 30%. Popolazione sotto la soglia di povertà: ND. Moneta: Dinaro Libico (LYD) 1 € = 1,66 LYD (Precedente rilevamento: 1,67 LYD). Principali risorse naturali: petrolio, gas naturale, gesso. Petrolio: produzione giornaliera 1,6 mln bg; Riserve 29,5 mld b. Gas naturale: produzione 0,21 bld m3; Riserve 46,4 bld m3. Energia elettrica: produzione 19 mld di KWh. Commercio (2002): Esportazioni: 11,8 mld $ - petrolio e derivati. Paesi destinatari: Italia 42,6%, Germania 14,1%, Spagna 13,6%, Turchia 6,9%, Svizzera 4,4%. Importazioni: 6,3 mld $ - macchinari, mezzi di trasporto, prodotti alimentari, manufatti.

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Paesi di provenienza: Italia 25,6%, Germania 9,8%, Gran Bretagna 6,6%, Corea del Sud 6,6%, Tunisia 6,5%, Giappone 6,4%, Francia 5,7%. Saldo: 5,5 mld $. Bilancia commerciale: Interscambio Italia - Libia in Mln € (2003 - Fonte ISTAT agg. Dicembre 2004): Esportazioni: 1.367,3 Importazioni: 5.225,9 Saldo: -3.858,5 Spese militari (2001): 1,2 mld $, 3.5%Pil.

Analisi e Prospettive Negli ultimi mesi la Libia ha attraversato un periodo di assestamento successivo ai grandi cambiamenti intercorsi durante il 2004 e che ne hanno garantito il progressivo reinserimento nella comunità internazionale. In ambito internazionale emerge l’attivismo del governo di Tripoli nello sviluppare le relazioni economiche e commerciali con vecchi e nuovi partner. A livello interno prosegue il processo di riforme economiche, anche se appare sempre più verosimile che esse riguarderanno soprattutto il settore degli idrocarburi, principale voce nel bilancio dello Stato. Dal punto di vista interno non vi sono stati grossi sviluppi rispetto al periodo precedente. Il Colonnello Muammar al-Qaddhafi continua a guidare la nazione senza che emergano situazioni o personaggi che ne possano minacciare la leadership. Sfruttando la fine del regime delle sanzioni, la nuova realtà dei rapporti internazionali e le abbondanti rendite petrolifere maturate durante il 2004, il leader della Jamahiria ha rafforzato il suo già forte ascendente sulla popolazione, grazie alla convinzione generale in un miglioramento delle condizioni socio-economiche del Paese. Con l’economia trainata dai ricavi del petrolio, il leader libico riesce a mantenere in equilibrio la bilancia dei rapporti di potere interni che vedono protagonisti i vari soggetti politici, economici, militari e tribali. Tuttavia, negli ultimi mesi si è andata acuendo la spaccatura tra i sostenitori della Rivoluzione del 1969, ostili ad un’eccessiva apertura dell’economia libica all’estero, ed i fautori del rinnovamento economico - e possibilmente di quello politico in chiave democratica - del Paese. Questi ultimi sono rappresentati dalla nuova leadership tecnocratica al governo ed in particolare dal Primo Ministro Shukri Ghanem e dal figlio di Muammar al-Qaddhafi, Saif al-Islam. Quest’ultimo è da tempo il portavoce del padre a livello internazionale ed ha recentemente insistito in più occasioni sulla necessità dell’avvio di un processo

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democratico interno non solo in Libia ma in tutto il mondo arabo. Inoltre, in occasione del Forum Economico Mondiale di Davos di gennaio, Seif al-Islam ha anticipato il programma di riforme economico-sociali deciso dal governo del padre.51 Le divergenze tra le due anime politiche libiche non hanno ancora assunto un carattere netto ed è più probabile che rimarranno all’interno di un dibattito circoscritto, a causa del carattere particolare della struttura politico-istituzionale della Gran Jamahiria Araba Libica Popolare Socialista e dell’assenza di partiti politici. Anche nei confronti dell’opposizione in esilio, sono emerse alcune aperture. In gennaio, il Colonnello al-Qaddhafi ha invitato tutti coloro che sono scappati dal Paese negli anni passati a scegliere liberamente se farvi ritorno.52

Rimane il problema dei gruppi e movimenti islamici, che sebbene esclusi dal contesto politico del Paese hanno preso sempre più corpo all’interno della società libica, soprattutto a causa del peggioramento delle condizioni socio-economiche della popolazione durante il lungo periodo dell’embargo. L’inevitabile apertura della Libia al contesto regionale ed internazionale potrebbe anche rappresentare un’opportunità di ulteriore sviluppo per quei soggetti islamici, siano essi organizzazioni o movimenti, che sapranno mantenersi su toni moderati ed allo stesso tempo farsi carico delle istanze delle fasce più povere ed emarginate della popolazione. Nel frattempo, il reintegro della Libia nella comunità internazionale ha avuto come conseguenza anche quella di portare in superficie la questione del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali all’interno del Paese. Secondo quanto affermato da numerose ONG e documentato in un rapporto di Amnesty International, in Libia continuano violazioni anche gravi dei diritti umani, censura e criminalizzazione della libertà di espressione, associazione e stampa, detenzioni prolungate, maltrattamenti e torture ed un generale clima di paura nella popolazione per denunciare gli abusi commessi dalle forze di Polizia e di Sicurezza. Durante la sua sessione annuale ordinaria, svoltasi tra l’8 ed il 12 gennaio, il Congresso Generale del Popolo ha assunto alcune decisioni relative allo sviluppo della tutela dei diritti umani, tra cui la creazione di un nuovo comitato per gli affari legali ed i diritti umani all’interno del proprio Segretariato e l’abolizione delle Corti del Popolo. Queste ultime sono state accusate in più occasioni di essere uno dei fori

51 Si veda: “Libya plans to shed old and begin a new era”, International Herald Tribune, 28 gennaio 2005. 52 Si veda: “Qathafi calls for closing the file of opposition”, Arabic News, 13 gennaio 2005.

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principali in cui si sono esplicitate la censura e la repressione governativa nei confronti degli oppositori e dei dissidenti. Per quanto concerne le relazioni politiche ed economiche internazionali del Paese, la Libia continua ad essere al centro dell’attenzione mediterranea in merito all’evoluzione dell’immigrazione clandestina. Alcuni Paesi, ed in particolare l’Italia, sono impegnati congiuntamente con le autorità libiche nel contrastare un fenomeno che negli ultimi mesi in Europa è tornato ad essere al centro del dibattito politico nazionale e dell’Unione. La Libia, ad esempio, ha accolto con favore la proposta di Bruxelles di creare dei centri di raccolta nell’area maghrebina e nordafricana per gli emigranti. I rapporti con l’Unione Europea sono in parte condizionati dalla vicenda della condanna a morte di cinque infermiere bulgare ed un medico palestinese accusati di aver infettato oltre 400 bambini libici col virus dell’Aids in un ospedale di Bengasi. Le autorità di Bruxelles, assieme a molte organizzazioni per i diritti umani, hanno costantemente fatto pressione per una revisione del processo, mentre i detenuti hanno denunciato il governo libico per le torture subite in carcere. Il Col. Muammar al-Qaddhafi ha fatto sapere di essere disponibile ad annullare la condanna a morte ed è presumibile che cercherà di sfruttare al meglio tale situazione per migliorare l’immagine della Libia a livello internazionale.53 La Libia ha proseguito nella sua politica di avvicinamento all’Europa anche a livello bilaterale. In febbraio, a due mesi dalla visita del Presidente Jacques Chirac, si è recato a Tripoli anche il Ministro della Difesa francese Michèle Alliot-Marie, allo scopo di siglare una lettera d’intenti in tema di cooperazione militare e di procurement. Nei prossimi mesi sono inoltre previste in Libia le visite del Ministro del Commercio François Loos e di quello dell’Industria Patrick Devedjian.54

Per quanto concerne i rapporti con gli Stati Uniti, il Sottosegretario di Stato agli Esteri William Burns ha annunciato a metà marzo le intenzioni di Washington di ristabilire piene relazioni diplomatiche con la Libia entro la fine del 2005. A Tripoli sono già presenti una ventina di diplomatici statunitensi e presto verrà inviato un

53 Entro maggio il tribunale che ha emesso la condanna dovrebbe pronunciarsi sulla richiesta di appello. Si veda: “Libya to rule on Bulgarian nurses' death penalty”, Middle East Online, 29 marzo 2005. 54 Si veda: “France looks for deals with Libya's military”, International Herald Tribune, 7 febbraio 2005.

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Ambasciatore, in attesa che venga completata la sede dell’ambasciata americana.55 Il governo libico ha tuttavia protestato nei confronti degli Stati Uniti, accusando il governo di Washington di non aver ancora tolto il nome della Libia dalla lista del Dipartimento di Stato dei Paesi sostenitori del terrorismo internazionale.56 Come ritorsione, Tripoli ha minacciato di non completare i pagamenti degli indennizzi per le vittime della strage di Lockerbie.57

Se permangono alcune tensioni dal punto di vista politico-diplomatico, sotto l’aspetto economico le relazioni tra i due Paesi sono proseguite senza impedimenti. Le aziende petrolifere statunitensi sono tornate ad operare in Libia dopo anni di assenza e si sono aggiudicate 11 delle 15 concessioni inizialmente accordate dal governo libico, soprattutto a discapito delle compagnie europee.58

Per quanto concerne i rapporti con il mondo arabo, la Libia ha cercato all’interno del contesto regionale di sviluppare la nuova propensione economica e commerciale derivata dalla fine del regime dell’embargo e dal reintegro nella comunità internazionale. Il 2005 è tuttavia iniziato con il proseguimento dell’empasse politico-diplomatica con l’Arabia Saudita, il cui Ministro degli Esteri, il principe Saud al-Faisal, dopo aver richiamato il proprio ambasciatore a Tripoli in dicembre, ha invitato quello libico a lasciare Riad.59 Lo stallo diplomatico non ha mancato di avere ripercussioni all’interno della Lega Araba. Il Presidente egiziano Hosni mubarak ha comunque continuato a mediare tra le parti.60 Dal canto suo il governo libico ha svolto un ruolo importante nella gestione della crisi siriana per quanto concerne la questione delle Armi di Distruzione di Massa, proponendo a più riprese la creazione di un area mediorientale, Israele compreso, libera da arsenali chimici, biologici e nucleari.61

55 La sede dovrebbe essere completata nel 2009. 56 Si veda: “Kadhafi: Libya not rewarded for giving up WMD”, Middle East Online, 31 gennaio 2005. 57 Si veda: “Libya refuses to extend Lockerbie damages deal “, Reuters, 19 febbraio 2005. 58 Si veda: “Libya disappoints European oil firms “,Middle East Online, 31 gennaio 2005. A gennaio sono stati infatti firmati i primi contratti tra il governo libico e le compagnie statunitensi Occidental Petroleum Corp, Amerada Hess Corp e ChevronTexaco. Si veda: “US oil companies return to Libya”, BBC News UK Edition, 30 gennaio 2005. 59 Si veda: “Saudi asks Libya envoy to leave”, Aljazeera.com, 7 gennaio 2005. 60 Si veda: “Mubarak continues reconciliation efforts between Libya, Saudi Arabia”, Arabic News, 6 gennaio 2005 61 Durante il mese di marzo, in preparazione del, e successivamente al vertice della Lega Araba di Algeri, esponenti dei governi siriano e libico si sono più volte incontrati per sviluppare una posizione comune sull’argomento. Si veda: “Elimination of differences between Syria and Libya on mass destruction weapons”, Arabic News, 29 marzo 2005.

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I rapporti con Israele sono stati caratterizzati dalla richiesta israeliana di indennizzo delle proprietà degli Ebrei costretti ad abbandonare la Libia a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta. In marzo una delegazione israeliana si è recata a Tripoli per vagliare la disponibilità del governo di Muammar al-Qaddhafi.62 La diplomazia libica è stata inoltre incessantemente impegnata in Africa subsahariana, soprattutto nella soluzione della crisi politico-militare in Darfur. Il Col. Muammar al-Qaddhafi avrebbe dovuto partecipare ad un Summit organizzato a Il Cairo in ambito di Unione Africana, secondo quanto annunciato in febbraio dal Presidente di turno dell’organizzazione, il Capo di Stato nigeriano Olusegun Obasanjo. Tuttavia il governo egiziano si è inizialmente opposto al Summit per poi dare successivamente il proprio assenso.63

Per quanto riguarda la situazione economica, essa è caratterizzata da una realtà in sostanziale stallo, in cui gli ingenti capitali provenienti dagli investimenti esteri nel settore degli idrocarburi e dalle rendite petrolifere non trovano sbocchi nei vari settori dell’economia interna, caratterizzata da infrastrutture non adeguate e da una struttura legislativa e creditizia inadeguata a supportare l’apertura ai capitali esteri. Anche al fine di sopperire a queste difficoltà strutturali, tra la fine del 2004 e gli inizi del 2005 l’esecutivo del Primo Ministro Shokri Ghanem ha varato un sistema di tagli dei contributi statali alla produzione, soprattutto nei settori dell’elettricità, dei combustibili e degli alimenti. Tali misure sono state presentate come strumenti volti da un lato a scoraggiare la corruzione e ridurre la spesa pubblica, dall’altro lato a stimolare il prestito e l’imprenditoria privata. Alla metà di marzo, infatti, il Congresso Generale del Popolo ha varato una nuova normativa che consente ad istituti di credito stranieri di stabilire propri uffici e filali in Libia. La nuova legge permette anche ai cittadini libici di intraprendere attività finanziarie, con un capitale minimo di 10 milioni di dollari. L’apertura ai capitali stranieri permetterà anche di sopperire alla riduzione dei sussidi nel settore petrolifero. Secondo quanto affermato sia dal Primo Ministro Ghanem che dal leader libico al-Qaddhafi, questi tagli permetteranno la realizzazione di un piano per finanziare l’aumento dei salari pubblici, allo scopo di stimolare i consumi e, più in generale, la produzione e la crescita economica del Paese. 62 Si veda: “Israeli delegation visits Libya to discuss compensations for Jews”, Arabic News, 4 marzo 2005. 63 Il mini vertice dovrebbe svolgersi nelle prossime settimane a Il Cairo, con la partecipazione dei Capi di Stato di Nigeria, Libia, Ciad, Egitto e Gabon.

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Un'altra grande sfida per il governo di Tripoli è quella relativa alla lotta alla disoccupazione che si aggira attorno al 30% e per combattere la quale fino ad oggi non sono state presi che limitati provvedimenti. Un settore che presenta ampi margini di crescita è certamente quello turistico. In marzo il Ministro del Turismo libico Ammar Eltayif ha presentato alcuni progetti di sviluppo turistico che la Libia intende intraprendere aprendo agli investimenti stranieri con l’obiettivo di raggiungere una potenzialità di centomila posti letto entro il 2015. I progetti riguardano la costruzione di villaggi e resort sulla costa e sull'unica isola libica, Farwa. A limitare e spesso contrastare gli sforzi della compagine governativa per stimolare l’economia interna ed attrarre investimenti esteri permangono un apparato burocratico macchinoso, l’alto livello di corruzione ed il fatto che, nonostante l’attuale governo goda di una certa libertà di manovra, le sue scelte continueranno verosimilmente a dipendere ancora per qualche tempo dall’equilibrio di potere garantito dal leader libico e dalle sue spesso contrastanti prese di posizione. Inoltre, continua a rimanere il problema della dipendenza dell’economia libica dai prezzi internazionali del petrolio. Sebbene per il 2005 le previsioni sono rassicuranti, con un costo medio del greggio costantemente sopra ai 30 dollari, la possibilità che si verifichi una lenta e anche minima diminuzione dei prezzi rappresenta una minaccia verso la quale il governo libico non sarebbe, almeno allo stato attuale, in grado di porre efficace rimedio.

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MAROCCO

SCHEDA GENERALE

Valutazione ISGeo (Minimo – Basso – Medio – Alto - Estremo) Settore Valutazione Instabilità politica Bassa Rischio economico Basso Allarme terrorismo Medio Rilevanza geo-strategica per l’Italia Alta

Geografia: Superficie: kmq. 724.852 (458.852 senza il Sahara Occidentale) Confini: Algeria, Mauritania e Spagna (isole di Ceuta e Melilla). Capitale Rabat, principali città Casablanca, Marrakech, Fez. Divisioni amministrative: 37 Province e 2 Wilayas (Marrakech e Rabat-Sale).

Popolazione: Abitanti: 31,69 milioni (luglio 2003), 250.500 nel Sahara Occidentale. Tasso percentuale di crescita 1,64%. Tasso di migrazione -1,03/1000 (ab). Gruppi etnici: Arabi e Berberi arabizzati 60%, Berberi (Mauri) 36%, Africani neri, Europei e altri 4%. Religione: Musulmani Sunniti 99%. Lingue: Arabo (Uff.), Francese, dialetti berberi, Spagnolo.

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Stato e Governo: Nome Convenzionale: Regno del Marocco (al-Mamlaka al-Maghribiya - Maghrib) Ordinamento: Monarchia costituzionale. Indipendenza: 2 marzo 1956 (dalla Francia); festa nazionale: Festa della Corona (salita al trono di re Mohamed VI), 30 luglio (1999). Costituzione: 10 marzo 1972, ultima revisione settembre 1996. Suffragio: Universale, 18 anni. Sistema giuridico: basato sul codice civile spagnolo e francese e sulla Sharia (legge islamica). Organo supremo: Corte Suprema Capo di Stato: Re Mohammed VI (30 luglio 1999). Capo del Governo: Primo Ministro Driss Jettou (9 ottobre 2002). Parlamento: Bicamerale

• Assemblea dei Consiglieri (Majlis al-Mustasharin) 270 membri (eletti indirettamente dai consigli locali, le organizzazioni professionali e dai sindacati) per 9 anni (1/3 rinnovato ogni 3 anni) - Ult. rinnovo 6 ottobre 2003.

• Assemblea dei Rappresentanti (Majlis al-Nuwab) 325 membri (eletti dal popolo) per 5 anni - Ult. rinnovo 27 settembre 2002.

Risultati elezioni Assemblea dei Rappresentanti (27 settembre 2002) Denominazione Sigla % SeggiUnione Socialista delle Forze Popolari USFP 50 Partito dell'Indipendenza/Istiqlal I 48 Partito della Giustizia e dello Sviluppo PJD 42 Raggruppamento Nazionale degli indipendenti RNI 41 Movimento Popolare MP 27 Movimento Popolare Nazionale MPN 18 Unione Costituzionale UC 16 Fronte delle Forze Democratiche FFD 12 Partito Nazional-Democratico PND 12 Partito del Progresso e del Socialismo PPS 11 Unione Democratica UD 10 Altri 38

Principali partiti politici:

◊ Unione Socialista delle Forze Popolari ◊ Istiqlal/Partito dell'Indipendenza ◊ Partito della Giustizia e dello Sviluppo ◊ Raggruppamento Nazionale degli indipendenti

Economia: PIL (2003 in valore costante): 128,3 mld. $; crescita annua: 6%; pro capite: 4.000 $. Suddivisione Pil per settori (%): Agricoltura 15%; Industria 33%; Servizi 52%. Inflazione: 3,6% Debito estero: 17,7 mld $ Disoccupazione: 19% Popolazione sotto la soglia di povertà (1999): 19%.

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Moneta: Dirham Marocchino (MAD) 1 € = 11,08 MAD. (Precedente rilevamento: 11,1 MAD). Principali risorse naturali: fosfati, ferro, manganese, piombo, zinco, pesce, sale. Petrolio: produzione giornaliera 80.000 bg; Riserve 1,6 mln b. Gas naturale: produzione 50 mln m3; Riserve 665,4 mln. m3. Energia elettrica: 13,35 mld di KWh. Commercio (2002): Esportazioni: 7,5 mld $ - abbigliamento, pesce, prodotti chimici, transistors, fertilizzanti, prodotti petroliferi , frutta. Paesi destinatari: Francia 26,5%, Spagna 14,3%, Gran Bretagna 7,9%, Germania 5,8%, Italia 5,6%, USA 4,8%. Importazioni: 10,4 mld $ - petrolio, prodotti tessili, sistemi di telecomunicazione, frumento, gas ed elettricità, transistors, plastica. Paesi di provenienza: Francia 20,9%, Spagna 12,6%, Italia 6,3%, Germania 5,5%, USA 4,6%, Gran Bretagna 4,1%, Arabia Saudita 4,1%. Saldo: 2,9 mld $. Bilancia commerciale: Interscambio Italia - Marocco in Mln € (2003 - Fonte ISTAT agg. Dicembre 2004): Esportazioni: 892,4 Importazioni: 460,6 Saldo: 433,7 Spese militari (1999): 1,63 mld $, 4,4% Pil.

Analisi e Prospettive Nell’ultimo periodo il Marocco ha mantenuto la propria stabilità politica interna ed è stato caratterizzato dall’evoluzione della questione del Sahara Occidentale. E’ inoltre proseguito il sensibile dinamismo politico-economico a livello internazionale, orientato sia al rafforzamento delle relazioni commerciali già in atto, sia allo stabilimento di nuovi rapporti. Dal punto di vista economico vanno registrati alcuni significativi progressi, anche se permangono un alto tasso di disoccupazione e la mancanza di infrastrutture adeguate a sostenere la crescita. Dal punto di vista interno non si è assistito a particolari cambiamenti rispetto ai mesi precedenti. Il Capo di Stato, re Mohammed VI, può sempre vantare una salda guida del Paese che gli permette una certa libertà di manovra nel perseguire il rinnovamento sociale ed economico del Marocco. Strumento privilegiato nell’ultimo periodo, soprattutto allo scopo di favorire la coesione nazionale, è senza dubbio la “Commissione per la Riconciliazione e la Giustizia”, istituita dal monarca marocchino nel dicembre 2004 per indagare sugli abusi dei diritti umani commessi durante il regno di Hassan II, sul modello del

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Sudafrica post-apartheid.64 Uno strumento questo che va ad affiancarsi all’applicazione della riforma del codice del diritto di famiglia (Mudawana) ed alla, seppure ancora ridotta, diminuzione della censura sulla stampa. Gli sforzi intrapresi dal governo marocchino nel campo del rispetto dei diritti umani hanno ricevuto il plauso di numerose organizzazioni internazionali, tra le quali Amnesty International, una cui delegazione ha visitato il Marocco nel gennaio 2005.65

Sempre nel mese di gennaio anche la Banca Mondiale ha reso noto in un report il buon andamento degli indicatori socio-economici nel campo dell’alfabetizzazione e dello sviluppo rurale del Paese. Non vi sono state modifiche alla compagine governativa guidata dal Primo Ministro Driss Jettou. Unico elemento di novità è stata la nomina alla guida del Servizio d’Intelligence marocchino, Direction Generale des Etudes et Documentations (DGED), di Muhammad Yasin Mansuri. E’ la prima volta che un funzionario civile guida la DGED. Mansuri, che ha sostituito alla direzione dell’organo d’Intelligence il Brigadier Generale Ahmad al-Harshi, è stato a capo dell’agenzia di stampa statale MAP e della Direzione Affari Interni del Ministero degli Interni marocchino.66 La scelta di Mansuri è una testimonianza degli sforzi delle autorità di Sicurezza e giudiziarie marocchine per combattere l’immigrazione clandestina verso l’Europa e soprattutto per contrastare il terrorismo di matrice islamica, attraverso il dialogo con i Paesi europei, soprattutto la Spagna, e gli Stati Uniti. Il nuovo capo dell’Intelligence è infatti da tempo impegnato nel contrastare i canali di finanziamento del terrorismo islamico marocchino, in primo luogo lo sfruttamento del traffico di sostanze stupefacenti.67 La lotta al terrorismo è uno dei principali obiettivi delle istituzioni marocchine. In marzo il Marocco è stato visitato dagli esperti del Consiglio Esecutivo per l’Antiterrorismo delle Nazioni Unite (CEAT) allo scopo di valutarne l’esecuzione degli obblighi derivanti dalla risoluzione 1373 del Consiglio di Sicurezza in materia di contrasto al terrorismo internazionale. 64 Si veda: “King Mohammed VI: the goal of human rights public hearings is to 'reconcile Morocco to its past'”, Arabic News, 17 gennaio 2005. 65 Si veda: “Amnesty International praises Morocco's 'Increasing openness on human rights'”, Arabic News,27 gennaio 2005. 66 Si veda: ” Morocco appoints new spy master”, Aljazeera.com, 15 febbraio 2005. 67 Lo Stato nordafricano è infatti tra i maggiori produttori mondiali di cannabis. Nel 2004 le autorità marocchine ne hanno requisito un totale di 30 tonnellate nel porto di Tangeri, principale via di passaggio per il traffico verso l’Europa. Dal punto di vista economico, le Nazioni Unite stimano che il traffici di cannabis dal Marocco ammonti ad oltre 12 miliardi di euro l’anno. Si veda: “30 tonnes of cannabis seized in Morocco in 2004”, Middle East Online, 7 gennaio 2005.

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In quest’ottica il governo marocchino ha cercato negli ultimi mesi di proseguire anche sulla strada del dialogo con il fronte islamico moderato, in particolare con l’unica forza politica legalizzata, il Partito della Giustizia e dello Sviluppo (PJD).68

L’espansione dei movimenti islamici fondamentalisti continua tuttavia a costituire una minaccia. Gruppi come Al-Adl-wal-Ihsan (Giustizia e Benevolenza), guidato dallo sceicco Abdulsalam Yassin, si oppongono apertamente all’attuale status quo ed al progressivo e costante avvicinamento politico-economico del Marocco a Stati Uniti ed Unione Europea e rappresentano, agli occhi delle autorità marocchine, una struttura politica ed ideologica di sostegno alle attività del terrorismo islamico. La minaccia proveniente dai gruppi fondamentalisti islamici marocchini è stata confermata anche all’estero, soprattutto dalle autorità spagnole, in particolare in occasione delle cerimonie commemorative degli attentati dell’11 marzo 2004 a Madrid. Tali gruppi avrebbero soprattutto come obiettivo quello di colpire il contesto politico-istituzionale ed economico del Marocco.69

Assieme alla Spagna, un altro Paese fortemente impegnato nel contrastare la minaccia terroristica legata al Marocco è l’Italia. Oltre alla nota e dibattuta vicenda del cittadino marocchino Mohamed Daki, ritenuto dalle autorità giudiziarie italiane appartenere alla rete del terrorista giordano-palestinese al Zarqawi e legato ad Ansar al-Islam, va citata la recente operazione della Guardia di Finanza70 che ha messo sottosequestro i beni e le attività di una banca marocchina, Wafabank, sospettata di essere una struttura d'appoggio in Italia per il riciclaggio di denaro sporco e il finanziamento del terrorismo internazionale. Il Marocco continua ad essere interessato agli sviluppi della questione del Sahara Occidentale, soprattutto per quanto ne concerne la rilevanza a livello internazionale e l’impatto all’estero sull’immagine del Marocco. Nell’ultimo periodo non vi sono state particolari evoluzioni riguardanti l’adozione del Piano Baker. L’Unione Europea, soprattutto attraverso i governi di Spagna, Francia, Gran Bretagna e Italia, svolge un ruolo di primo piano nel fare pressione sul governo marocchino, così come su quello algerino, per stimolarli a trovare un accordo che porti al previsto referendum per l’autonomia della regione.

68 In particolare, il governo marocchino ha cercato di promuovere un generale riconoscimento del ruolo culturale e anche politico delle istituzioni religiose islamiche nel Paese che ha trovato ampio apprezzamento e sostegno da parte della leadership del PJD. Si veda: “Morocco's Islamic party welcomes upgrading of religious realm”, Arabic News, 26 gennaio 2005. 69 Il Marocco è infatti annoverato da Al Qaeda tra le nazioni arabe accusate di apostasia. 70 Nucleo Regionale Polizia Tributaria della Lombardia.

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Dal punto di vista internazionale, il Marocco si è contraddistinto per l’intraprendenza in campo economico, già riscontrata durante il 2004. Negli ultimi mesi il Marocco ha firmato accordi commerciali e di cooperazione in diversi settori con numerosi Paesi a livello regionale ed internazionale. In primo luogo emerge l’ulteriore rafforzamento del rapporto con gli Stati Uniti, sancito a gennaio dall’approvazione del Parlamento marocchino del trattato di libero commercio, firmato dai due Paesi nel giugno del 2004.71 L’accordo tuttavia non ha mancato di provocare numerose proteste a livello interno ed in particolar modo da parte del PJD, che ha sottolineato la mancanza di trattamenti preferienzali rispetto alle relazioni commerciali con l’Unione Europea. Inoltre preoccupano i possibili riflessi negativi del trattato sull’industria farmaceutica nazionale a cause delle clausole di salvaguardia della proprietà intellettuale in esso incluse. L’industria farmaceutica marocchina rappresenta un settore fiorente ed in espansione, che garantisce molti posti di lavoro e supporta non solo il fabbisogno interno di farmaci ma anche quello africano.72

Prosegue anche lo sviluppo delle relazioni con la Spagna, che rappresenta uno degli obiettivi principali di politica estera sia del governo di Driss Jettou che di quello di José Luis Rodríguez Zapatero. Negli ultimi mesi vi sono stati numerosi incontri a livello politico ed economico tra i due Paesi. In particolare va citata la visita a Rabat di re Juan Carlos I a gennaio, accompagnato da una delegazione di 300 imprenditori spagnoli.73 La Spagna è il secondo partner commerciale del Marocco, ma mira a superare la Francia nel volume complessivo degli scambi.74 A questo scopo sono ripresi anche gli incontri, come quello tra il Ministro dei Trasporti marocchino Karim Chellab e il Ministro per lo Sviluppo spagnolo Magdalena Alvarez, relativi al progetto della costruzione di un tunnel che colleghi i due Paesi, sorto nel 1970 ed abbandonato a più riprese.75

71 Si veda: “Morocco's parliament approves FTA with US”, Khaleej Times, 20 gennaio 2005.72 L’industria farmaceutica marocchina copre l’80% del fabbisogno farmaceutico interno e offre circa 30.000 posti di lavoro. Si veda: “Morocco industry sees threat in deal”, Aljazeera.com, 12 gennaio 2005. 73 Si veda: “Spanish king in Morocco to boost trade”, Aljazeera.net, 20 gennaio 2005. 74 La Francia è attualmente il primo partner commerciale del Marocco. Il saldo di scambi tra i due Paesi è quasi in bilancio ed in crescita, aggirandosi su circa 2,5 miliardi di euro. Si veda:” 'Remarkable progress' in Morocco, France trade exchanges (CCFA)”, Arabic News, 18 marzo 2005. 75 Il tunnel, lungo 38 kilometri dovrebbe unire Punta Paloma con un terminal ad est di Tangeri. Si veda: “Progress in plan to build a tunnel linking Spain and Morocco”, Arabic News, 26 gennaio 2005.

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Per quanto riguarda i rapporti economici con l’Unione Europea essi vengono attualmente messi di fronte all’importante sfida derivante dalla fine del regime preferenziale dell’Accordo Multifibre, scaduto il 1° gennaio 2005. Il mercato marocchino, soprattutto quello tessile, deve così far fronte alla concorrenza proveniente dal continente asiatico. Il comparto tessile conta 200.000 dipendenti, soprattutto donne, ed è responsabile del 25% delle esportazioni del Paese. Inoltre, l’allargamento dell’UE ai Paesi dell’Europa centro-orientale pone al Marocco un consistente problema relativamente al costo del lavoro, che le recenti riforme economico-sociali hanno alzato rispetto agli standard di alcuni nuovi membri dell’UE. Infine, nelle relazioni con l’UE, va segnalato che il 1° febbraio l'Ambasciatore marocchino presso l’UE Menouar Alem e l’Alto Rappresentante dell'Unione Europea per la Politica Estera e di Sicurezza Comune Javier Solana, hanno siglato un accordo riguardante la partecipazione del Marocco all'operazione ALTHEA. L'operazione ALTHEA è la missione militare dell'UE in Bosnia e Herzegovina (BiH) ed è la prima operazione militare dell'UE a cui partecipa un Paese nordafricano.76 Il Marocco cerca di proporsi attivamente in ambito militare sia per rafforzare la sua posizione regionale sia per migliorare l’immagine a livello internazionale.Tuttavia le truppe marocchine sono state oggetto di uno scandalo nella Repubblica Democratica del Congo, dove alcuni reparti delle Forze Armate marocchine operano all’interno della missione dell’ONU MONUC. Sei Caschi Blu marocchini sono infatti stati incriminati per favoreggiamento della prostituzione e stupro di massa. Dal punto di vista economico il Marocco rappresenta una realtà in costante evoluzione, come testimoniato dal tasso di crescita del PIL al 4% nel 2004. Le principali organizzazioni internazionali continuano ad elogiare i progressi raggiunti dal Paese africano, anche se permangono gravi difficoltà legate soprattutto all’alto tasso di disoccupazione ed alla persistente mancanza di infrastrutture moderne che ne supportino gli elevati ritmi di crescita. Il Fondo Monetario Internazionale ha recentemente fatto notare che, nonostante il robusto sviluppo economico degli ultimi 5 anni, per sostenere l’elevato tasso di crescita demografica della sua popolazione il governo marocchino deve garantire livelli di incremento del PIL del 6%. Inoltre appare sempre più urgente intervenire per 76 L’operazione ALTHEA coinvolge truppe di 22 Paesi membri dell'Unione e 11 Paesi terzi. Il Marocco contribuirà alla missione con un contingente di 130 truppe.

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limitare sia il deficit che il debito pubblico, soprattutto per stimolare la credibilità economico-finanziaria del Paese agli occhi degli investitori stranieri. 77 Assieme alla disoccupazione, una delle piaghe maggiori del Paese è data dall’alto livello di corruzione delle istituzioni pubbliche. Allo scopo di combatterne gli effetti negativi in campo economico il governo marocchino ha adottato la Convenzione delle Nazioni Unite contro la Corruzione, dell’ottobre 2003.78

Agli inizi di marzo il governo marocchino ha ottenuto considerevoli finanziamenti da parte della Banca Africana per lo Sviluppo (BAD) nel settore energetico. Il progetto approvato dalla BAD ammonta a 136 milioni di dollari ed ha come obiettivo la costruzione di una grande centrale termosolare ad Ain Beni Mathar, nella regione di Fez.79 Il governo marocchino punta così a soddisfare la crescente domanda interna di energia, soprattutto per quanto concerne i centri urbani, in costante e rapida crescita. Il Marocco dipende infatti in misura sempre maggiore dall’approvvigionamento energetico estero, fattore che contribuisce ad aumentare notevolmente i costi del suo sviluppo economico ed a gravare sulla bilancia dei pagamenti. Questo progetto testimonia l’impegno del governo marocchino nello sviluppo infrastrutturale del Paese, che rappresenta tuttora un limite alla crescita dell’interno sistema produttivo e commerciale del Marocco. Di fondamentale importanza da questo punto di vista è la realizzazione, prevista per il 2007, dell’ampliamento del porto di Tangeri. Il progetto ha un costo previsto che si aggira intorno ai 1.500 milioni di euro. Nello sviluppo di quest’opera va segnalato l’accordo decennale firmato in gennaio da Muhammad VI con la Jebel Ali Free Zone di Dubai, intesa a beneficiare del know-how emiratino per sviluppare il potenziale logistico, tecnologico e commerciale del futuro complesso marocchino Procede anche il processo di privatizzazione dell’economia marocchina. In gennaio è stata finalizzata la vendita alla società francese Vivendi del 16% della compagnia telefonica di Stato Maroc Telecom, per un totale di 1,6 miliardi di euro. Inoltre il Garante marocchino per le Telecomunicazioni (ANRT) ha dato il via libera

77 Si veda: “IMF chief urges Morocco reforms”, BBC News UK Edition, 1 marzo 2005. 78 Si veda: “Morocco adopts UN convention criminalizing corruption”, Arabic News, 4 gennaio 2005. 79 L’impianto verrà costruito vicino ad una grande diga a 200 km dalla capitale del Paese. Si veda: “Morocco's financial system, among Africa's best, AfDB president”, Arabic News, 12 febbraio 2005.

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per il lancio di un bando di sei concessioni per la telefonia di nuova generazione, a livello locale, nazionale ed internazionale. 80

80 Si veda: “Morocco opens its land phone to competition”, Arabic News, 24 febbraio 2005.

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TUNISIA

SCHEDA GENERALE

Valutazione ISGeo (Minimo – Basso – Medio – Alto - Estremo) Settore Valutazione Instabilità politica Basso-media Rischio economico Basso Allarme terrorismo Medio Rilevanza geo-strategica per l’Italia Alta/Estrema

Geografia: Superficie: 164.191 kmq. Confini: Algeria, Libia. Capitale Tunisi; principali città Sfax, Arianna, Gabes. Divisioni amministrative: 24 Governatorati.

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Popolazione: 9,9 milioni (2004). Tasso percentuale di crescita 1,01%. Tasso di migrazione -0,57/1000 (ab). Gruppi etnici: Arabi 98%, Berberi ed Europei 2%. Religione: Musulmani Sunniti 98%, Cristiani 1%, Ebrei 1% . Lingue: Arabo (Uff.), Francese.

Stato e Governo: Nome Convenzionale: Repubblica Tunisina (al-Jumhuriya at-Tunisiya) Ordinamento: Repubblica presidenziale Indipendenza: 20 marzo 1956 (dalla Francia); festa nazionale anniversario dell’indipendenza (20 marzo 1956) Costituzione: 1 giugno 1959 (emendata il 12 luglio 1988). Suffragio: Universale, 20 anni. Sistema giuridico: basato sul codice francese e sulla Sharia (legge islamica). Organo supremo: Corte Suprema Capo di Stato: Presidente Zine al-Abedine Ben Ali, eletto direttamente per 5 anni (in carica dal 7 novembre 1987 – rieletto il 24 ottobre 2004 con il 94,5% dei consensi) Risultati elezioni presidenziali: 24 ottobre 2004 Affluenza: (91,5 %) Candidati e risultati Zine al-Abedine - Rassemblement Constitutionelle et Démocratique 94,5 Mohamed Bouchiha - Parti de l'Unité Populaire 3,8 Mohamed Ali Halouani - Mouvement de la Rénovation-Ettajdid 1,0 Mohamed Mouni Béji - Parti Social Libéral 0,8 Capo del Governo: Primo Ministro Mohamed Ghannouchi (dal 1999) Parlamento: Unicamerale Camera dei Deputati (Majlis al-Nuwaab/Chambre des Députés), 189 membri (eletti direttamente) per 5 anni. 34 seggi sono garantiti all’opposizione (Ult. Elezione 24 ottobre 2004).

Risultati elezioni Camera dei Deputati (24 ottobre 2004) Denominazione Sigla Seggi Rassemblement Constitutionelle et Démocratique RCD 152 Mouvement des Démocrates Socialistes/Hizb al-Dimocratiyin al-Ishtirakiyin MDS 14

Parti de l'Unité Populaire PUP 11 Union Démocratique Unioniste UDU 7 Mouvement de la Rénovation-Ettajdid MR 3 Parti Social-Libéral PSL 2

Principali partiti politici:

◊ Rassemblement Constitutionelle et Démocratique (RCD) ◊ Mouvement des Démocrates Socialistes/Hizb al-Dimocratiyin al-Ishtirakiyin (MDS) ◊ Union Démocratique Unioniste (UDU)

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◊ Parti de l'Unité Populaire (PUP) ◊ Mouvement de la Rénovation-Ettajdid (MR) ◊ Parti Social-Libéral (PSL)

Economia: Pil (2003 in valore costante): 68,80 mld $; crescita annua: 6%; pro capite: 6.900 $. Suddivisione Pil per settori (%): Agricoltura 12%; Industria 32%; Servizi 56%. Inflazione: 2,7%. Debito estero: 13,6 mld $. Disoccupazione: 14,3%. Popolazione sotto la soglia di povertà: 7,6%. Moneta: Dinaro Tunisino (TND) 1 € = 1,62 TND (Precedente rilevamento: 1,62 TND). Principali risorse naturali: petrolio, fosfati, ferro, piombo, zinco, sale Petrolio: produzione giornaliera 66.000 bg; Riserve 308 mln b. Gas naturale: produzione 2,3 mld m3; Riserve 2,8 bld m3. Energia elettrica: produzione 10,5 mld di KWh. Commercio (2002): Esportazioni: 6,8 mld $ - prodotti tessili, macchinari, fosfati e prodotti chimici, prodotti agricoli, idrocarburi. Paesi destinatari: Francia 31,3%, Italia 21,6%, Germania 11,5%, Spagna 4,8%, Libia 4,7%, Belgio 4,3%. Importazioni: 8,7 mld $ - prodotti tessili, macchinari, mezzi di trasporto, idrocarburi, prodotti alimentari, prodotti chimici. Paesi di provenienza: Francia 25,6%, Italia 19,5%, Germania 8,9%, Spagna 5%. Saldo: -1,9 mld $. Bilancia commerciale: Interscambio Italia - Tunisia in Mln € (2003 - Fonte ISTAT agg. Giugno 2004): Esportazioni: 1.976,4 Importazioni: 1.600,7 Saldo: 375.7 Spese militari (2001): 420 mln $, 2,0% Pil.

Analisi e Prospettive Nell’ultimo periodo la Tunisia ha vissuto una fase di assestamento politico-istituzionale a seguito delle elezioni presidenziali e legislative di ottobre e dell’ampio rimpasto di governo voluto dal Presidente Zine al-Abedine Ben Ali in novembre. Dal punto di vista delle relazioni internazionali il governo tunisino continua ad essere sotto pressione sul tema del rispetto dei diritti umani anche se ciò influenza in minima parte i rapporti esteri del Paese, restando prioritaria per l’Unione Europea e gli Stati Uniti lo sviluppo della cooperazione politico-economica con Tunisi. Sul piano economico, prosegue il processo di riforme anche se le previsioni per il 2005 prevedono una lieve flessione della crescita.

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Con la trionfale rielezione del Presidente Ben Ali, al suo quarto mandato presidenziale, e la rinnovata affermazione del suo partito, il Rassemblement Constitutionelle et Démocratique (RCD), la Tunisia ha iniziato un nuovo quinquennio a livello politico-istituzionale, caratterizzato fin dall’inizio da un ampio rimpasto di governo. Il 17 novembre, alcuni dei più longevi protagonisti del “Cambiamento”81, come l’ex capo della diplomazia tunisina Habib ben Yahya, l’ex Ministro per gli Affari Sociali Chedli Beffati e l’ex Ministro della Comunicazione Sadok Rabah, hanno lasciato il governo e sono stati rimpiazzati in buona parte da un’equipe di giovani tecnocrati. A mantenere il legame con la generazione del primo mandato di Ben Alì sono rimasti solo il Primo Ministro Mohamed Ghannouchi, alla guida del governo dal 1999, e l’attuale Ministro dei Trasporti Abderrahim Zouari. Il nuovo rimpasto modifica quindi sensibilmente la composizione della compagine governativa, generando un evidente gap d’età tra i nuovi Ministri e il Presidente Ben Ali, che, qualora il governo permanesse tale, non mancherà di produrre degli effetti anche politici. Secondo quanto affermato dallo stesso Ben Ali, le modifiche apportate, anche con la creazione di nuovi portafogli ministeriali, hanno come scopo principale quello di dare nuovo stimolo al processo di riforma politica ed economica di cui il Presidente tunisino si è fatto promotore nei confronti dei suoi cittadini e del palcoscenico internazionale. Nel nuovo governo spicca soprattutto l’assenza di personaggi politici in favore di tecnici ed esperti. I critici del regime vi hanno così visto un tentativo di modificare in superficie una realtà, quella del sistema politico-istituzionale, fortemente incentrata e dipendente dal Presidente stesso e controllata dal RCD. Tuttavia, proprio l’uscita di scena dei principali sostenitori di una linea dura nei confronti dell’opposizione, come Chaabane e Ben Yahia, e la presenza alla guida del Ministero degli Interni dell’ex consigliere del Presidente per i diritti umani, Rafik Belhadj Kacem, potrebbero rappresentano un segnale di apertura innovativo. Compito del nuovo esecutivo è quello di realizzare il “Programma per il futuro”, un’agenda di riforme in ventuno punti, fortemente voluta dal Presidente Ben Ali quale simbolo del suo quarto mandato. Tra le priorità del governo, oltre a quelle concernenti la riforma dell’economia, la riduzione della disoccupazione e l’innalzamento del 81 Termine con il quale in Tunisia si usa indicare il periodo politico-istituzionale successivo alla presa di potere da parte di Ben Ali, nel 1987.

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tenore di vita, emergono il richiamo alla tutela dei diritti umani ed allo sviluppo della società tunisina. In questo campo Ben Ali ha continuato a sostenere i progressi raggiunti dal proprio Paese. In particolare, il Presidente tunisino è da tempo impegnato nel promuovere i diritti della donna all’interno del contesto politico, economico e sociale tunisino ed arabo-islamico in generale.82 Tuttavia, la Tunisia continua ad essere indicata dalle organizzazioni e le ONG internazionali attive nel settore della tutela dei diritti umani come uno dei Paesi in cui è più forte la repressione della libertà d’espressione e di stampa.83 A tal proposito, recentemente ha destato sconforto la notizia della morte, il 13 marzo a Tunisi, di Zouhair Yahyaoui, uno dei principali oppositori interni del regime del Presidente Ben Ali.84 Prevedibilmente, la tutela della libertà di stampa e d’informazione85 in Tunisia assumerà un particolare significato nei prossimi mesi in vista dell’organizzazione della seconda sessione del Summit Mondiale sulla Società dell’Informazione (WSIS), che si terrà a Tunisi dal 16 al 18 novembre 2005. Data la grande visibilità internazionale che esso porterà, la preparazione di tale evento rappresenta uno dei principali obiettivi del governo per il 2005. Pur essendo principalmente incentrato sull’evoluzione delle tecnologie comunicative e sulla riduzione del "digital divide" tra i Paesi, il Summit non mancherà di attirare ulteriormente l’attenzione mondiale sullo sviluppo dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Tunisia. L’organizzazione del Summit porterà verosimilmente con se anche notevoli problemi in termini di sicurezza, vista l’affluenza di delegati e rappresentanti da tutto il mondo. Da questo punto di vista un aspetto di criticità è legato alla possibile presenza del Primo Ministro israeliano Ariel Sharon. Il Presidente Ben Ali, infatti, ha invitato il Premier israeliano a partecipare ai lavori di novembre, ricevendo dall’interessato una risposta positiva.86

82 Il Majlis al-Nuwaab tunisino è una delle assemblee parlamentari del mondo arabo con la maggior percentuale di deputate: il 22,7% (43 su 152). Secondo recenti statistiche le donne tunisine occupano sempre maggiore spazio in settori chiave dell’economia e della società del Paese: sono il 27% dei giudici, il 31% degli avvocati, il 40% degli insegnanti delle scuole superiori ed il 34% dei giornalisti. 83 Secondo la classifica mondiale sulla libertà di stampa stilata da “Reporter sans Frontiere”, la Tunisia occupa il centoventottesimo posto su centotrentanove Paesi presi in considerazione. 84 Zouhair Yahyaoui, trentaseienne, era stato l’ideatore del giornale satirico online www.tunezine.com, attraverso il quale aveva più volte condannato il governo di Ben Alì, etichettandolo come “regime totalitario”. Imprigionato nel 2002 era stato liberato nel novembre 2003 anche a seguito delle forti pressioni a livello nazionale. 85 In febbraio è stato lanciato il primo canale satellitare tunisino “Hannibal TV”. La programmazione tuttavia non prevede servizi d’informazione. Si veda: “Hannibal TV goes private in Tunisia”, Middle East Online, 15 febbraio 2005. 86 In risposta Si veda: “Sharon responds to Ben Ali's invitation to visit Tunisia”, Arabic News, 26 febbraio 2005.

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La mossa di Ben Ali ha scatenato vivaci proteste in tutto il Paese, con numerose manifestazioni e scioperi di chi si oppone alla visita del Primo Ministro israeliano, che hanno causato anche scontri con le forze di polizia tunisine, come quello del 4 marzo nella capitale tunisina, che è stata teatro di scontri tra la Polizia e manifestanti contrari alla visita di Sharon.87

Oltre al persistere delle proteste e delle manifestazioni di piazza, ciò che preoccupa le autorità tunisine è la possibile risposta dei gruppi fondamentalisti islamici alla presenza in Tunisia del leader israeliano. In marzo in un comunicato diffuso su internet, un gruppo definitosi “Gruppo jihadista dei soldati dell’Islàm-Brigate di Uqba Ben Nàfi” ha minacciato il governo di Tunisi di ricorrere all’uso di autobomba nel caso della visita di Ariel Sharon.88

Nonostante la forte repressione attuata dal governo di Ben Ali nei confronti dei gruppi fondamentalisti islamici, non va esclusa la possibilità che un evento così importante per il Paese e la presenza di una figura apertamente contrastata come quella del Primo Ministro israeliano possano rappresentare un bersaglio per azioni di tipo terroristico. La proposta del Presidente Ben Ali è stata criticata anche dalle autorità palestinesi, che non gradiscono il riavvicinamento diplomatico tra Tunisia ed Israele, iniziato dopo la morte del leader palestinese Yasser Arafat. In marzo un dirigente del Ministero degli Affari Esteri dell’ANP ha invitato il governo tunisino a ritirare l’invito ad Ariel Sharon.89

La questione dei rapporti con Israele continua a rappresentare un aspetto di primo piano in tutto il mondo arabo. In occasione del vertice della Lega Araba di marzo, a cui ha partecipato anche il Presidente Ben Ali, nonostante il generale consenso sulle linee guida della normalizzazione dei rapporti con Tel Aviv, è apparso chiaramente che ogni singolo Stato è alla ricerca di un proprio dialogo con le autorità israeliane. Ciò non solo dal punto di vista politico ma anche e soprattutto da quello economico, per poter beneficiare delle opportunità commerciali e finanziarie offerte da una partnership con Israele.

87 Il 9 marzo la maggior parte degli avvocati tunisini hanno scioperato, manifestando per le strade di Tunisi. Ciò è avvenuto in risposta alle minacce e violenze subite da parte delle Forze di Polizia tunisine da una cinquantina di membri del tribunale di Tunisi che avevano difeso un loro collega dopo che aveva criticato il Presidente Ben Ali per aver invitato il Primo Ministro Ariel Sharon. Si veda: “Lawyers in Tunisia Strike to Protest Police Action”, Arab News, 10 marzo 2005.88 A metà marzo è stato arrestato un cittadino tunisino accusato di aver lanciato via internet minacce di attentati in relazione alla visita di Sharon. Si veda: “Tunisia arrests ‘bad joker’”, Middle East Online, marzo 2005 89 Si veda: “Tunisia urged to cancel Sharon's trip”, Aljazeera.net, 7 marzo 2005.

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All’interno del mondo arabo negli ultimi mesi la Tunisia ha rafforzato le relazioni con la Siria. In marzo il Primo Ministro Ghannouchi si è recato a Damasco dove ha incontrato anche il Presidente Bashar al Assad.90 In occasione della visita di Ghannouchi sono stati firmati sette accordi di cooperazione in vari settori, tra i quali quelli dell’industria, degli idrocarburi, delle risorse minerarie, dei servizi postali e del commercio internazionale.91

In precedenza, nel mese di gennaio il Primo Ministro tunisino aveva ospitato a Tunisi il suo omologo marocchino con il quale aveva presieduto alla dodicesima sessione dell’Alta Commissione Congiunta Marocchino-Tunisina. In febbraio il governo tunisino ha anche provveduto a migliorare i rapporti con l’Iran. Dapprima si è avuta la visita a Tunisi del Segretario del Consiglio Supremo di Sicurezza iraniano, Hassan Rowhani, principale mediatore del governo iraniano sulla questione nucleare. Rowhani si è recato in Tunisia prima di approdare in Francia e Germania per proseguire il dialogo con l’Unione Europea in merito al programma nucleare di Teheran. Successivamente, il 26 febbraio, i due Paesi hanno siglato un memorandum d’intesa in materia di lavoro e protezione sociale.92 Per quanto concerne le relazioni con l’Unione Europea va ricordata la visita a Tunisi nel mese di gennaio del Primo Ministro francese Jean-Pierre Raffarin. Il capo del governo francese è stato accompagnato dai Ministri francesi dei Trasporti dell’Industria, del Commercio, della Cooperazione e del Turismo e da una delegazione di imprenditori francesi. La visita di Raffarin, che ha anche incontrato il Presidente tunisino Ben Ali, è la prima di un Capo di governo francese in vent’anni e testimonia della rinnovata intesa politica ed economica tra i due Paesi.93 Tra i vari temi discussi, uno spazio importante è stato dedicato al tema dell’immigrazione clandestina ed alla discussa proposta da parte di alcuni rappresentanti a Bruxelles di creare centri di transito al di fuori dell'Unione Europea, in particolare nel Maghreb, per gestire i potenziali immigrati clandestini. La Tunisia,

90 Si veda: “Al-Assad confers with Tunisia's Ghannoushi”, Arabic News, 28 marzo 2005. 91 Gli accordi sono stati stipulati al termine della sesta sessione dell’Alto Comitato Congiunto Siro-Tunisino, copresieduto dal Primo Ministro siriano Mohammed Naji Ottri e dal Primo Ministro Mohammed Ghannouchi. Si veda: “Tunisia Sign 7 Pacts”, Arab News, 29 marzo 2005.92 93 La Francia è il principale partner commerciale della Tunisia dove operano un migliaio di imprese francesi.

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così come il Marocco, si è più volte dichiarata contraria alla creazione dei centri di transito nel Maghreb.94

Dal punto di vista economico, le previsioni per il 2005 fanno emergere una leggera diminuzione della crescita, causata sia da una ridotta produzione agricola sia dagli effetti del calo delle esportazioni nel settore tessile. L’agricoltura ha costituito il settore trainante dell’economia tunisina nel 2004 con una crescita delle esportazioni dell’83%; tuttavia si prevede che nel 2005 essa subisca una contrazione, per poi tornare a crescere nel 2006. Il settore che produce maggiori preoccupazioni è quello tessile. Nel 2004 e per il terzo anno consecutivo, la produzione si è contratta dello 0,6%.95 A contribuire alla flessione sono soprattutto gli alti costi del lavoro rispetto a quelli di Paesi dell’Europa centro-orientale e dell’Estremo Oriente. Inoltre, dal gennaio 2005 la Tunisia deve far fronte alla sfida proveniente dai prodotti asiatici sul mercato europeo, dovuta alla fine del regime protezionista retto dall’Accordo Multifibre. Nonostante il Ministro dell’Industria tunisino Afif Chelbi ed i responsabili della Fenatex, la Federazione Nazionale del Tessile, abbiano espresso fiducia nelle capacità del mercato tessile tunisino, è prevedibile che numerose aziende, soprattutto europee, sceglieranno nei prossimi anni di spostare la produzione in Europa orientale o in Asia. Il settore tessile occupa il 46% della classe operaia tunisina (75% delle donne) ed è responsabile del 42% delle esportazioni e del 5,6% del PIL. In assenza di adeguati interventi di riforma ed a sostegno del comparto, le previsioni meno catastrofiche mettono in guardia sul pericolo che nei prossimi tre anni potrebbero perdersi 100.000 posti di lavoro, con evidenti danni sul sistema economico tunisino e gravi conseguenze sul livello di disoccupazione, già molto elevato. Un segnale contrario giunge invece dal turismo, ripresosi dalla stagnazione degli ultimi anni e cresciuto del 18% nel 2004. Il continuo aumento del numero di visitatori ha spinto le autorità tunisine a migliorare il sistema infrastrutturale del Paese, a partire dalle strutture aeroportuali. In marzo sono infatti iniziati i lavori di costruzione dell’aeroporto di Enfidha, a 75 kilometri da Tunisi. Il nuovo aeroporto, che dovrebbe entrare in funzione nel 2008, sosterrà parte del traffico passante per l’aeroporto di

94 Si veda: “Raffarin in Tunis”, Middle East Online, 31 gennaio 2005. 95 Rispetto al 2001 la produzione è diminuita dell’8%.

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'Tunisi-Cartagine' e darà nuovo stimolo all’economia dell’area, sulla quale sono già partiti numerosi progetti immobiliari ed industriali. Prosegue inoltre il processo di privatizzazione e di apertura agli investimenti esteri. Il 25 marzo il governo tunisino ha annunciato l’avvio dell'iter per la cessione di una partecipazione del 35% di Tunisia Telecom. Tale iniziativa rappresenta la più importante operazione di privatizzazione nella storia della Tunisia e dovrebbe portare nelle casse dello Stato 1.700 milioni di dollari. La Tunisia Telecom è la prima società tunisina per fatturato e profitti.96

Come advisor per l'operazione è stata selezionata la Banque d’Affaires de Tunisie.97

96 Nel 2004 i profitti sono stati di oltre 820 milioni di dollari, con una crescita del 23% rispetto al 2003. 97 Si veda: “Tunisia to sell 35pc stake in TT”, Khaleej Times, 26 marzo 2005.

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CRONOLOGIA DEGLI EVENTI GENNAIO-MARZO

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GENNAIO 3 GENNAIO: • Viene arrestato dalle forze di sicurezza algerine Nourredine Boudiafi, leader del Gruppo Islamico Algerino (GIA). 5 GENNAIO: • In un attacco terrorista, diciotto tra militari e personale di sicurezza algerini vengono uccisi a Biskra, 420 Km a sud di Algeri. 6 GENNAIO: • Il Primo Ministro polacco Marek Belka giunge per una visita di due giorni a Tripoli, durante la quale incontra il Colonnello Muammar al-Qaddhafi e discute di cooperazione nel settore petrolifero. 12 GENNAIO: • Per la prima volta nella storia dell’Algeria, 149 ispettrici di polizia prestano giuramento. • Il Ministro degli Esteri italiano Gianfranco Fini giunge in visita ufficiale a Il Cairo 13 GENNAIO: • In una conferenza stampa, il ministro degli Interni algerino Noureddine Yazid Zerhouni conferma l’annientamento quasi totale del Gruppo Islamico Armato (GIA) e il prossimo smantellamento del Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento (GSPC). 15 GENNAIO: • Il Primo Ministro algerino Ahmed Ouyahia annuncia il raggiungimento di un accordo con i capi delle comunità berbere in Kabilya per la realizzazione di tutte le richieste del “Programma El Kseur” presentate nel giugno del 2001. 18GENNAIO: • Il re di Spagna Juan Carlos giunge in Marocco, per la prima volta in 25 anni, per una visita ufficiale di tre giorni.

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20GENNAIO: • Il Parlamento marocchino approva il Trattato di Libero Scambio siglato nel giugno del 2004 tra Marocco e Stati Uniti. 28 GENNAIO: • Il Primo Ministro morocchino Driss Jettou ed il Primo Ministro Tunisino Mohammed Ghannouchi copresiedono la dodicesima sessione dell’Alta Commissione Congiunta Morocchino-Tunisina. 29 GENNAIO: • Il Presidente egiziano Hosni Mubarak incontra a Il Cairo il Presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas. 30 GENNAIO: • Il Primo Ministro francese Jean-Pierre Raffarin giunge in visita ufficiale a Tunisi.

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FEBBRAIO 1 FEBBRAIO: • L’VIII Congresso del Fronte di Liberazione Nazionale algerino (FNL) elegge all’unanimità quale suo Presidente il Capo di Stato algerino Abdelaziz Bouteflika e come nuovo Segretario Generale il Ministro agli Affari Esteri Abdelaziz Belkhadem. • L'Ambasciatore marocchino presso l’UE Menouar Alem e l’Alto Rappresentante dell'Unione Europea per la Politica Estera e di Sicurezza Comune Javier Solana siglano un accordo riguardante la partecipazione del Marocco all'operazione militare dell'UE in Bosnia e Herzegovina (BiH), ALTHEA. 4 FEBBRAIO: • Il Ministro della Difesa francese Michèle Alliot-Marie giunge in Libia per discutere sulle modalità di sviluppo delle relazioni tra Francia e Libia soprattutto in campo militare. 6 FEBBRAIO: • Visita a sorpresa a Il Cairo del Sottosegretario di Stato americano William Burns, Inviato Speciale per il Medio Oriente. • Il Commissario Europeo per le Relazioni Esterne e la Politica Europea di Vicinato, Benita Ferrero-Waldner, inizia in Egitto il suo tour nella regione mediterranea. 7 FEBBRAIO: • Il Ministro degli Esteri saudita invita l’Ambasciatore libico a lasciare il Paese a seguito dell’inasprimento delle relazioni diplomatiche tra Riad e Tripoli. 8 FEBBRAIO: • Si svolge a Sharm el-Sheick il vertice organizzato dal Presidente egiziano Hosni Mubarak tra il Primo Ministro israeliano Ariel Sharon ed il nuovo Presidente palestinese Mahmoud Abbas. 15 FEBBRAIO: • Il Presidente egiziano Hosni Mubarak sostituisce il responsabile del Ministero dell’Informazione Mamduh al-Beltagi con il Ministro della Goventù Anas al-Feqi, il cui posto viene ricoperto dallo stesso al-Beltagi

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• In Marocco Muhammad Yasin Mansuri viene nominato alla guida del Servizio d’Intelligence marocchino, Direction Generale des Etudes et Documentations (DGED). E’ la prima volta che un funzionario civile guida la DGED. 17 FEBBRAIO: • Il Presidente egiziano Hosni Mubarak incontra il leader libico Muammar al-Qaddhafi. 22 FEBBRAIO: • Il Ministro degli Esteri egiziano Ahmed Abul Gheit annuncia, dopo quattro anni di assenza per protesta nei confronti dell'atteggiamento di Tel Aviv verso la questione palestinese, la nomina di un nuovo Ambasciatore in Israele. 23 FEBBRAIO: • Il governo algerino promulga per decreto presidenziale la modifica del codice di diritto familiare, in vigore dal 1984. • Il Presidente algerino Bouteflika annuncia pubblicamente per la prima volta che le vittime totali della guerra civile ammontano a circa 150,000 persone. 26 FEBBRAIO: • Il Presidente egiziano Hosni Mubarak annuncia di aver incaricato il Parlamento egiziano di emendare la Costituzione per consentire l'elezione diretta del Capo dello Stato, riconoscere a tutti i cittadini il diritto di candidarsi e garantire la segretezza del voto. • Il governo tunisino e quello iraniano siglano un memorandum d’intesa in materia di lavoro e protezione sociale. 28 FEBBRAIO: • A seguito delle indagini e delle ispezioni svolte, il Direttore dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Nucleare, Mohammed El Baradei, annuncia ufficialmente che l'Egitto non costituisce una minaccia in tema di proliferazione nucleare.

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MARZO 1 MARZO: • Il Presidente egiziano Hosni Mubarak ed il Ministro degli Esteri saudita Principae Saud al-Faisal si sono incontrati al Cairo, in occasione del vertice dei Ministri degli Esteri del mondo arabo per discutere le modalità di un compromesso per il ritiro delle truppe siriane dal Libano. 7 MARZO: • Viene raggiunto l’accordo per la costruzione del gasdotto di Galsi tra l’Algeria e l’Italia, che dovrebbe essere realizzato per il 2008. Il nuovo gasdotto, il secondo tra i due Paesi, sarà controllato per il 36,5% dall'azienda di Stato algerina Sonatrach mentre all'italiana Edison spetterà una quota del 18% e ad Enelpower il 13,5%. 9 MARZO: • Il Parlamento egiziano approva all’unanimità le proposte di modifica costituzionale avanzate dal Presidente Hosni Mubarak. 12 MARZO: • Viene scarcerato dalle autorità egiziane Ayman Nour, leader del partito egiziano Al Ghad, imprigionato a gennaio con l’accusa di irregolarità nella presentazione delle firme per il riconoscimento ufficiale del partito. 13 MARZO: • Il Presidente egiziano Hosni Mubarak inaugura la Seconda Conferenza sulle Riforme nel Mondo Arabo tenutasi ad Alessandria d’Egitto. 14 MARZO: • L’Assemblea Popolare Nazionale algerina approva a grande maggioranza il decreto presidenziale per la riforma del codice della famiglia, adottato nel mese di febbraio dal governo. Viene anche ratificato a larga maggioranza il Trattato di Associazione con l’Unione Europea. 16 MARZO: • Il Presidente egiziano Hosni Mubarak incontra il Presidente siriano Bashar al Assad in merito al ritiro delle Forze di Sicurezza siriane dal territorio libanese.

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17 MARZO: • Il leader del partito politico Al Ghad è il primo membro di un partito d’opposizione legalizzato ad annunciare la sua intenzione di concorrere alle elezioni presidenziali in Egitto. 20 MARZO: • Il Parlamento algerino adotta una nuova legge riguardante il settore degli idrocarburi, intesa come primo passo per la ristrutturazione della società energetica nazionale Sonatrach. • 21 MARZO: • Viene firmato a Il Cairo l’Accordo sul “Corridoio Verde” tra Italia ed Egitto, finalizzato a regolamentare il mercato agricolo tra i due Paesi. 22 MARZO: • Si apre al Palazzo delle Nazioni, alla periferia di Algeri, il 17esimo vertice della Lega Araba. 24 MARZO: • Il figlio del Presidente egiziano, Hosny Mubarak, Gamal assicura che non si presenterà alle elezioni presidenziali del prossimo settembre. • L'ENI firma con il governo egiziano un protocollo d'intesa inerente i principi che regolamentano la fornitura di Gas Naturale Liquefatto presso l'impianto di liquefazione di Damietta sul Mediterraneo. • Il Presidente egiziano Hosni Mubarak incontra il Presidente francese Jacques Chirac all’Eliseoper discutere delle principali questioni mediorientali e per rafforzare la ccoperazione commerciale tra I due Paesi. 27 MARZO: • Il Primo Ministro tunisino Muhammad Ghannouchi incontra a Damasco il Presidente Bashar al Assad. In’occasione della visita di Ghannouchi vengono firmati tra Tunisia e Siria sette accordi di cooperazione in vari settori economici e sociali.

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