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BOLLETTINO SEMESTRALE - 2° SEMESTRE 1999 - N° 2 SPEDIZIONE IN ABB. POSTALE gr. 50% - Anno XCII CITTÀ DEI RAGAZZI Don Bosco Duemila Giubileo 2000 Apri il tuo Cuore a Dio

ECO DI DON BOSCO 2. 1999 - Opera Don Bosco - Genova ... · La prof.ssa Guido lascia il Don Bosco 27 Irlanda: è nel gruppo il segreto del successo 28 Live a different life - L’esperienza

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BOLLETTINO SEMESTRALE - 2° SEMESTRE 1999 - N° 2SPEDIZIONE IN ABB. POSTALE gr. 50% - Anno XCII

CITTÀ DEI RAGAZZIDon Bosco Duemila

Giubileo2000Apri il tuo Cuore

a Dio

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3Sta per sorgere l’alba del 2000,un’alba carica di attesa che si fa so-gno di un mondo migliore.È un bisogno dell’uomo di uscire,sulle ali della fantasia, dal presenteche vorrebbe essere diverso.Ma la mattina del terzo millenniosarà lì con lo stesso bagaglio di preoc-cupazioni, problemi e sofferenze...proprio come l’ultima sera del secon-do millennio.Però il “cuore” ha le sue ragioni.Con noi, nel tempo, cammina Gesùdi Nazareth e con Lui tutto puòcambiare. Il meglio della nostraumanità deve, a sua immagine, ve-nire ancora a luce.La terra, “atomo opaco del male”,come dice il poeta, può esplodere nel-la bontà che si porta dentro ed inve-rare, in parte, attese e sogni.Noi che entreremo nel Duemila por-teremo la responsabilità storica difrenare o di accelerare il camminoverso il meglio.I sogni allora siamo noi, o per lo me-no, anche ognuno di noi.Ad ogni lettore dell’Eco un auguriocaloroso: il nuovo millennio porti,nello sfolgorio di luci anche segni dibontà.Un invito a vivere il sorgere del Due-mila come “anno santo” che ci chiededi tradurre la conversione interiorein carità operosa. In termini storicil’impegno a rendere umana la vitasulla terra: inderogabile per i cristia-ni, praticabile da tutti.

don Alberto Rinaldini

2° SEMESTRELUGLIO - DICEMBRE 1999 - N° 2

L’ECO DI DON BOSCOBollettino semestraleOpere Salesiane a SampierdarenaSped. in abb. postale gr. 50% - Anno XCII

Giubileo 2000

5Messaggio del Papa per la XV Giornata Mondiale della Gioventù

1Agli ex-allievi ed amici - Lettera del direttore

7In margine all’Assemblea Nazionale sulla Parità

8Alcune voci dell’Assemblea

9Parità scolastica - La scuola nel nuovo millennio

11“Cari coetanei la nostra è un’età ricca di senso”

13Tra presente e passato - Incontro con ex-allievi

15Il saluto del nuovo parroco Don Josè De Grandis

16Don Giovanni Gregorini: una vita di sofferenza

17Francesco Fogliotti Coadiutore: una vita per i ragazzi

18Con l’Oratorio in viaggio verso il 2000

19Estate Ragazzi ’99 - Un’estate all’arrembaggio

21Le Olimpiadi ’99 - Al Paladonbosco un nuovo spirito olimpico

23Ecco a voi... il “Palagym” nuova palestra del Don Bosco

22Le altre iniziative sportive dell’estate

24Il Paladonbosco non finisce di stupire - Il nuovo Palagym

25Al Palagym non solo... fitness - Gita alle Cinque Terre

26Centro di Ascolto “Punto Giovani” - Novità del 2000

27La prof.ssa Guido lascia il Don Bosco

28Irlanda: è nel gruppo il segreto del successo

29Live a different life - L’esperienza di un veterano

30Il cinema a cinque stelle - Il Club “Amici del Cinema”

31Il Tempietto - Stagione teatrale 1999-2000

32Convegno ex-allievi

REDAZIONE:Gianni e Gianna Savoldelli - Domingo StrizoliDIRETTORE RESPONSABILE:Alberto RinaldiniFOTO:Nuccio RussoSTAMPA:Arti Grafiche BICIDI srl - GE - Tel. 010-8352143 r.a.

DIREZIONEAMMINISTRAZIONE:

Istituto “Don Bosco” - Via C. Rolando, 1516151 Genova-SampierdarenaTel. 010-645.47.51 - C.C.P. 28142164Autorizzazione Tribunale di Genova n. 327del 16-2-1955

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Vi giunga il mio caloroso saluto equello della Comunità del “DonBosco” in questo ultimo scorcio

del nostro secolo.A questo proposito mi hanno particolar-mente colpito le parole di una canzonedi Ligabue – Jovanotti – Pelù, tre can-tanti oggi molto in voga e particolar-mente conosciuti, come i loro beniami-ni, dai nostri giovani, che dicono:

Mai più bambini accecati dalle mine

in AfghanistanMai più

donne sgozzate in AlgeriaMai più

montagne di scheletri nelle risaie in Cambogia

Mai più ragazzi schiacciati dai carri armati

in CinaMai più

bombe nei pubs d’IrlandaMai più

popolazioni in fuga dalla pulizia etnicain Jugoslavia

Mai più morti soffocati dai gas tossici

nei villaggi del KurdistanMai più

cadaveri che scendono lungo i fiumi del Rwanda

Mai più corpi mutilati per le strade

della Sierra LeoneMai più

campi di sterminio, campi profughi,campi minati

Mai più bombe sulle popolazioni inermi

Mai più non ci stiamo alla guerra,

a nessuna guerra.Non stiamo dalla parte dei carnefici,

ma da quella delle vittime,di tutte le vittime.

Il mio nome è Mai più.

Si chiude questo secolo e il secondomillennio e coltiviamo dentro di noi ildesiderio di tanti “mai più”, di poter ab-bracciare con coraggio e varcare la so-glia della Speranza. Il duemila è alleporte! E mentre i giornali pubblicizzanol’evento come occasione di festa, di af-

fari, di grandi movimenti turistici e di oc-casioni da non perdere, il Papa, in parti-colare ai giovani, rivolge un invito: “Il fu-turo del mondo e della Chiesa appartie-ne alle giovani generazioni che, nate inquesto secolo, saranno mature nelprossimo, il primo del nuovo millennio.Cristo attende i giovani, come attende-va il giovane che gli pose la domanda:“Che cosa devo fare di buono per otte-nere la vita eterna? (Mt. 19,16) I giovani,in ogni situazione, in ogni regione dellaterra non cessano di porre domande aCristo: lo incontrano e lo cercano perinterrogarlo ulteriormente. Se saprannoseguire il cammino che Egli indica,avranno la gioia di recare il proprio con-tributo alla sua presenza nel prossimosecolo e in quelli successivi, sino alcompimento dei tempi: Gesù è lo stes-so ieri, oggi e sempre” (TMA 58).Il Giubileo, di cui sentiamo tanto parlarein questo tempo, è un appuntamentocon la storia che segnerà la vita di tuttie in particolare dei giovani perché:

L’anno giubilare pone al centro dell’at-tenzione, della riflessione, della celebra-zione e della festa Gesù Cristo che daduemila anni è la concretezza dell’amo-re appassionato di Dio che cerca l’uo-mo, è uomo come noi, l’uomo più riu-scito, il centro della storia, colui chesvela il segreto della vita di ogni uomo.Fare Giubileo è riportarsi al senso e alcentro della vita.Il Giubileo è anno di grazia, cioè anno incui la logica umana deve accogliere lalogica divina, il cui orizzonte non è più ilpossedere, ma il donare, non il condan-nare, ma l’accogliere e il perdonare. Èun anno in cui ci si dispone ad acco-gliere il perdono di Dio, a ricostruire ilmondo sette volte più buono, dove l’uo-mo può tornare a vivere nella gratuità eresponsabilità.In questa gratuità di Dio, l’uomo capi-sce di poter abitare la terra solo con lacoscienza di chi è ospitato e si riporta aquesta esperienza primaria del creato. Ilmondo, prima di essere oggetto di ma-

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Agli ex-allievi ed amiciDon Alberto Lorenzelli - Direttore del Don Bosco

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nipolazione, di possesso, di conoscen-za, è dono di Dio all’uomo.La gratuità chiama in causa la giustizia,cioè instaura l’orizzonte della solidarietàe dell’amore gratuito, dove il rapporto coni beni della terra non è il possesso, ma lacondivisione, non l’accumulo dei debiti,ma il ristabilimento dell’uguaglianza.La Chiesa, ogni uomo e donna, ogni gio-vane allora è chiamato a convertirsi, a tor-nare a Dio e al fratello.La sfida culturale–religiosa a cui ognuno èchiamato a rispondere personalmente èquella di cogliere, vivere riesprimere nellapropria esistenza il senso del tempo e ilsenso della storia del mondo a partire dalcentro del Tempo e della Storia che è GE-SU’ di NAZARETH, dalla sua vittoria sulmale e dalla concreta comunità dei cre-denti, la CHIESA, che Egli ha voluto se-gno e strumento di comunione con Dio etra i fratelli.

ALCUNE NOTIZIE DI FAMIGLIADue gravissimi lutti hanno caratterizzatola vita del Don Bosco in quest’ultimoperiodo:Don Giovanni Gregorini: se n’è andatodolcemente, così come lo caratterizza-va il suo animo dolce e gentile. La suavita è stata contrassegnata dalla soffe-renza accettata e donata: “Offro la miavita per la Congregazione, per la Chiesae per il mondo intero”. Così scrive nelsuo testamento. Si è sempre prodigatonella cura degli ammalati e dei sofferen-ti. Chi comunica bontà comunica Dio.Lascia un vivo ricordo tra i tanti ex- al-lievi che lo ringraziano come validomaestro di vita. Il Prof. Francesco Fogliotti: il “profes-

sore” come tutti lo chiamavano. Fino al-l’ultimo ha espresso la sua predilezioneper i giovani. In mezzo a loro nel cortileo in questi ultimi tempi nel dare lezionidi matematica, ha dimostrato sempreun cuore salesiano e un animo genero-so. Si è prodigato nella scuola come in-segnante: generazioni di ex – allievi ri-cordano “Pitagora”, come affettuosa-mente lo chiamavano i suoi alunni, con isuoi compitini veloci, i calcoli a memo-ria da sbalordire persino le più velocicalcolatrici, con i suoi gessetti consu-mati che volavano per la classe. Lasciaun ricordo indelebile. A questi due grandi salesiani, che hannofatto la storia della nostra scuola va la no-stra sincera riconoscenza e gratitudine.La Prof.ssa Giuliana Marenco è la nuo-va Preside della Scuola Media. È unaistituzione nella nostra scuola dove in-segna da ben 22 anni con grande entu-siasmo e professionalità. A Lei vogliamoaugurare un lavoro proficuo e ricco disoddisfazioni. Don Josè De Grandis è il nuovo Parro-co della nostra Parrocchia. È un impe-gno grande che richiede sacrificio, co-stanza e tanta disponibilità: non difetta-no in don Josè tutte queste qualità, ag-giunte allo spirito di accoglienza, sere-nità e cordialità che porta con sé. A luil’augurio di un fecondo apostolato.Benvenuti e per alcuni Bentornati alDon Bosco: mi riferisco a don Piero

Evelli, vice preside della Scuola Media,a don Roberto De Crescenzo e al Sig.Lorenzo Maffeis, ai giovani salesianiFrancesco, Artur e Freddie, linfa nuo-va che scorre nelle vene del nostro Isti-tuto: a loro l’augurio di Buon Lavoro.Ci hanno lasciato per altri incarichi donCarlo Bianchi, ora nuovo Parroco aCollevaldelsa, don Ermanno Branchet-ti, Parroco e Direttore a La Spezia, donGianni D’Alessandro incaricato dellaPastorale dell’Ispettoria nel nostro cen-tro di La Spezia, i giovani Salesiani Ri-chard e Moncy che continuano i lorostudi teologici all’Università Salesiana diRoma e la Prof.ssa Gabriella Foggi, laProf.ssa Luciana Guido e il Prof. Mi-chele Altamura: a loro il nostro graziesincero per il loro lavoro in mezzo aigiovani.Auguri vivissimi ai nuovi insegnanti: Pa-lumbo Elisabetta, Cuomo Daria, Tro-vato Concettina, Manzo Anna, GavaPaolo e Baldizzone Massimo, chevengono ad arricchire con il loro entu-siasmo il lavoro nella scuola. Carissimi Ex–Allievi, alla conclusione diquesta mia lettera non mi resta che au-gurarvi un Buon Giubileo, che permettaa tutti e a ciascuno di vivere un salto diqualità e un salto di spiritualità. A tutti voi e alle vostre famiglie faccio anome mio e di tutta la comunità gli au-guri più sinceri e sentiti di Buon Natalee di un Felice Duemila!

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Il Giubileo del 2000 è diversoda tutti quelli che l’hannopreceduto: celebra il

compiersi di duemilaanni dalla nascita diGesù. È la primavolta che la Chiesafesteggia un giu-bileo nel momen-to del passaggioad un nuovo mil-lennio.

1. ATTESA DELNUOVOQualcosa di inedito e di straordinario si sentenell’aria. Un avvenimento cheattendiamo con trepidazione e spe-ranza come un’aurora di un “giorno”, ilnuovo millennio, da quando il tempo è di-venuto una dimensione “divina”, che deveancora realizzare la carica di “umanità di-vinizzata” che l’uomo porta dentro.L’attesa si fa sogno grandioso: spazzarevia tutte le brutture che hanno fatto delNovecento, forse, il secolo più disumanodella storia.A livello economico vorremmo vedere alme-no condonato il debito ai Paesi in via di svi-luppo. Sarebbe anche una restituzione diquanto è stato loro rubato negli ultimi secoli.A livello politico attendiamo che la globa-lizzazione economica sia governata daun’istituzione democratica mondiale a ga-ranzia del benessere e libertà di tutti i po-poli della terra. Ogni popolo possa esseresoggetto attivo nella ricerca del bene ditutti e la spinta alla mondialità conviva conil rispetto delle identità locali e nazionali.A livello della qualità della vita, aspettiamola fine di qualunque egemonia culturaleper fare spazio alla convivenza delle di-versità. La qualità sognata esige il pas-saggio dall’avere all’essere. Lo svilupposcientifico, tecnologico supersofisticatodell’Occidente, potrebbe superare il con-sumismo che lo sta asfissiando, ma ha bi-sogno di un supplemento d’anima.A livello religioso abbiamo bisogno chetutte le religioni si uniscano per fareesplodere il meglio che è nel nostro cuoredi figli di Dio: pluralismo, dialogo, ecume-nismo, sono parole che esprimono questaesigenza. La preghiera interreligiosa di

Assisi di qualche anno fa, l’incon-tro in vista del giubileo in

piazza S.Pietro nell’otto-bre scorso, sono fatti

che allargano il cuo-re. Accanto al Papail Dalai Lama! Come nella verità,così nella religio-sità, l’uomo ha bi-sogno di ascoltaree rispettare l’altro

sapendosi in com-pagnia con “altri”.

Attendiamo con fidu-cia: il sogno può diven-

tare realtà. I lineamenti delnuovo stanno prendendo for-

ma, certamente per ora, a livello solodi sensibilità, ma qua e là appaiono i primifrutti maturi.

2. LA CENTRALITÀ DEL CRISTOL’idea-luce dell’evento del Giubileo è ilmistero della incarnazione del Figlio diDio, la sua presenza salvifica e le relativeconseguenze per l’umanità di ogni tempo.Nell’introduzione al documento “TertioMillennio Adveniente” il Papa cita S. Pao-lo: “Quando venne la pienezza del tempo,

Dio mandò suo Figlio, nato da donna”(Gal. 4,4). Queste parole esprimono la no-vità del Cristianesimo: non solo l’uomo ri-cerca Dio, ma è Dio che cerca l’uomo,parla all’uomo e gli rivela il suo volto inGesù. Nel Verbo fatto uomo, la via di sal-vezza per l’umanità.Ecco il taglio religioso: il giubileo comemomento di revisione della via percorsa eda percorrere dall’umanità, alla luce degliinsegnamenti di Gesù. Anche momento diriconciliazione con Dio e con i fratelli e lafesta della vita sarebbe aperta a tutti.Le parole di S. Paolo dicono anche cheDio assume la dimensione della tempora-lità e il tempo quella della divinitàQuesto il cuore del “Giubileo del Duemila”!

3. IL GIUBILEO NELL’ANTICOTESTAMENTOIl termine “giubileo” ha origine biblica. Deri-va da Jobel, il corno del capro, che si suo-nava ogni 50 anni, per annunciare a tutto ilpaese un anno santo, dedicato al Signore.Era la celebrazione periodica della giustiziae della pace, nella ritrovata armonia deirapporti tra gli uomini e con la natura.“Dichiarerete santo il cinquantesimo annoe proclamerete la liberazione nel paese pertutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubi-

Giubileo 2000Attese e speranza

GIUBILEO

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tuale. Oggi invece è fortemente sentito ilbisogno di tradurre la fede in vita e la con-versione del cuore nell’impegno sociale.La bolla d’indizione del primo giubileo è del1300. Un giubileo che nacque dal basso:masse di pellegrini, non potendo recarsi neiluoghi santi in Palestina, ripiegarono su Ro-ma, alla tomba dei santi apostoli Pietro ePaolo... La bolla, a firma del papa BonifacioVIII, porta la data del febbraio del 1300!Dopo il primo giubileo, Bonifacio VIII fissòle date dei successivi ogni cento anni. Inseguito Paolo II li fissò ogni 25 anni.Numerosi sono stati poi i giubilei straordi-nari. L’attuale papa ne ha indetti due:quello della Redenzione nel 1983, il giubi-leo mariano nel 1987.

5. IL GIUBILEO DEL DUEMILAScrive Giovanni Paolo II nel Tertio Millen-nio Adveniente:“L’umanità continua ad attendere la rivela-zione dei figli di Dio”. Ci sentiamo tuttimessi di fronte alla terribile situazione diun mondo che, disponendo di sovrabbon-danti mezzi culturali, economici e tecnolo-gici, non sa, o non vuole, rimediare a tan-te situazioni di ingiustizia, di povertà, diviolenza, di dolore e disperazione. Che neè stato della “buona novella”? Che ne èstato del battesimo che ci fa figli di Dio? Ciattende una svolta: riscoprirci “figli di Dio”e con la vita portare al mondo il Vangelo. ■

Alberto Rinaldini

L’ANNO SANTOCos’è l’Anno Santo?È un vivere, è una “vivencia”,dicono gli Spagnoli: Betlemmeè qui, a Sampierdarena; sento ilcanto degli angeli: “Vi annun-cio una grande gioia: è nato avoi il Salvatore” (Luca, cap. 2)È nato Gesù, povero e misero:i potenti non se ne accorgono.Roma meno che meno. Eppu-re col passare dei secoli, tuttala storia ruoterà attorno a que-sto Figlio di Maria!Anno Santo, Giubileo del2000: è una “vivencia”, cioèsiamo noi i Santi che giubila-no, è la nostra vita di Figli nelFiglio che sobbalza di gioia. Èun canto della Trinità: Padre,Figlio che si fa uomo da Ma-ria per opera dello SpiritoSanto.Giubileo degli anni giovani:sono pochi 2000 anni. Il cam-mino dell’uomo sulla terra èappena iniziato. Da 6000 annisi conosce la scrittura. Da soli25 secoli si è diffusa la filoso-fia e la scienza è nata ieri, nel1600, con Galileo.La chiesa non è proprio agliinizi, ma quasi: i cattolici inAsia raggiungono cifre irriso-rie; Cina ed India sono popo-late da oltre due miliardi dipersone e solo uno o due sucento sono cattolici!Passano i secoli.Nel 3000, nel 4000, la Chiesaavrà, calcolando solo l’Asia,miliardi di “Santi”; e poi l’A-frica e poi tutto il mondo!Coraggio, uomini dubbiosi,abbiate speranza. Con noicammina Gesù!

Domingo Strizoli

leo; ciascuno di voi tornerà nella sua pro-prietà e nella sua famiglia. Il cinquantesimoanno sarà per voi un giubileo; non faretené semina, né mietitura di quanto i campiprodurranno da sé, né farete la vendemmiadelle vigne non potate. Poiché è giubileo;esso vi sarà sacro, potrete però mangiare ilprodotto che daranno i campi. In quest’an-no del giubileo, ciascuno tornerà in pos-sesso del suo” (...). (Lev. 25,8-13).Questo era il giubileo del popolo ebraico,cui allude Gesù nella sua dichiarazione aNazareth citando un brano di Isaia: “LoSpirito del Signore è sopra di me; perquesto mi ha consacrato per annunziare ilVangelo ai poveri, per proclamare la libe-razione ai prigionieri e ai ciechi la vista;per rimettere in libertà gli oppressi e pre-dicare l’anno di grazia del Signore”. Poiaggiunge: “Oggi questa Scrittura si ècompiuta in voi che ascoltate” (Lc 4,18).Si inaugura l’era messianica segnata dainattesa novità: la vita viene restituita nellasua pienezza, ogni persona ritrova la pro-pria dignità, i rapporti sociali sono riscrittiin termini autentici. L’umanità può sperarein qualcosa di nuovo e di grande. Con Ge-sù ha inizio l’anno di grazia del Signore.

4. IL GIUBILEO NELLA STORIA DELLACHIESAAnche nella storia della Chiesa il Giubileoha sempre indicato un anno di remissione,di indulgenza e di liberazione, spostandoil concetto dal piano sociale a quello spiri-

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Messaggio del Santo Padreper la XV Giornata Mondialedella GioventùAppuntamento con il “Giubileo dei Giovani”

GIUBILEO

CARISSIMI GIOVANI!La croce cammina con i giovaniQuindici anni fa, al termine dell’Anno San-to della Redenzione, vi affidai una grandeCroce di legno invitandovi a portarla nelmondo, come segno dell’amore del Si-gnore Gesù per l’umanità e come annun-cio che solo in Cristo morto e risorto c’èsalvezza e redenzione. Da allora, sostenu-ta da braccia e cuori generosi, essa hacompiuto un lungo ed ininterrotto pellegri-naggio attraverso i continenti, mostrandoche la Croce cammina con i giovani e igiovani camminano con la Croce.Dopo aver attraversato i continenti, que-sta Croce fa ora ritorno a Roma portandocon sé la preghiera e l’impegno di milionidi giovani che in essa hanno riconosciutoil segno semplice e sacro dell’amore diDio per l’umanità. Sarà proprio Roma, co-me sapete, ad accogliere la GiornataMondiale della Gioventù dell’anno 2000,nel cuore del Grande Giubileo.Cari giovani, vi invito ad intraprendere congioia il pellegrinaggio verso questo grande

appuntamento ecclesiale, che sarà, a giu-sto titolo, il “Giubileo dei Giovani”. Prepa-ratevi a varcare la Porta Santa, sapendoche passare attraverso di essa significarinvigorire la propria fede in Cristo per vi-vere la vita nuova che Egli ci ha donato(cfr. Incarnationis mysterium, 8).

Il Verbo si fece carne e venne in mezzo a noiHo scelto come tema per la vostra XVGiornata Mondiale la frase lapidaria concui l’apostolo Giovanni esprime il misteroaltissimo del Dio fatto uomo: “Il Verbo sifece carne e venne ad abitare in mezzo anoi” (Gv 1, 14). In Gesù, nato a Betlemme,Dio sposa la condizione umana e si rendeaccessibile, facendo alleanza con l’uomo.Alla vigilia del nuovo millennio, vi rinnovodi cuore l’invito pressante a spalancare leporte a Cristo, il quale “a quanti lo hannoaccolto ha dato potere di diventare figli diDio” (Gv 1,12). Accogliere Cristo significaricevere dal Padre la consegna a viverenell’amore per Lui e per i fratelli, senten-dosi solidali con tutti, senza discriminazio-

ne alcuna; significa credere che nella sto-ria umana, pur segnata dal male e dallasofferenza, l’ultima parola appartiene allavita e all’amore, perché Dio è venuto adabitare in mezzo a noi, affinché noi potes-simo abitare in Lui.Vedendo e contemplando il Crocifisso, pos-siamo comprendere chi è veramente Dio,che rivela in Lui la misura del suo amore perl’uomo (cfr. Redemptor Hominis, 9).“Passione” vuol dire amore appassionato,che nel donarsi non fa calcoli: la passionedi Cristo è il culmine di tutta un’esistenza“data” ai fratelli per rivelare il cuore delPadre. La Croce, che sembra innalzarsida terra, in realtà pende dal cielo, comeabbraccio divino che stringe l’universo. LaCroce “si rivela come il centro, il senso ela fine di tutta la storia e di ogni vita uma-na” (Evangelium vitae, 50).

Gesù ci chiama ad essere “suoi”Cari giovani, guardate Gesù di Nazaret,da alcuni accolto e da altri schernito, di-sprezzato e rifiutato: è il Salvatore di tutti.Adorate Cristo, nostro Redentore, che ciriscatta e libera dal peccato e dalla morte:è il Dio vivente sorgente della Vita.Contemplate e riflettete! Iddio ci ha creatoper condividere la sua stessa vita; ci chia-ma ad essere suoi figli, membra vive delCorpo mistico di Cristo, templi luminosidello Spirito dell’Amore. Ci chiama ad es-sere “suoi”: vuole che tutti siano santi.Cari giovani, abbiate la santa ambizione diessere santi, come Egli è santo!Giovani di ogni continente, non abbiatepaura di essere i santi del nuovo millen-nio! Siate contemplativi ed amanti dellapreghiera; coerenti con la vostra fede egenerosi nel servizio ai fratelli, membra at-tive della Chiesa ed artefici di pace. Perrealizzare questo impegnativo progetto divita, rimanete nell’ascolto della sua Paro-la, attingete vigore dai Sacramenti, spe-cialmente dall’Eucarestia e dalla Peniten-za. Il Signore vi vuole apostoli intrepidi delsuo Vangelo e costruttori d’una nuovaumanità. In effetti, come potrete affermare

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di credere nel Dio fatto uomo, se nonprendete posizione contro ciò che avvili-sce la persona umana e la famiglia?. Secredete che Cristo ha rivelato l’amore delPadre per ogni creatura, non potete nonporre ogni sforzo per contribuire all’edifi-cazione di un mondo nuovo, fondato sullapotenza dell’amore e del perdono, sullalotta contro l’ingiustizia ed ogni miseria fi-sica, morale, spirituale, sull’orientamentodella politica, dell’economia, della culturae della tecnologia al servizio dell’uomo edel suo sviluppo integrale.

Giubileo come celebrazione dell’amoredi Dio per l’umanitàAuspico di cuore che il Giubileo, ormai al-le porte, rappresenti l’occasione propiziaper un coraggioso rilancio spirituale e peruna straordinaria celebrazione dell’amoredi Dio per l’umanità. Da tutta la Chiesa sielevi “l’inno di lode e di grazie al Padre,

che nel suo incomparabile amore ci haconcesso in Cristo di essere “concittadinidei santi e familiari di Dio” (Ef 2,19)” (In-carnationis mysterium, 6).Il mistero dell’incarnazione del Figlio diDio e quello della redenzione da Lui ope-rata per tutte le creature costituiscono ilmessaggio centrale della nostra fede. LaChiesa lo proclama ininterrottamente lun-go i secoli, camminando “tra le incom-prensioni e le persecuzioni del mondo e leconsolazioni di Dio” (S. Agostino, De Civ.Dei. 18,51,2; PL 41,614) e lo affida a tutti isuoi figli quale tesoro prezioso da custo-dire e diffondere.Anche voi, cari giovani, siete destinatari edepositari di questo patrimonio: “Questaè la nostra fede. Questa è la fede dellaChiesa. E noi ci gloriamo di professarla, inCristo Gesù nostro Signore” (PontificaleRomano, Rito della Confermazione).Davanti al mondo, nell’agosto del prossi-

mo anno, ripeteremo la professione di fe-de dell’apostolo Pietro: “Signore, da chiandremo? Tu solo hai parole di vita eter-na” (Gv 6,68), perché “Tu sei il Cristo, il Fi-glio del Dio vivente!” (Mt 16,16).

Vi offre il Libro della VitaEd anche a voi, ragazzi e ragazze, che sa-rete gli adulti del prossimo secolo, è affi-dato il “Libro della Vita”, che nella notte diNatale di quest’anno il Papa, varcandoper primo la soglia della Porta Santa, mo-strerà alla Chiesa e al mondo quale fontedi vita e di speranza per il terzo millennio(cfr. Incarnationis mysterium, 8). Diventi ilVangelo il vostro tesoro più prezioso: nellostudio attento e nell’accoglienza generosadella Parola del Signore troverete alimentoe forza per la vita d’ogni giorno, troveretele ragioni di un impegno senza soste nel-l’edificazione della civiltà dell’amore. ■

Giovanni Paolo II

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GIUBILEO

Gloria a te, Cristo Gesùoggi e sempre tu regnerai!Gloria a te! Presto verrai:sei speranza solo tu!

Sia lode a te! Cristo Signore,offri perdono, chiedi giustizia:l’anno di grazia apre le porte.Sono in te pace e unità!Amen! Alleluia!!

Sia lode a te! Cuore di Diocon il tuo sangue lavi ogni colpa:torna a sperare l’uomo che muore.Solo in te pace e unità!Amen! Alleluia!Sia lode a te! Vita del mondo,umile Servo fino alla morte,doni alla storia nuovo futuro.Solo in te pace e unità.Amen! Alleluia!

Sia lode al te! Verbo del Padre,Figlio dell’uomo, nato a Betlemme,ti riconoscono magi e pastori.Solo in te pace e unitàAmen! Alleluia!

Sia lode a te! Pietra angolare,seme nascosto, luce nel buio;in nessun altro il mondo si salva.Solo in te pace e unità!Amen! Alleluia!

Gloria a te, Cristo Gesùoggi e sempre tu regnerai!Gloria a te! Presto verrai:sei speranza solo tu!

Sia lode a te! Grande Pastore,guidi il tuo gregge alle sorgentie lo ristori con l’acqua viva.Solo in te pace e unità.Amen! Alleluia!

Sia lode a te! Pane di vita,cibo immortale sceso dal cielo,sazi la fame d’ogni credente.

Solo in te pace e unità!Amen! Alleluia!

Sia lode a te! Figlio diletto,dolce presenza nella tua Chiesa:tu ami l’uomo come un fratello.Solo in te pace e unità!Amen! Alleluia!

Sia lode a te! Dio crocifisso,stendi le braccia, apri il tuo cuore:quelli che piangono sono beati.Solo in te pace e unità!Amen! Alleluia!

Sia lode a te! Sole di Pasqua,con i tuoi raggi vesti la storia:alla tua luce nasce il millennio.Solo in te pace e unità!Amen! Alleluia!

Sia lode a te! La benedettaVergine Madre prega per noi:tu l’esaudisci, tu la coroni.Solo in te pace e unità!Amen! Alleluia!

Sia lode a te! Tutta la Chiesacelebra il Padre con la tua vocee nello Spirito canta di gioia.Solo in te pace e unità!Amen! Alleluia!

Inno del Giubileo

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In margine all’Assemblea Nazionale sulla Parità

Ho insegnato nelle scuole statali dal1969 al 1993, per 20 anni Filosofiae Storia in vari Licei genovesi; pri-

ma e dopo anche nella scuola non stata-le. Penso di aver diritto ed esperienza suf-ficiente per dire la mia sulla “vexata quae-stio”, ma solo in Italia, tra Scuola Statale eScuola non Statale.

1. DALLA SCUOLA DI STATO ALLASCUOLA DELLA SOCIETÀ CIVILEGià 20 anni fa Padre Balducci vedeva la ri-sposta nello spostamento da scuola dascuola di stato a scuola della società civile.Ma è la tradizione liberal-democratica chedice la stessa cosa in nome della libertà.Leggiamo con sorpresa in “Saggio sulla li-bertà” di John Stuart Mill del 1859:“La natura umana non è una macchina dacostruire secondo un modello e da regola-re perché compia esattamente il lavoro as-segnato, ma un albero, che ha bisogno dicrescere e di svilupparsi in ogni direzione,secondo le tendenze delle forze interioriche lo rendono una persona vivente” (pag.88) (...) “Proprio perché la tirannia dell’opi-nione è tale da rendere riprovevole ognieccentricità, per infrangere l’oppressione èauspicabile che gli uomini siano eccentri-ci” (pag. 97). L’Europa deve a questa plu-ralità di percorsi tutto il suo sviluppo pro-gressivo e multiforme” (pag. 104). Perciò,“la libertà è l’unico fattore infallibile e per-

manente di progresso, poiché fa sì che ipotenziali centri indipendenti di irradia-mento del progresso siano tanti quanti gliindividui” (pag. 101). “Tutto ciò che si è af-fermato sull’importanza dell’individualitàdel carattere e della diversità di opinione edei comportamenti implica, con la stessainconmensurabile importanza, la diversitàdi educazione. Un’educazione di Stato ge-neralizzata non è altro che un sistema permodellare gli uomini tutti uguali; e poiché ilmodello è quello gradito al potere domi-nante - sia esso il monarca, sia il clero, l’a-ristocrazia, la maggioranza dei contempo-ranei - quanto più è efficace ed ha succes-so, tanto maggiore è il dispotismo che in-staura sulla mente. (...) Una educazioneistituita e fondata dallo Stato dovrebbe es-sere tutt’al più un esperimento in competi-zione con molti altri, condotto comeesempio e stimolo che contribuisca amantenere un certo livello qualitativo ge-nerale” (pag. 142).Tuttavia le disugliaglianze economichepossono distorcere l’uguale possibilità diaccesso all’educazione. Il ruolo dello Sta-to è quello di permettere uguali opportu-nità, non di essere il gestore dell’educa-zione. “I mali cominciano quando il gover-no, invece di far appello ai poteri dei sin-goli e delle associazioni, si sostituisce adessi; quando invece di informare, consi-gliare e talvolta denunciare, impone dei

vincoli, ordina loro di tenersi i n disparte eagisce in loro vece” (pag. 153). (1)

Quante volte ho presentato in classe que-sta visione sulla scuola di John Stuart Mill!I nostri studenti liceali non ne afferravanotutta la forza dirompente sull’egemoniaculturale di sinistra, ma “statalista”, che sirespirava nella scuola.Capisco il peso della nostra storia: il pro-cesso unitario nato cattolico è diventatoopera del liberalismo anticlericale; alla si-nistra liberaldemocratica, dopo il venten-nio fascista, subentra una sinistra social-marxista che porta avanti la battaglia con-tro l’individualismo borghese in nome del-la socialità, ma con una concezione delloStato “unico naturale detentore” del com-pito educativo. La scuola deve esseremonopolio statale e se la Costituzione del1948 - antifascista - recepisce i principidel pluralismo e della sussidiaretà, difesidalla visione cattolica della società, incampo scolastico un colpo di mano gia-cobino inserisce il comma “senza oneriper lo stato” nell’articolo della libertà.C’è l’offerta statale per l’istruzione, c’è li-bertà di istituire scuole, ma chi intendeavvalersi di esse paghi le tasse per lascuola dello stato e paghi la scuola nonstatale. Non si può togliere i “soldi di tutti”dalle scuole statali per darli ai ricchi!Invochiamo l’aiuto “liberatore” di Stuart Mill!

2. DALLO STATO EDUCATORE ALLOSTATO ISPETTOREConcordiamo con l’analisi dello storicoSergio Romano nel Corriere della Sera dal1° Novembre ’99. L’articolo porta signifi-cativamente come sottotitolo “Laici As-senti Ingiustificati” e come titolo: Scuoladopo la “crociata” cattolica.Lo storico sottolinea come il sistema mo-nopolistico in campo dell’istruzione usatodallo stato moderno, se presenta indubbilimiti, ha certo anche notevoli meriti. Maoggi, in un clima assai diverso da quelloin cui la scuola pubblica è nata, “molti alposto dello stato educatore vorrebberouno Stato ispettore che fissa alcune rego-le comuni e accerta che vengano rispetta-te. Non gli negano il diritto di gestirescuole, soprattutto se ciò può servire a fa-vorire i ceti sociali più umili e le zone piùpiù periferiche. Ma vorrebbero che rinun-ciasse al suo monopolio e permettesse ai

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La prospettiva di assumere un ruoloda protagonisti nelle trasformazionisociali, tanto conclamata in un re-

cente passato, non pare capace di susci-tare particolari emozioni tra i giovani dioggi (Diamanti, 1999; Bassi, 1999; Garellie Offi, 1997): Essi non si possono più defi-nire un movimento collettivo o un sogget-to politico-sociale-culturale unitario, semai lo siano stati; non si presentano comecapaci o artefici di grandi cambiamenti. Inquesto senso i tempi del mito giovanilepaiono ormai definitivamente tramontati. Igiovani non contestano i poteri costituiti,paiono indifferenti rispetto alle sollecita-zioni, pur provenienti da personaggi digrande rilievo pubblico, a scioperare con-tro gli adulti, e non entrano in conflitto nécon i genitori, né con gli insegnanti.La drastica riduzione della natalità che hacaratterizzato l ‘Italia negli ultimi decenniha fatto dei giovani una generazione di fi-gli unici a cui i padri, le madri e gli inse-gnanti hanno spesso comunicato la lorodelusione per il fallimento dei sogni e del-le attese accarezzati lungamente durantegli anni ’60 e ’70. Da tale punto di vista sitratta di una generazione che ha soffertodi una crisi di maestri che li ha lasciati deltutto “disincantati”. Tuttavia, non li si puòconsiderare inattivi; al contrario, appaionoimmersi in una costellazione di gruppiorientati alla socialità e al servizio, limita-tamente però alla sfera amicale o alla vitaquotidiana, mentre risultano assai pocointeressati alla mobilitazione collettiva o a

lanciare al mondo parole d’ordine rivolu-zionarie e dirompenti.In questo senso si possono definire una“generazione invisibile”, ma l’espressioneè ambigua (Diamanti, 1999; Cavalli, 1999;Calvi, 1999). Essi sono invisibili solo perquegli adulti che hanno gli occhiali appan-nati, che si sono costruiti delle immagini diciò che dovrebbero essere i giovani di oggiesemplate sui miti della loro giovinezza. Igiovani al contrario hanno una loro specifi-cità, anche se la differenziazione spinta dibisogni, attese, domande, problemi, pro-pria dell’attuale società complessa, rendemeno preciso e meno chiaro il loro profilo.Più vera è la espressione citata se vienepresa come sinonimo di generazione“emarginata”, “esclusa”, “dimenticata”.Situati tra un passato di cui la memoriatende a ricordare solo l’ultimo degli eventievocato dai mass media e un futuro cheappare perennemente incerto, questi gio-vani tendono a concentrare l’attenzioneprevalentemente sul quotidiano, mentreperdono di rilevanza la preoccupazioneper l’avvenire, l’impegno della progettua-lità, la costruzione del futuro personale edell’umanità. Da più parti è stata denun-ciata la memoria corta di questa genera-zione, lo scarso interesse per la storia, lamancanza di una cultura civica solida(Scalfari, 1999; Cartocci e Parisi, 1997;Cartocci e Negrini, 1998). A ciò si aggiun-ge non infrequentemente l’assenza dipassione per la cultura, per il lavoro meto-dico e approfondito e per la teorizzazionein genere. Se la costruzione dell’avvenirenon pare suscitare in loro grandi entusia-smi o stimolarne intensamente la creati-vità, diverso è il discorso quando si trattadi navigare tra gli scogli del presente e delnell’arte del futuro prossimo. È qui peral-tro che sembrano rivelare una consumatamaestria nell’arte della flessibilità, nel sa-persi adattare alle esigenze del momento.I giovani appaiono navigatori sperimentalidell’immediato. ■

Guglielmo Malizia

Alcune voci dell’AssembleaIl deficit di utopia nei giovani tra disaffezione per la politica e impegno nel micro

cittadini di scegliere liberamente l’educa-zione dei loro figli”.Ma la scuola non statale è prevalente-mente cattolica. È vero - sottolinea SergioRomano, “certe manifestazioni in PiazzaSan Pietro, all’ombra dell’autorità papale,finiscono per rafforzare le diffidenze delmondo laico. Ma i laici non fanno moltoper creare le istituzioni di cui hanno biso-gno e abbandonano nelle mani della Chie-sa una causa che li concerne. Il mecenati-smo e le associazioni industriali hannocreato alcune università private. Perchéqueste università non dovrebbero aprire li-cei in cui anticipare lo stile e il metododel loro insegnamento? Perché non do-vrebbe esservi a Milano domani, accantoa tanti Licei pubblici e cattolici, un “liceoBocconi”?

3. OLTRE LO STATALISMO LAICI ECATTOLICIForse una timida risposta alla provocazio-ne di Sergio Romano è venuta dal docu-mento sottoscritto da un gruppo di parla-mentari cattolici e laici martedì 9 settem-bre, qualche ora prima della discussionein aula sulla parità.Un confronto per eliminare vecchi pregiu-dizi che vede cattolici e laici schierati perla libertà di scelta in campo educativo.Ammesso che lo Stato “in passato hapermesso a molti settori di svilupparsi conla sua presenza”, si riconosce che i tempisono cambiati e la società è cresciuta. Maper la scuola il vecchio sistema appare re-stio a cambiare.Il documento sarà dato ai parlamentari,ma non scalfirà il testo “blindato” confe-zionato della Commissione. Significativo ilruolo dello stato:• “finanzi, ma non gestisca l’istruzione di

tutti i cittadini”.• “affermi una pluralità di opzioni possibili

per il cittadino”.• Riconosca “pari dignità tra le scuole e

assoluta irrilevanza del fattore economi-co nella scelta da parte del cittadino”.

• Giunga anche “all’abolizione del valorelegale del titolo di studio”.

• Lo stato deve fissare quanto vuolespendere per ogni alunno” e come logi-ca conseguenza riconosca quella som-ma alla famiglia di ogni alunno perchél’utilizzi come bonus”.

Dovremmo ancora attendere tanto per es-sere pari ai partners europei e ad alcunipaesi post-comunisti dell’Est? ■

Alberto Rinaldini

1) John Stuart Mill, Saggio sulla libertà, Il saggiatore 1981

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Alla luce degli sviluppi della societàitaliana, nel contesto europeo, edegli stessi processi di autonomia

scolastica, diventano sempre più anacro-nistiche e difficilmente sostenibili le resi-stenze e le preclusioni nei confronti dellaparità scolastica.Abbiamo già espresso le nostre perples-sità riguardo alla proposta di legge conte-nente “Norme per la parità scolastica e di-sposizioni sul diritto allo studio e all’istru-zione”, approvata il 21 luglio scorso dalSenato della Repubblica e da sottoporreall’esame della Camera dei Deputati, Inrealtà, eccetto che per le scuole dell’infan-zia, si tratta prevalentemente di provvedi-menti per il diritto allo studio, mentre sullaparità viene posta qualche significativa af-fermazione di principio, ma non è possibilenascondere un netto arretramento rispettoai contenuti della stessa proposta di leggepresentata dal precedente Governo e fattainizialmente propria da quello attuale. Oltread alcune ambiguità o incongruenze nor-mative che potrebbero rendere per certiaspetti ancora più difficile il compito dellescuole non statali, risulta particolarmentecarente quella dimensione economica cheè indispensabile per una parità concretaed effettiva. Così un problema sempre piùurgente rischia di rimanere, ancora una

volta, in larga misura inevaso. È lecito dun-que, anzi doveroso, chiedere qualche mo-difica incisiva, nonostante i moltepliciostacoli che ben conosciamo.Appare necessario in ogni caso, non soloper le ragioni di principio che tante volteabbiamo illustrato, ma anche in rapportoalla fase di cambiamento che l’Italia e lascuola italiana stanno attraversando, porrela questione della parità scolastica comeuno snodo fondamentale del rinnovamen-to del nostro sistema formativo. Un talerinnovamento può essere infatti sintetica-mente rappresentato come il passaggio dauna scuola sostanzialmente dello Stato aduna scuola della società civile, certo conun perdurante ed irrinunciabile ruolo delloStato, ma nella linea della sussidiarietà.Siamo consapevoli che un simile passag-gio esige realismo e gradualità, così da te-ner conto della situazione esistente, deivalori e dei legittimi diritti in essa presenti,della storia concreta della struttura forma-tiva nel nostro Paese. Ma non è meno im-portante saper guardare in avanti e rende-re possibile, anche sul piano scolastico eformativo, la valorizzazione di tutte le ri-sorse della nostra società, nella prospetti-va di una piena libertà della scelta educa-tiva dei cittadini e delle famiglie e di unasana e costruttiva emulazione.

Parità scolasticaUna questione di libertà civile e pubblico interesse

La scuola del nuovo millennioRottura di un monopolio

È questa la via per rendere più agile e di-namico, e in definitiva meglio in grado dirispondere all’attuale domanda formativa,l’intero sistema scolastico italiano, ricono-scendo senza riserve la funzione pubblicache svolgono in esso, unitamente a quelledello Stato, le istituzioni scolastiche nonstatali.Rientra nella logica di un simile approccioche la scuola cattolica, nel rigoroso ri-spetto della propria identità, cerchi le piùampie convergenze e collaborazioni conquelle forze culturali e sociali che avverto-no le ragioni storiche di un tale progressi-vo cambiamento e sono disposte a pro-muoverlo in concreto. Risulterà più age-vole, così, far comprendere a tutti chequella della scuola libera e della paritàscolastica non è soltanto una rivendica-zione particolare e “confessionale” deicattolici, ma è piuttosto una questione ge-nerale, di libertà civile e di pubblico inte-resse. Questa nostra Assemblea intendepertanto contribuire a promuovere un am-pio movimento di cultura e di opinione,che faccia maturare anche in Italia queiconvincimenti e quelle scelte che sono datempo presenti e operanti in grandissimaparte dell’Europa. ■

Cardinale Camillo Ruini

Raccogliamo spunti e suggestioni dall’in-tervento di Cesare Romiti alla Tavola Ro-tonda: La scuola e le sfide del nuovo mil-lennio. Per maggior fedeltà al testo prefe-riamo lasciare la parola al relatore senzacommenti.

1. PARADOSSALITÀ DELLA SITUAZIONE ITALIANA“La prima autentica sfida per noi e per lanostra scuola è ancora quella vecchia: re-cuperare il gap di formazione e preparazio-ne che separa il Paese dagli altri partnerdell’Unione Europea e dalla altre Nazioni in-dustrializzate e maggiormente sviluppate.Senza un salto di qualità educativo e cul-

turale risulta davvero difficile confrontarsicon successo con gli altri.In Italia però abbiamo anche qualcosad’altro di singolare. Per esempio una lun-ga e antica diatriba fra scuola pubblica eprivata. (...)Si può affrontare il Duemila con questoproblema aperto? A mio giudizio no.La “vexata quaestio” si snoda tutta attor-no al famoso o famigerato articolo 33 del-la Costituzione che riconosce a enti e pri-vati il diritto di istituire scuole ed istituti dieducazione “senza oneri per lo stato”.Secondo quanto risulta (chiaramente) dailavori dell’Assemblea Costituente, il testoletterale e ufficiale significa che i privati

che istituiscono scuole non hanno dirittodi ricevere finanziamenti statali: è il ricono-scimento della cosiddetta uguaglianza for-male, che nega in via di principio qualsiasidiscriminazione dei diritti. Ma non escludeche lo stato possa concedere a vario titoloagevolazioni o contributi diversi”.

2. L’OSTACOLO PRINCIPALE“L’ostacolo principale in realtà è il princi-pio stesso che lo stato possa abdicare aun bene così prezioso, a un servizio tantoessenziale come quello dell’educazione edell’istruzione. Non sembra possibile che,date le sue caratteristiche di corrispon-denza obbligatoria e di valenza erga-om-

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nes, questa funzione possa essere dele-gata ad altri. Come si fa a sostenere chel’eventuale introduzione della parità avreb-be come effetto la “balcanizzazione” dellasocietà, in quanto i cattolici si farebbero leloro scuole, gli ebrei le loro e così via i mu-sulmani e gli steineriani fino a tutte leespressioni di esoterismo e a tutte le fran-ge settarie? Questo vorrebbe dire che l’i-dea stessa di società aperta e cioè di de-mocrazia sta scomparendo.La società aperta è appunto aperta a piùvisioni, filosofiche e religiose, a più valori,a più partiti, a più proposte per la soluzio-ne dei problemi. (...)Ma forse si sono balcanizzate, le società te-desca, olandese, francese, inglese o spa-gnola dove esiste la libertà d’insegnamento?L’ostacolo sostanziale sta piuttosto nelfatto che il medesimo articolo 33 individuanella scuola di stato il presidio essenzialedella libertà d’insegnamento, fino a quasiscambiare o identificare il concetto di sta-to con quello di libertà.E non colloca pertanto la scuola pubblica equella privata sullo stesso piano di parità.Fissa infatti in un unico e stesso soggettotutte le figure coinvolte in questa funzione.Identifica cioè il garante della prestazione (lascuola dell’obbligo è uguale per tutti) sia conl’erogatore finanziario - secondo gli obblighifissati dalla Costituzione - sia con il suo pos-sibile organizzatore, che diventa anche ilpressoché unico gestore, dal momento chel’accesso al privato è considerato eventuale.Quando gli ideologismi hanno il soprav-vento - si dice - i morti seppelliscono i vivi.Per affrontare il XXI secolo con le qualità

formative che le sue sfide impongono, oc-corre compiere questo salto culturale. (...)Non si vede perché mai, così come lo statofinanzia in vario modo un gran numero diattività private dal marcato carattere ideo-logico e svolte a fini di profitto - dall’attivitàcinematografica a quella editoriale, alle piùdiverse cooperative culturali - non possaalla stessa maniera finanziare anche l’inse-gnamento impartito da privati. (...)La scuola è sì un settore strategico, maper questo motivo deve essere tutta nellemani dello stato? Non sembra un motivosufficiente (...) soprattutto perché l’ideadello stato etico, di uno stato che ha il di-ritto di formare le menti dei propri cittadinisi è già purtroppo duramente scontratacon le risultanze della storia”.

3. È PIÙ PUBBLICA UNA SCUOLA EFFICIENTE CHE UNA SCUOLA STATALE PER LEGGE“La scuola statale imposta dallo stato è al-trettanto sbagliata che la scuola privata im-posta da un movimento, da una confessione.Per questo si parla di scuola libera e dellasua superiorità etica e pratica rispetto aquella dello stato. Scuola libera non signifi-ca assolutamente - come si intende ad ac-creditare - una scuola classista che, tuttapresa dal suo efficientismo, abbandona ase stesse le persone meno dotate intellet-tualmente e più deboli economicamente.Quanto si chiede oggi al potere, ossia alParlamento e al governo, è una trasforma-zione; una riforma legislativa e soprattuttoculturale, di cui sono più che evidenti leimplicazioni economiche e umane”.

4. ROTTURA DEL MONOPOLIO“Rottura del monopolio non vuol direscomparsa dello stato.Vuol dire alzare il livello del servizio pub-blico; vuol dire pluralità di offerta. (...)È difficile che nasca la competizione se isingoli istituti non hanno l’incentivo ad of-frire a offrire un servizio migliore e a attira-re così nuovi studenti. Il valore legale deltitolo di studio impone necessariamenteche gran parte del curriculum scolasticovenga deciso, per tutti, dal centro e chegli standard richiesti siano commisurati suquesto scopo primario.Ma ce di più. (...)C’è poi una conseguenza indiretta, manon secondaria. Abolendo il valore legalesi metterebbero fuori gioco gli istituti(pubblici o privati) che, pur offrendo unservizio pessimo, prosperano solamenteperché garantiscono, sempre e comun-que, il “pezzo di carta” alla cui emissionesono a tutti gli effetti abilitati.Questo del valore legale del titolo di studioè il nodo gordiano della scuola italiana”.

5. CONCLUSIONE“Negli ultimi anni, rispetto alle condizionipolitiche e alla inerzia precedente, sonostati compiuti passi molto importanti. (...)Ma le missioni della scuola del Duemilaimpongono ancora maggior chiarezza.Non si possono raccogliere le nuove sfidese non si vince l’ultima introducendo paridignità e competitività a tutti i protagonistidell’educazione e del suo mercato”. ■

Cesare Romiti

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Il 1999 è l’anno che l’Organizzazione delleNazioni Unite ha voluto dedicare agli an-ziani. Giovanni Paolo II, il primo ottobre

‘99, “prende la penna” e scrive una stupen-da lettera, carica di affetto ai suoi coetanei.“Il mio pensiero si volge con affetto a tuttivoi, carissimi anziani di ogni lingua e cultu-ra... Anziano anch’io, ho sentito il bisognodi mettermi in dialogo con voi”.Qui tutto lo stile del pontificato di GiovanniPaolo II: essere con tutti “il papa uomo”.Comunica umanità e apre alle speranza.Vuole anzitutto richiamare l’attenzione del-l’intera società sulla situazione di chi, per ilpeso dell’età, deve spesso affrontare mol-teplici e difficili problemi. Esprime la sua vi-cinanza agli anziani con l’animo di chi, annodopo anno, sente crescere dentro di sé unacomprensione sempre più profonda di que-sta fase della vita e vuole ragionare con isuoi coetanei della comune esperienza.

1. LA NOSTRA VITA È INSCRITTA NELVENTESIMO SECOLOIn loro compagnia fraternamente conver-sando guarda indietro. Il tempo trascorsos’intreccia con i più gravi avvenimenti delsecolo: le due guerre mondiali segnano la

prima parte; la seconda è scandita dall’in-cubo della guerra fredda, dal confrontocioè tra Est e Ovest con la folle corsa agliarmamenti e la costante minaccia di unaguerra atomica, capace di condurre l’uma-nità all’estinzione. Nell’ultimo scorcio delsecolo al disgelo tra i due blocchi ha fattoseguito in modo pacifico la caduta del mu-ro di Berlino e si è avviato un proficuo pro-cesso di dialogo e di riconciliazione.Purtroppo in tante nazioni ci sono ancora fo-colai di guerra e talora massacri e violenze.“La nostra vita, cari fratelli e sorelle, è statainscritta dalla Provvidenza in questo vente-simo secolo” tragico e complesso, maaperto ad un futuro di speranza. “Questoscorcio di secolo si presenta, nonostantetutto, con grandi potenzialità di pace e diprogresso. Dalle stesse prove attraverso cuiè passata la nostra generazione emergeuna luce capace di illuminare gli anni dellanostra vecchiaia. (...) È suggestivo allorache, mentre il secolo e il millennio si avvia-no al tramonto e si intravvede già l’alba diuna nuova stagione, noi ci fermiamo a me-ditare sulla realtà del tempo che scorre viaveloce, non per rassegnarci, ma per valoriz-zare gli anni che ci restano da vivere”.

2. LUCE SULL’AUTUNNO DELLA VITA“Che cos’è la vecchiaia?”. La risposta delpapa è piena di fascino. Se la definisce“l’autunno della vita” seguendo l’analogiasuggerita dalle stagioni, cita poi SanEfrem il Siro che paragona la vita alle ditadi una mano sia per dire la brevità del vi-vere sia per tratteggi le varie fasi. Alle vec-chiaia attribuisce beni particolari: atte-nuando l’impeto delle passioni essa “ac-cresce la sapienza, dà più maturi consigli.In un certo senso è l’epoca privilegiata diquella saggezza che, in genere, è fruttodell’esperienza, perché il tempo è ungrande maestro”.In controluce legge nella Bibbia enumerale numerose figure di anziani: da Abramoa Mosé, da Zaccaria ed Elisabetta a Si-meone ed Anna, a Nicodemo. Dio affidaloro compiti eccezionali.La Scrittura, al di là del richiamo realisticosulla caducità della vita, conserva una vi-sione molto positiva della vita e ogni etàha la sua bellezza e i suoi compiti.L’età avanzata è vista come segno dellabenevolenza di Dio!

CUSTODI DI UNA MEMORIA COLLETTIVAUna volta si nutriva grande rispetto per glianziani. Oggi in certe culture ce n’è moltomeno a causa di un modo di pensare chepone al primo posto l’utilità. Gli stessi an-ziani sono indotti a chiedersi se la loroesistenza sia ancora utile.Si giunge a proporre anche l’eutanasia!“Urge - scrive Giovanni Paolo II - ricuperarela giusta prospettiva da cui considerare lavita nel suo insieme. E la prospettiva giustaè l’eternità, della quale la vita è preparazio-ne significativa in ogni sua fase. (...) Gli an-ziani aiutano a guardare alle vicende terrenecon più saggezza, perché le vicissitudini lihanno resi esperti e maturi. Essi sono i cu-stodi della memoria collettiva, e perciò in-terpreti privilegiati di quell’insieme di ideali evalori comuni che reggono e guidano laconvivenza sociale. Escluderli è come rifiu-tare il passato, in cui affondano le radici delpresente, in nome di una modernità senzamemoria. Gli anziani sono in grado di pro-porre consigli e ammaestramenti preziosi.Gli aspetti di fragile umanità, connessi inmaniera più visibile con la vecchiaia, di-ventano in questa luce richiamo all’interdi-pendenza e alla necessaria solidarietà chelegano tra loro le generazioni, perché ognipersona è bisognosa dell’altra e si arric-chisce dei doni e dei carismi di tutti”.

3. ONORA IL PADRE E LA MADRE“Perché - si chiede - allora non continuarea tributare all’anziano quel rispetto che le

“Cari coetanei la nostra è un’età ricca di senso”Giovanni Paolo II scrive agli anziani

ANZIANI

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sane tradizioni di molte culture in ognicontinente hanno posto in valore?”. Per latradizione ebraico-cristiana c’è il coman-damento del decalogo. Ma il papa guardaanche oltre. “Occorre convincersi che èproprio di una civiltà pienamente umanarispettare e amare gli anziani, perché essisi sentano, nonostante l’affievolirsi delleforze, parte viva della società. (...)Lo spirito umano del resto, pur parteci-pando all’invecchiamento del corpo, rima-ne in certo senso sempre giovane, se viverivolto verso l’eterno”.

4. UN AUGURIO DI VITALasciandoci prendere per mano dalle rifles-sioni dell’ultima parte raccogliamo con emo-zione il “messaggio agli anziani” con cui sichiude la lettera. “Anziano anch’io, ho senti-to il desiderio di mettermi in dialogo con voi.È naturale che col passare degli anni diventifamiliare il pensiero del “tramonto”. Se la vitaè un pellegrinaggio verso la patria celeste, lavecchiaia è il tempo in cui si guarda più na-turalmente alla soglia dell’eternità. Tuttaviaanche noi anziani facciamo fatica a rasse-gnarci alla prospettiva di questo passaggio.

Sto invecchiando, SignoreSto invecchiando, Signore!Ed è duro invecchiare!Non posso più correre, e neanche

camminare in fretta.Non posso più portare carichi pesanti,né salire velocemente le scale di casa.Le mani mi tremano,gli occhi si affaticano subito nella lettura,la memoria mi si indebolisce e, ribelle,mi nasconde date e nomi che pure conosceva.

Invecchio,e i legami di affetto, creati nel corso degli anni,ad uno ad uno si fanno sempre più debolie talvolta si spezzano.Sono così tante le persone conosciute,

amate, che siallontanano e scompaiono oltre il tempo!Ogni giorno, Signore, mi ritrovo un po’

più solo.Solo con i miei ricordi e le mie pene passate,che sempre vivissime nel cuore mi

rimangono,mentre spesso molte gioie mi sembrano svanite.

Comprendimi, Signore,tu che hai terminato la tua vita in

trentatre anni,tu non sai cosa voglia dire invecchiare

lentamente,e stare lì, con la vita che sfugge implacabileda questo povero corpo arrugginito.E soprattutto, star lì, e aspettare.Aspettare che il tempo passi,un tempo che così lento scorre certi giorni,che pare sfidarmi, e gira,e si trascina davanti a me, intorno a me,senza voler cedere il passo alla notte che vienee mi permette, finalmente!, di... dormire.

Sto invecchiando, Signore, è duroinvecchiare!

La mia vita è ormai diventata inutile.Sono tanti a dirmelo!“Hanno torto - tu dici -“oggi, come mia madre, ai piedi della Croce

- tu dici -“io raccolgo le sofferenze dell’umanità,“come accolgo gli sforzi e le gioie degli uomini.“I fiori raccolti sono belli, sì, ma a nulla

servono“se non sono offerti,“e tanti uomini pensano a vivere, ma

dimenticano di donare!

“Credimi - tu mi dici - oggi la tua vita“può essere più ricca di ieri,“se accetti di vegliare.“E se soffri perché non hai più fra le mani“nulla da donare,“offri la tua impotenza.“Ti garantisco: insieme continueremo a

salvare il mondo!”

“Sì, o Signore, fa che io creda!“Amen!”

Che c’è oltre il muro d’ombra della morte?Costituisce essa il termine definitivo della vi-ta o esiste qualcosa che lo oltrepassa?Gesù afferma di se stesso: “Io sono la re-surrezione e la vita; chi crede in me, anchese muore vivrà.” In questo spirito, mentre viauguro, cari fratelli e sorelle anziani, di vive-re serenamente gli anni che il Signore ha di-sposto per ciascuno, mi viene spontaneoparteciparvi fino in fondo i sentimenti chemi animano in questo scorcio della mia vita.Nonostante le limitazioni sopraggiunte conl’età, conservo il gusto della vita. Ne ringra-zio il Signore... È bello potersi spendere finoalla fine per la causa del Regno di Dio.Al tempo stesso, trovo una grande pacenel pensare al momento in cui il Signoremi chiamerà: di vita in vita!Dacci, o Signore della vita, di prendere lu-cida coscienza e di assaporare come undono, ricco di ulteriori promesse, ognistagione della nostra vita.E quando verrà il momento del definitivo“passaggio”, concedi di affrontarlo conanimo sereno, senza nulla rimpiangere diquanto lasceremo. Amen.” ■

Rini

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Un confronto che diviene piacevoledialogo tra un insegnante salesianoe due ex-allievi. Al don Bosco han-

no concluso i loro studi. Il primo, BrunoVello, si è diplomato perito elettrotecniconel 1969, Natalia ha superato l’esame diStato quest’anno con il massimo dei voti.Il Salesiano è stato insegnante di Letteredi Bruno e di Filosofia e Storia di Natalia.La parola in questo confronto è lasciata aidue ex-allievi, che poi sono padre e figlia.L’insegnante pone solo le domande.

* Quando siete stati allievi al donBosco?Bruno: Dal ‘62 al ‘69, perché qui io ho fre-quentato anche i tre anni delle medie.Natalia: Ho frequentato i 5 anni di Liceoscientifico dal ’94 al ’99.

* Quali i ricordi più belli?Natalia: Gli Esercizi Spirituali a Varazzecon don Daniele. Si affrontavano problemigiovanili e nel medesimo tempo ci si co-nosceva meglio tra noi. Ho poi un ricordomolto bello dei professori: avevamo unbel dialogo con loro.Bruno: Ho ricordi assai belli delle partite alpallone, come delle scampagnate “ricrea-tive-culturali” a Belvedere, con il professo-re di lettere don Miscio. Parlavamo di tuttoe questa familiarità mi ha dato tanto. Pas-sando alla scuola superiore, ho un ottimoricordo degli Esercizi Spirituali sulle alturedi Genova. Al di là dell’intervento del pre-dicatore, come dimenticare le nostre di-scussioni sulla religione e sulla vita? Mera-viglioso era, poi, il clima della classe. Cer-to eravamo affascinati dall’impegno per glialtri e insieme si facevano esperienze di vi-ta che hanno lasciato tracce profonde innoi. Ricordi l’avventura con i “Soci costrut-tori” a Catania? C’eri anche tu, caro Rinal-dini. Si respirava un’aria di novità, ma co-struttiva, quella del sessantotto. Lo spiritodi solidarietà si è rinnovato durante l’allu-vione a Genova: abbiamo lavorato a Voltri,in Zona delle Casaccie, in Val Bisagno ealla Fiera del Mare. Ricordi poi la raccoltadella carta? Abbiamo cominciato in due,Mariano ed io, poi siamo arrivati a una cin-quantina. Lavoravamo sodo nelle vacanzedi Natale e di Pasqua. Abbiamo realizzatouna decina di milioni che sono confluiti neivillaggi palestinesi (pozzi e pali per elettri-

cità) all’interno dell’operazione “ImpegnoMedio Oriente”.

* Quando pensate al Don Bosco, qualesentimento provate?Bruno: La nostalgia per lo spirito di gene-rosità che ci animava. La scuola mi ha da-to una buona preparazione culturale, masicuramente io sono più contento dellaformazione alla generosità. Vedi, la prepa-razione scolastica la potevo trovare anchealtrove.Natalia: Al don Bosco mi ha impressiona-to molto positivamente l’apertura verso glialtri.

* Quali cambiamenti vedi tu, Bruno, daigiovani di allora a quelli di oggi? Tu seianche insegnante in questa scuola daqualche anno.Bruno: Ogni generazione ha le sue pecu-liarità. Noto, tuttavia, che da dieci anni aquesta parte i giovani sono sempre più di-sorientati. Non hanno più punti di riferi-mento, vivono in una società senza valori.Noi avevamo meno “cose”, ma più valoriben fondati.

* E tu, Natalia, quali novità hai trovatoal don Bosco confrontandoti con tuopadre?Natalia: Molto sport, ma io non sono unagran sportiva. Una originalità di questascuola è che non si mettono voti “drasti-ci”, ingessati. Gli insegnanti sono interes-sati a fare sì che l’alunno sappia e quindilo vanno a cercare perché ripari. C’è peròil pericolo del rilassamento: potrei fare dipiù, ma vedremo...

* Che cosa consiglieresti agli attualistudenti, tu che hai iniziato da un mesel’università?Natalia: Non accumulare il lavoro per nondover studiare tutto prima dell’interroga-zione; manifestare con maggior sponta-neità la dimensione religiosa. I Salesianidovrebbero dare un maggior appoggio albisogno dei giovani di essere spronati adaffrontare, anche attraverso esperienzecoinvolgenti. la problematica religiosa,che può dare la risposta alla domanda sulsenso del vivere. Infine consiglierei di nonvivere l’adolescenza solo sui libri o nei di-vertimenti. C’è ben altro da fare!

* Se tu potessi dare un consiglio ai tuoiprofessori? Io intanto ti ascolto.Natalia: L’insegnante, come tante volte ciha detto anche Lei, deve chiedere molto,anche se in modo comprensivo. Qualcunoha bisogno di essere stimolato!

* Tu, Bruno, hai qualche consiglio dadare?Bruno: Agli studenti direi di programmarecon intelligenza il lavoro e non aver pauradi chiedere chiarimenti quando non si ca-pisce qualcosa. Soprattutto direi loro dinon lasciarsi intimidire dai “leaders nega-tivi”; anzi dovrebbero coalizzarsi per iso-larli, come fanno gli anticorpi di fronte al-l’attacco di un virus. Una volta il leadernegativo, che impedisce agli altri di stu-diare, non c’era.Agli insegnanti salesiani e laici: è da unpo’ di tempo che si parla di corresponsa-bilità tra salesiani e laici, ma ne siamo an-cora piuttosto lontani...È venuta meno, poi, in parte, quella fami-liarità tra colleghi che c’era 15 o 16 annifa. Se qualche salesiano entrasse un po’di più nella sala professori, forse i piccoliproblemi si risolverebbero... Ma la familia-rità è opera di tutti.

* Condivido anch’io che non tutti sap-piamo ascoltare... Io, tu, gli altri, voi! Lavera comunicazione, che fa semprecrescere, è prima un ascoltare il biso-gno dell’altro o il dono dell’altro. ■

Alberto Rinaldini

EX ALLIEVI

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Tra presente e passatoIncontro con ex-allievi

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Eminenza, innanzitutto ci permetta diringraziarLa per essere ancora unavolta qui tra noi, in una delle occa-

sioni importanti del nostro cammino.Il carisma di Don Bosco è da sempre ani-matore di questa Comunità, fa parte dellasua storia, del suo cammino religioso esociale, è un dono a disposizione di chiun-que venga a contatto con la nostra realtà.Abbiamo “sentito” fin dalla Sua prima visi-ta pastorale che questo Lei lo ha percepitoe amato ed è stato facile perciò per tutti,adulti e ragazzi, sentirLa come uno di noi.Lei conosce la nostra Comunità e sa che ècostituita da religiosi (Salesiani di Don Bo-sco e Figlie di Maria Ausiliatrice) e da laici.Abbiamo fatto un grande cammino inquesti ultimi anni per costruire tra questetre componenti una forte unità, che oggi èuna connotazione forte della fisionomiacomunitaria. La condivisione, la corre-sponsabilità, la collaborazione portateavanti con la spiritualità tipica salesiana cihanno permesso di imparare a fare Chie-sa in modo più consapevole.Nella costruzione della nostra Comunitàc’è un comune denominatore che costitui-sce una base solida e forte: il Volontariato,che opera instancabilmente e con discre-zione, portando lo spirito di Don Bosconei lavori più umili, più semplici, più pre-ziosi, in tutti i settori.Le attività della nostra Comunità sono or-ganizzate in 7 ambiti: la liturgia, la cate-chesi, la carità, la pastorale Giovani, lapastorale Adulti, la cultura e il COPAE.

Le attività che si svolgono in questi settorida sempre sono presenti nella vita comu-nitaria, ma riteniamo che sia stato impor-tante in questi anni fare lo sforzo di cerca-re di definire chiaramente questi ambiti, ri-conoscerli, responsabilizzarli e quindi me-glio consolidarli.Vogliamo poi ringraziare il Signore perché,di recente, la nostra Comunità ha avuto ilcoraggio di lanciarsi in due progetti chestanno per vedere concretamente la lororealizzazione: la creazione della CEP (Co-munità Educativa Pastorale) e la nascita diun Centro di ascolto per i giovani.Tante volte don Gianni ci ha rivolto un in-vito, una sollecitazione: “Ci proviamo?”.La Comunità, consapevole della fatica edelle difficoltà, ha accettato la sfida, hacercato di allargare i propri orizzonti per in-carnare meglio il carisma di Don Bosco alproprio interno e per proiettarlo al di fuori,nella difficile realtà sociale dei nostri giorni.Preghiamo il Signore di rendere la Comu-nità sempre più capace di accogliere,sempre più capace di essere Famiglia. Edè proprio in questa dimensione familiare(e ci piace pensare anche Lei, Eminenza,nella nostra famiglia) che vogliamo saluta-re don Gianni, un fratello che momenta-neamente va a “lavorare” fuori casa, maper il quale c’è il suo posto tra noi semprepronto ad accoglierlo.E un benvenuto a don José che finalmen-te viene a camminare con una famigliache lo aspettava con affetto: tante volte siera fermato con noi per poco tempo, convisite fugaci. Ci piace pensare che sia tor-nato a casa per restare a lungo con noi.Oggi, poi, la nostra famiglia è ancora piùgrande: i familiari (quelli veri...) di donGianni e di don Josè, gli amici di Rosigna-no e di La Spezia rendono più bella e piùgioiosa la nostra Comunità.Grazie don Gianni per l’impegno che haiprofuso a piene mani, senza risparmio econ grande generosità in tutti i settori del-la Comunità, grazie per le sollecitazioniamorevoli, che forse non sempre abbiamosaputo adeguatamente condividere, gra-zie per averci voluto “valorizzare” nono-stante le nostre manchevolezze.A don Josè un...”incoraggiamento”: difronte alla complessa articolazione dellanostra Comunità devi essere consapevole

delle grandi risorse che in essa sono rac-chiuse e della collaborazione fraterna chein noi troverai.Nell’incontro che qualche sera fa hai avu-to con alcuni parrocchiani hai moltoascoltato e hai detto poche parole, ma traqueste due in particolare sono rimaste nelnostro cuore: parlando del cammino diuna Comunità hai messo in evidenza dueaspetti: RICERCA e RIFLESSIONE.Forse proprio da questi possiamo partireper costruire insieme nello spirito di DonBosco. ■

La Comunità Parrocchiale

IL MONDO DEL DON BOSCO

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Saluto dalla Comunitàa Don Gianni

Il saluto diDon Gianni...poche righe per dire CIAO!

Carissimi, non è facile! Le righe sono ve-ramente poche per raccogliere un GRA-ZIE lungo dodici anni di vita vissuta insie-me, qui nella Comunità del Don Bosco diSampierdarena, dall’età di 48 anni allapienezza dei 60. (Se poi aggiungiamo glialtri dieci - dai 32 ai 42 - si tratta di unaparte non insignificante della mia vita).QUANTI VOLTI! La vita di un parroco è fa-ticosa, ma è bella perché “è vera”: c’èquasi un “privilegio” per il parroco cheraccoglie le confidenze più profonde e in-time, gioie e dolori, con risvolti che “nonsi dicono a tutti”. Un problema di coscien-za, una maternità in arrivo, una solitudineche distrugge, la gioia di un successo, ildramma di un lutto... Il parroco dovrebbe

DON GIANNI

DON JOSÉ

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IL MONDO DEL DON BOSCO

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incarnare la paternità di Dio; è un segno -che dovrebbe essere santo - della presen-za di Dio nella comunità degli uomini...Volti di bambini che sono diventati adole-scenti; volti di mamme sempre di corsadietro ai figli, lavoratori con la fatica e laprecarietà del lavoro segnata sul volto,anziani, quanti anziani! Volti di confratelliche nel silenzio accompagnano con co-stanza la fatica pastorale: don Claudio,don Morello, don Tarcisio, don Renzo,don Daniele, don Dossi, don Bettin, donMario, don Guido, Emanuele, le tanteconsorelle... Alcuni volti carissimi sonoscomparsi: Salesiani come don Riccardo,mio fratello Paolo, don Cian, suor Giovan-na, don Emilio e Gino Zagni, don Baldan,don Raddi, Crotti e Stefanelli... e tanti laicidi grande significato. il primo fu GiovanniRosso; e poi una lunga lista, con Torazza,Giuse, Piero, Mario... Impossibile ricordarlitutti, ma hanno dato senso alla mia vita ea quella della Comunità, vicinissima e ca-ra, anche nella morte dei miei genitori, dimio fratello. A tutti GRAZIE.LA FATICA PASTORALE, in questa comu-nità vivace è stata grande e condivisa, traSalesiani (oggi finalmente riuniti in una so-la Comunità), Suore (preziose animatrici) elaici sempre più coinvolti in mille rivoli dicreatività e di servizio volontario: ringraziotutti perché ne ho avuto un forte stimolo alavorare, a pregare, a dare il meglio.Don Josè non sarai solo: decine di volonta-ri - a volte mugugnoni ed esigenti - saran-no fedeli accanto a te; li conoscerai certa-mente meglio di me. Non aspettarti sempreche prendano l’iniziativa: a volte devi pro-vocarli, ma poi... vengono e sono fedeli.

UNA TERRA BENEDETTA DA DON BO-SCO: scrivendo a Torino, egli definì la ca-sa di Sampierdarena “la seconda Valdoc-co”, una casa simpatica e creativa, sem-pre in movimento, casa di vocazioni, casadi missionari. Ora si presenta imponenteanche nelle strutture (quanta fatica!), ma èproprio un fatto di “cuore salesiano”: quiio mi sono trovato bene, anch’io “a casamia”, per la bellezza di 22 anni (10+12)!Senza nulla togliere alle altre case che mihanno accolto e che mi accoglieranno,credo di poter dire che il Don Bosco diSampierdarena resta la mia “prima casa”.Al SIGNORE, a MARIA AUSILIATRICE, a

DON BOSCO dico ancora il mio GRAZIE;e contemporaneamente chiedo PERDO-NO “a Dio e a voi fratelli” delle mie ina-dempienze, debolezze e peccati. A tutti ea ciascuno ora posso dire CIAO!!! ■

don Gianni D’Alessandro

“C’è un tempo per partire,c’è un tempo per tornare......e tutto è dono di Dio”

(Qoelet 3)

Riprendo una delle antitesi del nototerzo capitolo del Qoelet, cui già miispirai per la ordinazione sacerdo-

tale, avvenuta proprio al don Bosco diSampierdarena.Qual’è il dono di Dio contenuto in questoritorno, che naturalmente ho fatto - comeogni salesiano - per obbedienza?In genere il vero significato di un “dono diDio” lo si capisce “dopo”, spesso moltodopo! Ma vorrei tentare ugualmente diesprimere qualcosa con due immagini chemi si sono imposte durante la “messa deisaluti” del 18/09/99.Quando il Cardinale Arcivescovo mi ha in-vitato a rivolgere la parola all’AssembleaEcclesiale ho esordito dicendo che misentivo come un “gigante”, con l’opportu-nità di guardare avanti, lontano. Ma il sen-tirsi gigante dipende dal fatto che mi trovosorretto - come un bimbo sulle spalle delpadre - dalla forza delle comunità in cuiho vissuto finora.In 20 anni - tanta è stata la lontananza da

Sampierdarena - le varie comunità salesianeche mi hanno accolto sono diventate l’albe-ro gigante sui cui rami mi sento al sicuro.E il grande albero con le radici bene saldenel terreno è la seconda icona con cuivorrei esprimere il senso del dono che è ilmio ritorno al “don Bosco”. Solo ora sen-to di apprezzare in pieno i 5 anni qui pas-sati in preparazione immediata al sacer-dozio. Finché si è studenti e tirocinantinon ci si rende molto conto di avere biso-gno di un radicamento spirituale e sale-siano, al di là dei vari cambiamenti.E davvero in ogni comunità, dove l’obbe-dienza mi ha destinato, ho sempre trovatodelle solide radici, per cui salire anche suirami più alti non comportava paure e rischi,ma la gioia di scoprire nuovi orizzonti.Il vento o le bufere poco possono quandoil tronco è saldamente radicato sul frut-tuoso terreno della tradizione salesiana.Eppure questo ritorno mi dà anche un po’di senso di vertigine. Ma mi sento ugual-mente sereno e posso guardare avanti, al-l’inizio del 3° millennio cristiano, con co-raggio, perché tra le tante robuste radiciche mi reggono, c’è anche quella di miofratello, don Riccardo. ■

don José De Grandis

Il ritorno diDon José De GrandisIl saluto del nuovo parroco

DON JOSÉ, IL CARDINALE, DON GIANNI

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IN RICORDO

Ciao, don Gregorini.Oggi, con la morte di Don Grego-rini ci sentiamo più poveri, perchéla presenza di don Giovanni inquesta casa, sebbene silenziosae discreta, è stata di grande aiutonell’assistere i confratelli malati egli studenti che a lui si rivolgeva-no per ogni problema di salute.Ci sentiamo più poveri perché cimancherà il suo tratto umile egentile, le preghiere quotidianeper la Comunità, per il lavoro deiconfratelli, per i giovani, gli anzia-ni e malati.È vissuto in questa casa per ben50 anni; con lui se ne va un pezzodi storia di questo Istituto, nel qua-le ha espresso il suo apostolatocome Confessore all’Oratorio, nel-le Carceri, nell’Albergo dei Fanciullie a Torriglia.Per 19 anni insegnante di Letterealla scuola media e per 22 nell’ITI,lascia una schiera di ex-allievi chelo ricordano come insegnante ap-prezzato e come maestro di vita.

Don Alberto Lorenzelli

Alla vigilia del 60° di professione re-ligiosa, del 50° di ordinazione sa-cerdotale, si è spento a Varazze,

dove era da un mese, dopo un breve pe-riodo in ospedale, don Giovanni Gregorini.Aveva 76 anni.Caro don Gregorini, questa volta avevi ra-gione tu. Sentivi avvicinarsi la fine. Me loavevi detto qualche giorno fa. Eri soffe-rente ma non sembravi grave. Ti sentivivenire meno. Eri stanco, forse non ce lafacevi più a lottare.Attendevi la morte come una liberazioneanche se non nascondevi smarrimento epaura. Desideravi di essere già nell’eternità.Ordinato sacerdote a Genova, laureato inLettere, per 50 anni sei stato qui a Sam-pierdarena, dove hai insegnato sino all’86.Tu stesso ricordi gli 11 anni come cappel-lano delle Carceri di Sampierdarena dal’60 al ’71 e il tuo servizio all’Albergo deiFanciulli di Torriglia, il tuo impegno nel re-digere la cronaca della casa e la grandesoddisfazione nel tenere il catechismodella Prima comunione per tanti anni.Sei stato in mezzo ai ragazzi una presen-

za amica, cordiale e sereno nel rapporto,pronto ad ascoltare. Gli ex-allievi così ti ri-cordano.Eri preparato a morire. Il pensiero ti era fa-miliare, troppo -dicevamo- quando ti vole-vamo più ottimista di fronte al futuro. Scri-vevi nel tuo testamento già nell’89: Signo-re, prendimi quando vuoi. Io sono distac-cato da tutto. Fa’ di me quello che vuoi.Sono pienamente cosciente della miaprossima fine. Offro la mia vita per la Con-gregazione, per la Chiesa e per il mondointero. E poi l’infermeria.Accanto all’insegnamento, è stata la tuacattedra. Hai curato tanti ragazzi, malati oin cerca di sollievo dalle ore di scuola. Lihai seguiti con affetto, con delicatezza,con pazienza. La tua camera era punto di incontro di tanticonfratelli ed amici che ti venivano a trova-re, punto di ascolto, di sfogo e di confron-to. Dici ancora nel testamento: Ho cercatodi rendermi utile, come potevo, ai miei con-fratelli e giovani bisognosi di cure in infer-meria. Curare e visitare i confratelli è stata

Ti ricorda così don Riccardo De Grandis, scrivendo nella sua ultimamalattia questo ritratto che tu portavi sempre con te:

“Sei malinconico e quasi mesto nel tuo tono abituale, tanto che chi si av-vicina deve guardarsene per non uscirne contagiato. Lentamente si ar-

rende in te la gioia almeno esterna e con facilità si smorza.Vorresti camminare in avanti nel segno della speranza e dell’ottimismo, mafili invisibili di una invisibile malattia ti tirano indietro. Sei veramente mala-to, ma ti compiaci involontariamente della tua malattia fino a farla diventareun solido guscio interiore. La tua stanza e i tuoi farmaci sono diventati la tuaseconda madre, in cui trovi protezione ed aiuto. Sulla tua tomba scriverei ve-ramente, senza ironia: “Nacque malato, morì sano”.I ragazzi ti vogliono bene, perché, come piccola vedetta lombarda, sanno diavere lassù un infermiere, anzi di più: un infermiere medico, sempre pronto.Passano in quel corridoio tanti malati non con malattie che non siano giàpassate prima con te.Penso che tu soffra molto, ma non lo fai pesare né lo dimostri. Penso che tuconviva con lo scoraggiamento offrendolo come dono di penitenza a Dio per laconversione dei peccatori e il bene degli ammalati. Sei devoto di Maria e spe-cialmente di radio Maria, dove hai trovato una voce amica che ti sostiene”.

Don Giovanni Gregorini:una vita di sofferenzaChi porta bontà dona Dio

sempre la mia preferenza e la mia gioia.Venite a me, voi tutti che siete affaticati edoppressi: e tu lo eri, affaticato e stanco, eil Signore ti ha ristorato, accogliendoti trale sue braccia.Così preghiamo con i tuoi familiari ed ami-ci, con gli alunni della scuola che hannopartecipato al dolore della comunità, ac-compagnandoti in questo tuo addio. ■

don Giorgio Colajacomo

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IN RICORDO

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Caro Fogliotti,Siamo alcuni tuoi ex alunni deilontani anni ’60. Come dimentica-re i “compitini” degli ultimi 5 mi-nuti di lezione, la nuvola di polve-re di gesso che si levava dalle tuedita che richiamavano la nostraattenzione? Ricorderemo semprei libri, il cancellino ed il gesso inperfetto equilibrio sulle tre ditadella tua mano sinistra. Sono ri-cordi affettuosi, come lo è statala tua totale dedizione ai ragazzi.Sappiamo anche che così sei ri-masto fino alla fine e questo dàtanta speranza...Dirti grazie perché con te la ma-tematica era un momento inten-so, ma non pesante, è troppo po-co. Tu ci sapevi sorridere dentroe fuori la classe. Ci trattavi da fi-gli a cui volevi veramente bene. Ituoi ex alunni dell’I.T.I., diploma-ti nel ’69, ti porteranno nel cuo-re, sicuri di pensare a te a nomedelle altre migliaia di ragazzi del-le Medie, Avviamento, I.T.I. e gio-vani aiutati nel recente LiceoScientifico. GRAZIE!

Gli Ex-Allievi

Francesco FogliottiCoadiutoreUna vita di lavoro con disinteresse eaffetto per i ragazzi

I l coadiutore Francesco Fogliotti, si èspento nella sera di Domenica 24 otto-bre, a Varazze, dove da sei mesi era

assistito con amore. Aveva quasi 89 anni.Lo avevo incontrato al mattino. Avevapartecipato alla Messa, aveva come sem-pre fatto la comunione. Tre giorni primaaveva ricevuto in forma solenne l’unzionedegli infermi. “Sono stanco - mi dicevi -mi preparo alla fine”.Scrive il Papa nella sua lettera agli anziani:Trovo una grande pace nel pensare al mo-mento in cui il Signore mi chiamerà: di vitain vita. Quell’attimo è come un ponte get-tato dalla vita alla vita, tra la gioia fragile einsicura di questa terra e la gioia pienache il Signore riserva ai suoi servi fedeli.Col prossimo 1° novembre il nostro con-fratello avrebbe compiuto 71 anni di con-sacrazione religiosa con Don Bosco, unavita donata in pienezza per i giovani, unesempio di salesiano laico. Aveva sceltoinfatti la vocazione salesiana a 18 anni nelNoviziato di Villa Moglia. Era subito partito,con l’entusiasmo generoso che i giovanitalvolta sanno avere per le Missioni, in Ar-gentina, dove aveva raggiunto il fratellosacerdote salesiano, don Giuseppe, anco-ra oggi ricordato come fondatore di unadelle più grandi opere nel Rio Negro, VillaRegina, nell’ispettoria di Bahia Blanca. Non è senza ragione che tu ci abbia la-sciato nella giornata missionaria mondialee che, appresa la notizia, abbiano suonatoin Argentina le campane, donate da te edalla nostra casa.Insegnare matematica era la tua passione,lo facevi volentieri, con gusto, competen-za, estrema serietà. Apprezzate erano lesoluzioni che trovavi nella tua collabora-zione alla Rivista scientifica di Matematica.Volevi bene alla scuola, alla nostra scuola,perché volevi bene ai giovani. Una carat-teristica tua infatti era la presenza tra i ra-gazzi, vigile e premurosa, disponibile. Si-no a pochi mesi fa eri sempre tra di loro,in cortile o nelle aule, al buongiorno delmattino, al doposcuola del pomeriggio.Molto tempo hai passato a pregare. Ama-vi la musica ed il canto, conservavi le par-titure delle operette che avevano allietato

tante serate dei ragazzi nella tua gioventù.Numeri e armonia matematica e musica, liabbinavi bene insieme.Hai vissuto la tua vecchiaia, così scriveancora il Papa, come il tempo in cui piùnaturalmente si guarda alla soglia dell’e-ternità. “Anche noi anziani - aggiunge -facciamo fatica a rassegnarci alla pro-spettiva di questo passaggio. Gli annipassano in fretta, la morte si avvicina aciascuno di noi inesorabilmente. Nono-stante le limitazioni sopraggiunte conl’età, conservo il gusto della vita. Ne rin-grazio il Signore”. Hai cercato di attuare leparole del Vangelo: sei stato pronto, conla cintura ai fianchi e la lucerna accesa.Hai atteso il Signore, pronto ad aprirgliquando Lui ha bussato. ■

don Giorgio Colajacomo

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IL MONDO DEL DON BOSCO

2. EVANGELIZZARE LE CULTUREDELL’UOMO, IN PARTICOLARE DEIGIOVANIIl servizio alla persona e in particolare al gio-vane, si esprime e si attua anche attraversole varie culture del nostro tempo, ed è unservizio irrinunciabile quello che l’Oratoriopuò fare per educare ad una cultura espres-sione di libertà e di dignità, espressione del-la vera storia del mondo e dell’apertura altrascendente incisa in ogni persona.Per questo la Chiesa sollecita i cristiani adessere presenti, con coraggio e creatività,nei luoghi privilegiati della cultura, come lascuola e l’università, gli ambienti della ri-cerca scientifica, i luoghi della creazioneartistica e della riflessione filosofica.Anche l’Oratorio, che è un “pezzo di vita”per i suoi giovani, può inserirsi in questocompito fondamentale di “evangelizzare”la cultura. Nelle sue diverse attività ci sonoalla base temi specifici e ricorrenti come:• domande e risposte sul senso della Vita• i problemi che porta l’intangibilità della Vita• la centralità della famiglia• l’annuncio esplicito del messaggio di

salvezza e liberazione di Gesù Cristo• Istituzioni, legalità, vita civile e politica• le nuove vie della comunicazione, prima

di tutte quella del corpo, vedi gioco esport

• sviluppo economico, solidarietà, com-mercio equo-solidale, globalizzazione.

3. PARTECIPARE ALLE ESPERIENZE DIAGGREGAZIONE GIOVANILEDove si riuniscono i giovani? I luoghi di ri-trovo si possono dividere in spazi amicaliformalizzati e spazi informali. I primi sonola casa dell’amico, la sede dell’associa-zione, la palestra o il campo. I secondi so-no fuori da controlli di famiglia o assisten-ti: il bar, il pub, la discoteca, una piazzet-ta, una strada, un centro sociale. Anchel’Oratorio è un’esperienza di aggregazionegiovanile, del tutto originale. I giovani ap-prezzano una diversità di impegni senzasquilibrarsi verso un solo polo dell’asso-ciazionismo per poter sentirsi responsabilidi ciò che pensano o fanno e per potersiesprimere liberamente senza che “nessu-no si intrometta”.L’Oratorio si propone come esperienza, peril giovane, generatrice di aperture relazio-nali verso gli altri e quindi fonte di matura-zione e di soddisfazione e sorgente di unasempre maggiore capacità di comprendereesperienze e idee diverse.

4. LA NOSTRA ORIGINALITÀ: ILSISTEMA PREVENTIVO DI DON BOSCOL’Oratorio persegue la finalità di far cre-scere persone responsabili delle propriedecisioni, che sappiano riprendere in ma-no la propria vita, liberi di scegliere e diessere protagonisti della propria vita. Oc-corre quindi un approccio educativo forte,orientato in uno stile di “animazione” che

Con l’Oratorio in viaggio verso il 2000Le finalità del nostro Oratorio

I GIOVANI DELL’ORATORIO A LA VISAILLE

1. PROMUOVERE LA DIGNITÀ DELLAPERSONA, IN PARTICOLARE DI OGNIGIOVANERiscoprire e far riscoprire la dignità invio-labile di ogni persona umana, in particola-re quella dei giovani, costituisce un com-pito essenziale dell’Oratorio di Don Bo-sco, in un certo senso, è il compito cen-trale e unificante del servizio che la Chie-sa fa al mondo. La dignità personale è ilbene più prezioso che l’uomo possiede,grazie al quale egli trascende in valore tut-to il mondo materiale. L’uomo, il giovanein particolare, vale non tanto per quelloche “ha”, ma per quello che “e’”. Contanoperciò non tanto i beni del mondo, ma ilbene della persona, il bene che la personaè in se stessa. La persona è sempre unvalore in sé e per sé e come tale esige diessere considerata e trattata e mai comeuna cosa o un oggetto da sfruttare o darompere. La dignità di ogni persona costi-tuisce anche il fondamento dell’eguaglian-za di tutti gli uomini tra loro. Di qui l’asso-luta inaccettabilità di ogni forma di discri-minazione e di razzismo.L’Oratorio nella sua vita, nel suo modo diaccogliere e di proporre, vuole gridare que-sta “buona novella” e vuole educare i giova-ni e gli adulti a essere protagonisti di questoannunzio che cambia la vita e che può cam-biare il mondo. Sarà così vero Giubileo.

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IL MONDO DEL DON BOSCO

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Estate Ragazzi ’99Un’estate all’arrembaggio:

porta il giovane a dare “un’anima”, unsenso forte e definitivo alla vita intesa co-me dono di Dio.Don Bosco è in questo un Maestro. Ri-scopriamo il suo “sistema preventivo”:• far capire al giovane le sue doti e i suoi limiti• far sì che il giovane possa camminare a

testa alta, anche nelle difficoltà• rendere il giovane protagonista della pro-

pria vita in un progetto di riappropriazione• il clima di famiglia dove poter amare ed

essere amati• lo spirito di ottimismo perché tutti han-

no comunque dei valori• l’ambiente di fiducia e di festa, per far

esperienza di confidenza e di gioia• il senso del sacrificio e la capacità di la-

voro perché anch’essi sono Vita• il prevenire e il non reprimere, con il dia-

logo e il confronto• la regola maestra del rispetto delle re-

gole che sono saggezza, guida e aiuto• il Vangelo di Gesù Cristo: “Senza Dio,

non c’è vera educazione” (Don Bosco) ■

don Mario Carattino direttore dell’Oratorio

L’oratorio Centro Giovanile “don Bo-sco e Maria Ausiliatrice” ha volutoproporre un servizio articolato e or-

ganico per rispondere positivamente alleattese di tante famiglie, ragazzi e giovani.L’Istituto Salesiano “don Bosco” è sorto aservizio dei giovani della città e continuaad operare per offrire spazi ed iniziativesempre nuovi.Da qualche anno è altresì particolarmenteattivo per quanto riguarda le attività ricrea-tive e del tempo libero di ragazzi e giovanial di fuori dell’ambiente scolastico.Ci riferiamo in modo particolare a realtà co-nosciute ed apprezzate dell’Oratorio CentroGiovanile “don Bosco e Maria Ausiliatrice”,come l’Estate Ragazzi che quest’anno ha vi-sto coinvolti circa 210 ragazzi e ragazze e ungruppo di 35 animatori nel periodo estivo.I Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice sipongono da sempre a servizio dei giovanidel ceto popolare con attività educative ne-gli ambiti della scuola e del tempo libero.L’obiettivo primario è quindi la prevenzio-ne, offrendo spazi ed iniziative che permet-tano ai ragazzi di spendere in modo positi-vo il tempo libero estivo. A tal fine l’Orato-rio “don Bosco e Maria Ausiliatrice” mettein moto un insieme di attività che mirano a:• aggregare ragazzi di diverse età e pro-

venienza;• apprendere attraverso l’esperienza le

dinamiche di gruppo;• esercitare la manualità e la creatività at-

traverso le attività manuali ed espressi-ve del mattino;

• favorire l’autonomia personale;• educare al rispetto delle persone;All’interno dell’obiettivo della prevenzione

assume un posto importante la presenzadi animatori volontari, i quali, oltre ad oc-cupare così positivamente il loro tempo li-bero, si preparano professionalmente aquesta attività e hanno modo anche di fa-re un’esperienza di servizio.Concretamente la proposta si articola inalcuni momenti:• attività espressive• attività sportive• manualità• cultura

LE ATTIVITÀ PROPOSTE:• sportive: aerobica - danza - ping pong -

calcio - volley - basket...• manuali: pasta di pane - pitture su stof-

fa - pittura su vetro - cartonaggio - pu-pets - aquiloni...

• culturali: ripasso di argomenti scolasticie sostegno per chi lo desidera

• ludiche: ampio spazio soprattutto nelpomeriggio con giochi, tornei, gare...

La nostra giornata è sempre accompa-gnata da una storia: quest’anno i perso-naggi che ci hanno guidato nelle sei setti-mane sono stati dei simpatici pirati capi-tanati da “Barbabeppe”.

I GIOVANI DELL’ORATORIO

IN CAMMINO

A TORRIGLIACON LASIMPATICAMAGLIETTA

GRUPPO ANIMATORI - GITA A TORRIGLIA

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SQUADRA “NIGHTMARE

GREEN”

SQUADRA “YELLOW SHARKS”

ORATORIO A VARAZZEALLE CARAVELLE

SQUADRA “BLU”

SQUADRA “RED WAVES ”

IL MONDO DEL DON BOSCO

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I bambini e i ragazzi si sono lasciati coin-volgere e sono stati veramente “deiGRANDI”!Al mattino veniva proposta la storia e in-sieme un momento di preghiera, seguiva-no le varie attività (manuali, sportive, cul-turali...) poi il pranzo caldo consumato in-sieme in allegria presso la mensa del DonBosco.Nel primo pomeriggio le attività di squadra.Venivano proposte, poi, iniziative diverseper ogni giorno: al Lunedì il Giocone; alMartedì con il Club Amici del Cinema

proiezione di un film avventuroso; al Mer-coledì tornei sportivi; al Giovedì grandigiochi; il Venerdì tutto il giorno in gita conpullman (Torriglia; al mare di Alassio; alparco acquatico delle Caravelle; al maredi Varazze; sui prati di Col di Nava...).Poi a casa.Grazie a tutti: Salesiani, Figlie di Maria Au-siliatrice, volontari, animatori, alle famigliee soprattutto ai nostri ragazzi e bambiniche hanno reso possibile questa grandeavventura. ■

Suor Michela

PAWET CON ALCUNI BAMBINI

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Le Olimpiadi ’99Al Paladonbosco rinasce lo spirito olimpico

Doping, scommesse, corruzione so-no solo alcune delle parole chehanno trasformato lo sport dell’an-

tica Grecia e dei nobili principi decubertia-ni in un business. L’interrogativo che cisiamo posti qui al Don Bosco era quello dicome fare per recuperare i nobili principiche fanno dello sport una scuola di vita.Al Centro Sportivo Paladonbosco hannocercato di dare una risposta riproponendouna antica tradizione di Sampierdarena: leOlimpiadi Moderne organizzate dall’OratorioDon Bosco e Maria Ausiliatrice Le Olimpiadi sono iniziate domenica 6 giu-gno ’99 con la lettura della promessa olim-pica e l’accensione del tripode segno dipace. Durante la settimana oltre 350 bam-bini dai 4 ai 12 anni divisi in otto squadre,con nomi di nazioni africane, si sono sfida-te in tornei di: calcio, volley, basket, atleti-ca, tiro a segno, lotta e, a conclusione del-la manifestazione, in una marcia. Ognibambino ha ricevuto in omaggio una ma-glietta offerta dallo sponsor Latte Oro e uncappellino offerto dalla Circoscrizione diSampierdarena. Rispetto alle vere olimpia-di mancava la tv, lo stadio, e il grandepubblico, ma nell’animo e nelle gesta diquesti bambini è emerso un evidente spiri-to di lealtà nel rispetto dei nobili principiolimpici. ■

Lo staff del Paladonbosco

FESTA DEL CENTRO SPORTIVO

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Anche quest’anno uno strepitososuccesso delle iniziative sportiveestive ’99 al Don Bosco. Siamo

partiti con le classiche olimpiadi, rinatedopo una lunga parentesi e si è prose-guito per tutto giugno e luglio.È stata riproposta la seconda edizione

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Le altre iniziative sportive dell’estate

del “Dino Meneghin Basket Camp”, cheha visto un gran successo di partecipa-zione anche grazie ai nuovi responsabilidel camp giovani (...molto responsabili).Le previste 3 settimane di divertimentosono state condotte da Max Casella eda Giorgio Taverna, insostituibili ed en-tusiasti coach, che sono stati aiutati dagiocatori ed istruttori provenienti dasquadre si serie A1 e A2 (Don Bosco Li-vorno, Fila Biella, Snai Montecatini).I campi del Don Bosco hanno ospitatoanche la Scuola di Sport, che ha coinvol-to numerosi giovani calciatori e pallavoli-sti. Sono intervenuti illustri ospiti: gioca-tori del Genoa e dell’Alpitour Cuneo.Le “Caravelle Cup”, torneo amatorialedi volley, ha coinvolto 16 squadre sulterreno da gioco del Paladonbosco eabbiamo notato un grande migliora-mento del livello tecnico e sportivo deltorneo. Sponsor: Il Parco Acquatico LeCaravelle, che ha regalato ad ogni par-tecipante T-shirt e polo per l’allenatore.Il Centro Sportivo, inoltre, ha conclusola sua attività a fine giugno con un sag-gio di danza, organizzato dall’insegnan-te Maura Taormina, al Teatro Modena diSampierdarena e con l’esibizione di fineanno, al Paladonbosco, che ha visto

protagonisti adulti e bambini delle se-guenti attività: aerobica, ginnasticaadulti, danza, ginnastica dolce, ginna-stica vertebrale, Centro di educazionemotoria, pattinaggio, ballo liscio e latinoamericano. ■

Luca Verardo Direttore del Paladonbosco

TANGORRA GIOCATORE GENOA

PETRELLI NAZIONALE DI VOLLEY ALPITOURCUNEO

2° DINO MENEGHIN BASKET SCHOOL

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GRANDE SUCCESSO IL PALAGYM!Finalmente è partito, dopo un anno diprogettazione e di lavori, il Palagym, lapalestra del benessere, che ha cominciatoa portare un po’ di “movimento” di qualitàqui a Sampierdarena. Abbiamo aperto il20 settembre in condizioni un po’ preca-rie, nel senso che la struttura non era deltutto completata. Lunghi mesi di progetta-zione, impegno e costanza stanno portan-do a grandi risultati.Dopo tre settimane di attività, gli iscrittierano già 400!Ci sono corsi di tutti i tipi, per tutte le esi-genze ed età. Partiamo dai corsi di aero-bica, che comprendono lezioni di tonifica-zione muscolare, allenamento alla resi-stenza, coreografie finalizzate alla perditadi massa grassa, aperte a tutti. Potrestevenire a provare le travolgenti lezioni capi-tanate da Annalisa, Francesca e Simona;siamo sicuri che ne rimarreste affascinati,soddisfatti e contenti.Cristina, Barbara e Valeria vi propongonolezioni di ginnastica a corpo libero vera-mente strong , per poter uscire dalla pale-stra e poter raccontare di aver veramentefaticato. La piccola Serena ci stupiscecon le sue evoluzioni di danza jazz e le le-zioni di aerobica a basso impatto con cuiintrattiene uno stoico gruppo mattutino.Per chi ha problemi di schiena ci sonoLaura, Cristina e Patrizio, che con la loro

specifica ed efficace ginnastica vertebralerisolvono ogni vostro problema.Il mitico Alessandro, venerato dai suoi al-lievi tre volte la settimana, conduce moltoprofessionalmente le sue lezioni di ginna-stica dolce. Tra di noi abbiamo reclutatoun ex allievo del Don Bosco che è diven-tato uno dei più grandi “arrampicatori” na-zionali, ovvero il piccolo/grande Gianni. Edopo il boom di questa estate abbiamointrodotto anche il ballo latino americano,con la raffinata Tina.Per i più temerari, amanti della natura edella fatica, Alessandro e Fabrizio propon-gono un corso di preparazione atletica in-tensiva in orario serale.Al PALAGYM si organizzano anche molteiniziative sociali; quest’anno abbiamo ini-ziato con una gita alle Cinque Terre, orga-nizzata dalla nostra insostituibile Cristina.Oltre le due sale fitness, denominate SO-LE e LUNA, abbiamo anche una sala at-trezzi in cui ci si può allenare con serietà eprecisione sotto la supervisione di istrut-tori diplomati ISEF.Insomma, siamo aperti tutti i giorni ferialidalle 9,00 alle 22,00 (il Sabato dalle 9,00alle 17,00), ogni giorno ci sono almeno 14corsi di gruppo guidati da istruttori tecni-camente preparati e sempre disponibili.Accanto al nostro staff tecnico vogliamoricordare: Cristina, l’infaticabile segretaria

e non solo, GianLuca, il mago del PC,GianCarlo e Piero, che si occupano di cu-stodia e controllo (non facile in un am-biente come il nostro), Marina e Katia, se-gretarie perfette, GianPaolo, il competen-te dottore sportivo.Non vi resta che venirci a trovare! Vi aspettiamo. ■

Lo Staff: Annalisa, Cristina, Alessandro, Fabrizio

e il nostro “grosso” direttore Luca.

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Ecco a Voi... il “Palagym”La nuova palestra nel Don Bosco

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Sono una over 50, per la precisionedi anni ne ho 56, ma l’entusiasmo èrimasto quello dei 20 anni. Ne ho

avuto la prova il primo giorno di palestra:mi sono sentita “senza età”, in mezzo aglialtri frequentatori, uomini e soprattuttodonne, che mi sembra possano rappre-sentare bene le famose tre età (ragazzi,adulti, anziani). Dopo due ore di ginnasti-ca, prima quella dolce poi quella vertebra-le, era tale il mio benessere che non hoquasi avvertito la stanchezza e la “ruggi-ne”, classica di chi è rimasto fermo moltianni, senza praticare alcuno sport, se nonattività di basso livello ginnico.Che dire poi dello splendido impiantocreato all’interno della struttura Don Bo-

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Il Paladonbosco non finisce di stupire...Quest’anno ha creato il Palagym

sco: spazi ampi e confortevoli, attrezzatu-re nuovissime, spogliatoi e servizi an-ch’essi appena inaugurati. Un discorso aparte meritano gli istruttori: da quel cheho visto e provato, tutti molto qualificati edisponibili. Grande la pazienza e la gentilezza delleragazze addette alla reception e attivitàorganizzativa.Si è creato in me un tale entusiasmo cheho già trascinato in palestra un nuovocliente: mio marito!Desidero ringraziare di cuore tutti i com-ponenti dello staff del Palagym. Che cosaresta, infine, da dire? Forza... Tutti al Pa-lagym alla ricerca del benessere! ■

Gianna Grattarola

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Sabato 16 Ottobre alle 7,30, alla sta-zione di Sampierdarena, 16 intrepi-di atleti si sono ritrovati per passare

una giornata “diversa” insieme.Arrivati a Rio Maggiore alle 10,00, abbia-mo iniziato a percorrere la famosa Via del-l’Amore per giungere a Manarola. Qui ab-biamo fatto “rifornimento” di vivande perproseguire, poi, la passeggiata verso Cor-niglia! A questo punto è stata rivolta la do-manda trabocchetto: Chi se la sente di

proseguire la passeggiata? Indovinatequale è stata la risposta all’unisono? Ve-niamo tutti!! La mitica truppa ha comincia-to così a mettersi in marcia alla volta diVernazza. Visto che si fa già tanto “step”in palestra, decidiamo di allenarci sui 400metri prendendo la strada più lunga ma...meno ripida. Fatto “rifornimento” di ac-qua, è iniziato il corso di “arrampicata”. Non essendo presente Gianni, mancava-no corde e imbracature, quindi, basandociesclusivamente sulla forza delle nostregambe, abbiamo intrapreso il nostro viag-gio. A metà del percorso la pausa erad’obbligo, lo stomaco reclamava! Intro-dotto il necessario carburante, oliate legiunture, siamo partiti a tutto sprint versola meta, raggiungendola verso le 15,00,tutti sani e salvi!Occasione fantastica per conoscersi, so-stenersi nella fatica e “testare” il proprio li-vello di allenamento. Il risultato è statomolto soddisfacente!

La conducente Cristina Pavani

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Al Palagym non solo... FitnessOrganizzata una gita alle 5 Terre

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Centro di ascolto “Punto Giovani”Novità del 2000

ISalesiani, da sempre attenti alle esigen-ze dei giovani, attivano un Centro diAscolto per loro denominato “Punto

Giovani”.La Città dei Ragazzi di Sampierdarenaoffre questo nuovo servizio per venire in-contro alla domanda di ascolto da partedei giovani che è diventata sempre più at-tuale, di fronte alla complessità socialeche essi devono affrontare per divenireadulti.Le esperienze di vita propongono doman-de fortemente impegnative e i dilemmi sulpiano esistenziale sono divenuti per i gio-vani un banco di prova.La famiglia e la scuola non sempre sonopronte ad accogliere le domande; se losono, corrono il rischio di dare direttivecensuranti e poco o affatto promozionalidelle risorse che sono spesso celate die-tro le domande di un giovane.I ragazzi chiedono aiuto per potersi capi-re. Questo processo avviene attraverso larelazione che si instaura con l’operatore.La sinergia che ne deriva è stata sintetiz-zata con lo slogan “capireinsieme”.Il Centro si propone di essere “uno spa-zio educativo per l’ascolto” che aiuta ilragazzo a porsi il problema di cui lui stes-so deve trovare la soluzione.È un ascolto disponibile per coloro che vi-vono l’esperienza della quotidianità e av-vertono la necessità di meglio compren-derla nel recupero della ricerca del suo si-gnificato. Problematiche esistenziali, diffi-coltà transitorie, incertezze del momentopossono presentarsi come difficoltà cherendono difficle il rapporto con se stessi econ il mondo. L’operatore ha il compito didecodificare la domanda posta dall’uten-te utilizzando opportune tecniche le qualiconsentono l’attivazione delle risorse dicui il soggetto è portatore e che devonoessere sostenute e rafforzate.Essere ascoltati e aiutati a reperire dentrodi sé le istanze necessarie, può essereuna occasione importantissima onde evi-tare difficoltà di adattamento.Frequentemente dietro una domanda nonc’è un disagio o una patologia più o menolatente, bensì si coglie spesso una neces-sità ad avere una spinta per andare oltre,

in termini di accesso a livelliulteriori di assunzione di ca-pacità di decisione e di sperimentaremaggiore sicurezza.Si tratta di offrire ai giovani un tempo chesi prolunga come relazione di aiuto in si-tuazioni in cui le difficoltà soggettive ne-cessitano di un intervento di ascolto, chenon vuole essere specialistico in sensostretto.Il Centro si occuperà solo dei giovani co-siddetti “normali” termini che nel nostrocaso assume il significato di “adegua-mento”. Si considera “normale” un ragaz-zo che è capace di adeguarsi alla realtà.Il Centro, infatti, non è uno spazio diagno-stico-terapeutico e neppure un ServizioSociale. Pertanto se si presenteranno casipatologici o di particolare disagio gli ope-ratori li indirizzeranno presso specialisti oenti preposti.“Punto Giovani” non si occupa neppure diorientamento allo studio e al lavoro di cuiperaltro si interessano già molte altrestrutture.Il Centro si rivolge principalmente ai ra-gazzi dai tredici ai ventuno anni circa pri-vilegiando, quindi, la fascia che va dallapubertà alla prima giovinezza.Coloro che dovranno operare nell’acco-glienza della domanda (gli operatori delCentro di Ascolto) hanno seguito un corsodi formazione annuale finalizzato allo svi-luppo delle conoscenze e delle capacitàpsicologiche, che è stato articolato su al-cuni argomenti basilari quali la psicologiadei giovani, in modo particolare ai bisognidei giovani d’oggi, le modalità di rapportoper colloquiare con i giovani e, infine, letecniche per aiutare i giovani a pensare.Titolare del corso è il prof. Gaetano Bar-letta, già Primario dei Servizi di Psicologiadell’Azienda ASL di Pisa e Professore diPsicologia generale e dello sviluppo all’I-stituto Superiore “Stenone” (UniversitàLateranense) di Pisa. Da alcuni anni inse-gna Psicologia dello Sviluppo e PsicologiaClinica presso l’Università PedagogicaStatale di Minsk (Bielorussia) che nel 1998gli ha conferito la Laurea “Honoris Causa”(primo italiano). È autore di numerosepubblicazioni scientifiche.

Il testo delle lezioni, cheè stato raccolto e rielaborato dalla

dott.ssa Donatella Borioli, verrà integratoed ampliato dal prof. Gaetano Barletta,per la pubblicazione di un libro che serviràcome base per i successivi corsi di forma-zione agli operatori del Punto Giovani checiclicamente verranno ripetuti, mantenen-do fede alla tradizione salesiana di “for-mare i formatori”.Il Centro di Ascolto ha fra i primari obietti-vi i l saper accogliere il giovane cosìcom’è, saper insegnare ad accogliersi edaccettarsi, creare empatia. I risultati au-spicabili saranno quelli di ritemprare, neigiovani, energie fondamentali per divenireadulti guardando al futuro con serenità.

Don Alberto LorenzelliDirettore del Don Bosco

Il maestro stava seduto al cen-tro della Sala dell’Istruzione, at-torniato dai discepoli desiderosidi ricevere i suoi insegnamenti.Un discepolo disse con emozione:– Maestro, sono venuto da mol-to lontano per essere introdottoda te nella vera scienza”.Il maestro osservò:– Nessuno educa nessuno.– Il Maestro sostiene la tesi del-l’autoeducazione? Cioè la tesiche ciascuno possiede nel cen-tro dell’anima la sua Sala dell’Illu-minazione?– Nessuno educa se stesso,commentò il maestro.– Ma allora sono condannato al-l’ignoranza?– Gli esseri umani si educano traloro.– No. Maestro, io non cederò al-la tentazione dell’orgoglio. Nonpotrò mai pensare di educare ilMaestro.– Ma io voglio essere educato,insisté il maestro. Diciamo così:io sono educatore-educando, tusei educando-educatore. Dal teaching al learning, per dir-la in inglese.

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IL MONDO DEL DON BOSCO

Se qualche tempo fa mi avesserodetto che, a poco più di un mesedall’inizio dell’anno scolastico, sarei

stata qui a scrivervi queste righe e a salu-tarvi dalle pagine dell’Eco, sicuramentenon gli avrei creduto. Tranquilla e sicura,preparavo piani e programmi per iniziarel’anno scolastico “alla grande”, quando ilfatidico Venerdì 17 (coincidenza), ecco l’i-natteso fulmine a ciel sereno, il terremotoche ha sconvolto in pochi secondi tutto ilmio bel castello in aria e ha dato un seriocolpo alla mia serenità.Scelta difficile e sofferta davvero, fino infondo, quella alla quale mi sono trovata difronte. Frastornata, sballottata, confusa,mi sono trovata in mezzo a due fuochi escegliere non è stata proprio una passeg-giata, soprattutto dovendo ad un certopunto sacrificare quelle che posso tran-quillamente definire le ragioni del cuore,visto che il mio cuore, devo dirlo, dubbi eincertezze non ne ha mai avuti nemmenoper un istante. E del resto - e spero chenon sia troppo di retorica a buon mercatoperché credetemi, così non è - un pezzet-to di cuore è rimasto lì con voi, nei cortili enelle aule che sono state la mia secondacasa per cinque anni, e ancora provo lastessa sensazione di appartenenza ognivolta che vi ritorno e respiro quell’aria.All’inizio è stata veramente dura e non mivergogno di confessare che mi sono fattadei bei pianti sconsolati, ho versato lacri-me un po’ ovunque e un po’ con tutti, Sa-lesiani, colleghi, parenti e “last but not lea-st”, i miei “adorati” studenti. E da tutti, ingenerale, e da qualcuno in particolare hoavuto un tale ritorno di affetto e di calore

che se da una parte mi ha fatto veramentebene, dall’altra ha versato altro sale sulleferite perché mi ha ulteriormente dato con-ferma di quanto di prezioso mi sono la-sciata alle spalle. Anche se, in realtà, diquesta intensa esperienza vissuta con voimi resta veramente tanto: ci sono le letteree i bellissimi messaggi che non cancelleròmai dal mio cellulare, le visite dei miei im-pareggiabili “aficionados” del Sabato po-meriggio e i momenti di grande emozioneche mi avete dato e che continuate a dar-mi (anche se non ho ancora capito se de-vo interpretare il blocco parziale del traffi-co di via Rolando e la “decorazione” dellamia povera Uno - che da grigia che era èstata trasformata in un ammasso rosa diappicicosissime stelle filanti - come unaplateale manifestazione di affetto o unasottile vendetta retroattiva).Al Don Bosco ho vissuto momenti chenon si possono cancellare con un colpo di

spugna: sono stata in altre scuole, prima,qualche volta anche per periodi lunghi co-me quello che ho trascorso con voi, masono esperienze che non hanno nulla incomune con questa. Al Don Bosco mi so-no sentita veramente a casa e perciò misono anche scontrata, arrabbiata, conqualcuno ho urlato fino a farmi gonfiare levene del collo, ma da ogni confronto sia-mo sempre ripartiti da capo, testardamen-te, come si fa in una vera famiglia, con af-fetto immutato e con la voglia di fare, diandare avanti, di credere in ciò che si fa edi costruire per il bene comune.Vi ringrazio per avermi permesso di condi-videre questa forte esperienza di vita co-mune, oltreché di lavoro, e per l’affettoprofondo che mi avete dimostrato e chemi ha stretta in un abbraccio così caloro-so: grazie ancora di cuore e... a presto! ■

Luciana Guido

La prof.ssa Guido lascia il Don BoscoUn addio sofferto

I l nuovo millennio porta nella nostra Scuola Mediauna simpatica novità: una insegnante che ha scel-to il don Bosco come “la sua scuola” è ora Presi-

de. Auguri e congratulazioni, prof.ssa Giuliana Ma-renco, per il ruolo di pilota che hai assunto. La “barca” della Media non ne poteva avere uno mi-gliore. Ti auguriamo una navigazione serena e pienadi soddisfazioni.

...LA SUA CLASSE

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VITA DELLA SCUOLA - TGS

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tava omogeneo. Persone provenienti dalscuole diverse, da famiglie e culture diver-se, da città e addirittura da regioni diver-se, che non si erano mai viste prima, allafine dei trenta giorni trascorsi insieme,sembrava che si conoscessero da sem-pre, legate da una profonda amicizia.È questo il vero miracolo che si compie inIrlanda. Ma tutto ciò è avvenuto grazie allepersone, a tutti e quarantacinque i parte-cipanti che hanno formato una grande fa-miglia, dove, come in tutte le famiglie,ogni tanto si può anche litigare per il benealtrui, ma dove c’è amicizia e affetto tra imembri e per questo si sanno superare lepiccole tensioni per riportare in fretta l’ar-monia e la serenità.Una volta ricordo di aver letto in un pub diKilcock una frase significativa: “Qui non cisono stranieri, ma solo amici che non sierano mai incontrati prima”!Questa stessa frase sintetizza lo spirito digruppo che si è creato quest’anno tra di noi.A questo punto sento il dovere, ma ancheil desiderio, di ringraziare i ragazzi piùgrandi, quelli che affettuosamente donMario chiama “lo zoccolo duro” della va-canza studio e che, per limiti di età, nontorneranno più con noi: grazie per l’esem-pio di onestà, di lealtà e di collaborazioneche avete dato. Grazie per come avete saputo adattarvialle regole del College, nonostante l’età...

Grazie per la vostra amicizia e per qual-che critica, magari dura ma sempre co-struttiva e sincera...Il successo dell’IRLANDA ’99 è anche me-rito vostro! Un altr’anno, senza di voi, ilgruppo sarà un po’ più povero.Vorrei rivolgere un grazie sincero anche ai“giovanissimi”, sia per come vi siete inse-riti subito nel gruppo e nella vita del Colle-ge, sia per esservi adattati agli imprevisti,alla vita della “vostra famiglia irlandese”,per l’impegno che avete dimostrato ascuola e nelle attività sportive. Grazie perla vostra collaborazione; anche per voi va-le il discorso del successo di IRLANDA‘99: merito anche vostro. Il prossimo annola vostra presenza sarà fonte di ricchezzaper il nuovo gruppo che si formerà.Infine vorrei dire un grazie di cuore a Mi-rek, lo “straniero” della nostra squadra,ben presto diventato leader sul campo:grazie per la tua genuinità, disponibilità etestimonianza tra i ragazzi.Non posso certo dimenticare il più “irlan-dese” dei leader, don Mario. Ti sono gratoper la condivisione della responsabilitàche da qualche anno ci carichiamo sullespalle; fortunatamente le abbiamo grosseentrambi. Qualche ragazzo ha scritto chele due “M”, cioè Mario e Maurizio, sonoormai due certezze: speriamo di non di-ventare due “cariatidi”, e per questo con-fidiamo in voi, cari ragazzi.Grazie, dunque, caro gruppo dell’IRLAN-DA ’99: il merito della riuscita di questavacanza-studio è tutto tuo; sei tu che faidire a ciascuno di noi: “Cara, dolce Irlan-da, voglio tornare ancora una volta per ri-trovare me stesso”! ■

Maurizio Gavazza

Èproprio vero: quest’anno la vacan-za-studio in Irlanda sarà ricordataper il “gruppo”. Ogni volta, alla fine

del mese trascorso in questa meravigliosa“isola di sogno”, immersa nel verde deisuoi prati e nel blu del suo cielo, ciascunodi noi si porta via un ricordo, un’immagi-ne, un paesaggio, un volto, un evento cherende l’esperienza vissuta indimenticabileed irripetibile.Quest’anno tutti e quarantadue i ragazzipartecipanti hanno dichiarato sul questio-nario di verifica, che abbiamo loro sotto-posto per aiutarli a riflettere sull’esperien-za che avevano appena vissuto, che tantierano i ricordi che si portavano a casa,ma uno su tutti prevaleva, per il quale va-leva la pena tornare: l’unità del gruppo.Eppure le premesse non erano molto inco-raggianti a questo proposito: la metà degliiscritti era gente nuova, che si affacciavaper la prima volta ad un’attività del genere;inoltre era notevole la disparità di età deipartecipanti: si andava dai diciannovenni ediciottenni fino ai dodicenni... Ma ancorauna volta il miracolo è avvenuto...Sarà stata la magia della terra irlandese,l’atmosfera particolare del College, lo spi-rito di amicizia e di cordialità creatosi trainsegnanti e studenti, tra leaders e ragaz-zi, tra “vecchi” e “nuovi”... Ed ecco che,come per incanto, dopo solo pochi giorniil gruppo, da eterogeneo quale era, diven-

Irlanda: è nel gruppo il segreto del successo

DUBLINO SSSS hhhh iiii nnnn iiii nnnn gggg IIII rrrr eeee llll aaaa nnnn ddddVerde, sole, fresca l’aria,ti porterò nel cuoreIrlanda dalla gente buonache sa sorridere,che rende amici.Silenzio e paceverde Irlanda,dolcementesai donareal cuore stancoche sa sostare.Sogno, incantomagica sirena,verde Irlandami hai rubato il cuore.Voglio tornare a ritrovare me stesso.

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Adue mesi dal rientro dalla vacanzastudio in Irlanda, tutti noi siamoimpegnati nel campo scolastico:

duri compiti in classe, lezioni noiosissimee interrogazioni spietate.Tra una montagna di libri, latino, storia, di-ritto, economia, greco e matematica, sonoriuscito a trovare un po’ di spazio per ri-pensare al bellissimo mese (non il primo)trascorso in terra straniera.Non basterebbe questa pagina per de-scrivere passo dopo passo le sensazioni,le avventure, le lezioni, il clima degli esamie l’atmosfera irlandese che avvolgeva (esicuramente avvolgerà chiunque vorràpartecipare a questa vacanza-studio nelfuturo) le nostre giornate. Se descrivessitutte le giornate di questi anni trascorsi inIrlanda sarei monotono, ma ogni giornataaveva qualcosa di speciale e estrema-

mente straordinario: rincontrare gli amicispagnoli, conoscere i nuovi alassini, i fio-rentini, i torinesi e i sardi, la presentazionedei corsi con i nuovi e i vecchi insegnanti(come John, insegnante Senior), il langua-ge-lab (con Paddy), il match tra Spagna-Italia, l’Irish dance, il pub e la Guinness, ilbowling (attenzione alla pronuncia: c’èdon Mario Perinati in agguato), il week-end trascorso a Galway e la visita alle iso-le Aran, la famiglia irlandese e la revisione(con il mitico Ingegner: “famiglia bene,scuola bene, gruppo bene, insomma be-ne”) e... tanta voglia di crescere insieme.Il clima irlandese avvolge chiunque sappiaapprezzare il meraviglioso ed infinito spa-zio verde che invade tutto il paese, esclu-dendo la capitale, Dublino, con i suoigrandi centri commerciali e le vie affollateche ogni Sabato ci vedono protagonisti dinumerose compere e stupefacenti affari.Dublino, una delle poche capitali del mon-do che vanta una posizione così felice: labaia di Dublino, in cui sfocia il fiume Liffey(lo stesso nome del centro commercialedove siamo andati a vedere il film STARWARS - 1° episodio) che divide in due partila città e forma una mezzaluna tra la peni-sola di Howth, dove abbiamo trascorso

una bellissima (non per tutti!!! vi ricordate lacaviglia di Laura e il trio Valentina, Alice eAlessandra!) domenica con la Messa all’a-perto (“la predica deve essere come unaminigonna!”) e il villaggio di Dalkey.La cultura irlandese, legata ancora alleorigini celtiche, è rimasta “invariata” neltempo. La semplicità, la spontaneità e lafiducia delle famiglie in cui siamo ospitati,fa sì che si instauri un rapporto solido, af-fettuoso e... duraturo.L’unico lato negativo è la cucina: nonpreoccupatevi, sia a Celbridge che a May-nooth ci sono ottimi Take-Away, dove re-gnano sovrani gli Hamburgers e le Patati-ne fritte.E per i nostalgici della cucina italiana (co-me Lorenzo, Manuel, Enrico, Max e Da-niele) c’è il ristorante-pizzeria da Mario,che fa rivivere, con grande successo, letradizioni italiane in Irlanda.Sebbene sia un mese in un paese stranie-ro e lontano da casa, lo studio dell’ingle-se, le amicizie e i legami affettivi che si in-staurano con la famiglia irlandese, sonodelle ottime ragioni per non mancare al-l’appuntamento della prossima vacanza-studio del 2000. ■

“Un veterano” E.C.

VITA DELLA SCUOLA - TGS

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Live a different lifeL’esperienza di un “veterano”

NELLA CAMPAGNA DI GALWAY

...VERSO LE ISOLE ARAN

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tolineato come nelle periferie delle grandicittà possano esistere sale-modello.

OLTRE LO SCHERMOL’identità del Don Bosco, tuttavia, non siferma alla sola proiezione, ma cerca con-tinuamente una vasta gamma di attivitàcomplementari, come l’organizzazione dimostre, incontri e dibattiti, rassegne dicortometraggi e video. Tutto ciò in lineacon il filo conduttore che anima gli intentidel cinecircolo genovese, ossia la presen-tazione della sala come circolo culturale,che avvicini i giovani alla cosiddetta setti-ma arte e contemporaneamente propon-ga loro una valida occasione di partecipa-zione e riflessione. Con questo spirito, in-fatti, il cinecircolo ha costituito con altri trecineclub del capoluogo ligure il circuito ci-nematografico “Many Movies”, che forni-sce un’unica “card” per accedere a piùsale; lo spettatore ha così a disposizioneuna ricca rete di informazioni e propostecinematografiche.Di qui l’ideazione delle manifestazioni atema che hanno caratterizzato l’attivitàdel Club Amici del Cinema in questi anni: la riproposta de “La settimana della Criti-ca” (presentata a Venezia nel ’90 e nel’92), “L’Europa incontra il Cinema”, “Feb-bre gialla” e “Dylan Dog”, appuntamentidedicati ai gialli, horror e fantasy della sta-

gione. Poi, nel ’94, “Lavoro, non lavoro,senza lavoro”, una sintetica ma significati-va carrellata sui modi e sui toni con cui ilcinema ha raccontato il rapporto tra l’uo-mo e il lavoro, realizzata in collaborazionecon l’Assessorato alla Cultura della Pro-vincia di Genova e il Gruppo Ligure CriticiCinematografici (SNNCI).

LA PROPOSTA AI RAGAZZIDa sempre il Cineclub ha considerato il ci-nema per i ragazzi una priorità del suoprogetto culturale e ad essa ha dedicatoun intenso lavoro. In questa direzione“Filmbusters - Il cineclub per ragazzi” ri-veste una particolare importanza. Nata nel’95 in collaborazione con la biblioteca “DeAmicis” del Comune di Genova, l’iniziativaoffre al pubblico dei bambini e dei ragazziuna selezione mirata di opere cinemato-grafiche di successo e d’autore, scelte trai classici o le più recenti produzioni, fino aicapolavori meno conosciuti. I giovanispettatori, muniti di tessera personale,schede filmografiche e rivista possonosbizzarrirsi da cinefili nella stesura di re-censioni, commenti o semplici suggeri-menti sulle colonne di “FilmbustersNews”, bollettino della manifestazione.Oltre alla programmazione per ragazzidella Domenica pomeriggio si sono inten-sificate in questi ultimi anni le matinéesper le scuole di ogni ordine e grado e sisono organizzati corsi di formazione e ag-giornamento per gli insegnanti, in collabo-razione con l’IRRSAE e l’Agiscuola. Così,recentemente è arrivato anche il ricono-scimento ufficiale di questa peculiarità,cioè l’inserimento del Cinema Don Boscodi Sampierdarena nel circuito internazio-nale “Euro Kids Network”, un’iniziativaideata dal Programma MEDIA dell’UnioneEuropea allo scopo di consolidare e svi-luppare l’offerta di “cinema al cinema” perragazzi e in particolare per incoraggiarel’incontro del pubblico più giovane con lecinematografie europee.

MISSING FILM FESTIVAL LO SCHERMO PERDUTOUn programma fitto e vario, con una cin-quantina di proiezioni gratuite propostenell’arco di circa dieci giorni, una sezioneriservata agli autori italiani, specie alleopere prime, una informativa dedicata aifilm stranieri e altre iniziative collaterali,compresa una giuria di giovani spettatoriche segnala i film più graditi: nel ’98 lamanifestazione è giunta alla sua settimaedizione. È un festival che nasce dallaconvinzione profonda della necessità difar conoscere un tipo di cinema in grado

CENTRO CULTURA “IL TEMPIETTO”

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Attivo dal ’76 grazie alla passione eal carisma di don Gianni D’Ales-sandro, lo spazio d’essai del Cine-

ma Don Bosco ha svolto un ruolo semprepiù importante. Il Cineclub è stato segna-lato da CIAK e da l’ESPRESSO per laqualità del lavoro svolto.Cinecircolo dall’identità squisitamente ci-nematografica e “cinefila”, il Club Amicidel Cinema ha vivacizzato con la sala DonBosco il territorio di Sampierdarena e delPonente genovese, specialmente dopo lachiusura di diverse sale industriali. Ungruppo di giovani ha curato la ristruttura-zione e l’ammodernamento del cinema in-troducendo attrezzature e tecnologie sofi-sticate ed intensificando le attività e le ini-ziative. Così, le proiezioni sono arrivate acoprire l’intera settimana e il cartellone havia via assunto la particolare caratteristicadell’integrazione tra programmazionecommerciale di intrattenimento e propostapiù impegnata ed esclusiva, quella di uncinema a forte connotazione culturale ededucativa che viene presentato principal-mente ai giovani come attributo al loro ar-ricchimento ed alla loro formazione perso-nale. La qualità del lavoro è stata premiatanel 1988 dalla rivista “Ciak”, che ha inseri-to il Club Amici del Cinema tra i locali acinque stelle e dal settimanale “L’Espres-so”, che, nel riprendere la notizia, ha sot-

Il cinema a cinque stelle“Amici del Cinema” del Don Boscodi Sampierdarena

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CENTRO CULTURA “IL TEMPIETTO”

di muovere riflessioni sul mondo in cui vi-viamo e sulle forme artistiche che lo rap-presentano.Nel corso degli anni, il Missing si è ancherivelato una “festa” per chi ama e segue ilcinema, in particolare per i giovani, che di-mostrano di seguire quest’arte con entu-siasmo e passione. Molto netta, poi, è di-venuta la connotazione culturale della ma-nifestazione, che circuita i film in tutta laregione e diviene, così, palcoscenico idea-le per dibattiti e convegni di esperti, critici,giornalisti cinematografici ed esercenti.

9 Gennaio“Filodrammatica Rupinaro”di ChiavariDomenego, o barba d’America3 atti di Luca Ruggero e PierRegia: Pier Curci

16 Gennaio“Gruppo Teatrale G.A.L.A.Unn-a giornà do beliscimo2 atti di Lucio DambraRegia: Lucio Dambra

23 GennaioLa Compagnia “Statale 33”O ciarlatan de Fossatello2 tempi di Giorgio GrassiRegia: Giorgio Grassi

30 GennaioLa Compagnia “S.A.D.”Se i cavelli fan gianchin3 atti di Silvio ZambaldiRegia: Bruno Peytrignet

6 FebbraioLa Compagnia Teatrale “S. Fruttuoso”Unn-a valixe pinn-a de vento3 atti di Enrico ScaravelliRegia: Arnaldo Rossi

13 FebbraioStabile “Città di Sanremo”U preve american2 atti di Emilio ManginiRegia: Anna Blangetti

20 Febbraio“Teatro Dialettale Stabile”della Regione LiguriaSemmo misci, scia marcheiza3 atti di Emilio Del MaestroRegia: G. Carlo Migliorini

27 FebbraioCompagnia “Commedia Zeneize”Ti veu mette l’America?3 atti di Maurizio UghiéRegia: Elio Parodi

5 MarzoCompagnia “T. 76”A scossa3 atti di Mauro Montarese e Arnaldo RossiRegia: Arnaldo Rossi

12 MarzoCompagnia “A. Campanassa” di SavonaLiguria tra primmaveie mûxiche e cansuin2 atti unici e canzoniRegia: Olga Giusto

26 MarzoCompagnia teatrale “Genova Spettacoli”Colpi de Timon3 atti Enzo La RosaRegia: Gianni Barabino

2 AprileCompagnia “Amici dell’Arte”Operette, Amore mioselezione in 2 tempi di brani da operetteRegia: Anna Olivari

9 Aprile“Piccolo teatro delle Vigne”I caeti de donne3 atti Carlo GoldoniRegia: Raffaele Coppa

16 AprileGruppo Teatrale “O Castello” di ChiavariFiggeu, parte Carlin3 atti Giovanni CarosiniRegia: Arnaldo Rossi

DAL CINECIRCOLO A “ZELIG”I risultati soddisfacenti raggiunti grazieanche alla seria formazione, che ha tra-sformato il nucleo originario di appassio-nati in una squadra di animatori culturali edi seri “professionisti” del settore, hannoincoraggiato, nel ‘91, la costituzione di“Zelig”, una cooperativa di produzione eservizi culturali che gestisce oggi sei sale,organizza mostre e rassegne nel campodello spettacolo, corsi di formazione especializzazione.La cooperativa si è dotata anche di una

biblioteca cinematografica e di una video-teca, entrambe a disposizione del pubbli-co, che può servirsene, incontrandosi an-che per presentazioni di libri o di iniziativeculturali specifiche. Così un’esperienzagiovanile di volontariato culturale, può di-ventare occasione di formazione, pre-av-viamento al lavoro e proposta di una scel-ta professionale per il futuro. ■

di Giancarlo Giraud e Luigi Edoardo Torre

Il TempiettoStagione Teatrale 1999/2000

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aaaa tttt tttt iiii vvvv iiii tttt àààà cccc uuuu llll tttt uuuu rrrr aaaa llll eeeeIncontro con l’Autore

Libroforuma cominciare dal Gennaio del Duemila!!!

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Domenica 14 novembre 1999. Sonoappena trascorse le ore nove cheiniziano ad arrivare all’ingresso del

Don Bosco di Sampierdarena i compo-nenti del Consiglio Direttivo della Unione.In breve tempo riescono a preparare tuttoper l’accoglienza degli ex in arrivo.Nella festosa sala della portineria nasconoi primi capannelli di giovani e meno giova-ni, tutti i loro ricordi dell’adolescenza pas-sata in questa casa. Si intrecciano i saluti,le notizie, i discorsi più o meno impegnati.

Alle 10,15 ci ritroviamo nella sala Luoniper il momento formativo guidato dal nuo-vo parroco Don José che tratta in modointelligente il tema del Giubileo.Giusto il tempo di dare due notizie da par-te del Presidente e ci avviamo verso lacappella per la S. Messa. Il pranzo, orga-nizzato dagli ex-allievi, preparato in granparte da uno di loro, Luigi Simonitti, servitidagli ex più giovani, si è svolto in allegriae serenità. Ottavio Dei, uno degli anziani,lancia l’idea della SOTTOSCRIZIONE perBorse di Studio per alunni della nostrascuola più in difficoltà... e con i rimasti alpranzo arriviamo a raccogliere 600.000 li-re. Desidereremmo che altri ex-allievi fa-cessero loro questo impegno! FORZA!Un rammarico: cinquecento lettere speditee molte telefonate hanno portato alla FE-STA solo un centinaio di ex-allievi: la cau-sa? Forse abbiamo perso i contatti? Ciproponiamo di porvi rimedio al più presto.Un caro saluto! ■

Bruno Vello

EX ALLIEVI

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Convegno ex-allievi

LL aa uu rr eeeeSi sono brillantemente laureati:

BARCIOTTI Florianoin Ingegneria ElettronicaBIANCHI Marco

in Ingegneria ElettronicaBRUNO GianMarcoin Ingegneria ElettronicaBRUNOLDI Enricoin Ingegneria Informatica

BURLANDO Michelein Scienze Politiche

DE LEO Gianlucain Ingegneria Elettronica

DEL CORTO Matteoin Ingegneria InformaticaFERRO Roberto

in Ingegneria ElettronicaLANZA Stefanoin Scienze PolitichePIRO Saverio

in Ingegneria ElettronicaZANINI Albertoin Ingegneria ElettronicaSANTICCIOLI Luca

in Ingegneria Civile

FF ee ll iciici tt aziazi oonnii !!!!!!

Fiori d’ArancioHanno coronato i loro sogni

e il loro amore.

Tanti auguri a:❤ LANZA Fabio e BOVE Elena

❤ PARODI Gianluca e Alessandra❤ PENCO Marco e Angela❤ RIZZI Mirko e Simona

❤ TORACCA Roberto e Isabella❤ BRUZZONE Biagio e Patrizia

❤ FERRARO Adolfo e Giulia

NasciteRIZZI Paolo e Barbara per la nascita di EMANUELERAVERA Ermanno e Laura per la nascita di STEFANOMONACO Enrico e Gabriella per la nascita di IRENE

Congratulazioni!

Venerdì 17 Dicembre NATALE GIOVANIore 17.00 ACCOGLIENZA

ore 18.30 S. MESSA CON I SALESIANIFESTINSIEME

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BENEFATTORI DELL’ECOda Giugno ’99

a Novembre ’99

Artini Giuseppe • Capurro Ni-cola • Floris Claudio • Gerva-sini Dionigi • Guidi Teodosio •Incorvaia Santina • MasieroBasilio • Metaldi Renata • Ra-daelli Paolo • RimembranaPietro • Schenone Christian •Schiavazzi Luca • SgarbanNinfa • Sorato Domenico •Timossi Gabriele • Dei Otta-vio • Leda Bordo

Caro ex-allievo/a...

Il numero “consistente” dibenefattori si riduce... Noncerto per mancanza di gene-rosità, pensiamo. Qualcunodice che abbiamo perso ilcontatto con troppi ex-allievi.E allora l’ECO, la rivista cheti porta in casa il tuo Boscodi Sampierdarena, si fa vocee lancia a tutti l’appello diuno di voi: “Ho passato quicinque anni della mia adole-scenza. Mi sento a casa miae sono disposto a dare unamano perché i giovani dellenuove generazioni abbianoquanto a me è stato dato”.Il 14 Novembre scorso perla festa degli ex-allievi è ini-ziata una sottoscrizione perBorse di Studio per ragazziin gravi difficoltà. Siamo ar-rivati a 600.000 lire!Tramite il conto correntepuoi unire anche il tuo donoa don Bosco!L’ECO non vuole chiudere...perché la sua onda ti è ca-ra. Ti porta “il sapore di ca-sa tua”, nel sorriso e nellabenedizione del buon padredon Bosco.

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