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Due giorni di Quaresima

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Due giorni di Quaresima

Presentazione

La Quaresima è il tempo del silenzio, del deserto e del digiuno e dell'ascolto. In

questa due giorni vogliamo riflettere sul tema della “scelta”, parola che

accompagna le nostre giornate e che spesso non riceve l'attenzione che merita,

il tempo e il significato che le si addicono. Per scegliere serve fermarsi, capire

cosa ci sta intorno, scrutare la strada davanti, guardare il cammino fatto e

poi consultare la Bussola. In questi giorni cerchiamo di far capire ai ragazzi

quanto sia importante avere una Bussola funzionante nella propria vita e

trovare la strada giusta.

Nell'attività del sabato, attraverso un gioco coi personaggi della Spada nella

Roccia, si cerca di riflettere sulla portata delle scelte alla luce delle loro

conseguenze. Intervengono le tentazioni, che distraggono e spesso conducono a

scelte frettolose o errate; spesso viene in aiuto la Bussola che nello

spaesamento e nel dubbio raddrizza la strada e ci indica la rotta. Proviamo coi

ragazzi a trovare nel Signore, nella Sua Parola la direzione per il nostro

cammino, la rotta che ci fa andare avanti, la conferma che siamo sulla strada

giusta e stiamo puntando ad un obiettivo che merita.

Nella Veglia il tema delle scelte è calato nelle vicende della Via Crucis. Le tappe

della passione di Gesù sono messe a coppie, in contrasti forti ed efficaci, nei

quali i ragazzi devono cercare, con la preghiera e l'ambientazione della Veglia,

di cogliere la parte vincente, modello di vita. I momenti proposti vanno

dall'Ultima Cena alla Croce e contrappongono un gesto di rifiuto e crudeltà, ad

uno di speranza e fedeltà. Oltre alla vicenda storica di Gesù, i ragazzi cercano

di scoprire il loro ruolo e trovare nella loro vita momenti in cui devono

scegliere tra il tradimento e la fedeltà, tra il servizio e il disinteresse, tra la

caduta e la compassione, tra la crudeltà e la fede.

Nel Ritiro i ragazzi si confrontano con la scelta del peccato, quella più difficile

da ammettere, quella che non si vorrebbe fare ma in cui ci si casca più o meno

volontariamente. E' proprio in essa che si ha l'occasione di riscoprire la scelta

che Dio fa per noi, di un amore che accoglie, abbraccia col perdono e rinnova.

Il Rinnegamento di Pietro è l'occasione per i ragazzi, per pensare alle volte in

cui hanno scelto cose che in realtà avevano pensato di evitare e hanno poi

sentito un gallo che cantava e che faceva capire loro di non aver utilizzato la

Bussola.

Con questa due giorni, occasione di deserto e di amicizia, cerchiamo di

trasmettere ai ragazzi la bellezza e la preziosità di avere una bussola nella

propria vita: un riferimento che nel bisogno orienta, una lancetta che ci

costringe a guardare avanti anche quando siamo tentati di fermarci ed essere

stanchi, un amore che ci dà la possibilità di ricalibrare la strada quando

abbiamo preso una direzione sbagliata. Scegliere è fondamentale nella vita di

ogni giorno; preparare la scelta è davvero importante se vogliamo puntare in

alto e trovare la strada giusta. Il Signore è la Bussola, la Fede in Lui il

meccanismo che fa muovere la lancetta e ci dice dove dirigerci, passando

anche dal dubbio e dalla paura della Croce, del rinnegamento, del peccato, per

trovare pace e gioia nelle nostre scelte, nelle nostre strade.

Buona due giorni!!

SABATO POMERIGGIO GIOCO

Idea di fondo del gioco: Il gioco vuole far capire l’importanza delle scelte che siamo chiamati a fare e che ogni nostra scelta ha delle conseguenze (delle quali dobbiamo assumerci anche la responsabilità). Ambientazione: Gli educatori introducono il gioco con una scenetta (vedi sotto) che farà da filo conduttore. I personaggi sono tratti da “La spada nella roccia”, la trama è la seguente: Merlino si prende un gran raffreddore e non smette più di starnutire. Incarica Semola di procurargli la pozione per potersi curare . Gli ingredienti per la pozione sono custoditi da alcuni personaggi ( drago, fata, orco, gufo) che metteranno Semola di fronte a delle scelte. Lungo il percorso però Semola verrà ostacolato e provocato da Maga Magò e dai suoi aiutanti. Merlino, ultimato il percorso, farà un regalo a Semola perché ha saputo portare a termine il suo compito!! Gioco: I ragazzi vengono divisi in squadre, ogni squadra rappresenta Semola che deve partire alla ricerca dei guardiani che custodiscono gli ingredienti magici . Ai ragazzi verrà data una mappa con sopra indicati i luoghi (a scelta degli educatori se mettere la mappa con la posizione precisa oppure segnare un’area dove possono trovare gli ingredienti, si può anche pensare di dare degli indovinelli invece che una mappa) dove possono trovare gli ingredienti e quindi i guardiani ( a scelta degli educatori rivelare fin da subito se troveranno i guardiani o lasciarlo come effetto sorpresa indicando quindi solo dove trovare gli ingredienti) I guardiani sono 4: il drago, la fata, l’orco e il gufo che sottopongono le squadre a una scelta proponendo due alternative. Secondo la scelta fatta dovranno affrontare una prova più o meno difficoltosa. Durante questo cammino saranno “disturbati” da altri personaggi guidati da Maga Magò che cercheranno di distrarre i ragazzi dalla loro ricerca obbligandoli a delle prove (vedi sotto). Quando le squadre avranno trovato tutti gli ingredienti li metteranno in un pentolone ( a discrezione degli educatori se fare un unico pentolone per tutte le squadre o farne uno per ogni squadra) dove troveranno una bussola(a discrezione degli educatori se far trovare la bussola subito nel pentolone o se farla trovare dopo che avranno messo gli ingredienti e aver assistito ad una scenetta finale dove Merlino dica che ha lasciato un premio): è il premio che Merlino vuole donare a Semola perché, nonostante le scelte magari non sempre giuste e i condizionamenti, ha agito autonomamente assumendosi le proprie responsabilità, giungendo comunque al raggiungimento del suo compito. La bussola sarà quel di più che lo aiuterà a fare le scelte più “giuste” Ecco le domande e le prove dei personaggi: GUFO. “Devi continuare la tua ricerca ma inizia una fortissima pioggia. Cosa fai?”

A-Parti subito perché vuoi tornare in fretta a casa

B-Ti ripari e aspetti?? Prova: A- staffetta classica legati B- staffetta classica senza impedimento.

DRAGO “Avete un sacchetto pieno di fazzoletti consumati pieni di catarro magico molto pericoloso per l’ambiente ma non avete un bidone in cui buttarli. Cosa fate?” A- Me li fate bruciare con il mio fiato incendiario? B- Vi tenete il sacchetto con il catarro sperando di trovare un bidone? Prova: A- La staffetta si fa in due: uno bendato con la pallina e il cucchiaio e l’altro che lo guida B- Staffetta singoli con il cucchiaio e la pallina da ping pong FATA “Siete in una parte di foresta dove non c’è acqua tranne il ruscello qui vicino, il fiume più vicino è a 3 ore di cammino. Io però non sopporto proprio la puzza che avete voi umani dopo che avete corso così tanto. Dovete lavarvi!! Che fate?” A-Fate la danza della pioggia per 3 ore e mezza B-Vi lavate con l’acqua del ruscello qui di fianco ma si dice ci sia un mostro marino sotto. Prova: A-Cantare tutti insieme una canzone B-Cantare con la lingua fuori dalla bocca facendo capire le parole della canzone (a discrezione della fata se cantano bene) ORCO “Nel castello è scoppiata una rissa per motivi banali. Cosa fate?”: A-Punite tutte le persone coinvolte nella rissa B-Perdete un po’ di tempo ma cercate di far dialogare e rappacificare i cavalieri coinvolti nella rissa Prova: A- Gioco della catena da districare dove sono tutti incastrati ma alcuni sono bendati B- Stessa cosa ma senza benda MAGA MAGO’ e i suoi aiutanti disturberanno le squadre negli spostamenti fra una prova e l’altra. Fermeranno i ragazzi e li bloccheranno finchè non eseguiranno quello che chiedono. Possibili prove: 1.Colorare i ragazzi in faccia. Questi, per poter continuare, dovranno pulirsi. 2.Metterli in fila in base al numero di scarpa 3.Far dire i nomi delle 20 regioni Conclusioni e spunti per i lavori nei gruppi: Come Semola, anche noi nella vita di tutti i giorni dobbiamo compiere delle piccole o grandi scelte, che possono condizionare la nostra vita. Ogni scelta, infatti, comporta delle conseguenze di cui ci dobbiamo assumere anche la responsabilità ( ed ecco il perché delle prove più o meno difficoltose che cambiavano in base alla scelta). Maga Mago’ rappresenta i condizionamenti negativi , le tentazioni che ci fanno deviare la rotta, rallentare il passo o far prendere scelte sbagliate E come fare tutto in questo coacervo di scelte, decisioni, condizionamenti ecc..? Ci viene in aiuto il regalo di Merlino: La bussola. La bussola è il nostro punto di riferimento che indica il Nord, Dio! Rappresenta il nostro punto di riferimento che ci aiuta nelle scelte che dobbiamo fare. Come la bussola serve per orientarci nella navigazione e capire dove andare, così Dio ci aiuta a capire qual è la strada giusta da seguire e ad orientarci nella nostra vita.

Nella condivisione di gruppo si può prendere la loro esperienza appena vissuta nel gioco e riportarla nella loro vita paragonando quindi i personaggi del gioco (maga Magò, Merlino, Semola, la bussola) al loro vissuto quotidiano (Merlino è la guida, parroco, che ti porta a conoscenza della bussola, Dio; ad esempio). Saper scegliere è un dono che ci ha donato Dio (il libero arbitrio) e per questo dobbiamo saperlo cogliere e preservare. Anche se a volte le nostre scelte ci portano a fare errori non dobbiamo disprezzare questo dono anzi, dobbiamo imparare da quell’errore e cercare la nostra bussola. Alcune domane che possono rivelarsi utili durante l’incontro: Come vi comportate di fronte a una scelta? Chi è la vostra bussola? Quali sono invece i vostri condizionamenti negativi, le tentazioni che fanno deviare la rotta, rallentare il passo, prendere scelte sbagliate?

SCENETTA

“Il raffreddore di Merlino” NARRATORE: Mago Merlino è a letto ormai da settimane; ha un raffreddore magico, che provoca incantesimi fuori controllo ogni volta che starnutisce e si soffia il naso; la casa è ormai infestata da fazzoletti usati, così un giorno.. Merlino è a letto imbacuccato e pieno di fazzoletti MERLINO: Anacletooo! Etchiu(starnuto)! Anacletooo!!! Per Diana! Etciu(starnuto)!dove diamine sei finito!! Etchiu (e soffiata di naso rumorosa) Entra Anacleto svolazzando ANACLETO: eccomi! Eccomi vecchio barbagianni!! Cosa c’è? Ormai non riesco nemmeno più a volare con tutti questi fazzoletti radioattivi in giro per casa.. MERLINO: presto Anacleto! Etciu! Vai a chiamare Semola (alias Artu’) e digli che ho bisogno di lui! Etciu ANACLETO: (brontolando)uffaa!! Che noia!! che barba che noia!.. (si allontana da Merlino e comincia a gridare)SEMOLA!!! SEMOLAAA!! Ti vuole Merlinoo! Sbrigati che io di tempo da perdere non ne hoooo! Entra Semola SEMOLA: eccomi Merlino!! (si guarda intorno stupito) caspita!! Ma quanti fazzoletti!! MERLINO: Semola! Ascoltami bene..etciu!! ho bisogno del tuo aiuto; devi andare nella foresta etciu!! Mi servono alcuni ingredienti per preparare una pozione che guarisca il mio raffreddore magico..altrimenti tra poco tutta la foresta sarà invasa da fazzoletti radioattivi. (Soffiata di naso) SEMOLA: stai tranquillo Merlino! Ci penso io! MERLINO: aspetta Semola! Frena i cavalli! Etciu!!! Devi sapere che ogni ingrediente è custodito da un guardiano..e-e-e…-etciu!!che ti porrà di fronte ad una scelta da prendere per passare alla prova successiva..rifletti bene e stai attento a non farti sviare nel decidere quale strada intraprendere! etciu SEMOLA: d’accordo Merlino! Ci vediamo fra due giorni! I due personaggi escono di scena

NARRATORE: intanto a bordo di una scopa qualche decina di metri più in su, una figura sinistra volteggia sulla capanna di Merlino in attesa.. Maga magò gira intondo con una scopa MAGA MAGO’: AHAH!!! Io sono la perfida maga magò e non ho nessuna intenzione di permettere che quel vecchio barbagianni di Merlino guarisca dal suo raffreddore.... finchè è costretto a letto posso fare quello che mi pare…impedirò al ragazzo di completare la sua missione!!! Esce di scena PERSONAGGI: NARRATORE MERLINO ANACLETO SEMOLA MAGA MAGO’ MATERIALI: CAPPELLO DA MAGO FAZZOLETTI DA NASO CORIANDOLI (per gli starnuti) SCOPA

VEGLIA

Con questa VIA CRUCIS vogliamo ripercorrere gli ultimi momenti della vita di Gesù attraverso alcune soste che mettono in parallelo due diversi modi di comportamento. Lasciamoci interpellare da tali esempi confrontando su di essi la nostra vita e chiediamoci: e noi quale via scegliamo?

1) PRIMO MOMENTO: pane spezzato - boccone amaro del tradimento Pane spezzato

Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici.

Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo:

«Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». (Lc. 22, 19)

L1. Durante l’ultima cena, Gesù spezza il pane e lo condivide con i suoi discepoli. Quella sera Gesù istituisce l’eucaristia, il modo per essere sempre vicino ai suoi. I discepoli fanno passare il pane insieme al vino, però non hanno capito bene le parole del loro Maestro. Gesù, invece, sa bene che cosa lo aspetta, ma è pronto a spezzare la sua vita per loro. Gesù si fa pane spezzato per il bene dell’umanità. Boccone amaro del tradimento Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati,

cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con

me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà».

Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto». (Mt. 26, 21-25)

L2. Anche a Giuda Gesù consegna un pezzo di pane da mangiare, pur sapendo che l’avrebbe tradito, poi lo invita a fare alla svelta quello che doveva fare. Allora Giuda, lasciato il cenacolo, nel buio della notte si reca dai sommi sacerdoti e rivela loro dove potranno catturare Gesù, ottenendo in cambio 30 monete d’argento: il prezzo di uno schiavo. E noi quale via scegliamo? Il pane dell’amore o il boccone amaro del tradimento?

SIMBOLO: Pane e cioccolato amaro SEGNO: I ragazzi si passano un vassoio dal quale prendono e mangiano pane (da un unico tozzo di pane spezzano il loro boccone) e cioccolato amaro in scaglie. PREGHIERA T. Lode a Te , Signore.

Che spezzi il Tuo Corpo per noi

Che ti spezzi per diventare nostro nutrimento

Che spezzandoti Ti fai tutto dono

Che Ti fai pane spezzato per raccogliere noi dispersi in mille direzioni T. Pietà di noi, Signore.

Per quando noi, come Giuda ‘Ti mangiamo’, ma non capiamo nulla di Te che sei dono totale

Per quando noi, come Giuda, prendiamo il boccone e non comprendiamo il Tuo amore che cerca di recuperarci

Per quando noi, come Giuda, trasformiamo il Tuo pane in bacio di tradimento e ti usiamo per i nostri interessi

Per quando noi, come Giuda, andiamo nella direzione opposta e invece di ‘spezzarci’ rimaniamo ben integri e fissati su di noi

2) SECONDO MOMENTO: veglia di Gesù – sonno dei discepoli

Veglia di Gesù Gesù andò con gli apostoli in un podere, chiamato Getsèmani, e disse a loro: «Sedetevi qui, mentre io vado

là a pregare». E cominciò a provare tristezza e angoscia.

Diceva: «Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi

tu!». (Mt. 26,36.42)

L1. Appena fuori città, un po’ di sterpaglia, sassi e qualche pianta d’ulivo costituisce l’angolo di “deserto” prescelto da Gesù per prepararsi alla sua fine. Gesù ha paura e smarrimento. Fedele a una preghiera di abbandono al Padre, cerca in essa il conforto e il sostegno per avere la forza d’animo di andare fino in fondo. Sa bene che lo aspetta una strada di dolore, ma è per questo che è venuto: per donare la sua vita e dimostrarci tutto il suo amore. Sonno dei discepoli Gesù, dopo aver pregato il Padre, andò dai suoi discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così, non

siete stati capaci di vegliare con me una sola ora? Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo

spirito è pronto, ma la carne è debole». (Mt. 26, 40)

L2. Mentre Gesù sta vivendo il suo dramma, abbandonandosi alla volontà del Padre, i suoi discepoli lo abbandonano. Ancora non hanno compreso quanto sta per accadere. Hanno accompagnato Gesù, sono andati con lui di notte sul Monte degli Ulivi, ma sono così pieni di sonno che subito si addormentano. Anche Pietro, Giacomo e Giovanni, i più vicini, sono incapaci di pregare un’ora sola con il loro maestro. E noi che via scegliamo? Dedichiamo del tempo a Dio nella preghiera o ci lasciamo distrarre da ciò che non è davvero importante? SIMBOLO: Lanterna SEGNO: A ognuno viene consegnato un lumino che terrà in mano fino alla tappa successiva per poi depositarlo. PREGHIERA T. Lode a Te , Signore.

Che ci dimostri un amore fedele fino in fondo

Che ci insegni la fiducia in Dio

Che non ci abbandoni nel momento della prova.

T. Pietà di noi, Signore

Per quando, come i discepoli quella notte, non riusciamo a stare un po’ con te

Per quando noi siamo così presi da tante occupazioni, che ci dimentichiamo di pregare

Per quando noi siamo incapaci di ascoltare la Tua Parola, soffocata dalle mille parole della TV o dalla musica dell’IPOD.

3) TERZO MOMENTO: lavanda dei piedi – Pilato se ne lava le mani

Lavanda dei piedi Durante la cena, Gesù si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita.

Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di

cui si era cinto. […] Gesù disse: «Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se

dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni gli altri. Vi ho

dato l’esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi». (Gv. 13,2-5;13-15)

L1. Gesù non esita a farsi servo per amore e per dimostrarlo concretamente Lui, il Maestro, lava i piedi ai suoi discepoli con catino e grembiule: gli strumenti dello schiavo, in mano al figlio di Dio! Nell’ultima cena, pertanto, Gesù compie tre gesti semplici: spezza il pane, distribuisce il vino e lava i piedi agli apostoli, per dire chi era per loro e ciò che andava a fare sulla croce. Poi, però, invita i suoi discepoli a custodire tali gesti e a non dimenticarli mai più, raccomandando: «Fate questo in memoria di me». Pilato se ne lava le mani Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!». Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. (Mt 27, 22-26) Pilato, il governatore delle Palestina, non trova in Gesù alcuna colpa ma, per non dispiacere alla folla che urlava, consegna Gesù ai soldati. Preferisce non avere più nulla a che fare con Lui, lavandosene le mani; ma con quel gesto, di fatto, condanna a morte Gesù. E noi che via scegliamo? Siamo disposti a servire i fratelli o ce ne laviamo le mani? SIMBOLO: catino e asciugatoio SEGNO: Gli educatori lavano le mani ai ragazzi. PREGHIERA T. Lode a Te , Signore.

Che Ti alzi da tavola, deponi le vesti e ti metti il grembiule

Che prendi il catino, versi l’acqua e ci lavi i piedi

Che ti fai nostro schiavo , pronto a servirci

Che Ti metti ai nostri piedi, per dimostrarci il tuo amore

T. Pietà di noi, Signore.

Quando non ci importa di chi ci sta accanto

Quando, come Pilato, non ci sentiamo responsabili e deleghiamo agli altri

Quando, di fronte a un’ingiustizia, facciamo finta di non vedere

Quando ci mettiamo il cuore in pace, pensando che tanto non possiamo farci niente

4) QUARTO MOMENTO: caduta di Gesù – aiuto del Cireneo

Caduta di Gesù Gesù, con il corpo ferito, era costretto a portare un legno molto pesante. C’era tanta gente indifferente a guardare. Gesù barcollava e poi cadde, oppresso dal peso della croce. Sotto il peso della croce Gesù barcolla e poi cade. Il pesante legno si abbatte sul suo corpo ferito. E’ una nuova sofferenza, il dolore aumenta, ma Gesù non rimane a terra, trova la forza di reagire e di rialzarsi per continuare la sua missione. Aiuto del Cireneo Lungo la strada, fermarono un certo Simone, originario di Cirene, che tornava dai campi. Gli caricarono sulle spalle la croce e lo costrinsero a portarla dietro Gesù. (Lc. 23,26) Una nuova caduta: Gesù non può più reggere la fatica. I soldati, allora, costringono un passante, un tipo robusto, che tornava dai campi, ad aiutare Gesù a portare il peso della croce. Anche se obbligato, Simone di Cirene, si carica il legno sulle spalle. Vede in viso quell’uomo, capisce che il suo sguardo non è lo sguardo di un malfattore e prova una grande compassione, ma non sa che sta offrendo un po’ di sollievo a un uomo che è Dio. E noi che via scegliamo? Siamo pronti e disponibili ad aiutare gli altri o non ci importa di chi è a terra? SIMBOLO: la croce SEGNO: Ogni ragazzo affigge sulla croce con un chiodo un foglietto in cui scrive: - la volta in cui si è tirato indietro e non si è messo in gioco - la volta in cui si è dimenticato di Dio -la volta in cui è stato egoista PREGHIERA T. Lode a Te, Signore.

Che Ti sei caricato delle nostre sofferenze e hai conosciuto il patire

Che hai portato sulle spalle il nostro peso e continui a portarci

Che ci aiuti a rialzarci, poiché da soli non riusciamo a sollevarci dalla polvere

Che ci doni la forza di resistere al male e ci inviti a compiere gesti d’amore

T. Pietà di noi, Signore.

Per tutte quelle volte che preferiamo stare ai margini, capaci solo di guardare senza muovere un dito

Per quando la paura di fare fatica o di compromettere i fatti nostri ci porta a lasciarTi solo

Per quando non ci lasciamo scalfire il cuore dalle sofferenze che sopporti per noi

Per quando rimandiamo di fare il bene nascondendoci dietro il non essere capaci, il non avere tempo e mille altre scuse

5) QUINTO MOMENTO: crudeltà dei soldati – fede del Centurione

Crudeltà dei soldati I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato – e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte». E i soldati fecero così. (Gv. 19,23-24)

I soldati che si erano divertiti a schernire Gesù e a torturarlo in tutti i modi, ora gli tolgono anche la veste e la tirano a sorte. Non hanno un briciolo di pietà per quel condannato che, senza dire una parola, si lascia spogliare. A Gesù non rimane più niente, tranne l’amore. Fede del Centurione Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo ciò, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia! ». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio! ». (Mc.15,33-38) Questo centurione, un soldato esperto, che ubbidisce al governo che ha emesso la condanna a morte di Gesù, osserva bene quell’uomo che, dall’alto della croce, regala il suo amore ai soldati che lo straziano, ai sacerdoti che l’hanno fatto condannare, alle persone che lo deridono e lo invitano a scendere dalla croce. Il centurione guarda il condannato e riconosce la vera identità di Gesù, offrendo a noi la testimonianza, inaspettata e imparziale, di una professione di fede nel figlio di Dio. E noi che via scegliamo? L’indifferenza e l’egoismo dei soldati o la fede coraggiosa del centurione? SIMBOLO: lancia e mantello rosso SEGNO: ad ogni ragazzo viene consegnato un pezzo di manto, segno dell’amore di Gesù che si è svestito per noi e della fede del centurione. PREGHIERA T. Lode a Te , Signore.

Perché Tu condividi con noi tutto quello che sei

Per la flagellazione e la tortura che il Tuo corpo ha subito per amore nostro

Per gli sputi, le prese in giro, le umiliazioni che hai patito nel cammino del farTi dono completo

Perché il Tuo amore non si ferma di fronte all’indifferenza e alla cattiveria che spesso ostentiamo

T. Pietà di noi, Signore

Quando inchiodiamo gli altri con i nostri giudizi e pregiudizi

Quando non sappiamo riconoscerTi nei fratelli e nei poveri

Quando non abbiamo il coraggio di testimoniare con piccoli gesti quotidiani la Tua sequela

Quando, come i soldati, siamo causa di sofferenza per gli altri o godiamo dei mali altrui.

Ritiro

IL PECCATO – UNA SCELTA

Può sembrare poco adatto all’uditorio, ma una volta tanto può essere importante meditare con i ragazzi sull’esperienza del peccato nelle sue espressioni concretissime, dentro al loro vissuto quotidiano, e trasformare il tempo del ritiro in un vero e proprio esame di coscienza. Nel contesto della due giorni, che riflette sulle scelte, cioè sulla responsabilità che ognuno di noi ha ogni giorno di edificare la propria persona nel bene o nel male e a partire da un brano del vangelo che ci proietta nell’ora della passione di Gesù, vorremmo aiutare i ragazzi a maturare nella propria coscienza un autentico senso del peccato. Il peccato non come un’entità astratta, eterea, che aleggia su di noi; nemmeno come uno “sbaglio”, un errore di calcolo, un difetto caratteriale che proverò a migliorare. Il peccato come una scelta consapevole e libera di tradire la volontà di Dio, e quindi di andare contro me stesso, decisione anche piccola, ma che mi determina. Il senso del peccato è però anche la consapevolezza di stare dentro un rapporto di amore: c’è tutta l’amarezza di avere tradito questo rapporto, e tutta la meraviglia di scoprire che quell’amore è più grande. L’invito su cui consigliamo di puntare molto è quello di celebrare il sacramento della riconciliazione, sottolineando, magari anche nella Messa, in forma comunitaria, la grazia del perdono. Brano del Vangelo di riferimento: Gv 18, 15.18.25b-27 Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: "Non sei anche tu uno dei discepoli di quest'uomo?". Egli rispose: "Non lo sono". Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava. Gli dissero: "Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?". Egli lo negò e disse: "Non lo sono". Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: "Non ti ho forse visto con lui nel giardino?". Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò. Spunti di riflessione per assistenti ed educatori (da tradurre per i ragazzi) Siamo nell’ora tenebrosa in cui Gesù è arrestato e su di lui si scatena l’accusa, la calunnia, la violenza, la derisione, la condanna, la croce. Questa è la prova del nove anche per i discepoli, qui viene fuori la verità di tanti buoni propositi fatti, di tanti ideali sognati, di tante scelte che si pensava di aver compiuto. Perché seguire Gesù, qui, adesso, significa rischiare la pelle come lui. In quest’ora emerge la figura di Pietro, il primo degli apostoli, colui che poche ore prima, nel cenacolo, aveva detto a Gesù: “darò la mia vita per te!” Che tipo è Pietro? Il Vangelo lo tratteggia come un uomo focoso, pieno di slanci, un po’ testardo, sicuro di sé (“se anche tutti si scandalizzassero io non mi scandalizzerò mai” cfr. Mt 26, 33-35); uomo di grandi intuizioni (“tu sei il Cristo” cfr. Mc 8,29, “tu hai parole di vita eterna” cfr. Gv 6,68), ma anche di clamorosi scivoloni che Gesù non gli risparmia (“Va’ dietro a me Satana” cfr. Mc 8,33); uomo di scelte decisive e di cuore grande. Pietro è soprattutto un uomo sincero, onesto nella sua ricerca e nelle sue speranze; e si lascia guidare dalla sua onestà. Ma ecco che in questa pagina emerge un Pietro vigliacco, pauroso, che non ce la fa. Non dobbiamo immaginarcelo intorpidito, sonnolento, drogato da qualcosa che gli impedisce di essere lucido, come sul Tabor o nell’orto degli ulivi, dove non ce la faceva a stare sveglio per vegliare e pregare con Gesù. Qui, adesso, è ben desto, capisce perfettamente la situazione, sa cosa vorrebbe e dovrebbe dire, sa che è in gioco la scelta di seguire o no il suo maestro e sa anche cosa questo comporta.

Ricorda in questo momento tutti i suoi ideali e i suoi propositi; li ricorda, ma non ce la fa: c’è un “io” dentro di sé che è più forte di lui, è quell’ “io” che ancora non ha saputo rinnegare e che ora emerge in tutta la sua logica vincente. Pietro è un uomo dilaniato dentro. L’episodio evangelico è tradizionalmente chiamato “il rinnegamento di Pietro”. In realtà, se nei Vangeli sinottici si tratta di un vero e proprio rinnegamento (cioè la negazione di conoscere Gesù), qui la domanda che per tre volte mette Pietro spalle al muro è sulla relazione discepolare con Gesù (“Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?” cfr. Gv 18,17). Pietro nega precisamente di essere discepolo di Gesù, rinnega se stesso come discepolo. E questa è una vera e propria scelta, che egli dice non distrattamente, ma sapendo bene dove lo porterà. San Paolo, nel famoso capitolo 7 della lettera ai Romani, guardandosi dentro dirà: “In me c’è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio” (Rm 7, 18b-19). Pietro quella notte sa benissimo quello che fa, e non vorrebbe farlo, eppure lo sceglie non una, non due, ma tre volte. Il canto del gallo non è – come a volte si dice – una sveglia al proprio peccato; ribadiamo ancora che Pietro ha presentissimo alla sua mente di aver tradito il Signore; quel chicchirichì è piuttosto la sveglia circa l’amore sconfinato di Gesù, dentro il quale il suo peccato è contenuto e avvolto. Pietro ricorda, al canto del gallo, le parole di Gesù che sapevano già (cfr. Gv 13,38): anche Gesù sa bene, anche lui “sapendo che era venuta la sua ora... sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani... si alzò da tavola, depose le vesti... e cominciò a lavare i piedi dei discepoli...” (cfr. Gv 13, 1-5). Come c’è una lucidità nel compiere il male, c’è anche una piena consapevolezza nell’amore: c’è chi ama solo di slancio, senza sapere cosa comporterà quell’amore; ma c’è l’amore di Gesù che sa quale sarà il prezzo da pagare, è l’amore più grande, quello che va fino alla fine. Il canto del gallo svela a Pietro che Gesù sapeva da sempre il suo tradimento e lo ha amato lo stesso, anzi ha affidato anche a lui il comandamento dell’amore fraterno, ha creduto in lui pur sapendo che non se lo sarebbe meritato. Gli sarà certamente venuto alla mente ciò che accadde qualche anno prima su quella barca, nel Mare di Galilea, dove per la prima volta Gesù andò oltre il suo peccato e lo chiamò: alla vista di una pesca impossibile, avvenuta sulla parola di Gesù, Pietro si gettò ai suoi piedi gridando: “Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore”; ma Gesù gli rispose: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini” (cfr. Lc 5, 8-11). Di fronte alla gravità del peccato, scelta gravida di conseguenze, solo l’amore di Gesù può rinnovare la vita di Pietro, dandogli come una nuova possibilità che, guarda caso, poggerà su una triplice scelta d’amore: “mi ami? Pasci le mie pecorelle” (cfr. Gv 21, 15-19).

TRACCIA PER LA PREGHIERA PERSONALE

o Trova un luogo adatto, lontano da ogni tentazione di distrarti e favorevole all’ascolto del Signore

Rileggi il brano del Vangelo con calma cercando di immedesimarti nella persona di Pietro.

o Pietro è una persona ricca di sentimenti e con degli ideali molto chiari: vuole seguire Gesù, vuole

vivere secondo il suo insegnamento, desidera che si realizzi la giustizia e la pace nella sua terra. E

tu? Quali sono i tuoi sentimenti più forti? Hai degli ideali? Delle speranze? Ti impegni a realizzare il

bene al di là dei tuoi interessi personali?

o Ti è mai successo di trovarti nella situazione di Pietro: sapevi qual era il bene e hai scelto il male?

Quali sono le scelte quotidiane della tua vita di fronte alle quali è più difficile decidersi per il bene e

sei più tentato di prendere la via del male?

o Prova a pensare: negli ultimi tempi hai mai fatto del male a qualcuno? Hai mai parlato male? Hai

pensato, desiderato il male? Hai sparlato di qualcuno o lo hai giudicato nel tuo cuore? E infine hai

lascito fuggire via il bene? Hai perso le occasioni che il Signore ti aveva posto innanzi?

o Ora lascia che anche per te canti il gallo: cioè apri le orecchie e il cuore all’annuncio del Vangelo,

che ti dice quanto Gesù ti ama e il valore che tu sei ai suoi occhi. Dedica un po’ di tempo, nella

preghiera, a ringraziare il Signore per tanti doni che ti ha fatto.

o Se non l’hai fatto di recente, ora vai a riconciliarti sacramentalmente con il Signore.

o Infine scrivi una tua preghiera al Signore parlandogli liberamente e raccogliendo i pensieri più

importanti di questo ritiro; non farti prendere dalla fretta e dalla voglia di concludere, scrivi

qualcosa di bello, qualcosa di tuo, e poi conservalo: un giorno, rileggendo le tue parole, ne sarai

aiutato e illuminato.