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Dossier Il nuovo inceneritore di Selvapiana Tra interessi politico-economici e loschi affari di Palazzo Fermarlo è possibile!

Dossier sull'inceneritore di Selvapiana

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Il dossier che svela i reali interessi dietro all'inceneritore di Selvapiana, da parte di istituzioni e partiti come il Pd, ora chiuso ma in fase di ampliamento e ricostruzione. A cura di Voci dalla Macchia

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Dossier

Il nuovo inceneritore di Selvapiana

Tra interessi politico-economici e loschi affari di Palazzo

Fermarlo è possibile!

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Il quadro attuale in sintesi Il 17 dicembre 2012 il Consiglio Provinciale ha approvato definitivamente il Piano Interprovinciale dei Rifiuti (PIR) e quindi anche il nuovo inceneritore di Selvapiana, della cui costruzione in sostituzione dell'attuale si parla da oltre un decennio. Ancora più sconfortante, come vedremo, è stata l'approvazione (il 13 dicembre) da parte dell'ATO Toscana Centro del nuovo Piano Economico e Finanziario (PEF) redatto da AER Impianti: dai 42 milioni previsti agli albori del progetto, ai quasi 90 milioni attuali. ATO Toscana Centro è l'organismo unico rappresentativo di tutti i Comuni compresi nelle provincie di Fi-Po-Pt, costituitosi nell'ottobre 2008 e a cui inizialmente era delegata la gestione di vari servizi pubblici. A decorrere dal gennaio 2012 l'ente è stato promosso ad Autorità, e ad oggi svolge funzioni di programmazione, organizzazione e controllo sull’attività di smaltimento dei rifiuti. Secondo il PEF, l'impianto di Selvapiana brucerà circa 60.000 mila tonnellate di rifiuti all’anno, di cui solo il 16% prodotto nei comuni aderenti ad AER (10.513 tonnellate) mentre, la maggior parte saranno conferiti da tutti i territori dell’ATO Toscana Centro (34.228) e, in misura ridotta, dall’ATO Toscana Sud (15.000). All'interno del PIR si legge che al 2015 dovranno essere 3 in totale gli impianti a regime: oltre a quello di Selvapiana, quindi, l'impianto di Montale (provincia Pt) da 74.925 t/anno (ampliamento della capacità di smaltimento dalle attuali 150 t/giorno alle 225 t/giorno) e l'impianto della Piana Fiorentina (Case Passerini a Sesto) da 136.760 t/anno. Inizialmente era prevista anche la costruzione di un quarto impianto da realizzare a Testi (zona Greve in Chianti), al momento sospesa grazie alla ferma opposizione della popolazione (e della giunta), e per la quale tuttavia è prevista ulteriore verifica nel 2015. Dei 3 impianti previsti, solo quello a Selvapiana ha già tutte le carte in regola per l'avvio dei lavori (che dovrebbero addirittura concludersi ad inizio 2015). E' notizia dello scorso dicembre che la giunta di Sesto

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Fiorentino abbia deliberato la sospensione delle procedure connesse alla realizzazione dell’inceneritore di Case Passerini. Nessuna presa di coscienza ovviamente, solo faide interne al PD tra renziani e bersaniani e la subordinazione del progetto allo stralcio della seconda pista di atterraggio all'aeroporto di Peretola. L'impianto di Montale è invece investito da un ciclone giudiziario che ha portato i responsabili del consorzio incaricati della gestione (CIS) ad una prima condanna (febbraio 2012), in relazione allo sforamento di diossine e furani verificatosi nell’estate del 2007 e ad un secondo round processuale, tuttora in corso ed iniziato nel maggio 2012, per irregolarità nell'utilizzo di carboni per l’abbattimento dei fumi di scarico avvenute a cavallo tra il 2008 ed il 2009. Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Il 30% del peso del rifiuto in ingresso negli inceneritori ed il 10% del suo volume si trasformano in scorie “pesanti” incombuste per il cui stoccaggio, per quanto riguarda quelle provenienti dal futuro impianto di Selvapiana, è prevista la discarica di Le Borra (comune di Figline Valdarno), la cui costruzione, avvolta da una fitta cortina di polemiche e opposizioni, è attesa entro il 2014, per un costo complessivo di circa 22 milioni di euro ed un totale di 1 milione di metri cubi. Questo è il quadro che si prospetta per il vasto territorio delle province di Firenze, Prato e Pistoia il cui destino è segnato dall'intreccio perverso di interessi, beghe burocratiche, lotte intestine ai centri di potere politico ed economico. Tenteremo di ripercorrerne i tratti salienti.

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Fatta la legge, trovato l'inganno (o per meglio dire: fatta la

legge? Questo è il danno!) A circa 10 anni dal famoso Decreto Ronchi, il 22 novembre 2007 la regione Toscana emana il decreto n. 61 che fornisce una serie di direttive riguardo la figura del gestore unico, ovvero quel soggetto aziendale cui dovrà essere affidata la gestione integrata dei rifiuti per l'intero ATO di riferimento, in sostituzione di quelli attualmente impiegati. Le 5 aziende di ATO Toscana Centro (AER, ASM, CIS, Publiambiente e Quadrifoglio), a quasi completa partecipazione pubblica, sembrava potessero inizialmente accorparsi in una società consortile che avrebbe gestito il territorio delle 3 province per i successivi 3 anni e, comunque, fino alla pubblicazione di un bando per l'affidamento del servizio. A quanto pare, però, il 25 ottobre scorso, l'assemblea di ATO Toscana Centro (composta dai sindaci delle 3 province), tra astensioni, assenze e voti contrari (tra cui quello del Sindaco di Sesto Fiorentino, Gianni Gianassi), non è riuscita a ratificare il procedimento. In fretta e furia, allora, per tutelarsi dal rischio di un eventuale commissariamento, il 30 novembre 2012 ATO Toscana Centro emana un bando europeo (da 272 milioni di euro annui per 20 anni) per la preselezione di aziende (gestore unico) che potranno concorrere alla gara d'appalto. Oltre a tutti i servizi di gestione dei rifiuti, la nuova mega società dovrà occuparsi anche della realizzazione di vari impianti tra cui la discarica di Le Borra, l'inceneritore di Testi, più una quarantina di centri di raccolta sparsi sul territorio delle 3 province. Per le attuali aziende impiegate, la situazione si prospetta tragica: chiudere bottega subito, oppure tentare di fondersi in una società consortile che possa concorrere al bando contro i big europei del business dei rifiuti (che ovviamente già assaporano i 5,5 miliardi di euro complessivi).

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Il nuovo gestore unico avrà, comunque, l'obbligo di mantenere impiegati i quasi 2000 addetti ai lavori delle attuali aziende, tuttavia, in nome dell'ormai inflazionato tempo di crisi, del rigore e della responsabilità, assisteremo sicuramente all'imposizione di drastiche riduzioni delle tutele e dei diritti contrattuali, favorendo esternalizzazioni selvagge e contratti ancor più atipici, sorte in cui saranno coinvolti anche attuali quadri, dirigenti e capetti (ed i loro copiosi stipendi da ex municipalizzate). Per AER SpA e le altre 4 aziende, si potrebbero quindi prospettare tempi difficili... ...se non che, come per magia, in una lunga serie di documenti cui abbiamo attinto per ricostruire la vicenda, si parla a più riprese di salvaguardia: “...AER risulta essere un modulo gestionale di società mista pienamente valido e salvaguardato nella sua proiezione gestionale ed impiantistica fino alla scadenza dell'affidamento...”. Non ci risulta, allora, così fuori luogo la proroga contrattuale stipulata tra il Comune di Pontassieve ed AER SpA fino al 2030, che logicamente rafforza il criterio della salvaguardia, mette al sicuro l'intero consiglio d'amministrazione di AER SpA e rinvigorisce quei rapporti clientelari sviluppatisi sul territorio in più di 10 anni di servizio, per mezzo dell'egemonico PD. Come indicato nella deliberazione n. 7 del 20/04/2010 di ATO Toscana Centro, anche le aziende CIS, Publiambiente e Quadrifoglio sono considerate soggetti salvaguardati (poiché titolari di incarichi non ancora decaduti). La questione risulta dunque contraddittoria: da un lato la normativa regionale sancisce l'entrata del nuovo gestore unico (ed il bando emesso da ATO Toscana Centro parla chiaro); dall'altro accordi e regolamenti pregressi prevedono la salvaguardia di 4 su 5 aziende attualmente impiegate. Perché varie dirigenze istituzionali, tra sé apparentemente in netto contrasto, hanno adempiuto alle normative, per poi contemporaneamente disattenderle intraprendendo la crociata del garantismo?

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Risulta evidente che fatta la legge, trovato l'inganno, così come evidente è lo stretto legame tra politica ed aziende (in questo caso a maggioritaria partecipazione pubblica), ed il forte interesse nel mantenere in opera l'attuale apparato (dirigenze e stipendi compresi). Per tentare di delineare più chiaramente tali complessi rapporti, è doveroso inserire nella narrazione maggiori particolari, prendendo ad esempio ed approfondendo il caso di AER SpA.

AER Impianti e amministratori locali Nel marzo 2009 AER SpA effettua la scissione del ramo aziendale relativo all'impiantistica, costituendo AER Impianti Srl, automaticamente cedendo a quest'ultima il privilegio di intoccabilità sopra menzionato (così come indicato nella convenzione stipulata tra la stessa AER Impianti ed ATO Toscana Centro il 21/12/2010, di seguito denominata Convenzione). La neonata azienda, incaricata della progettazione, realizzazione e gestione del nuovo inceneritore che dovrà sorgere a Selvapiana, successivamente acquista da AER SpA la nuda proprietà su cui è situato l'attuale impianto e contemporaneamente conferisce ad essa, sotto forma di usufrutto, l'utilizzo dei terreni e dell'impianto stesso (chiuso dal 2010 e ad oggi relegato a semplice isola ecologica e deposito). In ultima istanza AER Impianti cede le proprie quote azionarie, nelle stesse proporzioni, agli stessi soci componenti AER SpA (il presidente Longini si riserva comunque una quota personale del 2%). Ad oggi AER Impianti vanta un capitale sociale di circa 1 milione di euro e, come per AER SpA, il socio di maggioranza è sempre il Comune di Pontassieve. Da ciò si evince che, oltre al consiglio di amministrazione di AER SpA, di cui Silvano Longini (ex sindaco DS di Figline Valdarno dal 2001 al 2006) è presidente con un ragguardevole stipendio da 44 mila euro annui, è la giunta PD di Pontassieve a tirar le file dell'azienda.

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Giova ribadire che, come emerge anche nella delibera del Consiglio Comunale di Pontassieve n. 105 del 30/11/2009, la creazione di AER Impianti si è resa necessaria, dato l'evidente rilievo economico/finanziario dell'intera questione, per agevolare il ricorso a forme di finanziamento su base project e dunque, a consentire – sotto un profilo contabile – di isolare l'operazione con ogni beneficio finanziario (per chi?) da ciò conseguente. In superficie tale scissione societaria si è resa, quindi, necessaria per una serie di accordi pregressi, specifiche normative e responsabilità politico-finanziarie. Più in profondità la questione puzza di marcio, così come i loschi piani di chi si è assicurata un'ottima poltrona per il prossimo ventennio ed un posto in prima fila nel business del terzo millennio. Per inciso, un termovalorizzatore, secondo la propaganda ufficiale, produce dalla combustione dei rifiuti energia elettrica verde, rinnovabile e a chilometro zero – come amano ipocritamente definirla – la cui vendita produce ottimi guadagni ai gestori. ATO Toscana Centro e AER SpA, così come indicato nel secondo articolo della Convenzione e nel PIR recentemente approvato, garantiranno all'impianto di Selvapiana un adeguato quantitativo di carburante. Da ciò si evince quanto sia contraddittorio vantarsi del minimo ma costante aumento delle percentuali di raccolta differenziata, se le quantità di rifiuti indifferenziati, di carburante appunto, sono già precisamente calcolate e dunque necessarie per l'efficiente funzionamento dell'impianto. E' altresì vero che le direttive comunitarie parlano chiaro: entro il 2012 (così come indicato anche nel decreto 152/2006) era previsto il raggiungimento del 65% di differenziazione dei rifiuti (per poi essere avviata allo smaltimento la frazione residua in adeguati impianti) e, entro il 2020, un utilizzo complessivo in ciascun Stato comunitario di energia proveniente da fonti rinnovabili pari almeno al 20%. Sommando le specifiche delle due normative, si evince che la termovalorizzazione del 35% di frazione residua non differenziabile

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sarà dunque gesto doveroso e responsabile al fine di garantire un etico approvvigionamento energetico rinnovabile. Tale atteggiamento è riscontrabile a più livelli decisionali ed in svariati ambiti. Regioni, Province e Comuni impongono a caduta le proprie direttive ed in genere sono gli amministratori di questi ultimi a doverle poi puntualmente applicare auspicandosi, in relazione anche alla loro minor importanza nella scala gerarchica, un chissà quale avanzamento o riconoscimento, o semplicemente poiché supinamente connessi alla su menzionata sfera della responsabilità. A completare il quadro un'anomalia del tutto italiana, quella del CIP6, la famosa delibera del 1992 con cui sono stati stabiliti prezzi incentivati per l'energia elettrica prodotta con impianti alimentati da fonti rinnovabili e assimilate (leggi rifiuti). Si stima che attraverso la specifica voce tariffaria A3, ENEL Servizio Elettrico in circa un ventennio si sia garantita introiti pari ad oltre 50 miliardi di euro, destinati a crescere nei prossimi anni di circa 5 miliardi l’anno (soprattutto grazie ad una serie di normative amiche). Ad ulteriore conferma del garantito giro d'affari per investitori e dirigenze, vi sono gli scenari tariffari previsti dal PIR in relazione ai conferimenti al nuovo impianto di Selvapiana. Il prezzo per bruciare una tonnellata di rifiuti oscillerà inizialmente tra i 200 e i 247 euro (a seconda della durata di vita dell'impianto, rispettivamente di 18 o 28 anni) e finirà col raggiungere una cifra tra i 317 e i 323 euro. Come metro di paragone, il prezzo medio attualmente in vigore nella provincia di Firenze per lo smaltimento di una tonnellata di rifiuti in discarica, compreso il costo di trasporto si aggira attorno ai 170 euro. La conseguenza sarà dunque un aumento tariffario che graverà ulteriormente sulle nostre spalle. Per arginare questa spinosa questione e ridurre i costi al dettaglio, AER Impianti ha tuttavia proposto due soluzioni: la prima presuppone una drastica riduzione degli oneri di mitigazione ambientale, di tutte quelle opere, quindi, che dovrebbero ridurre l'impatto ambientale nel suo complesso (il 7% della

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cifra totale); l'altra prevede, invece, di bruciare anche rifiuti indifferenziati non pretrattati (così come sono conferiti nei cassonetti), agendo sui costi complessivi della gestione dei rifiuti (e di conseguenza sulle tariffe). AER Impianti, come da accordi, sta già lavorando ad un bando di gara di evidenza pubblica per la selezione di un candidato per la costruzione del mega impianto che, come si legge nella Convenzione, dovrà essere operativo a partire dal gennaio 2015, pena il pagamento di salate penali che saranno ovviamente riversate sui costi complessivi e sulle tariffe imposte ai cittadini. Secondo il sindaco di Rufina Mauro Pinzani (PD), durante un'intervista rilasciata nel gennaio 2013 a Lady Radio (dalla quale si evince una complessiva incapacità, arroganza e ignoranza sull'argomento), al momento mancano giusto i finanziamenti per procedere alla selezione del costruttore ed all'avvio dei lavori che comunque potrebbero già scattare dal 2013-2014. E forse i primi passi son già stati mossi: un piccolo cantiere che, a quanto pare, dovrà realizzare la nuova isola ecologica, è già stato aperto nei campi adiacenti l'attuale inceneritore. Per inciso, l'intervista si è conclusa con una tale affermazione: “Il compito del Sindaco è di adempiere alle pianificazioni superiori. Non viene data dalle istituzioni un'alternativa per la soluzione delle tematiche dei rifiuti”. Avanti tutta, quindi, onorando le direttive politiche delle sfere più alte. Al momento non disponiamo di dati certi per comprendere a pieno la questione dei finanziamenti, cioè da chi saranno sostenuti i costi di 90 milioni di euro e soprattutto quali saranno le garanzie a copertura dell'investimento. Tuttavia, secondo lo speaker di Lady Radio circa 66 milioni di euro dovranno essere elargiti da una o più banche; gli introiti tariffari previsti saranno, quindi, a garanzia del finanziamento. Il termine della concessione per la gestione dell'impianto, affidata ad AER Impianti e valutata dagli organismi tecnici di ATO, non è tuttora definito. Esistono infatti due ipotetiche date (2030 e 2040), termine

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ultimo per la dismissione dell'inceneritore e, dunque, per la completa restituzione del prestito bancario. Visto l'incerto andamento dei mercati ed un margine di miglioramento ad oggi molto remoto, il 2040 è probabilmente la data più plausibile, non solo per la restituzione del prestito, ma anche per il conseguimento di un cospicuo introito e l'ammortamento del rischio imprenditoriale sostenuto da AER Impianti. Per i prossimi 30 anni le scelte degli attuali amministratori, mirate ad assicurare a investitori e dirigenti un ottimo profitto, graveranno dunque sulle tariffe pagate dai cittadini e soprattutto sulla salute di tutti. Secondo le affermazioni di Pinzani, gli alti costi di costruzione (maggiorati di circa il 23%, secondo uno studio ENEA) incideranno solo sulle tariffe di coloro che conferiranno effettivamente i propri rifiuti all'impianto. Un'ulteriore distorsione della realtà! E' dato ormai per certo (così come indicato nel PIR) che il nuovo inceneritore servirà tutti i comuni appartenenti ad ATO Toscana Centro (ed alcuni comuni del Valdarno), tanto che si prospetta un aumento complessivo delle tariffe per tutti gli abitanti di tali territori.

Dal particolare al generale Rimanendo sempre nell'ambito della politica locale, è recente la notizia che i Comuni di Figline Valdarno e Testi abbiano votato a favore di una mozione per l'adesione alla strategia Rifiuti Zero, modalità di gestione dei rifiuti che prevede l'azzeramento delle frazioni indifferenziate a fronte di un completo riutilizzo o riciclo. La mozione approvata a Figline presume il conseguimento di tale obiettivo attraverso due tappe: il 75% di raccolta differenziata nel 2014 e l’85% entro il 2016. Dal documento si evince la volontà di estendere la raccolta porta a porta alla maggior parte del territorio comunale e la realizzazione – entro il 2015 – di un centro per la riparazione ed il riuso che selezioni beni durevoli e imballaggi da poter reimmettere nei cicli

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di utilizzo (e sul mercato), eventualmente anche mediante l'impiego di cooperative sociali o volontari. Un bel quadretto, quindi, in cui tutti potranno svolgere la propria piccola parte, onorando la retorica della responsabilità e contribuendo ad una falsa prospettiva di miglioramento. A prescindere dalla specifica questione, nella maggior parte di delibere, mozioni, ordini del giorno o semplici discussioni, sul tema dei rifiuti mai si è fatto riferimento al sostanziale problema di base: la loro produzione. Scomoda questione che spesso urta, anche nelle attuali (e radicali ?) rivendicazioni e lotte, con i temi fondamentali della nostra società: lavoro, reddito, consumo, benessere. Difficile infatti immaginare una profonda rivoluzione del comune e consolidato modo di pensare, delle nostre abitudini, del nostro approccio al lavoro salariato. A differenza di quanto ci illudiamo, misera e apparente è l'emancipazione per mezzo della merce. Solo in piccola misura ci circondiamo da ciò che realmente risulta necessario (tutto il resto è spazzatura, appunto), ciò nonostante giornalmente rinnoviamo il nostro forte legame con la sfera del consumo e della produzione, magari illudendoci che l'acquisto o l'accumulo di prodotti garantisca l'accesso ad uno status più elevato. Delegando alla merce una tal importanza, anche le nostre quotidiane relazioni tendono a somigliare sempre più a quello sterile rapporto che si instaura tra il consumatore e gli oggetti di consumo usa e getta. Ogni giorno miliardi di persone, sfruttati o ben più coscienti sfruttatori, partecipano alla produzione: il lavoro è anch'esso una merce che il salariato vende al capitale. Perché la vende? Per vivere, o più comunemente per sopravvivere. Perché il mercato e la moneta si sono diffusi e radicati ovunque, così come i prodotti ed i loro processi realizzativi. In genere da essi ne deriva un misero salario risultante di un ancor più misero lavoro, strozzato da un sempre più efficiente sistema di controllo e repressione atto ad imporre inique normative o deliranti tassazioni. Aziende e lavoro, reddito e consumo sono quindi

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così radicati al tessuto sociale ed alla vita di ciascuno, tanto da rendere impossibile una critica d'insieme, così come una reale liberazione. Molte rivendicazioni anti-inceneritori rischiano di risultare parziali, poiché focalizzano l'attenzione solo su di un piccolo particolare del rodato e complesso sistema. Si crede, dunque, che saggia, etica, responsabile siano la differenziazione ed il riciclo e tutte quelle politiche filo istituzionali che ne prevedono un largo impiego. E di fatto parzialmente lo sono. Dovremmo altresì considerare che oltre al rifiuto (recuperabile, riciclabile), anche la sua successiva trasformazione (in nuove materie prime o prodotti), ad oggi è divenuto un mezzo per l'ulteriore consolidamento del sistema che lo ha prodotto (e quindi di tutti quei tratti vessatori – come lavoro e salario – che quotidianamente ci imprigionano). E' dunque importante considerare la questione dei rifiuti ed il loro conseguente e necessario smaltimento, quale tassello di un vasto quadro. Il nostro territorio periferico, ad esempio, è divenuto un funzionale prolungamento della grande città, una cassa di espansione per l'ormai satura cementificazione cittadina, in cui far sorgere nuove urbanizzazioni, moderni luoghi di addestramento dei consumatori (imperi commerciali e outlet) o nuovi inceneritori, troppo spaziosi, inquinanti, flatulenti per le affollate via centrali dello shopping. Lo spazio residuo agricolo, sottostà anch'esso alle stesse modalità di sfruttamento e ad oggi risulta per la maggior parte proprietà di pochi e ben conosciuti possidenti. Per coloro che quotidianamente tentano di vivere il proprio territorio, risulta complesso tessere tutti quei rapporti e relazioni, basilari per la maturazione di una qualsiasi forma di opposizione o Lotta, poichè partecipi di quell'inesorabile processo di sradicamento causato da flessibilità e delocalizzazione lavorativa, della moderna forma di nomadismo-giornaliero denominato pendolarismo, diffidenti e sospettosi del prossimo poiché ipotetici rivali o concorrenti.

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Oltre alle varie battaglie burocratico-legali, disputate su terreni insidiosi, con strumenti o modalità che a loro volta richiederebbero una sostanziale messa in discussione, la sfera delle connessioni interpersonali è un ambito su cui è molto importante lavorare. Spazi ed occasioni di comune attività, e contemporaneamente un accesso diretto alla terra, possono risultare ottimi presupposti per lo sviluppo di un sentimento di appartenenza al proprio territorio, tanto da giungere a porsi in prima persona per la sua difesa e salvaguardia (e negli ipotetici cantieri a Selvapiana, sarà molto importante!). Spetta dunque a noi stessi, senza alcuna delega o rappresentanza, prenderci cura della terra che quotidianamente calpestiamo, dell'aria e dell'acqua che ci alimentano e, attraverso la Lotta in loro difesa, sviluppare tutte quelle relazioni di cui quotidianamente ci priviamo.

Greve e Figline: interessi... in Comune Rifocalizzando l'attenzione sul filone narrativo principale, i casi di Figline Valdarno e Greve in Chianti ci interessano per un altro sostanziale motivo. Come già precedentemente descritto, nel bando per la preselezione del gestore unico, ATO Toscana Centro affida a tale soggetto il compito di costruire il nuovo inceneritore di Testi e la discarica di Le Borra, quelle opere, dunque, ad oggi avvolte da maggior incertezza, acuitasi anche a causa della recente adesione di entrambi i comuni alla strategia Rifiuti Zero, nonché per alcune forti spaccature all'interno del disomogeneo PD. Se da un lato l'opposizione di Greve in Chianti è ormai consolidata da tempo, quella di Figline Valdarno è sicuramente più recente ed in parte successiva all'emanazione del bando ed all'approvazione del PIR. Tali resistenze, secondo una nostra interpretazione, giustificherebbero l'assegnazione della costruzione dell'inceneritore di Testi e della

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discarica di Le Borra al nuovo gestore unico, di fatto bypassando le amministrazioni locali. Nell'ultimo anno si è altresì assistito ad un continuo botta e risposta a distanza tra le due province confinanti (Firenze e Arezzo), a causa della controversa questione della discarica di Podere Rota, sita nel comune di Terranuova Bracciolini in provincia di Arezzo, ed attualmente unico bacino di ricezione dei rifiuti per i territori di Firenze sud-est e del Valdarno fiorentino ed aretino. Tale diatriba istituzionale, in seguito all'approvazione del PIR, è sfociata in una ancor più drastica opposizione da parte dei comuni dell'aretino rispetto alla discarica di Le Borra ed al piano proposto da ATO Toscana Centro, reo di voler trasformare il Valdarno in un'enorme pattumiera. Il 5 gennaio scorso si è inoltre svolto un tavolo concertativo tra le varie rappresentative istituzionali, che al momento non ha tuttavia prodotto alcun sostanziale risultato. Il comune di Figline Valdarno, territorio di confine tra le due province, si è quindi spesso trovato a fronteggiare due fuochi contrapposti. Da un lato, anche attraverso l'attuale concessione ad AER SpA del servizio di gestione dei rifiuti per il proprio territorio (tuttavia in scadenza nel settembre 2013), ha sostenuto la discarica di Le Borra (addirittura recentemente acquistando il terreno su cui dovrà sorgere), dall'altro, sia per vicinanza geografica che per affinità politica si è, invece, alleato alla protesta dei limitrofi comuni aretini. Constatiamo per altro la perdurante abitudine di amministratori e politici di qualsiasi grado o schieramento, vecchia come la politica stessa, di mantenere i piedi ben ancorati su due staffe... potrebbe sempre risultare utile! Secondo le ambigue dichiarazioni rilasciate da Riccardo Nocentini (sindaco di Figline) al termine del tavolo concertativo, alla discarica di Le Borra non sarà permessa l'entrata in funzione prima del completo esaurimento di Podere Rota, anche se di fatto per le due discariche sono previsti conferimenti assolutamente differenti (rispettivamente le

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ceneri della combustione dei rifiuti provenienti da Selvapiana e rifiuti solidi urbani indifferenziati). Sempre nei confronti di Le Borra è risultata invece più netta l'opposizione dei sindaci dei comuni del Valdarno aretino, tanto dall'aver minacciato di bloccare i conferimenti di rifiuti provenienti dalla provincia di Firenze. Complessivamente l'opinione di tutti gli intervenuti al tavolo, tra sindaci e rappresentanti istituzionali, è stata quella di continuare sulla strada dell'incenerimento, sostenendo di fatto il nuovo impianto di Selvapiana (che quanto meno è lontano dal Valdarno!). Per una risposta definitiva su Le Borra dovremo comunque attendere il 31 marzo 2013, termine ultimo entro cui la provincia di Firenze sarà obbligata ad esprimersi.

Buoni e cattivi In questa particolare vicenda, abbiamo assistito ad una forte contrapposizione tra fazioni interne al PD (partito maggioritario nella quasi totalità delle giunte delle province di FI, PO e PT), che non ci lascia indifferenti. Anzi, potremmo avanzare l'ipotesi che l'affermarsi di tali equilibri (o rotture), il consolidamento di alleanze (o inimicizie), tra rapporti clientelari, raccomandazioni, sodalizi, interessi, ed un generale uso del potere politico ed economico in un'ottica di gretto tornaconto immediato, siano le solide fondamenta dell'enorme castello di cartapesta di cui abbiam fino a adesso discusso. Potremmo inoltre affermare che all'interno dell'egemonico PD esista una componente definibile buona ed una cattiva. Tali appellativi non sono ovviamente attribuibili ai singoli uomini o donne di partito in base a specifiche qualità o carenze da noi misurabili; non vogliamo fregiarci di un tal compito giustizialista poiché, per la semplice appartenenza ad un potere a noi nemico, l'ago della nostra bilancia penderebbe senza indugio alcuno.

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Vogliamo valutare tali nomignoli in seno allo stesso PD, come se fosse la sua stessa dirigenza ad emettere un responso, classificando i suoi servi in base al grado di sottomissione accertato. Potremmo inserire nella categoria dei buoni tutti quei politici (semplici consiglieri, tecnici, quadri, sindaci) che da bravi cagnolini, rispettosi e obbedienti, hanno saputo addentar l'osso al momento giusto, rispettando le ferree disposizioni del padrone. Mossi da un profondo senso di responsabilità, da una spiccata inclinazione alla subordinazione, da un reale senso di appartenenza, miseri leccaculo o ben più audaci strateghi, in taluni casi difendendo la Causa (marcia e purulenta) al limite della dignità, i buoni hanno fedelmente onorato le precise direttive della dirigenza. Sono i cattivi invece ad aver dato maggiori grattacapi, poiché si sono contraddistinti per l'aver disatteso (anche solo parzialmente) i compiti loro assegnati, creando resistenze, fomentando polemiche, instaurando inusuali alleanze partitiche, strumentalizzando lotte popolari o magari anteponendo – incredibile, ma vero! – un pizzico di buon senso alla cecità degli ordini loro impartiti. Tra i cattivi sicuramente figurano l'astuto Gianni Gianassi, sindaco di Sesto Fiorentino, per aver momentaneamente bloccato l'iter per la costruzione dell'inceneritore di Case Passerini, subordinando la realizzazione del progetto allo stralcio della seconda pista di atterraggio all'aeroporto di Peretola (insomma, uno stratega!); amministratori e militanti del PD di Greve in Chianti (in una maggioranza di coalizione con UDC e IDV) per essersi contrapposti alla costruzione dell'inceneritore di Testi ed aver aderito alla strategia Rifiuti Zero (con i più cordiali ringraziamenti delle aziende viti-vinicole, forti poteri consolidati sul territorio, e di esso padroni); la giunta di Figline e più in generale tutti i sindaci dei territori del Valdarno, per aver ribadito un secco no alla discarica di Le Borra (all'insegna del: “basta discariche nel Valdarno, spostiamo tutto in Valdisieve!”).

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La lista dei buoni è di più facile stilatura e vi figurano la quasi totalità di quei loschi figuri che ad oggi siedono comodamente nella sedi istituzionali dei nostri territori. Vorremmo tuttavia citare ad honorem coloro che si sono particolarmente contraddistinti. La giunta Mairaghi del Comune di Pontassieve (tra cui spicca l'integerrimo assessore all'ambiente Leonardo Pasquini, un genio nella sua categoria), con il 45% di partecipazione in AER SpA ed il 41% in AER Impianti, sbandierando un ambiguo risultato elettorale con preferenze prossime al 54%, come uno schiacciasassi ha divorato tutto e tutti, senza mai presentare un benché minimo cenno di ripensamento, rinnovando anzi il suo ferreo impegno in quei momenti (pochi) di complessiva incertezza. In culo a tutti insomma! Ci vorremmo tuttavia concedere un piccolo inciso, rispetto all'ambiguo risultato elettorale appena citato. Alle elezioni amministrative del 2009 svoltesi nel Comune di Pontassieve, il PD è risultato il primo partito, incassando 6.663 preferenze dei 16.781 aventi diritto al voto, il 54% appunto. Comparando però tale dato con il totale dei voti validi (12.329), si deduce che, rispetto all'intero corpo elettorale, il PD non è andato oltre il 39,7%. In relazione invece all'intera popolazione del Comune (che ammonta a circa 21.000 abitanti), la percentuale è ancor più risicata, poiché solo circa una persona su 4 ha espresso la sua preferenza per il PD. La giunta regionale Rossi (PD), mandante ed incubatore, con discrezione ha inoculato le proprie direttive agli organi istituzionali subordinati, dispensando meriti o sanzioni, carote o bastoni, capace inoltre di cambiare le carte in tavole, come accaduto nel maggio 2012 per la modifica alla legge 66/2011, consentendo in deroga la costruzione del nuovo impianto a Selvapiana in una zona – da loro stessi precedentemente definita – a pericolosità idraulica molto elevata (beh, siamo a soli 10 metri dalla Sieve!). Il sindaco di Rufina Pinzani. A differenza del suo predecessore Gamberi, il quale aveva tentato a più riprese di vincolare il nuovo

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impianto di Selvapiana alla realizzazione della variate alla SS67 (un colpo al cerchio ed uno alla botte, insomma), ha intrapreso la crociata della responsabilità sul tema dei rifiuti, salvo dimenticare che sarà altresì responsabile dell'avvelenamento di terra, aria, acqua e di tutti gli abitanti del territorio. Ma il buono per antonomasia è senza dubbio Marcello Ulivieri, figura cardine dell'intera questione. Classe 1954, ex sindaco di Pelago (dal 2004 al 2009), direttore di AER Impianti S.r.l. (da cui percepisce un ragguardevole stipendio da 22.000 euro annui, ovviamente di soldi pubblici), ex presidente del Consorzio delle Terre del Levante Fiorentino (piccolo capriccio mangiasoldi a quasi completa partecipazione pubblica la cui mission era la promozione del turismo, delle aziende e delle eccellenze del nostro territorio), recentemente promosso a segretario del PD per Valdarno e Valdisieve. Un volpone di prima categoria, dunque, ammanicato e spalleggiato dai Comuni della zona con cui aveva stretto una forte collaborazione da politico (sempre in ambito PD). Terminato il suo mandato da Sindaco, vedendo allungare l'età pensionabile, ha deciso di riciclarsi in vari contesti, dalla promozione turistica alla gestione dei rifiuti, ambiti di cui non detiene alcuna particolare competenza. Ma che importa? L'importante è percepire un buono stipendio, godere di una piccola dose di potere, alimentare il proprio ego, e sentirsi infine appagati per il proprio responsabile operato. Dopo aver ricoperto il ruolo di Sindaco ed aver stretto i giusti rapporti politico-clientelari, riscuotendo tra l'altro consensi per l'ottima attività filo-partitica svolta sul territorio, non potevano che giungere la promozione a segretario ed a direttore di AER Impianti (azienda di fatto gestista dalla giunta PD di Pontassieve). Non appena a Selvapiana sarà posato il primo mattone del nuovo impianto, è ad Ulivieri cui dovremo personalmente porgere i nostri più calorosi ringraziamenti.

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Siamo qua perché abbiamo il coraggio di non sottostare silenziosamente a tutte quelle modalità, parametri e modelli che voi politici rappresentate e puntualmente rinnovate, forti e determinati nel porci in prima persona in quel processo creativo che è la nostra vita, senza filtri, deleghe o rappresentanze alcune. Vi chiudete nei vostri palazzi, vi adagiate comodamente su quelle poltrone, come parassiti vi cibate indisturbati della Cosa Pubblica tra generosi stipendi, clientelismi, favoritismi e losche manovre. All’esercizio delle nostre pratiche rispondete esclusivamente con l’invio di forze dell’ordine. All’esercizio delle vostre pratiche dobbiamo pacatamente obbedire, magari addirittura mostrandoci compiaciuti e soddisfatti. Ciò che più esprimete è l’incolmabile distanza tra la popolazione ed i suoi bisogni, che inutilmente vi affannate nel pretendere di interpretare. Vi nascondete dietro ad una maggioranza “democraticamente” garantita, equivocando un temporaneo mandato con un’ottima occasione per tessere i vostri sporchi rapporti economici, dandovi lustro per il misero incarico che rappresentate. Non confidiamo in un potere “buono”, che possa sostituire quello attualmente in vigore. Crediamo fortemente che ciascun individuo possa emanciparsi da questa quiete apparente, riscoprendo il piacere della condivisione e della disponibilità comune dei beni, dell’appartenenza ad una collettività. Lottando assieme possiamo contrastare la costruzione del nuovo inceneritore di Selvapiana, liberandoci dalla quotidiana alienazione e dal potere stesso.

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Riappropriamoci del nostro territorio Facciamoci Spazio

Valdisieve come in Valsusa... a sarà düra!

Voci dalla Macchia [email protected]

Fotocopiato in proprio

Pontassieve Marzo 2013