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Dott.ssa Federica Ferretti Dott.ssa Alice Lemmo www.formath.it NRD Nucleo di Ricerca in Didattica della Matematica RSDDM - Gruppo di Ricerca e Sperimentazione in Didattica e Divulgazione della Matematica Castiglione dei Pepoli 20 febbraio 2016

Dott.ssa Federica Ferretti Dott.ssa Alice Lemmo - iccast.org°Workshop... · trasposizione didattica del sapere, in quanto sono, appunto, una diretta conseguenza delle scelte degli

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Dott.ssa Federica Ferretti Dott.ssa Alice Lemmo

www.formath.it

NRD – Nucleo di Ricerca in Didattica della Matematica

RSDDM - Gruppo di Ricerca e Sperimentazione in Didattica e Divulgazione della Matematica

Castiglione dei Pepoli 20 febbraio 2016

Perché parlare di verticalità?

Come affrontare il problema della verticalità?

Le Indicazioni Nazionali

La ricerca in didattica della matematica

Le prove invalsi

Cominciamo con un gioco

A

r

C Disegna il rettangolo ABCD che ha il lato AB

sulla retta r

Riconosci la figura descritta …

dalla tua collega!

Indicazioni Nazionali Ob5-25 Riprodurre una figura in base a una descrizione, utilizzando gli strumenti opportuni (carta a quadretti, riga e compasso, squadre, software di geometria).

Quadrato Rombo

Livello Percettivo: capacità di riconoscere le figure (ad es. distinguere le forme) e di individuare in una figura componenti e sotttofigure (ad es. lati) Livello Sequenziale: fare o descrivere una costruzione Livello Discorsivo: riconoscere e individuare proprietà matematiche che non sono determinate direttamente dalla percezione Livello Operativo: essere in grado di modificare, anche solo mentalmente, una figura per risolvere un problema (ad es. scomporre)

4 livelli di comprensione per una figura geometrica (Duval, 1995, Duval, 1999)

Efraim Fishbein (1920-1998)

Gérard Vergnaud

Bruno D’amore

Martha Isabel

Fandiño

Pinilla Silvia Sbaragli

Giorgio Bolondi

http://www.dm.unibo.it/rsddm/

Alcuni concetti chiave della didattica della matematica:

Concetti legati - alla costruzione dei concetti

- alle difficoltà che gli studenti incontrano nel raggiungimento di questo obiettivo

sollecitazioni interne o esterne

condizionata da tanti fattori, ma con connotazioni comuni in diversi individui

elaborata più o meno coscientemente

è interna e, almeno in prima istanza, involontaria

Tutte le immagini mentali relative ad uno stesso concetto, costituiscono il

modello mentale del concetto.

costruisce immagine di un concetto C e la crede stabile, definitiva;

riceve nuove informazioni di C (non contemplate nell’immagine precedente);

adeguare la vecchia immagine con la nuova (conservando le precedenti informazioni e accogliendo le nuove).

La nuova costruzione è ovviamente “più

vicina ” al concetto.

Esempio…

Ma .. Si crea un conflitto tra la precedente immagine e la nuova

Conflitto cognitivo interno causato dalla non-congruenza tra le due immagini.

Ciò accade molte volte durante il percorso

scolastico, si può pensare a una successione di immagini che si avvicinano al concetto C.

Esempio…

Durante questa successioni di immagini succede che l’immagine I a cui si è pervenuti “resiste” a sollecitazioni diverse. E’ abbastanza forte.

Le nuove sollecitazioni, invece che distruggere l’immagine precedente per costruirne una nuova, finisco con il confermare la bontà del fatto che I sia l’immagine corretta.

Un’immagine di questo tipo si può chiamare modello M del concetto C.

“Farsi un modello”: rielaborare successivamente immagini instabili e deboli fino a giungere a una di esse definitiva,

stabile. il modello si forma al momento giusto (l’azione didattica ha funzionato e lo studente si è costruito il modello atteso del concetto) il modello si forma troppo presto (non è facile raggiungere il concetto perché la stabilità del modello è di per sé stessa un ostacolo ai futuri apprendimenti)

Es: IL CUBO

durante la Scuola Dell’Infanzia la maestra mostra agli alunni una scatolina di legno rossa a forma di cubo e dice agli studenti che quello è un cubo. Quindi un cubo è di legno? E’ rosso???

vengono mostrati altri oggetti di diverso materiale e diverso colore a forma di cubo

Quindi non è per forza né di legno, né rosso.. È

la forma che lo definisce!

Es: IL CUBO

durante la Scuola Primaria vengono mostrati vari oggetti a forma di cubo … dopo varie sollecitazioni e un susseguirsi di immagini la maggior parte degli studenti creano il modello di cubo come un solido con una data forma.

studi rivelano che per la maggior parte degli studenti di Scuola Primaria,

non è un cubo!!!

modelli che rispondono pienamente alle sollecitazioni intuitive e che hanno dunque

un’accettazione immediata forte. Efraim Fishbein (1920-1998)

«Il livello intuitivo si riferisce alla

dinamica dell’accettazione soggettiva di

un enunciato matematico come cosa

evidente e certa»

(Fischbein , 1985)

conseguenza di proposte da parte dell’insegnante di un’immagine forte e convincente di un concetto, che diventa persistente, confermata da continui esempi ed esperienze; hanno molta forza di persuasione e molta rilevanza nelle competenze dell’allievo;

conducono ad un’accettazione immediata.

Ma non è detto che il modello rispecchi il concetto in questione; molte volte si tratta di modelli creatisi con

la ripetizione e niente affatto auspicati!!

««L’esistenza di incompatibilità e di

contraddizione nelle relazioni tra

il livello concettuale e il fondamento

intuitivo rappresenta una delle

principali fonti di idee sbagliate e di

errori nell’attività matematica dei

bambini» (Fischbein , 1985)

Quando non c’è in gioco una competenza cognitiva forte, emerge con energia il modello intuitivo. Anche

quando uno studente si è costruito un modello corretto di un concetto, a volte, il modello intuitivo

ricompare.

«««L’insistere eccessivamente nel fornire

suggerimenti intuitivi usando

rappresentazioni artificiali e troppo

elaborate può fare più male che

bene» (Fischbein , 1985)

• Accettato nei numeri naturali ed erroneamente esteso a tutti i campi numerici. • Quando si arriverà a dover moltiplicare per 0,5? • Studenti evoluti (anche universitari) si dichiarano meravigliati di fronte al fatto che tra le due operazioni: 18 x 0,25 e 18 : 0,25 la prima è quella che dà un risultato minore.

La moltiplicazione accresce

La moltiplicazione accresce

• Assimilare la nuova situazione per accomodare il modello ad uno nuovo non è affatto facile Necessità didattica di non rendere stabile

quell’immagine troppo presto, nel tentativo di costruire un modello del concetto di moltiplicazione in modo

ottimale (che tenga conto dei successivi ampliamenti, per esempio ai numeri

razionali)

La divisione diminuisce

Nella situazione A : B, il numero B deve essere minore del numero A

15 amici si

dividono 5

kg di biscotti.

Quanti ne

spettano a

ciascuno?

Ricerche dimostrano che studenti, anche di scuole

superiori, vengano spontaneamente spinti ad

eseguire 15 : 5!!

“Con 2 dollari si può comprare una bottiglia di 0,75 l di aranciata. Quanto costa un litro di aranciata?”

Quanto tempo ci avete impiegato a risolverlo? Con quale operazione?

“Con 10 dollari si possono comprare 5 l di aranciata. Quanto costa un litro di aranciata?”

Risolvibili con la stessa procedura!!

Il secondo problema si risolve immediatamente con la divisione 10:5; risolvere il primo con l’analoga divisione

2:0,75 crea imbarazzi a causa del contrasto tra significato formale e significato intuitivo della divisione.

… nel secondo problema i dati numerici vanno d’accordo con le richieste intuitive …

Che succede?

Quando si cerca di risolvere un problema non ci affidiamo solo al livello algoritmo, anche se

questo bagaglio è presente nella mente. Contribuisce anche il livello delle

rappresentazioni intuitive.

Quando l’algoritmo e il livello intuitivo lavorano in accordo l’apprendimento è semplice,

altrimenti si creano delle difficoltà.

“Una misconcezione è un concetto errato e genericamente costituisce un evento da evitare;

essa però non va vista sempre coma una situazione del tutto o certamente negativa: non è escluso che per poter raggiungere la costruzione

di un concetto, si renda necessario passare attraverso una misconcezione momentanea, ma

in corso di sistemazione.” (D’Amore, 1999)

Possono rappresentare concezioni momentaneamente non corrette, in attesa di sistemazione cognitiva.

le immagini che uno studente si fa dei concetti in alcuni casi possono essere delle vere e proprie misconcezioni, cioè interpretazioni errate delle informazioni ricevute;

tali immagini-misconcezioni risultano di ostacolo all’apprendimento futuro solo se diventano forti e stabili modelli erronei di tale concetto.

Lo studente rivela le proprie misconcezioni quando applica correttamente regole scorrette.

Spesso, all’origine di questo fatto c’è una mancata comprensione od un’errata interpretazione. Se l’insegnante non si rende conto di ciò, le sue sollecitazioni cadono a vuoto perché lo studente ha già incluso nel proprio curricolo quelle regole che ritiene corrette e che, in taluni casi, hanno funzionato.

uno studente esegue in colonna le seguenti sottrazioni:

Nella terza, non è stata “presa in prestito una decina”.

Lo studente non capisce di che decina si sta parlando perché ha in mente un’altra regola personale:

«per eseguire le sottrazioni in colonna si procede da destra verso sinistra e, in ogni colonna, si sottrae dal più grande il più piccolo.»

Ne ha avuto conferma in molti casi, la comunicazione che riguardava casi come la terza sottrazione non gli è giunta per chissà quale motivo, e dunque aveva assunto nel suo curricolo quella “regola”.

Una vera e propria misconcezione.

Le misconcezioni si possono interpretare come concezioni momentanee non corrette, in attesa di sistemazione cognitiva più elaborata e critica.

Attenzione, però: lo studente non lo sa e dunque ritiene che le sue, quelle che per noi sono misconcezioni, siano invece concezioni vere e proprie.

Chiamarle errori è troppo semplicistico e banale:

non si tratta di punire, di valutare negativamente;

si tratta di dare gli strumenti per

l'elaborazione critica.

Quando un’insegnante propone un’immagine forte, convincente, persistente e in alcuni casi univoca di

un concetto, tale immagine si trasforma in un modello intuitivo.

In questi casi le misconcezioni possono diventare ostacoli per i futuri apprendimenti.

Quando le misconcezioni non sono da imputare ad una cattiva trasposizione didattica, ma alla

necessaria gradualità di presentazione del sapere, sono inevitabili e da considerare non

negative, in quanto fanno parte del normale sviluppo dei concetti attraverso le immagini e i

modelli.

Le misconcezioni “evitabili” derivano dalla trasposizione didattica del sapere, in quanto sono, appunto, una diretta conseguenza delle scelte degli insegnanti

Queste misconcezioni dipendono da una diretta conseguenza della prassi scolastica minata da improprie consuetudini proposte dagli insegnanti ai propri allievi

Nella formazione delle convinzioni ha una notevole responsabilità il tipo di

insegnamento ricevuto.

Risposta A 41.1% Risposta B 22.3% Risposta C 34.5% Mancate e non valide 2.1%

Contare i quadratini

Trova un esempio per

ognuno di questi casi:

LIV 05_2012 “Area e

Perimetro”

Misconcezioni: Area e Perimetro Risposta A 3,9% Risposta B 53,1% Risposta C 5,4% Risposta D 36,8 Mancate e non valide 0,8%

Prova Nazionale

2014

Misconcezioni: Area e Perimetro

Prova Nazionale

2014

Risposta A 10,5% Risposta B 44,5% Risposta C 9,7% Risposta D 33,9% Mancate e non valide 1,4%

Misconcezioni: Area e Perimetro

Livello 06 2014

Risposta A 12.1% Risposta B 2.6% Risposta C 52.7% Risposta D 30.5% Mancate e non valide 2.1%

PN_2011

“Area e Perimetro”

e altezza

LIV 05_2012

“L’altezza è verticale”

Indicazioni Nazionali TP-II Riconosce e rappresenta forme del piano e dello spazio, relazioni e strutture che si trovano in natura o che sono state create dall’uomo.

LIVELLO 02 2012/2013

LIVELLO 02 2011/2012

LIVELLO 05 2011/2012

LIVELLO 06 2012/2013

Proposte Prototipiche

Risposte Corrette: 14,7%

LIV 05_2010

Proposte Prototipiche

A.: … non è un triangolo isoscele perché non ha i due lati obliqui della stessa lunghezza.

Sul libro c’era scritto che il triangolo è isoscele quando ha i lati obliqui della stessa lunghezza.

Indicazioni Nazionali Ob3-09 Riconoscere, denominare e descrivere figure geometriche. Ob3-10 Disegnare figure geometriche e costruire modelli materiali anche nello spazio. Ob3-11 Classificare numeri, figure, oggetti in base a una o più proprietà, utilizzando rappresentazioni opportune, a seconda dei contesti e dei fini. Ob5-24 Descrivere, denominare e classificare figure geometriche, identificando elementi significativi e simmetrie, anche al fine di farle riprodurre da altri. Ob5-25 Riprodurre una figura in base a una descrizione, utilizzando gli strumenti opportuni (carta a quadretti, riga e compasso, squadre, software di geometria).

TP-II Riconosce e rappresenta forme del piano e dello spazio, relazioni e strutture che si trovano in natura o che sono state create dall’uomo.

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Una convenzione, accettata da tutti i libri di testo, è chiamare il seguente lato del trapezio con il nome di lato obliquo.

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Un uso improprio di questi termini, basato esclusivamente sull’importanza data alla posizione assunta dall’oggetto, piuttosto che alle caratteristiche matematiche dell’oggetto stesso, potrebbe generare misconcezioni “evitabili”.

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La parola base nello spazio…

Nello spazio c’è chi definisce base la faccia sulla quale “appoggia” il solido

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Nell’insegnamento della matematica vi sono dei concetti considerati semplici da essere appresi da parte degli allievi ma che, in realtà, sono alla base di insidiose misconcezioni, causate a volte dalle scelte didattiche effettuate dagli insegnanti.

Esempio: l’altezza… causa di diffuse difficoltà tra gli studenti di qualsiasi età.

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Di solito, nei libri di testo, si legge ad esempio che ciascuna delle tre altezze di un triangolo è «il segmento che “parte” da un vertice e “cade” perpendicolarmente sul lato opposto o sul suo prolungamento».

È lecito domarsi: l’altezza è davvero un segmento o una grandezza? Come può un segmento “partire” e “cadere”? Supponendo che un segmento possa “partire”, lo deve fare per forza da un vertice? Si parla di altezza solo per determinate figure? Quante altezze ha un poligono? L’altezza rappresenta quindi un concetto all’apparenza semplice ma che nasconde al suo interno notevoli complessità…

Vertice o un qualsiasi punto?

«No, questa non è l’altezza, perché non rispetta la regola che abbiamo imparato. L’altezza deve partire dal vertice e scendere fino a quando incontra la base»

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Interna o anche esterna?

«Non è un’altezza perché finisce fuori dal triangolo»

Verticale o qualsiasi direzione?

Questo segmento rappresenta una delle altezze del triangolo?

E così, l’altezza diventa esclusivamente verticale dal punto di vista del lettore...

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Un bambino di scuola primaria precisa… «In questo momento non è un’altezza; se voglio che diventi un’altezza, devo girare il foglio e rimetterla in piedi»

e la dispone nel seguente modo:

Ad esempio il trapezio, pur essendo costituito da 4 lati, ha per i libri di testo un’unica altezza: la distanza tra i due lati paralleli; mentre si potrebbe far notare che ciascun quadrilatero, avendo 4 lati, ha 4 altezze, una relativa a ciascun lato.

L’autista scolarizzato…

Quante altezze ha un poligono?

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«L’altezza di un trapezio è la distanza tra due lati

paralleli».

72

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Risulta invece interessante parlare di altezza in modo generalizzato per qualsiasi poligono e far sì che ogni poligono abbia un numero di altezze pari al numero di lati.

Ciò è possibile considerando un’altezza rispetto ad un lato come «la distanza massima individuata dai punti del poligono rispetto a quel lato o al suo prolungamento o, se si preferisce, rispetto alla retta che contiene quel lato» (nel concetto di distanza è già implicita la perpendicolarità).

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Queste misconcezioni derivano dalla diversità tra lo spazio dell’esperienza fisica che è anisotropo, ossia possiede una direzione privilegiata rappresentata dalla verticale, e lo spazio isotropo della geometria euclidea, dove tutte le direzioni per un punto si equivalgono.

Verticale

Orizzontale

Obliquo

Appoggiato

Base

Altezza

TRIANGOLO DUE LATI CONGRUENTI UN ANGOLO OTTUSO

PROPRIETA’

ANGOLO AL VERTICE BASE APPOGGIATO

SOVRASTRUTTURE

Contenuto

TraguardiPrimaria Traguardisecondaria

Primotriennio

Primaria

Secondo

biennio

Primaria

TriennioSecondariadiI

grado

Buon lavoro!!!

Lavoriamo sulle indicazioni Nazionali in verticale - Scegliere un contenuto specifico - Individuare i traguardi per lo sviluppo delle competenze - Declinare gli obiettivi di apprendimento

INSIEMI

NUMERICI:

TraguardiPrimaria Traguardisecondaria

Si muove con sicurezza nel calcolo scritto e mentale

con i numeri naturali e sa valutare l’opportunità di

ricorrere a una calcolatrice

Si muove con sicurezza nel

calcolo anche con i numeri

razionali, ne padroneggia le

diverse rappresentazioni e stima

la grandezza di un numero e il

risultato di operazioni.

Primotriennio

Primaria

Secondo

biennio

Primaria

TriennioSecondariadiI

grado

2.Leggereescriverei

numerinaturaliavendo

consapevolezzadella

notazioneposizionale;

confrontarlieordinarli,

ancherappresentandolisulla

retta.

5.Leggere,scrivere,

confrontarenumeridecimali,

…,ancheconriferimentoalle

moneteoairisultatidi

semplicimisure.

1.Leggere,scrivere,

confrontarenumeri

decimali

8.Rappresentarei

numericonosciuti

sullaretta…

1.Eseguire…,ordinamentie

confrontitranumericonosciuti

(numerinaturali,numeriinteri,

frazionienumeridecimali),…

3.Rappresentareinumeri

conosciutisullaretta.

7.Interpretarei

numeriinteri

negativiincontesti

concreti.

14.Saperechenonsipuò

trovareunafrazioneoun

numerodecimalecheelevatoal

quadratodà2,oaltrinumeri

interi.

28.Conoscereilnumeroπ,e

alcunimodiperapprossimarlo.

• D’Amore B. (1996). Immagini mentali, lingua comune e comportamenti attesi, nella risoluzione dei problemi. La matematica e la sua didattica. 4, 424-439.

• D'Amore, B. (1999). Elementi di didattica della matematica. Bologna:Pitagora. • D’Amore B., Sbaragli S. (2005). Analisi semantica e didattica dell’idea di

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Bolondi B., Fandino Pinilla M.I. (2012). I quaderni della didattica. Metodi e strumenti per l’insegnamento e l’apprendimento della matematica. 121-139. Napoli: Edises

• Sbaragli S. (2006). Diverse chiavi di lettura delle misconcezioni. Rassegna. Istituto Pedagogico di Bolzano. XIV, 29, 47-52.

• Sbaragli S. (2010). Qui cade sua... altezza. La Vita Scolastica. 18, 25- 27. • Sbaragli S., Mammarella I.C. (2010). L’apprendimento della geometria. In:

Lucangeli D., Mammarella I.C. (2010). Psicologia della cognizione numerica. Approcci teorici, valutazione e intervento. Milano: Franco Angeli.

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