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MILLE PROFILI PER UN UNICO VOLTO UN ANNO INSIEME Eco dell’Antonelli Eco dell’Antonelli GIUGNO 2013

Eco dell’Antonelli MILEEcoo ViaTicoos...A Barnaba e ad Alice Dinegro (5H), Giulia Tarantola (5H), Elena Cardano (5B), Daniele Proverbio (5E), Alessia Amato (5F), Ylenia Melillo (5F),

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Page 1: Eco dell’Antonelli MILEEcoo ViaTicoos...A Barnaba e ad Alice Dinegro (5H), Giulia Tarantola (5H), Elena Cardano (5B), Daniele Proverbio (5E), Alessia Amato (5F), Ylenia Melillo (5F),

MILLEPROFILI

PERUN UNICO

VOLTO

UN ANNOINSIEME

Eco dell’AntonelliEco dell’Antonelli

GIUGNO 2013

Page 2: Eco dell’Antonelli MILEEcoo ViaTicoos...A Barnaba e ad Alice Dinegro (5H), Giulia Tarantola (5H), Elena Cardano (5B), Daniele Proverbio (5E), Alessia Amato (5F), Ylenia Melillo (5F),

Alla presenza degli studenti che hanno parteci-pato alla seconda edizione del “Premio Ettore Marcoli”, di Davide Marchi, vincitore della prima edizione 2012, di Cristina Marcoli e del Dirigente Scolastico del Liceo Antonelli Dott. Mauro Ver-zeroli, la Presidente dell’Associazione culturale Susanna Pulici ha consegnato, giovedì 16 mag-gio nell’Ufficio della Presidenza, il “Premio Scola-stico Ettore Marcoli 2013” (1500 euro) a Barnaba Ubezio (5E).

La traccia proposta dall’Associazione è stata interpretata ed elaborata da Bar-naba attraverso il linguaggio espressivo del fumetto. Come spiega lo stesso autore presentando la propria opera, Il fardello dell’uomo bianco è stato re-alizzato “con le reali procedure standard del fumetto: soggetto, sceneggiatura, disegno a matita, inchiostrazione, lettering ed elaborazione a pc”. Riportiamo la motivazione che ha portato la Commissione giudicante a scegliere il lavoro di Barnaba: “Il fumetto “Il fardello dell’uomo bianco” racconta una storia di radici spezzate dall’ingorda fame di potere di un gruppo di marinai bianchi sbarcati su un’isola dove la popolazione conduce un’esistenza governata da un idilliaco equilibrio. L’assalto degli occidentali risulta ancora più odioso perché gli abitanti si erano prodigati a salvare loro la vita, messa a rischio da una malattia contratta durante la navigazione. Ma le insensate trame del capi-tano, ispirato dalle farneticazione di una setta occulta, cancellano questo secolare patrimonio di tolleranza, amorevolezza e armonia. L’unico a garantire un ponte tra le due culture è Dastan, uno dei marinai che si è imbarcato per stare vicino al fratello e vedere il mondo. Dastan viene mosso dall’amore per Mayahuel, la figlia del capo-villaggio ucciso dagli occidentali all’inizio della loro campagna di violenze. I loro dialoghi sono l’unica fonte di speranza: Dastan riconosce subito la bellezza delle radici del-la popolazione locale e vede in questo nuova miscela di costumi, tradizioni e sentimenti pacifici la possibilità di aprire le ali verso un’altra visione del mondo, così diversa rispetto alla rozza volontà di arricchimento del capitano. Dastan riesce a immaginare un volo senza la testa rivolta all’indietro, in questo caso a una storia fatta di colonialismo e invasioni sanguinarie che spinge i compagni a compiere orribili delitti. Ma nemmeno la tenacia di Dastan riesce a salvare Mayahuel che si uccide perché non può più sopportare le umiliazioni inferte al suo popolo. E’ una storia nella quale alla fine le radici scompaiono e le ali non si aprono, ma è ben descritta la tensione tra questi due poli opposti che, in ultima

analisi, chiamano in causa valori come tolleranza, corag-gio e amore: la capacità di rispettare l’ignoto (una nuova cultura dall’altra parte del mondo) e saper unire il meglio di radici lontane, distaccandosi dalla visione comune dei propri simili grazie a una scintilla che spinge verso questo procedimento faticoso. Dastan e Mayahuel sono i simboli di tutto questo in una storia descritta in maniera tecnica-mente apprezzabile da Barnaba Ubezio che ha saputo disegnare un fumetto di notevole efficacia. Degni di nota anche i riferimenti inseriti nella scheda di presentazione che spaziano dalla storia alla geografia, dalla scultura

alla letteratura. Per tutti questi motivi, la giuria ha deciso di assegnare a Barna-ba Ubezio e al suo “Il Fardello dell’uomo bianco” il premio Ettore Marcoli 2013.A Barnaba e ad Alice Dinegro (5H), Giulia Tarantola (5H), Elena Cardano (5B), Daniele Proverbio (5E), Alessia Amato (5F), Ylenia Melillo (5F), che hanno presentato opere di diverso genere, dal video di stampo giornalistico e docu-mentaristico a scritti in prosa e in lirica, all’interpretazione musicale, vogliamo esprimere il nostro sincero ringraziamento. Davvero complimenti!

Lorenzo Borelli

“IL FARDELLO DELL’UOMO BIANCO”Barnaba Ubezio vince

il Premio Ettore Marcoli 2013

ECO DELL’ANTONELLI

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DIPAGINA 2

Barnaba Ubezio vinceil Premio Ettore Marcoli 2013

PAGINE 3Uno sguardo sul futuro

Semplicemente... GRAZIE!

A tutti i ragazzi di quinta

PAGINE 4-5Sbarcando in Normandia

PAGINA 6Scambio Novara-Budapest

L’importanza di essere cittadini europei

PAGINA 7Homo Sapiens - Risolvere l’esistenza

Homo antecessor, Homo heldelbergensis,Homo floresiensis...

Le olimpiadi delle neuroscienze

PAGINA 8Giornate FAI - antonelliani ciceroni

L’Ulisse a portata di studente

Prova simulata Test ammissioneUniversità

PAGINA 9Libera - “Il morso dei più”

Un fiore per un amico

Concerto di Primavera

PAGINA 10Timira romanzo meticcio

La chiave di Sara

Giornata filosofica al San Lorenzo

PAGINA 11Mate-training

I nostri “ campioni”

PAGINE 12-13Sport - Fasi provinciali

PAGINA 14Perla Bianca, Perla Nera, Per la... Miseria!

Libertà è partecipazione -Premio Giorgio Gaber

PAGINE 15-16Rubriche

Responsabile Lorenzo Borelli

RedazioneAlessia Amato, Elena Cardano,Ilaria De Luca, Alice Dinegro,Valentina Canetta, Alessandro Manzotti, Carlo Mazzeri, Tania Piana,Marianna Polito, Giorgia Stress,Giulia Tarantola, Giulia Urani

Hanno collaboratoIrene Battista, Laura Bellussi,Emanuel Ceccolin, Alessandra Cortese, Zaccaria De Bona, Pietro Favaretto,Angelo Ficarra, Andrea Natalino

Impaginazione e graficaElena Onetto

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UNO SGUARDO SUL FUTUROLa necessità di offrire un’articolazione degli indirizzi di studio il più possibile vicina alle aspettative dell’utenza si trova in questo momento pesantemen-te condizionata dai limiti imposti dalla spending review e in generale dai tagli imposti dalla situazione finanziaria.Nonostante ciò è realistico auspicare per il prossimo anno scolastico l’intro-duzione del progetto ESABAC, men-tre una tappa successiva potrà porta-

re all’attivazione dell’indirizzo di Liceo Scientifico Sportivo. ESABAC sta per ESAME (di maturità) + BACCALAUREA, che è il corrispondente titolo francese. Infatti il percorso na-sce dall’accordo tra i due Paesi per un percorso di studio internazionale riconosciuto da entrambi. Consiste in pratica per gli studenti italiani nel potenziamento della lingua france-se nel triennio e nell’integrazione delle prove di maturità con una quarta prova di francese. Il titolo di maturità è spendibile, oltre che nelle università italiane, in quelle francesi. Il proget-to dovrebbe coinvolgere per il nostro istituto - è attualmente in fase di approvazione da parte del MIUR - le future classi terze (a.s. 2013/2014) mantenendo la tradizionale attenzio-

ne dell’Antonelli per la formazione nelle lingue straniere e consisterebbe in un approfondimento del francese (quattro ore settimanali anziché due) e nell’insegnamento della storia in francese.Per il liceo sportivo, che costituirebbe l’unica realtà in Pro-vincia, invece la scadenza per l’approvazione da parte della Regione Piemonte è il mese di dicembre, quindi l’attivazione potrà riguarda-re le prime del 2014/2015. L’in-dirizzo sportivo non si discosta r ad i ca lmen te da quello delle scienze applica-te: la differenza più significativa, oltre al poten-ziamento delle scienze motorie è l’abolizione di disegno e storia dell’arte. Un contenuto di particolare interesse potrà poi essere costituito dalle sinergie con Enti e Società spor-tive, che già fin da questa prima fase preliminare si sono di-mostrate attente e motivate alla collaborazione con il mondo della scuola.

Mauro Verzeroli

A TUTTI I RAGAZZI DI QUINTAEd eccoci, anche noi ci sia-mo, siamo arrivati alla con-clusione della nostra bel-la storia di studenti liceali. Sembra impossibile che suc-ceda la stessa cosa a milioni di ragazzi ogni anno: lasciare la scuola che ti ha “adottato”

per anni è uno sconvolgimento in piena regola. Tu vai avan-ti, giorno dopo giorno, ti pare che tutto sia sempre lontano, come se non potessi raggiungerlo mai, come un traguardo virtuale. E invece poi arrivi all’ultimo giorno di scuola, il liceo è finito, siamo entrati qui cinque anni fa (o sei… non guardiamo queste pic-colezze) e ora è già la fine, non ci sarà più un giorno dopo, il viaggio è termi-nato, non c’è più niente da aspettare. Il punto era questo, il traguardo! Dopo gli esami, non torneremo più su questi banchi, mai più. E non ci saranno più verifiche da preparare, interrogazioni per cui studiare, tesine da scrivere. E allora ti prende una grande malinconia, la nostalgia per quello che si è vissuto e che, sotto sotto, sappiamo desti-nato a non tornare. Quante cose perderemo! Persone che non rivedremo, materie che non studieremo... Ma (a volte ‘purtroppo’, altre ‘per fortuna’) è inevitabile crescere. E allo-ra prepariamoci a goderci questi ultimi, ultimissimi giorni di liceo, perché dopo oggi ci sarà qualcosa di nuovo, un altro giorno, un esame, un altro esame, tanti altri giorni, tante altre mattine, ma… questa è la fine di un periodo “magico”: gli indimenticabili anni da liceale! E allora ragazzi, pronti? Tocca anche a noi abbandonare le superiori e spiccare il volo verso l’università! Sarà l’inizio di un’altra avventurosa storia: una nuova parte della storia della nostra vita.

Alice Dinegro 5H

Semplicemente... GRAZIE!

“Prof, per quando dobbiamo consegnare gli articoli?” - “La scadenza era ieri!” - “Vero che abbiamo anco-ra tempo?!” - “Non mi sembra di avere alternative…”. Un sorriso e… via, al lavoro: “stia tranquillo prof, si fidi di noi!”. In realtà, non ho mai avuto dubbi sui miei ‘storici collaboratori’, fedeli fin dal primo giorno in cui siamo partiti per tuffarci in questa bella avventura re-dazionale. Sono passati tre anni, ‘tanti’ se pensiamo all’impegno e allo sforzo di dare alla nostra scuola un giornale professionale, ‘pochi’ se guadiamo all’entu-siasmo e alla motivazione che ci hanno accompagna-ti nel lavoro. Con Alice, Giulia, Marianna, Valentina, Alessandro (il nostro fotografo), Elena, Carlo, Alessia, Giorgia e Giulia abbiamo costruito una vera squadra, fatta di riunioni ridotte al minimo ma di continui con-tatti… corridoi, intervalli, sms, mail, incontri con veri giornalisti, partecipazione a eventi e seminari. Basta-va uno sguardo… d’intesa, di complicità, di condivi-sione, di stima e come d’incanto, ‘in scioltezza’, il nu-mero del nostro ‘Eco dell’Antonelli’ si materializzava e prendeva forma, arricchito dall’intelligenza creativa di ognuno di loro. La ‘Maturità’ e, con essa, la vita, ha le sue priorità ed esigenze: continuate così e nessuno vi potrà fermare! Semplicemente… GRAZIE!

Lorenzo Borelli

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Quest’anno le mitiche classi 5H e 5B per il loro ultimo viag-gio di “istruzione” si sono preparate a sbarcare in Norman-dia, strategia che ha permesso la vittoria degli Alleati nella II Guerra Mondiale. Non preoccupatevi non vogliamo par-larvi della guerra e dei ‘luoghi della memoria’ che abbiamo visitato, per questo ci pensano già Giulia Tarantola e Alice Dinegro. Noi vogliamo illustrarvi il percorso storico-artistico che ci ha permesso di visitare alcuni fra i monumenti più im-portanti della Francia settentrionale. Dopo un primo giorno estenuante passato in pullman, reso ancora più difficile dai lunghi e devastanti film in bianco e nero e in lingua originale sul conflitto mondiale, il secondo giorno finalmente, dopo un sonno rigenerante, abbiamo visitato la cattedrale di Char-tres, consacrata alla Vergine: è il più celebre monumento della cittadina ed è considerata uno degli edifici religiosi più importanti del mondo ed uno dei più perfetti esempi di archi-tettura gotica. L’interno, alto 37 m, si caratterizza per l’armo-nia e l’eleganza delle proporzioni. La facciata occidentale, chiamata Portale Reale, è particolarmente importante per una serie di sculture della metà del XII secolo; il portale prin-cipale contiene un magnifico rilievo di Gesù Cristo glorificato; quella del transetto meridionale si organizza attorno a delle immagini del Nuovo Testamento riguardanti il Giudizio Uni-versale, mente il portale opposto, situato a nord, è dedicato all’Antico Testamento e alla venuta di Cristo ed è famoso per il gruppo scultoreo dedicato alla Creazione. Insomma, un vero piacere per gli occhi proprio come la Basilica di Vezelay della quale ricordiamo la facciata, sormontata da una lunetta all’interno della quale si trova un bassorilievo raffigurante il Giudizio Universale, la cui composizione vede al suo centro Cristo giudice in trono con le braccia spalancate con, alla destra, i dannati diretti all’inferno e, alla sinistra, i beati diretti alla Gerusalemme celeste; poli l’interno, reso caratteristico dalle colonne coronate da capitelli istoriati che si rifanno ad episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento, alla vita dei san-ti, a soggetti morali, allegorie e qualche scena della mitolo-gia greco-latina, e da capitelli decorativi che rappresentano leoni, elefanti, pellicani, draghi, basilischi e uccelli a tre teste. Caratteristico della Normandia è Mont Saint-Michel: al con-fine con la Bretagna, sorge come un prodigio dalle acque di una baia. Innalzato su un minuscolo isolotto roccioso, è un incredibile giustapposizione di tetti, facciate e guglie: una delle più straordinarie sfide architettoniche realizzate dall’uo-mo. L’ingresso della costruzione è costituito da una lunga scalinata, che termina con una terrazza panoramica sul fian-co destro dell’abbazia. Da questa terrazza si può godere solo parte del panorama che dà verso la costa ovest, ma proseguendo e raggiungendo la terrazza successiva, quello che si apre davanti ai nostri occhi è la splendida vista dell’in-tera Baia di Mont Saint-Michel.Un altro giorno, abbiamo fatto tappa a Bayeaux. Questa cit-tà normanna è stata miracolosamente risparmiata dalla di-struzione dei bombardamenti e conserva intatto tutto il suo

fascino con le sue vie medievali, i canali con i mulini e le chiese. Qui ci siamo calati nel mondo medievale con la visita al Centre Guillaume le Conquérant dove è esposto l’arazzo di Bayeaux o detto in francese “tapisserie de Bayeux” lungo ben 98 metri e fatto con lana di otto colori naturali su del-le pezze di lino grezzo ricamato. È stato confezionato tra il 1070 e il 1077, in Inghilterra, probabilmente a Canterbury, per servire come decorazione del palazzo vescovile della cittadina normanna. La storia ricamata è suddivisa in scene numerate e corredate di un breve commento in lingua latina. Le immagini descrivono i fatti relativi alla conquista norman-na dell’Inghilterra nel 1066. Ordinato, sembra, da Oddone di Bayeux, fratellastro di Guglielmo il Conquistatore, esso illu-stra gli avvenimenti chiave della conquista, specialmente la battaglia di Hastings, che ebbe luogo tra le truppe di Aroldo II re degli anglosassoni e il duca di Normandia Guglielmo. L’arazzo di Bayeux ha un valore documentario inestimabile per la conoscenza dell’XI secolo della Normandia e dell’In-ghilterra: ci informa sul vestiario, sui castelli, le navi, le con-dizioni di vita di questa epoca che per il resto è poco nota. La visita è stata piuttosto suggestiva, siamo entrati nella galleria dove era illuminata solamente la teca di vetro contenente l’a-razzo, sopra al quale si stagliava il soffitto a forma di carena di nave rovesciata. Delle audio guide narravano con dovizia di dettagli la rivalità tra Aroldo e Guglielmo. Al primo piano del museo un insieme di plastici, pannelli e vetrine ci hanno permesso di scoprire il regno di Guglielmo il Conquistatore, l’origine e la storia dell’arazzo, nonché la sua realizzazione e i vincoli legati alla sua conservazione. Usciti dal museo ci siamo recati alla vicina cattedrale, che è un perfetto esempio di architettura gotica normanna con una stupenda facciata a 5 portali, una splendida sintesi di archi romanici a tutto sesto e archi gotici a sesto acuto oltre a tantissimi fregi sui capitelli che raffigurano strani personaggi, animali fantastici e quadrifogli. Da annotare la presenza vicino alla chiesa di uno degli ultimi Alberi della Libertà (un platano) che il gover-no rivoluzionario del 1797 impose in ogni comune di Francia.È d’obbligo un ringraziamento alla comunità di Canonici Re-golari Premostratensi dell’Abbazia di Saint-Martin de Mon-daye che ci hanno ospitato per la maggior parte del nostro soggiorno in Normandia. Ci hanno messo a disposizione le stanze, una sala per il ritrovo serale e il refettorio per colazio-ne e cena. Alcuni di noi si sono cimentati nei canti mattutini dei monaci, nella chiesa annessa all’abbazia; è stato molto toccante vedere la chiesa illuminata semplicemente dal lume di una candela posta sull’altare e osservare i monaci nelle loro vesti bianche, intonare preghiere in francese.L’ultimo giorno, lasciata la Normandia, siamo scesi in Borgo-gna e abbiamo visitato l’Hotel- Dieu di Beaune. È un posto unico, dove lo spirito del suo costruttore è ancora vivo; que-sto ospedale, “un palazzo per i poveri”, fu costruito nel 1443 da Nicolas Rolin, cancelliere del Duca di Borgogna, e da sua moglie, Guigone de Salins. Entrambi si impegnarono con de-

SBARCANDO IN NORMANDIA...

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dizione, in questa meravigliosa costruzione, in cui sono stati usati i materiali più pregiati, assicurandone la sua integrità per secoli. Questo luogo ospitò per molto tempo i malati e i poveri che non potevano permettersi cure e fu classificato come monumento storico nel 1862. Così, abbiamo visitato la sala dei poveri caratterizza da due file di lettini a baldacchino con coperte rosse che un tempo ospitavano i degenti. Altre stanze interessanti sono la cappella, la cucina dove veniva-no preparati i pasti che bisogna dire non erano niente male per essere nel medioevo, il laboratorio e la farmacia con le vetrine piene di recipienti contenenti le medicine che veni-vano somministrate ai pazienti, anche sotto questo aspetto l’ospedale era molto innovativo. Infine dopo aver osservato attrezzi chirurgici dell’epoca piuttosto inquietanti, a conclu-sione della visita abbiamo osservato il polittico del Giudizio Universale, capolavoro di Rogier van der Weyden e della pittura fiamminga. Nella piazzetta del paese era stato alle-stito un mercato di prodotti tipici e così abbiamo dato fondo ai nostri risparmi in nome di: miele, biscotti, succo di mele,

lavanda profumata, salami e formaggi... potete solo immagi-nare il profumo sul pullman che ci ha accompagnato per tutto il viaggio di ritorno!!Passato il confine, l’unica cosa che ci ha consolato è stato il ristorante dell’autogrill: finalmente il menù contemplava la pasta, e dopo una settimana a pollo e patate, da buoni italia-ni ci siamo avventati su un buon piatto di pasta!É stata una bellissima esperienza che ci ha permesso di ca-pire meglio non solo il clima della Seconda Guerra Mondiale ma anche un mondo più antico e poco conosciuto nei suoi costumi e tradizioni... abbiamo compreso che il Medioevo non è affatto un’epoca oscura.È tempo di congedarsi per noi dell’ultimo anno: sono stati cinque anni intensi e faticosi ma anche ricchi di scoperte e di soddisfazioni; siamo maturate e abbiamo imparato a cono-scere meglio noi stesse e il prossimo, grazie di cuore Liceo!

Valentina Canetta e Marianna Polito 5H

Quando uno dice Normandia dice seconda guerra mondiale; lo sbarco in Normandia è infatti uno degli avvenimenti più conosciuti e importanti del conflitto: con il nome in codice di “operazione Overlord”, fu la più grande invasione anfibia della storia, messa in atto dalle forze alleate per aprire un secondo fronte in Europa e invadere così la Germania nazi-sta. Lo sbarco avvenne sulle spiagge della Normandia, nel nord della Francia, all’alba di martedì 6 giugno 1944, data nota come D-Day. Noi abbiamo visitato proprio i luoghi in cui sbarcarono gli Alleati, quelle stesse spiagge, quelle stesse trincee. Ci siamo recati a vedere camminamenti, basi militari tede-sche, cimiteri. Certo, non siamo arrivati impreparati: oltre ad aver studiato a scuola l’evolversi della seconda guerra mondiale e le ragioni che hanno portato al conflitto, durante la gita abbiamo visitato musei e memoriali, in particolare a Caen il “Memorial. Cité de l’historie pour la paix” e il “Nor-mandy American Cemetery and Memorial” presso la spiag-gia di Omaha. Entrambi ricchi di documenti (scritti, materiali e audiovisivi), hanno arricchito le nostre conoscenze, il primo con un’analisi approfondita degli eventi a partire dalla fine della prima guerra mondiale, il secondo, sul piano umano, attraverso lettere di soldati e interviste ai parenti dei caduti. Niente però può farti capire così a fondo la guerra quanto visitare i luoghi che hanno “vissuto” quei momenti. Vedere le coste piene di solchi, martoriate dalle bombe, scorgere ancora i cassoni al largo che hanno permesso lo sbarco di soldati americani e inglesi, osservare il mare dai punti strate-

gici di vedetta tedeschi è un’esperienza che segna nel pro-fondo; da una parte esalta: lì sono sbarcati “i nostri”, proprio partendo da lì hanno sconfitto il nemico, liberando l’Europa! Dall’altra però, mette la pelle d’oca: quante persone, morte su quelle spiagge. Da uscite come queste, si acquisisce dimestichezza con l’e-sperienza della morte: si impara a conoscerla, a guardarla negli occhi. In tre giorni abbiamo visto più di 30.000 lapidi, che svettavano bianche su prati ricoperti di erba verdissima, quasi un paradosso che da tanto orrore possa ancora nasce-re qualcosa: 9.300 soldati americani, ognuno con la propria croce, nome, cognome, grado nell’esercito, data di nascita, dove possibile anche data di morte; più di 21.000 soldati te-deschi, raccolti in un piccolo cimitero fuori mano, riconoscibili a malapena dalla lingua in cui sono scritte le incisioni, a volte dal nome, altre (le più ricorrenti) nemmeno quello: uomini come tanti, uomini come nessuno. Invece no: erano persone anche loro, dalla parte sbagliata certo, ma forse trascinati dal vortice di odio e ideologia che si era diffuso a macchia d’olio in quel periodo. Rendiamo onore per la morte in battaglia. Ulteriore prova che “la storia la scrivono i vincitori”.Questa gita ci ha davvero insegnato qualcosa che va oltre la scuola: la voglia di vivere, e di vivere in un mondo giu-sto, senza più guerre. Perché esperienze simili ti toccano nel profondo: Ungaretti stesso, dal contatto con la morte, rivela: “non sono mai stato così attaccato alla vita”.

Alice Dinegro e Giulia Tarantola 5H

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Mercoledì 20 marzo 2013, dopo settima-ne di intensi prepa-rativi per allestire al meglio la scuola per l’arrivo dei no-stri amici unghere-si, ecco giungere la tanto attesa data. Le porte del Liceo era-

no aperte, noi nervosi ed elettrizzati in attesa del loro arrivo, in compagnia delle nostre professoresse Alessandra Marietta, Barbara Piasentà e della vice-preside Mirella Pedrana. I nostri amici sono arrivati. Appena entrati in atrio la stanchezza per il viaggio, evidente sui loro volti, si muta in un sorriso pieno di gio-ia ed eccitazione all’idea di iniziare questa nuova avventura, che avrebbe lasciato un segno indelebile nei nostri cuori. Tra una risata, un sorso di caffè, qualche foto e le presentazioni in Power Point create da noi studenti della 3B, la mattina passa allegra e vivace. Un veloce assaggio di Italia con una pizza ed eccoci in marcia verso il centro di Novara e la nostra prima tappa, la ba-silica di San Gaudenzio e palazzo Tornielli. Dopo questa breve visita alla città di Novara guidati dalla prof.ssa Federica Mingoz-zi e da Alessandra Cortese, una nostra collega di 4L, eccoci di ritorno al Liceo per incontrare le famiglie ospitanti e passare la serata a casa. Il giorno successivo dopo una bella dormita ci mettiamo in marcia verso Milano. Un sole caldo e primaverile baciava la grande metropoli e appena scesi dal pullman cam-miniamo verso il Museo della Scala, osservati dai busti severi dei grandi della musica classica. Tra una sbirciata all’interno del teatro, l’antenata della chitarra di “Stairway to Heaven”, gli abiti di scena e qualche souvenir la visita è divertente e allo stesso tempo istruttiva, ma Milano ha altre sorprese in serbo per noi e la giornata è ancora lunga. Dopo qualche ora libera per pranza-re con il miglior panzerotto di Milano e fare un po’ di shopping, ci ritroviamo per andare a scoprire uno dei simboli della cultura italiana: il “Cenacolo” di Leonardo Da Vinci. Terminata questa visita mozzafiato termina anche la nostra giornata nella gran-de Milano. Il venerdì è molto più rilassante, ma non per questo meno sorprendente. La mattinata trascorre a scuola mentre i nostri compagni ungheresi seguono delle lezioni organizzate in diversi classi del Liceo, noi diamo un esempio delle nostre le-zioni tipo di italiano alle professoresse ungheresi Emilia Kollar

e Katalina Kaldi insieme alla nostra docente di italiano prof.ssa Piera Ferrari. Poi via … alla scuola Pier Lombardo, presso “La Ribalta”, dove abbiamo seguito ed eseguito una lezione di im-provvisazione terminata con una pizzata in compagnia. Il giro per la città di Novara si conclude con una visita all’interessan-tissima esposizione “Homo Sapiens” presso il Broletto. Dopo un tuffo nel passato eccoci a mostrare le nostre doti canore all’in-terno del Broletto, davanti a passanti stupiti e sorridenti con can-zoni del tipo “One banana, two banana, three banana, four…” (da qui il titolo dell’articolo) o altre canzoni simili. Il sabato mat-tina trascorre a Genova, tra un monumento, un trancio di focaccia e qualche vicolo stret-to, mentre il pomeriggio anche se nuvoloso, si conclude sulla pacifica spiaggia di Arenzano, da cui si gode di un’ottima vista sull’enorme porto di Genova. La sera trascorsa in famiglia si conclude in centro città per far conoscere ai nostri ospiti la versione “by night” di Novara, tra risate, giochi, canzoni e tanto altro. Alla fine la settimana si conclude nei migliori dei modi con una grigliata tutti insieme presso la cascina San Maiolo, anche se la pioggia sembra avvisarci dell’imminente “addio” che da li a poco ci avrebbe separato dai nostri amici. Dopo poche ore di sonno eccoci davanti al Liceo con la testa ancora appoggiata al cuscino, ma anche se assonnati la separazione imminente si fa sentire; tra abbracci calorosi, baci e anche qualche lacrima e un po’ di malinconia si conclude la nostra meravigliosa esperienza. Uno scambio culturale è qualcosa che ti cambia nel profondo, e per sempre, qualcosa che ti rimane scolpito nella memoria e nel cuore. Non è solamente un incontro tra persone diverse, ma an-che tra idee, costumi e stili di vita differenti, è qualcosa in grado di insegnarti ad essere una persona aperta, cosmopolita, capa-ce di affrontare le barriere linguistiche e culturali senza esserne spaventato, di accettare la diversità come un valore prezioso e non come un ostacolo, di stabilire relazioni con persone che hai conosciuto dopo appena qualche mese, ma in modo tale da trasformare quegli “sconosciuti” in amici così intimi da poter con-tare sui loro consigli e da poterti confidare con loro. Köszönöm.

Zaccaria De Bona 3B

Scambio culturale con Liceo Szilagyi BudapestONE BANANA, TWO BANANA, THREE BANANA, FOUR...

L’IMPORTANZA DI ESSERE CITTADINI EUROPEI

Giovedì 16 Maggio alcuni compagni - Daniele Pro-verbio, 5E, Sofia Fasolato, Alice Giordano, Beatrice Mattio, 4E, Sara Antoniotti, Marta Cerina, Anna Pan, 2H - si sono recati a Torino per essere premiati per aver vinto il concorso ‘Diventiamo Cittadini Europei’ cui ogni

anno la nostra scuola partecipa, sempre con grandi apprezza-menti da parte della giuria per l’originalità e la qualità dei lavori. Quest’anno i temi proposti dalla Consulta Regionale Europea sono stati la crisi economica e il suo impatto a livello europeo e la conclusione della ‘casa comune’ contro il disgregamento dell’Unione. Sara, vincitrice per la prima volta del premio, dice “Mi sono resa conto che è importante far sentire la propria voce e non rimane-re indifferenti a problemi che sembrano non riguardarci troppo da vicino.” È esattamente questo lo scopo di tutte le attività di approccio al mondo politico europeo. Perché, va bene, nessuno leggerà i temi dei ragazzini delle superiori per cercare di trova-re una soluzione all’instabile situazione europea, ma la politica comunitaria è più inserita nel territorio di quanto si possa pensa-re. Perché ogni Macroregione è largamente rappresentata nel Parlamento Europeo, e ogni rappresentante porta all’attenzione

dell’Europa problemi, esempi, soluzioni, avvenimenti della sua terra. Quindi non è vero che solo perché il nucleo europeo si tro-va a chilometri da Novara la politica dell’Unione non ci interes-sa. In materia economica l’Europa dall’inizio dell’‘Era dell’Euro’ detiene il primato sulle controparti nazionali, in materia sociale è sempre termine di paragone per le azioni a livello locale.Ma ecco che poi Sara aggiunge “è necessario farsi un’opinione su un tema così attuale perché in realtà ci coinvolge in prima persona, e in un futuro prossimo potremmo essere noi a pren-dere delle decisioni relative a questo ambito” e con questo cen-tra ancora il bersaglio. Il futuro prossimo è il luogo delle nostre decisioni. È vero, sarebbe meglio se fosse il presente, ma per adesso bisogna accontentarsi; la prospettiva è quella di rendere ancora più incisiva nella politica locale la componente comuni-taria, di rendere ancora più presente l’Europa in Piemonte, in Italia. Il cittadino italiano presto sarà prima cittadino d’Europa. Non dimentichiamo che l’UE è dalla sua fondazione fonte di opportunità di tutti i tipi: lavorative, scolastiche (ad esempio il progetto Erasmus e Comenius) e culturali. Insomma, a chi dice che l’Europa è solo un peso (oramai più del 53% degli italiani e in media il 48% degli europei) si può rispondere che se non ci fosse stata l’EU e il sistema internazionale economico (ovvero: ognuno per sé, senza Euro) la crisi che con difficoltà stiamo at-traversando, sarebbe stata decisamente più difficile. È difficile, certo, fidarsi di una realtà così lontana e ineffabile, quasi sol-tanto abbozzata da tratti sconosciuti ai più. Per questo ci sono queste opportunità, da cogliere al volo.

Carlo Mazzeri 5E

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ECO DELL’ANTONELLI

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HOMO SAPIENSRISOLVERE L’ESISTENZA

“L’uomo è l’unico animale per il quale la sua stessa esistenza è un problema che deve risolvere” dice Erich Fromm in “Dalla Parte dell’Uomo”. La risoluzione dell’Esistenza è sempre stato per l’essere umano un

vero cruccio; prima ancora delle domande di Senso e di Infinito, prima ancora dei problemi delle piccole società e dei villaggi, troviamo le primitive questioni di cui Homo Sapiens si occupa: Come si resiste al freddo? Al caldo? Alle zone umide? Come si sopravvive a un pollo enorme senza ali che comincia a beccarmi? Ovvero: come mai siamo arrivati a essere quel che siamo?Il percorso della mostra si snoda tra migrazioni e reperti, plastici e insediamenti. Il team ha ricostruito il Viaggio dell’Uomo in una serie di pannelli e teche nella Sala dell’Arengo del Broletto. Sociologi, antropologi, linguisti e genetisti hanno lavorato su un filone comune speri-mentando tecniche di ricerca interdisciplinare e così hanno fornito materiale per questa esposizione, che ha già aperto i battenti a Trento e Roma.Perché, però, viene data tanta im-portanza a questo evento, o meglio, a discipline di questo tipo? Perché non basta sapere che l’uomo di-scende dalla scimmia? Perché ci si continua a interrogare su questi temi? Perché l’Uomo (quello con la ‘U’ maiuscola, quello che vive la Storia del mondo) attrae incessan-temente l’uomo, che ricerca i motivi per cui è come è, ha bisogno delle ragioni del suo essere come è. Sentiamo la necessità di capire Darwin, insomma. Di risolvere i problemi che ci ha creato. Non a caso Freud definisce la Teoria dell’Evo-luzionismo una ‘Ferita Narcisistica’ che l’uomo procura a se stesso. Dai, si stava così bene prima, quando pensa-vamo che l’uomo veniva creato da un dio. Poi Darwin ci ha fatto sbattere il mignolo contro lo spigolo, e allora ci siamo accorti come noi, semplici esemplari di Homo Sa-piens, ci troviamo di fronte all’immensità del progresso naturale. Inarrestabile. Fatto di scelte, ma permeato dal caso. Scelte che portano inconsapevolmente alla distru-zione di specie intere, come le tigri dai denti a sciabola, cui Homo ha ‘scippato’ le prede preferite determinando-ne l’estinzione. Un caso che distrugge e sposta popoli e genti, lo stesso che distrugge Oklahoma City o L’Aquila. È una sfida, quella della mostra e di tutti i divulgatori di questi argomenti. Insegnare alle scolaresche elemen-tari ad amare l’Uomo. Ai liceali a riscoprirlo, ai grandi gruppi a conoscerlo e riconoscerlo. Insegnare a non di-menticarsi che un tempo si era tutti uguali. Il fatto che si tocchino le 1000 entrate nei weekend e che la mostra sia prolungata di un mese è evidentemente un segnale positivo: la sfida è vinta. Dall’uomo.

Carlo Mazzeri 5E

HOMO ANTECESSOR, HOMO HELDELBERGENSIS, HOMO FLORESIENSIS...

Questi erano solo alcuni nomi (vi risparmio gli altri) che ci echeg-giavano nella mente il giorno 15/05/2013, quando abbiamo avuto l’occasione di assistere a una lezione di Storia un po’ diversa. Ci siamo infatti recati al Broletto per visitare la mostra “HOMO SA-PIENS. La grande storia della diversità umana”. La nostra guida (Martina) ci ha illuminati su alcuni aspetti della nostra storia che non conoscevamo in maniera così dettagliata. L’esposizione cer-cava di dare risposta ad alcuni interrogativi che da sempre accom-pagnano l’umanità: da dove veniamo, come abbiamo popolato il pianeta e come si sono sviluppate così diverse culture, popoli e lingue. La guida non ha parlato ininterrottamente dall’inizio al ter-mine della mostra ma ha fatto in modo che questa fosse il più interattiva possibile lasciando che fossimo noi a notare le diffe-renze tra i vari reperti (dimensioni del cranio, ossa pelviche…) in modo da farci ricostruire la storia umana. Appena si entra si trova lo scheletro dell’australopitecina più famosa del mondo ‘Lucy’ e al-cuni calchi dei primi esemplari bipedi. L’esposizione prosegue poi seguendo l’ordine cronologico e presentando altri reperti. È stato bello poter conoscere anche le usanze dei nostri primogenitori at-traverso la ricostruzione delle prime “tombe” della storia con il ri-spettivo corredo funerario. Si pensa addirittura che venissero posti dei fiori sul luogo di sepoltura dove é stato ritrovato, infatti, del pol-line. Durante la visita, una musica di sottofondo ci accompagnava: erano i primi strumenti musicali della storia, più precisamente dei flauti. Molto interessanti e utili sono state le cartine sulle quali vi erano riportati gli spostamenti dei vari esemplari, le riproduzioni di come si pensa fossero i primi ominidi e alcune specie che l’uomo ha fatto estinguere. La parte migliore della mostra erano di sicuro i laboratori. Per motivi di tempo, purtroppo, ne abbiamo svolto solo uno, che aveva lo scopo di determinare la percentuale di DNA che abbiamo in comune con alcuni esseri viventi. (batteri, animali e vegetali). Nel complesso è stata un’esperienza positiva ed è stato sicuramente più interessante vedere che solo studiare la storia della diversità umana.

Andrea Natalino 1F

Una mostra dal tema Homo Sapiens potrebbe sembrare qualcosa di banale, di già visto; una storia che ci viene raccontata sin dalle scuole elementari e che ormai conosciamo a memoria ma ora prendete uno staff di paleontologi antropologi e genetisti guidati da Luigi Luca Cavalli Sforza, docente presso la prestigiosa Stanford University e avrete una mostra innovativa e rivoluzionaria che cercherà di dare una risposta a quelli che sono i quesiti che l’umanità si pone da secoli: “Da dove ve-niamo?”, “Come abbiamo popolato il pianeta?”, “In che modo si sono sviluppati popoli, culture, e linguaggi?”. Il fondamentale contributo di studiosi di ogni campo permette di spiegare in un percorso interdisci-plinare quali sono i fattori che hanno causato la nostra evoluzione e le nostre migrazioni; il tutto spiegato con estrema chiarezza grazie a carte tematiche, pannelli esplicativi, riproduzioni a grandezza naturale di uomini e animali e soprattutto reperti provenienti da tutto il mondo. In un periodo di forti tensioni sui temi di immigrazione e integrazione que-sta mostra ci riporta alla realtà celebrando la grandiosità della diversità umana, ricordandoci una volta per tutte che i nostri antenati erano tutti africani e soprattutto per rendere una storia già conosciuta ricca di nuovi particolari e spunti di riflessione.

Pietro Favaretto 3D

LE OLIMPIADI DELLE NEUROSCIENZENella settimana che va dall’11 al 17 Marzo si è tenuto l’evento interna-zionale “La settimana del cervello”, evento di sensibilizzazione riguar-

do la prevenzione, la cura, la conoscenza e le prospettive per lo studio di questo organo. Ed è proprio in concomitanza con questa settimana che l’Università degli studi di Trento ha or-ganizzato (In collaborazione con gli Atenei di tutto il mondo) le “Olimpiadi delle Neuroscienze”: una competizione a livello

mondiale divisa in fase locale, fase regionale, fase nazionale e fase mondiale che ha visto come protagonisti anche i no-stri studenti. Di costoro hanno partecipato alla fase regionale Giovanni Alampi 3E, Emanuel Ceccolin 5F, Carlo Prospe-rini 3E, Elena Savoini 3F e Dario Valsesia 3E. La seconda fase, che prevede l’accesso di 5 candidati per regione alla fase nazionale di Trento, si è tenuta a Torino, nella sede della facoltà di medicina. Dei nostri è riuscito a sbaragliare la con-correnza e a guadagnarsi un bel viaggio a Trento Dario Val-sesia. Sperando che possa vedere anche le belle spiagge di Miami, dove si terrà la fase finale. Auguri!

Emanuel Ceccolin 5F

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GIUGNO 2013

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GIORNATE FAI - ANTONELLIANI CICERONISiamo ormai giunti agli sgoccioli di un anno sco-lastico devastante, è mag-gio inoltrato, quasi giugno, sospiriamo l’estate, ma questo tempo ancora non accenna a concederci una gioia. Negli ascensori non si parla d’altro, non ci sono

più le mezze stagioni. Che ci aspettavamo? Ripensiamo alle nostre piovose Giornate FAI di Primavera del 23 e 24 marzo, un nome che pareva tanto una presa in giro: gli antonelliani del triennio se ne ricorderanno. Ma quale primavera. Eppure in quell’occasione il diluvio è stato una fortuna per noi, Ciceroni della domenica: il tempo avverso ha attirato un numero di av-ventori superiore alle aspettative, che guardando il cielo aveva-no pensato bene di tralasciare, per una volta tanto, il tradizio-nale giretto in centro Puccini-Duomo-Erbe-Cavour, avviandosi invece verso una visita più culturale e insolita... e al chiuso. Obiettivo delle Giornate FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano), un appuntamento ventennale per molte località italiane, è proprio quello di riscoprire siti storici e naturali normalmente chiusi al pubblico, o trascurati nonostante il loro valore, come spesso ac-cade in un Paese straordinariamente ricco di bellezze come il nostro: il compito è affidato agli studenti, le nuove generazioni a contatto con le antichità, che collaborano volontariamente come guide turistiche nella propria città. Quest’anno agli allievi della nostra scuola è stato richiesto di risvegliare l’interesse dei nova-resi per un edificio di notevole importanza storica, tanto quanto

anonimo in apparenza: si trattava della Procura della Repub-blica, in via dei Brusati, ex monastero di sant’Agnese, deposito militare, istituto Bellini. Si sa, all’Antonelli non siamo tagliati per i compiti semplici. Quando ci hanno mostrato gli interni di que-sta Procura eravamo indecisi se ridere o piangere. Pareti bian-che, giardini spogli, decine di storie più o meno scabrose che avremmo dovuto narrare per attirare un minimo di attenzione. Ma l’antonelliano medio è capace di qualsiasi cosa! Le nostre coordinatrici, proff. Di Coste e Mingozzi, con molta modestia, in conclusione non potevano essere più entusiaste di noi. Ave-vamo studiato bene, ragazzi. Non ci siamo lasciati intimorire da questa piccola folla di turisti, più o meno competenti di storia dell’arte, che si lasciava guidare tra i corridoi di questo palazzo rimasto finora sempre nell’ombra. Gli aneddoti a cui abbiamo dato voce hanno popolato le stanze di suore, studenti, militari, pareva di vedere gli antichi abitanti della struttura sparire dietro a un angolo al nostro passaggio: le monache medievali che si sottoponevano ad ogni genere di umiliazioni, pregavano nel fe-tore dei cadaveri delle sorelle defunte, intravedevano un mondo proibito al di là delle finestrelle, alte abbastanza per non permet-tere loro di fuggire. Lungo questo percorso tra storie e leggende ci siamo trascinati personaggi ambigui e vecchietti burloni, oltre che amanti delle domande ostiche: significativa la curiosità di una signorina particolarmente interessata alle piastrelle dell’au-la magna. Per fortuna le congratulazioni, a sorpresa anche dal presidente del FAI locale Eugenio Bonzanini, infiltratosi tra i vi-sitatori per esaminarci, le strette di mano e le risate liberatorie ci hanno abbondantemente ripagati dello stress. La soddisfazione personale, le spilline del FAI e il credito scolastico che ci siamo portati a casa hanno fatto il resto. Complimenti a tutti, e arrive-derci all’anno prossimo!

Laura Bellussi 4A

ALPHA TEST - Prova simulata Test ammissione all’Università

In collaborazione con il Centro Orientamento “Alpha Test”, il nostro Liceo ha organizzato una “Prova simulata dei test di ammissione all’università. Area medico-sanitaria”. Sono stati cinquanta gli studenti iscritti delle classi quarte e quinte, stimolati “dall’interes-se di vedere - ci dice Anna Avoledo (4D) - come sono strutturati i test universitari; an-che se per il momento non sono orientata a iscrivermi a medicina, mi aspetto di farmi

un’idea più precisa delle materie, degli argomenti, delle conoscenze richieste e anche del loro grado di difficoltà”. Eleonora Marchetti, Maria Teresa Gat-to e Antonio Di Fusco (4G) si aspettano soprattutto “di sperimentare come si debba affrontare un test a livello psicologico e di gettare uno sguardo sul mondo dell’università già alla fine del quarto anno, per essere più orientati e preparati”. Come dar loro torto, dal momento che il Ministero ha anticipato tutti i test di ammissione e ha introdotto importanti novità nel calcolo dei punteggi! Il dott. Gabriele Germinian non ha deluso le attese e nella prima parte del suo intervento si è soffermato in particolare sull’importanza della ‘strategia’ che occorre adottare per un approccio positivo al Test. “E’ senza dubbio indi-spensabile arrivare preparati nelle diverse discipline (logica, cultura generale, biologia, chimica, fisica) ma per superare il test, oltre all’efficienza, è neces-saria l’efficacia ed è quindi altrettanto utile individuare un ‘piano strategico’: abituarsi a organizzare il tempo di risposta globale e per ogni singolo quesito (il tempo è limitato!), evitando la frenesia e le dispersive manie di perfezioni-smo, pensare a un foglio di brutta per brevi annotazioni, compilare la scheda in modo corretto senza cancellature e senza ‘pasticciarla’ (i quesiti vengono corretti da un lettore ottico e non da una persona che vi capisce come un in-segnante che vi conosce da diversi anni!). Dopo l’intervento dott. Germinian, agli studenti è stato somministrato il fascicolo con le domande riguardanti l’a-rea medico-sanitaria, la cui correzione sarà effettuata dai docenti Alpha Test. Ciascuno studente potrà così verificare direttamente on-line il risultato ottenu-to. Al termine della Prova, Anna Avoledo ci ha confermato il giudizio positivo sull’iniziativa: “Ritengo che la parte introduttiva di spiegazione sia stata molto utile per chiarirci le idee sul funzionamento del test. Ho trovato che una buona parte delle domande della prova fosse inerente al programma svolto durante il corso degli anni, in particolare a quello delle discipline scientifiche. E questo mi conforta molto! La difficoltà dei quesiti di cultura generale era (ovviamente) soggettiva, ma nel complesso ho trovato la prova fattibile”. Con oggi, abbiamo concluso le tante iniziative che hanno caratterizzato il ‘Progetto orientamen-to’ del nostro Liceo, alle quali abbiamo anche dedicato lo ‘speciale’ di aprile del nostro giornale. L’interesse e l’apprezzamento dimostrati dagli studenti sono motivo di soddisfazione e ci spronano a continuare il nostro impegno. Un grosso ‘in bocca al lupo’ per la Maturità e la scelta universitaria ai ragazzi del quinto anno e ‘buon stage’ estivo ai nostri studenti di quarta (e sono una trentina…) che hanno aderito al ‘Progetto alternanza scuola-lavoro’.

Lorenzo Borelli

L’ULISSE A PORTATA DI STUDENTE!

L’Ulisse di Joyce. Per chi di voi l’ha letto queste sole pa-role potrebbero bastare per scatenare un “Ommioddio quella cosa incomprensibi-le!”, “Ma perché dobbiamo studiarlo?” o “Ma Joyce non aveva niente di meglio da

fare?!”. Bene, per fortuna il signor Paolo Colom-bo che a differenza di molti studenti è stato molto incuriosito dalla figura dello scrittore di Dublino e dalla sua opera, ha deciso di tradurre la giornata di Leopold Bloom in immagini. Immagini partico-lari, che riprendono lo stile surrealista e che de-scrivono con minuzia di particolari tutti i capitoli del romanzo. Paolo ha sempre scarabocchiato, già alle elementari, ha frequentato il Liceo Arti-stico a Ravenna e ha frequentato l’Accademia di Brera negli anni ’60. Nel fiore degli anni si è trasferito a Parigi insieme ad altri amici artisti, nella speranza di fare i pittori, ma i pittori pari-gini di Monte Martres non cedono facilmente il loro posto, così è tornato in Italia. L’interesse per Joyce nasce dal desiderio di capire perché tanti lo amano e tanti lo odiano, e sfruttando il fatto che questo autore stimola attraverso il surreale, il fantastico, l’onirico ha trovato la possibilità di tradurre quello che sembra un insieme di paro-le senza senso tramite gli oggetti: guardando i quadri del Sig. Colombo ci si sente direttamente partecipi della storia senza bisogno di parole, offrono degli input per riflessioni ulteriori. La col-laborazione con la nostra scuola nasce da una proposta al Preside scaturita dalla volontà di Pa-olo di confrontarsi con i giovani studenti, di sco-prire se i suoi quadri possono comunicare qual-cosa anche a noi, di allargare i nostri orizzonti e aprirci delle possibilità inaspettate. Direi che i quadri che ci ha mostrato (solo una piccola parte della serie di oltre 100 tele riguardo all’Ulisse) sono un utile e suggestivo modo di conoscere e affrontare un’opera difficile come l’Ulisse, non-ché un ottimo spunto per imparare ad essere cu-riosi, a coltivare i nostri interessi e fare ciò che ci fa sentire realizzati.

Alice Dinegro e Giulia Tarantola 5H

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ECO DELL’ANTONELLI

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IL “MORSO DEI PIÙ”16 marzo 2013: Firenze. È la XVIII giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie. Siamo oltre 150.000. Un corteo parte dalla For-tezza da Basso a sfila per le vie della città animato da grida, striscioni, canti e co-lori. ‘’Siamo a Firenze, città del Rinascimento, e siamo qui anche perché serve un rinascimento etico e sociale. Mi auguro un rinascimento politico. Soprattutto un ri-nascimento delle nostre co-scienze. Il cambiamento ha bisogno di ciascuno di noi’’. Così parla don Luigi Ciotti dal palco dello stadio Fran-

chi, terminata la lettura dei nomi delle 900 vittime inno-centi delle mafie che ogni anno ricordiamo chiedendo verità e giustizia, perché molti dei loro familiari non le hanno ancora ottenute. Le ricordiamo, ma non ci limitia-mo a questo. Le ricordiamo, consapevoli che il miglior modo per fare memoria è impegnarci quotidianamente e collettivamente per cambiare le cose, per concretizzare il sogno di un’Italia diversa e finalmente libera della mafie, dall’illegalità, dall’ingiustizia, un’Italia onesta e giusta. A questo proposito Libera ha lanciato la campagna Riparte il futuro, chiedendo ai candidati un impegno a potenziare la norma sullo scambio elettorale politico-mafioso, modi-ficando la legge 416 ter entro i primi 100 giorni di attività parlamentare. I “braccialetti bianchi”, segno di riconosci-mento di questi parlamentari, sono 350 (su 948). Libera è convinta che la lotta alla corruzione (che sottrae ogni anno ai cittadini 60 miliardi di euro) sia un tema fonda-mentale e possa e debba essere un possibile punto di incontro tra le diverse forze politiche, dal momento che è un fenomeno sempre più dilagante, che si presenta come una delle principali cause di disoccupazione, crisi eco-nomica, disservizi nel pubblico, sprechi e diseguaglianze sociali. Don Ciotti auspica quindi una “rivolta dentro le coscienze” di tutti i deputati e senatori, cui chiede di “fare solo in fretta”, di mettere in pratica le parole della Costi-tuzione. Conclude poi con un invito, ripetuto più volte, a “non ucciderli una seconda volta”, a trovare il coraggio per continuare a lottare, a sentire sempre il “morso del più”, perché il nostro impegno non è mai abbastanza, perché “sono morti perché noi non siamo stati abbastan-za vivi”.

Elena Cardano 5B

UN FIORE PER UN AMICOCome ormai è tradizione, anche quest’anno l’Anffas - Asso-ciazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità In-tellettiva e Relazionale - sezione di Novara, ha proposto una raccolta fondi ad offerta libera attraverso la distribuzione di piantine, nelle scuole cittadine di ogni ordine e grado.

Questa realtà, che opera nel territorio novarese dal 1969, “…non ha scopo di lucro e persegue esclusivamente fi-nalità di solidarietà sociale, sanitaria e socio-sanitaria, della promozione della ricerca scientifica, della tutela dei di-ritti civili a favore di persone in situazioni di disabilità intellet-tiva e relazionale e delle loro

famiglie, affinché sia garantito loro il diritto inalienabile ad una vita libera e tutelata, il più possibile indipendente, nel rispetto della propria dignità”, come si legge nell’Atto costitutivo.Oggi ANFFAS è una realtà complessa formata da più di 200 sezioni che associano circa 15000 famiglie, da 14 Comitati Re-gionali rappresentativi delle Associazioni locali e da Autonomi Enti a marchio ANFFAS. Come di consuetudine anche il Liceo Antonelli ha aderito di buon grado all’iniziativa “Fiori nelle scuo-le”. Quest’anno nel nostro liceo ben 135 alunni hanno aderito donando la loro offerta per un totale di 408 Euro ricavati. E’ importante sottolineare che le piantine sono state travasate personalmente dai ragazzi disabili dell’Anffas come attività po-meridiana. I ragazzi del centro infatti sono costantemente im-pegnati a svolgere lavoretti di vario tipo e, affinché possano farlo al meglio, la struttura è organizzata con dei veri e propri laboratori. C’è il laboratorio artistico, quello di falegnameria, quello di pittura e anche una palestra e una grande serra. I ragazzi lavorano con molto entusiasmo, come noi alunni di 4D abbiamo avuto modo di constatare andando personalmente, divisi in piccoli gruppi durante diversi pomeriggi dopo scuola. A noi l’esperienza del contatto diretto con una realtà diversa dalla nostra è stata offerta dal prof Agnesina, che poco alla volta fin dalla classe prima, ci ha proposto attività inerenti alla disabilità. Questo è il motivo per cui anche quest’anno noi siamo stati direttamente coinvolti nell’iniziativa “Fiori nelle scuole” promuo-vendola e preoccupandoci di raccogliere le offerte. Siamo stati molto contenti e onorati di aver potuto aiutare l’Anffas che da molti anni supporta al meglio le situazioni più difficili di questi ra-gazzi. Il nostro contributo, seppur modesto, è stato necessario, e per questo l’associazione Anffas continua a ringraziarci e ad esserci grata invitandoci a mantenere costante questo nostro piccolo ma significativo impegno. Da parte nostra non possia-mo far altro che ricambiare i ringraziamenti per averci dato l’op-portunità di vivere la realtà della disabilità, esperienza che ci ha sicuramente fatto crescere.

Irene Battista 4D

CONCERTO DI PRIMAVERASotto la sapiente guida del Direttore Paolo Beretta, i giovani musicisti dell’Antonelli, insieme ad ex studenti, maestri come Fa-bio Bellofiore, studenti del Liceo Musicale Felice Casorati, si sono esibiti all’Audito-rium del Conservatorio Cantelli di Novara in un concerto in cui si sono armoniosa-mente alternati voce, pianoforte, flauto traverso, chitarra, violino, tromba, arpa, batteria, orchestra ed Ensemble. E’ stata una bella e riuscita serata, coordinata dal Maestro Beretta e dalla Prof.ssa Patrizia

Frassini, con la collaborazione di Beatrice Vaccari e Carlo Mazzeri, che si è protrat-ta fino a notte fonda… Il ricavato della serata andrà a favore delle Associazioni “Il Girasole di Chernobyl” e “Cuori senza speranza”. Le classi quarte e quinte hanno avuto poi la possibilità di partecipare all’Assemblea organizzata dai rappresentanti di Istituto “Liosha… con noi una speranza in più”, in cui sono stati proiettati filmati su Chernobyl accompagnati dall’intervento del Dottor Gilberto Cortesi, tecnico nu-cleare, e dai rappresentanti delle due Associazioni.

Tania Piana 4D

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TIMIRA. ROMANZO METICCIOChe cos’è Wu Ming, o meglio, chi sono? Si tratta di un collettivo di scrittori attivo e presente sulle scene culturali a partire dal 2000, divenuto celebre con il romanzo Q. Wu ming è un termine proveniente dal cinese mandarino che significa “ senza nome” oppure “cinque nomi” a seconda di come venga pronunciata la prima silla-ba. Il nome d’arte è inteso sia come tri-buto alla dissidenza (infatti è un modo di firmarsi molto frequente presso i cittadini cinesi che chiedono democrazia e libertà di parola) sia come rifiuto dei meccanismi che trasformano lo scrittore in celebrità. In accordo con la scelta del loro nome d’arte,

i Wu Ming hanno sempre rifiutato e rifiutano tutt’ora di apparire in video o in servizi fotografici, in quanto la loro volontà è quella di dare maggiore spessore alle storie che raccontano piuttosto che alle loro persone. Sono però favorevoli a presentazioni in pubbli-co, incontri e dialogo diretto con i lettori, proprio come è avvenuto un giorno di febbraio nella nostra favolosa metà palestra super- affollata di studenti. A catturare la nostra attenzione è stato nien-tepopodimeno che Giovanni Cattabriga, o meglio noto come Wu Ming 2, il quale ci ha raccontato del suo libro, Timira, di come è

nato e come si è sviluppata la storia. Era la primavera del 2003 quando, nel parco di una clinica per malattie mentali dove Wu Ming 2 si era recato per trovare un amico, sente parlare per la prima volta di Isabella Marincola. A farlo fu l’educatore dell’ami-co, Antar Mohamed, somalo con nome arabo nato e cresciuto a Mogadiscio nonché figlio di Isabella, protagonista assieme a suo fratello Giorgio della vicenda. Quel giorno Antar gli portò diversi scritti sulla storia di sua madre e dello zio con l’intento di fornire a Giovanni un’occasione per venire a conoscere e documentare le avventure della sua famiglia affinché non siano dimenticate. Parte così il progetto di scrivere il libro con la collaborazione di Antar e la stessa Isabella. Tutto parte in Somalia quando il padre di Isabella riconosce lei e suo fratello, avuti da una relazione con una somala, e decide di portali in Italia al termine della guerra italo-etiope. Da qui si sviluppa la trama di Timira, in cui le memo-rie tramandate da Isabella e quelle ricostruite si mescolano con la grande storia; dai primordi del fascismo alla fine della Guerra Fredda, il libro racconta settant’anni di storia con gli occhi di un’i-taliana dalla pelle scura, le cui vicende intrecciate, tra Europa e Africa, per la prima volta vengono disseppellite. Parallelamente alla vita di Isabella viene ricostruita quella di Giorgio, breve ma intensa, dedita alla lotta partigiana tanto da essere insignita della medaglia d’oro al valore militare. Libro che sa mescolare il dram-ma della storia a quello personale di una ragazza che fin dalla sua infanzia ha dovuto affrontare le grandi difficoltà della vita.

Giorgia Stress e Giulia Urani 5D

LA CHIAVE DI SARAIl giorno 27/01/2013, in occasione del-la giornata della memoria, alcune classi hanno assistito alla proiezione del film “La Chiave di Sara”. I fatti sono ambientati a Parigi durante la notte del 16 Luglio 1942, quando gli ebrei vengono arrestati e am-massati al Velodromo d’inverno per poi essere deportati nei campi di concentra-mento nazisti. Tra loro vi è Sara, che è riu-scita a nascondere il suo fratellino Michel in un armadio prima dell’arrivo della poli-

zia, promettendogli che un giorno sarebbe tornata. A sessant’an-ni di distanza, la giornalista Americana Julia Jarmond (che vive in Francia da vent’anni) viene incaricata di realizzare un reportage sul rastrellamento. Quando Julia scopre che la casa in cui sta per trasferirsi è la stessa in cui viveva la famiglia di Sara, si con-vince che la bambina è sopravvissuta allo sterminio e per questo decide di seguirne le tracce. Secondo me il film è stato ben re-alizzato in quanto il fatto che la narrazione del rastrellamento e delle vicende successive riguardanti il campo di concentramento e la vita di Sara si intreccino con le ricerche della giornalista, rende meno pesante e drammatico il film nell’insieme. Inoltre in questo modo, il regista è riuscito a sottolineare la differenza tra il comfort, legato al benessere, che caratterizza il mondo di Julia e il caos dell’occupazione presente nella vita di Sara. Molte pelli-

cole, che trattano lo stesso tema, vogliono portare all’attenzione dello spettatore soprattutto la vita (se così si può chiamare) che conducevano i deportati all’interno dei campi di concentramento, invece, ne “La Chiave di Sara”, la deportazione nel campo, dal quale la bambina riesce a fuggire, occupa solo una parte della narrazione. Il regista ha voluto piuttosto “seguire” Sara nella sua fuga e nel suo disperato tentativo di tornare a Parigi, dove ha lasciato il suo fratellino minore. Dal film emergono alcuni temi importanti. Probabilmente il più evidente è quello della ricerca della verità a tutti i costi anche se questa può “far male”. Julia, realizzando questo reportage, ha imparato molto sulla storia e sulla cultura del suo paese adottivo (la Francia) e questo l’ha fatta sentire ancora di più una cittadina di questa nazione. Quindi è molto importante conoscere le abitudini e la storia di culture diverse perché questo può aiutare l’integrazione e l’interazione tra persone apparentemente diverse per colore della pelle, credo religioso e abitudini culturali e, per chi è immigrato in Italia, può farlo sentire parte della nostra nazione. Un momento molto toc-cante è la scena, collocata negli ultimi minuti del film, nella quale Sara (dopo aver apparentemente ricostruito la propria vita), che ha ormai perso gli affetti e si sente schiacciata dal senso di colpa per la morte del fratello minore, fa una scelta estrema e definiti-va decidendo di suicidarsi. Il film “La Chiave di Sara” racconta, quindi, il dramma della persecuzione degli ebrei attraverso un punto di vista diverso ma mantiene comunque viva la forza del racconto trasmettendo temi importanti e sempre attuali.

Andrea Natalino 1F

GIORNATA FILOSOFICA @ SAN LORENZO

Per i nostri amici e colleghi del San Lorenzo si prospettava una difficile e probabilmente noiosa mattinata in compagnia della filosofia… non

sapevano che saremmo arrivati noi a salvarli! Il professor Rober-to Penna ha organizzato per i suoi ragazzi di terza un incontro filosofico chiamando il prof. Borelli per creare un percorso sul tema dell’amore con l’aiuto del suo libro “La ragione innamora-ta”. La domanda fondamentale della giornata è stata “Che cos’è l’amore?”. Certamente ognuno potrebbe dire la sua, ma i nostri amici pensatori ci hanno aiutati a trovare una strada nel dedalo continuo del sentimento. I ragazzi di terza (e noi con loro) han-no potuto dare libero sfogo alla loro creatività, immaginazione e capacità interpretativa (noi abbiamo tentato di ‘aiutarli’ ahem… meglio che potevamo). Così hanno preparato, divisi in diversi gruppi, dei cartelloni che riassumessero analogie e differenze tra due brani loro proposti tratti da Schopenhauer, Kierkegaard, il Cantico dei Cantici, il Fedro e il Simposio di Platone e natu-ralmente “La ragione innamorata” di Borelli, attraverso disegni, schemi, parole, simboli. Non avendo ancora finito il loro primo anno di filosofia non potevano conoscere tutti questi autori, ma se la sono cavata egregiamente! Perciò abbiamo potuto ripercor-

rere il percorso filosofico dell’amore dal mito dell’androgino a quello del-la nascita di Eros, dalla volontà di vivere di Schopy (we all <3 Schopy) al seduttore di Kierkegaard, per ar-rivare alla domanda più importante per tutti noi e anche più difficile di tutta la mattinata: non “quando è l’intervallo in questa scuola?” ma “Come si fa a capire quando l’altra persona è la metà giusta?” Innanzitutto, risponderebbe Borelli, l’altro non è la mia metà, ma è una realtà individuale ‘tutta intera’ a cui nell’amore mi unisco pur mantenendo la differenza. Ovvero (siccome non l’ha capita nessuno questa parte): non esiste una metà, perché vorrebbe dire che si è predestinati a una persona sola (e non è così, ma questo non giustifica il fare le corna alla\al ragazza\o). Al di là della precisazione, pensiamo che nessuno abbia la risposta a questa domanda… forse, come ci suggeri-sce Borelli, dovremmo cambiare prospettiva e chiederci piuttosto “Chi mi ha toccato?”. Il viaggio nella filosofia continua tra mu-sica, immagini e poesie, insomma l’arte che come insegnano i romantici non è e non può essere staccata dalla conoscenza, un’arte che heideggerianamente è la ‘messa in opera della veri-tà’. Insomma, questi ragazzi si sono immersi per un giorno nella filosofia, che poi è amore.

Giulia Tarantola 5H e Carlo Mazzeri 5E

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ECO DELL’ANTONELLI

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MATE - TRAINING Tre studenti del nostro Liceo, Riccardo In-vernizzi 1D, Michelangelo Tartaglia 1E, Matteo Mazzini 1I, sono stati selezionati per rappresentare la Provincia di Novara nella seconda fase del Progetto Diderot - Mate Training 2012-13. Il Progetto è una grande palestra di matematica, che prevede la for-mazione di 10 squadre provinciali, composta ciascuna da 5 studenti selezionati tra 250 studenti della stessa provincia. Le squadre provinciali, dopo due incontri di allenamen-to presso la sede della Fondazione CRT di Torino e uno presso la nostra scuola, si sfi-deranno in gara finale a squadre il 29 mag-gio 2013. Il docente tutor della squadra è la prof.ssa Patrizia Frassini che, naturalmente, è raggiante e orgogliosa del risultato ottenuto dai nostri studenti.

Pagina a cura di Giorgia Stress 5D

XXX PREMIO SPORT SCUOLA

Istituito dal C.O.N.I, in col-laborazione con l’Ufficio per l’Educazione Motoria e Sportiva di Novara, il premio viene assegnato a studenti e a studentesse che si siano distinti nello studio e nell’at-tività sportiva. Il premio per l’anno scolastico 2011-1012 è stato assegnato a Matteo Miglio, della classe 5F.

PRIMA EDIZIONEPREMIO PANATHLON NOVARA

Istituito da Panathlon Club Novara, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Educazione Motoria e Spor-tiva di Novara, il premio viene assegnato a due stu-dentesse e a due studenti che si siano distinti nello studio e nell’attività sportiva scolastica dei Giochi Studenteschi. Il Premio è stato assegnato, per l’an-no scolastico 2011-2012, al nostro studente Daniele Proverbio, della classe 5E.

FLORIS FEDERICO”piccolo” genio incompreso

“We Flo, cosa mi racconti di ‘ste olimpiadi di fisica?” - è iniziata così una divertente chiacchierata in corridoio (tra le urla della Luigina e della Teresa che ci intimavano di spostarci per poter pulire), con Floris Federico, antonellia-no doc di 5D, nonché mio compagno di classe, riguardo la sua esperienza alle olimpiadi di matematica e fisica.Grande appassionato di numeri, Floris (noto a tutti con il nome di battaglia di ‘Flo’) si innamorò in prima elemen-tare della matematica e della sua razionalità. Fin da quel giorno di settembre coltivò tale passione che lo ha porta-to, dal 9 al 12 maggio, a Cesenatico, alla fase nazionale delle olimpiadi matematiche.Durante la nostra conversazione, Flo mi ha spiegato bene come tale “evento molto divertente” si sia svolto, partendo dagli alloggiamenti dei gruppi in diversi alberghi, alle con-ferenze che si tenevano nei giorni in cui non erano previ-sti i test, alle 4 ORE E MEZZA per risolvere i sei problemi proposti! Vedendo il brillare dei suoi occhi al raccontare “la bellezza” di tali prove e il sorgere di un’espressione sempre più attonita sul mio volto, mi è venuto spontaneo chiedergli “ma voi campioni dell’integrale, cosa mangiate a colazione?? no sai, un pochino mi servirebbe=)” “latte e derivate, pane, burro e dimostrazioni, il tutto accompa-gnato da una spremuta di geometria solida!”=)

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ACROSPORT

Quest’anno per la prima volta nel nostro liceo le classi quarte hanno avuto modo, durante le ore di educazione fisica, di pra-ticare l’acrosport, una disciplina davvero curiosa. Nonostante essa possa sembrare una chissà quale attività ludica di indi-cibile complessità, non è altro che un esercizio che permette di combinare l’agilità con la forza muscolare e la resistenza. L’acrosport prevede che un gruppo composto da 5 o 6 persone crei piramidi umane dalle forme più svariate, con i membri del gruppo che possono assumere posizione diverse in modo da articolarsi in costruzioni più o meno complesse. Questo simpa-tico esercizio acrobatico può risultare impraticabile per coloro che non sono dotati di particolare agilità, ed è proprio questo aspetto a renderlo interessante. Infatti durante la nostra esperien-za a scuola, che ci ha visti lavo-rare in gruppi eterogenei, abbia-mo dovuto inventare delle nostre costruzioni umane partendo da alcune fotografie proposte dall’in-segnante. La più grande difficol-tà non è stata quella di trovare la persona sufficientemente snodata o agile, bensì qualcuno che avesse abbastanza forza e resi-stenza per fare da base e quindi reggere il tutto. L’attività ha richiesto qualche settimana di lavoro davvero piacevole e diver-tente poiché è stato possibile lavorare accompagnati da musica e da attrezzi come palle, cerchi e clavette, tutti elementi che hanno contribuito a rendere l’esercizio coreografico. L’attività dell’acrosport si è rivelata molto istruttiva perché è stata un’oc-casione per interagire da vicino con i nostri compagni, sia per la necessaria collaborazione tra i ragazzi del gruppo sia perché era implicato un costante contatto fisico. Quest’ultimo aspetto è stato fondamentale dal momento che per ottenere una buona riuscita dell’esercizio è stata essenziale la completa fiducia nei confronti dei compagni.

Nell’ambito del Progetto Accoglienza in-dirizzto alle Classi Prime, la Classe 1E è risultata vincitrice della manifestazione SUPERPRIMA CUP, svoltasi al campo di atletica di Novara.

TENNIS TAVOLONovara 24 aprile 2013 - Fase Provinciale

Prima squadra maschile classificata: Didier Della Palma 3Fe Saverio Belvedere 2E

Seconda squadra classificata femminile: Valentina Zabarini 1Fe Gloria Chierico 1C

BADMINTONVincitori Fasi provinciali

Cattaneo Fabio 4C

Squadra Allievi/e: Fusetti Mattia 1C, Moccia Matteo 3C, Maruzzi Martina 3C, Ciccone Sara 3C

Pagina a cura di Irene Battista 4D

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CORSA CAMPESTRE

La fase provinciale di corsa campestre che si è tenuta al parco San Bernardino di Novara ha visto protagonisti gli stu-denti del nostro Liceo. Nella categoria Allieve, la nostra squadra com-posta da Anita Ferrero 2C, Giulia Lorusso 2A,

Martina Borrini 1E e Egle De Michieli 1D, nonostante la pioggia e le insidie del percorso si è classificata al primo posto. La squadra Allievi, invece, non è riuscita ad emulare l’impresa delle ragazze; gli unici piaz-zamenti sono stati quelli di Invernizzi Riccardo 1D, al settimo posto e Pietro Favaretto 3D al dodicesimo. Per la categoria Juniores l’unica rappresen-tante femminile del nostro istituto è stata Lisa Migliorini 5B che ha vinto la sua prova pre-sentandosi in solitaria al traguardo. Grande prestazione anche dei ragazzi, infatti, Daniele Proverbio 5E ha chiuso al primo posto mentre Matteo Varallo 4A è arrivato terzo.

NUOTO Accompagnati dalla professoressa Elena Bertoncel-li, un gruppo di studenti del Liceo ha partecipato alle gare della Fase Provinciale di nuoto, che si sono svolte presso la piscina dello Spor-ting di Novara. Si sono classificati al primo posto:

Francesca Miglio, 2A (rana)Federico Farcignanò, 3H (farfalla)Matteo Masi, 4L (stile libero)

A TUTTA ‘VELA’… VERSO LA REGATA NAZIONALEL’Equipaggio di Vela del nostro Liceo, composto da Luca Mattachini, al timone (1D), Alberto Medina (5D), Marco Caregnato e Tommaso Duratorre (4D) e accompagnato dalla prof.ssa Giancarla Zizza, ha partecipato alle fasi Provinciali e Regionali dei giochi studenteschi di vela, che si sono svolte sabato 4 maggio presso la base della Lega Navale Italiana di Meina sul Lago Maggiore. Dopo essersi classificatisi al primo posto nella fase provinciale, i nostri ragazzi hanno disputato, nello stesso giorno, la regata per il titolo Regionale; dopo una gara entusiasmante e avvincente la ‘Laser Bahia’ guidata da Luca Mattachini si è imposta sulla squadra della provincia di Torino, aggiudicandosi così la qualificazio-ne alle regate Nazionali che si svolgeranno a Reggio

Calabria durante il mese di giugno. ‘E’ stata una grande soddisfazione - ci ha detto Tommaso Duratorre - perché non partivamo favoriti. Il successo inaspettato l’abbiamo comunque meritato e conquistato soprattutto grazie ai miei compagni, che sono molto esperti: Luca aveva già partecipato a regate a livello agonistico e Alberto e Marco hanno un’esperienza maggiore della mia. Io ho cominciato solamente l’anno scorso: dopo il corso che ho svolto a maggio, sono stato una settimana a giugno presso il ‘Camping Solcio’, sempre sul Lago Maggiore e poi quest’anno ho voluto partecipare ancora alle gare di vela dei Giochi Sportivi Studenteschi. Dalle nazionali di Reggio Calabria non mi aspetto certo di vincere ma di provare l’emozione nuova di andare in mare e di misurarmi con avversari di alto livello. Naturalmente ci sarà anche da divertirsi e di trascorrere qualche giorno di completo relax…”.

ATLETICA LEGGERA Il 6 maggio si è svolta presso il Cam-po di Atletica di Viale Kennedy di Novara la Fase Provinciale di Atle-tica Leggera. Sono risultati vincitori i nostri atleti:

Martino Olivieri 3H (400 m piani)Martina Brustia 1B (400 m piani)Elena Bagnati 4A (100 m piani)Daniele Proverbio 5E (400 m piani)

Staffetta Allieve: Elena Gandini 1E, Claudia Stefanini 3H,Martina Brustia 1B, Nicole Naggi 1F

SCI Vincitore Fasi provinciali Cameroni Lorenzo 4H

Pagina a cura di Pietro Favaretto 3D

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Per quest’uscita del nostro giornale scolastico ho deciso di recensire due tra i più entusiasmanti spettacoli della seconda parte della stagione teatrale del Teatro Coccia. Sicuramente è un obbligo, citare come primo spettacolo il balletto “Principals of New York City Ballet”. Spettaco-lare è stato poter vedere sul palco del teatro cittadino, il corpo di ballo del NWYB con i suoi primi ballerini. Lo spettacolo del 9 marzo ha riscosso un successo enorme tra gli amanti dell’Opera e del Balletto, che si sono reca-ti in massa per assistere a questo connubio perfetto di arte, bravura e passione degli interpreti. Il corpo di ballo ha messo in scena diversi pezzi e diverse variazioni, non solo di balletti ormai superati, ma anche di “rivisitazioni” spettacolari di brani, anche del XX secolo, che superano l’immaginazione dello spettatore, giungendo poi a un livel-lo, oserei dire, mozza fiato. Anche a pochi minuti dall’ini-zio dello spettacolo, spiccano le figure dominanti, rispetto agli altri pur bravi ballerini, di Ashley Bouder e Joaquin de Luz, dalle cui espressioni fuoriusciva il pathos necessario affinchè lo spettatore si commuovesse. Quindi mi sembra di poter dire che non solo nel complesso, ma anche nei singoli particolari, nei singoli pezzi e nelle singole mosse che lo spettacolo risulta a livello di teatri internazionali, ben più importanti del nostro.

Il secondo spettacolo di cui ho il piacere e il dovere di parlare è il saggio annuale dell’Istituto Civico Brera del

30 maggio. La serata, divisa in due momenti, ha riscosso come ogni anno il più che meritato consenso da parte di tutti gli spettatori. La prima parte, dal titolo “Lo Schiaccia-noci Futurista”, è una brillante rivisitazione dell’omonimo spettacolo in chiave futurista. La brillante regia di Giulia Lanzavecchia denota lo spirito e l’impegno che questa donna ha dedicato per la messa in scena di questo ca-polavoro non solo in Italia, ma nel mondo intero, vincen-do più concorsi mondiali, tanto da essere invitato come spettacolo dell’eccellenza al prossimo festival di teatro mondiale per ragazzi in Giappone senza dover sostene-re alcuna selezione europea e mondiale. La particolarità dello spettacolo sta negli interpreti stessi, tra cui troviamo solo piccoli attori e ballerini, dell’Istituto Brera, dai 6 ai 14 anni. Mi sento di dire che le scenografie e i costumi sono senza alcun dubbio strepitosi. Il tutto nell’insieme ci fa capire che non si tratta di semplice teatro tra e per ragazzi, ma di vero una vera opera teatrale. La seconda parte della serata segue la classicità degli spet-tacoli dell’accademia novarese. I giovani ballerini dell’Isti-tuto a mio parere posso essere considerati a pieno titolo i migliori del panorama novarese e tra i migliori nel mondo della danza regionale e nazionale. Da tutte le coreografie si evince la ricerca della perfezione e la sofisticatezza di ogni singolo interprete. Il corpo docente ha senza dubbio realizzato un lavoro favoloso, che è arricchito dall’atmo-sfera del teatro e dai costumi dei ballerini, realizzati nei minimi dettagli. È doveroso poi citare la Prof.ssa Deda Colonna, Direttrice dell’Accademia, che ha diretto con assoluta maestria la serata. Lo spettacolo non offre sola-mente una dimostrazione della splendida organizzazione dello spettacolo, ma anche della bravura di docenti e al-lievi.

Angelo Ficarra 3C

PERLA BIANCA, PERLA NERA, PER LA... MISERIA!

PREMIO NAZIONALEGIORGIO GABER

LIBERTA’ E’ PARTECIPAZIONE

Aiuole, Arcidosso, Grosseto. Finalmente arrivati: scen-dendo dal pullman veniamo accolti dalla solita calorosa accoglienza, volti nuovi e vecchi amici ci accolgono nello stile che è tipico dello staff del Premio Nazionale Giorgio Gaber. Le quarantotto ore che ci aspettano sono impe-gnative, un’agenda fitta di spettacoli da vedere, di prove da fare e di dibattiti cui partecipare, ma nonostante tutti gli impegni il tempo per fare amicizia non manca mai. Sì,

perché la ricchezza del Premio è soprattutto questa: in-contro, confronto e scambio. I tantissimi ragazzi che pas-sano tra quelle stanze sono la vera anima del Premio. Tutto questo non ci sarebbe stato per noi senza il fonda-mentale supporto di persone fantastiche come Roberto Lombardi, il nostro “Roby”, e delle professoresse Patrizia Frassini, coordinatrice del laboratorio teatrale, e Barbara Piasentà, coreografa, che con pazienza ci hanno accom-pagnati in questo nostro bel percorso. È grazie a persone come loro, che credono ancora nel valore di questo tipo di esperienze, che tutto questo ha potuto prender vita. Grazie anche ai ragazzi del gruppo teatrale per il loro en-tusiasmo in tutto quello che si fa. Infine, grazie di cuore a tutto lo staff e a tutti i ragazzi che hanno fatto parte della nostra esperienza: come sempre ci avete dato tanto.Lo spettacolo <CHEESE> che abbiamo portato in scena è stato molto gradito dai ragazzi, e che si vinca o no, quel che conta è l’aver rubato qualche risata e soprattutto aver partecipato: “libertà è partecipazione”.

Alessandra Cortese 4L

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ECO DELL’ANTONELLI

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Titolo: LA TEORIA DEI COLORI - Autore: Cesare CremoniniAnno: 2012 - Etichetta: Trecuori/Universal - Genere: Pop

Nell’ultimo disco di Cesare Cremonini convergono principalmente due diversissime correnti musicali: la musica d’autore della tradizione italiana e il brit pop, con un’ispirazione beatlesiana. L’ex-Lunapop ha una sua precisa convinzione sulla musica popolare: dice infatti che si deve scrivere “con il cuore, mai a tavolino. Perché il pop, in fondo, non può fare a meno della poesia”. E infatti la poesia permea tutti i testi di questo disco, anche di più che ne L’Ultimo Bacio Sulla Luna, basti pensare al singolo “La Nuova Stella di Broadway” o ascoltare “Amor mio”. Probabilmente questa scelta condiziona lo stile (o ne è condizionata): sono alternate ballad non esageratamente mosse e pezzi orchestrali, melliflui. I testi, come al solito, sono onesti e ‘umili’, sinceri, che non smettono di mettere in risalto le contrastanti esperienze dell’autore. Il primo singolo tratto dal disco, “Il Comico (Sai che risate)”, che è anche la prima traccia del disco, è scelto da Cremonini come pezzo di lancio perché “Nelle tavolate di amici, c’è sempre quello che fa battute e sdrammatizza. Io stesso quando ero piccolo, siccome non ero biondo con gli occhi azzurri, puntavo sulla simpatia per farmi apprezzare”. Le mie preferite del disco sono “Ecco l’amore che cos’è” e la più tranquilla “La Nuova Stella di Broadway”.PROVA ANCHE: Samuele Bersani, Psycho

Titolo: NEL GIARDINO DEI FANTASMI - Autore: Tre Allegri Ragazzi MortiAnno: 2012 - Etichetta: La Tempesta - Genere: Indie Rock

Ecco qua un bel disco, proprio interessante. Ottavo nella produzione dei Tarm, rimane in linea con lo stile del gruppo friulano. Suoni cupi in quasi tutti i brani, ma con uno stampo pop, con accenni blues, afro-beat e alcuni momenti folk ed etnici (come in “Il Nuovo Ordine”). In questa commistione di stili diversi, anche gli argomenti dei testi sono svariati. Si passa dall’amore (in, ad esempio “La mia vita senza te”) al raccontare storie di vita difficili (“Alle Anime Perse”) o paradossali dialoghi con morti (“I Cacciatori”). Interessante anche il fatto che alcuni brani del disco siano stati interpretati nella Lingua dei Segni (LIS) dal Coro Anni Zero, accompagnati dai Tre Allegri Ragazzi Morti. Il gruppo accompa-gnerà Jovanotti nel suo tour Lorenzo negli Stadi 2013 e aprirà i concerti del cantante. Bisogna far presente come il Nord-Est è sempre stato centro nevralgico della musica Punk e Rock italiano: pos-siamo citare i Prozac +, i Teatro degli Orrori o i Pitura Freska di Sir Oliver Skardy; il luogo di ‘raduno’ e di esibizione è il famoso centro sociale Rivolta di Marghera, che catalizza su di sé l’interesse degli appassionati della musica Indie e Underground italiana, insieme al palco del Magnolia di Milano. PROVA ANCHE: Prozac+, Essential

Titolo: SIG. BRAINWASH. L’ARTE DI ACCONTENTARE - Autore: FedezAnno: 2013 - Etichetta: Sony - Genere: Rap

Un disco lungo, lunghissimo (19 tracce da circa 4 minuti l’una). E che avrà certamente ripercussio-ni per il rap nei prossimi tempi. Non tanto per i temi, ma per lo stile: innanzitutto nel disco ci sono una serie di collaborazioni con artisti di tutti i tipi (dai Punkreas a Francesca Michielin) e l’assenza di inserti registrati e effetti al computer è una scelta che va abbastanza controcorrente. I temi sono abbastanza tradizionali, (si viaggia sempre sul tema di critica sociale e del rapporto di coppia) ma trattati in un modo meno violento e volgare (va beh a parte alcuni pezzi). Il titolo deriva dal nome d’arte di Thierry Guetta (Mr. Brainwash) e dal suo documentario in cui dichiara di saper accontentare con la sua Street Art i maggiori critici e intenditori d’arte. Questo modo di vedere l’arte di strada non è condiviso dal rapper che vede nell’operato dell’”artista” una sola mossa di mercato (secondo lui, infatti non è arte quella di Guetta, ma “vendere quello che la gente voleva”). La polemica di Fedez è dunque lo spostare questa idea anche nel mercato musicale, vedendolo come terreno di occasioni facili, lavorando su temi e stili imposti dal mercato. Il disco non è che mi prenda un sacco (non è il mio stile, insomma!) ma è una produzione interessante (e più colta del rap marcio che è in giro oggi!) e decisamente di qualità musicale alta. PROVA ANCHE: Dargen D’Amico, Vivere aiuta a non morire

ALTRI SUGGERIMENTI CHE NON HO SPAZIO PER FARE:L’orso dei Lorso e Ecco di Niccolò Fabi, molto belli, sono per chi ama la musica italiana ricercata. L’ultima uscita dei Daft Punk, Random Acess Memory è decisamente notevole, come L’Album Bian-go degli Elio e le Storie Tese.

WHAT’S THE FREQUENCY, KENNETH? 3 DISCHI E POCO ALTRO

Rubrica di Carlo Mazzeri 5E

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Rubrica di Alessia Amato 5F

INFERNO, Dan BrownNei suoi bestseller internazionali Dan Brown ha mescolato storia, arte, codici e simboli. In questo nuovo e avvincente thriller, ritorna ai temi che gli sono più congeniali per dare vita al suo romanzo più esaltante. Robert Langdon, il professore di simbologia di Harvard, è il protagonista di un’avventura che si svolge in Italia, incentrata su uno dei capolavori più complessi della letteratura di ogni tempo: l’”Inferno” di Dante. Langdon combatte contro un terribile avversario e affronta un misterioso enigma che lo proietta in uno scenario fatto di arte classica, passaggi segreti e scienze futuristiche. Addentrandosi nelle oscure pieghe del poema dantesco, Langdon si lancia alla ricerca di risposte e deve decidere di chi fidarsi... prima che il mondo cambi irrimediabilmente. Sarà una fissa di Brown andare a “intaccare” i nostri grandi, ma attenen-doci puramente al livello letterario è senza dubbio abile nei gialli! Una buona lettura da ombrellone, se mai arriverà il buon tempo.

IL GRANDE GATSBY, Francis Scott FitzgeraldL’essenzialità, la finezza descrittiva, i personaggi indimenticabili hanno fatto di questo romanzo un “clas-sico moderno”. Il misterioso, affascinante e inquieto Gatsby, con le sue feste stravaganti, il lusso e la mondanità di cui si circonda, non mira in verità che a ritrovare l’amore di Daisy. Ma è possibile ricatturare il passato? Nello scenario dei frenetici anni Venti, di cui Fitzgerald e la moglie Zelda furono protagonisti, il desiderio di Gatsby diventa emblema di un sogno di assolutezza, che la realtà frantuma e disperde. Molti grandi attori hanno prestato il loro volto a Gatsby e Daisy, tra i quali Robert Redford e Mia Farrow nel 1974, Leonardo Di Caprio e Carey Mulligan nel 2013.

1Q84, Haruki MurakamiPubblicato per la prima volta in Giappone in tre volumi. Il titolo somiglia molto a quello dell’opera più famosa di George Orwell, 1984: la lettera «Q» del titolo ha la stessa pro-nuncia del numero 9 (kyuu) in giapponese. Per tale ragione alcuni critici ritengono che l’opera di Haruki Murakami sia un omaggio a Orwell. La «Q» è anche un riferimento al “Question mark”, ossia al punto interrogativo. 1984, Tokyo. Aomame è bloccata in un taxi nel traffico. L’autista le suggerisce, come unica soluzione per non mancare all’appun-tamento che l’aspetta, di uscire dalla tangenziale utilizzando una scala di emergenza, nascosta e poco frequentata. Ma, sibillino, aggiunge di fare attenzione: «Non si lasci ingannare dalle apparenze. La realtà è sempre una sola». Negli stessi giorni Tengo, un giovane aspirante scrittore dotato di buona tecnica ma povero d’ispirazione, riceve uno strano incarico: un editor senza scrupoli gli chiede di riscrivere il romanzo di un’enigma-tica diciassettenne così da candidarlo a un famoso premio letterario. Ma La crisalide d’aria è un romanzo fantastico - o almeno così dovrebbe essere - tanto ricco di immaginazione quanto sottilmente inquietante:

la descrizione della realtà parallela alla nostra e di piccole creature che si nascon-dono nel corpo umano come parassiti turbano profondamente Tengo. L’incontro con l’autrice non farà che aumentare la sua vertigine: chi è veramente Fukada Eriko? Intanto Aomame vede comparire in cielo una seconda luna e sospetta di essere l’unica persona in grado di attraversare la sottile barriera che divide il 1984 dal 1Q84. Ma capisce anche un’altra cosa: che quella barriera sta per infrangersi... Un mistero fitto, una trama discontinua, eroi solitari ed estremi… Un Murakami spietato ed avvincente. Il gusto per il mistero si avviluppa in una com-plessa trama fantascientifica… qualcosa che ricorda vagamente la sceneggiatura

di Lost! La solitudine dei personaggi da dimensione esistenziale diventa qualcosa di fisico e spaziale; i nostri eroi sembrano i sopravvissuti ad una catastrofe nucleare. La terza parte di “1Q84” si apre con Ushikawa, detective privato di rintracciare Aomame, che nel primo libro ha commesso un omicidio. Quel grande affabulatore contemporaneo che è Murakami Haruki ha saputo, con la trilogia di “1Q84”, creare un universo allo stesso tempo autonomo e sinistramente prossimo al nostro. Poche volte come in questo caso si può parlare di un romanzo che contiene mondi: tante e tali sono le suggestioni, i temi, le ossessioni a cui riesce a dare forma Murakami. Nei primi due libri l’autore crea un mondo meraviglioso e misterioso, in cui i personaggi restano intrappolati ed il lettore con essi. Nel terzo l’autore un po’ di cose le spiega ed altre le lascia in sospeso… forse il finale sembra un po’ banale e precipitoso.

FAI BEI SOGNI, Massimo GrimelliniFai bei sogni è la storia di un segreto celato in una busta per quarant’anni. La storia di un bambino, e poi di un adulto, che imparerà ad affrontare il dolore più grande, la perdita della mamma, e il mostro più insidioso: il timore di vivere. Fai bei sogni è dedicato a quelli che nella vita hanno perso qualcosa. Un amore, un lavoro, un tesoro. E rifiutandosi di accettare la realtà, finiscono per smarrire se stessi. Come il protagonista di questo romanzo. Uno che cammina sulle punte dei piedi e a testa bassa perché il cielo lo spaventa, e anche la terra. Fai bei sogni è soprattutto un libro sulla verità e sulla paura di conoscerla. Immergendosi nella sofferenza e superandola, ci ricorda come sia sempre possibile buttarsi alle spalle la sfiducia per andare al di là dei nostri limiti. Massimo Gramellini ha raccolto gli slanci e le ferite di una vita priva del suo appiglio più solido. Una lotta incessante contro la solitudine, l’inadeguatezza e il senso di abbandono, raccontata con passione e delicata ironia. Il sofferto traguardo sarà la conquista dell’amore e di un’esistenza piena e autentica, che consentirà finalmente al protagonista di tenere i piedi per terra senza smettere di alzare gli occhi al cielo. Sebbene Gramellini forzi un po’ il suo modo di scrivere con frasi ad effetto (probabilmente per influenza giornalistica), il libro scorre fluido ed è piacevole e rilassante. Una lettura - passatempo, senza troppe pretese.

L’ANGOLO DEL LIBRO (e non solo...)CHE COSA LEGGERE E GUARDARE

Liceo Scientifico Statale “Alessandro Antonelli”Sede: Via Toscana, 20 - 28100 Novara - tel. 0321 465480 - fax 0321 465143

Succursale: Via Luigi Camoletti, 21 - 28100 Novara - tel. 0321 466188www.liceoantonelli.it

ECO DELL’ANTONELLI