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Economia industriale (6 CFU)
Lezione 1 del 17/2/2015
Davide Castellani Università di Perugia
Dipartimento di Economia [email protected]
Corso di Economia industriale – prof. D. Castellani - Dipartimento di Economia – Università di Perugia
Regole § Esame scritto
• 4 domande aperte • orale facoltativo (+/- 2 punti rispetto al voto dello scritto) • per frequentanti, appello il 14/4/2015
§ Testi • Cabral L. (2002) Economia Industriale, Carocci, Roma
(escluso capitoli 4 e 6) § Orari
• Lezioni – MAR 8.45-10.30 (dal 24/2) – MAR 10.30-12.00 – MER 14.30-16.00 – GIO 14.30-16.00
• Ricevimento – MAR 12.00 -13.00 – oppure [email protected]
§ Sito Web: http://cstdvd.wordpress.com • Materiali integrativi e altre informazioni per il corso • Comunicazioni
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Struttura
1. Oggetto: di che cosa si occupa l’economia industriale
2. A quali domande risponde? 3. Il paradigma SCP 4. Definizioni e confini
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Oggetto § L’ECIND (economia industriale) si occupa di
industrie, ovvero di insiemi di imprese (manifatturiere e di servizi) aggregate secondo criteri che vedremo
§ In particolare (come vedremo più in dettaglio) si occupa di: § studiare il funzionamento dei mercati § mettere a fuoco le condizioni di contesto in cui
operano le imprese (definire la struttura delle industrie)
§ studiare le interazioni tra le imprese (natura della competizione)
§ come i comportamenti influiscono sul contesto (effetti dei comportamenti su efficienza ed equità)
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Oggetto § ECIND ha connessioni con altri insegnamenti
• Microeconomia – in particolare la parte di teoria dell’impresa e delle
forme di mercato imperfette – condivide gli strumenti metodologici, ma si focalizza
di più sulle cause e le conseguenze del potere di mercato
• Economia e gestione dell’impresa – ha in comune l’enfasi sulle strategie delle imprese – ma in ECIND la prospettiva è quella del mercato/
industria, più che interna all’impresa
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Quali domande?
A. Le imprese hanno potere di mercato? Come si misura?
B. Come si acquisisce il potere di mercato?
C. Quali sono le conseguenze del potere di mercato?
D. Quale ruolo per la politica pubblica?
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Quali domande?
A. Le imprese hanno potere di mercato all’interno delle industrie? Come si misura?
• Ovvero: come si fa a capire se le imprese sono in grado di estrarre un profitto positivo dalle attività produttive?
Indicatori usati: • differenza tra profitto medio di una impresa e
profitto medio dell’industria (Harberger)
ππ >i ∑=
=N
iiN 1
1ππ
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Quali domande? • indice prezzo-costo
– dove p e c denotano il prezzo praticato
dall’impresa e il costo marginale.
• La media dell’indice prezzo-costo di tutte le imprese operanti in una industria (ponderato per la quota di mercato di ciascuna impresa, si) è detto indice di Lerner e misura il potere di mercato in una industria.
pcp
L ii
−=
pcp
pcp
sLN
i
ii
j −=
−=∑
=1
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Quali domande? § Le analisi empiriche hanno mostrato che
mediamente il potere di mercato è diverso tra industrie e tra imprese all’interno di ogni industria.
Þ B. Come si acquisisce e consolida il potere di
mercato? • Esiste una relazione piuttosto stretta tra potere
di mercato e imperfezione dei mercati • Se non esistono barriere all’entrata, ci si può
attendere che un profitto positivo (o superiore al profitto medio) attiri l’entrata di concorrenti, che riduce i profitti fino ad annullarli.
– se ci sono imprese che fanno profitti i mercati sono imperfetti
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Quali domande? § Il potere di mercato si determina e si consolida:
• per legge (monopolio legale via brevetti, concessioni, licenze, protezionismo)
• perché, ad alcune condizioni, le strutture più concentrate minimizzano i costi complessivi dell’industria (monopolio naturale)
• con comportamenti strategici § innovazione (anche senza protezione del
brevetto può determinare posizioni di monopolio)
§ differenziazione del prodotto/pubblicità § deterrenza all’entrata § collusione/fusione
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Quali domande? C. Quali conseguenze del potere di mercato?
• equità: – trasferimento di risorse dai consumatori alle imprese
• inefficienza allocativa: – le risorse produttive in genere sono allocate in modo tale
che si produce (e consuma) meno output di quanto i consumatori sarebbero disposti ad acquistare
• inefficienza produttiva: – è probabile che le risorse vengano impiegate in modo più
costoso a parità di output (curve dei costi marginali più alte)
• rent seeking behaviour: – per mantenere il potere di mercato si “sprecano” risorse in
attività di lobbying • efficienza dinamica:
– si possono modificare nel tempo la disponibilità di risorse, le tecniche di produzione (spostamento delle curve di costo) e il tasso di introduzione di nuovi prodotti (variazione della combinazione di output)
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Quali domande?
C. Quale ruolo per la politica pubblica? • In microeconomia l’intervento pubblico è
giustificato solo dai fallimenti del mercato – beni pubblici, asimmetrie informative,
esternalità • In Economia Industriale l’intervento
pubblico si giustifica per: – Limitare le conseguenze negative del
potere di mercato (regolamentazione, antitrust e politiche per l’industria)
– Rafforzare la posizione competitiva di alcune imprese/settori (politica industriale)
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Articolazione del corso § Richiami di microeconomia: domanda, costi, max profitti § Efficienza § Monopolio
• Quali performance ottiene il monopolio (rispetto a CP)? – inefficienza allocativa – l’inefficienza si riduce se nel mercato opera anche una
frangia concorrenziale di imprese • A quali condizioni le performance del monopolio possono
essere “meno negative”? – efficienza produttiva – domanda e tecnologia à monopolio naturale à efficienza
produttiva ma necessità di regolamentazione • discriminazione di prezzo à efficienza allocativa
– efficienza allocativa • monopolio à innovazione à efficienza dinamica
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Articolazione del corso § Oligopolio: l’effetto dell’interazione strategica
sulle strategie e performance dell’industria • strategie “semplici” (prezzo e/o quantità) • collusione • differenziazione del prodotto • comportamenti strategici (deterrenza, prezzi
predatori, fusioni) • pubblicità
§ Generalizzazione: • Nelle industrie più concentrate c’è maggiore potere
di mercato? • Da cosa dipende l’entrata delle imprese e la
concentrazione dell’industria? • La concorrenza riduce sempre il potere di
mercato? § L’impresa e le relazioni verticali § Esternalità di rete
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Definizioni e confini
§ Quali confini per le industrie? Industria: i. settore produttivo/manifatturiero/
secondario vs. primario (agricoltura) e terziario (servizi).
ii. grande industria e piccola industria.
è i. è corretta, ma troppo ampia per l’uso del concetto di industria che faremo in questo corso, mentre ii. non è corretta
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Definizioni e confini § Quali confini per le industrie?
Criteri di aggregazione delle imprese: a. relazione prezzo/quantità
– secondo questo criterio si può definire l’industria produttrice del bene X, diversa da quella produttrice del bene Y se la quantità domandata di X non dipende dal prezzo di Y e viceversa.
è l’elasticità incrociata è nulla
0, ≅=Y
X
Y
XYX P
QdPdQ
ξ
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Definizioni e confini a. relazione prezzo/quantità
• L’industria dell’auto è diversa dall’industria delle caramelle perché una variazione del prezzo delle caramelle non influisce sulla domanda di auto è raggruppamenti molto ampi
• In particolare, questo criterio non distingue tra – industrie produttrici di beni sostituti (es. the e
caffè, plastica e alluminio), per le quali ξ > 0 – industrie produttrici di beni complementari (es.
computer e stampanti, zucchero e caffè) per le quali ξ < 0
– In entrambi i casi il criterio prezzo/quantità porterebbe a concludere che le industrie X e Y non sono diverse.
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Definizioni e confini b. per classi merceologiche (es. ATECO-NACE) http://www3.istat.it/strumenti/definizioni/ateco/ http://ec.europa.eu/eurostat/ramon/nomenclatures/
… … 17 Industrie tessili
171 Preparazione e filatura di fibre tessili 1711 Preparazione e filatura di fibre tipo cotone 1712 Preparazione e filatura di fibre tipo lana cardata 17121 Preparazione delle fibre di lana e assimilate, cardatura 17122 Filatura della lana cardata e di altre fibre tessili a taglio laniero 1713 Preparazione e filatura di fibre tipo lana pettinata 17131 Pettinatura e ripettinatura delle fibre di lana e assimilate 17132 Filatura della lana pettinata e delle fibre assimilate; preparazioni in gomitoli e matasse 1714 Preparazione e filatura di fibre tipo lino 1715 Torcitura e preparazione della seta (inclusa quella di cascami) e torcitura e testurizzazione
di filati sintetici o artificiali 1716 Preparazione di filati cucirini 1717 Attività di preparazione e di filatura di altre fibre tessili
172 Tessitura di materie tessili … …
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Definizioni e confini c. criteri centrati sulla base tecnologica
identificano le industrie in funzione di:
– caratteristiche delle tecnologie impiegate – dinamiche e struttura dei costi – interdipendenze e complementarità tra
processi produttivi – tipo e ventaglio di competenze e attori
coinvolti
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Definizioni e confini Esempi di aggregazioni di industrie § Per Intensità tecnologica (OCSE)
High technology Aerospace, Computers, office machinery, Electronics, communications, Pharmaceuticals
Medium-high technology
Scientific instruments, Motor vehicles, Electrical machinery, Chemicals, Other transport equipment, Non-electrical
machinery Medium-low technology
Rubber and plastic products, Shipbuilding, Other manufacturing, Non-ferrous metals, Non-metallic mineral products, Fabricated metal products, Petroleum refining,
Ferrous metal
Low technology Paper printing, Textile and clothing, Food, beverages and tobacco, Wood and furniture
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Definizioni e confini d. per caratteristiche istituzionali: dimensione di impresa,
obiettivi e fonti dell’innovazione, appropriabilità dei risultati e barriere all’entrata (Pavitt, 1984)
Settori tradizionali (Supplier dominated)
Tessile, abbigliamento, calzature, alimentari
Settori Specializzati (Specialised Suppliers)
Meccanica strumentale, Macchinari, Strumenti di precisione
Settori ad alta intensità di scala (Scale intensive)
Siderurgia, Auto, Beni di consumo durevole
Settori basati sulla scienza (Science based)
Elettronica, Farmaceutica, Chimica Fine, Aeronautica
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La tassonomia di Pavitt (1984)
Settori tradizionali
(Supplier dominated)
Settori Specializzati (Specialised Suppliers)
Settori ad alta intensità
di scala (Scale intensive)
Settori basati sulla scienza
(Science based)
Dimensione d’impresa
Medio-Piccola Medio-Piccola Medio-Grande Sia GI che PMI
Obiettivo dell’innovazione
Rid. Costi Miglioramento performance, affidabilità
e customizzazione
Rid. Costi (Δ proc/prod,
ec. Scala)
Nuovi prodotti/processi
Fonte dell’innovazione
Esterna (fornitori)
Apprendimento dall’uso
Esterna (interax con utilizzatore)
Interna (apprendimento)
Esterna (fornitori) Interna (R&S)
Interna (R&S) Esterna
(partnerships)
Appropriabilità dei risultati
Scarsa (imitazione)
Elevata (conosc. tacite)
Media (brevetti/segretezza)
Elevata (brevetti, innovazione
continua)
Barriere all’entrata
Basse Medie Alte Alte
Settori Tessile, abbigliamento, calzature, alimentari
Meccanica strumentale, Macchinari,
Strumenti di precisione
Siderurgia, Auto, Beni di consumo
durevole
Elettronica, Farmaceutica, Chimica Fine, Aeronautica
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Paradigma SCP Struttura
numero di concorrenti/acquirenti, concentrazione, barriere all’entrata, standard produttivi/tecnologici
Þ Condotte
Strategie di prezzo, R&S, Pubblicità e differenziazione, Cooperazione, internazionalizzazione
Þ Performance
redditività/produttività, potere di mercato, innovazione, crescita, efficienza
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Paradigma SCP
§ L’approccio SCP ipotizza S = f (X)
• dove X sono delle variabili considerate esogene all’industria come le istituzioni, la tecnologia e la domanda
C = g (S) P = h(C, S) = φ (S)
è è centrale l’analisi di S e delle condizioni esterne (esogene, X) che determinano S, perché questo da modo di prevedere C e P
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Paradigma SCP • Sono coerenti con questo approccio una serie di
contributi che fanno discendere C e P da S come: – se n↓ i produttori vendono meno a prezzi più
alti, creando inefficienza allocativa (Cournot) – se n↓ la collusione è più facile perché deviare
da un accordo collusivo costa di più (si perde una fetta di mercato più grande) ed è più facile monitorare i partner (Stigler)
– barriere all’entrata/uscita condizionano comportamenti introducendo/limitando la concorrenza potenziale (Baumol-Panzar-Willig)
– struttura concorrenziale favorisce comportamenti innovativi (Arrow)
– alti costi di trasporto e basse economie di scala favoriscono investimenti diretti esteri
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Paradigma SCP § Approcci alternativi ad SCP
• A partire dalla metà degli anni ’80 si sono sviluppati diversi filoni che propongono approcci alternativi all’ECIND rispetto al SCP
• Enfasi sul processo concorrenziale (da statica comparata ad analisi dinamica)
• Enfasi sul comportamento strategico come causa di cambiamento della struttura
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Paradigma SCP
§ Esempi di performance che influenzano la struttura (P ! S)
• alta profittabilità attira nuove imprese e riduce la concentrazione
• bassa profittabilità induce alcune imprese ad uscire dal mercato e aumenta la concentrazione
• innovazione crea monopolio temporaneo
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Paradigma SCP § Esempi di strategie (comportamenti) che
influenzano la struttura (C ! S) • R&S volta all’innovazione di prodotto apre nuovi
mercati, mette in discussione quelli esistenti e crea posizioni di potere di mercato e aumenta la concentrazione
• R&S volta all’innovazione di processo abbassa i costi e i prezzi degli innovatori, ne aumenta il potere di mercato, costringe i non innovatori ad uscire dal mercato
• Strategie predatorie rendono non profittevole l’entrata sul mercato, conservando mercati concentrati
• Accumulo di capacità produttiva in eccesso può rappresentare una minaccia credibile che l’incumbent renderà non profittevole l’entrata, riducendo il numero di imprese attive sul mercato
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Paradigma SCP § Esempi di mercato concentrato che favorisce
comportamenti competitivi • Mercati concentrati rendono possibile R&S su larga
scala e migliorano le performance innovative • In mercati concentrati si possono avere prezzi
bassi per: i.) guerre di prezzo per il mantenimento/controllo del mercato; ii.) effetto di introduzione di nuove tecnologie
• Mercati concentrati possono favorire la cooperazione tra imprese (non-collusiva), che può dar luogo ad innovazione tecnologica