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42 | SPETTACOLI LA BUONA TAVOLA Ecco i migliori ristoranti reggiani La “super guida”selezionata da Prima Pagina per il 2013 La graduatoria Dalla sommatoria dei giudizi delle maggiori guide italiane e non dedicate alla ristorazione tra i locali della nostra provincia emerge una cucina reggiana senza grandi novità, tenacemente legata al territorio e senza eccessi di modernismo. Probabilmente, proprio come la vogliono i reggiani di SANDRO BELLEI A inizio d’anno non è più sol- tanto tempo di calendari. Non mi riferisco ai cosiddetti “o- landesi”, che un tempo si appen- devano dietro la porta della cuci- na e, un foglio ogni mese, ricor- davano le scadenze di casa, ma di quelli che, per ognuno dei mesi d el l’anno, propongono torniti fondo-schiena televisivi e cine- matografici. Tempo di guide, quelle gastronomiche. Sono le "bibbie" della buona tavola che puntualmente, in questo periodo, inondano le librerie per il piacere dei buongustai, una raffinata raz- za in via d’estinzione, in cerca di suggerimenti per sedersi alle ta- vole più gettonate. Alcune, la Michelin, l’Espresso, quella dell’Accademia Italiana della Cucina, sono dei classici, at- tese come un "best seller" e pre- sentate, a Roma o Milano, con lo stesso spiegamento mediatico dell'ultimo romanzo di Moccia, l’inventore del libro con annesso lucchetto. Altre sono vere e pro- prie novità, i cui curatori hanno capito che una casa editrice seria non può trascurare di nutrire, ol- tre allo spirito, anche lo stomaco. Da qualche anno, sull’onda degli estemporanei successi dei con- duttori di rubriche gastronomi- che in televisione, ce n’è stata una vera e propria alluvione, che for- se ha finito per confondere i let- tori tradizionali, frastornati da giudizi troppo diversi fra loro. In questi casi, infatti, il nome dell’autore conta più dei suoi pa- reri. L’aspetto più discutibile di queste guide al piacere del cibo, tuttavia, è l’affannosa caccia allo “scoop gastrologico”, allo chef sconosciuto da lanciare sul mer- cato della tavola, che meno di al- tri ha risentito della crisi, e del ri- storante o della trattoria che fa- ranno tendenza nei prossimi 365 gior ni. Gli apocrifi “evang elisti” di queste guide non sono quasi mai d’accordo. Quest’anno, per la pri- ma volta, i commentatori dell’E- spresso, probabilmente i più a- scoltati, premiano quasi con il massimo dei voti (19,75 su 20: “in cucina – commentano – non esi- ste la perfezione”) il ristorante modenese dello “chef patròn” Bottura, La Francescana, anzi- chè quello dell’o n n i pre s e n t e Gianfranco Vissani, che a causa dei numerosi impegni di rappre- sentanza pare stia passando la mano al figlio Luca. Non sono più, insomma, per ovvie ragioni, i tempi politici del risotto cucina- to in diretta da Vissani per D’A- lema nel salotto televisivo di Bru- no Vespa. Qualche tempo fa, del resto, il cuoco più rivoluzionario del mondo, il catalano Ferran A- drià, patròn di “El Bulli” a Bar- cellona, mi ha confidato che in Spagna nessuno conosce Vissani, mentre Gualtiero Marchesi, an- che stavolta mortificato dalle gui- de dopo molti anni di fulgore as- soluto, gode ancora i favori dei gourmet iberici, che apprezzano molto i tesori della sua cucina. Dalle nostre parti, i favori delle maggiori guide, dopo il lungo pe- riodo dei trionfi della “clinica ga- stronomica” di Arnaldo a Rubie- ra, vanno ancora una volta allo stesso chef, che da molti anni è il vanto della ristorazione cittadina e provinciale, Gianni D’Amato, “patròn” del Rigoletto di Reggio- lo. Per avere un quadro il più com- pleto possibile della situazione delle tavole pubbliche reggiane, ho messo a confronto ristoranti, trattorie e osterie (solo di nome e non di fatto) della città e della pro- vincia, raccogliendo dalle princi- pali guide i giudizi che di loro so- no dati con simboli diversi, "for- chette", "tempietti", "ventesimi" o “centesimi”. Questa super-classi- fica nasce dalla somma matema- tica dei punteggi che ogni risto- rante o trattoria ha ottenuto. Il si- stema per adeguare i voti espres- si in maniera diversa dalle guide è lo stesso che usa una delle più accreditate riviste di gastrono- mia italiana, “Civiltà del bere”. Ne scaturisce una graduatoria at- tendibile (come potrebbe essere diversamente?) che non presenta ai vertici molte novità, ma sugge- risce l'inserimento nelle prime piazze di alcuni ristoranti che hanno meritato il riconoscimen- to per la serietà e la continuità delle loro proposte. A leggere que- sta classifica anche superficial- mente nasce subito la considera- zione che la provincia pare abbia una marcia in più rispetto alla città, così come la Bassa nei con- fronti della montagna. Nei primi dieci ristoranti, solo tre sono cit- tadini. Il “Rigoletto” di Reggiolo conti- nua a giusta ragione a essere il più apprezzato dalle guide, anche se quest’anno ha subito le gravi conseguenze dei danni provocati dal terremoto di fine maggio. Le guide col loro consenso hanno e- spresso l’auspicio che il ristoran- te ospitato nella fascinosa Villa Manfredini torni in fretta a esse- re una delle massime attrazioni della gastronomia reggiana. Gianni D’Amato, essendo blocca- to dai danni provocati dal sisma, ha portato in giro per mezza Ita- lia la sua sempre applaudita cu- cina. Quest’operazione, evidente- mente, gli ha meritato da parte di tutte le guide la fiducia che gli de- riva dalla grande professionalità dimostrata in tanti anni. La sua è una cucina creativa, ma che non dimentica mai di utilizzare i pro- dotti del territorio, come fa im- bandendo le tagliatelle con ragù di tre carni o i tortelli di patate con lardo e timo. Un servizio ac- curato, l’eleganza del luogo e la simpatia del “patròn” sono il va- lore aggiunto di una tavola che sta rapidamente facendosi valere anche a livello nazionale. L’esem- pio di come si possa sposare la tradizione con la fantasia è offer- to, ad esempio, da uno dei miglio- ri piatti in menù, la splendida frittatina d’uova di quaglia con cipollotti, parmigiano-reggiano e aceto balsamico. La lista dei vini ha occhio di riguardo verso la nuova produzione d’eccellenza i- taliana, sta recuperando il terre- no perduto in passato. Al secondo posto, sebbene con un notevole distacco, si è piazzato il locale che a Rubiera sembra a- ver sostituito nelle preferenze del pubblico la famosa “clinica ga- stronomica”, che per tanti anni è stata il baluardo, il blasonato simbolo, della bontà della cucina reggiana. L’osteria del viandan- te, ospitata in un antico palazzo del centro storico, è divenuta fa- mosa per i piatti di carne che pro- pone. Ogni particolare della tavo- la è curato con elogiabile punti- glio dall’oste (si fa per dire) Ro- berto Gobbi, “maître à couper”, che propone i migliori tagli bovi- ni, teneri, succosi e fragranti, fra i quali l’”os à moelle”, il “volga- re” ossobuco che fra le sue mani diventa un capolavoro di bontà. Stessa sorte tocca a un altro ta- glio considerato di recupero, il fe- gato di vitello che qui è imprezio- sito dall’accostamento all’uva di Ramandolo. La trattoria della Ghiara, il più premiato dalle guide fra le tavole cittadine, merita una visita per l’apprezzata vocazione a valoriz- zare ciò che offre il territorio. La più azzeccata definizione l’ha da- ta Il Foglio, il giornale di Giulia- no Ferrara, che con voluta tauto- logia ha definito la Ghiara “il mi- glior ristorante di cucina emilia- na in una città emiliana”. Molto interessante è il recupero di piat- Nella foto grande la famiglia D’Amato che gestisce il ristorante Rigoletto di Reggiolo

Ecco i migliori ristoranti reggiani del 2013 page 1

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Dalla sommatoria dei giudizi delle maggiori guide italiane dedicate alla ristorazione tra i locali della provincia di Reggio Emilia per l'anno 2013 - segue pagina 2 con elenco ristoranti

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Page 1: Ecco i migliori ristoranti reggiani del 2013 page 1

42 | SPETTACOLI

LA BUONA TAVOLA

Ecco i migliori ristoranti reggianiLa “super guida” selezionata da Prima Pagina per il 2013

La graduatoriaDalla sommatoria deigiudizi delle maggioriguide italiane e nondedicate allaristorazione tra i localidella nostra provinciaemerge una cucinareggiana senza grandinovità, tenacementelegata al territorio esenza eccessi dimodernismo.Probabilmente, propriocome la vogliono ireggiani

di SANDRO BELLEI

Ainizio d’anno non è più sol-

tanto tempo di calendari.Non mi riferisco ai cosiddetti “o-landesi”, che un tempo si appen-devano dietro la porta della cuci-na e, un foglio ogni mese, ricor-davano le scadenze di casa, ma diquelli che, per ognuno dei mesid el l’anno, propongono tornitifondo-schiena televisivi e cine-matografici. Tempo di guide,quelle gastronomiche. Sono le"bibbie" della buona tavola chepuntualmente, in questo periodo,inondano le librerie per il piaceredei buongustai, una raffinata raz-za in via d’estinzione, in cerca disuggerimenti per sedersi alle ta-vole più gettonate.

Alcune, la Michelin, l’E s p re s s o,quella dell’Accademia Italianadella Cucina, sono dei classici, at-tese come un "best seller" e pre-sentate, a Roma o Milano, con lostesso spiegamento mediaticodell'ultimo romanzo di Moccia,l’inventore del libro con annessolucchetto. Altre sono vere e pro-prie novità, i cui curatori hannocapito che una casa editrice serianon può trascurare di nutrire, ol-tre allo spirito, anche lo stomaco.Da qualche anno, sull’onda degliestemporanei successi dei con-duttori di rubriche gastronomi-che in televisione, ce n’è stata unavera e propria alluvione, che for-se ha finito per confondere i let-tori tradizionali, frastornati dagiudizi troppo diversi fra loro. Inquesti casi, infatti , il nomedell’autore conta più dei suoi pa-reri. L’aspetto più discutibile diqueste guide al piacere del cibo,tuttavia, è l’affannosa caccia allo“scoop gastrologico”, allo chefsconosciuto da lanciare sul mer-cato della tavola, che meno di al-tri ha risentito della crisi, e del ri-storante o della trattoria che fa-ranno tendenza nei prossimi 365gior ni.

Gli apocrifi “evang elisti” diqueste guide non sono quasi maid’accordo. Quest’anno, per la pri-

ma volta, i commentatori dell’E-spresso, probabilmente i più a-scoltati, premiano quasi con ilmassimo dei voti (19,75 su 20: “incucina – commentano – non esi-ste la perfezione”) il ristorantemodenese dello “chef patròn”Bottura, La Francescana, anzi-chè quello dell’o n n i pre s e n t eGianfranco Vissani, che a causadei numerosi impegni di rappre-sentanza pare stia passando lamano al figlio Luca. Non sonopiù, insomma, per ovvie ragioni,i tempi politici del risotto cucina-to in diretta da Vissani per D’A-lema nel salotto televisivo di Bru-no Vespa. Qualche tempo fa, delresto, il cuoco più rivoluzionariodel mondo, il catalano Ferran A-drià, patròn di “El Bulli” a Bar-cellona, mi ha confidato che inSpagna nessuno conosce Vissani,mentre Gualtiero Marchesi, an-che stavolta mortificato dalle gui-de dopo molti anni di fulgore as-soluto, gode ancora i favori deigourmet iberici, che apprezzanomolto i tesori della sua cucina.

Dalle nostre parti, i favori dellemaggiori guide, dopo il lungo pe-riodo dei trionfi della “clinica ga-s t ro n o m i c a ” di Arnaldo a Rubie-ra, vanno ancora una volta allostesso chef, che da molti anni è ilvanto della ristorazione cittadinae provinciale, Gianni D’A m at o,“p at r ò n ” del Rigoletto di Reggio-lo. Per avere un quadro il più com-pleto possibile della situazionedelle tavole pubbliche reggiane,ho messo a confronto ristoranti,trattorie e osterie (solo di nome enon di fatto) della città e della pro-vincia, raccogliendo dalle princi-pali guide i giudizi che di loro so-no dati con simboli diversi, "for-chette", "tempietti", "ventesimi" o“centesimi”. Questa super-classi-fica nasce dalla somma matema-tica dei punteggi che ogni risto-rante o trattoria ha ottenuto. Il si-stema per adeguare i voti espres-si in maniera diversa dalle guideè lo stesso che usa una delle piùaccreditate riviste di gastrono-mia italiana, “Civiltà del bere”.

Ne scaturisce una graduatoria at-tendibile (come potrebbe esserediversamente?) che non presentaai vertici molte novità, ma sugge-risce l'inserimento nelle primepiazze di alcuni ristoranti chehanno meritato il riconoscimen-to per la serietà e la continuitàdelle loro proposte. A leggere que-sta classifica anche superficial-mente nasce subito la considera-zione che la provincia pare abbiauna marcia in più rispetto allacittà, così come la Bassa nei con-fronti della montagna. Nei primidieci ristoranti, solo tre sono cit-tadini.

Il “Rigoletto” di Reggiolo conti-nua a giusta ragione a essere ilpiù apprezzato dalle guide, anchese quest’anno ha subito le graviconseguenze dei danni provocatidal terremoto di fine maggio. Leguide col loro consenso hanno e-spresso l’auspicio che il ristoran-te ospitato nella fascinosa VillaManfredini torni in fretta a esse-re una delle massime attrazionidella gastronomia reggiana.Gianni D’Amato, essendo blocca-to dai danni provocati dal sisma,ha portato in giro per mezza Ita-lia la sua sempre applaudita cu-cina. Quest’operazione, evidente-mente, gli ha meritato da parte ditutte le guide la fiducia che gli de-riva dalla grande professionalitàdimostrata in tanti anni. La sua èuna cucina creativa, ma che nondimentica mai di utilizzare i pro-dotti del territorio, come fa im-bandendo le tagliatelle con ragùdi tre carni o i tortelli di patatecon lardo e timo. Un servizio ac-curato, l’eleganza del luogo e lasimpatia del “p at r ò n ” sono il va-lore aggiunto di una tavola chesta rapidamente facendosi valereanche a livello nazionale. L’esem-pio di come si possa sposare latradizione con la fantasia è offer-to, ad esempio, da uno dei miglio-ri piatti in menù, la splendidafrittatina d’uova di quaglia concipollotti, parmigiano-reggiano eaceto balsamico. La lista dei viniha occhio di riguardo verso la

nuova produzione d’eccellenza i-taliana, sta recuperando il terre-no perduto in passato.

Al secondo posto, sebbene conun notevole distacco, si è piazzatoil locale che a Rubiera sembra a-ver sostituito nelle preferenze delpubblico la famosa “clinica ga-s t ro n o m i c a ”, che per tanti anni èstata il baluardo, il blasonatosimbolo, della bontà della cucinareggiana. L’osteria del viandan-te, ospitata in un antico palazzodel centro storico, è divenuta fa-mosa per i piatti di carne che pro-pone. Ogni particolare della tavo-la è curato con elogiabile punti-glio dall’oste (si fa per dire) Ro-berto Gobbi, “maître à couper”,che propone i migliori tagli bovi-ni, teneri, succosi e fragranti, frai quali l’”os à moelle”, il “volg a-re ” ossobuco che fra le sue manidiventa un capolavoro di bontà.Stessa sorte tocca a un altro ta-glio considerato di recupero, il fe-gato di vitello che qui è imprezio-sito dall’accostamento all’uva diR a m a n d o l o.

La trattoria della Ghiara, il piùpremiato dalle guide fra le tavolecittadine, merita una visita perl’apprezzata vocazione a valoriz-zare ciò che offre il territorio. Lapiù azzeccata definizione l’ha da-ta Il Foglio, il giornale di Giulia-no Ferrara, che con voluta tauto-logia ha definito la Ghiara “il mi-glior ristorante di cucina emilia-na in una città emiliana”. Moltointeressante è il recupero di piat-

Nella foto grande la famiglia D’Amato che gestisce il ristorante Rigoletto di Reggiolo