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1 Appunti di economia e gestione delle imprese agro-alimentari Università degli Studi di Milano Alessandro Banterle Dipartimento di Economia e Politica Agraria, Agro-alimentare e Ambientale Università degli Studi di Milano via Celoria 2 - 20133 Milano [email protected] 02-50316482 orario ricevimento: martedì dalle 15 alle 18 Milano 2008

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Appunti di economia e gestione delle imprese agro-alimentari

Università degli Studi di Milano

Alessandro Banterle

Dipartimento di Economia e Politica Agraria,Agro-alimentare e AmbientaleUniversità degli Studi di Milanovia Celoria 2 - 20133 [email protected]

02-50316482orario ricevimento: martedì dalle 15 alle 18

Milano2008

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Programma del corsoObiettivi

• fornire le metodologie di base della gestione aziendale, con particolareriferimento al bilancio di esercizio delle imprese alimentari e aglielementi fondamentali dell’organizzazione, della strategiaaziendale e del marketing,

• analizzare le caratteristiche economiche dell’ industria alimentare,della distribuzione e delle filiere agro-alimentari

Articolazione

• L’inquadramento della gestione di impresa nella scienza economica

• La nozione e le tipologie di impresa

• L’evoluzione dei paradigmi nella gestione d’impresa

• Il bilancio aziendale: la nozione e le finalità

• Lo stato patrimoniale e il conto economico

• L'analisi di bilancio: l'equilibrio finanziario

• L’analisi di bilancio: la redditività

Programma del corso

• L'organizzazione aziendale

• La strategia aziendale

• Elementi di marketing

• Le caratteristiche strutturali e la concentrazione nell’industria alimentare

• Le caratteristiche strutturali e la concentrazione nella distribuzione alimentare

• La gestione delle filiere agro-alimentari

Testi e materiale didattico

• Volpato G. (2006): Economia e gestione delle imprese. Fondamenti e applicazioni, Carocci editore, Roma

• Favotto F. (2007): Economia aziendale, modelli, misure, casi, McGraw-Hill, Milano

• Banterle A. (2007): Appunti di economia e gestione delle imprese agro-alimentari, Dipartimento di Economia e Politica Agraria, Agro-alimentare e Ambientale, Università degli Studi di Milano, Milano

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L’inquadramento della gestione di impresa nella

scienza economica

• La scienza economica si occupa del modo in cui la società umana affronta il problema della scarsità delle risorse � scelte efficienti in relazione alle scarse risorse di individui e società nel loro complesso (Begg, Fischer, Dornbusch, 2001)

• L’economia è lo studio del modo in cui le società utilizzano risorse scarse per produrre beni utili e di come tali beni vengono distribuiti tra i diversi soggetti (Samuelson, Nordhaus, 2002)

Oggetto dell’Economia 1

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1) Ottica macro � Ricerca delle condizioni per la creazione della ricchezza di un sistema economico� approccio dinamico (non mera ricerca di un equilibrio ottimale) (Volpato, 2006)

2) Ottica d’impresa di lungo periodo � Ricerca delle modalità di acquisizione delle risorsenecessarie per competere

3) Ottica d’impresa di breve periodo � Ricerca delle modalità di impiego più efficace delle risorse disponibili

Oggetto dell’Economia 2

Scienza economica

economia politica

bilancioeconomia aziendale organizzazione

strategia --> marketing

teoria della domandamicroeconomia teoria dell’offerta

teoria dei mercati

macroeconomia

economia applicataagraria, agro-alimentare, industriale, degli intermediari finanziari, ambientale, regionale, del turismo, ecc.

Riferimenti bibliografici: Volpato, cap 1, pag. 11-24

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La nozione e le tipologie di impresa

Nozione di impresa 1impresa

processoinput output

fattori di produzione produttivo prodotti

creazione di valore

input

• capitale fisso– macchine– impianti

• capitale circolante --> MP– cereali– latte– carne– olive– uva– ecc.

• lavoro

processo

produttivo

output

• pane, prodotti dolciari, pasta

• prodotti lattiero-caseari

• carne, salumi, conserve di carne

• olio• vino• ecc.

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Nozione di impresa 2Concetto di imprenditore secondo il c.c. (art. 2082):

"Chi esercita professionalmente un'attività economica organizzata

al fine della produzione o dello scambio di beni e servizi"

differenza fra• impresa• azienda• unità locale, impianto, stabilimento• gruppo di imprese

differenza fra• gestione ⇒ complesso di scelte • proprietà • controllo

differenza fra• imprenditore ⇒ organizza i fattori di produzione e si assume i rischi di impresa

• manager ⇒ scelte gestionali specifiche e generali

Obiettivo economico dell'impresa

• Teoria economica ⇒ massimizzazione del profitto

max Π = RT - CT

max RT = p * q min CT = CF + CMeV * q

• p CF• q CMeV• mix produttivo

differenti strategie

• teoria aziendalistica ⇒ max valore

• teoria manageriale ⇒ max fatturato ⇒ public company

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Impresa e società

– imprese singole

– società– di persone ⇒ a responsabilità illimitata ⇒ importanza del fattore lavoro– società semplici (ss)– società in nome collettivo (snc)– società in accomandita semplici (sas)

– di capitale ⇒ a responsabilità limitata ⇒ importanza del fattore capitale– società a responsabilità limitata (srl)– società per azioni (spa)– società in accomandita per azioni (saa)

– cooperative e consorzi ⇒ fine mutualistico

Tipologie di impreseIn funzione del soggetto giuridico

– imprese private– imprese statali

in funzione della dimensione– micro imprese < 9 addetti– piccole imprese 10-49 addetti– medie imprese 50-249 addetti– grandi imprese > 250

in funzione della localizzazione– imprese nazionali– imprese multinazionali

in funzione dell’attività (specializzazione produttiva)– imprese mono-prodotto o mono-business– imprese mono-settoriali (microdiversificazione)– imprese pluri-settoriali (macrodiversificazione)

in funzione del settore di appartenenza– agricoltura (primario)– industria (secondario) ⇒ alimentare, meccanico, chimico...– servizi (terziario) ⇒ distribuzione, bancario...

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L’evoluzione dei paradigmi nella gestione d’impresa

Il modello microeconomico di concorrenza perfetta

- prodotto omogeneo- struttura atomistica di D e O- conoscenza perfetta- libertà di entrata ed uscita- aggiustamenti in tempo trascurabile

Nel modello di concorrenza perfetta non vengono considerati

- la differenziazione- la concentrazione- l’innovazione ���� fenomeno esterno all’economia- la strategia d’impresa

L’impresa in concorrenza perfetta

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Il modello taylorista-fordista- grande spinta alla standardizzazione- specializzazione e divisione del lavoro � separazione fra ruolo decisionale ed esecutivo

- possibilità di programmare il futuro- l’applicazione della scienza manageriale � alti profitti, alti salari, bassi prezzi

Il significato gestionale del modello T-F

- possibilità di delineare una one best way- forte elasticità della domanda rispetto al prezzo- forte incidenza delle economie di scala- sistema economico in crescita stabile

L’impresa taylorista-fordista

Il modello dell’impresa sistemica

- impresa come organizzazione di soggetti distinti per interesse e posizioni

- incertezza circa l’evoluzione futura- spazio per una “strategia d’impresa”- impresa è influenzata dall’ambiente competitivo ma a sua volta lo influenza

Il modello della specializzazione flessibile

- non in tutti i settori prevalgono le economie di scala- importanza della specializzazione nella filiera - la domanda è sensibile ad una molteplicità di elementi- il distretto industriale come fattore di competitività- i rapporti di collaborazione fra imprese sono rilevanti

L’impresa sistemica e la specializzazzione flessibile

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- Centralità della soddisfazione del cliente- produrre ciò che è richiesto dal mercato sia in termini quantitativi che qualitativi

- rapporti di cooperazione nelle interrelazioni fornitori-clienti � coordinamento verticale nelle filiere

- importanza del just-in-time- riduzione del time-to-market ���� non trovarsi in ritardo rispetto ai cambiamenti delle tendenze del mercato

- importanza della conoscenza e dell’informazione- importanza dell’ innovazione- fenomeni di outsourcing sia a livello di filiere che a livello internazionale

Le interrelazioni verticali e l’importanza della conoscenza

Riferimenti bibliografici: Volpato, cap 1, pag. 24-48

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Il bilancio aziendale: la nozione e le finalità

Il bilancio 1Documento di rappresentazione quantitativa e sintetica dell'andamento della gestione dell'impresa con riferimento a un periodo di tempodeterminato

– rappresentazione quantitativa ⇒ sistema di valori per esprimere le caratteristiche della gestione dell'impresa

– rappresentazione sintetica ⇒ si basa sulla contabilità generale dell'impresa ed esprime una visione riassuntiva dei fatti contabili

– periodo di tempo ⇒ il bilancio può assumere diverse configurazioni a secondo del periodo di tempo e dello scopo per cui viene effettuato

bilanci ordinari ⇒ redatti con periodicità costanti ⇒ in un dato periodo di tempo esprime l'andamento della gestione mediante un sistema di valori di

derivazione contabile ⇒ 12 mesi ⇒ esercizio ⇒ bilancio di esercizio (BE)

bilanci straordinari⇒ sintesi contabili riferite a momenti particolari della vita dell'impresa (bilancio di fusione, di liquidazione, ecc.)

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Il bilancio 2Composizione del BE ( d.l. 127/91 che recepisce la IV direttiva Ce 78/660

e VII direttiva 83/349)

• stato patrimoniale ⇒ situazione patrimoniale-finanziaria dell'impresa

in un dato istante di tempo ⇒ 2 sezioni contrapposte

• attività ⇒ elementi attivi del patrimonio, impieghi del capitale, risorse dell'impresa in termini monetari

• passività ⇒ elementi passivi del patrimonio, fonti di finanziamento, diritti vantati dai terzi e dagli azionisti-proprietari

nei confronti delle risorse dell'impresa ⇒ debiti e patrimonio netto

• conto economico ⇒ flussi di ricavi e costi nell'arco di tempo

dell'esercizio ⇒ forma scalare

• nota integrativa ⇒ informazioni sui criteri adottati per la redazione dei 2 prospetti e per la valutazione delle singole voci

Il bilancio 3Finalità del BE

• funzione informativa-civilistica ⇒ strumento istituzionale con cui il soggetto economico dell'impresa informa i terzi sull'andamento della

gestione ⇒ pubblicità

• funzione gestionale⇒ strumento informativo per effettuare scelte gestionali da parte dei soggetti interessati alla gestione

– aspetti economici

• utilizzo di fattori di produzione ⇒ costi

• realizzazione di prodotti ⇒ ricavi – aspetti patrimoniali-finanziari

• fabbisogno di mezzi finanziari • fonti di finanziamento

• funzione fiscale⇒ imposizione fiscale basata sul reddito realizzato

calcolato in base al bilancio ⇒ normativa fiscale distinta da quella civilistica

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Lo stato patrimoniale e il conto economico

Stato patrimoniale

Attivo

A. Crediti verso soci per versamenti ancora dovutiB. Immobilizzazioni

I- immaterialiII- materialiIII- finanziarie

C. Attivo circolanteI - RimanenzeII - CreditiIII - Attività finanziarieIV - Disponibilità liquide

D. Ratei e risconti

Passivo

A. Patrimonio netto

B. Fondi per rischi e oneri

C. Trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato

D. Debiti

E. Ratei e risconti

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Stato patrimoniale: attivo 1A. Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti

B. Immobilizzazioni

I. Immateriali

II. Materiali

III. Finanziarie

1) costi di impianto e ampliamento2) costi di ricerca e sviluppo e pubblicità3) diritti di brevetto industriale4) concessioni, licenze, marchi5) avviamento6) immobilizzazioni in corso

1) terreni e fabbricati 2) impianti e macchinari - f. amm.3) attrezzature industriali e commerciali4) altri beni5) immobilizzazioni in corso

1) partecipazioni in impr. controll., collegate, altre2) crediti verso impr. controllate, collegate, altre 3) altri titoli4) azioni proprie

Stato patrimoniale: attivo 2C. Attivo circolante

I. Rimanenze

II. Crediti

III. Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni

IV. Disponibilità liquide

D. Ratei e risconti attivi

1) m.p., sussidiarie, di consumo2) semilavorati3) prodotti finiti e merci

1) verso clienti2) verso impr. controllate, collegate, controllanti3) altri

1) partecipazioni in- imprese collegate- imprese controllate

2) altre partecipazioni3) azioni proprie4) altri titoli

1) depositi bancari e postali2) assegni3) cassa

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Stato patrimoniale: passivo

A. Patrimonio netto

B. Fondi per rischi e oneri

C. Trattamento di fine rapporto

D. Debiti

E. Ratei e risconti passivi

1) Capitale sociale2) Riserve3) Utili (perdite) portati a nuovo4) Utile (perdita) d’esercizio

1) F. trattamento quiescenza2) F. imposte3) Altri accantonamenti

1) obbligazioni2) vs. banche, altri finanziatori, titoli di credito3) vs. fornitori4) vs. controllate, collegate, controllanti5) tributari6) altri

Conto economico

A. Valore della produzionegestione operativa

B. Costi della produzione

C. Proventi e oneri finanziari gestione finanziaria

D. Rettifiche di valore di attività finanziarie

E. Proventi e oneri straordinari gestione straordinaria

Utile (perdita) d’esercizio = A-B+(-)C+(-)D+(-)E

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Conto economico: gestione operativa A. Valore delal produzione ( VDP)

VDP = ricavi vendite + rimanenze finali - rimanenze iniziali B. Costi della produzione

1) materie prime, sussidiarie, di consumo e merci ( = acquisto m.p. + rim. iniziali m.p. - rim. finali m.p.)2) servizi3) per godimento di beni di terzi4) per il personale

- salari e stipendi- oneri sociali- trattamento di fine rapporto (TFR)- trattamento di quiescenza e simili

5) ammortamenti e svalutazioni- immobilizzazioni immateriali, materiali- altre svalutazioni immobilizzazioni- svalutazioni crediti iscritti nell’attivo circolante e nelle disponibilità liquide

6) accantonamenti per rischi e oneri futuri7) oneri diversi di gestione

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L’analisi di bilancio: l’equilibrio finanziario

Stato patrimoniale riclassificato

Impieghi di capitale

Immobilizzazioni IM

Attivo circolante AC• Rimanenze RIM• Liquidità differite

LD= Crediti +Attività finanziarie + Ratei e risconti attivi

• Liquidità immediate LI = Disponibilità liquide

Totale attivo = capitale investito CI

Fonti di finanziamentoPatrimonio netto PN (capitale di rischio, capitale proprio)

Capitale di terzi• Debiti a medio lungo termine

DMLT = TFR + Fondi + debiti finanziari a MLT

• Debiti a breve termineDBT = Debiti vs fornitori + debiti finanziari a BT + ratei e risconti passivi

Totale passivo = Capitale investito CI

Criteri di riclassificazione: • aggregazione in gruppi omogenei• ordinamento per grado di liquidità

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Indici di equilibrio finanziario

Indice di indipendenza finanziariaPN

IIF = * 100CI

valore max ⇒ 100 val. min ⇒ 0 val. buono >33% valori ott. >66%

Indice di indebitamentoCT

II = *100PN

valore max ⇒ ∞ val. min ⇒ 0 val. buono <2 valori ott. <0,5

Indice di copertura delle immobilizzazioni 1PN

ICIM1 = IM

valore buono >1

Indici di equilibrio finanziario

Indice di copertura delle immobilizzazioni 2PN + DMLT

ICIM2 = IM

valore buono >1

Indice di disponibilitàAC RIM+LD+LI

ID = = DBT DBT

valore buono >1

Indice di liquidità LD+LI AC-RIM

IL = = DBT DBT

valore buono >1

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L’analisi di bilancio: la reddività

Conto economico riclassificato 1

G operativa G finanziaria G straordinaria G fiscale

VDP = Ricavi + Rfpf - Ripf Prov. finanziari Prov. straordinari Imposte- Costi per Oneri finanziari Oneri straordinari

- materie prime MP- servizi S- affitti AF- oneri diversi OD

= Valore aggiunto VA ∑ = risultato prima delle imposte - lavoro L

= Margine operativo lordoMOL- ammortamenti AM

= Margine operativo nettoMON ∑ = utile (perdita) d’ esercizio

= VDP - CP

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Conto economico riclassificato 2

Valore aggiunto VA = VDP - (MP + Rimp - Rfmp + S + AF + OD)

Margine operativo lordo MOL = VA - L

Margine operativo netto MON = MOL - AM = VDP - CP

Risultato prima della gestione straordinaria RPGS = MON + PF -OF

Risultato prima delle imposte RPI = RPGS + PS - OS

Utile UT = RPI - IMP

Valore della produzione VDP = Ricavi + Rfpf - Ripf

Costi di produzione CP costi fissi costi variabililavoro L materie prime MP

ammortamenti AM servizi S affitti AF oneri diversi OD

Indici di redditività 1

Indici percentuali VA MOL UT

* 100 * 100 * 100 VDP VDP VDP

Return on salesMON

ROS = * 100VDP

valore ott. ⇒ massimo possibile

Return on investmentsMON

ROI = * 100CI

valore ott. ⇒ massimo possibile valore buono > tasso di rendimento medio di titoli

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Indici di redditività 2Return on equity

UTROE = * 100

PNvalore ott. ⇒ massimo possibile valore buono > tasso di rendimento medio di titoli

Return on debtOF - PF

ROD = * 100CT

valore ott. ⇒ minimo possibile

Equazione della leva finanziaria

UT MON MON OF-PF CT UT = + - * * PN CI CI CT PN RPGS

ROE = (ROI + (ROI - ROD) * II) * UT/RPGS

Indici di redditività 3

ROE

ROI ROD II UT/RPGS

ROS VDP/CI

MON VDP

COSTI Q P MIX

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L’organizzazione aziendale

Le componenti dell’organizzazione aziendale 1

• Problema organizzativo: come realizzare il processo di divisione del lavoro nell’impresa

• le 5 componenti fondamentali dell'organizzazione (Mintzberg)– il vertice strategico– la linea intermedia– il nucleo operativo– la tecnostruttura– le staff di supporto

• nucleo operativo– è la base dell'organizzazione e realizza la cosiddetta attività operativa

(tipica o caratteristica)– acquistare input (funzione acquisti), trasformazione input in output

(funzione produzione), vendere e distribuire output (funzione vendite)– fornire supporto alle attività precedenti (manutenzione, magazzini,

ecc.)– nelle organizzazioni semplici rappresenta in toto “l’impresa” (es.

impresa familiare)

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• vertice strategico– responsabile della gestione e dei risultati di fronte ai portatori di

interessi primari (proprietari e lavoratori)– funzioni svolte:

– supervisione dell’operato delle componenti sottostanti (controllo)– gestione delle relazioni di confine impresa-ambiente (banche, fornitori, clienti, finanziatori, amministrazione pubblica)

– definizione delle scelte strategiche • linea intermedia

– nelle organizzazioni più complesse si colloca tra il nucleo operativo e il vertice strategico

– rappresenta una forma di divisione del lavoro di carattere direttivo, che interagisce a monte e a valle della linea gerarchica (es. direttore acquisti, marketing, produzione ecc...)

– funzioni del manager di linea intermedia:– supervisionare e coordinare le attività subordinate – feedback tra la propria unità operativa e il vertice– contribuire alle strategia della propria unità funzionale

Le componenti dell’organizzazione aziendale 2

• tecnostruttura– presente nelle organizzazioni complesse per la

standardizzazione del lavoro, realizzata da componenti esterne alla gerarchia aziendale

– divisione del lavoro direttivo ⇒ chi controlla il lavoro e chi lo standardizza (analisti che progettano, pianificano e modificano il lavoro e addestrano le persone

– tipologie di analisti:– lavoro (ingegneri industriali)– personale (selezione, formazione)

• staff di supporto– unità del sistema organizzativo che danno un supporto

all’attività aziendale ma sono esterne alla linea gerarchica– esempi: ufficio legale, relazioni pubbliche, relazioni industriali,

ricerca e sviluppo, mensa aziendale, ecc.

Le componenti dell’organizzazione aziendale 3

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La struttura organizzativa elementare

ALTADIREZIONE

ORGANI OPERATIVI

La struttura funzionale

VERTICE STRATEGICO

AMMINISTRAZIONEFINANZA PERSONALE R & S E

CONTROLLO

F 1 F 2 F 3

ACQUISTI PRODUZIONE MARKETING

MAGAZZINO PROD PUBLICITA'

A E PROMOZ.

PROD

B VENDITE

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La struttura funzionale con product manager

VERTICESTRATEGICO

F 1 F 2 F 3 F 4

PM a

PM b

PM c

- PRODUCT MANAGERS = DIREZIONE MARKETING- FUNZIONE DEL PRODUCT MANAGERS: COMPITI SPECIALISTICI + INTEGRAZIONE FRA LE DIVERSE UNITA' SPECIALIZZATE PER FUNZIONE

La struttura funzionale con project manager

VERTICESTRATEGICO

F 1 F 2 F 3 DIR. PROGETTO a

- AUTORITA' GERARCHICA DEL DIRETTORE DI PROGETTO- DIPENDENZA DUPLICE: DAL DIRETTORE PROGETTO E DAL DIRETTORE DELL'UNITA' FUNZIONALE

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La struttura divisionale

VERTICE STRATEGICO

FINANZA RICERCA

E AMMINIST. PERSONALE PIANIFICAZIONE E

CENTRALE SVILUPPO

DIREZIONE DIREZIONE DIREZIONEDIVISIONE DIVISIONE DIVISIONE

A B C

AMMI-

AMMINI- NISTR. AMMINISTRA- PRODUZIONE

-STRAZ. ZIONE

DIREZIONE DIREZIONE

PRODU- PRODUZ. X PRODUZ. Y

-ZIONE

PRODU- PRODU- VENDITE

ZIONE ZIONE

VENDITE

VENDITE VENDITE

Evoluzioni dell’organizzazione aziendale

• Relazioni tra crescita ed evoluzione della struttura organizzativa (Chandler)

strategia ⇒ struttura organizzativa

esistenza di una relazione tra strategia e organizzazione

strategia A e organizzazione A ⇒ calo efficienza

⇒ strategia B e organizzazione B

• attuali tendenze delle strutture organizzative

ricerca di massima flessibilità e rapidità del processo decisionale attraverso la decentralizzazione delle attività

• struttura organizzativa a gruppi di imprese

la singola divisione di un'impresa multidivisionale diventa un soggetto giuridico (cioè un'impresa autonoma)

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La strategia aziendale

Impresa e settore

impresa

caratteristiche strutturali

settoreinsieme di imprese che svolgono

un’attività simile

caratteristiche competitive

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impresa

mercatodei prodotti

Rapporti impresa e ambiente economico

mercatofinanziario

mercatodei fattori

di produzione

mercato del lavororelazioni

industriali-sindacali

tecnologie

amministrazionepubblica

macro ambiente economico, politico, sociale, culturaledi un certo paese

infrastrutturee servizi

Economico-finanziari: indici di redditività (VA, MOL, MON, ROI, ROS, ROE, ecc.), indici di equilibrio finanziario (IIF, II, ICI1, ICI2, ID, IL, ecc.)

Risultati competitivi: quote di mercato

Risultati sociali: livelli di soddisfazione e fiducia dei vari interlocutori sociali (lavoratori, azionisti, finanziatori, movimenti di opinione, ecc.)

Risultati di sviluppo: quantitativi (crescita fatturato, dipendenti), qualitativi (crescita professionalità, efficienza, innovatività, flessibilità, ecc.)

Risultati dell’impresa

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• Ricerca dei mezzi e loro ottimizzazione per raggiungere determinati obiettivi

• obiettivi, adattamenti organizzativi di lungo periodo, linee di condotta, allocazione delle risorse (Chandler)

• modello di ricerca del successo imprenditoriale che l’impresa ha adottato o intende adottare (Coda)

• capacità di primeggiare nel confronto competitivo, cioè essere diversi e migliori rispetto ai concorrenti (Porter)

• sistema per la dominanza (Normann) formato da tre dimensioni:

– il complesso di prodotti e servizi offerti

– l’area geografica in cui l’azienda sceglie di operare

– l’insieme di risorse e di competenze organizzate

Definizioni di strategia aziendale

L’identità profonda dell’impresa (Coda), mission o vision• scelta del campo di attività ⇒ dove competere• obiettivi in relazione alle diverse categorie di interlocutori• filosofia gestionale in relazione ai concorrenti ⇒ come competere

Orientamento strategico di fondo

Livelli di decisioni strategiche

• Strategia corporate o aziendale

⇒ vertice strategico (top management)

– strategie di portafoglio ⇒ settori in cui operare

– strategie economico-finanziarie

– strategie organizzative

• strategia di business o strategia competitiva o di area di affari ⇒ vantaggio competitivo

⇒ responsabile di settore o di area strategica di affari (ASA)

• strategia funzionale o operativa

⇒ responsabile di funzione

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• Strategia competitiva ⇒ vantaggio competitivo ⇒ posizione nel mercato difendibile dalla concorrenza

vantaggio competitivo (Porter)

⇒ leadership di costo ⇒ costo inferiore

⇒ differenziazione ⇒ prezzo superiore

• strategie di portafoglio

⇒ focalizzazione

⇒ diversificazione

• integrazione verticale

• alleanze

– equity (scambi azionari) ⇒ joint venture

– non equity

– franchising

– licencing

Scelte strategiche

Le 5 variabili competitive nella concorrenza allargata (Porter)

CONCORRENTI

Rivalità-collaborazione

PRODUTTORI DI BENI

SOSTITUTIVI

POTENZIALI

ENTRANTI

Barriere in entratae uscita

Rapporti di sostituzione

FORNITORI CLIENTI

Rapporticontrattuali eintegrazione

Rapporticontrattuali eintegrazione

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31

STAR

COW

DOG

QUESTION MARK

Tasso svilupposegmento

Basso

Alto

Alta Bassa

Quota di mercato

Matrice portafoglio B.C.G.

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32

Elementi di marketing

Definizione di Marketing

• insieme di attività che contribuiscono a migliorare l’economicità dei processi aziendali nel rapporto con il mercato di riferimento

analisi della concorrenza

definizione del sistema di offerta� marketing mix

• prodotto• prezzo• Distribuzione• comunicazione

segmentazione -focalizzazione

analisi delle preferenze del consumatore

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33

Analisi del mercato - Marketing analitico

• analisi della domanda– segmentazione del mercato– andamento dei consumi pro-capite– caratteristiche socio-demografiche – caratteristiche territoriali– stima della domanda potenziale

• analisi dell’offerta– segmentazione del mercato– andamento della produzione– caratteristiche dei flussi di import-export– caratteristiche dei prodotti concorrenti– principali imprese

Dinamica dei consumi agroDinamica dei consumi agro--alimentarealimentare

Dinamica dei consumi alimentari a prezzi correnti2003=178.622 Meuro

-

20.000

40.000

60.000

80.000

100.000

120.000

140.000

160.000

180.000

200.000

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Milioni di euro

Servizi di ristorazione

Bevande alcoliche

Bevande non alcoliche

Alimentari

Consumidomestici121.14868%

Consumiextra

domestici57.47332%

Fonte: Elaborazioni DEPAAA su dati Istat

La spesa media delle famiglie italiane per consumi fuoricasa è un terzo della spesa alimentare complessiva

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34

La dinamica reale dei consumiLa dinamica reale dei consumi

Dinamica dei consumi alimentari a prezzi 1995

-

20.000

40.000

60.000

80.000

100.000

120.000

140.000

160.000

1970

1972

1974

1976

1978

1980

1982

1984

1986

1988

1990

1992

1994

1996

1998

2000

2002

Milioni di euro

Servizi di ristorazione

Bevande alcoliche

Bevande non alcoliche

Alimentari

Fonte: Elaborazioni DEPAAA su dati Istat

La dinamica relativa dei consumiLa dinamica relativa dei consumi

% di spesa delle famiglie per alimentazione

0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

40%

45%

1970

1972

1974

1976

1978

1980

1982

1984

1986

1988

1990

1992

1994

1996

1998

2000

2002

% sulla spesa delle famiglie

% Servizi di ristorazione

% Bevande

% Alimentari

45% -

40% -

35% -

30% -

25% -

20% -

15% -

10% -

5% -

Fonte: Elaborazioni DEPAAA su dati Istat

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35

Marketing mix

Le quattro variabili del marketing operativo ����marketing mix ���� le quattro P

– prodotto (product)

– prezzo (price)

– distribuzione (place)

– promozione (promotion)

• caratteristiche intrinseche � attributi qualitativi del prodotto• caratteristiche estrinseche � etichetta, certificazione, ecc.• marchio

industriale• marchio inviduale

commerciale (private label)• marchio collettivo (DOP, IGP, DOC, DOCG, ecc.)

• pubblicità

fedeltà del consumatorepremium price

Qualità ���� concetto di difficile definizione univoca poiché basato sulla ‘percezione’ soggettiva � considera sia attributi intrinseci(nutrizionali, sicurezza, organolettici, di processo) che estrinseci

Sicurezza alimentare � è un importate attributo del prodotto legato all’assenza di componenti intrinseche cui è associato un

rischio di danno alla salute

Differenziazione del prodotto

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36

Attributi del prodotto alimentare

Sicurezza alimentarePatogeniMetalli pesanti e tossinePesticidi e residui di medicinaliContaminanti di acque e terreniAdditivi e conservantiBotulismo e altre sporeIrradiazioni e fumigazioniGeni di altra specie

Attributi nutrizionaliCalorieGrassi e colesteroloSodio e altri mineraliCarboidrati e fibreProteineVitamine

Attributi intrinseci di qualitàAttributi organolettici/sensoriali

GustoColoreFreschezzaMorbidezzaOdore/aroma

Attributi di funzioneIntegrità della confezioneDimensioneStileFacilità di preparazioneMateriali di confezionamentoConservabilità

Attributi di processoBenessere degli animaliAutenticità del processo/origine del prodottoRintracciabilitàBiotecnologie/biochimiciImpatto ambientale/biologicoSicurezza dei lavoratori

Fonte: Caswell, Noelke, Mojduszka (2002)

Attributi del prodotto alimentareAttributi estrinseci di qualità

IndicatoriSistemi di gestione di qualitàCertificazioneEtichettaturaStandard minimi

SegnaliPrezzoMarcaNome del produttore Nome del distributoreConfezionamentoPubblicitàPaese di origineAssortimentoGaranzie ReputazioneEsperienze di acquisto passateAltre informazioni disponibiliFonte: Caswell, Noelke,

Mojduszka (2002)

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37

Ciclo di vita del prodotto

t

vendite

A B C D

A = introduzioneB = espansioneC = stabilizzazioneD = declino

Elementi del marketing mix

• prezzo– caratteristiche qualitative– costi di produzione ⇒ CMeT– prezzo dei prodotti concorrenti– disponibilità a pagare del consumatore

• distribuzione– scelta dei canali ⇒ GDO, dettaglio tradizionale, HORECA, door to door, e-commerce, ecc.

– scelta delle rete di vendita

• promozione– scelta dei canali pubblicitari– scelta delle tipologie promozionali

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38

Break even pointQuantità minima di produzione

RT = p * q CT = CF + CMeV * q

Π = RT - CT = p * q - (CF + CMeV * q)

nel punto di pareggio (break even point, BEP) ⇒ Π = 0 ⇒ RT = CT

p * qbe - CF - (CMeV * qbe) = 0 qbe * (p - CMeV) - CF = 0

CFqbe =

p - CMeV BEP

q

RT,CT

RT

CT

CF

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39

Le caratteristiche strutturali e la concentrazione

nell’industria alimentare

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40

Produzione e occupati nell'industria alimentare dell'UE, per paese

Produzione Valore aggiunto Occupati Impresemld euro mld euro migliaia numero

Europa 15 626 144 2.737 29.635 Francia 115 (2) 21 392 (2) 3.604 Germania 110 27 597 6.035 Regno Unito 98 (1) 30 506 (1) 2.319 Italia 98 24 268 (3) 6.800 (3)Spagna 67 14 371 (1) 3.040 Olanda 39 (1) 6 147 (1) 855 Belgio 24 (1) 5 62 723 Danimarca 17 (1) 4 87 (1) 450 Irlanda 15 4 47 687 Svezia 13 3 53 344 Austria 11 (1) 2 79 (1) 1.264 (1)Portogallo 10 (1) 2 104 (1) 1.916 (3)Finlandia 8 2 34 336 Grecia 5 1 43 1.036 (1)Lussemburgo 1 - 4 226 (1) Imprese con più di 1 addetto(2) Imprese con più di 2 addetti(3) Imprese con più di 9 addettiFonte: elaborazioni CIAA su dati Eurostat

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41

Imprese per classi di addetti nell'industria alimentare italianaClasse di addetti var % 91-01

< 10 55.161 89,1% 60.026 89,7% 8,8%10--19 3.850 6,2% 4.224 6,3% 9,7%20--49 1.938 3,1% 1.825 2,7% -5,8%50--99 493 0,8% 445 0,7% -9,7%

100--499 393 0,6% 365 0,5% -7,1%> 500 68 0,1% 51 0,1% -25,0%Totale 61.903 100,0% 66.936 100,0% 8,1%

Fonte: elaborazioni su dati Istat

20011991

Imprese per classi di addetti nell’industria alimentare italiana

89,1%

6,2% 3,1% 0,8% 0,6% 0,1% 0,1%0,5%0,7%2,7%6,3%

89,7%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

< 10 10--19 20--49 50--99 100--499 > 500

classe di addetti

1991 2001

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42

Addetti per classi di addetti nell'industria alimentare italianaClasse di addetti var % 91-01

<10 171.979 36,9% 168.464 37,7% -2,0%10--19 51.089 11,0% 56.233 12,6% 10,1%20 -- 49 57.222 12,3% 53.845 12,1% -5,9%50 -- 99 33.700 7,2% 30.520 6,8% -9,4%100--499 75.369 16,2% 69.997 15,7% -7,1%> 500 76.787 16,5% 67.726 15,2% -11,8%Totale 466.146 100,0% 446.785 100,0% -4,2%

Fonte: elaborazioni su dati Istat

20011991

Addetti per classi di addetti nell’industria alimentare italiana

36,9%

12,3%

7,2%

16,2% 16,5%

11,0%

15,2%15,7%

6,8%

12,1%12,6%

37,7%

0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

40%

<10 10--19 20 -- 49 50 -- 99 100--499 > 500

classe di addetti

1991 2001

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Imprese e addetti nell'industria alimentare italiana per comparti

15.1 Carne 3.672 5,5% 57.769 12,9%15.2 Pesce 415 0,6% 6.640 1,5%15.3 Frutta e ortaggi 1.933 2,9% 30.317 6,8%15.4 Oli e grassi 4.416 6,6% 16.216 3,6%15.5 Lattiero-caseario 3.927 5,9% 54.936 12,3%15.6 Molitorio 1.966 2,9% 12.310 2,8%15.7 Mangimi 607 0,9% 9.097 2,0%15.81 Panett. e pasticc. fresca 36.269 54,2% 130.422 29,2%15.82 Biscotti e pasticc. cons. 1.207 1,8% 23.914 5,4%15.83 Zucchero 14 0,0% 4.360 1,0%15.84 Cacao 471 0,7% 14.544 3,3%15.85 Pasta 5.250 7,8% 22.407 5,0%15.86 Te e caffè 936 1,4% 7.787 1,7%15.87 Condimenti e spezie 119 0,2% 1.150 0,3%15.88 Omogeneiz. e dietetici 59 0,1% 1.474 0,3%15.89 Altri prod. alim.n.c.a. 2.670 4,0% 15.584 3,5%15.9 Bevande 3.005 4,5% 37.858 8,5%Totale industria alimentare 66.936 100,0% 446.785 100,0%Fonte: elaborazioni su dati Istat

Imprese Addetti2001

Imprese e addetti nell’industria alimentare italiana per comparti

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

CarnePesce

Frutta e orta

ggi

Oli e grassi

Lattiero-caseario

Molitorio

Mangimi

Panett. e pasticc. fr

esca

Biscotti e pasticc. cons.

ZuccheroCacao

Pasta

Te e caffè

Condimenti e spezie

Omogeneiz. e dietetici

Altri prod. alim

.n.c.a.

Bevande

Imprese

Addetti

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44

Imprese, unità locali e addetti nell’industria alimentare italiana per regioni - 2001

02468

1012141618

Pie

mon

te

Val

le d

'Aos

ta

Lom

bard

ia

Tre

ntin

o-A

lto A

dige

Ven

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Friu

li-V

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iulia

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ilia-

Rom

agna

Tos

cana

Um

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Mar

che

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Mol

ise

Cam

pani

a

Pug

lia

Bas

ilica

ta

Cal

abria

Sic

ilia

Sar

degn

a

%

impreseunità localiaddetti

Modello del bipolarismo strutturale

struttura dell’industria alimentare italiana

modello bipolarecoesistenza - equilibrio

piccole e medie imprese• mercati locali (opportunità interstiziali)

• elevata qualità (processi artigianali)

• private label• primi prezzi• distretti industriali

grandi imprese e gruppi industriali

• economie di scala• differenziazione dei prodotti

• processi di concentrazione

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Definizione di concentrazione• Concentrazione di un settore: quota rilevante delle attività economiche del settore posseduta da una parte ridotta del complesso di imprese operanti nel settore.

– Numero di imprese– distribuzione delle imprese in funzione della dimensione

- libera concorrenzaconcorrenza monopolisticaoligopolio

+ monopolio

• Processi di concentrazione delle imprese: crescita delle dimensioni (scala) delle imprese

• Fattori determinanti nel settore per la concentrazione:– struttura del settore --> livello di concentrazione– ciclo di vita del prodotto --> domanda– internazionalizzazione del mercato– livello di concentrazione nei settori a monte e a valle– politiche pubbliche

Modalità dei processi di concentrazione

• Crescita delle imprese:– interna (endogena) --> nuova capacità produttiva– esterna (esogena) --> acquisizione di unità produttive già in essere.

Fattori determinanti: tempo, costo, valutazione del rischio, opportunità di acquisizioni, valore delle imprese e disponibilità finanziaria, perdite di efficienza, perdite di immagine dei prodotti.

• Acquisizione:– impianto– quote di partecipazione al capitale

– totale– di maggioranza– di minoranza

• Fusione:– fusione per incorporazione e per concentrazione– operazioni intra-gruppo e operazioni extra-gruppo

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Finalità dei processi di concentrazione

Finalità reali --> vantaggi economico-produttivi per la dimensione crescente

1. Vantaggi collegati all’espansione nei mercati– miglioramento posizione concorrenziale --> maggiori quote di mercato ed eliminazione di concorrenti

– nuovi mercati geografici --> internazionalizzazione– diversificazione intra-settoriale ed extra-settoriale– differenziazione dei prodotti --> innovazioni– integrazione verticale– maggiore potere contrattuale con la distribuzione

2. Vantaggi collegati alla riduzione dei costi– economie di scala– economie di apprendimento– potenziamento nella R&S– potenziamento dei sistemi di approvvigionamento e di distribuzione --> sinergie logistiche e commerciali

Valutazione della concentrazione

• Rapporto di concentrazionem

Σ i=1 fiCRm = * 100

FTdove fi = fatturato della i-esima impresa fra le m imprese maggiori del settoreFT = fatturato totale del settore

• Indice di Herfindahl

dove Ai / A = quota di mercato della i-esima impresa N = è il numero totale delle imprese del settorese si utilizza una distribuzione per classi di addettiAi / A = rapporto fra il numero di addetti della classe i (Ai) e il numero di addetti totali (A)N = numero delle classi e Ni = numero di imprese della classe i Valore minimo = 1 / numero di imprese, Valore max = 1 max concent.

2

1

1∑

=

=N

i

i

i A

A

NH

2

1∑

=

=N

i

i

A

AH

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Processi di concentrazione nell’industria alimentare italiana

• Intensità dei processi di concentrazione nella seconda metà degli anni ‘80 e nei primi anni ‘90 --> l’industria alimentare comunitaria ed italiana è uno dei settori più dinamici per numero di acquisizioni, dopo il chimico e il meccanico. Rallentamento e dismissioni nella seconda metà degli anni ‘90 e nei primi anni 2000• Fattori determinanti a livello di settore per i processi di concentrazione:

– internazionalizzazione dei mercati (mercato interno europeo, globalizzazione, Wto, ecc.) --> competizione orizzontale

– bassa concentrazione nell’industria alimentare italiana– stabilizzazione dei consumi alimentari e modificazioni qualitative– forte espansione della distribuzione --> potere controbilanciante;

sviluppo delle private labels --> competizione verticale.• Evoluzione delle caratteristiche competitive delle imprese e del settore --> gruppi alimentari nazionali, gruppi alimentari internazionali,gruppi cooperativi, gruppi di natura finanziaria, piccole e medie imprese.• Differenziazione delle strategie di adattamento ai cambiamenti delle caratteristiche competitive, soprattutto fra piccole imprese e grandi imprese.

Stima del fatturato dei primi 10 gruppi operanti nell'industria alimentare italiana - 1983 (milioni di eurolire)

Gruppo N Fatturato (*) Cumulata Rapporto di1983 fatturato concentrazione

CRn

1 Ferruzzi I 1.027 1.027 3,3%2 SME-IRI I 660 1.687 5,5%3 Galbani I 483 2.170 7,0%4 Barilla I 395 2.564 8,3%5 Ferrero I 347 2.911 9,4%6 Unilever NL, UK 317 3.228 10,4%7 Parmalat I 301 3.529 11,4%8 Nestlè CH 279 3.808 12,3%9 Buitoni I 272 4.079 13,2%10 Star I 268 4.348 14,1%

(*) Il fatturato è stato stimato facendo riferimento alle attività alimentari italiane dei gruppi

Fonte: elaborazioni su dati R&S, Mediobanca e Inea

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Stima del fatturato dei primi 10 gruppi operanti nell'industria alimentare italiana - 1993 (milioni di eurolire)

Gruppo N Fatturato (*) Cumulata Rapporto di1993 fatturato concentrazione

CRn

1 Danone F 2.309 2.309 3,5%2 Eridania B.S. I 1.818 4.127 6,3%3 Barilla I 1.807 5.934 9,0%4 Ferrero I 1.299 7.232 11,0%5 Cremonini I 1.288 8.520 12,9%6 Unilever NL, UK 1.234 9.754 14,8%7 Nestlè CH 1.187 10.941 16,6%8 Parmalat I 1.035 11.977 18,2%9 Philip Morris USA 978 12.955 19,7%10 Veronesi I 840 13.795 20,9%

(*) Il fatturato è stato stimato facendo riferimento alle attività alimentari italiane dei gruppi

Fonte: elaborazioni su dati R&S, Mediobanca e Inea

Principali imprese alimentari controllate da gruppi esteri - 1993

Gruppo Imprese principali Marchi principali

Danone (F)

Danone, Galbani, Saiwa, Star, Agnesi, Riserie Gariboldi, Italaquae, Birra Peroni

Bel Paese, Santa Lucia, Certosa, Oro Saiwa, Premium Saiwa, Tuc, Ritz, Liebig, Flora, Ferrarelle, Boario

Unilever (UK, NL)

UnilitFindus, Dante, Bertolli, San Giorgio, Maya, Friol, Calvé, Algida, Sorbetteria di Ranieri, Eldorado, Lipton

Nestlé (CH)

Nestlé, Pezzullo, Sogeam, San Pellegrino

Locatelli, Vismara, Surgela, La Valle degli Orti, Berni, Olio Sasso, Motta, La Cremeria, Perugina, Alemagna, Buitoni, Nescafé, Vera

Philip Morris (USA)

Kraft G.F., Fattorie Osella, Jacobs Suchard, Jacobs Caffè

Simmenthal, Negroni, Fini, Vallé, Invernizzi, Philadelphia, Jocca, Gim, Robiola Osella, Milka, Toblerone, Cote d'Or, Splendid

Fonte: Elaborazioni su dati R&S, Databank e altre fonti

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Principali imprese alimentari controllate da gruppi nazionali - 1993

Gruppo Imprese principali Marchi principali

Eridania B.S.

Cereol, Carapelli, Cerestar, Eridania Z.N., I.S.I., Interzuccheri

Carapelli, Eridania

Barilla

Buralli, Panem, Barilla Dolciaria, Unione Laboratori, Barilla Alimentare, Barilla Alimentare Sud, Voiello, Quinto & Manfredi

Barilla, Mulino Bianco, Pavesi, Tre Marie, Voiello, Braibanti

Ferrero FerreroKinder, Mon Chéri, Pocket Coffee, Rocher, Nutella, Tic Tac, Brioss, Fiesta, Fiesta, Duplo, Estathè

Cremonini Cafin (*)

Inalca, Europork, Icar, Ultrocchi, Montorsi Blasi, Acsal, Marr, Agape

Montana

ParmalatParmalat, Giglio, Centrale del latte di Genova, Centrale del latte Brianza, Talat, Panna Elena

Santàl, Pomì, Bonlat, Dietalat, Chef, Mister Day

VeronesiAgricola Tre Valli, La Pellegrina, Aia, Montorsi Francesco & figli, Veronesi Verona, Meridionalmangimi

Aia, Veronesi, Montorsi, La Buona Salumeria,

(*) Nel 1996 Cremonini ha ceduto le attività nel fast food (Foodservice System Italia, insegna Burghy) al gruppo McDonald's Fonte: Elaborazioni su dati R&S, Databank e altre fonti

Importanti acquisizioni nell’industria alimentare italiana nel periodo 2000-2004

Il gruppo Eridania Begin-SayNel 2001 suddiviso in 4 società (Cerestar, Cereol, Begin-Say e Provimi). Nel 2002 Begin-Say ha ceduto Eridania-ISI a Finbieticola-Coprob e Sadam ed è stata a sua volta ceduta ad un consorzio di imprese francesi (Union BS e Union SDA), Cereol ha ceduto Carapelli a investitori guidato da B&S Private Equity Group e Monte dei Paschi di Siena e a sua volta è stata ceduta a Bunge Ltd., Cerestar è stata ceduta a Cargill.

Impresa acquirente

Impresa acquisita

Impresa acquirente

Impresa acquisita

Bc Partners (Uk) Galbani (Danone) GranaroloCentrale Latte Milano; Yomo

Lgr Holding Italacquae (Danone) GranMilano (Barilla) Sanson; Sinpa; Gelit

(Ferrarelle, Boario) Ilva Saronno Corvo vini

Colussi Agnesi (Danone) Campari Sella e Mosca

Colussi Riso Eurico (Cereol) Star Monini; Ponti; Paren

Besnier Locatelli (Nestlè) Chiari & FortiInvernizzi (salumi);

Fini (Kraft)

Ferrarini Vismara (Nestlè) Lactalis (F) Invernizzi (Kraft)

Minerva Agricola Olio Sasso (Nestlè) VeronesiNegroni (Kraft; Chiari & Forti)

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50

Stima del fatturato dei primi 10 gruppi operanti nell'industria alimentare italiana - 2003 (milioni di euro)

Gruppo N Fatturato (*) Cumulata Rapporto di2003 fatturato concentrazione

CRn

1 Barilla I 2.512 2.512 2,4%2 Unilever NL, UK 2.028 4.540 4,4%3 Cremonini I 1.762 6.302 6,1%4 Nestlè (1) CH 1.760 8.062 7,8%5 Veronesi I 1.670 9.732 9,4%6 Galbani I 1.133 10.865 10,5%7 Ferrero (2) I 962 11.827 11,5%8 Lavazza I 766 12.593 12,2%9 San Benedetto I 760 13.353 13,0%10 Arena I 757 14.110 13,7%

(*) Il fatturato è stato stimato facendo riferimento alle attività alimentari italiane dei gruppi

(1) Non sono comprese le partecipazioni nelle attività delle acque minerali. La San Pellegrino

ha fatturato 867 milioni di euro nel 2003.

(2) Il fatturato corrisponde all'esercizio di 8 mesi.Fonte: elaborazioni su dati R&S e Mediobanca

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51

Le caratteristiche strutturali ela concentrazione nella distribuzione alimentare

Tipologie distributive• Dettaglianti tradizionali (normal trade)

– superficie < 200 mq– specializzati– basso numero di referenze– vendita assistita– area geografica del vicinato

• Minimarket o superettes– superficie fra 200 e 400 mq– despecializzati– vendita self-service– area geografica del quartiere

• Supermercati– superficie fra 400 e 2500 mq– despecializzati– alto numero di referenze– vendita self-service– area geografica del quartiere

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Tipologie distributive• Ipermercati

– superficie > 2500 mq– despecializzati– altissimo numero di referenze– vendita self-service– area geografica della città

• Discount – superficie di 400-500 mq– despecializzati– basso numero di referenze– politiche di prezzo aggressive– vendita self-service– basso livello di servizio– area geografica del quartiere

• Centri commerciali• Convenience store• Cash and carry

• E-commerce• Door to door

Distinzione in base allaforma societaria

• Imprese a succursali

• Cooperative di consumo

• Unioni volontarie

– rappresentano una forma di integrazione verticale tra 1 o piùgrossisti e dettaglianti. Il grossista fornisce la propriacapacità di centralizzare gli acquisti, a lui fanno capo le attività comuni dei pdv (A&O Selex, Despar, ..)

• Gruppi d’acquisto (o cooperative di dettaglianti)

– sono associazioni tra grossisti o tra dettaglianti. La strutturaserve per centralizzare gli acquisti, sviluppare e promuoverel’insegna comune, gestire le proprie marche ecc. (Végé, Conad, Crai, ..)

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Evoluzione della distribuzione

• La fase storica – diffusione dei dettaglianti tradizionali– porzionatura e confezionamento dei prodotti effettuati

dal dettagliante– qualità garantita dal dettagliante

• la fase di despecializzazione– diffusione dei supermercati– diffusione di prodotti alimentari confezionati– competizione di prezzo intra-tipo e inter-tipo

• la fase di differenziazione del servizio e di fidelizzazionedel consumatore

– introduzione nel supermercato di aree a vendita assistita– introduzione delle private labels (prodotti a marchio del

distributore

Evoluzione della distribuzione• la fase delle alleanze e dell’informatizzazione

– creazione delle centrali di acquisto– gestione informatica degli ordini– gestione delle informazioni sul consumatore (EPOS,

Electronic Point of Sale)– Supply Chain Management: vengono analizzate tutte le

attività associate con la trasformazione ed il trasferimento dei beni, dalla materia prima fino al consumatore finale. E’ una forma di integrazione, basata sulla collaborazione lungo la catena.

• L’obiettivo è riorganizzare l’insieme delle attività così che vengano svolte in modo complementare e collaborativo, eliminando quelle che non creano valore per il consumatore --> creare un vantaggio competitivo

• Il progetto ECR (Efficient Consumer Response)

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54

Il progetto ECR

• Aziende della distribuzione e della produzione condividono esperienze e conoscenze dei mercati e dei consumatori e migliorano i processi --> si migliora la soddisfazione del consumatore e si minimizzano i costi

• La gestione delle attività avviene:– dal lato dell’offerta (ottimizzazione del

processo di rifornimento dei pdv)– dal lato della domanda (category

management, promozione di prodotti, introduzione di nuovi prodotti)

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La distribuzione italiananel contesto europeo

Austria 8,0 0,8 71,0Belgio 10,2 1,0 89,1Danimarca 5,3 0,6 82,3Finlandia 5,2 0,8 75,6FRANCIA 59,2 0,6 87,4Germania 82,0 0,8 79,8Gran Bretagna 59,0 0,6 88,3Grecia 10,5 1,7 67,2Irlanda 3,8 2,4 58,3ITALIA 57,6 2,5 59,5Paesi Bassi 15,7 0,3 90,0Portogallo 9,9 2,6 82,2Spagna 39,4 1,6 69,1Svezia 8,8 0,6 85,2

Quota mercato Iper e Super (%)

Nazione Abitanti (mln)Punti

vendita/1000 ab.

Quote di mercato dei prodotti a marchio del distributore - 2002

Italia Germania Francia Spagna Gran Bretagna

Caseari - 39,2 - 17,4 61,2Surgelati 17,6 39,4 36,4 36,9 44,8Specialità alimentari 13,2 - 30,4 19,0 80,8Alimentari secchi 11,2 36,4 25,0 28,4 32,7Dolciari - 28,0 12,3 11,0 18,4Bevande calde 5,4 27,0 - 18,3 22,1Analcolici 10,3 23,9 15,7 11,4 35,2Alcolici 2,6 20,8 15,2 12,4 28,5

TOTALE 11,5 25,4 20,9 19,4 38,5Fonte: ACNielsen

Quote di mercato dei discount - 2002Italia Germania Francia Spagna Gran Bretagna

6,6 37,4 8,6 10,4 5,6

Fonte: ACNielsen

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56

Evoluzione dei punti vendita in Italia

0

50.000

100.000

150.000

200.000

250.000

300.000

350.000

400.000

1982

1983

1984

1985

1986

1987

1988

1989

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

Numero di esercizialimentari

Evoluzione delle tipologie distributive alimentari in Italia

0

50

100

150

200

250

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

GDO (super+iper)

dettaglio tradizionale

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57

Evoluzione dei supermercati in Italia

Da 609 nel 1971 i supermercati divengono 7.209 nel 2003Le superfici medie passano da 690 a 862 mq

0

1000

2000

3000

4000

5000

6000

7000

8000

1971

1973

1975

1977

1979

1981

1983

1985

1987

1989

1991

1993

1995

1997

1999

2001

2003

0

100

200

300

400

500

600

700

800

900

1000numero punti di vendita

superficie media (mq)

Presenza di supermercatinelle regioni italiane

0

200

400

600

800

1.000

1.200

1.400

Pie

mon

te

Val

le d

'Aos

ta

Lom

bard

ia

Ligu

ria

Tre

ntin

o A

.A.

Friu

li V

.G.

Ven

eto

Em

ilia

Rom

agna

Tos

cana

Um

bria

Mar

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o

Abr

uzzo

Mol

ise

Cam

pani

a

Pug

lia

Bas

ilica

ta

Cal

abria

Sic

ilia

Sar

degn

a

0

200

400

600

800

1000

1200numero punti di vendita

superficie media (mq)

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Evoluzione del numero di addetti neisupermercati in Italia

0

20.000

40.000

60.000

80.000

100.000

120.000

140.000

160.000

1981

1982

1983

1984

1985

1986

1987

1988

1989

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

addetti

Evoluzione degli ipermercati in Italia

- Gli ipermercati passano da 182 a 388 dal 1991 al 2003- Il numero di ipermercati nei paesi UE è molto più elevato:Francia: 1.200 - Gran Bretagna: 1.100 - Germania: 1.600

0

50

100

150

200

250

300

350

400

450

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

0

1000

2000

3000

4000

5000

6000

7000numero punti di vendita

superficie media (mq)

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Presenza degli ipermercatinelle regioni italiane

2003

0

20

40

60

80

100

120

Pie

mon

te

Val

le d

'Aos

ta

Lom

bard

ia

Ligu

ria

Tre

ntin

o A

.A.

Friu

li V

.G.

Ven

eto

Em

ilia

Rom

agna

Tos

cana

Um

bria

Mar

che

Lazi

o

Abr

uzzo

Mol

ise

Cam

pani

a

Pug

lia

Bas

ilica

ta

Cal

abria

Sic

ilia

Sar

degn

a

-1.0002.0003.0004.0005.0006.0007.0008.0009.00010.000

numero unità di vendita

superficie media (mq)

Evoluzione del numero di addetti negliipermercati in Italia

0

10.000

20.000

30.000

40.000

50.000

60.000

70.000

80.000

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

addetti

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Evoluzione dei discount in Italia

0

500

1000

1500

2000

2500

3000

3500

1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002380

390

400

410

420

430

440

450

460

470numero

Superficiemedia (mq)

Presenza di discount nelle areegeografiche italiane

Nord-Ovest29%

Nord-Est23%

Centro22%

Sud-Isole26%

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I primi 10 gruppi della Grande Distribuzione nel mondo - 2002Paese Tipologia Vendite % vendite

(mio euro) estere1 Wal-Mart Stores USA misti 259.455 16,702 Carrefour Francia iper/super 68.729 47,503 Koninkliike Ahold Olanda iper/super 62.706 85,904 Kroger USA super 54.921 0,005 Metro Germania iper/super 51.526 46,006 Tesco Gran Bretagna iper/super 41.934 18,207 Albertson's USA super 37.801 0,008 Rewe Germania iper/super 37.430 22,709 Aldi Germania super 35.772 36,40

10 Safeway USA super 34.060 13,80

I primi 15 gruppi della Grande Distribuzione alimentare nell'UE - 2002Paese Vendite Addetti % vendite

(mio euro) estere1 Carrefour Francia 68.729 396.662 47,52 Koninkliike Ahold Olanda 62.706 254.279 85,93 Metro Germania 51.526 245.164 46,04 Tesco Gran Bretagna 41.934 188.182 18,25 Rewe Germania 37.430 187.185 22,76 Aldi Germania 35.772 nd 36,47 Intermarché Francia 33.500 nd 29,38 Edeka Gruppe Germania 30.537 nd 8,49 Sainsbury Gran Bretagna 27.752 108.700 15,5

10 Auchan Francia 27.562 68.133 42,011 Tengelman Germania 25.903 183.396 55,212 Leclerc Francia 23.500 84.000 4,113 Schwarz (Lidl) Germania 22.971 nd 36,914 Casino Francia 22.857 115.757 41,715 Wal-Mart USA 21.271 142.345

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I primi 20 gruppi della Grande Distribuzione alimentare in Italia - 2002Vendite Addetti Tipologia Punti

(mio euro) vendita1 Coop 9.860 46.700 Cooperativa 1.2652 Interdis (Vegé, La Centrale) 6.174 nd Unione volontaria 3.3983 Auchan-La Rinascente (SMA) 6.146 30.108 A succursali 4654 Conad 6.008 24.876 Gruppo d'acquisto 2.7205 Carrefour-Gs 5.900 23.000 A succursali 1.0746 Selex (A&O, Alì, Famila, ecc.) 5.450 22.130 Unione volontaria 2.3597 Esselunga 3.727 12.744 A succursali 1148 Sisa 2.961 11.208 Unione volontaria 1.5549 Despar 2.840 13.946 Unione volontaria 1.85310 Consorzio C3 (D'Ambros,ecc.) 2.800 11.000 Unione volontaria 64011 Pam (inclusa Superal) 2.170 9.805 A succursali 42012 Metro C+C 2.100 4.500 A succursali 3913 Finiper (Iper) 1.895 6.132 A succursali 2014 Crai 1.842 11.950 Gruppo d'acquisto 2.54915 Sigma 1.780 16.000 Gruppo d'acquisto 2.66516 Lombardini (Grosmarket) 1.360 4.020 A succursali 63017 Rewe (Billa, Penny, Standa) 1.195 nd A succursali 16418 Bennet 1.145 5.558 A succursali 3919 Il Gigante 712 2.651 A succursali 2720 Lidl Italia 631 nd A succursali 300

TOTALE 66.696 256.328 22.295

Le principali centrali di acquisto in Italia - 2003Aderenti Quota % Cumulata

Coop Italia Coop Italia 19,6in Europa con Euroski(E) e Intermarché(F)

Intermedia Auchan,Pam,Lombardini,Bennet 17,4

Esd Italia Esselunga,Selex,Agorà(Iperal,Sogegross,Seven) 15,6In Europa con EMD leader nelle centrali d'acquisto

Carrefour Carrefour,GS,Finiper,Unes,Gigante,Algro,Gdm 15,6

Mecades Metro,Sintesi,Sisa,Interdis,Aligros,Despar,Crai 14,0

Conad Conad 9,2In Europa con Leclerc(F) e SistemU

Fonte:Cermes-Bocconi

19,6

37,0

52,6

68,2

82,2

91,4

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63

La gestione delle filiere agro-alimentari

Inputchimici, biologici, meccanici

agricoltura

industria alimentare

distribuzione distribuzioneal dettaglio all’ingrosso

ristorazione

consumi domestici consumi extra-domestici

prodottifreschi

Il sistema agro-alimentare

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64

Input Agricoltura Industriaalimentare

Distribuzione

funzione fornire input

produrrematerieprime e

prodotti finiti

trasformare lematerie primeagricole in

prodotti finiti

offrire un serviziologistico einformativo

tipo diprodotto

differenziato omogeneo differenziato differenziato

numerositàdelle imprese

bassa alta media media

dimensionidelle imprese

grandi piccole piccole egrandi

piccole e grandi

influenzasulla

quantità dimercato

si no si si

influenza sulprezzo

si price maker

no price taker

si price maker

si price maker

barriereall’entrata

alte basse medie medie

importanzadella

pubblicità

si no si si

forma dimercato

oligopolio liberaconcorrenza

concorrenzamonopolistica

concorrenzamonopolistica

Caratteristiche sintetichedei settori del SAA

Definizione di filiera agro-alimentare

• Filiera agro-alimentare: individua gli itinerari seguiti dai prodotti agro-alimentari nell'apparato di produzione, trasformazione, distribuzione e i differenti flussi che vi sono

legati (Malassis e Ghersi, 1995)

• Rappresenta una scomposizione del SAA in senso verticale, per per categorie di prodotto. Esempi di filiere sono costituiti da quelle dei cereali, del latte, della carne, del vino, ecc.

• Settore: insieme di imprese che svolgono attività e processi di produzione simili. Rappresenta una scomposizione del SAA in senso orizzontale. Esempi: settore agricolo, industria alimentare, distribuzione, ecc.

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65

agricoltura

industriaalimentare

distribuzione

Filiera 1

Sistemaagro-alimentare

Filiera 2

Settori

cereali latte

panepasta

formaggioburro

Sistema agro-alimentare,filiere e settori produttivi

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66

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