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anno 2 - maggio/giugno 2011 ecoarea avvicina il mondo delle imprese all’ambiente ECOAREA MAGAZINE 08 www.ecoarea.eu Supplemento di Ecoareanews, testata giornalistica iscritta al nr. 9 del Reg. dei giornali e periodici del Tribunale di Rimini in data 31.03.2010. direttore responsabile Federico Bertazzo

Ecoarea Magazine 08

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Ogni occasione è buona per attaccare lo sviluppo sostenibile. l’escherichia coli è colpa dell’agricoltura biologica (“del letame”, si è addirittura spinto a precisare qualche puntuale cronista), le rinnovabili rappresentano un’opzione inadeguata, inopportuna ed inefficiente. Questa è la vulgata diffusa, questo è ciò che viene comunicato a vari livelli dai media che indirizzano l’opinione della gente. diffusa e inquinante, ci verrebbe da dire. nel corso del workshop organizzato da Ecoarea better living a Roma - in occasione della presentazione di Sevicol 2011, ci torniamo nell’intervista a Romano Ugolini, di fronte ai dati sul consumo energetico su scala mondiale una persona dal pubblico si è alzata chiedendo lumi all’ingegnere Marinelli. “ma siamo sicuri che i dati siano questi? Perché sono esattamente l’opposto di quanto viene generalmente pubblicato sui giornali italiani?”

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anno 2 - maggio/giugno 2011

ecoarea avvicina il mondo delle imprese all’ambiente

ECOAREAMAGAZINE 08

www.ecoarea.eu

Supplemento di Ecoareanews, testata giornalistica iscritta al nr. 9 del Reg. dei giornali e periodici del Tribunale di Rimini in data 31.03.2010. direttore responsabile Federico Bertazzo

ogni occasione è buona per attaccare lo sviluppo so-stenibile. l’escherichia coli è colpa dell’agricoltura biologica (“del letame”, si è addirittura spinto a preci-

sare qualche puntuale cronista), le rinnovabili rappresenta-no un’opzione inadeguata, inopportuna ed inefficiente. Que-sta è la vulgata diffusa, questo è ciò che viene comunicato a vari livelli dai media che indirizzano l’opinione della gente. diffusa e inquinante, ci verrebbe da dire. nel corso del wor-kshop organizzato da ecoaRea BeTTeR living a Roma - in occasione della presentazione di Sevicol 2011, ci torniamo nell’intervista a Romano Ugolini -, di fronte ai dati sul consu-mo energetico su scala mondiale una persona dal pubblico si è alzata chiedendo lumi all’ingegnere marinelli. “ma siamo sicuri che i dati siano questi? Perché sono esattamente l’op-posto di quanto viene generalmente pubblicato sui giornali italiani?”

l’escherichia coli non è causata dall’agricoltura biolo-gica ma da una gestione approssimativa e superficiale della produzione alimentare e dalla mancanza di con-

trolli adeguati. Se ciò fosse accaduto in italia ci sarebbe stata una rivoluzione, ma siccome molto è successo in germa-nia (e sta diventando una consuetudine…) qui da noi è giunto solo un refolo calunnioso. contro il biologico che rappresenta l’unica filiera alimentare dotata di una qualche forma di con-trollo reale. Basta questo a garantirne la qualità? no. ma il biologico rappresenta la pre condizione minima e necessaria per la qualità e la sostenibilità ambientale.

i referendum hanno espresso in modo incontrovertibile l’opinione dei cittadini. Sui quesiti ambientali, che sono quelli che a noi interessano, non ci sono dubbi. gestio-

ne statale delle risorse idriche e no al nucleare. la strada è segnata, chi amministra deve adeguarsi. ci piace pensa-re che in questa azione di adeguamento si debba finalmente focalizzare l’attenzione sull’efficienza. mentre fino ad oggi si è programmato in termini di quantità di consumi da soddi-sfare, ora dobbiamo confrontarci con senso della misura e sostenibilità. meno sprechi significa maggior attenzione alle risorse. Questo ci rende fiduciosi, non tristi. Saremo in grado di adeguarci? noi lavoreremo anche per questo. ecoareama-gazine, si adegua alla stagione estiva e diventa bimestrale. Buona lettura!

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greenseeds#scegliete bottiglie di plastica qua-drate al posto di quelle rotonde: occupano meno spazio, serve meno imballaggio# www.ecoarea.eu

chi non accetta il futuro ?

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il batterio killer visto al microscopio

ai toni apocalittici di chi non accetta l’esito referendario e di chi abusa dell’ennesimo scandalo alimentare frutto della mancanza di controlli adeguati per attaccare il cibo prodotto con l’agricoltura bio-logica, la risposta silenziosa e pragmatica

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il batterio killer visto al microscopio

viviamo in un paese che è stato capace di ricostruirsi ben due volte dopo altrettante guerre mondiali; è stato in grado di ristrutturare e moltiplica-re le proprie infrastrutture civili, industriali, così come le aree urbane e residenziali, moltiplicando però consumo di territorio, utilizzo di risorse naturali ed energetiche.abbiamo risposto cioè in modo virtuoso ma caotico e frettoloso ad una si-tuazione di urgente necessità, quella di riaccendere la torcia dello svilup-po perché illuminasse lo spaventoso buio che ci lasciavamo alle spalle, moltiplicando la capacità di disporre di servizi e consumare merci senza che questi fossero pensati per contenere il fabbisogno energetico neces-sario per riprodurli.

lo testimonia l’esplosione dei consumi energetici e con essi gli sprechi indotti da questa dinamica di sviluppo che ha portato il nostro paese a consumare 360.000gWh nel 2009 rispetto ai 20.000 del 1936, un aumento di 18 volte a fronte di un incremento della popolazione di pochi milioni di unità, circa 43m del 1936 e 60m del 2011.da un lato perciò una irrefrenabile capacità di divorare energia, dall’altro, ben due referendum per confermare che l’opzione nucleare non riguarda questo paese, si accompagnano con il recente decreto governativo che, riducendo in modo sproporzionato gli incentivi per le rinnovabili e mol-tiplicandone la burocrazia, ha causato un rallentamento notevole degli investimenti nel settore.

Una crisi ‘indotta’, poche settimane prima della consultazione referen-daria, che ha portato uno dei pochi settori industriali in crescita a vivere per la prima volta l’esperienza della cassa integrazione e della chiusura di molte aziende di piccole e medie dimensioni.Un decreto che ancora oggi non ha fatto luce su molti dubbi emersi imme-diatamente dopo la sua emanazione, che non ha fissato nessun criterio paesaggistico per gli impianti fotovoltaici a terra ma si è semplicemente limitato, nella pratica, ad escluderne tout court la realizzazione, metten-do fine a quel progetto di ‘produzione energetica diffusa’ che supera gli aspetti tecnici per diventare questione di ‘democrazia energetica’. Un de-creto altresì che ha indotto una forte incertezza e diffidenza nelle famiglie e nelle imprese ancora oggi difficile da superare.

segue pag 4

l’utopia cortese#il “rural network” dove crescono le pratiche e le filosofie della Semplicità Volontaria, DecreScita, ecologia profonDa, BioregionaliSmo Scam-Bio, Del Dono, Del mutuo aiuto quinDi Di natura non

monetaria.# http://bionieri.ning.com/

di andrea zanzini

q u a n t a * e n e r g i a *

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in queste condizioni, dunque, ci troviamo nella necessità di ‘rico-struire’ il nostro futuro, quello energetico e quindi ambientale, sulla scia di un esito referendario che, è auspicabile, non esaurisca la sua spinta rigeneratrice come avvenne nel 1987 poche settimane dopo il voto. Se proseguirà cioè l’impegno sostanziale di cittadini, comitati e associazioni verso una cultura ed una pratica non solo dell’utilizzo di fonti rinnovabili ma anche e soprattutto verso l’efficienza energetica, se questo saprà sostenere il rilancio della ricerca italiana nella green economy, allora saremo in grado di dar vita ad un nuovo ‘risorgimen-to energetico’.

in questo senso, l’efficienza energetica, ovvero la capacità di ‘ristrut-turare i consumi energetici’ producendo gli stessi beni e servizi (e la stessa ‘Felicità’, come direbbe Pallante) con quantitativi sempre mi-nori di energia, rappresenta a detta di molti organismi internazionali, la più grande risorsa energetica disponibile sul pianeta.mentri in italia manca ancora un Piano energetico nazionale di fatti, a partire da questo autunno l’Unione europea si prepara a lanciare un massiccio piano di interventi, direttive e aiuti alla ricerca in favore di tutti quegli interventi, in particolare sugli edifici civili e industriali, in grado di ridurre i consumi ed i fabbisogni energetici.l’Unione europea che ha investito il settore edile, sia nella fase co-struttiva che delle ristrutturazioni, della maggiore ‘responsabilità energetica’, rappresenta di fatti oltre il 30% delle attività lavorative in Ue, nonché il principale emettitore di gas serra (circa il 36% delle emissioni Ue di co2).attraverso queste direttive l’Unione europea ci spingerà non solo a ridurre progressivamente il consumo energetico degli edifici esisten-ti ma anche a costruire nuove abitazioni che soddisfino autonoma-mente i propri fabbisogni energetici, fino a trasformarli in ‘fornitori’ di energia a livello di distretto locale.insieme alla sfida dello sviluppo delle tecnologie rinnovabili, quello della messa a regime dei consumi dei nostri edifici rappresenta non solo la più grande risorsa per ridurre l’impatto ambientale dell’uomo sul pianeta ma anche un ‘forziere’ di cui ogni edificio nasconde le po-tenzialità di risparmio per famiglie ed imprese che varrebbe la pena di svelare soprattutto in questi momenti di crisi.numerosi, infatti, sono le aziende ed i servizi che stanno nascendo per realizzare i cosiddetti ‘audit energetici’; un sopraluogo, l’anali-si delle bollette e degli aspetti strutturali degli edifici che indichino dove e quando avvengono dispersioni di calore ad esempio, possono restituire risultati strabilianti in cui spesso il risparmio conseguibile così come la riduzione delle emissioni in atmosfera si presentano a due cifre percentuali.

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ETICA, ECOLOGIA, ECONOMIA, EFFICIENZAle 4 E di ECOAREA

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ETICA, ECOLOGIA, ECONOMIA, EFFICIENZAETHICS, ECOLOGY, ECONOMY, EFFICIENCY

in queste condizioni, la sostituzione di una caldaia, dell’impianto di raffrescamento, l’installazione di un cappotto termico o di nuovi in-fissi così come di tecnologie rinnovabili (fotovoltaico, solare termico, pompe di calore), meglio ancora un intervento che offra un mix tra diverse soluzioni, possono ripagarsi nel corso di pochissimi anni a seconda della vetustà dell’edificio e dell’impiantistica presente, per garantire negli anni successivi un risparmio complessivo di gran lun-ga superiore a qualsiasi investimento tradizionale.e’ evidente che in questo senso, non esistono interventi standardiz-zatti, ogni edificio ad esempio, produce, trattiene o disperde ener-gia termica in modo differente. ogni realtà, un’azienda piuttosto che un’impresa agricola, può avere proprie risorse da sfruttare per diminuire il fabbisogno energetico da fonti tradizionali. Si pensi ad esempio alla localizzazione dell’edificio ed alla sua incidenza sulla produzione di energia elettrica da fotovoltaico o da mini-eolico, così come alla possibilità di utilizzare materia organica (scarti di potatura o manutenzione dei boschi, deiezioni animali, scarti di lavorazioni) per produrre energia termica ed elettrica che vada ad abbattere dra-sticamente il bilancio energetico che pesa sul portafoglio.

e’ vero altresì che qualsiasi tipologia di edificio, sia esso una pic-cola abitazione privata come un grande complesso industriale, può restituire risultati sorprendenti a seguito di un audit energetico, ri-sultati conseguibili talvolta con costi decisamente limitati. ad oggi ad esempio esistono sistemi di schermatura solare in grado ridurre le necessità di condizionamento dell’aria, così come la possibilità di recuperare calore da impianti frigoriferi di un vicino supermercato per riscaldare l’edificio a pochi passi, senza disperdere quel calo-re nell’ambiente. in altri casi, dopo una attenta analisi dei consumi e delle opportunità offerte dal mercato libero dell’energia elettrica, è sufficiente cambiare il proprio fornitore in un fornitore di energia ‘verde’, cioè prodotta solo da impianti che sfruttano le fonti rinno-vabili (idroelettrico, eolico e fotovoltaico di norma), per annullare le emissioni di co2 in atmosfera per i propri fabbisogni e scoprire tal-volta anche di spendere meno.Sono questi, per altro, interventi che contribuiscono a qualificare la classe energetica dell’edificio aumentandone nel contempo il valore sul mercato immobiliare.e’ questo il caso dell’efficienza energetica e della razionalizzazione dei consumi di combustibili fossili, il caso, più unico che raro, in cui un ‘valore’ assume nello stesso tempo, caratteristica di eticità ed economicità.

andrea Zanzini

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gli oggetti invecchiano. Tutte le cose che ci circondano invecchiano inevitabilmente quasi, oserei dire, naturalmente o con naturalezza. gli oggetti, cosí come tutte le cose esistenti in natura, vive o inerti, nascono e si trasformano durante la loro vita per poi, alla fine, morire. in questo processo di vita (nel caso di oggetti con una funzione) influiscono vari fattori determinanti, alcuni dei quali costitutivi l’oggetto in questione, altri variabili che ne costituiscono il contesto. Semplificando possiamo dire che i materiali sono un fattore costitutivo, lo stesso processo di produzione ne determina invariabilmente il tempo di vita utile, ma anche il clima o l’uso che se ne fa sono determinanti il tempo di vita. allora sulla base di queste semplici considerazioni possiamo asserire che ogni oggetto ha un tempo determinato di vita, o meglio, ogni oggetto progettato consapevolmente per compiere una funzione al meglio delle sue prestazioni ha una durata (di vita utile, come si dice in un contesto utilitaristico e consumista). ma le cose non sono cosí, e non perché einstein scoprí la teoria della relativitá, per cui una cosa cambia a seconda del punto di vista e dell’analisi intrapresa, e tutto ció vale in un contesto di ricerca scientifica e anche spirituale; nel caso degli oggetti é invece estremamente importante e condizionante l’atteggiamento etico nei confronti del progetto, le motivazioni del progettista e di chi ne promuove la creazione. e stiamo realmente parlando di tutti gli oggetti.ci sono peró differenze importanti e sfumature da chiarire. non é la stessa cosa l’invecchiamento di un mobile di ikea, o piú semplicemente di un mobile economico per la casa, rispetto un apparecchio elettronico di alta tecnologia come potrebbe essere l’i-pod o una stampante o un tostapane o una lampadina. e non lo é per varie ragioni, la prima e piú evidente é che una sedia la vediamo, la capiamo, conosciamo intuitivamente la differenza tra una buona sedia e una che ci abbandonerá presto, sappiamo che inizierá a ballare e sará pericolosa se é una sedia di legno e non è stata realizzata con buoni nodi tra le gambe e la seduta, sappiamo che al sole una sedia di plastica con il tempo si scolorisce e forse non ci piacerá piú. Questa differenza diventa un pó piú difficile nel caso dei prodotti elettronici per i quali non esiste questa conoscenza intuitiva tramandata. a parte il prospetto informativo o il breve testo sul lato di una confezione qualsiasi di un prodotto elettronico che ci racconta la durata di quel prodotto, in termini di tempo o di prestazioni, il fattore che ci induce a pensare che un prodotto é migliore di un altro non é piú intuitivo ma bensí incosciente e in qualche modo fa appello alla fiducia verso una idea preconcetta nei confronti del produttore. gli usi e i costumi, le idee create dalla pubblicitá ci aiutano in questo difficile compito: e allora apple é migliore di qualsiasi altra marca di computer, i prodotti tedeschi sono prodotti di qualitá, anche le cose care durano di piú e sono migliori, tutto ció costituisce un variopinto immaginario costruito a suon di operazioni di marketing. esagerando, in qualche modo collegata all’inganno premeditato ed alla manipolazione anche dei comportamenti. Sociologia applicata ai prodotti.ma mi piacerebbe, arrivati a questo punto, fare un passo indietro e spiegare come nell’arco di questi ultimi anni si é generata questa muta accettazione di un sistema sociale e commerciale che in nome di una supposta felicitá ci ha resi schiavi di comportamenti assurdi, comportamenti assolutamente anti ecologici (se per ecologico intendiamo una natura in trasformazione, in cui tutti gli attori hanno un ruolo attivo nella creazione trasformazione e estinzione della materia). alcuni esempi sono molto utili per capire tutto ció, cosa succede con le lampadine elettriche e cosa succede con la elettronica, oppure i mille esempi nell’ambito della moda.nel 1881 edison commercializzó la prima lampadina elettrica che durava 1500 ore. nei primissimi anni del secolo successivo il record aveva giá raggiunto le 2500 ore di luce, con una durata certificata da una marca spagnola. la ricerca degli ingegneri e la loro sfida era quella

obsolescenzaprogrammata

Il fine vita imposto alla tecnologia è il motore segreto della nostra società di consumo?

di superare questi limiti e produrre una lampadina che durasse sempre di piú. ad un certo punto, poco prima della guerra, le maggiori imprese di produzione di lampadine si raggrupparono sotto il nome di un gruppo illecito chiamato Phoebus (ma che durante la sua vita ha cambiato varie volte di nome) che impose a tutti i produttori il limite per la vita utile delle lampadine a non piú di 1000 ore. Una vera e propria imposizione in un puro stile mafioso. Quindi tutti i nostri cari ingegniri che fino ad’ora si erano occupati di superare i limiti e di estendere la vita degli oggetti, dovevano affrontare una nuova sfida: programmare il tempo di vita degli oggetti. in america si stava giá vivendo un proto-consumismo, ingenuo e giustificato, le nuove invenzioni aggiungevano un confort reale alla vita domestica, tutti volevano la luce in casa. e i produttori avevano intuito cosa significasse il consumo di massa.ma andiamo un po avanti nel tempo fino a dopo la seconda guerra mondiale, é allora che la grande ricostruzione, l’euforia della gente, l’attitudine positiva hanno favorito la nascita del grande inganno generato dalla pubblicitá. l’invenzione del marketing ha portato ad insegnare come si doveva vivere, quali i modelli da seguire per sentirsi felici, integrati e soddisfatti della nostra propria vita in societá. ed é allora che sono iniziate a nascere differenti strategie per fomentare il consumo, alcune delle quali di carattere prettamente comportamentale -adesso é di moda il rosso domani é di moda l’azzurro, oggi il rustico domani l’high-tech, fumare da’ prestigio e anche usare la cravatta- altre programmando la vita degli oggetti. e cosí non dovrebbe sorprenderci se comprando una stampante, per esempio una epson economica sui 50 euro, il manuale informativo ci istruisce che la vita utile di questa stampante é di x fogli impressi, ti garantiscono che potrai stampare un numero limitato di copie. come fanno a saperlo? perché non é un po di piú o un po di meno, perché non mi stanno proponendo un intervallo di tempo o di prestazioni? Perché esiste dentro la stampante un chip, un componente elettronico con la funzione di temporizzatore installato dal produttore, che contate le x stampe fatte blocca il funzionamento della vostra stampante (economica). cosí semplice e cosí accettato da tutti. Se dovessimo descrivere un atteggiamento etico lo potremmo fare per antitesi con questo esempio. ah! se voleste riprogrammare la vostra stampante esistono soluzioni per farlo, con dei software illegali scaricandoli illegalmente da internet potete tornare ad usare una stampante ancora nel pieno delle sue facoltá manomettendone il chip e convertendovi automaticamente in pirati. non vale la pena portarla a riparare, primo perché non é rotta, secondo perché il costo sará piú alto che comprare una nuova economica stampante.la prima versione del ‘i-pod ha subito la stessa dinamica di obsolescenza programmata. Una impresa giovane, dinamica e fresca come apple non si occupa e non si é mai occupata di problemi medioambientali e di smaltimento dei suoi prodotti. al contrario, la batteria del primo i-pod contraddiceva la natura estetica di questo gioiello della tecnologia odierna. Un oggetto criptico, di alluminio brillante, chiuso ermeticamente che lasciava supporre una vita infinita. Resistente e delicato allo stesso tempo, l’espressione patente del livello raggiunto dal design e dalla tecnologia. no. Semplicemente l’abuso da parte del commerciante ha raggiunto limiti inaspettati, non solo la prima batteria installata nel primo i-pod era tra le piú mediocri, non solo questo ma anche la impossibilitá di cambiare questo componente. l’i-pod non si puó aprire come qualsiasi telefonino per poter cambiare la batteria morta. Semplicemente non si puó perché te lo impediscono. Questi i limiti di un abuso totalmente accettato da un consumatore ormai alienato. mancanza di etica da parte dei produttori, mancanza di politiche di regolazione di questi abusi costruttivi, mancanza di coscienza da parte di un consumatore sempre piú superficiale.e gli scarti?

Federico alfonso

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“offriamo una risposta declinata in chiave ecosostenibile alle esigenze di mercati che mai si sono interrogati direttamente sul valore della green economy”. nasce sempre dalla necessità di “sviluppare il mercato eco sostenibile”, l’ideazione e la realizzazione di spazi collettivi e spin off caratterizzati dal “rispetto per l’ambiente” come comune denomininatore, all’interno di appuntamenti fieristici. Un progetto “strategico” per ecoarea better living che per l’amministratore delegato dell’azienda, Romano Ugolini, garantisce “collegamenti e relazioni utili a sviluppare un’idea innovativa di business, in coerenza con i nostri valori aziendali”. “entriamo direttamente nei contesti professionali dove nascono le strategie delle imprese, come le fiere, dove portiamo soluzioni nuove e opzioni alternative”. come ad esempio la Settimana della vita collettiva, la mostra convegno annuale che dal 1965 rappresenta il mercato delle comunità, enti religiosi e servizi sociali. “l’edizione di quest’anno (24-27 novembre, Roma) si arricchisce del salone ecoSevicol, organizzato in collaborazione con ecoarea. Un appuntamento importante, curato appositamente per quel mercato dell’accoglienza che esprime numeri di assoluto rilievo: gli istituti religiosi sono 50.000, tra scuole, comunità, ospedali, case di cura, centri di riabilitazione, case di riposo, parrocchie, enti, associazioni, turismo religioso; le strutture di servizio sociale pubbliche e private sono 70.000, scuole, università, ospedali, case di riposo, strutture delle Forze armate, mense (scolastiche, aziendali, sociali), centri di turismo sociale; 10.000 sono i centri di ospitalità con case per ferie, ostelli, pensionati studenteschi, alberghi della gioventù, colonie pubbliche e privati; sono invece 300.000 i bar, alberghi, ristoranti, pubblici esercizi, pensioni, villaggi, stabilimenti balneari, campeggi, agriturismo, pubblici esercizi che rientrano in questa statistica. ecoaRea better living, è la porta di accesso a questo mercato. ecosevicol, il cui spazio sarà gestito direttamente da ecoarea, ospiterà solo la green economy, aziende specializzate nella produzione, vendita, distribuzione di beni e servizi, in particolar modo, ma tutte le realtà produttive con una coerente etica ambientale sono le benvenute”.ci sono segnali importanti che possono far pensare che ora si è giunti finalmente alle porte di una rivoluzione ecosostenibile!. Qual è la tua opinione? “lo scorso 14 giugno abbiamo organizzato un workshop per presentare la green economy alla platea tradizionale della Settimana della vita collettiva (Sevicol). grazie ai nostri relatori abbiamo introdotto i vari ambiti entro cui sviluppare un mercato a basso impatto ambientale. Ristrutturazione edilizia e bio architettura, efficienza energetica, fonti rinnovabili, agricoltura biologica, prodotti ecosostenibili e del benessere. abbiamo

NuOvE RElAZIONI

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intervista a Romano Ugolini

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avuto una buona risposta del pubblico grazie anche alle parole che anche il Papa ha pronunciato nelle scorse settimane (nel messaggio in occasione dell’annuale campagna di Fraternità della chiesa in Brasile, Benedetto Xvi ha sottolineato la necessita che l’uomo sia «più sensibile alla presenza di dio in ciò che lo circonda», innanzitutto «prendendosi cura dell’ambiente»: questo è «un imperativo» a causa «dei danni causati dall’egoismo umano» ndr). la Fao avvisa che è necessario un nuovo modello per produrre cibo, con metodi rispettosi degli ecosistemi. inoltre l’esito referendario impone un ripensamento delle fonti energetiche e dei consumi. dare sempre maggior enfasi al valore dell’efficienza e dell’impatto sull’ambiente è una strada obbligato”. “inoltre - prosegue Ugolini - l’edilizia e’ responsabile per il 40% dei consumi energetici e secondo le direttive europee ogni paese deve ridurre il consumo energetico del 20% entro il 2020. in germania hanno gia’ iniziato a monitorare i consumi, gia’ nel 2011 devono essere inferiori del 1,5 % rispetto al 2010. e’ un piccolo passo ma significativo per innescare il processo che e’ legge europea .ambiente, quindi, come opportunità. “Sì, e lo dico senza nessuna enfasi retorica, la mia esperienza mi porta ad analisi pragmatiche. e’ di fronte agli occhi di tutti il declino di un modello economico finanziario che non è più capace di rialzarsi e che continua a ripercuotersi con effetti disastrosi sull’occupazione. la green economy, invece, funziona. Una domanda crescente da parte della base dei consumatori, indicazioni inequivocabili come nel caso del referendum, il bilancio in passivo tra risorse disponibili e previsioni demografiche”.ecoarea ci impegneremo a far si’ che il processo di “messa in efficienza energetica” degli edifici venga implementatato al piu’ presto anche in italia. i vantaggi sono immediati e per tutti : nel residenziale , nel commerciale, nelle pubbliche amministrazioni si risparmia in soldoni sui costi delle bollette, mentre si respira all’interno degli edifici un clima migliore ( eliminazione di muffe, maggiore confort termico, etc.). Si creano centinaia di migliaia di posti di lavoro immediati, pensiamo a quanti artigiani si dovranno assumere indiscriminatamente in tutte le regioni. Si riduce la dipendenza di importazioni di energia fossile, si fa’bene all’ambiente e respireremo tutti un aria migliore in citta’. come stanno proseguendo i lavori dell’expoarea? “Bene, sono soddisfatto. gestire un cantiere di questo livello non si è rivelato così facile, ma voglio continuare a ritagliarmi un po’ di tempo per vedere come si sviluppa la casa di ecoarea. entro fine anno saremo pronti per l’inaugurazione”.

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all’interno della

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24/27 novembre 2011Roma, palazzo dei congRessi

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e’ una germania alle prove con la reale sostenibilità, quella che emer-ge dalle pagine dei quotidiani di questo periodo. Sul fronte energe-tico, come racconta lo STeRn & SPiegel la cancelliera merkel sta riuscendo nell’intento di dimostrare che la sbandierata chiusura del-le centrali nucleari entro il 2020, dopo i fatti giapponesi, non è stata solo il frutto di una strategia per calmare le acque. il danno maggiore sarà soprattutto per i gestori atomici i quali, calcolatrice alla mano, subiranno perdite per 22 miliardi di euro a seguito della decisione ma, sottolinea lo STeRn & SPiegel, hanno già infilato nel portafogli utili per 20 miliardi. la creazione di nuove istituzioni e strutture è un vizio tedesco. lo spie-ga il giovanissimo ministro tedesco per la Salute daniel Bahr – lo leg-giamo tra le pagine del Süddeutsce Zeitung - alle prese con il “batterio Killer” ehec e con la richiesta di istituire, appunto, un nuovo pool che si dedichi a risolvere il problema. comunque sarà pure un vizio teutonico ma è anche vero che il paese on questo periodo si è infilato in una serie di emergenze alimentari che lasciano molto perplessi sulla capacità di garantire la sicurezza alimentare dei propri cittadini. Ricordiamo: car-ne avariata nei fast food, condizione igienico scandalose nel più grande allevamento di polli, la diossina nelle uova. a cura di

Klaus [email protected]

la sfida c a r t o l i n e d a l l a G e r M a n i a