71
DIREZIONE S.EM.CARD.JAVIER LOZANO BARRAGÁN, Direttore S.E. MONS. JOSÉ L. REDRADO, O.H., Redattore Capo P. FELICE RUFFINI, M.I., Segretario COMITATO DI REDAZIONE BENEDETTINI P. CIRO BOLIS DR.A LILIANA CUADRON SR.AURELIA D’ERCOLE DON GIOVANNI EL-HACHEM DR.A MAYA GRIECO P. GIANFRANCO HONINGS P. BONIFACIO IRIGOYEN MONS.JESÚS JOBLIN P. JOSEPH MAGNO DON VITO NEROZZI-FRAJESE DR.A DINA PLACIDI ING.FRANCO SANDRIN P. LUCIANO T ADDEI MONS.ITALO CORRISPONDENTI BAUTISTA P. MATEO, Bolivia CASSIDY MONS. J. JAMES, U.S.A. DELGADO DON RUDE, Spagna FERRERO P. RAMON, Spagna GOUDOTE P. BENOIT , Costa d’Avorio LEONE PROF .SALVINO, Italia P ALENCIA P. JORGE, Messico PEREIRA DON GEORGE, India VERLINDE SIG.A AN, Belgio WALLEY PROF .ROBERT , Canada TRADUTTORI CHALON DR.A COLETTE CASABIANCA SIG.A STEFANIA F ARINA SIG.A ANTONELLA FFORDE PROF .MATTHEW QWISTGAARD SIG.GUILLERMO DOLENTIUM HOMINUM N. 62 – anno XXI – N. 2, 2006 RIVISTA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PASTORALE DELLA SALUTE Direzione, Redazione, Amministrazione: PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA P ASTORALE DELLA SALUTE CITTÀ DEL V ATICANO; Tel. 06.698.83138, 06.698.84720, 06.698.84799 - Fax: 06.698.83139 www.healthpastoral.org - e-mail: [email protected] Pubblicazione quadrimestrale. Abbonamento: 32 compresa spedizione Realizzazione a cura della Editrice VELAR, Gorle (BG) In copertina: Vetrata di P. Costantino Ruggeri Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 nº 46) art. 1, comma 2, DCB Roma

DOLENTIUM HOMINUM

  • Upload
    others

  • View
    3

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: DOLENTIUM HOMINUM

DIREZIONE

S.EM. CARD. JAVIER LOZANO BARRAGÁN, DirettoreS.E. MONS. JOSÉ L. REDRADO, O.H., Redattore CapoP. FELICE RUFFINI, M.I., Segretario

COMITATO DI REDAZIONE

BENEDETTINI P. CIRO

BOLIS DR.A LILIANA

CUADRON SR. AURELIA

D’ERCOLE DON GIOVANNI

EL-HACHEM DR.A MAYA

GRIECO P. GIANFRANCO

HONINGS P. BONIFACIO

IRIGOYEN MONS. JESÚS

JOBLIN P. JOSEPH

MAGNO DON VITO

NEROZZI-FRAJESE DR.A DINA

PLACIDI ING. FRANCO

SANDRIN P. LUCIANO

TADDEI MONS. ITALO

CORRISPONDENTI

BAUTISTA P. MATEO, BoliviaCASSIDY MONS. J. JAMES, U.S.A.

DELGADO DON RUDE, SpagnaFERRERO P. RAMON, Spagna

GOUDOTE P. BENOIT, Costa d’AvorioLEONE PROF. SALVINO, ItaliaPALENCIA P. JORGE, MessicoPEREIRA DON GEORGE, India

VERLINDE SIG.A AN, BelgioWALLEY PROF. ROBERT, Canada

TRADUTTORI

CHALON DR.A COLETTE

CASABIANCA SIG.A STEFANIA

FARINA SIG.A ANTONELLA

FFORDE PROF. MATTHEW

QWISTGAARD SIG. GUILLERMO

DOLENTIUM HOMINUMN. 62 – anno XXI – N. 2, 2006

RIVISTA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PASTORALE DELLA SALUTE

Direzione, Redazione, Amministrazione: PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PASTORALE DELLA SALUTECITTÀ DEL VATICANO; Tel. 06.698.83138, 06.698.84720, 06.698.84799 - Fax: 06.698.83139

www.healthpastoral.org - e-mail: [email protected]

Pubblicazione quadrimestrale. Abbonamento: 32 € compresa spedizione

Realizzazione a cura della Editrice VELAR, Gorle (BG)

In copertina: Vetrata di P. Costantino Ruggeri

Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 nº 46) art. 1, comma 2, DCB Roma

Page 2: DOLENTIUM HOMINUM

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

2

Sommario

4 Decreto della Penitenzieria Apostolica

XIV GIORNATA MONDIALE DEL MALATOADELAIDE - AUSTRALIA, 11 FEBBRAIO 2006

6 Lettera del Santo Padreal Cardinal Lozano BarragánBenedetto XVI

7 Cronaca delle CelebrazioniP. Dariusz Giers

10 Discorso del Santo Padre agli ammalatiBenedetto XVI

11 AngelusBenedetto XVI

12 Omelia S.Em. Card. Javier Lozano Barragán

15 Il malato mentale, immagine fedele di DioS.Em. Card. Javier Lozano Barragán

21 “Va’ nella tua casa, dai tuoi,annunzia loro ciò che il Signoreti ha fatto e la misericordia che ti ha usato” (Mc 5,19): questioni dell’umana dignitàP. Peter Comensoli

26 In quale direzione da qui?Mons. David Cappo

29 La pastorale della salute nella ChiesaS.Em. Card. Javier Lozano Barragán

ARGOMENTI

36 Un dialogo pluridisciplinaresulla vita umanaProf. Bonifacio Honings, O.C.D.

41 La vita umana, dono prezioso di DioConferenza Episcopale Spagnola

44 La società moderna in conflitto tra cultura di vita e cultura di morteMons. Vincenzo Di Muro

47 La prigione e le condizioni favorevoli alla depressioneP. Waldemar Woźniak

51 Tre santi medici del nostro tempo: Giuseppe Moscati, Riccardo Pampuri,Gianna Beretta MollaProf. Massimo Aliverti

TESTIMONIANZE

56 “Il Signore ha fatto grandi cose per noi,ci ha colmati di gioia”P. Leonardo Nunzio Di Taranto

61 Attività nell’ambito della saluteCommissione Episcopale per la salutedel Madagascar

64 Da Atene a Sparta: siamo tutti in viaggio con Terri SchiavoProf. Gianluigi Gigli

CONGRESSO MONDIALE DELLA FEDERAZIONEINTERNAZIONALE DELLE ASSOCIAZIONIDEI MEDICI CATTOLICI (FIAMC)BARCELLONA, 11-14 MAGGIO 2006

68 Congresso Mondiale della FederazioneInternazionale delle Associazioni dei Medici Cattolici (FIAMC)

70 Medici cattolici:amate la vostra professioneS.E. Mons. José L. Redrado, O.H.

Le illustrazioni di questo numero sono tratte dal libro:“Tatry Góry Najpiękniejsze - The Tatra Spell”

di Ryszard Ziemak,Wydawnictwa Artystyczne i Filmowe,

Warszawa 1991

Page 3: DOLENTIUM HOMINUM

4

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

PENITENZIERIA APOSTOLICA

DecretoSono concesse ai fedeli speciali indulgenze

nella ricorrenza della «XIV Giornata Mondiale del Malato»

Il Sommo Pontefice Benedetto XVI, spinto da vivo desiderio che dalle infermità e do-lori degli uomini, sopportati con rassegnazione e offerti all’Eterno Padre attraverso la Ver-gine Maria insieme alle sofferenze del suo Figlio Redentore, provengano abbondanti frut-ti spirituali, e soprattutto sostenuto dalla speranza che siano promosse opere e iniziative dicristiana pietà e di sociale solidarietà in favore degli infermi, in modo particolare versoquelli che, essendo affetti da qualche menomazione mentale, più facilmente sono emargi-nati dalla società e dalla propria famiglia, nell’Udienza concessa al sottoscritto CardinalePenitenziere Maggiore il 2 gennaio del corrente anno, ha disposto che vengano concesseai fedeli delle speciali indulgenze, come segue, in occasione della «XIV Giornata Mon-diale del Malato», l’11 febbraio prossimo, memoria liturgica della B. Vergine di Lourdes,che avrà il suo culmine con la celebrazione eucaristica nella cattedrale S. Francesco Save-rio, di Adelaide in Australia.

A. Indulgenza plenaria ai fedeli che, alle solite condizioni (Confessione sacramentale,Comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre) e con l’animodistaccato da qualsiasi peccato, l’11 febbraio prossimo parteciperanno devotamente, nellacattedrale di Adelaide o in qualsiasi altro luogo stabilito dall’Autorità ecclesiastica, aqualche sacra cerimonia celebrata per impetrare da Dio le finalità della «Giornata Mon-diale del Malato».

I fedeli che negli ospedali pubblici o in qualsivoglia casa privata assistono caritatevol-mente come «buoni Samaritani» gli ammalati, specialmente quelli che a causa di qualchemenomazione mentale richiedono maggiore pazienza, diligenza e attenzione, e, a motivodel loro servizio, non possono partecipare alla cerimonia sopra indicata, otterranno il me-desimo dono dell’Indulgenza plenaria, se in quel giorno presteranno generosamente al-meno per qualche ora la loro caritatevole assistenza agli ammalati come se lo facesseroallo stesso Cristo Signore (cfr. Mt 25,40), avendo l’animo distaccato da ogni peccato e ilproposito di adempiere, quando potranno, alle condizioni richieste per l’ottenimento del-l’Indulgenza plenaria.

I fedeli infine che per malattia, per età avanzata o per altra simile ragione, sono impedi-ti dal prendere parte alla cerimonia sopra indicata, otterranno l’Indulgenza plenaria, pur-ché, avendo l’animo distaccato da qualsiasi peccato e proponendosi di adempiere alle so-lite condizioni appena possibile, in quel giorno, unitamente al Santo Padre, partecipinospiritualmente con il desiderio alla suddetta celebrazione, preghino devotamente per tuttigli ammalati e offrano a Dio, attraverso la Vergine Maria, «Salute degli Infermi», le lorosofferenze fisiche e spirituali.

B. Indulgenza parziale a tutti i fedeli, dal 9 all’11 del prossimo febbraio, ogniqualvolta,con cuore contrito, rivolgeranno a Dio misericordioso devote preghiere per implorare lesuddette finalità in aiuto degli infermi.

Il presente Decreto ha vigore per questa volta. Nonostante qualunque contraria disposi-zione.

Dato a Roma, dalla sede della Penitenzieria Apostolica, il 18 gennaio 2006, inizio dellaSettimana di preghiere per l’unità dei Cristiani.

JAMES FRANCIS S.R.E. Card. STAFFORDPenitenziere Maggiore

GIANFRANCO GIROTTI, O.F.M. Conv.Reggente

Page 4: DOLENTIUM HOMINUM

XIV GiornataMondiale del Malato

11 febbraio 2006Cattedrale S. Francesco Saverio

Adelaide - Australia

Page 5: DOLENTIUM HOMINUM

6

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

AL NOSTRO VENERABILE FRATELLO CARDINALE DI SANTA ROMANA CHIESA,

JAVIER LOZANO BARRAGÁN, PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO

PER LA PASTORALE DELLA SALUTE

Desideriamo far giungere da lontano il Nostro saluto a tutti i malati della terra, di cuici preoccupiamo sempre con cuore e mente attenti. Esortiamo tutti coloro che prestanoloro le dovute cure. Nell’approssimarsi della memoria della Beata Vergine di Lourdes,durante la quale si celebrerà la Giornata Mondiale del Malato, profittiamo di questaopportunità per assicurare loro la Nostra particolare vicinanza.

Sapendo che queste celebrazioni avranno luogo in Australia, nella città di Adelaide,vogliamo inviare colà un Padre Porporato per rappresentarCi. Tu, Venerabile Fratello,sembri particolarmente adatto a realizzare questa missione, giacché da molti anni ti oc-cupi con profonda attenzione della sorte di tutti i malati del mondo, e presiedi eccel-lentemente il Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute.

Poiché il tema peculiare di questa riunione è la malattia mentale, vogliamo manife-stare a tutti la nostra particolare carità verso coloro che ne sono colpiti, verso i loro fa-miliari e tutti i fratelli e le sorelle che, con amore e pazienza, assistono questi malati.Tu, pertanto, Venerabile Fratello, trasmetterai loro i Nostri sentimenti e l’assicurazionedelle Nostre preghiere per le loro necessità. Allo stesso tempo, esorterai amabilmentetutti i cristiani e i leader delle religioni e delle nazioni affinché riconoscano la dignitàdi tutti e di ciascuno di questi fratelli e facciano tutto il possibile per proteggerla.

Pertanto, il prossimo 11 febbraio presiederai in Nostro nome le celebrazioni liturgi-che nella città di Adelaide, e a tutti porterai il Nostro saluto. Inviterai i fedeli in Cristolì riuniti a mantenere una devozione constante alla Santissima Vergine Maria, Salus In-firmorum, affinché implori dal Divino Figlio ubérrime grazie; per coloro che si trova-no nelle difficoltà, pazienza e, per tutti, una carità esimia.

Infine, ti impartiamo di tutto cuore la Nostra Benedizione Apostolica, che trasmette-rai a coloro che si trovano nella bella cattedrale dedicata a S. Francesco Saverio, nellaGiornata Mondiale del Malato.

Dal Vaticano, giorno 6º del mese di gennaio dell’anno 2006, Primo del Nostro Pontificato.

BENEDICTUS PP XVI

Page 6: DOLENTIUM HOMINUM

7

Giunta alla XIV edizione laGiornata Mondiale del Malatoè tornata per la seconda voltain Australia dopo l’esperienzadel 2001 a Sydney, quando mi-gliaia di persone parteciparonoalla Santa Messa nella Catte-drale di «Saint Mary».

La preparazione dell’eventodi Adelaide ha coinvolto l’in-tera Chiesa australiana e inparticolare la Chiesa locale diAdelaide, guidata dall’Arcive-scovo Philip Wilson, che conentusiasmo ha accolto l’inizia-tiva. Il tema che hanno volutoapprofondire i Vescovi dell’O-ceania è stato «Salute mentalee dignità umana».

Il Santo Padre BenedettoXVI, in piena sintonia con laConferenza episcopale austra-liana, ha scritto nel suo Mes-saggio per la Giornata Mon-diale del Malato 2006 che conl’avvenimento di Adelaide laChiesa cattolica “vuole richia-mare l’attenzione della pubbli-ca opinione sui temi connessicol disagio mentale, che colpi-sce ormai un quinto dell’uma-nità e costituisce una vera epropria esigenza socio-sanita-ria”.

Esprimendo la propria vici-nanza a tutte le persone colpitedai disturbi mentali e a coloroche prestano loro un inestima-bile servizio, particolarmentenell’Oceania, il Santo Padre hanominato come suo InviatoSpeciale l’Em.mo Card. JavierLozano Barragán, Presidentedel Pontificio Consiglio per laPastorale della Salute, che si èrecato in Australia accompa-gnato da un gruppo di personerappresentanti del medesimoDicastero, sotto la guida delSegretario, S.E. Mons. JoséLuis Redrado O.H.

Celebrazione della Giornata

Come ormai consuetidine,anche la celebrazione dellaGiornata del Malato del 2006ad Adelaide ha avuto tre aspet-

ti principali: dottrinale-scienti-fico, pastorale e liturgico. Difondamentale importanza sonostate anche le visite nei luoghidi ricovero e di cura dove l’In-viato Speciale di BenedettoXVI ha potuto toccare con ma-no vari aspetti della pastoralesanitaria della Capitale del-l’Australia meridionale.

Visite nei luoghi di cura

Dalla celebrazione dellaSanta Messa nella grande cap-pella dell’ospedale «The Cal-vary Health Care» è iniziatal’intensa giornata dell’8 feb-braio, scandita da preghiere eincontri dell’Inviato Specialedel Santo Padre con i profes-sionisti della salute e con gliagenti della pastorale sanitariaimpiegati in tre importanti luo-ghi di cura di Adelaide.

Terminata l’Eucaristia, ilCardinale Lozano Barragán,accompagnato dalla delega-zione del Pontificio Consiglio,ha visitato moderni reparti del«The Calvary Health Care»:la maternità, la chirurgia, l’u-nità oncologica e l’«hospice»per lungodegenti. Il Presiden-te del Pontificio Consiglio haespresso riconoscenza e grati-tudine alle «Sisters of the Lit-tle Company of Mary» cheamministrano questa rinomatastruttura ospedaliera dellacittà. La stessa Congregazionereligiosa, fondata nel 1877 inInghilterra con lo scopo diservire i malati più poveri, ge-stisce in tutta l’Australia novecentri ospedalieri. Il lavoro ela dedizione delle sisters agliinfermi confermano il ruolofondamentale che sin dall’ini-zio ebbe la Chiesa cattolicanel portare il Vangelo della vi-ta e della salute alla popola-zione del distante continenteaustraliano.

La seconda struttura visitatadalla Delegazione vaticana èstata il «Women’s & Chil-dren’s Hospital», un centroospedaliero all’avanguardia

nella diagnostica prenatale,nella prevenzione e nella curadelle malattie infantili, dovevengono curati i bambini e igiovani con disturbi mentali.L’ospedale si distingue innan-zitutto per l’unità intensivaneonatale e il laboratorio dineurogenetica, di fama mon-diale.

L’ultimo luogo di cura visi-tato dall’Inviato Speciale delSanto Padre è stato «The HuttStreet Centre». Si tratta di uncentro di accoglienza diurno,fondato dalle Figlie della Ca-rità di S. Vicenzo de’ Paoli, do-ve ogni giorno trovano assi-stenza oltre duecento uomini edonne senza fissa dimora. Lamaggior parte di queste perso-ne è vittima di disturbi mentalideterminati sia da una com-plessa situazione familiare, siadalle dipendenze dall’alcol edalla droga. Oltre ai medici,agli psicologi e agli assistentisociali, presso il Centro offro-no quotidianamente il loro gra-tuito servizio un centinaio divolontari. La struttura rappre-senta il fiore all’occhiello delleattività caritative promossedall’Arcidiocesi di Adelaide.

Giornata di studio

Giovedì mattina, 9 febbraio,oltre 300 persone si sono radu-nate presso il moderno «Con-vention Center» di Adelaideper prendere parte alla giornatadi studio sul tema «Salutementale e dignità umana».

Dopo la presentazione deilavori da parte del Dott. Fran-cis Sullivan, Direttore di«Catholic Health Care Austra-lia», l’associazione delle istitu-zioni sanitarie cattoliche delPaese, l’Inviato Speciale delSanto Padre ha aperto ufficial-mente la Conferenza dedicataad un’analisi scientifica dellostato delle malattie mentali edei malati di mente nel mondoe, in particolare, in Australia.

Nella sua Prolusione, il Car-dinale Lozano Barragán si è

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Cronaca delle celebrazioni della XIV Giornata Mondiale del MalatoADELAIDE, AUSTRALIA 8-11 FEBBRAIO 2006

Page 7: DOLENTIUM HOMINUM

8

fatto voce della preoccupazio-ne di tutta la Chiesa dinanzi al-le cifre allarmanti del disagiomentale, che continua a cre-scere in ogni parte del mondo,ribadendo l’urgenza di un’a-zione congiunta da parte di go-verni e società civile. Tutte leistituzioni sono chiamate a in-tensificare i propri sforzi a fa-vore delle persone che soffro-no di disturbi mentali perché“ogni malato di mente è unacreatura di Dio che riflette fe-delmente l’immagine di Cristocrocifisso”. Il Presidente delPontificio Consiglio per la Pa-storale della Salute ha correda-to il suo discorso con i risultatidi una ricerca condotta dalproprio Dicastero in 84 centriper malati mentali. Da questaindagine risulta, tra l’altro, chesul diffondersi delle malattiementali influisce fortemente ilfattore culturale e religioso,caratterizzato da una profondacrisi di valori di riferimento.

Il secondo relatore, Prof. IanHickie, direttore del «Brainand Mind Institute» e profes-sore di psichiatria all’Univer-sità di Sydney, ha mostrato lasituazione relativa alla malattiamentale in Australia e ha esor-tato le autorità politiche a unmaggiore sforzo economico dadestinare alle agenzie non go-vernative.

È seguita la commuoventetestimonianza di Ann Deveson,membro del «Mental HealthReview Tribunal» e madre diun figlio malato di schizofreniache si è tolto la vita a soli 25anni. Questa dolorosa esperien-za ha spinto la signora Devesona istituire un’organizzazione diparenti di persone affette daschizofrenia che si aiutano a vi-cenda al fine di migliorare laqualità della loro vita.

La sessione pomeridianadella Conferenza è stata apertada Garry McDonald, famosoattore australiano e membrodell’Associazione «Beyond-blu» che affronta le questioniconnesse alla depressione. Èsignificativo che nella stessaAustralia la malattia più invali-dante non sia il tumore, maproprio la depressione, dellaquale soffrono un milione diadulti e centomila giovani.

In seguito sono intervenuti:Padre Peter Comensoli, esper-to di teologia morale della

Diocesi di Wollongong; laDott.ssa Prue McEvoy, Presi-dente del consiglio per la tute-la del bambino dell’Arcidioce-si di Adelaide, che ha parlatodella salute mentale e del be-nessere emotivo delle gestanticome elementi fondamentaliper lo sviluppo futuro delbambino; infine Mons. DavidCappo, Vicario Generale dellamedesima Arcidiocesi, chenella relazione «Verso, dove,da qui?» ha delineato le strate-gie pastorali che la Chiesa lo-cale deve porre in atto, parten-do proprio dalle considerazio-ni emerse durante i lavori del-la Giornata del Malato di Ade-laide 2006.

Giornata pastorale

Venerdì mattina, 10 feb-braio, sempre presso il «Con-vention Centre» di Adelaidel’Inviato Speciale di Benedet-to XVI si è incontrato con 250agenti pastorali dell’Arcidio-cesi di Adelaide e i loro invi-tati.

Nel discorso introduttivo ilCardinale Lozano Barragán haesposto la visione generale del-la Pastorale della Salute nellaChiesa e ha sottolineato comein Oceania siano attive 2064strutture sanitarie che, nellosvolgere la propria missione,incontrano oggi nuove diffi-coltà: “Si occultano o si pre-sentano in maniera distorta ildolore, la sofferenza e la mor-te… sta diminuendo il perso-nale religioso, Ordini e Con-gregazioni hanno dovuto la-sciare alcuni ospedali perchénon avevano più chi se ne oc-cupasse. Inoltre, si sono pre-sentati moltissimi problemi dicarattere economico, scientifi-co, tecnico e politico, per leesigenze attuali della medicinae per gli atteggiamenti di diver-si governi”. Di fronte a questiproblemi, il Presidente delPontificio Consiglio per la Pa-storale della Salute ha messo inevidenza quattro aspetti: “Of-frire un orientamento sul valo-re della salute, del dolore, dellamalattia e della morte; riuniretutti gli agenti della pastoralesanitaria; entrare in contattocon le Chiese particolari, conle Organizzazioni internazio-nali, nazionali e locali; mante-nere un costante aggiornamen-

to scientifico, tecnico, giuridi-co e politico. Una pastorale sa-nitaria efficace deve basarsi suqueste priorità, alle quali van-no congiunte la responsabilitàe la motivazione religiosa fortedi ognuno che in essa è coin-volto.

Il momento della presa dicoscienza è stato segnato dalleparole di Shirley Peisley, im-pegnata nell’evangelizzazionedel popolo aborigeno deiKaurna, che ha parlato dellevarie iniziative attraverso lequali viene diffuso l’annunciocristiano.

Ha attirato attenzione anchel’intervento di Magde McGui-re, direttrice di «CatherineHouse», una struttura che nel-l’Australia meridionale si oc-cupa dell’accoglienza e dellacura delle donne con disturbimentali e dipendenti dall’alcole dalla droga, delle quali il95% ha subito violenze ses-suali durante l’infanzia. SuorJulie Dean, della Congregazio-ne delle Suore della Misericor-dia, che svolge il servizio pa-storale alla «Catherine Hou-se», ha riferito come nel centrosi lavori duramente al fine ditrovare qualche forma di ri-scontro sociale per queste ra-gazze affette da disturbi psi-chici.

Pat Peake e Annie Boots,dell’organizzazione «SouthernCross» hanno presentato la lo-ro esperienza tra gli anziani,soprattutto quelli colpiti dallademenza. Altre relazioni sonostate presentate da una respon-sabile per l’assistenza spiritua-le nel penitenziario femminilein Adelaide e da una coppia digenitori che ha raccontato lapropria esperienza quotidianacon il figlio schizofrenico.

Nel pomeriggio i parteci-panti al seminario si sono riu-niti in gruppi di lavoro coordi-nati da Suor Clare Condon eda Francis Sullivan al fine dielaborare un action plan chearmonizzasse tutta la pastoraledei malati mentali a livello lo-cale, diocesano e nazionale.

Contemporaneamente, le li-nee guida della Pastorale dellaSalute sono state ripropostedurante l’incontro dell’InviatoSpeciale del Santo Padre con iVescovi dell’Oceania. Sonoconvenuti tutti i Vescovi resi-denziali di Australia e anche

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 8: DOLENTIUM HOMINUM

9

due da Papua Nuova Guinea.Erano presenti alla riunione ilVescovo Segretario e gli Offi-ciali sacerdoti del PontificioConsiglio. Nella discussionefraterna e confidenziale sonoemersi i problemi più scottantiche affliggono la Pastorale del-la Salute in Oceania: la secola-rizzazione, la mancanza dellereligiose nei centri di cura cat-tolici, la lotta contro l’introdu-zione della “pillola del giornodopo”, i problemi relativi allabiogenetica.

Giornata liturgica

La solenne CelebrazioneEucaristica dell’11 febbraio,nella memoria liturgica dellaBeata Maria Vergine di Lour-des, si è svolta nella Cattedralecattolica di Adelaide, dedicataa San Francesco Saverio.

Con l’Inviato Speciale diBenedetto XVI hanno concele-brato il Cardinale George Pell,Arcivescovo di Sydney, PhilipWilson, Arcivescovo di Ade-laide, e una ventina di rappre-sentanti dell’Episcopato au-straliano. A essi si sono uniti ilNunzio Apostolico nel Paese,l’Arcivescovo Ambrose B. DePaoli, il Vescovo José L. Re-drado Marchite, Segretario delPontificio Consiglio per la Pa-storale della Salute, i confra-telli delle diocesi dell’Oceania,i Vescovi J. Paul Marx e Fran-cesco Sarego della Papua Nuo-va Guinea. Tra i concelebranti,numerosi sacerdoti del clero diAdelaide, come i MonsignoriJames O’Loughlin, parroco aSalisbury, e Vincent Tigge-man, Vicario Giudiziale emeri-

to, componenti la MissionePontificia; il Vicario Generaledell’Arcidiocesi, Mons. DavidCappo. Con loro Officiali eCollaboratori del Dicastero perla Pastorale della Salute giuntiin Australia con il CardinalePresidente.

Dopo il benvenuto, rivoltoall’assemblea a nome della po-polazione aborigena di Kaur-na, l’Arcivescovo di Adelaideha dato lettura della lettera concui Benedetto XVI ha nomina-to il Presidente del PontificioConsiglio per la Pastorale del-la Salute Suo Inviato Specialealle celebrazioni dell’11 feb-braio. Tramite il Suo strettoCollaboratore e attraverso unaspeciale indulgenza decretataper quanti hanno partecipatoall’Eucaristia, il Santo Padre siè fatto spiritualmente presentein mezzo ai fedeli riuniti nellaCattedrale.

Nell’Omelia il Cardinale Ja-vier Lozano Barragán, dopoaver trasmesso i più affettuosisaluti del Santo Padre ai parte-cipanti alla Giornata, ha rileva-to che, attraverso questo even-to, la Chiesa di Cristo si propo-ne di “ribadire la dignità invio-labile del disabile mentale esforzarci per salvaguardarla aogni costo, dal punto di vistaculturale, così come da quelloistituzionale, familiare e indi-viduale”. La realizzazione diquesto compito, ha spiegatol’Inviato Speciale di BenedettoXVI, impone a ogni agentecattolico della salute un preci-so impegno di “avere un pro-prio equilibrio psichico, ilmaggiore possibile, e pertantorestare fermamente ancorati inun solido sistema oggettivo divalori”.

In seguito, l’assemblea dicirca mille fedeli ha elevatopreghiere e canti, animati dallaCorale della Cattedrale, affin-ché lo Spirito Santo scendessesulla Chiesa e riempisse diconsolazione coloro che sof-frono. Il segno visibile di que-sta consolazione spirituale èstato il Sacramento dell’Un-zione degli Infermi, che l’In-viato Speciale del Papa e l’Ar-civescovo di Adelaide hannoamministrato a trenta personeaffette da disturbi mentali.

Prima di impartire la solen-ne Benedizione, il CardinaleLozano Barragán ha recitato la

preghiera composta apposita-mente per la Giornata Mondia-le del Malato in Australia, in-vocando Maria, Madre di Dioe Madre nostra, “di non la-sciarci soli nel nostro viaggio”e “aiutarci a creare nel mondodella salute, della malattia edella sofferenza rapporti ami-chevoli e sani, pieni di speran-za e di amore”.

La Cattedrale era gremita difedeli e molti hanno assistito alrito attraverso maxischermi al-lestiti all’esterno. Va segnalatala presenza delle tre grandi Fe-derazioni Internazionali sanita-rie: FIAMC (Medici cattolici)rappresentata dal Dott. Mi-chael Shanahan, il CICIAMS(Infermieri cattolici), rappre-sentato dal suo PresidenteSig.ra An Verlinde, e la FIPC(Farmacisti cattolici), rappre-sentata dalla Dott.ssa PaulineLa Siew Mei.

Conclusione

La celebrazione della XIVGiornata Mondiale del Malatoin Australia è stata un momen-to forte per richiamare l’atten-zione della società civile versole persone affette da disabilitàmentale: la Chiesa si è fatta lo-ro portavoce davanti ai gover-nanti e alle istituzioni civilidello stato. A questo propositoci sono stati promettenti incon-tri con le massime autorità ci-vili dell’Australia del Sud: ilPrimo Ministro, il Ministrodella Salute e il Sindaco dellacittà di Adelaide. Ogni incon-tro è stato un’occasione pre-ziosa per mettere a fuoco i variargomenti concernenti il pro-blema della salute mentale. IlPresidente del Pontificio Con-siglio per la Pastorale della Sa-lute ha espresso cordiali salutia tutte le Autorità a nome delSanto Padre, ringraziando peraver contribuito a un’ottimariuscita della Giornata. Allu-dendo alla prima Enciclica diBenedetto XVI, il Suo InviatoSpeciale ha ricordato il valoredel matrimonio e della fami-glia fondata sull’amore che so-no le fondamenta imprescindi-bili di una società sana.

P. DARIUSZ GIERS Officiale del Pontificio Consiglio

per la Pastorale della Salute

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 9: DOLENTIUM HOMINUM

10

Cari fratelli e sorelle! Con grande gioia sono venuto in mezzo a

voi e vi ringrazio per la vostra calorosa acco-glienza. Il mio saluto si rivolge in modo spe-ciale a voi, cari malati, che siete riuniti quinella Basilica di San Pietro, e vorrei estender-lo a tutti i malati che ci stanno seguendo me-diante la radio e la televisione, e a quelli chenon hanno questa possibilità, ma sono uniti anoi con i legami più profondi dello spirito,nella fede e nella preghiera. Saluto il Cardina-le Camillo Ruini, che ha presieduto l’Eucari-stia, e il Cardinale Francesco Marchisano, Ar-ciprete di questa Basilica Vaticana. Saluto glialtri Vescovi e i sacerdoti presenti. Ringraziol’UNITALSI e l’Opera Romana Pellegrinag-gi, che hanno preparato e organizzato questoincontro, con la partecipazione di numerosivolontari. Il mio pensiero si porta anche nel-l’altra parte del pianeta, in Australia, dove,nella città di Adelaide, ha avuto luogo già daalcune ore la celebrazione culminante dellaGiornata Mondiale del Malato, presieduta dalmio inviato il Cardinale Javier Lozano Bar-ragán, Presidente del Pontifico Consiglio perla Pastorale della Salute.

Da quattordici anni l’11 febbraio, memorialiturgica della Madonna di Lourdes, è diven-tato anche la Giornata Mondiale del Malato.Tutti sappiamo che, presso la Grotta di Mas-sabielle, la Vergine ha manifestato la tenerez-za di Dio per i sofferenti. Questa tenerezza,questo amore premuroso si fa sentire in modoparticolarmente vivo nel mondo proprio nelgiorno della festa di santa Maria di Lourdes,riattualizzando nella liturgia, e specialmentenell’Eucaristia, il mistero di Cristo Redentoredell’uomo, di cui la Vergine Immacolata è laprimizia. Presentandosi a Bernardetta comel’Immacolata Concezione, Maria Santissimaè venuta a ricordare al mondo moderno, cherischiava di dimenticarlo, il primato dellaGrazia divina, più forte del peccato e dellamorte. Ed ecco che il luogo di quella sua ap-parizione, la grotta di Massabielle a Lourdes,è diventato un punto di attrazione per tutto ilPopolo di Dio, specialmente per quanti si sen-tono oppressi e sofferenti nel corpo e nello

spirito. “Venite a me, voi tutti, che siete affati-cati e oppressi, e io vi ristorerò” (Mt 11,28),ha detto Gesù. A Lourdes Egli continua a ri-petere questo invito, con la mediazione ma-terna di Maria, a tutti coloro che vi accorronocon fiducia.

Cari fratelli, quest’anno, insieme con i mieicollaboratori del Pontificio Consiglio per laPastorale della Salute, abbiamo voluto porreal centro dell’attenzione le persone affette damalattie mentali. «Salute mentale e dignitàumana» è stato il tema del convegno che si èsvolto ad Adelaide, approfondendo insiemeaspetti scientifici, etici e pastorali. Tutti sap-piamo come Gesù si ponesse di fronte all’uo-mo nella sua interezza, per guarirlo completa-mente, nel corpo, nella psiche e nello spirito.La persona umana, infatti, è un tutt’uno, e lediverse dimensioni si possono e si devono di-stinguere, ma non separare. Così anche laChiesa si propone sempre di considerare lepersone come tali, e questa concezione quali-fica le istituzioni sanitarie cattoliche, comepure lo stile degli operatori sanitari in esse im-pegnati. In questo momento penso in modoparticolare alle famiglie che hanno al propriointerno una persona malata di mente e vivonola fatica e i diversi problemi che ciò comporta.Ci sentiamo vicini a tutte queste situazioni,con la preghiera e con le innumerevoli inizia-tive che la Comunità ecclesiale pone in atto inogni parte del mondo, specialmente là dove lalegislazione è carente, dove le strutture pub-

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Discorso di Benedetto XVI agli ammalati, al termine della solenne concelebrazione eucaristica tenutasi nella Basilica Vaticana, nella memoria della Beata Vergine di Lourdes, in occasione della XIV Giornata Mondiale del Malato

SABATO, 11 FEBBRAIO 2006

Page 10: DOLENTIUM HOMINUM

bliche sono insufficienti, e dove calamità na-turali o, purtroppo, guerre e conflitti armatiproducono gravi traumi psichici nelle perso-ne. Sono forme di povertà che attirano la ca-rità di Cristo, Buon Samaritano, e della Chie-sa, indissolubilmente unita a lui al serviziodell’umanità sofferente.

A tutti i medici, gli infermieri e gli altri ope-ratori sanitari, a tutti i volontari impegnati inquesto campo, vorrei oggi consegnare simbo-licamente l’Enciclica Deus caritas est, conl’augurio che l’amore di Dio sia sempre vivonei loro cuori, così da animare il loro lavoroquotidiano, i progetti, le iniziative, e soprattut-to i loro rapporti con le persone malate. Agen-do in nome della carità e nello stile della ca-rità, voi, cari amici, offrite il vostro preziosocontributo anche all’evangelizzazione, perchél’annuncio del Vangelo ha bisogno di segnicoerenti che lo confermino. E questi segniparlano il linguaggio dell’amore universale,un linguaggio comprensibile da tutti.

Tra poco, creando il clima spirituale diLourdes, si spegneranno le luci nella Basilicae accenderemo le nostre candele, simbolo difede e di ardente invocazione a Dio. Il cantodell’Ave Maria di Lourdes ci inviterà a recarcispiritualmente dinanzi alla grotta di Massa-bielle, ai piedi della Vergine Immacolata. ALei con fede profonda vogliamo presentare lanostra condizione umana, le nostre malattie,segno del bisogno che tutti abbiamo, mentresiamo in cammino in questo pellegrinaggioterreno, di essere salvati da suo Figlio GesùCristo. Sia Maria a tenere desta la nostra spe-ranza, perché, fedeli all’insegnamento di Cri-sto, rinnoviamo l’impegno di sollevare i fra-telli nelle loro infermità. Il Signore faccia sìche nessuno nel momento del bisogno sia soloe abbandonato, ma, al contrario, possa vivere,anche la malattia, secondo la dignità umana.Con questi sentimenti imparto di cuore la Be-nedizione Apostolica a tutti voi, malati, opera-tori sanitari e volontari.

11

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Cari fratelli e sorelle! Ieri, 11 febbraio, memoria liturgica della

Beata Vergine di Lourdes, abbiamo celebratola Giornata Mondiale del Malato, che que-st’anno ha visto svolgersi ad Adelaide, in Au-stralia, le manifestazioni più importanti, com-prendenti anche un Convegno internazionalesul tema sempre urgente della salute mentale.La malattia è un tratto tipico della condizioneumana, al punto che può diventarne una reali-stica metafora, come sant’Agostino ben espri-me in una sua preghiera: “Abbi pietà di me,Signore! Vedi: non ti nascondo le mie ferite.Tu sei il medico, io sono il malato; tu sei mi-sericordioso, io misero” (Conf., X, 39).

Cristo è il vero “medico” dell’umanità, cheil Padre celeste ha mandato nel mondo perguarire l’uomo, segnato nel corpo e nello spi-rito dal peccato e dalle sue conseguenze. Pro-prio in queste domeniche, il Vangelo di Mar-co ci presenta Gesù che, all’inizio del suo mi-nistero pubblico, si dedica completamente al-la predicazione e alla guarigione dei malatinei villaggi della Galilea. Gli innumerevolisegni prodigiosi che egli compie sugli infermiconfermano la “buona notizia” del Regno diDio. Quest’oggi il brano evangelico raccontala guarigione di un lebbroso ed esprime congrande efficacia l’intensità del rapporto tra

Dio e l’uomo, riassunta in uno stupendo dia-logo: “Se vuoi, puoi guarirmi!”, dice il leb-broso. “Lo voglio, guarisci!”, gli rispondeGesù, toccandolo con la mano e liberandolodalla lebbra (Mc 1,40-42). Vediamo qui comeconcentrata tutta la storia della salvezza: quelgesto di Gesù, che stende la mano e tocca ilcorpo piagato della persona che lo invoca,manifesta perfettamente la volontà di Dio dirisanare la sua creatura decaduta, restituendo-le la vita “in abbondanza” (Gv 10,10), la vitaeterna, piena, felice. Cristo è “la mano” diDio tesa all’umanità, perché possa uscire dal-le sabbie mobili della malattia e della morte,rialzarsi in piedi sulla salda roccia dell’amoredivino (cfr. Sal 39,2-3).

Vorrei oggi affidare a Maria Salus infirmo-rum tutti i malati, specialmente quelli che, inogni parte del mondo, oltre alla mancanzadella salute, soffrono anche la solitudine, lamiseria e l’emarginazione. Un particolarepensiero rivolgo anche a coloro che negliospedali e in ogni altro centro di cura accudi-scono i malati e si adoperano per la loro gua-rigione. La Vergine Santa aiuti ciascuno a tro-vare conforto nel corpo e nello spirito, graziea una adeguata assistenza sanitaria e alla ca-rità fraterna che sa farsi attenzione concreta esolidale.

AngelusPIAZZA SAN PIETRO, DOMENICA, 12 FEBBRAIO 2006

Page 11: DOLENTIUM HOMINUM

12

Ho l’onore di trasmettereagli Eminentissimi SignoriCardinali, agli EccellentissimiArcivescovi e Vescovi e, inspecial modo, al Sig. Arcive-scovo dell’Arcidiocesi diAdelaide, Mons. Philip Wil-liams, i saluti più affettuosidel Santo Padre BenedettoXVI. Il Pontefice desidera fargiungere i suoi saluti anche atutti i sacerdoti, ai religiosi ealle religiose che ci accompa-gnano in questa memorabileCelebrazione liturgica, a tuttigli operatori sanitari qui pre-senti e di tutta l’Oceania, atutti i fedeli di Dio che riem-piono questa bella Cattedralee ai fedeli di questo grandiosoContinente dell’Oceania: Au-stralia, Nuova Zelanda, PapuaNuova Guinea e isole del Pa-cifico.

Dedichiamo la presente Ce-lebrazione della GiornataMondiale del Malato ai disa-bili mentali, che vogliamoporre al centro delle nostrepreoccupazioni. Come abbia-mo ascoltato nella lettura del-la Lettera del Santo Padre,con la quale mi ha nominatosuo Inviato Speciale, i malatidi mente occupano un postodel tutto particolare nel cuoredel Pontefice; tanto che Eglisi è degnato di concedere, inoccasione di questo avveni-mento, un’Indulgenza plena-ria della quale possono lucra-re i malati che vi partecipanoin tutto il mondo, gli operatorisanitari che ci accompagnanonelle varie celebrazioni, i sa-cerdoti e, in generale, tutto ilpopolo di Dio. In questo mo-do speciale il Papa vuole direai malati di mente che non èlontano da loro, ma che li ac-compagna con la sua amici-zia, la sua vicinanza e con unefficace aiuto spirituale.

Purtroppo la malattia men-tale sta avanzando con passida gigante in tutto il globo,tanto che già si parla di circacinquecento milioni di perso-ne con disturbi mentali.

Molte e varie sono le causeche ne sono all’origine: tra lepiù importanti sono state indi-cate la negazione di Dio e ilrelativismo etico religioso, lacrisi dei valori di riferimento,l’edonismo e il materialismo,la cultura tecnologica chiusain se stessa, l’esasperazionedelle sfide che produce e la ri-cerca dell’impossibile, la con-flittualità religiosa e culturale,nonché il ritualismo magicodi alcune sette religiose.

Le situazioni di maggiorerischio segnalate sono la pre-carietà dei mezzi di sussisten-za, di lavoro, di formazione edi educazione, la mancanzadi reti di aiuto, la violazionedei diritti umani, l’esclusionee l’emarginazione, le guerre eil terrorismo, la mancanza dieducazione alla vita senti-mentale, i processi di allonta-namento dalla realtà, i condi-zionamenti del contesto am-bientale, la mancanza di pre-videnza sociale, la corruzio-ne, lo squilibrio tra il ruolofemminile e quello maschile,l’assenza dei genitori, la se-parazione e il divorzio, la per-dita di valore dell’istituzionematrimoniale, la mancanza dicomunicazione e di tempoper la vita familiare, l’imma-turità della figura paterna ematerna, la delegazione inde-bita delle proprie responsabi-lità a terze persone o istituzio-ni, la carenza di un progettodi vita, l’inadeguata prepara-zione alla vita matrimoniale, iconflitti tra genitori e figli e icomportamenti aggressivi eviolenti.

Seguendo le direttive delSanto Padre, indicate sia nellaLettera a cui abbiamo fatto ri-ferimento, sia nel Messaggioper l’attuale Giornata Mon-diale del Malato, è nostrocompito ribadire la dignità in-violabile del disabile mentale,e sforzarci per salvaguardarlaa ogni costo, dal punto di vi-sta culturale così come daquello istituzionale, familiaree individuale.

Salvaguardare la dignità in-violabile del malato di mentedal punto di vista culturalevuol dire andare alla radicestessa dell’attenzione chedobbiamo riservargli. Si trattadi fare riferimento al sistemadi valori. Ogni squilibrio nelsistema dei valori che sostie-ne una persona – e la malattiamentale è uno di questi – ge-nera, a sua volta, squilibrio.In un puro paradigma di rife-rimento tratto da un’etica glo-bale forgiata dal mero con-senso della maggioranza, nonotterremo l’equilibrio auspi-cato, poichè tale paradigmacambia necessariamente colmutare dell’opinione dellamaggioranza, che è facilmen-te manipolabile dai mezzi dicomunicazione. Abbiamo bi-sogno, quindi, di un sistemadi valori stabile ed equili-brat,o che si fondi su di un’e-tica oggettiva che mostri le ri-sorse autentiche per soddisfa-re le necessità vere della per-sona e non sia determinatosolo dalla velleità dei suoi de-sideri. Quest’etica vera è pre-sente nel cuore di ogni perso-na e la porta a inserirsi in unordine vitale e creativo che lamigliora giorno dopo giorno.

Molte volte questo ordineviene offuscato nel cuore dal-la presentazione disordinatadelle pulsioni fondamentali. È

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Omelia del Cardinale Javier Lozano Barragán, Inviato Speciale del Santo Padre per la XIV Giornata Mondiale del Malato, durante la celebrazione eucaristica nella cattedraledi S. Francesco Saverio ad Adelaide in Australia11 FEBBRAIO 2006

Page 12: DOLENTIUM HOMINUM

13

necessaria, pertanto, un’ulte-riore illuminazione che aiuti aequilibrare la personalità ver-so la vera soddisfazione dellesue necessità. Per noi cristia-ni, questa illuminazione è laRivelazione divina che abbia-mo ricevuto gratuitamente daDio. Il Santo Padre mi racco-manda di esortare i leader del-le religioni nel mondo a pro-teggere i malati di mente. Unmodo efficace per farlo èrafforzare il sistema di valoridi fronte a una crescente seco-larizzazione che, come abbia-mo indicato, considera validosolo un paradigma che cam-bia secondo l’opinione, spes-so manipolata, della maggio-ranza.

Gli operatori di salute men-tale hanno qui un ruolo moltoimportante da svolgere. Unacosa prioritaria e fondamenta-le per la realizzazione della lo-ro professione sarà avere unproprio equilibrio psichico, ilmaggiore possibile, e pertantorestare fermamente ancorati inun solido sistema oggettivo divalori. La malattia mentalecoinvolge, in maniera del tuttospeciale, l’intera persona e, inmisura elevata, la sua cura chedipende non solo da sostanzefarmacologiche, ma anchedalla relazione personale trachi cura e chi è curato. La di-pendenza del disabile mentaledall’operatore sanitario è par-ticolarmente forte; ciò signifi-ca che qualsiasi squilibrio diquest’ultimo lo degrada nellasua professione, che invecemira proprio a ottenere l’equi-librio del paziente.

Il Papa mi raccomanda al-tresì di esortare i leader delleNazioni affinché protegganola dignità dei malati di mente.Riponiamo fiducia nel fattoche abbiano lasciato al passa-to pratiche disumanizzantiimpiegate tanto nella cura diquesti malati, quanto nella va-lutazione del loro stato. Ci au-guriamo che siano scomparsiquei metodi crudeli che disco-noscevano completamente ladignità del malato di menteche non veniva trattato allastregua di un essere umano oche catalogavano e reclutava-no come tale il dissidente po-litico. Per proteggere istitu-zionalmente la dignità del di-sabile mentale, sulla base del-

lo sviluppo e dei progressi ot-tenuti dalla medicina psichia-trica, occorre promuoverenormative specifiche a bene-ficio di questi malati laddovenon siano previste, oppure laloro applicazione ove esistanoe sottoporre a revisione quelleesistenti, in special modo perquanto riguarda l’ospedaliz-zazione di questi malati.

Poiché lo squilibrio fami-liare è una delle cause princi-pali di destabilizzazione, la

protezione della dignità delmalato di mente deve avereorigine nella famiglia stessa.In molte parti del mondo,però, assistiamo alla disgre-gazione della famiglia. È ne-cessario pertanto un grandeprogramma di stabilità dell’i-stituzione matrimoniale, cheprovenga da una seria, ade-guata e profonda preparazio-ne al matrimonio, fino allamaturità nella vita fecondadella famiglia. Una compren-sione serena, realista, gioiosae amorosa tra gli sposi, i figli,i fratelli, la famiglia estesa, lacomunità in cui si vive, unastabilità totale e l’indissolubi-lità del matrimonio darannoquell’equilibrio che sarà lamaggiore prevenzione e lamigliore cura per la malattiamentale di un membro dellafamiglia.

Per noi cristiani è ovvio cheil senso della vita è solo Cri-sto morto e risorto e che alcentro della vita di Nostro Si-gnore Gesù si trova lo SpiritoSanto, lo Spirito d’Amore,che, attraverso la morte re-

dentrice, conduce a Cristo eguida tutti noi nella Chiesaverso il nostro Padre celeste.In questa Giornata Mondialedel Malato abbiamo l’oppor-tunità di proclamare che alcuore della prevenzione e del-la cura del malato mentale c’èl’amore. Solo con la com-prensione amorosa dello Spi-rito Santo, che “sana ciò che èinfermo”, possiamo prevenirequalsiasi squilibrio mentale ecurarlo quando si presenta. È

un amore crocifisso, è vero,perché ci fa identificare conlo squilibrio per equilibrarlo.È l’equilibrio della croce diCristo, ma è l’unico camminoverso la resurrezione, versol’uscita dal tunnel oscuro del-la malattia mentale.

A questo proposito il PapaBenedetto XVI, nella sua pri-ma Enciclica Deus Caritasest, dice: “Lo Spirito, infatti,è quella potenza interiore chearmonizza il loro cuore colcuore di Cristo e li muove adamare i fratelli come li haamati Lui, quando si è curvatoa lavare i piedi dei discepoli(cfr Gv 13, 1-13) e soprattuttoquando ha donato la sua vitaper tutti (cfr Gv 13, 1; 15, 13).

Lo Spirito è anche forza chetrasforma il cuore della Co-munità ecclesiale, affinchè sianel modo testimone dell’amo-re del Padre, che vuole faredell’umanità, nel suo Figlio,un’unica famiglia.” (n. 19)

Infatti…”Per quanto ri-guarda il servizio che le per-sone svolgono per i sofferen-ti, occorre innanzitutto la

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 13: DOLENTIUM HOMINUM

14

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

competenza professionale: isoccorritori devono essereformati in modo da saper farela cosa giusta nel modo giu-sto, assumendo poi l’impe-gno del proseguimento dellacura. La competenza profes-sionale è una prima fonda-mentale necessità, ma da solanon basta. Si tratta, infatti, diesseri umani, e gli esseriumani necessitano sempre diqualcosa in più di una curasolo tecnicamente corretta.Hanno bisogno di umanità.Hanno bisogno dell’attenzio-ne del cuore. Quanti operanonelle Istituzioni caritative del-la Chiesa devono distinguersiper il fatto che non si limitanoad eseguire in modo abile lacosa conveniente al momen-to, ma si dedicano all’altrocon le attenzioni suggerite dalcuore, in modo che questisperimenti la loro ricchezzadi umanità. Perciò, oltre alla

preparazione professionale, atali operatori è necessaria an-che, e soprattutto, la <forma-zione del cuore> : occorrecondurli a quell’incontro conDio in Cristo che susciti in lo-ro l’amore e apra il loro ani-mo all’altro, così che per lorol’amore del prossimo non siapiù un comandamento impo-sto per così dire dall’esterno,ma una conseguenza derivan-te dalla loro fede che diventaoperante nell’amore (cfr Gal5, 6). (n. 31)

Oggi celebriamo la festadella Madonna di Lourdes,Salus infirmorum. Quando ildisabile mentale sente l’affet-tuosa mano materna dellaSantissima Vergine che lo so-stiene e lo protegge, il mondocessa di essere ostile per lui,si sente sicuro e ricco interna-mente. Imploriamo la nostraMadre Maria, Salus infirmo-rum, affinché accolga sotto la

sua materna protezione tutti imalati mentali del mondo, liconsoli, li animi, dia loro si-curezza e fiducia, forza e alle-gria, e confermi tutti noi inuna grande e speciale solida-rietà fraterna nei confronti diquesti nostri fratelli che ac-compagnano Cristo sofferentenel più intimo della loro ani-ma.

Termino assicurando la be-nedizione e la presenza tra dinoi di Papa Benedetto XVIche, da Roma, si fa spiritual-mente presente in questa bellaCattedrale di San FrancescoSaverio nell’Arcidiocesi diAdelaide per tutto il mondo e,in special modo, per questobellissimo Continente che èl’Oceania.

S.Em.za Card. JAVIER LOZANOBARRAGÁN

Presidente del Pontificio Consiglioper la Pastorale della Salute

Santa Sede

Page 14: DOLENTIUM HOMINUM

15

Il malato mentale è un’immagine deformata di Dio?

I. ALCUNI DATI SULLAMALATTIA MENTALE

1. Situazione attuale

Secondo i dati forniti dal-l’Organizzazione Mondiale del-la Salute, 450 milioni di perso-ne nel mondo hanno problemimentali neurologici o compor-tamentali; 873.000 si suicidanoogni anno. La malattia mentalecostituisce una vera e propriaemergenza socio-sanitaria: il25% dei Paesi non possiede unalegislazione in materia, il 41%non ha una politica ben definitaper la salute mentale, in oltre il25% dei centri sanitari i malatinon hanno accesso alle medici-ne psichiatriche essenziali e il70% della popolazione disponedi meno di uno psichiatra per100.000 persone.

Riferendoci ai disturbi men-tali possiamo dire che gli ultimi50 anni ci hanno fatto conosce-re progressi importanti, mo-strando chiaramente il progres-so tecnologico dei nuovi psico-farmaci e migliorando in modonon indifferente la qualità di vi-ta del malato mentale. Indub-biamente le cure riservate aquesti malati subiscono grandideficienze, come risultato dellerestrizioni dei fondi disponibili,della mancanza di comprensio-ne da parte delle autorità, delgrave tema della stigmatizza-zione che subisce il paziente maanche i suoi familiari, e checondiziona il deterioramentodelle reti di sostegno sociale dimolti Paesi. Il numero dei pa-zienti “senza tetto” è cresciutodi molto in vari Paesi ricchi. Èallarmante il modo in cui ven-gono trattati i disturbi mentaligravi, dando solo risposte buro-cratiche o di tipo legale e foren-se, senza tenere conto delle ne-cessità quotidiane e della qua-lità di vita del malato e dei suoifamiliari1.

I disturbi mentali colpisconocon maggior frequenza le popo-

lazioni meno favorite dal puntodi vista intellettivo, culturale edeconomico. Milioni di creaturesono obbligate a subire sul pro-prio corpo e sulla propria mentele conseguenze psicologiche diuna scarsa alimentazione, diconflitti armati e del succedersidi catastrofi naturali che porta-no un tasso elevato di morbilitàe di mortalità.

2. Azione della Chiesa Cattolica

In occasione della GiornataMondiale del Malato che stia-mo celebrando in Oceania, ilPontificio Consiglio per la Pa-storale della Salute ha realizza-to una ricerca sulla Pastoraledella Salute Mentale negli 84Centri della Chiesa Cattolicadedicati a questi malati, ubicatiin diversi Paesi del mondo, nei5 continenti.

È stato inviato un questiona-rio, elaborato con cura daesperti in materia, a 129 Vesco-vi, responsabili della Pastoraledella Salute nei diversi Paesidel mondo. Abbiamo ottenutorisposta da 23 Paesi: 9 centri inAfrica, 17 in America, 6 inAsia, 51 in Europa e 1 in Ocea-nia. I dati ricevuti sono relativi,in Africa, a: Camerun, Ghana,Senegal e Sudafrica; in Ameri-ca: Bolivia, Canada, Cile, Co-lombia, Cuba, Ecuador, Messi-co e Trinidad e Tobago; inAsia: Cina, Indonesia e Tur-chia; in Europa: Austria, Bel-gio, Spagna, Irlanda, Italia, Po-lonia e Portogallo; in Oceania:Australia.

Si tratta di centri di salutementale, di “Day Hospital”, diservizi psichiatrici, di struttureresidenziali o di tipo semi-resi-denziale, di centri o cooperativedi reinserimento, di consultori edi dispensari. Il 43,4% ha un fi-nanziamento pubblico; il 33,3%riceve finanziamenti privati,mentre il 23,3% è finanziato at-traverso donazioni.

In questi centri lavorano me-dici, psicologi, sociologi, esper-ti di riabilitazione, educatoriprofessionali, assistenti sociali,

infermieri, operatori tecnici au-siliari, personale amministrati-vo, volontari, cappellani, reli-giose e religiosi, esperti incounselling e personale di ser-vizio. Il 75% dei centri riferisceche dispone appena del numerodei medici richiesti; in generalemancano di risorse professiona-li sufficienti.

I servizi offerti sono: consul-tazione, riabilitazione, medici-na scolastica, sostegno al nu-cleo familiare, servizi sociali,orientamento al lavoro, accom-pagnamento, assistenza domici-liare e farmacia.

Le malattie mentali più im-portanti che vengono curate inquesti centri sono: disturbi del-la personalità, disturbi causatidall’abuso di stupefacenti, psi-cotici, disturbi dell’umore, di-sturbi causati dall’ansia, cogni-tivi e dissociativi, disturbi cau-sati dall’alimentazione, inson-nia, difficoltà di adattamento,malattie organiche degenerati-ve gravi, insufficienza mentalecongenita. Quelli che ricorronodi più, tra le segnalazioni per-venute, sono i disturbi dellapersonalità, psicotici e dell’u-more. I disturbi della persona-lità, quelli causati dall’abuso didroga e da psicosi, riguardanoparticolarmente persone tra i 17e i 25 anni. È interessante nota-re, relativamente alla preven-zione delle malattie mentali,che compaiono nel periodo cheva da 0 a 16 anni, in cui si puòoperare più efficacemente laprevenzione.

In questi Centri si lavora inéquipe, ma non in modo siste-matico. Le terapie innovativeche vengono usate sono, in par-ticolare, l’ipnoterapia, la musi-coterapia, la ludoterapia e i la-boratori teatrali e artistici.

Per la prevenzione della ma-lattia si attiva una cultura di ac-coglienza ai malati mentali eprogrammi pastorali adeguati,dando la giusta attenzione agliaspetti psicologici. Di fronte al-la malattia dichiarata si offronointerventi terapeutici e sistemi-ci, la riduzione delle conse-guenze che provocano disabi-lità al paziente, screening, grup-

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Il malato mentale, immagine fedele di Dio9 FEBBRAIO 2006

Page 15: DOLENTIUM HOMINUM

16

pi di auto-aiuto, formazione de-gli operatori sanitari, aggiorna-mento, sostegno al gruppo fa-miliare, analisi del contesto, ri-costruzione del tessuto affettivoe religioso, programmi pastora-li, preghiera collettiva e valuta-zioni.

Questi centri sono legati alleUniversità, agli ospedali pub-blici, ai Ministeri di Giustizia,dell’Istruzione, del Lavoro, del-le Relazioni Pubbliche, dellaSalute; agli Enti locali, alleDiocesi e alle Parrocchie, allaForza pubblica, ai datori di la-voro, ai vicini di casa e abitantidel quartiere, ai sindacati e pa-tronati.

Si tengono corsi di pastoralesanitaria appropriata per i mala-ti mentali; si affrontano proble-mi etici legati all’abuso di dro-ga, dei trattamenti di tipo coer-citivo e sul modo di avvicinareil malato mentale.

Si pensa che all’origine dellamalattia mentale ci sia una forteinfluenza culturale e religiosa,per la crisi dei valori di riferi-mento, l’edonismo e il materia-lismo, per la cultura tecnologi-ca, l’esasperazione dei desiderie la ricerca dell’impossibile, laconflittualità religioso-cultura-le, il ritualismo magico di alcu-ne sette religiose, la negazionedel trascendente e il relativismoetico-religioso.

Le situazioni di maggiore ri-schio sono: precarietà dei mez-zi di sostentamento, di lavoro,di formazione e di educazione,mancanza di una rete di aiuti,alienazione dei diritti umani,esclusione e emarginazione,guerre, terrorismo, mancanzadi educazione alla vita senti-mentale, processi di allontana-mento dalla realtà, condiziona-mento del contesto ambientale,mancanza di protezione socia-le, corruzione, squilibrio tra ilruolo della donna e quello del-l’uomo, mancanza dei genitori,separazione e divorzio, perditadel valore dell’istituzione ma-trimoniale, mancanza di comu-nicazione e di tempo per viverein famiglia, immaturità dellafigura paterna e materna, il fat-to di delegare le proprie re-sponsabilità a terze persone oistituzioni, debolezza del pro-getto di vita, inadeguata prepa-razione alla vita matrimoniale,conflitti tra genitori e figli e,infine, comportamenti aggres-sivi e violenti2.

II. LO SQUILIBRIO MENTALE

Grazie a Dio, l’opera che staportando avanti la Chiesa catto-lica in questo campo è vera-mente encomiabile; si tratta diun lavoro che si sta realizzandoattraverso vari secoli, come at-testano gli Ordini e le Congre-gazioni religiose, il cui carismaparticolare è proprio quello dicurare i malati mentali.

Data la diffusione così vastadi questa malattia – inizialmen-te si parlava di 450 milioni dipersone affette – la decisionedei Vescovi dell’Oceania diporre come base di riferimentoper questa Giornata Mondialedel Malato proprio i malatimentali è stata un successo, poi-ché inciterà le istituzioni dellaChiesa cattolica a continuare illavoro già in atto, e aiuterà a in-crementarlo sempre più nel dia-logo e nella collaborazione coni diversi organismi della societàmoderna che sono impegnati inquesto campo.

Ci concentreremo ora sullariflessione, dal punto di vistacristiano, sul malato mentale.Partiremo da alcune indicazioniscientifiche basilari sullo squili-brio mentale per considerarepoi come il malato mentale nonsmetta mai di essere un’imma-gine di Dio, ed è qui la sua ec-cellenza, il suo titolo per il qua-le merita ogni rispetto3.

1. Lo squilibrio

Non c’è dubbio che il malatomentale, pur essendo sempre unessere umano, esce dalla nor-ma; cioè si trova oltre l’equili-brio necessario per parlare diuna persona che ha il pieno usodelle proprie facoltà. Egli soffre

di un’alterazione dell’ordine in-terno come individuo, e po-tremmo dire che è un’alterazio-ne dello stesso ordine esterno ditutto l’universo.

In effetti, grandi pensatorihanno fatto consistere la felicitànell’ordine cosmico, nelconformarsi del cosmo. Nelpensiero orientale troviamo ilTaoismo, secondo il quale ilprincipio attivo maschile, loying, deve adattarsi alla flessi-bilità del principio femminile,lo yang, che in ultima analisi èl’ordine dell’universo, ma unordine fino a un certo puntoflessibile, che cambia secondoil cambiamento dello stessouniverso. Più o meno in questostesso pensiero abbondarono glistoici della cultura greca, chepropugnavano che si dovesseessere sempre d’accordo contutto l’ingranaggio cosmico eche la perfezione consistevanell’essere in accordo con l’or-dine inesorabile. All’inizio delRinascimento troviamo il pen-siero organologico di Theo-phrast von Hohenheim, dettoParacelso, secondo il quale inun fiore si può intuire l’ordineperfetto e totale dell’Universo,il macrocosmo e il microco-smo: tutto l’Universo è comeun grande organismo viventedel quale tutti siamo parte e sin-tesi, e l’attività di ciascuno èretta da un ordine superiore alquale bisogna conformarsi, al-trimenti si è un’anomalia co-smica. C’è una certa conver-genza con il pensiero di NicolaCusano, con il suo ideale dellacoincidenza degli opposti, co-me ordine tra l’apparentementedisordinato. Anche nel concettodella stessa Redenzione, spe-cialmente sotto l’influsso diSant’Anselmo di Aosta, la con-cezione nella teologia occiden-tale dell’opera di Cristo si clas-sifica come la restaurazionedell’ordine giuridico violato.

2. Lo squilibrio delle sinapsi neuronali

Guardando agli studi recentisull’attività neuronale, lo squili-brio mentale ha a che vederecon l’alterazione dell’ordine deineuroni. In effetti, secondo ladescrizione delle funzioni orga-niche nel campo della neuro-scienza, si constata la comples-sità della comunicazione tra le

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 16: DOLENTIUM HOMINUM

17

cellule neuronali che emettonomessaggi e che li ricevono; sitratta di una rete di connessioniin cui, attraverso una sequenzamolto complicata, si giunge apercepire e a catalogare, a giu-dicare e ad agire nella traietto-ria che va dalla sensazione este-riore di un qualsiasi tipo per ar-rivare alla corteccia cerebrale epotere, per così dire, organizza-re l’organismo realizzandonel’ordine interno, e quindi otte-nere equilibrio e armonia.

Sappiamo che il sistema ner-voso centrale raccoglie l’infor-mazione ricevuta dai nostri or-gani sensoriali, la processa eagisce secondo la stessa. Que-sto insieme di operazioni è ilsubstrato materiale delle fun-zioni superiori, come il pensie-ro, la memoria e la coscienza.In particolare, sono due gli stru-menti per percorrere la traietto-ria sensoriale-neuronale-cere-brale: la propagazione del mec-canismo d’azione e la sinapsi,ossia la trasmissione dell’im-pulso elettrico dei neuroni e ilpassaggio del segnale da unneurone all’altro. Ciascuna cel-lula nervosa, dei cento miliardiche formano il cervello, si con-nette attraverso un numero cheva da mille a diecimila sinapsi(trasmissioni) agli altri neuroni.L’apprendimento e l’acquisi-zione di nuove capacità nell’or-ganismo umano richiede cam-biamenti di sinapsi che, a lorovolta, cambiano simultanea-mente in ogni nuova connessio-ne. Si afferma che certe capa-cità e abilità umane dipendonodai diversi modelli di connes-sione esistenti in ogni persona.

Le connessioni si realizzanocon impulsi elettrici ricevuti neineuroni attraverso i cosiddetticanali ionici, come un’onda dicarica elettrica positiva che sipropaga lungo l’estensione ci-lindrica del corpo cellularechiamata assone. Questi canalisono punti speciali di permeabi-lità in ogni cellula nervosa. Det-ti punti sono proteine specialiche formano dei pori nellamembrana cellulare del neuro-ne per permettere il passaggiodei fluidi esterni e che si apronoquando sono stimolati in modoadeguato e, attraverso i canaliionici, trasformano i fluidi inimpulsi elettrici. Gli impulsielettrici di varie sinapsi sono in-tegrati nei dendriti dei neuroni,generando così un potenziale

d’azione che si trasmette suc-cessivamente ad altri neuroni.Si suole dire che il modello ba-silare dell’insieme delle con-nessioni tra i neuroni è la basemateriale della memoria, siadella cosiddetta memoria “di-chiarativa”, cosciente, sia dellamemoria di “procedimento”(quella parte che si utilizza nel-la realizzazione di compiti ereazioni incoscienti). In questomodo, l’informazione sensoria-le viene processata mediante ilsuo passaggio progressivo instrati consecutivi di neuroni.

Si è cercato di disegnare imodelli di sinapsi delle reti didiversi strati di neuroni basan-dosi su tecniche di computo (re-ti neuronali); tuttavia, anche sequeste tecniche hanno funzio-nato a livelli neuronali inferiori,non si è riusciti a comprenderela sinapsi propria delle opera-zioni cerebrali di tutto il com-plesso dell’attività neuronale, inparticolare prestando attenzionealle funzioni mentali superiori,come la cognizione, la com-prensione e le emozioni4.

3. Comprensione alla basedelle sinapsi neuronali

La semplice concezione del-l’azione dei neuroni e della suacomplessità di connessione,pur essendo molto importanteper comprendere l’attività cere-brale non è tuttavia sufficienteper comprenderla adeguata-mente. Da un lato, il cervellofunziona simultaneamente co-me un tutto attraverso grandicomplessi di neuroni (e non si èancora riusciti a penetrare que-sta totalità d’azione); dall’altro,arrivando in special modo allefunzioni superiori menzionate,in particolare riferenti all’astra-zione e alla comprensione, sivede che la spiegazione mera-mente di chimica biologica èinadeguata. Si può osservarechiaramente, per quanto si rife-risce alla coscienza, che se que-sta è un ritornare su se stesso ese la coscienza consiste solo inun mero elemento biologicomateriale, in che modo un ele-mento quantitativo può ritorna-re su se stesso? Allo stesso tem-po se sia o no lo stesso, il cheimplica l’assurdo di violare ilprincipio di contraddizione. Glistudi che vengono realizzatioggi in questo campo scientifi-

co sono molto utili, dal mo-mento che uno squilibrio neu-ronale di per sé non spiega tuttala realtà della malattia mentale,e non c’è dubbio che si tratta diun elemento importantissimoper la sua interpretazione e trat-tamento.

4. Il fattore animico

Per una comprensione inte-grale del malato mentale, ai fat-tori neuronali bisogna aggiun-gere la comprensione olistica epsichica; in effetti, già dall’anti-chità si concepiva la vita umanacome contenente necessaria-mente due aspetti fondamentalie in cui i rapporti di sussistenzadovevano proiettarsi prestandoattenzione a ciò che classica-mente abbiamo chiamato animae corpo. Nel riferirsi al malatomentale, nell’antica Grecia So-crate preferiva concentrarsi so-lo sull’anima per affermare chele malattie dell’anima si risol-vevano soltanto con la maieuti-ca, tecnica che porta alla cono-scenza di sé purificando l’ani-ma malata perché così rivela lasua verità interiore e viene cu-rata dalla conoscenza e dallapratica delle virtù. Platone eAristotele invece si riferivanopiù all’insieme; per Platone,nella sua mentalità dualista, lacausa predominante della ma-lattia mentale è il corpo; la ma-lattia mentale sarebbe come unfango corporale che deturpa l’a-nima del malato mentale, para-gonato a una bella anfora affon-data nel mare e ricoperta di fan-go e di limo. Anche Aristotelepropende per questa prospetti-va, ma con maggiore equilibrio,affermando che, dato che è l’in-tendimento che deve imporrel’armonia al corpo, un’animaarmonica darà luogo a formecorporee adeguate, evitando lamalattia che è anch’essa corpo-rea, ma che principalmente sideve a un’anima disarmonica.

In qualche modo potremmodire che il pensiero classicogreco non si supera del tutto nelmodo attuale di concepire ilmodello biochimico dei disturbipsichiatrici: oggi l’anima èidentificata con il biochimismoattivo dei sistemi neurochimici,neuroendocrini e neurovegetati-vi della corteccia cerebrale, del-l’ipotalamo, del tronco encefa-lico, dell’epifisi e del sistema

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 17: DOLENTIUM HOMINUM

18

vegetativo; queste strutture so-no coordinate tra di loro secon-do un piano che tende all’auto-bilanciamento, finalizzato a im-pedire un’eventuale disregola-zione. Gli squilibri mentaliesprimono una mancanza diequilibrio in questo poli-siste-ma diffuso come una rete in tut-to il corpo; basta che venga me-no l’equilibrio in uno di questisistemi e si squilibra tutto il re-sto5.

Il malato mentale risente diquesto squilibrio che varia se-condo la malattia psichica dicui soffre. In tutte queste malat-tie vengono turbate alcune diqueste connessioni, o parte diesse, e si produce uno squilibriointerno che porta a uno squili-brio relazionale esterno in am-bito sociale.

Riguardo la complessità e laprofondità che questo squilibriocomporta, non si può ignorareinoltre l’opinione di alcuni psi-chiatri, secondo cui la pulsionedella vita si collega in modo in-dissolubile a quella di morte.Entrambe queste pulsioni sicompenetrano, e la psichiatriale studia completando il “prin-cipio del piacere” con il “prin-cipio della realtà”, pilastri chesostengono la psicoterapia indi-cando la pulsione della mortecome necessità interna della vi-ta6. Lo squilibrio riguarda en-trambe le pulsioni e complicaulteriormente lo stato della ma-lattia mentale.

Dall’altra parte, riferendosialla cura del malato mentale, lapsichiatria presenta una vastaarea grigia di incertezze che lapratica clinica e la ricercascientifica consentono di indi-viduare in tre aspetti: la preca-rietà delle teorie sulla malattiamentale e sulle strategie di trat-tamento, l’alto coinvolgimentoemotivo di chi lavora nel cam-po della salute mentale e la tec-nologia. Qualcuno ritiene che illivello tecnologico in psichia-tria sia abbastanza basso, giac-ché la terapia che usa non è tan-to tecnologica ma di tipo inter-personale7.

Tuttavia, malgrado le diffi-coltà per approfondire ulterior-mente nel campo delle scienzepsicologiche la realtà di unamalattia mentale, ciò che inogni caso è evidente è il fattoche la malattia mentale consistein uno squilibrio della ragione,ma non nella sua perdita. Fuori

dal pensiero cristiano, è statodetto che l’uomo è immagine diDio per la sua anima razionale,o se vogliamo precisarlo con ladefinizione classica, perchél’uomo è un animale razionale;ebbene, se l’uomo ha perso larazionalità, non ci sono obiezio-ni se lo si tratta come qualcosache ha solo l’apparenza umana,ma che non è più umano8.

È chiaro che questo modo dipensare è un sofisma, giacché ilmalato mentale non è che abbiaperduto la razionalità, che con-tinua ad esistere, è solo che nonfunziona come dovrebbe.

III. COSA FARE?

1. Lo squilibrio nel pensiero cristiano

Nel pensiero cristiano si èdetto che questi disturbi graviriducono l’uomo a uno stadiocompassionevole, come un’im-magine deformata di Dio, che siparagona con lo stato del Servosofferente di Isaia (Is 53,1-7).Tuttavia, malgrado questadeformazione, e soprattutto peressa, il malato mentale assomi-glia di più a nostro Signore sullacroce, e dato che la croce è l’u-nico cammino per la risurrezio-ne, allora il malato mentale, perdirlo in questi termini, ha un’ec-cellenza maggiore, è più degno;e la sua eccellenza la ottieneproprio in ragione diretta dellagravità della sua malattia e dellasofferenza che comporta9.

2. Immagine deformata di Dio?

Essendo valido quanto dettopoc’anzi, vorrei ciò nonostantecercare di andare un po’ oltrequeste considerazioni e azzar-dare una affermazione che, for-se, potrebbe illuminare il pro-blema dall’angolazione dellaTeologia Morale. L’affermazio-ne è questa: il malato mentalenon è un’immagine deformatadi Dio, ma un’immagine fedeledi Dio nostro Signore.

Questa affermazione si intui-sce dal pensiero del Signorequando dice “Il regno di Dio èin mezzo a voi” (Lc 17,21) e“ciò che esce dalla bocca pro-viene dal cuore. Questo rendeimmondo l’uomo” (Mt 15,18).

“Dal cuore degli uomini, esco-no le intenzioni cattive: fornica-zioni, furti, omicidi, adulteri,cupidigie, malvagità, inganno,impudicizia, invidia, calunnia,superbia, stoltezza. Tutte questecoste cattive vengono fuori daldi dentro e contaminano l’uo-mo” (Mc 7,21-23).

Ciò vuol dire che, nel Regnodi Dio, l’esistenza della Santis-sima Trinità in ciascuno di noisi trova nel cuore, inteso comela fonte ultima delle decisioniche plasmano tutta la vita, nonsoltanto quella che anterior-mente si chiamava opzione fon-damentale, ma tutto ciò chequesta opzione significa, e tuttigli atti che realizziamo per por-tarla a compimento. In altre pa-role, il cuore manifesta tutto ilnostro dinamismo, messo alservizio della missione che Dioci ha affidato.

Il Regno di Dio riguarda laconoscenza amorosa e la deci-sione presa nel più intimo dellanostra personalità realizzatamediante la forza dello SpiritoSanto, che ci guida come Figlidi Dio, e la cooperazione asso-luta delle nostre azioni che defi-niscono la nostra vita secondola Legge di Dio. Potremo sepa-rarci da questo Regno solo conil cuore cattivo cui fa riferimen-to Cristo nostro Signore e dalquale derivano tutti i peccati.

3. Immagine fedele di Dio

Ebbene, quando la malattiamentale ha provocato tale squi-librio, giacché non esiste la re-sponsabilità dell’azione del ma-lato che la qualifichi come se-parazione dalla volontà divina,come peccato, colui che soffredi disagio mentale non può es-sere separato da Dio, cioè l’im-magine di Dio in lui non si puòdistorcere. In questo caso la suaconoscenza o la sua opzionevolitiva non è sufficiente permotivare un atto umano che ve-ramente lo separi da Dio; il suostato psichico e somatico nongli permette di commettere unpeccato grave, poiché il suosquilibrio non ha la piena con-sapevolezza e il pieno assensorichiesti affinché possa peccare.

Se si guardano le cose daquesta angolazione, nel caso incui il malato mentale non pos-segga la consapevolezza e ilpieno consenso richiesti per po-

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 18: DOLENTIUM HOMINUM

19

ter commettere un peccato mor-tale, egli non è un’immaginedeformata di Dio, poiché questasi può deformare solo con ilpeccato. È un’immagine soffe-rente di Dio, questo è certo, manon un’immagine deformata. Inquesto malato risplende il mi-stero della croce vittoriosa delSignore. Avvicinandosi di piùall’immagine del Servo diYahvé (Is 53,1-7), egli ci spingea un atto di fede più consapevo-le nel Cristo che soffre.

Anticamente, e non a caso,nel linguaggio popolare messi-cano uno psicopatico venivachiamato “benedetto” giacché,non godendo del pieno uso del-la ragione, senza poter peccareera destinato alla vita eterna.

Lo squilibrio obiettivo delpeccato e delle sue conseguen-ze si manifesta nel malato men-tale, ciò è vero, ma allo stessotempo risplende in lui l’equili-brio storico dell’unico ordineattualmente possibile, l’ordine el’equilibrio della Redenzione.

Ciò non è comprensibile inuna mentalità secolarizzata, malo è in un ottimismo cristiano,che inoltre nasce da una federagionata che ci dice come ilnostro obbligo nei confronti diun malato mentale in queste cir-costanze da un lato adempie ildovere di vedere Cristo soffe-rente nei più poveri e sfavoriti,ma dall’altro va anche nel sensodi vedere in lui l’amore di Dioche lo ha indicato come predi-letto, nel senso che non potràessere separato da Lui.

Essi sono pertanto una provadello stesso amore crocifisso diDio. Per questo, il miglior trat-tamento che possiamo dare aquesti malati è il trattamentodell’amore.

Dato che colui che soffre didisagio mentale è anche un’im-magine del Cristo risorto, daqui nasce l’obbligo di essereper lui un “Buon Samaritano”,cioè di porre tutto l’impegnoper curarlo. Bisogna ideareogni tipo di trattamento per far-lo uscire dal suo stato di pro-strazione, che è tanto più dolo-roso quanto più profonda è lasofferenza psichica che egli pa-tisce, giacché tante volte il ma-lato mentale perde il senso dellarelazione umana e percepiscel’ambiente circostante comeostile, nel quale è perseguitato ele persone per lui sono altri og-getti, o gli sono indifferenti, op-

pure le sente come una minac-cia per il proprio io e per la pro-pria sicurezza.

4. Trattamento del malato mentale

Il trattamento riservato a unmalato mentale deve così di-stinguersi come un trattamentodi amabilità, delicatezza e tene-rezza che lo aiuti a superare ilsuo mondo immaginario comenemico nel quale tanto spesso sitrova immerso. Questo tratta-mento dovrà essere altamentepersonalizzato ed esigente, edessere attento a trovare ogni ti-po di medicinali e terapie.Coinvolgerà in questo modotutte le risorse a disposizione,tanto per le scienze quanto perle arti e tecniche mediche, e peruna ricerca che faccia sempreprogressi per trovare i rimedipiù adeguati nel quadro psico-somatico.

Linee pratiche d’azione

In questa prospettiva, mi per-metto di suggerire alcune lineeche possono essere proposte co-me piste pratiche per prendercicura con amore dei malati men-tali.

Dal punto di vista generale:

– Stabilire nei sistemi educa-tivi ferme basi religiose cheprefiggano orizzonti solidi estabili per tutta la vita.

– Essere consapevoli del si-stema di valori sul quale si basaogni vita umana e basarvisi perevitare particolari tipi di malat-tie mentali, basate sull’ango-scia, sulla tristezza e sulla di-sperazione.

– Lottare contro il Relativi-smo, il Consumismo, la pseu-do-cultura dei desideri istintivi,il pansessualismo.

– Promuovere la dignità deimalati mentali.

– Sforzarsi per promuovereun sano sviluppo del bambino,che abbracci le funzioni cere-brali.

– Informare la società sullemalattie mentali per conoscerlee difendersi da esse.

– Incoraggiare gli Ordini e leCongregazioni religiose chepossiedono il carisma di curarequesti malati a non venire me-no a questo servizio, ma che in-vece, data la circostanza criticadi queste malattie, vi dedichinouna cura particolare.

– Aiutare i malati mentali chepossono farlo a ricevere i Sa-cramenti.

– Illuminare e consolare conla Parola di Dio il malato men-tale, nella misura in cui lo con-senta il suo stato psichico-so-matico.

– Essere consapevoli che ilriadattamento di una malatomentale è un compito che ri-guarda tutta la società, nell’am-bito di una solidarietà che privi-legia le persone più bisognose.

– Favorire la creazione di unambiente sociale e fisico che in-coraggi i rapporti umani e ilsenso di appartenenza del mala-to mentale a una comunità con-creta.

A livello nazionale:

– Promuovere legislazioniadeguate a livello politico na-zionale e internazionale, chesalvaguardino i diritti dei malatimentali.

– Insistere presso i Ministeridella Salute delle diverse nazio-ni affinché si occupino in modospeciale dei malati mentali e re-digano programmi efficaci inquesto senso.

– Sviluppare e integrare i ser-vizi di salute mentale in tutti iservizi primari di salute.

– Creare Istituzioni adeguateper curare di più, sotto tutti gliaspetti, i malati mentali.

– Destinare i fondi necessariper la cura di chi soffre di disa-gio mentale.

– Provvedere al ricoveroospedaliero dei malati mentaliche lo richiedano e alla loropermanenza in ospedale secon-do quanto prevedono gli attuali

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 19: DOLENTIUM HOMINUM

20

progressi della medicina psi-chiatrica.

– Fornire un alloggio ai ma-lati mentali meno protetti chevagano per le città come mendi-canti o che non potrebbero es-sere mantenuti in famiglia.

– Aiutare istituzionalmente lefamiglie nelle quali c’è un ma-lato mentale, con un’assistenzatanto scientifica e tecnica quan-to di comprensione e rispetto.

– Favorire ricerche nel cam-po delle malattie mentali e delleterapie a esse adeguate.

– Umanizzare i programmiterapeutici attraverso la conti-nua formazione degli operatoridi pastorale.

– Adeguare i trattamenti psi-chiatrici ai diversi modelli cul-turali dei pazienti.

A livello personale:

– Educare nell’ambito dellafamiglia cristiana fornendo lebasi solide della vita nell’accet-tazione del Cristo morto e risor-to, ragion d’essere di tutta l’esi-stenza.

– Intensificare la prevenzionealle malattie mentali con un’a-zione efficace in ambito fami-liare, in special modo nei primianni di vita dei figli.

– Unire le famiglie in modopiù forte, dando all’istituzionematrimoniale tutta la forza chele compete.

– Dare maggior spazio diconvivenza in ambito familiareagli sposi tra di loro, ma anchecon i figli e tra fratelli.

– Favorire i legami affettivi edi comprensione sia nella fami-glia nucleare sia in quella allar-gata.

– Dare ai nonni il loro giustoruolo.

– Cercare di offrire ai bambi-ni una figura adeguata del padree della madre.

– Trattare i figli con affetto, eal tempo stesso cercare di edu-carli con decisioni chiare eenergiche.

– La famiglia deve cercaredi relazionarsi frequentementecon gli insegnanti e con le altrepersone che aiutano i genitorinel loro rapporto con i figli enon delegare agli insegnantiprovvedimenti che invecespettano soltanto ai genitori.

– Accettare in modo positivola malattia mentale combatten-do la stigmatizzazione dei ma-lati.

– Comprendere le necessitàfisiche e psicologiche che si na-scondono dietro i disturbi men-tali.

– Utilizzare le potenzialità diogni malato mentale.

– Agevolare la comunicazio-ne interpersonale tra il pazientee quanti lo circondano, in spe-cial modo nell’ambito dellapropria famiglia.

– Allontanare il malato dallasolitudine, dall’isolamento edall’abbandono.

– Insegnare al malato menta-le il modo per sviluppare le pro-prie capacità e il senso di auto-determinazione.

– Apprendere in famiglia ilcomportamento adeguato difronte a un malato mentale chefa parte del proprio nucleo fa-miliare.

– Comprendere che di frontealla malattia mentale la scienzada sola non basta, ma che biso-gna trattarla in maniera olistica,considerandola, nel complesso,insieme agli aspetti religiosi, fi-losofici e scientifici.

– Infondere speranza nei pa-zienti e nei loro familiari.

– Intensificare la terapia dellagentilezza e della dolcezza nel-la cura dei malati mentali10.

Conclusione

Vorrei ricordare la frase scol-pita sull’architrave di un ospe-dale tedesco “Infirmis sicut Ch-risto”, che significa che i malatisono come Cristo, per conclu-dere queste riflessioni insisten-do su questa immagine del Cri-sto sofferente nel profondo del-la sua anima, pervaso dal dolo-re e dal tormento, ma che tra-sforma questo male in una sor-gente di vita. Il suo dolore e lasua sofferenza costituiscono ilnucleo della sua risurrezione,poiché costituiscono la nostrasalvezza. L’atteggiamento cheabbiamo nei confronti dei mala-

ti psichici si impone come diffi-cile test sulla nostra fede. Cu-rarli in modo efficace significaprofessare la nostra fede nelCristo dolente e sofferente, maal tempo stesso vittorioso. Que-sto è il senso di questa celebra-zione della Giornata Mondialedel Malato, che quest’anno èstata dedicata in modo partico-lare a quanti soffrono di disagiomentale.

S.Em.za Card. JAVIER LOZANOBARRAGÁN

Presidente del Pontificio Consiglioper la Pastorale della Salute

Santa Sede

Note

1 OMS, 1992. Temas de salud mentalde la comunidad, serie paltex.

2 DERIU F. et al., Rapporto descrittivosui risultati della ricerca del PontificioConsiglio per la Pastorale della Salute,sulla “salute mentale”, Pontificio Consi-glio per la Pastorale della Salute, 10 Gen-naio 2006; in Dolentium Hominum, 2006(62).

3 Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Discorsodel Santo Padre alla XI Conferenza Inter-nazionale, in Dolentium Hominum 1997(34); 1: 7-9. JOSEPH RATZINGER, La gran-dezza dell’essere umano è la sua somi-glianza con Dio, ibid. 16-19.

4 Cfr. NEHER E., Meccanismi di basedel segnale dell’informazione del SisemaNervoso Centrale, in Dolentium Homi-num 1997 (34); 1: 21-24; JOHNSTON D.and WU SM, Foundation of Cellular Neu-rophysiology, The Mit Press, CambridgeMass., 1995; KANDEL E.R., SCHWARZJ.H.L and JESSEL T.M., Essential of Neu-ronal Science and Behavior, PrenticeHall Internacional, Inc., London, 1995;NEHER E. and SAKMANN B., The PatchClamp Technic, Scientific American,March 1992, 44-52.

5 Cfr. ROCCATAGLIATA G., Dalle ma-lattie dell’anima alle psiconevrosi, in Do-lentium Hominum, 1997 (34); 1: 33-39.

6 DERIDA J., Speculare – su Freud,Raffaello Cortina Ed., 2000.

7 CONTINI G., Il miglioramento dellaqualità nella riabilitazione psichiatrica,Centro Scientifico editore, 1999.

8 Cfr. CARRASCO I., La dignità dellapazzia, Dolentium Hominum, 1997 (34);1: 124-126.

9 Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Discorsodel Santo Padre alla XI Conferenza Inter-nazionale, in Dolentium Hominum, 1997(34); 1: 7-9. JOSEPH RATZINGER, La gran-dezza dell’essere umano è la sua somi-glianza con Dio, ibid. 16-19.

10 Cfr. LÓPEZ IBAR J., La ricerca nellaneuroscienza: il suo influsso sulle malat-tie mentali, in Dolentium Hominum,1997 (34); 1: 52-58; CALVO PRIETO A.,Realtà familiare del malato di mente neipaesi africani, ibid., 102-104; IMODA F.,Psicoterapia, ibid., 186-192; MARCHESIP., Ruolo della Chiesa nel trtatamento deimalati mentali, ibid., 205-207; LORENZOCASULLO C., L’accettazione della malat-tia mentale, ibid., 81-85.

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 20: DOLENTIUM HOMINUM

21

Sua Eminenza, Vostra Gra-zia, Signori miei, MinistroZollo, onorevoli ospiti, signo-re e signori:

All’inizio vorrei chiarireche l’attuale situazione dellepersone nelle questioni con-cernenti la loro dignità attual-mente non figura nella miapresentazione. Il fatto è che ionon sono un esperto – né uncompetente – in materia dimalattie mentali. Sono venutoqui semplicemente come unoche ha conosciuto e ha aiutatoqualche persona che vive conuna malattia mentale. Alloraoggi cosa spero di poter porta-re come contributo? Primo,desidero proporre una prospet-tiva teologica che io credo vi-vamente sostenga la dignitàdelle persone che vivono conle malattie mentali. Seconda-riamente, desidero considerarela questione nel contesto eticoe suggerire una fondazioneche possa assicurare che la di-gnità di queste persone sia ri-spettata.

Ho intitolato la mia presen-tazione: “Va nella tua casa,dai tuoi, annunzia loro ciò cheil Signore ti ha fatto e la mise-ricordia che ti ha usato”. Nonsorprendentemente, inizieròcon la persona di Gesù e conun incidente del suo ministerodi guarigione (Vedere Mc 5,1-20).

Ognuno merita un nome,non è vero? Dopo tutto, Diochiama ciascuno con un nome.Essere conosciuto solo da unacondizione – quella demonia-ca – sembra ingiusto. Così, perla salvezza della sua memoriain questo giorno, diamogli ladignità di un nome: chiama-molo Giosué.

La dignità giace nel cuoredel perché ci siamo radunati inAdelaide in questi pochi gior-ni. La parola “dignità” ha lasua radice nella parola latinadignus che significa degno,

che dà valore, rispetto, onoreal suo destinatario. Anche se laparola “dignità” può essereusata riguardo a cose (la di-gnità del lavoro), tali usi sonoper analogia. Il primario usodella dignità è riguardo allepersone. Il legame tra personae dignità è così forte che rico-nosciamo che le persone han-no un diritto alla dignità – unapersona è meritevole di valore,rispetto, onore. Così, aver avu-to lo status di persona è esseredebitore di alcune cose, una diqueste è la dignità. Cosa acca-de allora, a qualcuno il cui sta-to come persona è negato omesso in discussione in qual-che modo? Cessa di godere deldiritto alla dignità? Questequestioni sollevano un più im-portante e critico quesito: Chiè la persona?

“Persona” è una delle parolepiù “naturalmente” complessenel nostro vocabolario. Il suoreale significato come parolanon può essere separato dallesue origini nelle antiche con-troversie filosofiche e teologi-che che circondano lo status diGesù Cristo. Ciò che emerseda questi dibattiti fu una paro-la che nello stesso tempo mo-tivò ed espresse la natura dellenostre vite umane. Negli ulti-mi cento anni, tuttavia, c’è sta-ta una sistematica liberazionedella “persona” dai suoi “ap-poggi” religiosi e metafisici.Oggi molti filosofi e moralistiparlano della persona umanain termini di presa di coscien-za o della capacità di soggetti-vare rettamente i nostri pen-sieri, sensazioni ed esperienze.Piuttosto che vedere la “perso-na” come il principio della no-stra natura umana, essa è vistada molti come più simile a unaproprietà della nostra natura.

Come ci si può aspettare,questi filosofi competenticamminano su diverse vie.Dal punto di vista ateistico,

l’individualità è l’assolutoprincipio della vita umana: tunon puoi essere un essereumano senza essere una perso-na. Dal punto di vista non atei-stico, l’individualità è vistacome una proprietà misurabiledella nostra natura umana: èqualcosa di relativo in ogni in-dividuo (forse il più dramma-tico esempio di queste diffe-renti visioni del mondo puòessere visto negli attuali dibat-titi sullo stato degli embrioniumani e se essi abbiano o nogli stessi diritti degli altri esse-ri umani).

Molto di ciò che ho da direha la sua origine e la sua spie-gazione nella comprensionedella persona. È importante,poi, delineare brevementequesta posizione prima di fo-calizzare ciò che può portarealla nostra considerazione del-l’umana dignità dei malatimentali.

1. A immagine di Dio Egli li creò: una antropologiateologica1

Al centro della comprensio-ne cristiana della vita umanavi è una straordinaria afferma-zione dal Libro della Genesi:“Dio creò l’uomo a sua imma-gine; a immagine di Dio locreò; maschio e femmina licreò” (Gen 1,27). Mentre vi èqualcosa di Dio in ogni cosache esiste, il Creatore scelse diinvestire la creazione umanacon l’immagine propria diDio. Nella tradizione cattolicaquesta credenza è conosciutacome la dottrina dell’ imagoDei: essendo fatti a immaginedi un Dio personale, ci dà l’in-dividualità e perciò la dignitàdi Dio stesso. Perciò, come hoindicato prima, la dignità èunita alla persona stessa. Nonsiamo mai solo un qualcosa

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

“Va nella tua casa, dai tuoi, annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato” (Mc 5,19): questioni dell’umana dignità

DISCORSO DI PADRE PETER COMENSOLI, 9 FEBBRAIO 2006

Page 21: DOLENTIUM HOMINUM

22

umano, siamo sempre costitui-ti come un qualcuno umano.

Questo determina un impor-tante corollario: l’“immaginedi Dio” che io sono non è attri-buita solo al mio intelletto oalla mia coscienza. Piuttostoogni aspetto di me è creato aimmagine di Dio – tutto di meè investito della dignità stessadi Dio, incluso il mio corpo.Questo “tutto di me” è signifi-cativo: dice che tutti gli esseriumani sono sia interamentesia sempre creati a immaginedi Dio. Interamente, perchénon c’è alcuna parte di me chenon sia impregnata della di-gnità dell’immagine personaledi Dio; e sempre, perché nonc’è un periodo nella mia stori-ca realtà in cui io non sia im-pregnato della stessa dignità.

Ritornando alla nostra lettu-ra della scrittura, ci viene dettoche quando Gesù incontrò laprima volta Giosué, questi vi-veva fra le tombe, urlandogiorno e notte, mutilandosi. Ilsuo tormento mentale lo avevalasciato disorientato e confu-so. C’era solo una cosa dellaquale egli era certo: il doloreche egli sperimentava quandosi feriva. Era mutilando sestesso che Giosué individuavase stesso. Questo dolore è rea-le: io sono reale.

La dottrina dell’imago Deinon solo ci dice che gli esseriumani sono persone a immagi-ne di Dio, ma anche il tipo dipersone che siamo. Il Dio del-la fede cristiana è un Dio trino:tre persone – Padre, Figlio,Spirito Santo – in un solo es-sere. C’è qualcosa di essen-zialmente relazionale sulla na-tura di Dio. Ed è di questa re-lazionalità che è impregnata lanatura umana. Come Dio, ognipersona umana è sia unica-mente se stessa sia fatta per glialtri. Noi siamo ognuno ununico soggetto, con il suo sen-so concomitante di autonomiapersonale; tuttavia, questasoggettività è costituita solonella e attraverso la relazionecon gli altri. Noi, come Diosulla cui immagine siamo fatti,siamo degli esseri relazionali.

Perciò riconosciamo ognu-no con una natura umana co-me “uno di noi”. Questo “unodi noi” non può ammettere deigradi; non è qualcosa che èprima quantificabile e poi

comparabile tra persone. Lamisura di me come personanon è relativa a qualcun’altro:io sono assolutamente unapersona umana, o non sono as-solutamente umano. Di conse-guenza, quando lo status diqualcuno come persona è rela-tivizzato, la sua dignità è mi-nata.

Focalizzandoci ancora suGiosué: quando Gesù lo avvi-cina – tra le tombe e in tutta lasua violenza e tormento – lo facon quel senso di essere lui“uno di noi”, una persona: “Iosono come Giosué e Giosué ècome me”. Gli abitanti del vil-laggio sembra avessero smessodi vedere Giosué come unapersona. Avevano cessato dipensare a lui come “uno dinoi” perché egli non poteva piùvivere tra di loro, essere un se-gno di relazionalità tra di loro?E che dire di Giosué stesso?Aveva anche egli finito di ve-dersi come una persona, inca-pace come era di dire a Gesù ilsuo nome, un segno del suo séintegrale?

2. … ed essendo fatto in forma umana: implicazioni morali

Se è vero che Dio creò cia-scuno di noi come persona asua immagine, allora è anchevero che Dio stesso è in ogniessere umano. Come disse Pa-pa Giovanni Paolo: “QuandoDio volge il suo sguardo sul-l’uomo, la prima cosa che ve-de e ama in lui è… la sua im-magine”2. Questa credenza po-se, per me, una domanda piut-tosto profonda nel contestodella nostra riunione. Che cosaDio sperimenta di se stessonella vita di qualcuno con unamalattia mentale? Qualeaspetto della propria pienezzaè riflesso nella vita di una per-sona mentalmente malata?

Nella storia di Giosué, sonocolpito dal modo in cui Gesù elui interagiscono. InizialmenteGesù sembra avvicinarsi aGiosué come se lui fosse statoattaccato da un parassita:“Vieni fuori da lui spirito im-mondo”. E poi abbiamo l’im-magine di Giosué che siedecalmo con Gesù “vestito e contutto il suo senno”, reintegratonel suo sé precedente alla ma-

lattia. Chiaramente Giosué fuprofondamente grato per lasua guarigione, voleva starecon questo uomo che gli avevarestituito la vita. Ma poi segueuna svolta inaspettata: Gesùdice no, e lo incarica: Va’ a ca-sa da tuoi e di loro che cosaDio ha fatto per te”.

Gesù guarì Giosué perché sisentì addolorato per questouomo danneggiato, spezzato,confuso? Che scopo ebbe ot-tenere la guarigione? Nel ri-spondere a queste domande,cerchiamo di non cadere nellatrappola di interpretare l’azio-ne di guarigione di Gesù comedelle “prove” della sua divi-nità o come dei “favori spe-ciali” concessi a pochi. Piutto-sto il ministero di guarigionedi Gesù fu un segno della pre-senza di Dio tra il popolo diDio: qui, in queste azioni, ilregno di Dio è rivelato e lepersone sono rinnovate a im-magine di Dio3.

Ciò che fece Gesù non fu ri-parare ciò che era spezzato inGiosuè, ma restituirlo alla suadignità come persona fatta aimmagine di Dio. Gesù nonguarì Giosué per pietà; egli lofece come un atto di giustiziarestitutiva. Questo atto restitu-tivo di Gesù illustra la formaintegrale e relazionale dell’in-dividualità sulla quale stiamoriflettendo: Giosué non avreb-be potuto essere completa-mente restituito a se stesso (il“tutto di me”) senza essere an-che restituito al suo posto nellacomunità (l’“uno di noi”). Egliera stato strappato – figurati-vamente e letteralmente – dal-la sua dignità, ma non avevamai smesso di essere una per-sona. Poiché Gesù riconoscequesto, egli è capace di vederese stesso in Giosué. Papa Be-nedetto, quando era Cardinale,espresse questo magnifica-mente quando disse che Gesùvide in questo uomo l’interosplendore della creazioneumana che era stata esterna-mente offuscata dalla soffe-renza della sua malattia4. L’in-giustizia verso l’uomo avevabisogno di essere indirizzata,non la natura dell’uomo.

Con queste osservazioni inmente, desidero ora suggerireuna risposa alla questione cheho posto precedentemente:quale aspetto della particolare

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 22: DOLENTIUM HOMINUM

23

integrità di Dio è riflessa nellavita di una persona malatamentalmente? Si dice che se tudevi dare a qualcuno un corsorapido in cristianità, due dot-trine saranno sufficienti: ladottrina della Trinità (che cidice chi è Dio) e la dottrinadell’Incarnazione (che ci dicechi è Dio per noi). Come hoaccennato, le relazioni sonointrinseche nell’essere umanoe in questo noi riflettiamo lavita della Trinità. Questo ci di-ce qualcosa su come è la no-stra natura umana. L’Incarna-zione: che Dio divenne uno dinoi aggiunge, io credo, il mo-tivo perché noi siamo personea immagine di Dio. Dio desi-derò ardentemente sperimen-

tare la struttura della creazioneumana, cosicché essa potessecondividere la struttura di Dio.Ci porta da un modo di esserea un modo di agire: nei termi-ni della filosofia morale, daciò che è a ciò che dovrebbeessere.

La dottrina dell’Incarnazio-ne proclama che, in Gesù Cri-sto, Dio assunse la nostra na-tura umana senza cessare diessere la seconda persona del-la Trinità. Ma è il motivo die-tro questa iniziativa divina cheè di particolare importanza peril nostro argomento di oggi.Gesù stesso disse: “Dio infattiha tanto amato il mondo dadare il suo Figlio unigenito”(Gv 3,16) La natura umana diGesù è costituita appunto daun atto specifico del divinoamore. Dio dà se stesso allavita umana per poter essere incomunione con noi, come unodi noi. Nelle parole di S. Pao-lo: “(Gesù Cristo) il quale, pur

essendo di natura divina nonconsiderò un tesoro geloso lasua uguaglianza con Dio; maspogliò se stesso, assumendola condizione di servo e dive-nendo simile agli uomini” (Fil2,6-7). Nella nostra fede cri-stiana questo atto divino dispogliamento di sé è comple-tamente ricambiato nello spo-gliamento umano di Gesù sul-la croce.

È il Crocifisso che la defini-tiva icona umana dell’immagi-ne divina. Questo uomo nelmezzo della sua sofferenza ri-mane fedele a se stesso – che ècompletamente umano – in unatto di amore sacrificale.

“…come molti si stupironodi lui – tanto era sfigurato peressere d’uomo il suo aspetto”.“Disprezzato e reietto dagliuomini, uomo dei dolori cheben conosce il patire, comeuno davanti al quale ci si co-pre la faccia, era disprezzato enon ne avevamo alcuna stima”(Is 52,14; 53,3): queste paroledel Profeta Isaia sono riferitealla persona di Gesù. Un corpodisprezzato, lacerato, spezzato– svuotato come un atto di as-soluta donazione di sé – rivelail cuore di ciò che significa es-sere completamente una per-sona umana.

In modo analogo, le paroledi Isaia possono essere appli-cate a delle persone che vivo-no con una malattia mentale.Siamo sfidati a riconoscere inloro il Cristo spezzato e accor-dare loro la dignità e la rive-renza che noi vorremmo darea Cristo stesso. Se qualcosadeve essere la “misura” dellavera individualità, è la comu-nione creata nell’atto recipro-co di amore tra persone. Tutti– ogni persona ‘fatta ad imma-gine di Dio – possono parteci-pare a questa comunione, nonimporta quanto offuscati ester-namente possano essere.

In un documento sulla salutementale pubblicato nel 1997, ilCardinale Ratzinger rese benequesta verità: “Il nostro valoreagli occhi di Dio non dipendedall’intelligenza, dalla stabilitàdel carattere o… dalla salute. Ilnostro valore agli occhi di Diodipende solamente dalla sceltache abbiamo fatto per amare ilpiù possibile”5.

L’espressione “il più possi-bile” è particolarmente signifi-

cativa quando consideriamo lamalattia mentale in cui il mi-stero della sofferenza è cosìpotente e il bisogno di amorecosì acuto. Che cosa speri-menta Dio di se stesso nellasofferenza della malattia men-tale? Dio sperimenta la suascelta di essere in comunionecon se stesso. La dignità ap-partiene alle persone e questesono fatte per essere con Dioin una comunione di vita e diamore.

3. Non tolleranza, ma dono:un contesto possibile

Perciò a fondo abbiamoesplorato una comprensioneteologica che cerca di identifi-care la dignità integrale allanostra natura come persone.Sono conscio, tuttavia, chequesta non è la sola via perstabilire una serie di diritti chericonoscono la dignità dovutaa tutte le persone, incluse – especialmente nel contestoodierno – quelle con malattiementali. Siamo qui a condivi-dere un comune impegno adassicurare che i diritti dei ma-lati mentali siano accettati eonorati nella società, tuttaviaquesto impegno comprendeuna responsabilità aggiuntiva.Dobbiamo essere certi chequesti diritti si basino su solidefondamenta: i pilastri hannobisogno di basi e le basi deter-minano ampiamente il pesomorale che i pilastri possonosopportare.

Nello scorso anno Sidneyha sperimentato un weekenddi tumulti. Per coloro di voiche non sono di questa partedel mondo, non fu niente di si-mile all’esperienza di Parigi.Tuttavia fu un brutto affare,scoppiato per problemi razzia-li e alimentato dall’alcool e daltestosterone. Allora e perfinodopo, ci sono stati persistentirichiami a una più grande tol-leranza tra i gruppi delle varieculture nella nostra società.

Quasi contemporaneamenteai tumulti di Sidney la Poliziadel New South Wales ha por-tato alla pubblica attenzione ilsuo accresciuto intervento nel-le situazioni che coinvolgonole persone con malattie menta-li. Dalla sua prospettiva la po-lizia era stata manovrata in

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 23: DOLENTIUM HOMINUM

24

modo inadatto sul fronte del-l’azione della salute mentalespecialmente in situazioni dicrisi acute. Anche essa facevaappello per una maggiore tol-leranza e per un approccio me-no istituzionale alla malattiamentale.

La tolleranza ha un postoparticolarmente forte nella cul-tura australiana. È sia una pa-rola sia un’idea che ha fatto lasua strada nella nostra psichenazionale. Siamo orgogliosi diessere una società tollerante,pronta ad accogliere e abbrac-ciare persone di tutte le nazionie tradizioni. Noi etichettiamoun comportamento intollerantecome “non-Australiano”. Latolleranza è anche una parolache si è fatta strada nel cattoli-cesimo australiano, special-mente nell’educazione, comeuno strumento chiave di inter-pretazione dell’insegnamentodella giustizia sociale dellaChiesa.

Tuttavia, io trovo, parlandodell’intolleranza, qualcosa diallarmante perché per defini-zione essa non chiede molto anoi. La tolleranza non richiedealcun reale incontro di persone.Dice semplicemente: mi offriròa voi facendo le vostre cose, fi-no a che ciò non interferiscacon me con il fare le mie cose.Eppure vi stiamo presentandoquesto come un ideale per cuiimpegnarsi! Nella sua accezio-ne australiana, la tolleranza èun’idea profondamente utilita-rista, e per questa sola ragionedovremmo procedere con cau-tela.

La tolleranza parla di unacultura contraria a essere coin-volta nelle altre vite, nata forseda un desiderio di dominare.Ci viene insegnato a salire lascala sociale della vita non ascenderla: a essere in competi-zione, non a servizio. In un ta-le ambiente l’intolleranza puòfacilmente emergere in noiperché non siamo preparati adammettere la nostra interiorefragilità.

Il promotore dell’Arche,Jean Vanier, che ha vissutomolto tempo della sua vita inuna comunità con persone ma-late mentalmente e fisicamen-te, recentemente ha scritto:

“Il mistero del debole e delmalato è quello che suscitanon solo la profonda sorgente

di amore e tenerezza in noi maanche la durezza e l’oscurità”6.

Io trovo che le parole di JeanVanier si confrontano e sonovere – forse lo trovate anchevoi. Può emergere in me unaprofonda angoscia interiorequando sono di fronte alla vitae alle azioni di una personache soffre di una malattia men-tale. Una paura fuori luogo espontanea può scaturire in mecome un veleno: non voglioessere intrappolato nelle lottedi questa persona le cui viesembrano a me strane. Sma-schera la mia vulnerabilità e

insicurezza e allo stesso tempola mia violenza interiore.

Jean Vanier chiarisce il suopunto di vista:

“Gesù ci chiama non soload accogliere il debole e il ri-fiutato… ma anche il debole ela persona malata che è dentrodi noi”.

Non siamo diversi dai Gio-sué di questo mondo: siamosemplicemente migliori nelcontrollare le nostre fragilità.Vanier ci ricorda che soccorre-re il “forestiero” (“ero fore-stiero e mi avete ospitato” –Mt 25,35) è soccorrere noi co-me immagine di Dio.

Tuttavia, niente di tutto que-sto può essere raggiunto in unregime di tolleranza. Con latolleranza la mia oscurità vaincontestata quando io sempli-cemente permetto al forestierodi scivolare nel suo mondo. Latolleranza non indirizza innessuna via significativa il de-siderio distorto di dominare.Infatti, la tolleranza relega ladignità umana a una utilità.L’apparenza e il risultato di-ventano eminenti e le strutture

esterne sostituiscono l’impe-gno delle persone alle persone.Forse questo è perché c’è unatendenza in Australia a ritor-nare ai modi istituzionali diazione nell’indirizzare la salu-te mentale delle persone. Ov-viamente la tolleranza non puòfornire le basi su cui costruireuna società che sostenga la di-gnità di tutte le persone. Infat-ti, io credo che viaggiamo suquesta strada a nostro danno.

Dove poi possiamo trovareuna struttura più sicura sullaquale costruire un comune im-pegno all’umana dignità delle

persone malate? Questo miporta al punto finale della miapresentazione di oggi.

In tempi recenti, il concettodi “dono” è diventato discuti-bilmente la chiave interpretati-va dell’insegnamento moraledella Chiesa, con il dono di sédi Dio come un paradigmadella vita morale.

Per esempio, nella sua enci-clica del 1993, Veritatis splen-dor, Papa Giovanni Paolo IIparla dell’amore come delprincipio e della fonte dellavita morale, un amore che èpienamente testimoniato “do-no sacrificale della vita di Ge-sù sulla Croce”: un amore cheè un dono “fino alla fine” (VS§20).

Il teologo morale BrianJohnstone ha fornito un utileanalisi del “dono” che vorreibrevemente descrivere7. Unacosa è un dono solo se può es-sere sia dato che ricevuto. Pre-suppone la possibilità di unarelazione tra il datore e il rice-vitore – in altre parole, un sen-so di sé nella relazione con unaltro. Inoltre, il vero atto del

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 24: DOLENTIUM HOMINUM

25

donare insegna al ricevitore adare a sua volta. Il vero attodel donare rende capaci gli al-tri di diventare ricevitori e aloro volta donatori e in questomodo le persone diventanopienamente se stesse in quelsenso duale di “tutto di me” e“uno di noi”.

Ma non è solo l’atto del daree ricevere che è importantequi: il dono stesso ha un signi-ficato morale. Una cosa puòsolo essere veramente un donose può essere dato liberamentee ricevuto liberamente. Nontutti i modi di interazioneumana, non tutte le cose scam-biate rispettano questa libertàfondamentale. Ci sono alcunecose che il donatore non è li-bero di dare. Allo stesso modonon tutti i “doni” proteggonola libertà del destinatario. Perle strutture morali della giusti-zia è necessario assicurarsiche il dono, donatore e desti-natario siano tutti in una coe-rente relazione giusta l’unocon l’altro.

Come la tolleranza, donare èveramente centrato sull’altro.Il donare dice: “Tu sei impor-tante per me e in qualche modoio sono creato nel mio dare a tee tu nel ricevere ciò che io docome un dono”. Io veramentedivento ciò che do – io do co-me un atto di me stesso e inquesto darti, sono anche creato.Io noto qui particolarmente ildare e il ricevere della tuarealtà corporea8. I nostri corpinon sono dei procedimenti dicui disporre, ma dei doni com-presi nel puro atto del dare edel ricevere – e a volte tuttoquello che dobbiamo dare o ri-cevere è il nostro corpo. Talerealtà risiede nel cuore dell’Eu-caristia: “Questo è il mio corpodato per voi… Fate questo inmemoria di me”.

Io credo che questa com-prensione del “dono” offra unasolida base sulla quale costrui-re una struttura morale capacedi sostenere fortemente la di-gnità di ciascuna persona. Conla tolleranza non c’è realmentenessun scambio di doni trapersone: preclude la possibilitàdi comunione tra persone. Tut-tavia, coinvolgendo le struttureinterne del “dono” la comunio-ne può essere conseguita. Nonposso pensare migliore imma-gine da prendere come esem-

pio dello straordinario intuitodi S. Paolo che noi tutti siamoparte di un unico corpo: “Orainvece, Dio ha disposto lemembra in modo distinto nelcorpo come egli ha voluto…Anzi quelle membra del corpoche sembrano più deboli sonopiù necessarie; e quelle partidel corpo che riteniamo menoonorevoli le circondiamo dimaggiore rispetto e quelle in-decorose sono trattate conmaggiore decenza, mentrequelle decenti non ne hannobisogno. Ma Dio ha compostoil corpo, conferendo maggioronore a ciò che ne mancava,perché non vi fosse disunionenel corpo, ma anzi le variemembra avessero cura le unadelle altre” (1 Cor 12,18-25).

Chi pensava Paolo che fos-sero le parti più deboli, le me-no onorevoli e quelle indeco-rose? Forse possiamo vederequi coloro che soffrono di ma-lattie mentali: così spesso essisono nascosti, alienati, isolati.A questi Paolo dice: voi sieteindispensabili, voi siete gran-demente onorati; voi siete ildono necessario a ognuno dinoi se dobbiamo completarci.E quando voi soffrite, anchenoi soffriamo.

La presenza della malattiamentale nella vita umana puòsembrare un paradosso. Que-ste persone, che noi a voltefacciamo fatica a riconoscerecome “una di noi”, ci obbliga-no a guardare più profonda-mente nelle nostre vite. Checosa c’è nel cuore dell’essereuna persona umana? Quale di-gnità deve essere sostenuta?Forse le risposte a queste do-mande verranno solo quando,come Dio, i sani mentalmentevedranno se stessi nel malatomentale e giungeranno adamare il dono che ricevono.

Mentre stavo preparandoquesto discorso, ho provato aricordarmi di coloro ai qualidesideravo rivolgermi. Voi sa-rete sorpresi di apprendere chevoi non siete la totalità del miopubblico designato. Le ideeche io ho presentato non sonointeramente nuove ai profes-sionisti sanitari che sono inprima linea nell’assistenza aimalati mentali. Né dovrebberoessere nuove a quella partico-lare gerarchia ecclesiale cheha la responsabilità di vivere il

Vangelo del povero, del mala-to e dei piccoli della società. Esono sicuro che buona parte diquello che ho detto è molto fa-miliare a quelli di voi che o vi-vono con una malattia mentaleo condividono la vita di unapersona con una malattia men-tale.

Spero che, attraverso voi, iopossa mettermi in contatto conun pubblico più ampio, fatto dipersone che nella loro vita diogni giorno sono in contattocon individui e famiglie chevivono con malattie mentali elottano per conoscere che cosafare e come rispondere. Forsec’è qualcosa in ciò che ho det-to che potrebbe essere utile aqueste persone: forse qualcosasull’essere una persona umana– il tutto di me e l’uno di noi;o forse qualcosa della com-prensione di un dono; o me-glio ancora, la storia dell’in-contro tra Giosué e Gesù. Vor-rei essere così audace di invi-tarvi a divenire inviati, mes-saggeri di speranza: “Va’ nellatua casa, dai tuoi, annunzia lo-ro ciò che il Signore ti ha fattoe la misericordia che ti ha usa-to” (Mc 5,19).

P. PETER COMENSOLICancelliere, Diocesi di Wollongong

Australia

Note1 Per una esauriente presentazione

della posizione adottata dallo scritto siveda: GLEESON G.P., Being Human: AReflection Paper Commissioned by theAustralian Catholic Bishops ConferenceCommittee for Doctrine and Morals(Canberra: ACBC, 2004), e Internatio-nal Theological Commission, Commu-nion and Stewardship: Human PersonsCreated in the Image of God, 2004found at: http://www.vatican.va /ro-man_curia/congregations/cfaith/cti_in-dex.htm

2 GIOVANNI PAOLO II, The Mentally IllAre also Made in God’s Image, in Do-lentium Hominum, 1997 (34); 1: 8.

3 WRIGHT N.T., Jesus and the Victoryof God, London: SPCK, 1996, p. 194.

4 JOSEPH CARD. RATZINGER, The like-ness of God in the Human Being, in Do-lentium Hominum, 1997 (34); 1: 18.

5 Ibid., p. 19.6 VANIER J., Befriending the Stranger

London: Darton, Longman e Todd,2005, p.64.

7 JOHNSTONE B.V., The Gift: Derida,Marion and Moral Theology, StudiaMoralia, 2004 (42); 2, and Intrinsic EvilActs, Studia Moralia, 2005 (43); 2.

8 RADCLIFFE T., How do Discoverwhat ve Believe, The Tablet (28 January2006), p. 12.

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 25: DOLENTIUM HOMINUM

26

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Siamo tutti venuti a questoimportante evento internazio-nale per affermare la dignitàumana di ogni persona; uneguale dignità umana data aogni persona, fatta a immaginedi Dio.

Siamo venuti anche per rico-noscere che la natura umana èfragile e limitata e che ha biso-gno dell’amore e della grazia diDio. Noi vediamo un mondomalato e molto sofferente. Cisforziamo come discepoli diCristo di aiutare a stabilire ilSuo Regno, un Regno di guari-gione, un Regno che cerca lagiustizia e la dignità per tuttal’umanità.

La fragilità della condizioneumana vista nelle malattiementali ha molte forme, alcunelievi e altre molto acute e moltodebilitanti. Sua Santità PapaBenedetto XVI dice nel suomessaggio per la GiornataMondiale del Malato che lamalattia mentale nel mondo è“una reale e autentica emergen-za socio sanitaria”.

La chiave per superare que-sta emergenza è affrontare gliatteggiamenti negativi per lamalattia mentale e provvedereappropriati servizi strategiciper le persone che soffrono dimalattie mentali.

Sappiamo che l’onere glo-bale dei disordini mentali èsconcertante. I disordini neu-ropsichiatrici incidono sul 31% della invalidità nel mondo –e influenzano le nazioni ricchee povere e similmente gli indi-vidui.

Come Sua Eminenza, il Car-dinal Lozano Barragán ci hainformato, quando ci siamo ra-dunati oggi qui, ci sono alme-no 450 milioni di persone chesono coinvolte in disordinimentali o neurologici nel mon-do. 121 milioni di persone sof-frono di depressione, 24 milio-ni di schizofrenia e 50 milionidi epilessia. Ogni anno873.000 persone commettonosuicidio e tra i 10 e i 20 milionilo tentano.

Per il nostro continenteOceania, questo rappresenta 7

milioni di persone che soffronodi uno o più disturbi mentali oneurologici (WHO: WorldHealth Report, 2002).

Nel 1959, quasi 50 anni fa,l’Organizzazione Mondiale perla Salute avvertì che “gli sforziper curare le malattie mentalicome anche per le altre personemalate che possono essere gua-rite probabilmente rimarrannoinfruttuosi fino a che la paurairrazionale della ‘pazzia’ nonsia stata vinta”. Chiaramente,abbiamo ancora una lunga stra-da davanti a noi. In Australia,malgrado la nostra ricchezzaeconomica e tecnologica, mal-grado la nostra aura di raffina-tezza, la discriminazione asso-ciata alle malattie mentali nonse n’è mai andata. Sembra soloscomparire per un po’, per poiriapparire quasi insidiosamentequando le circostanze e l’op-portunità lo permettono. E, tri-stemente, il contesto attuale si-gnifica che dobbiamo lavorareanche più duramente per cam-biare questi atteggiamenti. Ladocumentazione storica di que-sta prima parte di XXI secoloin Australia si può ben definirecome un periodo in cui la pauraha sfidato la coesione, la com-passione e il buon senso di unpaese costruito sui principi diun “procedere onestamente”.

Su una nota più positiva, ladocumentazione è anche atten-dibile nel mostrare che quasiironicamente molti dei nostripaesi vicini, Papua Nuova Gui-nea, Fiji, raccoglieranno enor-mi benefici dal non essere ingrado di avere unità psichiatri-che come sostegno principaledei loro sistemi di salute men-tale. Nel mondo, e a causa delbisogno, i paesi in via di svi-luppo hanno riconosciuto che iprovvedimenti per le cure sani-tarie mentali devono essereunificati, al centro locale sani-tario, al dispensario, o a livellodel presidio sanitario del vil-laggio. E la figura chiave inuna tale impresa rischiosa èprincipalmente il lavoratore sa-nitario (un’infermiera di comu-nità o un simile professionista

sanitario) che lavora nelle esi-stenti strutture comunitarie lo-cali e le risorse come gli inse-gnanti e i volontari scolastici.Capisco, per esempio, che nelleFiji si è investito molto nell’e-ducazione e che l’alto livello dipartecipazione della comunitàè accreditato come il più im-portante fattore singolo chespiega i progressi delle Fiji nel-lo sviluppo dell’educazione sa-nitaria.

La maggioranza delle perso-ne con disturbi mentali nell’O-ceania è ancora inserita nellacomunità e questo si risolve inuna più ampia accettazione epermette un coinvolgimentocomunitario nelle cure sanitariementali. Questo favorisce unaforte associazione tra i profes-sionisti e le famiglie, diversada qualsiasi cosa che noi vedia-mo nel mondo sviluppato. Re-centemente, il 12 Gennaio diquesto anno, Sua Santità Bene-detto XVI ha fatto una partico-lare menzione delle malattiementali a un pubblico di ammi-nistratori civili e li ha richiama-ti a “non lasciare senza un ade-guato aiuto le famiglie chespesso si trovano a fronteggiaresituazioni difficili”.

È anche chiaro che i paesi invia di sviluppo stanno ricono-scendo l’importanza di incor-porare le cure tradizionali neiloro sistemi. Questo crea l’es-senziale ponte culturale sulquale noi stiamo ancora dibat-tendo in Australia per com-prenderlo e incorporarlo neiservizi sanitari mentali per lenostre comunità indigene.

Questo è il materiale dei mo-derni piani nazionali e delle in-tuizioni in Australia che noi orariconosciamo come la “praticamigliore”, ma che stiamo anco-ra tentando di attuare. È vitaleche noi riconosciamo questaintegrazione come una immen-sa forza che ci sarà di utilità peril futuro.

D’altro canto, è importanteche riconosciamo che la po-vertà sociale e psicologica stacrescendo in tutto il mondo.Nei paesi sviluppati questo è

In quale direzione da qui?

DISCORSO DI MONS. DAVID CAPPO, 9 FEBBRAIO 2006

Page 26: DOLENTIUM HOMINUM

27

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

visto come un effetto direttodel cambiamento sociale. Neipaesi in via di sviluppo, vi èuna evidenza crescente che ipiù alti livelli di povertà posso-no essere collegati ai progettidi sviluppo pianificati che im-portano cambiamenti economi-ci e tecnologici senza tenerconto dell’impatto sociale edell’effetto sulla psiche nazio-nale. È importante che tutti noiriconosciamo il potenziale pe-ricolo e le opportunità per ipaesi in via di sviluppo di evi-tare le “trappole” del mondosviluppato.

Vorrei tornare ora a parlaredelle sfide che inevitabilmentenoi tutti affrontiamo riguardoa sistemi di politica efficace ealla progettazione dello svi-luppo dei servizi nella salutementale. In quale direzione daqui? Io vorrei focalizzarmi inparticolare sulla costruzione diuna “inclusione sociale” che sista usando qui nel Sud del-l’Australia e in altre parti delmondo.

La costruzione di una “inclu-sione sociale” inizia con il rico-noscimento che i problemi co-me la salute degli indigenti, isenza tetto, gli indici dei crimi-ni e la povertà sono collegatinelle loro cause. Perciò le ri-sposte e le soluzioni a questecause devono essere concate-nate e focalizzate su chiari ri-sultati.

In una struttura di “inclusio-ne sociale”, ci sono tre proble-mi chiave che hanno bisognodi essere indirizzati.

In primo luogo, il grado incui la salute mentale è separata,

spesso esclusa, dai principaliprogrammi di riforma per la sa-lute fisica. C’è una compren-sione crescente della stretta in-terrelazione tra la salute menta-le e la salute fisica. Studi in Au-stralia hanno mostrato che po-co meno della metà di coloroche soffrono di disturbi mentalihanno disturbi fisici cronici.Molte persone con disturbi af-fettivi non diagnosticati pre-sentano sintomi psicosomatici.Il giudizio che la salute menta-le è trattata come una malattiaacuta potrebbe separare quellepersone dalla significativa cor-rente principale di pensiero sul-le riforme del sistema per ma-lattie croniche che sono ora lostadio centrale nei paesi svilup-pati.

Secondariamente, abbiamobisogno di focalizzarci sui ser-vizi per bambini e i giovani e ilgrado in cui questi sono ancoraseparati dagli sviluppi nelle cu-re generali, particolarmente neiprimi anni di vita. Il problemadei bambini che vivono con ge-nitori con malattie mentali stasolo ora iniziando a entrare nel-l’agenda politica in Australia.In tutta l’Australia e in altripaesi molti giovani sono ilprincipale sostegno di un geni-tore con malattie mentali o fisi-che. Questo è ampiamente mi-sconosciuto dalla nostra politi-ca e dai nostri servizi e signifi-ca che molte famiglie vivonoin grande tensione e hanno unaquantità inadeguata di servizisociali.

Terzo: c’è un’evidenza chela gente con malattie mentaliserie probabilmente ha la peg-giore conseguenza sociale. Per-fino per persone con problemicomuni di salute mentale c’èun reale rischio di esclusionesociale, di allontanamento euna mancanza di legami con lacomunità. Dobbiamo non solomigliorare l’accesso alle strut-ture e ai servizi di sostegno, maanche accertare se i pazienticon malattie mentali hanno ser-vizi efficaci attraverso le strut-ture esistenti e i programmi diassistenza sociale. Capisco chemolti professionisti nel sistemadella salute mentale spesso ab-biano poche aspettative suquello che le persone con pro-blemi di salute mentale posso-no conseguire sia per quanto ri-guarda un impiego o nel contri-

buto alla società e questo pro-babilmente è riflesso nella ge-stione e nella pianificazione delloro caso.

Le parole di Papa GiovanniPaolo II sulla dignità del lavoromi risuonano nelle orecchiementre io rifletto su questo pro-blema. Nella sua enciclica La-borem Exercens (1981) il SantoPadre disse:

“Il Lavoro è una buona cosaper l’uomo – una buona cosaper la sua umanità – perché at-traverso il lavoro l’uomo nonsolo trasforma la natura, adat-tandola alle sue necessità, maanche ottiene un appagamentocome essere umano e davvero,in un senso diventa ‘più di unessere umano’”.

Credo che la mancanza diuna attività significativa nellevite di molte persone con ma-lattie mentali e il fatto che mol-ti trascorrano la maggior partedel loro tempo soli rappresen-tano una delle più profonde einaccettabili esclusioni sociali.È una questione alla quale in-sieme dobbiamo rivolgere ilnostro impegno.

Sostenere questi tre temichiave comporta una serie disforzi che sono fastidiosamentecomuni per le giurisdizioni Au-straliane e certamente interna-zionali. Nel suo discorso, ilProfessor Ian Hickie ci ha datouna preziosa visione dall’inter-no del sistema sanitario menta-le in Australia.

Indubbiamente, nell’allonta-narci da una forma di istituzio-nalizzazione per persone conmalattie mentali, si creano nuo-ve istituzioni. Ci sono le nostreprigioni e centri di carcerazio-ne preventiva, i nostri ricoveriper i senzatetto, i nostri ostelli epensioni. Il movimento di per-sone malate mentalmente nelnostro sistema delle carceri èallarmante e ha bisogno digrande attenzione.

Inoltre, una delle più impor-tanti battaglie che affrontiamocon le malattie mentali è assi-curarsi che la gente abbia unamigliore comprensione dellescelte per le cure, particolar-mente per la depressione. Lesoluzioni sono basate su unasolida evidenza scientifica esono ora disponibili perchésappiamo più cose sul funzio-namento del cervello e sul suocomportamento.

Page 27: DOLENTIUM HOMINUM

28

Il lavoro dell’organizzazioneBeyondblue e dell’ispiratoreguida On. Jeff Kennett, prece-dente premier di Victoria, nonpuò non essere riconosciuto inquesto contesto. È stato mera-viglioso sentire parlare GaryMacDonald sul lavoro dell’or-ganizzazione e sulle sue espe-rienze con la depressione.

E abbiamo bisogno di ri-spondere alla demoralizzazio-ne che affligge la forza-lavoronei nostri sistemi per il serviziodi salute mentale. Si estendeoltre i servizi individuali, le re-gioni o gli Stati, e crea un livel-lo di angoscia psicologica per ilpersonale che è continuamenteaccresciuto dall’incapacità aprovvedere servizi appropriatiefficaci e sicuri per le personecon le quali sono profonda-mente coinvolti. Dobbiamocomprendere in Australia cheogni giorno in cui non prestia-mo attenzione ai fallimenti delsistema è un altro giorno dovenoi intacchiamo la capacità disopportazione e l’amor propriodelle persone coinvolte che la-vorano duramente e che lottanoper mantenere efficiente un si-stema antiquato.

Come ci ricorda Anne Deve-son nella sua presentazioneodierna e con il suo lavoro suciò che rende capaci alcuni in-dividui e alcune comunità disovrastare le avversità e ancoratrovare speranza e significato,la capacità di reagire è data dal-l’aggregazione.

Noi affrontiamo probabil-mente la nostra più significati-va sfida nel riformare il nostrosistema di salute mentale, poi-ché vediamo il professionale“speranza e significato” chetiene legati i nostri professioni-sti al campo che hanno sceltoche si sgretola sempre più.

A questo riguardo devo rico-noscere quanto sia prezioso es-sere capaci di imparare dall’e-sperienze sul campo della no-stra vicina Nuova Zelanda, unpaese riconosciuto in tutto ilmondo per creare riforme periscritto e attuare quelle riformesul campo.

Chiaramente, i Governi delloStato e Federale hanno un im-portante ruolo di guida nella di-stribuzione dei servizi di salutementale e nella loro riforma.Devono anche riconoscere chele agenzie non governative

avranno un ruolo chiave nelprovvedere adeguatamente ser-vizi alle comunità per i soffe-renti di malattie mentali e a lo-ro volta hanno anche un ruolodi guida.

La Chiesa Cattolica comeleader internazionale in moltecause umanitarie ha anche unruolo di guida nella salute men-tale. Come il Cardinale Bar-ragán ha sottolineato, la Chiesaha già adempiuto il suo ruolo inmolte parti del mondo. E nelfare questo insiste su una com-prensione olistica della psichee nel profondo rispetto per ladignità umana delle personecon una malattia mentale.

Nel suo discorso sui disturbidella mente umana, l’alloraCardinale Joseph Ratzinger ciricordava che “uno dei nostricompiti come Cristiani per inostri fratelli e sorelle che sof-frono di malattie mentali è assi-curare che la loro umanità, laloro dignità e la loro vocazionecome creature ad immagine esomiglianza di Dio siano pie-namente riconosciute, rispetta-te e promosse”.

Considerando questo comenostro compito e basandolo su-gli orientamenti per interventipratici suggeriti dal CardinaleBarragán, io vorrei presentareuna sfida alla nostra salute Cat-tolica e alle rappresentanze disalute pubblica in Australia.

Abbiamo l’opportunità di fa-re la differenza attraverso i ser-vizi di assistenza pastorale chele nostre organizzazioni par-rocchiali forniscono alle perso-ne socialmente svantaggiate.

Abbiamo l’opportunità di as-sicurare che le persone con ma-lattie mentali siano assistitecon i nostri servizi di sanitàpubblici, assicurando il soste-gno per la riabilitazione. Peresempio, fornendo l’accesso allavoro attraverso i servizi per leassunzioni forniti dalle agenzieparrocchiali.

E abbiamo l’opportunità diintegrare molti dei nostri servi-zi di salute pubblica esistentiper fornire servizi olistici e ri-spettosi delle persone con ma-lattie mentali.

Cogliamo queste opportu-nità!

Comprendo il profondo im-pegno con cui l’amministrazio-ne e il personale portano avantiogni giorno il lavoro di soste-

gno e di assistenza per coloroche sono nel bisogno, partico-larmente nel contesto di un altolivello di domanda e con mezzilimitati.

Tuttavia, di fronte a questadomanda dobbiamo focalizzar-ci sulla dignità delle personeche sperimentano malattiementali e sulla reale e autenticaemergenza di salute sociale acui il Santo Padre si è riferito.

In conclusione, vorrei chevoi consideraste le aspirazionidi una giovane donna con unainvalidità psichiatrica che fuuna consulente americana sullemalattie mentali. Lei disse:

“Vorrei che la mia salute psi-chiatrica necessiti di far partedi tutti i miei bisogni di salute, imiei servizi psichiatrici fosseroforniti in ambienti sanitari na-turali e il linguaggio dell’inva-lidita psichiatrica fosse il lin-guaggio di ogni invalidità sani-taria. Quando sono isolata eignorata a causa della mia inva-lidità psichiatrica, quando sonoingiustamente emarginata e imiei diritti trascurati, questo èpregiudizio; questo è discrimi-nazione. Chiamandolo con unaparola usata solo per le malattiementali [“stigma”] permette al-le persone di separare ciò che èsbagliato dalle altre ingiustiziesociali”.

Questa Giornata Mondialedel Malato 2006 tenutasi qui adAdelaide ha la capacità di dareun chiaro messaggio pastoraleagli artefici delle politiche nel-l’area della salute mentale co-me anche per coloro che opera-no nei servizi. Tu devi essereonorato e sostenuto nel tuo la-voro. Tu non sei solo. Molti ve-dono i problemi che tu vedi e cistiamo focalizzando per daremaggior energia ai tuoi biso-gni, ai tuoi urgenti bisogni.

E alle così tante persone chesoffrono di malattie mentali,dichiariamo il nostro chiaroimpegno nel riconoscere e af-fermare la loro dignità umana enell’assisterli, fornendo loroservizi dignitosi e integrati peril loro benessere e per il benes-sere della comunità.

Grazie per la vostra corteseattenzione.

Mons. DAVID CAPPOVicario Generale

Arcidiocesi di AdelaideAustralia

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 28: DOLENTIUM HOMINUM

29

Uno dei compiti più impor-tanti del Pontificio Consigliodella Pastorale della Salute èquello di dare orientamentisulla Pastorale della Salute.L’obiettivo di questo studio èquello di rispondere alla do-manda: cosa si intende per Pa-storale della Salute?

Dopo una considerazionepreliminare su ciò che essa è,ci soffermeremo su tre punti, ecioè: quale è la situazione at-tuale della Pastorale della Sa-lute nel mondo, punti positivie negativi; cosa è la Pastoraledella Salute, proposta evange-lica e pontificia, e l’elabora-zione di dette proposte da par-te del Dicastero; infine, cosa sideve fare in questo campo,quali sono le sfide, le propo-ste, le strade da percorrere e lerisposte.

Partendo da quest’ottica, of-friremo alcune linee che rite-niamo importanti per poter or-ganizzare o complementarel’organizzazione della Pasto-rale della Salute nella Chiesacattolica. I livelli potranno es-sere diversi, ma non lo sarà ilcontenuto, perché sarà sempli-cemente la Pastorale della Sa-lute. Si potranno dedurre sug-gerimenti per la sua organizza-zione o integrazione a livellodi Conferenze Episcopali, diDiocesi, di parrocchie e ancheda parte degli Ordini e Con-gregazioni religiose che, incollaborazione con i Vescovi,operano nel campo della pa-storale sanitaria in tutto ilmondo.

NOTA PRELIMINARE

1. Punti evangelici di partenza

È ovvio che è nella Parola diDio che dobbiamo cercare unarisposta globale su cosa sia laPastorale della Salute. Il Si-gnore, infatti, è Colui che cidice cosa essa è. Tutto ciò sucui poi rifletteremo dovrà es-sere uno sviluppo di quantoEgli ci dice.

In generale, possiamo affer-mare che la comprensione pri-maria di tutta la pastorale civiene offerta dal capitolo 10del Vangelo di Giovanni, incui Cristo ci dice che Egli è ilBuon Pastore (Gv 10,1-21).Sinteticamente, si potrebbe af-fermare che egli insiste su treaspetti fondamentali: parla al-le sue pecorelle, che ascoltanola sua voce; alimenta il suogregge, fino a dare la vita perlui; e lo riunisce nel recinto incui tutte devono convergere edove le difende dai lupi.

Per comprendere cosa ha ache vedere la Chiesa con la sa-lute, richiamiamo alla mentele missioni dei discepoli e de-gli apostoli. Nel capitolo 10 di

Luca, i discepoli sono inviati acurare le infermità (Lc 10,9), enel capitolo 16 di Marco Cri-sto dice ai suoi apostoli, quan-do li invia definitivamente, dicurare gli infermi (Mc 16,18).

Se ora vogliamo riunirequesti due concetti – Pastoralee Salute – e vedere come poterrealizzare una Pastorale dellaSalute, uniamo il capitolo 10di Giovanni a quello 16 diMarco (e il 10 di Luca). Leg-gendoli contemporaneamente,otteniamo che la Pastorale del-la Salute consiste nel curare imalati facendo sentire loro la

voce di Cristo, alimentandolifino a dare la vita per loro, riu-nendoli nel recinto di Cristo edifendendoli dai lupi.

I. SITUAZIONE ATTUALE

La prima domanda che ciponiamo ora riguarda la situa-zione attuale della Pastoraledella Salute nella Chiesa.

Iniziando da una visione sta-tistica, diremo che in tutto ilmondo esistono 109.363 centrisanitari della Chiesa cattolica:ricoveri, dispensari, orfanotro-fi, centri di riadattamento e ria-bilitazione, centri materno-in-fantili, ecc. Di questi, 5.236sono ospedali propriamente

detti. Molti di questi centri so-no di tipo parrocchiale, altridiocesani e nazionali; sono di-retti dalle diocesi, da Ordini eCongregazioni religiose o daAssociazioni caritative.

Da notare che in quasi tuttele Conferenze Episcopali esi-ste un Dipartimento di Pasto-rale della Salute sotto la dire-zione di un Vescovo eletto adhoc dalla stessa ConferenzaEpiscopale.

Esistono, poi, numerose al-tre Associazioni dedite a que-sta Pastorale: cappellani, reli-giosi e religiose, medici, infer-

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

La Pastorale della Salute nella Chiesa

10 FEBBRAIO 2006

Page 29: DOLENTIUM HOMINUM

30

mieri/e, farmacisti, volontari,raggruppamenti di ospedali,che tengono vari contatti conle autorità sanitarie, sia a livel-lo mondiale sia a quello nazio-nale e diocesano.

1. Punti positivi

Tutto quanto precede è posi-tivo, però segnaliamo in spe-cial modo la presenza dei Ve-scovi incaricati della Pastoraledella Salute in ogni Conferen-za Episcopale, l’efficacia delleAssociazioni internazionali dimedici e infermieri/e cattolici,l’inizio dell’unione degliospedali esistenti nella Chiesacattolica, l’aggregazione deicappellani di ospedale e l’inte-resse di molte ConferenzeEpiscopali a questa Pastorale,dimostrata dai loro Vescovidurante la visita ad limina aquesto Pontificio Consiglio.

2. Punti negativi

Un primo punto negativoche osserviamo nella pastoralesanitaria è causato dal secola-rismo. In questo contesto ildolore, la sofferenza e la mor-te vengono nascosti o presen-tati in maniera distorta. Moltevolte si comincia a introdurreun’idea falsa della virtù dellacarità e la si vuole presentarecome mera filantropia, per po-ter essere meglio accettati nelmondo attuale. La Pastoraledella Salute acquista spessoconnotazioni di dolore perden-do l’accento essenziale che ladeve caratterizzare, e cioè lafede nella Resurrezione.Quando mancano la fede e lacarità, è logico che venga me-no la virtù della speranza, e al-lora la Pastorale della Salute,invece di celebrare la vittoriadi Cristo sul dolore e sullamorte, si inquadra solo nellabeneficenza e nella compas-sione.

Un altro punto negativo èrappresentato dalla carenza dioperatori pastorali, che vannosempre più diminuendo, alme-no per ciò che riguarda il per-sonale religioso. Ci sono stateCongregazioni religiose chehanno dovuto infatti venderealcuni ospedali proprio perchénon hanno nessuno che se ne

occupi. Inoltre, sono sorti nu-merosi problemi tanto di ca-rattere economico quantoscientifico, tecnico e politico,a causa delle esigenze attualidella medicina e degli atteg-giamenti di vari Governi.

II. COSA È LAPASTORALE DELLA SALUTE?

Proposta evangelica

Approfondendo la rispostaalla domanda che si propone-va nella nota preliminare, con-sideriamo ora sinteticamentequattro punti: la visione gene-rale delle guarigioni realizzateda Cristo; l’enumerazione de-gli elementi basilari che ne ri-sultano per realizzare una Pa-storale della Salute secondo iVangeli; il percorso evangeli-co che si può delineare a parti-re da questi elementi per rea-lizzare detta Pastorale, e lasintesi di questo cammino nel-la figura plastica del Buon Sa-maritano.

1. Visione generale delle guarigioni nei Vangeli

Nel Vangelo di Marco tro-viamo i seguenti miracoli:guarigione della suocera diSan Pietro, guarigione del pa-ralitico calato dal tetto, resur-rezione della figlia di Giairo,guarigione della emorroissa,del sordomuto, del cieco diBetsaida e di un lebbroso.

In San Matteo si narrano leguarigioni del servo del centu-rione, dei due ciechi, del sor-domuto e dei due ciechi di Ge-rico.

In San Luca leggiamo dellaresurrezione del figlio dellavedova di Naím, della guari-gione della gobba nella sina-goga, dell’idropico e di diecilebbrosi.

San Giovanni ci presenta laguarigione del figlio del cen-turione, del paralitico di Bet-saida, di un cieco e la resurre-zione di Lazzaro.

In totale i Vangeli ci narranoventuno miracoli. È evidenteche, specialmente da parte deisinottici, spesso più di unevangelista si riferisce allostesso miracolo1.

2. Elementi fondamentali per la Pastorale della Salute nei Vangeli

Riflettendo su queste narra-zioni, possiamo individuare iseguenti elementi che, essendostati sviluppati da Cristo nellaguarigione degli infermi, do-vranno essere sempre presentiin una Pastorale della Salutesecondo i Vangeli. Essi sono:toccare Dio, vedere Dio, senti-re Dio, la resurrezione, la sal-vezza, la vita, le virtù teologalidella fede, della speranza edella carità, la preghiera, la lo-de, il ringraziamento, l’amici-zia, la compassione, il perdo-no, l’identificazione personaledel malato, la delicatezza. Intotale, sono quindici gli aspettiemergenti che troviamo nelprocedere di Cristo nel curaregli ammalati e che dovrannorappresentare la direzione chedovrà prendere il percorsoevangelico della Pastorale del-la Salute.

3. Percorso evangelicoper la Pastorale della Salute

Se, sulla base degli elemen-ti precedenti, vogliamo deli-neare ora il percorso che deveseguire la Pastorale della Sa-lute per seguire le orme diCristo Buon Pastore nel cura-re gli ammalati, potremmo di-re che esso consiste nel realiz-zare il contatto vitale tra ilmondo della salute e Cristo,mostrandone la presenza sal-vifica come fonte d’amore edominio della vita. In questaPastorale della Salute è neces-sario ascoltare e vedere Dionella piena speranza della re-surrezione. Si deve essere as-solutamente amichevoli e de-licati, identificandosi con ognimalato; essere compassione-voli, perdonando ed eliminan-do qualsiasi forma di aliena-zione e facendo in modo chetutta la Pastorale della Saluteconverga nella Resurrezionedel Signore e nella propria.Per percorrere questo cammi-no si devono vivificare le trevirtù della fede, della speranzae della carità, approfondendo-le con la preghiera di supplica,gloria e ringraziamento al Si-gnore.

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 30: DOLENTIUM HOMINUM

31

4. Sintesi pratica dellaproposta evangelica

La sintesi pratica sta in Cri-sto stesso presente nella para-bola del Buon Samaritano (em-blema del nostro Dicastero).

In questa parabola si sottoli-neano i seguenti otto elementi:il Buon Samaritano è consape-vole della realtà: vede il ferito;ne ha compassione: si com-muove, lo cura, gli versa olio evino sulle ferite; condivide conlui i suoi beni: pone il ferito sulsuo cavallo; ricorre a gentecompetente: lo consegna al lo-candiere; spende i suoi soldi:gli dà due denari; è generoso,senza limiti: se qualcosa man-ca...; verifica i risultati: al mioritorno...

Proposta pontificia

Come legge il Magisterodella Chiesa la proposta evan-gelica sulla Pastorale della Sa-lute?

Per quanto riguarda il Conci-lio Vaticano II e il Servo di DioGiovanni Paolo II, la rispostala troviamo in special modo insei documenti: Gaudium etSpes, Dolentium Hominum,Pastor Bonus, Salvifici Dolo-ris, Messaggio del 2000 (Mes-saggio per la Giornata Mon-diale del Malato, nell’AnnoGiubilare), e Novo MillennioIneunte2. In questi testi, Gio-vanni Paolo II fissa i compitida svolgere nella Pastorale del-la Salute e pertanto nel Dica-stero pontificio preposto a que-sta Pastorale. Ciò vale ancheper le Chiese particolari.

Quattro sono le proposte diGiovanni Paolo II, e cioè:orientare sulla salute: sul dolo-re, la malattia, la sofferenza, lamorte, la vita; unire i profes-sionisti della salute: Vescovi,cappellani, medici, infermie-ri/e, farmacisti, amministratoridei centri sanitari, volontari,ecc.; entrare in contatto: con leChiese particolari, con le Orga-nizzazioni internazionali, re-gionali, nazionali e locali dellasalute; aggiornarsi in materiadella problematica relativa aquesto ambito: aggiornamentoscientifico e tecnico e aggior-namento giuridico e politico.

Da parte sua, Sua SantitàBenedetto XVI, nel discorso aipartecipanti alla XX Conferen-

za Internazionale organizzatadal Pontificio Consiglio per laPastorale della Salute sul ge-noma umano (19 novembre2005), assegna a detta pastora-le i seguenti compiti: rinnova-re e approfondire la propostapastorale nella cura della salu-te, che tenga conto della au-mentata mole di conoscenzediffuse dai media nella societàe del più alto livello di istru-zione delle persone cui ci si ri-volge; formare le coscienze inmodo profondo e chiaro rispet-to alle applicazioni geneticheper assicurare che ogni nuovascoperta scientifica serva albene integrale della persona,nel costante rispetto della suadignità; avere consulenti for-mati e competenti; come com-pito indispensabile per rinno-

vare la Pastorale della Salute sideve adeguare la formazionedei pastori e degli educatori,per renderli capaci di assumerele proprie responsabilità incoerenza con la propria fede e,insieme, avere un dialogo ri-spettoso e leale con i non cre-denti; garantire una rispostapronta alle aspettative di aiutoeffettivo di ogni individuo;studiare la metodologia appro-priata per portare aiuto allepersone, alle famiglie e alla so-cietà per assicurare una incisi-va presenza della Chiesa al li-vello pastorale sanitario checoniughi fedeltà e dialogo, ap-profondimento teologico e ca-pacità di mediazione.

Se vogliamo organizzare leproposte pontificie sul signifi-cato di Pastorale della Salute, eche vediamo nella nota preli-minare, queste si dovrebbero

ordinare secondo le tre caratte-ristiche menzionate: ascoltare,alimentare, unire. Tali caratte-ristiche sono il fondamento deitre ministeri esistenti nellaChiesa: della Parola, della San-tificazione e della Comunione.In questa ottica, organizziamoora l’insegnamento pontificiosecondo i tre ministeri nellaChiesa.

1. Parola

Magistero della Chiesa suquestioni fondamentali comela vita, la morte, il dolore, lamalattia, l’angoscia, ecc. IlSanto Padre nota che nel nu-cleo dell’insegnamento sullaPastorale della Salute si trovaCristo che soffre in colui chesoffre: la nostra sofferenza è lasua sofferenza e si trasformacosì nella gioia della resurre-zione. Di conseguenza, la salu-te appare come una tensioneverso l’armonia che si intendee si vive per mezzo dell’amoredello Spirito Santo, giacché es-so è l’unico che possa unircicosì con Cristo.

Nella Pastorale della Salutedovrà quindi essere molto im-portante la formazione e lo stu-dio approfondito dell’essenzadella condizione umana. Laformazione etico-religiosa è in-dispensabile in questo ambito,tanto nei seminari, quanto nelleuniversità cattoliche e anchenella stessa catechesi fonda-mentale. Si deve altresì studia-re a fondo la realtà dei sistemisanitari e i loro orientamentinei diversi Stati, prestando at-tenzione in concreto alle loroproposte nei diversi program-mi di salute che propongono erealizzano.

Sempre in materia di Pasto-rale della Salute, è di estremaimportanza collocarsi nei nuo-vi ambiti e, di conseguenza,stare al passo con le novitàscientifiche e tecniche, nonchélegali, su scala locale, naziona-le e mondiale.

2. Santificazione

La Pastorale della Salutecomporta la sollecitudine dellaChiesa per il malato e per ilsofferente ed esige, altresì,un’attenzione particolare per

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 31: DOLENTIUM HOMINUM

32

gli operatori sanitari. Essa devepartire sempre dal Volto di Cri-sto, doloroso e gioioso allostesso tempo; deve realizzarela Redenzione che Cristo ci haportato, nella malattia e nellastessa morte. La programma-zione pastorale deve avvenirenel cammino di santificazionenella Pastorale della Salute,partire poi dalla santità di vita,dalla preghiera, dall’Eucaristia,dalla Penitenza, dalla Grazia edalla Parola di Dio per farciconvergere, infine, nella Co-munione trinitaria.

3. Comunione

Per realizzare la comunionenella Pastorale della Salute oc-corre organizzarla con intelli-genza, coordinare le Associa-zione degli Operatori Sanitari,mantenere contatti con le Chie-se particolari e con le Organiz-zazioni sanitarie locali, nazio-nali e internazionali, cattolichee non.

Sintesi operativa

Se vogliamo riassumere laproposta pontificia per la Pa-storale della Salute, possiamodire che il compito è quello dimanifestare la sollecitudinedella Chiesa per il malato e ilsofferente, mediante la dottri-na, il coordinamento, i contattie la ricerca.

ELABORAZIONE DELLAPROPOSTA PONTIFICIADA PARTE DEL DICASTERO DELLA PASTORALE DELLA SALUTE

Sulla base della propostaevangelica che il Santo Padreha interpretato nella formaesposta, il Pontificio Consigliodella Pastorale della Salutepropone un obiettivo generalee tre obiettivi specifici.

Obiettivo generale

L’obiettivo generale è il se-guente: mostrare il Volto diCristo, dolente e gioioso, se-condo la Lettera ApostolicaNovo Millenio Ineunte, per il-luminare con il Vangelo ilmondo della salute, della ma-lattia e della sofferenza; santifi-

care il malato e l’operatore sa-nitario, e coordinare la Pastora-le della Salute nella Chiesa.

Proponiamo questo obiettivogenerale sulla base della Lette-ra Apostolica Novo MillenioIneunte, in cui si invita tutta laChiesa a programmare la suaazione pastorale avendo comepunto di partenza il Volto diCristo dolente e gioioso. Il Pa-pa spiega tale paradosso – do-lente e gioioso – dicendo comeCristo sulla croce, nonostantela massima sofferenza e dolo-re, non smettesse di essere Dio.

Dio e uomo nel mistero dellamorte di croce. Questo para-dosso significò la resurrezione.Pertanto l’obiettivo della Pa-storale della Salute deve esserequello di evangelizzare il dolo-re, la sofferenza e la morte,dalla morte e resurrezione diCristo.

Obiettivi specifici

Ordiniamo gli obiettivi spe-cifici secondo l’organizzazionefatta dalla proposta pontificia,cioè a partire dai tre ministerinella Chiesa, della Parola, dellaSantificazione e della Comu-nione.

Obiettivo della Parola

Illuminare con il Vangelo ilmondo della salute, della ma-lattia e della morte per dare latestimonianza della resurre-zione.

In questo obiettivo accen-tuiamo in special modo la virtùdella Speranza, per risponderealla problematica causata dalsecolarismo immanente. Nonrestiamo in una trascendenzadi tipo mistico, bensì nella tra-scendenza rivelata da Cristonella sua morte e resurrezione.

Obiettivo della santificazione

Santificare il malato e l’ope-ratore di Pastorale della Salute,per unirsi alla morte e alla re-surrezione di Cristo.

Secondo, in particolare, ciòche insegna il Santo Padre nel-la Salvifici Doloris, il nostroobiettivo è quello di evangeliz-zare il mondo della malattia edella salute, sostituendo ciòche manca alla passione di Cri-sto, in quanto solo così è possi-bile rispondere all’assurdo del-la morte e al suo corteo di do-lore e malattie.

Tale obiettivo è principal-mente un obiettivo di preghierain cui chiediamo a Cristo di as-sumere la nostra morte, la no-stra sofferenza e i nostri dolorinella sua passione e morte,dandoci così l’unica salute verae possibile. È ovvio come, apartire da questo obiettivo, siveda che la salute non consistepropriamente nel benessere,bensì nella felicità che si ottie-ne proprio quando si camminaverso l’armonia che è la vita,per l’unico cammino che esi-ste, che è quello di accettare la

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 32: DOLENTIUM HOMINUM

33

croce e vivere nel Cristo croci-fisso. Questa vita è possibilequando Cristo la concede, cioèquando Egli assume nella suamorte la nostra morte e nellasua totalità il male nel mondo.È il concetto di Cristo che vie-ne a togliere il peccato dalmondo. L’attore di questa unio-ne è lo Spirito Santo. Pertanto,l’obiettivo della Pastorale dellaSalute è quello di suscitare lapreghiera affinché lo SpiritoSanto realizzi in noi la salute,unendoci con Cristo morto e ri-sorto.

Obiettivo della comunione

Coordinare la Pastorale dellaSalute per realizzare la comu-nione ecclesiale.

Nostro compito nella Pasto-rale della Salute è la solida-rietà. L’unico recinto di cui ciparla Cristo quando si presentacome il Buon Pastore (Gv 10),lo ha costruito a sua immaginenella Santissima Trinità, ove lavita è l’armonia suprema nellareciproca e infinita donazione.Si ottiene così l’unione di tuttinella Pastorale della Salute. Sideve realizzare una donazionereciproca e amorosa per realiz-zare effettivamente una Pasto-rale della Salute che ci porti vi-ta in abbondanza.

Cristo costruisce così il suoCorpo che è la Chiesa, in cuiciascuno, secondo la misuradella propria donazione, ricevelo Spirito, per realizzare la pro-pria missione e in questo modo“vivendo secondo la verità nel-la carità, cerchiamo di crescerein ogni cosa verso di lui, che èil capo, Cristo, dal quale tutto ilcorpo, ben compaginato e con-nesso, mediante la collabora-zione di ogni giuntura, secondol’energia propria di ogni mem-bro, riceve forza per crescerein modo da edificare se stessonella carità” (Ef 4,15-16). Èquesta la maniera di realizzare,nella Pastorale della Salute,l’unione di tutti gli operatoripastorali tra di loro e con Cri-sto morto e risorto.

III. COSA BISOGNAFARE?

Per la realizzazione di questaPastorale menziono di seguito

quattro punti: sfide, propostegenerali, vie e risposte.

1. Sfide

Una delle sfide che dobbia-mo affrontare è quella di unifi-care la Pastorale della Salutenella Chiesa. Essa è in via direalizzazione, anzi è semprestata realizzata, ma ora ciò cheserve è aumentarne il coordi-namento a tutti i livelli: mon-diale, nazionale, diocesano eparrocchiale.

Un’altra sfida è promuover-la. Si ha l’impressione che, inalcune parti, questa pastorale,che prima era una delle prio-rità, comincia a essere dimenti-cata, tanto che spesso è assentedalle programmazioni pastora-li. Forse qui incappiamo nelproblema del secolarismomenzionato al principio.

La terza sfida è orientarla.Come abbiamo già detto, nonsi tratta di una mera filantro-pia, di un senso solidale dicompassione per l’umanità in-ferma e sofferente, o di unsemplice dovere sociale versoi poveri e coloro che mancanodi protezione. La sfida è an-nunciarla secondo l’obiettivodella Parola a cui ci riferiamo.È la proclamazione della re-surrezione del Signore. Ciòvuol dire che abbiamo le ri-sposte per i problemi piùprofondi dell’umanità, cioè difronte alla morte. Oggi si suo-le dire che vale più un silen-zioso rispetto di accompagna-mento delicato di fronte a si-tuazioni insopportabili. Que-sto modo di parlare sta a signi-ficare una mancanza di fede.Sì, abbiamo le risposte, anziabbiamo la risposta che Cristoè morto e risorto.

2. Proposte generali

Tali proposte riguardano inparticolare la prima sfida dicoordinamento, alle altre ci ri-feriremo più avanti.

Proponiamo di organizzarela Pastorale della Salute in ogniPaese. Essere in comunicazio-ne con il Pontificio Consigliodella Pastorale della Salute.Avere un coordinamento dio-cesano e regionale e anche a li-vello nazionale.

3. Vie

Segnaliamo quattro vie percamminare nella Pastorale del-la Salute. La prima è orientaresu ciò che sono la salute e lasofferenza, sui problemi deitempi in cui viviamo in materiadi Pastorale della Salute, cioèsui complessi problemi dibioetica, di globalizzazione esalute, dell’economia, di politi-ca e salute, ecc. La seconda è lacollaborazione con i diversioperatori sanitari, come medi-ci, infermieri, farmacisti, vo-lontari, amministratori di ospe-dali, comitati di bioetica, ecc.La terza è promuovere i San-tuari a cui molta gente accorreanche per implorare la salute,le facoltà cattoliche di medici-na, le scuole per infermieri, leorganizzazioni sanitarie, catto-liche o non cattoliche, pubbli-che o private. La quarta via ri-guarda l’accompagnamento inmateria di diritto alle cure sani-tarie, di aggiornamento inscienza e tecnologia, cioè nellabiogenetica, in materia di so-cializzazione o riprivatizzazio-ne della medicina, e in materiadelle malattie emergenti, comead esempio l’AIDS e la droga,o che sono ricomparse come lealtre malattie sessualmente tra-smissibili, la tubercolosi e lamalaria.

4. Risposte

Camminando in questo mo-do troviamo risposte da dare achi vuole lavorare nel campodella Pastorale della Salute.Ma possiamo essere ancor piùcompleti e segnalare campi dilavoro in ciascuno dei ministeriecclesiali nel campo di questapastorale.

Per quanto riguarda la Paro-la, dobbiamo fare una teologiasolida e profonda sulla Pastora-le della Salute, dobbiamo esse-re più vicini alle facoltà cattoli-che di medicina, pubblicare eincoraggiare la pubblicazionedi lavori che diano orientamen-ti nei campi di maggiore biso-gno che ci pongono le proble-matiche attuali. È necessariauna Guida pastorale per glioperatori sanitari. Dobbiamopromuovere, organizzare e diri-gere congressi, conferenze, ri-cerche in tutti i campi, e parti-

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 33: DOLENTIUM HOMINUM

34

colarmente in quello della bioe-tica.

In quanto alla Santificazio-ne, dobbiamo dare maggiorevitalità all’amministrazione delSacramento dell’Unzione deiMalati, al Battesimo nei casi diemergenza, specialmente negliospedali pediatrici, al Viatico,all’amministrazione del Sacra-mento della Penitenza e, quan-do necessario, al Matrimonio.Dobbiamo implementare i di-versi rituali di Pastorale dellaSalute esistenti affinché sianodisponibili per quanti ne hannobisogno. È necessario incorag-giare le celebrazioni liturgicheper malati e per quanti si occu-pano della salute. Occorreesortare alla preghiera, in parti-colare la preghiera dei malati.Si privilegia, secondo i deside-ri del Santo Padre, la recita delSanto Rosario. Esiste l’Unionedei malati missionari, che of-frono la loro sofferenza comepreghiera per la diffusione delRegno di Dio.

In quanto alla Comunione,occorre incoraggiare le asso-ciazioni unione di malati, quel-la dei cappellani dedicati allaPastorale della Salute, quelladei medici cattolici, delle infer-miere cattoliche, dei farmaci-sti, degli amministratori diospedali, dei volontari nellaPastorale della Salute. È moltoimportante, altresì, l’unione diospedali cattolici.

Occorre privilegiare la cele-brazione della Giornata Mon-diale del Malato che si celebraogni anno in un determinatocontinente, ma che si rivolge a

tutto il mondo. Occorre inten-sificare l’orientamento in que-sti campi mediante i mezzi dicomunicazione sociale, far co-noscere le statistiche per il no-stro reciproco appoggio, usareInternet, conoscere le diversepagine esistenti sul web, fare leconnessioni pertinenti, usarepiù adeguatamente la stampa,la radio e la TV.

Dobbiamo curare in specialmodo quanti sono affetti dallemalattie sopra menzionate:droga, AIDS, tubercolosi, ma-laria; dalle malattie cronicheche colpiscono la terza età, oc-cuparci dei malati di cancro edi altri tipi di tumori, occorreincoraggiare le cure palliative,la corretta donazione degli or-gani, ecc.

CONCLUSIONI

Come conclusione di quantoesposto, possiamo dire che laPastorale della Salute è la chia-mata della Chiesa ad armoniz-zare la morte con la vita. Taleapparente paradosso e contrad-dizione può essere realizzatosoltanto dallo Spirito Santo,quando unisce l’umanità soffe-rente a Cristo di modo che Cri-sto stesso assume questa soffe-renza e questa morte e le pati-sce nella propria passione emorte. L’unione che fa lo Spiri-to Santo non rimane solo lì,bensì, unendo in questo modoil Cristo sofferente, unisce nelcontempo il Cristo risorto.Congiunge così lo Spirito a

Cristo vittorioso, che ricrea tut-to l’Universo e in questo modorealizza il Decreto eterno delPadre dell’armonia totale, pa-cificando con il sangue di Cri-sto tutto ciò che sta nella terra enel cielo (Col 1,20).

La Pastorale della Salute nonè quindi un mero progetto dibeneficenza al malato, bensì siaddentra nella missione essen-ziale della Chiesa. Cristo cosìla assegnò ai suoi discepoli eapostoli. Pertanto, per realizza-re questa pastorale è richiestauna fede profonda, una caritàefficace e una speranza a tuttaprova. Solo così si potrà realiz-zare il piano divino nella Pa-storale della Salute, che consi-ste nell’imitare la vita dellaSantissima Trinità, “vivendosecondo la verità nella carità”(Ef 4,15).

S.Em. Card. JAVIER LOZANO BARRAGÁN

Presidente del Pontificio Consiglioper la Pastorale della Salute,

Santa Sede

Note1 Mt 8,5-13; 9,27-31; 12,22-23; 20,29-

34. Mc 1,29-32; 40-45; 2,1-12; 3,1-6;5,21-43; 7,31-37; 8,22-26. Lc 7,11-17;13,10-13; 14,1-6; 17,11-19; 22,50-51. Gv4,46-54; 5,1-9; 9,1-7; 11,38-44).

2 Gaudium et Spes 10. Salvifici Dolo-ris, 26. Pastor Bonus, 152-153. Dolen-tium Hominum, 2-6. Giornata Mondialedel Malato, Messaggio dell’Anno delgrande Giubileo del 2000, L’OsservatoreRomano, ed spagnola, 34 (1999), 4-5, 13.Novo Millennio Ineunte” 28-58.

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 34: DOLENTIUM HOMINUM

Argomenti

Un dialogo pluridisciplinaresulla vita umana

La vita umana, dono prezioso di Dio

La società moderna in conflitto tra cultura di vita

e cultura di morte

La prigione e le condizioni favorevoli alla depressione

Tre santi medici del nostro tempo:Giuseppe Moscati, Riccardo Pampuri

e Gianna Beretta Molla

Page 35: DOLENTIUM HOMINUM

36

Nel suo Discorso ai Membridella Commissione Biblica,Papa Ratzinger rileva moltoopportunamente: “Vi sietenuovamente radunati per ap-profondire un argomento mol-to importante: il rapporto traBibbia e morale. Si tratta di untema che riguarda non soltantoil credente, ma ogni personacome tale. E ci riguarda pro-prio in un tempo di crisi dellacultura e di crisi morale. L’im-pulso primordiale dell’uomo,infatti, è il suo desiderio di feli-cità e di una vita pienamenteriuscita. Oggi, tuttavia, sonomolti a pensare che tale realiz-zazione debba essere raggiuntain maniera assolutamente auto-noma, senza nessun riferimen-to a Dio e alla sua legge. Alcu-ni sono arrivati a teorizzareun’assoluta sovranità della ra-gione e della libertà nell’ambi-to delle norme morali: tali nor-me costituirebbero l’ambito diun’etica solamente ‘umana’,sarebbero cioè l’espressione diuna legge che l’uomo autono-mamente dà a sé stesso; i fau-tori di questa ‘morale laica’ af-fermano che l’uomo, come es-sere razionale, non solo puòma addirittura deve decidere li-beramente il valore dei suoicomportamenti”1. Papa Bene-detto XVI precisa ancora, ed èla ragione che mi ha spinto ascrivere questo articolo, che sitratta di una errata convinzioneche si basa su un presunto con-flitto tra la libertà umana e ogniforma di legge; in ultimo, tra ilCreatore e la sua predilettacreatura, l’uomo. “In realtà, ilCreatore – perché siamo crea-ture – ha iscritto nel nostrostesso essere la ‘legge natura-le’, riflesso della sua idea crea-trice nel nostro cuore, comebussola e misura interiore dellanostra vita”2. Questa precisa-zione pontificia introduce per-fettamente al presente dialogomulti-disciplinare sulla vitaumana, che interessa giusta-mente tanto i nostri contempo-ranei, soprattutto per quei casilimite in cui gli ardimenti dellascienza e della tecnica destanoda una parte meraviglia e grati-

tudine, e dall’altra suscitanopreoccupazione per la specieumana e la sua dignità3. En-trando in argomento denoto,anzitutto, questo carattere reli-gioso del dialogo.

1. Il carattere religioso del dialogo

Anche per noi risuona chiaroe forte l’invito di Mosè: “Vedi,io pongo oggi davanti a te lavita e il bene, la morte e il ma-le...; io ti ho posto davanti lavita e la morte, la benedizionee la maledizione; scegli dun-que la vita perché viva tu la tuadiscendenza” (Dt 30,15-19). Èun invito che ben si addice an-che a noi, chiamati ogni giornoa dover decidere tra la “culturadella vita” e “la cultura dellamorte”. Ma l’appello del Deu-teronomio è ancora più profon-do, perché ci sollecita a unascelta propriamente religiosa emorale. Si tratta di dare allapropria esistenza un orienta-mento fondamentale e di vive-re in fedeltà e coerenza con lalegge del Signore: “Io oggi ticomando di amare il Signoretuo Dio, di camminare per lesue vie, di osservare i suoi co-mandi, le sue leggi e le suenorme...; scegli dunque la vita,perché viva tu e la tua discen-denza, amando il tuo Signoretuo Dio, obbedendo alla suavoce e tenendoti unito a lui,poiché è lui la tua vita e la tualongevità” (Dt 30,16.19-20)4.Infatti, “la ragione più alta del-la dignità dell’uomo consistenella sua vocazione alla comu-nione con Dio. Fin dal suo na-scere l’uomo è invitato al dia-logo con Dio: non esiste, infat-ti, se non perché creato peramore da Dio, da lui sempreper amore è conservato, né vi-ve pienamente secondo veritàse non lo riconosce liberamen-te e se non si affida al suoCreatore”5. L’uomo, creato aimmagine di Dio e conservatoin vita da Lui è, dunque, persua natura un ‘essere dialogale’per eccellenza, che riconosce,anzitutto, come la sua vita sia

un dono di Dio; che è capace diconoscere l’esistenza di un Diopersonale, partendo dalla crea-zione: il mondo materiale e lapersona umana che gli permet-tono di raggiungere vere cer-tezze6. Per quanto riguarda ildialogo sulla vita umana è an-cora molto importante rilevareche “con la sua apertura allaverità e alla bellezza, con il suosenso del bene morale, con lasua libertà e la voce della co-scienza, con la sua aspirazioneall’infinito e alla felicità, l’uo-mo percepisce segni della pro-pria anima spirituale. «Germedell’eternità che porta in sé, ir-riducibile alla sola materia»7, lasua anima non può avere lapropria origine che in Dio so-lo”8. Il mondo e l’uomo attesta-no che essi non hanno in séstessi né il loro primo principioné il loro fine ultimo, ma chepartecipano all’Essere in sé,che non ha né origine né fine.Così, attraverso queste diverse‘vie’, l’uomo può giungere allaconoscenza dell’esistenza diuna realtà che è la causa primae il fine ultimo di tutto «e chetutti chiamano Dio»9. Questocarattere religioso del dialogosulla vita umana – ed è quantoho voluto sottolineare – denotail valore incomparabile di ognipersona umana dal suo conce-pimento fino alla sua morte na-turale. Giovanni Paolo II preci-sa in proposito: “L’uomo èchiamato a una pienezza di vitache va ben oltre le dimensionidella sua esistenza terrena, poi-ché consiste nella partecipazio-ne alla vita stessa di Dio. L’al-tezza di questa vocazione so-prannaturale rivela la grandez-za e la preziosità della vitaumana anche nella sua fasetemporale. La vita nel tempo,infatti, è condizione basilare,momento iniziale e parte inte-grante dell’intero e unitarioprocesso dell’esistenza umana.Un processo che, inaspettata-mente e immeritatamente, vie-ne illuminato dalla promessa erinnovato dal dono della vitadivina, che raggiungerà il suopieno compimento nell’eter-nità” (cfr. 1Gv 3, 1-2)10. Questa

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Un dialogo pluridisciplinare sulla vita umana

UN PRESUNTO CONFLITTO FRA PROGRESSI MEDICO-TECNICI E NORME MORALI

Page 36: DOLENTIUM HOMINUM

37

chiamata soprannaturale sotto-linea, nello stesso tempo, duecriteri importantissimi per leesigenze etiche: il primo crite-rio riguarda la relatività e il se-condo la sacralità. Quanto allarelatività, va detto che la vitaterrena dell’uomo e della don-na, in verità, non è una realtà‘ultima’, ma ‘penultima’. Tut-tavia, si tratta sempre di unarealtà sacra che ci viene affi-data perché la custodiamo consenso di responsabilità e la por-tiamo a perfezione nell’amoree nel dono di noi stessi a Dio eai fratelli11. Questo Vangelodella vita, il Creatore ha affida-to alla Chiesa e a ogni uomo dibuona volontà, soprattutto alteologo, al filosofo e alloscienziato e anche al tecnolo-go. Annota ancora Papa Wojty-la: “Pur tra difficoltà e incer-tezze, ogni uomo sinceramenteaperto alla verità e al bene, conla luce della ragione e non sen-za il segreto influsso della gra-zia, può arrivare a riconoscerenella legge naturale, scritta nelcuore (cf. Rm 2, 14-15), il va-lore sacro della vita umana dalprimo inizio fino al suo termi-ne, e ad affermare il diritto diogni essere umano a vederesommamente rispettato questosuo bene primario. Da notareche sul riconoscimento di talediritto si fonda l’umana convi-venza e la stessa comunità po-litica”12. Proprio, per questo, laSacra Scrittura, la Tradizione eil Magistero della Chiesa ci di-cono che la vocazione e la pie-na realizzazione dell’uomoconsistono non nel rifiuto dellalegge di Dio, ma nella vita se-condo la legge nuova. Tra lalegge di Dio e la libertà del-l’uomo non c’è contraddizio-ne: “la legge di Dio rettamenteinterpretata non attenua né tan-to meno elimina la libertà del-l’uomo, ma, al contrario, la ga-rantisce e la promuove”13. In-fatti, “la libertà raggiunge lasua perfezione quando è ordi-nata a Dio, nostra beatitudi-ne”14. L’agire morale dell’uo-mo è dunque direttamente fon-dato sull’obbedienza alla leggedi Dio, sull’unione con Cristo esull’inabitazione dello Spiritonell’anima del credente. L’agi-re dell’uomo non è mai un agi-re dettato da norme soltantoesteriori, ma proviene dal rap-porto vitale che connette i cre-denti a Cristo e a Dio15. Quanto

detto sul carattere religioso deldialogo o confronto sulla vitaumana, tra norme morali e ilprogresso medico-tecnico èmolto illuminante nel nostromomento storico particolare, incui la scienza e la tecnica han-no rivoluzionato la posizionedell’essere umano nei confron-ti della vita, della malattia edella morte, il modo di conce-pire diversamente la vita, lamalattia e la morte che com-portano innumerevoli quesitietici che non possiamo ignora-re. Ci fermiamo, soprattuttosull’inizio della vita umana esull’aborto, per segnalare il ca-rattere presuntuoso di un possi-bile conflitto tra scienza, tecni-ca e morale.

2. Il presunto conflitto sull’inizio della vita

In materia di procreazione siparla, da tempo, di due tecni-che alternative, anzi sostituti-ve: una, la fecondazione in vi-tro con il trasferimento del-l’embrione nell’utero e conge-lamento degli embrioni; l’altra,il congelamento separato deidue corredi cromosomici, fem-minile e maschile. In questocaso, non trattandosi più di unembrione e, quindi, di una nuo-va vita umana, questa tecnicaporrebbe il quesito sul supera-mento del rifiuto di ogni formadi fecondazione artificiale siaomologa sia eterologa. Rispon-do che dal punto di vista pura-mente biologico non esistenessun embrione: non solo, se igameti non fossero congelati,l’uno, il femminile, e l’altro, ilmaschile, cesserebbero benpresto di esistere. Il quesito delsuperamento del rifiuto dellatrasmissione artificiale dellavita umana riguarda anzitutto esoprattutto l’ordine etico. Ogni

tecnica di fecondazione artifi-ciale deve confrontarsi con l’e-splicita volontà di Dio. La tra-smissione di una nuova vitaumana implica una certa parte-cipazione dell’uomo alla si-gnoria di Dio, che si manifestanella specifica responsabilitàche gli viene, appunto, affidatanei confronti della vita pro-priamente umana. Questa spe-cificità – ed è quanto mi premerilevare – tocca il suo verticenella donazione della vita me-diante la generazione da partedell’uomo e della donna. nelmatrimonio. Lo stesso Dio chedisse: “Non è bene che l’uomosia solo” (Gn 2,18) e che “creòall’inizio l’uomo maschio efemmina” (Mt 19,4), volendocomunicare all’uomo una certaspeciale partecipazione nellasua opera creatrice, benedissel’uomo e la donna dicendo lo-ro: “Crescete e moltiplicatevi”(Gn 1,28)16. Ora, proprio quellacerta speciale partecipazionedell’uomo e della donna all’o-pera creatrice di Dio esige chela generazione del figlio sia unevento profondamente umanoe altamente religioso. Essacoinvolge i coniugi che forma-no «una sola carne» (Gn 2,24)e insieme Dio stesso che si fapresente. Ogni nuovo essereumano non è un prodotto diuna certa ‘tecnica’, neanche diquella che unisce due gameti –separatamente congelati o me-no –, ma è un nascituro, fruttodi una intima unione d’amoredi due coniugi. Un nuovo esse-re umano porta con sé, al mon-do, una particolare immagine esomiglianza di Dio stesso, percui nella biologia della gene-razione è inscritta la genealo-gia della persona. Collaborarecome genitori con Dio nel con-cepire e generare un nuovo es-sere umano non è mai, unaquestione di ‘tecniche biologi-che’, ma di una presenza ope-rante di Dio stesso nella pater-nità e maternità umane. L’uo-mo e la donna, uniti in matri-monio, sono associati a un’o-pera divina: mediante un loroatto della generazione, il donodi Dio viene accolto e una nuo-va vita si apre al futuro17. “Levarie tecniche di riproduzioneartificiale, che sembrerebberoporsi a servizio della vita e chesono praticate non poche voltecon questa intenzione, apronoin realtà la porta a nuovi atten-

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 37: DOLENTIUM HOMINUM

38

tati contro la vita”18. Il criteriovalutativo, di ordine etico, de-riva dalla originalità stessa del-la persona umana. Papa Ron-calli denotò: “La trasmissionedella vita umana è affidata dal-la natura a un atto personale ecosciente e, come tale, sogget-to alle santissime leggi di Dio:leggi immutabili e inviolabiliche vanno riconosciute e osser-vate”19. Giovanni Paolo II pre-cisò che tale atto personale è“l’intima unione d’amore deglisposi, i quali donandosi total-mente a vicenda, donano la vi-ta”. Si tratta di un unico e indi-visibile atto, insieme unitivo eprocreativo, coniugale e paren-tale20. Prima di Roncalli eWojtyla, Papa Pacelli insegnòche questo atto – “espressionedel dono reciproco che, secon-do la parola della Sacra Scrittu-ra, effettua l’unione «in unacarne sola»”21 – è il centro sor-givo della vita. Ormai è luceclarius, si tratta di un conflittopresunto, perché la procreazio-ne non è di ordine tecnico-bio-logico, nel senso che una certatecnica “ permetterebbe il su-peramento di quel rifiuto diogni forma di fecondazione ar-tificiale, ancora presente in nonpochi ambienti, e che produceun doloroso divario tra la pras-si ammessa comunemente dal-la gente e anche sancita dalleleggi e l’atteggiamento almenoteorico di molti credenti”22. Lastessa dignità della personaumana esige “che essa vengaall’esistenza come dono di Dioe frutto dell’atto coniugale,proprio e specifico dell’amoreunitivo e procreativo, proprio especifico tra gli sposi, atto cheper la sua stessa natura risultainsostituibile”23. Il suggerimen-to di distinguere tra la feconda-zione omologa e fecondazioneeterologa è, perciò, insostenibi-le; il rifiuto radicale di ogniforma di fecondazione artifi-ciale non si basa sul problemadella sorte degli embrioni24. Ilmagistero non ammette dubbi:“le tecniche eterologhe sono«gravate» della «negatività eti-ca» di un concepimento disso-ciato dal matrimonio. Il ricorsoa gameti di persone estraneeagli sposi contrasta con l’unitàdel matrimonio e la fedeltà de-gli sposi e lede il diritto del fi-glio a essere concepito e messoal mondo nel matrimonio e dalmatrimonio”25. “Tali tecniche

infatti disattendono la vocazio-ne comune e unitaria dei co-niugi alla paternità e alla ma-ternità – a «diventare padre emadre soltanto l’uno attraversol’altro» – e provocano una«rottura fra parentalità geneti-ca, parentalità gestazionale eresponsabilità educativa», chesi ripercuote dalla famiglia nel-la società”26.

3. Il conflitto presunto sull’aborto

Si afferma: “Uno dei temipiù difficili da affrontare, sucui si interroga in continuazio-ne proprio per la sua delicatez-za e complessità, è l’aborto. InItalia, lo Stato ha regolato lamateria, sforzandosi di coniu-gare il principio dell’autodeter-minazione delle donne con lalibertà di coscienza dei mediciche possono scegliere l’obie-zione”27. Impostare così il con-fronto sul tema-problema del-l’aborto denota subito quanto ilconflitto sia presuntuoso, ap-punto, perché si prescinde an-che qui dal diritto divino sullavita. “La signoria divina sullavita è fondamento e garanziadel diritto alla vita, che non èperò un potere sulla vita. Èpiuttosto il diritto a vivere condignità umana; nonché a esse-re garantiti e tutelati in questo

bene fondamentale, originarioe insopprimibile che è radice econdizione di ogni altro bene ediritto dell’uomo”28. Quindi,l’aborto non è anzitutto o so-prattutto una questione di auto-determinazione da parte delladonna, e/o di obiezione di co-scienza da parte del medico.“L’inviolabilità del diritto allavita dell’essere umano inno-cente, dal concepimento allamorte naturale, è un segno e

un’esigenza dell’inviolabilitàstessa della persona, alla qualeil Creatore ha fatto il dono del-la vita”29. “Nessuno può atten-tare alla vita di un uomo inno-cente senza opporsi all’amoredi Dio per lui, senza violare undiritto fondamentale, irrinun-ciabile e inalienabile”30. Il dirit-to alla vita viene a ogni essereumano immediatamente da Dioe non da altri: né genitori, nésocietà, né autorità umana. Ec-co perché l’aborto costituiscesempre una sconfitta. Tuttavia,ed eccoci alla delicatezza ecomplessità, “di fronte a casiestremi come una donna che hasubito una violenza, una gravi-danza in un’adolescente di un-dici o dodici anni, una donnasenza le possibilità economi-che di allevare un bambino, co-me si pone la Chiesa? Se siammette il principio della scel-ta del male minore e, comesuggerisce la Chiesa cattolica,quello di affidare la risposta al-l’intimo della propria coscien-za (conscientia perplexa : quel-la condizione in cui un uomo ouna donna a volte si trova adaffrontare situazioni che rendo-no incerto il giudizio morale edifficile la decisione) non sa-rebbe eticamente corretto spie-gare apertamente questo puntodi vista? E sostenerlo anchepubblicamente?”31. Cito la ri-posta: “È importante ricono-scere che la prosecuzione dellavita umana fisica non è di persé il principio primo e assoluto.Sopra di essa sta quello delladignità umana, dignità che nel-la visione cristiana e di moltereligioni comporta una apertu-ra alla vita eterna che Dio pro-mette all’uomo. Possiamo direche sta qui la definitiva dignitàdella persona”. Vengono citatele parole di Gesù: “la vita valepiù del cibo e il corpo più delvestito” (Mt 6,25); e la suaesortazione a non avere paura“di quelli che uccidono il cor-po, ma non hanno potere di uc-cidere l’anima” (Mt 10,28)32.D’accordo; il dovere che certeprofessioni hanno di esporre lapropria vita al pericolo di po-terla perdere conferma la tesi;del resto, il martirio è la provapiù convincente. Tuttavia, piùavanti, trattando dell’aborto te-rapeutico, si applica al casoche “la teologia morale dasempre ha sostenuto il princi-pio della legittima difesa e del

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 38: DOLENTIUM HOMINUM

39

male minore, anche se si trattadi una realtà che mostra ladrammaticità e la fragilità dellacondizione umana”33. Perquanto riguarda la legittima di-fesa, il CCC insegna che que-sta “non costituisce un’ecce-zione alla proibizione di ucci-dere l’innocente, uccisione incui consiste l’omicidio volon-tario”. “Dalla difesa personalepossono seguire due effetti, ilprimo dei quali è la conserva-zione della propria vita: mentrel’altro è l’uccisone dell’attenta-tore... Il primo è soltanto inten-zionale, l’altro è involonta-rio”34. La ragione è che “l’amo-re verso se stesso resta un prin-cipio fondamentale della mora-le. È quindi legittimo far ri-spettare il proprio diritto allavita. Chi difende la propria vitanon si rende colpevole di omi-cidio anche se è costretto a in-fliggere al suo aggressore uncolpo mortale”35. Ora, e qui stala non applicabilità del princi-pio, il nascituro non è mai uningiusto aggressore della ma-dre. Per questo, “fin dal primosecolo la Chiesa ha dichiaratola malizia morale di ogni abor-to provocato”. Questo insegna-mento non è mutato. Rimaneinvariabile. L’aborto diretto,cioè voluto come un fine o co-me un mezzo, è gravementecontrario alla legge morale:“Non uccidere il bimbo conl’aborto, e non sopprimerlo do-po la nascita”36. I documentidella Chiesa non sottovalutanocerti problemi, anzi li rilevanoesplicitamente37; tuttavia, a chipresume portare, a questi pro-blemi, soluzioni non oneste,persino quella dell’uccisione, ilVaticano II ricorda che “Dio,padrone della vita, ha affidatoagli uomini l’altissima missio-ne di proteggere la vita... Per-ciò la vita, una volta concepita,deve essere protetta con lamassima cura; e l’aborto, comel’infanticidio, è abominevoledelitto”38; e la CDF precisa:“La vita, infatti, è un bene trop-po fondamentale perché possaessere posta a confronto concerti inconvenienti anche gra-vissimi”39. Pertanto, “l’uomonon può mai obbedire a unalegge intrinsecamente immora-le, e questo è il caso di una leg-ge che ammettesse, in linea diprincipio, la liceità dell’abor-to”40. Infatti, la Chiesa insegna,da sempre, che è necessaria

una conformità della legge ci-vile con la legge morale.“L’autorità – precisa GiovanniXXII – è postulata dall’ordinemorale e deriva da Dio. Qualo-ra pertanto le sue leggi o auto-rizzazioni siano in contrastocon quell’ordine, e quindi incontrasto con la volontà di Dio,esse non hanno forza di obbli-gare in coscienza; in tal caso,anzi, chiaramente l’autoritàcessa di essere tale e degenerain sopruso”41. Rilevo che non sitratta di una presa di posizione‘confessionale’, ma di una lo-gica razionale. In effetti, qual-siasi legge posta da parte degliuomini ha ragione di legge inquanto deriva dalla legge natu-rale. Quindi qualora in qualchecosa fosse in contrasto con lalegge naturale, non solo nonsarebbe legge, ma una sua cor-ruzione42. Per questo la co-scienza esige il suo diritto pri-mario e si appella al primatodella legge divina: “Bisognaubbidire a Dio piuttosto cheagli uomini”(Atti 5,29). Nonentro nella questione della eu-tanasia, appunto, perché lostesso discorso vale per poterterminare la vita. Anche la leg-ge che autorizza o favoriscel’eutanasia si pone radicalmen-te non solo contro il bene delsingolo, ma anche contro il be-ne comune e, pertanto, è deltutto priva di autentica validitàgiuridica. Ne segue che quandouna legge civile legittima l’eu-tanasia cessa, per ciò stesso, diessere una vera legge civile,moralmente obbligante43.

Conclusione

“L’umanità vive oggi un pe-riodo nuovo della sua storia,caratterizzato da profondi e ra-pidi mutamenti che progressi-vamente si estendono all’interouniverso. Provocati dall’intelli-genza e dall’attività creativadell’uomo, sullo stesso uomosi ripercuotono, sui suoi giudi-zi e desideri individuali e col-lettivi, sul suo modo di pensaree agire sia nei confronti dellecose che degli uomini”44. Perquanto questa constatazionedei padri del Vaticano II sia piùche giusta, essi non potevanoconoscere ancora quel progres-so scientifico e quell’avanza-mento tecnologico nei mecca-nismi che regolano l’inizio e la

fine della vita. La scienza e latecnica corrono, infatti, più ve-loci del resto della società e an-che dei parlamenti. Quindi,ogni scienziato e ogni tecnolo-go dovrebbero assumersi, nelproprio campo, la propria re-sponsabilità, ma, siccome lavalutazione razionale è sempreindispensabile, i parlamenti, omeglio le istituzioni sovrana-zionali, dovrebbero, si dice,sulla base del comune sentiredei cittadini fissare le regole diresponsabilità, bilanciate dallavalutazione dei rischi e delleconseguenze45.

A questo punto viene affer-mato che i ricercatori devonosempre contribuire al bene del-la vita e mai al contrario, percui occorre anche talora sapersifermare e non varcare il limite,ma rispettare i parametri invali-cabili della dignità di ogni esi-stenza umana. Tuttavia, non sitratta di appellarsi alla fede oalla religione, ma di puntare sulsenso etico che ciascuno hadentro di sé. Ci vuole un so-prassalto di coscienza e un piùdi buona volontà per far sì chel’uomo non divori l’uomo, malo serva e lo promuova. Perquanto riguarda la Chiesa cat-tolica viene sottolineato, so-prattutto, il suo compito di for-mare le coscienze, ma non ser-viranno tanto i divieti e i no, so-prattutto se prematuri. Serviràuna formazione della mente edel cuore a rispettare, amare eservire la dignità della personaumana in ogni sua manifesta-zione, con la certezza che ogniessere umano è destinato a par-tecipare alla pienezza della vitadivina e che questo può richie-dere anche sacrifici e rinunce46.Non si può non essere d’accor-do con queste indicazioni gene-riche, riguardanti il compitodella Chiesa cattolica, anzi leribadisco. In tutto il dialogo,denoto, tuttavia la mancanza dirisposte alle sottostanti teoriedel soggettivismo, relativismoe teleologismo, in genere 47, masoprattutto nel campo della vi-ta, in particolare. Penso di averfornito, persino per eccessum idocumenti magisteriali ad rem,esprimendo e motivando l’in-segnamento della Chiesa con lamassima chiarezza. Mi piaceancora, in conclusione, specifi-care il valore pedagogico deidivieti e dei no da parte di Dioe, quindi, da parte della Chiesa.

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 39: DOLENTIUM HOMINUM

40

“I comandamenti di Dio ci in-segnano la via della vita. I pre-cetti morali negativi, cioè quel-li che dichiarano moralmenteinaccettabile la scelta di unadeterminata azione, hanno unvalore assoluto per la libertàumana: essi valgono sempre ecomunque, senza eccezioni. In-dicano che la scelta di determi-nati comportamenti è radical-mente incompatibile con l’a-more verso Dio e con la dignitàdella persona umana, creata asua immagine; tale scelta, per-ciò, non può essere riscattatadalla bontà di nessuna intenzio-ne e di nessuna conseguenza, èin contrasto insanabile con lacomunione tra le persone, con-traddice la decisione fonda-mentale di orientare la propriavita a Dio”48. Per questo nonparlerei tanto di limiti dellascienza e della tecnica, perchél’uomo è sempre un essere li-mitato, quanto del loro orienta-mento religioso-morale. Nel di-segno del Divin Creatore, l’uo-mo e la donna sono chiamati a‘dominare’ la terra come i suoi‘amministratori’; quindi noncome arbitri, ma partecipantialla Providenza divina verso lealtre creature. Da qui la loro re-sponsabilità nei confronti delmondo che Dio ha loro affida-to. Questa collaborazione ha uncarattere del tutto proprio, spe-cifico e unico, nella trasmissio-ne della vita, quando Dio, nelmatrimonio, li unisce per for-mare ‘una sola carne’ (Gn2,24). È così che l’uomo e ladonna cooperano, come sposi egenitori, in un modo unico al-l’opera del Creatore obbedendoal mandato divino: “Siate fe-condi e moltiplicatevi, riempitela terra” (Gn 1,28)49. Alla lucedi queste verità assolute sui va-lori non negoziabili riguardantila vita, il magistero della Chie-sa intende aiutare l’umanità adavanzare sulla via della vita edell’autentica libertà. “Nellecircostanze attuali – dice Bene-detto XVI, richiamando il valo-re che hanno per la vita non so-lo privata ma anche soprattuttopubblica alcuni fondamentaliprincipi etici, radicati nellagrande eredità cristiana del-l’Europa – non commettiamoalcuna violazione della laicitàdello Stato, ma contribuiamopiuttosto a garantire e promuo-vere la dignità della persona e ilbene comune della società”50.

Infatti, nel loro principio, le ve-rità sulla vita, sul matrimonio esulla famiglia non possiedonoun carattere religioso, né tantomeno cristiano; si tratta di ve-rità e valori naturali espressinella legge naturale e garantitedalla medesima. In effetti, “lalegge morale suppone l’ordinerazionale stabilito tra le creatu-re, per il loro bene e in vista delloro fine, dalla potenza, dallasapienza, dalla bontà del Crea-tore. Ogni legge trova nellalegge eterna la sua prima e ulti-ma verità. La legge è dichiaratae stabilita dalla ragione comeuna partecipazione alla Provvi-denza del Dio vivente, Creatoree Redentore di tutti”. “L’ordinedella ragione, ecco ciò che sichiama la legge”51. Perciò, sol-tanto quando il progressoscientifico e l’avanzamentotecnologico accettano l’ordinedella ragione, essi si mettonodavvero al servizio della di-gnità della persona umana e delbene comune della società.

P. BONIFACIO HONINGS,O.C.D.

Professore emerito di Teologia morale alla Pontificia Università

Lateranense, Roma; Consultore del Pontificio Consiglio

per la Pastorale della Salute, Santa Sede

Note1 BENEDETTO XVI, Discorso ai Mem-

bri della Commissione Biblica. “L’Osser-vatore Romano”, Venerdì 28 Aprile2006, p. 5

2 Ibidem.3 Cfr. Colloquio tra CARLO MARIA

MARTINI e IGNAZIO MARINO, Dialogo sul-la vita, a cura di Daniela Minerva, “L’E-spresso”, del 27 Aprile 2006, p. 52-61; inseguito Martini-Marino, p.

4 GIOVANNI PAOLO II, Evangelium vi-tae, 25 marzo, 1995, n. 28; in seguito Ev,n.

5 Conc. Ecum. Vat. II. Gaudium etspes, (GS) 19.

6 Cfr. Catechismo della Chiesa Cattoli-ca (CCC), 31.

7 GS, 18.8 CCC, 33.9 CCC, 34: vedi SAN TOMMASO D’A-

QUINO, Summae theologiae, I, 2,3.10 GIOVANNI PAOLO II, Evangelium vi-

tae. 2.11 Ibidem.12 Ibidem.13 Ibidem.14 CCC, n. 1731.15 Cf. BENEDETTO XVI, Discorso cita-

to.16 Cf. Gaudium et spes, 50.17 Cf. Evangelium vitae, n. 43.18 Evangelium vitae, 14.19 GIOVANNI XXIII, Enciclica, Mater et

Magistra, III in AAS 53, 1961, 447.

20 Cf. GIOVANNI PAOLO II, Udienza ge-nerale 16 gennaio 1980, in InsegnamentiIII/1 (1980) 148-152.

21 Cf. PIO XII. Alle congressiste del-l’Unione Cattolica Italiana Ostetriche,29 ott. 1951, in AAS 43, 1951, 850.

22 Martini-Marino, p 55.23 Carta degli Operatori Sanitari, Città

del Vaticano, 1995, n. 22. 24 Cf. Ibidem.25 Ibidem, n. 27.26 CongrDotFede (CDF) Instr. Donum

vitae, 22 febb. 1987, in AAS, 80 (1988)87-89.

27 Martini-Marino, p. 57.28 Carta degli Operatori Sanitari, 46.29 CDF, Instr. Donum vitae, p. 75-76.30 CDF, Dichiarazione sull’eutanasia,

5 maggio 1980, in AAS 72, 1980, 544.31 Martini-Marino, p. 57.32 Ibidem.33 Martini-Marino, p. 58. 34 CCC, 2263; vedi San Tommaso,

Summa theologiae, II-II, 64, 2.35 CCC, 2264.36 CCC, 2271: Didaché, 2,2, cf. Lettera

di Barnaba, 19,5; Lettera a Diogneto,5.5; Tertulliano Apologeticus, 9; vedi B.Honings, Miscellanea, Iter Fidei et Ratio-nis, vol. II, Moralia e vol. III, Jura. Late-ran University Press,

37 “È pur vero che in certi casi, rifiutan-do l’aborto, si reca pregiudizio a beni an-che importanti, che è normale voler salva-guardare. È il caso della salute della ma-dre, dell’aggravio di un figlio in più, diuna grave malformazione fetale, di unagravidanza originata da violenza sessuale.Non si possono disconoscere o minimiz-zare queste difficoltà e le ragioni che lesostengono”. (Carta degli Operatori Sani-tari, n. 141)

38 GS, 51.39 CDF, Dichiarazione sull’aborto

procurato, 18 giugno 1974, in AAS 66(1974) 739.

40 Ibidem, p. 744, n. 22. 41 GIOVANNI XXIII, Pacem in terris,

(11 aprile 1963) II: AAS 55 (1963) 271,citato da GIOVANNI PAOLO II, in Evange-lium vitae, n. 72.

42 Cf. SAN TOMMASO, Summa theolo-giae, I-II, q, 93, a. 3 ad secundum.

43 Cf. GIOVANNI PAOLO II, Evangeliumvitae, n. 72.

44 GS, 4.45 Cf. Martini-Marino, 61.46 Ibidem.47 Cf. GIOVANNI PAOLO II, Veritatis

splendor, 6 agosto 1993, in AAS 85,1993. La vita morale “possiede un essen-ziale carattre «teleologico», perché con-siste nella deliberata ordinazione degli at-ti umani a Dio, sommo bene e fine (telos)ultimo dell’uomo. Lo attesta, ancora unavolta, la domanda del giovane a Gesù:«Che cosa deve fare di buono per ottenerela vita eterna?» Ma questa ordinazione alfine ultimo non è una dimensione sogget-tivistica che dipende solo dall’intenzione.Essa presuppone che tali atti siano in sestessi ordinabili a questo fine, in quantoconformi all’autentico bene morale del-l’uomo, tutelato dai comandamenti. È ciòche ricorda Gesù stesso nella risposta algiovane; «Se voi entrare nella vita, osser-va i comandamenti» (Mt 19,17), (VS, 73).Cf. B. HONINGS, Il discernimento di alcu-ne dottrine morali ed etiche. Una letturadella «Veritatis splendor» in Veritatissplendor. Genesi, elaborazione, significa-to, a cura di Giovanni Russo, ED, Roma1994, p.131-153.

48 Evangelium vitae, 75; cf. CCC,1753-1755; GIOVANNI PAOLO II, Veritatisspendor , 81-82.

49 Cf. CCC, 372-373.50 BENEDETTO XVI, discorso ai Presuli

della CEI per la 56. Assemblea Generale,“L’Osservatore Romano”, venerdi 19marzo 2006, p. 5.

51 CEC, 1951.

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 40: DOLENTIUM HOMINUM

41

“Il Vangelo della vita sta alcuore del messaggio di Gesù.Accolto dalla Chiesa ogni gior-no con amore, esso va annun-ciato con coraggiosa fedeltàcome buona novella agli uomi-ni di ogni epoca e cultura”(Evangelium Vitae, 1).

1. La proclamazione del Vangelo della Vita

Il 25 marzo 1995, il PapaGiovanni Paolo II pubblicaval’enciclica Evangelium Vitae.La Chiesa, che dal tempo degliapostoli proclama il valore del-la vita umana, si adopera consempre maggiore intensità perdifenderla e prendersi cura deipiù bisognosi. In questo servi-zio alla vita, l’enciclica Evan-gelium Vitae ha rappresentatouna pietra miliare.

In continuità con gli inse-gnamenti di Giovanni Paolo II,noi, Pastori del “Popolo dellaVita”, rendiamo grazie a DioPadre per il dono della vita.Nella pienezza dei tempi, ci in-viò suo Figlio nato dalla Vergi-ne Maria affinché gli uominiavessero vita in abbondanza,una “vita «nuova» ed «eterna»,che consiste nella comunionecon il Padre, a cui ogni uomo ègratuitamente chiamato nel Fi-glio per opera dello SpiritoSantificatore” (EV, n. 1).

In occasione di questo anni-versario, e seguendo la racco-mandazione della LXXXI As-semblea Plenaria, invitiamo afar sì che la solennità dell’In-carnazione – che in questo an-no 2005 si commemora il 4aprile – venga celebrata oppor-tunamente con varie iniziativeche servano a far conoscere eannunciare nelle nostre Chiesela considerazione e il rispettodella vita, cuore del messaggiodell’enciclica.

2. Il valore della vita umana

Tutte le culture hanno uni-versalmente riconosciuto il va-lore e la dignità della vita uma-

na. Il comandamento “non uc-cidere”, che custodiva il donodella vita umana, è norma cheogni sana cultura ha ricono-sciuto come principio fonda-mentale. Il diritto alla vita e ilrispetto della dignità della per-sona sono valori che la Dichia-razione Universale dei DirittiUmani propone come fonda-mento per la convivenza.

Tale riconoscimento a livellouniversale trova piena confer-ma nella rivelazione del Van-gelo della vita con il mistero diCristo. La vita umana, donoprezioso di Dio, è sacra e in-violabile. “La vita umana è sa-cra perché, fin dal suo inizio,comporta ‘l’azione creatrice diDio’ e rimane per sempre inuna relazione speciale con ilCreatore, suo unico fine. SoloDio è il Signore della vita dalsuo inizio alla sua fine: nessu-no, in nessuna circostanza, puòrivendicare a sé il diritto di di-struggere direttamente un esse-re umano innocente” (EV, n.53). Per questo ogni attentatocontro la vita umana è ancheun attentato contro la ragione ela giustizia e costituisce graveoffesa a Dio.

3. Continuità fondamentale

Il processo embrionale è unprocesso continuo in cui, findal principio, quella che abbia-mo di fronte è una vita umana.L’embrione non è un sempliceaggregato di cellule viventi,bensì il primo stadio dell’esi-stenza di un essere umano.Tutti noi siamo stati anche em-brioni.

Fin dal momento della fe-condazione c’è vita umana epertanto dignità personale. Èuna vita umana che si sviluppae sperimenta cambiamentimorfologici importanti, ma èsempre lo stesso processo con-tinuo che, dall’inizio della vitacon la fecondazione, va fino al-la morte. “Il corpo naturalmen-te si sviluppa, ma in una conti-nuità fondamentale che nonpermette di definire pre-umana

o post-umana nessuna fase delsuo sviluppo. Dove c’è un cor-po umano vivo, c’è una perso-na umana e, pertanto, una di-gnità umana inviolabile”.

Di conseguenza, “l’essereumano va rispettato e trattatocome una persona fin dal suoconcepimento e, pertanto, daquello stesso momento gli sidevono riconoscere i diritti del-la persona, tra i quali anzituttoil diritto inviolabile di ogni es-sere umano innocente alla vi-ta” (EV, n. 60). Questa veritàdel vangelo della vita è ampia-mente condivisa da molte per-sone e istituzioni. Ciò che ilConsiglio d’Europa affermòmolti anni fa è stato ora raccol-to dall’ONU nel raccomandarela proibizione della ricerca conembrioni così come qualsiasitipo di clonazione umana, ri-produttiva o terapeutica.

4. Al servizio della vita

Nel riconoscimento e nel ri-spetto della vita come pure nel-la sua promozione, la scienzaraggiunge il suo fine più alto: ilservizio alla vita e alla dignitàdella persona. Questi dieci annidalla pubblicazione dell’enci-clica Evangelium Vitae sonostati anni di grandi progressidella scienza, che hanno apertonuove possibilità, piene di spe-ranza, per la prevenzione e lacura.

Grazie a questi sviluppi, so-no state possibili terapie e per-

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

La vita umana, dono prezioso di DioDOCUMENTO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE SPAGNOLA

Page 41: DOLENTIUM HOMINUM

42

fino operazioni intra-uterine abeneficio del feto. Inoltre, siabbassa sempre più il tempo digestazione necessario affinchéun bambino prematuro possasopravvivere fuori del senomaterno. D’altra parte, l’appli-cazione terapeutica delle cellu-le madre derivanti da tessutoadulto ottengono risultati chefanno ben sperare. Le terapievere sono quelle che curanosenza arrecare danno né elimi-nare la vita di nessuno.

Non possiamo dimenticareche questi progressi sono stru-menti potenti che devono esse-re usati al servizio dell’uomo,tenendo conto dei principi eti-ci. La scienza e la tecnica han-no bisogno dell’etica per nondegradare la dignità umana,bensì per promuoverla. Perquesto chiediamo a tutti i ricer-catori e centri di formazione diinculcare in tutti il rispetto perla vita umana e di approfondirele loro conoscenze per porle alservizio delle persone.

Esortiamo tutti affinché pro-muovano sempre la vita difronte a tante minacce da partedi una “cultura della morte”che si manifesta in molti modi:l’anticoncezione, la diffusionedelle sterilizzazioni, la preoc-cupante diminuzione della na-talità, l’aborto, la pillola “delgiorno dopo” – che oltre ad es-sere anticoncezionale è ancheabortiva –, la manipolazionedel linguaggio quando si parladi “pre-embrioni”, come se fos-sero già pienamente personeumane, la selezione e la ridu-zione embrionale, la manipola-zione e la distruzione di em-brioni per ottenere cellule ma-

dre per la ricerca, e la semprepiù minacciosa pratica dellaclonazione. Queste manifesta-zioni della cultura contro la vitasono un’ideologia insidiosa delmale denunciato da GiovanniPaolo II: “Si può, anzi, si deveporre la questione della presen-za in questo caso di un’altraideologia del male, a volte piùinsidiosa e celata, che tenta diminare i diritti umani, contro lafamiglia e le persone”.

5. La famiglia, santuario della vita

“Dio creò l’uomo a sua im-magine; a immagine di Dio locreò; maschio e femmina licreò. Dio li benedisse e disseloro: ‘Siate fecondi e moltipli-catevi’ ” (Gen 1,27-28). Il van-gelo della vita inizia con lacreazione di Adamo ed Eva,chiamati all’amore coniugalee, attraverso il loro amore, a es-sere genitori cooperando così,in maniera singolare, con l’o-pera creatrice di Dio.

L’amore coniugale tra l’uo-mo e la donna, fondamentodella famiglia, è il luogo santoin cui la persona è concepitacon dignità. Il figlio nasce dal-l’amore dei genitori ed è invia-to a partecipare alla loro comu-nione d’amore. La famiglia èanche il santuario in cui la vitaè accolta con gioia e celebratanella vita quotidiana, arricchitadalle ricche relazioni tra geni-tori, figli, nipoti, ecc.

Queste famiglie sono unasplendida proclamazione delvangelo della vita e un motivoper rendere grazie a Dio: fami-glie che nonostante le crisi e imomenti difficili sanno restareunite nell’amore, famiglie chenonostante le difficoltà vivonogenerosamente aperte alla vita,famiglie che sostengono i pro-pri membri più deboli o biso-gnosi con il loro tempo e le lo-ro energie migliori, ecc. Tuttequeste famiglie – tante dellequali sono cristiane – sono unatestimonianza magnifica delvalore della vita e realizzanoun servizio prezioso alla so-cietà.

Tale testimonianza generosadi tante famiglie è la scuola mi-gliore affinché i figli apprenda-no il valore sacro della vitaumana e a rispettare e promuo-

vere la vita di tutti, special-mente dei più deboli. La gioiadella famiglia nell’accogliereuna nuova vita è la proclama-zione migliore di fronte ai figlidel valore sacro della vita con-cepita, e che deve ancora na-scere, di un nuovo figlio. Perquesto la celebrazione del gior-no della vita può essere occa-sione preziosa perché la fami-glia acquisti una consapevolez-za più profonda della sua mis-sione di servizio alla vita.

6. L’educazione affettivo-sessuale

La famiglia è anche l’ambitoin cui i figli imparano il signifi-cato della sessualità al serviziodell’amore e della vita. Moltevolte noi Vescovi abbiamo ri-cordato la necessità e l’urgenzadi un’educazione affettivo-ses-suale adeguata. Questa ha unposto privilegiato nella Pasto-rale Familiare, perché “la vo-cazione all’amore, che è il filoconduttore di ogni pastoralematrimoniale, richiede una cu-ra particolarmente attenta del-l’educazione all’amore”.

Nel Direttorio della Pastora-le Familiare dei Vescovi spa-gnoli è stato ricordato che “igenitori sono i primi responsa-bili dell’educazione alla ses-sualità, già negli anni dell’in-fanzia come poi nell’adole-scenza. Essi devono saper of-frire ai propri figli, in un climadi fiducia, le spiegazioni ade-guate per la loro età affinchéacquistino la conoscenza e il ri-spetto della propria sessualitàin un cammino di personaliz-zazione. Si ottiene sempre piùpersuadendo che proibendo,specialmente quando si trattadi educare” (DPF, 81).

Nel momento adeguato, an-che la catechesi dovrà affronta-re il tema della sessualità e ildiscernimento vocazionale.“Nel processo catechetico, du-rante i distinti momenti checontraddistinguono questa tap-pa, sarà presente una catechesicompleta e profonda sulla ses-sualità nelle sue diverse dimen-sioni: antropologica, morale,spirituale, sociale, psicologica,ecc.” (DPF, 62).

Anche le scuole hanno unruolo importante in questo la-voro: “Come complemento e

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 42: DOLENTIUM HOMINUM

43

aiuto al compito dei genitori, èassolutamente necessario chele scuole cattoliche preparinoun programma di educazioneaffettivo-sessuale, a partire dametodi sufficientemente com-provati e con la supervisionedel Vescovo. La DelegazioneDiocesana di Pastorale Fami-liare deve preparare personeesperte in questo campo”(DPF, 93).

Siamo tutti consapevoli del-l’urgente necessità di questaeducazione affettivo-sessuale edella sua relazione con il van-gelo della vita. Per questoesortiamo tutti a porre in prati-ca le indicazioni del Direttoriodi Pastorale Familiare, curan-do in particolar modo la for-mazione integrale di personeesperte per realizzare questocompito.

7. Per una cultura della famiglia e della vita

Educando i giovani all’amo-re e alla vita porremo le basipiù solide per una cultura dellafamiglia e della vita. Ma questafunzione richiede l’impegno ditutti. Agli scienziati è affidatoin modo speciale il compito diconservare il valore della vitanella “coscienza” dei ricercato-ri e della società. Come perso-ne esperte, essi sono ascoltatedalla società, dai mezzi di co-municazione e dai politici. Perquesto chiediamo loro di pro-clamare con coraggio il valoresacro della vita umana fin dalmomento del concepimento edi non lasciarsi mai sedurre dapossibilità contrarie all’etica.

I professionisti della salutehanno anche un altro compitoimportante. Spetta a loro infattisostenere sempre la vita, rifiu-tare e denunciare ogni praticache attenti all’integrità o allavita delle persone, a quella deipiù deboli come gli embrioni, inon nati, i disabili, gli anziani emalati terminali. A questo ri-guardo ricordiamo nuovamen-te l’opportunità di promuovereprocessi di adozione e racco-mandare questa possibilità allepersone che considerano lapossibilità di abortire. Faccia-mo appello altresì ai professio-nisti cattolici, specialmentedell’informazione, a far sentirela loro presenza nei mass me-

dia affinché in essi risuoni ilmessaggio del vangelo dellavita.

Tutti i professionisti cristia-ni, a livello personale o asso-ciativo, devono esercitare la lo-ro influenza in modo responsa-bile nella società e nella legi-slazione. È un segno di speran-za vedere la presenza delle as-sociazioni familiari nel dibatti-to sociale per promuovere i va-lori della famiglia e della vita.Esse, così facendo, contribui-scono in maniera efficace all’e-laborazione di una politica fa-miliare adeguata, di tanta ur-gente necessità, che facilitil’accesso all’alloggio, a condi-zioni lavorative ed economichecompatibili con la paternità e lamaternità, e che riguardi anchela disponibilità del tempo ne-cessario per prendersi cura del-la famiglia e della vita comedono di Dio.

In questo senso ci esortavaGiovanni Paolo II nella Evan-gelium Vitae: “Per essere vera-mente un popolo al serviziodella vita dobbiamo, con co-stanza e coraggio, proporrequesti contenuti fin dal primoannuncio del Vangelo e, in se-guito, nella catechesi e nellediverse forme di predicazione,nel dialogo personale e in ogniazione educativa. Agli educa-tori, insegnanti, catechisti eteologi, spetta il compito dimettere in risalto le ragioni an-tropologiche che fondano e so-stengono il rispetto di ogni vitaumana. In tal modo, mentre fa-remo risplendere l’originalenovità del Vangelo della vita,potremo aiutare tutti a scoprireanche alla luce della ragione edell’esperienza, come il mes-saggio cristiano illumini piena-mente l’uomo e il significatodel suo essere ed esistere; tro-veremo preziosi punti di incon-tro e di dialogo anche con i noncredenti, tutti insieme impe-gnati a far sorgere una nuovacultura della vita” (EV, 82).

8. Preghiera per la vita a Maria Immacolata

Vogliamo terminare questamessaggio in occasione del de-cennale dell’enciclica Evange-lium Vitae invocando Maria,madre dell’Amore, in questoanno che la Chiesa di Spagna

dedica al mistero della sua Im-macolata Concezione. A lei af-fidiamo la causa della vita.Sotto la sua protezione ponia-mo le famiglie, i malati, i piùdeboli e minacciati, mentre in-vitiamo tutti i cristiani, e inparticolare le famiglie, a rivol-gere a Maria Immacolata, ma-dre della vita, l’invocazionecon cui il Papa Giovanni PaoloII chiude la sua enciclica:

“O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi, affidiamo a Te la causa dellavita: guarda, o Madre, al numerosconfinato di bimbi cui viene impeditodi nascere, di poveri cui è reso difficilevivere, di uomini e donne vittime didisumana violenza, di anziani e malati uccisidall’indifferenza o da una presunta pietà. Fa’ che quanti credono neltuo Figlio sappiano annunciare confranchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita. Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo, la gioia di celebrarlo congratitudine in tutta la loro esistenza e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire, insieme con tutti gli uominidi buona volontà, la civiltà della verità e dell’amore a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita”(EV 105).

S.E. Mons. JULIAN BARRIOBARRIO

Arcivescovo di Santiago di Compostela,

Presidente della CEAS

S.E. Mons. JUAN ANTONIOREIG PLA

Vescovo di Segorbe-Castellón,Presidente della Sotto-commissione

per la Famiglia e la Difesa della Vita

S.E. Mons. JAVIER MARTÍNEZ FERNÁNDEZ

Arcivescovo di Granada

S.E. Mons. FRANCISCO GIL HELLÍN

Arcivescovo di Burgos

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 43: DOLENTIUM HOMINUM

44

La società moderna viveconflitti che alcuni ritengonogenerazionali; altri pensanoche siano dovuti alle diverseconcezioni religiose; altri an-cora li attribuiscono ai fonda-mentalismi, ai cosiddetti falchiche prevalgono sulle colombe.C’è chi vede la contrapposi-zione economica: i popoli del-la fame che interpellano i po-poli opulenti, i paesi dell’Est ei paesi dell’Ovest, del Nord edel Sud del mondo. Tutto que-sto ha il suo peso enorme, mail conflitto più grave, che oggichiede di essere urgentementerisolto con sapienza e amore, èdi carattere culturale. La so-cietà moderna si trova tra lacultura di vita, che la rendeforte, e la cultura di morte, chela distrugge.

Prima ancora che a livellosociale, nel cuore dell’uomo sicombattono accaniti duelli traqueste opposte culture. L’uo-mo può usare rettamente la suaintelligenza e la sua libertà;forte di Dio e fedele alla sualegge di amore, può persevera-re nel bene e nella cultura dellavita; docile alla misericordiadivina, può ravvedersi, desiste-re dalle scelte di morte, nonmorire e vivere. Oppure po-trebbe abusare anche della vi-ta; fare il male e continuare afare il male; compiere scelte dimorte; indurre altri in errore;travolgere anche chi è giusto,ma debole. Farlo sua vittima.

L’amore per la vita e l’impe-gno per difendere e affermarela sua cultura sono richiesti peressere fedeli all’uomo, alla suastoria, a Dio. Il culto e la difesadella vita potrebbero essere ri-scoperti come luce che illumi-na il volto di ogni uomo dibuona volontà, chiamato co-munemente cristiano anonimo.

Ogni cristiano, anche anoni-mo, può essere portatore e rea-lizzatore di questa promessa:“la terra desolata sarà ricolti-vata”1. Conforta applicare que-sta promessa alla terra del cuo-re dell’uomo. È però necessa-rio che scaturiscano vigorosiimpegni, per rispondere alle

necessità di redenzione e alleesigenze di amore che si pos-sono vedere emergenti special-mente in uomini oppressi datristezze e da lutti.

Nel “guazzabuglio” del cuo-re umano la cultura di morte èfomentata da poteri control’uomo; è insegnata anche dacattedre universitarie, quandooccupate da criminali dellospirito; provoca i peggioricomportamenti di uomini e dipopoli. Consegue successi in-fami, ma porta in se stessa larovina e si autodistrugge. Do-ve consegue vittoria dissociacuori, coscienze, popoli.

Certo, non si possono e nonsi devono imporre scelte di fe-de, ma affermare e difendere ildiritto e il valore della vita èdovere di tutti, del credente eanche del non credente.

L’esperienza prova che ilnon credente incontra maggio-ri difficoltà a onorare questodovere, non è però giusto cer-care e offrire mediazioni cultu-rali ingannatrici, con gravamidi fatuità e di compromessi,con egoismi ipocriti disumanie cinici che si camuffano sottosembianze di rispetto di co-scienza, di libertà, di umanità,di tutela della donna, di sensi-bilità, di delicatezza, di buoncuore.

Non è mai lecito a nessunouccidere, né, ancora peggio,legalizzare l’uccisione dell’in-nocente, specialmente se indi-feso e inerme. Eppure sonomilioni gli innocenti indifesi einermi uccisi proditoriamente,con l’aborto. Il sangue inno-cente grida. Anche se non si ècapaci di ascoltare il grido si-lenzioso degli uccisi, questarealtà è più tragica e più empiadi tante guerre, calcolate nelloro insieme.

Altri milioni di persone uma-ne sono uccise in molti modi:omicidio, suicidio, infanticidio,uxoricidio, parricidio, droga,alcool, armi, sport micidiali,giochi tragici, velocità e disgra-zie sull’asfalto spesso intriso disangue umano.

Altri milioni muoiono, sono

uccisi, per disperazione; perfame; per sete; per mancanzadi soccorso, o per tardive onon adeguate cure mediche;per imperizia o negligenza; perinsufficienza di personale sani-tario, di posti letto, di attrezza-ture necessarie; per espianto diorgani umani vitali prima cheil paziente sia morto.

Queste situazioni tragichecontro la vita sono sotto gliocchi di tutti, ma c’è chi fa fin-ta di non sapere. Vaneggia nelvoler legiferare o far legiferaresull’accanimento terapeutico,sul testamento biologico, inte-si non rettamente in modoscientifico, ma come strumentidi eutanasia, anche se passiva.

C’è chi cinicamente, invecedi procurare pane a chi muoredi fame, acqua all’assetato chemuore di sete, sollievo a chisoffre, gli raccomanda e glivuole imporre per legge di nonfare indigestione, di togliere ildisturbo di vederlo soffrire, dilasciarsi morire e di farsi ucci-dere.

In questa ottica perversa sidisquisisce sulla qualità dellavita e non sul suo valore; sulmorire con dignità e non suldiritto di vivere e di essere aiu-tato a vivere per compiere, an-che inconsapevolmente, lamissione che è propria. Laqualità della vita non si miglio-ra sopprimendo la vita. Morirecon dignità non significa asso-lutamente condannarsi o esse-re condannato a morte e uccisoper volontà propria o di altri oper legge.

A questo punto considero iricoverati al Cottolengo di To-rino, i paralizzati e bisognosidi tutto, i colpiti da sclerosimultipla progressiva, i demen-ti, gli affetti dal morbo diAlzheimer, i vecchi moltoavanti negli anni, chi soffre delmorbo di Parkinson; certamen-te, in modo cosciente o non co-sciente, non vivono una buonaqualità di vita fisica, né c’èsperanza che la loro condizio-ne fisica migliori. Diversa è lacondizione di chi è in coma.L’esperienza insegna che fin-

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

La società moderna in conflitto tra cultura di vita e cultura di morte

Page 44: DOLENTIUM HOMINUM

45

ché c’è vita c’è speranza. Mol-ti coma, ritenuti irreversibili,anche dopo anni, sono regredi-ti. Solo dopo la sua conclusio-ne infausta si può dire scienti-ficamente che il coma era irre-versibile. In ogni caso, nessu-no può privare di un po’ di os-sigeno, di acqua, di cibo ne-cessario, chi, sia pure da moltianni, vive in coma profondo, oè giunto allo stadio terminaledella sua infermità. Non vi puòessere nessuna azione diretta oindiretta che acceleri la con-clusione della vita.

Chiedo: quale criminale puòdecidere o legiferare di uccide-re tutti e accelerare la morte,anche solo uno di questi nostrifratelli? Un medico mio amicomi disse: “Cosa vuoi che sia?Il medico prescrive una inie-zione da fare quando termina ilsuo turno. Il giorno dopo ritor-na e trova occupato da un altroil letto di quell’ammalato che èmorto”. Cioè di quell’ammala-to ucciso e fatto uccidere dalui! Ho consigliato a quel me-dico di cambiare idea o dicambiare professione.

La vita vale sempre. Anchese sofferente, se incosciente,se economicamente non pro-duttiva, se fisicamente meno-mata e non autonoma. Nessu-no, proprio nessuno, può con-siderare, come Hitler, “boccainutile” una persona. Hitler èstato sconfitto e condannato.Sembra però che oggi le sueidee criminali contro la vitasiano purtroppo vincenti edegemoni!

Ho evitato di presentare ta-belle statistiche di vite umaneuccise, sono molti e moltissimimilioni. La situazione è tragicae quantitativamente impressio-nante, ma anche una sola vitaè capolavoro che vale più delmondo intero.

Si può sperare? La risposta èsì. La speranza non delude. Ilsangue, specialmente quelloinnocente, può purificare e fe-condare questa terra arida e dimorte, può trasformarla in ter-ra dove germoglia e fiorisce lacultura della vita. Infatti, ulti-ma parola non è quella di colo-ro che uccidono il corpo, mapoi non possono più nulla2 per-ché lo spirito è immortale!3

Oltre che in questo contestoè bene considerare la vita inun’ottica:

– di famiglia, realizzata neldisegno della creazione, delladignità, della fedeltà e fecon-dità, della santità, o tradita nel-la infedeltà, violata e deturpatain forme tragiche, assurde,empie;

– di Patria e di Stato, distrutture e di istituzioni, benradicati nella propria cultura,fedeli a essa, o corrotti nellepeggiori esperienze storiche,senza radici, senza memoria,irriconoscenti, ribelli, sotto ildominio della cultura di morte;

– di sicurezza, pronta, anchecon atti eroici, ad assicurare laverità, la libertà, la giustizia, lapace, o disposta ad avventurar-si nella trasgressività, indotta agiustificare e a compiere rivo-

luzioni, terrorismi, lotte arma-te, anche con tradimenti;

– di cultura nei suoi molte-plici aspetti, con attività soste-nute nelle loro nobili finalità,liberate dalla schiavitù dellacultura di morte, o avversate eassoggettate a essa, pigramen-te rassegnate a subirla perquietismo e senza adeguatiprovvedimenti;

– di diritto e di giustizia conl’applicazione di leggi giusteper la tutela dell’innocente eper il ricupero dei colpevoli, ocon la separazione tra diritto egiustizia con abusi di poteri econ metodi rigorosamente re-strittivi o permissivi, a tuttovantaggio dei violenti e a dan-no degli onesti;

– di economia, secondo iprincìpi della destinazione uni-versale dei beni e del diritto diproprietà privata, o con la pos-sessività egoista e schiavizzan-te, in situazioni non di benes-

sere comune, ma squilibratecon impoverimento e arricchi-menti, sfruttamenti e avarizia,con fame e avidità.

Vita, famiglia, patria, sicu-rezza, cultura, giustizia, eco-nomia si innalzano come settepilastri per il tempio della vita.È necessario costruirlo e nonscavare sepolcri di morte. Tuttisiamo chiamati a compierequesta opera di costruzione; aessere popolo della vita e perla vita.

Nella Chiesa tutti siamo in-vitati e impegnati a difenderela cultura della vita. A seguireCristo. Chi sta in piedi, devestare attento a non cadere4. Chiè privo di forze ed è caduto ri-cordi che, se vuole, con l’aiutodivino si possono rinnovare lesue forze5. Coloro che giaccio-no nella cultura di morte senta-no urgente l’esortazione ascuotersi da quella loro condi-zione per risorgere dai morti enon opporsi a Cristo che livuole illuminare e vuole ri-splendere su di loro6.

Per potersi rialzare, per noncadere, per preservarsi e sal-varsi da errori e da culture dimorte, ci sono la Parola di Dioe i Sacramenti, c’è il Magiste-ro della Chiesa, c’è la potenzadivina della preghiera. È pre-ziosa la testimonianza cristianadi uomini e di donne, di giova-ni, di vecchi e di bambini, didotti e di ignoranti, che illumi-nati e resi forti dalla grazia di-vina sono eroici Maestri e Te-stimoni, cultori e difensori del-la vita. Questi non cadono, re-stano in piedi, oppure, se cado-no, confidano nella misericor-dia di Dio7 e subito sono rial-zati, si rialzano, permangonointrepidi fino al martirio.

Tutti possono sentire rivoltaa se stessi un’esortazione mor-dace di Herder: “Lavoriamo,fratelli miei, con animo corag-gioso e giocondo, magari inmezzo alla nube: giacché lavo-riamo per un grande avvenire.E poniamoci uno scopo quantoci è possibile puro, chiaro, sen-za scorie: ora infatti andiamocorrendo tra fuochi fatui, nellaluce del crepuscolo, nella fo-schia”8. Dopo aver riportatoquesta espressione graffiante,è doveroso notare che la lucedel Magistero della Chiesa ciillumina sempre di infinito, di

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 45: DOLENTIUM HOMINUM

46

eterno. Rafforza la nostra fedein Cristo che è venuto per sal-vare il mondo9, è il Salvatoredel mondo10, ha dato se stessoper la vita del mondo11.

A tutti è donata la grazia perla maturazione di coscienzanel rispetto della vita; per l’e-ducazione alla libertà; per ripa-rare il male eventualmente fat-to; per incontrare Cristo che èvenuto a donare la vita in ab-bondanza: “Io sono venutoperché abbiano la vita e l’ab-biano in abbondanza”12.

In questo mistero di vita e disalvezza bisogna che tutti ciincoraggiamo e ci onoriamo.Idealmente rivivo quanto è av-venuto con il Grande Giubileodel 2000 che ha segnato iltrionfo della cultura della vita:i Pellegrini del Giubileo giuntia Roma sono stati accolti conamore dal grande GiovanniPaolo II, che li ha gratificatisecondo le rispettive categorie,li ha benedetti, indirizzati, av-vicinati tutti a Gesù CristoDio, Via, Verità, Vita13.

È perciò coerente che laChiesa ancora una volta in mo-do solenne abbia proclamatoche Gesù è il Signore14, e nelcuore dell’uomo ha trovato ri-sonanza ed è rimbalzato nellasua casa e nel mondo “l’Alle-luja del Vivente, che ridestauna nuova primavera per la

storia”15. Ogni uomo attende lanuova primavera, quella dellacultura della vita, che conse-guirà il suo pieno trionfo nellaprimavera della risurrezionedei corpi.

Per la risurrezione nella glo-ria è necessario che sia bencompiuto l’approdo alla vitaeterna. I modelli esemplari nonmancano. Ognuno può ricor-dare e imitare.

Ho presente l’approdo delCard. Corrado Ursi alla vitaeterna e ricordo quanto racco-manda l’Autore della Letteraagli Ebrei: “Ricordatevi deivostri capi, i quali vi hanno an-nunziato la parola di Dio; con-siderando attentamente l’esitodel loro tenore di vita, imitate-ne la fede. Gesù Cristo è lostesso ieri, oggi e sempre! Nonlasciatevi sviare da dottrine va-rie e peregrine, perché è beneche il cuore venga rinsaldatoper mezzo della grazia”16.

Dottrina varia e peregrina èla cultura di morte. Essa agita etenta ogni uomo, spesso fra-stornato tra la cultura della vitae la cultura di morte. Chi amala vita è edificato nell’onnipo-tenza della grazia e dalla testi-monianza dei capi, partecipaalla vittoria della cultura dellavita, al trionfo di Cristo Dio.

Nelle scelte che siamo chia-mati a compiere tra la cultura

della vita o cultura di morte,non siamo lasciati in balìa dinoi stessi, ci guida Cristo, ciprende per mano la VergineSanta, Madre dei viventi, Ma-dre della Chiesa. Nella Chiesa,con la luce e la forza dello Spi-rito Santo, ci guida il Papa, di-fensore della vita, insieme aiPastori in comunione con lui.

Mons. VINCENZO DI MUROItalia

Note1 Ez 36,34.2 Cfr. Mt 10,28; Lc 12,4.3 Cfr. Sap 2,23; 3,2-5; Lc 20,35-36;

1Cor 15,53; 2 Tim 1,10. 4 Cfr. 1Cor 10,12.5 Cfr. Is 40,31.6 Cfr. Ef 5,14.7 Cfr. S. BENEDICTI, Regula Monaste-

riorum, cap. IV. 8 J. G. HERDER, Ancora una filosofia

della storia per l’educazione dell’uma-nità, trad. di F. Venturi, Torino 1971, p.118.

9 Cfr. Gv 12,47.10 Cfr. Gv 4,42.11 Cfr. Gv 6,51.12 Cfr. Gv 10,10.13 Cfr. Gv 14,6.14 CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA

DELLA FEDE, Dominus Iesus, Vaticano2000.

15 C. URSI. (card.), La morte e la vitain duello, in Una vita in dono, Napoli1981, p. 457.

16 Eb 13,7-9.

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 46: DOLENTIUM HOMINUM

47

1. Introduzione

La depressione è una malat-tia che è stata oggetto di am-pio studio specialmente in an-ni recenti. Ci sono, tuttavia,alcune condizioni che la favo-riscono, ma che fondamental-mente non vengono affronta-te. Benché ogni malattia (i.e. isuoi sintomi) sia di naturauniversale, ciò non significache una determinata patologianon sia condizionata da circo-stanze che ne intensificano one dirigono l’andamento. Nelcaso della depressione, essa èspecificamente condizionatadall’isolamento della prigio-ne. Lo scopo quindi di questointervento è quello di presen-tare questa correlazione.

Secondo lo Słownik psy-chologiczny [“Dizionario Psi-cologico”], la depressione è“una inibizione, in varia mi-sura, dell’attività mentale del-l’uomo, che si manifesta conun sentimento di abbattimen-to generale e con frequenticomportamenti illusori”(Szewczuk 1985, p. 56). Unapiù ampia descrizione delladepressione è stata data daNorbert Sillamy, che la defi-nisce come “uno stato patolo-gico più o meno prolungato,caratterizzato da tristezza, di-minuzione dei toni e da man-canza di energia. Coloro chesoffrono di depressione sonoapprensivi, devitalizzati escoraggiati, incapaci di af-frontare anche la più piccoladifficoltà, e per questo nonpresentano nessuna iniziativapropria. Soffrendo di sfiducianelle proprie capacità, essihanno l’impressione coinci-dente che la loro intelligenza,e la loro attenzione e memoriain particolare, si sono deterio-rate.” (Sillamy 1995, p. 50).

Tuttavia, il compito di que-sto intervento non è quello didefinire la depressione. Le de-finizioni generali di cui soprasono state usate solo comepunto di riferimento per la di-scussione che segue.

2. L’isolamento carcerario e i tipi di depressione

L’isolamento carcerario,anche nel caso del criminalepiù spietato, è legato allostress e allo choc esistenziale.Esso non si applica a quegliindividui che si sentono sod-disfatti nelle condizioni car-cerarie, il che, tuttavia, è cau-sa di una certa psicopatologia.

Nei carcerati – come popo-lazione intesa globalmente –l’istinto di autoconservazioneè minore rispetto ad altre per-sone (Szaszkiewicz 1997, p.117). Esso è connesso conuna socializzazione disturbatae con l’impatto dello stile divita criminale. Un giovaneche cresce in una famiglia do-ve aggressioni e violenze so-no quotidiane, si abitua a que-sta situazione. Ciò, successi-vamente, porta a una diminu-zione del significato della vita(e perfino dell’esperienza).Questo sintomo, combinatocon i sintomi depressivi, puòcostituire un accumulo peri-coloso (anche nel senso dicomportamenti tendenti alsuicidio) che rappresentanouna minaccia per la vita delprigioniero.

Si possono osservare varitipi di depressione, sulle cuidivisioni si può essere d’ac-cordo in maggiore o minoremisura. È significativo, tutta-via, che la psichiatria clinicaclassifichi la depressione trale malattie affettive (Kaplan,Sadock 1990).

L’affettività è “una reazioneemotiva di forte intensità”(Sillamy 1995, p. 12) che ri-duce il controllo del propriocomportamento. Come risul-tato, un individuo diventasempre più aggressivo, usa unlinguaggio volgare, va in col-lera e, alla fine, ricorre allaviolenza. Mentre non è capa-ce di usare la violenza versoun’altra persona, egli può ten-tare di automutilarsi o caderein uno stato di privazione odepressione.

Quando scrivono sulle ma-lattie affettive, psicologi epsichiatri fanno riferimento aEmil Kraepelin, che nel 1899ha introdotto il termine di psi-cosi maniaco-depressiva (poidescritta come ciclofrenia)nella psichiatria clinica (Sule-strowska, 2000, p. 267). Lemalattie affettive sono carat-terizzate dalla comparsa didisturbi dell’umore quali ab-bassamento del tono dell’u-more (depressione) o suo in-nalzamento (mania). Tra que-ste, occorre differenziare tradisturbi bipolari (maniaco-depressivi, i.e. ciclofrenia) edisturbi monopolari (depres-sivi).

A parte ogni condiziona-mento individuale, la prigione– almeno su base teorica –sembra essere un ambientenaturale per lo sviluppo dipsicosi bipolari, maniaco-de-pressive. Le emozioni prima-rie dei prigionieri sono ag-gressione, paura (benché que-sta emozione non sia facil-mente ammessa), rabbia e an-sia (Kosewski, 1979). Essepossono aumentare al livellodi mania, particolarmente inuna situazione di vendetta –coartata direttamente dallecondizioni carcerarie. Nel ca-so di impossibilità a vendicar-si, il prigioniero può cadere instati depressivi, che si manife-stano con avvilimento e sco-raggiamento per la sua situa-zione attuale (inclusa la ne-cessità di sopportare la durarealtà del carcere).

Dalla ricerca da me condot-ta per diversi anni mediante –tra l’altro – il metodo dell’os-servazione partecipata, è ri-sultato che la riabilitazione incondizioni carcerarie dovreb-be essere basata su una tera-pia diretta anzitutto alla pro-pria vita emotiva – che, diconseguenza, è legata all’a-spetto affettivo della depres-sione. Il trattamento di tali di-sordini deve essere precedutodall’acquisizione del necessa-rio riconoscimento della ma-

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

La prigione e le condizioni favorevoli alla depressione

Page 47: DOLENTIUM HOMINUM

48

lattia verificatasi nella fami-glia di un dato prigioniero –come, secondo i testi (Angst,1966), il soffrire di malattieaffettive deriva in gran parteda fattori genetici.

3. Depressione e autoaggressione in prigione

L’auto-aggressione in pri-gione può avere una genesicomplicata e presentare mol-teplici forme (Szaszkiewicz1987, pp. 103-121). Il solofatto di essere in prigione,mettendo da parte la questio-ne della responsabilità o diuna giusta punizione, è av-vertito come un’interferenzaumiliante con la libertà uma-na. Le abitudini personalivengono sconvolte dalla ne-cessità di conformarsi ai rego-lamenti carcerari. Monotonia,noia, mancanza di autonomiae di privacy, come pure dete-rioramento sensoriale, stannoa indicare un sentimento de-pressivo di mancanza di op-portunità di vita quali la sod-disfazione dei propri bisogni,il ricevere impressioni inte-ressanti e l’acquisire esperien-ze. Tutti i fattori menzionatidanno luogo a frustrazione,che, a sua volta, alimental’aggressione. Diversi decen-ni fa (Dollard, Doob, Miller,Mowrer, Sears 1938) fu for-mulata la tesi secondo la qua-le l’aggressione – quanto èimpossibile da applicare – sipuò trasformare in autoag-gressione.

I sopra menzionati motiviper l’autoaggressione in con-dizioni di isolamento carcera-rio possono anche essere re-sponsabili dell’approfondi-mento degli stati depressivi. Ilprigioniero che soffre di unostato di mania – il cui livellopuò essere ulteriormente au-mentato da droga, alcol, o daun tè molto forte (i.e. tutte co-se queste che possono esserefacilmente reperibili in pri-gione) o dalla propria inten-zione di farsi benvolere dallasottocultura della prigione –commette atti di autoaggres-sione che, secondo lui, posso-no essere efficaci per superarenon solo il suo umore mute-vole, ma anche il suo stato de-

pressivo. Esistono vari tipi diatti di autoaggressione, e tuttisi riferiscono a danni autoin-flitti quali lacerazioni, inge-stione di corpi estranei, au-toavvelenamento, ferite aibulbi oculari, sanguinamenti,infezioni autoprovocate, feritealla testa, scioperi della fame,ecc.

Bisogna essere consapevolidella possibilità di atti di au-toaggressione nel caso di pri-gionieri sofferenti di disturbidepressivi, commessi conl’intenzione di autopunirsi.Sanecka (1984) descrive il ca-so di un uomo che si era auto-castrato (l’individuo, tuttavia,non era un prigioniero). L’attoera il risultato delle sue espe-rienze emotive – conseguenzadella sua difficile situazionefamiliare, che aveva sviluppa-to un senso profondo di col-pevolezza per i problemi cheerano sorti. Alla fine, egli de-cise di doversi autopunire.

Gli individui che commet-tono atti di aggressione su sestessi sono generalmente ca-ratterizzati da una debolezzapatologica del loro istinto diautoconservazione, che puòanche essere sintomo di de-pressione. Comunque, è certoche l’autoaggressione in pri-gione ha un background psi-cologico molto più ampio epuò non essere sempre legataa disturbi depressivi. Ci sonoprigionieri per i quali l’au-toaggressione è il fine ultimodelle loro inclinazioni maso-chistiche. Essi in genere nonsono consapevoli di quelleesperienze e le consideranolargamente incomprensibili,ed è per questo che cercanoun pretesto per compiere que-sti atti, il più estremo dei qua-li è il suicidio.

4. Depressione e suicidio in prigione

Il suicidio è un fenomenomolto complesso, commessoda persone di razze e culturedifferenti e in tutte le epochestoriche. L’argomento del sui-cidio è affrontato da diversediscipline scientifiche, qualisociologia, psicologia, psi-chiatria, medicina forense,criminologia, filosofia e teo-logia. Inoltre, la seconda metà

del secolo ventesimo ha vistola nascita di una nuova disci-plina scientifica – la suicido-logia – che pone l’attenzioneessenzialmente sulla questio-ne del suicidio. Shneidman,uno degli ideatori di questadisciplina, elenca dieci carat-teristiche comuni in tutti colo-ro che commettono suicidio(Shneidman in Płużek, 1991,pp. 128-129), e cioè:

1) il motivo – la ricerca diuna soluzione al problema;

2) l’obiettivo – la cessazio-ne della coscienza – per evita-re di pensare alle difficoltàdell’esistenza;

3) lo stimolo – che risulta inun dolore psicologico insop-portabile;

4) la causa dello stress – bi-sogni psicologici frustrati;

5) lo stato emotivo – il sen-so di impotenza e disperazio-ne;

6) l’atteggiamento interno –l’ambivalenza circa la vita,ad es. la voglia di vivere ac-compagnata dalla volontà dimorire (l’atteggiamento “ver-so la vita” con un approcciosimultaneo “via dalla vita”);

7) lo stato cognitivo – la co-strizione degli orizzonti;

8) il tipo di azione – fuga;9) l’atto interpersonale – la

comunicazione dell’intenzio-ne di suicidarsi;

10) la coerenza – con lamaniera di trattare situazionidifficili attraverso tutta la vita.

Alcune di queste caratteri-stiche possono anche riferirsialla depressione e al fatto distare in carcere. Gli psicologisono unanimi nell’affermareche i suicidi sono associati asindromi di nevrosi, disturbidel carattere, difficoltà adole-scenziali, sindromi depressivee alcolismo. Di conseguenza,un detenuto concentra tuttiquesti disturbi su se stesso aun grado molto più alto ri-spetto a ogni altra persona.

Un altro fattore di primariaimportanza nelle condizionidi isolamento carcerario è iltipo di crimine commesso. Difatto, i prigionieri mostranoatteggiamenti particolarmenteostili verso i loro compagni diprigione che hanno commes-so crimini sessuali nei con-fronti dei bambini. Una voltain prigione e soggetto a perse-

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 48: DOLENTIUM HOMINUM

49

cuzioni intense, il perpetrato-re di tali offese si preoccupadella propria vita, e ciò, a suavolta, può essere causa di de-pressione. La gerarchia deivalori dei prigionieri – spe-cialmente nel caso di prigio-nieri che mostrano i sintomidi disturbi psicopatici – si ba-sa largamente su specificiobiettivi a breve termine.Quando la possibilità di rea-lizzarli si blocca, diventa piùfacile la comparsa di tali di-sturbi.

5. Depressione e l’altra vitadella prigione

L’altra vita della prigionepuò essere descritta come unsistema di mutuo riferimentotra i prigionieri stessi, comepure tra di loro e le guardie

carcerarie (Szaszkiewicz1997; Moczydłowski 1991).A parte le distinzioni che si ri-feriscono a questo fenomenotra singoli paesi, occorre indi-care le principali caratteristi-che che la distinguono – i.e. ladivisione dei prigionieri indue categorie: i degni e gli in-degni, o, in altri termini, i co-siddetti “umani” e i “subuma-ni”. I carcerati appartenentialla categorie degli “esseriumani” costituiscono un’or-ganizzazione che tende allarealizzazione di determinatiobiettivi. I tre obiettivi supe-riori formulati dai membri di

questa organizzazione sono:a) la lotta contro la legge e lesue istituzioni, anzitutto con-tro la polizia e le guardie car-cerarie; b) la solidarietà tra ilgruppo; c) la protezione delladignità “umana” e dell’onore.La realizzazione di questiscopi è assicurata da regole,i.e. norme all’interno del “co-dice di condotta umana”. Ledue norme più importanti sta-biliscono che è proibito “farela spia” e “i rapporti sessualitra i prigionieri appartenentiagli esseri umani”. Poiché es-sere oggetto di rapporti omo-sessuali non è permesso, il co-dice della prigione permette irapporti tra “umani” e “subu-mani” – in cui questi possonoassumere solo un atteggia-mento passivo. Gli “umani”fanno ogni sforzo per seguireil modello di un uomo duro,

forte, risoluto e intransigenteconquistatore dei suoi nemicie dell’odiatissima legge.

Non tutti i prigionieri pos-sono essere ammessi nella ca-tegoria degli “umani”. Un pe-dofilo, ad esempio, non saràmai accettato come membrodi questo gruppo, mentre in-vece lo sarà un assassino.Quando parlano con me, gliassassini asseriscono spessodi aver ucciso una persona,ma ammettono che non fareb-bero mai del male ad un bam-bino. A questo riguardo, gli“umani” possiedono una pro-pria peculiare “moralità”. Pur

tuttavia, molti carcerati –nemmeno per i reati sessuali –scelgono di non appartenerealla categoria degli “umani”,considerando il sistema stupi-do e illogico. In questo modo,tuttavia, si condannano a unacerta pressione, anche menta-le, da parte degli “umani”. Es-sendo soggetti a tale pressio-ne, essi possono facilmentesoffrire di frequenti crolli ner-vosi che, a loro volta, possonoessere correlati con il tasso dimorbosità della depressione.

6. Conclusione

Come psico-criminologo,ho condotto la mia ricerca trai prigionieri per diversi anni.Oltre a questo, lavoro anchecome cappellano della prigio-ne. Queste due circostanze mihanno fatto includere alcuneindicazioni basilari a uso deicappellani della prigione e diogni altro membro dello staff.

Parte della mia ricerca ri-guardava i rapporti tra la per-sonalità dei prigionieri e i loroatteggiamenti nei confrontidella Cappellania Penitenzia-ria (Woźniak 2002, pp. 105-108). Nella ricerca è statousato il Questionario dellaPersonalità di Catell, la Scaladelle Nevrosi di Geras, e laScala degli Atteggiamentiverso la Cappellania Peniten-ziaria di Woźniak, redatto inspecial modo per questa ricer-ca. Essa ha riguardato 400 re-clusi. Sulla base dei risultatiottenuti, grazie all’ausilio del-la Scala degli Atteggiamentiverso la Cappellania Peniten-ziaria, i prigionieri sono statidivisi in due gruppi – quellicon forti atteggiamenti positi-vi verso la Cappellania Peni-tenziaria (100 persone) equelli che mostrano inveceforti atteggiamenti negativi(100 persone). È risultato chei prigionieri con atteggiamen-ti positivi verso la Cappella-nia Penitenziari cercherannosostegno in un’équipe dellacappellania, al fine di ridurreil loro atteggiamento nevroti-co, la loro apprensione e lamancanza di fiducia in sestessi. Queste caratteristichepossono essere legate a unfattore molto significativodella propria vita religiosa – e

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 49: DOLENTIUM HOMINUM

50

cioè il senso di colpa e di ri-morso. Nel caso dei prigionie-ri, il loro senso di colpa èspesso disturbato. Per allevia-re la situazione, la cappellaniadovrebbe svolgere funzioniterapeutiche e sananti versoquesti prigionieri, oltre allefunzioni tipiche di salvezza.Invece, i prigionieri con fortiatteggiamenti negativi versola Cappellania sono caratte-rizzati da un forte ego, dal bi-sogno di dominio e aggressio-ne, e dal potere di resistenzain situazioni di pericolo. Inol-tre, gli individui di questo tiposono generalmente freddi edistanti, e mostrano indipen-denza di azioni e pensieri.Queste caratteristiche posso-no essere indicative di forti si-stemi nervosi.

Le suddette osservazionipossono, in una certa misura,essere riferite ai prigionieridepressi (i.e. inclini alla de-pressione). Infatti, è sbagliatoaffermare che i prigionieri de-pressi sono più religiosi diquelli che non sono depressi.Non ho ancora condotto nes-suna ricerca diagnostica sulladepressione in condizioni diisolamento carcerario, ma,negli ultimi anni, ho compiu-to studi tra i prigionieri me-

diante il metodo dell’osserva-zione partecipata. Dai risulta-ti ottenuti credo di aver ac-quisito una certa competenzaper poter affermare che i pri-gionieri depressi (compresi inon credenti) ricorrono aicappellani in cerca di soste-gno e assistenza. Tuttavia, ladepressione è direttamente le-gata all’apprensione, allamancanza di fiducia nelleproprie capacità e a un sensodistorto della colpevolezza.Pertanto il cappellano do-vrebbe conoscere le condizio-ni favorevoli alla depressionein situazioni carcerarie, qualidisordini affetti, tentativi disuperare la depressione conl’autoaggressione, relazionetra depressione e tendenze alsuicidio, come pure l’altra vi-ta della prigione.

Infine, occorre indicare unaltro punto importante. Il cap-pellano dovrebbe restare incostante contatto con lo psi-cologo del carcere e costituireun ponte permanente tra lui ei prigionieri in cerca di assi-stenza professionale.

P. WALDEMAR WOŹNIAKIstituto di Psicologia

Università Cardinal Stefan Wyszyński,Varsavia, Polonia

BibliografiaANGST J., Zur Ätiologie und nosolo-

gie endogener depressiver Psychosen,Berlin - Heidelberg - New York: Sprin-ger (1966).

DOLLARD J., DOOB L.V., MILLERN.E., MOWRER O.K., SEARS R.R., Fru-stration and Aggression, New Haven:Yale University Press (1938).

KAPLAN H.I., SADOCK B.J., PocketHandbook of Clinical Psychiatry, Balti-more -Hong Kong - London - Munich -Philadelphia - Sydney - Tokyo: Williams& Wilkins (1990).

KOSEWSKI M., ‘The Prison as an Ag-gressive Social Organisation’. In: S. FE-SHBACH, A. FRĄCZEK (eds.), Aggressionand Behavior Change. Biological andSocial Processes, New York: Praeger(1979).

MOCZYDŁOWSKI P., Secret Life in Po-lish Prisons, Indiana: Indiana UniversityPress (1991).

PŁUŻEK Z., Psychologia pastoralna,Kraków: Instytut Teologiczny KsiężyMisjonarzy (1991).

SANECKA B., ‘Samouszkodze-nia ge-nitaliów u mężczyzn’, Psychiatria Pol-ska, 5 (1984).

SILLAMY N., Słownik psychologii, Ka-towice: Wydawnictwo ‘Książnica’(1995).

SULESTROWSKA H., Choroby afektyw-ne. In: A. POPIELARSKA, M. POPIELARSKA(eds.), Psychiatria wieku rozwojowego,Warszawa: Wydawnictwo LekarskiePZWL (2000).

SZASZKIEWICZ M., Tajemnice gry-pserki, Kraków: Wydawnictwo InstytutuEkspertyz Sadowych (1997).

SZEWCZUK W. (ed.), Słownik psycho-logii, Warszawa: Wiedza Powszechna(1985).

WOŹNIAK W., Postawy więźniów wo-bec duszpasterstwa penitencjarnego a ichosobowość, In: A. GROCHOWSKA (ed.).Wokół psychologii osobowości, War-szawa: Wydawnictwo UniwersytetuKardynała Stefana Wyszyńskiego (2002).

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 50: DOLENTIUM HOMINUM

51

I rapporti tra la figura del me-dico e quella del santo sono sta-ti così sintetizzati da AdalbertoPazzini (1898-1975) nel volu-me I santi nella Storia dellamedicina (1937):

“I Santi medici dei primi se-coli sono, per la storia della me-dicina, entità negative, dimo-stranti il concetto, nella primis-sima psicologia cristiana dellainutilità dell’arte umana difronte alla potenza della grazia.

Solo in un secondo momentopsicologico si addiverrà ad unaccomodamento e allora lascienza umana risorgerà non di-strutta, ma corroborata in moltipunti dall’elemento religioso.

E allora si avranno Santi che,oltre alla santità ebbero un realevalore scientifico”.

Pazzini nella suddetta operaha trattato prevalentemente disanti e beati del più remoto pas-sato (vissuti in epoca imperialeromana, medioevale e rinasci-mentale), alcuni dei quali pos-sono essere considerati più me-dici dell’anima che del corpo eper molti dei quali la biografiatende a sfumare nell’agiografia.L’autore si è soffermato infinesu alcuni santi che nei secoliXVI-XVII fondarono ordiniospedalieri, come S. Giovannidi Dio (1495-1550), o istituzio-ni assistenziali, come S. Vin-cenzo de’ Paoli (1581-1660),trascurando completamente ilpanorama più recente.

Fu invece in epoca più mo-derna che cominciarono a com-parire personaggi giunti allasantità svolgendo attività medi-co-scientifica; uno dei primisanti medici in tale accezionedel termine può essere conside-rato Niccolò Stenone (1638-1686), oggetto di un precedentearticolo. Fu però in epoca anco-ra più recente che arrivaronoagli onori degli altari medici, iquali dimostrarono la loro san-tità non attraverso azioni mera-vigliose ed eccezionali, oppureattraverso particolari capacitàtaumaturgiche, bensì esercitan-do in modo eroico la carità nel

corso di una quotidiana attivitàprofessionale, sovente rimanen-do allo stato laicale.

I tre medici oggetto del pre-sente articolo seppero appuntodeclinare la loro religiosità eraggiungere la santità attraversodelle esistenze abbastanza co-muni e normali (professore uni-versitario e libero professioni-sta l’uno, medico condotto epoi frate ospedaliero un altro,medico mutualista e madre difamiglia un’altra ancora).

Giuseppe Moscati

Il santo nacque a Beneventoil 25 luglio 1880, settimo di no-ve fratelli, da Francesco, magi-strato di nobili origini, e da Ro-sa de Luca dei Marchesi di Ro-seto. La famiglia, dopo un bre-ve soggiorno ad Ancona, si tra-sferì definitivamente a Napolinel 1884 quando FrancescoMoscati divenne Consigliere diCorte d’Appello nel capoluogocampano. Come era usanza nel-le famiglie benestanti dell’epo-ca, il piccolo Giuseppe ricevetteuna prima educazione in casa aopera di un precettore; ultimatele elementari passò alla scuolapubblica, dove frequentò il gin-nasio e poi il liceo, raggiungen-do infine la maturità classicanel 1897. Alla fine di quellostesso anno il giovane perse ilpadre, deceduto a dicembre peremorragia cerebrale.

Forse condizionato da una di-sgrazia capitata nel frattempoad un fratello maggiore (Alber-to, il secondogenito, durante ilservizio militare aveva riportatocadendo da cavallo un gravetrauma cranico, esitato in epi-lessia jacksoniana), Giuseppe siiscrisse alla facoltà di Medicinae Chirurgia. Mentre frequenta-va le aule dell’ateneo parteno-peo attendendo con impegno eprofitto agli studi (alla fine delprimo anno di corso si meritòun premio per il miglior esamesostenuto in zoologia), il giova-ne studente continuava un cam-

mino di spiritualità gia intrapre-so da tempo, trovando sempreun po’ di tempo da dedicare allapreghiera o alla meditazione eaccostandosi spesso ai sacra-menti, pur frequentando degliambienti scientifici allora imbe-vuti di materialismo e ateismo.

Moscati conseguì la laurea il4 agosto 1903 col massimo deivoti, discutendo coi professoriGiuseppe Albini e PasqualeMalerba una tesi sperimentalesulla Ureogenesi epatica ritenu-ta degna di pubblicazione daparte dell’università. Appenacinque mesi dopo la laurea ilgiovane dottore divenne, a se-guito di pubblico concorso,“coadiutore straordinario” pres-so l’Ospedale degli Incurabili,occupandosi tra l’altro dell’as-sistenza ai malati affetti da rab-bia. Durante l’eruzione del Ve-suvio, nella primavera del1906, accorse volontariamenteall’ospedale geriatrico di Torredel Greco, succursale perifericadell’Ospedale degli Incurabili,per provvedere allo sgomberodei malati, prodigandosi permolte ore insieme al personaleinfermieristico nel portare insalvo tutti i ricoverati prima delcrollo dell’edificio. Moscatipubblicava intanto i primi lavo-ri scientifici aventi per argo-mento le ricerche di chimica fi-siologica da lui effettuate incorsia e in laboratorio. Nellaprimavera-estate del 1911 ilgiovane medico risultò vincito-re in un pubblico concorsopresso l’Ospedale degli Incura-bili per “coadiutore ordinario”(equivalente al ruolo di prima-rio); nello stesso periodo conse-guì la libera docenza in Chimi-ca fisiologica e venne accoltocome socio aggregato nella Ac-cademia medico-chirurgica na-poletana. Nel medesimo anno siprodigò nella lotta all’epidemiadi colera che aveva colpito lacittà partenopea, accorrendoovunque fosse richiesto il suointervento (dalle commissioniigienico-sanitarie alle case deiquartieri popolari). Durante la

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Tre santi medici del nostro tempo: Giuseppe Moscati, Riccardo Pampuri e Gianna Beretta Molla

Page 51: DOLENTIUM HOMINUM

52

prima guerra mondiale venneaffidato a Moscati, chiamatonell’esercito col grado di mag-giore medico, il reparto militaredell’Ospedale degli Incurabili.A partire dal 1911, tenne lezioninel medesimo ospedale comelibero docente di Chimica fisio-logica, incaricato di un corso di“Indagini di laboratorio appli-cate alla clinica” e di un corsodi “Chimica applicata alla clini-ca”; nel 1920 venne infine chia-mato a tenere il corso ufficialedi Chimica clinica nella Facoltàmedica dell’ateneo napoletano,ottenendo nel 1922 il conferi-mento per titoli della libera do-cenza in Clinica medica.

Nel frattempo Moscati avevaintensificato la sua produzionescientifica pubblicando articolisu varie riviste mediche, tra cuila “Riforma medica” della qua-le divenne dapprima collabora-tore fisso, come recensore di la-vori apparsi su giornali inglesi etedeschi, e infine redattore. Sipossono citare, tra le sue nume-rose pubblicazioni: Indaginechimico-fisica del peptone nel-l’urina (1910), Azione dellachinina sull’autolisi epatica esplenica (1910), Peritonite tu-bercolare sperimentale nei canisani ed ipofiso-privi (1915), ILa determinazione della quan-tità del sangue con il metodoottico. II Studio sulla quantitàdel sangue in alcune nefriti(1922, in collaborazione colsuo allievo Giuseppe Napoleta-no). Sono inoltre da ricordare ilNecrologio (1923) del Direttoregenerale degli Ospedali Riuniti,professor Michele Pietravalle,aggredito e ucciso da uno sco-nosciuto sotto casa (nei pressidell’abitazione di Moscati), eun saggio storico sul mediconapoletano Giovanni AlfonsoBorelli (1608-1679) intitolato Ilprimo padre della medicinanuova (1924).

Il professor Moscati svolgevaanche un’attività libero profes-sionale nella sua casa di via Ci-sterna dell’Olio, dove accorre-vano parecchi pazienti, attrattidalla sua notorietà e dalla suareputazione di acuto clinico.Ebbe a visitare tra gli altri, nel-l’estate del 1921, il famoso te-nore Enrico Caruso giunto inItalia dopo che i medici statuni-tensi non avevano saputo dia-gnosticare il male che lo afflig-geva da qualche tempo. Il pro-fessore interpretò correttamente

la sintomatologia come espres-sione di un ascesso subfrenico,ma non riuscì a salvare il can-tante lirico per lo stato setticoormai instauratosi.

Moscati mantenne durantetutta la vita una profonda reli-giosità, che si manifestava nonsolo nelle pratiche devozionali(iniziava la giornata recandosi aMessa di prima mattina ed ac-costandosi alla Comunione) enello stile di vita (viveva moltomodestamente e disdegnavaonori e guadagni), ma anchenella quotidiana attività profes-sionale, rifiutando di farsi paga-re dai pazienti bisognosi ai qua-li anzi consegnava spesso medi-cinali o somme di denaro e ac-compagnando sempre nel rap-porto col malato l’assistenzaspirituale all’assistenza sanita-ria. Nell’estate del 1923 di ri-torno da un viaggio ad Edim-burgo, programmato con alcunicolleghi napoletani per parteci-pare al Congresso Internaziona-le di Fisiologia, lasciò i compa-gni per recarsi a Lourdes dovesoggiornò due giorni.

Nel primo pomeriggio del 12aprile 1927, poco dopo aver ter-minato una visita nel suo studioprivato, Giuseppe Moscati mo-riva per una crisi cardiaca. Ilcollega Gaetano Quagliarellocosì lo ricordava sulle paginedella rivista “Archivio di Scien-ze biologiche”: “La fede che il-luminava la sua vita, tutta dedi-ta alla scienza, alla scuola e alsollievo delle umane sofferen-ze, la serena letizia della sua co-scienza che si traduceva nelladolcezza del suo sorriso, l’ele-vatezza cristiana dei suoi senti-menti, gli conferivano un fasci-no particolare che aveva il pote-re di infondere in quanti a lui sirivolgevano la speranza nellagiustizia e la sicura fiducia nelbene”. Le spoglie mortali delsanto medico (beatificato nel1975 e canonizzato nel 1987)riposano dal 1930 nella chiesanapoletana del Gesù Nuovo,oggetto da sempre di intensadevozione e continuo pellegri-naggio.

Riccardo Pampuri

Il santo nacque a Trivolzio,piccolo paese agricolo al confi-ne tra la provincia di Milano equella di Pavia, il 2 agosto1897 da Innocente, negoziante

di vino, e da Angela Campari,di famiglia benestante. Il picco-lo, battezzato col nome di Erni-nio e decimo di undici fratelli,non ebbe un’infanzia felice.Quando aveva appena 3 anniperse la madre, morta di tuber-colosi all’età di 44, e quandoaveva 10 anni perse per inci-dente stradale il padre, buonbevitore e di carattere irascibi-le. Poco dopo essere rimastoorfano di madre, Erminio, chia-mato in famiglia anche Emilio,venne affidato alla zia maternache abitava nel vicino paese diTorrino e il cui marito era me-dico condotto a Trivolzio; nellanuova casa al centro di un este-so fondo agrario vivevano, ol-tre alla domestica, anche ilnonno materno e due prozii. Ilbambino, che era stato educatocristianamente all’interno dellasua nuova famiglia, dovette re-carsi in due paesi vicini per fre-quentare le elementari, non es-sendoci a Torrino alcun edificioscolastico. All’età di 11 anni sitrasferì a Milano per frequenta-re il ginnasio, ospite del fratellomaggiore Ferdinando; succes-sivamente venne mandato daglizii di Torrino a Pavia presso ilcollegio S. Agostino dove ri-mase come interno per 6 annifino al conseguimento dellamaturità classica.

Durante gli anni del ginnasioe del liceo il giovane aveva ul-teriormente coltivato la sua spi-ritualità (si confessava e comu-nicava tutti i giorni) e aveva piùvolte confidato alla sorella Lon-gina Maria, suora missionariain Egitto, la sua aspirazione adiventare sacerdote. Decise diiscriversi alla facoltà di Medici-na e Chirurgia nell’ateneo pa-vese, probabilmente influenza-to in questo dal fatto di avereuno zio dottore che lo avrebbeavviato alla professione, ma an-che sospinto dal desiderio disvolgere un’attività lavorativache lo ponesse al servizio delprossimo. Da universitario con-tinuò a frequentare gli ambienticattolici, distinguendosi in ope-re di carità e di apostolato fino aquando nella primavera del1917 venne chiamato alle armie inviato in zona di guerra come“aiutante di sanità”. Il giovaneassolse il suo nuovo compitocol consueto spirito caritativo;si meritò addirittura una meda-glia al valor militare e la nomi-na a sergente quando durante la

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 52: DOLENTIUM HOMINUM

53

ritirata di Caporetto riuscì dasolo, sotto la pioggia e il fuoconemico, a caricare su una car-retta trainata da una mucca tuttoil materiale sanitario che i suoicompagni avevano abbandona-to e a portarlo così in salvo en-tro la prima linea. Nei mesi suc-cessivi Pampuri, avendo ripor-tato da tale episodio una pleuri-te, godette di frequenti periodidi licenza e venne distaccato inzone non interessate dalle ope-razioni militari, così da poter at-tendere con relativa tranquillitàagli studi universitari; fu infinecongedato dall’esercito nellaprimavera del 1920 col grado disergente maggiore. Un anno piùtardi, il 6 luglio 1921, si laureòa pieni voti presso l’Universitàdi Pavia con una tesi intitolataSulla determinazione dellapressione arteriosa con un nuo-vo sfigmomanometro. Qualchemese prima il giovane era in-tanto diventato Terziario fran-cescano, ricevendo il nome difrate Antonio.

Il dottor Pampuri, dopo unbreve tirocinio presso lo zio,venne incaricato della condottamedica di Morimondo, distantecirca 15 chilometri da Torrino.Si stabilì perciò in compagniadella sorella Margherita nelsuddetto paese, in un’abitazio-ne nei pressi della famosa ab-bazia cistercense, manifestan-do subito nell’esercizio dellaprofessione un atteggiamentodi grande disponibilità e caritànei confronti dei malati (accor-reva a qualunque chiamata,non si faceva pagare dai pa-zienti e spesso comprava lorole medicine). Ai poveri inoltreelargiva delle somme di denaroo distribuiva quanto aveva in

casa (dai viveri al vestiario);agli infermi poi recava anche ilconforto della religione, leg-gendo loro qualche passo delVangelo o qualche frase da unlibro di meditazioni. Nel tempolibero si recava in chiesa a pre-gare e si impegnava nelle atti-vità della parrocchia (prepara-zione dei bambini alla primacomunione, organizzazione diritiri spirituali per giovani eadulti, propaganda per le mis-sioni cattoliche).

Il giovane medico intanto,continuando a sentire dentro disé la vocazione al sacerdozio,aveva chiesto dapprima di es-sere accolto tra i Francescani epoi tra i Gesuiti, ricevendo daentrambi gli ordini un chiarorifiuto, sempre a causa dellasua salute piuttosto malferma(gli era stata riconosciuta an-che una invalidità per la croni-cizzazione della pleurite chel’aveva colpito durante il servi-zio militare). Venne invece ac-colto nell’ordine ospedalierodei Fatebenefratelli, dopo avertrascorso nell’estate del 1927un periodo di prova (ufficial-mente una degenza per conva-lescenza) nella casa di SolbiateComasco. Presso i Fatebene-fratelli iniziò nel medesimo an-no il noviziato nella casa diBrescia, assumendo il nome difra Riccardo. Sia i familiari siai pazienti della condotta di Mo-rimondo rimasero sconcertatidalla decisione di Pampuri; talescelta di vita fu commentataanche da un articolo apparsodel “Corriere della Sera” dal ti-tolo Un medico che si fa frate.A fra Riccardo, che il 24 otto-bre 1928 aveva fatto i voti tipi-ci dei Fatebenefratelli (povertà,castità, obbedienza ed ospita-lità), venne affidata la direzio-ne del gabinetto dentistico an-nesso all’ospedale di Sant’Or-sola.

Nella primavera del 1929 ini-ziarono a manifestersi i segnidella pleurite tubercolare di cuiera affetto Pampuri (febbricolafrequente e saltuarie emottisi),probabilmente dovuti agli ec-cessi lavorativi in un fisico giàdebilitato (oltre ai turni nel-l’ambulatorio dentistico svolge-va anche turni notturni di sup-plenza ai medici dell’ospedale,non tirandosi mai indietro difronte a qualsiasi compito sani-tario o spirituale gli venisse ri-chiesto). Venne perciò inviato

dai superiori per qualche setti-mana nella casa di Gorizia, tor-nando poi al suo abituale lavoronel gabinetto dentistico dell’o-spedale bresciano. Dopo unanuova ricaduta fu mandato a ca-sa degli zii a Torrino per un me-se di convalescenza e successi-vamente, su richiesta degli zii,fu trasferito da Brescia a Mila-no, venendo ricoverato in gravicondizioni il 18 aprile 1930 al-l’ospedale “San Giuseppe”, do-ve morì il 1 maggio 1930. Lespoglie mortali del santo medi-co (beatificato nel 1981 e cano-nizzato nel 1987) riposano dal1997 in una cappella della chie-sa parrocchiale di Trivolzio, og-getto di devozione da parte diun gran numero di fedeli.

Gianna Beretta Molla

La santa nacque a Magenta(MI) il 4 ottobre 1922, penulti-ma di tredici fratelli, da AlbertoBeretta, dirigente d’industria, eda Maria De Micheli. I genitori,entrambi di origine lombarda,erano profondamente religiosied appartenevano al Terz’Ordi-ne francescano. La famiglia sitrasferì nel 1925 a Bergamo, inCittà Alta, dove rimase fino al1937, quando si spostò a Geno-va-Quinto per poi tornare anco-ra a Bergamo nel 1941. Giannafrequentò a Bergamo le scuoleelementari e poi il ginnasio finoal quarto anno; frequentò inve-ce a Genova la quinta ginnasia-le, interrompendo poi gli studiper un anno a causa delle suecondizioni di salute allora piut-tosto cagionevoli. La giovaneintanto aveva sviluppato unaprofonda religiosità che le ave-va permesso di superare mo-menti drammatici e dolorosi co-me, nel gennaio del 1937, lamorte della sorella maggiore datempo malata; nel capoluogo li-gure approfondì poi ulterior-mente la sua spiritualità sotto laguida di un direttore spirituale einiziò a frequentare attivamentel’Azione Cattolica. Sempre aGenova continuò gli studi licea-li insieme alla sorella Virginia,anche dopo che la sua famigliaa causa della guerra si era nuo-vamente stabilita a Bergamonella casa dei nonni materni,dove nel corso del 1942, a di-stanza di 4 mesi uno dall’altra,morirono di malattia entrambi igenitori. Quel medesimo anno

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 53: DOLENTIUM HOMINUM

54

Gianna conseguì a Genova lamaturità liceale e si trasferì poidefinitivamente col resto dellafamiglia a Magenta nella casadei nonni Beretta, iscrivendosiinfine alla facoltà di Medicina eChirurgia dell’Università diMilano, seguendo l’esempiodei fratelli Ferdinando ed Enri-co. Ancora nel 1942 due suoifratelli intrapresero la via delsacerdozio: Giuseppe in semi-nario a Bergamo e Ferdinando,già medico, nel noviziato deiPadri Cappuccini a Lovere.Gianna durante gli studi univer-sitari continuò a impegnarsinell’apostolato e nelle opere dicarità, dedicandosi sia all’Azio-ne Cattolica sia alla San Vin-cenzo; alla ragazze della Gio-ventù Femminile di Magentaconsigliava soprattutto la pre-ghiera e la meditazione. Alla fi-ne della guerra, nel 1945, lagiovane si trasferì dall’Univer-sità di Milano a quella di Paviadove completò gli studi in com-pagnia della sorella Virginia,iscritta anch’essa alla facoltà diMedicina e Chirurgia, laurean-dosi infine a pieni voti il 30 no-vembre 1949; subito dopo siiscrisse presso l’Università diMilano alla Scuola di Specializ-zazione in Pediatria uscendonediplomata nel 1952.

Gianna Beretta giudicava laprofessione medica una veramissione di assistenza e aposto-lato cristiano, come risulta daiseguenti pensieri espressi quan-do era ancora studentessa:

“Tutti, nel mondo, lavoriamoin qualche modo a servizio de-gli uomini. I medici lavoranodirettamente sull’uomo. Il no-stro oggetto di scienza e di la-voro è la persona che, dinanzi anoi, ci dice di se stesso, e cichiede di aiutarlo, aspettandoda noi la pienezza della sua esi-stenza. Noi medici abbiamodelle occasioni che il sacerdotenon ha. La nostra missione nonè finita quando le medicine nonservono più. C’è l’anima daportare a Dio. C’è Gesù che di-ce ‘Chi visita un ammalato, aiu-ta me’”.

Intanto, nel 1946, il fratelloGiuseppe era diventato sacer-dote; nel 1948 era stato consa-crato sacerdote l’altro fratelloEnrico, destinato ad essere in-viato in Brasile come medicomissionario cappuccino; la so-rella Virginia poi, laureatasi inMedicina nel 1951, era entrata

nella congregazione di Madda-lena di Canossa destinata a es-sere inviata in India come me-dico missionario.

La giovane dottoressa iniziòad esercitare la professione me-dica a Mesero, un paesino nelcircondario di Magenta, dovenel 1950 aveva aperto un am-bulatorio mutualistico insiemeal fratello Ferdinando. Nel1952 prestò assistenza pediatri-ca alla colonia estiva del comu-ne di Magenta; nel 1953 fu me-dico accompagnatore in un tre-no di ammalati diretto a Lour-des. Si impegnava intanto comesempre nell’Azione Cattolica ecoltivava anche il desiderio diraggiungere il fratello missio-nario in Brasile, sconsigliata inciò tuttavia da coloro che giudi-cavano la sua costituzione fisi-ca inadatta al clima tropicale.Come professionista della salu-te si mostrò particolarmente in-teressata alle problematichedella gravidanza, del parto edelle cure neonatali (lavorò an-che nel consultorio O.N.M.I. diMagenta, come responsabiledell’asilo nido). Profondamenteconvinta della sacralità della vi-ta umana, cercava di offrireconforto spirituale alle gestantiin difficoltà; sosteneva l’utilitàdel parto a domicilio consi-gliando l’ospedalizzazione soloin previsione di qualche rischioper la madre o il bambino.

Nel 1954 Gianna Beretta fe-ce conoscenza di Pietro Molla,ingegnere e dirigente d’indu-stria, che abitava a Mesero neipressi del suo ambulatorio. Do-po alcuni incontri casuali i duecominciarono a frequentarsiscoprendo di essere accomuna-ti dalla convinta partecipazioneai medesimi valori cristiani; altermine di alcuni mesi di fidan-zamento approdarono al matri-monio, celebrato a Magentanella basilica di San Martino il24 settembre 1955. I coniugiMolla dopo il viaggio di nozzeandarono ad abitare in una fra-zione di Magenta, Ponte Nuo-vo, all’interno della fabbricadove l’ingegnere lavorava co-me dirigente. La dottoressa Be-retta continuò la sua attività dimedico mutualista a Meseroanche dopo i parti che si susse-guirono nel giro di pochi anni(nel 1956 nacque Pierluigi, nel1957 Maria Zita e nel 1959Laura); inoltre, attendeva quo-tidianamente alla cura dei figli

e della casa, nonostante le fre-quenti assenze del marito, spes-so all’estero per impegni lavo-rativi. Nell’estate del 1961, ri-masta da poco incinta per laquarta volta, venne riscontrataaffetta da un grosso fibromauterino per cui si sottopose, se-condo le sue convinzioni, al-l’intervento di asportazionedella sola massa neoplastica;riuscì quindi a continuare lagravidanza tornando alle sueabituali attività di madre di fa-miglia e di medico.

Gianna Beretta Molla portòavanti la sua difficile gestazio-ne fino alla nascita, il 21 aprile1962, dell’ultima figlia, GiannaEmanuela. Venne colta peròpoco dopo da una peritonitesettica per cui, nonostante lecure dei sanitari, si aggravòsempre più fino al punto di es-sere trasportata ormai moribon-da a casa dove morì il 28 aprile1962. La santa (beatificata nel1994 e canonizzata nel 2004)fu sepolta nel cimitero di Mese-ro (località dove svolse granparte della professione di medi-co), venerata dai fedeli comeeroico esempio dell’amore cri-stiano per la vita umana in unmondo troppo spesso insensibi-le a tale valore.

Prof. MASSIMO ALIVERTIProfessore di Storia della Medicina

nella Facoltà Medica dell’Università di Milano-Bicocca

e docente di Storia della Psichiatrianella Clinica Psichiatrica

dell’Università degli Studi di Milano

Riferimenti bibliografici

AA.VV., Bibliotheca Sanctorum, Ro-ma, Istituto Giovanni XXIII della Pontifi-cia Università Lateranense, 1961-69.

BENFATTI M., Sanità e santità. Beatifi-cazioni e canonizzazioni esemplarmentesociali e umane dal Cinquecento ai nostrigiorni, Mantova, Editoriale Sometti,2005.

INFUSINO G., Un santo in Corsia: Giu-seppe Moscati, Cinisello Balsamo, Edi-zioni Paoline, 1987.

MONTONATI A., Il dottor carità: fraRiccardo Pampuri dei Fatebenefratelli,Liscate, Edizioni Fatebenefratelli, 1996.

PAZZINI A., I Santi nella Storia dellaMedicina, Roma, Casa Editrice Mediter-ranea della Libreria Cattolica Internazio-nale, 1937.

PILUCCHI G., Gianna Beretta Molla:una vita per la vita, Milano, EdizioniPaoline, 1994.

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 54: DOLENTIUM HOMINUM

Testimonianze

“Il Signore ha fatto grandi cose per noi: ci ha colmato di gioia”

Ufficio per la Pastorale della Salute dell’Arcidiocesi

di Bari-Bitonto

Documento della commissioneepiscopale per la salute

del Madagascar

Da Atene a Sparta:siamo tutti in viaggio

con Terri Schiavo

Page 55: DOLENTIUM HOMINUM

56

Dinanzi alle “meraviglie diDio” anche noi componentidella Consulta diocesana perla Pastorale della Salute, comela comunità dei pii israeliti delsalmo 126 (125), possiamoesclamare: “Il Signore ha fattograndi cose per noi: ci ha col-mato di gioia!”. Questo statopsicologico e spirituale digioioso sentimento, unito allagratitudine e al ringraziamen-to, ci ha accompagnato duran-te l’intero anno pastorale2005/06: la ricorrenza dei 20anni di istituzione e di serviziodel nostro Ufficio diocesano(1986-2006) è stato l’eventocelebrativo principale e la XIVGiornata Mondiale del Malatoè diventata il punto convergen-te e divergente di tutte le ini-ziative. Gli appuntamenti pa-storali sono stati pensati e rea-lizzati alla luce di queste duedate particolari.

Un ufficio nato nella metàdegli anni ottanta: un’istituzione profetica

L’Ufficio di Bari-Bitontoper la Pastorale della Salute èstato uno dei primi in Italia aessere istituito grazie a una in-tuizione profetica dell’Arcive-scovo, Mons. Mariano Ma-grassi, che nel 1985 cominciòa pensare di affidare la curapastorale dei malati-sofferentie la promozione della salute aun nuovo organismo, distintodalla Caritas, che istituì nelmaggio del 1986 con la nomi-na del primo direttore.

È bene ricordare il contestodell’evento: negli anni ottantaera già stata pubblicata la lette-ra Salvifici doloris sul sensocristiano della sofferenza uma-na (1984) e era nato da pocoquello che oggi si chiama ilPontificio Consiglio per la Pa-storale della Salute (1985).Esistevano in quel tempo po-che consulte diocesane ed era

attiva la Consulta nazionaleCEI di questo settore, che po-chi anni dopo pubblicava laNota La Pastorale della Salutenella Chiesa italiana (1989).L’Ufficio nazionale sarebbenato soltanto molti anni dopo(settembre 1996). Mancavanole strutture formative deglioperatori pastorali, che appari-ranno negli anni successivi, co-me il Camillianum (1987) e leScuole diocesane di pastoralesanitaria (negli anni novanta).

La memoria del XX anni-versario della nascita dell’Uf-ficio è stata celebrata solenne-mente il 25 marzo 2006 con larealizzazione del terzo conve-gno diocesano di pastorale sa-nitaria sul tema «Venti anni aservizio della nostra chiesa lo-cale». Vi hanno preso partel’Arcivescovo dell’arcidiocesi,Mons. Francesco Cacucci, eun folto gruppo di MinistriStraordinari della Santa Comu-nione, insieme ad Associazionie organismi di malati o a servi-zio dei sofferenti.

Il convegno è servito a trat-teggiare “il cammino dell’Uffi-cio all’insegna della ricerca edella creatività” da parte delsuo direttore, che ha individua-to quattro sentieri percorsi inquesto lungo periodo: forma-zione iniziale e permanente de-gli operatori pastorali, costitu-zione di organismi di comunio-ne e di partecipazione, atten-zione e promozione del volon-tariato socio-sanitario, conser-vazione della memoria diquanto realizzato (archivio).Egli ha concluso il suo inter-vento indicando le piste delprossimo futuro: sviluppo dellamissionarietà della pastoraledella salute, nuove ministeria-lità in ospedale e nel territorio,maggiore professionalità deglioperatori pastorali sanitari,promozione più decisa degliorganismi di comunione (cap-pellanie ospedaliere e consiglipastorali).

Molto interesse ha suscitatol’intervento del Prof. ArnaldoPangrazzi, docente dell’IstitutoInternazionale di Teologia pa-storale sanitaria Camillianumdi Roma, che ha sviluppato iltema: «Dalla pastorale dellasofferenza alla pastorale dellasalute», mostrando con chia-rezza lo sviluppo che tale pa-storale ha avuto in questi ultimidue decenni nell’identità, neisoggetti e nelle finalità. Lostesso ha indicato le sette vie otendenze che la nuova pastora-le della salute è chiamata a per-correre: da una pastorale deimalati a una pastorale della sa-lute, da una pastorale sacra-mentale a una pastorale dievangelizzazione, da una pa-storale della compassione auna pastorale della giustizia, dauna pastorale della morte a unapastorale della vita, da una pa-storale autonoma e isolata auna coordinata e armonizzata,da una pastorale ospedaliera auna pastorale della comunitàcristiana, da una pastorale diimprovvisazione a una pastora-le di progetti.

Il convegno è risultato mol-to utile anche per la conoscen-za più approfondita di alcuneassociazioni, componenti dellaConsulta: Centro Volontaridella Sofferenza (CVS), Uni-talsi, Centro pastorale per sor-di “Don Filippo Smaldone”,Centro Diocesano di Integra-zione Sociale (CE.D.I.S.), Fra-tes. Tutto il ricco materialescaturito dal convegno è statoraccolto negli Atti, pubblicatia cura dell’Ufficio, nell’aprile2006.

Due appuntamenti particolari: incontri di Cappellanie e dei Cappellani

I 20 anni di vita dell’Ufficiosono stati celebrati anche condue appuntamenti significati-vi: l’incontro degli operatori

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

“Il Signore ha fatto grandi cose per noi:ci ha colmato di gioia!”LA XIV GIORNATA MONDIALE DEL MALATO NEL XX ANNIVERSARIODELLA NASCITA DELL’UFFICIO PER LA PASTORALE DELLA SALUTEDELL’ARCIDIOCESI DI BARI-BITONTO

Page 56: DOLENTIUM HOMINUM

57

pastorali delle Cappellanieospedaliere e quello dei Cap-pellani delle istituzioni sanita-rie con l’Arcivescovo.

Le esperienze delle Cappel-lanie ospedaliere, di cui la no-stra arcidiocesi si è fatta pro-motrice del collegamento a li-vello nazionale, si propongonocome elemento innovativodella Pastorale della Salute:per questo è stato organizzatoil 5 novembre 2005 pressol’aula sinodale il primo incon-tro degli operatori pastorali.Esso si è proposto gli obiettividi riflettere sulla ecclesiologiadi comunione, fondamento diquesto nuovo organismo dipartecipazione, con un inter-vento di Mons. DomenicoCiavarella, vicario generale, equello di far confrontare tra lo-ro i soggetti operativi per unamaggiore conoscenza perso-nale e uno stimolo a crescerenell’impegno.

L’incontro dei Cappellaniospedalieri con il proprio pa-store, organizzato presso laCasa del Clero il 5 dicembre2005, è risultato utile, perchéha permesso di approfondire ildiscorso sulla “mistagogia”,scelta pastorale della diocesi,applicata alle comunità delmondo sanitario. Alla lucedell’ultimo sinodo universalesull’Eucaristia si è riflettutopoi sulla necessità di riscopri-re la dimensione sacrificaledel Messia per proporla ai ma-lati, ai loro familiari e a tuttigli operatori sanitari comemezzo di partecipazione almistero pasquale di Cristo, il-luminato dalla teologia delcorpo mistico.

La XIV Giornata Mondialedel Malato: una data vissuta creativamente

La Giornata del Malato nel-la nostra chiesa locale è unaconsuetudine consolidata sindagli anni ottanta, quindi ante-cedente alla proposta fatta daGiovanni Paolo II nel 1992 dicelebrarla a livello mondiale.Essa è attesa e vissuta creati-vamente dall’Ufficio e dallecomunità ecclesiali delle par-rocchie e degli ospedali.

Come gli altri anni, essa èstata preparata da una giorna-ta di formazione permanente

dei Ministri Straordinari dellaSanta Comunione il 21 gen-naio 2006, presso l’aula ma-gna della Facoltà di Ingegne-ria – Politecnico di Bari. Essiin diocesi sono oltre 1200.Don Armando Aufiero, sacer-dote dei Silenziosi Operai del-la Croce, ha sviluppato in mo-do egregio la tematica «Se ildolore è una scuola, il malatoha molto da imparare e da in-segnare», attingendo al sussi-dio dell’Ufficio e della Con-sulta nazionali preparato perquesto anno: «Alla scuola delmalato». Nella medesima oc-casione è stato presentato, illu-strato e distribuito il materialedi animazione della Giornata:il messaggio del Papa, il mani-festo grande e la locandina, lasintesi del sussidio, la preghie-ra del malato.

Il direttore dell’Ufficio hachiesto e ottenuto dall’Ufficionazionale delle comunicazionisociali della CEI la trasmis-sione televisiva della concele-brazione eucaristica della do-menica, 12 febbraio 2006, alleore 11.00, su Rai 1, presiedutadall’arcivescovo, Mons. Fran-cesco Cacucci, dal santuariodella Madonna del Pozzo diCapurso (BA). Egli nell’ome-lia ha ricordato sia l’importan-za della Giornata sia la ricor-renza dell’anniversario del-l’Ufficio. La Messa è stataanimata dai canti del coro dio-cesano; le letture bibliche e lapreghiera dei fedeli hannocoinvolto alcuni componentidella Consulta. Ai malati è sta-to riservato il primo posto nel-la chiesa e ai sordi in partico-lare è stata assicurata la “tra-duzione” simultanea di tutti imomenti celebrativi.

Il quotidiano regionale “LaGazzetta del Mezzogiorno” hadato adeguato spazio all’avve-nimento nella pagina riservataa Bitonto – area metropolitana(domenica, 12 febbraio 2006:“Giornata mondiale del malato– Le telecamere di Rai 1 nellaBasilica della Madonna”).

Altre iniziative di catechesi,di animazione e di formazionehanno preceduto e seguito lamemoria della Madonna diLourdes dell’11 febbraio: lapartecipazione dell’Ufficiocon un nutrito gruppo di ope-ratori pastorali al convegnonazionale dell’AssociazioneItaliana di Pastorale Sanitaria(A.I.Pa.S.) svoltosi a Colleva-lenza (PG) nell’ottobre 2005,le lezioni ai corsi vicariali diformazione iniziale dei nuoviMSSC, le catechesi sull’un-zione degli infermi nella par-rocchia “Madonna della Con-solazione” di Altamura (BA) esulla tematica della fragilitàdel IV convegno ecclesiale diVerona nella parrocchia “S.Fara” di Bari, il contributoformativo alle Scuole di pa-storale sanitaria delle diocesidell’Italia meridionale.

La scuola diocesana di pa-storale sanitaria, diretta dallaDott.ssa Ornella Scaramuzzi,ha continuato il suo decennaleservizio alla diocesi con unprogramma intenso di argo-menti di “etica e umanizzazio-ne” svolto in lezioni settimana-li presso l’aula magna dellaparrocchia di S. Fara in Bari.Tra l’altro sono stati affrontati iseguenti argomenti da docentiqualificati: il contributo dellaChiesa alla umanizzazione delmondo sanitario, identità –orizzonti e operatori della pa-storale della salute, la parroc-chia come casa della comunio-ne e della carità per i malati“difficili”, enneagramma –modulo B, AIDS e castità, luttodei bambini, etica delle virtù,la depressione, l’adozione.

La Giornata del Malato:echi dalle comunità parrocchiali

Dalle relazioni pervenute aldirettore dell’Ufficio, possia-mo raccogliere alcune riso-nanze della celebrazione dellaXIV Giornata Mondiale del

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 57: DOLENTIUM HOMINUM

58

Malato nelle nostre parroc-chie. È stato dato molto spazioalle celebrazioni liturgiche esacramentali, vissute con in-tensità e in modo solenne, co-me l’Eucaristia e l’Unzionedegli infermi amministrata informa comunitaria; ma nonsono mancate iniziative di ca-rità e di solidarietà verso i sof-ferenti.

Il Vicariato episcopale ter-ritoriale Bitonto – Palo delColle (BA), come gli altri an-ni, ha rinnovato la sua atten-zione verso la ricorrenza dellaGiornata col particolare impe-gno dei laici. Presso la Basili-ca Pontificia dei Santi Medicidi Bitonto i rappresentanti del-le confraternite e le diverse as-sociazioni di volontariato(Unitalsi, Volontariato Vincen-ziano, “Anatroccolo”, UAL,CVS, UVOLA, MAC, Asso-ciazione mariana, “Arcobale-no”, “AISFA”, Gruppo maria-no dei SS. Medici) hanno or-ganizzato una celebrazioneunica della Giornata, cui han-no partecipato oltre 4000 fede-li e malati. La ricorrenza è sta-ta un’occasione gioiosa per vi-vere anche la carità allargataagli orizzonti missionari: tuttele offerte della questua sonostate devolute a una suora bi-tontina che opera in una mis-sione di Nuova Caledonia, iso-la dell’Oceania, vicina all’Au-stralia; sono stati raccolti an-che occhiali, lenti usate e ma-teriale sanitario per soccorrerei bisognosi; a tutte le personeinferme presenti è stata distri-buita una statuetta della Ma-donna di Lourdes.

Nel I Vicariato la parroc-chia di San Carlo Borromeoper l’11 febbraio ha organizza-to, tra l’altro, una messa conriflessioni sul messaggio dellaGiornata, una supplica allaMadonna di Lourdes e la cele-brazione comunitaria dell’Un-zione dei malati per gli anzianie le persone sofferenti.

Nel II Vicariato, presso laparrocchia Santa Croce, oltrealle celebrazioni eucaristichein chiesa e la recita del rosariopresso la Grotta di Lourdes,sono stati organizzati un radu-no di ammalati, una fiaccolatalungo alcune vie della città eun pellegrinaggio al santuariofrancese per il mese di agosto.La domenica precedente o se-

guente la ricorrenza dell’11febbraio di ogni anno è con-suetudine organizzare nei lo-cali della parrocchia ancheun’agape fraterna da parte deivolontari per quelli che sonosoli, per i poveri e per quantidesiderino vivere una giornatain compagnia. Per quelli chenon possono muoversi per ilpranzo viene portato a casa.

Nel III Vicariato la Giorna-ta del malato e diventata ormaiun appuntamento abituale.Tutte le parrocchie hanno per-corso un cammino di forma-zione con momenti di cateche-si, visite domiciliari ai malati,donazioni di sangue, adorazio-ne eucaristica e sacramentodell’Unzione.

In particolare nella parroc-chia Maria SS. Annunziata inModugno si è vissuto il lietoevento dell’ordinazione di unnuovo sacerdote, fra GianniGelato, che ha scelto proprioquesta data per offrire unamaggiore visibilità e attenzio-

ne ai malati col coinvolgimen-to della comunità parrocchialee della cittadinanza. La pre-senza dell’Arcivescovo, cheha presieduto la concelebra-zione eucaristica cui hannopartecipato numerosi sacerdo-ti, è stata anche occasione diriflessione sulla Pastorale del-la Salute. La Giornata si è con-clusa con un ricco buffet, of-ferto dal neo sacerdote sia aimalati sia a tutti i partecipanti.Da alcuni mesi il territorio cit-tadino si è arricchito di unanuova Casa di cura con ses-santa posti letto, gestita dal “S.Raffaele” di Milano.

Il VI Vicariato sente viva-mente la Giornata, perché ac-coglie nel proprio ambito ter-ritoriale il grande ospedale “S.

Paolo” e organizza nel corsodell’intero anno liturgico mol-teplici iniziative di attenzioneconcreta verso la comunitàospedaliera, specialmente nel-l’Avvento e nella Quaresima.

Il parroco della “Santa Fa-miglia” ha spinto i MinistriStraordinari della Santa Co-munione (MSCC) e il gruppodella Caritas ad attivarsi persensibilizzare tutto il territorioalla festa della Madonna diLourdes e della Giornata delmalato con visite alle famigliedei malati, con incontri di ca-techesi sul messaggio del Papae sul sussidio dell’Ufficio na-zionale CEI, con l’affissionedei manifesti della ricorrenzanei condomini.

Nell’ambito del VII Vica-riato tutti i parroci hanno cele-brato la Giornata proponendoall’interno delle messe rifles-sioni omiletiche inerenti la sa-lute e la malattia. La parroc-chia Maria SS.ma di Monte-verde a Grumo Appula si è

preparata alla festa con un tri-duo di adorazione eucaristicae di riflessione sul messaggiodel Papa Benedetto XVI.

L’VIII Vicariato ha orga-nizzato la celebrazione dellaGiornata a diversi livelli, coniniziative particolari nelle sin-gole parrocchie (visite domici-liari dei sacerdoti e dei MSSCai malati, dono del messaggiodel Papa, distribuzione del-l’immagine della Madonna ealtri piccoli pensieri di atten-zione).

Presso la parrocchia Imma-colata di Lourdes di Gioia delColle è stata vissuta una con-celebrazione eucaristica, pre-sieduta dal direttore dell’Uffi-cio liturgico diocesano, che havisto il coinvolgimento e la

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 58: DOLENTIUM HOMINUM

59

presenza di tutti i parroci. Nelpomeriggio, nonostante ilgrande freddo, si è realizzatauna fiaccolata con un quadrodella Vergine per le strade cit-tadine.

A Mola di Bari, appartenen-te all’XI Vicariato, la Giorna-ta del Malato è stata celebratainsieme dalle cinque comunitàparrocchiali cittadine presso laparrocchia S. Cuore. La chie-sa molto grande ha potuto ac-cogliere i numerosi malati e iloro accompagnatori. Al ter-mine della Messa le volontarievincenziane hanno donato aipresenti un ramo di mimosa euna medaglia della Madonnadi Lourdes.

La parrocchia della Madon-na di Lourdes (Parchitello-Noicattaro) ha organizzato unamostra di arte sacra dal titolo“I colori della fede” e un con-certo-testimonianza di Giusep-pe Cionfoli sul tema: “La vitaè dono”.

Nel XII Vicariato la par-rocchia “Risurrezione”, comeogni anno, ha dato una tonalitàdi festa speciale all’11 feb-braio, giacché ordinariamenteai malati viene riservato unservizio di premurose visitedomiciliari settimanali, nonfacendo mai mancare la SantaComunione. Quest’anno aimalati e alle loro famiglie èstata offerta l’occasione dellacelebrazione eucaristica, cui èseguito un momento convivia-le, durante il quale gli stessimalati hanno potuto stare in-sieme, raccontarsi ed espri-mersi la gioia di rivedersi. I ra-gazzi del Gruppo Giovanilehanno intrattenuto i festeggiaticon canti, scenette, indovinellie divertimenti. Il parroco haconcluso l’incontro invitandotutti i presenti a sentirsi sog-getti attivi della comunità, of-frendo ciascuno la propriaspecifica collaborazione.

Una giornata che dura unanno: risonanze da ospedalie da Associazioni

Nelle strutture ospedaliere esanitarie la Giornata del Mala-to diventa un’occasione spe-ciale per far crescere i cappel-lani e gli operatori pastoralinella consapevolezza del pro-prio impegno pastorale che

abbraccia l’intero anno. Quin-di serve anche a richiamare lacomunità ospedaliera alle pro-prie responsabilità di servizioverso chi soffre e i loro fami-liari attraverso particolari ini-ziative di animazione e di for-mazione.

Nel grande Policlinico Con-sorziale di Bari la Cappellaniaospedaliera, formata da 25operatori pastorali, ha prose-guito la realizzazione dei pro-getti già collaudati negli annipassati: centro di ascolto, ac-coglienza dei familiari dei ma-lati, sito Internet, sostegno allepersone in lutto, attività for-mativa, aiuti alimentari alle fa-miglie bisognose, collabora-zione per l’assistenza ai “sen-za fissa dimora” della stazionecentrale della città, ore mensilidi adorazione eucaristica pre-parate e animate dalle parroc-chie della diocesi. Inoltre sisono realizzate le moltepliciiniziative del programma an-nuale, preparato nel mese disettembre: incontri mensili diformazione e di programma-zione, giornate di ritiro spiri-tuale prima dell’Avvento edella Quaresima, partecipazio-ne a convegni di pastorale sa-nitaria, Sante Quarantore, ViaCrucis per i viali dell’ospeda-le, giornata di verifica finale.In occasione della GiornataMondiale del Malato sono sta-te programmate celebrazioniliturgiche particolari nelle cli-niche, accompagnate da doniagli infermi e altre specificheiniziative.

Nell’ospedale “S. Paolo”dell’ASL BA/4 la Giornata haavuto il compito di rinnovarel’impegno dei servizi quoti-diani da parte degli operatoripastorali della Cappellania: vi-sita dei malati dei 17 repartidel presidio ospedaliero coldono di Gesù Eucaristia, ri-sposte immediate del Cappel-lano alle richieste di confes-sioni e unzioni degli infermi,Via Crucis nel tempo di Qua-resima, concerti vocali-stru-mentali in chiesa, partecipa-zione agli incontri vicariali ediocesani come concreto se-gno di comunione con la chie-sa locale e il Vescovo, collabo-razione con l’AssociazioneVolontari Ospedalieri (AVO),lavoro sinergico con l’assi-stente sociale nei casi di parti-

colare e urgente bisogno deimalati, la promozione delladonazione del sangue con laFratres presente nel territorio.

Nel presidio ospedaliero DiVenere della stessa ASL BA/4a Carbonara (BA), la mattinadell’11 febbraio i MSSC han-no distribuito ai malati e alpersonale 600 rosari missiona-ri con la preghiera della Gior-nata, mentre nel pomeriggio ilvicario episcopale, don VitoMarotta, ha presieduto la con-celebrazione eucaristica e poisi è snodata la processione eu-caristica con l’ostensorio pertutti i reparti, compresa la ria-nimazione. Ampia è stata lapartecipazione dei malati e deiloro familiari, comprensibil-mente molto commossi.

La cappellania ospedalieradell’ospedale oncologico edella Mater Dei ha organizza-to una novena in preparazionealla festa di Nostra Signora diLourdes, la recita del rosariomeditato, la processione euca-ristica che ha visto il passag-gio del Risorto per tutte lestanze dei malati col coinvol-gimento di alcuni fedeli laicidella parrocchia S. Francescod’Assisi del rione Japigia. Daparte sua, l’amministrazionedell’Ospedale Oncologico, co-me riportato da “L’Osservato-re Romano” (venerdì, 10 feb-braio 2006, p. 7), “ha deciso didedicare al servo di Dio Gio-vanni Paolo II la denomina-zione del nosocomio” con laseguente motivazione: “l’at-tenzione che Karol Wojtyla èsempre riuscito a esprimereverso la parte più debole dellasocietà umana”. Tale propostaha trovato consenziente l’Ar-civescovo metropolita di Bari-Bitonto, Mons. Francesco Ca-cucci, che ha espresso “il piùvivo apprezzamento e gradi-mento, condividendo piena-mente le motivazione che so-stengono la proposta”.

Presso l’ospedale di Bitontoil cappellano e i componentidella cappellania sono riuscitia coinvolgere anche il perso-nale medico e infermieristicoalla celebrazione eucaristicadella Giornata del Malato, chesi è trasformata in un momen-to di intensa comunione uma-na e spirituale tra tutti i pre-senti.

Nel presidio ospedaliero di

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 59: DOLENTIUM HOMINUM

60

Grumo Appula (BA) si è avutauna concelebrazione eucaristi-ca dell’arciprete del paese edel cappellano, seguita da unincontro col personale sanita-rio e con i malati ricoverati.

Presso l’ospedale Paradisodi Gioia del Colle (BA) è stataorganizzata l’adorazione eu-caristica, arricchita dalla cate-chesi. La ricorrenza dellaGiornata è stata un’occasioneper la Direzione Generale del-l’Azienda sanitaria di rinno-vare la promessa del prossimoinizio dei lavori per costruireuna cappella, indispensabileper le celebrazioni liturgiche.Anche presso le Case di ripo-so Padre Semeria e Villa Lu-cia sono stati organizzati mo-menti di spiritualità e di gioio-sa fraternità per gli ospiti, gra-zie al contributo dei gruppigiovanili del territorio parroc-chiale.

A Triggiano (BA) la comu-nità dell’ospedale F. Fallacaraha vissuto la Giornata del Ma-lato con creatività grazie al-l’impegno del Cappellano edelle suore. In mattinata iMSSC hanno visitato i ricove-rati regalando a ciascuno di lo-ro una copia dei Vangeli, i par-roci delle singole parrocchiehanno concelebrato nella chie-sa dell’ospedale, con la parte-cipazione di tutto il personaleospedaliero, i volontari e i fe-deli. Nel pomeriggio la statuadella Madonna è stata portatain processione per i vari repar-ti e il giorno successivo si èsvolta una manifestazione tea-trale in memoria di Madre Te-resa di Calcutta e della suaopera svolta in favore degliemarginati. Nello stesso paeseun comitato popolare per il ri-lancio dell’ospedale ha prepa-rato e distribuito un volantinoper spiegare ai cittadini le ra-gioni di un urgente rilancio delproprio nosocomio a livello diriqualificazione dei servizi at-traverso la professionalità, l’u-manizzazione e la speranza, afavore del bacino di utenza delterritorio sud-barese.

Per tutti gli associati dell’U-nitalsi la Giornata del Malatoha avuto una duplice valenzaspirituale: l’appuntamento an-nuale dei sofferenti voluto daGiovanni Paolo II e la festadella Madonna di Lourdes.Quest’anno essi si sono riuniti

presso la parrocchia S. Ga-briele dell’Addolorata nelquartiere S. Paolo con il loroassistente, vivendo un mo-mento di intensa spiritualitàattraverso la recita del SantoRosario, la celebrazione euca-ristica e la processione “auxflambeaux” intorno al perime-tro della chiesa.

Il Centro Volontari dellaSofferenza (CVS) si è inseritonelle celebrazioni e nelle ini-ziative delle parrocchie, doveè presente sotto forma di pic-coli gruppi di apostolato (chia-mati “gruppi di avanguardia”):ben 15 parrocchie! Accennia-mo ad alcune iniziative speci-fiche: alcuni disabili hanno of-ferto il loro contributo nella li-turgia come lettori della Parolao durante la preghiera dei fe-deli o animando la processio-ne della presentazione dei do-ni o con i canti. È stato utiliz-zato il sussidio dell’associa-zione: “Il malato sono io!” conle iniziative suggerite.

Presso la parrocchia S.Marco sono stati lavati i piedia un disabile e a un anzianodurante la celebrazione eucari-stica. Nella parrocchia BuonPastore i MSSC hanno fattoscrivere a ogni malato visitatoalcune riflessioni indirizzatealla comunità parrocchiale,che poi sono state riportate sugrandi cartelloni esposti nellachiesa all’attenzione di tutti ifedeli.

Camminando s’apre un cammino: si continuaverso nuove mete

In conclusione, possiamoveramente affermare di esseregrati a Dio sia per la comme-morazione del traguardo dei20 anni della vita dell’Ufficiosia per la XIV Giornata Mon-diale del Malato. Desideriamosottolineare alcuni aspetti si-gnificativi dell’uno e dell’altroevento.

Il lungo cammino percorsodall’Ufficio non si ferma; anzi,proprio in virtù del lavorosvolto e dei traguardi raggiun-ti, esso deve continuare conrinnovato entusiasmo e versonuovi traguardi tracciati dallaChiesa in Italia e dai nuovi bi-sogni della società. Natural-mente non può camminare da

solo, ma è sempre necessarioprocedere in sintonia con gliorganismi ecclesiali regionalie nazionali. La nuova Notasulla pastorale della salute, re-centemente approvata dalConsiglio permanente dellaCEI (marzo 2006), costituiràun sicuro punto di riferimentoattraverso lo studio e l’attua-zione delle linee operativecontenute.

La celebrazione della Gior-nata del Malato si rivela sem-pre più ricca di iniziative nellesingole comunità parrocchialie negli ospedali. Ci piace sot-tolineare la serietà con cui vie-ne vissuto l’appuntamento an-nuale (alcune comunità vi sipreparano con un triduo o unanovena!). Oltre le iniziativeordinarie più comuni di pre-ghiera e di celebrazioni litur-giche e sacramentali, nonmancano la creatività e l’ori-ginalità di impegni che scatu-

riscono dalla fantasia dell’a-more. Colpiscono la propostadi iniziative di solidarietà, ilcoinvolgimento dei giovaninella programmazione deimomenti ricreativi, l’incontropastorale tra cappellani e par-roci del territorio, la collabo-razione tra operatori della Ca-ritas e operatori della pastora-le della salute, le iniziative pa-storali prese e realizzate co-munitariamente dai parroci diuna città.

Sono segni luminosi di unfuturo ricco di speranza.

P. LEONARDO NUNZIO DI TARANTO

Direttore dell’Ufficio per la Pastorale della Salute

dell’Arcidiocesi di Bari - Bitonto

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 60: DOLENTIUM HOMINUM

61

Troverete qui allegata unacopia degli Statuti della Com-missione Episcopale per la Sa-lute (CES) del Madagascar,che potrà darvi un orientamen-to delle attività svolte in que-sto ambito.

Sappiamo che il Vescovo èil primo responsabile della sa-lute nella sua diocesi. Per que-sto motivo, tale pastorale è no-tevolmente differente a secon-da delle diocesi. Per noi dellaCES, è importante essere inrelazione con le CommissioniDiocesane per la Salute(CDS), create dai Vescovi del-le varie diocesi per aiutarlinelle attività da svolgere inquesto campo. Tali Commis-sioni sono presenti in 17 delle20 diocesi del Madagascar euna diecina di loro lavora mol-to bene. È la CDS che organiz-za e coordina le attività a livel-lo diocesano, ragion per cuinel Paese c’è una grande di-versità. Dal 2004 abbiamo de-ciso di tenere una riunione an-nuale con i presidenti di tuttele CDS del territorio. A taleriunione i Presidenti presenta-no un rapporto delle attività edei problemi con i quali si de-vono confrontare nel ministe-ro sanitario. Si tratta di un in-contro molto importante che,con il tempo, ci permetterà diseguire le attività in materia disalute nel Paese. Le CDS co-noscono le istituzioni cattoli-che che operano nel campo sa-nitario a livello diocesano. Po-co a poco arriveremo ad averei dati completi per il Madaga-scar. Talune diocesi sono giàmolto ben organizzate perquesta pastorale.

Abbiamo diviso gli operato-ri pastorali sanitari in 4 cate-gorie:

1. le religiose (religiosi) in-fermiere statali (sono circa250);

2. le infermiere (infermieri)ostetriche cattoliche;

3. i cappellani cattolici diospedale;

4. i medici cattolici.

Grazie a una sovvenzione diMissio, riusciamo ad organiz-zare riunioni bi-annuali perogni categoria. Si tratta soprat-tutto di incontri di scambiocon oratori che intervengonosu argomenti medici e anchesull’insegnamento cattolico inmateria di etica medica. In ge-nerale, a ogni incontro abbia-mo rappresentanti di almeno17 diocesi su 20 e pubblichia-mo un rapporto dettagliato deilavori, distribuito poi ai parte-cipanti.

In Madagascar ci sono po-chi ospedali cattolici per ilsemplice motivo che le spese

di un nosocomio sono moltoelevate e allora è necessariauna sovvenzione molto cospi-cua da parte dell’Europa, op-pure l’ospedale potrà esser uti-lizzato solo dai ricchi. Sicco-me noi vogliamo servire i po-veri che non hanno mezzi perpagare, è molto difficile orga-nizzare un ospedale. Le suoreFMM hanno una clinica a Ta-nanarive e ci sono ospedali aAmbanja, Fianarantsoa e Fa-rafangana. Nelle altre diocesi,invece, non ci sono ospedalicattolici. Molte di queste stan-no studiando la possibilità dicrearne uno anche a nome del-la Conferenza Episcopale, maoccorrerà applicarsi molto perrealizzare il progetto. Anchealtre congregazioni hanno la

possibilità di aprire un noso-comio cattolico.

Il grosso delle attività nelcampo della salute che trovia-mo in tutte le diocesi del Paeseè svolto a livello dei Centri perlebbrosi dei dispensari. LaChiesa cattolica serve 28 cen-tri adibiti a questo fine. Mal-grado le difficoltà di convince-re l’OMS che nel Madagascaresiste ancora la lebbra e chebisogna mantenere questiCentri, le religiose fanno unlavoro meraviglioso per questimalati. C’è sempre un malin-teso tra i nostri centri el’OMS, in quanto l’organizza-

zione vorrebbe che li chiudes-simo mentre, invece, in Mada-gascar essi sono necessari. Cisono anche i dispensari catto-lici e speriamo di avere prestole cifre esatte sul loro numeronell’isola. I bisogni nel campodella salute sono immensi, ra-gion per cui le congregazionireligiose non esitano a orga-nizzare questo ministero. Gra-zie alla scuola per infermieredi Ankadifotsy, ogni anno ab-biamo nuove infermiere perlavorare nei nostri dispensari.

Non bisogna minimizzare illavoro delle religiose negliospedali statali. In questo am-biente difficile, esse testimo-niano la carità di Cristo e ilservizio ai poveri. Anche sesono funzionari dello Stato,

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Attività nell’ambito della salute DOCUMENTO DELLA COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA SALUTE DEL MADAGASCAR

Page 61: DOLENTIUM HOMINUM

62

esse sono in grado di servire ipoveri ed evitare gli abusi del-la corruzione.

In Madagascar ci sono inve-ce poche religiose laureate inmedicina e anche qui, nono-stante le difficoltà della forma-zione, varie congregazioni nonesitano a inviare religiose perdiventare medici.

L’ECAR ha centri diagno-stici per l’AIDS, finanziatidalla CRS ma, poiché il nume-ro di malati di AIDS è difficileda determinare, non abbiamonessun Centro di cure per loro.

Quest’anno la Commissioneper la Pastorale della Salute hasiglato un accordo con il Mini-stero per la Salute per raffor-zare la lotta contro la tuberco-losi. 33 centri nelle 20 diocesibeneficeranno di aiuto perquesto nuovo programma.Poiché ciò supera le compe-tenze della Commissione, ab-biamo formato un gruppo pergestire il programma. Semprepiù il Ministero per la Salutevuole organizzare un partena-riato con l’ECAR per questiprogrammi finanziati dal Glo-bal Fund.

Grazie ai Padri Camilliani eagli ospedali di Tananarive,speriamo di organizzare me-glio questo ministero in tutti inosocomi del Paese. Si regi-stra già un progresso e 16 del-le 20 diocesi inviano dei parte-cipanti all’incontro dei cappel-lani di ospedale. Non esistonoancora associazioni nazionalidi questi cappellani, ma vistiamo lavorando.

Ogni diocesi ha la propriaPastorale della Salute e attivitàspecifiche che sono molto in-teressanti, ma sarebbe troppolungo qui elencarle e spiegar-le. Il rapporto dell’ultimo in-contro delle CDS nel gennaio2005 riassume alcune di que-ste attività.

C’è molto da fare in Mada-gascar nel campo sanitario. Lereligiose infermiere sono inprima linea in questo serviziodella Chiesa. La CES, con ilsuo sostegno, vuole essere se-gno di questo lavoro dellaChiesa.

S.E. Mons. DONALD PELLETIER, M.S.

Vescovo di MorondavaPresidente della Commissione

Episcopale per la SaluteMadagascar

STATUTO

COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA PASTORALE DELLA SALUTE

Preambolo

Articolo 1Su domanda espressa del

Pontificio Consiglio per la Pa-storale della Salute, la CEM(Conferenza Episcopale delMadagascar) erige al suo in-terno la CES (CommissioneEpiscopale per la Pastoraledella Salute) per animare,coordinare e ispirare la Pasto-rale in ambito sanitario. Que-sta Commissione trova postotra le varie Commissioni Epi-scopali della CEM.

Articolo 2La finalità della Commis-

sione consiste nel manifestarela sollecitudine della Chiesanei confronti dei malati, deisofferenti e degli anziani. “Nymarary mandriana sady an-drianina” e aiutare il personalesanitario affinché l’apostolatodella misericordia di cui si oc-cupa risponda sempre meglioalle nuove esigenze dei tempi.

Articolo 3L’operato della Commissio-

ne comporta 4 ambiti:3.a. Far conoscere il senso

cristiano della salute, della vi-ta, della malattia, della soffe-renza e della morte in confor-mità all’epoca in cui viviamo.

3.b. Partecipare alla forma-zione permanente del persona-le sanitario sul piano naziona-le.

3.c. Collaborare con le orga-nizzazioni nazionali e diocesa-ne per la Pastorale della Salu-te, nelle loro attività tanto teo-riche quanto pratiche.

3.d. Tenersi al corrente sullenovità legislative e scientifi-che, per illuminarle mediantel’azione pastorale della Chiesain ambito sanitario.

Articolo 4Nella misura delle sue pos-

sibilità, la CES si propone diaiutare i Vescovi e le diocesi,mediante la promozione, ilcoordinamento, l’ispirazione el’orientamento del lavoro pa-storale della salute.

StrutturaFunzioni rispettive

Struttura

Articolo 5La CES è presieduta da un

Vescovo diocesano titolare,secondo gli statuti della CEM,eletto dall’assemblea plenariadella CEM stessa, per un man-dato di 2 anni, rinnovabile 2volte.

Articolo 6Oltre al Vescovo Presidente,

la CES comprende membri atitolo volontario, in rappresen-tanza delle varie categorie delpersonale sanitario:

– un cappellano d’ospedale– un medico consulente– una religiosa infermiera– un rappresentante del-

l’URM (Unione delle Religio-se del Madagascar)

– un/a infermiere/a statale– un’ostetrica– un Segretario generale– un sacerdote delegato del

Vescovo.

Articolo 7Il Vescovo Presidente nomi-

na i membri dopo consultazio-ne. Questi membri risiedonopreferibilmente ad Antanana-rivo, per facilitare le riunioniperiodiche della Commissio-ne.

Articolo 8Dopo consultazione dei

membri della CES, la scelta delSegretario Generale sarà sotto-posta all’approvazione delConsiglio Permanente dellaCEM. Il Segretario Generalesarà scelto in funzione delle suecompetenze professionali inmateria di salute, delle sue ca-pacità di assicurare il manteni-mento del segretariato e dellesue qualità spirituali.

Articolo 9Dell’assemblea generale

fanno parte la CES, il Segreta-riato e un delegato per CDS(Commissione Diocesana perla Salute).

Il Vescovo Presidente

Articolo 10Spetta al Vescovo Presiden-

te convocare la CES e l’As-semblea generale, presiedere

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 62: DOLENTIUM HOMINUM

63

le riunioni, fornire orienta-menti generali delle attività,renderne conto al ConsiglioPermanente della CEM e, albisogno, all’Assemblea plena-ria dei Vescovi.

Articolo 11Egli può designare un sacer-

dote delegato per sostenerlonel lavoro della commissione,o agire a suo nome in sua as-senza.

Articolo 12È competenza del Vescovo

Presidente approvare il rap-porto morale e finanziario conl’ufficio, stabilito dal Segreta-riato, presentarlo all’ufficiopermanente della CEM, in vi-sta della ripartizione dei sussi-di accordati dalla Nunziatura odei Consigli “straordinari”presso organismi esterni, qualiMissio, CRS, CEI o della co-municazione annuale con ilPontificio Consiglio per la Pa-storale della Salute a Roma.

Il Segretariato

Articolo 13Il Segretariato, animato dal

Segretario Generale, assicura:– la comunicazione e la tra-

duzione dei documenti delMagistero e del PontificioConsiglio in materia di salute

– il resoconto di tutte le riu-nioni: CES, Assemblea plena-ria

– il resoconto delle sessioni,che sarà pubblicato e vendutoai partecipanti

– l’invio della corrisponden-za alle CDS, ai Vescovi dioce-sani, ai cappellani degli ospe-dali e ai vari partner dell’E-CAR

– la regolarità delle riunionidella CES.

Articolo 14Spetta al Segretariato intrat-

tenere:– il collegamento con il Mi-

nistero per la Salute in Mada-gascar

– la collaborazione con leONG.

Articolo 15Esso assicura altresì:– la comunicazione con le

altre Commissioni Episcopaliche si occupano del sociale-caritativo

– la comunicazione con leCEM e il suo Ufficio Perma-nente

– la comunicazione con ilPontificio Consiglio per la Pa-storale della Salute a Roma

– tutta la corrispondenza, inaccordo con il Vescovo Presi-dente.

Articolo 16La CES assume un(a) segre-

tario(a) amministrativo(a) perassicurare la permanenza al-l’ufficio ed eseguire il lavorodel Segretariato. Un contrattosarà steso secondo le disposi-zioni del Codice del Lavoro.

La commissione episcopale per la pastoraledella salute

Articolo 17Essa si riunisce ordinaria-

mente 3 volte l’anno, ma sipuò riunire in maniera straor-dinaria per preparare una ses-sione. In assenza del VescovoPresidente, il Segretario Gene-rale convoca la riunione sottola presidenza del sacerdote de-legato.

Articolo 18Spetta alla Commissione

programmare e organizzare le

sessioni delle varie categoriedel personale sanitario:

– cappellania degli ospedali– religiosi/e infermieri/e– infermieri/e statali cattolici– medici cattolici– ostetriche cattoliche– CDSLa frequenza delle sessioni

dipende dalle possibilità fi-nanziarie della CES.

Articolo 19Sotto la responsabilità del

Vescovo Presidente, la CESveglia sulla tenuta dei conti,collaborando strettamente conil SECAD (Segretariato Am-ministrativo) della CEM. Pri-mo responsabile delle finanzeè il Segretario Generale.

Articolo 20Tutte le sue attività vengono

svolte in riferimento con il Ve-scovo Presidente e devono ot-tenere il suo accordo.

L’Assemblea Generale

Articolo 21L’Assemblea generale si

riunisce una volta l’anno per:– fare il bilancio delle atti-

vità– valutare le sessioni– vedere come meglio servi-

re le diocesi.

Nel caso, essa può tenereuna riunione straordinaria.

Articolo 22L’Assemblea generale stabi-

lisce gli statuti che sarannosottoposti all’approvazionedella CEM su presentazionedel Vescovo Presidente. Ognicambiamento sarà sottopostoall’Assemblea generale, a cuifarà seguito l’approvazionedella CEM.

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 63: DOLENTIUM HOMINUM

64

Ora che la triste vicenda diTerri Schindler Schiavo volgeal termine, alcune riflessionisono urgenti per cercare di fa-re fronte all’onda devastatriceche inevitabilmente si river-serà anche sul nostro Paese apartire da tale caso, cancellan-do valori consolidati e modifi-cando violentemente il pae-saggio delle convinzioni di unpopolo.

Le avvisaglie di tale tsuna-mi culturale si sono già vistenel mare di idiozie pubblicatenei giorni scorsi da autorevoliopinion leader e affermate condisarmante disinvoltura neitalk show televisivi.

È stato detto che la poveraTerri era in “coma vegetati-vo”, che non aveva più cervel-lo, che bisognava staccare laspina, che era tenuta in vitagrazie alle macchine, che bi-sognava fermare l’accanimen-to terapeutico portato su unmalato ormai terminale e co-munque irrecuperabile. Vi èstato chi ha paragonato la vitadi Terri a quella di un vegeta-le, incapace di avvertire alcu-na sensazione e alcun dolore.Addirittura vi sono stati filo-sofi televisivi che hanno affer-mato non trattarsi più di vitaumana, mentre ex-ministrihanno parlato di condizioneintermedia tra la vita e la mor-te. Anche qualche autorevolerivista scientifica è caduta nel-la trappola del sensazionali-smo, affermando che aveva-mo di fronte una paziente conelettroencefalogramma piatto,la condizione che si osservanella morte cerebrale. Per talepaziente sono stati molti imaîtres à penser che si sonoscandalizzati per le sonde di-sumane e invasive con cui lapaziente sarebbe stata tenutaartificialmente in vita e chehanno invocato per lei la mor-te pietosa “senza sofferenze”derivante dalla sospensionedell’alimentazione e dell’idra-tazione.

Occorre incominciare a pre-cisare i confini delle cose,chiamandole con il loro nomeper coloro che dei casi comequello di Terri hanno solo sen-tito parlare in televisione.

Il paziente in stato vegetati-vo non è in morte cerebrale,perché il suo cervello, in ma-niera più o meno imperfetta,non ha mai smesso di funzio-nare. Non è neanche in coma,tant’è che resta sveglio, a oc-chi aperti. Il suo elettroencefa-logramma non è piatto, poten-do addirittura alternare fasi diveglia e fasi di sonno. Non viè nessuna spina da staccare,per il semplice motivo che ilpaziente non è connesso ad al-cuna macchina. Non è un ma-lato terminale, visto che con lasola assistenza di base (l’idra-tazione e la nutrizione anzitut-to), può vivere per numerosianni. Non è un malato neces-sariamente irrecuperabile, sesi considera che la definizionedi stato vegetativo permanen-te non ha valore diagnostico,ma esclusivamente prognosti-co, indicando solo che le pos-sibilità di recupero si riduconocon il passare del tempo. Nonè un paziente privo di sensa-zioni, visto che i potenzialievocati possono mostrare l’ar-rivo dello stimolo alla cortec-cia. Pur mancando spesso in-dicazioni su ulteriori elabora-zioni corticali di tali segnali,sono stati anche ben docu-mentati scientificamente casiin cui un rudimentale proces-so di discriminazione e di ri-conoscimento era tuttaviapossibile. Il paziente in statovegetativo non ci dice se av-verte dolore, ma lo stimolodoloroso perviene al suo cer-vello e le nostre conoscenzesulla fisiologia del dolore so-no ancora insufficienti per es-sere certi che l’assenza di evi-denze costituisca una eviden-za dell’assenza di ogni dolore.

I pazienti in stato vegetativonon sono tutti uguali tra loro.

Le immagini che esploranol’anatomia (come la RMN) ola funzionalità del loro cervel-lo (come la PET e la RMNfunzionale) mostrano un’am-pia variabilità delle risposte dacaso a caso.

Anche per tali motivi la dia-gnosi di stato vegetativo non èfacile e importanti studi indi-cano margini di errore supe-riori al 30 % anche in Centriqualificati.

Un altro mito da sfatare èquello delle sonde con cui vie-ne portata l’alimentazione alpaziente. Esse sono state di-pinte come congegni infernali,poco rispettosi della dignitàdel paziente. In realtà, il son-dino naso-gastrico è una pro-cedura assistenziale larga-mente utilizzata, praticata disolito solo nelle fasi inizialidello stato vegetativo, mentre,per quanto riguarda la PEG, sitratta di una procedura moltoben tollerata, maneggevole,gestibile a domicilio anche dapersonale non sanitario, invi-sibile al pubblico al di sottodegli abiti del paziente. Vi so-no pazienti con malattie noncerebrali che debbono esserenutriti con la sonda PEG peranni, senza ciò impedisca lorouna vita di lavoro e di relazio-ni.

Infine, una considerazionesulla bella morte inflitta allapovera Terri, una morte defi-nita serena, pacifica e senzasofferenze, realizzata facendomorire di fame e di sete un or-ganismo definito aprioristica-mente come incapace di senti-re ogni dolore. In realtà, lamorte per fame e per sete èuna lenta agonia che devastalentamente tutto l’organismo.Il paziente in stato vegetativopuò soffrirne, in modi che nonsappiamo, a tal punto che glistessi promotori della proce-dura praticano in parallelo latotale sedazione del pazientecon morfina, in modo da evi-tare il rischio che il suo orga-

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Da Atene a Sparta: siamo tutti in viaggio con Terri Schiavo*

* Articolo scritto dal Professor Gigli all’epoca della vicenda terminata nel marzo del 2005

Page 64: DOLENTIUM HOMINUM

65

nismo manifesti i segni fisicidi una ribellione al doloreeventualmente avvertito. Sitratta di una morte così disu-mana che, se qualcuno di noil’infliggesse a un cane, si ve-drebbe condannato per seviziee maltrattamenti.

Ciò detto in generale pervedere sotto una luce più rea-listica lo stato vegetativo eprima di passare a esaminarele conseguenze di questa di-sgraziata vicenda, occorrechiarire che il deliberato e bar-baro omicidio di Terri Schind-ler Schiavo viene effettuato suuna povera paziente che nonera nemmeno in stato vegeta-tivo. Dall’esame dei filmati esecondo l’opinione di illustricolleghi americani, la pazientepoteva al massimo essere de-

finita come una condizione dicoscienza minima (MCS) ocome uno stato neurologico dibasso livello (LLNS), capacedi alcuni elementari movi-menti, di una mimica rudi-mentale, di una parziale capa-cità di deglutire. A tale pazien-te sono stati negati approfon-dimenti diagnostici (comePET e f-RMN) e interventiriabilitativi negli ultimi 10 an-ni, fino al punto da negarle diricevere la comunione durantei giorni della fame e della sete,affinché nessun occhio indi-screto potesse valutare la sof-ferenza causata dalla sospen-sione della nutrizione e dell’i-dratazione.

Terri Schiavo è stata messaa morte sulla base di tre fal-sità.

La prima è che la nutrizione

e l’idratazione assistite costi-tuiscano una forma di “tratta-mento medico” e non un ele-mento fondamentale dell’assi-stenza di base al paziente (in-sieme alla mobilizzazione eall’igiene).

La seconda bugia è che Ter-ri Schiavo abbia dovuto esseremessa a morte per rispettare lasua volontà di non ricevere il“trattamento medico” dellanutrizione e idratazione assi-stita. Si tratterebbe quindi delrispetto del principio di auto-nomia del paziente. Una di-scussione sui limiti delle diret-tive anticipate va oltre le in-tenzioni di questo breve scrit-to. Non si può tuttavia evitaredi sottolineare come, nel casospecifico, la rilevazione dellavolontà presunta della pazien-

te si basi solo sulle dichiara-zioni generiche di una conver-sazione informale, risalente amolti anni prima, rivelata daun marito quanto meno so-spettabile di conflitto di inte-ressi e contrastante con la vo-lontà presunta di Terri indicatadai suoi genitori e fratelli. Co-me poter affidare le decisionisulla vita umana a una conver-sazione generica di qualcheanno prima circa la nutrizioneper sondino? Sarebbe giudica-ta una prova insufficiente an-che in un processo penale,tanto più quando si tratta dimettere a morte una donna si-curamente innocente!

Quando una simile conce-zione dell’autonomia del pa-ziente viene sottoposta a criti-ca, coloro che hanno stabilitoche Terri deve, in ogni caso,

morire invocano infine l’ulti-ma falsità di questa sporca vi-cenda: la sospensione dell’as-sistenza di base (idratazione enutrizione) sarebbe non sologiustificata, ma doverosa sullabase dei principi di futilità,straordinarietà (sproporziona-lità) ed eccessiva onerositàche fondano ogni giudizio eti-co sulle cure. Peccato che untrattamento che raggiunge ef-ficacemente per anni il suoscopo di nutrire, che costa po-co e non richiede macchine eche viene ben tollerato da mi-lioni di pazienti per le più di-verse patologie non possa cer-to essere definito futile, spro-porzionato o eccessivamenteoneroso, se non a prezzo difalsificare la verità.

Perché allora una larga fettadella società americana èd’accordo con un cattivo ma-rito come Michel Schiavo nelvoler a tutti i costi mettere amorte Terri? Dietro la vicendadi Terri Schiavo si nascondo-no inquietanti verità, che van-no al di là del caso specifico eassumono valore universale.Su queste tremende verità èbene riflettere prima che siatroppo tardi per la nostra so-cietà.

Non sono l’idratazione e lanutrizione a essere futili, ma èla vita dei pazienti come Terria essere considerata futile, pri-va di significato.

Non è la PEG a essere spro-porzionata, ma il dover assi-stere pazienti a cui non è datotornare a essere “sani e belli”.

Non è il “trattamento” a es-sere eccessivamente onerosoper il paziente, ma è la vitastessa di tanti soggetti congravi disabilità croniche, chela nostra società considera unfardello di cui fare volentieri ameno.

Per mascherare l’intrinsecaimmoralità di tali conclusioni,si ricorre allora a divagazionimolto pericolose sulla insuffi-ciente qualità di vita che qua-lificherebbe i pazienti in statovegetativo e quelli che, comeTerri, assomigliano loro.

Sulla base di giudizio inap-pellabile calato dall’esterno,la qualità della vita viene giu-dicata insufficiente a tutelarela vita stessa quando il pa-ziente non è in grado di man-tenere una sufficiente capacità

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 65: DOLENTIUM HOMINUM

66

di relazione, quando non di-mostra una sufficiente consa-pevolezza, quando non ha al-cuna speranza di accettabilerecupero, quando non è ingrado di esprimere una auto-noma volontà, quando non èin grado di comunicare le pro-prie decisioni. In tali condi-zioni, si tratterebbe appuntodi vita non più umana o, conpiù sottile sofisma, avremmodi fronte esseri umani priviormai dei requisiti ritenuti mi-nimi per qualificare una per-sona umana.

È facile a questo punto tirarele conclusioni e rendersi contodel perché il caso Schiavo apreinquietanti prospettive.

Innanzitutto, a partire dalgiorno successivo alla mortedi Terri, gli stessi gruppi diopinione che hanno richiestola sospensione della idratazio-ne e della nutrizione chiede-ranno che si possa arrivare al-

la morte in modo più rapido emeno doloroso (senza doverimbottire di morfina il pazien-te). Sarà un argomento decisi-vo per la legalizzazione del-l’eutanasia negli USA e, dopogli USA, nel mondo intero.

Inoltre, se una società opu-lenta come quella americanaritiene ormai uno sperpero fi-nanziario l’assistenza ai mala-ti senza speranza, è il livellocomplessivo di attenzione allafragilità a essere messo in di-scussione, con danno irrever-sibile per il principio di soli-darietà nell’assistenza.

Infine, se i pazienti in statovegetativo sono da considerar-si esseri umani la cui vita è or-mai indegna di essere vissuta,ai quali non vengono più rico-nosciuti lo statuto e i diritti dipersona umana, allora taleprincipio discriminativo puòestendersi a molte altre catego-rie di pazienti, ugualmente pri-

vi di autonomia, di vita di rela-zione, di consapevolezza, dicapacità di comunicare le pro-prie decisioni. Si tratta dei de-menti, dei ritardati mentali, deicomi prolungati, dei neonatigravemente malformati.

In nome di un superiore tri-bunale della dignità umanaverrà instaurato un regime di-scriminativo che è in nettacontrapposizione con la Di-chiarazione universale dei di-ritti dell’uomo e che è forierodi ulteriori pericolose derivedemocratiche. Lasciata Atenee l’umanesimo, torneremo aSparta e alla selezione dei mi-gliori.

Prof. GIAN LUIGI GIGLIDirettore della S.O.C. di Neurologia

NeurofisiopatologiaAzienda Ospedaliera “Santa Maria

della Misericordia”, UdineGià Presidente della Federazione Internazionale delle Associazioni

dei Medici Cattolici (FIAMC)

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 66: DOLENTIUM HOMINUM

Congresso Mondialedella Federazione

Internazionale delleAssociazioni

dei Medici Cattolici(FIAMC)

Barcellona, Spagna11-14 maggio 2006

Page 67: DOLENTIUM HOMINUM

68

Dall’11 al 14 maggio, si èsvolta, nel Palazzo dei Con-gressi di Barcellona (Montjuïc),la XXII edizione del CongressoMondiale della Federazione In-ternazionale delle Associazionidei Medici Cattolici (FIAMC),organizzazione che riunisce40.000 medici di 70 associazio-ni professionali di tutto il mon-do. Il Congresso, che si riuni-sce ogni 4 anni, è tornato inSpagna dopo 32 anni.

Il Congresso, il cui tema dimassima era «I medici cattoli-ci e la sfida della povertà nel-l’era della globalizzazione», sifocalizzava sulla sfida cherappresenta per una societàcome la nostra l’eliminazionedella povertà. Assieme allesessioni scientifiche e a quellegenerali, alle testimonianze eai gruppi di studio paralleli,sono state presentate varie ini-ziative tese a sradicare il feno-meno della povertà materiale esanitaria in diverse zone delglobo.

Il Congresso ha offerto a im-prese e istituzioni, dell’ambitosanitario e non, la possibilità dicollaborare a questo evento diportata globale che avrà gran-de ripercussione. Inoltre, si èvoluto promuovere una inizia-tiva concreta di sviluppo sani-tario nelle zone meno favoritedel pianeta al nord del Kenya.Mater Care è l’agenzia inter-nazionale di attenzione mater-no-infantile della FIAMC a cuisaranno destinati i contributiapportati dal Congresso.

Il desiderio degli organizza-tori è che questo evento rap-presenti una sorta di foro idea-le per lo scambio di conoscen-ze e di esperienze. Essi deside-rano altresì far conoscere tuttociò che la Chiesa fa nel mondoper le persone meno favorite.Infine, il Congresso ha volutoincoraggiare i professionistisanitari cattolici a impegnarsialla costruzione di un mondopiù giusto a partire dal lorocompito professionale specifi-

co. Oltre 1.000 partecipanti euna importante eco nei massmedia a livello internazionalehanno dato risalto all’evento.Gli ultimi congressi furono ce-lebrati a New York (1998),Roma (edizione straordinariadel 2000) e Seoul (2002).

Il tema delle sessione erasuddiviso in cinque parti: laprima riguardava l’accesso al-la sanità: i diritti dei più pove-ri, una questione di giustizia;la seconda, l’educazione a di-stanza in medicina: opportu-nità e rischi; la terza, gli orga-nismi sanitari internazionali eil loro atteggiamento nei con-fronti dei Paesi poveri; laquarta, i medici cattolici e iprofessionisti di altre tradizio-ni religiose: il rispetto per lavita e la dignità dell’uomo; in-fine, la quinta parte ha trattatodel medico al servizio dellapace.

Sono state presentate leONG e le altre istituzioni chelavorano per sradicare la po-vertà, con oltre 40 iniziative; èstato effettuato un circuito cul-turale organizzato per coloroche accompagnano i parteci-panti; si sono svolti simposiparalleli di diverse specializ-zazioni e, infine, l’assembleagenerale della FIAMC, con lapresentazione delle attività,delle linee di attuazione per iprossimi anni e dell’elezionedi nuovi incarichi.

Diversi sono stati i simposie i gruppi di lavoro su vari te-mi: attenzione materno-infan-tile nel Terzo Mondo (MaterCare International), regola-zione naturale della fertilità(RENAFER), psicologi catto-lici (Fondazione DIF), medicisanti e simposio su medicimorti in odore di santità, me-dicina sportiva (FundaciónÁrbol de la Vida), un gruppodi studio sull’educazione af-fettivo-sessuale e la program-mazione naturale della fami-glia (TEENSTAR).

La Federazione Internazio-

nale delle Associazioni deiMedici Cattolici è costituita dauna settantina di associazioninazionali di medici cattolici ditutto il mondo. Essa è presentein 6 regioni: Africa, Asia, Au-stralia e Nuova Zelanda, Euro-pa, America Settentrionale eAmerica Latina, e ha comemissione la salvaguardia, ladifesa e la promozione dellavita umana nelle diverse cultu-re, come pure il miglioramen-to professionale, umano e spi-rituale dei suoi associati.

Metges Cristians de Cata-lunya, un’associazione di me-dici professionisti che opera damolti anni in Catalogna e chefa parte della FIAMC, ha rice-vuto l’incarico di organizzare aBarcellona il Congresso.

Durante il corso dei lavori èstato eletto nuovo Presidentemondiale della FIAMC, il me-dico catalano José M. Simón.

Come atto finale è stata ce-lebrata, nella cattedrale dellacittà, una Santa Messa presie-duta da Sua Eccellenza Mons.José Luís Redrado e concele-brata da 16 Arcivescovi e Ve-scovi e da 35 sacerdoti prove-nienti da tutti i continenti.

Nella sua omelia, l’Arcive-scovo Mons. Redrado, primoVescovo nella storia dell’Ordi-ne Ospedaliero di San Giovan-ni di Dio, ha espresso l’emo-zione suscitata in lui dal pre-siedere la celebrazione eucari-stica nella cattedrale di Barcel-lona. Per questo ha ringrazia-to S.E. Mons. Martínez Sista-ch per avergli voluto cedere lapresidenza della Messa dichiusura. I due Prelati sonovecchi amici dai tempi in cuilavoravano insieme nel settoredella Pastorale della Salutenella Ciudad Condal.

“Rendiamo grazie a Dio –ha detto Mons. Redrado – peril Congresso che abbiamo ce-lebrato e per i frutti che ciaspettiamo da esso. Grazie, Si-gnore, per tutto ciò che ci aiutaa essere migliori servitori de-

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Congresso Mondiale della Federazione Internazionaledelle Associazioni dei Medici Cattolici (FIAMC)BARCELLONA, SPAGNA, 11-14 MAGGIO 2006

Page 68: DOLENTIUM HOMINUM

69

gli ammalati”. Il Prelato, fa-cendo riferimento alle letturedella quinta domenica di Pa-squa – lette in diverse lingue–, ha guidato i partecipanti nelloro lavoro di medici cristiani.“Stiamo celebrando una festapasquale in onore di Cristo ri-sorto. Imitando le donne e gliapostoli, Cristo invita oggi tut-ti noi a essere testimoni dellaresurrezione. E noi potremoesserlo se resteremo uniti aLui mediante il dono della Fe-de. Partiamo dunque dal no-stro Congresso e da questa ce-lebrazione disposti a essere, inogni momento e per tutti, se-gni di resurrezione, testimonidella gioia cristiana, uomini edonne pieni di una vita dedica-ta al servizio dei malati. Sensi-bili anche al dolore, ma sem-pre aperti alla speranza e allagioia, perché dolore e gioiacamminano sempre insiemenella nostra vita (Catalunyacristiana 25 mayo 2006).

CONCLUSIONI DEL 22° CONGRESSODELLA FIAMCBarcellona, 14 maggio 2006

L’attuale ordine internazio-nale condanna intere popola-zione alla povertà e alla mise-ria. Ciò è ingiusto e contrarioalla volontà di Dio.

Noi medici cattolici rifiutia-mo il genere di globalizzazio-ne che ha come risultato losfruttamento di popoli svan-taggiati, che ne depaupera lerisorse naturali, e che ha perconseguenza la distruzione

dell’ambiente. Rifiutiamo an-che lo sfruttamento del lavoroa buon mercato in atto in alcu-ni Paesi.

Respingiamo quegli aspettidella medicina occidentaleche promuovono la “medicinadel desiderio”, mentre una va-sta parte del mondo è condan-nata a restare senza cure sani-tarie di base, causando alti tas-si di mortalità materna e in-fantile e una aspettativa di vitapiù breve.

Condanniamo le pressioniesercitate dalle organizzazioniinternazionali che vincolanogli aiuti finanziari all’accetta-zione di pratiche di salute ri-produttiva contrarie all’etica,quali l’aborto, la contraccezio-ne e la sterilizzazione.

Lodiamo la globalizzazioneche promuove valori positiviquali il rispetto della vita e lasolidarietà tra i popoli, i Paesie le classi sociali. Ciò porta al-l’abbattimento delle barrieredell’emarginazione e alla pro-mozione della salute.

Riconosciamo il fatto chemolti Paesi in via di sviluppohanno, nei riguardi della vita,valori culturali e familiari chedovrebbero essere accettatidalle culture occidentali.

La FIAMC intende coope-rare con gli organismi interna-zionali nei programmi di ap-prendimento a distanza e dieducazione sanitaria che pro-muovono una globalizzazionepositiva, veicolo di autenticaequità tra le Nazioni.

Continueremo a esercitarepressioni sulle organizzazioniinternazionali affinché rispet-tino veramente i diritti umani.

Elenco del nuovo direttivo della FIAMC eletto durante l’Assemblea Generale, Maggio 2006

Presidente:José M. Simón Castellvi, MDC/Calábria, 273, entresol 4a08029 Barcelona (Spain)tel. + 34 93 3630364fax + 34 93 [email protected]

Vicepresidente:John Lee, MD 482A East Coast Road429051 Singaporetel. + 65 63446231(res)cell. + 65 97327137fax + 65 [email protected]

Segretario Generale:Salvino Leone, MD PhDVia D’Annunzio 990144 Palermo (Italy)tel. +39 091 6259680fax +39 0918889681cell. +39 [email protected]

Tesoriere:Francisco Diaz Herrera, MDAv. Tabancura 1091 of. 210Vitacura, Santiago de Chiletel. e fax + 56 2 [email protected]

Assistente Ecclesiastico:Msgr Maurizio CalipariVia Aurelia Antica 28400165 Roma (Italy)tel. +39 06 39377177cell. + 39 332993072fax +39 06 [email protected]

Past President:Gianluigi Gigli, MDOsp. S. Maria della Misericordia33100 Udine (Italy)tel. +39 0432 552721fax +39 0432 [email protected]

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 69: DOLENTIUM HOMINUM

70

1. Rivolgo un saluto partico-lare da parte del Cardinale Ja-vier Lozano Barragán, Presi-dente del Pontificio Consiglioper la Pastorale della Salute, emio personale, al Presidentedella FIAMC, Prof. Gian LuigiGigli, al Presidente del Comi-tato organizzatore, Dott. JoséM. Simón, agli organizzatoridel Congresso e a tutti i parte-cipanti.

2. Ringrazio gli organizzato-ri per l’invito fatto al Pontifi-cio Consiglio a prendere partea questo Congresso, a rivolge-re alcune parole di saluto ini-ziale e a celebrare la SantaMessa in azione di grazia achiusura dell’incontro.

3. Il tema del Congressopresenta un aspetto globaleche caratterizza la nostra so-cietà, quello cioè della povertà,che non è estraneo al mondosanitario giacché, come sap-piamo, la povertà è causa dinon poche malattie. Non èquesto però che vorrei sottoli-neare nel mio saluto, in quantoci penseranno i relatori elenca-ti nel programma a farlo inmodo adeguato.

4. Ciò di cui vorrei parlare,invece, è la responsabilità cheha oggi il medico, e sottolineoqui il medico cattolico, in tuttoil processo di cambiamentoche si sta producendo nella no-stra società e che riguarda lamedicina e l’operato del medi-co stesso; basti vedere tutto ciòche significa la secolarizzazio-ne della medicina, i valori chevengono messi da parte, il re-lativismo nelle questioni cheriguardano la vita. Tutto ciò in-terpella il medico a una mag-giore responsabilità nello stu-dio e nell’approfondimentodella sua professione. Nell’eradella tecnica, forte è infatti latentazione di affidare tutto allemacchine. Il medico sa, comenessun altro, quanto ha biso-gno della tecnica e dell’infor-matica e che non può restarviestraneo; egli sa quanto lo svi-luppo della tecnica cambia la

vita, la filosofia, il linguaggioe la mentalità e fino a qualpunto può finire per farci cre-dere che l’uomo sia capace dicambiare l’uomo.

Per questo è necessario ri-cercare un equilibrio tra lo svi-luppo tecnico e i valori etici, ilsenso ultimo e globale dellavita (Fides et ratio, n. 81), ladimensione sapienziale in cuialle acquisizioni scientifiche etecnologiche si affianchino va-lori filosofici ed etici (Fides etratio, n. 106).

Dice il Concilio Vaticano II:“L’epoca nostra … ha bisognodi questa sapienza per umaniz-zare tutte le sue nuove scoper-te. È in pericolo, di fatto, il fu-turo del mondo, a meno chenon vengano suscitati uominipiù saggi” (G.S., n. 15).

Allo stesso modo, Papa Gio-vanni Paolo II nella Redemp-tor hominis n. 16 ci dice che ildominio del mondo si fondasul primato:

– dello spirito sulla materia, – della persona sulle cose, – della morale sulla tecnica.

La mancanza di preparazio-ne antropologica, filosofica ebioetica dei professionisti dellasalute su aspetti che riguarda-no il mistero della vita – che sitratti dell’inizio o del termine –provoca oltraggio e manipola-zione della persona umana. Ciriferiamo in particolare ai me-dici, lasciando da parte gli altriprofessionisti; i medici sono alservizio della vita e devono es-sere i migliori consiglieri checi devono orientare su comerenderla più salutare. Il medicoè al servizio della vita, è mini-stro della vita che deve difen-dere, educare e servire.

La “Carta degli OperatoriSanitari”, pubblicata dal nostroPontificio Consiglio, dedica iprimi dieci numeri a questo te-ma. Desidero segnalarne quisoltanto l’inizio che affermaquanto segue:

“L’attività degli operatorisanitari ha l’alto valore di ser-vizio alla vita. È l’espressionedi un impegno profondamenteumano e cristiano, assunto e

svolto come attività non solotecnica ma di dedizione e amo-re al prossimo. Essa è ‘una for-ma di testimonianza cristiana’.‘La loro professione li vuolecustodi e servitori della vitaumana’”.

5. In un’intervista, fra Pier-luigi Marchesi, ex Generaledell’Ordine di San Giovanni diDio, pioniere e profeta dell’u-manizzazione, rispondeva alladomanda che gli era stata po-sta sul ruolo attuale della me-dicina, nei seguenti termini:“La medicina si trova ad uncrocevia critico sotto la pres-sione della tecnologia e anchedella politicizzazione e si di-batte tra i due estremi: se esse-re una medicina sempre più“scientifica” o una medicinasempre più umana.

Potremmo accontentarci delfatto che la medicina rimangatale, intendendo per medicinaquella disciplina che è al di làdell’attuale tecnicizzazionedella scienza e dell’assistenzadi massa e statalizzata: la me-dicina che attraverso i tempi siè accostata alla protezione af-fettiva, cordiale e umana; lamedicina la cui radice è stato ilconcetto ellenico di “filantro-pia” e quello cristiano della“carità”, cioè dell’amore perl’uomo.

Come posso rendere autenti-co il mio modo di vivere il mioservizio se prima non ho misu-rato su me stesso le necessità,le speranze e il servizio stesso?Se non lo facessi, trasmettereiuna sorta di falsa moneta, com-pierei un gesto che mi è impo-sto dal lavoro, da un contratto,da una legge che me lo prescri-ve. Porrei le mie mani sull’in-fermo come se egli fosse unacarta assorbente impregnatad’acqua e finirei per distrug-gerla, perché cercherei, al di làdi essa, il pagamento, il pre-mio, una piccola felicità. Io de-vo invece impregnarmi di que-sta carta assorbente bagnata etrasformarmi in una sola cosacon lei, rimanendo però miste-riosamente me stesso mentrelei continua ad essere se stessa.

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Medici cattolici: amate la vostra professione

Page 70: DOLENTIUM HOMINUM

71

6. Professionisti della salute,medici: amate la vostra profes-sione.

Avete davanti a voi un gran-de compito, tecnico è vero,ma la vostra professione alservizio dell’uomo vi presentauna sfida: sono capace di assi-sterlo con umanità e integral-mente?

Con la vostra accoglienzacostruirete per il malato la“nuova casa” di cui ha biso-gno; costruirete un luogo ade-guato, diretto al malato, egli èe deve essere il centro. Entratea fondo, cercate il bene delmalato e vedrete come cam-biano le relazioni, le comuni-cazioni e il potere.

Cercate il bene del malato eporrete nella vostra professionepiù scienza, più disponibilità,più dialogo, meno discrimina-zione e maggiore presenza.

Parlando della professionesanitaria, il Cardinale Ta-rancón diceva che “la medici-na, l’istruzione e il sacerdozioesigono qualcosa di più di unaiuto tecnico, benché necessa-rio. Hanno bisogno del caloreumano di coloro che se ne oc-cupano. Per questo hanno unagrandezza peculiare e una pie-nezza umana”1.

Grandezza questa dei pro-fessionisti della salute che ilnostro Pontificio Consiglionon ha esitato a chiamare “Mi-nistri della vita”2.

In un suo documento, l’epi-scopato spagnolo faceva la se-

guente riflessione su «I cattoli-ci e la professione»3:

“La professione acquisisce(...) una dimensione veramen-te vocazionale e perfino spiri-tuale.

Ma questo sarà vero solo sel’esercizio della professionesarà interiormente animatodallo spirito e retto nel suo svi-luppo dai criteri morali delVangelo e da un’imitazione diCristo. Tali esigenze non devo-no limitarsi unicamente all’or-dine economico, come, adesempio, nel caso della giusti-zia in onorari. La vita e la mo-rale cristiane hanno esigenzepiù ampie. Il rispetto per la vi-ta, la fedeltà alla verità, la re-sponsabilità e la buona prepa-razione, la laboriosità e l’one-stà, il rifiuto di ogni frode, ilsenso sociale e anche la gene-rosità devono ispirare sempreil cristiano nell’esercizio dellesue attività lavorative e profes-sionali”.

Vedo, nel programma delCongresso, molti temi chesottolineano con competenzaciò che, in forma rapida eschematica, ho indicato nelmio saluto: i diritti, l’educa-zione, le varie tradizioni reli-giose, il rispetto per la vita,l’evangelizzazione e un’infi-nità di testimonianze che han-no reso realtà tutto ciò con l’e-sercizio della medicina; unamedicina umanitaria e globa-lizzata. Auguro che questocongresso sia un trampolino e

l’inizio di una nuova primave-ra per la FIAMC.

Infine, desidero profittare diquesta occasione celebrativaper rivolgere un grazie cordia-le e sincero al Presidente dellaFederazione, Prof. Gian LuigiGigli, per il lavoro di riflessio-ne realizzato dalla FIAMC du-rante la sua Presidenza e per lapresenza costante, attiva, com-petente e generosa che lo hacontraddistinto.

Per questo, in nome del Pre-sidente del Pontificio Consi-glio per la Pastorale della Sa-lute, S.Em.za il Cardinale Ja-vier Lozano Barragán, gli fac-ciamo dono della medaglia delBuon Samaritano, simbolo edespressione del nostro Dica-stero. Assieme ad essa va ilnostro grazie e l’augurio, cheripeto, di una nuova primaveraper la FIAMC.

Grazie di nuovo

S.E. Mons. JOSÉ L. REDRADO, O.H.

Segretario del Pontificio Consiglioper la Pastorale della Salute

Santa Sede

Note1 Card. ENRIQUE TARANCON, La profe-

sión sanitaria, en Revista Humanizar, fe-brero 1994.

2 Pontificio Consejo para la Pastoralde los Agentes Sanitarios, Carta de losAgentes Sanitarios (n. 1-10).

3 Comision permanente de la Confe-rencia Episcopal Española, Inst. Past.Los católicos en la vida pública, 22-IV-1986, n. 113-114.

DOLENTIUM HOMINUM N. 62-2006

Page 71: DOLENTIUM HOMINUM

www.healthpastoral.org - e-mail: [email protected]