28
DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE Numero 7 – Luglio 2015 Perseguitati Cristiani e minoranze nella morsa fra terrorismo e migrazioni forzate Iraq

DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE - Vatican Insidervaticaninsider.lastampa.it/fileadmin/user_upload/File... · 2015-07-30 · Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pa-kistan, Eritrea

  • Upload
    others

  • View
    0

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE - Vatican Insidervaticaninsider.lastampa.it/fileadmin/user_upload/File... · 2015-07-30 · Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pa-kistan, Eritrea

DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZENumero 7 – Luglio 2015

PerseguitatiCristiani e minoranze nella morsa fra terrorismo e migrazioni forzate

Iraq

Page 2: DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE - Vatican Insidervaticaninsider.lastampa.it/fileadmin/user_upload/File... · 2015-07-30 · Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pa-kistan, Eritrea

INDICE

Introduzione 3

1. Il problema a livello internazionale 5

2. Il problema a livello regionale e nazionale 9

3. Le cause e le connessioni con l’Italia e con l’Europa 11

4. I dati Caritas 15

5. Testimonianze 19

6. La questione 21

7. Le esperienze e le proposte 23

Note 26

A cura di: Francesco Soddu | Chiara Bottazzi | Danilo Feliciangeli | Silvio Tessari | Paolo Beccegato

Testi: Chiara Bottazzi | Danilo Feliciangeli

Hanno collaborato: Danilo Angelelli | Renato Marinaro

Foto: Caritas Internationalis | Chiara Bottazzi | Danilo Feliciangeli

Grafica e impaginazione: Danilo Angelelli

DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

Numero 7 | Luglio 2015

IRAQ | PERSEGUITATI

Cristiani e minoranze nella morsafra terrorismo e migrazioni forzate

Page 3: DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE - Vatican Insidervaticaninsider.lastampa.it/fileadmin/user_upload/File... · 2015-07-30 · Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pa-kistan, Eritrea

«Deve continuare da parte di tutti il cammino spiritualedi preghiera intensa, di partecipazione concreta e diaiuto tangibile in difesa e protezione dei nostri fratelli edelle nostre sorelle, perseguitati, esiliati, uccisi, decapitatiper il solo fatto di essere cristiani. Loro sono i nostri mar-tiri di oggi, e sono tanti, possiamo dire che sono più nu-merosi che nei primi secoli. Auspico che la ComunitàInternazionale non assista muta e inerte di fronte a taleinaccettabile crimine, che costituisce una preoccupantederiva dei diritti umani più elementari. Auspico vera-mente che la Comunità Internazionale non volga losguardo dall’altra parte» 1.

Così pregava Papa Francesco in occasione della recitadel Regina Coeli del 6 aprile 2015, davanti alla folla deifedeli riunita in piazza San Pietro. Un’inquietudinesulla condizione dei cristiani, espressa più volte dal ve-scovo di Roma nel corso del suo pontificato.

Secondo le ricerche di Open Doors (Porte Aperte),organizzazione internazionale che si occupa in par-ticolare dei cristiani perseguitati nelmondo, sono oltre 100 milioni i cristianivittime di discriminazioni, persecuzionie violenze messe in atto da regimi tota-litari o adepti di altre religioni 2. In basealla World Watch List, che elenca in or-dine decrescente secondo l’intensitàdella persecuzione i cinquanta paesi incui i cristiani sono oggetto di violenze,al primo posto si colloca la Corea delNord: le stime sui cristiani imprigionatinei campi di detenzione nordcoreanioscillano fra le 50 mila e le 70 mila per-sone 3. Seguono poi in ordine Somalia,Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pa-kistan, Eritrea e Nigeria, solo per fermarsi ai primi dieci.Sono numeri allarmanti, che nascondono dietro laloro effigie simbolica i volti e le storie di uomini,donne, bambini e anziani marchiati dalla colpa dellafede. N come “nazareno” era la lettera dipinta dai jiha-disti dell’ISIS sulle porte dei cristiani di Mossul, se-conda città dell’Iraq, caduta in mano degli estremistiislamici nell’estate del 2014.

Le minoranze perseguitate,cristiani e non soloLa persecuzione dei cristiani è un fatto nuovo conqueste proporzioni, portato in particolare alla ribaltadai media internazionali dalle brutali torture e deca-pitazioni eseguite dagli uomini mascherati di nerodell’ISIS (Stato islamico dell’Iraq e della Siria). Molta

dell’attuale visibilità è dovuta alle capacità comunica-tive dei seguaci dello Stato islamico, in grado di diffon-dere attraverso social media quali Facebook, Twitter,e canali Youtube, un’efficace strategia del terrore,anima della propaganda di quella che papa Francescoaveva definito come «terza guerra mondiale» 4, al ri-torno dalla suo viaggio in Corea del Sud. Una guerrache terrorizza, ma che è capace di affascinare e di tro-vare adepti. Si tratta di un conflitto frammentato eglobale, articolato in capitoli sanguinosi, che coin-volge in particolar modo, anche se non esclusiva-

mente, il mondo musulmano, inMedio Oriente e altrove.

Se i cristiani sono le vittime piùnumerose, non va trascurato che lepersecuzioni colpiscono molte al-tre minoranze etniche e religiosein varie parti del mondo, popoliche senza alcuna colpa si trovanoad abitare un territorio dove nonsono “voluti” dalla maggioranza.Questo dossier mette in rilievo chenon si tratta solo di “difendere i cri-stiani”, anche se questi sono le vit-time più numerose. Si tratta didifendere la dignità e la libertà di

ogni essere umano, poiché ognuno ha diritto di viveree di godere della protezione giuridica e sociale, nazio-nale e internazionale, non perché appartenente allamaggioranza religiosa/politica/etnica di quel paese, enemmeno perché è una “minoranza”, ma perché tuttigli esseri umani hanno pari dignità.

Questo è un principio che non può essere messoda parte, soprattutto quando si usano le diverse reli-gioni come strumento di egemonia, che, all’ombra deiminareti o dei palazzi del potere, nasconde precisi in-teressi politici ed economici.

Si vuole infatti invitare a una riflessione più pro-fonda: è vero che molte violenze hanno il coloreodioso della persecuzione religiosa ed è altrettantovero che questo tipo di violenza sta crescendo e va de-nunciato perché c’è chi ci crede. Ma è altrettanto im-

3IRAQ | PERSEGUITATI

Introduzione

oltre

100 milionii cristiani vittimedi discriminazioni,persecuzioni e violenzemesse in attoda regimi totalitario adepti di altre religioni

Page 4: DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE - Vatican Insidervaticaninsider.lastampa.it/fileadmin/user_upload/File... · 2015-07-30 · Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pa-kistan, Eritrea

4 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

portante il clima di violenza esistente nel mondo perla pura gestione del potere, del territorio e delle ri-sorse economiche, a prescindere dalle appartenenzereligiose, che diventano solo uno strumento di soste-gno per scopi molto terreni.

L’obiettivo principale di questo dos-sier è contribuire a fare luce sulle causedella persecuzione dei cristiani nelmondo tenendo conto delle variabilieconomiche, culturali e geopolitiche

dei singoli paesi coinvolti, evitando le semplificazioniche prevedono come inevitabile lo scontro di civiltà –l’Oriente e l’Occidente, l’islam e il cristianesimo – o sem-plicemente l’impossibilità di vivere insieme tra culture

diverse. Ed è, al tempo stesso, darevoce alle testimonianze silenziose deitanti cristiani che hanno custodito lafede a rischio della propria vita, unvero «tesoro in vasi di coccio», comeavrebbe detto san Paolo (II Cor. 7).

fra 50e 70 milai cristiani imprigionatinei campi di detenzionenordcoreani

Page 5: DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE - Vatican Insidervaticaninsider.lastampa.it/fileadmin/user_upload/File... · 2015-07-30 · Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pa-kistan, Eritrea

Perseguitare, dal latino persequi, vale a dire tenere die-tro, seguire con costanza. Un verbo che nel suo signifi-cato originario indicava un’accezione positiva, propriadi chi impegna diligentemente le sue energie nel con-seguire un preciso obiettivo. Nel corso del tempo per-sequi ha subito un’evoluzione negativa, diventando ilverbo per eccellenza di chi sceglie di perseguire i propriinteressi a danno dei suoi simili. Un’azione riassunta nel-l’aforisma del commediografo dell’antica Roma, Plauto,«Homo homini lupus», l’uomo è un lupo per l’uomo.

Basta restringere lo sguardo al solo ‘900 per trovareun’applicazione concreta della massima di Plauto. Ilventesimo secolo appare tristemente ricco di uomini,donne, bambini che hanno perso la vita a causa di ge-nocidi, eccidi, violenze e persecuzioni di natura poli-tica, etnica e religiosa. Dallo sterminio degli armeniperpetrato dal popolo turco agli inizi del ’900 all’Olo-causto degli ebrei sotto il regime nazista; dalle perse-cuzioni e discriminazioni delle minoranze Rom e Sintinell’est Europa a quelle compiute in Iraq, Iran, Siria eTurchia a danno dei curdi, il popolo più numerososenza uno stato proprio (sono circa35-40 milioni in vari paesi delMedio Oriente); dal genocidio del-la etnia Tutsi in Ruanda nel 1994 almassacro di Srebrenica, in cui più di8 mila musulmani bosniaci furonotrucidati dalle truppe serbo-bo-sniache sotto la guida del generaleMladiç. Questi sono solo alcuniesempi, dove l’appartenenza reli-giosa non contava o era un chiaropretesto politico, prime avvisagliedel sanguinoso e frammentato sce-nario che caratterizza l’attuale ven-tunesimo secolo. Annose guerrecivili intra-statali trasformano le mi-noranze etniche e religiose in vit-time designate, scelte.

Minoranze perseguitateLe ricerche compiute da MinorityRights Group 5 (MRG), organizza-zione internazionale che da qua-ranta anni realizza studi scientificie campagne informative sulle mi-noranze perseguitate nel mondo,presentano ogni anno la lista deipaesi con il maggior numero dipersecuzioni.

Al primo posto nel rapporto 2015 si trova la Siria.In questo paese è in atto dal 2011 una guerra intestina,inizialmente volta alla destabilizzazione del regime diBashar al-Assad, mentre ora ad essere nel mirino sonoprincipalmente obiettivi politici e le appartenenze re-ligiose – sciiti, alawiti, cristiani, curdi e palestinesi – nontanto come elementi confessionali ma come possibilioppositori politici. Quindi, rispetto a quanto diffusodai media internazionali, i cristiani in Siria sono unadelle numerose minoranze perseguitate non tantocome seguaci del cristianesimo, ma perché si inseri-scono nello scenario di uno scontro politico piùgrande, dominato dalle milizie governative di Assad e

dai gruppi armati rivoluzionari;uno scontro reso ancora più insta-bile dal dilagare, a partire dal 2013,degli adepti dello Stato islamico(ISIS) sul territorio siriano, che in-vece accentua l’aspetto dichiarata-mente persecutorio nei confrontidelle minoranze religiose, etnichee di altri musulmani che non ac-cettano la loro linea estremista.

La seconda posizione dellablack list è occupata dalla Somalia,in cui le minoranze etniche Bantu,Benadiri e Gaboye, insieme a mi-noranze religiose come i pochis-simi cristiani presenti, sono vittimedi marginalizzazione sociale oltre-ché di una sistematica violazionedei diritti umani più basilari, messain atto dai clan maggioritari nelpaese quali Darod, Dir e Hawiye;uccisioni extra-giudiziarie, stupri edecapitazioni nel paese africanosono ormai all’ordine del giorno 6.

Alla Somalia seguono, in ordinedecrescente, Sudan, Afghanistan,Iraq e Repubblica Democratica delCongo. Per quanto riguarda que-ste ultime nazioni, se l’Iraq “gode”

5IRAQ | PERSEGUITATI

1. Il problema a livellointernazionale

Il ventesimo secolo apparetristemente ricco di uomini,donne, bambini che hannoperso la vita a causadi genocidi, eccidi, violenzee persecuzioni di naturapolitica, etnica e religiosa.

... l’appartenenza religiosanon contava o era un chiaropretesto politico ... primeavvisaglie del sanguinosoe frammentato scenarioche caratterizza l’attualeXXI secolo.

Annose guerre civiliintra-statali trasformanole minoranze etniche ereligiose in vittime designate, scelte.

Page 6: DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE - Vatican Insidervaticaninsider.lastampa.it/fileadmin/user_upload/File... · 2015-07-30 · Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pa-kistan, Eritrea

6 7 8 9 10

54321

6 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

I paesi dove aumentano le violenzesulle minoranze

Le ricerche compiute da MRG valutano anche le ten-denze, in positivo o in negativo, dei livelli di violenza.Questi, rispetto al 2014, sono drasticamente aumen-tati in sette paesi del Medio Oriente a causa degli at-tacchi perpetrati dalle milizie dello Stato islamico. La

minaccia dell’ISIS si è infatti diffusa in Libano, Yemen,Egitto, Libia e Afghanistan, mentre si è andata a inten-sificare in Siria e Iraq. Tuttavia dal rapporto di MRGemerge che i civili delle nazioni in questione «hannoda temere maggiormente dai propri governi», comeafferma il MRG.

Nella classifica dei paesi con il maggior numero ela maggiore intensità delle persecuzioni in atto (2015),

Graduatoria dei paesi per numero di forme di persecuzione contro minoranze e gruppi etnico-religiosi colpiti

AFGHANISTAN

hazara, pashtun,tagichi, uzbechi,turcomanni, baluchi,kuchi

SIRIA

Minoranze politiche,sciiti/alawiti, cristiani, curdi, palestinesi

SUDAN

fur, zaghawa, massalite altri nella regionedel Darfur; ngodinka, nuba, beja

IRAQ

sciiti, sunniti, curdi,turkmeni, cristiani,mandei, yazidi,shabak, curdi, bahá’í,rifugiati palestinesi

SUD SUDAN

murle, nuer, dinka,anuak, jie, kachipo

CONGO (R.D.)

hema e lendu, hutu,luba, lunda, tutsi/banyamulenge,batwa/bambuti

PAKISTAN

sciiti (inclusi hazara),ahmadi, hindu,cristiani e altreminoranze religiose;baluchi, mohajir,pashtun, sindhi

MYANMAR

kachin, karenni,karen, mons, rakhine,rohingya, shan,chin zomis, wa

REPUBBLICACENTRAFRICANA

musulmani, cristiani;kaba (sara), mboum,mbororo, gula, aka

SOMALIA

Minoranze etniche,tra cui: bantu,benadiri e varigruppi o “caste”(Gabooye, ...)

Fonte: Minority Rights Group, 2015

attualmente di una certa visibilità mediatica dovuta al-l’onda nera dei massacri perpetrati dall’ISIS, sembra in-vece che l’opinione pubblica abbia cancellato dallamemoria collettiva i restanti tre, compreso l’Afghanistan;un paese che, fino a una manciata di anni fa, si configu-rava agli occhi occidentali come la culla dell’integrali-smo islamico con il volto barbuto di Osama bin Laden.

Ora invece si annovera nella silenziosa schiera dei conflittidimenticati7, come dimenticate sono le 2.959 vittime ci-vili che nel solo 2013 hanno insanguinato l’Afghanistan,segnando un preoccupante aumento del 14% rispettoal passato 20128. Il settimo e ottavo posto sono occupatidal Pakistan e Myanmar, seguiti da Sud Sudan e Repub-blica Centrafricana, per citare i primi dieci paesi.

Page 7: DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE - Vatican Insidervaticaninsider.lastampa.it/fileadmin/user_upload/File... · 2015-07-30 · Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pa-kistan, Eritrea

7IRAQ | PERSEGUITATI

hanno guadagnato significative posizioni Siria, Iraq,Repubblica Centrafricana, Egitto, Cina, Russia e Ucrai-na. In particolare, per quanto riguarda le ultime tre na-zioni citate, è da notare che la Cina ha guadagnatoquest’anno 15 posizioni, andandosi a situare al venti-novesimo posto, preceduta dall’Ucraina, al ventune-simo posto, che ha scalato ben 39 posizioni. I fattipolitici degli ultimi anni quali le continue manifesta-zioni di piazza a Kiev contro l’ingerenza politica di Vla-dimir Putin, la deposizione a furor di popolo delpresidente filorusso Janukovyč e il referendum indi-pendentista vinto dalla Crimea, hanno fortementesurriscaldato l’atmosfera ucraina, portando il neogo-verno a gesti estremi come l’abrogazione immediatadella normativa che tutela le lingue minoritarie del-l’Ucraina: il russo, l’ungherese e il romeno. Paradossal-mente, la crisi ucraina vede confrontarsi due etnieprincipali appartenenti alla stessa religione.

Anche in Russia la situazione politica e sociale in fa-vore delle minoranze non è delle migliori: il paese del-l’ex Unione Sovietica sale di tre posizioni, classificandosial sedicesimo posto. Ad essere oggetto di persecuzionisono le minoranze del Caucaso come ceceni, ingusci,altre popolazioni indigene, insieme a rom ed ebrei.

Violazione della libertà religiosa«Gli atti di violenza commessi in nome della religionecontinuano a dominare la scena dei media internazio-nali. È forte la sensazione che il terrorismo a sfondo re-ligioso non sia soltanto ampiamente diffuso, maanche in netto aumento» 9. Così inizia il rapporto sullaLibertà religiosa nel mondo 2014, a cura della fonda-zione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), isti-tuita nel 1947. In base ai dati raccolti nel periodocompreso dall’ottobre 2012 al giugno 2014, il rapportofotografa il grado di rispetto della libertà religiosa in196 paesi, analizzando le violazioni subite dai fedeli diogni credo, cristiani compresi. Dei 196 paesi presi inesame, in ben 116 si registra un preoccupante di-sprezzo per la libertà religiosa, quasi il 60% del totale.

Nella mappa geografica disegnata dall’ACS, sono ben20 i paesi identificati come luoghi a “elevato” grado diviolazione della libertà religiosa, dove l’espressione dellapropria fede costituisce un pericolo per la vita. In quat-tordici di questi, la persecuzione è a sfondo religioso edè legata all’estremismo islamico, come in Afghanistan,Arabia Saudita, Egitto, Iran, Iraq, Libia, Maldive, Nigeria,Pakistan, Repubblica Centrafricana, Siria, Somalia, Sudane Yemen. Nei restanti sei paesi, ovvero Azerbaigian,Myanmar, Cina, Corea del Nord, Eritrea e Uzbekistan, lapersecuzione religiosa è perpetrata da regimi autoritari.

Dal rapporto emerge anche che nella lista degli statiin cui si registrano gravi violazioni della libertà religiosa,i paesi musulmani rappresentano la maggioranza. Inbase alla graduatoria presentata alla fine del rapporto,

che suddivide i paesi analizzati in quattro categorie se-condo il grado di violazione della libertà religiosa (ele-vato, medio, preoccupante, lieve), l’Asia si conferma ilcontinente dove la libertà religiosa è maggiormenteviolata. In Africa, invece, la tendenza più preoccupantedegli ultimi due anni è rappresentata dalla crescita delfondamentalismo islamico, sotto l’impulso di gruppiterroristici come Al Qaeda nel Maghreb islamico, BokoHaram e al Shabaab; si riscontra inoltre un aumento dicasi di intolleranza religiosa in Egitto, Libia e Sudan.

Cristianesimo: la religione più perseguitatadel pianeta«Il numero dei cristiani perseguitati al mondo oscillatra i 100 e i 150 milioni. Questa cifra, in continuo au-mento, fa del cristianesimo la religione più persegui-tata del pianeta». Così affermava il cardinale Jean-LouisTauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dia-logo interreligioso, in occasione del cinquantesimo an-niversario dell’enciclica Pacem in Terris nell’ottobre2013 10. Purtroppo, nel corso di quasi due anni la situa-zione dei cristiani nel mondo ha subito un ulteriorepeggioramento. La “World Watch List 2015”, redattadalla già citata Open Doors, elenca i primi cinquantapaesi dove i cristiani vengono perseguitati in variomodo, dalla marginalizzazione sociale fino al carcere ealla morte. Le stime ufficiali diffuse dal rapporto 2015mettono i brividi: nel periodo preso in esame, che vadal primo novembre 2013 al 31 ottobre 2014, si calcolache i cristiani uccisi per ragioni strettamente legate allaloro fede siano stati 4.344, mentre il numero dellechiese attaccate per la stessa ragione sia pari a 1.062 11.

In base agli studi condotti da Open Doors, si de-nota una crescita della persecuzione dei cristiani nelmondo, persino in luoghi dove non era particolar-mente marcata nel recente passato, come in alcuneregioni dell’Asia, dell’America Latina e specialmentedell’Africa sub-sahariana. Tra i primi dieci paesi chevantano il triste primario persecutorio contro i cri-stiani, entrano nel 2015 tre stati africani, quali Sudan,Eritrea e Nigeria, segno che l’Africa è uno scenariosempre più centrale nell’ambito della persecuzioneanticristiana. Fonte principale dell’odio verso i cristiani,secondo il rapporto di Open Doors, si conferma esserel’estremismo islamico che alimenta le ideologie dei ca-liffati dell’ISIS in Iraq e Siria e di Boko Haram in Nigeria.Altre fonti di persecuzioni sono la criminalità organiz-zata e la paranoia dittatoriale, che regala alla Corea delNord di Kim Jong-un il primo posto in classifica per iltredicesimo anno consecutivo, con 50-70 mila cristianiimprigionati nei campi di prigionia nordcoreani.

Va ancora una volta ricordata, commentando leliste di Open Doors, la non sempre facile distinzionetra minoranze vittime di una violenza in genere e lapersecuzione di una minoranza in quanto tale.

Page 8: DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE - Vatican Insidervaticaninsider.lastampa.it/fileadmin/user_upload/File... · 2015-07-30 · Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pa-kistan, Eritrea

8 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

In un clima di violenza generalizzata le minoranzeetniche, o religiose come nel caso dei cristiani, corronoun doppio rischio di persecuzione, perché facilmentegiudicate inaffidabili sia dal governo che dalle oppo-sizioni. La percezione e il giudizio dell’osservatoreesterno deve essere prudente, per evitare di gettarebenzina sul fuoco in focolai già ricchi di tensione.

La tabella a destra riporta nella prima colonna laclassifica dei 50 paesi dove i cristiani subiscono lemaggiori persecuzioni, aggiornata al 2015. La secondacolonna riporta graficamente la variazione del pun-teggio assegnato ad ogni paese rispetto al 2014: a unaumento del punteggio, indicato con una frecciarossa, corrisponde a un peggioramento della situa-zione per i cristiani. Viceversa la freccia verde indicaun miglioramento. La terza colonna riporta infine laposizione in classifica di ogni paese nel 2014.

La lista dei paesi viene calcolata in base alla sommadi vari parametri calcolati da Open Doors (pratica difede nella vita privata, nella vita pubblica, libertà diculto, ecc.).

Fonte: Open Doors, 2015

Elenco dei primi 50 paesi dove esiste una forma dipersecuzione contro i cristiani per livello di intensità

2015 Var. punti 2014Corea del Nord 1 1Somalia 2 2Iraq 3 4Siria 4 3Afghanistan 5 5Sudan 6 11Iran 7 9Pakistan 8 8Eritrea 9 12Nigeria 10 14Maldive 11 7Arabia Saudita 12 6Libia 13 13Yemen 14 10Uzbekistan 15 15Vietnam 16 18Repubblica Centrafricana 17 16Qatar 18 19Kenya 19 43Turkmenistan 20 20India 21 28Etiopia 22 17Egitto 23 22Gibuti 24 46Myanmar 25 23Territori Palestinesi 26 34Brunei 27 24Laos 28 21Cina 29 37Giordania 30 26Bhutan 31 31Isole Comore 32 42Tanzania 33 49Algeria 34 32Colombia 35 25Tunisia 36 30Malesia 37 40Messico 38 nuovoOman 39 27Mali 40 33Turchia 41 nuovoKazakistan 42 39Bangladesh 43 48Sri Lanka 44 29Tagikistan 45 45Azerbaigian 46 nuovoIndonesia 47 47Mauritania 48 36Emirati Arabi Uniti 49 35Kuwait 50 38

Page 9: DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE - Vatican Insidervaticaninsider.lastampa.it/fileadmin/user_upload/File... · 2015-07-30 · Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pa-kistan, Eritrea

IL GRANDE MEDIO ORIENTEE LE GUERRE CONFESSIONALI

Come visto precedentemente, tra i primi 10 paesi almondo in cui le minoranze sono a rischio, ben 8 sonoin quella regione che nel linguaggio geopolitico vienedefinita “Grande Medio Oriente”. Si parla di una vastaarea che comprende il Medio Oriente classico ma chesi estende fino al nord Africa, al Corno d’Africa, con ilpiù che ventennale conflitto in Somalia, e anche allaTurchia, all’Iran, all’Afghanistan, al Pakistan e al Sudan.Una regione che ha visto nella storia recente unadrammatica e continua serie di guerre e conflitti e incui oggi dominano l’instabilità politica e le formazioniterroristiche, prima fra tutti il Califfato nero dello Statoislamico, il famigerato ISIS.

La mancata tutela dei diritti umani basilari, comela libera espressione religiosa, non è purtroppo unproblema nuovo nella regione del “Grande MedioOriente” e tantomeno legato esclusivamente al terro-rismo di matrice islamica. In Paesi come l’Afghanistan,il Pakistan, l’Iraq, la Somalia maanche l’Arabia Saudita e il Qatar lalibertà religiosa è soggetta a moltilimiti, così come altre forme di di-ritti civili, non solo a danno dei cri-stiani, ma a danno di qualsiasi altraminoranza (spesso musulmana,ma di gruppo diverso dalla mag-gioranza) o di religione diversa dalregime dominante.

Proprio nei rapporti di potere sisitua una chiave di lettura impor-tante. In Paesi non governati da unsistema democratico, chi sta al po-tere ha tutto l’interesse a non ga-rantire la tutela dei diritti fonda-mentali, tra cui la libertà di espres-sione religiosa, e favorire così i gruppi etnici o religiosisu cui il potere si appoggia e trae consenso.

La storia recente di questa regione è purtroppo pienadi episodi drammatici, come lo sterminio del popolocurdo e yazida ad opera del regime di Saddam Husseinnegli anni ‘80 in Iraq, o singole storie di martirio 12.

Le “primavere arabe”L’instabilità della regione è aumentata a partire dallecosiddette “primavere arabe” del 2011, che hanno com-portato, a seguito di proteste violente, morti e distru-zione, la caduta di regimi dittatoriali in Egitto, Libia,

Tunisia e da cui sono scaturite guerre tuttora in corsoin Siria, Iraq e Yemen. La deposizione dei regimi ditta-toriali presenti in Libia, Tunisia, Egitto, responsabili dicontinue e gravissime violazioni dei diritti umani, nonha però purtroppo portato democrazia e pace, anzi,questi fatti hanno sconvolto il precario equilibrio geo-politico del Grande Medio Oriente, riacutizzandol’eterno scontro all’interno del mondo musulmano trasunniti e sciiti, e le rivalità tribali.

Non si tratta di un confronto su dogmi teologici,ma di una legittimazione dell’autorità politico-reli-giosa che divide il mondo islamico dal suo nascere eche diventa un conflitto per l’egemonia regionale sulle

risorse, in particolare l’Arabia Sau-dita (guidata da una monarchiasunnita) e l’Iran (guidato da un go-verno di confessione sciita). Tutti iconflitti in atto nel Medio Orientevanno letti anche alla luce di que-sta antica rivalità religiosa, inprimo luogo quello combattuto inSiria, campo di battaglia tra sciiti,che sostengono il regime di Assad,e i sunniti, che hanno visto nelle ri-volte contro il regime, scoppiate inseguito alla “primavera araba”, l’oc-casione per deporre il governofilo-sciita di Assad.

Un’analisi geopolitica e storicadelle guerre in corso nel Grande

Medio Oriente (Siria, Iraq, Yemen e i vari focolai in Li-bano) e delle persecuzioni in atto a danno delle mino-ranze religiose o etniche (cristiani, yazidi, curdi, fra glistessi musulmani) ci porta a concludere che siamo difronte a dei conflitti interpretabili anche come scontrisu base confessionale combattuti prima di tutto all’in-terno dei due grandi gruppi del mondo islamico, main cui le molte minoranze etniche e religiose che po-polano questa regione, dove sono nate le grandi reli-gioni monoteiste, finiscono vittime delle violenzeproprio perché capri espiatori da eliminare per impos-sessarsi delle loro proprietà.

2. Il problema a livelloregionale e nazionale

9IRAQ | PERSEGUITATI

In Paesi non governatida un sistema democratico,chi sta al potere ha tuttol’interesse a non garantirela tutela dei dirittifondamentali, tra cuila libertà di espressionereligiosa, e favorire cosìi gruppi etnici o religiosisu cui il potere si appoggiae trae consenso

Page 10: DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE - Vatican Insidervaticaninsider.lastampa.it/fileadmin/user_upload/File... · 2015-07-30 · Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pa-kistan, Eritrea

FOCUS IRAQ: CRISTIANI PERSEGUITATI

Lo stesso Iraq, con la caduta di Saddam Hussein, dit-tatore che nei primi anni ‘80 aveva preso il potere gui-dando il partito Baath, in teoria di ispirazione laica, difatto sunnita, si è trovato inghiottito in una spirale diviolenza settaria tra sciiti (maggioritari, ma emarginatidurante la dittatura di Saddam) e sunniti (minoritarima dominanti fino alla caduta del dittatore), che dal2003 ha prodotto un flusso continuo di morte e distru-zione, fino all’arrivo dell’ISIS nell’estate 2014.

Una tragedia che ha coinvolto tutto il popolo ira-cheno, causando, a fine 2014, un esodo di più di 4,2milioni fra rifugiati e sfollati, po-nendo l’Iraq ai primi posti nel-l’elenco dei Paesi con più profughi,insieme con la Siria e l’Afghanistan(UNHCR, report 2015).

La persecuzione delle minoranzein Iraq non è quindi legata solo aglisviluppi degli ultimi anni e di certonon è iniziata con l’arrivo dell’ISIS. Leminoranze erano perseguitate giàdurante il regime di Saddam Hussein, che per mante-nere al potere il suo partito Baath, non risparmiò per-secuzioni e stragi, a danno di sciiti, yazidi e più di tuttialla popolazione curda, oggetto di sterminio anchecon armi chimiche (massacro di Halabija, marzo1988 13).

La fine del regime di SaddamIl regime di Saddam Hussein, seppur attraverso vio-lenze e stragi, riusciva tuttavia a mantenere un equili-brio nel paese. Con la sua caduta, successiva all’in-vasione di USA e Gran Bretagna del 2003, il conflittoconfessionale tra sunniti e sciiti esplode incontrollato.L’esplosione di violenza diventa una guerra di tutticontro tutti, soprattutto nelle aree del paese menoomogenee, come la capitale Baghdad, ma al tempostesso «ci furono evidenti persecuzioni contro identi-ficabili gruppi religiosi, settari, politici e etnici, in par-ticolare i cristiani e gli yazidi» 14.

In questo contesto di lotta senza quartiere, le mino-ranze finiscono vittime di tutte e due le parti in con-flitto: ognuno è identificato con la propria originereligiosa, costretto a rinchiudersi in casa e guardarsi dalproprio vicino. Intere aree, un tempo miste, sono stateridisegnate su base confessionale: il sud del paese sciita,l’ovest sunnita, il nord ai curdi. E le minoranze, in parti-colare cristiani, si concentrano nella Piana di Ninive, vi-cina a Mossul, insieme agli yazidi, o fuggono all’estero,in Libano, in Giordania, in Siria, i più fortunati in Europa,Stati Uniti, Canada, Australia… paesi in cui non sonopiù oggetto di violenza a causa della loro fede.

Estate 2014: l’ISIS conquista Mossule la piana di NiniveProprio la piana di Ninive nell’estate del 2014 cadesotto il controllo dell’ISIS, che erige un califfato gui-dato da Al Baghdadi. Viene creato un regime gover-nato dalla legge coranica interpretata in modoviolento, e viene emesso un editto contro i non mu-sulmani, che offriva tre scelte: conversione all’islam,accettazione del regime giuridico “Dhimmi” (unanorma che prevede la protezione in cambio del paga-mento di una tassa mensile detta “jizya”) oppure lamorte a fil di spada.

La quarta opzione, non prevista ufficialmente, davala possibilità di lasciare tutto e partire:avere salva la vita, ma perdere persempre la propria terra e i propri averi.Questa possibilità non era dettata daragioni umanitarie, ma da interessieconomici e strategia militare. In que-sto modo lo stato islamico si è appro-priato delle ricchezze di migliaia dipersone, ha ripulito senza sforzi il pro-prio territorio da minoranze che po-

tevano diventare pericolose, e al tempo stesso hacausato un danno enorme ai paesi vicini, caricandolidel peso di dover assistere centinaia di migliaia di ri-fugiati.

Tra giugno e agosto 2014, ben 485 mila personesono fuggite da Mossul e 793 mila dalla regione dellaPiana di Ninive. Erano famiglie che portavano con sésolo gli abiti e le scarpe. Tra di loro, secondo le stimeche abbiamo raccolto, circa 110 mila cristiani, oltre agliyazidi, gli sciiti e i shabaks, tutte minoranze religiosenon tollerate nel nuovo califfato.

Fino al 2003, prima dell’invasione da parte di USAe Gran Bretagna, c’erano in Iraq circa 1,4 milioni di cri-stiani, mentre a maggio 2015 le stime ne registranocirca 300 mila (fonte: Aid to Church in Need Interna-tional; secondo le stime ufficiali di Open Doors i cri-stiani sarebbero intorno ai 330 mila 15).

10 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

La persecuzionedelle minoranze in Iraqnon è legata solo aglisviluppi degli ultimi annie di certo non è iniziatacon l’arrivo dell’ISIS

I CRISTIANI IN IRAQ

anno 2003: 1,4 milioni

anno 2015: 300 mila

Page 11: DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE - Vatican Insidervaticaninsider.lastampa.it/fileadmin/user_upload/File... · 2015-07-30 · Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pa-kistan, Eritrea

Come visto nel precedente paragrafo, la sorte dei cri-stiani dell’Iraq si colora sempre più di tinte fosche chenon lasciano presagire nulla di buono. Detti anche“nazara” (probabilmente da “nazareno”, da cui la N concui sono segnate le case dei cristiani), sono vittime in-dirette di una guerra spietata tra musulmani sunniti esciiti, che sta portando all’epurazione fisica e culturaledi intere comunità di fedeli che per due millennihanno popolato la biblica Piana di Ninive.

Alla luce di questi drammatici eventi viene da chie-dersi come la “cristiana” Europa stia reagendo alla per-secuzione dei suoi fratelli nella fede. Dopo la strage diCharlie Ebdo avvenuta lo scorso 7 gennaio per manodei kalashnikov dei fratelli franco-algerini Kouachi,sembra che il vecchio continente si sia ancor più ripie-gato su sé stesso. Se non c’è peggior sordo di chi nonvuol sentire, l’Europa continua a fingersi audiolesa, in-dicando nell’islamismo radicale la principale ragionedella persecuzione contro i cristiani del Medio Oriente.L’islam radicale è sicuramente a livello mondiale ilprincipale artefice dell’odio anticristiano, ma non è ilsolo, come è stato posto in rilievo. In alcune zonedell’America Latina i seguaci di Cristo sono un targetscelto dalle gang di narcotrafficanti perché con il lorocredo rovinano la “piazza” al mercato della droga 16.

Perché perseguitare i cristianiMa allora perché i cristiani nel mondo sono semprepiù spesso vittime di persecuzioni e violenze? Se-condo John Allen Jr, vaticanista del Boston Globe, sipossono rintracciare quattro ragioni 17 fondamentali.1. In primo luogo perché i cristiani sono la “minoranza

maggiore” del mondo. Secondo alcune stime rela-tive al 2014, i cristiani nel mondo sarebbero circa2,3 miliardi, costituendo in questo modo quasi unterzo della popolazione umana, superando per nu-mero i musulmani, pari a circa 1,7 miliardi. Quindi,se tanto grande è il numero dei cristiani nel mondo,alta sarà anche la cifra delle discriminazioni e attac-chi cui sono oggetto.

2. In secondo luogo perché le principali zone di cre-scita della cristianità si trovano in territori extraoc-cidentali, dove il più delle volte questa espansioneviene percepita come una minaccia volta a sovver-tire l’identità del paese accogliente: come ad esem-pio in Cina, dove il cristianesimo pentecostale sidiffuse a partire dall’ultimo quarto del ventesimosecolo, è inteso come un «rischio per il potere delloStato, ufficialmente ateo e monopartitico» 18. Ocome negli stati settentrionali della Nigeria, dove

la crescita dominante del cristianesimo assume lesembianze di una minaccia alla posizione social-mente dominante dell’islam.

3. In terzo luogo, in numerose parti del mondo i cri-stiani si identificano come minoranza etnica oltre-ché religiosa, elemento discriminante che di fattoaumenta il fattore persecutorio in quei paesi in cuidemocrazia e rispetto dell’individuo sono valori al-quanto labili. Ad esempio in Birmania, dove i cri-stiani dei gruppi etnici Chin e Karen sono consi-derati dissidenti del regime e subiscono regolar-mente arresti, torture, condanne ai lavori forzati euccisioni. In Corea del Nord, in cui nel corso di ses-sant’anni di delirante regime, si calcola che sia pra-ticamente sparita la comunità cristiana, stimata acirca 300 mila persone.

4. L’ultima ragione della guerra contro i cristiani èquella, per noi europei, più significativa; quella che,come una lama affilata, va a toccare una ferita nonsanata. In molti paesi dire “cristianesimo” equivalea “Occidente”. Chi, per vari motivi, nutre sentimentiantioccidentali, prima di intraprendere lunghi e co-stosi viaggi con l’obiettivo di attaccare i luoghi sim-bolo come il Parlamento europeo o la Casa Bianca,preferisce sfogare le proprie frustrazioni sui cri-stiani locali, che diventano così l’occidentale locale,il nemico “a chilometro zero”. Peraltro il terrorismoha dimostrato ormai di potere superare facilmentele difficoltà di spostamento o i controlli di sicu-rezza, come mostra sempre più spesso la cronaca.

Minoranze perseguitate: l’Europae la geopolitica internazionale L’Europa e noi, cittadini europei, non possiamo chiu-dere gli occhi davanti a uno scenario geopolitica-mente molto complesso in cui le potenze mondialivantano specifici interessi sul cosiddetto “Siraq”, comeviene definito l’insieme Siria-Iraq nei laboratori stra-tegici occidentali. A cominciare dall’Arabia Saudita eIran, contrapposte nella rivalità per il predominio deiterritori del Golfo, che, a partire da questo epicen-tro, influenza gli equilibri precari di molti paesi del

3. Le cause e le connessioni con l’Italia e con l’Europa

11IRAQ | PERSEGUITATI

Page 12: DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE - Vatican Insidervaticaninsider.lastampa.it/fileadmin/user_upload/File... · 2015-07-30 · Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pa-kistan, Eritrea

Grande Medio Oriente, dall’Afghanistan, allo Yemen,alla Libia.

In questo contesto così conflittuale, i gruppi di isla-misti radicali, i jihadisti, ISIS compreso, avevano tro-vato spazio anche con il supporto di Stati Uniti e divarie nazioni europee 19, ma da elementi manovrabilisi sono trasformati in soggetti autonomi. In particolarel’ISIS, che continua la sua presenza nei territori delSiraq e grazie a un’eccezionale strategia comunicativaha assunto il ruolo di faro per i tanti gruppi jihadistinel mondo arabo, i quali a loro volta sfruttano il “mar-chio di successo” 20 del califfato dell’ISIS.

Per comprendere il terreno di cultura dove l’ISIS hatrovato lo spazio per crescere, si accenna alla presenzae al ruolo di altri elementi: la Turchia pare avere abbandonato le sue mire

espansionistiche verso la Siria di Assad, anche sel’intelligence turca rifornisce di armi e munizioni iribelli siriani, come documentato dallo scoop delquotidiano turco Cumhuriet 21;

la Russia invece continua a sostenere il governo si-riano, suo stabile partner commerciale oltre che“occhio” russo sul Medio Oriente;

gli USA, alcontrario, insieme all’Europa, criticanofortemente la politica di Assad.Non è facile orientarsi in questo ginepraio, ma vi è cer-

tamente una miscela di idee estremiste, di interessi con-creti e... «la geopolitica può forse più della psicoterapia»22.

Questo può aiutare le nostre opinioni di europeinon solo nei confronti della “natura” del jihadismo(compreso quello domestico), ma anche nei confrontidi quelle minoranze etniche e religiose perseguitatenei loro paesi d’origine da regimi scellerati e da inte-gralismi religiosi che a loro volta, nelle società in cui siannidano, generano violenze,sottosviluppo e fame.

Minoranze, spesso cristiane,che assumono ai nostri occhioccidentali le sembianze deitanti migranti in fuga da guerreintestine e che guardano all’Eu-ropa come la terra promessa.Chiudere le frontiere nazionalia chi chiede aiuto non può essere la soluzione né per ildramma delle migrazioni, né per le violenze di una co-siddetta “guerra santa”.

Se il «terrorismo è la continuazione della dispera-zione politica con altri mezzi» 23, indubbiamente dacondannare, le migrazioni sono il risultato, con il voltoumano, di politiche perseguite dai paesi poveri nellasostanziale indifferenza dei paesi ricchi.

Lanciare sciocche campagne mediatiche control’islam e i migranti di fede musulmana, equivale a met-tere la testa sotto la sabbia. Scambiare questi ultimiper orde islamiche che, oltre a «rubarci il lavoro» por-tano il «terrorismo a casa nostra» secondo gli sloganpiù gettonati, e limitarsi alla ricerca di soluzioni piùsofisticate per garantire la sicurezza, è controprodu-cente.

L’Europa e l’intolleranza religiosaLe rivolte delle banlieue parigine rappresentano uncaso studio per tutta l’Europa (vedi riquadro nella pa-gina successiva); un continente in cui crescono discri-minazioni e intolleranze religiose e minacce allalibertà di coscienza.

Sembra che l’articolo 9 della Convenzione europeadei Diritti dell’uomo, che garantisce la libertà di pen-siero, di coscienza e di religione, sia una norma pocoseguita, se non sistematicamente violata. Il rapportosulla libertà religiosa nel mondo, redatto dalla Fonda-zione Aiuto alla Chiesa che soffre, ha registrato unforte declino della stessa libertà religiosa nell’area nor-deuropea; tanto che Paesi universalmente noti per laloro liberalità e democraticità, come Norvegia, Dani-marca, Svezia, Regno Unito, Francia e Paesi Bassi, com-paiono nella lista dove «il grado di violazione dellalibertà religiosa» è «preoccupante» e in «peggiora-mento» 24.

Anche l’Italia è coinvolta, seppur in minor misura,in questa parabola discendente verso una minore tol-leranza e rispetto reciproco.

La violazione della libertà religiosa può essere in-tesa in Europa e nel mondo come campanello d’al-larme di un’intolleranza diffusa verso chi è “altro” da

noi. Secondo una riuscitis-sima metafora di ElliotAdams, membro della Com-missione statunitense per lalibertà religiosa internazio-nale, la libertà religiosa ècome «il canarino in una mi-niera di carbone» 25: se il vola-tile muore, vuol dire che l’aria

è diventata irrespirabile e l’ambiente invivibile. Infatti,secondo Elliot Adams «poiché spesso la libertà reli-giosa è il diritto che viene calpestato per primo, la sipuò paragonare al canarino usato un tempo nelle mi-niere di carbone: segnala che presto ci verranno sot-tratte altre libertà… Difendere la libertà religiosa nelmondo non è solo un obbligo legale o una legge mo-rale: è una necessità pratica» 26.

12 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

Chiudere le frontiere nazionalia chi chiede aiuto non può esserela soluzione né per il drammadelle migrazioni, né per le violenzedi una cosiddetta “guerra santa”

Page 13: DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE - Vatican Insidervaticaninsider.lastampa.it/fileadmin/user_upload/File... · 2015-07-30 · Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pa-kistan, Eritrea

13IRAQ | PERSEGUITATI

IL CASO STUDIO: FRANCIA, DALLE RIVOLTE NELLE BANLIEUE DEL 2005 A “CHARLIE EBDO”

I fatti di Charlie Ebdo sembrano un’evoluzione, ag-gravata dal fanatismo religioso, degli eventi chesconvolsero Parigi esattamente dieci anni fa. Nel2005, infatti, i figli di immigrati nordafricani e magre-bini (quindi francesi a tutti gli effetti) diedero fuocoad auto, autobus, prendendo di mira banche e centricommerciali della capitale. Le cause scatenanti fu-rono la morte di Zyed e Bouna, due adolescenti ri-masti folgorati in una cabina elettrica mentrecercavano di fuggire agli agenti di polizia a Clichy-sous-Bois, e le dichiarazioni dell’allora ministro del-l’Interno Nicholas Sarkozy, che ebbe la malaugurataidea di chiamare quei giovani «teppaglia». Fu allorache la Francia, che si illudeva di riuscire nella politicaintegrazionista cullata dal motto nazionale «egalité,fraternité, liberté», prese coscienza della dura realtàsegregata. I due mondi – quello dei cittadini francesi

“perbene” e quello dei giovani figli di immigrati –non solo non si parlavano, ma non trovavano nem-meno un vago canale di comunicazione. La rabbiadei giovani magrebini e nordafricani delle banlieue,scrisse allora su Le Monde il sociologo Michel Wi-viorka, «non nasce dallo sfruttamento del lavoro, madall’esclusione e dalla precarietà» 27. Il vero problema,quindi, non era tanto la povertà materiale, quanto lapermanente ghettizzazione sociale e psicologica 28;vale a dire la consapevolezza di essere cittadini diserie B, unita all’assenza di prospettive che vivonogli immigrati di seconda e di terza generazione inFrancia. Tuttavia la causa di ogni male era facilmenterintracciabile nell’incapacità della politica francesedi ascoltare e dare voce alla rabbia dei giovani immi-grati, in un progetto politico nazionale efficiente eda affrontare anche a livello internazionale.

Page 14: DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE - Vatican Insidervaticaninsider.lastampa.it/fileadmin/user_upload/File... · 2015-07-30 · Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pa-kistan, Eritrea
Page 15: DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE - Vatican Insidervaticaninsider.lastampa.it/fileadmin/user_upload/File... · 2015-07-30 · Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pa-kistan, Eritrea

DATI CARITAS IRAQ

Famiglie cristiane irachene sfollate da Mossule dalla Piana di Ninive verso il KurdistanDati giugno 2015

Dal giugno all’agosto 2014 circa 1,3 milioni di personesono fuggite da Mossul e dalla Piana di Ninive, tro-vando rifugio nella regione semi-autonoma del Kur-distan, nel nord iracheno. Caritas Iraq, così come lediocesi della regione, sin dalle prime settimane parte-cipa all’enorme sforzo umanitario, portando assi-stenza a questa enorme massa di sfollati. Almeno 130mila sono cristiani, quasi tutti i residenti, fuggiti inpoche ore, assieme ai loro sacerdoti e al Vescovo, eportando con sé solo quello che potevano trasportare.

Nel mese di maggio 2015 Caritas Iraq ha condottouno studio sulla situazione in particolare delle famigliecristiane, dopo quasi un anno dalla fuga dalle loro case.Il sondaggio è stato condotto su un campione di 200famiglie, accolte in campi per sfollati in container si-stemati come alloggi.

Situazione generaleSecondo lo studio, si tratta generalmente di famiglienumerose: il 56% degli sfollati appartiene ad una fa-miglia con almeno 5 membri, mentre solo lo 0,7% èsingle. Il 52% viene dalla città di Qaraqosh, il 33% daaltri villaggi della Piana di Ninive e il 25% da Mossulcittà.

Secondo molte testimonianze, a Mossul città la situa-zione per i cristiani era diventata pericolosa da tempo,molto prima del giugno 2014. Infatti molti dei cristianidella Piana di Ninive vi si erano trasferiti da pochi anni,proprio perché si sentivano più sicuri a vivere in villaggia maggioranza cristiana. La situazione finanziaria dellefamiglie ovviamente è drammatica: il 32% dichiara di nonavere alcuna fonte di reddito, il 53% vive con un redditoinferiore ai 450 euro al mese, mentre solo il 2,85% di-chiara di avere un reddito superiore a 700 euro mensili.

Le ragioni dell’esodoTutti sono fuggiti dalle loro case per paura dell’ISIS. Il10% ha subito minacce di morte dirette, il 13% è fug-gito perché il proprio villaggio era stato attaccato dal-l’ISIS, mentre il restante 77% è riuscito a mettersi insalvo prima dell’arrivo dell’ISIS, quindi senza subireviolenze dirette (questo dimostra anche come abbiafunzionato la “strategia del terrore” messa in atto dalCaliffato, che incute così tanta paura alle proprie vit-time che quasi tutti scappano ancor prima che arrivi).

4. I dati Caritas

15IRAQ | PERSEGUITATI

Condizione delle famiglie irachene sfollate nel Kurdistan

COMPOSIZIONEDELLE FAMIGLIE 56% > 5 membri Solo 0,7% single

PROVENIENZAGEOGRAFICA 52% da Qaraqosh 33% da altri villaggi

della piana di Ninive 25% da Mossul

REDDITO DELLEFAMIGLIE SFOLLATE 32% non ha alcun reddito 53% ha un reddito inferiore

a 450 euro mensili2,85% ha un redditosuperiore a 700 euro

RAGIONI DELL’ESODO 10% ha subito minaccedi morte diretta

13% è fuggito perché il propriovillaggio è stato attaccato dall’ISIS

77% è fuggito primadell’arrivo dell’ISIS

I bisogniCome illustrato nella tabella seguente, il 44% delle fa-miglie intervistate ha messo al primo posto tra i biso-gni quello economico: quasi nessuno è riuscito afuggire portando con sé risparmi o cose di valore, equasi nessuno è riuscito a trovare un lavoro dignitosoche permetta di coprire i bisogni primari della famiglia.Moltissimi lamentano condizioni di alloggio precarie:

senza una adeguata fornitura di corrente elettrica il15%, insicuro e non salubre nel 13% dei casi, senzaacqua corrente e servizi igienici nel 12% dei casi. Il 7%del campione ha inoltre evidenziato gravi problemi disalute e un bisogno costante di cure mediche.

Un dato interessante e drammatico riguarda il soste-gno psicosociale: il 3% degli intervistati dichiara diaverne bisogno, una percentuale apparentemente

Fonte: Caritas Iraq, maggio 2015

Page 16: DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE - Vatican Insidervaticaninsider.lastampa.it/fileadmin/user_upload/File... · 2015-07-30 · Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pa-kistan, Eritrea

16 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

bassa, ma paragonata al contesto culturale, in cui lostigma per i problemi psicologici è ancora molto alto,che il 3% della popolazione dichiari questo tipo di biso-gno è un fatto estremamente grave, che segnala unadiffusione del fenomeno molto ampia. Infine solo l’1%della popolazione dichiara di non avere cibo a suffi-cienza, probabilmente grazie al continuo sostegno delleorganizzazioni umanitarie. Da notare anche che il 5%degli intervistati si dichiara molto preoccupato perchéad un anno dall’inizio dell’emergenza queste personeregistrano una forte riduzione dell’aiuto umanitario.

DATI CARITAS LIBANO

Famiglie cristiane irachene fuggite dall’Iraqprima dell’estate 2014Dati giugno 2014

La diaspora irachena coinvolge moltissime famiglieche hanno lasciato per sempre il proprio paese, cer-cando un futuro migliore all’estero. Molti si sono river-sati nei paesi della regione e in Libano in particolarearrivano moltissimi iracheni cristiani, che lì si sentonopiù tutelati rispetto agli altri Paesi mediorientali. Unrecente studio di Caritas Libano, condotto prima delloscoppio dell’emergenza a Mossul e nella Piana di Ni-nive, evidenzia come i cristiani che fuggono dall’Iraqsiano un fenomeno relativo non solo all’ultimo anno,ma ovviamente in forte aumento negli ultimi 12 mesi.Se fino a giugno 2014 i cristiani iracheni assistiti da Ca-ritas Libano rappresentavano il 43% del totale dei be-neficiari, nell’ultimo anno le famiglie cristiane arrivatenel Paese dei cedri sono state 1.958 e 603 le famigliemusulmane, cioè più dell’80%.

Situazione generale Lo studio evidenzia come la stragrande maggioranzadelle famiglie irachene, poco più del 75%, entri in Li-

bano regolarmente, ma il 70% non ottiene il permessodi soggiorno. Dopo tre mesi di permanenza diventairregolare, perdendo ogni possibilità di integrazionesociale ed economica.

La prima conseguenza di questa irregolarità è la di-soccupazione, infatti solo il 51% del totale degli ira-cheni presenti in Libano ad agosto 2014 dichiarava diavere un lavoro. In molti casi si tratta di un lavoro innero, con uno stipendio medio di 400 dollari al mese,quando il il costo della vita per una famiglia di 4 per-sone si aggira tra 1.000 e 1.200 dollari al mese (solo pergli affitti si pagano in media 600 dollari al mese). In que-sta situazione, quel poco che si è riusciti a portare consé dalla fuga del Paese di origine finisce in fretta; dopoun anno di permanenza in Libano il 71,8% delle fami-glie dichiara di trovarsi in condizioni peggiori di quandoera arrivato e il 53,8% è stato costretto a vendere i pochibeni di valore posseduti (soprattutto i gioielli).

La saluteLa precaria situazione economica si ripercuote sullasalute: il 43% delle famiglie ha almeno un membrocon problemi di salute cronici e il 20% almeno unmembro con disabilità permanente. La salute psichicarisente particolarmente dei traumi subiti e delle soffe-renze, descrivendo i sintomi caratteristici dello stresspost-traumatico da stress (PTSD).

I minoriNon è facile essere bambini iracheni, sia per chi ri-mane nel proprio Paese sia per chi è costretto a fug-gire. Il 30% dei bambini non va a scuola, nel 70% deicasi per i costi insostenibili, per il 14% per atti di discri-minazione o di bullismo, per l’8% a causa di difficoltàlinguistiche. Inoltre, quasi un bambino su dieci (il9,8%) è costretto a lavorare, per contribuire al mante-nimento della famiglia.

Le ragioni dell’esodoNon si tratta di migranti economici, né di famiglie chefuggono in cerca di fortuna, come noi italiani nel ‘900,ma di famiglie che fuggono da violenze e minacce. In-fatti, nonostante le difficili condizioni socio-economichedell’Iraq, solo un terzo degli intervistati nel propriopaese faceva fatica a mantenere dignitosamente la fa-miglia, mentre il 40% aveva una casa di proprietà eun’automobile.

Gli iracheni fuggono perché l’84,6% ha subito mi-nacce dirette alla propria vita o alla propria sicurezza eil 67,2% è sopravvissuto ad atti di violenza; tra questi,l’86% sono i cristiani. La maggior parte delle violenzesubite riguarda atti contro le persone e non danneg-giamenti di proprietà. Questo fa pensare ad azioni inti-midatorie volte a far fuggire le persone per appropriarsidei loro beni (case, macchine, terreni, bestiame, …).

Principali bisogni delle famiglie cristiane intervistate(valori percentuali)

Bisogni Famiglie

Bisogni economici 44%

Mancanza di corrente elettrica 15%

Alloggio insicuro e insalubre 13%

Condizioni igienico-sanitarie non adeguate 12%

Problemi di salute, bisogno di assistenzamedica 7%

Preoccupazione per la diminuzionedell’aiuto umanitario ricevuto 5%

Bisogno di sostegno psico-sociale 3%

Insicurezza alimentare 1%

Fonte: Caritas Iraq

Page 17: DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE - Vatican Insidervaticaninsider.lastampa.it/fileadmin/user_upload/File... · 2015-07-30 · Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pa-kistan, Eritrea

17IRAQ | PERSEGUITATI

Fonte: Caritas Libano, giugno 2014

I bisogni e l’aiuto Caritas in LibanoAnche in Libano i bisogni delle famiglie irachene ri-guardano beni primari, relativi all’alloggio, alla salutee all’educazione. In più si evidenzia un bisogno rela-tivo alle spese legali, poiché quasi tutti vogliono farerichiesta di protezione internazionale ed essere accoltiin paesi occidentali.

Ovviamente, nessuno degli intervistati pensa di tor-nare a breve in Iraq, ma i Paesi confinanti, soprattuttoLibano e Giordania, non sono visti come una meta diarrivo, bensì come passaggio verso “l’occidente”, per

ragioni economiche e di sicurezza. Il 21,5% dei rifugiatiiracheni non si sente al sicuro in Libano a causa deiconflitti regionali e il 66,7% si sente «molto preoccu-pato» che il conflitto si possa estendere a questo Paese.

Fonte: Caritas Libano, giugno 2014

Condizione delle famiglie irachene sfollate in Libano

STATUS GIURIDICOIN LIBANO

24,2% è entratoillegalmente

64,9% non hapermesso di soggiorno

50,5% dei bambininon ha certificato dinascita

48,8% nonha certificatodi matrimonio

SITUAZIONEECONOMICAIN LIBANO

51% è occupato Stipendio medio400 dollari mensili

71,8% dopo un annoin Libano dichiara ditrovarsi in condizionipeggiori di quandoè arrivato

53% è costrettoa vendere i pochibeni di valore

SITUAZIONEECONOMICAIN IRAQ

40% aveva casadi proprietà

39,5% avevaun’automobile

36,8% aveva redditosufficiente per una vitadignitosa

SALUTE MENTALEE FISICA

57,1% lamentadisturbi del sonno

59,3% molto spessosi sente depresso

52,1% molto spessosi sente impaurito

61,6 molto spesso sisente senza speranza

47,9% molto spessosoffre di attacchidi panico

43% delle famiglie haalmeno un membrocon problemi di salutecronici

66,5% molto spessosi sente nervosoe ansioso

20% ha almenoun membro condisabilità permanente

I MINORI 30% dei minori in etàscolare non frequentaalcuna scuola

9,8% è costrettoa lavorare

50,5% non hacertificato di nascita

LE RAGIONIDELL’ESODO

84,6% ha subitominacce dirette

67,2% è sopravvissutoad atti di violenza

86% di chi ha subitoviolenze è cristiano

Principali bisogni delle famiglie cristiane irachenerifugiate in Libano (valori percentuali)

Bisogni Famiglie

Aiuti economici per pagare l’affitto 80%

Aiuti per coprire le spese mediche 57%

Aiuti per coprire le spese scolastiche dei figli 45%

Aiuti per coprire le spese legali(relative allo status giuridico) 18%

Page 18: DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE - Vatican Insidervaticaninsider.lastampa.it/fileadmin/user_upload/File... · 2015-07-30 · Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pa-kistan, Eritrea
Page 19: DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE - Vatican Insidervaticaninsider.lastampa.it/fileadmin/user_upload/File... · 2015-07-30 · Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pa-kistan, Eritrea

19IRAQ | PERSEGUITATI

KHARYA YOSSUF ABOOD, ORIGINARIADI MOSSUL, FUGGITA PER DUE VOLTEALLE MILIZIE DELL’ISISKharya Yossuf Abood è una donna di 55 anni. Il visomagro, scavato dalla sofferenza, gli occhi fermi, neri,infiammati dall’indignazione. Racconta la sua storia difuga dalle milizie dell’ISIS senza commozione, ma conla rabbia per un’umanità violata.

«Prima che Mossul venisse presa dall’esercito delloStato islamico, io e la mia famiglia siamo fuggiti in di-rezione del vicino villaggio di Hamadania nella spe-ranza di mettere al sicuro le nostre vite», raccontaKharya. «Erano le 5.30 del mattino del 6 agostoquando ad Hamadania siamo stati svegliati dagli uo-mini dell’ISIS che bussavano con forza alle nostreporte. Ci hanno dato tre scelte: convertirci all’islam edessere fedeli al nuovo Stato islamico; pagare il riscattoper la nostra salvezza, la cosiddetta Jizya; oppure mo-rire, decapitati. Mentre parlavano facevano volteg-giare la spada intorno al mio collo, per poi poggiarlacon forza contro la gola».

Le parole di Kharya escono dalle sue labbra con lastessa forza di un fiume in piena. Eppure sono ordi-nate, metodiche nella loro successione temporale,proprie di chi ha rivissuto nel ricordo ogni fotogrammadi questa personale storia del terrore. «Siamo stati pri-gionieri dell’ISIS per dieci giorni, rinchiusi in una casadietro l’ospedale di Hamdania. Non avevamo acqua,elettricità, cibo. Gli uomini dell’ISIS cucinavano per lorostessi e quando avevano finito di mangiare gettavanoalle donne della mia famiglia i loro avanzi, come se fos-simo cani. Personalmente non ho mangiato o bevutonulla; e ancora faccio fatica a riprendere un’alimenta-zione normale. Sono troppo sconvolta».

Kharya e la sua famiglia sono stati liberati dopo ilpagamento di un riscatto. «Una volta liberati siamotornati verso Mossul, nella speranza di dirigerci versoDohuk, città che si trova a nord, libera dalla minacciadello Stato islamico. Purtroppo alla frontiera di Dohukci siamo imbattuti nelle truppe regolari dei pe-shmerga, che non ci hanno fatto attraversare il con-fine, temendo che fossimo dei terroristi infiltrati.Siamo quindi stati respinti ancora una volta ad Hama-dania dove l’esercito dell’ISIS ci ha nuovamente presoin ostaggio privandoci di tutti i documenti, carte diidentità e passaporti compresi. Fortunatamente fraloro c’era un uomo di Hamadania che conoscevo e checi ha risparmiato la vita».

Da Hamadania il viaggio di Kharya è continuato indirezione di Erbil e si è concluso nel villaggio cristianodi Ankawa, dove attualmente lei e la sua famiglia sono

ospitati in una delle tante case per sfollati del CentroCollettivo 128. «In quei dieci giorni sono stata umi-liata. Non ho altri termini per spiegare quello che hovissuto, se non con la parola “umiliazione”. È umilia-zione quando una donna della mia età viene trattatain questo modo: una pistola alla testa e una spada alcollo. È umiliazione quando gli uomini dell’ISIS ti chia-mano prigioniera».

Oggi quello che rimane nel cuore di Kharya sonopaura e orrore.

MONS. SHLEMON WARDUNI, VESCOVOAUSILIARE CALDEO DI BAGHDADE PRESIDENTE DI CARITAS IRAQ«In tanti mi chiedono come sia la condizione e la vitadei cristiani in Iraq. Non voglio essere pessimista, mapurtroppo la situazione sta andando di male in peg-gio: bombardamenti, auto esplosive, attentati kami-kaze, stupri, torture, rapimenti, ruberie sono soloalcuni degli strumenti di morte usati dall’ISIS. A partiredal giugno 2014, l’avanzare dello Stato islamico hacausato la migrazione in massa verso le terre del Kur-distan iracheno di migliaia di yazidi e cristiani chehanno abbandonato le loro case e la terra di Ninive,dove la nostra fede esiste da 2 mila anni. Ormai in vil-laggi storicamente cristiani, da più di un anno non sicelebra più la messa domenicale; a centinaia i fedeliuccisi e le chiese distrutte. L’episcopato di Mossul èstato convertito dall’ISIS in una fabbrica di veli neri perdonne musulmane.

In Iraq sotto ai nostri occhi, e a quelli della comu-nità internazionale, sta avvenendo una brutalità sen-za precedenti. Il nostro popolo, diviso dalla guerra,piange un unico pianto ed è unito nella speranza dipoter tornare un giorno a vivere una vita normale,nelle proprie case, garantendo ai nostri bambini unfuturo sereno, libero dalle violenze del passato.

Come ho già detto pochi anni fa, ritengo che ci siauna diabolica cospirazione che vuole l’evacuazionedei cristiani dalle terre del Medio Oriente. Se questoaccadesse, sarebbe una catastrofe spaventosa per

5. Testimonianze

Page 20: DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE - Vatican Insidervaticaninsider.lastampa.it/fileadmin/user_upload/File... · 2015-07-30 · Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pa-kistan, Eritrea

20 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

l’umanità intera e per il Medio Oriente stesso, terradove da secoli i cristiani cercano di vivere in pace coni musulmani e i fedeli di altre religioni. Purtroppotemo che a livello internazionale si stia sottovalutandoil “fenomeno” ISIS, un errore che è già stato compiutodallo stesso governo iracheno. Inizialmente i terroristinon erano che poche migliaia, poi si sono moltiplicati,hanno preso le armi dell’esercito regolare dando vitaa un’offensiva vastissima.

L’Europa e gli Stati Uniti sanno bene quali siano ipaesi che finanziano il terrorismo dell’ISIS, attraversoarmi e denaro, e conoscono gli interessi in gioco. Ep-pure sottovalutano la minaccia, non prendendola sulserio, esitando ad agire. Ora quel poco che si è fatto alivello internazionale è stato solo un modo per argi-nare il problema, non per risolverlo».

L’appello di mons. Wardunialla comunità internazionale«Mi appello alla comunità internazionale perché è ar-rivato il momento di agire, di perseguire un’azionecomune che veda Europa e USA insieme, uniti nellalotta al terrorismo. Ormai non c'è più tempo da per-dere, altrimenti l’ISIS riuscirà nel suo obiettivo che èquello della distruzione totale; una distruzione pergiunta attuata in nome di Dio».

UNA FAMIGLIA DI YAZIDI, ACCOLTINEL VILLAGGIO DI ENISHKE, KURDISTANGli yazidi sono una comunità etnico-religiosa di ori-gine curda, che abita in maggior parte nel nord-ovestdell’Iraq, soprattutto nella provincia di Ninive e in mi-sura minore in Siria. La lingua principale degli yazidi èil curdo, con la quale tramandano il proprio culto; unareligione sincretica, che nel corso dei secoli ha assimi-lato elementi vari provenienti dal giudaismo cabali-stico, zoroastrismo, mitraismo, cristianesimo, islam eculti pre-islamici mesopotamici. Sono un popolo mo-noteista, gli yazidi. Credono in un dio primordiale cheha generato il mondo, la cui custodia è stata affidataa sette angeli fra i quali il più venerato è l’angelo pa-vone, Tawuse Melek.

«Con l’avanzare dell’ISIS, nell’agosto 2014, circa 500mila yazidi si sono riversati nelle terre del Kurdistaniracheno, che ancora oggi costituisce una sorta diporto sicuro», racconta padre Samir Yusef, parroco del

piccolo villaggio di Enishke, che si snoda fra le mon-tagne del Kurdistan, vicino alla più grande città diDuhok. «Attualmente nel villaggio ospitiamo circa 358famiglie di yazidi, che si sommano ai molti altri cri-stiani fuggiti dalla piana di Ninive», continua il sacer-dote che dallo scoppio dell’emergenza ISIS dedicaogni giorno, da quasi un anno, all’ascolto, accoglienzae soluzione pratica dei tanti problemi che affliggonole precarie condizioni di vita dei profughi.

È giugno, pieno mezzogiorno. La rovente estate ira-chena trasforma la terra fertile dell’antica Mesopota-mia, tingendola di un brullo ocra, e arroventa l’ariarendendola pesante, quasi palpabile. Padre Samir sireca in visita alla vecchia scuola di Enishke, che qual-che mese prima è stata trasformata in alloggio persfollati; le aule sono state convertite in miniapparta-menti per le famiglie accolte, mentre i bagni e le cu-cine sono in comune. Qui il parroco di Enishke fa visitaalla famiglia di Bashar e Delvin, yazidi originari di Sin-jar, città vicina al confine con la Siria. Sono seduti alleestremità di un divano, il cui centro è riempito dai loroquattro bellissimi bambini che in silenzio, composti,guardano padre Samir con i loro occhi calmi colornotte.

«Quando l’ISIS ha fatto irruzione a Sinjar, Bashar eDelvin hanno visto in faccia i miliziani del terrore. Illoro primo pensiero è stato quello di mettere in salvoi figli. Non hanno preso niente dalla loro casa, sonofuggiti verso le montagne antistanti la città, dove sonorimasti più di un mese», racconta padre Samir. Alle sueparole si aggiungono quelle di Bashar, il padre dellafamiglia: «Le montagne ci hanno protetto dalla pauradella morte. Poi le condizioni sono diventate invivibilie abbiamo affrontato, con i nostri bambini, un cam-mino di dieci giorni per raggiungere il villaggio di Eni-shke, dove padre Samir ci ha accolto, donandoci lasalvezza. Purtroppo a mio fratello non è andata allostesso modo. Sua moglie e le sue figlie sono state cat-turate, e date in sposa agli uomini dell’ISIS», concludecupamente.

Ora però la minaccia è lontana, e la tensione dei ri-cordi del passato viene cacciata via dalla famiglia gra-zie a un intervento provvidenziale dello stesso Bashar.Guarda padre Samir, gli posa una mano sulla spalla.«Allora Samir, quand’è che ti sposi?”». La risata è forte,corale. Un colpo di spugna che fa nuove e pulite tuttele cose.

Page 21: DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE - Vatican Insidervaticaninsider.lastampa.it/fileadmin/user_upload/File... · 2015-07-30 · Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pa-kistan, Eritrea

La questione può essere riassunta in poche parole:«Come è possibile che le persecuzioni del cristianisiano tornate?» Come è possibile, così come Papa Be-nedetto già denunciava nel messaggio per la Giornataper la Pace del 2011, che siano «il gruppo religioso chesoffre il maggior numero di persecuzioni a motivodella propria fede?».

Persecuzioni, è il caso di ripetere, che toccanoanche altre minoranze religiose e che non sono tuttecondotte da sedicenti musulmani poiché proprio inMedio Oriente gli appartenenti ai principali rami del-l’islam, i sunniti e gli sciiti, hanno «ucciso più musul-mani in quelle regioni di quanto non abbia fattoIsraele, concepito come invasore e avanguardia del-l’Occidente in tutte le guerre contro i suoi vicini» (G.P.Salvini, La Civiltà cattolica, 15 marzo 201, p. 475).

E non mancano derive estremiste presso frangeindù dell’ India e del Nepal o di buddisti dello SriLanka e di Myanmar. È il virus dell’intolleranza a vivereinsieme che si espande un po’ intutto il mondo fra le religioni, oltreche fra ideologie politiche autori-tarie, di destra e di sinistra, chehanno dominato il XX secolo, eche non sono ancora scomparse?

I rapporti delle organizzazionispecializzate citate nei primi capi-toli del dossier non possono chepreoccupare, ricordando ancorauna volta che il numero dei mortiper motivi di fede, secondo OpenDoors, è passato in un anno(2014) da 2.123 a 4.344.

L’ISIS, ultimo anello...... di una catena di violenze che non nasce dall’oggi aldomani. Vengono al pettine tutti i nodi irrisolti, politicie sociali, dell’ultimo secolo. Elenchiamone solo i piùimportanti, limitandoci al Medio Oriente.1. Vi sono paesi nati con righe tracciate sulle mappe

dalle potenze coloniali (tutto il Medio Oriente, ap-punto, e in base alle sfere di influenza delle stessepotenze).

2. Regimi corrotti e sostenuti dall’Occidente per de-cenni (Libia, Tunisia, Egitto).

3. La concorrenza per il petrolio, che come ogni ri-sorsa naturale è una ricchezza con impatto diversosulla società da quella che nasce da un processo diindustrializzazione. È un “tesoro” che appartiene algoverno, per cui è un facile strumento di accordisotto banco, sia per chi vende, sia per chi compra.

4. La costituzione dello stato di Israele e le ricorrentitensioni/violenze non ancora risolte con il popolopalestinese.

Convivere nella pace, ecco la questioneNon si devono dimenticare l’ignoranza (o la condi-scendenza) verso le gravi fratture socio-religiose esi-stenti (sciiti e sunniti) e una concezione dell’autoritàche unisce politica e religione in un modo incompren-sibile alla mentalità occidentale.

Una concezione che, ad esem-pio, vede gli effetti negativi dellaglobalizzazione di origine occi-dentale non solo come un at-tacco alla propria economia, maanche alla propria religione.

Insomma, l’identificazione del-l’Occidente – e quello che essocomporta in termini di libertà (edi libertinaggio...) – con il cristia-nesimo è un fatto abbastanza fre-quente nel mondo islamico.

Una identificazione che puònon piacere e non essere vera intermini assoluti, ma che non sipuò ignorare. Si devono appron-

tare gli strumenti culturali per affrontare questa in-comprensione di mentalità con la ragione, nonrispondendo con il dileggio o ripagando con la stessamoneta. «Diversi Iman – dice mons. Coutts, vescovodi Karachi in Pakistan – sostengono che le crociatenon sono finite, ma abbiano assunto una forma di-versa. Gli stati che hanno attaccato paesi musulmanicome l’Iraq e l’Afghanistan o che sostengono Israelecontro la Palestina sono occidentali e dunque cri-stiani» (www.zenit.org, 3 luglio 2015).

Le religioni monoteiste (ebraismo, cristianesimo,islam) sono riuscite a convivere insieme nel passato,magari non sempre facilmente. Il problema che ilmondo moderno impone è che le religioni devonoevitare le tentazioni di pretendere di essere le unicheinterpreti della realtà. Devono invece studiare, proprio

6. La questione

21IRAQ | PERSEGUITATI

La libertà religiosa è per tutti,non solo per i cristiani,e nessuna religione devecostituire una minacciaper la propria, ma una sfidaa «gareggiare a fare il bene»,come affermano,con parole quasi identiche,il Corano (5,48 e 2,148)e San Paolo (Rm 12,10)

Page 22: DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE - Vatican Insidervaticaninsider.lastampa.it/fileadmin/user_upload/File... · 2015-07-30 · Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pa-kistan, Eritrea

perché portatrici di un messaggio di pace, le possi-bilità di una convivenza. Senza rinunciare a sé stesse,ma senza eliminare il “diverso”.

Non si contano più le dichiarazioni degli ultimi papiche non si può uccidere in nome di Dio. Non ci si deveopporre alle religioni, poiché anche questo è fonda-mentalismo, ma lo stato moderno non può nemmenoidentificarsi con una religione, né una religione puòidentificarsi con uno stato.

Il domani del mondo si gioca anche su questo ordinedi problemi, da affrontare con umiltà e con verità, intutti i luoghi educativi: famiglia, scuola e società civile.

È quello che non sta succedendo all’ISIS, con la suaanacronistica pretesa di rispondere ai vari elementi dicrisi sopra enumerati con il ritorno all’islam dei tempidi Mohammed (VII secolo d.C.) e con un’applicazionerigida e ossessiva di un principio coranico ben notonella storia dell’islam: «Comandare il bene e proibireil male». Inoltre, la specificità dell’islam, su cui l’ISISdice di appoggiarsi, è che in questa religione mancaun’autorità riconosciuta da tutti e che a nome di tuttipossa condannare l’uso della violenza. Questo spiegaperché le condanne, quando arrivano, sembrano ti-mide e con poco impatto.

Persecuzione, violenza, emigrazioneNon si arriva alla violenza in un momento, se non incaso di follia. Il clima violento nasce e si sviluppa con isilenzi davanti ai piccoli soprusi di cui forse ovunquele minoranze sono vittime, con la noncuranza davantial disprezzo di cui sono spesso oggetto. Le minoranzecristiane sono poi ancora più deboli perché il problemadella libertà religiosa non interessa granché l’Occi-dente, che invece ne gode e quasi si sente in colpa didover “difendere” i cristiani. Poi vi sono i silenzi davantialle prepotenze del potere, purché gli affari si salvino,alle violenze che daranno origine alle piccole vendettee si entra così sempre di più in un circolo vizioso.

Ma anche il silenzio davanti alla progressiva emar-ginazione dei poveri, le promesse non mantenute (ilpersistente irrisolto problema palestinese, ad esem-pio), il mancato rispetto dei diritti umani di base, fra iquali la libertà di coscienza, che costituisce il puntoforse più difficile con cui ci si deve confrontare conl’islam, e la democrazia, che non si esporta con i can-noni. Anche il cristianesimo ha dovuto maturare il ri-spetto per la libertà di coscienza così da convivere conla modernità, pur senza condividere di essa tutti gliesiti.

La violenza è così diffusa nel mondo (424 conflittidi varia intensità nel 2014, secondo il “Barometer2014” dell’Heidelberg Institut for International Con-flict Research) che la persecuzione di cristiani e di altreminoranze non è altro che la ripresa di una forma diviolenza ignobile in un mondo sempre più violento.

Il terrore genera terrore e nel terrore ogni arma èbuona, anche la persecuzione, meglio ancora se sitrova una giustificazione religiosa. Da terrore e perse-cuzione nasce un nuovo elemento “espulsivo” di emi-grazione. Non solo guerra, fame, disoccupazione,povertà, che lasciano quasi intatto il ricordo del paesedi origine, ma uno sradicamento che solo gli sguardiinterrogativi di bambini e adulti perseguitati “a causadella fede” possono esprimere.

Quanto detto non toglie nulla alla follia dell’ISIS,che per ora nessuno sa come fermare, se non con laviolenza che, pur giustificata per difendere ormai in-tere popolazioni, comunque genererà altra violenza.

La “questione” impone un’unica via per la risposta:si deve avere rispetto per le altre persone e per le loroconvinzioni religiose, anche se diverse dalle proprie.La libertà religiosa è per tutti, non solo per i cristiani,e nessuna religione deve costituire una minaccia perla propria, ma una sfida a «gareggiare a fare il bene»,come affermano, con parole praticamente identiche,il Corano (5,48 e 2,148) e San Paolo (Rm 12,10).

22 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

Page 23: DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE - Vatican Insidervaticaninsider.lastampa.it/fileadmin/user_upload/File... · 2015-07-30 · Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pa-kistan, Eritrea

7. Le esperienze e le proposte

Molto prima della comparsa delle milizie terroristedell’ISIS in Iraq e in Siria la situazione dei cristiani inMedio Oriente era ben lungi dall’essere facile, comein Egitto o nei territori palestinesi. La fuga dal MedioOriente è ormai una costante. È stato più volte ricor-dato che il concetto di persecuzione è vero quando siparla della sofferenza dei cristiani, ma va integrato conquella di altre popolazioni, per evitare di cadere nellamanipolazione politica per sobillare i cristiani controi musulmani. Lo dice la Commissione Giustizia e Pacedell’assemblea dei vescovi cattolici della Terra Santa,il 2 aprile 2014 (Etudes, dicembre 2014):

«I cristiani non sono le sole vittime di questa vio-lenza e di questa barbarie. Dei musulmani laici, quali-ficati anche “eretici”, “scismatici” o “non conformisti”sono stati attaccati e uccisi... Dove predominano gliestremisti sunniti, gli sciiti sono stati massacrati. Dovepredominano gli estremisti sciiti, sono i sunniti a es-sere uccisi. Certo, succede che dei cristiani sono presidi mira solo perché cristiani, tuttavia sono vittimecome molti altri, in tempi in cui prevale la morte e ladistruzione».

Lo stesso documento ammette che i cristiani vive-vano relativamente in sicurezzasotto i regimi precedenti alla “pri-mavera araba”, temendo maggio-ri violenze con nuovi estremistial potere, mentre «avrebbero po-tuto parlare prima, proclamandola verità e chiedendo riforme peruna maggiore giustizia e rispettodei diritti umani insieme ad altri,cristiani e musulmani, che ave-vano avuto il coraggio di parlare».La paura ha prevalso e con lapaura la tendenza a isolarsi e nonprendere contatto con le correntiislamiche non violente, che pureesistono, e mostrare con maggiore evidenza il voltobuono dei cristiani, che ugualmente esiste.

Non al servizio dei cristiani, ma della societàSe si osserva il lavoro della Chiesa nel suo insieme edelle diverse Caritas nazionali del Medio Oriente,balza agli occhi una risposta alle necessità di tutti,senza alcuna preferenza religiosa. Dagli asili alla curadegli orfani e delle persone anziane, agli ospedali, allescuole di ogni ordine e grado, fino all’accoglienzadelle ondate incontenibili di profughi che ormai sispostano di paese in paese, secondo le ormai conti-nue emergenze, in Terra Santa, in Siria, in Iraq, in Gior-

dania, in Libano. È praticamente normale, oltre cheper cristiani, per i musulmani e altri gruppi, rivolgersianche alle istituzioni cristiane per avere un qualsiasiservizio.

Non è sempre stato così. L’abitudine in Medio Orienteè che ogni comunità pensi ai propri membri; anche frale differenti confessioni cristiane c’era la tendenza a chiu-dersi quasi come un gruppo etnico indipendente.

Ora si è veramente al servizio di tutti e questa aper-tura ha dovuto scontrarsi talvolta con i cristiani piùconservatori, che non capivano perché le istituzionicristiane dovessero aiutare i musulmani!

A Gaza, per fare un esempio, la piccola comunitàcristiana locale (poco più di un migliaio di persone su

un milione e ottocento mila resi-denti) accoglie nelle proprie scuo-le il 98% di alunni musulmani. Pro-porzioni analoghe troviamo per iservizi sanitari forniti da CaritasGerusalemme alla popolazionedella Striscia ed esempi similistanno aumentando nei paesidella regione, proprio al cresceredei focolai di conflitto.

Vista sotto l’angolatura di unservizio senza discriminazioni, sipuò capire meglio che se la pre-senza cristiana nel Medio Orientediventasse inconsistente, sarebbe

veramente una grande perdita per la “pratica” dellaconvivenza fra confessioni diverse.

Non solo servizi: lo stile CaritasNon si tratta però di soli servizi, efficienti e asettici. Sitratta di vivere insieme e di elaborare, per così dire, unlinguaggio per capirsi e distinguere chi è veramenteun pericoloso estremista e, simmetricamente, quantaparte di estremismo si trova anche fra i cristiani, fossesolo per reazione alla paura.

Molti cristiani se ne vanno, è vero, e non si può rim-proverarli, ma quelli che restano “spiazzano” i violenti,proprio perché mostrano il volto di una fede che con-

23IRAQ | PERSEGUITATI

Si tratta di vivere insiemee di elaborare, per così dire,un linguaggio per capirsie distinguere chi è veramenteun pericoloso estremistae, simmetricamente, quantaparte di estremismo si trovafra i cristiani, fosse ancheper reazione alla paura

Page 24: DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE - Vatican Insidervaticaninsider.lastampa.it/fileadmin/user_upload/File... · 2015-07-30 · Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pa-kistan, Eritrea

tribuisce alla società e tanto più quando si fa piccolanumericamente. Gli operatori delle Caritas del MedioOriente non accusano, non si isolano dietro le barriereconfessionali, non rimangono paralizzati dall’ama-rezza, ma si mostrano perfino sereni. In Caritas Siria,nata dopo l’inizio del conflitto nel 2011, e in CaritasGiordania sono sempre più numerosi i collaboratori ei volontari musulmani che si aggregano agli operatoricristiani. Questo succedeva più raramente in passato,quando si tendeva piuttosto al sospetto reciproco.

Realismo e fedeNel citato documento della Commissione Giustizia ePace, i vescovi della Terra Santa sanno che bisogna im-pegnarsi nel dialogo con musulmani ed ebrei e chenon è facile costruire una società nel mutuo rispetto.Sanno pertanto che l’obiettivo da raggiungere èquello di diventare cittadini con pari diritti e pari do-veri e lo ricercano con atteggiamento positivo, noncon rassegnazione.

Sembra peraltro di notare una certa disillusionequando non insistono più tanto nell’advocacy, nelleresponsabilità della comunità internazionale, ma pre-gano «per tutti coloro che uniscono i loro sforzi ai no-stri e per quelli che oggi ci fanno dei torti e anche perquelli che ci uccidono. Che Dio trasformi ogni personanel profondo del suo cuore, insegnandogli ad amareil suo prossimo. La nostra sola protezione è nel Si-gnore, e come Lui, offriamo le nostre vite per quelliche ci perseguitano come pure per quelli che, comenoi, difendono l’amore, la verità e la dignità».

Conclusioni: la preghiera, l’accoglienza concreta,il lavoro educativoLa persecuzione etnica o religiosa evoca momentidella storia che credavamo sepolti, o retaggio di cul-ture lontane. Forse ci siamo dimenticati che la peg-giore persecuzione razziale del secolo XX ha eliminatoin Europa, il continente “cri-stiano”, 6 milioni di ebrei, cheanche il nostro paese pro-mulgò nel 1938 le leggi raz-ziali contro la “razza ebraica”.

L’11 luglio 1995, esattamente venti anni fa, le NazioniUnite non riuscirono a fermare il massacro di 8.000 ci-vili musulmani a Srebrenica.

La barbarie è dunque sempre dietro l’angolo e ilprogresso tecnico non assicura di per sé il progressodell’uomo. Ecco perché esiste un impegno politico edetico urgente a fermare le derive assurde di tutti quelliche non accettano di vivere nel rispetto dell’altro, mad’altra parte questo impegno comporta anche diavere come punti di riferimento la dignità umana e ilpaziente lavoro per fare della comune cittadinanza ilperno su cui tutti gli uomini debbano incontrarsi suun piano di parità.

I cristiani non devono proporsi obiettivi da super-eroi. Rimangono comunque inermi, in quanto cri-stiani, e Cristo lo ha detto a suo tempo. Però possonopregare, come non cessa mai di chiedere papa Fran-cesco, perché la preghiera trasforma i cuori e solo se icuori sono trasformati le persecuzioni cesseranno.Inoltre i perseguitati etnici o religiosi vanno accolti,perfino con più cura e delicatezza delle masse degliemigrati economici o delle vittime di catastrofi o dellaviolenza in generale. I perseguitati soffrono nella lorovita le stesse conseguenze dei migranti, ma hannoall’origine la peggiore delle emergenze, il rifiuto dellaloro umanità.

Il lavoro educativo è stato delineato nel paragrafoConvivere nella pace, ecco la questione, nel capitolo pre-cedente. I potenziali di pace esistono in ogni fede reli-giosa, nell’agnosticismo e nella “non fede”. Questipotenziali devono essere messi in pratica nella vita ditutti i giorni: la grande Etica si costruisce infatti con la pic-cola etica dei gesti quotidiani. Si dovranno certamenteaccettare rallentamenti, sconfitte e delusioni, perché di-verse sono le visioni dell’uomo e dell’agire umano.

Una nuova ginnastica intellettuale dovrà essere im-parata, ma soprattutto non si dovrà mai accettare lachiusura intellettuale, la violenza dei comportamenti

e delle parole e l’ipocrisiadel dio denaro, da qualun-que parte esse provengano,perché da lì partono tutte lepersecuzioni.

24 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

I potenziali di pace esistonoin ogni fede religiosa,nell’agnosticismo e nella “non fede”.Questi potenziali devono esseremessi in pratica nella vitadi tutti i giorni: la grande Eticasi costruisce con la piccola eticadei gesti quotidiani

Page 25: DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE - Vatican Insidervaticaninsider.lastampa.it/fileadmin/user_upload/File... · 2015-07-30 · Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pa-kistan, Eritrea

25 IRAQ | PERSEGUITATI

L’IMPEGNO DI CARITAS ITALIANA IN IRAQ

Caritas Italiana è impegnata in Iraq da molti anni, maè dal 2003 che il sostegno si è fatto più consistente,in occasione degli effetti negativi dell’embargo de-cretato al paese.

Grazie alla risposta delle nostre comunità, il sostegnoeconomico di Caritas Italiana ai progetti di Caritas Iraqe della rete delle organizzazioni collegate alla Chiesalocale ammonta, dal 2003 ad oggi, a 3.299.698 euro.

PROGRAMMA DI SOSTEGNO NUTRIZIONALE AIBAMBINI E ALLE FAMIGLIE. Per bambini conmeno di 5 anni, donne in gravidanza e mammeche allattano.

PROGRAMMA DI SOSTEGNO AI POVERI E BISO-GNOSI. Persone vittime della violenza e in difficoltà.

PROGRAMMA DI INTEGRAZIONE DELLE PER-SONE DISABILI. Per formare e qualificare le per-sone disabili affinché riacquistino il diritto divivere una vita come tutti gli altri.

PROGRAMMA DI SOSTEGNO ALLE FAMIGLIESFOLLATE. Garantire viveri e assistenza sanitaria

alle famiglie costrette ad abbandonare i villaggidi origine a causa della crescente insicurezza.

PROGRAMMA PACE E RICONCILIAZIONE. Orga-nizzazione di incontri, seminari, eventi per sensi-bilizzare sulla possibilità di costruire una societàbasata sulla pace e la riconciliazione.

PROGETTO VOLONTARI. Per la formazione di gio-vani alla solidarietà e alla cittadinanza attiva intutte le parrocchie del paese.

PROGETTO “GEMELLAGGI”. Dall’estate del 2014,con l’attacco dell’ISIS nel nord dell’Iraq, nella cittàdi Mossul e in tutta l’area circostante, la situazionesi è ulteriormente aggravata con nuove ondate disfollati verso la regione del Kurdistan. L’impegnosi è concentrato su progetti di assistenza nellediocesi di Erbil e Dohuk con un grande pro-gramma di gemellaggi a favore di 13 mila fami-glie di cristiani e della minoranza degli yazidi,costrette a fuggire dai loro luoghi di residenza(una somma di 1.060.000 euro è stata stanziataper viveri, locali abitativi e scuole).

Page 26: DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE - Vatican Insidervaticaninsider.lastampa.it/fileadmin/user_upload/File... · 2015-07-30 · Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pa-kistan, Eritrea

NOTE

26 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

Introduzione1 Papa Francesco, Regina Coeli, 6 aprile 2015. Cfr.

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/ange-lus/2015/documents/papa-francesco_regina-coeli_20150406.html

2 Porte Aperte Italia, cfr. https://www.porteaperteitalia.org/pdf/wwl2015_ranking

3 Porte Aperte Italia, cfr. Corea del Nord,https://www.porteaperteitalia.org/persecuzione/country_profile/3584278/

4 La Terza guerra mondiale è già iniziata, in la Repubblica,18 agosto 2014, cfr.http://www.repubblica.it/esteri/2014/08/18/news/papa_francesco_terza_guerra_mondiale_kurdistan-94038973/

Capitolo 15 Minority Rights Group International,

cfr. http://www.minorityrights.org/13054/peoples-under-threat/peoples-under-threat-2015.html

6 La tragedia delle minoranze della Somalia della guerracivile, in Redattore Sociale, cfr. http://www.redattoreso-ciale.it/Notiziario/Articolo/335043/La-tragedia-delle-minoranze-nella-Somalia-della-guerra-civile?stampa=s

7 Cfr. la scheda relativa al paese rintracciabile sul sitodi Caritas Italiana dedicato ai Conflitti Dimenticatihttp://conflittidimenticati.caritas.it/conflitti_dimenti-cati/conflitti_nel_mondo/00004045_Afghanistan.html

8 Minority Rights Group International, cfr. http://people-sunderthreat.org/countries/afghanistan/

9 Aiuto alla Chiesa che Soffre, Rapporto 2014 sulla libertàreligiosa nel mondo, cfr. http://acs-italia.org/wp-con-tent/uploads/Focus-sintesi.pdf

10 J.M. di Falco, T. Radcliffe, A. Riccardi, Il libro nero sullacondizione dei cristiani nel mondo, Milano, 2014, cfr. p. 3.

11 Porte Aperte Italia, Lista dei primi 50 paesi dove esistela persecuzione, cfr.https://www.porteaperteitalia.org/pdf/comun_wwl2015

Capitolo 212 Tra le tante, vogliamo ricordare la terribile forma di prote-

sta di monsignor John Joseph, vescovo cattolico di Faisa-labad, in Pakistan. Monsignor John Joseph si batté pertutta la sua vita contro le discriminazioni dei cristiani nelsuo paese, in particolare contro la legge antiblasfemia, tut-tora in vigore. Il 6 maggio del 1998 il vescovo si suicidò al-

l’ingresso del tribunale della sua città, dove era appenastato condannato a morte un giovane cristiano, AyubMasih, accusato appunto di blasfemia contro la fede isla-mica. Non bastarono le proteste civili e le prove portatedai difensori del giovane: come atto estremo il vescovo ar-rivò ad offrire la sua vita, sparandosi un colpo di pistolaalla tempia (in seguito a quel gesto e al clamore che neseguì, la condanna venne sospesa, il caso riaperto e nel2002 il giovane venne dichiarato innocente e rilasciato).

13 http://it.peacereporter.net/articolo/6803/Il+dolore+di+Halabja

14 Travis, Hannibal. 2008. After Regime Change: United StatesLaw and policy regarding Iraqi Refugees, 2003-2008, TheWayne Law review. 55:1007.

15 Porte Aperte Italia, Iraq, cfr. https://www.porteaperteitalia.org/persecuzione/country_profile/3584434/

Capitolo 316 J.M. di Falco, T. Radcliffe, A. Riccardi, Il libro nero sulla

condizione dei cristiani nel mondo, cit., cfr. p. 21.17 Ibidem.18 Ibidem.19 Limes, Dopo Parigi che guerra fa, vol. 1, 2015, p.12.20 Ibidem.21 Turchia, scoop sulle armi a gruppi islamici in Siria, Rai

News, 3 giugno 2015, cfr. http://www.rainews.it/dl/rai-news/articoli/Turchia-Lo-scoop-sulle-armi-a-gruppi-isla-mici-in-Siria-il-giornalista-scomodo-rischia-ergastolo-0be32dde-1f21-4701-b023-c08bfefb0d12.html

22 Limes, Dopo Parigi che guerra fa, cit., p. 8.23 M. Graziano, Guerra santa e santa alleanza, il Mulino,

2014, p. 205.24 Aiuto alla Chiesa che soffre, Rapporto 2014 sulla libertà

religiosa nel mondo, cfr. http://acs-italia.org/wp-con-tent/uploads/Focus-sintesi.pdf

25 J.M. di Falco, T. Radcliffe, A. Riccardi, Il libro nero sulla con-dizione dei cristiani nel mondo, cit., cfr. p. 39.

26 Ibidem.27 Riesplode la rabbia delle banlieue parigine, Panorama,

19 maggio 2015, cfr.http://www.panorama.it/news/esteri/riesplode-la-rabbia-delle-banlieu-parigine/

28 Ibidem.

Page 27: DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE - Vatican Insidervaticaninsider.lastampa.it/fileadmin/user_upload/File... · 2015-07-30 · Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pa-kistan, Eritrea

Per maggiori informazioni e per contribuireai progetti di Caritas Italiana:

www.caritas.itUfficio Medio Oriente e Nord Africa:tel. 06 66177 242 / [email protected]

Page 28: DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE - Vatican Insidervaticaninsider.lastampa.it/fileadmin/user_upload/File... · 2015-07-30 · Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pa-kistan, Eritrea

Esodi biblici. Violenze barbare. Guerre medioevali.

Il peggio della storia.

Le religioni strumentalizzate a scopi di egemonia politica.

Una comunità internazionale indifferente, inefficace, assente.

Le persecuzioni in Iraq rappresentano solo la punta di un iceberg.

Che continua a crescere.

Alla base, una cultura dell’intolleranza nei confronti del “diverso”.

Occorre consapevolezza e nuove responsabilità.

Da parte di tutti.

Grecia

DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZENumero 1 – Gennaio 2015

Gioventù feritaLa crisi come una guerra, il Paese a un bivio

I precedenti dossier (download dagli shortlink):1. GRECIA: Gioventù ferita – Gennaio 2015 – http://bit.ly/1KOT4KB2. SIRIA: Strage di innocenti – Marzo 2015 – http://bit.ly/1x0H4VI3. HAITI: Se questo è un detenuto – Aprile 2015 – http://bit.ly/1H0LwGe4. BANGLADESH, INDIA, SRI LANKA, THAILANDIA: Lavoro dignitoso per tutti – Maggio 2015 – http://bit.ly/1JaZEvv5. BOSNIA ED ERZEGOVINA: Una generazione alla ricerca di pace vera – Giugno 2015 – http://bit.ly/1H7YPWa6. GIBUTI: Mari e muri. Infinite barriere mortali per i migranti – Giugno 2015 – http://bit.ly/1LlBSAh

Bangladesh | India | Sri Lanka | Thailandia

DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZENumero 4 – Maggio 2015

Lavoro dignitoso per tuttiDisoccupazione, sfruttamento, riduzione in schiavitù

ledono i diritti umani fondamentali

DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZENumero 5 – Giugno 2015

Una generazione alla ricerca di pace vera

I giovani e le sfide per il futuro:riconciliazione, dialogo interreligioso, lavoro

Bosnia ed Erzegovina

DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZENumero 6 – Giugno 2015

Mari e muriInfinite barriere mortali per i migranti

Gibuti