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Mara Corbetta, 4° C pni Sintesi e confronto tra due testi di J.L.Borges e M.Foucault riguardanti l’opera di M. de Cervantes “Don Chisciotte della Mancia”. Don Chisciotte della Mancia, uno dei primi romanzi moderni della letteratura, ha ispirato non poche riflessioni incentrate sui due concetti fondamentali dell’opera: finzione e realtà. Secondo Borges, sebbene per i suoi contemporanei rappresentasse le virtù fondamentali dell’uomo spagnolo (onestà, coraggio fisico, galanteria), Don Chisciotte vive in un contesto dove realtà e finzione si mescolano tra loro. Infatti, nel racconto della sua storia vi è una importante opposizione tra il mondo reale e quello immaginario nato dalla lettura dell’epica cavalleresca. Don Chisciotte è in equilibrio tra queste due condizioni. Ciò lo porta a essere continuamente contrastato dal reale. Nella prima parte del romanzo viene deriso per questo, mentre in seguito anche gli altri personaggi si fanno complici della sua follia e la alimentano. Tale follia però non lo porterà ad ottenere ciò per cui aveva intrapreso le sue avventure. Alla fine il nostro protagonista è sconfitto definitivamente dalla realtà. Ed è forse questa la prima sconfitta letteraria che darà inizio alla moderna concezione di impresa come qualcosa utopico, che nella realtà non potrà mai avere un lieto fine. La riflessione di Foucault nasce invece dai tratti stilizzati che Pablo Picasso dà a Don Chisciotte e Sancho Panza, in una rappresentazione che cerca di esprimere anche ciò che i due personaggi hanno dietro ad una semplice immagine. Don Chisciotte diviene un segno, un tratto sulla carta. Ed è proprio da semplici segni sulla carta che la sua follia nasce e lo accompagna per tutte le sue imprese. Infatti, le avventure dell’hidalgo spagnolo non nascono per essere raccontate, per testimoniare la forza e la gloria del nostro, come avveniva invece in epoca medioevale. In quel periodo l’epica cavalleresca era testimonianza di fatti che si desiderava sembrassero veri.

Don Quijite 2 Testi a Cojnfronto

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Page 1: Don Quijite 2 Testi a Cojnfronto

Mara Corbetta, 4° C pni

Sintesi e confronto tra due testi di J.L.Borges e M.Foucault riguardanti l’opera di M. de Cervantes “Don Chisciotte della Mancia”. Don Chisciotte della Mancia, uno dei primi romanzi moderni

della letteratura, ha ispirato non poche riflessioni incentrate sui

due concetti fondamentali dell’opera: finzione e realtà.

Secondo Borges, sebbene per i suoi contemporanei

rappresentasse le virtù fondamentali dell’uomo spagnolo (onestà,

coraggio fisico, galanteria), Don Chisciotte vive in un contesto

dove realtà e finzione si mescolano tra loro. Infatti, nel racconto

della sua storia vi è una importante opposizione tra il mondo reale

e quello immaginario nato dalla lettura dell’epica cavalleresca.

Don Chisciotte è in equilibrio tra queste due condizioni. Ciò lo

porta a essere continuamente contrastato dal reale. Nella prima

parte del romanzo viene deriso per questo, mentre in seguito

anche gli altri personaggi si fanno complici della sua follia e la

alimentano. Tale follia però non lo porterà ad ottenere ciò per cui

aveva intrapreso le sue avventure. Alla fine il nostro protagonista

è sconfitto definitivamente dalla realtà. Ed è forse questa la prima

sconfitta letteraria che darà inizio alla moderna concezione di

impresa come qualcosa utopico, che nella realtà non potrà mai

avere un lieto fine.

La riflessione di Foucault nasce invece dai tratti stilizzati che

Pablo Picasso dà a Don Chisciotte e Sancho Panza, in una

rappresentazione che cerca di esprimere anche ciò che i due

personaggi hanno dietro ad una semplice immagine. Don

Chisciotte diviene un segno, un tratto sulla carta. Ed è proprio da

semplici segni sulla carta che la sua follia nasce e lo accompagna

per tutte le sue imprese. Infatti, le avventure dell’hidalgo

spagnolo non nascono per essere raccontate, per testimoniare la

forza e la gloria del nostro, come avveniva invece in epoca

medioevale. In quel periodo l’epica cavalleresca era

testimonianza di fatti che si desiderava sembrassero veri.

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Con Don Chisciotte la situazione si ribalta; egli non intraprende

un’avventura per viverla, ma per dimostrarne la veridicità, per

dimostrare che tutti gli scritti che egli aveva così avidamente letto

dicevano il vero. I suoi viaggi si tramutano quindi in una ricerca

di similitudini tra realtà e libri, che però non si somigliano affatto.

Da ciò nasce dunque la comune percezione di Don Chisciotte: un

folle che riesce a vedere somiglianze nascoste, che nessun altro

avrebbe considerato.

La fondamentale differenza tra il pensiero di Foucault e quello di

Borges sta nella visione del rapporto tra follia e realtà, due temi

indubbiamente presenti nell’opera di Cervantes. Mentre in Borges

tali condizioni sembrano convivere per quasi tutto il romanzo in

un equilibrio che verrà rotto solo alla fine, Foucault ne sottolinea

l’opposizione irrisolvibile. Inoltre la realtà contemporanea a Don

Chisciotte è lontana ed estranea a quella che poteva aver ispirato

i poemi cavallereschi a cui il nostro ciecamente crede. Dunque i

tentativi di dimostrare la loro veridicità si rivelano vani e ridicoli.

Entrambi gli autori però stanno indubbiamente dalla parte

dell’immaginazione. Da una parte Foucalt paragona il pazzo Don

Chisciotte a un poeta, inteso come colui che intuisce ciò che gli

altri non riescono a vedere. Dall’altra Borges definisce

fondamentale la figura creata da Cervantes, come “parte

indistruttibile e preziosa della memoria umana”, che prosegue le

sue avventure nella mente di ogni lettore, anche dopo la fine del

romanzo.