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DOMENICO ANTONIO MANCINI curriculum + portfolio

DOMENICO ANTONIO MANCINI curriculum + portfolio · Lia Rumma / libreria la Feltrinelli, Napoli, 2004. AVVISO AI NAVIGANTI 2013. Avviso ai naviganti #02 (Cipro), 2013 inchiostro su

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DOMENICO ANTONIO MANCINIcurriculum + portfolio

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Domenico Antonio Mancininato a Napoli nel 1980 dove vive e lavora.

FORMAZIONEAccademia di Belle Arti di Napoli, diploma in pittura all’Accademia di Belle Arti di Napoli, corso sperimentale QUARTAPITTURA, 2003Biennio Specialistico Sperimentale in “Arti visive e Discipline dello Spettacolo”, diploma presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, 2005

PREMI E RESIDENZE Premio Shanghai 2012, vincitore, 201211° Premio Cairo, a cura di Luca Beatrice, finalista, 2010Transient Spaces, the tourist sindrome, a cura di Uqbar, Palanga, Lituania, 2010Aequa Nox, da un progetto di Rosalba Paiano, visiting professor Sabrina Torelli, Modigliana (Fc), 2007Mountain School of Art, Los Angeles, 2006Fondazione Antonio Ratti, Corso Superiore d’Arte Visiva, visiting professor Jimmie Durham, Como, 2004

MOSTRE PERSONALIAltre Resistenze, Fondazione Morra Greco, Napoli, 2011Transit 1, a cura di Adriana Rispoli, Eugenio Viola e William Wells, MADRE Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina, Napoli / Townhouse Gallery, Cairo, Egitto, 2009The Swiss Cube # 6, (con Diego Valentino) Istituto Svizzero, Roma, 2009Placentia Cars, Galleria Placentia Arte, Piacenza, 2006Cellule dormienti, Galleria 404 arte contemporanea, Napoli, 2005

PRINCIPALI MOSTRE COLLETTIVENA.TO. L’are del presente, il presente dell’arte, a cura di Alessandro Demma, Castel Sant’Elmo, Napoli, 2013Premiata Officina Trevana_2013, a cura di Maurizo Coccia e Mara Predicatori, Palazzo Lucarini Contemporary, Trevi (PG), 2013Chinese Whispers, a cura di Andrea Baccin, Luca Francesconi, Ilaria Gianni, Ilaria Marotta e Costanza Paissan, Cura.Basement, Roma 2013Senza Titolo, Galleria Lia Rumma, Napoli, 2013The Crisis of Confidence, a cura di Marta Barbieri e Lino Baldini, Victoria Art Center, Bucarest, 2013Shanghai la città invisibile, Yibo Gallery, Shanghai, 2012NA.TO. L’are del presente, il presente dell’arte, a cura di Alessandro Demma, Ex Manifatture Tabacchi, Torino, 2012Politikaction, Il sistema è la crisi, a cura di Stefano Taccone, Circolo Arci Ferro3 / Di.st.urb., Scafati 2012Un’Opera per il Castello 2011, Castel Sant’Elmo, Napoli, 2012Vieni a prendere un caffè da noi, a cura di Luciana Littizzetto e

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Caterina Fossati, casa di Eva Menzio, Torino, 2011Door To Door, a cura di Maura Picciau e Maria Giovanna Sessa, centro storico di Salerno, 2011 Dalla Cella all’Atelier, a cura di Alessandro Demma, Istituto Garuzzo per le Arti Visive, Castiglia di Saluzzo, 2011Prague Biennale 5 - Focus Italy - The Crisis of Confidence, a cura di Marta Barbieri e Lino Baldini, Praga, 2011Osservazioni. Cento e uno modi di andare oltre, Art Hotel Gran Paradiso, Sorrento, 2011Passaggi, dalla collezione privata di Ernesto Esposito, a cura di Massimo Sgroi, Museo delle Arti Contemporanee, Belvedere di San Leucio (Ce), 2011In Cantiere, un progetto di Luca Bradamante, Milano, 201011° Premio Cairo, a cura di Luca Beatrice, Palazzo della Permanente, Milano, 2010Avventure Minime, miocinesia nell’arte oggi, a cura di Antonello Tolve, Archivio Generale, ex convento di San Lorenzo, Salerno, 2010Rigorosamente Libri, Rassegna Nazionale del Libro d’Artista, a cura di Loredana Rea, Fondazione Banca del Monte, Foggia, 2010No Soul For Sale, poster per la Mountain School of Arts, Tate Modern, Londra, 2010Impresa da Talenti, a cura di Maria Savarese, Pan Palazzo delle Arti, Napoli, 2010Filiberto Menna. La linea analitica dell’arte contemporanea, a cura di Stefania Zuliani, Chiesa dell’Addolorata, Salerno, 2009La Commedia Umana di Balzac. Omaggio al romanziere assoluto, a cura di Alessandro Demma, Castello di Rivalta di Torino, 2009New Italian Epic, Brown Project Space, Milano, 2009Out of Nothing – omaggio a Baruchello, Galleria Annarumma 404, Milano, 2008Same Democracy, a cura di Marinella Paderni ed Elvira Vannini, Galleria neon>campobase, Bologna, 2008Sistema Binario, a cura di Adriana Rispoli ed Eugenio Viola, Stazione Ferroviaria di Mergellina, Napoli / Stazione Ferroviaria di Belgrado, Serbia, 2008Dai Tempo al Tempo, a cura di Joseph del Pesco, Fiona Parry e Pelin Uran, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Guarene (Cn), 2008CLASSROOM#1, a cura di Salvatore Lacagnina con Gigiotto Del Vecchio e Stefania Palumbo, MADRE Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina, Napoli, 2008Back to the present, a cura di Gabriela Galati, Galleria Appetite, Buenos Aires, Argentina, 2008 Aequa Nox, da un progetto di Rosalba Paiano, visiting professor Sabrina Torelli, Modigliana (Fc), 2007Turn to Stone, a cura di Maria Giovanna Mancini, Museo Mineralogico Campano, VicoEquense (Na), 2007Eterotopie/Eterocronie, Fondazione Menna, Salerno, 2007Written City, a cura di Giulia Ferracci, Valentina Grillo, Valentina

Leone, Gabriele Gasparri, Igor Renzetti, Frascati, 2006Crosswork, coordinato da Mario Lupano, a cura di Carlotta Guerra, Immacolata Laino, Maria Giovanna Mancini, Elvira Vannini, giardino del complesso di Santa Cristina, Bologna, 2006 Loading, a cura di Francesca Boenzi, Nicola Cante, Francesco Tufano, Castello Baronale, Acerra (Na), 2006Visione Sociale, a cura di Stefano Taccone, Casina Pompeiana, Villa Comunale, Napoli, 2006 Born Out, a cura di Simona Barucco e Umberto Di Marino, ex chiesa delle Concezioniste, Giugliano in Campania (Na), 2005Tracce di un seminario, a cura di Giacinto di Pietrantonio e Roberto Pinto, Careof & Viafarini, Milano, 2005Talk to the city, a cura di Careof & Viafarini, fabbrica del vapore, Milano.2005Surely we will be confused, a cura di Giacinto di Pietrantonio e Roberto Pinto, Corpo a shed ex- Ticosa, Como, 2004Sogno Comune, a cura di Esc, con QUARTAPITTURA, Galleria Lia Rumma / libreria la Feltrinelli, Napoli, 2004

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AVVISO AI NAVIGANTI2013

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Avviso ai naviganti #02 (Cipro), 2013inchiostro su carta, cm 94x129

Avviso ai naviganti #01 (Baia di Ceuta), 2013inchiostro su carta, cm 94x136

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Avviso ai naviganti #04 (Stretto di Gibilterra), 2013inchiostro su carta, cm 94x133

Avviso ai naviganti #03 (Golfo di Almeria), 2013inchiostro su carta, cm 94x132

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Avviso ai naviganti #05 (Isole Canarie), 2013inchiostro su carta, cm 94x130

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SENZA TITOLO2013

Senza titolo (ricostruzione dell’archivio di Lia Rumma), un’installazione di Domenico Antonio Mancini realizzata per la Galleria Lia Rumma di Napoli, è caratterizzata da una tensione tra la rappresentazione della realtà e la sua visione al negativo. Il progetto si compone di due parti: una ricostruzione del sistema di archiviazione della galleria, fatta di mensole e faldoni di cartoncino bianco dai contorni disegnati, e la replica di un elemento domestico – proveniente dallo spazio che era stato casa della gallerista – ovvero un oggetto scultoreo dello stesso materiale bianco riproducente il Ritratto di Lia di Mario Ceroli, parte della collezione privata di Lia Rumma. A un primo sguardo l’installazione rappresenta una riproduzione di uno spazio specifico contenente degli oggetti: la libreria e l’archivio della gallerista. I successivi incontri con l’opera riescono solo a complicare l’impressione iniziale, rendendo chiaro il fatto che si sta affrontando un’opera lacerata dall’ambiguità che pervade la sua rappresentazione, elevando una sfida forte ai radicati codici percettivi e ai presupposti estetici.Sebbene la forma globale dell’intervento suggerisca un vero e proprio luogo di archiviazione che occupa dal pavimento al soffitto lo spazio ai lati dell’entrata alla prima delle stanze della galleria, si tratta, in realtà, di un’illusione meticolosamente costruita. Inizialmente anonima, neutrale e di basso profilo, l’opera dà l’impressione di adottare un’estetica puramente descrittiva, fin quando questa lettura viene interrotta bruscamente dalla realizzazione del fatto che non può esserci nessuna attività di archiviazione in quel luogo. In tal modo l’installazione diventa essa stessa soggetto, inaugurando una nuova visione autoreferenziale dell’archivio. Grazie alla sua indiscutibile neutralità e al suo uso impassibile della defunzionalizzazione, il progetto di Mancini indica al contempo una negazione e un riposizionamento dell’attualità del reale. Rappresentando un paradosso autosufficiente, il contenuto dello spazio coincide con il contenitore: la tecnica di archiviazione e il luogo corrispondono nel senso più letterale allo spazio della memorizzazione, che è comunque dislocato in maniera insolita. Il fatto che il disegno vettoriale della riproduzione della figura di Ceroli segua i contorni del suo stesso oggetto ma appiattendolo, rientra nella stessa logica autoreferenziale della traccia della memoria che si basa sulle proprie forme, distruggendo queste e ogni possibile traccia di interiorità nel processo.È possibile inscrivere questa idea autoreferenziale e, con essa, l’arte di Mancini in generale all’interno della traiettoria concettualista ereditata dagli anni ’60 e ’70, insieme a presupposti specifici quali la neutralità, il sistema, la serialità e l’anonimato, qualità costitutive del Concettualismo. Considerato il collegamento esplicito con la gallerista e la funzione dell’archiviazione, è plausibile vedere l’opera come una nuova modulazione dell’Arte Concettuale nella direzione di un “ritratto obliquo”. Tuttavia, l’indecidibilità del ruolo

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mimetico dell’installazione è la causa della sua latente e tutt’altro che ovvia carica critica, sia come istanza della ritrattistica sia come assemblaggio neutrale e neutralizzante. Da questo punto di vista, la riproduzione dei luoghi di vita e di lavoro della gallerista e i loro contenuti artistici e burocratici, mettendo da parte lo spazio reale della galleria stessa, è un atto altamente mediato di ritrattistica e, allo stesso tempo, qualcosa che va oltre il ritratto, identificabile in un preciso genere artistico.L’intervento di Mancini modifica l’archivio, sostituendo l’originale nella disposizione interna, ma preservandone l’aspetto esterno con attenzione meticolosa; in questo senso, infatti, presenta anche qualche somiglianza con l’organizzazione di un set cinematografico o di una scenografia teatrale, oltre a evocare l’idea di un negativo fotografico trasposto in tre dimensioni. Parafrasando Roland Barthes, si potrebbe descrivere come una specie di “grado zero dell’installazione”, rivendicando una totale neutralità rispetto all’oggetto che rappresenta, cioè Lia Rumma in quanto gallerista e archivista dell’esperienza artistica contemporanea. Non è identica, ma in qualche modo corrisponde al suo soggetto.

Daniel Sherer

Senza titolo (ricostruzione dell’archivio di Lia Rumma), 2013inchiostro su cartoncino, assemblaggio, cm 386x627x393

dettaglio

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Senza titolo (ricostruzione dell’archivio di Lia Rumma), 2013inchiostro su cartoncino, assemblaggio, cm 386x627x393

installation view

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RITRATTO DI LIA (dalla scultura di Mario Ceroli)2013

La riproduzione dell’opera di Ceroli solleva diverse domande intercorrelate, nessuna delle quali, però, viene completamente risolta dall’installazione nella sua interezza. Esiste una radicata tradizione nell’arte moderna e contemporanea dedita alla riproduzione di opere d’arte famose a scopo critico, parodistico o al fine di aprire una distanza interna nel progetto artistico: dalla parodia di Duchamp della Monna Lisa alle caricature di Mike Kelley e Paul McCarthy dell’installazione Étant Donnés proprio di Duchamp, gli artisti moderni e contemporanei hanno inglobato “ricostruzioni” di opere d’arte come parte integrante della loro logica d’invenzione. La riproduzione di Ceroli può essere inscritta, da un lato, in questa tradizione. Tuttavia, essa può anche esserne del tutto estranea, in quanto l’opera viene “interpellata” dall’installazione di Mancini solo perché fa parte della collezione di Lia Rumma ed è un ritratto indiretto e distaccato della gallerista. La lettura dell’opera deve per forza rilevare l’aspetto singolare di questo ritratto, trattandosi di una delle rare volte nella storia dell’arte contemporanea che un’istallazione architettonica funge da ritratto. Certamente sono evidenti anche altri scopi dietro a questo atto di appropriazione e/o distanziamento critico, che coinvolgono istanze di memoria e la trasmissione di idee culturali nel corso del tempo. Ad ogni modo, la riproduzione dell’archivio insieme alla figura, schematicamente ridotta, seduta sulla sedia appiattita hanno qualcosa in comune: entrambe sono casi di despazializzazione.L’appiattimento e lo spazio, infatti, vengono fatti “parlare insieme” in una nuova modalità, come a commentare il dissolversi della memoria e la sua riscoperta nel tempo. A questo riguardo, l’atto di rivalutazione mnemonica di Mancini attraverso la riproduzione concettuale crea “spazi dentro spazi” e, con lo stesso movimento come un cannocchiale che si ritrae, “tempi dentro tempi”. In conclusione, questa nidificazione spazio-temporale implica una visione più dinamica dell’archivio rispetto a come siamo abituati a vederlo, orientata verso il futuro piuttosto che concentrata solo sul passato.

Daniel Sherer

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Ritratti di Lia (dalla scultura di Mario Ceroli), 2013inchiostro su cartoncino, assemblaggio, cm 135x34x33

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THE NOVEL OF SHANGHAI2012

The Novel of Shangai è un progetto relazionale e specifico per la città di Shangai. Attraverso una campagna mediatica di coinvolgimento dei cittadini e di tutti gli individui che ogni giorno attraversano la megalopoli cinese verrà chiesto di inviare una parola che rappresenti l’essenza della città oppure racconti il proprio modo di attraversarlta. La scelta di chiedere una “parola” ad ogni persona problematizza le profonde differenze tra la cultura europea e la cultura cinese e propone attraverso questa doppia esplorazione del linguaggio cinese, non composto da parole come già il padre della moderna linguistica cinese Yuan-Ren Chao sosteneva, e la città un territorio di incontro e di scambio nel romanzo. Il nodo centrale del lavoro è la scrittura cinese come potente elemento unificatore della frammentazione linguistica e come sistema iconico di linguaggio. Infatti la lingua scritta cinese ha la caratteristica di essere rappresentazione del significato delle parole parlate che rimanda nella struttura stessi degli zì, rappresentazioni semantiche delle forme foniche, a elementi cognitivi. La scrittura cinese e il suo rapporto con il linguaggio in quanto sistema cognitivo e rappresentativo è analogo all’arte intesa non come rappresentazione ma come diretta relazione tra l’esperienza delle cose e la comunicazione di tale esperienza. Le parole così raccolte, emblemi di questa relazione iconica, verranno in una prima fase accumulate secondo l’ordine cronologico di ricezione e costituiranno l’opera come raccolta di storie individuali e collettive. Il più lungo ed intricato romanzo mai scritto potrebbe essere così composto dagli abitanti della città più densamente popolata del mondo.

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The Novel Of Shanghai, 2012website

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The Novel Of Shanghai, 201249 listelli di legno incisi, cm 250x800

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SENZA TITOLO2012

1.

2.3.

1.

2.

3.

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Senza titolo, 2012cartapesta, Costituzione Italiana, ed. di 6

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PER UNA NUOVA TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE2011

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Per una nuova Teologia della Liberazione # 01, 2011cartapesta

Per una nuova Teologia della Liberazione # 02, 2011cartapesta

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Per una nuova Teologia della Liberazione # 03, 2011cartapesta

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SENZA TITOLO(Non si tratta di conservare il passato)

2011

“Non si tratta di conservare il passato, ma di realizzare le sue speranze” (Theodor W. Adorno, 1947). Un’operazione di riscoperta e promozione di un centro antico deve necessariamente essere un momento in cui chiamare la politica e l’Istituzione a lavorare al recupero della vita civile di un luogo abbandonato dall’attenzione cittadina, che passa innanzitutto per la ricomposizione della comunità che abitava ed abita il luogo. La forma di questo suggerimento non può che essere quella del messaggio d’amore, della scritta sul muro, correndo il rischio del fraintendimento, della perplessità del vigile urbano dinanzi alle autorizzazioni ufficiali, dell’indignazione della passante che lo interpreta come un atto vandalico. Il riconoscimento di questo gesto come gesto artistico rende quello che sembrava un messaggio privato, un messaggio universale, la comunità ci si può dunque riconoscere, può farlo proprio.Ora che la parola Arte ha sciolto ogni fraintendimento.

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Senza titolo (non si tratta di conservare il passato.), 2011vernice all’acqua, cm 50x2000

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ALTRE RESISTENZE2011

Pensata in occasione della personale presso la Fondazione Morra Greco di Napoli Altre Resistenze è una grande installazione nel basement del Palazzo. Lo spazio è occupato da una serie di 9 tavoli sui quali sono esposte altrettante armi, riprodotte in cartapesta.Tra queste una bomba a mano, una P38, un carcano 91, tutte armi utilizzate durante alcuni episodi della Resistenza che hanno interessato il quartiere di Ponticelli.Ad accompagnare l’installazione, nove tracce audio ripropongono in maniera frammentaria alcune interviste ai protagonisti delle vicende in questione; interviste che fanno parte di un archivio che ricostruisce alcuni eventi bellici che si sono svolti nell’area orientale di Napoli e dalle quali l’artista ha ricavato le notizie relative alla tipologia di armi usate, le circostanze e gli umori dei protagonisti.La cartapesta con cui sono realizzate le armi è ottenuta utilizzando le pagine della Costituzione Italiana. Questo procedimento era già stato utilizzato da Domenico Antonio Mancini nella realizzazione dell’opera Senza Titolo (2010), che consisteva in una rastrelliera di fucili, moschetti, utilizzati dai partigiani contro le truppe nazi-fasciste. Entrambi i lavori si legano ai contesti territoriali in cui sono presentati e reagiscono a un clima preciso. Rispondono a una necessità di memoria. Oppongono al rischio di offuscamento e ai tentativi di sabotaggio della storia, una chiarezza formale e linguistica che corrisponde a un pensiero inequivocabile.Gli elementi considerati, la Costituzione Italiana e le armi della Resistenza, diventano durante l’elaborazione formale del lavoro i termini di un’affermazione tautologica. Se la Costituzione è la materia con cui l’artista riproduce le armi con cui si combatté la Resistenza, il suo pensiero è inequivocabilmente chiaro: gli elementi in questione presentano una mutua derivazione, il soggetto e il predicato si rispecchiano.Mentre il racconto orale è frammentario e resta piuttosto aperto, gli oggetti realizzati dall’artista sono una sintesi chiusa, un’interpretazione precisa della relazione che intercorre tra gli elementi in questione e che ha determinato i fatti.Da un lato la memoria, dall’altro l’oggetto che esprime gli accadimenti mostrandone gli strumenti attuativi: le armi e lo spirito.L’oggetto occupa lo spazio in maniera chiara.Ogni arma ha il proprio tavolo ed è illuminata da una lampada. Le lampade sono basse, la loro luce non illumina altro che la superficie del tavolo, indirizzando lo sguardo verso un punto preciso. L’oggetto è esattamente quello che dice.Non è l’oggetto iniziale, piuttosto il giudizio che esprime. La sua funzione non è quella originaria e la sua materia è ora pregna di contenuto. Che la Resistenza abbia dato vita alla nostra Repubblica e che nella Costituzione siano presenti i sentimenti che l’hanno mossa, potrebbe sembrare un’ovvietà. Ma è dovere etico e civile che il pensiero sia chiaro e talvolta ridondante. Il

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rigore della definizione, la finitezza e la circolarità del concetto sono la reazione al dubbio, all’alibi della complessità, alla messa in discussione dei fatti e della Storia.

Francesca Boenzi

Altre Resistenze, 2011Cartapesta, legno, lampade, suono, Costituzione Italiana

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Altre Resistenze, 2011Cartapesta, legno, lampade, suono, Costituzione Italiana

installation view

Altre Resistenze_P38, 2011Cartapesta, legno, lampade, suono, Costituzione Italiana

oggetto cm 21 x 13, tavolo cm 60x60x100

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Altre Resistenze_P38, 2011Cartapesta, legno, lampade, suono, Costituzione Italiana

oggetto cm 52 x 10, tavolo cm 60x60x100

Altre Resistenze_bomba a mano, 2011Cartapesta, legno, lampade, suono, Costituzione Italiana

oggetto cm 35 x 7, tavolo cm 60x60x100

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Altre Resistenze_P38, 2011Cartapesta, legno, lampade, suono, Costituzione Italiana

oggetto cm 83 x 19, tavolo cm 120x60x100

Altre Resistenze_bomba a mano, 2011Cartapesta, legno, lampade, suono, Costituzione Italiana

oggetto cm 110 x 70, tavolo cm 120x60x100

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Altre Resistenze_bomba a mano, 2011Cartapesta, legno, lampade, suono, Costituzione Italiana

oggetto cm 30 x 7, tavolo cm 60x60x100

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SENZA TITOLO2010

Venti fucili, copie esatte di moschetti usati dai partigiani durante la guerra di resistenza contro l’esercito nazi-fascista, realizzati in cartapesta fatta con le pagine della Costituzione Italiana e disposti ordinatamente su due rastrelliere.

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Senza titolo, 2010Cartapesta, legno, Costituzione Italiana

cm 210x120

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GO EAST2010

Realizzato in occasione della mostra “Impresa da Talenti”, operazione di sinergia tra alcune aziende del settore dei servizi e giovani artisti, l’opera riflette sul concetto di design. Il tavolo da disegno, strumento archetipo di architetto, presentato come un disegno tridimensionale, si propone come l’esperienza del disegno stesso, così come l’idea di urbanistica non si limita solo alla definizione di uno spazio fisico o di strutture architettoniche, ma si occupa del riassetto sociale dei luoghi. Sul tavolo c’è la pianta della raffineria di Napoli, nella zona orientale della città, un caso irrisolto di riconversione di un’area industriale in cui, oltre alle strutture c’è da riconsiderare la società civile.

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Go East, 2010inchiostro su cartoncino, assemblaggio

cm 120x170x100

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SENZA TITOLO2010

Per questo lavoro i visitatori erano invitati a gettare una moneta, dopo aver espresso un desiderio, nel pozzo. Al suo interno un sensore attiva, al passaggio delle monete le registrtazioni di un gruppo di disoccupati della zona di Rivalta di Torino leggere le proprie lettere di licenziamento. Il lavoro è stato concepito dopo la lettura di Balzac “La commedia umana” ritenendo i lavoratori disoccupati personaggi perfetti, nella nostra era, per il cappolavoro di Balzac.

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83 cm53 cm25 cm

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Senza Titolo, 2009installazione sonora, sensore di metalli, sequencer, lettori mp3, speakers

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