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Numero 80 Marzo 2011 della ECO BRIGNA Bimestrale di informazione religiosa, cultura e attualità Papàs Vito Stassi Suor Teresa D’Angelo compie 100 anni Un coro di solidarietà Spigolature dall’Archivio di San Nicolò La stella della notte di Natale Un ripasso di storia La cara zia professoressa In gita coi Mille Nuova serie - Parrocchia Maria SS. Annunziata Piazza F. Spallitta - 90030 Mezzojuso (PA) - Italia Spedizione in a.p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Palermo AUGURI IT ALIA

Eco della Brigna n.80

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Bimestrale di informazione religiosa,cultura e attualità.

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Numero 80Marzo 2011

dellaECOBRIGNA

Bimestrale di informazione religiosa, cultura e attualità • Papàs Vito Stassi • Suor Teresa D’Angelo compie 100 anni • Un coro di solidarietà• Spigolature dall’Archivio di San Nicolò • La stella della notte di Natale • Un ripasso di storia • La cara zia professoressa • In gita coi Mille

Nuova serie - Parrocchia Maria SS. AnnunziataPiazza F. Spallitta - 90030 Mezzojuso (PA) - ItaliaSpedizione in a.p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Palermo

AUGURI ITALIA

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In un momento difficiledel cammino eparchiale,

come quello che stiamovivendo, è doveroso riflet-t e r e s u l r u o l odell’Eparchia nella Chiesa

e sui compiti di tutti e di ciascuno.Sono tante le cose belle che la nostrapiccola Chiesa di Piana riesce a portareavanti, sono poche le cose che riesconoad offuscare il bello di questa Chiesa.I Romani Pontefici hanno sempreavuto particolare attenzione per lenostre Comunità arbëreshë. Infatti,nella Bolla di erezione dell’Eparchia diPiana degli Albanesi “ApostolicaSedes” del 26 ottobre 1937, è dettochiaramente: “Né poteva sfuggire allaS. Sede l’autorità di quelle Comunitàdi rito bizantino, le quali in alcuneregioni d’Italia si conservarono inte-

gre fra tante profonde vicende di cosee di uomini…” mentre nella Bolla“Orientalis Ecclesiae”, dell’8 luglio1960 è detto: “I meriti verso questasacratissima Cattedra di Pietro, certa-mente grandi e singolari, fecero sì chei Romani Pontefici, ai quali niente fupiù a cuore che avere cura del popolocristiano, riguardassero con particola-re amore alla medesima Chiesa, allesue vicende e alle sue attività”.Si è passati dai fasti del passato allacrisi attuale: Lungro è senza pastore,guidata da un AmministratoreApostolico; Piana degli Albanesi daqualche tempo è assistita da unDelegato Pontificio. Tutto questo,penso, è causato dalla nostra litigiosi-tà e dal nostro poco amore alla Chiesalocale, poca umiltà e poca considera-zione dell’altro.

Nel Vangelo di Luca (16,24) leggiamola famosa frase: “Nessun profeta èbene accetto in patria”. Questo ciricorda quanto siamo restii ad accetta-re che qualcuno del nostro ambiente,di cui crediamo di conoscere “virtù emiracoli”, diventi giudice del nostrooperato, sia pure a nome di Dio. Lafede esige un superamento totale delpiano puramente umano: “Mia madree i miei fratelli sono coloro che ascol-tano la parola di Dio e la mettono inpratica”(Lc 8,21). Nell’ascolto occorreuna disposizione interiore ad accoglie-re la voce dell’altro come espressionedella volontà di Dio e norma di azioni.Se questo manca, la pratica dell’obbe-dienza risulta molto difficile.Se vogliamo continuare il nostro cam-mino dobbiamo imparare ad obbediree imparare a rispettare l’altro.

Il 1° dicembre del 2010 a Palermo,presso il Collegio di Maria “La

Purità”, santamente, è passata amiglior vita Suor Agnese Divono, alsecolo Maria.Suor Agnese era nata a Mezzojuso il25 Marzo del 1927, solennitàdell’Annunciazione, da Giuseppe eGiovanna Sanfilippo. Completa glistudi della scuola dell’obbligo aMezzojuso nell’anno 1938 - 1939.Nel 1954 entra come postulante pres-so il Collegio “La Purità” diPalermo. Nello stesso anno a febbra-io, veste l’abito religioso ed il giorno11 febbraio 1955, festa della S.Vergine di Lourdes, emette i votisemplici. Il 25 febbraio del 1960,presso il Collegio di Maria al Borgo,professa i Voti perpetui.Per alcuni anni ha studiato musicapresso la scuola “Vincenzo Amato diPalermo”. L’obbedienza religiosa l’ha

portata in varie Comunità dellaCongregazione, fra le quali il Collegiodi Maria al Carmine di Palermo; pres-so la Comunità di Termini Imerese, e,dal 1995 nuovamente a Palermo pres-so la Comunità della “Purità”, doveconclude la sua esistenza terrena.Suor Agnese è andata incontro a Cristo,serena, lucida, lodando il Signore, “perla nostra sorella morte corporale”(San Francesco). Ora riposa nel luogodella beatitudine, della luce e dellapace, dove tutte le creature, liberatedalla corruzione del peccato e dellamorte, cantano la gloria del Signore.Ella con San Giovanni Crisostomopuò cantare: “Cristo ha vinto lamorte. Grazie a lui essa è diventata unsonno. Coraggio, allora, c’è la risur-rezione con assoluta certezza”.(Commento a S. Matteo)

Don Enzo

IL CORAGGIO DELL’OBBEDIENZAeditoriale

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Suor Agnese Divono, riposa nel Signore

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Sabato 19 febbraio 2011, a Palermo,all’età di 73 anni, improvvisamente

a seguito di una crisi cardiaca, è mortoPapàs Vito Stassi, Protopresbitero-Parroco della Parrocchia San Nicolòdei Greci alla Martorana e Vicariogenerale dell’Eparchia di Piana degliAlbanesi.Papàs Vito Stassi nasce a Piana degliAlbanesi il 15 dicembre 1937; nel1948 entra nel Seminario Italo-Albanese di Palermo dove frequentale prime due classi ginnasiali; nel1950 porta a termine gli studi ginna-siali nel seminario di Piana degliAlbanesi; nel 1953 passa al SeminarioBenedetto XV di Grottaferrata dovecompie gli studi classici. Nel 1956passa al Pontificio Collegio Greco inRoma dove, presso la PontifìciaUniversità Gregoriana, consegue ilBaccalaureato in filosofia e in SacraTeologia. Nel 1959 riceve il Lettorato;l’11 dicembre 1960 a Roma vieneordinato Ipodiacono; il 15 gennaio1961 riceve il Diaconato. Il 19 novem-bre 1961, nella chiesa della MadonnaOdigitria, riceve dalle mani di S.E.Mons. Giuseppe Perniciaro, l’ordinesacro del Presbiterato. Il 1° settembre1962 viene nominato Maestro di disci-plina del Seminario diocesano; nell’ot-tobre 1963 viene incaricato di insegna-re nel seminario minore, viene anchenominato delegato vescoviledell’Azione Cattolica e Direttoredell’Ufficio Catechistico dell’Eparchia.

invece dilaniata dalla nostra debolez-za, dalla nostra litigiosità e dalle nostreinvidie reciproche che ottengono soloil risultato di una sua demolizione. Lascomparsa di Papàs Vito, che ha amatoquesta Chiesa eparchiale da vero figlio,ci deve impegnare a continuare il cam-mino di comunione da lui intrapreso,spronandoci a valorizzare le cose che ciuniscono e sminuire le cose che si frap-pongono alla comunione eparchiale.Eterna sia la tua memoria fratellonostro indimenticabile e degno dellabeatitudine.

Don Enzo Cosentino

Il 1° settembre 1964 viene nominatomansionario della cattedrale di Piana. Sitrasferisce quindi a Palermo per prestareservizio alla Chiesa della Martorana inqualità di vice parroco, essendovi parro-co il Rev. Papàs Matteo Sciambra. Dal1964 al 1984 è Membro dellaCommissione Presbiterale Regionale,dal 1973 al 1985 è Segretario Regionaledell’Ufficio Catechistico. Il 24 marzo1968, in seguito al decesso del predettoRev. Papàs Matteo Sciambra, PapàsVito veniva nominato parroco di SanNicolò dei Greci, Concattedraledell’Eparchia di Piana degli Albanesi.E’ stato Vice Presidente dellaCommissione Regionale Ecumenica. Il19 novembre 1986, 25mo di ordinazionesacerdotale, il vescovo Ercole Lupinaccilo nomina Protopresbitero. Il 28 settem-bre 2010 viene nominato Protosincellodell’Eparchia.Stimato da tutti, Papàs Vito Stassilascia un vuoto incolmabile in unmomento difficile del nostro camminoeparchiale, in cui tutti speravamo chela sua nomina a Vicario generalepotesse far rivivere in noi le ragionidella nostra esistenza come comunitàeparchiale. Fin dal primo incontro conil clero, ha offerto la sua disponibilità alavorare senza risparmiarsi ed ha chie-sto a tutti i presbiteri l’aiuto e la colla-borazione per riprendere un camminovolto alla ricostruzione dell’Eparchia,che con immensi sacrifici i nostri Padrihanno faticosamente fondato, oggi

Foggia 20 febbraio 2011

FRANCESCO PlO TAMBURBINO Arcivescovo Metropolita di Foggia- Bovino

Prot. A.P. 07/11

Eccellenza Reverendissima,

La notìzia della improvvisa dipartita del Protosincello della Eparchia Papàs Vito Stassi mi è giunta inaspettata come un fulmine e mi ha provocato un dolore intenso e un rammarico infinito. Il Signore Dio ha voluto manifestare la sua Signoria sulla vita del nostro carissimo fratello Vito. Il Signore ha il potere sulla vita e sulla morte (Sap 16,13). "Quanto insondabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!" (Rm 11,33), Da credenti, noi adoriamo il mistero della Sua volontà e confessiamo fermamente: "Tu sei giusto, Signore, e giuste sono tutte le tue opere. Ogni tua via è misericordia e verità. Tu sei il giudice del mondo" (Tb 3, 2).

Questi sentimenti di fede e di adesione al divino Volere non tolgono il profondo dispiacere che proviamo per una perdita tanto grave per il presbiterio della nostra Eparchia. Papàs Vito Stassi era universalmente e da sempre stimato come sacerdote secondo il cuore di Dio e come ministro fedele e generoso della sua Chiesa.

In un momento difficile, come quello che stiamo attraversando, avevamo individuato in lui un collaboratore umile e generoso, prudente e aperto. Negli ultimi colloqui avuti con lui, ho percepito un grande amore per la sua Comunità ecclesiale e una fiducia nelle risorse spirituali del clero e dei laici dell’Eparchia. Si era messo immediatamente e con grande impegno alla ricerca di soluzioni oneste per i problemi che ci assillano.

A me sembra che non possiamo sciupare le intuizioni e i tentativi che stava esplorando. Con l'autore delle Lettera agli Ebrei, possiamo dire di lui come di Abele:"Per la fede, benché morto, parla ancora" (Eb 11, 4). Il sincero rispetto della sua memoria ci impegna ad accogliere i suoi tentativi, le sue parole, le sue intenzioni sul nostro futuro immediato. Avremo modo di parlarne ai prossimi incontri.

Con enorme rammarico, devo costatare la mia impossibilità a partecipare fisicamente alle esequie di Papàs Vito. Purtroppo, la Visita pastorale che sto svolgendo nella mia diocesi non me lo consente di partecipare. Vorrei stare vicino a Vostra Eccellenza e a tutta la Comunità diocesana di Piana in questa triste circostanza. Tuttavia, voglio assicurare Vostra Eccellenza e l'intera Eparchia della mia vicinanza fraterna e della preghiera di suffragio a Cristo nostro Dio, che è la risurrezione, la vita e il riposo del defunto suo servo Papàs Vito". EONÌA HI MNÌM1 AFTOÙ!

Con fraterno affetto

t Francesco Pio Tamburrino Delegato Pontificio

A Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Sotir FERRARA Vescovo di Piana degli Albanesi Piazza San Nicola, 1 90037 PIANA DEGLI ALBANESI (PA)

Papàs Vito Stassi, riposa nel Signore

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Era nato a Piana degli

Albanesi il 15 dicembre

1937 ed era

Protopresbitero-Parroco

della Parrocchia San Nicolò

dei Greci alla Martorana

e Vicario generale

dell’Eparchia di Piana

degli Albanesi.

Foto di Domenico Clesi

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incontrarono Gesù” (Gv 1,39). Unincontro che segna una svolta decisivanella propria vita: la chiamata persona-le da parte di Dio per la missione parti-colare. “Tu mi hai chiamato e io ti hoseguito”. Suor Teresa si è sforzata sem-pre di rispondere a questa chiamata. Anche se negli ultimi tempi la capaci-tà di esprimersi con il mezzo dellaparola è andata a poco a poco affievo-lendosi, ma la preghiera risuona sem-pre senza interruzione nel suo cuore esulle sue labbra, come lode perenne alPadre e viva intercessione.In questa esistenza a ciascuno vengo-no concessi dei talenti. Ognuno ha uncompito da svolgere, questo può esse-re più importante o meno importante,ciò non conta molto; ciò che contadavanti a Dio è di compiere il propriomandato con fedeltà».Suor Teresa, dai più grandi ricordata etutt’ora chiamata Madre Vicaria, nellanostra comunità di Mezzojuso ha sem-pre prestato fede alla chiamata delSignore, ha speso i suoi talenti metten-do in atto i valori più nobili dell’animoumano: l’amore e la generosità. SuorTeresa è veramente, come ha sottoli-neato Madre Paolina nel suo saluto ilgiorno della festa, una fonte per tutta laComunità di Mezzojuso. Una vera sor-gente di amore, di disponibilità e digioia per almeno tre o quattro genera-zioni di popolazione del paese. Lei èstata autenticamente la madre amore-vole di tutti i bambini accolti ed ospita-ti nel Collegio. Suor Teresa è semprestata nella Casa di Mezzojuso e la vitadel paese le è corsa incontro, nei voltidei bimbi dell’asilo e del catechismo,delle ragazze aducande, delle madri difamiglia ed Ella ha accolto ciascuno, èvenuta incontro ai bisogni con il soc-corso, la bonarietà e la dolcezza chesolo una madre sa offrire. “Amare è donarsi all’infinito”, diceva ilServo Dio Pietro Marcellino Corradini,Fondatore della Congregazione delleSuore Collegine della Santa Famiglia.Suor Teresa ha vissuto cento anni ilsenso di queste parole, in ogni momen-to, in ogni gesto, in ogni incontro. Comeha affermato Madre Paolina, SuorTeresa è esempio vivente e testimonedella parola del Fondatore.Rendiamo grazie al Signore per avereconcesso alla nostra comunità il donodi Suor Teresa e a Lei rivolgiamo inostri più affettuosi auguri.

Mezzojuso come Probanda. AMezzojuso viene accompagnata daifratelli Paolo e Michele, vi arriva intor-no alle ore 12.00 del mattino. L’8Dicembre del 1934, si consacra alSignore in questo Comunità Collegina.La sua Professione religiosa, sarà l’ul-tima che si celebra a Mezzojuso pressoil nostro Collegio, infatti il 21Novembre 1935, la Comunità diMezzojuso verrà accorpata allaProvincia religiosa di “S. Rosalia” diPalermo. Dal suo ingresso aMezzojuso, Suor Teresa non è stata maitrasferita dalla comunità di Mezzojuso,né si è mai allontanata dal Collegiodove tutt’ora risiede insieme alle con-sorelle Suor Margherita, Superiora delCollegio, Suor Chiara, Suor Colomba,Suor Giuseppa e Suor Vittoria.Nella data dell’ 8 dicembre 2010 SuorTeresa ha festeggiato il 76° anniversa-rio di professione religiosa.Durante l’omelia, nel giorno dellacelebrazione del centenario di suorTeresa don Enzo ha pronunciato leseguenti parole: «Nel corridoio delCollegio di Maria che porta allaChiesa si legge: “Bernarde ad quidvenisti?” Bernardette perché sei venu-ta? Quasi un monito, un interrogativoalla Religiosa che ha scelto la via dellaperfezione evangelica. Nella vita diogni uomo c’è un giorno, un’ora, chelascia un ricordo indimenticabile.Giovanni nel Vangelo dice: “Eranocirca le 4 del pomeriggio… quando

di Francesca Brancato

Nel pomeriggio di gio-vedì 17 febbraio si

sono svolti i festeggiamen-ti per il compleanno di

Suor Teresa D’Angelo, dellaCongregazione delle Suore Colleginedella Santa Famiglia. I cento anni, com-piuti da Suor Teresa giorno 11 febbraio2011, sono stati celebrati con la SantaMessa alle ore 17.30 nella chiesa delSacro Cuore di Gesù del Collegio diMaria di Mezzojuso officiata dal parro-co don Enzo e da Padre FrancescoCalvaruso. Dopo la CelebrazioneEucaristica i festeggiamenti sono prose-guiti con un rinfresco nel salone delCollegio. Alla ricorrenza hanno presoparte Madre Paolina Mastrandrea,Superiora Generale dellaCongregazione, numerosissime conso-relle di suor Teresa provenienti dai variCollegi presenti nella Provincia, il Sig.Carmelo Scozzari, Consigliere comu-nale di Casteltermini, città natale diSuor Teresa, il Sindaco di Mezzojuso,alcuni parenti della Suora, i rappresen-tanti dei vari gruppi parrocchiali dellaParrocchia Maria SS. Annunziata enumerosissimi fedeli. Suor Teresa, al secolo AntoninaD’Angelo, è nata l’11 Febbraio 1911 aCasteltermini (AG), ma è stata dichia-rata al Comune il giorno 17. Il 3Ottobre 1926 all’età di 15 anni, vieneaccolta nella Comunità religiosa di

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Attraverso un secolo di servizio: I CENTO ANNI DI SUOR TERESA

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che le più gettonate, a grande richiestasono state le giornate “karaoke”.Abbiamo fatto riscoprire e ricordarequelle canzoni che tanto avevano fattosognare le vecchie generazioni, discu-tendo anche delle differenze tra nuovee vecchie canzoni, in particolare nellasettimana dedicata al Festival di

Vo.ci. da Piana degli Albanesi

Vi raccontiamo un po’ come si svol-gono i due progetti di Servizio

Civile che sono stati avviati a Pianadegli Albanesi il 10 gennaio 2011. Ilprogetto “Shoqeri” prevede l’assisten-za agli Anziani. Sono circa 15 le signo-re anziane che frequentano la sede diservizio. La giornata si svolge più omeno allo stesso modo ogni giorno.Noi volontari impegnati con gli anzia-ni, Andrea, Antonella, Filippo eMarialaura, entriamo al Centro alle14.00 per dare una sistemata e organiz-zarci per le attività della giornata chegià sono in programma. Alle 15.00 ini-ziamo il nostro “giro” con il mezzo chela Caritas ha messo a nostra disposizio-ne. Le attività che abbiamo svolto conle anziane in questi due mesi di serviziosono molteplici. Tra le tante la primache teniamo a citare è stata una bellaserata in pizzeria. Nonostante la diffe-renza d’età con le Signore, noi volonta-ri ci siamo molto divertiti proprio comeuna serata tra amici! Per quanto riguar-da le altre attività svolte dobbiamo dire

Sanremo. Purtroppo il maltempo non ciha permesso di fare piccole gite oescursioni, ma confidiamo certamentenei prossimi mesi! Un’altra giornatamolto particolare è stata quella delCarnevale. In collaborazione con leragazze impegnate nel progetto“Fluturat”, che prevede il doposcuola e

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Il Servizio Civile in Diocesi nel 2011

Il 10 gennaio 2011, 18 giovani hannodato inizio a due nuovi progetti di

Servizio Civile Nazionale della CaritasDiocesana. I progetti sono entrambi diassistenza: Fluturat/Farfalle è un pro-getto per minori e coinvolge in diocesi12 volontari; Shoqeri/Compagnia èdestinato alle persone anziane, seguiteda 6 volontari. Il servizio durerà unanno e si articolerà in momenti diver-si: attività giornaliera nelle sedi, for-mazione, sensibilizzazione nel territo-rio, momenti di esperienza comunitariatra volontari. Dai primi anni del 2002ad oggi, la Caritas di Piana ha offerto

attraverso i suoi progetti, la possibilitàa circa 130 giovani di venire in contat-to con questo strumento di aiuto alprossimo e di formazione personale. IlServizio Civile ha senza dubbio rap-presentato un’opportunità per alcunigiovani di conoscere il proprio territo-rio ed intervenire in esso, una sorta dispecchio in cui scorgere i bisogni dellapropria realtà, quei bisogni verso iquali volge l’ attenzione la Caritas diPiana. La vitalità, la gioia, l’attivismoche i ragazzi apportano nelle sedi diservizio della Caritas presenti nei varipaesi è insostituibile, come hanno

mostrato gli anni di non attivazione diprogetti. Il sorriso dei giovani, la lorofantasia e l’entusiasmo, il loro impe-gno quotidiano con i bambini, con glianziani, con gli immigrati, nelle azionidella quotidianità parrocchiale è unbene prezioso per le nostre comunità.Proprio i ragazzi, già all’opera da piùdi due mesi, possono raccontare,meglio di chiunque altro, che cos’èquesto loro servizio civile. È per questomotivo che di seguito si riporta il corodi Vo.ci. (Volontari civili) di esperienze.

Francesca Brancato

Un Coro di Solidarietà

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l’assistenza per i bambini che ne hannobisogno, abbiamo organizzato unafesta di Carnevale dove noi volontari ei bambini eravamo vestiti in mascherae le signore anziane ci hanno fattoriscoprire il gusto delle ricette antichecarnevalesche, cimentandosi a cucinaree a spiegare ai bambini la ricetta dellefrittelle!!! Ci sono stati anche deipomeriggi dove abbiamo fatto ilCineforum con dei film richiesti dalleanziane; pomeriggi di laboratorio dovele anziane si sono impegnate nella rea-lizzazione di maschere e addobbi per lasede. Un’altra “attività”, se così possia-mo chiamarla, è la recita del SantoRosario che avviene quotidianamente.Il progetto “ Fluturat”, che vede impe-gnate Aika, Serena e Sarah, prevede,oltre alla usuale attività di supportoscolastico nelle prime ore pomeridiane,anche attività ludico-ricreative: cinefo-rum, karaoke, giochi da tavola, lavorimanuali, laboratorio musicale ed infor-matica. Anche il “momento dellamerenda insieme” è un momento moltoimportante in quanto rappresentaun’occasione per socializzare e stareinsieme, ed è inoltre un modo perresponsabilizzare i bambini a fare“comunità”. Il progetto Fluturat è rivol-to anche ai bambini della scuola d’in-fanzia del Collegio di Maria di Piana.E’ Sarah la volontaria che di mattina,durante le ore scolastiche, segue i bam-bini nel loro processo di crescita e discolarizzazione. Noi volontari ci impe-gniamo anche nella distribuzione deiviveri di prima necessità e facciamoanche assistenza domiciliare. Ci èanche capitato di aiutare le nostreanziane accompagnandole dai dottori odove ci è stato richiesto. Alle 19.00circa ricominciamo il famoso “GIRO”,cioè riaccompagniamo le anziane nelleproprie case. Alla fine della giornatafacciamo una piccola verifica tra di noie sistemiamo nuovamente la nostrasede. Alle 20.00 torniamo a casa pienidi gioia e con un bagaglio culturalesempre più ampio grazie agli insegna-menti che le signore e i bambini tra unarisata e l’altra ci concedono. Possiamoquindi dire che in questi due mesi diServizio Civile crediamo di aver impa-rato già parecchie cose… A presto,

Aika, Andrea, Antonella, Filippo,Marialaura, Sarah e Serena.

Vo.ci. da Mezzojuso

L’anno 2011 si è inaugurato per laCaritas Parrocchiale di Mezzojuso conl’inizio di due nuovi progetti di servi-zio civile che vedono complessiva-mente sei volontari in azione: quattropersone prestano servizio con i minorinel progetto Fluturat e due sono coin-volti nel progetto anziani dal titoloShoqeri. Questi primi due mesi tra-scorsi sono stati all’insegna di intesolavoro e di servizio al prossimo edhanno visto noi volontari protagonistidi svariate attività. Il servizio civile sipuò considerare, come suggerisce lospot pubblicitario, “un’esperienza checambia la tua vita e quella degli altri”.Soltanto trovandosi dentro una taleesperienza si può riempire di contenu-to questa frase. Fin da principio con ibambini si è istaurato un clima sereno,ludico, ma nello stesso tempo educati-vo e formativo per la loro crescita sco-lastica e sociale. Per gli anziani si èincominciato uno studio dei bisognidella popolazione e si è tracciata unaprima mappa di interventi ed azioni.Seguendo l’antico insegnamento diSocrate, applichiamo l’arte della

maieutica a questo nuovo camminointrapreso per dodici mesi, sperandoche ci permetta di scrutare fino infondo il nostro essere e ci possamostrare quanto siamo capaci di met-terci in gioco per la buona riuscita deiprogetti. Noi volontari che operiamocon i bambini abbiamo avuto l’oppor-tunità di cogliere spesso nei loro occhitanta gioia nel vedere che c’è qualcunopronto al loro fianco, pronto a porgerela mano e risolvere anche il più diffici-le compito assegnato. Dai bambini siapprende tanto, e di questo ne abbiamotestimonianza giorno dopo giorno, pernoi quello che conta è lasciare unsegno indelebile nel loro cammino e diaverci sempre presenti nelle loro vite aprescindere dallo svolgimento delleattività scolastiche. Non c’è cosa piùbella di rendersi utili a chi ha bisognoe soltanto giocando, studiando e per-correndo questo cammino insieme,alla fine dell’anno di servizio potrem-mo provare un variegato di emozioni ecertamente ci resterà un ricordo indele-bile del tempo trascorso con i nostribambini, ragazzi e gli anziani.

Anna Maria, Antonella, Benedetta,Luisa, Piero e Salvatore

Vo.ci. da Contessa Entellina

A Contessa Entellina il progettoFluturat prevede l’inserimento di trevolontari in servizio civile. I bambiniche frequentano assiduamente la sedesono dieci, altri vengono al centrooccasionalmente. La nostra attività, inquesti primi mesi si è basata prevalen-temente sul recupero scolastico. Cisiamo recate a scuola e abbiamo parla-to con le maestre al fine di migliorareil rendimento scolastico dei bambini.

È stata positiva la collaborazione conl’insegnante di lettere della classequarta elementare, con cui intrattenia-mo rapporti giornalieri. Lei ci invia,tramite gli alunni, un quaderno su cuiannota tutti i compiti per il giorno suc-cessivo e noi, al termine di ogni gior-nata, segniamo i bambini che hannofatto o non fatto i compiti, quelli cheerano presenti o assenti, e …quelli chehanno dimenticato qualche libro. Ibambini sono furbetti e …spessodimenticano il diario o il libro su cui

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devono studiare. Considerando il disa-gio in cui versano alcune famiglied’origine, di questi bambini necessita-no di un sostegno, oltre che nel per-corso educativo, anche nell’inseri-mento sociale. Ci stiamo impegnandoa conoscere e comprendere questi bam-bini e la loro realtà, il loro rapporto conle famiglie, con i coetanei, con la scuo-la e con gli insegnanti. Siamo pronte aporci come tramite tra loro e l’altrospaccato della società con cui trovanodifficoltà ad integrarsi. Si evince peralcuni di essi una situazione di disagiosocio-culturale che li isola in una realtàpiena di confini, noi vogliamo aiutarliad uscire da questi confini, a sentirsiliberi, ad avere stima di sé e rispetto per

gli altri, ad adottare giuste modalitàcomunicative. Cerchiamo ogni giornodi trasmettere loro dei valori genuini:amicizia, solidarietà, rispetto reciprocofra le persone. Sfruttiamo tutte le occa-sioni per dare loro regole di equilibratocomportamento sociale. Per fare lorocapire quanto possa essere bella l’unio-ne, lo stare insieme, abbiamo festeggia-to nella sede di servizio il Carnevale.La settimana precedente alla festaabbiamo preparato le mascherine e ifestoni coinvolgendo i bambini in que-ste attività, poi giorno 4 marzo abbia-mo dato una piccola festa. Tutti i bam-bini frequentanti il centro, e non, sisono vestiti in maschera. Alcuni di lorosi sono divertiti come matti, hanno bal-

lato e giocato serenamente, altri pur-troppo più che pensare a divertirsi pen-savano va fare dispetti e litigare con ibambini nuovi. Siamo consapevoli chenon è possibile, da un giorno all’altro,fare cambiare in questi bambini alcuniatteggiamenti che ormai fanno partedella loro norma, ma con il tempo e lapazienza, magari lungo tutto l’anno,quando avremmo acquistato tutta laloro fiducia, siamo sicure di poter otte-nere da loro ottimi risultati. Utile èstato per noi l’appoggio trovato neglioperatori locali di progetto, nei parroci,sempre pronti a sostenerci e supportar-ci nei momenti di difficoltà, ma indi-spensabile è stata la frequenza ai corsidi formazione generale che ci ha fattosentire parte di un team, di un gruppo,quello formato dai diciotto volontari edagli operatori della diocesi, che, anchese diviso a livello operativo, è unito daideali comuni. Il rapporto che si èinstaurato tra noi colleghe è positivo, citroviamo bene insieme, confrontiamole nostre esperienze e ci diamo consi-gli. Spesso ci riuniamo e ci prendiamoil tempo necessario per riflettere, inquanto è importante il fare, ma anche,se non più importante, riflettere su ciòche si fa.

Eliana, Giusi e Paola

Vo.ci. da Palazzo Adriano

Il Servizio Civile Nazionale è unimpegno di un anno che il giovanesceglie di adempiere ed ha come rife-rimento culturale la difesa popolare

non violenta e la solidarietà. A PalazzoAdriano il progetto Fluturat si svolgepresso la Caritas della ParrocchiaSanta Maria del Lume ed impegna duevolontari. Tale progetto porta a rivol-ge, in particolare, le nostre attenzioni

alla programmazione e gestione delleattività di doposcuola. Per noi giovaniè un’opportunità significativa, inquanto ci permette di proseguire glistudi e contemporaneamente di dedi-care una parte del nostro tempo adattività di solidarietà e di volontariatoutili alla comunità. E’ un percorsoricco di incontri con bambini e ragaz-zi spesso in difficoltà e ciò richiede lacapacità di sapersi relazionare con essinella maniera più adeguata e rispetto-sa, di mettersi in ascolto e di compren-dere i loro reali bisogni. Ed in questopercorso un grande aiuto e un fonda-mentale appoggio ci viene quotidiana-mente offerto dal nostro operatorelocale di progetto, la prof.ssa CarmelaCosta e dal nostro parroco, donSalvatore Ruffino. Trascorsi due mesidi servizio, riteniamo tale esperienzaun vero e proprio percorso di crescita,di scambio, di educazione e di forma-zione ai valori di solidarietà, di pace edi amore.

Angela e Loredana

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scopo di officiare la chiesetta di S.Maria di tutte le Grazie e fondarvi unagrancia presso la medesima chiesetta1.Nel 1609 fu presente alla morte delnobile Andrea Reres; anzi nel celebretestamento pubblico del 13 aprile1609 si trova fra i testimoni e si dà ilnome di Elefterio2. Dal 1611 al 1612 lo troviamo qualecappellano della Parrocchia greca S.Nicolò di Palermo3 In virtù dell’attodel 2 agosto 1613 XI indizione iGiurati di Mezzojuso lo nominanocappellano di questa matrice.Morto l’arciprete don Andrea Lascari,il cardinale Giannettino Doria, arcive-scovo di Palermo, lo nomina Economospirituale di questa matrice greca, chetiene fino a 21 settembre 1616, quandocioè venne nominato il nuovo arcipretenella persona del reverendissimo papàsPietro Borgia da Piana dei Greci.Del reverendo padre Mitrofanio sap-piamo che venne dal Levante per assi-stere alla nostra chiesa (di S. Maria) eMonastero, che allora era in fabbricae che fino al 1645 era ancora inMezzojuso.Non saprei dire di quando e dove ilreverendo padre Mitrofanio sia morto.Credo poi che proprio durante questavacanza o poco prima che morisse ilLascari, sia avvenuto “l’incidentedoloroso che tanto turbò la pacificaquiete degli Albanesi”.

Due parole di chiarimento: Nelnumero precedente, alla fine della

Introduzione che l’arciprete Perniciaroaveva premesso al suo lavoro, era statoaggiunto un elenco sommario con isoli dati anagrafici della serie degliarcipreti, ricavato da un fogliettomanoscritto conservato assiemeall’opera; in tale elenco mancava peròqualche nome, specialmente quellidegli economi spirituali, che si vedran-no presenti invece nella “Cronologia”.Allo stesso elenco poi, a completa-mento della serie degli arcipreti, eraparso opportuno aggiungere anche il

nome di papas Francesco Masi che,ovviamente, non vi poteva figurare.Si ritiene utile aggiungere ancora cheper economi spirituali si intendonoquei religiosi incaricati della respon-sabilità della Parrocchia durante ilperiodo di vacanza tra la morte di unarciprete e la nomina del successore. Con le notizie del primo arcipretecomincia adesso la cronologia chemonsignor Perniciaro ha ricavatodalla consultazione di tutti i registriparrocchiali che egli stesso ha in granparte recuperato e poi con tanto amoreconservato.

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PAPàS LORENZO

PERNICIARO

Spigolaturedall’Archivio della Parrocchia di S. Nicolò

(1741-1820) ci lasciò trascritta questanotizia “Iscrizione trovata sotto lasacra immagine della chiesetta dettaGiannino del 1613 e da me arcipretedott. don Francesco Cuccia trascrittacome segue: Hoc simulacrum fierifecit la università di Menziusu.Procuratori Antoni Schirò, et pingìaCola Cramisi 1613” In detta chiesa viè la protesi2, per essere chiesa assistitae funzionata dai greci albanesi. Sac.Francesco Cuccia arciprete.”E’ da supporsi che la chiesetta dellacontrada Giannino, territorio nonmolto distante dal nostro paese, siastata costruita appunto sotto l’arcipre-tura del Lascari. Essa oggi è quasitutta diroccata.1Archivio parrocchiale cartella n. I, car-petta n. 2, fascicolo 1-7.2 La protesi è un altarino, che devonoavere tutte le chiese di rito bizantini, postoa sinistra della S. Mensa (Altare), dove sifa la separazione del pane e del vino daoffrirsi nel sacrifizio della S. Messa.

II - Reverendo padre donMitrofanio JeromonacoEconomo spirituale in sedevacante

Padre Mitrofanio nel 1601 si trova inMezzojuso e dai Giurati e dal popolo fumandato in Levante per condurre inquesta [terra]monaci orientali allo

I - Papàs Andrea LascariArciprete

Lo troviamo fra i sacerdoti nei citatidecreti di Sacra visita 1584-1588, chemonsignor Cesare Marullo ha tenutoin questa arcipretura. Egli era ammo-gliato. Il primo atto di battesimo, incui risulta il nome del Lascari, è del 21giugno 1598.Nel volume II dei documenti mano-scritti di questo archivio segnato col n.2 (già citato) a pagg. 22-23 il Lascarinell’atto del 2 agosto XI indizione1613 figura Vicario foraneo di questaterra. In virtù di detto atto i giurati diMezzojuso nominano il reverendo donAndrea Lascari vicario foranio, donMitrofanio Jeromonaco e don BartoloCuccia, sacerdoti di rito greco,Cappellani della maggiore chiesa S.Nicolò dei greci di Mezzojuso1.Abbiamo notizia sicura della sua caricaarcipretale nel decreto del 21 settembre1616 di S. E. il cardinale Doria, arcive-scovo di Palermo, col quale, dopo lamorte dell’arciprete Lascari, viene elet-to arciprete un certo don Pietro Borgianativo di Piana dei Greci.Per mancanza del registro dei defuntidel 1616 non sappiamo con precisionequando e dove il Lascari sia morto.A pag. 377 del Registro dei matrimonidi questa madrice del 1780-1820 l’ar-ciprete papàs Francesco dottor Cuccia

a cura di Nino e Nicola

Perniciaro

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L’eminentissimo cardinale GiannettinoDoria, allora arcivescovo di Palermo,spinto non so da quale ragione ed all’in-saputa degli Albanesi, emanò lettere disuperiorità e preferenza a favore dellachiesa della SS. Annunziata.Per tale novità essi furono costretti amuovere giusto reclamo, ma, in com-penso, fu loro inflitta una amara pri-gionia che li spinge a ricorrere a S[ua]S[antità] in Roma, da cui fu ordinatoche, in tal vertenza, fossero i medesi-mi interpellati per esporre le lororagioni, mentre prima ciò si era ingiu-stamente trascurato4. Poi ancora vorreidomandarmi: Perché il cardinaleGiannettino Doria nomina economospirituale di questa arcipretura in sedevacante un monaco basiliano anzichéun papàs della medesima colonia? E’vero che padre Mitrofanio nel 1613,come sopra fu detto, venne dai Giuratidi Mezzojuso nominato cappellano diquesta madrice assieme al Lascari edal reverendo papàs Bartolo Cuccia, main quel tempo nel paese si trovavaanche il reverendo papàs PaoloPapadà e credo anche un certo padreMacario Barbato, il quale fu presente,quale testimonio, nel testamento pub-blico del nobile Andrea Reres.Per mancanza dei registri parrocchialinon saprei dire se vi fossero altripapàs in quell’epoca in questa colonia,ciò poco importa. La superiore osser-vazione però l’ho voluto fare perchého la persuasione che il cardinaleGiannettino Doria, dopo aver mano-messo i diritti matriciali, appartenentialla sola chiesa greca ed avendo avutouna naturale forte opposizione daparte di questi Albanesi, contro i qualivolle usare anche mezzi coercitivi5,morto l’arciprete Andrea Lascari,abbia voluto affidare la parrocchiagreca ad un elemento estraneo al cleropaesano di cui poco si fidava.La mia osservazione viene confermataancora dal fatto che il successore del-l’arciprete Andrea Lascari a 21 settem-bre 1616 non è un papàs di Mezzojuso,ma un certo don Pietro Borgia da Pianadei Greci, come subito vedremo.Perché andare a cercare un successorea Piana, quando a Mezzojuso vi eranoaltri sacerdoti, anzi lo stesso Papadàche fu il successore immediato delBorgia? Debbo quindi supporre che ilcardinale Giannettino Doria, quasi perpunire il clero di Mezzojuso per i

reclami mossi contro le sue disposizio-ni, abbia voluto affidare la direzionedell’arcipretura ad un forestiero peressere a lui più sottomesso.1 Appunti dell’arciprete Lorenzo Perniciarosul Monastero di S. Maria - Mezzojuso- apag. 18-21.2 Appunti dell’arciprete Perniciaro sulmonastero, luogo citato.3 Registro dei battesimi di detta Parrocchiadell’8 agosto 1611, etc.4 Arciprete Onofrio Buccola opuscolo1909 pag. 43 e opuscolo 1912 pag. 82-83e Archivio parrocchiale cartella n. I, car-petta n. 2, fascicolo n. 3.5 Ritenuti difatti disturbatori dell’ordinepubblico, vennero senz’altro imprigionati(Cfr. Arciprete O. Buccola opuscolo 1912pag. 82). Per altre notizie cfr. Appuntiarciprete Perniciaro sul Monastero basi-liano di Mezzojuso.

III - Papàs don Pietro BorgiaArciprete

L’arciprete papàs Pietro Borgia(Borsca) figlio di don Giovanni e diBarbara Matranga, nacque a Piana deiGreci a dì 8 dicembre 1583 e fu ivibattezzato a dì 11 detto dall’arcipreteNicola Flocca; padrino [fu] donDemetrio Burgari.Il primo battesimo amministrato dalBorgia nella Matrice di Piana deiGreci fu a dì 30 marzo 1608. Fu nomi-nato arciprete di questa colonia da S.E. il cardinale Giannettino Doria, arci-vescovo di Palermo, con decreto del21 settembre XV indizione 1616.Presso il notar Tommaso Cuccia stipulòatto di accordo con i Giurati di questaTerra, col quale atto furono assegnatiall’arciprete Borgia come primizie1 tarìsei (L. 2,25) per ogni famiglia, da pagar-si in ogni anno. L’arciprete a sue spesedoveva mantenere due cappellani2.Sarebbe assai utile poter leggere dettoatto di accordo del 4 settembre XV indi-zione 1616, che in archivio non esiste.Il Borgia ricoprì anche la carica divicario foraneo di Mezzojuso, come silegge in un documento di quest’archi-vio parrocchiale, a 1 ottobre XV indi-zione 1616 e 23 gennaio XV indizione16173. Sotto l’arcipretura del Borgiacontinuò certamente la incresciosaquestione delle preminenze apparte-nenti a questa madrice greca sullachiesa parrocchiale latina.Nella guida illustrata della colonia diPiana dei Greci a pag. 21 troviamo un

certo Pietro Borgia che nel 1603 si fecedipingere un quadro dal celebre pittoresiciliano Pietro Novelli4. E’ lo stessoPietro Borgia di cui abbiamo parlato? IlBorgia ricopre tale carica fino all’anno1627, quando cioè il reverendo papàsPaolo Papadà viene nominato arcipretedi questa colonia. Leggiamo difatti nelfoglio 2 del Registro dei battezzati a 20febbraio 1627 un battesimo ammini-strato dal Papadà. Il Borgia avrà date le dimissioni sponta-neamente per ritornare nella sua nativacolonia, o invece il cardinale Doria, percalmare gli animi di questi Albanesi perla questione delle preminenze, ha volu-to affidare l’arcipretura al Papadà?Ciò che è certo si è che il Borgia halasciato questa colonia prima del 20febbraio 1627 e che lo troviamo nuo-vamente a Piana, ove amministra ibattesimi in quella madrice sotto iltitolo di S. Demetrio megalomartiredal 18 maggio 1627 al 18 giugno 1636con la qualità di parroco5.Egli muore a Piana a 22 luglio 1636all’età di anni 52 circa e fu sepoltonella chiesa madre di S. Demetrio6.1 A 17 settembre 1805 cessava di vivere aMezzojuso (Cfr. Registro defunti foglio442) il reverendo papàs dott. don AndreaCarnesi (Moscina). Nel suo atto di mortecosì leggiamo: Il Carnesi fece testamentoin notar Sebastiano Mamola col quale“lasciò l’eredità sua ai sacerdoti greciinvece delle primizie che paga la grecagente assegnata nel 1616 all’arciprete donPietro Borgia presso gli atti del notarTommaso Cuccia, ed ufficiatura domeni-cale cioè ai sacerdoti servienti nella sudet-ta chiesa di San Nicola di questa Terra”.2 Volume II dei Manoscritti grecanici giàcitato a pag. 272-273. 3 Cartella n. I, carpetta n.2, fascicolo n.24 Piana dei Greci. Palermo, Tipografiaitalo albanese, 1922.5 Registro battesimi-Matrice di Piana deiGreci 1627-1630, foglio 3 e registro 1635-1639, foglio 20. 6 Registro dei defunti-Matrice di Piana deiGreci 1630-1643, foglio n. 17.

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Foto di Danilo Figlia

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spinto a cercare un posto più riparato.Era andato a sedersi dietro gli scalinidell’ingresso rialzato del supermerca-to. Era riuscito ad evitare il vento mail freddo non aveva risparmiato i suoipoveri polmoni. Durante la giornataaveva rosicchiato un pezzo di paneindurito dalla temperatura bassa eaveva bevuto l’acqua ghiacciata dellafontana del giardino del Valentino. Lesue forze indebolite e gli attacchi ditosse che l’avevano torturato tutto ilgiorno gli avevano dato il colpo digrazia. Così, anche se fino all’ultimoaveva cercato di tenere gli occhi aper-ti, non è riuscito a resistere ed era crol-lato svenuto.Quella era la notte della vigilia diNatale, sotto un cielo stellato, pronto afesteggiare la nascita di Gesù Cristo.Ma lui non era cristiano e quelle stes-se stelle che si vedevano in cielo perlui erano le stelle sotto le quali sifesteggiava il Ramadam nella sua reli-gione. Prima di chiudere gli occhi,guardando il cielo, aveva pensato aquanto fosse sciocca la lingua e lamente umana: lo stesso cielo con lestesse stelle per religioni diverse, pro-feti diversi. Chi ha ragione? Dove stala verità? Ma di lì a poco non avrebbepiù avuto le forze per pensare a storiedi stelle. Il freddo stava aumentando eformulare altri pensieri gli fu impossi-bile. Si premette le mani alle tempie,avvertì un dolore forte all’altezza delbasso torace e sentì colpi di tosse sec-chi, chiuse gli occhi stanchi e si viderialzarsi da solo con il sacco pieno

sagoma alta magra e trascurata. Erainverno e il buio calava già verso lecinque del pomeriggio; le luci deilampioni che illuminavano le strade siunivano a quelle dei negozi e alle loroinsegne rendendo quasi magiche lestrade, cercando di riscaldare l’atmo-sfera di una stagione così fredda. Isuoi occhi comunque continuavano acercarlo. Ad un tratto vide su un gradi-no, all’ingresso del supermercato, nelbuio (molto probabilmente per evitarei colpi di vento che soffiavano e l’umi-dità portata dal fiume) la sagomaimmobile e sdraiata di una persona.Riconobbe il tunisino grazie anche alsacco lì vicino. Pensò che stesse dor-mendo e corse verso di lui. Gli scossela spalla, dicendogli sottovoce:Svegliati, svegliati Mohammad!Andiamo a mangiare, ti piace la pizza?Non rispose. La luce della strada e delsupermercato la aiutò a vedere benegli occhi chiusi di Mohammad.Sconvolta, gridò:Bisogna chiamare il pronto soccorsodelle Molinette! Bisogna aiutarlosubito!L’ospedale era dalla parte oppostadella strada. Dopo qualche minuto ilpersonale del pronto soccorso era giàlì. Lo misero sulla barella, gli applica-rono la maschera dell’ossigeno e locaricarono in ambulanza. Lui aprì gliocchi (chiaramente spaesato, confusoe poco cosciente), vide il viso dellaragazza e la riconobbe. Ah si… oraricordava: la stava aspettando ma ilvento, terribilmente gelido, l’aveva

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Ospedale nella lingua vietnamita siscrive “nhà thương” che significa

“amore”. Pensò al significato e al giocodi parole e come poteva cambiare il ter-mine se detto in un’altra lingua: l’ospe-dale poteva essere considerato come lacasa dell’amore capace di accoglierechiunque indistintamente, ma (nellarealtà) non era proprio così, perchésubentravano troppi vincoli e condizio-ni. Pensò alla bellezza espressiva dellalingua vietnamita e a quanto l’amasse.Comunque alla fine lasciòMohammad promettendogli cheall’uscita dal lavoro sarebbe andata atrovarlo. Quel giorno si sentì partico-larmente preoccupata. Pensava aMohammad là fuori, al gelo, con lasua forte tosse. Inoltre in quella gior-nata si dovettero affrontare casi moltotristi nel reparto dove faceva il tiroci-nio. Quel giorno, essendo l’ultimoprima delle vacanze, c’era un climaallegro di festa (per quanto fosse pos-sibile in quel contesto), con scambi diauguri e regalini; in quell’atmosfera laragazza ne approfittò per raccontare lasituazione di Mohammad e chiedereconsiglio su come fare per aiutarlo,ma senza ottenere risposte o soluzionisoddisfacenti. Arrivò sera. Uscì dal-l’ospedale. Rabbrividì sentendosicome attraversare da mille aghi dighiaccio che la pungevano per tutto ilcorpo. Si diresse verso la macchina equindi verso il tunisino. Guardò il cor-ridoio del supermercato che a quel-l’ora era ancora aperto. Si girò attornoma non vedeva Mohammad con la sua

La stella della notte di NataleMohammad, un immigrato tunisino, in Italia, alla ricerca di una nuova vita. Un senza dimora con un saccone pieno delle sue cose che si era portato dal suo Paese.

SECONDA PARTE

di Ngoc Nga Huynh e Elisa Muscarello

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sulle spalle, pronto ad avviarsi versocasa. Quella casa, la sua casa nel vil-laggio in Tunisia, quella casetta daimattoni grigi dove abitavano i suoigenitori. Era là che stava dirigendosi.Correva sempre più veloce sul vialeche a pochi metri, e poi centimetri,conduceva alla porta della sua casa,ma lui rimaneva sempre allo stessopunto, seppur faticando e in affannodisperato sempre di più, per l’impossi-bilità di raggiungere la porta, a pochipassi da lui. Sulle spalle aveva semprequel suo sacco pesante, lo stesso cheaveva 5 anni prima, quand’era partito.Solo che ora era pieno e pesante per-ché conteneva mazzette di denaro.Non c’era più il Corano, la tunica perle cerimonie religiose, la coperta dilana di pecora che la mamma gliaveva dato per ripararsi durante la tra-versata in mare. Nemmeno la cornicecon la foto di famiglia dove eraappoggiato a sua madre, mentre ilbraccio del papà lo stringeva tenera-mente e la dolce sorella timidamenteera accanto alla mamma. Il giornodella partenza, il suo sacco era pienodi tanta speranza per una vita nuova eper il futuro ritorno. Ora stava tornan-do, per portare i suoi cari in Italia, nelluogo dove ha sognato di poter trova-re la ricchezza e dividerla con la fami-glia. All’improvviso la porta della suacasa si apre, malgrado i suoi piedi nonl’abbiano ancora raggiunta. Mette unamano nel sacco, prende un pugno dibanconote e le getta davanti. Unaforza invisibile crea una barriera, ilvento dal deserto soffia fortissimo indirezione opposta. Il denaro vola dap-

pertutto e si mescola alla sabbia tra-sformandosi in punte di coltelli chetentano di trafiggerlo. Guardando den-tro la sua casa vede solo un colorenero. Spaventato, gridando forte, sisvegliò proprio nel momento in cuil’ossigeno arrivava nei polmoni. Lafaccia della ragazza, preoccupata maanche un po’ sorridente, lo guardò: Stia tranquillo, siamo in ospedale, lastanno curando, guarirà.La ragazza seguì le infermiere cheportarono il tunisino in una stanza (alpronto soccorso). Aspettò più di dueore. Le dissero che si trattava di tuber-colosi polmonare in una fase critica.Venne deciso il ricovero. Il personaledell’ospedale ritenne preminente cura-re la malattia. Per i documenti, il pro-blema si sarebbe affrontato in seguito.A questo punto, la signorina sospirò esi sentì più leggera. Andò vicino alletto del tunisino, gli mise teneramen-te il pacco regalo nella mano e gli sirivolse con la voce affettuosa:Mohammad, ecco il nostro regalo perlei. Speriamo che guarisca presto.Devo tornare a casa perché la miafamiglia mi sta aspettando. Domani enei giorni seguenti, verrò a trovarla.Stia tranquillo e cerchi di riposare,tutto andrà bene in futuro. Bisognasperare così, Mohammad.Poi, senza distinzione di religioni,aggiunse: Buon Natale.Lui strinse la mano della ragazza; ementre due rivoli di lacrime scendeva-no piano, le labbra secche, bisbigliò:Grazie signorina, lei è la mia splendi-da stella. Anch’io, le auguro un feliceNatale.

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Si salutarono. Dopo più di un’ora lecampane delle chiese suonarono perannunciare la festa della Natività. Ilvento era calato, il cielo pulito; laragazza alzò gli occhi al cielo per cer-care la cometa, quella che c’era unavolta, quando i tre Re Magi la seguiro-no per trovare il luogo dove GesùCristo era nato. All’improvviso siricordò di sua mamma con il cuorebuddista, ricordò anche Mohammadcon l’anima sempre verso Allah e lei,incerta dove schierarsi. Sorrise, legge-ra, da sola, percependo che in questomondo ci sono forse troppi profeti. Manon è importante. Se nel giorno dellanascita del Buddha, oppure durante lafesta del Vu Lan, la ragazza aveva pre-gato Buddha (allora davanti all’altare)anche nella notte di Natale poteva, concuore sincero, chinare la testa e farsi ilsegno della croce. Poi, alzando il ditoin cielo nella notte illuminata dallestelle, si domandò: Qual è la stella piùbrillante in questo firmamento? E rispondendosi da sola:È la stella dell’Amore, la stella dellanotte del Figlio di Dio.

NOTA Le due autrici, sono madre e figlia;scrivono insieme per la prima voltauna storia un po’ vera e un po’ inventa-ta. La ragazza protagonista del brano èla figlia che, per un periodo ha fattotirocinio all’ospedale delle Molinette.Veramente, più di tre anni fa, un immi-grato è morto di freddo sui gradinidelle scale del supermercato PAM nellazona ospedaliera. La notizia (pubblica-ta sui giornali) non ha interessatoquasi nessuno. L’autrice mamma, permotivi di cure mediche, andava spessoin quell’ospedale ed ha conosciutoveramente un immigrato tunisino,bravo, che sempre le trovava un par-cheggio per l’auto. Tutti questi datisono serviti di base per scrivere questoracconto. Non piaceva l’idea di unafine triste. Per questo motivo (nelloscritto) l’immigrato è ancora vivo.Quando viviamo, nel nostro paeseoppure in casa altrui, quando la vitac’è ancora, vuol dire anche un possibi-le futuro, quindi una possibile fiduciadi sé e una speranza di migliorare.Queste modeste considerazioni, qualeaugurio che le autrici vogliono inviare,affettuosamente, ad ogni persona.

La famiglia di Antonino Muscarello al completo.

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“Garibardi fu feritu, fu feritu nto vuddicu, c’affac-ciau un peri ficu…”

Così cantavamo cinquant’anni fa, allorquando per lestrade di Mezzojuso intendevamo cimentarci - con inno-cente ironia - con canti ed inni risorgimentali. Dai versi viene fuori una lettura tra il mitico e l’ironico,come, del resto, il mito da un lato (la spedizione di dueanni prima già diventata mitica e quindi, magicamente,da ripetere) e la realtà molto più prosastica (terra terra) sirivelarono le costanti dell’operazione garibaldina che nel1862 fu fermata sull’Aspromonte.Cascàmi, cascàmi di storia, e di interpretazione storica,decaduta a livello popolare, direbbe qualcuno.Eppure… eppure non è così e ne abbiamo parlato in unprecedente scritto. Perché lì c’è l’incontro tra la macroe la micro storia.La mia generazione è cresciuta negli anni della scuolaelementare con la retorica risorgimentale. Era talmentepervasiva che non te ne accorgevi. Era una retorica dalibro Cuore ancor viva dopo più di settanta anni dallasua pubblicazione.Già nei primissimi anni della scuola elementare ci cata-pultò addosso il centenario dell’unificazione nazionale,con la distribuzione agli alunni di un libretto celebrativoe una visita degli eredi di Garibaldi ai luoghi che viderocombattere in Sicilia l’eroe dei due mondi, loro antenato. La visita a Mezzojuso di uno dei discendenti di Garibaldifu per me traumatica, per un semplice motivo: all’uscitadall’edificio scolastico quell’omone - alto, solenne e bar-buto - salì veloce, col suo seguito - probabilmente parenti- su una grossa automobile sul cui lunotto posteriore gia-ceva una spada… una spada gialla, di plastica: che delu-sione! Fu un autentico trauma! Per me Garibaldi era quel-lo delle illustrazioni del sussidiario, con Andrea Rao comesuo rappresentante mezzojusaro: ma con una spada vera! Ebbene, quell’episodio sembra la metafora di ciò chehanno vissuto le ultime generazioni di ragazzi, studenti egiovani a proposito del Risorgimento italiano. Ci avevano abituati alle poesie di Giusti (Sant’Ambrogio),di Mercantini (La spigolatrice di Sapri), all’Inno diGaribaldi, a Fratelli d’Italia, ma anche a tutto ciò che perquella retorica poteva riferirsi all’orgoglio nazionale: Va’pensiero, O Signore, dal tetto natìo, dei Lombardi allaPrima Crociata.Oppure: “Suoni la tromba e intrepido io pugnerò daforte, bello è affrontar la morte, gridando libertà” (daiPuritani di Bellini) ed ancora: “Quando passano per viagli animosi bersaglieri, sento affetto e simpatia, peigagliardi militari”, ecc.Questi canti e quelle poesie riempivano i nostri saggiginnici di fine anno scolastico o di fine mese (alle colo-nie estive) davanti alle autorità religiose, civili e militari.Assieme alle scultoree frasi: O Roma o morte,Obbedisco, Tirremm innanz, Fatta l’Italia, bisogna faregli italiani, Viva Verdi!, ecc.Insomma, buona parte della retorica fascista - mutatis

Un ripasso di storia di Pino Di Miceli

CONOSCI TE STESSOMateriali per una storia locale

gnw'ϑisautovn a cura di Roberto Lopes e Pino Di Miceli

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mutandis - era ancora tutta lì. Beitempi, dice ancora qualcuno e nonriesci a distinguere se per nostalgia oper nostalgie.Mancava un aspetto in tutto quel-l’orizzonte: la storia locale o, meglio,l’intrecciarsi tra la micro e la macrostoria nelle nostre contrade nel perio-do risorgimentale.Ed è proprio questa la cifra dei decenniche videro la nostra comunità mezzoju-sara impegnata in maniera diretta ecostante nel movimento risorgimentale.Ne ha scritto in maniera dignitosissimail nostro caro Ignazio Gattuso nel-l’opera Spigolature Risorgimentali, unlibro che nessuno sfoglia anche seristampato, assieme alle altre opere,appena pochi anni fa. Ed il Gattuso cifarà compagnia in questo breve scritto.La nostra storia inizia non in paese, main campagna, in una delle contradedove alcuni concittadini, avendo costi-tuito una vendita carbonara, si incon-trano e da dove partono “missionari”della causa: uno è fermato a Villalbadalla polizia borbonica: gli trovano uncatechismo della carboneria. E così siviene a sapere che anche il principe diMezzojuso, l’ultimo dei Corvino,Francesco Paolo, ne fa parte. Siamonella prima metà degli anni venti delXIX secolo. Controllati dalla polizia,escono allo scoperto nel 1848. Si preparano le squadre, pronte adintervenire al primo allarme in città. Sidà il proprio apporto fattivo nella“rivoluzione” siciliana e in quella chesi continua a chiamare la Prima Guerrad’Indipendenza: diversi mezzojusari

infatti partono volontari per il nord. Tra i tanti che si distingueranno aPalermo ricordiamo Dario Battaglia,medico notissimo in città (cureràanche la zarina di Russia). Ma l’episodio più eclatante, anchecome eco che sbarcherà in continente,è quello legato alla vicenda diFrancesco Bentivegna. Me preme, en passant, ricordare cheuno dei luoghi di cospirazione antiborbonica fu per gli arbresh di Siciliail seminario di Palermo. Idee e senti-menti libertari erano poi comuni aigiovani intellettuali calabro-albanesi,fin dai tempi napoleonici. Ebbene,sulle vicende di Bentivegna è presentequesto miscuglio di ascendenze cultu-rali: sicilianissimi protagonisti, misti afocosi parenti di papàs. La vicenda di Bentivegna dimostracome la definizione di Risorgimento -come lotta di popolo o di pochi intel-lettuali - sia ancora da riaprire.E’ di pochi anni fa la commemorazionedella fucilazione del Bentivegna nellapiazza di Mezzojuso. Dopo una parten-za in sordina, si arrivò a una sinergiacon il comitato di Corleone con unoscambio di iniziative culturali (presen-tazione di libri, mostra di pittura, spet-tacolo musicale sul Risorgimento).Un episodio di cui si parla poco è quel-lo legato al convento della Gancia aPalermo. Il 4 aprile del 1860 al suonodella campana del convento scoppiauna rivolta guidata da Francesco Riso.Il moto è subito represso con una ven-tina di morti. Altri tredici verranno inseguito fucilati. Tra essi il mezzojusa-ro Michelangelo Barone. Questo epi-sodio a quanto sembra farà rompere gliultimi indugi a Garibaldi per la suaimpresa in Sicilia.Sull’attiva partecipazione dei mezzoju-sari all’impresa dei Mille l’opera delGattuso a questo punto è abbastanzameticolosa nella narrazione dei fatti enell’individuazione dei protagonisti. Non tacerei, però, in questo pur sempli-ce articolo, del proclama di La Masa aimezzojusari, segno che anche i nostripiù diretti antenati, nei riguardi del-l’impresa garibaldina, nutrivano spe-ranze che andavano ben al di là di unsemplice cambiamento di governo.

Queste stesse speranze saranno espres-se da lì a due anni alla Ficuzza, quandoall’inizio dell’agosto del 1862 si alter-narono le grida di “O Roma o morte!”da un lato e di “Pane, pane” dall’altro.Il Gattuso continua poi con la venutadi Garibaldi a Mezzojuso, con unaccenno al brigantaggio dalle nostreparti e con il contributo mezzojusaroalla rivolta del Sette e Mezzo del 1866.Sarebbe proprio da rileggere tutta que-sta storia. Senza enfasi, anche perchéin tono molto pacato l’ha scritto ilGattuso. Un modo non retorico dicelebrare i primi centocinquanta annidel nostro Stato. Un ripasso di storia,che non è solo locale.Un altro ripasso ben più approfonditosarebbe poi da fare su cosa abbiamomesso e/o hanno messo nella nostravaligia una volta intrapreso il viaggiopostunitario. Cosa è stata Mezzojusodopo l’unificazione nazionale? Qualeapporto volontario, forzato, consape-vole o distratto abbiamo dato allo svi-luppo della comunità nazionale? Equale contributo ha dato la comunitànazionale al nostro sviluppo? Qui ilGattuso non può aiutarci più.Dobbiamo chiamare in causa la nostraonestà intellettuale e soprattuttoumana. Il discorso si complica.Abbiamo offerto braccia e vite per fab-briche e guerre. Siamo stati punti diriferimento per i comuni vicini per poicrollare improvvisamente. Abbiamoprodotto generazioni di intellettualiche si sono affermati anche in camponazionale e nello stesso tempo la fame,la malattia, la superstizione ci abbruti-vano. Abbiamo litigato tra greci e lati-ni per qualche processione ma adessosappiamo coltivare la memoria cultu-rale come pochi. Siamo stati ubbidien-ti e supini di fronte al potere ma qual-che scatto d’orgoglio ha caratterizzatoi nostri tempi migliori. E via di segui-to. Sono degli esempi personalissimi,delle rappresentazioni non esaustive.Ognuno può espungere, aggiungere,modificare. Ma abbiamo un’emergen-za: le nuove generazioni. E’ ancorapossibile offrire tutto questo o dobbia-mo cercare, assieme, altre vie?Sbrighiamoci perché “a cira squag-ghia, ma a pricissioni un camina!”.

Mezzojuso, cimitero, tomba ricordo dei cadutidella Grande Guerra, ottobre 2004.

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riera o qualche balilla che si inerpicanoansimando lungo le strade dirette aPetralia o che cimento deve essere statoper lei, nel 1949, ricevere la direzionedel museo di Messina; indovinare cheesperienza sia stata per lei, ormai inpensione, trovarsi in Europa o negliStati Uniti durante il giro di conferen-ze, altre abitudini, altre città in una etàin cui, spesso, si tende al riposo anzichéal cambiamento e alle novità…Cercando una foto che possa accompa-gnare queste pagine, trovo immaginisbiadite di una giovane donna, bruna,snella, vestita con abiti lunghi, dallafoggia ormai desueta, quasi semprecon un copricapo, spesso in pose lan-guide, secondo lo stile dell’epoca…E poi, col passare degli anni, la vedocambiata e riconosco, nelle foto, lazia che ho conosciuto: immancabile ilcappello, magari di paglia, per sven-tolarsi o proteggersi dal sole, losguardo ed il sorriso decisi rivelano

Vorrei approfittare della ospitalitàdell’Eco della Brigna per espri-

mere un vero ringraziamentoall’Associazione “Prospettive” che hapensato, organizzato e realizzato l’8gennaio 2011 un incontro dedicato aMaria Accascina.È stato davvero un pomeriggio simpa-tico perché negli interventi che si sonosucceduti (da quello del professore DiMiceli, a quelli del professore Abbate,della professoressa Di Natale con laconsueta toccante partecipazione, aquello del professore Vitella, fino allaconclusione del professore Lopes) sisono alternati il momento tecnico maanche quello del ricordo e della parte-cipazione personale. Questo ha susci-tato un reale interesse da parte delpubblico, che ha potuto trarre da cia-scun contributo sia gli elementi legatia un aspetto artistico specifico (anchegrazie all’ausilio delle immagini chesi succedevano sullo schermo) sia

quelli relativi alla descrizione dellavita di Maria Accascina: non solodella sua passione per l’arte e del suoimpegno per la condivisione e ladivulgazione ma anche di tanti piccoliaspetti privati legati alla casa aMezzojuso, al suo piacere nel condivi-dere un buon pranzo dopo una giorna-ta di lavoro, ai suoi sforzi per valoriz-zare i centri delle Madonie… Edanch’io, ascoltando i vari interventi,ricordavo cercando di mettere a fuocoimmagini, frasi, occasioni del passatolegati alla zia: per me, infatti, MariaAccascina, è stata una figura familiare,che ho conosciuto solo per poco ma perla quale provo ammirazione e curiosità.È difficile, infatti, non domandarsi,ascoltando la descrizione della mostradelle Madonie realizzata nel 1937,quale fatica fisica legata al tragitto siceli dietro gli articoli entusiasti riguar-danti ostensori, navette e turiboli trova-ti a Geraci Siculo: immaginare la cor-

La cara Zia Professoressa

MARIA ACCASCINA

La sua passione per l’arte, l’impegno per la sua condivisione e divulgazione ma anche tanti piccoli aspetti privati legati alla casa a Mezzojuso.

Maria Accascina con i nipoti Filippo e Antonino, anni 20.

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una consapevolezza diversa, spessoun bastone per sorreggersi camminan-do, è quasi sempre attorniata da altrepersone, studenti o colleghi, con cuicondivideva evidentemente giornatedi studio e di visite a monumenti. Sulretro delle foto spesso si succedono inomi delle località Siracusa, Cefalù,Naro, Agrigento, Roma.Ascolto i ricordi e le parole altrui edanche per me si confondono gli aspet-ti privati e ufficiali: alla morte dellazia, ricevetti l’incarico (insieme aquello che sarebbe in seguito diventa-to mio marito) di schedare i libri e leriviste della sua cospicua biblioteca.Così intraprendemmo, giovani univer-sitari, questo lavoro animati da moltabuona volontà in una casa che avevoconosciuto solo in occasioni festose,calda e luminosa, animata da tantepersone, ricca di oggetti, suppellettili,mobili e che ora era fredda, scura,impolverata, disseminata da scatoloni.Senza computer, senza internet, muni-ti solo di numerose schede, carta e

penne abbiamo familiarizzato con ter-mini per noi desueti o sconosciuti maricorrenti come ostensori, marchi, turi-boli, reliquiari, abbiamo cercato diorientarci tra testi italiani e stranieri,riviste, fascicoli da cui spesso usciva-no fogli svolazzanti con appunti,schizzi; abbiamo imparato a cercare lacasa editrice, l’anno di edizione, sche-dando i volumi che ora sono alla

Biblioteca Regionale; un lavoro che ciè tornato utile successivamente, sia perfare una ricerca bibliografica sia, piùprosaicamente, per fare e spostare sca-toloni: quando si dice il peso della cul-tura…E quando pensavamo di averefinalmente terminato, da uno scaffaleinesplorato emergevano ancora cinquefascicoli del Giglio di Roccia e dove-vamo aprire nuovamente lo scatoloneper inserirli nelle annate esatte. Una zia studiosa che amava i libri eche ne regalava sperando di indurrel’amore per la lettura nei nipoti e pro-nipoti a giudicare dai libri per ragazziche ci ha regalato, accompagnati dabrevi dediche che cominciavano condelle frasi tradizionali - come si con-viene alla zia, alla professoressa - diaugurio, di incitamento ad un compor-tamento giudizioso ma che si chiude-vano con un guizzo ironico, allegro,quasi un invito a non prendere nientetroppo sul serio, neanche la zia Maria.

Maria Carla Rotolo

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Maria Accascina, Mezzojuso, contrada Croce,1958.

Sabato 8 gennaio 2011, nella SalaConvegni del Castello di

Mezzojuso, ha avuto luogo “Mezzojusoricorda Maria Accascina”. L’iniziativa,organizza ta da l l ’Associaz ioneCulturale “Prospettive”, è stata seguitada un folto ed attento pubblico. Sonointervenuti Giuseppe Di Miceli, vice-presidente di Prospettive, VincenzoAbbate, curatore delle collezioni stori-co-artistiche del Museo Mandralisca diCefalù, Maurizio Vitella dell’Universitàdi Palermo, Maria Concetta di Natale,dell’Università di Palermo e RobertoLopes, Presidente di Prospettive.Giuseppe Di Miceli ha messo in evi-denza come la comunità di Mezzojusosia debitrice nei riguardi dell’illustreconcittadina per non averne ancoraricordato la figura. Ha contestualizzatola studiosa nell’ambito di una tradizionefamiliare che ha espresso personalità diforte spessore culturale e ha ricordato ilforte attaccamento di Maria Accascinaalla sua Mezzojuso, dove fin negli ulti-mi anni veniva a trascorrere qualchesettimana di villeggiatura, sia nella casadella piazza Umberto I° che nella miti-ca casa Accascina di contrada Croce.

Vincenzo Abbate ha messo in eviden-za soprattutto il lavoro certosino escientifico dell’Accascina nella prepa-razione della grande Mostra d’Artesacra delle Madonie del 1937, allesti-ta a Petralia Sottana e ciò che l’inizia-tiva significò per tutta la vita culturaledel comprensorio.Maurizio Vitella ha percorso veloce-mente le tappe più importanti dellavita professionale di Maria Accascina. Maria Concetta Di Natale ha intratte-nuto i presenti su alcuni grandi intui-zioni della studiosa. Innanzituttol’aver contribuito a sdoganare l’arte“minore”, applicata, nei confronti diquelle ritenute maggiori. L’aver conte-

stualizzato meglio le arti figurativesiciliane nel panorama artistico italia-no e poi nell’aver dato un grande con-tributo su questioni teoriche e praticherelative alla museografia.La prof.ssa Di Natale è in un certosenso la continuatrice dell’operadell’Accascina. Ha voluto la creazio-ne di un Osservatorio per le ArtiFigurative in Italia, iniziativa chel’Università di Palermo ha sposato edi cui la Di Natale è Direttore.Durante l’incontro ci si è collegati col sitodell’Osservatorio (www.unipa.it/oadi/) eil pubblico ha potuto apprezzare il grandelavoro di documentazione e di collega-mento con le varie realtà che si muovononell’ambito delle arti decorative.L’incontro è stato concluso dal prof.Roberto Lopes che ha messo in evi-denza alcune caratteristiche umanedell’Accascina, tra cui la costanza nel-l’impegno e la capacità di ritornare suisuoi passi per meglio completare pre-cedenti valutazioni. Infine un appelloall’Amministrazione Comunale affin-ché si adoperi per correggere l’intesta-zione della via che ricorda MariaAccascina, attualmente inesatta.

RICORDO DI MARIA ACCASCINA

Da sinistra, Maurizio Vitella, Roberto Lopes eMaria Concetta Di Natale (foto D. Figlia).

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noi, felici e patriottici, pensavamo allasquilla garibaldina che suonava lacarica al Pianto dei Romani diCalatafimi. Non c’era ancora lo stereosugli autobus, ma le gite si allietavanolo stesso con canti e chitarra. Alla par-tenza avevamo intonato:E la bandieeera di tre coloooriE’ sempre stata la più bellaaNoi vogliamo sempre quella Noi vogliam la libertàNoi vogliamo sempre quella Noi vogliam la libertàLa liibeertàà…Poi passammo a Marina di Carosone,a Ciuri, ciuri e alla regina delle gitein pullman: Quel mazzolin di fiori.

Romano nel 1862. Il che è più cheplausibile visto che in quella occasio-ne, provenendo a cavallo da Ficuzza,l’ingresso al paese il Generale loaveva fatto dal lato della zonaTerrasco (oggi la chiamiamoSanremo). Non ricordo chi, ma un miocompagno di allora mi ridicolizzòdicendo, con acume e sarcasmo, cheallora Corso Vittorio Emanuele II sisarebbe dovuto chiamare così percheda lì era passato il Re per andare chis-sà dove e magari i due non è vero chesi erano incontrati a Teano, ma allaFontana Nuova davanti al tabacchino.Topàtopàtopàtopààààà… Ad ognicurva il torpedone si faceva sentire e

Tooopàà topàtopàtopà Tooopààtopàtopàtopà Tooopàà topàtopàto-

pàtopàtopà.La mattina del 2 giugno 1960 l’appel-lo, per noi scolari di V elementare, lofaceva l’autobus nuovo nuovo delladitta Floria di Vicari, eccezionalmenteposteggiato sopra la nostra piazza. Lasua voce giungeva fino alle periferiepiù lontane del paese e metteva inmovimento tutti i ragazzini che inquell’anno avevano studiato ilRisorgimento e che ora per premioandavano in gita, con i propri maestrie alcuni invitati, a ripercorrere le tappeconclusive della conquista di Palermoda parte dei garibaldini. Il nostro maestro era Carmelo Lanna.Ci aveva preparati a dovere per quelviaggio e nel corso dell’anno avevastimolato grandi curiosità in tutti noi,aiutandoci a trovare risposte ai tantidubbi che naturalmente sorgono se sistudia seriamente la storia. Garibaldipoi era un mito per tutti e soprattuttoper noi picciutteddi era affascinanteleggere delle sue avventure in Europae in America. Io ero come infatuatodel personaggio.Sono nato e cresciuto in CorsoGaribaldi e mi ero convinto che la miastrada si chiamasse così perché da lìera passato Garibaldi quando eravenuto a Mezzojuso ospite di Nicolò

2 giugno 1960. In gita per ripercorrere i luoghi della conquista di Palermo da parte dei garibaldini.

di Lillo Pennacchio

In gita coi Mille

In alto il celebre quadro di Renato Guttuso: “La battaglia del Ponte Ammiraglio”; in basso ilPonte Ammiraglio di Palermo; nella pagina accanto, il monumento di Gibilrossa.

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Alla chitarra c’era il maestro NinoZambianchi, che ci dava le giusteintonazioni con la sua voce allaTeddy Reno.Gibilrossa, sopra Misilmeri e in vistadi Palermo sul ciglio orientale dellaConca d’oro, fu la prima tappa. Lì, aipiedi dell’Obelisco, apprendemmo dalnostro maestro che in quel luogo sierano radunati garibaldini e picciotti lasera prima dell’attacco a Palermo.I primi ad arrivare erano stati i giovanireclutati da Giuseppe La Masa nellenostre zone. C’erano tantissimi mezzo-jusari fra i volontari pronti al combat-timento, che a Gibilrossa accolseroGaribaldi e la colonna garibaldina pro-veniente da Piana degli Albanesi. Fu lìche Garibaldi, guardando la città chegiù a valle si stendeva lungo il mareverso ovest, rivolto a Nino Bixio,aveva pronunciato la famosissimafrase: «Nino, domani a Palermo!».Manco a dirlo la frase, tutta intera,diventò una specie di inciuria per tuttii Ninira del nostro paese.Da Gibilrossa, così come aveva fattol’esercito garibaldino la notte tra il 26e 27 maggio 1860, scendemmo alPonte dell’Ammiraglio, importantissi-mo perché attraverso quel ponte, dopoavere travolto un avamposto borboni-co, i patrioti avevano attaccato Portadi Termini, travolte le difese e sciama-to per la Fiera Vecchia fino a PiazzaBologna. A guardare quel ponte cisembrò di entrare nella storia. Lo rico-noscemmo perché era quello delmanifesto celebrativo del Centenariodella spedizione dei Mille, raffiguran-te il celebre dipinto di Renato Guttuso.Da tanto tempo lo guardavamo affissosui muri del paese. Percorremmo apiedi il Ponte Ammiraglio e la pavi-mentazione ci fece sentire come sefossimo a casa nostra. Acciottolatocon cuti di fiume come a quel tempoerano quasi tutte le strade del nostropaese. Ancora per poco (purtroppo ?).A Piazza Rivoluzione, per forza dicose, la storia cedette il passo allaretorica risorgimentale e lì ci fu forni-ta l’interpretazione della statua delGenio di Palermo: un vecchio incoro-nato, rappresentante la città diPalermo e raffigurato mentre tenta distrapparsi dal petto un serpente che lo

azzanna al cuore e che invece è ritenu-to metafora del potere borbonico dopoessere stato metafora del potereangioino finito con i Vespri Siciliani.A pochi passi in via Alloro, su unaparete esterna della Gancia, una lapidefresca di posa ricordava l’episodiodella Buca della Salvezza da dove sierano salvati, un mese prima dell’arri-vo dei Mille, un paio di patrioti che sierano rifugiati fra i morti della criptaper sfuggire alla polizia borbonica.Poi, finalmente, come Garibaldi, che viaveva sistemato il suo quartier generale,entrammo a Palazzo delle Aquile, natu-ralmente dopo aver letto tutte le lapidiche ricordano le vicende dell’Unitàd’Italia, che a quel tempo compiva 100Anni e che oggi ne compie 150.Ci sorprese all’interno la statua delpoeta Giovanni Meli, seduto con librisparsi ai suoi piedi.Ci aspettavamo un Garibaldi a cavalloe invece….Il maestro Lanna prese spunto per unalezioncina semplice e sempre attualeche penso, dopo cinquant’anni, siaancora da tenere presente come porta-trice di un valore assoluto: la culturafa nascere e crescere i popoli; senza diessa i popoli non si formano e quelliche sperperano il loro patrimonio cul-turale, svaniscono. Quindi la statua di Giovanni Meli stabenissimo al suo posto nel Palazzodella Municipalità Palermitana.La sera ci portarono a Monreale. Dopocento anni c’erano ancora da fare gliitaliani. Dopo cento anni di unità gliitaliani ancora non si conoscevanobene e la televisione giocava un ruoloimportantissimo nel fare diventarestorie di tutti anche le storie dei centripiù piccoli e meno noti, ma non perquesto meno importanti. Campanile sera. Sfida fra Monreale eNovi Ligure. Una folla spaventosa.Noi ragazzini, a piccoli gruppi conqualcuno più grande, lasciati liberipaisi paisi. Campanile sera era un programmatelevisivo di grandissimo successo,ideato e condotto dal nostro MikeBongiorno con Enzo Tortora ed EnzaSampò. La trasmissione si svolgeva indiretta e quindi tutti speravano diaffacciare in qualche inquadratura.

Il meccanismo del gioco era semplice.Si trattava in pratica di un quiz, condomande rivolte a concorrenti di unpaese del Nord Italia e di una localitàdel Sud, alle quali venivano abbinateanche prove atletiche. Stranamentequel tipo di campanilismo più cheallontanare avvicinava tra di loro lecittadine protagoniste. Il pubblicoveniva a conoscenza della realtà deipaesi italiani; il filmato che dava ini-zio alla puntata del quiz descriveva ilpaesaggio, la cultura, le tradizioni e larealtà produttiva dei comuni in gara.Tutta l’Italia guardava il programma egli italiani si avvicinavano sempre dipiù ad una lingua comune.Quest’anno stiamo festeggiando i 150anni dell’Unità d’Italia e credo chenon siamo stati mai così divisi.L’ignoranza dilaga, si sperperano valo-ri e si cancellano le speranze. Si gene-rano scontri e si erigono barriere. Perbeceri scopi politici si sta tentando dicreare fratture sempre più insanabilitra Nord e Sud del Paese. Per descrive-re certi programmi televisivi si parla diTV spazzatura e la nostra lingua italia-na subisce continui attentati daparte di conduttori diventatiimpuniti produttori di strafalcio-ni linguistici e cantonate spa-ventose.Tempo fa ho sentito un croni-sta televisivo così ignoranteda affermare che Viale deiPicciotti a Palermo si chia-ma così perché si trova nelcuore di un quartiere adalta densità mafiosa.Vagli a spiegare che iPicciotti della Storiad’Italia sono quei giova-ni che rischiarono e intanti persero la vita.Vagli a spiegare che iPicciotti erano quelliche lottaronosperando in unfuturo migliore150 anni fa enon invece igiovani affi-liati a cosanostra!

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Stavo per andare a Palermo, eranole 4,15, quando mi arriva una tele-

fonata da parte di un carissimo amico:mi chiedeva se potevo dargli un pas-saggio. Proprio quella mattina dovevopartire un’ora prima per andare aprendere all’aeroporto un collega cheveniva da Roma, perciò, con l’amicofissammo l’appuntamento in piazzaper le cinque. Sono arrivato in piazzaalle 4,30, mi sono fermato e, solosoletto dentro la macchina, con laradio accesa, aspettavo il suo arrivo.Era una mattinata fredda, non spensi ilmotore, accesi il riscaldamento e, nel-l’attesa, abbassai il sedile per stare unpo’ più comodo. Erano passati menodi cinque minuti, mi addormentai ecominciai a sognare. Nel sogno mi ritrovai catapultatodavanti al salone di Mastru Ninu Bua.La porta era socchiusa, appena misi latesta dentro, mastru Ninu mi disse: “Attia mastru Cola, chi cosa voi?”. Entraidentro, Giuseppe stava tagliando icapelli a un signore, mastro Nino face-va la barba a Ciccio Albero e seduti vierano ‘u zzu Turiddu Giammanco e ‘uzzu Anciulinu Meli che suonava ilmandolino. Entrando mi apprestai adare la mano a tutti, senza dire nulla,quando Mastro Nino mi ammonì:“Misséri e porcu, armalu senza educa-zioni, prima di dari a manu a tutti,almenu saluta!”. Mi voltai verso ‘uzzu Turiddu e gli dissi: “ Zzu Turiddu,

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I SOGNI SONO COMEI RICORDI

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cchiù”. Mancu fallu apposta, parsiappattatu, entra Nino Cosentino, salu-ta tutti e rivolgendosi a Mastro Ninodice: “Cumpari, ‘u sintisti, ca dopuchiddu chi successi ‘u Prefettu vietauri fari ‘u Mastru Campo?”. RisposeMastro Nino: “Ca chi, ci mancavasulu chistu”. Solo allora Albero,facendosi serio, triste e cupo in volto,capì che il Mastro di Campo non sisarebbe fatto, allora si alzò e mosciomoscio uscì. Appena finito di tagliarei capelli, Giuseppe prese la chitarra eassieme allo zio Anciulino comincia-rono a suonare. Nel frattempo entraro-

no fischiettando Peppi Lala e NardoDi Grigoli, salutarono e si sedettero.Tutti assieme iniziammo a cantare lacanzone ra luci elettrica, “Ntà chiazzai lampi rossi..”. Eravamo tutti infer-vorati a cantare, quando, tutto ad untratto, mastro Nino sbattendo forte lamano su una sedia, ci interruppe:“Ora và!!! Ma comu finiu ccà?”. Tuttiscoppiammo a ridere, ma di colposmettemmo di cantare. Mentre sidiscuteva entrò Canzoneri, in manoaveva una bottiglietta di caffè con deibicchierini di carta, e li porse a mastroNino, che offrì il caffè a tutti. Vitochiese se dovevamo tagliare i capellio fare la barba, noi, tutti in coro,

rispondemmo che eravamo là, soloper stare in compagnia. Non ebbe iltempo di sedersi ed entrò TommasoValenti, doveva tagliare i capelli echiese a mastru Ninu se allontanando-si avrebbe perso il turno, questi repli-cò: “Il turno si fa qua dentro, appenasi scinni u scaluni si perde il turno”.Nel mentre u zzu Anciulino conGiuseppe cominciarono nuovamentea suonare e io mi sentii chiamare:“Nicola, Nicola…”, mi sveglio esubito ritorno alla realtà. E’ l’amicoche mi chiama, mi fa cenno che dob-biamo partire perché sono le cinque

del mattino e alle sei dobbiamo esse-re a Palermo. Mi strofino gli occhi, mi rendo contoche sognavo, mi alzo, esco fuori dallamacchina, subito d’istinto il mio sguar-do va verso il salone. Per un attimo misembra di vederlo aperto, di scorgere ilMastro mentre taglia i capelli e con leforbici in mano mi accenna un saluto;d’istinto, mi strofino gli occhi, li riapro,e una lacrima mi scende giù. Ciao Mastru, cu ttia finiu un pezzu ristoria ra chiazza, pi nuatri, amici rusaluni, ni vinni a mancari UNAMICU.

Nicola Perniciaro

ma ‘nta stu paisi cci nnè vastasi?!”, lozio Turiddu mi rispose: “Ni canusciudui”, riprese mastro Nino: “Vastasuvui e chiddu chi vu rissi”; subito scop-piammo tutti a ridere e Ciccio Alberoper poco non rischiava di farsi taglia-re la faccia, tanto che mastro Ninoincalzò: “Vui siti cchiù stunatu ri chid-du chi trasìu, pi picca un vi facistivutagghiari ‘a facci”. Mi sedetti, presi il giornale e comin-ciai a sfogliarlo. Ciccio Albero michiese se quest’anno si faceva ilMastro di Campo, gli risposi che forsenon si faceva, perché non c’era nessu-no disposto ad organizzare la manife-stazione. Albero rispose che “primacon quattru favi si faceva la manife-stazione, ma bisogna stare attenti acome si organizza, perché il Mastro diCampo è una cosa seria”. Mastro Ninorivolgendosi a Ciccio Albero gli disse:“Ciccio, mettiti u cori ‘mpaci caMastru Campu un si nni fa”. Albero,tutto agitato, cercava di replicare, maMastru Nino ribadì: “Cicciu, u vòcapiri, si o no, ca U SALUNI UNVOLI?”. Nel mentre entrò TotòBarone, il fioraio, salutò tutti con uncenno di capo, e disse: “Nta stu paisi,u Mastru ri Campu un si po’ fari

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Totò Barone con mastro Nino. (foto di Dino Pinnola).

Totò e Paolino Barone con mastro Nino.

Mastro Nino con Turiddu Giammanco.

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25 ANNI DI MATRIMONIO

Spitaleri Ciro e Falconetti Rosaria 03/04/1986Visocaro Giuseppe e Cannuccio Giuseppa 10/05/1986Crispiniano Filippo e Di Grigoli Caterina 12/06/1986Caldarella M. Gioacchino e Napoli M. Concetta19/06/1986Biscardi Biagio e Achille Caterina 26/07/1986Ingraffia Paolo Antonio e Valenti Angela 30/07/1986Notarianni Giuseppe e Burriesci Giovanna 31/07/1986Sclafani Giuseppe e Bisulca Elena Rita 23/08/1986Lopes Roberto e Di Miceli Rosaria 18/09/1986Guccione Luciano e Spataro Filippa 23/09/1986Corrao Andrea e Roma Vincenza 20/10/1986Ortaggio Francesco e Parisi Concetta 30/10/1986

35 ANNI DI MATRIMONIO

Tavolacci Giuseppe e Burriesci Carmela 17/01/1976

40 ANNI DI MATRIMONIO

La Gattuta Dima e Tuberoso Antonietta 24/04/1971La Gattuta Giuseppe e Gattuso Caterina 02/09/1971Cangelosi Girolamo e Carcello Rosa 18/09/1971Pinnola A. Giuseppe e Pinnola Anna 19/09/1971Lo Monte N. Francesco e Carcello Nicolina 30/10/1971Meli Giuseppe e Pennacchio Giovanna 27/11/1971

50 ANNI DI MATRIMONIO

Cuccia Raffaele e Sant’Angelo Santa 11/02/1961Gebbia Santi Mario e Pampaloni Rosa 14/09/1961Gebbia Francesco e Treppiedi Lucia 04/10/1961Burriesci Salvatore e Musacchia Rosa 18/10/1961Abbruscato Vincenzo e Zambito Antonina 25/10/1961Achille Giuseppe e Meli Nunzia 23/12/1961

Alle ore 18.00 di domenica 23 Gennaio 2011, ha avutoinizio nella chiesa dell’Annunziata la Celebrazione

Liturgica presieduta da S.E. Luigi Bommarito, Arcivescovoemerito di Catania durante la quale è stata impartita la bene-dizione a ciascuna coppia di sposi della Comunità che nelcorso del 2011 festeggerà l’anniversario di matrimonio. Alletante coppie che festeggiano il 25° o il 50° anniversario sisono aggiunti un 35° e sei 40°. Come negli anni precedenti,numerosi sono stati i fedeli che hanno partecipato allaCelebrazione, condividendo con i parenti festeggiati la com-memorazione dello Sposalizio della Vergine vissuta insiemecome una vera Festa della famiglia.

Le coppie di sposi che nel 2011 festeggeranno l’anniversario (Foto Danilo Figlia).

Sposalizio di San Giuseppe

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Morales Franca, Palermo € 50,00Bellone Pino, Mezzojuso € 50,00Reres Epifanio e Paola, Mezzojuso € 20,00Clemente Ciro, Calcinato € 20,00La Gattuta Francesco, Mezzojuso € 30,00Giammanco Concetta, Mezzojuso € 20,00Macelleria Barcia, Mezzojuso € 50,00Muscarello A. e M., Mezzojuso € 50,00Zambito Pietro, Bari € 30,00Battaglia Nicolina, Saronno € 30,00Meli Michele, Baldissero (TO) € 25,00Perniciaro Nino, Mezzojuso € 100,00De Lisi Giuseppe, Pisognè (BS) € 20,00Ferrara Carmela, Alessandria della R. € 50,00Criscione Salvatrice, Castagnole L. € 20,00Falconetti Filippo, Lugagnano S. (VR) € 30,00La Gattuta Anna, Milano € 15,00Montalbano Teresa Maria, Palermo € 30,00Gebbia Salvatore, Palermo € 20,00Figlia Andrea, Mezzojuso € 20,00La Gattuta Manfredo, Legnano € 30,00Castiglione Nicolina,Torino € 52,00Lala Francesco, Rivoli € 25,00Fucarino Matteo, Coccaglio (BS) € 60,00Raspanti Vittoriano, Maerne (VE) € 25,00Albanese Filippo, Palermo € 50,00Divono Giuseppe, Ferrara € 50,00Mamola Carmelo, Leinì (TO) € 30,00Schillizzi Anita, Palermo € 25,00La Gattuta Rosa, Leinì (TO) € 20,00Casarico Carlo e Giuseppina, Roma € 40,00D’Arrigo Antonio, Imola (BO) € 25,00Togno Marco, Casale Corte Cerro € 20,00Gambino Domenico, Palermo € 20,00Terranella Giuseppe, Fagnano O. (VA) € 50,00Barcia Nunzio, Bolzano € 20,00Terrano Antonino, Pordenone € 15,00S.e M. Mandalà, Udine € 100,00Vitale Fortunato, Villafrati (PA) € 30,00Fucarino Giovanni, Palermo € 30,00Visocaro Costantino, Castagnole L. € 20,00NN, Finale € 10,00Burriesci Nicolò, Castelforte (LT) € 20,00Tantillo Tommaso, Palermo € 30,00Gambino Gioacchino, Vercelli € 30,00Miano Vittoriano, Torino € 20,00Cuttitta Francesco, Grottaferrata (RM) € 25,00Morales Assunta Giuseppa, Palermo € 10,00Barcia Giovanni, Rivalta di Torino € 25,00Ciluffo Vincenzo, Contessa E. (PA) € 21,00

OFFERTE RICEVUTE I NUOVI ARRIVATI

ANTONINA D’AMICOdi Domenico e Nicolina Schirò

NICOLÒ BILLONEdi Melchiorre e Giuseppa Di Marco

PIETRO ACHILLE di Antonio e Antonella Lo Monte

MARIA STELLA ZITOdi Tommaso e Anna Maria Tocco

MARTINA MOLINOdi Luca e Ariana Anselmo

RIPOSANO NEL SIGNORE

PRINCIOTTA ROSARIO

16/09/1915 - 12/01/2011

BISULCA MARIA GRAZIA

08/09/1951 - 14/01/2011

VILLAFRANCA GAETANA

23/12/1923 - 15/01/2011

GENOESE SAVERIA

18/05/1944 - 15/01/2011

BUA GIUSEPPE

26/02/1947 - 03/02/2011

MIANO BIAGIO

16/11/1930 - 24/02/2011

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Maida Salvatore, Ciminna (PA) € 10,00Bua Nicolò, Portici (NA) € 50,00La Barbera Paola Barcia, Palermo € 30,00D’Anna Gaetano, Zibello € 20,00Raviotta Calogero, Carragnate M. € 25,00Parisi Liberto, Palermo € 50,00Pennacchio Vittorio, Palermo € 25,00Bausano Angela, Palermo € 20,00Barcia Paolino, Palermo € 20,00NN, S. Cristina Gela € 10,00Di Nuovo Giorgio, Palermo € 30,00Muscarello Gaspare, Settimo T. € 50,00Buscema Carlo, Palermo € 20,00Cuttitta Francesco, Vittoria (RG) € 20,00Nuccio Giovanni, Milano € 25,00Santacroce Antonina, Campi Bis. FI € 15,00Santacroce Paolo, Svizzera € 15,00Perniciaro Gaetano, Bivona € 50,00Blanda Nunzia, Verbania Intra € 30,00Catania Paolo, Verbania (VB) € 25,00Como Giuseppa, Torino € 20,00Cozzo Gioacchino, Villabate (PA) € 20,00La Barbera Paola, Palermo € 15,00La Barbera Domenico, Palermo € 50,00Raimondi Maria Russo, Palermo € 25,00Ingraffia Ulisse, Palermo € 20,00Pecoraro Matilde, Campofelice d. F. € 20,00Li Vaccari Domenico, Misilmeri (PA) € 15,00Di Miceli Casimiro, Lugagnano S. € 25,00Nassallo Serafino, Legnano € 100,00Brancato Salvatore, USA $ 50,00Morales/Bonanno € 20,00La Gattuta Vincenza € 30,00Burriesci Giovanna, Alia (PA) € 20,00Cutaia Maurizio € 50,00Rizzo Durante Ina € 40,00Vitale Giuseppe, Mezzojuso € 10,00Schirò Ernesto, Palermo € 30,00Perniciaro Giuseppe, Palermo € 25,00Padre Antonio Trupo, Civita (CS) € 30,00Spata Ignazio, Torino € 50,00Fam. Tavolacci, Villabate (PA) € 25,00Perniciaro Nunzio, Castellanza € 30,00Settineri Ettore, Palermo € 50,00Muscarello - Huynh, Torino € 50,00Gebbia Pina, Palermo € 25,00Bisulca Maria, Agrigento € 30,00Barcia Antonina, USA $ 50,00Scarpulla Salvatore, USA € 25,00Bellone Salvatore, USA € 25,00

LA REDAZIONE

ringrazia i lettori per le offerte

ricevute,ricordando che

il giornale si finanziaESCLUSIVAMENTE

con esse.

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GENNAIO 2011

Mercoledì 5Alle ore 17.00, il parroco papàs PietroLascari celebra, nella chiesa di SanNicolò di Mira, i Vespri Solennidell’Epifania, a cui seguono la DivinaLiturgia di San Basilio e l’Aghiasmòs:la benedizione delle acque.

Giovedì 6Dopo le Celebrazioni Eucaristiche inentrambe le Parrocchie, alle ore 12.00circa, sul sagrato della chiesa di SanNicolò di Mira, papàs Pietro Lascari edon Enzo Cosentino celebrano il ritodell’Aghiasmòs, la benedizione delleacque, con il tradizionale volo dellacolomba bianca, che partita dalla ter-razza del Castello ha concluso, primadi essere liberata, il suo volo diritto sulsagrato fra le mani dei sacerdoti.

Domenica 16Festa di Sant’Antonio Abate.Dopo la Divina Liturgia delle ore11.30, papàs Pietro Lascari esce sulsagrato della chiesa di San Nicolò diMira per benedire, mostrando allapopolazione l’icona di San AntonioAbate gli animali portati in piazza perl’occasione.

Martedì 18A partire da questa data fino al 25 gen-naio si svolge nella comunità la cele-brazione della settimana di preghiera

per l’unità dei cristiani: ogni giornoalle ore 16.30, papàs Pietro Lascaricelebra la Divina Liturgia nella chiesadel SS.Crocifisso.

Domenica 23In occasione della settimana di pre-ghiera per l’unità dei cristiani la SantaMessa delle ore 11.30 è celebrata daidue parroci nella chiesa di San Nicolòdi Mira, alla Santa Messa partecipanoi vari gruppi delle due Parrocchie,come ad esempio il gruppo scout diMezzojuso, i bambini delle classi dicatechismo e l’Azione Cattolica.

Sabato 22L’Azione Cattolica Parrocchiale, nellapersona del suo presidente AndreaTavolacci, invita tutti i soci ed i sim-patizzanti ad un cammino di riflessio-ne dal tema “Compromessi nella

Storia” che consterà in un ciclo diincontri tenuti ogni sabato alle ore18,00 a partire da questa data, pressola sede parrocchiale di A.C., sita in viaBarone Schiros.

Lunedì 24Nella chiesa del SS.Crocifisso ha iniziola novena per la festività dell’Ipapandì(Incontro) tradizionalmente chiamatafesta della Madonna Candelora.Ogni giorno, fino al 31 gennaio, papàsPietro Lascari celebra la DivinaLiturgia alle ore 16.30.

Mercoledì 26Nella Parrocchia Maria SS. Annunziata,con la Celebrazione Eucaristica delleore 16.30, hanno inizio i “Mercoledì diSan Giuseppe”, che si susseguono finoal mercoledì successivo la festa delSanto Patrono nel mese di Marzo.Ogni mercoledì il parroco e i confratel-li di San Giuseppe consegnano e ritira-no, in processione, i quadri della SacraFamiglia, presso le case del fedeli.Quest’anno per iniziativa del parrocoed interessamento dei confratelliMarco e Massimiliano Canfora, ognimercoledì, alla fine della Santa Messasono stati distribuiti in chiesa i tradi-zionali “panuzzi di San Giuseppe”.

Domenica 30I ragazzi di tutta l'ACR diocesana,insieme ai Giovanissimi, si sono ritro-vati a Santa Cristina Gela per conclu-dere a festa il Mese della Pace.Un'animata marcia lungo le vie diS.Cristina ha condotto i ragazzi nellachiesa parrocchiale per la partecipa-zione alla S.Messa. Il pomeriggio ètrascorso al Centro Caritas Oasi delViandante in un indimenticabilemomento interculturale, ricco di testi-monianze, giochi, risate e canti.

FEBBRAIO

Martedì 1Alle ore 16.30, papàs Pietro celebra iVespri Solenni per la festività dellaMadonna Candelora.

Mercoledì 2Presentazione di Maria al tempioFesta della Madonna CandeloraAlle ore 10.30, Doxologhia-DivinaLiturgia celebrata da Papàs Pietronella chiesa del SS. Crocifisso, con altermine della Celebrazione la benedi-zione delle candele e del pane.Alle ore ore 18.00, nella ParrocchiaMaria SS. Annunziata, il parroco donEnzo celebra la Liturgia Eucaristicaed al termine benedice le candele. Acausa del maltempo quest’anno non siè tenuta le breve processione dellecandele dalla chiesa del Collegio diMaria alla Madrice.

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Foto Danilo Figlia

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Giovedì 3Festa di San Biagio VescovoAlle ore 17.30, nella chiesadell’Annunziata, don Enzo celebra laSanta Messa in onore del VescovoArmeno San Biagio. Durante laCelebrazione, presso la cappella delSanto posta in una delle due navatelaterali della chiesa, viene impartita labenedizione della gola a tutti i fedelipresenti e sono distribuiti i tradiziona-li “cuddureddi di San Brasi”.

Martedì 8Di pomeriggio, al Santuario dellaMadonna dei Miracoli, ha inizio iltriduo di preparazione alla festa dellaMadonna di Lourdes, con laCelebrazione Eucaristica celebratadel Parroco.

Venerdì 11Anniversario dell’apparizione dellaMadonna di Lourdes - Celebrazionedella Giornata Mondiale per il malato.Alle ore 17.30, al Santuario dellaMadonna dei Miracoli, don Enzo cele-bra la Santa Messa. Al termine dellaCelebrazione, come ormai consuetudineda pochi anni, si svolge una breve pro-cessione con il piccolo simulasco dellaMadonna di Lourdes presso le vie: R.Settimo, S. Cuccia, Sant’Antonino daPadova, Palermo, Mons. G. Perniciaro.

Mercoledì 16Durante la settima dal 16 al 23l’AC  parrocchiale ha accolto nella

propria sede il quadro raffigurante laSanta Famiglia di Nazaret. Bambini,giovani e adulti di AC e molti simpa-tizzanti si sono riuniti insieme perrecitare l’antico rosario e cantare itradizionali canti a San Giuseppe.

Mercoledì 23L’iniziativa della recita del rosario inonore di San Giuseppe è stata accoltaanche dal gruppo di volontari inServizio Civile presso la CaritasParrocchiale di Mezzojuso. Ogni gior-no per una settimana del 23 febbraioal 2 marzo i Volontari, al termine deicompiti da parte dei bambini e deiragazzi frequentanti il doposcuola edelle altre attività, intorno alle 18.00,recitano in Santo Rosario in onore alPatriarca San Giuseppe, insegnandocosì un’antica tradizione ai bambini.L’iniziativa è stata vissuta comemomento di comunione da parte ditutti i ragazzini frequentanti il Centro.

BREVIBREVIBREVI a cura di Francesca Brancato

Carissimo Don Enzo, prima di tuttovorrei ringraziare tutto lo staff cheopera in questo bellissimo giornali-no..e lei in particolare perchè ha fattosi che “L’eco della Brigna” lo riceva-no tutti. Io sono Nino Albero u figghiudi Ciccio Albero detto “Taglia”. Cisiamo sentiti qualche annetto fa pertelefono e poi purtroppo o per unacosa o per un’altra non mi son fattopiù sentire. Mi ha detto quella voltache conosce i miei 2 fratelli che sonocome me in Germania e cioè Pino eFortunato. Il vero motivo perchè le stoscrivendo un E-Mail, è che andando acercare un libro nella mia piccolabiblioteca, mi è caduto per terra ilcalendario del 2009. A vedere quellebelle fotografie e anche a leggere lericette nostrane mi è venuta unamalinconia indescrivibile... non so,sarà anche che sono via da 36 anni macredo ancora che diventando più vec-chi (ne faccio 54 a Settembre) venga-no fuori le nostalgie che magari quan-do si è più  giovani non ci pensi.Ebbene, mi ha riempito il cuorevedendo quelle foto e lo ringrazio dicuore. Una settimana fa nell’ultimo“Eco” c’era l’opuscolo a colori del“Mastro di Campo”, con foto di miopadre, molto belle veramente. Adessocarissimo Don Enzo le mando i mieipiù sinceri saluti e se mi permette ungrande abbraccio e come le ho scrittosopra “UNNI SI NASCI SI LASSAL’AMURI” ...sarei molto onorato diuna gradita risposta... saluti daNinuzzu Albero.

Rev.do don Enzo. Emigrata negli StatiUniti da oltre 40 anni ricevo regolar-mente l’Eco della Brigna che leggocon molto piacere. Voglio ringraziarviper il calendario ricevuto e di tutte lenotizie che leggo con molto piaceredella mia amata Mezzojuso. Accettatela mia donazione di $ 50,00 per il pro-seguimento del giornale. Grazie dicuore.

Antonina Barcia e Frank Barcia1337, 83rd Street

Brooklyn, NY 11228 - 3009

I nostri lettori ci scrivono

Page 24: Eco della Brigna n.80

eDirettore Responsabile: Vincenzo CosentinoCondirettore: Carlo ParisiRedazione: Francesca Brancato, Doriana Bua, Danilo Figlia, Concetta Lala, Ciro Muscarello, Margherita ReresIndirizzo: Piazza F. Spallitta - Mezzojuso (PA) - Tel e fax 091 8203179 - [email protected] - Codice IBAN: IT41 F076 0104 6000 0002 0148 904Grafica ed impaginazione: Gianni SchillizziStampa: Istituto Poligrafico Europeo s.r.l.

ECOBRIGNA

della

In copertina:Alzabandiera,

17 marzo 2011.(foto di Danilo Figlia)

PERIODICO BIMESTRALE - PARROCCHIA MARIA SS. ANNUNZIATA - MEZZOJUSONuova Serie, Registrato presso il Tribunale di Palermo al n. 33 del 15.10.97

In questa casasostò

Giuseppe Garibaldi dal 2 al 4 agosto 1862.

Foto di Pino Di Miceli