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Anno XXXV n.3 Luglio/Settembre 2014 - Spedizione in abbonamento postale comma 20/C Art. 2 Legge 662/96 - Aut. Dir. Poste Bari Missionari nostri Missionari nostri Missionari nostri Eco delle missioni dei cappuccini di puglia

Eco delle missioni dei cappuccini di puglia...Anno XXXV n.3 Luglio/Settembre 2014 - Spedizione in abbonamento postale comma 20/C Art. 2 Legge 662/96 - Aut. Dir. Poste Bari Missionari

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Anno XXXV n.3 Luglio/Settembre 2014 - Spedizione in abbonamento postale comma 20/C Art. 2 Legge 662/96 - Aut. Dir. Poste Bari

Missionari nostriMissionari nostriMissionari nostriEco delle missioni dei cappuccini di puglia

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Som

mar

ioCon approvazione dell’ordineRegistrato al n. 346 Decreto del tribunale di Bariin data 28 marzo 1968

Direttore Ruggiero Doronzo

Redattore responsabileAntonio Imperato

Gra�ca e impaginazioneVito Antonio Nisio

StampaGra�etti stampati: Monte�ascone (Viterbo)

Il bollettino si spedisce ai benefattori e simpatizzantidella missione e a chiunque lo richiedesse

Missioni

Il Papaal Cenacolo

Osservatore Romano4

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Esperienze

20 anni inAlbania

di Angjelin Jaku

Corrispondeza

Corrispondenza fra Antonio

dal Mozambico

I nostri progetti

Progetti

Missionari nostriMissionari nostriMissionari nostriEco delle missioni deicappuccini di puglia

Eco delle missioni deicappuccini di puglia

Anno XXXV n.3Luglio/Settembre 2014

RICORDA IL NOSTRO CODICE FISCALE: 93439920724

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arissimi amici, innanzitutto spero stiate tutti bene.Ho avuto modo di rileggere alcune ri�essioni di Enzo Bianchi sul Dono che mi hanno molto colpito: “C’è una parola di Gesù - non riportata nei Vangeli, ma ricordata dall’apostolo Paolo nel suo discorso a Mileto riferito negli Atti degli apostoli - che è molto eloquente: «C’è più gioia nel donare che nel ricevere».Donare signi�ca per de�nizione consegnare un bene nelle mani di un altro senza ricevere in cambio alcunché. Bastano

queste poche parole per distinguere il «donare» dal «dare», perché nel dare c’è la vendita, lo scambio, il prestito. Nel donare c’è un soggetto, il donatore, che nella libertà, non costretto, e per generosità, per amore, fa un dono all’altro, indipendentemente dalla risposta di questo. Potrà darsi che il destinatario risponda al donatore e si inneschi un rapporto reciproco, ma può anche darsi che il dono non sia accolto o non susciti alcuna reazione di gratitudine.Se penso a questa parola DONO, mi viene in mente il Maestro, che ha donato la vita per me, per te, per tutti noi! Ancora si dona ai credenti nell'Eucarestia, nella Parola e non ci chiede niente, assolutamente nulla. Nè di essere migliori, buoni credenti...lui continua a donarsi nonostante tutto!” Penso a tutte le persone che mi vogliono bene e che mi amano e a quelle che amano la vita e il nostro piccolo grande mondo.Penso alle tante persone che donano se stessi per trasformare la società e che subiscono anche persecuzioni, morte pur di non tacere di fronte ai soprusi, a corruzioni, nefandezze di tutti i generi e che lottano sempre… Un dono per tutti noi!Penso ai nostri missionari che donano la loro vita per persone, a volte per interi popoli, che agli occhi dei più non hanno dignità, volto, nome testimoniandoci così il vero senso della nostra fede in Dio…. “Ci avete imparentanti con il mondo…” diceva don Tonino di loro.

In�ne, ma non per ultimi, penso a voi, a ciascuno di voi che sostenete i nostri progetti, che ci aiutate a fare del segretariato missioni una speranza per tanti, senza pretendere nulla in contraccambio. Grazie! In questi mesi il nostro giovane frate Matteo di Seclì partirà come missionario in Albania; un dono per quella terra ma anche un’occasione per lui e per noi di sperimentare pienamente l”alterità” e la pienezza dell’amore di Dio.Sperimentiamo ogni giorno la logica dominante del mercato: dare –avere. Ci sta portando verso il baratro; penso che l’unico antidoto siano il dono, la fraternità vissuta e condivisa, il perdono e la solidarietà che si fa storia. A frate Matteo e a tutti voi rivolgo le parole che leggiamo nei testi sacri della Bibbia: “Gratuitamente avete ricevuto gratuitamente date”.

Edito

riale

Via Croci�sso 54 | 70054 Giovinazzo (BA) | Cell. 3423214796 | Tel. 0803945562

• Per collaborare alla formazione di giovani Mozambicani aspiranti al sacerdozio;• Per sostenere le Missioni e i loro progetti sociali• Per qualsiasi altra informazione rivolgersi al:

Conto Corrente Postale: 001018318418 - IBAN: IT 11 D 07601 04000 001018318418E-mail: [email protected] | segretariato missioni giovinazzo | www.missionarinostri.it

SEGRETARIATO MISSIONI ESTERE CAPPUCCINI PUGLIA ONLUS

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Vi abbraccio ad uno/a ad uno/a

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Il Papa al Cenacolo«Dal cenacolo la Chiesa

parte missionaria» L'ultima tappa del viaggio in Terra Santa di Jorge Mario Bergoglio è stata la Messa presieduta nel Cenacolo. Il Santo Padre ha ribadito l'esigenza - per i credenti - di uscire dal tempio per andare incontro alla gente.

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Fonte:Osservatore Romano

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L’abbraccio del papa al muro del pianto con i suoi amici argentini

il rabbino Skorka e l'imam Abboud.

parlando della Chiesa “in uscita” che papa Bergoglio conclude la tre giorni in Terra Santa. Ultima tappa del viaggio del Papa è stata la Messa presie-duta dal Papa nel Cenacolo

con gli ordinari di Terra Santa. “E’ un grande dono – ha detto – che il Signore ci fa, di riunirci qui, nel Cenacolo, per celebrare l’Eucaristia. Mentre vi saluto con fraterna gioia, desidero rivolgere un pensiero a�ettuoso ai Patriarchi orientali cattolici che hanno preso parte, in questi giorni, al mio pellegrinaggio. Desidero ringraziarli per la loro signi�cativa presenza, a me particolar-mente preziosa, e assicuro che hanno un posto speciale nel mio cuore e nella mia preghiera. Qui, dove Gesù consumò l’Ultima Cena con gli Apostoli; dove, risorto, apparve in mezzo a loro; dove lo Spirito Santo scese con potenza su Maria e i discepoli. Qui è nata la Chiesa, ed è nata in uscita. Da qui è partita, con il Pane spezzato tra le mani, le piaghe di Gesù negli occhi, e lo Spirito d’amore nel cuore. Gesù risorto, inviato dal Padre, nel Cenacolo comunicò agli Apostoli il suo stesso Spirito e con la sua forza li inviò a rinnovare la faccia della terra (cfr Sal 104,30)”.“Uscire, partire, non vuol dire dimenticare – ha detto – La Chiesa in uscita custodisce la memoria di ciò che qui è accaduto; lo Spirito Paraclito le ricorda ogni parola, ogni gesto, e ne rivela il senso.Il Cenacolo ci ricorda il servizio, la lavanda dei piedi che Gesù ha compiuto, come esem-pio per i suoi discepoli. Lavarsi i piedi gli uni gli altri signi�ca accogliersi, accettarsi, amarsi, servirsi a vicenda. Vuol dire servire il povero, il malato, l’escluso, quello che mi è antipatico, quello che mi dà fastidio”.E ha proseguito: “Il Cenacolo ci ricorda, con l’Eucaristia, il sacri�cio. In ogni celebrazione eucaristica Gesù si o�re per noi al Padre, perché anche noi possiamo unirci a Lui, o�rendo a Dio la nostra vita, il nostro lavoro, le nostre gioie e i nostri dolori…, o�rire tutto in sacri�cio spirituale. E anche il Cenacolo ci ricorda l’amicizia. «Non vi chiamo più servi – disse Gesù ai Dodici – … ma vi ho chiamato amici» (Gv 15,15). Il Signore ci rende suoi amici, ci con�da la volontà del Padre e ci dona Sé stesso. È questa l’esperienza più bella del cristiano, e in modo particolare del sacer-dote: diventare amico del Signore Gesù e scoprire nel suo cuore che Lui è amico. Il Cenacolo ci ricorda il congedo del Maestro e la promessa di ritrovarsi con i suoi amici: «Quando sarò andato, … verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi» (Gv 14,3). Gesù non ci lascia, non

ci abbandona mai, ci precede nella casa del Padre e là ci vuole portare con Sé”.“Ma il Cenacolo – ha a�ermato il Papa – ricorda anche la meschinità, la curiosità, il tradimento. E può essere ciascuno di noi, non solo e sempre gli altri, a rivivere questi atteggiamenti, quando guardiamo con su�cienza il fratello, lo giudichiamo; quando con i nostri peccati tradiamo Gesù. Il Cenacolo ci ricorda la condivisione, la fraternità, l’armonia, la pace tra di noi. Quanto amore, quanto bene è scaturito dal Cenacolo! Quanta carità è uscita da qui, come un �ume dalla fonte, che all’inizio è un ruscello e poi si allarga e diventa grande… Tutti i santi hanno attinto da qui; il grande �ume della santità della Chiesa sempre prende origine da qui, sempre di nuovo, dal Cuore di Cristo, dall’Eucaristia, dal suo Santo Spirito”.“Il Cenacolo in�ne – ha aggiunto – ci ricorda la nascita della nuova famiglia, la Chiesa, la nostra santa Madre Chiesa gerarchica, costituita da Gesù risorto. Una famiglia che ha una Madre, la Vergine Maria. Le famiglie cristiane appartengono a questa grande famiglia, e in essa trovano luce e forza per camminare e rinnovarsi, attraverso le fatiche e le prove della vita. A questa grande famiglia sono invitati e chiamati tutti i �gli di Dio di ogni popolo e lingua, tutti fratelli e �gli dell’unico Padre che è nei cieli. Questo è l’orizzonte del Cenacolo, l’orizzonte del Cenacolo: l’orizzonte del Risorto e della Chiesa. Da qui parte la Chiesa in uscita, animata dal so�o vitale dello Spirito. Raccol-ta in preghiera con la Madre di Gesù, essa sempre rivive l’attesa di una rinnovata e�usione dello Spirito Santo: Scenda il tuo Spirito, Signore, e rinnovi la faccia della terra! (cfr Sal 104,30)”.

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“Stavamo meglio prima che arrivassero i cinesi”, dicono senza troppi giri di parole i contadini di un villaggio nella provincia di Xai-Xai, una città nel sud del Mozambico che ai tempi del colonialismo portoghese si chiamava João Belo. In questa zona del paese, ventimila ettari di risaie cinesi hanno preso il posto di alcuni campi coltivati delle comuni-tà locali ai margini del �ume Limpopo. “Abbiamo visto arrivare i trattori cinesi”, ricordano le donne della comunità di Dlho-vukaze. “Hanno rimosso le nostre macham-bas (piccoli campi coltivati con metodi tradi-zionali), drenato i canali d’acqua e occupato le nostre terre”.Quello delle risaie cinesi ai margini del �ume Limpopo è solo uno dei 902 contratti transnazionali �rmati in tutto il mondo tra governi e investitori per la cessione di terre, per un totale di circa 33 milioni di ettari. Ma quello degli investimenti per comprare porzioni di terra è un fenomeno che comprende molti aspetti, che è di�cile da quanti�care e che cambia di nome in base al contesto: il mondo accademico sceglie l’espressione neutrale di “acquisizione di terre su larga scala”, la società civile ne dà una connotazione negativa parlando di land grabbing (accaparramento delle terre), gli investitori preferiscono locuzioni ottimisti-che come “opportunità di sviluppo” o “prospettiva win-win”.Comunque si decida di chiamarla, la corsa alla terra comporta delle conseguenze che si ripercuotono sulla vita quotidiana delle comunità e in�uenzano gli equilibri geopoli-tici dei paesi, generando un dibattito che coinvolge governi, banche, investitori priva-ti, società civile, sindacati e – non ultime – le comunità rurali. Questo dibattito dimostra che il crescente interesse per l’acquisto di porzioni di terra è dettato da problemi estremamente attuali, come l’aumento della popolazione mondiale e la crisi dei prezzi degli alimenti, avvenuta nel 2007-2008. Questi fenomeni hanno condotto alcuni paesi – soprattutto quelli arabi, che non dispongono di aree coltivabili – ad acquisire terre per ra�orzare la loro sicurezza alimentare. Poi c’è il timore legato

al riscaldamento globale, che ha motivato le politiche sulle energie rinnovabili di Stati Uniti e Unione europea e di conseguenza ha fatto crescere la domanda di terre da destina-re alla produzione di biocarburanti. Timore a cui si aggiunge il crescente fabbisogno di materie prime del mondo industrializzato, soprattutto da parte di paesi emergenti come Cina e India, che ha sollecitato l’acquisizione di vaste super�ci di terra da destinare all’esplorazione e all’estrazione mineraria.A volte le terre acquisite dagli investitori stranieri sono marginali, disabitate, ma potenzialmente produttive. In altri casi si tratta di terre fertili abitate da comunità rurali che, nel caso in cui venga accordata la concessione, devono cedere il posto all’investitore, dando luogo al fenomeno descritto con il termine vagamente burocra-tico di displacement (trasferimento).Non esistono stime sul numero di displace-ments. Esistono storie drammatiche, come quella delle comunità di Tete, una provincia nel centro del Mozambico. In questa zona le multinazionali del carbone hanno ottenuto i diritti di estrazione su un’area di 3,4 milioni di ettari, causando il trasferimento di più di 1.300 famiglie in zone talvolta prive di acces-so al cibo e all’acqua. “I nostri campi non producono niente”, racconta Joia, abitante del nuovo villaggio di Mwaladzi, in una delle testimonianze incluse nel rapporto di Human rights watch. “Ci hanno dato delle case, ma non abbiamo da mangiare.”Tutto questo succede nonostante la costitu-zione del Mozambico (articolo 109) sancisca che “l’uso della terra spetta al popolo mozambicano”. Di solito gli investitori cercano di convincere le popolazioni locali – e la società civile mondiale – che questi progetti favoriscono il benessere e riducono la povertà. Ma secondo Oxfam, una rete di organizzazioni non governative, “il 60 per cento dei soggetti privati che comprano porzioni di terra ha come obiettivo esportare tutto quello che produce”. Il Cirad, l’istituto di ricerca france-se per l’agricoltura e lo sviluppo, rileva che la metà delle coltivazioni avviate non produce cibo (alcune, per esempio, producono biocarburanti). Quindi resta ben poco per sfamare le popolazioni locali, anche conside-rando che le terre sono spesso cedute a prezzi irrisori (sono stati registrati alcuni casi in cui l’a�tto di un ettaro costa all’investitore tra i 70 centesimi di dollaro e i cento dollari all’anno, per contratti di leasing di cinquanta o cento anni). E a volte questi soldi sono versati direttamente nei conti delle élite governative. Fonte Asca

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La corsa alla terra continua

La corsa alla terra continua

Compagnie straniere rubano le terre ai contadini mozambicani.

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frati Minori Cappuccini sono presenti da più di 60 anni in Mozambico. In occasione del Convegno Missionario, tenuto a

Giovinazzo il 25 maggio, fra Domenico Mirizzi ha raccona la sua esperienza presso la discarica della capitale Maputo.Come in ogni capitale, accanto ai poveri ci sono persone che vivono agiatamente nella zona delle ambasciate, degli alberghi, dei centri commerciali e dei villaggi turistici. Qui si butta il super�uo e si producono i ri�uti per la discarica dove gente disperata, nel tentativo di cibarsi, corre il rischio di essere travolta dai camion e dalle ruspe che corrono su e giù per le montagne di ri�uti con l’acro odore della plastica che brucia. E sotto questa montagna di ri�uti, come ricor-da fra Domenico, i bambini giocano e fanno il bagno nello scolo fognario della città come se fosse una piscina. In un quadro simile, i missionari hanno provveduto ad organizzare mense, hanno creato scuole ed ospedali, hanno avviato attività produttive, hanno aiutato con borse di studio gli studenti e organizzato villaggi per anziani, vedove, handicappati e malati. Si sono presi cura dei bambini di strada, abban-donati dalle famiglie o lasciati sotto la tutela dei clan o dei nonni, perché i loro genitori inconsapevoli delle proprie responsabilità, non potevano mantenerli. I missionari hanno cercato di sradicare alcune tradizioni sbagliate che giusti�cavano azioni moral-mente riprovevoli quali lo stupro ed il furto alle attività produttive organizzate con grande sacri�cio. Per curarsi, le popolazioni locali ricorrevano ai riti magici degli stregoni piuttosto che alle cure mediche ed alle vaccinazioni. Il sacri�-cio ad Inhassunge dei 3 missionari che, non volendo abbandonare la popolazione sono stati uccisi dai ribelli della fazione Renamo, non è andato perduto. Vicino al luogo del martirio sono nate chiese, molti giovani

hanno abbracciato il sacerdozio vivendo la fede in modo gioioso ed entusiastico, fra canti e balli tipici della tradizione africana. Il messaggio evangelico si è di�uso natural-mente con l’esempio, lo spirito di servizio, il sacri�cio di sé �no al martirio, �nalizzato all'esaltanzione di valori cristiani quale l’amore per il prossimo, la letizia e la fede. Quindi l’evangelizzazione avviene di conse-guenza, ma non è imposta o barattata. L'auspicio è che l’attività missionaria in questa regione possa fare dimenticare la drammaticità della discarica di Maputo e possa consolidare un processo di riscatto con il lavoro onesto, l’impegno personale e l’assunzione di valori fondamentali necessari per la crescita dell’individuo-uomo. Per questo le missioni vanno supportate con l’impegno personale ed economico in tutto il mondo, perché laddove c’è fede c’è possibili-tà di riscatto. Mentre fra Domenico parlava e riferiva la sua testimonianza, la mente correva ad alcuni missionari come fra Fortunato Simone, fra Francesco Monticchio e fra Antonio Triggiante che con intrepido coraggio hanno a�rontato mille tribolazioni per il riscatto di quelle popolazioni. Altri come fra Camillo Campanella, fra Francesco Bortolotti e fra Oreste Saltori hanno pagato con la vita il loro impegno in quelle terre. Il loro ricordo, vivo nei nostri cuori ed in quello dei Mozambica-ni, ha dato un notevole impulso all’evangelizzazione di quelle popolazioni.

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di Donato Allegretta

La testimonianza in Mozambico di fra Domenico Mirizzial convegno missionario dei Frati Minori Cappuccini.

Maputo:ieri rifiuti, oggi

scuole e speranza

Momenti del Convegno Missionario.

Foto: Gian Marco Elia, ong Amani

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Non ho niente con me, se non l'amore di chi so�re come me, e soprattutto quello di Cristo.

Sono il più povero sulla terra, eppure mi sento il più ricco.” (Matteo).Matteo non ha mai dimenticato gli altri, non quando ragazzino era il cucciolo di casa, protetto dalla fami-glia e dalla comunità cui appartene-va, non quando la malattia limitava le sue attività, egli traeva linfa per pensare agli altri sia moralmente che materialmente.I poveri erano in cima ai suoi pen-sieri, divideva con loro so�erenze e beni materiali, cose che di�cilmen-te si riscontrano in un uomo e ancor meno in un ragazzo. I suoi risparmi li donava volentieri per sostenere i progetti delle missioni.Aveva ascoltato i racconti di padre Benito che tornava dal Mozambico, aveva visto le foto delle capanne, dei so�erenti, dei bambini scalzi, denu-triti, malati. Sapeva perciò quanto i missionari facevano non solo per alleviare, ma per scon�ggere le so�erenze dei poveri.

La chiesa si è sempre fatta carico di questo compito di�cile sia con le parole che con i fatti, costruendo scuole e ospedali, case per i bambini e ragazzi abbandonati. Per questo motivo amava i missionari e ammirava con stupore l'esem-pio di tutti gli uomini che con gioia donavano, non solo il loro tempo ma anche la loro stessa vita, come i martiri di Inhassunge, pur di rimanere accanto al loro popolo, testimoniando di apparte-nere a Cristo.

"Nessuno nel mondo si preoccupa di noi preferisce sperperi, orgo-glio e odio; eppure non mi sento abbandonato.”

"Ai miei pasti numerosi servitori preparano pietanze abbondanti e succulente."Questi versi rimandano all'esperienza di Gerardo Montinaro, laico impegnato della nostra parrocchia di Brindisi-Casale, che a Queli-

Matteo Farina

Il suo pensiero per l'Africa

di Mariarosaria Monopoli

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mane ha visitato la mensa dei poveri, dove tanti si sedevano alla tavola, a�amati e gente disorientata. Ma ciò che ha commosso e addolo-rato Matteo è stato ascoltare, come molti di quegli uomini, donne, ragazzi, non solo erano a�amati ma più d'uno non avevano neppure un nome, che per noi occidentali, come ricorda Primo Levi in “ Se questo è un uomo ” è una umiliazio-ne più grande e profonda dall'aver fame o freddo. Matteo si commuoveva profonda-mente quando ascoltava l'esperien-za missionaria di fra Domenico Maria Mirizzi sulla discarica di Maputo, fonte di infezioni e malat-tie, ma per tanti diseredati unica possibilità di trovare del cibo sia pure guasto avariato, s�dando puzzo, mosche, insetti.

"Poi un giorno la malattia ti senti abbandonato, ma non è cosi.Ritrovi ancora la forza in Lui.....Matteo a�ronta la malattia e la so�erenza sulla scia di quella di Cristo che si è incarnato per condi-videre con gli uomini il male del mondo. " Un giorno, un sottile velo ti ripor-terà al Creatoree di nuovo il pianto, un pianto ancora di commozionese avrai vissuto con Lui: inizia una nuova vita, quella vera". (Matteo)

Matteo nasce il 19 settembre 1990 ad Avellino, paese natale del nonno paterno.Trascorsi i primi giorni di vita ad Avellino, Matteo torna a Brindisi, dove vive la sua famiglia.Entra a far parte della comunità cristiana il 28 ottobre 1990, riceven-do il Sacramento del Battesimo nella Parrocchia "Ave Maris Stella" di Brindisi del rione Casale, dove trascorrerà la sua breve esistenza.Matteo cresce allegro, solare, sorri-dente: è la dolcezza fatta persona. Comincia a frequentare il catechi-smo, partecipa attivamente alla Santa Messa come chierichetto già a partire dagli 8 anni, proseguendo come lettore della parola di Dio e della preghiera dei fedeli. Sempre all'età di 8 anni riceve per la prima volta il Sacramento della Riconcilia-zione.Nel 2003 riceve il Sacramento della Santa Cresima e nel frattempo frequenta la scuola media "J.F.Kennedy" con passione e ottimi risultati. All'età di 13 anni la malattia bussa alla sua porta e per tutti i cinque anni di "salita alCalvario" si a�da all'amore per la Madonna alimentato dalla preghiera del S. Rosario.Matteo terminata la terza media si iscrive presso "ITIS G.Giorgi" di Brindisi ma sempre più costretto a vedere chiaramente il pro�lo della sua malattia.Nonostante questo percorso dolo-roso, dopo gli ultimi interventi, la sua �ducia nel Signore era incrolla-bile.Matteo il 24 Aprile 2009 inizia una nuova vita , quella vera.Noi frati cappuccini, il segretariato missioni, lo ricorderemo per la sua fede matura, la sua spiccata sensibi-lità verso gli ultimi e abbandonati e l'amore verso le nostre missioni. A lui a�diamo in nostri missionari e i nostri progetti.Matteo giovanissimo

e il suo amore per Padre Pio.

Chi eraMatteo

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Intervista a Fra Bonaventura Mossuto, primo missionario nella terra delle aquile che ci racconta i suoi 20 anni di missione.

- La prima volta in Albania. Quando, come e perché?Sono arrivato qui per la prima volta nel 1991, dopo lo sbarco in massa degli immigrati dall’Albania in Italia. Prima di tutto era un desiderio personale di vedere un posto geogra�camente vicino e misterioso per tutti noi. Il primo scopo era di incontrare i preti ed i sopravvissuti al regime e vedere che cosa si poteva fare, come aiutarli.- Cosa aspettavi e cosa hai trovato?Dell’Albania sapevamo proprio poco. Non mi aspettavo molto, volevo almeno riuscire ad incontrare i preti rimasti. In realtà ne abbiamo incontrati molto pochi, perché durante la dittatura comunista di Enver Hoxha molti di loro erano stati fucilati, altri morti in galera, altri ancora trucidati e decimati dai lavori forzati, altri erano impaz-ziti a causa delle torture subite. Era una terra in una situazione di transizione dinamica e violenta. C'era solo instabilità e insicurezza, tantissima povertà, miseria. Non esistevano strade, niente corrente elettrica. Le poche chiese erano diventate depositi e stalle delle cooperative o strutture sportive. In questa situazione è emerso forse il valore più nobile degli albanesi: l’ospitalità. Siamo stati ospitati in ogni casa, in ogni villaggio, da tutti quelli con i quali siamo entrati in contatto. E questo è stato veramente un grande aiuto per noi.

Ma la nostra più grande scoperta è stata constatare che la gente voleva pregare, voleva professare liberamente la propria fede. Ci chiedevano Dio e i sacramenti. Pensate che se qualcuno veniva scoperto a pregare poteva essere addirittura ucciso, incolpato dal regime di essere una spia del Vaticano per venire poi deportato in paesi lontani dalla loro terra.- Quanto era di�cile e che di�coltà avete incontrato?All’inizio fu molto di�cile. Non conosceva-mo la lingua, non c’erano negozi, non si riusciva a comprare niente. Altro problema era viaggiare, sia per arrivare, sia per muo-versi nei diversi posti. Per ritornare in Italia spesso andavamo in Montenegro, perché il porto di Durazzo non sempre funzionava. Inizialmente siamo stati a Tirana presso un frate adesso morto, testimone di quello che il regime aveva fatto alla chiesa e alla religione. In seguito siamo stati anche dai gesuiti, sempre a Tirana, dove avevano iniziato una missione in una chiesa. Per i primi due anni non c’è stata una presenza stabile dei cappuc-cini, in Albania.- Perché avete scelto Nenshat come primo insediamento?Questo è successo nel 1993 con l’arrivo di un altro frate, padre Sergio Laforgia che per un anno è stato ospite di Don Jnjac, un prete ben conosciuto nella zona. Nel 1994, su suggeri-mento di questo sacerdote, decidemmo di comprare una vecchia caserma ormai abban-donata. Prima della chiusura delle chiese Nenshat era un centro molto importante, perchè sede della diocesi di Sapa e dell’

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di Angjelin Jaku

fra Bonaventura con fra Matteo.

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episcopio, nonché di una fornitissima biblio-teca.- Come era organizzato il lavoro missiona-rio?A Tirana per un anno abbiamo portato avanti una catechesi nella chiesa dei gesuiti. Poi con la nostra presenza a Nenshat ci siamo occu-pati dei villaggi della zona: Nenshat, Hajmel e Dheu-Lehte. Abbiamo iniziato a restaurare la canonica di Nenshat, ad Hajmel si celebra-va in una struttura utilizzata come teatro, mentre a Dheu-Lehte nella scuola elementa-re.Intanto abbiamo cominciato i lavori per la costruzione di una chiesa a Hajmel e Dheu-Lehte. In questa zona operava sopratutto Padre Sergio; io sono stato parroco �no al 2003 di Lac Vau- Dejes, una piccola città che poi è diventata il centro della diocesi di Sapa. Anche qui abbiamo costruito la canonica e una chiesa. Adesso è diventata la sede del vescovo. Un altro posto dove siamo stati presenti è stato Tarabosh, una zona periferica della città di Scutari. In questa zona nel 1998 si è costruita la scuola per gli zingari che continua a funzionare anche oggi.Un aspetto molto importante del nostro operato è stata la missione sulle montagne. Le genti delle montagne albanesi, storica-mente abitate da una popolazione di religio-ne cattolica, avevano bisogno di una nuova evangelizzazione.Noi siamo andati nei diversi villaggi di Puka: a Gojan, Gjegjan, Kimez, Kalivar. Anche in questi villaggi abbiamo iniziato a visitare la gente e le famiglie disperse sulle montagne. Con l'aiuto e il coinvolgimento dei cristiani abbiamo costruito piccole e semplici chiese, dove la gente si poteva riunire, pregare insie-me e discutere dei problemi del villaggio. Iniziava così una piccola socializzazione, che durante il regime era ritenuta pericolosa.- Adesso che sei ritornato dopo tanti anni cosa trovi di cambiato e cosa è rimasto uguale?Tante cose sono cambiate. Durante tutto il tempo che sono stato in questa terra, ho potuto osservare un fenomeno: l’Albania è cresciuta. E questo oggi lo posso vedere dappertutto. Mi piacerebbe ricordare due momenti molto di�cili che hanno interessa-

to l’Albania e noi tutti. Il primo, la crisi del 1997, un anno che nella storia dell’Albania adesso rappresenta forse l’anno che non doveva venire mai.Il secondo momento è stato la crisi del Kosovo, dove quasi un milione di kosovari furono cacciati dalle loro case e sono entrati in Albania. E anche in queste situazioni l’Albania ha continuato a crescere e a ricostruire. Qualche volta una situazione di�cile fa emergere i valori di un popolo, ed io penso che il popolo albanese è stato e continua ad essere molto paci�co.- Adesso come va avanti il lavoro missiona-rio?Quando sono ritornato nel 2012, ho conti-nuato quello che facevano prima padre Sergio e poi padre Prela, il primo sacerdote albanese cappuccino.Adesso noi ci occupiamo in tre villaggi della celebrazione eucaristica, delle attività con i giovani, organizziamo insieme ai collabora-tori il catechismo, la legio Maria e i corsi pre-matrimoniali.Con il sostegno dei benefattori ed il coinvol-gimento dei cristiani delle zone, abbiamo costruito nuove chiese e spesso, visitando la gente, sentiamo ripetere, specialmente dai più anziani: “Adesso siamo un vero villag-gio!”.Ora abbiamo tre frati albanesi: fra Gjon, padre Prela e fra Land, ancora studente a Campobasso. Sono la testimonianza della fede cristiana del popolo e sono quelli che daranno continuità all'opera che noi frati della Puglia abbiamo iniziato.

Fra Bonaventura insieme ad alcuni giovani delle parrocchie.

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e elle antiche abbazie si creava come luogo di fraternità, di preghiera e di crescita nel carisma monastico un’adeguata sala capitolare. E nella

ricerca spasmodica della Bellezza, incarnata anche dalle pietre, quella sala era arricchita da linee architettoniche solenni, potente evocazione della comunità dei religiosi e della loro vocazione ultima, ora et labora, pregare e insieme lavorare per l’ideale del Regno di Dio fra gli uomini.Quando ho chiesto a fra Antonio Triggiante cosa facessero abitualmente nella grande stanza in cui siamo stati riuniti per il Capitolo ordinario nel convento di Quelimane, mi ha raccontato una serie lunghissima di eventi. Quale genialità e fantasia abitano nei cappuccini e come sempre ripropongono questi caratteri! Dove è stato celebrato il Capitolo un tempo era collocata una cappel-la, luogo di preghiera della fraternità, prima che fosse costruita la nuova chiesa conven-tuale. La traccia rimasta è quella di un trian-golo usuale con l’occhio di Dio, che tutto sorveglia e giudica. Dopo la dichiarazione d’indipendenza del Mozambico dal Porto-gallo (1975), il nostro P. Camillo Campanella percepiva l’avvicinarsi del pericolo marxista e delle nazionalizzazioni. Così gettava letteralmente in questa stanza-cappella pezzi di ricambio, utensili vari, forse qualche motocicletta, trasformandola in un’o�cina meccanica e insieme una rimessa. Sono rimaste visibili sul pavimento anche delle macchie di olio per motori. Non se ne sono più andate, testimoniando l’astuzia di coloro

che, da mattina a sera e pure di notte, spingo-no la realtà terrena verso quella celeste. Per un altro periodo ci sono stati libri e riviste, ossia è stata adibita a biblioteca per l’uso della comunità.Un altro nostro fratello, Fortunato Simone, pensò di trasformare l’ambiente in un dormitorio, alzando dei muri di tramezzo e ricavando alcune camere. Trascorsi degli anni, però, si è ritornati alla destinazione di un uso generico. Il 7 luglio 2014, alla presenza del Ministro generale, fra Mauro Jöhri, è iniziato proprio qui il VII Capitolo ordinario della Custodia del Mozambico. Il primo giorno è stato dedicato all’ascolto delle due principali relazioni, quella del Custode uscente, fra Jorge José Sacala, e quella dell’Economo, fra Eusébio Pedro. Il triennio 2011-2014 ha segnato dei passi in avanti per la realtà della Custodia, che continua ad avere un certo numero di nuove vocazioni. A Maputo vive attualmente il gruppo degli studenti, formato in tutto da dieci giovani per la Filoso�a a Matola (Seminario di S. Agostino) e la Teologia nella capitale. I prossimi studenti di Filoso�a torneranno a vivere a Lusaka, in Zambia. In Zimbabwe, invece, si trovano i postnovizi, esattamente a Bulawayo con i frati nativi, formati anche dai cappuccini missionari indiani. I novizi dell’anno corrente vivono a Mocuba e sono in tutto otto.Dopo il consueto sondaggio preliminare della vigilia, giovedì 10 luglio, festa della B.V. Maria Regina della Pace, Protettrice della Custodia, sono risultati eletti come animatori

IL CAPITOLO DELLA CUSTODIA

E LA SUA SALA

IL CAPITOLO DELLA CUSTODIA

E LA SUA SALA

Celebrato a Quelimane dal 7 al 10 di luglio il VII Capitolo ordinario dei cappuccini del Mozambico.

12 di fra Pier Giorgio Taneburgo

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della Fraternità: frei Antonio Champoco, nuovo Custode, e i Consiglieri Ernesto Nassuruma, Domingos Mavida, Lucas Gegema e Celestino Miori. Auguriamo loro buon lavoro e frutti abbondanti per i sacri�ci fatti e per quelli futuri.Fra Fernando Ventura, traduttore dalla lingua portoghese della Curia generale, ha detto di avere un sogno. Per l’aula capitolare di Quelimane ha già proposto la trasforma-zione in libreria della “Difusora Biblica”, casa editrice e centro di apostolato biblico dei cappuccini portoghesi.

Fra Antonio Champoco è nato nel distretto di Ribaué, Provincia di Nampula il 2 aprile 1966. Figlio di Champoco Muarniva e Niha-lelana Paquete. Dopo aver tenuto i primi contatti con i Cappuccini, si unì agli aspiranti di Quelimane e 8 luglio 1994 indossa l'abito cappuccino nel Mocuba. Dopo l'anno di prova, emette i voti temporanei il 16 luglio 1995. Ha studiato �loso�a al St. Bonaventure College di Lusaka, Zambia e Teologia nel Seminario Interdiocesano di San Pio X a Maputo. Completato �i anni di studio, emette i voti perpetui nel Convento dei Frati Cappuccini di Quelimane al 04 ottobre 2004 e il 11 dicembre 2005 è stato ordinato sacer-dote nella cattedrale di Quelimane. Fra Anto-nio Champoco è stato parroco a Inhassunge, da 2008-2011. Dal 2012 �no alla data della sua elezione, ha ricoperto la carica di parro-co nella missione di Munhamade e Lugela (Zambezia). Uomo umile e di poche parole, amante del lavoro e della pastorale pastorale, è stato scelto dai frati Mozambicani, quale custode e responsabile della Custodia Gene-rale del Mozambico il 10 Luglio 2014, la solennità di Nostra Signora Regina della Pace, Patrona della Custodia.

Il nostro saluto di Pace e Bene Comunichiamo ai frati sparsi nel mondo e a tutti i nostri amici e benefattori, che il 10 luglio 2014, i Cappuccini della Custodia Generale del Mozambico, riuniti a Quelima-ne sotto la presidenza del Ministro generale, Fr. Mauro Johri, nei giorni 07-12 luglio 2014, hanno eletto come Ministro Custodie e il suo Consiglio per il prossimo triennio 2014-2017, i seguenti membri, vale a dire:

Ministro CustodeFREI ANTÓNIO CHAMPOCOConsiglieri1º) Frei Ernesto Jaime Nassuruma2º) Frei Domingos Mavida3º) Frei Lucas Gegema4º) Frei Celestino Miori

Cogliamo l'occasione per esprimere con il cuore, i nostri sentimenti di gratitudine e apprezzamento per tutto l'aiuto che avete fornito al nostro Ordine in Mozambico. Ribadiamo la nostra �ducia e la nostra speranza nel vostro sostegno e le vostre preghiere per il successo del nostro carisma francescano nella nostra terra in modo da poter dare i risultati desiderati per l'avanza-mento del Regno di Dio e il bene della Chiesa.

I nuovi superiori della Custodia in Mozambico

Sopra da sinistra a destra : Fra Celestino MioriFra Lucas Gegema

Fra Domingos Mavida

Sotto da sinistra a destra:Fra Antonio Champoco, Custode

Fra Ernesto Nassuruma

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Fra Antonio Champoco, nuovo superiore in Mozambico

Cordiali saluti, Quelimane, 10 Luglio 2014

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nche quest’estate, sulle montagne a nord dell’Albania, si sono svolte le attività del “Progetto Dukagjin”. Nella

valle di Shala, oltre 70 volontari tra italiani e albanesi si sono alternati nelle settimane dal 13 luglio al 14 agosto e hanno animato le giornate dei bambini e dei ragazzi dei villag-gi circostanti la chiesa a�data per questo periodo a fra’ Antonio Imperato dal vescovo di Scutari. Un posto semplice ed essenziale che ha sorpreso tutti quelli che vi sono arrivati per la prima volta per la sua bellezza e per l’ospitalità della gente che, nonostante la povertà, ha dimostrato un senso dell’accoglienza che raramente viviamo nelle nostre città. A Dukagjin molti hanno riscoperto la propria capacità di donarsi, di servire, di incontrare gli altri e incontrare se stessi.Il �ume, i monti, le stelle, le serate intorno al fuoco senza TV o giornali, il lavoro con i ragazzi, i giochi, le camminate faticose per raggiungere le case delle famiglie povere, la strada e le sue pietre. Ancora una volta, Dukagjin ha dato tutto a tutti con il suo niente.Sono state molte le testimonianze di quelli che hanno trovato nella strada di Dukagjin una metafora della propria vita: hanno risco-perto la bellezza dello sporcarsi, di cammi-nare, di stare con la gente. Si sono stupiti di se stessi e della propria capacità di adattarsi a quella nuova situazione di vita che è sembra-

ta a tutti molto forte e dura i primi giorni, ma da cui poi non ci si voleva separare.Ecco, un mese di Dukagjin è già passato e siamo già al lavoro per il prossimo anno, per stare ancora con i nostri fratelli albanesi, per condividere un pezzo del loro cammino, per accompagnare i ragazzi più grandi e accogliere i più piccoli, per conoscerli e farci conoscere, per cambiare, se possibile, i pregiudizi degli italiani e degli albanesi stessi, per sognare un futuro migliore per loro, per noi tutti.

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14 Dukagjin:nulla c’è e tutto può

La casa di ogni albanese è di Dio e dell'ospite (Kanun di lek Dukagjin).

di Carmela Zaza

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CorrispondenzaCorrispondenza

Carissimi amici,

per noi il mese di giugno e luglio è stato un momento di festa perché il nostro campo “ San Antonio” ha prodotto tantissimo riso. Abbiamo iniziato a Dicembre a preparare il campo, abbiamo zappato, seminato e irrigato il terreno ed oggi, �nalmente 20 sacchi di riso sono stati depositati nel magazzino della cooperati-va. Il prezioso prodotto servirà alla casa famiglia (progetto 64) e alla mensa dei poveri (progetto 49).

Vi auguriamo buon lavoro e successi.Pace e Bene ....

Buongiorno cari benefattori,

Il 1 Giugno, si è celebrata in tutto il Mozambico il giorno internazionale della gioventù. Fra Antonio Triggiante, fonda-tore della CASA FAMIGLIA, ci ha regalato un giorno di festa. Siamo stati a Zalala, una bellissima spiaggia, bagnata dall'oceano Indiano, dove abbiamo trascorso tra canti, danze e giochi, una giornata diversa, bellissima! Abbiamo dimenticato il nostro passato di ragazzi di strada e nel nostro cuore abbiamo sperimentato la gioia di vivere sereni! 

Grazie mille.

Corrispondenza fra Antonio Triggiante

Il lavoro nelle risarie nei campi della coperativa di fra Antonio.

I ragazzi della casa famiglia, seguita da fra Antonio Triggiante, a Zalala.

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Roma, 11 giu 2014 – Il vice ministro degli Esteri Lapo Pistelli ha espresso oggi la preoc-cupazione dell’Italia per la ripresa degli scontri in Mozambico e ha confermato il proprio impegno in favore della pace e dello sviluppo del Paese.“L’Italia e’ preoccupata per la recente ripresa degli scontri nella zona centrale del Mozam-bico e per il perdurare dello stallo del dialogo politico in corso tra il Governo mozambica-no e la Renamo”, si legge in una nota.Pistelli proprio qualche settimana fa si era infatti recato in visita a Maputo, dove aveva incontrato tra gli altri il presidente della Repubblica Armando Guebuza.“Il Governo italiano – prosegue la nota – nell’esprimere la piu’ ferma condanna di ogni forma di ricorso alla violenza a �ni politici, rivolge un accorato appello al presi-dente Guebuza e al leader della Renamo

Dhlakama a�nche’ proseguano il dialogo intrapreso con spirito costruttivo, per raggiungere un accordo che permetta di mantenere e consolidare la pace e la stabilita’ politica in Mozambico, anche in vista dell’importante scadenza elettorale di ottobre”.Secondo il Vice Ministro con delega per l’Africa, l’eredita’ preziosa dell’accordo di pace raggiunto a Roma nel 1992 e’ un patri-monio comune di tutti i mozambicani che va preservato. E’ anche la premessa indispensa-bile per proseguire nel percorso di forte crescita economica avviato in questi anni dal Mozambico.“L’Italia – conclude Pistelli nella nota – conferma il proprio impegno a contribuire allo sviluppo di un dialogo costruttivo, che riporti la pace e la �ducia tra tutti gli attori in causa”.

Mozambico. Nuovi scontri a Maputo, Pistelli conferma impegno italiano

Carissimi amici

Un altro anno accademico sta per finire. Sento l’obbligo e la necessità di fare un ringrazia-mento a tutti quelli che mi conoscono fisicamente o hanno sentito parlare di me. Un grande ringraziamento per l’appoggio che mi avete dato anche quest’anno. Grazie mille perché mi avete accompagnato durante tutto il tempo con la vostra fiducia e grazie anche da parte della mia famiglia.Io ho fatto il quarto anno di medicina, piano piano si avvicina la laurea. Ogni anno che passa comprendo quanto è importante il percorso degli studi ma anche quello della vita che fai in compagnia di altre persone che vogliono stare insieme con te in diversi modi. Ogni giorno capisco che devo andare avanti per non deludere la fiducia che gli altri hanno messo sulla mia persona.Quest’anno sarà difficile perché abbiamo tanti esami e molto complessi, però con il mio impe-gno cercherò di andare avanti e sono certo che tutto andrà bene.

Non avendo altre parole da dire, voglio salutarvi e abbracciarvi tutti.GRAZIE e Dio benedica voi e alle vostre famiglie.

Vostro sinceramente Angjelin Jaku

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adotta un progetto

attraverso il Conto Corrente Postale allegato n. 001018318418oppure Bonifico Bancario IBAN: IT 11 D 07601 04000 001018318418Segreteriato Missioni Estere Cappuccini Puglia ONLUSVia Crocifisso, 54 - Giovinazzo (Bari)

carissimi lettori e sostenitori, con gioia noi Frati Cappuccini di Puglia vi annunciamo che il “Segretariato Missioni Estere Cappuccini Puglia”

È ONLUS

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Contribuisci anche tu alla realizzazione dei nostri progetti fiscalmente deducibili:

PROGETTO 12 - MATERIALE MEDICO - SANITA-RIOFiscalmente deducibili Conto Corrente Postale n. 001018318418

La situazione sanitaria è il settore più fragile del Mozambico. Aids, malaria tubercolosi sono le maggiori cause di morte per mancanza di medicinali. Vogliamo sostenere l'opera di P. Aldo Marchesini, Primario dell'Ospedale di Quelimane.

PROGETTO 10 - SOSTEGNO AL SEMINARIO DEI CAPPUCCINI IN QUELIMANEFiscalmente deducibili Conto Corrente Postale n. 001018318418

Sono molti i giovani che, volendo abbracciare l’ideale france-scano, chiedono di entrare in Seminario. Sostenere la formazione di un giovane, serve ad aiutarlo a seguire la sua vocazione.

€ 100 M.C. - Campi Salentina, Alfredo Mazzotta - Campi Salentina, € 50 O.F.S. - Molfetta, € 40 Aldo R. - Firenze

€ 500 Marco M. - Taranto, € 350 Nunzia P. - Maglie, € 150 Marco M. - Taranto, € 50 Felicia M. - Giovinazzo, € 25 Ra�aella D., Saverio C. - Giovinazzo, Maria L. - Francavilla Fontana, Anna R. - Bari, € 20 Vita D. - Santo Spirito, Maria S. - Bari, € 20 Rosa Anna L. - Nardo, € 16 Dino F. - Bernalda, € 15 Cosimo I. - Alessano, Annarita M. - Foggia, € 10 - Elisa P. - Brindisi, Alfredo Z. - Bari, Luigi C. e Elena T. - Francavilla Fontana, Vito M. - Scorrano, Maria P. - Brindisi, Laura M. - Zurigo, € 5 Giuseppe I. - Mola di Bari, € 200 Marco M.

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Adozioni a distanza: ecco comeDa anni Missionari Nostri promuove adozioni a distanza in Mozambico, sostenendo tre strutture rette dalle Suore Francescane: Casa Madre Clara a Maputo con 96 bambine (Progetto 22), Casa Speranza con 50 maschietti ed il Villaggio della Pace con 78 bambine interne e 30 esterne a Quelimane (Progetto 13). Con Euro 25 al mese si può aiutare la struttura a provvedere ad un bambino in tutte le sue necessità. Il Segretariato Missioni provvede ad inoltrare le o�erte direttamente alle Suore. La vita di questi bambini, strap-pati alla strada o a situazioni famigliari estremamente precarie e dolorose, dipende esclusivamente dalla sensibilità e dalla carità dei benefattori. Molti ci chiedono le foto ed i nomi, noi pensiamo che la serenità di questi bimbi non sarebbe avvantaggiata da un rapporto diretto con una singola famiglia adottiva, che creerebbe squilibri tra l’adottato e gli altri. Basterà loro la certezza che ci sono persone che, se pure distanti, sanno aiutare ed amare indistintamente tutti i bambini, ugualmente bisognosi, che vivono nella struttura.

€ 100 Vita D.M. - Triggiano, € 50 O.F.S. - Molfetta, € 25 Antonio B. - Molfetta, € 25 Ada P. - Scorrano

ADOZIONI

€ 750 Vito C. - Triggiano, € 100 Umberto F. - Brindisi, € 75 Piccoli Amici F.P. - Scorrano, € 50,00 Ada P. - Scorrano, € 26 A.S. - Bari, € 25 Antonia R. - Alessano

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PROGETTO 13 - RECUPERO BAMBINI DELLA STRADAFiscalmente deducibili Conto Corrente Postale n. 001018318418

I bambini sono la categoria più esposta alle conseguenze della povertà: fame, malattie, nudità, evasione scolastica, ecc. Nella città di Quelimane sono molti quelli che vivono per strada; vengono accolti i maschietti nella Casa Speranza gestito dalla Diocesi di Quelimane e le femminucce nel Villaggio della Pace e nell’Istituto Livramento retti dalle Suore Francescane. Possono essere sostenuti con adozioni a distanza con Euro 25 al mese.

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PROGETTO 22 - CASA DI ACCOGLIENZA E MENSA PER BAMBINI DELLA STRADA

Fiscalmente deducibili Conto Corrente Postale n. 001018318418

Le bambine orfane o abbandonate sono accolte nell'Istituto San José di Inhambane e nella “Casa Madre Chiara” a Maputo dalle Suore Francescane dell'Ospitalità, che assisto-no anche un centinaio di bambini della strada, anziani e ammalati del quartiere Lhan-guene con un pasto giornaliero nella Mensa Madre Clara; si possono sostenere con adozione a distanza con Euro 25 al mese.

€ 55O F.S. - Molfetta, € 30 Aldo R. - Firenze, € 25 Maria D.C.S., € 15 Rosa M. - Barletta

ADOZIONI

€ 25 Antonia R. - Alessano, Maria A.V. - Bari, Bruna S.M. - Bari

PROGETTO 27 - SCUOLA DI ARTI E MESTIERI “MARTIRI DI INHASSUNGE”

Fiscalmente deducibili Conto Corrente Postale n. 001018318418

Alla “Scuola dei Martiri” in Quelimane (3.650 alunni) si è aggiunta la Sezione Arti e Mestieri (400 alunni) che favorirà lo sbocco nel mondo del lavoro di tanti giovani. Il sostegno serve all'acquisto di materiale tecnico e di consumo per i reparti falegnameria, meccanica e ceramica.

€ 120 Liliana P. - Dossobuono, € 25 Ra�aella D., Saverio C. - Giovinazzo, Maria L. - Franca-villa Fontana

I versamenti elencati su questo numero di Missionari Nostri sono stati e�ettuati sul c/c del Segretariato Missioni Estere Cappuccini Puglia Onlus dall’11/05/2014 al 14/08/2104.Ringraziamo con il cuore tutti i nostri sostenitori che con il loro contributo agevolano e rendono possibile in nostro operato.

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PROGETTO 30 - FONDO A SOSTEGNO DI LAICI VOLONTARIFiscalmente deducibili Conto Corrente Postale n. 001018318418

Prezioso in Mozambico è il contributo dei laici che o�rono le proprie competenze ed esperienza al servizio di progetti di utilità sociale. Occorre il nostro sostegno per contri-buire alle spese di viaggio, di mantenimento e di lavoro di chi o�re la propria opera. Se sostieni un volontario, è come se lavorassi con lui.

PROGETTO 44 - SCUOLE PER LE COMUNITA’ DI MORRUMBALAFiscalmente deducibili Conto Corrente Postale n. 001018318418

La zona di Morrumbala conta 60.000 bambini in età scolare, le scuole del governo sono 150 e ne accolgono solo 15.000. La Missione ha aperto 42 scuole nella foresta per 3.500 bambini. Sono necessari € 10.000 all’anno per lo stipendio dei maestri, tre ispettori e per il materiale didattico. Adotta una scuola con € 15 al mese.

PROGETTO 45 - BORSE DI STUDIO PER GIOVANI UNIVERSITARIFiscalmente deducibili Conto Corrente Postale n. 001018318418

Lo sviluppo del Mozambico dipende anche dalla preparazione dei giovani; molti sono nell’impossibilità di continuare gli studi per mancanza di mezzi.

PROGETTO 49 - “MENSA SAN FRANCESCO” PER I POVERI DI QUELIMANEFiscalmente deducibili Conto Corrente Postale n. 001018318418

Ogni giorno circa 100 persone, mendicanti, ciechi, handicappati, vedove, bambini di strada ricevono un pasto caldo e assistenza alla Mensa. Altri 21 anziani, lebbrosi e vedove sono assistiti a Nicoadala, dove possono coltivare un proprio campo. Adotta un povero con € 15 al mese.

€ 800 Felicetta A. - Giovinazzo, € 500 Maria L. - Castrovillari, € 300 Clementina L.S. - Vaglio Basilicata, € 250 Parrocchia S. Antonio – Monopoli, € 100 Aldo B. - Alessano, € 25 Martino C. - Bellinzago Novarese, € 20 Cosimo I. -Alessano, € 800 Agostino F.

€ 700 Carmela Z. - Giovinazzo, € 250 Giuseppe C. e Antonietta F., € 25 Rosaria C. - Barletta

€ 1.000 Emilia D.P. e Giulio S. - Monopoli, € 100 N.N., € 30 Aldo R.- Firenze, € 25 Saverio C. - Giovinazzo, € 20 Cotrina D.A. - Latiano, Francesca G. - Molfetta

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PROGETTO 52 - CASE PER ANZIANI, VEDOVE E DISABILIFiscalmente deducibili Conto Corrente Postale n. 001018318418

Un folto gruppo di anziani, vedove, lebbrosi che vivono di elemosina per le strade della città di Quelimane si è radicato in una zona agricola da dove trae sostentamento. Occorre costruire case organizzate in un piccolo villaggio. Una casa in mattoni € 2.000, in materiale locale € 300.

PROGETTO 58 - CHINDE: CASA DI ACCOGLIENZA PER ORFANIFiscalmente deducibili Conto Corrente Postale n. 001018318418

A Chinde, sperduta isola tra lo Zambesi e l’Oceano, 51 bambini abbandonati o orfani sono curati da un’anziana suora sola e senza mezzi. Abbiamo costruito un nuovo orfanotro�o: occorrono circa € 1000 al mese per le loro necessità.

PROGETTO 63 - ORFANOTROFIO S. ROQUE - MAPUTOFiscalmente deducibili Conto Corrente Postale n. 001018318418

Il centro ospita 35 bambini e ragazzi orfani o appartenenti a famiglie non in grado di sostenerli. Il loro sostegno dipende dall’aiuto dei benefattori.

PROGETTO 64 - SOSTEGNO BAMBINI “CASA FAMIGLIA”Fiscalmente deducibili Conto Corrente Postale n. 001018318418

Fra Antonio Triggiante ha accolto in una “Casa Famiglia” 75 bambini raccolti dalla strada, orfani di AIDS, �gli di genitori ciechi o invalidi. E’ stata costruita una nuova struttura: occorrono circa € 1000 al mese per le loro necessità.

€ 100 Vito M. - Barletta, € 70 Felicia M. - Giovinazzo, € 50 Ruggiero G. Barletta, € 25 Saverio C. - Giovinazzo, € 20 Ra�aella D., Tiziana B. - Cologno Monzese, Emilia A. Bari, Maria L. - Francavilla Fontana

€ 100 N.N.

€ 500 Parrocchia S.Antonio – Monopoli, € 20 Ra�aella D., Maria L. - Francavilla Fontana

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PROGETTO 66 - SCUOLA “BEATO ZEFERINO” SCUTARIFiscalmente deducibili Conto Corrente Postale n. 001018318418

Nella Missione di Scutari 50 bambini Magjyp di etnia Rom, ai margini della società albanese, sono bisognosi di istruzione per uscire dall’emarginazione. Il tuo sostegno per lo stipendio alle maestre e per la mensa scolasti-ca. Spesa mensile € 2.300.

PROGETTO 68 - PROGETTO AGRICOLTURA A NICOADALAFiscalmente deducibili Conto Corrente Postale n. 001018318418

La Mensa S. Francesco ha avviato un gruppo di vedove, anzia-ni, lebbrosi, che vivevono di elemosina per le strade di Quelimane, all’attività agricola nella zona di Nicoadala. Occorre acquistare attrezzi agricoli e sementi, sostenere le spese del personale addetto alla gestione: motorista, responsabili dell’approvvigionamento, ecc. Preventivo € 10.000 all’anno.

PROGETTO 69 - STAMPA DELLA BIBBIAFiscalmente deducibili Conto Corrente Postale n. 001018318418

Stampa di 2.000 copie della Bibbia tradotta da P.Leone Innamorato in lingua Lolo, per aiutare le comunità a conosce-re, comprendere e spiegare la Parola di Dio.

PROGETTO 71 - PROGETTO DUKAGJINFiscalmente deducibili Conto Corrente Postale n. 001018318418

Il Progetto nasce dall'esperienza di fra’ Antonio Imperato che dal 2007 al 2009 ha vissuto in questa regione a nord dell'Albania sostenendo le famiglie più povere e creando opportunità di incontro e di studio per tanti ragazzi isolati dalle distanze e dai doveri lavorativi. Dal 2010 si organizza un mese di attività ludiche, formative e ricreative, a cui aderiscono volontari di estrazione e formazione diversa provenienti da tutta Italia; dal 2011 arricchiscono il progetto la presenza e il lavoro di medici generici e di dentisti volontari che prestano la loro attività in quel luogo dove il diritto alla salute sembra essere un miraggio.

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€ 2.000 Parrocchia Santa Fara - Bari

€ 250 Parrocchia S.Antonio – Monopoli

€ 380 Alberta P. - Vicchio Mugello, € 30 Francesco P.C. - Molfetta

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PROGETTO 72 - CENTRO DI SALUTE E NUTRIZIO-NALE NEI PRESSI DELLA DISCARICA DI MAPUTO - MOZAMBICOFiscalmente deducibili Conto Corrente Postale n. 001018318418

Nel bairro (=quartiere) di Hulene, dove opera il nostro fratello Mimmo Mirizzi, che è uno dei più popolosi della città di Maputo con i sui 40.000 abitanti assiepati in poverissime case a ridosso della discarica municipale, manca il presidio sanitario. Per questo motivo, cito del parole del missionario: “stiamo cercando di soddisfare questa enorme necessità con la costruzione di un poliambulatorio che serva a rispondere almeno alle patologie mediche di base della popolazione e includendo in esso anche un centro nutrizionale. La struttura di base è già stata costruita. Adesso servono fondi per completarla: pavimenti, porte, �nestre, l’acquisto dell’arredamento, delle strumentazioni mediche....ecc”.

PROGETTO 73 - UNA NUOVA CHIESA IN ONORE DEI MARTIRI DI INHASSUNGEFiscalmente deducibili Conto Corrente Postale n. 001018318418

Noi frati minori cappuccini di Puglia, di Trento e i frati missionari del Mozambico, per onorare i nostri fratelli Camillo, Oreste e Francesco, insieme a di tutti gli amici e benefattori, vogliamo erigere una chiesa per ricordare il loro sacri�cio. La chiesa sarà un punto di riferimento per migliaia di cristiani che vivono sull’isola di Inhassunge.

Su alcune delle tombe vengono costruite delle basiliche, come luoghi di preghiera e di memoria, che permettono alle celebrazioni anniversarie di assumere caratteri di solennità. Le tombe dei martiri divengono meta di pellegrinaggio (Cf Paolinus Nola-nus, Carmen 26, v.387-388; Prudentius, Peristephan. Hymn.XI, v.195-210).

Previsti 15,000 euro per la sua realizzazione.

€ 100 Henrie e Suzanne C. - Andria, € 80 Stefania P. - Taranto, € 25 Ra�aella D., Maria L. - Franca-villa F., € 20 Francesco C. - Taranto, € 15 Annarita M. - Foggia, € 15 Cosimo I. - Alessano

€ 200 N.N.

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Fiscalmente detraibili: conservi la ricevuta di versamento, purché bancario o postale, e potrà detrarre il 19% del relativo importo, �no ad un massimo di € 2.065,83 con la prossima dichiarazione dei redditi. Per le persone (quali società ed imprese) potrà essere dedotto dal reddito di impresa �no a € 2.065,83 o �no al 2% al reddito dichiarato. (art. 15, comma 1 lettera i-bis e art. 100, comma 2 , lettera h, D.P.R. 22.12.1986, n. 917).

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