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233. Allegato A DOCUMENTI ESAMINATI NEL CORSO DELLA SEDUTA COMUNICAZIONI ALL’ASSEMBLEA INDICE PAG. Comunicazioni ................................................. 3 Missioni valevoli nella seduta del 26 maggio 2014 ............................................................... 3 Progetti di legge (Annunzio; Adesione di un deputato a una proposta di legge; Asse- gnazione a Commissioni in sede refe- rente) ............................................................ 3, 4 Corte dei conti (Trasmissione di un docu- mento) ........................................................... 5 Documento ministeriale (Trasmissione) ....... 5 Progetti di atti dell’Unione europea (An- nunzio) .......................................................... 5 Atti di controllo e di indirizzo .................... 6 ERRATA CORRIGE ........................................ 6 PAG. Mozioni Bergamini ed altri n. 1-00426, Zac- cagnini e Pisicchio n. 1-00473, Cova ed altri n. 1-00474, Massimiliano Bernini ed altri n. 1-00476, Caon ed altri n. 1-00477 e Dorina Bianchi n. 1-00478 concernenti iniziative a favore del settore dell’apicol- tura ................................................................ 7 Mozioni ............................................................. 7 Mozioni Catania ed altri n. 1-00146, Fiorio ed altri n. 1-00052, Gagnarli ed altri n. 1- 00088, Migliore ed altri n. 1-00161, Faenzi ed altri n. 1-00472, Caon ed altri n. 1- 00475 e Dorina Bianchi n. 1-00479 con- cernenti iniziative volte a ridurre gli spre- chi alimentari .............................................. 29 Mozioni ............................................................. 29 Atti Parlamentari 1 Camera dei Deputati XVII LEGISLATURA ALLEGATO A AI RESOCONTI SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 N. B. Questo allegato reca i documenti esaminati nel corso della seduta e le comunicazioni all’Assemblea non lette in aula.

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233. Allegato A

DOCUMENTI ESAMINATI NEL CORSO DELLA SEDUTA

COMUNICAZIONI ALL’ASSEMBLEA

I N D I C E

PAG.

Comunicazioni ................................................. 3

Missioni valevoli nella seduta del 26 maggio2014 ............................................................... 3

Progetti di legge (Annunzio; Adesione di undeputato a una proposta di legge; Asse-gnazione a Commissioni in sede refe-rente) ............................................................ 3, 4

Corte dei conti (Trasmissione di un docu-mento) ........................................................... 5

Documento ministeriale (Trasmissione) ....... 5

Progetti di atti dell’Unione europea (An-nunzio) .......................................................... 5

Atti di controllo e di indirizzo .................... 6

ERRATA CORRIGE ........................................ 6

PAG.

Mozioni Bergamini ed altri n. 1-00426, Zac-cagnini e Pisicchio n. 1-00473, Cova edaltri n. 1-00474, Massimiliano Bernini edaltri n. 1-00476, Caon ed altri n. 1-00477e Dorina Bianchi n. 1-00478 concernentiiniziative a favore del settore dell’apicol-tura ................................................................ 7

Mozioni ............................................................. 7

Mozioni Catania ed altri n. 1-00146, Fiorioed altri n. 1-00052, Gagnarli ed altri n. 1-00088, Migliore ed altri n. 1-00161, Faenzied altri n. 1-00472, Caon ed altri n. 1-00475 e Dorina Bianchi n. 1-00479 con-cernenti iniziative volte a ridurre gli spre-chi alimentari .............................................. 29

Mozioni ............................................................. 29

Atti Parlamentari — 1 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014

N. B. Questo allegato reca i documenti esaminati nel corso della seduta e le comunicazioni all’Assembleanon lette in aula.

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PAGINA BIANCA

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COMUNICAZIONI

Missioni valevolinella seduta del 26 maggio 2014.

Angelino Alfano, Gioacchino Alfano,Alfreider, Amici, Baldelli, Bellanova, Bion-delli, Bobba, Bocci, Michele Bordo, Bor-letti Dell’Acqua, Brescia, Bressa, Brunetta,Caparini, Casero, Castiglione, Cicchitto,Costa, Dambruoso, De Girolamo, DelBasso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello,Luigi Di Maio, Ferranti, Fico, GregorioFontana, Fontanelli, Formisano, France-schini, Galan, Galati, Giachetti, Giacomelli,Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Le-gnini, Leone, Lorenzin, Lupi, Madia, An-tonio Martino, Giorgia Meloni, Merlo, Mi-gliore, Orlando, Pes, Gianluca Pini, Pisic-chio, Pistelli, Portas, Ravetto, Realacci,Ricciatti, Rigoni, Rossi, Rughetti, Sani,Scalfarotto, Speranza, Tabacci, Tidei, Velo,Zanetti.

Annunzio di proposte di legge.

In data 20 maggio 2014 sono statepresentate alla Presidenza le seguenti pro-poste di legge d’iniziativa dei deputati:

RIZZETTO ed altri: « Disposizioniconcernenti l’obbligo di installazione didefibrillatori semiautomatici e automaticiesterni presso gli istituti scolastici pub-blici » (2393);

VEZZALI: « Introduzione dell’inse-gnamento del primo soccorso nelle scuolesecondarie di primo e di secondo grado edell’obbligo di installazione di strumenti di

primo soccorso e di apparecchi defibril-latori presso le medesime scuole » (2394);

CAUSI: « Modifica all’articolo 11 deltesto unico di cui al decreto del Presidentedella Repubblica 22 dicembre 1986,n. 917, in materia di scaglioni per ladeterminazione dell’imposta sul redditodelle persone fisiche, e destinazione dellemaggiori entrate all’attuazione del redditominimo di inserimento » (2395);

SANDRA SAVINO: « Modifiche allalegge 1o aprile 1981, n. 121, concernenti lenorme di comportamento politico degliappartenenti alle forze di polizia e lasoppressione del divieto di iscrizione aipartiti politici » (2396);

CAPEZZONE: « Riforma della disci-plina delle tasse automobilistiche e altredisposizioni concernenti l’imposizione tri-butaria sui veicoli » (2397);

CAPEZZONE: « Modifiche alla disci-plina della riscossione coattiva di sommeiscritte a ruolo » (2398).

In data 21 maggio 2014 sono statepresentate alla Presidenza le seguenti pro-poste di legge d’iniziativa dei deputati:

CARFAGNA: « Istituzione di unFondo di solidarietà per le vittime deicrimini violenti » (2399);

FERRANTI: « Introduzione dell’arti-colo 25-ter-decies del decreto legislativo 8giugno 2001, n. 231, concernente le san-zioni applicabili alle persone giuridicheper i reati tributari » (2400).

Atti Parlamentari — 3 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 — N. 233

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In data 22 maggio 2014 sono statepresentate alla Presidenza le seguenti pro-poste di legge d’iniziativa dei deputati:

PROPOSTA DI LEGGE COSTITU-ZIONALE PELLEGRINO: « Modifica all’ar-ticolo 1 della Costituzione, in materia diriconoscimento della bellezza quale ele-mento costitutivo dell’identità nazionale »(2401);

PROPOSTA DI LEGGE COSTITU-ZIONALE LA RUSSA ed altri: « Modificheagli articoli 97, 117 e 119 della Costitu-zione, concernenti il rapporto tra l’ordi-namento italiano e l’ordinamento del-l’Unione europea » (2402);

CENNI: « Istituzione della Giornatanazionale dell’educazione alimentare edella prevenzione dei disturbi alimentari »(2403).

In data 23 maggio 2014 sono statepresentate alla Presidenza le seguenti pro-poste di legge d’iniziativa dei deputati:

MELILLA: « Modifica all’articolo 81della legge 1o aprile 1981, n. 121, in ma-teria di aspettativa degli appartenenti alleforze di polizia candidati a elezioni poli-tiche o amministrative » (2404);

ZOLEZZI ed altri: « Modifiche al de-creto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, inmateria di procedure di valutazione am-bientale » (2405).

Saranno stampate e distribuite.

Adesione di un deputatoa una proposta di legge.

La proposta di legge BONAFEDE edaltri: « Modifiche all’articolo 3 della legge1o dicembre 1970, n. 898, in materia dipresupposti per la domanda di sciogli-mento o di cessazione degli effetti civili delmatrimonio » (1288) è stata successiva-mente sottoscritta dal deputato Sorial.

Assegnazione di progetti di leggea Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell’articolo 72del Regolamento, i seguenti progetti dilegge sono assegnati, in sede referente, allesottoindicate Commissioni permanenti:

I Commissione (Affari costituzionali):

KYENGE ed altri: « Disposizioni per lamodifica o l’abrogazione di norme discri-minatorie » (2139) Parere delle Commis-sioni II, V, VII, VIII, IX, XI, XII e XIV.

II Commissione (Giustizia):

IORI ed altri: « Norme sull’ordina-mento penitenziario minorile e sull’esecu-zione delle misure privative e limitativedella libertà nei confronti dei minorenni,nonché modifiche al codice penale in ma-teria di pene e di sanzioni sostitutive peri soggetti che hanno commesso reati nellaminore età » (2151) Parere delle Commis-sioni I, V, VII, VIII, IX, XI, XII e dellaCommissione parlamentare per le questioniregionali.

VI Commissione (Finanze):

CAPEZZONE: « Riforma della disci-plina delle tasse automobilistiche e altredisposizioni concernenti l’imposizione tri-butaria sui veicoli » (2397) Parere delleCommissioni I, V, VIII, IX, X e dellaCommissione parlamentare per le questioniregionali;

CAPEZZONE: « Modifiche alla disci-plina della riscossione coattiva di sommeiscritte a ruolo » (2398) Parere delle Com-missioni I, II, V e VIII.

VII Commissione (Cultura):

FOSSATI e BLAZINA: « Disciplina dellosport di cittadinanza » (773) Parere delleCommissioni I, II, V, VI (ex articolo 73,comma 1-bis, del Regolamento, per gliaspetti attinenti alla materia tributaria), XIIe della Commissione parlamentare per lequestioni regionali;

Atti Parlamentari — 4 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 — N. 233

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FOSSATI: « Disposizioni per la tuteladei segni distintivi delle società sportive,enti e federazioni, e per la disciplina dellaloro utilizzazione commerciale e dellesponsorizzazioni sportive » (774) Pareredelle Commissioni I, II (ex articolo 73,comma 1-bis, del Regolamento, per le di-sposizioni in materia di sanzioni), V, X (exarticolo 73, comma 1-bis, del Regolamento)e XIV.

Trasmissione dalla Corte dei conti.

La Corte dei conti – Sezione del con-trollo sugli enti, con lettera in data 20maggio 2014, ha trasmesso, ai sensi del-l’articolo 7 della legge 21 marzo 1958,n. 259, la determinazione e la relazioneriferite al risultato del controllo eseguitosulla gestione finanziaria della Cassa de-positi e prestiti Spa, per gli esercizi 2011e 2012. Alla determinazione sono allegatii documenti rimessi dall’ente ai sensi del-l’articolo 4, primo comma, della citatalegge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 147).

Questi documenti sono trasmessi alla VCommissione (Bilancio) e alla VI Commis-sione (Finanze).

Trasmissione dal Ministrodegli affari esteri.

Il Ministro degli affari esteri, con let-tera in data 21 maggio 2014, ha comuni-cato, ai sensi dell’articolo 1, comma 2,della legge 6 febbraio 1992, n. 180, con-cernente la partecipazione dell’Italia alleiniziative di pace e umanitarie in sedeinternazionale, l’intenzione di concedereun contributo all’Associazione « Nessunotocchi Caino » per la realizzazione diazioni nel continente africano nell’ambitodella campagna promossa per l’abolizionedella pena di morte nel mondo.

Questa comunicazione è trasmessa allaIII Commissione (Affari esteri).

Annunzio di progettidi atti dell’Unione europea.

La Commissione europea, in data 20e 21 maggio 2014, ha trasmesso, in attua-zione del Protocollo sul ruolo dei Parla-menti allegato al Trattato sull’Unione eu-ropea, i seguenti progetti di atti del-l’Unione stessa, nonché atti preordinatialla formulazione degli stessi, che sonoassegnati, ai sensi dell’articolo 127 delRegolamento, alle sottoindicate Commis-sioni, con il parere della XIV Commissione(Politiche dell’Unione europea):

Comunicazione della Commissione alParlamento europeo, al Consiglio, al Co-mitato economico e sociale europeo e alComitato delle regioni – Un ruolo piùincisivo del settore privato nella crescitainclusiva e sostenibile dei paesi in via disviluppo (COM(2014)263 final), che è as-segnata in sede primaria alla III Commis-sione (Affari esteri);

Relazione della Commissione al Co-mitato economico e finanziario ai sensidell’articolo del regolamento (UE) n. 1210/2010 del Parlamento europeo e del Con-siglio, del 15 dicembre 2010, relativo al-l’autenticazione delle monete in euro e altrattamento delle monete non adatte allacircolazione (COM(2014)277 final), corre-data dal relativo allegato (COM(2014)277final – Annex 1), che è assegnata in sedeprimaria alla V Commissione (Bilancio);

Relazione della Commissione al Par-lamento europeo, al Consiglio, al Comitatoeconomico e sociale europeo e al Comitatodelle regioni sulla governance delle strate-gie macroregionali (COM(2014)284 final),che è assegnata in sede primaria alla VCommissione (Bilancio);

Comunicazione della Commissione alConsiglio e al Parlamento europeo – Stra-tegia per la riduzione del consumo dicarburante e delle emissioni di CO2 deiveicoli pesanti (COM(2014)285 final) e re-lativo documento di accompagnamento –Documento di lavoro dei servizi dellaCommissione – Sintesi della valutazione

Atti Parlamentari — 5 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 — N. 233

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d’impatto (SWD(2014) 159 final), che sonoassegnati in sede primaria alle Commis-sioni riunite VIII (Ambiente) e IX (Tra-sporti);

Comunicazione congiunta della Com-missione europea e della Alta rappresen-tante dell’Unione europea per gli affariesteri e la politica di sicurezza al Parla-mento europeo e al Consiglio – Elementiper una strategia dell’Unione europea inAfghanistan per il periodo 2014-16(JOIN(2014) 17 final), che è assegnata insede primaria alle Commissioni riunite III(Affari esteri) e IV (Difesa).

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzopresentati sono pubblicati nell’Allegato Bal resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

Nell’Allegato A al resoconto della sedutadel 1o aprile 2014, a pagina 5, primacolonna, le righe dalla undicesima allasedicesima devono intendersi soppresse e,dopo la ventisettesima riga, devono inten-dersi inserite le seguenti:

« ROCCHI ed altri: “Disposizioni peril riconoscimento del servizio prestatonelle scuole materne ai fini giuridici, eco-nomici e di carriera in favore dei docentidelle scuole secondarie” (1833) Parere delleCommissioni I, V e VII ».

Nell’Allegato A al resoconto della sedutadel 16 aprile 2014, a pagina 4, secondacolonna, quintultima riga, dopo la parola:« IX, » si intende inserita, la seguente:« X, ».

Atti Parlamentari — 6 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 — N. 233

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MOZIONI BERGAMINI ED ALTRI N. 1-00426, ZACCAGNINI EPISICCHIO N. 1-00473, COVA ED ALTRI N. 1-00474, MASSI-MILIANO BERNINI ED ALTRI N. 1-00476, CAON ED ALTRIN. 1-00477 E DORINA BIANCHI N. 1-00478 CONCERNENTI

INIZIATIVE A FAVORE DEL SETTORE DELL’APICOLTURA

Mozioni

La Camera,

premesso che:

l’apicoltura rappresenta un parti-colare comparto, fra i più complessi delsettore agricolo, in cui le funzioni princi-pali sono rappresentate dall’attività eco-nomica e dallo sviluppo rurale, dalla pro-duzione di miele e di altri prodotti del-l’alveare, e si caratterizza dalla diversitàdelle condizioni di produzione e di resa,nonché dalla frammentazione e dalla mol-teplicità degli operatori;

l’ampio interesse che tale segmentoriveste nello sviluppo agricolo e per ilquale è stata riconosciuta la « valenzanazionale », attraverso numerose produ-zioni di miele di qualità a marchio dop eigp, conferma l’importanza economica cheil settore apicolo riveste in Italia, il cui girod’affari legato alla produzione di miele,cera, polline e altri prodotti apistici, am-monta intorno ai 65 milioni di euro annui,anche grazie agli interventi volti sia afavorire nuove iniziative imprenditoriali,che a fronteggiare il fenomeno della mor-talità delle api legata all’uso crescente diinsetticidi tossici;

il Ministero delle politiche agricole,alimentari e forestali, a seguito dell’appro-vazione della legge 24 dicembre 2004,

n. 313, che ha riconosciuto l’apicolturacome attività di interesse nazionale, haprovveduto, nel recente passato, a elabo-rare uno specifico documento program-matico all’interno del quale furono indi-cate una serie di linee strategiche a so-stegno del medesimo comparto, sia dicarattere finanziario che d’informazione,per la valorizzazione delle produzioni api-stiche, la tutela della salute dei consuma-tori e l’educazione alimentare, oltre cheper lo sviluppo dei programmi di ricercae di sperimentazione, d’intesa con le or-ganizzazioni apistiche;

il sopra indicato documento d’in-dirizzo indicava, inoltre, l’attivazione disistemi volontari di rintracciabilità volti aricomprendere l’analisi sui controlli disicurezza e di qualità dei prodotti apistici,finalizzati anche alla complessità del fe-nomeno degli spopolamenti degli alveari edella moria delle api ed all’impiego inagricoltura di prodotti fitosanitari a basedi neonicotinoidi;

la rilevante mortalità delle api re-gistratasi negli ultimi anni, che ha deter-minato un impatto economico negativo pergli operatori del settore, rappresentando,inoltre, una minaccia per la tutela dellabiodiversità, ha inciso negativamente inmaniera particolarmente grave sull’interafiliera, stimolando la messa in atto, sia alivello comunitario che nazionale, di azionivolte a contrastare l’epidemia delle api

Atti Parlamentari — 7 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 — N. 233

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all’interno di un ampio quadro di moni-toraggio ambientale, attuato attraversol’impiego delle api quali indicatori dell’in-quinamento da fitofarmaci e altri agenti;

il fenomeno degli spopolamenti de-gli alveari e della moria delle api, mani-festatosi nella sua gravità con l’eccezionaletasso di mortalità verificatosi nel corsodell’anno 2008, ha indotto il Ministerodelle politiche agricole, alimentari e fore-stali ad avviare un monitoraggio nazionaledenominato « Rete per il monitoraggio deifenomeni di spopolamento e mortalità de-gli alveari in Italia (Apenet) », finalizzatoalla raccolta di informazioni sullo stato disalute delle api sul territorio nazionale esulla presenza e distribuzione geograficadei virus delle api e dei residui di pesticidi,acaricidi e neonicotinoidi in api, polline ecera, che minacciano la tutela degli insetti,dalla cui impollinazione dipende l’80 percento delle colture agricole;

la sopra indicata ricerca ha dimo-strato l’inaccettabilità d’utilizzo dei pesti-cidi sistemici come concianti dei semi,l’effetto sinergico e di interazione a cuiviene sottoposto l’alveare, nonché il legametra la presenza di pesticidi e di una seriedi fenomeni patologici;

in ambito comunitario, la Commis-sione europea, a seguito delle conclusionidel rapporto sul settore dell’apicolturadestinato al Parlamento europeo e al Con-siglio predisposto dal Commissario al-l’agricoltura Dacian Ciolos, ha ribaditol’intenzione di sostenere l’apicoltura euro-pea, attraverso l’introduzione di nuovemisure di sviluppo rurale finalizzate afavorire i giovani agricoltori nell’ammo-dernamento delle aziende e ad interventiagro-ambientali per rafforzare la presenzadi piante mellifere per il sostentamentodelle colonie di api;

le emergenze sanitarie alla basedella moria delle api sono aggravate dal-l’assenza di un adeguato quadro regolato-rio internazionale, per cui gli apicoltoririscontrano evidenti difficoltà in conside-razione sia della mancanza di un adeguato

supporto da parte dei servizi veterinari,che di una legislazione in tema di etichet-tatura che risulta carente;

il regolamento (UE) n. 1169 del 25ottobre 2011, che disciplina l’etichettaturadei prodotti alimentari, inclusi quelli del-l’alveare, stabilisce un periodo transitoriodi tre anni dalla pubblicazione (22 novem-bre 2011), entro il quale l’apicoltore deveconformarsi alle nuove regole, consen-tendo la possibilità di utilizzare etichetteconformi alla vecchia normativa, estesa acinque anni per quanto riguarda l’etichet-tatura nutrizionale;

le novità apportate dal sopra indi-cato regolamento comunitario per i pro-dotti, quali miele, polline e pappa reale,risultano, tuttavia, limitate se si consideracome rimanga facoltativa l’indicazionedelle caratteristiche nutrizionali, a cui siaggiunge la difficoltà che all’interno dellostesso campo visivo devono essere ripor-tate la denominazione di vendita e laquantità netta, eliminando, fra l’altro, l’ob-bligo di riportare il termine minimo diconservazione;

le articolate complessità che coin-volgono il settore apistico, nell’ambitodelle sostanze farmacologiche autorizzateper l’utilizzo in apicoltura, richiedono,inoltre, un maggiore rigore per la salva-guardia della salute umana, nonché delleprocedure più snelle nell’ambito dell’au-torizzazione all’immissione in commerciodei medicinali destinati alle api;

ulteriori esigenze di carattere fi-nanziario si rilevano, fra l’altro, nell’am-bito della necessità di attribuire adeguaterisorse all’apicoltura per l’aggiornamentodi nuove metodiche per la diagnosi, nuovistrumenti terapeutici e nuovi protocolli diintervento da applicare per le più gravimalattie delle api;

le numerose iniziative parlamentaripresentate sia nella XVI che nella XVIIlegislatura volte ad impegnare il Governo,sia in ambito nazionale che comunitario,all’introduzione di misure volte a fronteg-giare l’emergenza causata dalla mortalità

Atti Parlamentari — 8 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 — N. 233

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delle api, che purtroppo da alcuni anniregistra una drastica diminuzione dei fi-nanziamenti previsti per il suo contrasto,nonché al coordinamento di un’azionesinergica con gli altri Stati membri asostegno del settore apicolo, anche all’in-terno della politica agricola comune, cheha determinato, fra l’altro, la moratoriasull’uso di determinati pesticidi a partiredal 1o dicembre 2013, confermano un’at-tenzione complessiva degli organismi na-zionali e comunitari sulla filiera interes-sata ed il ruolo negativo che i pesticidineonicotinoidi ricoprono, compromet-tendo, oltre ad uno dei settori più impor-tanti e fiorenti della produzione agricolaitaliana, anche la qualità dell’ambiente edella salute,

impegna il Governo:

ad assumere iniziative per prevedere,nell’ambito del processo autorizzativo re-lativo all’immissione in commercio deimedicinali veterinari per il settore apistico,l’introduzione di una nuova disciplinavolta a garantire una maggiore tutela esalvaguardia della salute umana, una ri-duzione dei tempi previsti per la realiz-zazione delle prove cliniche relative allasperimentazione clinica di nuovi principiattivi da poter impiegare per la lotta allemalattie delle api e l’introduzione di ta-riffe agevolate;

ad assumere iniziative per prolungareil periodo di autorizzazione indicato dalcomma 3 dell’articolo 13 del decreto legi-slativo 6 aprile 2006, n. 193, per quantoriguarda le domande semplificate di au-torizzazione all’immissione in commerciodi medicinali veterinari per i medicinaligenerici;

ad attivarsi presso l’Agenzia europeadei medicinali (European medicines agency- Emea) affinché avvii una fase di ricercaavanzata che studi anche eventuali nuoviprincipi attivi e conseguenti limiti massimiresiduali per farmaci potenzialmente im-piegabili per l’immediato futuro in apicol-tura;

ad assicurare, nell’ambito dei finan-ziamenti destinati alla sanità ed ai diversisettori zootecnici, adeguate risorse da at-tribuire all’apicoltura per la messa a puntodi nuove metodiche per la diagnosi, nuovistrumenti terapeutici e nuovi protocolli diintervento da applicare per le più gravimalattie delle api;

a definire una procedura semplificatadi autorizzazione per l’importazione el’utilizzo degli antagonisti biologici e l’usodi acaricidi utili per combattere parassitivegetali ed animali che provocano gravidanni alla produzione agricola;

a promuovere, per quanto di compe-tenza, l’insegnamento della patologia api-stica;

ad assumere iniziative per prevederela possibilità di consentire su tutto ilterritorio nazionale, in accordo con laConferenza Stato-regioni, in ottemperanzadelle norme tecniche e nell’ambito delpiano urbanistico regionale, la realizza-zione di nuovi annessi agricoli per ilsettore dell’apicoltura, in considerazionedelle attuali difficoltà riscontrate daglioperatori apistici nel rientrare nei para-metri utilizzati dalle amministrazioni, re-lativi di solito all’estensione dei terreni inpossesso dell’azienda e non, per esempio,al numero di arnie possedute, per ottenerei nuovi volumi;

a modificare e, se necessario, a so-stituire con un nuovo decreto, data lamutata situazione epidemiologica delle di-verse patologie riguardanti le api, il rego-lamento di polizia veterinaria (decreto delPresidente della Repubblica n. 320 del1954), in quanto gli articoli 154, 155, 156,157 e 158 del suddetto regolamento pre-vedono misure troppo restrittive e nonrisolutive per il settore apistico;

ad intervenire, infine, in sede euro-pea al fine di prevedere, nell’ambito delladisciplina di etichettatura, che la prove-nienza del polline utilizzato nei prodottisia espressamente indicata.

(1-00426) « Bergamini, Russo, Polverini,Latronico, Biasotti, Petrenga,

Atti Parlamentari — 9 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 — N. 233

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Picchi, Ravetto, Vella, Giam-manco, Francesco SaverioRomano, Carfagna, Rotondi,Mottola ».

La Camera,

premesso che:

la moria delle api che si è verificatain questi ultimi anni in tutto il mondo haraggiunto dimensioni tali da poter essereconsiderata un fattore che mette a repen-taglio l’intera agricoltura mondiale. È statostimato che circa il 35 per cento del ciboche l’uomo consuma dipende diretta-mente, attraverso l’impollinazione difrutta e colture vegetali in generale, oindirettamente, tramite l’impollinazione dicampi coltivati a foraggio per il bestiame,dall’attività svolta dalle api. Sono questi iveri problemi dell’apicoltura alla qualeoggi le istituzioni non sanno offrire rispo-ste adeguate per tutelare un settore che inItalia conta 1,2 milioni di alveari per ungiro d’affari di 60 milioni di euro. In Italiagli apicoltori sono 50.000, di cui 7.500« professionisti » che totalizzano un fattu-rato di circa 25 milioni di euro. A ciò siaggiunge il fatto che le api concorrono perl’80 per cento al lavoro di impollinazionee l’alimentazione umana dipende per unterzo da coltivazioni impollinate attraversoil lavoro degli insetti. In più, il valoreaggiunto totale per il servizio di impolli-nazione delle colture è stato stimato in14,2 miliardi di euro. In tutto il mondo,invece, il valore economico totale dell’im-pollinazione svolta dalle api è stato pari a153 miliardi di euro (Moritz et al., 2010);

da un recente studio dell’Efsa, pub-blicato nel marzo 2014, le api, soprattuttoquelle allevate, svolgono un ruolo impor-tante nell’impollinazione di una vastagamma di colture e piante selvatiche. Laproduzione di circa l’80 per cento delle264 specie coltivate nell’Unione europeadipende direttamente dagli insetti impol-linatori, per la maggior parte api, e, se-condo le stime, il valore monetario annuoglobale dell’impollinazione ammonta a mi-

liardi di dollari. Oltre a contribuire all’im-pollinazione, le api ci forniscono anchealimenti e servizi alimentari: miele, pol-line, larve, cera per la lavorazione dialimenti, propoli nella tecnologia alimen-tare e pappa reale come integratore ali-mentare e ingrediente di alimenti;

dunque, un fatto è certo: l’impor-tanza delle api allevate è oggigiorno sem-pre maggiore. Anche dagli Stati Uniti ar-rivano dati allarmanti sulla mortalità delleapi. Qui le morie sono state attribuite auna sindrome sconosciuta, chiamata co-lony collapse disorder. Recenti studi sug-geriscono che il colony collapse disordersia causato dall’interazione fra patogeni ealtri fattori di stress, fra i quali l’acaroparassita Varroa destructor (Anderson &Trueman), un pericoloso killer che succhiail sangue alle api e che sembra svolgere ilruolo più importante. Nel Vecchio Conti-nente negli ultimi anni si sono verificategravi perdite di alveari. Tuttavia, il feno-meno è stato poco documentato e haperciò ricevuto un’attenzione inferiore ri-spetto a quanto verificatosi negli StatiUniti (Potts et al., 2010). I trattamenti, adoggi riconosciuti, in Italia, per combatterela Varroa, sono l’Api-Bioxal (a base diacido ossalico), Apiguard, ApilifeVar, masono ancora troppo pochi per far fronteall’emergenza. Non è certo un caso che gliapicoltori rivolgano grida d’aiuto al Mini-stero della salute per avere a disposizionearmi autorizzate e più efficaci per farfronte all’emergenza. Si ricorda che ilmiele è un alimento e deve avere le stessegaranzie produttive che hanno a disposi-zione allevatori e agricoltori, perché le apisono un allevamento a tutti gli effetti. Maa far morire le api è anche l’uso scriteriatodell’arsenale chimico tossico che viene im-piegato in agricoltura. Praticamente sispara sulle colture con il cannone, quandobasterebbe un modesto tiro di cerbottana.Quando entrano in scena i pesticidi, comei neonicotinoidi e altri che vengono uti-lizzati per contrastare i parassiti che col-piscono le piante, si parla di avvelena-mento. Il fenomeno riguarda tutta la pe-nisola. Le morie per avvelenamento, ingenere, sono facilmente distinguibili in

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seguito al ritrovamento di fronte all’al-veare di migliaia di api morte, sulle qualiè normalmente possibile, attraverso test dilaboratorio, rinvenire i residui dei prodottiresponsabili dell’intossicazione acuta. Perovviare a tale problema si possono adot-tare azioni appropriate, come, ad esempio,la sospensione dell’utilizzo degli agrofar-maci incriminati o la limitazione del lorouso (Moritz et al., 2010). La correlazionefra l’uso di neonicotinoidi e moria d’apitrova letteratura non solo in ambito scien-tifico, ma anche nei tribunali. Nel 2011 ilprocuratore Raffaele Guariniello, in forzaalla procura della Repubblica di Torino,ha condotto un’inchiesta sulle cause dellastrage delle api e l’ha chiusa inviando agliamministratori delegati di Bayer Crop-Science di Milano e di Syngenta CropProtection Italia, l’avviso di conclusionidelle indagini per il reato di diffusione dimalattie degli animali pericolose per ilpatrimonio zootecnico e per l’economianazionale. Un reato, quello contestato daGuariniello ai due manager delle casefarmaceutiche principali produttrici deineonicotinoidi responsabili della moriadelle api, per il quale è prevista una penache va da uno a cinque anni di reclusione.Il procuratore Guariniello, grazie ad unasperimentazione sul campo, ha potuto evi-denziare il rapporto di causa ed effetto frala moria delle api e le sostanze incrimi-nate. Le api, stando alle indagini delmagistrato, non si intossicano all’atto del-l’impollinazione, ma si impolverano condosi letali del prodotto, volando vicino aicampi di mais durante la semina;

nell’aprile 2014 l’associazioneGreenpeace ha redatto e diffuso il dossier« Api, il bottino avvelenato », dal qualeemerge come in 12 Paesi europei vi siapresenza di fungicidi intorno ai vignetiitaliani. Oltre due terzi del polline raccoltodalle api nei campi europei, e portato neglialveari, è contaminato da un cocktail dipesticidi tossici. Secondo l’associazioneambientalista, le sostanze chimiche rile-vate nei pollini comprendono insetticidi,acaricidi, fungicidi ed erbicidi, prodotti daaziende agrochimiche come Bayer, Syn-genta e Basf. Per lo studio sono stati

prelevati simultaneamente oltre 100 cam-pioni provenienti da 12 Paesi, che hannoportato a individuare 53 diverse sostanzechimiche. Il rapporto evidenzia alte con-centrazioni e un’ampia gamma di fungicidipresenti nel polline raccolto vicino ai vi-gneti in Italia; l’uso diffuso di insetticidikiller delle api in quello dei campi polac-chi; la presenza di dde – un prodotto didegradazione del ddt – in Spagna, ilritrovamento frequente del neonicotinoidethiacloprid in molti campioni raccolti inGermania. « Le api, e non solo loro, sonopotenzialmente esposte a veleni micidiali.Nel 2013, una drastica moria di insetti hafatto schizzare i prezzi delle mandorleprodotte in California, provocando, sullascia dell’effetto domino, l’aumento del co-sto anche di tutti gli altri prodotti legatialla coltura. Le perdite, in miliardi di euroo dollari, causate dalla scomparsa delleapi non sono state determinate ancora nelloro complesso, ma ogni comparto agricoloesistente sulla faccia del pianeta sembraaver fatto i suoi conti: negli Stati Uniti siparla di 8-12 miliardi di dollari di danno,in Europa, nel 2008, l’Istituto superioreper la ricerca e la protezione ambientale(Ispra) aveva parlato di 250 milioni di euroandati in fumo con i 200 mila alveariperduti l’anno precedente. Mantenere invita le api, in sostanza, significa mantenerein vita l’agricoltura. Farle morire equivalea piegare un intero sistema economico. Viè, inoltre, da evidenziare come nel rap-porto nazionale « Pesticidi nelle acque »del 2013, l’Ispra aveva già diffuso i datisecondo i quali metà delle acque italianeavevano subito una forte contaminazione,dimostrando come l’uso di tali sostanzefosse dannoso per la salute dell’uomo. Dalrapporto dell’Ispra, realizzato sulla basedelle informazioni fornite dalle regioni edalle agenzie regionali e provinciali per laprotezione dell’ambiente, emerge che perla maggior parte si tratta di « residui diprodotti fitosanitari usati in agricoltura –solo in questo campo si utilizzano circa350 sostanze diverse per un quantitativosuperiore a 140.000 tonnellate impiegati invari campi di attività ». L’Ispra avverte che,a causa dell’assenza di dati sperimentali

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sugli effetti combinati delle miscele e diadeguate metodologie di valutazione, esistela possibilità che il rischio derivante dal-l’esposizione ai pesticidi sia attualmentesottostimato. Le sostanze concepite percombattere organismi nocivi, infatti, sonopotenzialmente pericolose anche perl’uomo;

dal 1o dicembre 2013, tre insetticidineonicotinoidi, il thiamethoxam (prodottoda Syngenta), l’imidacloprid e il clothiani-din (prodotti da Bayer), sono parzialmentevietati per due anni nell’Unione europeaper i comprovati effetti dannosi sulle api.È assolutamente necessario ricordarecome l’Italia, mentre a marzo 2013 si eraespressa favorevolmente per il bando deineonicotinoidi, ha fatto una clamorosaretromarcia, votando contrariamente albando nel maggio 2013 e non consentendodi raggiungere la maggioranza qualificatadei due terzi e il bando permanente diqueste pericolosissime sostanze. Un voto,quello italiano, ad avviso dei firmatari delpresente atto di indirizzo, strumental-mente motivato dal fatto che il divietoavrebbe ricompreso anche gli alberi dafrutto in prefioritura, per i quali sonoinvece ammessi altri prodotti di sintesichimica come trattamenti protettivi;

nel gennaio 2013, l’Autorità euro-pea per la sicurezza alimentare (Efsa) hapubblicato tre pareri sui rischi derivantidall’esposizione ai tre neonicotinoidi.L’Efsa ha esaminato effetti letali e sub-letali sulle api mellifere, concludendo chequesti insetticidi determinano effetti acutisulle api. In particolare, ha identificatoeffetti acuti e cronici sulla sopravvivenza esullo sviluppo delle colonie di api, effettisulle larve dall’esposizione tramite le pol-veri, dal consumo di residui di pesticidinel polline e nel nettare contaminato etramite l’esposizione al fluido di gutta-zione (nel caso del mais). Sono stati ve-rificati, inoltre, effetti sul comportamentodelle api e rischi associati a dosi sub-letali.A seguito delle conclusioni dell’Efsa, il 24maggio 2013 la Commissione europea, ap-poggiata dalla maggioranza dei Paesimembri, ha decretato il bando parziale dei

tre pesticidi neonicotinoidi. Con l’imple-mentazione del regolamento europeon. 485/2013 si vieta l’uso di clothianidin,thiamethoxam e imidacloprid sulle coltureche attraggono le api. Il regolamento nevieta l’uso per la concia dei semi, per iltrattamento del suolo o l’applicazione fo-gliare per le seguenti colture: mais, colza,soia, orzo, miglio, avena, riso, segale, sorgoe frumento. Dal 1o dicembre 2013 è vietataanche la vendita di semi trattati con i treneonicotinoidi. Tuttavia, il regolamentocomprende anche numerose eccezioni. Adesempio, il bando non si applica nei si-stemi chiusi come le serre, né per lecolture considerate non attrattive per leapi, quali i cereali invernali. Il regola-mento europeo stabilisce che, nei due annidall’entrata in vigore, la Commissione eu-ropea dovrà effettuare l’analisi delle nuoveinformazioni scientifiche ricevute sui pe-sticidi in questione. La Commissione eu-ropea deciderà poi se è più appropriatorimuovere il bando, prolungarlo tempora-neamente o renderlo permanente;

vale comunque la pena ricordare inquesta sede che il 5 dicembre 2013 ilMinistero della salute ha emesso con pro-prio decreto l’autorizzazione del prodottofitosanitario Sonido contenente la sostanzaattiva thiacloprid della Bayer CropSciencesecondo la procedura di « riconoscimentoreciproco » con altro Stato membro (Fran-cia). Trattasi di un neonicotinoide di tos-sicità di poco inferiore agli altri, ma po-tenzialmente nocivo;

va, tuttavia, segnalato come il Col-legio nazionale degli agrotecnici e degliagrotecnici laureati, nell’atto di impugna-zione al tribunale amministrativo regio-nale del Lazio del Piano nazionale suifitofarmaci, abbia evidenziato come oltrel’80 per cento delle aziende agricole siapriva dell’autorizzazione all’acquisto deifitofarmaci, che evidentemente vengonoreperiti attraverso canali non regolari enon tracciati, circostanza che rischia divanificare qualunque disposizione pre-scrittiva sull’uso dei neonicotinoidi, postoche si applicherebbe solo sul 20 per centodelle aziende con regolare autorizzazione

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e per il restante 80 per cento delle aziendel’applicazione delle norme resterebbe af-fidata al buon senso delle stesse;

con il regolamento (CE) n. 889/2008 sono state introdotte importanti no-vità in merito alla conduzione dell’apicol-tura con il metodo biologico: circa l’originedegli animali, per le api si fa esplicitoinvito a privilegiare le sottospecie locali diapis mellifera. Per il rinnovo degli apiari,è ammesso il ricorso a regine e sciami nonbiologici nella misura massima del 10 percento. L’ubicazione degli apiari, nei pe-riodi di produzione, deve garantire che nelraggio di 3 chilometri vi siano fonti net-tarifere e pollinifere biologiche o sponta-nee. Le pratiche di integrazione alimen-tare possono essere autorizzate solo im-piegando miele, zucchero o sciroppo dizucchero biologici. Le colonie malate oinfestate possono essere sottoposte a trat-tamenti con i medicinali veterinari auto-rizzati ai sensi delle vigenti normativenazionali e comunitarie. Gli alveari postisotto controllo chimico debbono essereisolati in apposito apiario e la cera com-pletamente sostituita. È ammesso l’im-piego di tutti gli acidi organici (formico,lattico, acetico e ossalico) e dei cristallievaporanti (mentolo, timolo, eucaliptolo,canfora). Sono ammessi apiari biologici enon biologici nell’ambito della stessaazienda. È consentito l’uso di cera nonbiologica, se si dimostra che essa è estra-nea alla presenza di residui non ammessi;

è molto importante segnalare chemolto recentemente, il 7 aprile 2014, laCommissione europea ha invitato ad unaconferenza a Bruxelles sulla salute delleapi (Better bee health conference) 400esperti del settore apicoltura e benessereanimale per discutere dei diversi possibiliapprocci al problema del declino del set-tore;

il Commissario per la salute Borgha aperto i lavori presentando il progettodell’Unione europea Epilobee, attività que-sta senza precedenti, che dall’autunno2012 ha prodotto il primo inventario uf-ficiale sulla mortalità delle api (causate da

malattia) nell’Unione europea, eseguito inmodo volontario dai veterinari di 17 Paesimembri;

il tasso di mortalità accettabile inEuropa è del 10 per cento, ma il datoemerso dallo studio è superato in 2/3 deiPaesi;

il Commissario Borg ha anche lan-ciato l’allarme sullo stato di salute di tuttigli impollinatori che non sono sotto strettasorveglianza;

dall’ultimo rapporto dell’Agenziaeuropea dell’ambiente si evince che, peresempio, negli ultimi 20 anni il numerodelle farfalle da prateria in Europa si èridotto del 50 per cento (Piergiorgio Libe-rati, Apitalia, novembre 2013);

in considerazione del fatto che soloun dialogo regolare e buone prassi po-tranno fornire un aiuto concreto agli api-coltori (salute non solo delle api, ma anchedell’apicoltore), nel Parlamento europeo ilprossimo mandato contemplerà un gruppodedicato all’apicoltura. Le nuove informa-zioni scientifiche hanno il potenziale diprodurre nuove leggi e nuove prassi conun limite di quanto è facoltà della Com-missione europea, ma devono stimolareimportanti cambiamenti a livello locale;

il valore dell’impollinazione in Eu-ropa si aggira sui 20 miliardi di euro e daqui nasce l’auspicio di aumentare i finan-ziamenti agli apicoltori, riconoscendo al-l’apicoltura il ruolo non solo di attivitàlucrativa, ma ecosociale;

le api si devono anche considerare« animali sentinella » o « campanelli d’al-larme » per la salute dell’uomo. Si rilevanoancora picchi di mortalità in certe regioni(30 per cento) dovuti a tossicità cronica dacontaminazione delle cere o esposizione aprodotti concianti che producono una con-taminazione costante e grave non solo perle api. L’agricoltura intensiva riduce laquantità di fiori in molte aree, favorendoil nomadismo e l’aumento di fattori stres-santi per le api cui consegue un aumentodella mortalità e dunque delle importa-zioni (anche di nuovi virus e parassiti);

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anche in considerazione del fattoche il 35 per cento dell’alimentazioneumana dipende dalle api, vanno seria-mente presi in considerazione i tre piùimportanti fattori di rischio per le api:

a) pesticidi;

b) varroa;

c) dieta;

nonché, a seguire:

d) la conduzione delle colonie;

e) malattie;

f) predatori;

g) cambiamenti climatici;

h) organismi geneticamente modifi-cati;

in generale ci si è anche chiesto inquale misura sia possibile l’uso di pesticidiin presenza di api, considerando che ilsistema normativo dovrebbe essere piùrigoroso per consentirne un uso sosteni-bile, vigilando sui requisiti tecnici e suimacchinari a garanzia di un livello elevatodi salute animale e ambientale;

andrebbe attentamente valutata laconcessione di autorizzazione di agrofar-maci, in quanto se anche si dimostranoeffetti trascurabili su api, si dovrebberoapprofondire le analisi degli effetti dellesostanze su larve e comportamento degliadulti, valutando anche i rischi di residuisu polline, nettare, acqua e nuvola dipolvere;

l’Associazione per l’agricoltura bio-dinamica promuove da anni un approcciodi maggiore attenzione per le attitudinidelle famiglie di api e i protocolli dell’al-levamento biologico e biodinamico (Deme-ter), che sono particolarmente rispettosi,imponendo modifiche alle tecniche apisti-che oggi in uso e un’alimentazione con-sona alla specie;

non va dimenticato, infine, che so-stanze come chlorpyriphos, cipermetrina edeltametrina sono riconosciute come dan-nosissime per le api, ma non sono incluse

nel bando provvisorio attualmente in vi-gore. Inoltre, imidacloprid, thiamethoxam eclothianidin hanno una vasta gamma diapplicazioni su differenti colture e solo unlimitato numero di queste viene contem-plato dal bando;

un recente studio commissionatoda Greenpeace Olanda e condotto dal cen-tro di ricerca Centrum voor Landbouw enMilieu ha stimato che solo il 15 per centodell’utilizzo complessivo di questi perico-losi pesticidi è stato vietato dal bando. Lavalutazione dell’Efsa è focalizzata sulle apimellifere, mentre non considera gli studiscientifici che evidenziano l’impatto dei trepesticidi su altri importanti insetti impol-linatori e invertebrati. Per esempio, ibombi che si nutrono del polline dellepiante di patate, una coltura comune-mente trattata con questi pesticidi,

impegna il Governo:

a sostenere in sede europea il bandopermanente e totale dei tre pesticidi neo-nicotinoidi, principale causa della moriadelle api (evitando quanto accaduto nelmaggio 2013 quando fu impedito il rag-giungimento della prevista maggioranzaqualificata dei due terzi per il bandopermanente), assumendo iniziative percolmare alcune carenze con cui è statoconcepito il provvedimento comunitario,in particolare integrando nel divieto anchele serre e le coltivazioni apparentementenon attrattive per le api quali i cerealiinvernali;

ad assumere iniziative al fine di al-largare l’estensione del bando a tutte lesostanze di sintesi chimica riconosciutedannose e letali per le api e gli insettiimpollinatori, risultando insufficienti le re-strizioni incluse nell’attuale divieto tem-poraneo di due anni che si applicano solosu una parte dei pesticidi tossici per le apiattualmente in commercio in Europa;

ad attivarsi per sostenere finanzia-riamente progetti specifici di sperimenta-zione e di biomonitoraggio con le apistesse, per trovare soluzioni terapeutiche

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che riducano l’utilizzo di fitofarmaci eprediligano un riequilibrio delle popola-zioni di api andate perse, prendendo inconsiderazione, altresì, la necessità di fi-nanziare ulteriori studi di ricerca perstabilire le correlazioni fra specifici fito-farmaci, pesticidi e diserbanti e le causedelle morie di api, già generalmente di-mostrate da studi internazionali;

a sostenere progetti di ricerca suapiari di dimensioni modificate, come giàavviene sperimentalmente in tutta Europadove sono state avviate tecniche apistichetradizionali e alternative che prevalente-mente utilizzano alveari con dimensionidiverse e maggiorate (metodo Perone), incui l’alveare trova la « sua » dimensione diespansione, posto che questo migliora ilprocesso di crescita della famiglia di api ene rinforza la resistenza alla Varroa e allatossicità nell’ambiente e ne migliora lagenetica;

ad accedere ai finanziamenti previstiper il settore dell’innovazione e della ri-cerca in agricoltura, con particolare rife-rimento all’apicoltura, tenuto conto checon il regolamento (UE) n. 1291/2013dell’11 dicembre 2013, è stato istituitoHorizon 2020, il principale programmadell’Unione europea per il finanziamentodella ricerca e dell’innovazione, con oltre77 miliardi di euro in sette anni, dal 2014al 2020 (con un incremento di quasi il 33per cento rispetto al periodo di program-mazione finanziaria 2007-2013);

ad assumere iniziative per modificareil Piano nazionale sui fitofarmaci emanatopochi mesi fa ed il decreto legislativon. 150 del 2012, nel senso di valorizzare,come richiesto dalla direttiva 2009/128/CE, il ruolo dei tecnici agricoli liberiprofessionisti e addivenire ad un sistemacertificato di vendita ed utilizzo dei fito-farmaci, basato su di una reale consulenzafitoiatrica e non, come accade attual-mente, su disposizioni solo formali, inca-paci di produrre un qualunque effettodiverso dalla moltiplicazione degli adem-pimenti burocratici;

ad impegnarsi con maggior vigore perl’attuazione del regolamento (CE) n. 889/

2008 sull’apicoltura biologica e a suppor-tare le istanze dell’Associazione per l’agri-coltura biodinamica, da sempre attenta albenessere degli insetti impollinatori;

ad attivarsi affinché siano promossi,stante l’importanza che ha l’ape per l’eco-sistema e per la sussistenza di ogni essereumano, finanziamenti di pascoli nettariferidiffusi con progetti dedicati (nel Piano disviluppo rurale), come già avviene neglialtri Stati membri;

ad adoperarsi, infine, anche in base aquanto emerso nella Conferenza svoltasipresso la Commissione europea il 7 aprile2014 a Bruxelles, affinché siano previstiadeguati incentivi istituzionali, anche insede internazionale, per favorire quantiallevano le api con metodi rispettosi delleloro esigenze vitali.

(1-00473) « Zaccagnini, Pisicchio ».

(Mozione non iscritta all’ordine del giornoma vertente su materia analoga).

La Camera,

premesso che:

secondo le stime dell’Organizza-zione delle Nazioni Unite per l’alimenta-zione e l’agricoltura (Fao), delle 100 speciedi colture che forniscono il 90 per cento diprodotti alimentari in tutto il mondo, 71sono impollinate dalle api;

nonostante la grande moria di al-veari verificatasi dal 2008, l’Italia è alquarto posto in Europa con un patrimonioapistico di 1.300.000 alveari, 50.000 api-coltori, per un fatturato complessivo di 60milioni di euro che arriva a 2,5 miliardi dieuro se si considera l’incremento produt-tivo che le api generano in agricolturaattraverso l’impollinazione;

l’esportazione di miele, supportatadai sistemi di certificazione che ne garan-tiscono la qualità come quello del biolo-gico, della denominazione di origine pro-tetta e dell’indicazione geografica protetta,contribuisce ad incrementare il valore del-l’export agroalimentare italiano grazie ai

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circa 10 mila quintali venduti ogni anno inEuropa, Stati Uniti, Giappone e PaesiArabi;

in Italia l’apicoltura, considerata« attività agricola », ai sensi dell’articolo2135 del codice civile, costituisce, secondola legge 24 dicembre 2004, n. 313, unsettore di interesse nazionale utile per laconservazione dell’ambiente naturale, del-l’ecosistema e dell’agricoltura in generaleed è finalizzata a garantire l’impollina-zione naturale e la biodiversità di specieapistiche, con particolare riferimento allasalvaguardia della razza di ape italiana(apis mellifera ligustica spinola) e dellepopolazioni di api autoctone tipiche odelle zone di confine;

l’articolo 5 della legge n. 313 del2004 prevede, in particolare, che il Mini-stero delle politiche agricole, alimentari eforestali predisponga il « documento pro-grammatico per il settore apistico » anchesulla base di quanto disposto dall’articolo1 del regolamento (CE) n. 797/2004 delConsiglio del 26 aprile 2004 relativo alleazioni dirette a migliorare le condizionidella produzione e della commercializza-zione dei prodotti dell’apicoltura;

il documento programmatico per ilsettore apistico sottolinea come, per lasalute degli alveari, non sia più possibileprescindere da una corretta gestione igie-nico-sanitaria basata su specifiche ed ef-ficaci misure di profilassi;

nonostante l’impegno delle regioninel combattere la moria delle api attra-verso i programmi apistici regionali, anchenel 2014, il servizio « spia » (squadra dipronto intervento apistico) del progetto dimonitoraggio Beenet, sotto l’egida del Mi-nistero delle politiche agricole, alimentarie forestali ha ricevuto decine e decine disegnalazioni da tutta Italia;

le api sono contemplate nella Stra-tegia dell’Unione europea 2007-2013 per lasalute degli animali e nella legislazionesulla certificazione sanitaria di salute ani-male, che prevede i requisiti per i movi-menti di api fra gli Stati membri (direttiva92/65/CEE);

il regolamento (CE) 1107/2009 ha,inoltre, stabilito che un prodotto fitosani-tario possa essere autorizzato soltanto se,alla luce di un’adeguata valutazione delrischio, fondata su orientamenti per l’ese-cuzione di test riconosciuti a livello co-munitario o internazionale, sia stabilitoche, nelle condizioni d’utilizzo proposte,tale prodotto comporti un’esposizione tra-scurabile per le api, o non abbia alcuneffetto inaccettabile acuto o cronico per lasopravvivenza e lo sviluppo della colonia,tenendo conto degli effetti sulle larve e sulcomportamento delle api;

a maggio del 2012, nel contestodella propria strategia per combattere ladiminuzione del numero di api, la Com-missione europea ha stanziato 3,3 milionidi euro a sostegno di 17 Stati membri chestanno effettuando studi di sorveglianzavolti a raccogliere ulteriori informazionisulle perdite di colonie di api da miele;

secondo una relazione dell’Efsa,pubblicata il 13 marzo 2014, sul lavoro divalutazione del rischio ambientale per leapi svolto nell’Unione europea, occorreuna cooperazione più intensa tra agenzie,Stati membri e ricercatori per una mi-gliore comprensione di come i fattori mul-tipli di stress danneggino la salute delleapi;

per limitare la moria delle apil’Efsa ha, pertanto, proposto la creazionedi una rete che comprenda il « Gruppointerservizi per le api » della Commissioneeuropea, il laboratorio europeo di riferi-mento per la salute delle api, organismidegli Stati membri, come l’Agenzia fran-cese per la sicurezza alimentare Anses,altre agenzie dell’Unione europea, comel’Agenzia europea per i medicinali (Ema) eorganizzazioni internazionali;

secondo il rapporto « Api, il bottinoavvelenato » di Greenpeace international,pubblicato il 16 aprile 2014, che riporta idati del più vasto studio condotto a livelloeuropeo su oltre 100 campioni prelevaticontemporaneamente in 12 Paesi, due pal-lottoline su tre, del carico di ciascuna apebottinatrice, è contaminato da un mici-

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XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 — N. 233

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diale cocktail di molecole tossiche (inset-ticidi, acaricidi, fungicidi ed erbicidi);

i risultati dell’indagine hanno evi-denziato che una delle più rilevanti causedella moria di api sia da attribuirsi al-l’impiego dei neonicotinoidi nella conciadelle sementi di mais; la sospensione cau-telativa di tali prodotti predisposta dalGoverno ha prodotto, infatti, effetti bene-fici e la stessa Unione europea ha appro-vato, il 25 maggio 2013, la messa al bandodi tre pesticidi appartenenti alla famigliadei neonicotinoidi;

per descrivere il fenomeno dellamoria delle api, alcuni scienziati americanihanno studiato il colony collapse disorder,una sindrome dello spopolamento deglialveari caratterizzata dalla rapida perditadella popolazione di api operaie adulte,per la quale non è stata individuataun’unica causa, ma sono stati indicatidiversi fattori concomitanti, che agisconoin combinazione fra loro o separatamente;

fra i predetti fattori si annoverano,oltre ai noti effetti dell’agricoltura inten-siva e dell’uso di pesticidi, la scarsa o deltutto insufficiente alimentazione delle api,i virus, tra i quali la peste americana,Nosema spp, Covata calcificata causata daAscospherosi, gli attacchi di agenti patogenie delle specie invasive, come, ad esempio,l’acaro varroa (Varroa destructor), la vespaasiatica (Vespa velutina), il piccolo scara-beo dell’alveare (Aethina tumida) e l’acaroTropilaelaps, i vegetali geneticamente mo-dificati e i cambiamenti ambientali, qualila frammentazione e perdita dell’habitat;

a differenza degli altri animali nonè la singola ape ad essere allevata ma ilsuper organismo, comunemente definito« colonia », costituito dall’insieme degli in-setti e da tutti gli elementi che solidal-mente ne fanno parte (le differenti caste diapi, la covata, i diversi tipi di favi, leriserve di miele, di polline, la propoli,l’arnia in cui è contenuta);

per tali ragioni l’allevamento delleapi comporta una notevole specializza-zione da parte degli apicoltori in quanto

l’accudimento si svolge principalmentesulla base di osservazioni effettuate du-rante la visita delle colonie; la conduzionedelle colonie richiede, quindi, una grandeabilità e un intervento professionale con-tinuativo da parte dei veterinari pubblici eprivati quando si verifichino patologie acarico dell’alveare; lo stesso sistema« spia », in maniera incomprensibile, nonprevede la figura del medico veterinarioper le api;

per poter definire una politica sa-nitaria di profilassi e prevenzione è ne-cessaria la diagnosi di infezione o infe-stione o inquinamento dell’alveare daparte del veterinario aziendale libero pro-fessionista, che rileva le manifestazionicliniche o subcliniche e le indagine dilaboratorio e le comunica al servizio ve-terinario pubblico;

una politica pubblica di profilassideve, dunque, prevedere la formazionedegli apicoltori e delle altre figure profes-sionali che collaborano con loro (respon-sabili veterinari specializzati, istituti diricerca e tecnici specializzati) ed attuarepolitiche sanitarie con la piena collabora-zione e l’aiuto delle associazioni apistiche;

attualmente i veterinari dotati diconoscenze apistiche adeguate sono moltopochi, talvolta completamente mancanti,pertanto non disponibili a intraprendereispezioni in campo su vasta scala, qualivisite complete di tutti gli alveari prima diprescrivere un medicinale veterinario;

l’obiettivo da perseguire è, dunque,quello di disporre di una rete geografica disufficienti competenze veterinarie nell’am-bito di ciascuna regione;

le differenze tra le api e le altrespecie allevate non permettono, infatti,l’utilizzazione di prodotti farmaceutici pertrasposizione e i farmaci che molti alle-vatori utilizzano hanno una ricaduta ne-gativa sulla salute umana, in quanto nonprevedono tempi di sospensione adeguatiad impedire che tali farmaci finiscanonella catena alimentare umana;

Atti Parlamentari — 17 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 — N. 233

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la mancanza di medicinali, preven-tivi e curativi, efficaci per la lotta controle diverse malattie o parassiti, e la sotto-valutazione dei rischi dei residui conse-guente all’assenza di metabolizzazionedelle molecole facilitano e incoraggianol’utilizzazione diffusa di sostanze chimicheillegali;

l’Unione europea vieta l’uso di far-maci, antibiotici e sulfamidici in apicolturaproprio perché non si calcolano i tempi disospensione; in particolare, non sono de-terminati i tempi di lmr (livello massimodi residuo) e comunque, indipendente-mente da questo, la presenza dell’antibio-tico permarrebbe all’interno dell’alvearetrattato e inquinerebbe in maniera per-manente la matrice dell’alveare, sensibi-lizzando le api per più tempo, anchesuccessivamente ai trattamenti antibiotici;inoltre, le api trattate con antibiotici po-trebbero distribuirlo sulle piante e sui fioriche vanno ad impollinare, determinandoun ulteriore inquinamento del territorio,

impegna il Governo:

al fine di consentire una correttadiagnosi del fenomeno della mortalitàdelle api, a promuovere un’indagine epi-demiologica sulla presenza di malattie in-fettive e parassitarie delle api effettuatadai veterinari aziendali libero professio-nali, in collaborazione con i veterinaripubblici dipendenti e con la rete delsistema sanitario nazionale, servizio pro-filassi;

a ribadire il divieto dell’uso di anti-biotici e di sulfamidici nell’allevamentodelle api, in linea con quanto stabilitodalla normativa europea e italiana che nevieta l’utilizzo in considerazione del fattoche non è possibile determinare i tempi dilmr (livello massimo di residuo) e che lapresenza dell’antibiotico permane all’in-terno dell’alveare a tempo indeterminato,sensibilizzando le api per più tempo anchein assenza di trattamenti antibiotici cheriassumono il farmaco dalla matrice del-l’alveare stesso;

ad attuare una politica pubblica diprofilassi e di prevenzione per affrontarele problematiche conseguenti alle patologiedegli alveari, con lo scopo di impostareuna medicina preventiva sulle api, attra-verso l’aiuto e la piena collaborazione trale associazioni apistiche e i veterinaripubblici e libero professionisti per favorireforme adeguate di tutela della salute delleapi e di controllo sulla salubrità dei pro-dotti apistici;

ad attuare, anche all’interno delpiano di azioni per l’agroalimentare« Campolibero » promosso dal Ministerodelle politiche agricole, alimentari e fore-stali, un piano di assistenza tecnica voltoa rafforzare le attività di supporto agliapicoltori (formazione, addestramento, in-formazione) per migliorare la conoscenzadella salute dell’ape e la profilassi direttain apiario ad opera di personale veterina-rio specializzato, personale ad oggi nonprevisto nei progetti « spia » e Beenet;

ad assumere iniziative per migliorare,per quanto riguarda i veterinari, la cono-scenza dell’ape e la formazione in pato-logia apistica, implementando lo sviluppodi formazione specifica in apicoltura neglistudi universitari di medicina veterinaria ecreando una rete di esperti in grado difornire supporto ai veterinari per le visitedi campo;

ad assumere iniziative per svilupparelaboratori in grado di coprire l’interagamma di analisi necessarie alla diagno-stica delle problematiche dell’apicoltura,anche al fine di valutare gli effetti deipesticidi sugli impollinatori e ridurne l’uti-lizzo, di stimolare ricerca e sviluppo ditecniche non inquinanti per la gestione deiparassiti e di promuovere la diffusione dipratiche agricole ecologiche;

ad aumentare il monitoraggio e icontrolli per evitare l’introduzione di pa-rassiti emergenti e a implementare azioniper contribuire a contrastare l’attuale pre-senza e un’ulteriore diffusione della vespavelutina, fornendo linee guida alle asso-ciazioni degli apicoltori sulle azioni daintraprendere in caso di rinvenimento dinuove parassitosi e patologie;

Atti Parlamentari — 18 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 — N. 233

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a sostenere lo sviluppo di una rete dicentri tecnici di riferimento diffusi in ogniregione, in grado di adottare misure peraumentare la diversità floreale mellifera epollinifera, al fine di assicurare alle apiun’alimentazione di qualità;

a limitare il carico di burocraziasulla professione di apicoltore e a gestirele patologie entro limiti che non presen-tino rischi per gli allevatori, definendometodiche chiare e semplici da seguire ediffondere nel mondo apistico.

(1-00474) « Cova, Oliverio, Lenzi, LucianoAgostini, Antezza, Anzaldi,Carra, Cenni, Covello, DalMoro, Ferrari, Fiorio, Mar-rocu, Mongiello, Palma, Ta-ricco, Tentori, Terrosi, Va-liante, Venittelli, Zanin,Amato, Argentin, Beni, Bossa,Paola Bragantini, Burtone,Capone, Carnevali, Casati,D’Incecco, Fossati, Gelli,Grassi, Iori, Miotto, Murer,Patriarca, Piccione, Sbrollini,Scuvera ».

(Mozione non iscritta all’ordine del giornoma vertente su materia analoga).

La Camera,

premesso che:

l’ape (apis mellifera L.) è una speciedi insetto sociale dell’ordine degli imenot-teri, della famiglia degli apidi, suddivisa in24 sottospecie riunite in tre gruppi (Me-diterraneo occidentale, Mediterraneoorientale ed Africa tropicale), che ha lacaratteristica di poter essere allevata dal-l’uomo ed è diffusa pressoché in tutti icontinenti, quindi anche in Italia, dove sisegnala, tra l’altro, il maggior numero disottospecie selvatiche d’Europa;

l’ape è un insetto pronubo chesvolge un importantissimo ruolo ecologicoed ambientale per il mantenimento dellabiodiversità vegetale tra le piante sponta-nee e coltivate. Per queste ultime, i pro-nubi assolvono ad un compito essenziale,

garantendo la produttività di un’ampiagamma di colture europee di importanzaeconomica ed il miglioramento della qua-lità del prodotto;

in Europa gli insetti impollinatoricome l’ape contribuiscono alla produzioneagricola di 150 colture (84 per cento) chedipendono parzialmente o interamente da-gli insetti per l’impollinazione e il raccolto,per un valore commerciale che si aggiraintorno ai 22 miliardi di euro all’anno. Trale principali colture che beneficiano del-l’impollinazione entomofila si annoverano:

a) frutta: melo, arancio, pero, pesco,melone e anguria, limone, fragola, lam-pone, susino, albicocco, ciliegio, kiwi,mango e ribes;

b) ortaggi: pomodoro, carota, patata,cipolla, peperone, zucca, fava, zucchina,fagiolo, melanzana e cetriolo;

c) colture industriali: cotone, colza,girasole, senape, soia e grano saraceno;

d) frutta secca: mandorlo, noce ecastagno;

e) piante aromatiche: basilico, salvia,rosmarino, timo, coriandolo, cumino eaneto;

f) foraggio per gli animali: erba me-dica, trifoglio e meliloto;

g) piante officinali: camomilla, la-vanda ed enotera;

la sottospecie mellifera più diffusaal mondo è l’ape ligustica o ape italiana(apis mellifera ligustica Spinola, 1806),molto apprezzata tra gli apicoltori, data lasua adattabilità alla maggior parte deiclimi, dal subtropicale al temperato;

il continuo contatto con l’ambienteche caratterizza l’operato delle api, chesvolgono attività bottinatrice, favoriscel’accumulo, all’interno dell’alveare, dellesostanze con le quali questi insetti entranoin contatto, rendendo l’arnia una preziosafonte di informazioni circa la presenza disostanze inquinanti nell’ambiente;

Atti Parlamentari — 19 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 — N. 233

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per le ragioni sopra riportate,l’apicoltura, inquadrabile nell’ambito dellazootecnia, assolve, oltre alla funzione pro-duttiva, anche a quella ecologico-ambien-tale e di sviluppo rurale, rientrando perciòa pieno titolo nell’ambito delle attivitàagricole multifunzionali;

di recente, la Fai (Federazione ita-liana apicoltori) ha dichiarato che vi sonomolti motivi per ritenere che l’ape italianasia a rischio di estinzione, così come lealtre sottospecie di ape mellifera, visto cheè in corso una moria estremamente preoc-cupante data dal fatto che il numero di apinate non supera quello delle api morte;

sempre secondo la Fai, numerosesono le ragioni di questa moria, tra lequali l’introduzione di nuove specie « spu-rie » ed i trattamenti insetticidi a base diimidacloprid, prodotto già bandito inFrancia dal 2002;

in un recente ed allarmante rap-porto di Greenpeace, si evidenzia come ilpolline con il quale entrano in contatto leapi è altamente inquinato da un « pesantecocktail di pesticidi tossici », molti deiquali neonicotinoidi, e per questo l’asso-ciazione ambientalista ha invitato la Com-missione europea e i Governi nazionali avietarne completamente l’utilizzo. Infatti, ipesticidi neonicotinoidi clothianidin, imi-dacloprid, thiamethoxam e fipronil sonoattualmente sottoposti solo ad un divietotemporaneo ed altri pesticidi non neoni-cotinoidi dannosi per le api e per gli altriimpollinatori, come il clorpirifos, ciperme-trina e deltametrina, non risultano ancoraessere banditi;

negli ultimi decenni si è verificatain Europa una drammatica diminuzionedel numero di api mellifere allevate e dipronubi selvatici, perdendo una media del16 per cento delle arnie (dal 1985 al 2005),riscontrabile prevalentemente in Inghil-terra, Germania, Repubblica Ceca e Sve-zia, anche a causa della rarefazione dispazi aperti ricchi di fiori;

la Commissione europea nel mag-gio 2013 (regolamento di esecuzione (UE)

n. 485/2013 della Commissione del 24maggio 2013) ha dato il via alla moratoriacontro i tre insetticidi considerati piùdannosi per le api europee (moratoriaentrata in vigore nel successivo mese didicembre 2013, per la durata di 2 anni).Trattasi del clotianidin, dell’imidacloprid edel thiamethoxam (della famiglia dei neo-nicotinoidi), destinati alla concia delle se-menti, all’applicazione al suolo (granuli)ed ai trattamenti fogliari su piante ecereali (ad eccezione dei cereali vernini);

la Commissione europea stabilisce,inoltre, che i restanti usi autorizzati sonoa disposizione dei soli professionisti e leeccezioni saranno limitate alla possibilitàdi trattare coltivazioni che attraggono leapi in serre e in campi all’aperto solo dopola fine della fioritura;

l’Autorità europea per la sicurezzaalimentare (Efsa) ha pubblicato le nuovelinee guida per la valutazione del rischioda pesticidi per la sopravvivenza delle api,che rappresenta un netto miglioramentoper quel che riguarda la valutazione delpericolo rispetto a quanto proposto inprecedenza dall’Organizzazione europea emediterranea per la protezione dellepiante;

la rete nazionale di monitoraggiodegli alveari (progetto Beenet attivo dal2011, che sostituisce il monitoraggio Ape-net, approntato nel 2008 a seguito deigravi casi di moria), ha comunque segna-lato gravi fenomeni di apicidio (2012-2013), nelle seguenti regioni italiane:

a) in Basilicata, in conseguenza ditrattamenti primaverili di fruttiferi in fio-ritura;

b) in Emilia Romagna, probabilmentea seguito di approvvigionamento da partedelle api di acqua per fertirrigazione con-tenente insetticidi impiegati sulla colturadi pomodoro;

c) nelle Marche e in altre regionivocate alla coltura del girasole, a causadell’utilizzo di un diserbante per il qualenon è stata effettuata la valutazione delrischio per gli impollinatori;

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d) in Sicilia, per trattamenti di col-ture intensive di agrumeti in presenza diforte essudazione di melata che in am-bienti con scarsa disponibilità di piantenettarifere, è utilizzata dalle api per laproduzione del miele;

l’Unaapi (Unione nazionale associa-zioni apicoltori italiani) ha segnalato du-rante questa primavera (2014) nuovi, estesie reiterati fenomeni di avvelenamenti, mo-ria e spopolamenti d’interi apiari, soprat-tutto in concomitanza con l’epoca dellesemine del mais, dal Friuli Venezia Giulia(dove sono stati spopolati migliaia di al-veari) al Veneto, alla Lombardia, all’EmiliaRomagna e al Piemonte e analoghi feno-meni sui fruttiferi e sulle colture di cerealidella Lombardia e della Campania;

l’Unaapi afferma, sebbene non cisia certezza sulle molecole che hannoprovocato tali conseguenze che, oltre aineonicotinoidi, è assai probabile che si siaaccentuato un uso pervasivo e irresponsa-bile di altre molecole neurotossiche, comeil piretroide deltametrina o il famigeratoinsetticida clorpirifos, o il fungicida tebu-conazolo, che esplica effetti nocivi sullepopolazioni di api, non previsti e nonvalutati, o che vengano comunque utiliz-zati illegalmente neonicotinoidi;

un’altra minaccia incombe sul-l’apicoltura europea ed italiana ed è quelladella vespa velutina o calabrone asiatico(vespa velutina lepeletier), importato acci-dentalmente dalla Cina, in grado di pre-dare le api e di distruggere gli alveari e diarrecare danno a tutta l’entomofaunautile;

negli ultimi otto anni il calabroneasiatico è stato in grado di colonizzarequasi tutto l’intero territorio francese, conla scomparsa del 50 per cento degli al-veari, arrivando a varcare i confini con ilBelgio, la Spagna, il Portogallo e l’Italia,dov’è stata ufficialmente rinvenuta in pro-vincia di Imperia e Cuneo;

secondo l’Osservatorio nazionaledel miele, il mercato dei prodotti apisticiè caratterizzato da circa 12.000 produttori

e da quasi 40.000 apicoltori con attivitàapistica per autoconsumo e da 1.157.196alveari censiti, che nel 2012 ha fattoregistrare una produzione di 23.320 quin-tali di miele (26.384 nel 2010), il cui girod’affari legato alla produzione di questoprodotto, della cera, del polline e deglialtri prodotti apistici, ammonta circa ai 65milioni di euro annui;

l’Italia, grazie alla sua varietà cli-matico-vegetazionale e alla professionalitàdegli apicoltori che hanno sviluppato raf-finatissime ed impegnative tecniche di no-madismo, può contare su un patrimonio dimieli unico al mondo, oltre ad una infinitàdi millefiori, e annovera anche oltre trentamonoflora classificati e numerosi i pro-dotti apistici di qualità (denominazione diorigine protetta e indicazione geograficaprotetta);

la particolarità del settore non per-mette di estendere ad esso i criteri utiliz-zati per definire le « organizzazioni diproduttori », primo fra tutti la mancanzae la non necessità di avere una concen-trazione della commercializzazione delprodotto, che rende, però, necessario ga-rantire qualificati organismi rappresenta-tivi del settore, per poter, con equilibratapartecipazione, elaborare programmi disettore e utilizzare in modo ottimale lerisorse destinate all’apicoltura;

la presenza di un numero conside-revole di apicoltori « non professionisti »costituisce allo stesso tempo una risorsa eun aspetto problematico, quest’ultimo rap-presentato dall’influenza negativa sullostato sanitario delle api, qualora tali atti-vità siano svolte al di fuori di ogni contestoassociativo;

ad aggravare quanto riportato alpunto precedente, le emergenze sanitariealla base della moria delle api sono ag-gravate dall’assenza di un adeguato qua-dro regolatorio internazionale, per cui gliapicoltori riscontrano evidenti difficoltà inconsiderazione della mancanza di un ade-guato supporto da parte dei servizi vete-rinari;

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in ambito comunitario, la Commis-sione europea, a seguito delle conclusionidel rapporto sul settore dell’apicolturadestinato al Parlamento europeo e al Con-siglio predisposto dal Commissario al-l’agricoltura Dacian Ciolos, ha ribaditol’intenzione di sostenere l’apicoltura euro-pea, attraverso l’introduzione di nuovemisure di sviluppo rurale finalizzate afavorire i giovani agricoltori nell’ammo-dernamento delle aziende e ad interventiagroambientali per rafforzare la presenzadi piante mellifere per il sostentamentodelle colonie di api;

la sezione VI (articoli 105-110) delregolamento (CE) n. 22 ottobre 2007,n. 1234/2007 del Consiglio contiene dispo-sizioni speciali relative al settore del-l’apicoltura e, in particolare, prevede uncontributo finanziario dell’Unione europeaper l’applicazione di talune azioni direttea migliorare le condizioni della produ-zione e della commercializzazione dei pro-dotti dell’apicoltura, attraverso la predi-sposizione ogni tre anni di un programmanazionale (attualmente è in atto quellorelativo al triennio 2014-2016), incentratosu una o più azioni di:

a) assistenza tecnica ad apicoltori eloro associazioni;

b) lotta contro la varroasi;

c) razionalizzazione della transu-manza;

d) misure di sostegno ai laboratori dianalisi delle caratteristiche fisico-chimichedel miele;

e) misure di sostegno per il ripopo-lamento del patrimonio apistico;

f) collaborazione con organismi spe-cializzati nella ricerca applicata nel settoreapistico;

a seguito della legge 24 dicembre2004, n. 313, che ha riconosciuto l’apicol-tura come attività di interesse nazionale, ilMinistero delle politiche agricole, alimen-tari e forestali ha provveduto ad elaborareuno specifico documento programmaticocon le linee strategiche a sostegno del-

l’apicoltura attraverso finanziamenti, l’in-formazione, la valorizzazione delle produ-zioni, la tutela della salute dei consuma-tori e l’educazione alimentare, oltre cheper lo sviluppo dei programmi di ricercae di sperimentazione d’intesa con le or-ganizzazioni apistiche,

impegna il Governo:

in accordo con le regioni e con leprovince autonome di Trento e Bolzano, apromuovere, nei programmi aziendali plu-riennali di miglioramento agricolo am-bientale, tutte le azioni che favoriscano ipronubi, riportate nell’ambito del progettoeuropeo Step (Stato attuale e tendenze deipronubi europei, n. 244090-STEP-CP-FP),finalizzato alla conservazione degli orga-nismi pronubi e del loro servizio di im-pollinazione, tra le quali la creazione o ilmantenimento di habitat specifici, come leaiuole incolte per le fioriture spontanee, lagestione e l’utilizzo di agrofarmaci inmodo da tutelare l’entomofauna, la ridu-zione dell’uso di diserbanti per salvaguar-dare le piante che offrono fioriture e lasemina e la coltivazione di specie cheproducano fioriture abbondanti (ad esem-pio, colza, trifoglio e fava), inserendolenelle rotazioni;

ad assumere ogni iniziativa di com-petenza in relazione ai trattamenti anti-parassitari con prodotti fitosanitari ed er-bicidi tossici per le api, al fine di salva-guardarne l’azione pronuba;

ad agire in sede nazionale ed europeaper un divieto definitivo, e non solo par-ziale e temporaneo, dei neonicotinoidi e dialtri insetticidi sistemici dannosi per ipronubi, finanziando, altresì, la ricercascientifica per l’individuazione di nuoveprocedure e test per l’accertamento delleconseguenze per le api e per gli altriimpollinatori, dovute allo spandimento dimolecole e dei loro preparati, dando prio-rità alla valutazione degli effetti dovuti aipiretrodi (in particolar modo alla delta-metrina), all’insetticida clorpirifos ed alfungicida tebuconazolo;

Atti Parlamentari — 22 — Camera dei Deputati

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in accordo con le regioni e con leprovince autonome di Trento e Bolzano, apromuovere una capillare azione di con-trollo e vigilanza per la repressione del-l’uso, durante i trattamenti chimici inagricoltura, di fitofarmaci e principi attivivietati o non autorizzati a livello nazionaleed europeo, perché pericolosi per i pro-nubi;

ad intraprendere tutte le iniziativenormative affinché il prodotto apisticodenominato « pappa reale » o « gelatinareale », prodotto agricolo de facto, vengaannoverato tra i prodotti agricoli dellaparte I della tabella A del decreto delPresidente della Repubblica n. 633 del1972 (Istituzione e disciplina dell’impostasul valore aggiunto), attribuendo allostesso un’aliquota di compensazione ai finiIVA, correggendo in questo modo l’ana-cronistica situazione che penalizza gli api-coltori che si dedicano a questa produ-zione che possiede interessanti prospettivedi mercato;

a favorire le produzioni di qualità,garantendo il consumatore e tutelando iproduttori italiani da pesanti fenomeni diconcorrenza estera, assumendo iniziativeper estendere a tutti i prodotti alimentariapistici (nello specifico pappa reale e pol-line) l’obbligo, attualmente in vigore per ilmiele, di indicare in etichetta il Paesed’origine del prodotto confezionato e pertutte le categorie di prodotti la prove-nienza dei pollini utilizzati, fermo re-stando quanto previsto dal regolamentoUE n. 1169/2011 (relativo alla fornitura diinformazioni sugli alimenti ai consuma-tori);

ad individuare rappresentanze quali-ficate degli operatori del settore apistico,utilizzando anche i criteri presenti neldecreto del 16 febbraio 2010 (criteri diassegnazione dei contributi ai sensi deldecreto-legge n. 112 del 2008 per il settoreapistico), atti a favorire una migliore ge-stione della programmazione nazionale disettore e per permettere corrette e ade-guate politiche di sviluppo, coordinamentoe gestione in ambito regionale, anche in

considerazione di quanto previsto agli ar-ticoli dal 56 al 60 del regolamento UEn. 1308/2013 (ex regolamento UE n. 1234/2007), che obbliga gli Stati membri all’ela-borazione di programmi apistici nazionalia favore dello sviluppo dell’apicoltura, inpiena e fattiva collaborazione con le or-ganizzazioni rappresentative del settore;

data la peculiarità del settore apisticoampiamente esposta nella premessa, adintraprendere tutte le iniziative normativenecessarie a sburocratizzare il settore at-traverso una semplificazione per la ven-dita diretta e per la cessione al dettagliodei prodotti che l’apicoltore effettuapresso la sede aziendale (abitazione, labo-ratorio di smielatura ed altro), come giàprevisto per i produttori agricoli che ce-dono in campo i propri prodotti, ciò ancheai sensi del regolamento UE n. 852/2004(sull’igiene dei prodotti alimentari) chedefinisce l’attività dell’apicoltore ai finisanitari, di tipo primario, compreso l’in-vasettamento ed il confezionamento delprodotto, estendendo, quindi, all’apicoltoretutte le semplificazioni che sono propriedel produttore primario, anche in riferi-mento alla commercializzazione, come:

a) l’esonero dell’apicoltore dalla di-chiarazione/segnalazione di inizio attività;

b) la vendita diretta dei prodottiagricoli senza cambio di destinazioned’uso dei locali ove questa si svolge;

c) l’autorizzazione all’uso tempora-neo, senza che sia necessario il cambio didestinazione d’uso e a prescindere dalladestinazione urbanistica della zona in cuiquesti sono ubicati, di locali per l’attivitàdi smielatura/confezionamento del mieleper piccole produzioni;

ad assumere iniziative per integrarel’elenco delle « attività agricole connesse »- di cui all’articolo 32, comma 2, del testounico delle imposte sui redditi e dell’ar-ticolo 2135, comma 3, del codice civile, inrelazione alla corretta valutazione del red-dito ascrivibile ad un’azienda apistica, ri-comprendendo, oltre alla lavorazione e alconfezionamento del miele (già compresa

Atti Parlamentari — 23 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 — N. 233

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nell’elenco), anche tutti gli altri prodottidell’apicoltura come elencati nella leggen. 313 del 2004 (Disciplina dell’apicol-tura), all’articolo 2, comma 2: la cerad’api, la pappa reale o gelatina reale, ilpolline, il propoli, il veleno d’api, le api ele api regine, l’idromele e l’aceto di miele;

ad attivare immediatamente un ta-volo tecnico coinvolgendo le associazionidi apicoltori riconosciute a livello nazio-nale, l’Ispra, gli enti di ricerca universitaried istituzionali e l’Efsa, per individuare lo« stato dell’arte » e le linee guida perl’eradicazione della vespa velutina e deglialtri patogeni e parassiti che minacciano leapi e per la formazione degli apicoltori, alfine dell’individuazione e dell’ubicazionedei nidi e degli esemplari di calabroneasiatico.

(1-00476) « Massimiliano Bernini, Ga-gnarli, L’Abbate, Benedetti,Gallinella, Parentela, Lupo,Grande, Frusone, Daga ».

(Mozione non iscritta all’ordine del giornoma vertente su materia analoga).

La Camera,

premesso che:

l’apicoltura è considerata a tutti glieffetti un’attività agricola, è un’attività delsettore agricolo-zootenico di rilevanza eco-nomica fortemente radicata nella tradi-zione e nei luoghi in cui viene esercitata.L’apicoltura è creatività, l’apicoltore s’in-gegna per trovare delle soluzioni ai pro-blemi pratici dell’allevamento, prove, espe-rienze, risultati che rimangono nell’espe-rienza del singolo;

l’apicoltura è l’allevamento di apiallo scopo di sfruttare i prodotti dell’al-veare, dove per tale si intenda un’arniapopolata da una famiglia di api. Malgradole specie allevate siano diverse, per la suaproduttività ha netta predominanza l’apismellifera;

il mestiere dell’apicoltore consistesostanzialmente nel procurare alle api ri-

covero e cure e vegliare sul loro sviluppo;in cambio egli raccoglie una quota discretadel loro prodotto, consistente in: miele,polline, cera d’api, pappa reale, propoli,veleno;

l’apicoltura può essere assai signi-ficativa anche ai fini del controllo ambien-tale, essendo l’ape un animale molto sen-sibile alla qualità dell’ambiente in cui vivee, inoltre, per la natura stessa della suaattività, una sorta di « campionatore bio-logico » assai funzionale, almeno d’estate,in quanto le api ispezionano una vastaarea attorno all’alveare, venendo a con-tatto con suolo, vegetazione, aria e acqua;

l’apicoltura, un tempo ingiusta-mente considerata la « cenerentola » del-l’agricoltura, oggi è riconosciuta, dallalegge n. 313 del 2004, come « attività diinteresse nazionale »;

la ricchezza culturale dell’apicol-tura, le ampie disponibilità di risorse net-tarifere, che da sempre caratterizzano ilterritorio italiano, la varietà e la selezionenegli anni di un ceppo di api universal-mente riconosciute come le migliori delmondo hanno portato il nostro Paese adimportanti traguardi sul piano interno edinternazionale: per numero di addetti, pertipologia qualitativa delle produzioni e perdiffusione dell’allevamento sul territorio;

qualsiasi prodotto nazionale o eu-ropeo che si fregi di una denominazione/indicazione protetta ha un disciplinareovvero la prescrizione che disciplina l’ot-tenimento di un prodotto agricolo o ali-mentare, più precisamente è la norma dilegge che definisce i requisiti produttivi ecommerciali di un prodotto a denomina-zione di origine protetta e indicazionegeografica protetta o qualifiche equiva-lenti. I consorzi di tutela sovrintendonoalla nascita e gestione del disciplinare diriferimento;

l’iter per elaborare, presentare, ap-provare, pubblicare un disciplinare (e larelativa denominazione/indicazione) èpiuttosto complesso e, comunque, deveessere svolto in sede comunitaria;

Atti Parlamentari — 24 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 — N. 233

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la denominazione di origine pro-tetta (dop) individua il nome di una zonadeterminata, di una regione e, talvolta,anche di un singolo Paese che designa unprodotto agricolo o alimentare come ori-ginario di tale territorio, ove avviene laproduzione e/o la trasformazione, le cuiqualità sono da rinvenirsi esclusivamentein quel determinato ambiente geografico;

la procedura per il riconoscimentodella denominazione di origine protetta èdisciplinata dal regolamento (CE) n. 510/2006, il quale prevede che per beneficiaredi una denominazione d’origine protetta,un prodotto agricolo o alimentare deveessere conforme ad un disciplinare, che ladomanda di registrazione può essere pre-sentata esclusivamente da un’associazioneovvero qualsiasi organizzazione, a prescin-dere dalla sua forma giuridica o dalla suacomposizione, di produttori o di trasfor-matori che trattano il medesimo prodottoagricolo o il medesimo prodotto alimen-tare. L’associazione può presentare la do-manda di registrazione solo per i prodottiagricoli o alimentari che essa stessa pro-duce od elabora. La domanda di registra-zione della denominazione di origine pro-tetta è inviata allo Stato membro sul cuiterritorio è situata la zona geografica. LoStato membro esamina la domanda diregistrazione per stabilire se sia giustifi-cata e soddisfi le condizioni previste dalregolamento. Qualora si ritenga che i re-quisiti del regolamento siano soddisfatti, loStato adotta una decisione favorevole etrasmette alla Commissione europea ladocumentazione per la decisione definitivache sarà poi pubblicata sulla Gazzettaufficiale dell’Unione europea, che ne de-termina così il riconoscimento europeodella denominazione;

il miele italiano sta raggiungendo econsolidando il traguardo della qualità.Negli ultimi anni dal miele varesino - unprodotto di grande importanza per lanostra agricoltura prealpina, che ha final-mente ottenuto un traguardo ambito emeritato - al miele delle Dolomiti bellunesi- un prodotto di eccellenza delle nostremontagne, che sono state proclamate Pa-

trimonio dell’Umanità - hanno avuto ilriconoscimento della denominazione diorigine protetta dopo una lunga e difficileprocedura per entrare nell’olimpo dellaqualità europea. Questi riconoscimentihanno una ricaduta positiva sul compartoproduttivo apicolo, che è divenuto l’enne-simo punto d’orgoglio per l’agricoltura delnostro Paese;

sono circa 1.300.000 alveari nelnostro Paese e 70 mila gli apicoltori ita-liani, per un fatturato di circa 60 milionidi euro che aumenta se si pensa che laproduzione agricola trae incremento pro-duttivo anche dal prezioso ed insostituibileservizio di impollinazione delle api sullecolture ortofrutticole e sementiere;

la quantità di miele prodotta variain base all’habitat in cui sono collocati glialveari, ma la media è di 40-50 chilo-grammi l’uno. Nell’arco di un’intera sta-gione un’azienda apistica di media dimen-sione, che detiene 300 alveari, riesce a fare150 quintali di miele o più, con ricavisuperiori a 100 mila euro;

l’apicoltura è tra le attività che piùsi presta alla conduzione familiare, infattiè perfettamente compatibile con le esi-genze e gli stili di vita dei giovani di oggi.Un’attività a contatto con la natura, checollabora a fini produttivi con l’ambientesenza sfruttarlo, che lascia anche lo spazioper la vita sociale dell’imprenditore, puòrappresentare una valida alternativa alleattività tradizionali”. Insomma, l’apicol-tura, un universo tutto da scoprire che,forse, può dare risposte, semplici ma con-crete, utili alla società moderna;

occorre ricordare che il nostroPaese non è autosufficiente per quello cheriguarda la produzione di miele; infatti,circa il 50 per cento del consumo èsostenuto da prodotto di importazione. Ilche significa spazi d’impresa e nuove op-portunità di lavoro per chi vuole diventareun apicoltore;

la maggior parte del miele impor-tato proviene da Paesi extraeuropei e iprodotti provenienti da questi Paesi arri-

Atti Parlamentari — 25 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 — N. 233

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vano sul mercato italiano ad un prezzoche è di molto inferiore, possedendo unaqualità sicuramente inferiore. Si impor-tano, soprattutto, mieli millefiori dal-l’America latina, dall’Est europeo e dallaCina; tra i mieli uniflorali il più importatoè sicuramente quello di robinia (acacia),proveniente da Ungheria, Romania e Cina,ma per chi apprezza veramente il miele, lagrande variabilità del prodotto nostrano èproprio la caratteristica di maggior pregio;

ad aggravare le condizioni di dif-ficoltà del settore è sopravvenuto il dif-fondersi, all’inizio degli anni ’80; di undannosissimo parassita degli alveari,l’acaro Varroa Jacobsoni Oudemans, non-ché della vespa asiatica « vespa velutina »,che ha prodotto diffuse mortalità deglialveari, abbandonati da parte di numerosioperatori e, quindi, un graduale ridimen-sionamento della consistenza complessivadella produzione;

è necessario sostenere una rinno-vata attenzione verso l’apicoltura osservataanche come diversificazione produttiva al-l’interno dell’azienda agricola, secondo icaratteri di multifunzionalità che essa puòassumere soprattutto alle aree difficili,nonché come fonte di reddito per i giovanialla ricerca di nuova occupazione;

è fondamentale, infine, richiamarel’attenzione sull’importanza anche nutri-zionale e terapeutica dei prodotti dell’al-veare,

impegna il Governo:

ad adottare provvedimenti volti alsostegno del settore apistico, fonte di crea-zione di nuova occupazione con livelli diinvestimento sostenibili, al fine di svilup-pare e proteggere l’apicoltura, nicchia del-l’economia agricola, migliorando la qualitàe la commercializzazione del miele e deisuoi derivati;

ad assumere iniziative che favori-scano la nascita di aziende nel settoreapistico, condotte da giovani, che, contri-buendo alla biodiversità ed al manteni-mento degli equilibri ambientali, che sono

gli elementi che caratterizzano il compartoapistico, siano un tipo di modello ideale diimpresa agricola del futuro;

a valorizzare l’esperienza produttivadell’apicoltore, che attraverso i disciplinaridi produzione si orienta verso una pro-duzione di qualità;

ad affidare alle regioni specifichecompetenze in materia di monitoraggio econtrollo al fine di evitare l’espansione diparassiti e specie dannose per l’apicolturae di selezione e salvaguardia della purezzadell’apis mellifera ligustica S., da realiz-zare anche attraverso l’istituzione di par-chi naturali per la conservazione in pu-rezza del patrimonio genetico di questarazza, riconosciuta sul piano internazio-nale come la migliore in assoluto;

a prevedere regole che siano piùchiare e semplici, al fine di una generalesemplificazione della burocrazia in agri-coltura, affinché i giovani che voglionoavviare l’attività di apicoltore, siano piùincentivati a farlo, anche dal punto di vistaburocratico.

(1-00477) « Caon, Giancarlo Giorgetti, Al-lasia, Attaguile, Borghesi,Bossi, Matteo Bragantini,Buonanno, Busin, Caparini,Fedriga, Grimoldi, Guidesi,Invernizzi, Marcolin, Molteni,Gianluca Pini, Prataviera,Rondini ».

(Mozione non iscritta all’ordine del giornoma vertente su materia analoga).

La Camera,

premesso che:

il settore apicolo costituisce un’at-tività di interesse nazionale, è parte inte-grante dell’agricoltura europea ed è fontedi reddito primario o aggiuntivo per oltre600 mila cittadini dell’Unione europea;

contribuisce in modo determinanteall’evoluzione ed allo sviluppo dell’agricol-

Atti Parlamentari — 26 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 — N. 233

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tura, alla conservazione dell’ambiente na-turale e dell’ecosistema e alla tutela dellabiodiversità;

in effetti, si stima che circa l’84 percento delle specie vegetali ed il 76 percento della produzione alimentare in Eu-ropa dipendano dall’opera di impollina-zione effettuata dalle api;

il valore economico di tale attivitàsupera di gran lunga lo stesso valore delmiele prodotto ed è valutato nell’Unioneeuropea in 15 miliardi di euro annui;

l’apicoltura, sul piano economico-sociale, svolge un importantissimo ruolonello sviluppo sostenibile delle zone rurali,crea opportunità d’impresa e favorisce,quindi, l’occupazione;

nel nostro Paese gli apicoltori sonocirca 50 mila; inoltre, i produttori apistici,gli agricoltori che svolgono attività a finieconomici e ricavano un reddito rilevanteda tale attività sono circa 7 mila e cin-quecento; gli alveari sono circa 1.100.000;le api in attività nel territorio nazionale sistima ammontino ad oltre 55 miliardi;

nel nostro Paese si producono an-nualmente circa 8-11 mila tonnellate dimiele a seconda dell’andamento stagionalee meteorologico. Il valore economico de-rivante da tale produzione è di circa 20,6milioni di euro, mentre quello che pro-viene dall’indotto ammonta ad oltre 57-62milioni di euro;

per quanto riguarda l’Unione eu-ropea, la produzione di miele registratanel 2011 è stata pari a 217.366 tonnellate.La produzione europea ha registrato unlieve aumento negli ultimi 10 anni (+ 6 percento dal 2010) con variazioni annualipositive e negative, sempre a seconda dellecondizioni atmosferiche;

nel mondo intero, da qualchetempo, si sta verificando una riduzione delnumero delle colonie di api: infatti, lasalute delle comunità e dei singoli vieneinfluenzata da numerosi fattori letali esub-letali, molti dei quali tra loro inter-connessi;

numerosi studi e valutazioni diesperti attribuiscono tale fenomeno all’usodei pesticidi, ai mutamenti delle condizioniclimatiche e ambientali, ai cambiamentidell’uso del suolo e a pratiche apicolegestite scorrettamente;

in relazione a tale fenomeno, nelnostro Paese il Ministero delle politicheagricole, alimentari e forestali ha avviato,a partire dal 2008, un monitoraggio na-zionale denominato « Rete per il monito-raggio dei fenomeni di spopolamento emortalità degli alveari » che fornisce stru-menti scientifici e operativi per il moni-toraggio dei fenomeni di spopolamento emortalità degli alveari;

tale studio ha dimostrato come siada attribuire precipuamente all’uso deipesticidi la causa più probabile della mo-ria delle api;

per contrastare il preoccupante fe-nomeno, la Commissione europea ha pre-visto una serie di adeguate misure percontrastare il fenomeno e favorire uncorretto e vantaggioso sviluppo del settore;

in questo ambito sono state stan-ziate risorse per lo sviluppo rurale, perfavorire l’impegno nel settore di giovaniagricoltori, per l’ammodernamento delleaziende, per interventi agro-ambientali,per intensificare la presenza di piantemellifere al fine di sostenere e favorire losviluppo delle colonie di api;

la Commissione europea ha intesoelencare e spiegare il significato di talimisure nelle conclusioni del rapporto sulsettore dell’apicoltura destinato al Parla-mento europeo e al Consiglio. Il rapportosottolinea che le misure in vigore nel-l’Unione europea hanno aiutato i produt-tori del continente a « mantenere unaproduzione di miele di alta qualità, pur inun contesto difficile, con l’aumento deicosti di produzione, le minacce alla so-pravvivenza delle api e la feroce concor-renza internazionale da importazione dimiele da Paesi terzi »;

in considerazione delle valutazionieffettuate dagli esperti che hanno studiato

Atti Parlamentari — 27 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 — N. 233

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il fenomeno, appaiono indispensabili unaforte politica di profilassi ed un sostegnoanche di carattere culturale agli operatoridel settore, favorendo l’intervento di per-sonale veterinario, di centri di riferimentospecializzati e di informazioni e protocolliche possano consentire una corretta eadeguata gestione di un settore così vitalee significativo per l’intera Europa,

impegna il Governo:

ad adottare una politica pubblica diprofilassi che preveda necessariamente ediffusamente una seria formazione degliapicoltori ed il loro accompagnamento adopera di personale veterinario specializ-zato;

a favorire, per una loro giusta attua-zione, lo sviluppo di adeguate politichesanitarie a livello nazionale, con la pienacollaborazione delle associazioni apistiche;

a definire metodiche efficaci, chiare esemplici da diffondere nell’intero com-

parto apistico e a considerare che l’unitàepidemiologica non è generalmente costi-tuita dal singolo alveare o apiario, bensìdall’insieme del patrimonio zootecnicodell’apicoltore;

a promuovere la ricerca scientifica, dicooperazione tra l’Italia e gli altri Statiproduttori di miele e derivati, al fine diintraprendere un comune scambio di in-formazioni che rafforzi la lotta agli acariresponsabili della moria delle api;

a favorire corsi di aggiornamento perveterinari, allo scopo di fornire loro leadeguate e specifiche conoscenze per fron-teggiare le patologie delle api;

a promuovere una rete geografica diadeguate competenze veterinarie nell’am-bito di ciascuna regione.

(1-00478) (Nuova formulazione) « DorinaBianchi ».

(Mozione non iscritta all’ordine del giornoma vertente su materia analoga).

Atti Parlamentari — 28 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 — N. 233

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MOZIONI CATANIA ED ALTRI N. 1-00146, FIORIO ED ALTRIN. 1-00052, GAGNARLI ED ALTRI N. 1-00088, MIGLIORE EDALTRI N. 1-00161, FAENZI ED ALTRI N. 1-00472, CAON ED ALTRIN. 1-00475 E DORINA BIANCHI N. 1-00479 CONCERNENTI INI-

ZIATIVE VOLTE A RIDURRE GLI SPRECHI ALIMENTARI

Mozioni

La Camera,

premesso che:

in Italia il fenomeno della povertàha assunto negli ultimi anni dimensionisempre più preoccupanti. Dall’ultimo rap-porto Istat emerge che il 12,7 per centodelle famiglie, pari a 9,6 milioni di indi-vidui, versa in condizioni di povertà rela-tiva, mentre il 6,8 per cento delle famiglie,per un totale di 4,8 milioni di individui,versa in condizioni di povertà assoluta,ovvero non è in grado di acquisire i benie i servizi necessari a raggiungere unostandard di vita minimo accettabile;

da sempre l’aiuto alimentare è ilprimo intervento che si effettua in ognipercorso di reinserimento sociale;

in Italia non ci sono mai statepolitiche sociali organiche per la distribu-zione di alimenti agli indigenti e storica-mente il sostegno più significativo è sem-pre pervenuto da organizzazioni non pro-fit che operano in modo capillare sulterritorio;

le organizzazioni non profit utiliz-zano, per la distribuzione di alimenti agliindigenti, prodotti donati dalle imprese e,fino al 2013, gli alimenti messi a disposi-zione dal Programma europeo di aiutoalimentare agli indigenti (Pead) del-

l’Unione europea. Tali alimenti costitui-vano la parte quantitativamente prevalentedegli aiuti alimentari complessivamentedistribuiti dalle organizzazioni caritative;

il programma di aiuto alimentareagli indigenti è stato il più importanteaiuto pubblico per la distribuzione dialimenti ai poveri ed ha operato, da oltre20 anni, nell’ambito della Politica agricolacomune (Pac) dell’Unione europea. Esso èstato attuato in Italia attraverso il Mini-stero delle politiche agricole, alimentari eforestali. Nel 2013 il budget a disposizionedell’Italia è stato di circa 100 milioni dieuro;

a livello operativo, in Italia, il Pro-gramma europeo di aiuto alimentare agliindigenti è stato gestito con successo dal-l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura(Agea) in concorso con la rete nazionale dienti caritativi presenti sul territorio na-zionale. Si tratta di un programma effi-ciente, trasparente, incisivo e con bassis-simi costi di gestione. Nel 2013 le speseamministrative e di stoccaggio hanno in-ciso per il 2 per cento del budget adisposizione, mentre i costi di trasportohanno inciso per il 4,5 per cento. Negliscorsi anni il programma è arrivato araggiungere circa 3,5 milioni di persone. Ivantaggi di questo programma sono statiun elevato grado di conversione in aiutialimentari dei fondi erogati, una diffusionecapillare sul territorio, un elevato numero

Atti Parlamentari — 29 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 — N. 233

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di persone raggiunte, un’elevata qualitàdegli aiuti alimentari erogati, una conti-nuità durante tutto l’arco dell’anno (lecampagne sono annuali e, quindi, vengonoassicurate forniture che riescono a sup-portare il bisogno nell’arco dell’anno,senza inopportune pause o concentra-zioni);

a partire dal 2014, questo pro-gramma non ha avuto più luogo perl’indisponibilità di alcuni Stati membridell’Unione europea a finanziare, attra-verso la nuova Politica agricola comune,l’acquisto di generi alimentari per scopisociali. A livello europeo è stato sostituitoda un nuovo Fondo di aiuti europei agliindigenti (Fead). Questo nuovo fondo nonsarà più inserito nella Politica agricolacomune ma nel Fondo sociale europeo.Inoltre, il campo di applicazione dellanuova misura prevede maggiori margini dimanovra per gli Stati membri, che potreb-bero decidere di non proseguire l’attualeprogramma con le medesime modalità;

ove il Governo adottasse una deci-sione in tal senso, non dando seguito alprecedente programma con le attuali mo-dalità, si innescherebbe una situazioneassai grave. Si avrebbe sicuramente un’in-terruzione nella distribuzione di alimentiagli indigenti, con grandi sofferenze per lepersone private di sostegno. Le organizza-zioni caritative vedrebbero vanificatal’opera di fondamentale raccordo tra po-vertà e società costruita negli anni graziea decine di migliaia di volontari. Di con-seguenza, le istituzioni locali verrebberoinvase da richieste di sostegno alle qualinon sarebbero in grado di rispondere, conil rischio di incorrere in crescenti tensionisociali al momento non quantificabili, néper dimensione né per intensità;

nella XVI legislatura, con il decre-to-legge n. 83 del 2012, convertito, conmodificazioni, dalla legge n. 134 del 2012,era stato istituito un fondo per il finan-ziamento dei programmi nazionali di di-stribuzione di derrate alimentari agli in-digenti, per integrare gli alimenti messi adisposizione dal programma europeo;

tale fondo, che ricade negli ambitiapplicativi del Ministero delle politicheagricole, alimentari e forestali, è statorifinanziato con la legge 27 dicembre 2013,n. 147 (legge di stabilità 2014), con unaquota pari a 10 milioni di euro, decisa-mente insufficiente per rispondere allenecessità di aiuto,

impegna il Governo:

ad assumere tutte le opportune ini-ziative per ridurre l’ammontare degli spre-chi alimentari attraverso un maggior re-cupero di alimenti da destinare agli indi-genti;

ad assumere iniziative per incremen-tare il fondo previsto dal decreto-legge 22giugno 2012, n. 83, convertito, con modi-ficazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134;

ad utilizzare i finanziamenti previstidal Fondo di aiuti europei agli indigenti(Fead), per la prosecuzione, senza solu-zione di continuità, del piano di distribu-zione di alimenti agli indigenti, finoragestito da Agea in concorso con le orga-nizzazioni caritative.

(1-00146) (Nuova formulazione) « Catania,Andrea Romano, Dellai, San-terini, Schirò Planeta, Bal-duzzi, Binetti, Capua, Caruso,Causin, Cimmino, D’Agostino,De Mita, Fauttilli, Galgano,Librandi, Matarrese, Maraz-ziti, Mazziotti Di Celso, Mo-lea, Monchiero, Nesi, Oliaro,Piepoli, Quintarelli, Rabino,Rossi, Sberna, Sottanelli,Vargiu, Vitelli ».

La Camera,

premesso che:

lo spreco alimentare ha assuntouna dimensione tale da essere consideratoun problema su scala mondiale; i dati piùgravi riguardano gli Stati Uniti, ma anchel’Europa ed il nostro Paese registrano unadimensione molto grave;

Atti Parlamentari — 30 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 — N. 233

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numerosi rapporti di carattere in-ternazionale riferiscono che metà del ciboprodotto nel mondo non arriva mai adessere consumato e, quindi, lo sprecoalimentare rappresenta uno scandalosoparadosso dei nostri tempi: mentre, comericorda la Fao, il numero di personedenutrite sulla terra sfiora il miliardo, laquantità di cibo sprecato nei Paesi indu-strializzati ammonta a 222 milioni di ton-nellate, più o meno pari alla produzionealimentare disponibile nell’Africa subsaha-riana (230 milioni di tonnellate);

gli sprechi alimentari gravano, inol-tre, sul clima, sulle risorse idriche, sulsuolo e sulla biodiversità. La decomposi-zione dei rifiuti alimentari produce me-tano, gas ed effetti serra; ogni chilo-grammo di cibo prodotto comporta oltre4,5 chilogrammi di anidride carbonicaequivalente;

il grave fenomeno degli sprechialimentari rende evidente la profonda di-storsione derivante da un modello di svi-luppo sbagliato fondato sull’eccessivo con-sumo di risorse non rigenerabili. C’è,quindi, una relazione profonda tra la crisiche si sta vivendo ed un modello diconsumo massificato, standardizzato, ve-loce e quantitativo piuttosto che qualita-tivo, sul quale occorre intervenire perevitare di continuare a produrre disegua-glianza, che è tanto più grave quando sitratta di accesso al cibo e ad una sana ebuona alimentazione;

istituzioni e letteratura specializ-zata definiscono gli sprechi alimentari inmodi diversi; tuttavia, non esiste una de-finizione univoca di sprechi alimentari néa livello istituzionale, né tanto meno nellaletteratura scientifica specializzata. In unostudio condotto dallo Swedish institute forfood and biotechnology (SIK), commissio-nato dalla Fao, è stata proposta la distin-zione tra food loss e food waste. I food losssono « le perdite alimentari che si riscon-trano durante le fasi di produzione agri-cola, post-raccolto e trasformazione deglialimenti », mentre i food waste sono « glisprechi di cibo che si verificano nell’ultima

parte della catena alimentare (distribu-zione, vendita e consumo finale) »: i primidipendono da limiti logistici e infrastrut-turali, i secondi da fattori comportamen-tali;

la definizione di « spreco alimen-tare » varia a seconda dei Paesi. In Europanon esiste ancora un’unica definizione,ma, a partire dal 2011, in seno allaCommissione europea (agricoltura e svi-luppo rurale), lo si è considerato come« l’insieme dei prodotti scartati dalla ca-tena agroalimentare, che – per ragionieconomiche, estetiche o per la prossimitàdella scadenza di consumo, seppure an-cora commestibili e quindi potenzialmentedestinabili al consumo umano –, in as-senza di un possibile uso alternativo, sonodestinati ad essere eliminati e smaltiti,producendo effetti negativi dal punto divista ambientale, costi economici e man-cati guadagni per le imprese »;

come già detto, lo spreco alimen-tare riguarda tutti i passaggi che portanogli alimenti dal campo alla tavola. NeiPaesi in via di sviluppo si localizza amonte della filiera agroalimentare, e inquelli sviluppati si localizza a valle dellafiliera;

uno studio del 2011 della Commis-sione europea sullo spreco di cibo indicache gli sprechi a livello domestico sono ipiù rilevanti: corrispondono al 42 percento del totale (25 per cento della spesaalimentare per peso) e ammontano a circa76 chilogrammi pro capite/anno (di cui il60 per cento potrebbe essere evitato); sonopiuttosto consistenti anche la parte rela-tiva ai processi di trasformazione deglialimenti (39 per cento) e in quella riguar-dante i servizi di ristorazione e catering(14 per cento). Sono più contenuti, invece,gli sprechi a livello distributivo (8 chilo-grammi pro capite/anno) anche se, in al-cuni casi, la distribuzione è indirettamenteresponsabile di una parte degli sprechi cheavvengono più all’inizio o più a valle dellafiliera alimentare; secondo il suddetto stu-dio della Commissione europea, che indicacome media i 180 chilogrammi pro capite

Atti Parlamentari — 31 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 — N. 233

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di cibo sprecato, la situazione nell’Unioneeuropea passa dai 579 chilogrammi procapite dell’Olanda ai 44 chilogrammi procapite della Grecia, con l’Italia a 149chilogrammi pro capite, valore sopra lamedia mondiale, indicata dalla Fao in95-115 chilogrammi pro capite;

il rapporto della Fao « Food Wa-stage footprint: Impact on Natural Re-source » del settembre 2013 stima in 750miliardi di dollari l’anno i costi economicidiretti dello spreco alimentare, che am-monta a circa 1,3 miliardi di tonnellate dicibo, pari a circa un terzo (il 33 per cento)della produzione totale di cibo destinato alconsumo umano. Per produrre il cibo cheviene sprecato sono utilizzati 250 chilo-metri cubi di acqua e 1,4 miliardi di ettaridi terreno e immessi in atmosfera all’anno3,3 miliardi di tonnellate di gas serra;circa il 54 per cento dello spreco avvienedurante la fase di produzione, lavorazionepost-raccolto e stoccaggio, mentre il 46 percento occorre nelle fasi di lavorazione,distribuzione e consumo;

in Italia i dati raccolti hanno evi-denziato come solo la frutta e gli ortaggigettati via nei punti vendita abbiano com-portato il consumo di più di 73 milioni dimetri cubi d’acqua (water footprint) in unanno, l’utilizzo di risorse ambientali pari aquasi 400 metri cubi equivalenti (ecologicalfootprint) e l’emissione in atmosfera di piùdi 8 milioni di chilogrammi di anidridecarbonica equivalente (carbon footprint);

secondo alcune prime stime del-l’Osservatorio sullo spreco alimentare, Wa-ste Watchers, in Italia, nel 2011 lo sprecodi cibo a livello domestico è costato afamiglia poco meno di 1.600 euro all’anno;in generale « Il libro nero dello spreco inItalia: il cibo », (Segrè e Falasconi 2011) haquantificato in 20 milioni di tonnellate lospreco alimentare lungo tutta la filieranazionale; più di recente, esperti del set-tore hanno chiarito che « in Italia se leperdite della filiera alimentare (agricola,trasformazione e distribuzione) valgono0,2 punti del Pil, lo spreco domesticorappresenta mezzo punto del Pil, ossia tra8 e 9 miliardi di euro »;

secondo la Società italiana di nu-trizione umana (Sinu), la disponibilità ca-lorica giornaliera per ogni italiano è dicirca 3700 chilocalorie, ossia oltre unavolta e mezzo il fabbisogno energeticoquotidiano, per cui il surplus di 1700chilocalorie che ne deriva o provoca so-vralimentazione o viene sprecato;

nei Paesi sviluppati, ma talvoltaanche in quelli in via di sviluppo, sonorilevanti le motivazioni di carattere rego-lamentare ed economico che sono allabase dello spreco. C’è decisamente ancoramolto da fare per comprendere le causedelle perdite nella parte iniziale dellafiliera. Nelle fasi di prima trasformazionedel prodotto agricolo e dei semilavorati, lecause che determinano gli sprechi sonoindividuabili principalmente in malfunzio-namenti tecnici e inefficienze nei processiproduttivi: normalmente si parla di « scartidi produzione »;

nella distribuzione e vendita (siaessa all’ingrosso che al dettaglio) gli spre-chi dipendono da molteplici cause, tra cuiordinazioni inappropriate e previsioni er-rate della domanda;

gli sprechi domestici nascono: dalladifficoltà del consumatore di interpretarecorrettamente l’etichettatura degli ali-menti; perché vengono preparate porzionitroppo abbondanti (tanto nei ristorantiquanto a casa); a causa degli errori com-messi in fase di pianificazione degli ac-quisti (spesso indotti da offerte promozio-nali); quando gli alimenti non vengonoconservati in modo adeguato;

in particolare, nella filiera ortofrut-ticola, sugli sprechi incide la possibilità diritirare parte della produzione per evitareil crollo dei prezzi. Il prodotto ritirato,infatti, è destinato solo in parte alla di-stribuzione gratuita (alle fasce deboli dellapopolazione, a scuole e a istituti di pena),mentre per la maggior parte è destinatoalla distillazione alcolica (36 per cento), alcompostaggio e biodegradazione (55 percento) e all’alimentazione animale (4 percento). Questi impieghi sono da conside-rarsi come sprechi, in quanto implicano la

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destinazione del prodotto a un uso diffe-rente dall’alimentazione umana per cuiera stato coltivato;

nell’industria agroalimentare lospreco medio ammonta al 2,6 per centodel totale, pari a circa 1,9 milioni ditonnellate di cibo (escludendo l’industriadelle bevande). I prodotti scartati sonotendenzialmente gestiti come rifiuti o uti-lizzati per la produzione di mangimi e nondestinati, invece, alla ridistribuzione allefasce deboli della popolazione. La maggiorparte degli sprechi di cibo è riscontrabilenell’industria lattiero-casearia e nella la-vorazione e conservazione di frutta e or-taggi;

per quanto riguarda la fase delladistribuzione, l’attività di ricerca condottadall’Osservatorio sullo spreco alimentare,Waste Watchers, offre stime sulla quantitàdi cibo « gettato via » da parte dei mercatiall’ingrosso (centri alimentari e mercatiortofrutticoli) e della moderna distribu-zione. Al riguardo, emerge che nel 2009 inItalia sono state sprecate 263.645 tonnel-late di prodotti alimentari (per un totale di900 milioni di euro), il 40 per cento dellequali è costituito da prodotti ortofrutticoli;

un discorso a parte merita lospreco alimentare nella ristorazione col-lettiva che, in massima parte, deriva daun’errata impostazione dei menù, dagrammature scorrette e da capitolati digara spesso mal impostati; soprattuttonella ristorazione ospedaliera, le organiz-zazioni di settore rilevano che le ineffi-cienze previste all’interno dei capitolatidegli appalti fanno registrare sprechi nelvassoio che si aggirano intorno al 20-25per cento, con picchi del 40 per cento inalcune strutture ospedaliere;

alcune ricerche dell’Osservatorioristorazione collettiva e nutrizione eviden-ziano, inoltre, come nella ristorazione sco-lastica si possono osservare le seguentipercentuali di spreco (ciò che resta sulpiatto): 15-17 per cento primi piatti; 20-25per cento carne; 35-40 per cento orto-frutta;

infine, per quel che riguarda laristorazione aziendale, gli sprechi derivanodal cosiddetto fine linea, i cibi che, dabando, devono essere comunque garantitia fine turno in quantità corrispondente aquella iniziale;

per ridurre il tema degli sprechidella ristorazione collettiva occorrerebbeintervenire a monte, rivisitando le moda-lità che portano alla predisposizione deibandi per evitare che siano inseriti pro-dotti di grande richiamo ma che poi nonvengono mangiati, rivedendo le gramma-ture all’interno dei capitolati, non perlimitare il cibo, ma per ponderarlo in basealle caratteristiche dell’utente, lavorandosul triangolo « cibo-famiglia-scuola », pre-vedendo percorsi di educazione alimentarenelle scuole rivolti non solo a bambini ma,soprattutto, a insegnanti e genitori;

il 19 gennaio 2012, il Parlamentoeuropeo ha approvato in seduta plenariala risoluzione su come « evitare lo sprecodi alimenti: strategie per migliorare l’effi-cienza della catena alimentare nell’Unioneeuropea », in cui definisce lo « spreco ali-mentare » e si pone l’obiettivo di ridurredel 50 per cento gli sprechi alimentarientro il 2015 e di dedicare il 2014 comeanno europeo contro lo spreco alimentare,attraverso una strategia per migliorarel’efficienza della catena alimentare degliStati membri;

per raggiungere gli obiettivi dellasopradetta risoluzione sono state coinvoltele autonomie locali in progetti contro lospreco e, in particolare, sono stati orga-nizzati eventi per favorire la massimaadesione dei sindaci al progetto « Cartaper una rete di amministrazioni a sprecozero », per ridurre progressivamente glisprechi attraverso il controllo e la preven-zione di tutte le attività pubbliche e pri-vate, che implichino la gestione di cibo,acqua, energia, rifiuti, mobilità e comuni-cazione;

la Commissione europea, nella co-municazione « Partecipazione dell’Unioneeuropea all’Expo 2015 di Milano “Nutrireil pianeta: Energia per la vita” » del 3

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maggio 2013 ha ribadito che « La sicurezzaalimentare è diventata negli ultimi quin-dici anni un elemento centrale delle poli-tiche dell’Unione europea in questo settoree costituisce la base di un vero e propriomodello per il resto del mondo; l’approc-cio al cibo nell’Unione europea è allostesso tempo un prerequisito per salva-guardare la salute di cittadini e consuma-tori e la pietra miliare su cui si basa lareputazione e il successo dell’industriaalimentare europea in tutto il mondo. Lasostenibilità assume un’importanza sem-pre più decisiva per i cittadini europei e alivello mondiale, giacché è sempre piùimportante utilizzare le risorse in modopiù razionale, al fine di garantire la pro-sperità alle generazioni future e di limitarel’impatto sull’ambiente, preservando le ri-sorse naturali già limitate. Considerandotutto ciò, la partecipazione dell’Unioneeuropea dovrebbe avere anche un fineeducativo, non solo sensibilizzando i visi-tatori, ma anche prospettando loro ap-procci concreti nel settore dell’alimenta-zione e della sostenibilità, in modo dapermettere ai cittadini di cambiare inpositivo i propri stili di vita riducendo, adesempio, lo spreco di cibo e adottandoscelte alimentari più sane »;

a livello nazionale, il Ministro del-l’ambiente e della tutela del territorio e delmare ha già avviato, nei mesi scorsi, unastrategia nazionale e ha adottato, il 7ottobre 2013, il Programma nazionale diprevenzione dei rifiuti, che affronta inmodo organico il problema degli sprechialimentari in Italia, in sintonia con quantoindicato dalla Commissione europea nellatabella di marcia verso un’Europa effi-ciente nell’impiego delle risorse. In talecontesto, è stato istituito il Piano nazionaledi prevenzione dello spreco alimentare(Pinpas) ed è stata proclamata, il 5 feb-braio 2014, la prima Giornata nazionale diprevenzione dello spreco alimentare inItalia; il Ministero dell’ambiente e dellatutela del territorio e del mare intenderaggiungere entro il 2020 una riduzionedel 5 per cento, dei rifiuti per unità di

prodotto interno lordo, dei rifiuti urbani,del 10 per cento di quelli pericolosi e del5 per cento di quelli speciali;

l’Expo 2015, il cui tema è appunto« Nutrire il Pianeta. Energia per la vita »,rappresenta un’opportunità per affrontareil tema degli sprechi alimentari e perstudiare soluzioni innovative a livello glo-bale in considerazione della prevista par-tecipazione di oltre 140 Paesi all’evento; inquest’occasione si potrebbe arrivare alladefinizione di una piattaforma di idee ingrado di stimolare nuove azioni per ri-durre lo spreco alimentare;

in tale contesto va senza dubbioevidenziato il ruolo dell’educazione comeparte integrante della soluzione globale,soprattutto in relazione ai bambini a cuibisogna trasmettere il valore del cibo inquanto risorsa, per influenzarne i futuricomportamenti; allo stesso modo è impor-tante educare la gente a riutilizzare ericiclare il cibo invece di gettarlo via, tantoa livello domestico che a livello di risto-razione collettiva, come in ospedali, mensee ristoranti,

impegna il Governo:

ad affrontare, con urgenza, il pro-blema dello spreco alimentare lungo tuttala catena dell’approvvigionamento e delconsumo, definendo orientamenti e soste-nendo strategie per migliorare l’efficienzadella catena agroalimentare e promuo-vendo il confronto con tutte le organizza-zioni e le categorie coinvolte, tenendoconto delle iniziative già presenti a livellonazionale;

a sostenere l’affermazione di modelliagricoli sostenibili e la trasformazione e ilriutilizzo alimentare delle eccedenze ali-mentari nazionali (ad esempio, in zuppe,succhi di frutta, marmellate, gelati e altro)e la loro distribuzione a enti di aiutoalimentare;

ad incoraggiare l’adozione di misureatte a ridurre gli sprechi alimentari come,ad esempio, l’etichettatura con doppia sca-denza (commerciale e di consumo), o le

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vendite scontate di prodotti in scadenza odanneggiati, e ad incentivare modalità dipackaging differenziato tra prodotti freschie non;

a prevedere, in sede di aggiudicazionedi appalti pubblici, norme di vantaggio perle imprese che adottano misure per ri-durre gli sprechi alimentari anche me-diante il ricorso ad approvvigionamenti inambito locale e territoriale che salvaguar-dino la qualità e la tracciabilità dei pro-dotti, garantendo inoltre una programma-zione adeguata ai consumi effettivi;

a promuovere presso tutti gli entipubblici azioni per evitare lo spreco allafonte mediante nuove modalità di impo-stazione dei capitolati di gara nella risto-razione collettiva, che favoriscano le ela-borazioni di menù su scala regionale,anziché a livello di singola struttura e,laddove non necessario, ad esempio nellestrutture ospedaliere, che prevedano unarotazione dei menù stagionale e non set-timanale, evitando inoltre che venganoinseriti nel capitolato prodotti di granderichiamo ma che poi non vengono man-giati e prevedendo le giuste grammature,ponderate in base alle caratteristiche del-l’utente;

a favorire e a promuovere accordicon le maggiori catene distributive e leindustrie alimentari nazionali e straniere,al fine di ridurre gli sprechi alimentari,intervenendo sul packaging (con l’obiettivodi ridurre del 10 per cento l’impatto intermini di emissioni di anidride carbo-nica), sui comportamenti di consumo do-mestico (con l’obiettivo di ridurre gli spre-chi domestici di alimenti e bevande) e suglisprechi lungo l’intera filiera distributiva(con l’obiettivo di ridurre lo spreco diprodotti e cibo);

a realizzare iniziative e campagneinformative sui prodotti freschi per indi-care ai clienti il modo migliore di conser-vare più a lungo gli alimenti a casa, cosìda ridurre lo spreco alimentare;

a sostenere, per quanto di compe-tenza, i progetti dei comuni, delle province

e delle regioni volti a consolidare metodidi lavoro che permettano di attivare inmaniera progressiva il sistema di donazio-ni/ritiri, tenendo sotto controllo gli aspettinutrizionali, igienico-sanitari, logistici e fi-scali;

ad incentivare e a promuovere mo-delli logistico-organizzativi che permettanodi recuperare in totale sicurezza tutte letipologie di prodotti, inclusi quelli cherientrano nelle categorie dei « freschi » e« freschissimi »;

a promuovere progetti educativi e disensibilizzazione, nelle scuole di tutti ilivelli e gradi, sulle quantità di cibo spre-cato nelle mense e nelle caffetterie dellescuole per consentire l’adozione di dieteequilibrate, apprezzando il legame traagricoltura, alimentazione, ambiente e sa-lute e valorizzando anche competenze edesperienze degli operatori della ristora-zione collettiva;

ad attivare un coordinamento tra iMinisteri competenti in materia – quali ilMinistero delle politiche agricole, alimen-tari e forestali, il Ministero dell’ambiente edella tutela del territorio e del mare, ilMinistero della salute e il Ministero dellosviluppo economico – e la ConferenzaStato-regioni per la riduzione degli sprechicon l’obiettivo di: monitorare e analizzarela dimensione del fenomeno nel nostroPaese; sostenere le azioni per l’utilizzo dialimenti non consumati nella rete delcommercio e della ristorazione; minimiz-zare tutte le perdite e le inefficienze dellafiliera agroalimentare, favorendo la rela-zione diretta tra produttori e consumatorie coinvolgendo tutti i soggetti interessaticon l’obiettivo di rendere più eco-efficientila logistica, il trasporto, la gestione dellescorte e gli imballaggi;

ad adoperarsi in sede comunitaria alfine di sostenere il 2014, quale « annoeuropeo della lotta allo spreco alimen-tare », come percorso avviato dall’Italiaper sensibilizzare i cittadini e richiamarel’attenzione delle istituzioni su questo im-

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portante tema al fine di ridurre lo sprecoalimentare.

(1-00052) (Nuova formulazione) « Fiorio,Cenni, Oliverio, Luciano Ago-stini, Antezza, Anzaldi,Carra, Cova, Covello, DalMoro, Ferrari, Marrocu,Mongiello, Palma, Sani, Ta-ricco, Tentori, Terrosi, Va-liante, Venittelli, Zanin, Spe-ranza, Martella, Narduolo,Quartapelle Procopio ».

La Camera,

premesso che:

tra gli squilibri più evidenti checaratterizzano la società quello alimentareè senz’altro il più grave ed assume iconnotati di un vero e proprio paradosso:a fronte di oltre un miliardo di personeche soffrono per la mancanza di cibo, unnumero equivalente si ammala per causeconnesse ad eccessiva alimentazione, qualisovrappeso, diabete e malattie cardiova-scolari;

dati recenti evidenziano che solo il10 per cento delle morti per fame èprovocato da guerre e carestie, il resto ècausato da malnutrizione cronica dovutaad una complessità di elementi che vannodai meccanismi del sistema economicoglobale fino agli effetti dei cambiamenticlimatici;

tra i dati registrati, quello riferitoall’entità dello spreco alimentare mondialeè indubbiamente il più allarmante. Se-condo i risultati dello Global food lossesand food waste (perdita e spreco di cibo alivello mondiale), commissionato dalla Faoall’Istituto svedese per il cibo e la biotec-nologia (SIK), nonostante la crisi, 1,3 mi-liardi di tonnellate di cibo viene sprecatoogni anno; lo spreco annuale dei Paesiricchi, pari a circa 222 milioni di tonnel-late, è pari all’intera produzione alimen-tare netta dell’area subsahariana e imponeuna riflessione non solo in considerazionedell’impatto economico ed ambientale, maanche e soprattutto per la portata etica esociale dei suoi effetti;

una della questioni più rilevanti èlo squilibrio nella produzione e nella de-stinazione di cereali: nel mondo sonopresenti circa tre miliardi di animali daallevamento e un terzo dell’intera produ-zione alimentare globale è riservata allanutrizione zootecnica;

una quota crescente di terreni agri-coli è destinata alla produzione di biocar-buranti e negli Stati Uniti addirittura il 45per cento del consumo annuale di mais èdestinato alla produzione di etanolo percarburanti, in competizione con le coltureda cibo non solo per la destinazione delprodotto, ma anche per l’uso del terreno edell’acqua usata per l’irrigazione;

le cause di perdite e sprechi ali-mentari sono molteplici e si differenzianoa seconda delle varie fasi della filieraagroalimentare; da un lato, il problemariguarda la filiera produttiva che noncalcola picchi di produzione, conserva-zione e ottimizzazione, dall’altro, investe leabitudini alimentari dei Paesi industrializ-zati determinando un trend preciso dispreco, di poco rispetto per il cibo, perl’agricoltura e per i Paesi in via di sviluppoche soffrono per la fame, la denutrizionee la cattiva alimentazione;

mentre nei Paesi in via di sviluppole perdite più significative si concentranonella prima fase della filiera, per limitilogistici e strutturali, nei Paesi industria-lizzati gli sprechi si concentrano sul con-sumo domestico e la ristorazione, princi-palmente per cause comportamentali;

le perdite alimentari che si verifi-cano nella fase di coltivazione e raccolto,nei Paesi in via di sviluppo, sono soprat-tutto il risultato di un’agricoltura pocoefficiente, competenze tecniche limitate,pratiche arretrate e dotazioni infrastrut-turali inadeguate, mentre nei Paesi a piùalto reddito le motivazioni delle perdite inquesta fase sono legate più al mancatorispetto di standard qualitativi ed estetici;

le perdite che si verificano nellafase di trasformazione agricola ed indu-striale sono dovute soprattutto ad ineffi-

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cienze dei processi produttivi che provo-cano danneggiamenti agli alimenti che perquesto vengono scartati;

le perdite nella fase di distribu-zione e vendita sono soprattutto dovute adun’errata previsione della domanda, ailimiti della tecnologia impiegata per laconservazione dei prodotti, agli standard divendita che determinano l’esclusione diprodotti non conformi, alle strategie dimarketing come il « 3x2 », che determinanosia una maggiore vendita dei prodotti, maanche lo spostamento dello spreco alimen-tare al consumo finale;

gli sprechi nella fase finale di con-sumo domestico e ristorazione sono do-vuti, soprattutto, all’errata pianificazionedegli acquisti, all’inadeguata conservazionedel cibo, all’errata interpretazione delleetichette di scadenza degli alimenti e allascarsa consapevolezza dell’impatto econo-mico ed ambientale degli sprechi alimen-tari;

per stimare l’impatto ambientale diun alimento andrebbe considerato il suointero ciclo di vita, dalle emissioni di gasserra generate dai processi, all’utilizzo dirisorse idriche; in base a questo si valutache il cibo sprecato che incide maggior-mente sull’ambiente è rappresentato daiprodotti di origine animale, principal-mente latte e carne;

le stime indicano che, a livelloeuropeo, la quantità di cibo sprecato ognianno ammonta a 89 milioni di tonnellate,180 chilogrammi pro capite, il 42 per centonell’uso domestico, il 39 per cento dellafase di produzione, il 14 per cento nellafase di ristorazione, il 5 per cento nellafase di vendita all’ingrosso ed al dettaglio;

secondo lo studio della Commis-sione europea, che indica come media i180 chilogrammi pro capite di cibo spre-cato, la situazione nell’Unione europeapassa dai 579 chilogrammi pro capite del-l’Olanda ai 44 chilogrammi pro capite dellaGrecia, con l’Italia a 149 chilogrammi procapite – valore sopra la media mondialeindicata dalla Fao in 95-115 chilogrammipro capite;

nel nostro Paese, nonostante glieffetti della crisi economica ed il calo deiconsumi alimentari, la Coldiretti stima cheannualmente si spreca cibo per circa 37miliardi di euro, sufficienti a nutrire 44milioni di persone, quindi circa il 3 percento del prodotto interno lordo finirebbenella spazzatura;

sulla base dei dati rilevati dall’Istat,la percentuale della produzione agricolarimasta nei campi ammonta al 3,25 percento del totale, la percentuale più altadella produzione non raccolta è quellarelativa ai cereali, mentre nella filieraortofrutticola solo in parte il prodottoritirato viene destinato alla distribuzionegratuita e alle fasce deboli della popola-zione, in quanto in gran parte viene de-stinato alla distillazione alcolica, al com-postaggio e all’alimentazione animale, im-pieghi da considerarsi sprechi in quantonon destinati al consumo umano per cuierano stati coltivati;

nell’industria agroalimentare i pro-dotti scartati sono gestiti come rifiuti outilizzati per la produzione di mangimi;maggiori sprechi sono quelli dell’industrialattiero-casearia e della lavorazione e con-servazione di frutta e ortaggi;

tra i prodotti alimentari che mag-giormente vengono sprecati in Italia, rien-tra il pane. Secondo una recente inchiestapubblicata dal quotidiano la Repubblica,sarebbero circa 13 mila i quintali di panebuttati ogni giorno, quasi il 25 per centodel pane prodotto destinato alla grandedistribuzione. Il pane invenduto, secondoquanto disposto dalla normativa nazio-nale, deve essere smaltito come rifiuto eper poter essere donato alle popolazionisvantaggiate è necessario che le reti per ladistribuzione agli istituti caritativi lo pre-levino dai distributori prima che sia reso.Le reti italiane Caritas o laiche, da questopunto di vista, non risultano organizzate espesso acquistano il pane per il propriofabbisogno;

a livello del consumatore finale, idati indicano che ogni famiglia italianaspreca in media una quantità di cibo del

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valore di 454 euro l’anno, soprattutto diprodotti freschi (35 per cento), con il 19per cento di pane e il 16 per cento difrutta e verdura;

secondo i dati dell’Osservatoriosullo spreco alimentare, Waste Watchers,per produrre tutto il cibo che si spreca « sibutta » fino a 1,226 milioni di metri cubidi acqua, pari all’acqua consumata ognianno da 19 milioni di italiani e circa 24,5milioni di tonnellate di anidride carbonica,pari a circa il 20 per cento delle emissionidi gas serra del settore dei trasporti.Inoltre, si getta via anche il 36 per centodell’azoto da fertilizzanti, utilizzati inutil-mente con tutti gli effetti e i costi am-bientali che ne conseguono;

nel gennaio 2012 il Parlamento eu-ropeo ha approvato una risoluzione peradottare misure urgenti per dimezzare,entro il 2025, gli sprechi alimentari nel-l’Unione europea e per migliorare l’accessoal cibo per i cittadini più vulnerabili, e,considerando che gli alimenti sono spre-cati lungo tutta la catena – produttori,trasformatori, distributori, ristoratori econsumatori – ha chiesto l’attuazione diuna strategia coordinata, che combini mi-sure a livello europeo e nazionale permigliorare l’efficienza, comparto per com-parto, dell’approvvigionamento alimentaree contrastare con urgenza lo spreco dicibo;

il 7 ottobre 2013, proprio al fine dipoter raggiungere gli obiettivi della so-praddetta risoluzione, il Ministro dell’am-biente e della tutela del territorio e delmare ha adottato il Programma nazionaledi prevenzione dei rifiuti, all’interno delquale è stato inserito il Piano nazionale diprevenzione dello spreco alimentare(Pinpas). Il primo passo per la realizza-zione del Piano è stata l’istituzione dellaprima giornata contro lo spreco alimen-tare;

l’obiettivo, secondo quanto dichia-rato dal Ministero dell’ambiente e dellatutela del territorio e del mare, è raggiun-gere, entro il 2020, una riduzione del 5 percento dei rifiuti per unità di prodotto

interno lordo dei rifiuti urbani, del 10 percento di quelli pericolosi e del 5 per centodi quelli speciali,

impegna il Governo:

a valutare l’opportunità di:

a) aggiornare il Parlamento, entrola fine del 2014, « Anno europeo della lottaallo spreco alimentare », circa il percorsoavviato per il raggiungimento degli obiet-tivi previsti dal Piano nazionale di pre-venzione dello spreco alimentare (Pinpas),al fine di ridurre lo spreco alimentare inItalia;

b) promuovere, anche in collabo-razione con le scuole di ogni ordine egrado, programmi e corsi di educazionealimentare, di economia ed ecologia do-mestica, per rendere il consumatore con-sapevole degli sprechi di cibo, acqua edenergia e dei loro impatti ambientali edeconomico-sociali, anche al fine di dimo-strare come rendere più sostenibile l’ac-quisto, la conservazione, la preparazione elo smaltimento finale degli alimenti e, allostesso tempo, incentivare, per quanto dipropria competenza, iniziative finalizzatealla corretta comunicazione da parte dellagrande e piccola distribuzione nazionaledelle modalità di conservazione dei cibiacquistati;

c) assumere iniziative per rivederele regole che disciplinano gli appalti pub-blici per i servizi di ristorazione e diospitalità alberghiera, in modo da privile-giare le imprese che promuovono azioniconcrete per la riduzione a monte deglisprechi, prevedendo e accordando la pre-ferenza ad alimenti italiani e stagionali, eche pongono particolare attenzione allagrammatura, al contenuto calorico e allarotazione del menù;

d) promuovere il potenziamentodelle reti caritative nazionali al fine dipoter recuperare il pane ogni giorno in-venduto dalla grande distribuzione perdestinarlo alle popolazioni svantaggiate ac-colte nei centri caritativi nella penisola;

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e) promuovere iniziative volte acontenere lo spreco alimentare nei luoghidi ristorazione, anche prevedendo la pos-sibilità di asporto per il cibo non consu-mato;

f) sostenere tutte le iniziative, siapubbliche che private, finalizzate al recu-pero di alimenti rimasti invenduti e scar-tati lungo l’intera filiera agroalimentareper ridistribuirli gratuitamente alle cate-gorie di cittadini meno abbienti;

g) assumere iniziative per preve-dere una diversa articolazione delle infor-mazioni contenute nelle etichette dei pro-dotti alimentari, integrando la data previ-sta per la scadenza commerciale con unarelativa al termine utile per il consumodell’alimento.

(1-00088) (Ulteriore nuova formulazione)« Gagnarli, L’Abbate, Massi-miliano Bernini, Benedetti,Gallinella, Parentela, Zacca-gnini, Baldassarre, Lupo,Barbanti, Pesco, Zolezzi ».

La Camera,

premesso che:

in Europa e in Nord America sistima che i consumatori buttino via tra i95-115 chilogrammi pro capite di cibol’anno, mentre nel Sud-Est asiatico e nel-l’Africa subsahariana il dato è di 6-11chilogrammi pro capite;

lo spreco alimentare ha assunto, esta sempre più assumendo, una dimen-sione di portata mondiale, tant’è che metàdel cibo prodotto nel mondo non arrivamai ad essere consumato. Il problemadello spreco alimentare è da ritenersiconnesso alle politiche economiche e dimarketing che, negli ultimi vent’anni,hanno prodotto fattori e azioni compor-tamentali altamente distorsivi della realtàfattuale e delle conseguenze effettuali cheda tali modus comportandi e vivendi nesono conseguite. Le politiche di marketingdelle multinazionali e le normative sullabrevettazione dei prodotti agroalimentarihanno contribuito a generare comporta-

menti sociali tendenti a produrre semprepiù « spreco » e « scarto » alimentare. Lacultura del « riciclo » e del « riutilizzo »alimentare fatica non poco ad affermarsirispetto al suo contrario. La sproporzionedella produzione alimentare, senza che ciòabbia nel corso degli ultimi quattro lustriconsentito di ridurre drasticamente il nu-mero delle persone che nel mondo nonhanno accesso alla nutrizione, ha, al con-trario, polarizzato, ulteriormente, le fascesociali del pianeta. Questa paradossaleipertrofia produttiva ha sull’ambiente im-patti devastanti e, se non fermata pertempo, irreversibili. Nell’immaginario col-lettivo dei Paesi cosiddetti « ricchi » l’edu-cazione alimentare, erroneamente, si tra-duce in « performanti » diete, o nuovi« costumi alimentari », che si rivelano dan-nosi per l’organismo umano con ricadutesulla spesa sanitaria che diventa crescentea fronte di nuove patologie connesse al-l’alimentazione. Il tema della « scarsitàdelle risorse naturali », che deve esserecentrale nell’agenda politica di questo mil-lennio, è vissuto, il più delle volte, come unmero esercizio percettivo. I dati sullospreco di cibo nei Paesi industrializzatiammontano a 222 milioni di tonnellate,ossia il corrispettivo della produzione ali-mentare disponibile nell’Africa subsaha-riana che è di 230 milioni di tonnellate;

a contribuire, ulteriormente, alla« cultura dello scarto alimentare » a valle,e nella produzione delle eccedenze amonte, è il disallineamento tra la do-manda e l’offerta e la non conformità delprodotto agli standard di mercato: calibra-tura della frutta, aspetto della verdura chenon deve presentare macchie o quant’altropossa far percepire all’acquirente la nonsalubrità del prodotto e le pratiche com-merciali che incoraggiano i consumatori acomprare più cibo di quello di cui hannoeffettivamente bisogno;

un altro motivo dello spreco ali-mentare è da imputare alle etichette cheindicano la data di scadenza. Sarebbecorretto porre in etichetta la doppia sca-denza: il termine minimo di conserva-zione, che si riferisce alle caratteristiche

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XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 — N. 233

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qualitative del prodotto, « preferibilmenteentro » (data di scadenza commerciale delprodotto) e la data di scadenza vera epropria, « da consumarsi entro », (relativaalla salubrità del prodotto alimentare), alfine di evitare confusione sulla commesti-bilità del cibo. Inoltre, gli imballaggi peralimenti dovrebbero essere offerti anche inconfezioni monodose e progettate per lamigliore conservazione possibile. Da ul-timo, i cibi prossimi alla scadenza e ipackaging danneggiati dei prodotti alimen-tari dovrebbero essere venduti a prezziscontati, al fine di renderli economica-mente più accessibili alle persone biso-gnose;

il 19 gennaio 2012 il Parlamentoeuropeo ha approvato, in seduta plenaria,una risoluzione su: « Come evitare lospreco di alimenti: strategie per migliorarel’efficienza della catena alimentare nel-l’Unione europea », la quale si pone comeobiettivo principale la riduzione deglisprechi alimentari del 50 per cento entroil 2025 e di dedicare il 2014 quale annoeuropeo contro lo spreco alimentare, at-traverso una strategia per migliorare l’ef-ficienza della catena alimentare degli Statimembri;

dalla relazione (2011/2175(INI)preparatoria della risoluzione, si evinceche, secondo uno studio della Commis-sione europea, la produzione annuale dirifiuti alimentari nei 27 Stati membriammonterebbe a circa 90 milioni di ton-nellate, ossia 179 chilogrammi pro capite,senza contare gli sprechi a livello di pro-duzione agricola o le catture di pescerigettate in mare, considerando che entroil 2020 il totale dei rifiuti alimentariaumenterà fino a circa 126 milioni ditonnellate, ovvero il 40 per cento in piùdello stock attuale;

da recenti studi è emerso che, perprodurre un chilogrammo di cibo, siimmettono in atmosfera in media 4,5chilogrammi di anidride carbonica, che inEuropa si producono 170 milioni di ton-nellate di anidride carbonica equivalente/anno, ripartiti tra industria agroalimen-

tare (59 milioni di tonnellate), consumodomestico (78 milioni di tonnellate) eprodotti non raccolti nei campi (34 mi-lioni di tonnellate). Si pensi, ad esempio,che in Inghilterra il 30 per cento dellaproduzione orticola non viene raccolta(corrisponde allo spreco di 550 milioni dimetri cubi di acqua), percentuale che inItalia si attesta al 3,2 per cento;

la concentrazione in atmosfera dianidride carbonica, a gennaio 2013, haraggiunto il record di 395 parti per mi-lione, avviando la temperatura globale – siconsideri che il 2012 è stato il nono annoconsecutivo più caldo dal 1880 – verso unaumento superiore di due gradi di media,con gravi danni irreversibili all’ambiente,all’agricoltura e, di conseguenza, all’ali-mentazione;

la Fao stima che, a livello mon-diale, la quantità di cibo che finisce tra irifiuti ammonta a 1,3 miliardi di tonnel-late e che 925 milioni di persone nelmondo sono a rischio di denutrizione e lapopolazione mondiale ipernutrita è pari aquella sottonutrita e denutrita: questi datiallontanano, oggettivamente, i raggiungi-mento degli obiettivi di sviluppo del mil-lennio, incluso quello di dimezzare la famee la povertà entro il 2015;

sempre secondo dati della Fao, ilprevisto aumento da 7 miliardi a 9 mi-liardi della popolazione mondiale richie-derà un incremento minimo del 70 percento della produzione alimentare entro il2050;

Oliver De Schutter, relatore spe-ciale dell’Organizzazione delle NazioniUnite per il « diritto al cibo », nonchédocente universitario di diritto all’Univer-sità Cattolica di Lovain-La Neuf (Belgio),nel marzo del 2012 ha presentato al Con-siglio per i diritti umani, in conformitàalla risoluzione 13/14, la sua relazione cheanalizza i nessi di causalità tra salute,malnutrizione e spreco alimentare. Rela-tivamente al nesso che esiste tra salute emalnutrizione, il rapporto mette in evi-denza che: « (...) l’urbanizzazione, « super-mercatizzazione » e la diffusione globale

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XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 — N. 233

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degli stili di vita moderni hanno scosso letradizioni alimentari. Il problema è di“sistema” e trova le sue cause nel com-mercio globale, nei cibi troppo elaborati,nelle politiche agricole attuali, nelle tec-nologie con brevetto proprietario, nell’ela-borare diete “disastrose” dei Paesi svilup-pati e in quelli dalle economie emergenti(come il Messico, ad esempio). Il risultatoè il disastro per la salute pubblica: 2,8milioni di persone muoiono prima dei 60anni a causa di malattie non trasmissibili,diabete e obesità collegate alla dieta, (sa-ranno 5,1 milioni nel 2030, secondo l’Or-ganizzazione mondiale della sanità) a cuiaggiungere le ripercussioni economichesulla spesa sanitaria pubblica (...) » E,inoltre, il, relatore ha denunciato, in ter-mini generali, la sproporzione che esistetra gli investimenti pubblicitari nel food,8,5 miliardi di dollari negli Stati Uniti nel2010, e i modesti budget per l’educazionealimentare pubblica, che nello stesso annosono stati pari a 44 milioni di dollari peril programma federale « Nutrition PhysicalActivity and Obesity ». Nel rapporto sievidenzia come la pubblicità di cibi « spaz-zatura » (junk food), rivolta ai bambini enon solo, contribuisce all’eccessivo con-sumo di snack nell’alimentazione quoti-diana che ha snaturato la cultura delrispetto e della conservazione del cibo, cheè stata falsata dalle multinazionali nellacomposizione dei valori nutrizionali come,per esempio, nell’alterazione del contenutodei grassi, degli zuccheri e del sale, al finedi rendere il cibo « appetitoso » e maggior-mente prossimo al consumo immediato emeno prossimo alla sua conservazioneperché facilmente deteriorabile. Sempresecondo il rapporto il « cibo perso » neiPaesi in via di sviluppo – dove la carenzadi infrastrutture e regole stringenti per laconservazione incide fino al 50 per centosul deterioramento degli alimenti – co-mincia ad assumere dimensioni quasi vi-cine a quelle dei Paesi industrializzati;

nell’Unione europea, oltre 79 mi-lioni di persone vivono ancora al di sottodella soglia di povertà, mentre 18 milionidi persone dipendono dagli aiuti alimen-tari. Al contempo, le percentuali degli

sprechi alimentari sono così ripartite: il 42per cento dalle famiglie, il 39 per cento daiproduttori, il 5 per cento dai rivenditori eil restante 14 per cento dal settore dellaristorazione;

secondo i dati dell’indagine realiz-zata nel 2012 dalla Fondazione per lasussidiarietà e dal Politecnico di Milano, incollaborazione con Nielsen Italia, lo sprecoalimentare in Italia ammonta a 6 milionidi tonnellate, pari a un valore di 12,3miliardi di euro (6,9 miliardi direttamentedai consumatori). Il cibo sprecato in Italiaè di 108 chilogrammi pro capite, 450 euroa famiglia composta da un nucleo di 2,5persone (famiglia media), 42 chilogrammia persona di avanzi alimentari non riuti-lizzati ancora commestibili buttati da ogniitaliano in un anno, 35 per cento lapercentuale di prodotti freschi sprecati,250 chilogrammi la quantità di cibo but-tato dai 600 ipermercati italiani, 16 percento la percentuale dello spreco che fi-nisce direttamente nelle discariche per lacattiva gestione del frigorifero famigliare,mentre la parte di cibo recuperato edonato alle food bank e agli enti caritativirappresenta poco più del 6 per cento deltotale;

sempre secondo l’indagine sum-menzionata emerge che quasi un miliardodi euro di cibo viene recuperato e l’obiet-tivo è quello di portare sulla tavola degliindigenti altri 6 miliardi di euro di cibo;

infatti, non sempre i prodotti riti-rati dagli scaffali che sono prossimi allascadenza finiscono nella pattumiera. Ilmerito è da attribuire alle onlus come ilBanco Alimentare, rete antispreco conoltre 1400 volontari. Obiettivo analogo aquello di Last Minute Market, spin-offdell’università di Bologna che unitamentea SWG ha creato un « Osservatorio sullospreco alimentare », il cui nome è WasteWatchers (sentinelle dello spreco). Secondole prime stime fatte da Waste Watchers, inItalia lo spreco alimentare rappresental’1,9 per cento del prodotto interno lordo(circa 18,5 miliardi riferiti al 2011) cosìripartito: lo 0,23 per cento si colloca nella

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XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 — N. 233

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filiera di produzione (agricoltura), trasfor-mazione (industria alimentare), distribu-zione (grande e piccola) e ristorazione(collettiva), il restante valore percentuale,lo 0,96 per cento del prodotto internolordo, è rappresentato dal livello dome-stico. La quantità di cibo sprecato po-trebbe essere ridotta del 60 per cento conun’educazione più attenta ai consumi ali-mentari;

Last Minute Market ha realizzatoun documento denominato « Carta peruna rete di amministrazioni a sprecozero », il quale viene continuamente arric-chito e aggiornato grazie all’implementa-zione delle conoscenze, allo scambio dellebuone pratiche fra amministrazioni e, diconseguenza, all’adozione di nuovi stru-menti di analisi e di indirizzo che ildocumento propone;

il documento « Carta per una retedi amministrazioni a spreco zero » è statosottoscritto da oltre 700 sindaci europei edetta un decalogo comportamentale ali-mentare con cui poter avviare processirazionali al fine di ridurre drasticamentegli sprechi e le perdite alimentari;

la legge n. 155 del 2003, detta an-che legge del « buon samaritano », disci-plina il recupero e la distribuzione dialimenti cotti e freschi da parte di orga-nizzazioni non profit a fini sociali. Ilprincipio finalistico della legge è quello diincentivare il riutilizzo di cibo ancoracommestibile proveniente dai produttori odalla grande distribuzione – non più ven-dibile per difetto di packaging o perchévicino alla scadenza – ma anche dallemense aziendali e scolastiche. Unico vin-colo della legge è l’attenzione da prestareal trasporto e al corretto stato di conser-vazione degli alimenti, equiparando, difatto, gli enti non profit ai consumatorifinali. Infatti, il recupero del cibo deveavvenire mantenendo « la catena delfreddo ». Grazie alla legge del « buon sa-maritano » è stato possibile avviare pro-getti di raccolta viveri, come il progetto« Siticibo » che in nove anni ha consentitodi salvare dal cestino dei rifiuti 2,5 milioni

di porzioni distribuendole nelle mensecittadine degli enti e delle organizzazionicaritative;

la lotta allo spreco alimentare neiPaesi industrializzati è stato avviato allafine degli anni Sessanta a Phoenix (Ari-zona, Stati Uniti), grazie a John VanHengel, attraverso la distribuzione ai bi-sognosi di cibo non venduto e destinatoalla distruzione. Questo strumento di « pe-requazione alimentare » ha assunto ilnome di food bank, banco alimentare, chesi è diffuso in Europa negli anni Ottantae in Italia nasce nel 1989. Basato sulconcetto di « dono e condivisione », ilbanco alimentare si estrinseca nella rac-colta delle eccedenze di produzione ali-mentare agricola e industriale, specifica-tamente riso, olio d’oliva, pasta e latte. InItalia la raccolta delle eccedenze vieneeffettuata dal 1995 dall’Agenzia per leerogazioni in agricoltura (Agea), la qualeridistribuisce le eccedenze agli enti cari-tativi iscritti nel relativo albo istituitopresso l’ente medesimo;

il maggiore fornitore della rete chefa capo ai banchi alimentari d’Europa èstata l’Unione europea, attraverso il Pro-gramma europeo d’aiuto agli indigenti,Programma europeo di aiuto alimentareagli indigenti (Pead), nato nel 1987 all’in-terno della Politica agricola comune (Pac).Il programma d’aiuto è stato concepitocome misura per evitare che le eccedenzedella produzione agricola europea fosserodistrutte. Oggi, queste eccedenze, graziealle numerose revisioni della Politica agri-cola comune e al miglioramento dellepratiche tecniche di conservazione, si sonosempre più ridotte, portando l’Unione eu-ropea ad acquistare direttamente sul mer-cato le derrate da donare ai poveri che, inEuropa, rappresentano 18 milioni di per-sone;

il 14 novembre 2011, il Consigliodei ministri dell’agricoltura dei 27 Statimembri riuniti a Bruxelles ha sbloccato ipiani di assistenza, Programma europeo diaiuto alimentare agli indigenti (Pead), pergli anni 2012 e 2013 che prevedono lo

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stanziamento di 500 milioni di eurol’anno; all’Italia per l’anno 2013 sono statiassegnati 98 milioni di euro;

il 31 dicembre 2013 si è concluso ilProgramma europeo di aiuto alimentareagli indigenti (Pead);

la Commissione europea ha propo-sto che, nel Quadro finanziario plurien-nale dell’Unione europea per il periodo2014-2020, il programma d’aiuti alimen-tare debba essere coperto non più con ifondi della politica agricola, ma con quellidella coesione sociale, Fondo sociale eu-ropeo, prevedendo 2,5 miliardi di euro peri sette anni della nuova programmazionefinanziaria comunitaria. Alcuni Paesi eu-ropei hanno sostenuto che il programmadovesse rientrare nell’ambito delle politi-che sociali, di competenza quindi dei sin-goli Paesi, e non più con la cabina di regiadell’Unione europea, con il rischio di sca-tenare una guerra tra poveri;

il 12 giugno 2013 il Parlamentoeuropeo, in seduta plenaria, ha votato afavore della nuova proposta di regola-mento del Parlamento europeo e del Con-siglio, relativo al finanziamento del nuovoFondo di aiuti europei agli indigenti(Fead), che andrà a sostituire il pro-gramma di distribuzione delle derrate ali-mentari Programma europeo di aiuto ali-mentare agli indigenti (Pead). Il di aiutieuropei agli indigenti sarà costituito dauna base obbligatoria di finanziamento di2,5 miliardi di euro e gli Stati membripossono decidere di aumentare le proprieallocazioni di un ulteriore miliardo di eurosu base volontaria;

il Consiglio europeo del 27-28 giu-gno 2013 ha sollecitato la necessità diadottare in tempi rapidi tutti i dossierstrettamente correlati al Quadro finanzia-rio pluriennale dell’Unione europea e, per-tanto, tutte le istituzioni hanno insistitoper un rapido accordo anche sul « Fondoindigenti », affinché lo stesso diventi ope-rativo tra la fine del 2013 e gli inizi del2014;

l’articolo 58 del decreto-legge n. 83del 2012, convertito, con modificazioni,

dalla legge n. 134 del 2012, ha istituito il« Fondo per la distribuzione delle derratealimentari alle persone indigenti », gestitodall’Agenzia per le erogazioni in agricol-tura (Agea), con lo scopo di raccogliere lederrate alimentari, a titolo di erogazioniliberali, dagli operatori della filiera agroa-limentare e da organismi agricoli o im-prese di trasformazione dell’Unione euro-pea, al fine di far fronte alle eccedenzealimentari e consentire, conseguente-mente, la redistribuzione sul territorionazionale al fine di ridurre lo sprecoalimentare;

a fronte dei dati preoccupanti, re-lativi allo spreco alimentare in Europa, laCommissione europea ha deciso di avviare,recentemente, una « consultazione pub-blica sul cibo » che si è conclusa il 1o

ottobre 2013. L’obiettivo della Commis-sione europea è quello di individuareazioni efficaci per ridurre lo spreco ali-mentare e, in generale, di come assicurareche il sistema utilizzi le risorse in modoefficiente, secondo il principio della scar-sità delle risorse. I risultati della consul-tazione costituiranno la base per una« Comunicazione sul cibo sostenibile »,

impegna il Governo:

a promuovere, in sede comunitaria enazionale, modelli di agricoltura sosteni-bile al fine di ridurre, drasticamente, amonte e a valle della filiera alimentare, glisprechi che si producono a causa deirequisiti di qualità imposti dalla legisla-zione europea e nazionale, concernentil’aspetto e la calibratura degli ortofrutti-coli freschi che, nel tempo, si sono rivelatitra le principali cause di produzione diinutili scarti alimentari, nonché di cibosprecato, e, susseguentemente, adottareopportune iniziative normative di settorecon cui spiegare ai consumatori il valorenutritivo di prodotti agricoli che presen-tano forme o calibri imperfetti;

ad agire, congiuntamente con gli altripartner europei in materia d’investimentirelativi alla promozione di programmi co-munitari finanziati dall’Unione europea, al

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XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 — N. 233

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fine di introdurre specifiche iniziative« faro » sull’educazione alimentare, sul-l’ecologia domestica e di filiera;

a farsi promotore in ambito europeodell’istituzione della comunità della cono-scenza e dell’innovazione per l’alimenta-zione, incentrata sulla prevenzione dellospreco di cibo e sull’educazione alimentarecon cui, da un lato, fronteggiare lo sprecoe, dall’altro, impedire che diete « dannose »per la salute distorcano le reali esigenzenutrizionali dell’organismo umano;

ad adoperarsi in sede comunitaria alfine di far proclamare l’anno 2014 « annocontro lo spreco alimentare », con lo scopodi stimolare l’opinione pubblica ad assu-mere comportamenti maggiormente re-sponsabili rispetto alla fruibilità sosteni-bile degli agroalimenti;

ad introdurre, sin dal prossimo cicloscolastico della scuola dell’obbligo, pro-grammi di studio di « educazione alimen-tare e gestione ecosostenibile delle risorsenaturali » che abbiano, quale punto dipartenza, gli effetti negativi che lo sprecoalimentare produce, facendo sì che taliprogrammi di studio tendano a struttu-rare, nell’immaginario delle future generazioni, un approccio meno utilitaristico emaggiormente eco-responsabile delle ri-sorse naturali viste nella loro complessitàsistemica;

a valutare eventuali modifiche alleregole che disciplinano gli appalti pubbliciper i servizi di ristorazione e di ospitalitàalberghiera, in modo da privilegiare, insede di aggiudicazione a parità di altrecondizioni, quelle imprese che garanti-scono la ridistribuzione gratuita di ciboeccedente a cittadini indigenti, attraversoenti non profit;

ad introdurre modifiche normativesulla commercializzazione e la vendita deiprodotti agroalimentari, partendo dall’in-troduzione della doppia scadenza che in-dichi le caratteristiche qualitative del pro-dotto, « preferibilmente entro » (data discadenza commerciale), e la data di sca-denza vera e propria, « da consumarsi

entro », relativa alla salubrità del prodottoalimentare, al fine di non generare con-fusione per il consumatore finale;

ad introdurre in campo agricolo eagroenergetico misure normative volte allavalorizzazione degli alimenti non più com-mestibili, ma utili nella produzione dienergia rinnovabile e di concimi organici;

ad elaborare un testo unico di rior-dino della materia – alla luce di quantoesposto nel presente atto di indirizzo –che, ad oggi, appare regolata in modo nonorganico sia dalla legge n. 155 del 2003,sia dall’articolo 58 del decreto-legge n. 83del 2012, convertito, con modificazioni,dalla legge n. 134 del 2012, che ha istituitoil « Fondo per la distribuzione delle der-rate alimentari alle persone indigenti » e,conseguentemente, a istituire un osserva-torio nazionale sullo spreco alimentare,d’intesa con il sistema delle regioni e delleprovince autonome, al fine di conoscere inmaniera più organica gli effetti delle ester-nalità negative sull’economia, sul sistemasanitario e sul sistema sociale che lospreco alimentare genera;

a tenere in debita considerazione,anche legislativa, quanto previsto dal do-cumento « Carta per una rete di ammini-strazioni a spreco zero »;

a valutare l’inserimento obbligatorio,a carico delle imprese che fanno pubbli-cità a prodotti destinati al consumoumano, nelle comunicazioni pubblicitarie,del messaggio « lo spreco alimentare è unproblema per la salute e l’ambiente. Man-gia sano e quanto basta. Per maggioriinformazioni consulta un esperto me-dico », o altro messaggio equivalente.

(1-00161) (Nuova formulazione) « Migliore,Franco Bordo, Palazzotto,Zan, Zaratti, Pellegrino ».

La Camera,

premesso che:

il complesso fenomeno dello sprecoalimentare, la cui definizione univoca at-

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tualmente non è disponibile, rappresentauno dei principali paradossi globali del-l’epoca recente e, contemporaneamente,una sfida sempre più importante nell’at-tuale contesto di crisi economica globale edi nuovi problemi di povertà alimentareanche nei Paesi avanzati;

numerose analisi effettuate da or-ganizzazioni internazionali, come adesempio la Fao, e specifici studi sull’arti-colata problematica hanno constatatocome, nonostante la popolazione a livellomondiale sia pari a 7 miliardi, il ciboprodotto risulta essere per 12 miliardi dipersone, ma ciononostante 842 milioni diindividui soffrono la fame, ovvero unapersona su otto;

le molteplici cause, che derivanodalle perdite che si determinano sia amonte della filiera agroalimentare, princi-palmente in fase di semina, coltivazione,raccolta, trattamento, conservazione eprima trasformazione agricola, che du-rante la trasformazione industriale, distri-buzione e consumo finale, a cui si aggiun-gono molto spesso le date di scadenzatroppo ravvicinate indicate sulle etichettedei prodotti agroalimentari, inducono iGoverni mondiali e le istituzioni interna-zionali ad un ripensamento delle politichedi sviluppo adottate e dei modelli di rior-ganizzazione su scala planetaria, per fa-vorire nuove forme di solidarietà, di cre-scita economica e di redistribuzione dellerisorse;

una differenziazione delle dinami-che che caratterizzano lo spreco alimen-tare tra i Paesi industrializzati e quelli invia di sviluppo risulta necessaria al fine dicomprendere con maggiore efficacia il me-desimo fenomeno socioeconomico su scalamondiale; se, infatti, l’arretratezza dellepratiche e delle tecniche agricole, checaratterizza la prima parte della filieraagroalimentare, o la mancanza di adeguateinfrastrutture per il trasporto e l’imma-gazzinamento, rappresentano le principalicause di perdite e sprechi alimentari neiPaesi in via di sviluppo, in quelli indu-strializzati la quota maggiore degli sprechi

avviene nelle fasi finali della filiera agroa-limentare, ovvero il consumo domestico ela ristorazione in particolare;

uno studio recente della Commis-sione europea ha rilevato che, nonostantecirca 79 milioni di cittadini comunitarivivano al di sotto della soglia di povertà e16 milioni di essi dipendano dagli aiutialimentari, la quantità di cibo che vienesperperata annualmente ammonta a circa89 milioni di tonnellate, pari a 180 chilo-grammi pro capite;

i numeri dello spreco alimentarenel nostro Paese, secondo i dati fornitidall’Osservatorio sullo spreco alimentare,Waste Watchers, e dall’Università di Bolo-gna, sul rapporto 2013, resi noti nel mesedi ottobre 2013, risultano di estrema gra-vità, in considerazione che ogni famigliaitaliana spreca in media circa 200 grammidi cibo alla settimana, pari a circa 18,5miliardi di euro (dati del 2011), ovverol’1,19 per cento del prodotto interno lordo;il medesimo organismo di ricerca ha inol-tre, rilevato ed evidenziato come sia lospreco domestico ad incidere in modoconsiderevole sulla quota annuale del cibosprecato, aggiungendo inoltre che, ove sipraticassero differenti metodi, il risparmiocomplessivo possibile ammonterebbe acirca 8,7 miliardi di euro;

secondo i monitoraggi effettuatidalla società di ricerca Last Minute Marketsi evidenzia, inoltre, che in un anno sipotrebbero recuperare in Italia 1,2 milionidi tonnellate di derrate che rimangono suicampi, oltre 2 milioni di tonnellate di cibodall’industria agro-alimentare e più di 300mila tonnellate dalla distribuzione;

i suindicati dati relativi a sprechi eperdite alimentari hanno determinato, nelcorso degli ultimi anni, ed in particolarenell’attuale fase di profonda crisi econo-mica tutt’altro che superata per il nostroPaese, evidenti impatti negativi ambientalied economici e la loro esistenza sollevaquestioni che suscitano importanti inter-rogativi, dal punto di vista sociale, mo-strando fra l’altro la scarsa consapevo-lezza dell’entità degli sprechi che ognuno

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produce, sia a livello nazionale che inter-nazionale, se si valuta che dal rapportodella Fao emerge che un terzo della pro-duzione agroalimentare mondiale si perdaproprio negli sprechi;

nell’ambito delle strategie volte acontrastare il grave fenomeno, la legisla-zione italiana, attraverso l’articolo 58 dellalegge n. 153 del 2012, ha previsto l’istitu-zione del fondo per il finanziamento deiprogrammi nazionali di distribuzione diderrate alimentari alle persone indigentinel territorio della Repubblica italiana,gestito dall’Agenzia per le erogazioni inagricoltura (Agea) stabilendo, inoltre, chegli aiuti alimentari siano distribuiti agliindigenti mediante organizzazioni carita-tevoli, conformemente alle modalità pre-viste dal regolamento (CE) n. 1234/2007del Consiglio del 22 ottobre 2007;

il modello di distribuzione, indivi-duato dal Governo, è quello contenuto nelprogramma di aiuti agli indigenti finan-ziato dall’Unione europea, in base al re-golamento (UE) n. 807/2010 (recante mo-dalità d’esecuzione delle forniture di der-rate alimentari provenienti dalle scorted’intervento a favore degli indigenti nel-l’Unione europea);

il predetto fondo, rifinanziato con10 milioni di euro individuati dall’articolo1, comma 224, della legge di stabilità perl’anno 2014 (legge n. 147 del 2013), si èrivelato complessivamente insufficiente nelgestire le attuali gravissime esigenze pro-venienti da una fascia di popolazione ri-levante, che si trova in evidenti difficoltà;

nell’ambito della Politica agricolacomune dell’Unione europea, il Pro-gramma europeo di aiuto alimentare agliindigenti è risultato uno strumento disostegno pubblico rilevante ed apprezzato,nonostante le dimensioni complessive e lepratiche utilizzate evidenzino come la ri-soluzione del fenomeno permanga in ma-niera estremamente grave a livello socialeed economico;

occorre tuttavia rilevare che l’ope-ratività del sopraddetto programma, che è

stato gestito dall’Agenzia per le erogazioniin agricoltura (Agea), unitamente alla retenazionale di enti e associazioni caritativepresenti sul territorio nazionale, a partiredal 2014, sia stata tuttavia sospesa, inquanto per il medesimo strumento d’in-tervento non sono state più attribuite lenecessarie risorse a causa della decisionedi alcuni Stati membri dell’Unione euro-pea di finanziare, attraverso la nuovaPolitica agricola comune, l’acquisto di ge-neri alimentari per scopi sociali;

a livello europeo, l’indicato pro-gramma è stato sostituito da un nuovoFondo di aiuti europei agli indigenti(Fead), che tuttavia non sarà più inseritoall’interno della Politica agricola comune,ma nel Fondo sociale europeo;

la sfera d’intervento della nuovamisura prevede maggiori margini decisio-nali per gli Stati membri, i quali ciono-nostante potrebbero decidere di non pro-seguire l’attuale programma con le mede-sime modalità, determinando possibili ef-fetti negativi e penalizzanti, connessi alridimensionamento o addirittura all’inter-ruzione nella distribuzione di alimenti agliindigenti, per gli organismi istituzionalinazionali e locali ed un conseguente ri-schio d’incremento di tensioni sociali;

le iniziative legislative avviate alivello nazionale e comunitario, volte arivedere le norme relative alle scadenzeriportate sulle etichette dei prodotti ali-mentari, per ridurre drasticamente lospreco di cibo entro il 2025, nonché apromuovere nuove campagne di sensibi-lizzazione, per informare il pubblico sucome evitare lo spreco alimentare, in con-siderazione dell’esiguità dei metodi utiliz-zati e della superficiale distinzione traeccedenza e spreco e tra spreco e scarti,sebbene importanti e condivisibili, ap-paiono tuttavia non sufficienti ad invertireuna tendenza del fenomeno, la cui impo-stazione errata, tuttora esistente, necessitadi adeguate politiche e strategie di con-trasto, attraverso una revisione di modellie metodi utilizzati, per acquisire idonee

Atti Parlamentari — 46 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 — N. 233

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informazioni anche nei confronti dei Paesiprogrediti,

impegna il Governo:

ad assumere in tempi rapidi inizia-tive di natura finanziaria, volte ad inte-grare il Fondo per la distribuzione diderrate alimentari alle persone indigenti,istituito presso l’Agenzia per le erogazioniin agricoltura, di cui all’articolo 58 deldecreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, erifinanziato dal comma 224 dell’articolo 1della legge 27 dicembre 2013, n.147 leggedi stabilità per il 2014;

ad intervenire in sede comunitaria alfine di modificare il regolamento (UE)n. 223/2014, relativo al Fondo di aiutieuropei agli indigenti, affinché le risorsepreviste rientrino all’interno della Politicaagricola comune, consentendo il prosegui-mento dell’erogazione da parte dell’Agen-zia per le erogazioni in agricoltura inconcorso con le organizzazioni caritative;

a prevedere adeguate campagne edu-cative, anche per il prossimo anno scola-stico 2014-2015 (corrispondente al V annodi attuazione del programma « Frutta nellescuole »), ad integrazione delle misure diaccompagnamento previste, nonché cam-pagne informative in occasione dell’espo-sizione universale Expo 2015, volte adoffrire suggerimenti su come ridurre glisprechi alimentari;

a sviluppare accordi di filiera traagricoltori, produttori e distributori, ancheattraverso l’istituzione di un tavolo dipartenariato, per una programmazione piùcorretta dell’offerta alimentare;

a prevedere programmi volti a defi-nire politiche di investimento prima nelcampo della riduzione delle perdite e deglisprechi alimentari e successivamente inquello del recupero;

ad assumere iniziative per prevedereun sistema di premialità fiscale per lefiliere che si occupano del recupero, dellaraccolta e della distribuzione, anche con

sistemi di logistica dedicati, delle produ-zioni agroalimentari e della riduzione de-gli sprechi;

a promuovere in sede europea unpiano di armonizzazione fra gli Statimembri, finalizzato alla raccolta di datistatistici sul fenomeno degli sprechi ali-mentari, nonché a stabilire un significatounivoco per i termini « food loss », ovverole perdite che si determinano a montedella filiera agroalimentare, principal-mente in fase di semina, coltivazione eraccolta, e « food waste », ovvero gli sprechiche avvengono durante la trasformazioneindustriale, la distribuzione e il consumofinale;

per evitare gli sprechi, ad avviareiniziative di recupero degli alimenti nonancora entrati nel ciclo dei rifiuti, attra-verso la distribuzione ad individui svan-taggiati, l’impiego come mangime o, comeultima alternativa, la produzione di bioe-nergia.

(1-00472) « Faenzi, Catanoso, Fabrizio DiStefano, Riccardo Gallo,Russo, Palese, Mottola ».

(Mozione non iscritta all’ordine del giornoma vertente su materia analoga)

La Camera,

premesso che:

secondo il rapporto della Fao Glo-bal food losses and food waste del 2011(perdita e spreco di cibo a livello mon-diale), un terzo del cibo prodotto in tuttoil mondo viene sprecato; ogni anno neiPaesi ricchi viene persa una quantità dicibo equivalente a quella prodotta nel-l’Africa subsahariana (222 milioni di ton-nellate contro 230); negli Stati Uniti il 30per cento del cibo prodotto ogni annoviene gettato via; l’ammontare di cibo cheva perduto o sprecato ogni anno è equi-valente a più di metà dell’intera produ-zione annuale mondiale di cereali (2,3miliardi di tonnellate nel 2009/2010). InEuropa e in Nord America lo spreco procapite è calcolato intorno ai 100 chilo-

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XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 — N. 233

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grammi all’anno, mentre in Africa sub-sahariana e nel sud-est asiatico ammontaa circa 10 chilogrammi l’anno;

in Italia, lo spreco alimentare an-nuo ammonta a 6,5 milioni di tonnellate,pari a 108 chilogrammi pro capite, unacifra inferiore rispetto alla media europea,ma pur sempre preoccupante;

il problema dello spreco alimentareè molto serio e non riguarda solo il nostroPaese ma anche una fetta importantedell’intero pianeta. Con l’aumento dei con-sumi cresce anche la quantità di cibo cheviene quotidianamente sprecato;

molti dei prodotti alimentari desti-nati alle mense scolastiche non sono ot-tenuti dalle materie prime originarie deiterritori in cui sono consumati, né sonoriferibili alle tradizioni alimentari dei ter-ritori medesimi;

le attuali politiche di approvvigio-namento di prodotti alimentari destinatialla refezione scolastica tendono, nel lorocomplesso, a contribuire al processo diprogressivo indebolimento della compo-nente agricola all’interno delle filiereagroalimentari e a generare costi a caricodell’acquirente finale che, nel caso speci-fico, è, in primo luogo, identificabile nelcontribuente o, in ogni caso, nei soggettiche si fanno materialmente carico di sop-portare gli oneri relativi al consumo dipasti nelle mense scolastiche;

il consumo di prodotti alimentaridi qualità (denominazione di origine pro-tetta, indicazione geografica protetta, at-testazioni di specificità e prodotti biolo-gici) e, più, in genere, di prodotti tipici edi territorio, è riconosciuto come funzio-nale al mantenimento di un buono stato disalute ed è, pertanto, particolarmente in-dicato per i bambini, ai fini, di unacorretta educazione alimentare, volta an-che a limitare la diffusione di stati pato-logici, quali l’obesità che, con crescente epreoccupante frequenza, interessa le fascedi età più giovani della popolazione;

il consumo di prodotti tipici e diqualità concorre, altresì, al mantenimento

di forme di agricoltura ancorate al terri-torio e, quindi, anche alla tutela ed allosviluppo dei valori economici, sociali eculturali che sono propri dei territori dicui gli stessi prodotti sono espressione;

le regioni e province possono ga-rantire un’alimentazione sana, varia ecompleta, dalle carni ai formaggi, dal risoagli ortaggi, dalle uova alla frutta. Assicu-rare una dieta equilibrata e corretta educai bambini a mangiare secondo la stagio-nalità e la territorialità dei prodotti esostiene le filiere locali tenendo semprepresente però le necessità di salute, direligione o esigenze particolari;

adottare nelle scuole una dieta ali-mentare somministrando ai bambini pro-dotti provenienti sia dal territorio dellaprovincia che della regione in cui è situatala scuola, nonché prodotti italiani, la-sciando comunque uno spazio nei menù aiprodotti provenienti anche dall’Unione eu-ropea o da altre parti del mondo, significaeducare i giovani ad una sana e correttaalimentazione, facendogli anche compren-dere l’importanza della problematica dellospreco alimentare e, inoltre, promuove lespecificità del territorio;

così si rilancerebbe la filiera localedi produzione che significa, prima di tutto,prodotti sempre freschi e genuini, con deicosti molto contenuti e con un’attenzioneanche all’ambiente;

essendo prodotti provenienti dalterritorio, si ridurrebbero al minimo leemissioni di anidride carbonica derivatidal trasporto e, altresì, si incentiverebbeanche la conoscenza dei prodotti tipicilocali all’interno delle scuole, prodotti ap-prezzati e invidiati in tutto il mondo;

complice la crisi economica, oggiappena il 36 per cento degli italiani di-chiara di attenersi rigorosamente alla datadi scadenza dei prodotti riservandosi divalutare personalmente la qualità dei pro-dotti scaduti prima di buttarli. Solo il 54per cento degli italiani controlla quotidia-namente il frigorifero e il 65 per centocontrolla almeno una volta al mese ladispensa;

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XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 — N. 233

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con la crisi si registra, peraltro,un’inversione di tendenza e quasi tre ita-liani su quattro (73 per cento) hannotagliato gli sprechi a tavola nel 2013, ancheper effetto della necessità di risparmiare edi ottimizzare la spesa dallo scaffale allatavola;

la tendenza al contenimento deglisprechi è forse l’unico aspetto positivodella crisi in una situazione in cui ognipersona in Italia ha comunque buttato nelbidone della spazzatura ben 76 chili diprodotti alimentari durante l’anno;

l’Unione europea si sta appre-stando a rivedere le norme sulle etichettedi scadenza dei prodotti alimentari per farsparire le scritte « da consumarsi preferi-bilmente entro » dalle confezioni di pro-dotti di pasta, riso, tè, caffè e formaggiduri, quindi estendere ai prodotti secchi lalista dei prodotti per i quali attualmentenon è prevista una scadenza, come sale eaceto;

questa modifica era all’ordine delgiorno della riunione del 19 maggio 2014del Consiglio Agricoltura e Pesca, dove iMinistri hanno affrontato le proposte delledelegazioni di Olanda e Svezia, sostenuteda Austria, Germania, Danimarca e Lus-semburgo, che intendevano in questomodo richiamare l’attenzione sul pro-blema degli sprechi alimentari in Europa;

la giustificazione di questa propo-sta era incentrata sul fatto che spesso icibi vengono buttati via ancora integri acausa dell’insicurezza nei consumatoriperché portati a confondere, e quindiallarmati dalle possibili conseguenze sullasalute, la data di scadenza vera e propria– « da consumarsi entro » – con i terminiminimi di conservazione (tmc) – « daconsumarsi preferibilmente entro » – cheè stato introdotto a garanzia dei consu-matori;

la data di scadenza indica il ter-mine entro il quale il prodotto deve essereconsumato ed anche oltre il quale unalimento non può più essere posto incommercio ed è prevista per tutti i generi

deperibili come latte, yogurt, ricotta, uova,pasta fresca ed altri. Il termine minimo diconservazione, invece, indica la data finoalla quale il prodotto alimentare conservale sue proprietà specifiche in adeguatecondizioni di conservazione. Tanto più cisi allontana dalla data di superamento deltermine minimo di conservazione, tantopiù vengono a mancare le caratteristicheorganolettiche e gustative, o nutrizionali,di un alimento;

il Commissario europeo per la sa-lute e la politica dei consumatori, TonioBorg, al termine dei lavori del Consiglioeuropeo, ha dichiarato che verso la metàdi giugno 2014 presenterà insieme al col-lega all’ambiente, Janez Potocnik, una co-municazione sull’alimentazione sostenibiledove si parlerà anche della data limite diconsumo di alcuni alimenti. La comuni-cazione, che non è una proposta legisla-tiva, sarà discussa sotto il semestre dipresidenza italiana dell’Unione europea e,quindi, sarà proprio l’Italia che potrà dareun primo orientamento al dibattito inattesa di una proposta;

le nuove forme di spreco alimen-tare non riguardano solo i cibi ma anchel’utilizzo non corretto di prodotti destinatiall’alimentazione umana e animale, comel’uso del mais o dei foraggi nei digestoriper produrre energia,

impegna il Governo:

ad adottare, al fine di ridurre glisprechi alimentari, tutte le iniziative ne-cessarie affinché, anche attraverso il po-tenziamento degli strumenti normativi esi-stenti, l’approvvigionamento di prodottialimentari destinati ai servizi di mensascolastica provenga dal territorio, dallaprovincia, dalla regione e dall’Italia, dareperire, principalmente, attraverso moda-lità finalizzate a favorire l’avvicinamentotra la fase produttiva agricola e quella diconsumo;

a rendere partecipe il Parlamento suquale sarà la posizione del Governo, du-rante il semestre di presidenza europeo,

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circa le modifiche proposte che sono stateillustrate in sede di Consiglio Agricoltura ePesca del mese di maggio 2014 in meritoalle norme sulle etichette di scadenza deiprodotti alimentari.

(1-00475) « Caon, Giancarlo Giorgetti, Al-lasia, Attaguile, Borghesi,Bossi, Matteo Bragantini,Buonanno, Busin, Caparini,Fedriga, Grimoldi, Guidesi,Invernizzi, Marcolin, Molteni,Gianluca Pini, Prataviera,Rondini ».

(Mozione non iscritta all’ordine del giornoma vertente su materia analoga)

La Camera,

premesso che:

la Fao ritiene che agricoltura, al-levamento e pesca producano una volta emezzo la quantità di cibo necessaria asfamare gli abitanti della terra con unadieta adeguata e nutriente. Nel corso degliultimi 50 anni, metodi sempre più efficacidi produzione agricola hanno notevol-mente aumentato la resa dei terreni, l’ef-ficienza degli allevamenti e, complessiva-mente, la produzione alimentare;

questa enorme disponibilità, le mo-dalità con cui le industrie alimentari siapprovvigionano, lavorano e presentano aiconsumatori gli alimenti, hanno favoritonel mondo occidentale una percezioneerrata sul valore del cibo e sull’enormelavoro che c’è dietro ogni prodotto com-mestibile. D’altro canto, l’agricoltura, lapesca e la zootecnia industriali non hannocome principale obiettivo quello di rispon-dere alle esigenze delle comunità locali,bensì lo scopo di realizzare il maggiorprofitto possibile vendendo i prodotti suimercati più redditizi;

il dato che l’alimentazione influiscaper una percentuale inferiore al 20 percento sui bilanci delle famiglie occidentaligenera nei consumatori la sensazione chesi tratti di un bene sempre accessibile e divalore relativo; ben diversa è la situazionenei Paesi non caratterizzati dall’economiadi mercato, quali ad esempio i Paesi

dell’altra sponda del Mediterraneo, dovel’alimentazione influisce per circa il 60 percento sui bilanci delle famiglie;

sul mercato internazionale, inoltre,i principali beni alimentari sono trattaticome commodity, termine con cui si defi-niscono i beni per i quali c’è una domandascarsamente comprimibile, offerti senzadifferenze qualitative sul mercato e chesono fungibili: come il petrolio, il gas ol’oro e anche il grano, il mais, la soia, ilriso, lo zucchero e il caffè. Le commodity,inoltre, possono costituire un’attività sot-tostante per vari tipi di strumenti finan-ziari derivati, in particolare per i futures(che sono scommesse sul prezzo futuro deibeni) e, quindi, sono oggetto di specula-zione; da tempo taluni Stati dell’Unioneeuropea chiedono di escludere i beni ali-mentari dal mercato dei derivati, per glieffetti moltiplicativi sui prezzi in caso didiminuzione dei raccolti;

i numerosi dati diffusi sullo sprecoalimentare nel nostro Paese sono soventesovrastimati e scontano un’impostazioneideologica volta quasi a colpevolizzare icittadini (gli sprechi di tutta la filiera, adesempio, sono imputati pro capite); peral-tro, molte delle soluzioni redistributiveavanzate non tengono sufficientementeconto dei costi di recupero e redistribu-zione dei cosiddetti sprechi di cibo: solouna quota di quel che avanza può essererecuperata senza costi superiori ai bene-fici;

correttamente gli esperti in materia(in particolare quanti studiano tali pro-blematiche presso il Politecnico di Milano)distinguono tra « eccedenza » e « sprecoalimentare »: l’eccedenza è la quantità dicibo prodotto, perfettamente commestibilee che, per vari motivi, non arriva alconsumatore attraverso i canali di distri-buzione tradizionali. Dunque, è un « dipiù » rispetto alla domanda di consumo. Ilpunto è far sì che questa eccedenza vengarecuperata a scopo alimentare, cioè do-nata a chi ne ha bisogno e non gettata indiscarica o utilizzata come fonte energe-tica;

Atti Parlamentari — 50 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 — N. 233

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ciò premesso, la ricerca del Poli-tecnico di Milano (primavera 2012), rea-lizzata dopo avere intervistato 10 esperti,analizzato 124 studi sul problema e con-sultato un panel di 6.000 nuclei familiarie alcune food bank impegnate nella rac-colta delle eccedenze alimentari, ha sti-mato, con riferimento a tutta la filieraalimentare, che ogni anno in Italia ven-gono prodotti 6 milioni di tonnellate dieccedenze alimentari: 2,5 milioni da partedei consumatori, 2,3 milioni dai produttoriprimari (gli agricoltori e allevatori) e ilresto nella fase di trasformazione (0,18milioni), distribuzione (0,77 milioni) e ri-storazione (0,2 milioni);

valutando quanto valgono in per-centuale queste eccedenze, rispetto allaquantità totale di cibo gestita in ognistadio della filiera, si scopre così che leeccedenze generate nei campi sono il 2,9per cento della produzione agricola totale,mentre quelle generate nella fase di di-stribuzione rappresentano il 2,5 per centodi tutte le merci mobilitate. Nelle aziendedi trasformazione le eccedenze sono pariallo 0,4 per cento, mentre sono maggiorigli impatti nella ristorazione (6,3 percento) e tra i consumatori (8 per cento);

altro elemento contraddittorio epreoccupante è lo sperpero di tali beni, sesi considera che ogni anno vengono spre-cate ben 5,5 milioni di tonnellate di ciboper un valore di 12,3 miliardi di euro esolo mezzo milione di tonnellate di quantoprodotto in più viene recuperato a scopoalimentare e donato a fini solidaristici;

ripercorrendo i vari stadi della fi-liera, il dato più virtuoso è di nuovo quellodella trasformazione, che recupera il 55per cento delle sue eccedenze. Seguono laproduzione primaria, che recupera il 12per cento, la ristorazione (9 per cento) ela distribuzione (8 per cento). I consuma-tori invece sprecano praticamente il 100per cento delle loro eccedenze, per unvalore di circa 5,7 miliardi di euro l’anno.Si tratta, inoltre, di un notevole impattoambientale se si considera che una solatonnellata di rifiuti alimentari genera fino

a 4,2 tonnellate di anidride carbonica.Finiscono nella spazzatura il 19 per centodel pane, il 4 per cento della pasta, il 39per cento dei prodotti freschi (latticini,uova, carne e preparati) e il 17 per centodi frutta e verdura;

il rapporto del Politecnico è riferitoa dati del 2011, ma queste valutazionisono in linea di massima confermate dalRapporto 2013 di Knowledge for Expo eWaste Watchers, da cui emerge che gliitaliani sprecano, nel modo al quale si èaccennato, ogni settimana dai 4,81 ai 13euro per famiglia, per un totale di 8,7miliardi di euro di spesa. Lo spreco do-mestico è valutato attorno all’8 per centodei costi sostenuti;

più elevati sono i valori calcolati(aprile 2014) dalla Confederazione italianaagricoltori, secondo la quale ogni famigliaitaliana in un anno spende mediamente515 euro in alimenti che poi non consu-merà, sprecando circa il 10 per cento dellaspesa mensile; si tratta di oltre 4.000tonnellate di cibo acquistate dai consuma-tori e buttate in discarica ogni giorno, paria 6 milioni di tonnellate in un anno;

ciò avviene nonostante gli italianisiano tra i più virtuosi nell’ambito del-l’Unione europea: in Gran Bretagna ognianno vanno persi 6,7 milioni di tonnellatedi alimenti per un valore di 10 miliardi disterline. In Svezia ogni famiglia getta nellaspazzatura il 25 per cento del cibo com-prato, mentre in Cina tale valore si attestaal 16 per cento. Si è, comunque, bendistanti dal dato clamoroso degli StatiUniti, che nel complesso non utilizzano il40 per cento della spesa alimentare;enormi risorse sono utilizzate per la pro-duzione di cibo non consumato negli Usa:il 30 per cento di fertilizzante, il 31 percento delle terre coltivate, il 25 per centodel consumo totale di acqua dolce e il 2per cento del consumo totale di energia;

dalle valutazioni effettuate nel 2011dalla Commissione europea (ConsumerEmpowerment in the EU – SEC(2011)469), i rifiuti alimentari nei 27 Stati mem-bri ammonterebbero a circa 89 milioni di

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XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 — N. 233

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tonnellate, che aumenteranno, sempre se-condo attendibili stime, a 126 milioni ditonnellate nel 2020 (ossia 179 chilogrammipro capite l’anno, di cui 108 in Italia) chepotrebbero aumentare fino a 238: questosenza contare gli sprechi a livello di pro-duzione agricola o ittica (le catture dipesce rigettate in mare);

sulla base di questi dati, il 19gennaio 2012 il Parlamento europeo haapprovato la risoluzione (2011/2175(INI))sullo spreco di alimenti nella quale sicerca di individuare le strategie per mi-gliorare l’efficienza della catena alimen-tare nell’Unione europea al fine di ridurregli sprechi alimentari del 50 per centoentro il 2025, anche in considerazione delfatto che nell’Unione europea 79 milioni dipersone (il 15 per cento) vivono ancora aldi sotto della soglia di povertà (cioè con unreddito inferiore al 60 per cento del red-dito medio del Paese di residenza) e che,di questi, circa 16 milioni hanno ricevutoaiuti alimentari attraverso enti di benefi-cenza;

la risoluzione del Parlamento eu-ropeo rileva che lo spreco alimentare haorigine per diversi motivi: la sovra-produ-zione, l’errata individuazione del target delprodotto (forma o dimensioni inadatte), ildeterioramento del prodotto o dell’imbal-laggio, le norme di commercializzazione(problemi di aspetto o imballaggio difet-toso), oppure l’inadeguatezza della ge-stione delle scorte e delle strategie dimarketing; infine, l’errata valutazione negliacquisti da parte dei consumatori;

quanto alle soluzioni, la risoluzionedel Parlamento europeo insiste sulla ne-cessità di adottare una strategia coordi-nata al fine di evitare gli sprechi alimen-tari e di migliorare l’efficienza della catenaagroalimentare: a) promuovendo relazionidirette fra i produttori e i consumatori; b)accorciando la catena dell’approvvigiona-mento alimentare; c) invitando tutti gliattori coinvolti a proseguire sulla stradadella condivisione delle responsabilità; d)potenziando il coordinamento per miglio-rare ulteriormente la logistica, il trasporto,la gestione delle scorte e gli imballaggi;

invita, pertanto, la Commissioneeuropea ad introdurre misure atte a ri-durre gli sprechi alimentari a monte,come, ad esempio, l’etichettatura con dop-pia scadenza (commerciale e di consumo)e le vendite scontate di prodotti in sca-denza o danneggiati;

nel mese di aprile del 2014, laSpagna ha deciso di abolire la data discadenza su alcuni prodotti, conservandosolo la data più appropriata per il con-sumo. Inoltre, i rivenditori non sarannopiù obbligati a ritirare la merce dagliscaffali da uno a tre giorni prima delladata di scadenza: un fatto che potrebbedavvero contribuire in modo significativoa ridurre lo spreco, soprattutto se isupermercati offriranno gli alimenti vicinialla scadenza a prezzi vantaggiosi; ana-logamente diversi Stati membri (in primafila ci sono Olanda e Svezia) starebberospingendo per ampliare l’elenco dei pro-dotti alimentari il cui termine minimo diconservazione non deve essere specificatoin base al diritto comunitario. In con-creto: la dicitura « da consumarsi prefe-ribilmente entro » potrebbe presto spariredalle confezioni di pasta, riso, tè, caffè eformaggio duro. Già oggi non è obbliga-toria per prodotti quali zucchero, sale oaceto;

quanto al sostegno agli indigenti, varicordato il Programma europeo di aiutoalimentare agli indigenti (Pead), nato nel1987 nell’ambito della Politica agricolacomune (Pac), al fine di consentire che leeccedenze della produzione agricola euro-pea potessero essere utilizzate anzichédistrutte. Nel 2013 l’Italia ha ricevuto daquesto programma circa 98 milioni dieuro; con riferimento alla programma-zione pluriennale dell’Unione europea peril periodo 2014-2020, si prevede che ilProgramma europeo di aiuto alimentareagli indigenti sia coperto con i fondi delFondo sociale europeo, prevedendo 2,5miliardi di euro per i sette anni dellanuova programmazione finanziaria comu-nitaria;

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XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 — N. 233

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l’articolo 58 del decreto-legge n. 83del 2012, convertito, con modificazioni,dalla legge n. 134 del 2012, ha istituito ilFondo per la distribuzione delle derratealimentari alle persone indigenti, gestitodall’Agenzia per le erogazioni in agricol-tura (Agea), con lo scopo di raccogliere lederrate alimentari eccedenti, che gli ope-ratori della filiera o le imprese di trasfor-mazione volontariamente donano a titololiberale o come eccedenza di produzione;il fondo provvede alla redistribuzione agliindigenti sul territorio nazionale medianteorganizzazioni caritatevoli. L’articolo 1,comma 224, della legge di stabilità perl’anno 2014, ha rifinanziato il fondo con10 milioni di euro;

il nostro Paese sta allestendo Expo2015, un evento di eccezionale importanzae una straordinaria occasione per il rilan-cio economico e turistico dell’Italia intera;il tema della manifestazione « Nutrire ilPianeta. Energia per la vita » riguarda, tral’altro, le risorse alimentari del pianeta ela loro distribuzione ottimale,

impegna il Governo:

ad assumere iniziative per aumentarela dotazione del Fondo per la distribu-zione di derrate alimentari alle personeindigenti, di cui all’articolo 58 del decreto-legge n. 83 del 2012, convertito, con mo-dificazioni, dalla legge n. 134 del 2012;

ad adottare periodiche campagne alfine di sensibilizzare i consumatori circala riduzione dei rifiuti alimentari e lemigliori tecniche di conservazione dei cibiin casa ed a favorire le donazioni direttedi derrate alimentari da distribuire agliindigenti o alle organizzazione dedicate aquesto scopo (banchi alimentari), oltre cheal fine di coinvolgere le scuole di ognilivello e grado, allo scopo di evitare glisprechi di cibo all’interno di mense ecaffetterie e per favorire l’adozione didiete sane ed equilibrate;

a riconsiderare lo scarto alimentarecome rifiuto, differenziando invece la rac-colta per categorie di prodotti e, in tale

ambito, a consentire, mediante modificadelle norme vigenti, il ritiro diretto delpane prodotto in eccedenza dai forni daparte delle organizzazioni caritatevoli, alfine della distribuzione gratuita;

ad istituire un programma nazionaledi ricerca per identificare la quantità e lecause strutturali delle eccedenze deglisprechi di alimenti, al fine di individuare,a livello nazionale, gli obiettivi e i metodidi riduzione;

a valutare, in seno all’evento di Expo2015, la possibilità di affrontare in sedeinternazionale il problema dello sprecoalimentare, definendo orientamenti e stra-tegie globali per migliorare l’efficienzadella catena agroalimentare;

ad avviare un processo di standar-dizzazione delle etichette sui prodotti ali-mentari al fine di aiutare i consumatoricirca la scelta e l’uso dei prodotti, favo-rendo, così, la riduzione degli sprechi e adassumere iniziative per apportare modifi-che alle normative sulla commercializza-zione e la vendita dei prodotti agroalimen-tari, introducendo una doppia scadenza,oltre alla data di produzione, con le in-dicazioni anche organolettiche del pro-dotto (con la dicitura « preferibilmenteentro » – data di scadenza commerciale),essendo comunque indispensabile e neces-sario indicare la data di scadenza vera epropria, con la dicitura « da consumarsientro », posto che essa è relativa allasalubrità del prodotto alimentare;

ad assumere iniziative normative che,in relazione al processo di aggiudicazionedi appalti pubblici, conferiscano dei van-taggi alle imprese che concretamente siadoperano per combattere gli sprechi ali-mentari, favorendo l’utilizzo di prodottilocali e la tutela della qualità dei prodottimedesimi;

a tutelare e sostenere modelli diorganizzazione in grado di recuperare latotalità delle tipologie di prodotti, chepossano essere incluse nelle categorie« freschi » e « freschissimi »;

Atti Parlamentari — 53 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 — N. 233

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ad assumere iniziative dirette adadottare misure anche fiscali volte a fa-vorire lo sviluppo della filiera corta ali-mentare;

ad impegnarsi in sede comunitaria alfine di intraprendere un’azione congiunta,

volta ad impedire speculazioni finanziariesulle commodity alimentari, quali grano,mais, soia, riso e zucchero.

(1-00479) « Dorina Bianchi ».

(Mozione non iscritta all’ordine del giornoma vertente su materia analoga)

Atti Parlamentari — 54 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — ALLEGATO A AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 26 MAGGIO 2014 — N. 233

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Stabilimenti TipograficiCarlo Colombo S. p. A.

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€ 4,00 *17ALA0002330**17ALA0002330*