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LAUREA IN SCIENZE DELL’EDUCAZIONE E DELLA FORMAZIONE In che modo le nuove tecnologie possono supportare lo sviluppo e l’erogazione di servizi socio- educativi? «In questi ultimi quarant’anni sono avvenuti molti più cambiamenti che nei 1970 precedenti» (Umberto Galimberti). Elaborato per esame Nuove tecnologie per l’Educazione e la formazione Studente: Gori Genny, Matricola 6299819 1

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LAUREA IN SCIENZE DELL’EDUCAZIONE

E DELLA FORMAZIONE

In che modo le nuove tecnologie

possono supportarelo sviluppo e l’erogazione di

servizi socio-educativi?

«In questi ultimi quarant’anni sono avvenuti

molti più cambiamenti che nei 1970

precedenti» (Umberto Galimberti).

Elaborato per esame Nuove tecnologie per l’Educazione e la formazione

Studente: Gori Genny, Matricola 6299819

Docente: prof.ssa Maria Ranieri

Firenze

Anno Accademico 2017-20181

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INTRODUZIONE

Come tutti noi sappiamo, ormai la vita quotidiana di tutti i giorni è fortemente

influenzata dall’uso, spesso intensivo, dei social media e, in particolar modo dei social

network. Proprio questi ultimi, ormai, sono parte integrante della vita e dello sviluppo sociale

dei bambini e soprattutto degli adolescenti. In particolar modo, con l’avvento dei dispositivi

mobili, quali smartphone o tablet, l’uso di queste tecnologie è sempre più frequente.

In campo pedagogico ci si trova quindi ad affrontare una sfida notevole rispetto

all’uso delle nuove tecnologie nel contesto socio-educativo.

Questo elaborato vuole cercare di analizzare quelli che sono i vantaggi, le opportunità

ma anche i rischi che l’uso delle nuove tecnologie potrebbe apportare allo sviluppo e

all’erogazione di servizi socio-educativi, in particolar modo con una visione critica dei

modelli di insegnamento/apprendimento tradizionali rispetto a nuove forme digitali di

organizzazione della didattica. Citerò alcuni passi, tratti dai libri di autori della letteratura

dell’educazione, che ben spiegano alcuni concetti fondamentali per la comprensione e lo

sviluppo delle nuove tecnologie per un uso socio-educativo consapevole.

Partendo da una visione generale della storia dei media, tratterò l’ambito della

formazione per l’acquisizione della cosiddetta competenza digitale; farò un confronto tra i

modi di apprendimento tradizionali e quelli che si avvalgono dell’uso delle nuove tecnologie e

formulerò esempi di esperienze didattico-digitali che nell’ambito dell’erogazione di servizi

socio-educativi possono favorire l’insegnamento e l’apprendimento attraverso l’uso delle

nuove tecnologie per realizzare il cambiamento epocale, di cui Goodson I.F. parla nel suo

libro «Professional knowledge, Professional Lives: Studies in Education and Change», e di

cui l’educazione necessita per far fronte alle nuove esigenze della società in un contesto di

«lifelong learning».

Gori Genny

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CAPITOLO 1LE NUOVE TECNOLOGIE

La pedagogia necessariamente implica le tecnologie della comunicazione tanto che la storia della pedagogia è inestricabilmente legata alla storia dei media […] La pedagogia non può non tenere conto e vivere in modo indipendente dai media che pervadono il quotidiano […] La tecnologia interagisce dinamicamente con la pedagogia in un processo di mutuo condizionamento1.

Da questa citazione sorge l’esigenza di dare uno sguardo alla storia delle nuove

tecnologie per l’educazione, in modo da capire come si è arrivati oggi allo sviluppo dei social

media nella vita quotidiana ed in campo educativo, e quali sono gli errori di prospettiva che

sono stati rivolti, ogni qualvolta e spesso anche oggi, alla nascita di nuove tecnologie.

Cassidy afferma che

anche gli educatori di oggi possono trarre benefici da questo sguardo retrospettivo; possono esaminare alcuni dei problemi incontrati dai loro predecessori e immaginare modalità per affrontare i problemi che con molta probabilità ricorreranno nel presente2.

1. Cosa sono le nuove tecnologie?

Come tutti noi sappiamo, le nuove tecnologie hanno fatto il loro ingresso nella vita

delle persone a partire dai primi anni del XX secolo. In quel tempo vi era una vita semplice e

l’ingresso sulla scena quotidiana delle nuove tecnologie rappresentò la novità che stimolò

l’apprendimento. Le nuove tecnologie, rappresentate da quegli strumenti che permettono la

comunicazione, la socializzazione e un modo di esprimersi nuovo attraverso l’uso di mezzi

elettronici, videro la luce attraverso il cosiddetto cinema educativo, nella prima metà degli

anni ’50, per poi essere affiancato dalla radio e dalla televisione.

Come alla nascita di qualunque novità, anche nel contesto delle nuove tecnologie, c’è

stato un forte entusiasmo accompagnato da speranze di reali cambiamenti; entusiasmo però

che come in un ciclo ricorrente viene ad esaurirsi con il sorgere delle prime inefficienze, quali

per esempio problemi tecnici. Conseguentemente sorgono stati di disillusioni caratterizzati

anche da polemiche e recriminazioni riguardo la nuova tecnologia in questione.

1G. COUSIN, 2005 Learning from cyberspace, in R. LAND e S. BAYNE (a cura di), Education in Cyberspace, Oxford,Uk, RoutledgeFalmer, p. 117-129,tratto da M. RANIERI e S. MANCA, I social network nell’educazione: basi teoriche, modelli applicative e linee guida,Erickson, Trento 2013,p. 9.2 M.CASSIDY, 1998 Historicalperspectives on teaching with technology in K-12 schools, Atlantic Journal of Communication, p. 170-184, tratto da M. RANIERI Le insidie dell’Ovvio: tecnologie educative e critica della retorica tecnocentrica,ETS,Pisa 2001,p. 29.

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Capita spesso di vedere nella novità la possibile soluzione a tanti problemi

comunicativi, sociali ed educativi, ma la tecnologia non è la soluzione a niente se considerata

come strumento autonomo in grado di risolvere da sola i problemi, come afferma Maria

Ranieri:

Ma lo scarto tra la retorica tecno-euforica e la realtà della storia dovrebbe quantomeno indurci a non pensare alla tecnologia come alla soluzione sempre pronta e sempre valida3.

A partire dagli anni ’30, la radio espresse, una nuova forma di comunicazione e di

apprendimento. Infatti le nuove scuole radiofoniche trattavano argomenti specifici sulla base

dei curricula scolastici attraverso corsi di apprendimento a distanza. Anche in Italia si ricorse

a questo mezzo come strumento educativo per l’acculturazione di massa. Si ritrovava nell’uso

della radio un incremento della motivazione ad apprendere delle nuove generazioni in quanto,

come novità, stimolava la curiosità di conoscere questo nuovo mezzo tecnologico. Inoltre

l’uso della radio facilitava l’accesso ad un maggior numero di soggetti, favorendo quindi un

accesso democratico all’istruzione.

Negli anni ’50 si fa strada in campo educativo anche la televisione: in Italia il 15

Novembre 1960 viene trasmessa per la prima volta sulla RAI la trasmissione di

alfabetizzazione Non è mai troppo tardi che insegnava a leggere e a scrivere. Questo nuovo

strumento, come la radio, potenziava l’efficacia didattica e ampliava l’accesso all’istruzione.

Ma è a partire dagli anni ’70 che comincia la vera rivoluzione in campo tecnologico

con la nascita dei primi computer. Quest’ultimi portano ad un cambiamento radicale

nell’ambito della comunicazione e della vita sociale delle persone fino ad arrivare ad oggi,

tramite le NMT (Network and mobile technologies), alla necessità di porsi questioni e

riflessioni per l’educazione soprattutto degli adolescenti.

È infatti con l’arrivo del XXI secolo che la vita di ognuno di noi ha attraversato un

cambiamento radicale nelle abitudini di comunicazione e di interazione con gli altri. È con

l’avvento di Internet che il computer diventa lo strumento che, per mezzo di una rete, dà vita a

forme di interazione e collaborazione a distanza; comunicazione che implica una vasta

riflessione soprattutto a seguito della nascita dei social network.

Come già detto prima, anche nel caso della nascita di Internet, i primi entusiasmi sono

stati forti, ma con il passare del tempo e soprattutto oggi, ci possiamo rendere conto che

l’amnesia della storia4 ci porta a capire che l’uso delle nuove tecnologie non è proprio la

3M. RANIERI Le insidie dell’Ovvio: tecnologie educative e critica della retorica tecnocentrica, p. 59.4«Dal momento che i nuovi avanzamenti in campo tecnologico sono spesso guidati da nuovi gruppi, l’esperienza acquisita dai gruppi precedenti sembra dissolversi con i ricercatori stessi, anche all’interno della stessa

4

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soluzione ai problemi in nessun campo, tantomeno in quello socio-educativo, se non

attraverso l’uso di uno strumento fondamentale quale la formazione e con la dovuta cautela

riguardo agli entusiasmi che ogni volta accompagnano la novità del momento:

Nell’eccitazione per il nuovo sembra che non vogliamo guardare indietro e imparare dalle lezioni del passato5.

2. I nativi digitali

Per affrontare in modo esaustivo una riflessione sull’uso delle nuove tecnologie,

sembra opportuno partire da un’analisi dei nuovi termini che ormai sono comunemente

integrati nel linguaggio quotidiano. Tra tutti quelli esistenti uno in particolare circoscrive i

giovani di oggi e le persone nate dagli anni ’80 in poi: quello di Nativi Digitali.

Questo termine fu coniato nel 2001 da Marc Prensky nel suo libro Digital Natives,

Digital Immigrants, dove lui fece un’analisi del profondo cambiamento che le nuove

tecnologie hanno apportato nella vita quotidiana dei giovani. Come dice il termine stesso

possiamo identificare nei nativi digitali coloro che sono nati e cresciuti proprio durante lo

sviluppo della rete e dei social media e che quindi ne hanno quasi una dimestichezza naturale,

al contrario invece di coloro, che Prensky chiama gli Immigrati Digitali, che essendo nati

prima degli anni ’80, non sono cresciuti con i media e la rete, ma che anzi devono adoperarsi

per entrare a far parte di questo mondo a loro sconosciuto e talvolta in modo anche faticoso.

Potremmo fare tanti esempi delle due categorie, dall’insegnante allo studente, dal

genitore al figlio, ma in ogni caso le differenze che possiamo riscontrare sono comunque

sempre le medesime. I figli ad esempio, rispetto ai propri genitori, hanno maggiore velocità di

apprendimento rispetto alla più lenta modalità tradizionale con cui sono stati istruiti i genitori;

i figli hanno la capacità di sviluppo del pensiero multi-tasking, capacità di elaborazione

parallela di più contesti, riuscendo in un qualche modo ad interagire con i media invece di

subirli, come capita spesso ad un genitore o ad un insegnante che può sentirsi inadeguato per

non riuscire a stare al passo con i tempi.

3. L’era del web 2.0

struttura»,M. RANIERI Le insidie dell’Ovvio: tecnologie educative e critica della retorica tecnocentrica, p. 47. 5J. UNDERWOOD, Research into information and communication technologies: where now?,2004p. 135-145,tratto da M. RANIERI Le insidie dell’Ovvio: tecnologie educative e critica della retorica tecnocentrica, p. 47.

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Addentrandoci nella nostra riflessione non possiamo che soffermarci sullo studio del

web 2.0. Con questo termine si vuole intendere quella rete che permette una maggiore

integrazione tra sito ed utente; possiamo qui citare i vari blog, forum e le varie wiki e in modo

particolare i social network. La nostra attenzione si fermerà sui social network che fanno parte

del sistema più ampio dei social media ma che, a differenza di questi ultimi, hanno delle

caratteristiche che ben li differenziano. Innanzitutto un social network permette la creazione

di un profilo pubblico, o semipubblico, in cui è possibile creare una lista di utenti con cui

interagire e di cui conoscere il profilo, diventando di conseguenza

un’ importante supporto per la creazione e il mantenimento della propria rete sociale ma, anche e soprattutto, uno strumento di espressione della propria identità e di analisi dell’identità degli altri6.

I più famosi social network dei nostri tempi sono sicuramente in ordine di notorietà e

connessioni, Facebook e Twitter, ma anche LinkedIn nella sfera professionale. Questi tre

social network rientrano nella categoria dei social network aperti, vale a dire i social network

a cui chiunque può iscriversi, anche se in realtà l’età minima è di tredici anni come nel caso di

Facebook. Purtroppo questo vincolo di età spesso non è rispettato e molti genitori fanno

iscrivere i propri figli anche se non hanno raggiunto tale età. Questo è un esempio di come la

formazione all’uso consapevole dei social network può e deve riguardare non solo gli

adolescenti ma anche gli adulti, quali i genitori, gli insegnanti e gli educatori.

Tornando alle caratteristiche dei social network possiamo sottolineare come la loro

presenza nella vita di tutti i giorni sia sempre più intensa e come i ragazzi ormai li usino per

comunicare qualsiasi messaggio, dalla gioia al dolore, dai successi agli insuccessi, in altre

parole in tutti gli ambiti della loro vita.

In campo pedagogico è quindi evidente che nasca una questione di livello educativo

riguardo questi strumenti: non si può non chiederci se essi potrebbero apportare dei benefici

all’apprendimento e allo sviluppo di supporto a situazioni di disagio e in qual caso in che

modo e che misura. La risposta però non è così immediata.

4. I video games e l’educazione

6G. RIVA, I social network, Il Mulino, Milano 2010,tratto da M. RANIERI e S. MANCA, I social network nell’educazione: basi teoriche, modelli applicativi e linee guida, p. 14.

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Uno sguardo d’attenzione va dato anche al mondo ludico dei giochi poiché esso

rappresenta uno strumento importante nella scuola dell’infanzia e in quella primaria dove,

tramite quest’esperienza, i bambini apprendono regole di comportamento ed imparano ad

interagire con gli altri bambini attraverso l’assunzione e il rispetto dei vari ruoli: ciò sarà

prezioso per il loro futuro sociale. Ma con la nascita dei videogiochi la questione sull’utilità o

meno in campo socio-educativo di questi mezzi si è fatta più complessa.

Il videogioco subisce da parte degli adulti una stereotipizzazione caratterizzata da

pregiudizi che

sono idee che utilizziamo automaticamente, senza avvertire la necessità di spiegarli e giustificarne l’uso. Per tale ragione costituiscono per il pensiero libero una gabbia7.

Da questo possiamo capire come sia automatico il giudizio negativo, per esempio, riguardo ad

un video gioco che può indurre all’uso della violenza. Ma anche in questo caso entrano in

gioco tante variabili che possono far vedere gli strumenti video-ludici sotto un altro punto di

vista. Innanzitutto, come per le altre tecnologie, anche per i video giochi non dobbiamo

pensare che siano l’artefici di comportamenti sociali errati solo perché sono videogiochi, ma

piuttosto dobbiamo considerare il modo in cui essi vengono impiegati e in quale contesto.

Un video gioco può esprimere diversi messaggi che sta al giocatore comprendere, o

nel caso degli adolescenti, anche ad un insegnante, ad un educatore o al genitore stesso. È

quindi proprio in ambito educativo che un videogioco porta il giocatore a dover assumere

ruoli di responsabilità e dover fare delle scelte strategiche. Tutto ciò può essere: uno

strumento per riflettere su ciò che si sta facendo valutandone le conseguenze, ed un’attività di

lavoro collaborativo per imparare il giusto comportamento nell’interazione e nel rispetto degli

altri grazie alla collaborazione con altri giocatori.

CAPITOLO 2L’ELEMENTO BASE: LA FORMAZIONE

7 L. MORTARI, A scuola di libertà. Formazione e pensiero autonomo, Raffaello Cortina, Milano 2008,tratto da Damiano FELLINI,Video Game Education.Studi e percorsi di formazione, Edizioni Unicopli, Milano 2012, p.23.

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Dopo aver esaminato in breve quelle che sono le questioni e le caratteristiche della vita

di ogni giorno, soprattutto degli adolescenti, possiamo finalmente arrivare al centro della

questione e porci questa domanda: possiamo davvero continuare a farci influenzare da questo

sviluppo sfrenato delle tecnologie lasciando i nostri giovani allo sbando in mezzo a tanti

rischi che tali tecnologie possono apportare a causa di un uso così superficiale ed a volte

smoderato, causando spesso situazioni di disagio anche grave? Ovviamente la risposta è

negativa. Ma allora qual è la strada migliore per poter affrontare tale questione in modo da

poter erogare servizi socio-educativi adeguati alle nuove esigenze della nostra società?

La risposta più logica la ritroviamo in uno strumento in grado di poterci aiutare a

migliorare o a risolvere la situazione: la formazione. Essa è indispensabile sia per lo sviluppo

della cosiddetta competenza digitale, sia per l’insegnamento con i social network.

1. La media education

Quando pensiamo a come gli adolescenti usano i social network, ai messaggi

provocatori se non addirittura minacciosi che si mandano,al modo in cui si isolano dal mondo

reale per immergersi nella realtà virtuale, ci rendiamo conto di quanto, la maggior parte di

loro, siano inconsapevoli di quello che stanno facendo. A volte crediamo che non siano

consapevoli quando inviano un messaggio su Facebook o pubblicano un post, e che questo

significa renderlo pubblico e incancellabile. Nella società di oggi non siamo nuovi purtroppo

ad atti di cyber bullismo che nascono e si creano soprattutto tra gli adolescenti causando

situazioni di forte disagio che talvolta possono anche provocare seri danni. È questa

inconsapevolezza adolescenziale che va combattuta attraverso la media education.

Con questo termine si intende l’educazione con finalità cautelative, per esempio della

privacy, e volta a fornire strumenti adeguati per un uso consapevole dei social media ed in

particolare dei social network, attraverso lo sviluppo delle social network skills.

È in questo ambito della media education che si inserisce il concetto di competenza

digitale, vista non come saper maneggiare uno smartphone o un tablet ma, intesa come

acquisizione di capacità valutative dei rischi e delle opportunità che la rete ci presenta.

Non basta infatti uno smartphone ed una connessione ad internet, quindi l’ essere

sempre connessi, per essere considerati degli abili utilizzatori della rete. L’elemento che può

consentire ad una persona di essere connessa senza incorrere in rischi virtuali che possono 8

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diventare rischi reali, è la conoscenza dei rischi e delle opportunità che la rete ci offre. È

proprio questo apprendimento di rischi ed opportunità che assume, in ambito socio-educativo,

una notevole importanza.

A tal proposito, nasce l’esigenza di una formazione ad un uso consapevole sia per gli

adolescenti che per gli adulti, siano essi genitori, insegnanti o educatori. Infatti, non solo i

ragazzi hanno la necessità di una maggiore conoscenza del mondo virtuale ma, anche gli

insegnanti devono acquisire la giusta competenza digitale che gli permette di svolgere il loro

ruolo al passo con le nuove esigenze del ventunesimo secolo.

2. L’identità sociale e la questione sulla privacy

Come già detto i social network sono un potente strumento per rafforzare la propria

identità sociale. Ma il rafforzare questa identità spesso sfocia in atteggiamenti esibizionisti o

perfino narcisisti, con il rischio di confondere il reale con il virtuale, costruendo in pratica un

avatar su un profilo facebook8.

Il risultato di un indagine rivolta agli adolescenti e agli adulti su cosa pensano riguardo

al mondo degli adolescenti di oggi è di particolare importanza:

La prima rappresentazione, ovvero il modo attraverso il quale il gruppo di ragazzi parla di sé, sembra rimandare al tema della costruzione dell’identità: identità personale che passa attraverso il fenomeno sociale, il riconoscimento e la visibilità della mia persona: esisto in quanto sono in contatto-connesso e gli altri mi vedono9.

Questo interrogativo sulla propria identità adolescenziale porta talvolta a un

isolamento dalla società reale con conseguente rischio di non accettazione della propria

identità personale:

Si prendono le distanze da una generazione concentrata sulla bellezza, sulla moda e sui social network, anche se questa presa di distanze rischia di far sentire di vivere da sola al mondo al punto di pensare di non essere nata in una generazione che mi appartiene[…] I social non fanno altro che creare un senso di non accettazione verso noi stessi10.

Il problema dell’identità sociale-virtuale e l’incosapevolezza dei rischi che incorrono

nella pubblicazione superficiale e senza controllo di contenuti online, porta inevitabilmente ad

affrontare il problema della privacy.

8 S. TURKLE, Insieme ma soli, Codice Edizioni, Torino 2012 pag. 242,tratto da M. RANIERI e S. MANCA, I social network nell’educazione: basi teoriche, modelli applicative e linee guida,p. 44.9 F. CORSINI – M. PACINI – R. BALZANO – M. GUIDI, La cultura dell’adolescenza, Editrice Dami Petrolini Nicola, Pistoia, Ottobre 2017, p.17.10Ibid.

9

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Nella vita reale qualunque contratto stipuliamo ci troviamo a dover sottoscrivere il

cosiddetto trattamento dei dati personali. Siamo in una società che cerca in ogni modo di

tutelare la protezione di dati sensibili che potrebbero portare ad inconvenienti spiacevoli.

Online avviene esattamente la stessa cosa: su qualunque sito, qualunque cosa stiamo facendo,

viene richiesto il consenso al trattamento dei dati personali. Sembrerebbe quindi che il

problema non esistesse, se non fosse per il fatto che, spesso, soprattutto nei social network, si

tende a condividere informazioni personali non veritiere per esibizionismo e per violare diritti

fondamentali quali appunto il diritto alla riservatezza dei dati personali.

Possiamo incorrere infatti al cosiddetto furto d’identità qualora qualcuno falsificasse il

nostro profilo, per esempio Facebook, per clonarlo usando le nostre foto e i nostri dati

anagrafici con lo scopo di pubblicare contenuti a nome nostro e di contattare persone che

siano inserite nella lista delle nostre connessioni. O addirittura può succedere che la nostra

identità clonata venga usata per registrarsi a siti sconvenienti o addirittura illegali.

CAPITOLO 3LE NUOVE TECNOLOGIE NEI SERVIZI

SOCIO-EDUCATIVI10

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Cercando di dare una risposta al titolo di questo elaborato, dopo aver messo a fuoco

qualche concetto, rispetto soprattutto alla media education e all’acquisizione della competenza

digitale, possiamo elaborare qualche esempio di come i new media e i social network possono

favorire lo sviluppo e l’erogazione di servizi socio-educativi adeguati alle nuove generazioni e

alle tante situazioni di disagio che i giovani di oggi si trovano ad affrontare.

Il punto di partenza è imparare a riconoscere l’importanza di un apprendimento

continuo lungo tutta la vita, il cosiddetto lifelong learning come sottolineato da Jacques

Delors:

Il principio fondamentale alla base di ogni azione riguardante la formazione deve essere la valorizzazione del capitale umano lungo tutto il periodo della vita attiva. L'obiettivo è quello di imparare a imparare per tutto il corso della vita11.

È quindi importante che una persona comprenda l’importanza di non smettere mai di imparare

ed apprendere, considerando la continua evoluzione del settore tecnologico che immette sul

mercato sempre nuovi prodotti che necessitano di conoscenze e acquisizione specifiche.

Quindi, per dirlo in un altro modo, per stare al passo con i tempi non si può mai smettere di

imparare.

1. I servizi socio-educativi

Per servizio socio-educativo si intende l’intervento in sostegno dei minori che

presentano disagio personale, sociale o familiare. Definizione questa molto importante per

capire, alla fine della nostra riflessione, come poter affrontare tali problemi con l’aiuto delle

nuove tecnologie, formulando anche degli esempi.

Il disagio di un minore può essere provocato da diversi fattori e riguardare diversi

ambiti della propria vita. Può essere un disagio sociale dovuto per esempio all’uso inadeguato

dei social network, per il problema che riguarda l’identità sociale o la privacy; può essere un

disagio in ambito scolastico causato da un disturbo specifico dell’apprendimento; può essere

un disagio provocato dalla dipendenza da videogiochi che isola dalla vita reale e influenza i

comportamenti.

11 Jacques DELORS, Crescita, competitività, occupazione: le sfide e le vie da percorrere per entrare nel XXI secolo, Commissione Europea 1993,tratto da M. RANIERI e S. MANCA, I social network nell’educazione: basi teoriche, modelli applicative e linee guida, p.102.

11

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Comunque, qualsiasi sia la forma di disagio che affligge il minore, le nuove

tecnologie, usate in modo consapevole, ci possono dare un forte aiuto per migliorare la

situazione di questi ragazzi.

2. Il disagio personale e i social network

Ormai nella nostra società il problema del disagio personale di un adolescente è

strettamente collegato con la realtà virtuale che ogni giorno bombarda la mente dei ragazzi,

creando spesso confusione tra la propria identità personale e quella sociale che si costruisce

online. I ragazzi di oggi hanno sempre lo smartphone in mano, sono sempre connessi

qualunque cosa stiano facendo. Hanno perso il valore e l’importanza del dialogo faccia a

faccia, come se si fossero incastrati in un mondo, quello virtuale, che gli detta le regole su

come dover vivere la propria vita.

È per questo motivo che noi adulti, insegnanti ed educatori, abbiamo il dovere, non

solo professionale ma anche morale, di formare prima di tutto noi stessi alla conoscenza di

questi mezzi così potenti ma allo stesso tempo così pericolosi, per poter riuscire a trasmettere

ai giovani le vere opportunità che questi ci offrono senza cadere nel rischio di farci togliere la

libertà che spesso viene sottratta dalla necessità di dover essere per forza sempre connessi:

È urgente per gli adulti indicare alle nuove generazioni quelle ‘perle preziose’ che li aiutino a essere veramente liberi12.

3. Il disagio personale nell’ambito scolastico

Chi lavora nella scuola ed è a contatto con i giovani studenti di oggi si rende

benissimo conto che sempre un numero maggiore di ragazzi presenta delle difficoltà di

apprendimento, più o meno rilevanti, che rientrano nella categoria dei cosiddetti DSA

(disturbi specifici dell’apprendimento).

I DSA sono difficoltà che i ragazzi presentano nella lettura e nella scrittura (dislessia)

o anche nel calcolo matematico (discalculia) ed a causa dei quali, non riescono a seguire in

modo tradizionale i programmi scolastici. Spesso queste difficoltà portano i ragazzi ad una

forma di disagio sentendosi diversi dagli altri e portando in sé tutta una serie di problematiche

che possono sfociare anche in problemi di natura sociale.

Ecco qui che entrano in gioco le nuove tecnologie che in questo ambito possono

davvero risultare un grande supporto ai servizi socio-educativi. I ragazzi che non riescono a

12 Ezio ACETI, Ma cos’hai nella testa? Come educare i giovani alla libertà, Effetà editrice, Torino 2013, p.62.12

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leggere ed a scrivere correttamente possono essere agevolati nel loro processo di

apprendimento da strumenti compensativi, quali per esempio il computer.

Nel caso specifico della dislessia il computer rappresenta un aiuto fondamentale per

gli studenti che per mezzo di programmi di video-scrittura riescono a gestire meglio le loro

difficoltà o addirittura tramite programmi di lettura ascoltano ciò che devono studiare senza il

problema di doverlo leggere. Risulta questo un metodo molto efficace che attraverso l’uso, in

questo caso di un computer, riesce a minimizzare le difficoltà di apprendimento di questi

ragazzi.

CONCLUSIONE

13

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Con questa riflessione, ho cercato di esprimere il messaggio che ritengo più

importante da trasmettere ai giovani della nostra società: non importa quanto usiamo il

cellulare, l’importante è come lo usiamo. È intorno a questa mia affermazione che ritengo

opportuno che le scelte pedagogiche per lo sviluppo di servizi socio-educativi adeguati alle

esigenze dei nostri adolescenti debbano tener in considerazione i pregiudizi che, soprattutto

negli adulti, sono presenti riguardo alle nuove tecnologie, e puntare a formare insegnanti ed

educatori capaci di interagire con i giovani nel rispetto delle loro necessità.

Con necessità intendo l’uso di computer, tablet o qualsivoglia strumento tecnologico

che gli permetta di crescere senza sentirsi estraniato da quello che è il mondo in cui sono

cresciuti, ma allo stesso tempo senza dover rinunciare alla propria vita reale per vivere una

vita virtuale che se non controllata, rischia di rivelarsi un potenziale pericolo.

Avendo io, negli ultimi anni, partecipato ad attività di volontariato in un Oratorio, mi

sono trovata di fronte varie situazioni che mi hanno fatto capire che il disagio dei nostri

giovani non può e non deve essere trascurato lasciandoli naufragare nella rete senza dar loro

un’educazione adeguata che li metta in condizione di gestire le proprie emozioni anche in

rete. A tal proposito ho trovato molto importante il corso di formazione che una volta l’anno

viene svolto all’Oratorio con circa quattro incontri rivolto ai genitori ed agli educatori. Il

corso è tenuto da psicologi, professori e pedagogisti, ed affronta le tematiche che più

riguardano la quotidianità e la crescita dei ragazzi, molto spesso affrontando il tema

dell’educazione all’uso dei new media e in particolare dei social network.

Proprio perché sono convinta che il disagio dell’adolescente, a parte quello scolastico

dovuto ai DSA, nasca sempre in famiglia da situazioni più o meno difficili, e che talvolta lo

porta a comportamenti inadeguati, soprattutto in rete, credo fortemente nello strumento della

formazione che innanzitutto deve essere volta a chi questa vita così tecnologica la deve

insegnare a gestire. Mi riferisco ai genitori in primo luogo perché troppo spesso sono loro che

non riescono a gestire i problemi di ogni giorno e fanno ricadere sul figlio quella trascuratezza

dei valori che poi finisce in rete sotto forma di comportamenti pericolosi.

BIBLIOGRAFIA

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- M. RANIERI e S. MANCA, I social network nell’educazione: basi teoriche, modelli applicative e linee guida, Erickson, Trento 2013.

- M. RANIERI Le insidie dell’Ovvio: tecnologie educative e critica della retorica tecnocentrica,ETS,Pisa 2001.

- D. FELLINI, Video Game Education. Studi e percorsi di formazione, Edizioni Unicopli, Milano 2012.

- F. CORSINI – M. PACINI – R. BALZANO – M. GUIDI, La cultura dell’adolescenza, Editrice Dami Petrolini Nicola, Pistoia, Ottobre 2017.

- E. ACETI, Ma cos’hai nella testa? Come educare i giovani alla libertà, Effetà editrice, Torino 2013.

INDICE

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Page 16: e-l.unifi.it · Web viewOrmai nella nostra società il problema del disagio personale di un adolescente è strettamente collegato con la realtà virtuale che ogni giorno bombarda

Introduzione...............................................................................................................p. 02

CAPITOLO 1 – LE NUOVE TECNOLOGIE……..................................................p. 03

1. Che cosa sono le nuove tecnologie.......................................................................p. 03

2. I Nativi digitali......................................................................................................p. 05

3. L’era del web 2.0...................................................................................................p. 06

4. I Videogames e l’educazione………………….....................................................p. 07

CAPITOLO 2 – L’ELEMENTO BASE: LA FORMAZIONE..................................p .08

1. La media education................................................................................................p. 08

2. L’identità sociale e la questione sulla privacy.......................................................p. 09

CAPITOLO 2 – LE NUOVE TECNOLOGIE NEI SERVIZI SOCIO-

EDUCATIVI………………………………………………......................................p. 11

1. I servizi socio-educativi.........................................................................................p. 11

2. Il disagio personale e i social network..................................................................p. 12

3. Il disagio personale nell’ambito scolastico...........................................................p. 12

Conclusione…………………………………………………………………….…..p. 14

Bibliografia…………………………………………………………………...…….p. 15

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