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Note sul mercurio per Leo Lions International Pagina 1 PROGETTO NAZIONALE LEO/LIONS INTERNATIONAL – C.N.R. ISTITUTO SULL’INQUINAMENTO ATMOSFERICO (CNR-IIA) www.iia.cnr.it TITOLO: Sviluppo di sensori avanzati per il monitoraggio atmosferico del mercurio (SENSOR). Introduzione I primi casi documentati di inquinamento da mercurio e conseguente impatto sulla salute risalgono alla metà dell’800, durante “la febbre dell’oro” esplosa in Nord America, in cui il mercurio fu impiegato largamente come materiale di base nel processo di estrazione e separazione dell’oro dal terriccio estratto dalle miniere auree che con semplice riscaldamento ad alta temperatura veniva successivamente separato dalla “pepita di oro”. Questa pratica artigianale, molto vantaggiosa economicamente, ma molto tossica sia per chi la utilizza che per la contaminazione ambientale, è ancora oggi largamente diffusa nelle miniere artigianali auree attive in molti Paesi del terzo mondo e in Paesi con economie in transizione ed emergenti, come il Laos, il Vietnam, la Cambogia, la Cina, il Brasile, la Tanzania e il Venezuela, per citarne alcuni. Storicamente il mercurio è stato estratto dal cinabro, un minerale molto ricco di solfuro di mercurio, che si trova in grandi quantità anche nell’area del Mediterraneo. Sin dal 1500 il mercurio è stato estratto dalle miniere di Amalden in Spagna, nella regione del Monte Amiata in Italia e nelle miniere dell’Idria in Slovenia. Queste tre miniere hanno fornito mercurio per l’estrazione di oro e argento di ca. 351 ton/anno, nel periodo tra il 1570 ed il 1820. Attualmente queste tre miniere sono state chiuse ed una di queste è in fase di riconversione come deposito europeo di mercurio proveniente dagli impianti di soda caustica, nei quali è in via di completamento la sostituzione delle celle al mercurio con celle di altro tipo. Il mercurio è l’unico metallo che a temperatura ambiente si trova allo stato liquido e grazie alle sue proprietà chimiche e fisiche, è stato impiegato massicciamente nei processi produttivi, ad esempio impianti di soda caustica e come componente di base di una vasta gamma di beni di largo consumo, dai dispositivi elettrici ed elettronici (i.e., lampade, batterie), ai termometri, al materiale ospedaliero. Considerando che la durata del ciclo di vita di questi prodotti varia da poche settimane/mesi a diversi anni (7-10), il loro successivo smaltimento indifferenziato sia nelle discariche che nei termovalorizzatori, determina un immissione di mercurio in atmosfera e negli altri ecosistemi ambientali come suolo e sottosuolo e acque superficiali e sotterranee. Tra le sorgenti antropiche più rilevanti che immettono mercurio in atmosfera rientrano le centrali termoelettriche a carbone, le acciaierie, diverse tipologie di impianti industriali e manifatturieri, miniere e inceneritori di rifiuti solidi urbani e industriali (Figura 1). Mentre nei Paesi occidentali il trend delle emissioni è diminuito del 10 per cento grazie agli investimenti in tecnologie per il controllo e la riduzione delle emissioni dagli impianti industriali, nei Paesi in forte via di sviluppo, come in Asia, questo trend è in crescita (Figura 2). Il contributo della regione asiatica, in particolare Cina e India, ammonta a circa il 50% delle emissioni (1000 tonnellate annue) su scala globale (2200

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PROGETTO NAZIONALE

LEO/LIONS INTERNATIONAL – C.N.R.

ISTITUTO SULL’INQUINAMENTO ATMOSFERICO (CNR-IIA)

www.iia.cnr.it

TITOLO: Sviluppo di sensori avanzati per il monitoraggio atmosferico del mercurio (SENSOR).

Introduzione

I primi casi documentati di inquinamento da mercurio e conseguente impatto sulla salute risalgono alla metà dell’800, durante “la febbre dell’oro” esplosa in Nord America, in cui il mercurio fu impiegato largamente come materiale di base nel processo di estrazione e separazione dell’oro dal terriccio estratto dalle miniere auree che con semplice riscaldamento ad alta temperatura veniva successivamente separato dalla “pepita di oro”. Questa pratica artigianale, molto vantaggiosa economicamente, ma molto tossica sia per chi la utilizza che per la contaminazione ambientale, è ancora oggi largamente diffusa nelle miniere artigianali auree attive in molti Paesi del terzo mondo e in Paesi con economie in transizione ed emergenti, come il Laos, il Vietnam, la Cambogia, la Cina, il Brasile, la Tanzania e il Venezuela, per citarne alcuni. Storicamente il mercurio è stato estratto dal cinabro, un minerale molto ricco di solfuro di mercurio, che si trova in grandi quantità anche nell’area del Mediterraneo. Sin dal 1500 il mercurio è stato estratto dalle miniere di Amalden in Spagna, nella regione del Monte Amiata in Italia e nelle miniere dell’Idria in Slovenia. Queste tre miniere hanno fornito mercurio per l’estrazione di oro e argento di ca. 351 ton/anno, nel periodo tra il 1570 ed il 1820. Attualmente queste tre miniere sono state chiuse ed una di queste è in fase di riconversione come deposito europeo di mercurio proveniente dagli impianti di soda caustica, nei quali è in via di completamento la sostituzione delle celle al mercurio con celle di altro tipo.

Il mercurio è l’unico metallo che a temperatura ambiente si trova allo stato liquido e grazie alle sue proprietà chimiche e fisiche, è stato impiegato massicciamente nei processi produttivi, ad esempio impianti di soda caustica e come componente di base di una vasta gamma di beni di largo consumo, dai dispositivi elettrici ed elettronici (i.e., lampade, batterie), ai termometri, al materiale ospedaliero. Considerando che la durata del ciclo di vita di questi prodotti varia da poche settimane/mesi a diversi anni (7-10), il loro successivo smaltimento indifferenziato sia nelle discariche che nei termovalorizzatori, determina un immissione di mercurio in atmosfera e negli altri ecosistemi ambientali come suolo e sottosuolo e acque superficiali e sotterranee.

Tra le sorgenti antropiche più rilevanti che immettono mercurio in atmosfera rientrano le centrali termoelettriche a carbone, le acciaierie, diverse tipologie di impianti industriali e manifatturieri, miniere e inceneritori di rifiuti solidi urbani e industriali (Figura 1). Mentre nei Paesi occidentali il trend delle emissioni è diminuito del 10 per cento grazie agli investimenti in tecnologie per il controllo e la riduzione delle emissioni dagli impianti industriali, nei Paesi in forte via di sviluppo, come in Asia, questo trend è in crescita (Figura 2). Il contributo della regione asiatica, in particolare Cina e India, ammonta a circa il 50% delle emissioni (1000 tonnellate annue) su scala globale (2200

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tonnellate annue) (Pirrone et al., 2010). E’ importante tenere presente, infatti, che tra le sorgenti antropiche, le centrali termoelettriche a carbone rappresentano la sorgente maggiore (ca. il 60% del totale). Poichè, in questi Paesi, in cui il fabbisogno di energia è in continua crescita sin dalla fine degli anni ’90 con un trend del 5-8% all’anno, vengono costruite ca. 40-50 centrali termoelettriche a carbone di 300-400 MW, le emissioni di mercurio di conseguenza, hanno seguito un trend in crescita molto simile (Pirrone et al., 2010).

Un altre categoria importante di sorgenti che emettono mercurio in atmosfera sono quelle naturali, in cui rientrano gli oceani, il suolo superficiale, i siti contaminati, foreste, vulcani e attività geotermiche (Figura 1). Attualmente, su scala globale, le sorgenti naturali rilasciano in atmosfera ca. 5200 tonnellate, di cui 2700 dagli oceani, 1000 dal suolo, 350 dalle foreste, 650 da incendi boschivi (Pirrone et al., 2010). Una volta emesso in atmosfera, il mercurio può essere trasportato per lunghe distanze prima di essere depositato sugli ecosistemi acquatici e terrestri, entrando così nella catena alimentare (Figura 3). I processi di biomagnificazione nella fauna ittica determinano un bioaccumulo di mercurio nei pesci che, in specie di grossa taglia, come tonni e pesce spada, può raggiungere concentrazioni particolarmente elevate e dannose per la salute dell’uomo. Questo rappresenta un grave rischio per la salute umana oltre che per gli ecosistemi ambientali in generale. Le emissioni di mercurio, pertanto rappresentano un problema di carattere globale. L’impatto delle emissioni di mercurio, è stato riscontrato, infatti, anche in aree molto pristine, come la regione dell’Artico (Sprovieri et al., 2002; 2005; Dommergue et al., 2010) in cui elevate concentrazioni di mercurio metilato (specie neurotossica) sono state riscontrate nei mammiferi e nei pesci nonché nelle popolazioni che in queste aree risiedono. Questo ha messo in luce problematiche molto serie di politica ambientale e tutela della salute in ambito internazionale, sollecitando i decisori politici e i portatori di interesse a legiferare in tal senso. Le attività in corso in ambito internazionale, come il programma UNEP (United Nations Environment Programme) per la formulazione di un trattato internazionale inerente l’inquinamento da mercurio, è scaturito anche dalla constatazione che le attività industriali sviluppate in maggiore misura nell’emisfero nord, hanno un notevole impatto sulla qualità ambientale di aree molto remote che, in generale, sono state sempre considerate al riparo dalla contaminazione causata dallo sviluppo economico dei Paesi industrializzati.

Stato dell’Arte

Allo stato attuale delle nostre conoscenze sui vari aspetti riguardanti il ciclo del mercurio nella biosfera, permangono ancora irrisolti una serie di aspetti che rivestono un’importanza fondamentale nella nostra capacità di definire strategie (legislative) idonee a ridurre l’impatto di questo inquinante sull’ambiente e sulla salute dei cittadini. Le problematiche causate dall’inquinamento da mercurio sulla qualità degli ecosistemi acquatici e terrestri, e quindi sulla salute pubblica, hanno spinto gli organismi nazionali e internazionali preposti al controllo ambientale, a definire strategie idonee mirate alla riduzione dell’impatto ambientale di questo inquinante a scala continentale e globale. Nell’ambito della convenzione internazionale sull’inquinamento atmosferico a scala globale (UNECE-LRTAP) e del programma ambiente delle Nazioni Unite (UNEP), unitamente alla strategia europea sull’inquinamento da mercurio, la Commissione Europea ha assunto la leadership mondiale nella fase di preparazione del trattato internazionale sull’inquinamento atmosferico da mercurio.

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Al fine di garantire una efficace implementazione del protocollo internazionale sul mercurio, in via di preparazione nell’ambito del programma ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) è necessario disporre di dati osservativi che forniscano una distribuzione spaziale e temporale continua dei composti di mercurio in atmosfera al variare delle condizioni meteorologiche e climatiche e dei trend di emissione. La conoscenza della distribuzione spaziale delle concentrazioni delle varie specie di mercurio in atmosfera, unitamente all’impiego di modelli atmosferici a scala regionale e globale, consente di pervenire alla definizione del contributo relativo delle varie fonti di emissione antropiche (i.e., centrali termoelettriche a combustibile fossile) rispetto a quelle naturali, di formulare le strategie idonee di riduzione delle emissioni attraverso l’implementazione di tecnologie di abbattimento nei maggiori settori industriali, e quindi, assicurare il raggiungimento dei target di qualità dell’aria per recuperare la qualità ambientale sia di aree remote che di quelle antropizzate, tutelando al contempo, la salute dei cittadini.

In tale contesto, l’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del CNR (CNR-IIA) svolge da molti anni un ruolo di leadership sia nella comunità scientifica internazionale che in programmi di sviluppo e implementazione della legislazione ambientale nazionale e internazionale indirizzata al controllo e al monitoraggio dell’impatto dei maggiori inquinanti persistenti, come il mercurio, sugli ecosistemi ambientali e sulla salute delle popolazioni maggiormente esposte.

Nell’ambito del programma GEOSS del Group of Earth Observation (GEO) finalizzato a realizzare un sistema osservativo a scala globale per monitorare e prevedere l’impatto delle attività antropiche sugli ecosistemi terrestri e sulle popolazioni, il CNR-IIA coordina la Task (HE-09-02) “Tacking Pollutants” finalizzata a supportare l’implementazione del nuovo trattato internazionale sul mercurio e la convenzione di Stoccolma sui POPs attraverso la realizzazione di un sistema osservativo su scala globale che fornirà in tempo reale, le concentrazioni in atmosfera e nelle precipitazioni dei maggiori inquinanti persistenti, come i composti del mercurio e molti composti organici persistenti (POPs), come le diossine, furani e pesticidi.

In questo contesto, e relativamente ai composti del mercurio, si è sviluppato il progetto europeo GMOS (Global Mercury Observation System www.gmos.eu) finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito dell’FP7 e coordinato dal CNR-IIA. Il progetto coinvolge oltre 30 partner in tutto il mondo ed ha come obiettivo fondamentale, la costruzione dell’Osservatorio Mondiale sull’Inquinamento da Mercurio. Il sistema osservativo GMOS include oltre 40 stazioni di monitoraggio distribuite nell’emisfero nord e sud a diverse latitudini e longitudini, in aree rurali e remote, incluse le aree polari (Ny-Alesund – Artico e Dome-C Antartide) sia a livello del mare che ad alta quota (i.e., la stazione EvK2CNR – Piramide, Nepal), e sarà in grado di fornire informazioni sulle concentrazioni delle diverse specie di mercurio presenti in atmosfera e nelle precipitazioni. L’Osservatorio supporterà l’implementazione del protocollo internazionale sul mercurio attraverso l’integrazione di dati osservativi forniti da stazioni di monitoraggio fisse situate su scala globale, da postazioni off-shore situate su navi oceanografiche da ricerca che attraversano i principali oceani e mari nel mondo, nonché da piattaforme aeree che interessano rotte europee e intercontinentali.

Il progetto GMOS rappresenta, dunque, il contributo più rilevante da parte della Commissione Europea ai programmi in atto in ambito internazionale, come il programma ambiente dell’ONU (UNEP), la convenzione internazionale sull’inquinamento atmosferico (UNECE-LRATP-HTAP) ed

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il programma GEO-GEOSS. Il Direttore del CNR-IIA inoltre, coordina la Commissione (UNEP Global Partnership F&T) che in seno all’ UNEP sta preparando la proposta del nuovo trattato internazionale sul mercurio che verrà discusso da tutti i Paesi membri nell’ambito del prossimo Governing Council dell’UNEP che si terrà a Nairobi nel Febbraio del 2013.

Il CNR-IIA è stato candidato dalla Commissione Europea come Centro di Riferimento per il nuovo trattato internazionale sul mercurio. In questo contesto, nasce necessariamente l’esigenza di adeguare infrastrutture e sviluppare sistemi di monitoraggio avanzati a basso consumo di energia da impiegare soprattutto, presso siti fissi di difficile accesso (aree molto remote) non servite da una rete continua per la fornitura di energia elettrica, al fine di facilitare i problemi logistici di manutenzione e continuità delle misure e ridurre i costi di esercizio. Il progetto sponsorizzato dai Leo Lions International unitamente al progetto GMOS, si inquadra nell’ambito della risposta della comunità scientifica internazionale ai decisori politici e portatori di interessi per realizzare un sistema di supporto alle decisioni per il futuro trattato internazionale sull’inquinamento da mercurio, e quindi fornire gli strumenti operativi per una efficace e pronta implementazione delle best practice e il raggiungimento dei target di qualità che verranno definiti nel futuro trattato internazionale.

Risultati Attesi

Gli obiettivi della proposta progettuale Leo/Lions International – CNR vanno dunque a supportare pienamente le esigenze di rendere gestibile a lungo termine (logisticamente e economicamente) l’osservatorio mondiale per l’inquinamento da mercurio attraverso l’implementazione di tecnologie osservative avanzate. Il poter disporre di sensori avanzati, che siano a basso costo, semplici da usare ed affidabili, è di fondamentale importanza per la sostenibilità della gestione a lungo termine dell’osservatorio mondiale, in quanto garantirebbe un contenimento dei costi di gestione ed una elevata qualità dei dati. Il progetto mira, quindi, allo sviluppo, ottimizzazione ed integrazione di queste nuove tecnologie all’interno di sistemi di gestione complessi. Il progetto si pone, dunque, come obiettivo, lo sviluppo di nuovi sensori in grado di superare i vincoli e i limiti dei sistemi attuali e che abbiano caratteristiche tali da poter essere installati sia su postazioni fisse che mobili. I sensori che si andranno a sviluppare, inoltre, avranno un costo notevolmente inferiore (< 10,000€/cadauno) rispetto a quello degli analizzatori attualmente impiegati per scopi di ricerca (ca. 140,000 €); di conseguenza, il poter disporre di dispositivi non costosi e facili da impiegare, determinerà il loro impiego in molti punti di osservazione, consentendo di effettuare una mappatura spaziale più fitta delle concentrazioni di mercurio in atmosfera. Questo è di enorme importanza anche per la messa a punto dei sistemi di previsione a medio e lungo termine. La validazione dei dati acquisiti attraverso i nuovi sensori verrà condotta nell’ambito di campagne sperimentali presso siti fissi e off-shore del progetto GMOS, dove operano i sistemi tradizionali di monitoraggio del mercurio in atmosfera. Allo stato attuale si prevede che il test dei dispositivi verrà condotto sia presso siti ad alta quota situati sull’Altopiano Silano ed in Nepal, presso la Stazione di EvK2CNR, che su postazioni off-shore, come quella a bordo della nave oceanografica Urania del CNR.

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Al fine di garantire al meglio le attività di comunicazione e trasferimento dei risultati progettuali e delle attività condotte nell’arco dei prossimi tre anni, verrà sviluppato un apposito portale web in cui verranno riportati i calendari delle attività, nonché i maggiori risultati conseguiti. La stretta collaborazione con i Leo d’Italia consentirà, inoltre, di gestire in maniera ottimale le attività di divulgazione delle informazioni inerenti alle principali campagne sperimentali che verranno condotte nei prossimi mesi. Una ricaduta importante della presente proposta progettuale consiste nel rafforzamento della leadership internazionale del CNR nel settore dell’inquinamento atmosferico. Uno degli obiettivi del progetto è quello di pervenire alla produzione di uno o più brevetti che, successivamente, possano essere di interesse per PMI del settore e quindi contribuire a rafforzare la competitività delle imprese italiane sui mercati internazionali. Grazie alla leadership del CNR-IIA in ambito internazionale, sono state ricevute diverse manifestazioni di interesse da parte di aziende italiane che operano nel settore del monitoraggio e controllo ambientale per sviluppare filiere produttive di questi sensori.

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Figura 1. Emissioni di mercurio da Sorgenti Antropiche e Naturali per il periodo 2005-2008 (Pirrone et al., 2010).

Figura 2. Emissioni di mercurio (Tons) da Sorgenti Antropogeniche stimate su scala globale per il periodo 2005-2008 (Pirrone et al., 2010).

Oceans51%

Lakes2%

Forest7%

Tundra/Grassland/Savannah/Prairie/Chapa

rral9%

Desert/Metalliferrous/ Non-

vegetated Zones10%

Agricultural areas

2%

Evasion after Mercury

Depletion Events

4%Forest fires

13%

Volcanoes2%

Coal & oil combustion

35%

Non-ferrous metal

production13%

Pig iron and steel

production2%

Cement production

10%

Caustic soda production

7% Mercury production

2%

Gold production

17%

Waste disposal

8%

Coal bed fires2%

VCM1% Other

3%Gasoline, diesel, kerosene

0%

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Figura 3. Il Ciclo biogeochimico del mercurio (Pirrone and Mason, 2009).

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Letteratura di Riferimento

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