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Donna Davvero Magazine - Anno 2012 - n°0 - giugno - rivista semestrale - un progetto Blulinda Srl - Via Gussalli 15 Brescia - [email protected] DonnaDavvero #0 n°0 Giugno 2012 DONNA DAVVERO MAGAZINE È ANCHE SU: “abbassiamo i toni, alziamo i valori” ARTICOLO 18 la fine di un’epoca e, speriamo, non l’inizio di un incubo articolo a pagina 4 VECCHIO VATTENE devo prendere il tuo posto di lavoro articolo a pagina 10 gossip CUI PRODEST? articolo a pagina 12 Ciao uomo! articolo a pagina 20

Donna Davvero #0

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Ciao uomo! articolo a pagina 20

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Elemento Terra s.r.l. - Via Gussalli, 15 - 25125 - Brescia - Tel. 030.3582657 - Fax [email protected] - www.elementoterra.eu

Progettare, Tutelare, Vivere

e Amare il Terzo Elemento

della Natura per un Ambiente

migliore e a misura d’Uomo.

Elemento Terra è una Società

di consulenza esperta nella

Pianificazione, nella Tutela, nel

Ripristino, nell’Utilizzo e nella

Promozione del Territorio.

Page 3: Donna Davvero #0

Editoriale Perchè Donna Davvero?

Primo piano Articolo 18 - la fine di un’epoca e, speriamo, non l’inizio di un incubo

Vecchio vattene: devo prendere il tuo posto di lavoro

Gossip: cui prodest

Rubriche: Provocazione

Provocazione:La risposta

ciao uomo

Politica: Tra il dire e il fare

Vita quotidiana

Donna, media e immagine

Pro e contro

Il convegno

3.

4.

10.

12.

14.

18.

20.

26.

28.

31.

34.

35.

In copertina Sono gli occhi di Tommaso, due anni, a far pensare. Siamo Davvero convinti di non avere responsabilità per il futuro che consegneremo a questa generazione? Siamo Davvero certi di fare individualmente quanto possibile per arginare questo decadentismo? Questi occhi chiedono azione.

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EditoreBlulinda SrlVia Gussalli, 1525031 BresciaTel +39 030 3580449Fax +39 030 [email protected]

Direttore editorialeMariateresa Zorza strategic planner

Indiceapri

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012

Progetto graficoLuca Contenti, grafico pubblicitario

Periodicità Rivista d’opinione semestrale (giugno\dicembre)

Distribuzione gratuita

Direttore responsabileFranca calvesi, giornalista

hanno collaborato:Gianluca Belli, Bettina Orizio, Jacopo Orizio, Andrea Pagliari, Stefania Podini, Ileana Roversi, Mariateresa Zorza.Marketing e pubblicitàRemo Guidi

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edit

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ale

Donna Davvero nasce per dare voce a quel popolo silenzioso e stra-ordinario che ogni giorno combatte per dare un futuro credibile alle nuo-ve generazioni. Donna Davvero vuo-le dare spazio a quegli “sconosciuti” che hanno davvero qualcosa da dire. Diamo forza a Donna Davvero

VUOI ESPRIMERE IL TUO PARERE? TI PIACE SCRIVERE? CONTATTACI [email protected]

Page 5: Donna Davvero #0

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aleditoriale

DONNA DAVVEROCi ho pensato a lungo, per l’età che ho, per il lavoro che faccio, per il mio totale ano-nimato e per la difficoltà oggettiva di questa impresa che batte in testa da anni, ina-scoltata per paura di non essere all’altezza. Poi, mi sono resa conto che questa paura altro non era che un condizionamento mentale del tipo: “non sei nessuno e nessuno ti ascolterà”. In quel momento ho immaginato quante donne come me si arrendono all’ineluttabilità dei condizionamenti che, scusatemi, hanno raggiunto livelli imbaraz-zanti, sulle donne in particolare, ma non solo. Penso al mondo femminile, a quanto se ne parla e se ne sparla, a quanti palinsesti, riviste, libri dedicati a questo mondo e mi chiedo come mai nulla cambia e quel che cambia rende ancora più maledettamente complesso essere Donna e, penso, anche Uomo. Stiamo assistendo ad uno sfacelo globale, allo sgretolarsi delle nostre certezze, del nostro status quo e ci troviamo a vi-vere le nostre giornate in modo convulso, frenetico, frustrante, imbottiti di migliaia di notizie, consigli, pareri. Come uscire da questo girone infernale? Con la testa, con il cuore, con l’azione, con l’immobilismo? Io penso che il cambiamento vero non potrà avvenire senza una rivoluzione, altrettanto seria, di pensiero. Nessuna manovra economica ci salverà se non decideremo di prenderci in carico individualmente i pro-blemi e le soluzioni che ci propongono. Serve un cambio culturale, un modo diverso di ascoltare, una nuova consapevolezza nelle decisioni (anche le più piccole) del no-stro quotidiano. Dobbiamo riappropriarci della nostra individualità senza affibbiare “ad altri” l’onere o l’onore di decidere per noi. Deve rinascere la voglia di leggere per conoscere ed arricchire la nostra mente. La voglia di ascoltare solo chi ha davvero qualcosa da dire. La voglia di stile, moderazione, cultura, creatività, ge-nialità e non c’è più voglia di gabbie, anche se dorate. C’è voglia di dialogare con l’uomo, di vivere con lui quest’avventura che si chiama vita. C’è voglia di metterci la faccia. Chi siamo? Siamo tutte le donne che ogni giorno, guardandosi allo specchio, vedono una Persona a cui vogliono bene e a cui portano rispetto. Siamo persone sconosciute, ma unite nei valori, siamo gente comune che sa decidere e prendere la responsabilità delle scelte fatte. Siamo quel popolo silenzioso, ma straordinario, che non insegue la bellezza, ma ne tutela il valore, non insegue la ricchezza, ma rispetta il denaro, non insegue il potere, ma ne conosce i rischi, non insegue il successo, ma riconosce il talento, non insegue il gossip, ma l’informazione come fatto evolutivo.Qui parleremo di argomenti attuali, ma solo per trovare le origini dei problemi e le idee concrete per uscirne. Gli autori? Sarete voi!.

mariateresa zorza

e iniziamo?

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Page 6: Donna Davvero #0

i grandi cambiamenti e le grandi rivoluzioni di pensiero hanno portato

all’evoluzione della nostra società strepitosi successi, ma anche

drammatiche sconfitte. La questione articolo 18 cela problemi vecchi

come il mondo: da un lato il datore di lavoro e dall’altro il lavoratore,

utopia pensare che questi due mondi possano incontrarsi in un comune

obiettivo?

ARtIcOlO 18:la fine di un’epoca e, speriamo, non l’inizio di un incubo

Primo piano

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rticolo 18 sì o no? Abolirlo come vorrebbero alcuni, mo-dificarlo come chiedono più serenamente altri, o estenderlo anche alle micro-aziende per garantire a tutti la conserva-zione del posto di lavoro?

La questione, oggi, appare di taglio puramente ac-cademico: che senso ha parlare di tutela del posto di lavoro quando tanti, non ancora abbastanza cari-chi di anni per aspirare a una pensione, ne vengono espulsi e tanti altri, giovani e preparati, sembrano quasi rassegnati a non averlo mai?Di vero rimane che il mito del posto fisso, tutto italiano, è destinato a essere superato e sfatato, anche se in molti si sono scandalizzati e hanno reagito quasi con violenza, come fosse una bestemmia, alle dichiarazioni in proposi-to da parte del presidente del Consiglio, Mario Monti.Eppure, anche se forse inopportune nella tempi-stica, erano sacrosante: cambiare, rinnovarsi e rein-ventarsi è bello e stimolante, così come - per contro - ‘nascere e morire’, lavorativamente parlando, nello stesso ambiente, è noioso, demotivante, deprimen-te... Lo sanno bene i giovani e gli adulti americani,

pronti in ogni momento a vendere mobili e casa per trasferirsi a distanze per noi quasi inimmagi-nabili e per partire con una nuova avventura.Tutto vero, ma solo se un lavoro ce l’hai, se è tua la scelta di cambiare e se il cambiamento ti pare in meglio... Dura, invece, se trovi solo lavori pre-cari, se -be che ti vada- sei costretto ad accettare ‘contratti a progetto’ e se non riesci nemmeno a programmare la tua vita, a pensare a una convi-venza o a una vita di coppia e a chiedere un mu-tuo per l’acquisto di una casa senza suscitare la contenuta e discreta ilarità da parte del direttore

di banca.Le donne, poi, sono le prime a pagare la crisi: il loro lavorare (anche se in realtà, con quello di casa, hanno quasi sempre due lavori a tempo pieno) viene vis-suto quasi come un ‘riempitivo’: c’è sempre, nell’immaginario collettivo, qualcuno disposto a mantenerle. E persino i datori di lavoro più ‘illuminati’ prefe-

riscono emarginare loro piuttosto che i capifa-miglia.Eppure le donne sono più forti, vuoi perché così le ha create la natura per prepararle ai dolori del parto e alla fatica, vuoi perché un lavoro l’hanno conquistato lottando con le unghie e con i denti e sono pronte, una volta perduta la propria sicu-

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rezza, a scommettere di nuovo su loro stesse e a partire per una nuova avventura.Le cronache dei giornali, di questi tempi, sono spesso dedicate a suicidi per motivi economici. In realtà suicidi con queste motiva-zioni ce ne sono sempre stati e forse la campagna mediatica cui stiamo assistendo è fuorviante. Ma non possiamo ignorare che a togliersi la vita per problemi di denaro siano quasi sempre gli uomini. Le donne, invece, si uccidono per amore, per passione o a volte per depressione, per la stanchezza di una vita spesso troppo dura e priva di riconoscimenti per il loro impegno.Gli uomini avvertono maggiormente il peso delle responsabilità nei confronti della famiglia... Ma è proprio vero? Vogliamo an-cora credere allo stereotipo dell’angelo del focolare che vive in

un mondo lontano da quello reale, magari inseguendo ancora il sogno del principe azzurro che arriverà in sella al suo cavallo bianco?No. Le donne sono -sogni a parte- più concrete e sanno perfettamente che questa non è una prova genera-le, ma l’unica vita che abbiamo a disposizione, e che non possiamo permet-terci il lusso di buttarla.Accanto a quegli uomini che si sono tolti la vita e a quelli che non dormono la notte domandandosi come riusciranno ad arriva-re a fine mese, quante donne straordinarie ci sono? Quante compagne pronte ad offrire la propria spalla se mai il loro uomo accettasse di appoggiarvisi senza sentirsi sminui-to? Quante madri in grado di regalare ai figli l’illusione di una vita normale, nella consapevolezza che, poi, ci penserà la vita a far tornare i conti?Eppure delle donne non si parla mai: al massimo un’intervista alla vedova del suicida che, invariabil-mente, dichiara di non aver mai subodorato nulla.Ma le donne sono forti ed è solo l’universo maschile

Primo piano Articolo 18 - la fine di un epoca e, speriamo, non l’inizio di un incubo

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Fonte: http://affaritaliani.libero.it/politica/sondaggio-demopolis-per-

affaritaliani020412.html

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a sottovalutarne le capacità e la possibilità, come la Fenice, di risorgere dalle proprie ceneri, di ricomin-ciare e di vivere una nuova vita.Alle donne, a quelle che sono ‘donne davvero’ il cambiamento non fa paura, abituate come sono, dalla notte dei tempi, a mutare scelte e destinazioni in funzione di quelle del compagno della loro vita. Proprio per questo a loro i tempi che ci attendono fanno forse meno paura.Tutto sta cambiando: abbiamo la fortuna e la iattura di essere nate in un periodo di straordinaria evolu-zione e di mutamenti epocali. Cambiano i rapporti di coppia, cambia il modello di famiglia, cambia an-che o forse soprattutto il nostro modo di concepire il lavoro, le sue certezze e le sue prospettive.Tutto muta e chi è saggio si rende conto che non ha senso combattere contro mulini a vento, ma che vale piuttosto la pena di abbandonarsi in parte alla corrente per fare meno fatica, e poi di sfruttare ogni minima nuova opportunità.Non è e non sarà facile: dalla crisi usciremo in tempi

ragionevoli -stando almeno alle proiezioni macroeconomi-

che- ma nulla sarà più come prima. Andia-

mo verso un futu-ro di maggiore

competizione, di cambia-menti conti-

nui, di minori garanzie. Non ci saranno più tutte quelle dell’articolo 18, ma forse non servirebbe-ro nemmeno se ci fossero... Non servirebbero comunque a chi un lavoro non lo trova.Di vero rimane che le sfide vanno tutte accettate e combattute fino in fondo: non sarà facile per nessuno, ma per chi crede ancora di poter vivere e lavorare nel proprio Paese, le possibilità per far-lo ci saranno sempre. Anche se tutti, a partire dai giovani, dovremo accettare anche lavori sottodi-mensionati rispetto alle capacità e alla prepara-zione: negli Stati Uniti lo si fa. Perché da noi no?

Franca Calvesigiornalista, vive a Brescia

Vuoi scrivere a Franca? [email protected]

Primo piano #0Articolo 18 - la fine di un epoca e, speriamo, non l’inizio di un incubo

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MA COSA DICE L’ARTICOLO 18 DELLO STATUTO DEI LAVORATORI?

Art. 18. Reintegrazione nel posto di lavoro.

1. Ferme restando l’esperibilità delle procedure previste dall’articolo 7 della legge 15 luglio 1966, n. 604, il giudice con la sentenza con cui dichiara inefficace il licenziamento ai sensi dell’articolo 2 della predetta legge o annulla il licenziamentointimato senza giusta causa o giustificato motivo, ovvero ne dichiara la nullità a norma della legge stessa, ordina al datore di lavoro, im-prenditore e non imprenditore, che in ciascuna sede, stabilimento, filiale, ufficio o reparto autonomo nel quale ha avuto luogo il licen-ziamento occupa alle sue dipendenze più di quindici prestatori di lavoro o più di cinque se trattasi di imprenditore agricolo, di reinte-grare il lavoratore nel posto dilavoro. Tali disposizioni si applicano altresì ai datori di lavoro, im-prenditori e non imprenditori, che nell’ambito dello stesso comune occupano più di quindici dipendenti ed alle imprese agricole che nel medesimo ambito territoriale occupano più di cinque dipendenti, anche se ciascuna unità produttiva, singolarmente considerata, non raggiunge tali limiti, e in ogni caso al datore di lavoro, imprenditore e non imprenditore, che occupa alle sue dipendenze più di sessanta prestatori di lavoro.

2. Ai fini del computo del numero dei prestatori di lavoro di cui pri-mo comma si tiene conto anche dei lavoratori assunti con contratto di formazione e lavoro, dei lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato parziale, per la quota di orario effettivamente svolto, tenendo conto, a tale proposito, che il computo delle unità lavorative fa riferimento all’orario previsto dalla contrattazione collettiva del settore. Non si computano il coniuge ed i parenti del datore di lavoro entro il secondo grado in linea diretta e in linea collaterale.

3. Il computo dei limiti occupazionali di cui al secondo comma non incide su norme o istituti che prevedono agevolazioni finanziarie o creditizie.

4. Il giudice con la sentenza di cui al primo comma condanna il da-tore di lavoro al risarcimento del danno subito dal lavoratore per il licenziamento di cui sia stata accertata l’inefficacia o l’invalidità stabi-lendo un’indennità commisurata alla retribuzione globale di fatto dal giorno del licenziamento sino a quello dell’effettiva reintegrazione e al versamento dei contributi assistenziali e previdenziali dal mo-mento del licenziamento al momento dell’effettiva reintegrazione; in ogni caso la misura del risarcimento non potrà essere inferiore a cinque mensilità di retribuzione globale di fatto.

5. Fermo restando il diritto al risarcimento del danno così come pre-visto al quarto comma, al prestatore di lavoro è data la facoltà di chiedere al datore di lavoro in sostituzionedella reintegrazione nel posto di lavoro, un’indennità pari a quindici

mensilità di retribuzione globale di fatto. Qualora il lavoratore entro trenta giorni dal ricevimento dell’invito del datore di lavoro non abbia ripreso il servizio, né abbia richiesto entro trenta gior-ni dalla comunicazione del deposito della sentenza il pagamento dell’indennità di cui al presente comma, il rapporto di lavoro si intende risolto allospirare dei termini predetti.

6. La sentenza pronunciata nel giudizio di cui al primo comma è provvisoriamente esecutiva.

7. Nell’ipotesi di licenziamento dei lavoratori di cui all’articolo lavoratore e del sindacato cui questi aderisce o conferisca stato e grado del giudizio di merito, può disporre con irrilevanti o insuf-ficienti gli elementi di prova forniti reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro.

8. L’ordinanza di cui al comma precedente può essere impugnata con reclamo immediato al giudice medesimo che l’ha pronun-ciata. Si applicano le disposizioni dell’articolo 178, terzo, quarto, quinto e sesto comma del codice di procedura civile.

9. L’ordinanza può essere revocata con la sentenza che decide la causa.

10. Nell’ipotesi di licenziamento dei lavoratori di cui all’artico-lo 22, il datore di lavoro che non ottempera alla sentenza di cui al primo comma ovvero all’ordinanza di cui al quarto comma, non impugnata o confermata dal giudice che l’ha pronunciata, è tenuto anche, per ogni giorno di ritardo, al pagamento a favore del Fondo adeguamento pensioni di una somma pari all’importo della retribuzione dovuta al lavoratore.

Volete saperne di più? Clicca https://docs.google.com/viewer?a=v&q=cache:2n06Pjfea7kJ:www.unipd-org.it/rls/StatutoLavoratori.pdf+articolo+18+statuto+dei+lavoratori&hl=it&gl=it&pid=bl&srcid=ADGEEShCbk7ZMKFTYfLnhzvswVByYVNQp64kDTISDd_6WmU6jIqIhe9Z69MGWUEhgqE7fKCVm_bMlBsQ9jcq1LgEWEFDRwVEPWdd4xZN3fWwxYwL-CR3xAZvQmzhLsbLNQ-XeZfVFVzWw&sig=AHIEtbR6RbJfpNrc7w93H-qwU4_0GvSd6g

hai un’opinione? vuoi esprimere il tuo parere? scrivici a [email protected] oppure entra in facebook, digitan-do donna davvero o in twitter digitando @donnadavvero

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Primo piano #0Articolo 18 - la fine di un epoca e, speriamo, non l’inizio di un incubo

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n tempo – e sembra un secolo fa- l’esperienza rappresentava un grande ‘plus’, i giovani entravano in punta di piedi nel mondo del lavoro e cercavano di ‘rubare’ ai colleghi più anziani conoscen-ze e abilità. Un tempo esisteva davvero l’apprendistato, i ragaz-

zi accettavano di buon grado di guadagnare poco per imparare e per garantirsi di guadagnare domani. Un tempo il praticantato nelle libere pro-fessioni era vissuto come l’an-ticamera -dura, ma indispensa-bile- di un lavoro futuro certo.Un tempo -e sembra un seco-lo fa- i rapporti fra le genera-zioni erano di apprendimento e di attesa, non di conflitto...Ma un tempo i giovani tro-vavano lavoro, e la competi-zione era più ‘dolce’ di ora, o almeno meno disperata.Oggi, in un mondo popolato da categorie definite con or-ribili neologismi (come que-gli ‘esodati’ che fanno pensa-re a un fiume che straripa, ma che sono in realtà al centro di un dramma reale), il con-flitto rischia di essere all’ultimo sangue.Il nostro è un Paese di vecchi; un Paese nel quale ogni giovane lavoratore ha virtualmente ‘in carico’ più pensio-nati di quanti ne potrebbe mai mantenere a casa propria; un Paese la cui previdenza si regge solo grazie ai contri-buti versati dagli extracomunitari in regola; un Paese non moribondo grazie proprio a quegli ‘stranieri’ con i quali se la prende la nostra omofobia spesso negata e repressa.La storia, la nostra storia recente, ha finito così per met-tere l’uno contro l’altro i giovani e gli anziani. Il tut-

VEcchIO VAttENE: DEVO PRENDERE Il tuO POStO DI lAVORO

NUMERI CHE SPAVENTANOPrimo trimestre 2012

Tasso di disoccupazione.....................10,9%

Tasso di disoccupazione giovanile.....35,2%

Le percentuali sono spaventose, ma se passiamo ai numeri ci rendiamo veramente conto di cosa significhino. I giovani sono 2 milioni 615mila. Il trend spaventa ancora di più per la situazione

delle aziende in Italia. Gli inattivi, quelli cioè che non cercano nemmeno

più un posto di lavoro, sono addirittuara al 36,6%.

Fonte: http://www.gqitalia.it/viral-news/articles/2012/giugno/istat-sale-tasso-disoccupazione-istat-e-al-sud-una-

giovane-donna-su-due-non-lavora

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to proprio mentre la durata media dell’esistenza si allunga, la sua qualità migliora e la vita lavorativa si avvia verso traguardi che molti non osavano nem-meno paventare, ma che ci sono imposti per omo-logarci alle leggi europee e per combattere la crisi.Ma la crisi si combatte trattenendo i cosiddetti ‘an-ziani’ al lavoro o favorendo l’ingresso dei giovani?Per quest’ultima ipotesi servono interventi ed in-centivi da parte dello Stato. Ma, per ora, non si

vede ancora nulla: siamo in emergenza e non c’è tempo per programmare il futuro.I giovani, quelli che cercano, che sognano e che aspirano legittimamente a un lavoro, guardano quasi con astio a chi un lavoro ce l’ha e non vuo-le farsi da parte... O non può farlo. Gli altri, gli ‘anziani’ che tali non si sentono e non ap-paiono nemmeno, il lavoro se lo tengono stretto, se possono, e si guardano bene dall’allevare possibili pericolosi successori.Il ‘gap’ generazionale, la dif-ficoltà del ‘passare le conse-gne’ è sempre esistito, come dimostrano infiniti studi sul passaggio all’interno delle aziende e sulle sue difficol-

tà, ma adesso il problema si è fatto più duro e più scabroso. Con un rischio enorme: quello di perde-re le professionalità e le capacità degli ‘anziani’ e di buttare i giovani senza rete in un mondo del la-voro ogni giorno più competitivo e più spietato.Eppure -sulla carta- sarebbe tutto così sem-plice: accompagnare i giovani nel loro per-corso, affiancarli a chi ha maggiori conoscen-ze, farli ‘crescere’ prima di lasciarli da soli...Le aziende non sono più in grado di farlo, non pos-

Primo piano #0

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sono per-mettersi di pagare due salari per una sola funzione, non hanno più né volon-tà né mezzi per investi-re sul futu-

ro. E, fatalmente, finiscono per estromet-tere le figure che comportano maggiori costi, ovvero chi è dotato di maggiore esperienza.Sembra, e forse è, una strada senza uscita, a meno che lo Stato non scopra improvvisamente le risorse economi-che necessarie per sostenere le imprese (dalle più picco-le e artigiane a quelle industriali) in questa operazione.Altrimenti non rimane che pensare a socie-tà che mettano insieme persone dotate di espe-rienza (e di un minimo di capitale) e giova-ni in gamba e pieni di buona volontà, pronti a subentrare ai ‘soci anziani’ nell’arco di alcuni anni.Certo, sarebbe ancora una volta un esempio di ‘fai da te’, ma siamo un popolo ricco di inven-tiva e di capacità. Non possiamo permetterci il lusso di fermarci solo perché nessuno ci aiuta.

Bettina Orizio33 anni, vive a Brescia ,

laureata in Scienze della Formazione

Vuoi scrivere a Bettina? [email protected]

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Primo piano Vecchio vattene - devo prendere il tuo posto di lavoro #0

Vita da esodata? No grazie.

Avere 59 anni, un mutuo fino ad 83, una professione da mandare avanti, la crisi totale del mercato pongono nella condizione di domandarsi come potrà essere possibi-le trovare la soluzione e vivere una vita tranquilla.Quanto sentiamo e leggiamo non depone certo per un clima sereno e costruttivo, tanto è vero che è stato coniato il nuovo termine “esodato” per definire quei professionisti che hanno perso il lavoro in età avanzata e non riescono più a trovarne un altro.L’unica cosa vera da fare è rifiutare tassativamente questa ulteriore etichetta coniata, se mai ce ne fosse stato bisogno, per destabilizzare e frustrare ulteriormente. Reagire con decisione, chiamando in aiuto tutta l’espe-rienza, la capacità di fare e la positività nel confrontarsi con gli altri è la prima azione da fare. Ci sono mille cose diverse, forse nuove, forse inusuali rispetto a quelle a cui eravamo abituati, forse coraggiose che possono però evitare l’umiliazione di un sussidio statale o, peggio, il simbolo di esodato cucito sui nostri vestiti.La collaborazione tra vecchie e nuove generazioni può produrre risultati eccellenti a patto che si ponga fine, una volta per tutte, a queste stupide barriere, a questi vecchi schemi che vedono i vantaggi di qualcuno sempre a scapito di qualcun altro. Probabilmente lavorerò fino all’ultimo giorno della mia vita, magari facendo i lavori più disparati, ma non mi sentirò mai un’esodata.

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gossip:cuI PRODESt

Approfondimento

a la farfallina di Belen Ro-driguez è così importante da far sognare di farsela ripro-durre? Ed è così fondamen-tale che la sua nuova storia con Stafeno De Martino sia reale, o che non si tratti in-

vece di una nuova trovata pubblicitaria di Corona? Sembra quasi che la nostra esistenza debba ruotate attorno a que-sti quesiti di nessun conto, capaci di far di-menticare il ‘giallo’ dei Beatles: Paul Mc Cart-ney è davvero morto in un incidente d’auto e quello che vediamo da anni esibirsi è veramen-te solo un suo sosia?Le donne non sono stupide e non vivono di ‘gossip’, ma tutto -dal-la Tv alla stampa a loro indirizzata, pare con-giurare per mandare all’ammasso i loro cervelli.Certo, la televisione commerciale lavora per questo, con la complicità -quando non con lo stimolo- dei

cosiddetti ‘poteri forti’, che preferiscono gover-nare un gregge di pecore piuttosto che un insie-me di animali selvaggi, indipendenti e capaci di autodeterminazione. Abbassare il livello medio verso il basso è un progetto nemmeno occulto e ormai in pieno svolgimento in tutto il mondo contemporaneamente: lo dimostrano la trasver-saltà dei ‘format’ televisivi, che ritrovi identici

da Sidney a Kuala Lumpur, e il conti-nuo abbassamento del livello della stam-pa per definizione ‘femminile’ . Che poi così femmini-le non è, visto che i fruitori, seppur con l’alibi nemmeno tan-to verosimile di una moglie o di una fi-danzata, spesso sono

invece i maschi: a loro, più che alle femmine, interessa -e per motivi del tutto differenti- la farfallina di Belen. A loro, più che alle donne, è interessato il filmato ‘hard’ della sua prima giovi-nezza che è circolato ed è stato oscurato in rete.

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APPROFONDIMENTO

associazioni, movimenti, correnti politiche, dibattiti e forum dedicati alla donna, ma la massa sceglie ancora il gossip, perchè?

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Page 15: Donna Davvero #0

Approfondimento

Le donne si limitano a guardare, a leg-gere, a commentare con le amiche ciò che offre loro il mercato... Ma è davve-ro questo, solo questo, ciò che vogliono?Non abbiamo la televisione e la stampa perio-dica che ci meritiamo... Piuttosto i media la-vorano da sempre per omologarci, a partire dalle ‘soap opera’ -da Dallas, a Dinasty, a Be-autiful, che ci hanno trasportati a vivere in un mondo irreale, per arrivare al dilagare dei ‘re-ality show’, che vorrebbero fare di tutti noi un coacervo di guardoni, capaci solo di sbir-ciare nelle vite altrui dal buco della serratura.Nulla di drammatico, se ce ne rendiamo conto e se siamo capaci di ‘usare’ tutto ciò a nostro vantaggio. Un’ora di relax televisivo sulle spiag-ge di Miami o fra i negozi di Rodeo Drive può rappresentare un toccasana all’interno di una giornata frenetica, fra lavoro fuori casa e impe-gni domestici, così come la lettura degli ultimi pettegolezzi dal parrucchiere o in un momen-to di tregua non va demonizzata: tutto secon-do copione, se solo siamo in grado di gestirlo consapevolmente e di non farci condizionare. I protagonisti dell’Isola dei Famosi o del Grande Fratello possono essere anche divertenti, per un po’, purché ci si renda conto che non fanno parte della vita reale, purché si sia consapevoli del fat-to che nulla di quanto dicono o fanno è casuale e che tutto si svolge secondo un abile copione.Nessun dramma a sognare di vivere a Be-verly Hills (è una trasposizione per adulti del-le favole di Andersen e dei fratelli Grimm, che hanno accompagnato la nostra infanzia) o a divorare gl ultimi pettegolezzi su Emanuele Fi-liberto di Savoia o su Demi Moore, lasciata dal ‘toy boy’ che aveva sposato, e per questo in crisi.Anche questo può far parte della nostra vita, purché non si trasformi in una parte pre-ponderante e purché non ci condizioni. Può

essere rilassante e anche divertente, a pat-to che non lo prendiamo troppo sul serio.Purtroppo le ‘trasmissioni spazzatura’ hanno un impatto ben più violento su chi un lavoro non ce l’ha o non ce l’ha più: soprattutto sulle donne non giovani che tanta parte della giornata passa-no a casa e che trovano nella televisione una com-pagnia disponibile, comoda e a buon mercato.Per le altre, per tutte le altre, vale ciò che abbia-mo detto prima: va tutto bene, a patto che ci ren-diamo conto della sua irrealtà e della sua futilità.Ma le donne, le donne davvero, sono per-fettamente in grado di ridimensiona-re lo spazio mentale da dedicare al gossip.E non è necessario che la loro prima lettura del mattino sia quella di quotidiani economici o di grandi testate della stampa internazionale: ci sono anche la moda, la bellezza, i pettegolezzi, e questi ultimi a volte ci strappano un sorriso. Purché, insieme al sorriso, siamo sempre capa-ci di non farci strappare anche una parte di noi.

Jacopo Orizio36 anni, vive a Milano,

Direttore catena franchising fooodVuoi scrivere a Jacopo?

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Gossip: Cui prodest

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matrimoni in chiesa, matrimoni civili, unioni di fatto, coppie gay ed eterosessuali... e se la verità fosse che abbiamo dimenticato cosa significa un impegno di vita serio?

i c iamolo c h i a r a -mente: le p o l e m i -che quo-tidiane e i dibattiti d e d i c a t i

al riconoscimento delle fa-miglie, delle coppie di fatto e delle coppie omosessuali si sprecano, così come i contorti disegni e le fantomatiche so-luzioni del nostro governo al riguardo, non ultima quella del ministro Fornero che dichiara al quotidiano Avvenire: “La famiglia tradizionale? Rischia di diventare un’eccezione, non una regola” e la Fornero con-tinua: - “Oggi le famiglie si fanno e si disfano e le famiglie tradizionali neppure si forma-no” - (n.d.r. l’Avvenire sezio-ne cronaca 15 maggio 2012). A parte il fatto che i dati la sconfessano perché il numero di italiani che ha contratto ma-trimonio è pari a circa 12/15 milioni, mentre il numero delle coppie di fatto è meno di un milione, noi siamo convinti che, ancora una volta e gra-vemente, ci troviamo a dibat-tere sull’argomento sbagliato.Donna Davvero non ha in-

una vera e propria evoluzione che ha migliorato la specie, altri che l’hanno peggiorata. La capacità di amare è uno di questi. L’amore, essendo un sentimento, non ha spazio e tempo, non ha schemi e non ha frontiere ma è insito nell’Uomo sin dalla sua nascita e lo acco-muna a moltissime creature e specie animali che popolano il nostro pianeta. Ricordo di aver letto un articolo interessan-te su quegli splendidi animali quali i delfini e le orche che si accoppiano con un solo com-pagno per tutta la vita. Loro ci

tenzione di aggiungere voce a questi dibattiti, non tanto perchè non abbia un parere in proposito, quanto perchè pen-sa sia solo “la punta di un ice-berg” e che l’origine del pro-blema sia ben più complessa di quanto si possa immaginare. Un problema che ci riporta alla relazione tra umani e in particolare tra uomo e donna.Poniamoci un quesito preciso: “Che cosa significa realmente sposarsi e contrarre matrimo-nio? Perchè oggi fa così pau-ra?”. Tralasciando le risposte quasi scontate del tipo “Son cambiati i tempi” o “Una volta era diverso” è bene riposizio-nare la domanda per cercare di capire Davvero come mai più ci si evolve e più si vive il matrimonio come un contrat-to che difficilmente saremo in grado di onorare perchè è im-possibile “amarsi e rispettarsi finchè morte non ci separi”.È un dato di fatto che il genere umano, nel corso del tempo, abbia apportato cambiamenti nel proprio modo di vivere, di pensare e di agire per ade-guarsi ad un modello sociale riconosciuto come “normale”. Cambiamenti che, nella mag-gior parte dei casi, sono stati

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PROVOcAZIONE Perchè l’idea di giurarsi eterno amore è così spaventosa in quest’epoca votata al “carpe diem”?

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progetti le grandi lobby finan-ziarie? Sapete quanto amano i politici il potere? Questi perso-naggi hanno dedicato pratica-mente la loro vita (e quindi il loro amore) a trovare la strada migliore per tenerci tutti sotto scacco e, purtroppo, ci sono pure riusciti perchè hanno ac-cettato un impegno per tutta la vita: vivere per il denaro. Quello che ci chiediamo è: tra i giovani e le nuove generazio-ni, al di là del credo religioso e politico, ci sarà ancora la vo-glia e la fede di impegnarsi in un progetto di vita condiviso? Ci vuole “fiducia”, ma i giova-

ne, non solo della famiglia, ma anche delle amicizie, dei rap-porti di lavoro e della politica. Se ci pensiamo bene l’impe-gno per una vita è qualcosa che non tocca solo l’amore di coppia, ma anche il mondo del lavoro e del nostro privato. Ci siamo evoluti tecnologica-mente, siamo connessi con il mondo, crediamo di poter conoscere tutto attraverso un click, ma ci siamo dimenticati di evolvere il pensiero, la capa-cità di giudizio e anche la nostra capacità di amare. Apparente-mente non sembra grave, ma sapete quanto amano i propri

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riescono, l’Uomo no, perchè?Occorre quindi doman-darsi perchè il genere uma-no ha così paura di im-pegnarsi per tutta la vita. Da dove e perchè nasce que-sto timore? Forse è proprio questa “paura” che ci ha por-tati dove siamo oggi a vivere un periodo di crisi economica, sociale e morale mai visto pri-ma. Forse siamo stati proprio noi a crogiolarci nei falsi alibi e nelle false giustificazioni verso quelli che chiamiamo “bisogni esistenziali”, ma in realtà non ci hanno portato da nessuna parte se non alla disgregazio-

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mo preferito non assistere: la paura di impegnarsi per sempre. Impegnarsi per la vita è pos-sibile, ma difficile. Se ci riu-scissimo, però, sarebbe una vittoria che potrebbe cam-biare tutta la nostra vita.Siete d’accordo? Non lo sie-te? Avete altre idee? Scri-vetelo a Donna Davvero.

mariateresa zorza,59 anni, strategic planner,

vive a Brescia

Vuoi scrivere a mariateresa? [email protected]

n.d.a Per non farvi credere che chi scrive viva “fuo-ri dal mondo” mi presento: ho 59 anni sono sta-ta giovane donna, giovane fidanzata, moglie per 20 anni, divorziata dal ‘93, tuttora single, lavoro e ho un mutuo che si estinguerà alla benemerita età di 83 anni, ho due figli straordinari che adoro e 3 nipoti a cui devo tutto questo impegno, impegno che intendo dare fino all’ultimo giorno della mia attività mentale.

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ni sono sul punto di perderla per molteplici motivi, primo fra tutti l’assenza totale di un esempio a cui ispirarsi e, im-mediatamente a seguire, per il decadentismo della politica e dei valori sociali, senza entrare nella crisi del sistema mediatico che ormai ha perso la bussola. Sicuro è che i divorzi sono in aumento, ma se la colpa di questo fenomeno fosse nella nostra incapacità di saper “Ri-conoscere e Percepire Davve-ro” la persona giusta? Quella che non risponde ai canoni so-ciali, ma a quelli strettamente personali? Quella che sembra proprio nata per stare al no-stro fianco? Forse perché si tratta di una scelta che richiede tempo, analisi e riflessioni a cui non siamo più abituati. Forse perché non si può amare a suon di sms, tweet, mail e vide-oclip. Forse perché impegnarsi per una vita è una vera fatica, spesso nemmeno riconosciuta da chi ci vive accanto e tanto-meno dalla gente che ormai vive di “scoop” e null’altro.Manca la fiducia, ma anche la fede! Non intesa come cre-do religioso, ma come cre-do universale. Non crediamo più che “in due sia meglio” e che sul pianeta terra esista la nostra anima gemella. Inve-ce c’è, intercettarla è la sfida! Ecco un punto in comune tra uomo e donna a cui avrem-

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Provocazione - Perchè l’idea di giurarsi eterno amore è così spaventosa in quest’epoca votata al “carpe diem”?

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amore, per sua stessa natura, non può essere ‘per sempre. Lo è -o sarebbe più corret-to dire lo era.- il matrimonio. Quello cattolico, per essere più precisi, perché ripudiare un coniuge o divorziare era

pratica già ampiamente diffusa millenni fa e la sto-ria romana non ne fa mistero.L’essere umano non è naturalmente monogamo, tanto che la poligamia è ed è stata diffusa nel mon-do ben più della monogamia.Il matrimonio è nato per regolamentare non tanto la vita di coppia quanto la famiglia che ne deriva e se nella nostra società ha resistito fino ad ora è anche grazie alle pressioni della Chiesa, che dall’ap-provazione della legge sul divorzio in Italia fino ad oggi non ha mai smesso di esercitare la propria in-gerenza sulle vite anche di chi non crede, come di-mostrano le recenti dichiarazioni contro il ‘divorzio breve’ da parte del Cardinal Angelo Bagnasco.Mentre non dobbiamo dimenticare che se la Chie-sa d’Inghilterra si divise da quella di Roma, fu per permettere a re Enrico VIII di divorziare dalla sua prima moglie... E poi dalle altre.

L’amore ‘per sempre’ è una bella immagine, edifi-cante quanto irreale: la passione dura -dati scien-tifici alla mano- mediamente un paio d’anni... E poi? Poi subentrano l’amicizia, la complicità, le responsabilità verso i figli, spesso le paure a vive-re da soli... In sintesi, motivazioni nobili mischia-te ad altre utilitaristiche.Uno studio di Bianca P. Acavedo per la Stony Brook University, partendo dalla distinzione fra amore passionale e amore romantico, sostiene che quest’ultimo possa durare nel tempo... Ma che cos’è, alla fine l’amore romantico se non il sogno che si basa su una bella amicizia?Perché oggi il matrimonio è in crisi? Perché le nuove generazioni lo rimandano e spesso fanno altre scelte?Molto semplicemente, le donne hanno acquista-to la dose di consapevolezza e di autosufficienza necessarie per smettere di sopportare: da qui la crisi del contratto. Quella del rapporto, invece, esisteva da sempre.Nella nostra società monogamica, che accettava di fatto i legami extraconiugali per gli uomini, spettava alle donne sopportarne il peso.E nessuno si stupiva, per esempio, che nella cri-

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Pubblichiamo il punto di vista di Franca Calvesi che ci porta con la sua sapienza in un affascinante viaggio sull’ amore.

PROVOcAZIONE Perchè l’idea di giurarsi eterno amore è così

spaventosa in quest’epoca votata al “carpe diem”?

Il parere di Franca

L’

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stianissima Francia Luigi XVI avesse fatto del-le sue favorite personaggi di primo piano anche nella vita politica.Alle donne, invece, l’onere di sopportare in nome della famiglia e dei figli, la condanna a non vivere pienamente nemmeno il sesso secondo la massima “non lo fo per piacer mio, ma per dare figli a Dio”.Oggi tutto questo è profondamente cambiato. E il cambiamento ha preso il via con la diffusio-ne della pillola anticoncezionale che ha messo le donne in condizione di decidere liberamente del-le proprie gravidanze.Le donne delle ultime generazioni hanno così acquistato sicurezza e indipendenza -insieme a quella economica che deriva dal lavoro- e si pon-gono di fronte agli uomini come partner, o più spesso come antagoniste. È quest’ultima esage-razione a spaventare i maschi che, primi fra tutti, oggi sono profondamente in crisi.I rapporti di coppia sono radicalmente cambiati nel giro di pochi anni e il matrimonio è stata la prima istituzione a farne le spese.Ma è il caso di piangere su ciò che non potrà mai più ritornare a essere com’era, o non è piuttosto

il caso di ‘inventare’ pragmaticamente un rappor-to basato su presupposti più consoni al nostro tempo, alla nostra cultura, alle nostre esigenze?Sposarsi o andare a convivere con la consapevo-lezza che sarà quasi fatalmente ‘pro tempore’ può sembrare cinico, ma in realtà è solo realistico.Che poi qualcuno, in nome dell’amore roman-tico, riesca ancora a superare difficoltà, crisi e tradimenti, fa parte della sfera personale. Ma non illudiamoci che possa essere così per tutti e scegliamo con gioia, con entusiasmo, ma senza incoscienza e senza false speranze di percorrere insieme una parte della nostra strada.

Franca Calvesigiornalista, vive a Brescia

Vuoi scrivere a Franca? [email protected]

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Provocazione - Un altro punto di vista #0Rubriche

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Parte da qui lo spazio dedicato all’ uomo e al suo punto di vista. A curare tale rubrica è un giovane uomo, uno studente attento che ha accettato di aprire la prima puntata trattando un argomento complesso e molto difficile quale la violenza dell’essere umano. Tutti coloro che vorranno contribuire con articoli ed argomenti di discussione potranno scrivere alla redazione o direttamente a Gianluca.

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uOMOCiao

E se tu uscissi dalla bambagia?

iao, uomo! Ecco il mio primo in-t e r v e n t o su questa rivista. Pre-metto che

parlerò come un giovane studente che non sa ancora cosa farà in fu-turo e quindi, visto che del doman non c’è certezza, parlerò del pre-sente, tentando di spiegare come lo vedo io. La prima cosa che mi è stata detta quando sono arrivato in redazione è che sono tempi duri. Ecco allora che mi son posto una domanda: qual è la vera causa di questo periodo difficile? Qual è il metodo per uscirne? Secondo me la principale causa di questo crollo –più “umano” che “finanziario”- è che non siamo più liberi. Intorno a noi si è creato un accerchiamento fatto da banche, politica, violenza, paura, povertà. Siamo schiavi, caro uomo, di un mondo costruito dalle generazioni precedenti e che pro-prio per questo motivo non è, per così dire, “fatto su misura” per noi. La libertà di vivere una vita che sia davvero NOSTRA è quindi pian piano diminuita fino a non averne più, diventando così prigionieri. Ma in quanto “prigionieri” deve esserci qualcuno o qualcosa che ci man-tiene in gabbia, quindi sorge una

Mi riferisco ad uno dei sentimenti più dibattuti e, ahimè, ormai così radicati quale la violenza. Dicia-molo chiaramente, l’Essere Umano sa essere violento come poche al-tre specie presenti sulla Terra, con l’aggravante di avere la consapevo-lezza di questa azione, rispetto alla violenza istintiva degli animali pre-senti in Natura.La storia parla chiaro: l’Uomo, da sempre, fa uso della violenza ogni volta che non riesce ad affermare se stesso. Eppure sempre la storia ci insegna che dalla violenza non può nascere che violenza. “Occhio per occhio... e il mondo diventa cieco” Mahatma Gandhi - ndr

continua...

domanda: chi è questa “entità”? Questo carceriere non può essere altro che l’ignoranza. Essa è ormai un punto cardine della televisione, della disinformazione di coloro che si fanno chiamare giornalisti, e tro-va la sua più grande arma di diffu-sione nella pubblicità, la quale im-pone un modello di vita che non è il nostro, ma quello della “società”. Caro uomo, hai mai pensato che le cose in cui credi sono le cose che ti vogliono far credere? Hai mai mes-so da parte dei sogni o dei progetti che magari avresti potuto realizza-re in un mondo più libero? E per riottenere questa libertà dovremo fare come nelle grandi rivoluzio-ni: ovvero prendere le armi. Ma in mezzo a tutta questa ignoranza, la nostra arma dovrà essere la cultura. È perciò necessario che l’informa-zione torni ad essere reale ed og-gettiva. La mia rubrica ha appunto questo intento: raccontare storie, offrire spunti il tutto con l’ottica di uno studente che comincia ad af-facciarsi al mondo. E, caro uomo, se vorrai –come spero- unirti a questa “guerra” contro l’ignoranza, allora ci vediamo in trincea!

Anzi... entriamo subito in trincea ragionando su fatti di cronaca che, a mio parere, confermano quanto ho appena sopra esposto.

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Danni  Diretti

La   Sae r   S . r . l .   opera   ne l   campo  Ass i curat ivo ,   fornendo   supporto  completo   a l l e   Az iende ,   persone  Amministratori,   Enti   ed   Istituzioni   che  n e c e s s i t a n o   d i   r e c u p e r a r e   u n  indennizzo   a   seguito   di   un   sinistro,  d a l l a   p r o p r i a   C o m p a g n i a   d i  Assicurazione.Sostanzialmente  vengono   organizzate  e   coadiuvate   le   operazioni   di   analisi  degli   enti   danneggiati,   di   raccolta   e  c a t a l o g a z i one   do cumen t a z i o ne ,  nonché   s tesura   d i   un   e laborato  peritale   di   parte   da   presentare   al  Per i to   f iduc iar io   incar icato   da l la  Compagnia  di  Assicurazione.Vengono   poi   eseguite   le   trattative  n e c e s s a r i e   a f f i n c h é   s i   p o s s a  bona r i amen t e   g i u nge r e   a d   una  liquidazione   del   danno,   riuscendo   ad  ott imizzare   l ’ indennizzo,   ovvero,  pretendendo   una   corretta   ed   equa  applicazione   del   contratto   di   polizza  i n   o g n i   s u a   s i n g o l a   g a r a n z i a  utilizzabile.Le   mansioni   delegate   al   “Perito   di  Parte”   permettono   all’Assicurato   di  concentrare   le   proprie   energie   e  risorse   sulle   effettive   necessità   post-­‐sinistro,   a  discapito  delle  strutturate  e  macchinose   burocrazie/procedure   da  evadere   correttamente   nei   confronti  della  compagnia  di  Assicurazione.Il   costo   dell’intervento   del   “Perito   di  Parte”   è   quasi   sempre   compreso   nel  contratto  di   polizza,   quindi,   non  grava  sull’Assicurato  richiedente  il  servizio.

Responsabilità  Civile

D i   f r o n t e   a d   i s t i t u t i   c o m e   l e  Assicurazioni   private,   spesso   si   ha  bisogno   di   un   bagaglio   di   nozioni   e  competenze,   senza   le   quali   si   è   alla  mercé   di   un   risarcimento   che   si   rivela  t r o p p e   v o l t e   i n f e r i o r e   e   p o c o  esaustivo...Il   consulente   in   Infortunistica   è   un  esperto   in   materia   di   risarcimento   del  danno   alla   persona   e   ha   il   compito   di  assistere   il   suo   cliente,   al   fine   di  o t t e n e r e   d a l l a   c o m p a g n i a   d i  assicurazione,   o   dal   responsabile   del  sinistro,  un  giusto  ed  equo  risarcimento  per  il  danno  subito.Il   consulente   di   Infortunistica,   offre   al  proprio  cliente  molteplici  servizi:  

 La   consulenza  di  professionisti   (medici,  

fisioterapisti,   avvocati,   periti,   carrozzieri,  

etc…);

  L’anticipo   delle   spese   mediche,  

fisioterapiche,  etc;

  La   tutela   di   tutti   i   danni   patrimoniali  

subiti.

Polizze:

L e   c o n s u l e n z e   a s s i c u r a t i v e ,  

vengono   svolte   mediante   l ’ impiego  

di  strumenti  volt i  a:

  P r ed i s po r r e   po s s i b i l i   a z i one  

tampone  sui  contratt i   in  essere;

  P e r s e g u i r e   p o s s i b i l i  

m i g l i o r ame n t i   d e l l a   c o p e r t u r a  

assicurativa;

 Ridurre   la  s ituazione  del  r ischio;

M ig l i o r a r e   i l   r appo r to   p r em i /

coperture;

 Predisporre  statist ica  s inistr i ;

  O t t im i z z a r e   l a   g e s t i one   de i  

s inistr i  assicurativi .

PERIZIE DI PARTE RISARCIMENTO DANNI

Via  Rovato,  31/c  25030  Erbusco  (BS)      c/o  centro  direzionale  “  le  quattro  torri”Tel.  +39  030  7776713      Fax  +39  030  5106904http://www.saersrl.com        E-­‐mail  [email protected]

CONSULENZE ASSICURATIVE

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he dire, per e s e m p i o , del fatto di cronaca av-venuto lo scorso 1 giu-gno 2012 nel

paese di Gavardo, una tranquilla località dell’Hinterland bresciano, nonchè luogo dove io vivo? è trau-matico rendersi conto che la vio-lenza a cui ci hanno abituato gior-nali e televisioni, improvvisamente, invada la sfera privata e personale della nostra qualità di vita.Cito, solo per correttezza, il fatto compar-so su tutti i quotidiani del 1 giugno scorso: “Duplice omicidio a Gavardo arrestato il figlio Marco di 27 anni con l’accusa di aver assassinato il padre Piero e la madre Alba”.

Da gavardese voglio parlare di que-sto orrore, non tanto come fatto di cronaca, quanto come atto di vio-lenza che ha colpito fortemente la mia sfera personale e il mio senso di sicurezza. Gavardo è una città tranquilla e tutti quelli che ci vivo-no, che hanno conoscenti residenti in tale comune o che comunque

Ma allora come è possibile che un ragazzo, pur con mille problemi, possa giungere a fare un gesto così assurdo e innaturale come quello di togliere la vita alle persone che te l’hanno data? Il primo messag-gio che voglio lasciarvi con questo articolo è semplice: la prima volta che tornate a casa dei vostri genito-ri ringraziateli. Probabilmente non capiranno, però lo apprezzeranno. Perché un “grazie” è la parola che più si meritano per tutto quello che hanno fatto, fanno e faranno per noi. Forse, quando siamo così in-quieti e arrabbiati con i nostri geni-tori, sarebbe bene pensare proprio a questo e al fatto che non è certa-mente colpa loro se non riusciamo ad affrancare la nostra persona-lità o a raggiungere i nostri sogni. Purtroppo siamo abituati ad avere una visione del Mondo a nostra di-sposizione, ad avere tutto e subito quasi fosse un diritto divino che in realtà non abbiamo. Forse è tempo che anche noi giovani, comunque maggiorenni, prendiamo coscienza che la vita di qualità è qualcosa che va costruita sotto la nostra diretta responsabilità e che, a parte casi

lo conoscono, sanno che è un pa-ese di gente semplice e cordiale. Eppure su questa amena località è piombato come un fulmine a ciel sereno un fatto di straordinaria crudeltà. In un attimo, quando è arrivata quella maledetta notizia, la cosa che ha sconvolto un po’ tutti è che l’oasi di pace che era il no-stro paese, forse non era poi così tranquilla. Nei giorni successivi alla scomparsa di Alba e Piero sono poi emersi tutti i dettagli: le gravi percosse subite dai due, il sacchetto intorno alla testa per non farli re-spirare, ma soprattutto il fatto che il figlio fosse il colpevole. Chia-riamoci, io non conoscevo quella famiglia, però aver saputo che l’as-sassino era il figlio mi ha sconvolto. Perché pensateci: quante volte noi figli abbiamo provato rabbia, do-lore, addirittura odio nei confronti dei nostri genitori? Nessuno di noi è stato immune da questo, ma va anche detto che ognuno di noi era ben consapevole di essere vittima di un sentimento cieco al quale non avrebbe certamente dato seguito e quante volte invece li abbiamo rin-graziati? Forse, mai a sufficienza.

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Quando la violenzaè a un passo da casa

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guaggi volgari, se sono aggressivi e se hanno scatti di rabbia in pub-blico che certamente non rappre-sentano un esempio nè tantomeno uno stile di vita da seguire. Vice-versa, riteniamo noiose, pedanti, fuori tempo, tutte quelle persone che comunicano nel rispetto degli altri, tutti quelli che non inseguono il successo ad ogni costo, la bellezza sterile e il denaro.Cosa ci ha reso così disattenti? Così superficiali? Così indolenti? Non credete che le persone si stiano fa-cendo prendere troppo dalla pau-ra? Una paura che ha origine dalla follia più che da una fredda analisi del nostro periodo. Perché, anche se sono tempi duri e chiunque ha paura del futuro, non possiamo permettere che il panico prenda il sopravvento, lasciando quindi spa-zio a quegli istinti primordiali quali l’odio, la rabbia e il rancore, incol-pando gli altri e il destino per le no-stre condizioni. Paura, dicevo, che cerchiamo di cacciare in vari modi, uno più sbagliato dell’altro, com’è capitato a questo ragazzo che face-va uso di droga per fuggire dal suo mondo, per risolvere i propri pro-blemi. La droga non ha fatto altro che peggiorare quel terrore di non arrivare alla fine del mese, quella paura di non poter fuggire dalla re-

tere le assurdità di questi tempi, prima fra tutte l’assenza di un’etica e di un ideale propri. Mi sembra che nell’ultimo periodo, come vie-ne detto nella copertina di questo giornale, i toni (e di conseguenza le azioni delle Persone) siano esagera-tamente “sopra le righe”. Oggi è normale, fa impressione usare questa parola, leggere e sen-tire fatti dove la violenza raggiunge limiti insopportabili, dove sembra che gli esseri umani abbiano perso il senso della misura e, peggio anco-ra, si siano abituati a sentirne parla-re. Uomini che violentano donne, donne che maltrattano i bambini, giovani che sono pronti a tutto pur di “possedere” e istituzioni che di-battono, approfondiscono, fanno emergere queste assurdità com-portamentali, senza però offrire realmente soluzioni e servizi con-creti. Si pensi soltanto a tutti quei giornali, talk show, trasmissioni radiofoniche dedicati a personaggi che, onestamente, hanno poco da dire in termini umani e culturali, ma hanno molto da “mostrare” in termini materiali come ricchez-za, fama, bellezza e chi più ne ha più ne metta. Ormai non ci scan-dalizziamo più se queste persone non sanno parlare correttamente in italiano, se si lasciano andare a lin-

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straordinari, i nostri genitori si pro-digano, per una predisposizione ge-netica a crescerci con amore e con l’esempio anche se quest’ultimo non rispecchia sempre le nostre aspettative. Da dove nasce tutta questa violen-za? Perchè un ragazzo può arrivare al punto di uccidere i propri genito-ri? Quali mostri nascono nella men-te di una persona così disturbata? Vorrei non dire che, purtroppo, la causa di tutto ciò ha spesso origine dal desiderio smodato di possedere denaro, potere, condizione sociale senza faticare e senza rendersi con-to che questi obiettivi possono es-sere raggiunti solo con un impegno personale, con una cultura che va costruita con la scuola prima e con il lavoro poi, con un lavoro su noi stessi scevro dagli stereotipi a cui ci ha abituato la nostra società. Non è certo colpa dei nostri genitori se non diventeremo campioni di cal-cio, personaggi famosi o individui di successo. è utile capire una volta per tutte che dalla nostra famiglia possiamo trarre ispirazione, amore incondizionato, ma non la capaci-tà e la volontà di essere la Persona che sognamo. E allora nasce una seconda riflessione e la soddisfa-zione di scrivere su una rivista che si batte per evidenziare e combat-

Ciao uomo - E se tu uscissi dalla bambagia?

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comportamentale che ha senz’altro a che vedere con la conoscienza e non con la superficialità. Io mi auguro che tutti i giovani del-la mia età sappiano fare scelte con-sapevoli e non manipolate, sappia-no agire per convinzione personale e non per accondiscendere a quelle gabbie che spesso combattiamo, ma di cui altrettanto spesso siamo vittime.

Gianluca Bellivive a Gavardo (BS)

Studia a Salò

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altà, quella speranza di guardarsi in uno specchio con stima e rispetto. Ha invece alimentato la follia scate-nando una furia omicida che in un attimo ha distrutto una famiglia e tre vite, perchè certamente non sarà un buon futuro quello che aspetta questo ragazzo. Eppure la storia di un popolo come quello italiano ci insegna che in noi alberga una forza unica che ci ha permesso di supera-re migliaia di difficoltà e una volon-tà inesauribile nel risolvere anche i problemi più complessi e le impre-se più ardue. Pensate all’impresa dei Mille, alle dominazioni straniere che abbiamo avuto, ma anche ai grandi nomi, per esempio, dell’arte, agli scienziati che il mondo ci invi-dia, ai creativi che hanno fatto del Made in Italy una forma d’arte, ai musicisti e a tutti quei Personaggi che hanno scritto pagine di storia indelebili per qualità e valore. Sia-mo un grande popolo che nei mo-menti più difficili ha saputo alzare la testa e reagire. Il mio messaggio è di non lasciare spazio alla dispera-zione, ma di vivere ogni giorno con positività e con la convinzione che l’impegno del singolo può far na-scere una nuova coscienza, nuovi ideali, nuovi progetti e che la crisi a cui le generazioni passate ci hanno portato potrà essere superata solo attraverso un’evoluzione mentale e

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uOMOCiao Ciao uomo - E se tu uscissi dalla bambagia?

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“ “spazio

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b b i a m o più don-ne al Go-verno di quante ne a b b i a t e voi in Ita-

lia... E avete il coraggio di eti-chettarci come un Paese in via di sviluppo?”.Confesso che, quando la mia guida siriana me lo dimostrò, dati alla mano, qualche anno fa mentre sorseggiavamo un te alla menta nel centro di Da-masco, mi sentii piccata quasi come quando la mia guida ci-lena a Santiago del Cile aveva commentato alcuni anni fa: “Certo che a democrazia in Italia non state certo bene...”.Ricordi a parte, è da ben prima di allora che mi interrogo sul-la scarsa presenza di donne in posti chiave della vita politica nazionale.Donne nelle file dei partiti ce ne sono tante; sono molte le donne che lavorano spes-so nell’ombra... a favore dei maschi. Nella storia recente dell’Italia, che ha visto rico-nosciuto il diritto di voto alle donne solo nel dopoguerra, di personaggi che meritavano spazio e visibilità se ne sono

Clinton ci sono andati vici-ni... Hanno però un presidente nero. E mentre in Francia la vittoria di Hollande alle ele-zioni presidenziali premia le donne e Paesi come l’India e addirittura Myanmar vedono donne al vertice, in Italia per-ché no? Le donne, le donne davvero, rifiutano le quote rosa e questo trattarle come panda in via di estinzione, ma riven-dicano il diritto alla rappresen-tatività. E non accettano che a sostenere le loro battaglie sia-no quasi esclusivamente ma-schi, quand’anche ‘illuminati’.Ma la gran parte delle donne, delle donne italiane, ha dav-vero voglia di impegnarsi, di mettersi in gioco e di scendere seriamente il politica? Quali che siano le scelte e gli orientamenti, quali che siano le idee o le ideologie alle quali ci si ispira, le donne, tante donne, devono trovare la coesione e la forza per sostenere le proprie idee. E votare le altre donne, quando ne trovino (e ce ne sono in tutti gli schieramenti politici) una che ritengano me-ritevole di un voto.Non è veterofemminismo: anche se nel clima attuale il rischio della disaffezione per

visti tanti, a partire da Nilde Jotti che però il proprio spazio se l’è conquistato solo dopo la morte di Togliatti. Dalla An-selmi a Rosy Bindi, pareva che alle donne non fosse nemme-no consentito di veder ricono-sciuta la propria femminilità, se volevano avere un ruolo, se puntavano a essere rispettate.Poi è venuto il tempo delle soubrette, delle labbra silico-nate e delle carriere costruite su dubbie reputazioni morali..E infine il tempo di qualche ‘tecnico femmina’ di indiscus-sa competenza, ma non eletto dai cittadini.Buffo: le donne sono più degli uomini, vuoi perché i feti e i neonati femmina sono più re-sistenti, vuoi perché le donne sono più longeve degli uomini. Eppure le stesse donne votano più i maschi che le altre don-ne. Perché? Destra, sinistra o centro, i partiti politici italiani appaiono essenzialmente ma-schisti: le donne ci sono, sì, ma... Quando mai passerà l’i-dea di un presidente del Con-siglio o di un ministro della Difesa femmina?Nemmeno gli Stati Uniti l’han-no mai avuto, un presidente donna, anche se con Hillary

APOlItIcA DIRE

E Il FARE

tRA Il

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Stefania Podini40 anni, assistente marketing,

vive a Milano

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Rubriche #0Politica tra il dire e il fare

la politica e la tentazione di disertare da qui in avanti le elezioni è forte per tutti, vota-re è un diritto e un dovere da esercitare: non farlo significa delegare ad altri il diritto di governarci. E bisogna votare le persone e le idee nelle quali ci si riconosce. Le donne non devono necessariamente vota-re altre donne... Ma nemmeno escluderle e penalizzarle, quasi che non si fidassero di loro e delle loro capacità.Forse, se ci fossero più don-ne in ruoli chiave della politica mondiale, ci sarebbero meno guerre e una gestione più ‘umana’ della ‘cosa pubbli-ca’. O forse anche que-sto è solo un sogno: se le donne c o n t i n u e -ranno a voler essere pallide controfigure dei maschi, è destina-to fatalmente a rima-nerlo. Ma se le donne accetteranno la propria ‘straordinaria diversità’, forse,

potrà diventare realtà. Se non per noi, almeno per i nostri fi-gli.

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#0Rubriche Rubriche #0

VItA QuOtIDIANA

E’ questo lo spazio per pillole di vita quotidiana, per spunti di riflessione tratti

in diretta da piccoli flash che ci restano impressi, ma di cui non parliamo quasi mai

per mancanza di tempo .

così banali e inutili e non vedere tutto questo impegno in situazioni ben più importanti, quali il proprio ruolo nella famiglia, nella società, nella professione e, perchè no, nella politica. Peccato non vedere tanta determinazione nelle loro scelte quotidiane, quando vanno in edi-cola, qundo acquistano, quando accendono la televisione, quando si presentano per un nuovo lavo-ro, quando scelgono per il proprio tempo libero. Queste sarebbero, invece, le situazioni in cui la de-trminazione potrebbe realistica-mente cambiare le cose, non solo per le donne, ma anche per il loro mondo. In questi casi appaiono più indolenti, più inclini al vittimismo, più votate al “lasciar fare agli altri”, salvo poi lamentarsi per come ven-gono percepite, criticate e messe sotto la lente di ingrandimento. Ogni gesto della nostra vita quoti-diana merita una grande attenzione e non può essere un gesto meccani-co, o peggio, indotto da manipola-

e donne al volante sono generalmen-te le meno inclini a ce-dere la strada e a fare atti

di cortesia. Basta percorrere una tangenziale ed essere tra quelli che devono immettersi per constata-re che a cedere lo spazio saranno quasi sempre gli uomini. Le don-ne? Non ti cedono il passo, guar-dano nel vuoto quando accennni alla richiesta con un’aria che oserei definire “spocchiosa”. Basta aver a che fare con una donna in un par-cheggio, ma anche in una coda al supermercato, alla posta, in banca etc. per rendersi conto della loro indisponibilità. Insomma, sembra proprio che vogliano sancire la loro importanza, i loro diritti, le loro pretese attraverso atti che ricorda-no più la maleducazione che non la determinazione. Peccato veder sprecato tanto ardore in situazioni

zioni, più o meno visibili, create da altri per il piacere di “avere il con-trollo” del nostro universo. E allora cerchiamo di essere più disponibili al volante dimostrando che siamo in grado di “guidare” la nostra vita su strade che abbiamo tracciato noi e che condividiamo Davvero.

Ileana Roversi35 anni, impiegata

vive a Verona

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er poter af-fermare che il sistema di comunicazio-ne mediatico italiano nei confronti del

mondo femminile non funziona è necessario avere alcune informa-zioni a cui riferirsi che noi vi ripor-tiamo per dovere di cronaca e per rigore d’espressione. Nel suo inci-pit principale Donna Davvero dice di voler “Abbassare i toni e alzare i valori”, nonchè abbattere “tutte le gabbie, anche se dorate”. Due affermazioni forti, che nascono da una riflessione importante, pri-ma fra tutte, il significato di questo affollamento. Come mai, nono-stante la presenza di un numero imbarazzante di riviste, talk show, trasmissioni radiofoniche, forum, blog e chi più ne ha più ne metta,

La stampa periodica femminile in Italia (Biblink, pag. 220).Se volete saperne di più cliccate qui: http://www.biblink.it/ca-talogo/bl00072.html2. Le principali riviste femminili italiane sono circa 24 (Cioè, Top Girl, Donna Moderna, Io Donna, D La Repubbli-ca delle Donne, Grazia, Cosmopolitan, Ragazza Moderna, Amica, Flair, Elle, Anna, Confidenze, Gioia & Co, Donna & Mamma, Per Me, Psychologies Ma-gazine, Io e il Mio Bambino, Bimbisani & Belli, Intimità, Tu, Astrella, Grand Hotel, Natural Style). Di seguito il link per il vostro approfondimento http://www.giornalilocali.it/riviste-femmi-nili/riviste-femminili.htmQuesto censimento non fa che av-vallare la nostra convinzione che ormai diventa improcastinabile operare un vero cambiamento di pensiero, per consentire a tutte le

la donna, fulcro vitale di una so-cietà evoluta, continua a vivere un disagio forte nella percezione di sè, all’interno della società e non ci ri-feriamo solo ai deprecabili e incivili atti di violenza fisica e psicologica, ma a quel senso di insoddisfazione costante che a nostro parere è forse più dannoso di un atto eclatante e ben circoscritto come quello di un atto di violenza. Abbiamo cercato per voi alcuni dati che potessero avvallare quanto stiamo dicendo, sia in riferimento al numero, al volume delle informazioni, sia in riferimento alla qualità delle stesse. Così in internet abbiamo imparato che: Un censimento relativo alle ri-viste sulla donna dichiara che:

1. Dall’unità d’Italia ai nostri giorni sono più di l600 le riviste femminili rilevate dal censimento condotto da Gisella Bo-chicchio e Rosanna De Longis,

Donna, media e immagine

Ma quanto influisce il sistema di comunicazione dei media sul comportamento della società e quindi anche della donna? E’ una quesito che Donna Davvero si pone in modo molto serio, perchè è indiscutibile che i media abbiano, in questi ultimi 20 anni, aquisito un potere enorme nel condizionamento dei nostri modi di essere e di vivere. Siamo più colti e informati o più manipolati? Lasciamo a voi il giudizio.

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ha considerato i generi televisivi dell’informazione, dell’approfondi-mento, della cultura e dell’intratte-nimento attraverso l’analisi dei con-tenuti di 578 programmi televisivi sulle sette emittenti nazionali (Rai, Mediaset, La7), è emerso in modo inquietante come l’immagine della donna sia soprattutto quella della «donna dello spettacolo», patinata, sempre giovane e di bell’aspetto…

Nei programmi di intrattenimento il conduttore è quasi sempre un uomo (58%) mentre della donna, mostra-ta in abiti succinti, si sottolineano le «doti» della giovinezza, bellezza, malizia e spregiudicatezza e solo nel 15,7% dei casi le doti artistiche, cul-turali o le qualità umane…

Secondo l’indagine è quindi as-sociata ai temi dello spettacolo e della moda (31,5%), della vio-lenza fisica (14,2%) e della giu-stizia (12,4); quasi mai ai temi della politica (4,8%), alla rea-lizzazione professionale (2%) e all’impegno nel mondo della cultura (6,6%)…

In un documento approvato, il 2 marzo 2004, dal Comitato di au-toregolamentazione TV e minori, sulla «Rappresentazione della don-na in televisione» si denuncia «la riduzione dell’immagine femminile alle sue caratteristiche ed attrattive

donne italiane, di qualsiasi età, ceto sociale, religione, di riappropriarsi della propria individualità e perso-nalità. Certo non sarà nè facile, nè semplice ma, vista la situazione in cui ci siamo cacciati, forse è l’u-nica strada che l’Italia possa dav-vero percorrere per operare quel cambiamento, più dichiarato che realizzato. Ma se vogliamo avere ul-teriore conferma che Donna Dav-vero non vuole fare filosofia spic-ciola, ma risvegliare pesantemente le coscienze di ognuna di noi, vi presentiamo un’interessante ricerca svolta dal Censis nel 2006 (le cose non sono comunque cambiate ad oggi) dove questi aspetti emergono in modo ancora più significativo e inquietante; qui vi riportiamo uno stralcio, ma se volete approfondire ulteriormente ecco il link che do-vrete cliccare:

http://www-b.unipg.it/dut/download/files/Sintesi_Donne_Media.pdf

L’ indagine, svolta nell’ambito del progetto europeo «Women and Media in Europe», ha dimostrato come l’immagine della donna of-ferta dalla televisione italiana sia stereotipata e molto spesso non corrispondente all’effettivo ruolo ricoperto dalle donne nella realtà della vita quotidiana…

Dall’indagine, durata due anni, che

sessuali» e come «le modalità pre-valenti, soprattutto nell’intratteni-mento e nella pubblicità, restano quelle dell’ammiccamento erotico spesso volgare, specialmente fasti-dioso per l’effetto cumulativo»…

E pensare che stiamo parlando del 2004 e del 2006!

Andrea Pagliari40 anni, naturalista

vive a Brescia

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Donna, media e immagine

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F

e#0Rubriche

orse sarebbe meglio chia-rirsi le idee sul concetto di bellezza. Certo è che, se ci sentia-mo schiavi

dei dettami di questo tempo, una ruga, qualche chilo di troppo, il rilassamento naturale del nostro corpo appare come un handicup grave, al quale è indispensabile porre rimedio ricorrendo a meto-di più o meno invasivi, più o meno

costosi. Ma rincorrere un “format di bellezza” non significa preserva-re la bellezza di cui ognuno di noi è dotato, significa voler “assomi-gliare” a qualcuno e ciò genera nel tempo una forte frustrazione. One-stamente crea un pò d’ansia sentire in televisione o leggere sui giornali che ragazze giovanissime decidono di intervenire chirurgicamente sul proprio corpo per essere come la soubrette tale o l’alttrice talaltra. Ancora più deprimente è il consta-tare che donne famose, visibilmen-te rifatte neghino spudoratamente

di essersi affidate al bisturi di un chirurgo! Molto meglio sarebbe sentirle affermare che hanno deci-so di utilizzare la chirurgia estetica per una scelta propria. Mettendoci la faccia apparirebbero più vere e anche più rispettabili. Gli immensi passi avanti della ricerca scientifica in ambito estetico sono certamente dei vantaggi che è giusto sfruttare, soprattutto in casi in cui le imper-fezioni creano disagio pasicolo-gico. Diventa invece leggermente paranoico il non accettarsi perchè non rispondenti agli stereotipi che ci propinano i media. Fanno molta tristezza quei seni immensi su ragazze giovanissime, quei fon-do schiena tutti uguali che più che scolpiti sembrano clonati, quegli zi-gomi tutti uguali, quelle labbra così gonfie da essere ormai definite “ca-notti”. La bellezza non è solo este-riorità, ma qualcosa che ci contrad-distingue, è un insieme di elementi che vanno coltivati e preservati in ogni fase della nostra vita. L’imper-fezione, se vissuta con amore verso sè stessi, può trasformarsi in valore. Siamo tutti belli a patto che siamo in grado di vedere tale bellezza in noi stessi.

la redazione

Vuoi scrivere alla [email protected]

PRO cONtROIn questa rubrica tratteremo temi di attualità visti dalla parte di chi è “Pro” e di chi è “Contro”. In questo

numero lanciamo il tema sulla bellezza. E’ giusto rincorre la bellezza ad ogni costo oppure è giusto che la bellezza segua il corso della vita?

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ovrà essere un convegno diverso, sia nei contenu-ti, sia nella struttura. La centralita’

del problema. La donna svolge un ruolo centrale nella storia dell’uma-nità per sua caratteristica biologica, ma sarebbe davvero sbagliato pen-sare che questa centralità, sia anche sinonimo di superiorità.Anche l’Uomo svolge un ruolo centrale nella storia dell’umanità, ma pare che questi due univer-si non se ne rendano più conto. Pensiamo sia giunto il tempo di ri-considerare le cose, di rivalutare le complessità in cui ci siamo cacciati non negli anni, ma nei secoli per ri-cominciare su basi completamente diverse, tutte da sperimentare, con l’aiuto di tutti, uomini assoluta-

da aula didattica, dove chi parla è dalla parte opposta di chi ascolta.L’atmosfera informale, non andrà però a scapito della forma e della sostanza. Il pubblico sarà chiamato ad esprimere la propria opinione sugli argomenti esposti in una for-ma inusuale, che permetterà a tutti di esprimere il proprio parere, a patto che ciò avvenga senza inva-sioni di campo, senza aggressioni verbali, senza esercizio di potere.Ai relatori verrà chiesto di trattare i temi con un linguaggio facile e comprensibile, mettendo al bando auto celebrazioni e atteggiamenti saccenti. Gli stessi relatori saranno un esempio per il pubblico di cultu-ra, stile, bon ton e disponibilità.Sarà un convegno dove Chi sa, spiega e non Chi non sa, chiede.

la redazione

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mente compresi. Forse è tempo di deporre le armi per lasciare spazio alla comprensione, forse è tem-po di abbassare i toni, per lasciare spazio all’ascolto “dell’altro”, forse è tempo che i professionisti della comunicazione scendano in cam-po con coraggio e coesione, per porre le basi di un dialogo diverso, più coraggioso e meno “votato allo scoop”, forse è tempo di dare alle donne un messaggio più forte fatto di valori, di diritti e di doveri.E’ indispensabile iniziare a scioglie-re quel gomitolo di complessità che avvolge la nostra società partendo proprio da quel vociare instancabi-le, che sembra ipnotizzare la men-te, dai compromessi e dagli alibi che abbiamo imparato a costruire con grande abilità. Obiettivo del convegno: dimostrare che si pos-sono organizzare eventi e dibattiti all’insegna del buon gusto, della buona educazione e del dialogo su argomenti molto “caldi” quelli che, normalmente, accendono gli animi, alzano i toni, creando quasi sempre dei litigi, più o meno veri. Sarà un evento aperto al pubblico, senza quella fastidiosa atmosfera

Perchè vogliamo organizzare un Congresso? Perchè non basta la comunicazione virtuale e nemmeno una rivista per dar corpo

ad un cambiamento di pensiero. E’ indispensabile il dialogo diretto, immediato e concreto. Noi vorremmo attraverso questo

appuntamento annuale, dimostrare che la donna di cui parlano i media non corrisponde, nella maggior parte dei casi, alla realtà.

Da qui la domanda e il titolo del convegno “Ma di che donna stiamo parlando?

Il cONGRESSO:Ma di che donna stiamo parlando?

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comunica perabbassare i Toni, Alzare i Valori

è un progetto

Social Forum Rivista

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Blulinda srl - Via Gussalli 15 - Brescia - Tel. + 39 030 3580449 Fax. 030 2680899 - email [email protected] - www.blulinda.it

comunica perabbassare i Toni, Alzare i Valori

AttRAVERSO

Convegno Web TV

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