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1 ECOAREA MAGAZINE15 ECOAREA è una testata giornalistica iscritta al nr. 9 del Reg. dei giornali e periodici del Tribunale di Rimini in data 31.03.2008. Direttore responsabile Gianni Cecchinato. ECOAREA srl - via Soleri Brancaleoni, 6 - 47900 Rimini RN p.iva 03654140403 - [email protected] - www.ecoarea.eu ECOAREA BETTER LIVING AVVICINA IL MONDO DELLE IMPRESE ALL’AMBIENTE

Ecoarea Magazine 15

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In questo numero iniziamo a presentare ExpoArea come edificio reale, in vista dell'apertura imminente. Un'intervista a Romano Ugolini, l'ideatore e l'anima di ECOAREA, e a Walter Giovagnoli, uno dei progettisti, ci introducono ai temi e alle tecniche che l'edificio esemplifica. In questa difficile fase di cambiamento, vedere persone e aziende capaci di tradurre in realizzazioni concrete i principi che sostengono è qualcosa che ci dà energia e ottimismo. Oltre alle rubriche e a un intervento sul food, troverete così un altro progetto divenuto reale: una casa alpina realizzata con le migliori tecniche di edilizia ecosostenibile che riprende una idea italiana degli anni ‘50 e nata dai principi costruttivi dei walser, l'antico popolo delle montagne valdostane. Buona lettura.

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ECOAREAMAGAZINE15ECOAREA è una testata giornalistica iscritta al nr. 9 del Reg. dei giornali e periodici del Tribunale di Rimini in data 31.03.2008. Direttore responsabile Gianni Cecchinato.

ECOAREA srl - via Soleri Brancaleoni, 6 - 47900 Rimini RNp.iva 03654140403 - [email protected] - www.ecoarea.eu

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RIGUARDO LA SOSTENIBILITÀ

E’ l’uomo che sostiene la natura o è la natura a sostenere l’uomo?Tra non molti giorni si apriranno le porte di ExpoArea e finalmente si potrà toccare con mano un edificio sostenibile, caratterizzato da bassi consumi energetici.Questo centro polifunzionale è stato definito, e non solo per i materiali da costruzione impiegati rigorosa-mente naturali, un unicum quale testimonianza di come sia possibile realizzare una costruzione energetica-mente economica che non appartenga esclusivamente all’abitativo residenziale ma al terziario.È soprattutto un edificio sostenibile, ma cosa significa sostenibile e sostenibilità?Oggi l’edilizia green o sostenibile, talvolta chiamata anche erroneamente bio, rappresenta una parte mini-ma del mercato, e trattare (o vendere) tutto come ‘verde’ disorienta il consumatore che non sa distinguere

la vera sostenibilità dal finto ambientalismo (fenomeno detto anche green washing).

Di questo tipo di edilizia si parla, ma soprattutto si scrive molto e talvolta con poca cognizione di causa; già i differenti sistemi di certificazione

energetica o di classificazione lasciano il consumatore finale piuttosto disorientato o creano profonde spaccature tra correnti contrapposte di pensiero e tra progettisti e tecnici, generando confusione nel set-tore.Negli U.S.A e in altri Paesi europei sono stati applicati standard costruttivi come il programma Leed con risultati non proprio en-tusiasmanti. Si stima che negli Stati Uniti solo un 8% circa delle nuove costruzioni residenziali sia sostenibile, mentre in Europa una direttiva rende obbligatorio l’efficientamento attraverso la certificazione energetica da allegare negli atti di compraven-dita o di affitto. Ora in Italia il nuovo residenziale deve essere progettato e costruito secondo la Classe B (<50 kWh/mq anno) mentre per le ristrutturazioni non ci sono riferimenti (esclusi quelli per le detrazioni fiscali).Sostenibile significa compatibile con la difesa dell’ambiente e con un’equa distribuzione della ricchezza.Sostenibilità. La parola da cui deriva il termine sostenibile,

assume molto spesso dei significati divergenti a seconda del contesto in cui viene usato: in sociologia o in economia o scienze

dell’ambiente. In edilizia e nel settore dell’ambientale il significato è legato in parte alla produzione dei materiali da costruzione, in parte ai consumi negli edifici residenziali e in quelli del terziario.Dovrebbe rispondere alle richieste di un’edilizia integrata nei processi di sviluppo in grado di raccogliere le grandi sfide ambientali. È indiscutibile oggi che la certificazione sia l’unico sistema concreto per assicurare il raggiungimento delle prestazioni di sostenibilità dichiarate di un edificio.L’impegno che noi tutti dobbiamo assumere, consapevoli che l’introduzione di criteri di sostenibilità nel set-tore delle costruzioni, responsabile per circa il 35% di emissioni di gas serra e per circa il 40% dei consumi complessivi di energia, attraverso le buone pratiche del quotidiano, deve diventare il contributo determi-nante al raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal Protocollo di Kyoto per limitare i consumi di risorse non rinnovabili e per incrementare l’uso di quelle rinnovabili.In questo settore l’Italia sconta ritardi clamorosi, per esempio un’abitazione italiana consuma tra le 3 e le 5 volte di più di una tedesca o austriaca o danese, cioè in Paesi dove il clima è più rigido.Attraverso una progettazione attenta, abbinata all’uso di materiali adeguati, il fabbisogno energetico potreb-be essere ridotto di almeno un 30% rispetto agli attuali consumi.Alla fine, è l’umano a sostenere la natura o è la natura a sostenere l’uomo?

Gianni Cecchinato

washing). Di questo tipo di edilizia si parla, ma soprattutto si scrive molto e talvolta

con poca cognizione di causa; già i differenti sistemi di certificazione energetica o di classificazione lasciano il consumatore finale piuttosto disorientato o creano profonde spaccature tra correnti contrapposte di pensiero e tra progettisti e tecnici, generando confusione nel set-tore.Negli U.S.A e in altri Paesi europei sono stati applicati standard costruttivi come il programma Leed con risultati non proprio en-tusiasmanti. Si stima che negli Stati Uniti solo un 8% circa delle nuove costruzioni residenziali sia sostenibile, mentre in Europa una direttiva rende obbligatorio l’efficientamento attraverso la certificazione energetica da allegare negli atti di compraven-dita o di affitto. Ora in Italia il nuovo residenziale deve essere

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di Gianni Cecchinato

INTERVISTA A ROMANO Ugolini

L’edificio è quasi pronto per l’apertura al pubblico, quali sono le aspettative e i pro-grammi per l’inaugurazione?Siamo arrivati alla fase delle operazioni finali ed ExpoArea ha cominciato a presentarsi, facendo già mostra delle sue forme pulite, ora che le impalcature sono state sman-tellate e i lavori delle aree esterne stanno per essere ultimati. E’ già un bel vedere, e lo dico con orgoglio, per le persone attente che transitano sulla superstrada Rimini-San Marino e che ci fanno i complimenti. I consensi che abbiamo avuto riguardo gli obiettivi che ci siamo posti ci rendono otti-misti sul prosieguo di questa avventura. La crisi morde ma questo genere di iniziative possono aiutarci ad uscirne più velocemen-te e chi ci visiterà capirà come e perché.Quali sono i plus valori di questo centro polifunzionale, i vantaggi ad esporre per le aziende? Come sfruttare questa idea di fare del co-marketing, di fare rete e sviluppare azioni sul territorio in questo momento par-ticolare dell’economia?ExpoArea, quale centro polifunzionale, è stata creata per promuovere la cultura del vivere sostenibile e per sviluppare la green economy. Un unicum dove le aziende po-tranno sviluppare azioni di marketing in-novativo adeguate ai tempi e alle necessità odierne, dove le associazioni di categoria,o meglio chi avrà voglia, troveranno il crogio-lo/contenitore ideale per far crescere idee ed iniziative a favore di una migliore qualità della vita, non solo filosofica ma anche eco-nomica.Fare rete tra imprese green per uno svilup-po sostenibile, è un argomento di attualità, di cui ti stai facendo portavoce ai workshop a cui sei invitato. Credi che sia lo strumen-to per uscire dalla crisi o semplicemente l’argomento di attualità nei salotti della new economy?L’ultima esperienza al riguardo è stata quella di essere invitato a testimoniare, come imprenditore, a Maratea all’Incontro Internazionale organizzato da ApI e spon-sorizzato dal Consiglio dei Ministri Europeo (13-14-15 settembre 2012) che quest’anno si è dato un tema ambizioso e fortemente contemporaneo: “Uscire dalla crisi con la Green economy”. Di fronte a una platea di importanti personaggi politici (tra cui il Mini-stro dell’Ambiente Corrado Clini, il Ministro della Pubblica Istruzione, Università e Ricer-

ca Francesco Profumo, il Ministro della Co-operazione internazionale Andrea Riccardi), imprenditori e moltissimi giovani, ho avuto l’occasione di portare l’esperienza di ECOA-REA, un’azienda nata proprio dall’esigenza di concretizzare l’approccio sostenibile in un sistema produttivo e di relazioni efficiente e responsabile.Tra le tante attività, ECOAREA, in collabora-zione con i suoi numerosi partner, accanto ai servizi di comunicazione e consulenza de-stinati alle aziende che scelgono di adottare un orientamento green, sta contribuendo a creare una rete di “Laboratori della Soste-nibilità Tecnologica”. Con lo slogan “NON CERCARE UN LAVORO, CREATELO!” ECO-AREA supporta questo interessante pro-getto, sviluppato dal nostro partner Labora-torio della Sostenibilità, che vuole dare avvio a un sistema di formazione di professionisti specializzati in sostenibilità e capaci di cre-are un rinnovato tessuto di microimprese impegnate nell’efficientamento energetico, nel risparmio idrico, nelle tecnologie green-oriented.

Oggi, riguardo i consumi energetici del patrimonio immobiliare esistente, tra gli addetti ai lavori si discute se il futuro dell’e-dilizia debba essere “abbattere per rico-struire” oppure se continuare a progettare e costruire come è stato fatto fino a oggi. L’argomento nasce dalla necessità di sen-sibilizzare i vari attori del mercato per crea-re nuove opportunità di lavoro e per uscire dall’attuale stato del mercato e dell’econo-mia, riducendo i costi energetici e miglio-rando la qualità della vita.Sicuramente continuare a progettare e co-struire come è stato fatto fino ad oggi non va più bene, ormai è il mercato che rifiuta quel modello. Nel nostro caso era una scelta obbligata “abbattere per costruire”, ma non si può generalizzare. Credo che ci siano tan-tissime situazioni dove può essere corretto

intervenire con appropriate ristrutturazioni. ExpoArea è l’esempio concreto di come, anche nell’edilizia non residenziale, sia pos-sibile contribuire al rinnovamento applican-do la sostenibilità.Riqualificare coerentemente un sito signi-fica ripensare agli edifici in una rinnovata ottica di ecosostenibilità.Partendo dal classico capannone anni ‘70, con tetto in amianto e struttura tipica in latero-cemento, passando attraverso un progetto di bioarchitettura, siamo arrivati ad avere un edificio autosufficiente, riguardo i consumi energetici, che produce l’energia che consuma ed architettonicamente ha una forte identità sul territorio.Si sarebbe potuto ristrutturare il vecchio edi-ficio ma, a conti fatti, non conveniva. Prolun-gargli la vita sarebbe stato un accanimento terapeutico, visto che l’intervento sarebbe stato più strutturale (per funzionare) che di remake superficiale (cappotto isolamento termo-acustico, tetto e serramenti).Quello che oggi si può toccare con mano è il risultato di qualche anno di confronti-scontri tra i progettisti (nei diversi ambiti di competenza) e la A.P., le deroghe ottenute serviranno come esempio per dimostrare che è possibile realizzare immobili sosteni-bili attenti ai consumi e alla qualità della vita.Con l’apertura di ExpoArea vorremmo mettere questa esperienza a disposizione dei progettisti e di quegli imprenditori che volessero avere una sede per la loro attivi-tà di Marketing e di Comunicazione in una nuova veste, estremamente innovativa, che comprende le ultime novità e tendenze. Il mondo è cambiato, dobbiamo prenderne atto. Insieme possiamo capire come reagi-re. Vi invitiamo nella nuova casa della green economy per confrontarci ed agire!

Romano Ugolini

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ExpoArea è un edificio eco-compatibi-le con un fabbisogno energetico molto inferiore agli attuali standard costrut-tivi in grado di garantire condizioni abitative ottimali utilizzando materiali rinnovabili e sostenibili.ExpoArea è un contenitore espositivo di materiali, idee e cultura bio. Queste tematiche hanno influito sulla proget-tazione, in quanto l’edificio vuole esse-re dimostrativo e didattico..Nel progetto quindi sono confluite di-verse tematiche: le naturali esigenze di tipo imprenditoriale e di tipo funzio-nale sono state coniugate alle esigen-ze di un edificio moderno, a basso im-patto ambientale, sia dal punto di vista dei consumi energetici sia dal punto di vista dei materiali impiegati nella co-struzione.Il progetto ExpoArea, nato dalla vo-lontà di Romano Ugolini (A.D. di ECO-AREA, Rimini) e da una visione illu-minata sulle caratteristiche e scopi di questo edificio, è stato affidato ad un team di professionisti dell’area locale (romagnola-marchigiana) con com-petenze specifiche in bioarchitettura, in fabbisogno energetico, negli aspetti strutturali per la parte in legno con-nessa agli altri materiali, in domotica in funzione dell’efficienza energetica.L’idea, nata nel 2005, è stata quella di realizzare un edificio che, nell’uti-lizzare tutti i materiali disponibili con caratteristiche di sostenibilità, fosse l’occasione per dimostrare come uno spazio “non destinato al residenziale” fosse in armonia, integrandosi, con l’ambiente circostante. E come, inol-tre, la classificazione energetica alla fine fosse un primo passo per una qualità costruttiva innovativa per il ter-ritorio, dove era consolidata una tradi-zione legata ai materiali e alle tecniche progettual-costruttive tradizionali.

Parliamo di ExpoArea con i progettisti, iniziando in questo numero con Walter

Giovagnoli (Triarch Studio – Coriano), che ha curato la parte architettonica.

Come e quando nasce il progetto?Era il 2005, durante un convegno in cui ero relatore sulla bioarchitettura, sono stato contattato da Romano Ugo-lini che mi prospettò la sua idea per un progetto in bioedilizia, un edificio di tipo espositivo, flessibile negli spazi ed autonomo nella privacy e nella dota-zione impiantistica, da realizzarsi sulla superstrada Rimini-San Marino nel comune di Coriano. Il comune di Coriano prevede già da diversi anni degli incentivi per gli edi-fici residenziali in bioedilizia, misura-bili in bonus di capacità edificatoria, deroghe sugli spessori delle pareti e

dei solai ed altro. L’estensione di tali bonus anche agli edifici commercia-li ed industriali, realizzabile solo con una variante delle norme di attuazione del piano regolatore, è stata possibile attraverso una mediazione complessa ed articolata, improntata ad una fattiva collaborazione con gli amministratori e l’Ufficio Tecnico.Doverosamente devo ricordare che lo studio iniziale di fattibilità è stato fat-to assieme all’architetto Alessandro Quadrelli che circa un anno fa ha la-sciato Triarch Studio per trasferirsi ad esercitare in Nuova Zelanda e per ac-quisire nuove esperienze nell’ambito della bioarchitettura.

Strategicamente il progetto quale li-nee ha dovuto seguire?Partendo dalla precisa richiesta di Romano Ugolini, il quale ha dato a tutto il team carta bianca sul trova-re le soluzioni per il raggiungimento degli obiettivi fissati, per un edificio di tipo espositivo, la nostra risposta è stata la cosiddetta “strip”, ovvero una fettuccia composta da un percorso e stand disposti a pettine, della lar-ghezza complessiva di mt 8,00, este-sa ad anello sulla superficie del lotto: in questo modo si individua la cellula minima sempre accessibile, aggrega-bile, con la minima superficie destina-ta a percorsi, ed un vuoto interno, che poi risulterà funzionale agli obiettivi bioclimatici. Quindi la sagoma dell’e-dificio è la risultante della sovrapposi-zione della strip al lotto, considerato lo sfruttamento ottimale della superficie edificabile.La ripetizione di piani uguali fra loro, sovrapposti e scollegati, viene sostitu-ita da una distribuzione verticale con-tinua, mediante l’uso di piani inclinati, gradinate e scale sul vuoto, a sottoli-neare la continuità degli ambienti fra loro, con l’esterno e con la copertura a giardino che diventa la naturale esten-

ExpoArea: il contenitore di materiali, idee e cultura bioIl primo centro polifunzionale dove è possibile sviluppare la cultura della sostenibilitàUn esempio di costruzione intelligente per una migliore qualità abitativa

di Gianni Cecchinato

Walter Giovagnoli, laureato allo IUAV di Venezia, opera dal 1972 nel settore dell’edilizia, spaziando tra diverse di-scipline.Le diverse esperienze maturate nel campo della residenza privata, mono-familiare e plurifamiliare, gli consen-tono oggi di progettare con tutti i ma-teriali, dal legno al mattone, secondo le esigenze e gli input dei committenti; è intervenuto in numerose opere di ristrutturazione, riqualificazione ed ar-redo alberghiero e di locali di intratte-nimento tra cui note discoteche e pub della riviera.Nel settore del restauro, suo è il re-cupero della Pieve Romanica di Ve-rucchio. Nel campo dell’edilizia com-merciale e industriale molte sono le realizzazioni nel territorio di Rimini, Riccione e Coriano. Attualmente si oc-cupa di ville unifamiliari, agriturismi ed edifici commerciali, con una preferen-za per le strutture lignee prefabbricate coerentemente con le scelte fatte a favore della sostenibilità e della bioar-chitettura.

Continua a pag. 6

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sione dello spazio espositivo interno.Quali sono stati gli obiettivi di sosteni-bilità che hanno segnato le fasi della progettazione?La distribuzione delle funzioni, la ge-rarchia delle facciate, le tipologie co-struttive e i materiali impiegati.La distribuzione delle funzioni vie-ne determinata dall’orientamento dell’edificio, per favorire il comfort termico dei luoghi a permanenza più lunga e lo sfruttamento ottimale dell’illuminazione naturale. A Nord si concentrano gli spazi che non ri-chiedono l’irraggiamento solare: i servizi, i vani tecnici, ascensore e sca-le, ad Est gli uffici e l’appartamento del custode, a Sud il vano principale espositivo che si sviluppa su tutti i piani dell’edificio e ad Ovest gli spazi di passaggio e comunicazione, come il foyer ed aree destinate ad esposi-zioni temporanee. Tutti gli ambienti si affacciano sul vuoto centrale con sovrastante copertura vetrata apribi-le che - oltre ad essere elemento di continuità visiva - vuole essere un ca-mino di ventilazione naturale vertica-le: grazie al surriscaldamento ed alla conseguente ascensione ed espulsio-ne dell’aria calda, il camino richiama l’aria dal basso che sarà prelevata dall’esterno previo passaggio in tuba-zioni sottofondazione con lo scopo di introdurre aria più fresca.La gerarchia delle facciate è stata de-terminata dalla distribuzione interna degli affacci privilegiati: ogni facciata dell’edificio, in base al suo orienta-mento, è diversamente trattata dal punto di vista delle aperture. A Sud, lato in cui l’irraggiamento è più con-trollabile, troviamo le aperture più ampie, in modo da poter accogliere il sole in inverno e usufruire del guada-gno energetico e schermarlo in esta-te con opportuni brise-soleil; a Nord, le aperture sono più limitate per evi-tare dispersioni termiche, mentre ad Ovest, lato più problematico, quelle vetrate necessarie alla continuità ar-chitettonica con lo spazio frontestan-te, sono concentrate verso il basso, per poter schermare l’irraggiamento estivo con piantumazioni esterne al fabbricato.

In quale modo sono state fatte le scelte sui materiali da usare e che

consentissero il raggiungimento de-gli obiettivi?Le tipologie costruttive e i materiali impiegati sono stati valutati con at-tenzione. Progettare un fabbricato ad alto risparmio energetico, valido per la fascia climatica romagnola, non significa recepire, senza le distinzioni del caso, le indicazioni di KlimaHou-se.In estate un edificio come ExpoArea con il solo calore generato dalle uten-ze elettriche e dagli utenti, rischia di risultare eccessivamente caldo se non dotato di opportuna massa peri-metrale, data dai muri esterni e della struttura in generale, che generi la cosiddetta inerzia termica: il calore prodotto durante il giorno si accu-mula nelle pareti pesanti per essere rilasciato di notte.Per fornire allo stesso tempo iner-zia termica e isolamento, ExpoArea è stata pensata come una struttura ibrida, perciò divisa in due parti per utilizzare due sistemi tecnologici: il sistema tradizionale in laterocemen-to e la tecnologia a secco in legno; opportunamente giuntate fra loro ed entrambe conformi alla normativa si-smica vigente. Nel primo caso, i pac-chetti di tamponamento esterno, del-lo spessore di cm 50, sono costituiti da parete verso l’interno di blocchetti semipieni, laterizio porizzato ad alte prestazioni e cappotto esterno in fibra di legno; nel secondo da parete lignea a balloon frame con cappotto esterno in fibra di legno. Le coperture, sia pia-ne sia inclinate, sono state realizzate a giardino pensile.La combinazione di questi pacchetti, in abbinamento con il controllo pro-gettuale dei ponti termici, ha portato l’edificio a prestazioni da costruzione passiva.Lo scarso fabbisogno energetico per climatizzare gli ambienti sarà soddi-sfatto da un impianto fotovoltaico del-la potenza di 20 kWp.Nonostante la destinazione dell’e-dificio non preveda ingenti consumi d’acqua, è stato previsto un sistema di recupero e di riuso dell’acqua pio-vana, per gli usi domestici consentiti e per l’irrigazione delle aree sistemate a verde.

01 - Angolo a Nord: la facciata di sx del fabbricato con l’ingresso principale02 - Posa dello “strip”in legno, in corrispondenza della facciata lato ovest03 - Struttura in legno lamellare, posa del primo impalcato. I pilastri inclinati sono ottenuti da travi di lamellare tornite04 - Struttura in legno del secondo impalcato su area destinata a platea per convegni05 - Montaggio del secondo impalcato in legno, i cui elementi sono tutti in lamellare06 - Rampa di collegamento tra il primo ed il secondo piano07 - Inizio dello strip di salita, in primo piano a dx le colonne di legno lamellare tornite a sostegno del secondo impalcato08 - Angolo Sud-Ovest: la struttura in legno servirà ad ospitare il pacchetto coibentante in pannelli di fibra di legno09 - Dettaglio del telaio in legno10 -Riempimento con i pannelli di fibra di legno

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di Luca Reteuna – Città del Bio

“Biologico? Io non ci credo.”

È questa l ’espressione che di sol i to esce dalla bocca di chi nutre perplessità sul mondo dell ’agricoltura a misura d’uomo e d’ambiente e si tratta di un modo di comu-nicare che tradisce l ’approccio ideologico e irrazionale. Se usassimo la stessa frase con qualcuno che ci propone l ’ult imo modello di tablet , invece di dirgl i che non ci serve o non ci interessa, saremmo sicuramente copert i dalle r isate di tutt i i presenti .

L’anomalia del biologico ha radici che partono da lontano, quando questo “stra-no” modo di colt ivare e cibarsi veniva con-siderato una stravaganza di cert i “Figl i dei f ior i” che, mal sopravvissuti al ‘68, s i era-no r i t irat i in campagna.

E così , ad esempio, per un’appl icazione di-storta della legge i tal iana, s i sottoponeva a processo chi produceva pasta integrale: i g iornal i r iportavano le v icende giudizia-rie e l ’opinione pubblica incominciava a costruirsi preconcett i negativ i , come se chi tornava ad ut i l izzare i p iù sani prodot-t i non raff inat i volesse imbrogl iare i con-sumatori , negandogli la farina bianca nel prodotto f inale.

Anche se le v iolazioni delle normative sono decisamente meno frequenti in que-sto settore, ogni volta che v iene intercet-tato qualche truffatore che spaccia per biologici prodott i provenienti in realtà da colt ivazioni convenzional i , sembra che i media gongolino a inf ierire sull ’episodio, indipendentemente dalle loro simpatie pol i t iche, perché i l preconcetto è assolu-tamente trasversale. Ma f in qui s i tratta del dovere-potere dei giornal ist i d i rac-contare e commentare e, in fondo, non è altro che una questione di accenti su epi-sodi oggett iv i .

I l dubbio, invece, sorge spontaneo in altr i casi che si presentano con cadenza circa semestrale e preferibi lmente su quotidia-ni e sett imanali a larghissima dif fusione.Parl iamo, ad esempio, dell ’ult imo studio reso noto, che tra l ’altro è la r ipet iz ione

americana di uno analogo condotto in In-ghilterra: gl i scienziat i hanno “ incredibi l-mente” scoperto che i l c ibo biologico non è più nutriente di quello convenzionale, ma che è meno contaminato da f i tofarmaci e che i batteri presenti non hanno svi lup-pato resistenze agl i ant ibiot ic i .La f iera delle ovvietà, perché nessuno ha mai attr ibuito caratterist iche special i a quanto è colt ivato e trasformato secon-do natura, ma semplicemente si è voluto el iminare i l p iù possibi le tutto ciò che è art i f ic iale, cercando di r iavere le caratte-rist iche originarie.

Biologico vuol dire senza schifezze, non con poteri magici .“ I l c ibo biologico bocciato a metà” o anche “Crolla i l “mito” del biologico” sono alcu-ni dei t i tol i ut i l izzat i in questa occasione per influenzare negativamente i l lettore, anche se poi gl i art icol i non dicono nulla contro: un vero capolavoro di informazio-ne distorta.

Si tratta di malignità a priori , perché an-dando a leggere lo studio originario, com-parso su Annals of Internal Medecine (4 September 2012;157(5):348-366) le con-clusioni dei r icercatori sono testualmente queste: “La letteratura pubblicata manca di una forte evidenza che gl i al imenti bio-logici s iano più nutrienti r ispetto ai c ibi tradizional i . I l consumo di al imenti biolo-gici può r idurre l ’esposizione ai residui di pest ic idi e batteri resistenti agl i ant ibio-t ic i .”

Qualche cosa di molto diverso.

BioDUBBI

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In Germania si spinge for-temente sulla necessità di produrre carburanti biolo-gici (gas metano) per poter realizzare e in qualche modo “spalleggiare” la svolta nella produzione di energia.Su questo argomento nasce però la discussione, spes-so polemica e priva di basi scientifiche, sul fatto che la produzione di “bio-energia“ sarebbe responsabile della fame in molti paesi poveri a causa dell’aumento dei prez-zi che porta con sé. Una polemica destinata a du-rare, poiché i pregiudizi sono duri a morire e si approfitta dell’ignoranza della comuni-tà per terrorizzare i cittadini coscienziosi, ma poco infor-mati. E’ necessario perciò sfatare queste teorie.Non si può infatti rinunciare a questa componente della produzione energetica che si inserisce nel mix di pro-duzioni di energie rinnovabili come il fotovoltaico, eolico, biomasse, geotermico ecc.! La Bioenergia è irrinunciabi-le per la “svolta energetica“. Nei media è acceso il dibat-tito sul modo di vedere il

confronto della produzione di energia da biomassa e la presunta concorrenza con la produzione alimentare e di mangimi. La discussione è spesso poco obiettiva e poco differenzia-ta. Le cause per la fame nel mondo sono povertà, guerre civili ed il cambiamento cli-matico. Non si può parlare di una concorrenza tra piatto & serbatoio. Al contrario l’agro-economia dei paesi industrializzati pro-duce eccedenze che vengono esportate in paesi emergen-ti. La conseguenza è che la produzione agraria di questi paesi si ferma, incrementan-do il problema della fame. In Europa si aggiunge il pro-blema dello spreco, cioè molti alimenti vengono but-tati via e, invece di finire nell’immondizia, possono essere utilizzati per la pro-duzione di energia bio.Perciò, esistono biomasse a sufficienza senza entrare in concorrenza con la produzio-ne di alimenti.Inoltre, modifiche nella po-litica agraria e del compor-tamento del consumatore possono schiudere altri, ina-spettati potenziali.La bioenergia può essere im-piegata in modo pluriuso per la corrente elettrica, produ-zione di calore o carburante e bilanciare i sistemi ener-getici fluttuanti come eolico o fotovoltaico/solare.In modo particolare il “bio-metano“ ha un rapporto energetico positivo, essendo spesso derivato da materia prima che ricresce (come il legno impiegato per l’edilizia

o la produzione di carta), e utilizza risorse di scarti ali-mentari ed organici. Utilizzato come carburante biologico eccelle per il suo buon sfruttamento della su-perficie coltivata e riduce in modo eccezionale l’emissio-ne di Co2.

Informazioni da DENA (Deutsche Energieagentur-agenzia tedesca per l’energia) e “Biogaspartner” (associazione per la produzione di gas biologici).

N utr i r e tutti e i n qu i nar e m en o n o n so n o i n alter nativadi Klaus Weissbach

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Reminiscenze di cartoni animati come Ken il guer-riero o di film come MadMax aiutano a trasformare qualsiasi cosa che si sta pensando di abbandonare in un cassonetto in qualcosa che invece sarà alla moda.Prendendo in prestito le le forme e gli atteggia-menti degli stilisti postatomici e decostruttivisti, è molto più facile creare qualcosa di contemporaneo fingendosi abili sarti e riuscendo ad ottenere un proprio stileQuindi giri per la cucina e trovi un vecchio sacco di juta blu che ancora non riesci a capire cosa ci fac-cia lì e quel vecchio foglio di carta da imballaggio che mamma periodicamente ti allega al pacco che ti manda dalla terra lontana.Ci pensi su e dici “Che bell’accostamento di colo-re, blu e marrone, ma non si diceva che il blu e il marrone non vanno mai insieme? Naaaah! A me fa impazzire! Cosa ci posso fare?” Sicuramente non buttarli!E allora, sei appena stata a parlare ore e ore con i tuoi amici della comunità dei Mutoid di Santarcan-gelo1, ti lasci andare e in meno di mezzora hai capi-to perché quel sacco di juta blu era in cucina! È diventato un grembiule, un bellissimo grembiu-le con cappuccio crestato e tasche romantiche con quella carta d’oltremare, sfilacciato qua e là per le cuciture a vivo, in pieno mood postatomico.Sicuramente Kenshiro lo vorrebbe per regalarlo alla sua amata Julia.

Il regalo per Juliadi Cristiana Curreli

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1La Mutoid Waste Company è un gruppo di ricicla-tori capaci di riutilizzare i rifiuti urbani trasformandoli da rottami in opere d’arte, sono essenzialmente nomadi: viag-giano, lavorando in parti diverse del mondo, ciascuno con il proprio particolare stile e campo di applicazione favorito, sempre pronti a lasciarsi trascinare dalla passione di trar-re nuove forme da oggetti già ripudiati e proprio per que-sto pronti ad assumere una nuova e diversissima natura.

Grembiule - Foto di F. Testa /ReeDoHub

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Casa Capriata è la realiz-zazione di un progetto spe-rimentale per un rifugio ecosostenibile in legno che l’architetto Carlo Mollino (Torino, 1905 – 1973) realiz-zò nel 1954 per la X Trien-nale di Milano. Mai attuato a causa del mancato accor-do tra gli sponsor, l’inno-vativo progetto è diventato realtà. La struttura è sorta nel comprensorio di Weis-smatten, Gressoney Saint Jean (AO).Si tratta di un’architettura in legno sollevata dal suo-lo il cui progetto origina-rio fu considerato in quegli anni il manifesto della spe-rimentazione di materiali e di innovative tecniche di costruzione. L’utilizzo di nuovi materiali come resin-flex, gommapiuma e pla-stica, abbinati al legno e al cristallo, sono infatti la te-stimonianza di un tentativo, da parte di Mollino, di una rielaborazione delle ar-chitetture walser dell’alta valle di Gressoney e di Val-tournenche, che egli ana-lizzò a partire dal 1929.Cinquant’anni dopo il suo concepimento progettuale, Casa Capriata viene inge-gnerizzata e realizzata gra-zie al protocollo d’intesa sottoscritto dal Comune di Gressoney Saint Jean, dal-la Regione Autonoma Val-le d’Aosta, dal Politecnico di Torino e dalla Comuni-tà Montana Walser, con la collaborazione del Dipar-timento di Progettazione architettonica e di Disegno Industriale del Politecnico di Torino, portando a com-pimento un’opera unica ed innovativa per l’epoca in cui

era stata pensata.Nel 2006, in occasione del-le celebrazioni della nasci-ta di Carlo Mollino, nasce come progetto culturale e viene inserita dall’Ordine degli architetti di Torino del XXIII Congresso Mon-diale degli Architetti UIA Torino 2008. Visto il suc-cesso per l’attualità dell’i-dea, la creazione di Mollino si è trasformata in un vero progetto di ricerca con la firma, nel 2008, del proto-collo d’intesa con i partner.Con il coordinamento dell’architetto Guido Cal-legari, il gruppo di ricerca del Politecnico di Torino ha ripreso criteri e princi-pi progettuali di Mollino e li ha resi attuali dando così vita a un’opera che era sta-ta consegnata alla storia da uno dei protagonisti della cultura architettonica e del design italiano del ‘900.

L’architettura-manifesto di Casa Capriata si concretizza oggi in un edificio sosteni-bile (altresì sperimentale) in cui gli aspetti architetto-nici, strutturali, tecnologici e impiantistici sono stati ri-veduti coerentemente con i criteri progettuali indicati a suo tempo da Carlo Mollino.Il cantiere per il nuovo edi-ficio è stato avviato nel lu-

glio 2010 ed è stato comple-tato quest’anno diventando il Rifugio Alpino Carlo Mol-lino.Casa Capriata è basata sull’idea di “una costruzio-ne leggera in legno”, utiliz-za un’ossatura costituita da tre capriate a catena por-tante gli orizzontamenti: in tal modo, le pareti laterali costituiscono le falde stes-se del tetto che va a coprire interamente tutto il lato in-clinato della capriata.L’abitazione, distribuita su tre livelli, ospita al primo piano il soggiorno-pranzo, la cucina, un servizio e un piccolo disimpegno per il deposito degli sci a fian-co dell’ingresso; al secon-do piano due camere e un bagno aggregato in modo da formare un quadrato; il terzo piano, di minuscole dimensioni, è occupato da due camere e da una serie di armadi.Il rifugio è un edificio ener-geticamente efficiente, re-alizzato secondo gli stan-dard previsti dal protocollo Casa Clima classe A gold (<15 kWh/m² a) che preve-de l’introduzione di com-ponenti e sistemi edilizi innovativi in coerenza con l’edificio-manifesto origi-nario.Casa Capriata sarà raggiun-gibile a piedi, con gli sci o con la seggiovia. Immersa nella quiete del paesaggio alpino, potrà essere ammi-rata secondo la visione ide-ale di Carlo Mollino, che, a proposito della sua produ-zione progettuale afferma-va: “Tengo per fermo che la migliore spiegazione della propria opera sia la silen-

U N R I FU G I O ALPI N O SOSTEN I B I LE AL 1 0 0%di Gianni Cecchinato

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ziosa estensione dell’opera medesima”.L’azione di Fund Raising curata dal Politecnico di Torino ha portato alla sele-zione di qualificati partner che nella qualità di sponsor tecnici hanno fornito il pro-prio contributo al progetto e permesso di implementa-re le risorse a disposizione per l’iniziativa.I lavori di edilizia generale sono stati eseguiti dall’im-presa Gecoval, le opere li-gnee dalla Denaldi di Ca-sale Monferrato (AL), uno dei partner tecnici del Po-litecnico di Torino, con il contributo Armalam® per la fornitura di travi di legno armate e di Rothoblaas per i sistemi di giunzione me-tallica.Saint-Gobain Isover Ita-lia, fornitore di materia-li isolanti in lana di vetro, ha inserito l’architettura nel progetto europeo Mul-ti-Comfort house accanto ad altre due esperienze di Passive House realizzate in Svezia e Austria.Per il rifugio Mollino sono stati utilizzati i serramenti esterni ad alta efficienza In-ternorm già impiegati nel-la realizzazione del rifugio Schiestlhaus, in Stiria (A) a 2154 metri di quota, prima casa passiva europea d’al-ta montagna; le ante ester-ne sono state realizzate in laminato autoportante per rivestimenti esterni MEG di Abet laminati in diversi co-lori come da progetto origi-nario.Il rivestimento ester-no dell’involucro edilizio, come il decking e il para-petto del terrazzo sola-rium, sono stati realizzati con legno termotrattato Lunawood® al fine di au-mentarne la durabilità e la stabilità nel tempo, aspetto quest’ultimo di fondamen-tale importanza in un con-

testo come quello di Weis-smatten.Le importanti falde della “casa a triangolo” (220 mq circa) e i due canali ag-gettanti (con uno sviluppo complessivo di undici me-tri) che caratterizzano le diverse varianti di proget-to ideate da Carlo Molli-no sono state rivestite con un manto in zinco titanio con decapaggio chiaro di RHEINZINK® Italia.Per la copertura è stata im-piegata la tecnica a doppia aggraffatura, combinata con i moduli solari integra-ti UNISOLAR ®, forniti da Unimetal, per la produzio-ne di energia solare anche in condizioni di luce diffusa mediante tecnologia a stra-ti sottili.Un ulteriore elemento di sperimentazione è co-stituito dagli aspetti im-piantistici: un impianto di ventilazione meccanica HomeVent® di Hoval e i si-stemi riscaldanti a basso consumo energetico in fi-bra di carbonio di Thermal Technology.Casa Capriata si caratteriz-za dall’utilizzo di tecnolo-gie sperimentali, funzionali al perseguimento della so-stenibilità ambientale, an-che in relazione alla scelta dell’impianto per il tratta-

mento delle acque reflue realizzato da Carra Depura-zioni con la partecipazione di Laterlite.Agli interni di Casa Capria-ta è stata assegnata la par-te essenziale della visione molliniana. La scelta della pavimentazione in gomma indicata nel 1954 è stata rispettata con il prodotto Zero.4 di Rubber Flooring Artigo, disegnata da Ettore Sottsass nel 2007 e insigni-ta nel 2008 del Good Design Award dal Museo di Archi-tettura e Design di Chicago.Le porte interne, prodotte appositamente per l’occa-sione dalla Bertolotto Por-te, sono diventate le cornici ideali delle immagini più significative della cultura alpina dell’architetto tori-nese.Parte dell’arredo è costi-tuito da mobili disegnati da Mollino provenienti dalla collezione Zanotta.

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