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ECONOMIA VERONESE trimestrale n.4 - Anno 11 - dicembre 2012 - Editore Apiservizi S.r.l. - Verona, via Albere 21/C - Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. 70% CNS VR - D.L. 353/2003 (conv. in L. - 27/02/2004 n 46) art., comma 1 DCB VERONA - 2,58 Euro profili EBS Officina del Vetro GDP Group Affiloveneta Ottaviano personaggio Elena Donazzan Assemblea

Economia Veronese Dicembre 2012

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Rivista di economia di Apindustria Verona

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sommario

inserzionisti

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EBSOfficina del VetroGDP GroupAffilovenetaOttaviano

Lavoratori in età avanzata

L’auto aziendale dalla proprietà al noleggioPDCAPlan–Do–Check–Act

Club Energia Apindustria

San Fermo MaggioreLa pelle della pittura

Che la domenica torni ad essere domenica

Elena Donazzan

Progetto EsodoMédinit Expo 2012

CONFIMI IMPRESA

RittalIllasi Valleys

ambiente e salute

fiscale

legale

terza pagina

il punto

profili

il personaggio

50a Assemblea

attività

attualità

territorio

58Apivenetofidi

Organizzare il CoraggioApidonne

48Apidonne

61Apigiovani

Anno 11 - Numero 4Dicembre 2012

Rivista trimestralepromossa da

DIRETTORE RESPONSABILECirillo Aldegheri

EDITOREAPISERVIZI S.r.l.Via Albere, 21/C - 37138 Verona

REDAZIONEc/o APINDUSTRIA VeronaVia Albere, 21 - 37138 VeronaTel 045 8102001Fax 045 [email protected]

GRAFICAarteOn di Ilenia CairoVerona - www.studioarteon.com

STAMPALite srl - Verona - www.lite.it

FOTOGRAFIEArchivio Apindustria

Registrazione Tribunale di Veronan. 1393 del 22 marzo 2000

Poste italiane SpaSpedizione inabbonamento postale

D.L. 353/2003(con. in L. 27/02/2004 n°46art. 1, comma 1, DCB Verona

Pubblicità raccolta in proprioASSOCIAZIONE PICCOLE E MEDIE MPRESE

DELLA PROVINCIA DI VERONA

Fimauto

Banca Popolare

Samo

Albrigi Tecnologie

Multiutility

Cattolica

Nova Systems

Avesani

Aldebra - Mondo Esa

Gruppo Argenta

Cuoa

Adawen

Perlini Workwear

Nordest Group

Al Calmiere

Viani

Information Consulting

Le Fablier

Errata corrige Economia Veronesen°3 settembre 2012 pag. 22.

Riportiamo i recapiti corretti di Aldebra S.p.A. tel. 0458295511 - fax 0458295590

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Per Apindustria Verona il 2012 è stato un anno davvero speciale: conservo vivide nel cuore le immagini e le emozioni provate

nell’ultima Assemblea, durante la quale abbiamo festeggiato i cinquant’anni dell’Associazione.In questo numero di «Economia Veronese» ab-biamo voluto dedicare ampio rilievo a questo si-gnificativo traguardo, raccontando attraverso le fotografie la serata, ma chi desidera approfondi-

re ulteriori contenuti lo può fare accedendo al sito www.apiverona.it.Nella mia relazione ho avuto modo e spazio di esprimere le nostre idee, le nostre proposte, le nostre critiche e le criticità che stiamo vivendo. Voglio pertanto riportare qui solo le conclusioni del mio inter-vento, focalizzate sul tema dell’Assemblea: “il Coraggio di Crederci”.

“Perché nonostante tutto e tutti, noi crediamo che riusciremo a supe-rare questi momenti, questo cambio epocale non riuscirà a cancellarci ma, ne sono certo e con i colleghi siamo convinti, troverà le nostre imprese, titolari, collaboratori e strutture produttive, pronte a dare ogni risposta.Noi siamo imprenditori,siamo quelli che impiegano tempo ed energie per trasformare idee in realtà…siamo quelli che ogni sera tirano le somme e sperano di far meglio domani…Qualche volta vinciamo, spesso perdiamo e ci scoraggiamo anche,

ma non ci arrendiamo,reagiamo e combattiamo per noi stessi e per gli altri…siamo quelli convinti e decisi che “insieme si può”, l’Italia, gli italiani, i lavoratori italiani e le imprese italiane hanno i fondamentali… e gli attributi per farcela…

noi a Verona ci crediamo!”

Nel formulare a tutti voi, alle vostre famiglie, ai vostri collaboratori i migliori auguri per queste Festività, auspico che il 2013 possa riser-varci maggiori soddisfazioni rispetto a quelle di questi ultimi anni.

editoriale

Economia Veronese - dicembre 2012 7

Arturo Alberti

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EBS ESALTA L’ECCELLENZADELL’INDUSTRIA GRAFICA SCALIGERA NEL MONDO

Diceva Platone che «la necessità è madre dell’innova-zione».Ne sono convinti anche gli economisti dei nostri tempi che vedono nell’innovazione di processo e di prodot-to la via pressoché obbligata per essere competitivi.

Innovare è il lasciapassare sul passaporto del Made in Italy: l’a-zienda diventa flessibile, si adatta al mercato e individua il focus del business nelle esigenze del cliente. Lo ha ben compreso una realtà storica del panorama imprenditoriale veronese, la EBS-Edi-toriale Bortolazzi-Stei S.r.l., tipografia/casa editrice specializzata in libri d’arte ed edizioni di pregio. «In EBS – spiega Fabio Bortolaz-zi, presidente e amministratore delegato dell’azienda – abbiamo dato inizio ad un nuovo ciclo già vent’anni fa. Oggi più che mai la nostra filosofia d’impresa si impernia sui concetti di ricerca e sviluppo. Tecnologie appropriate e d’avanguardia, un’organizza-zione basata sull’efficienza e sulla professionalità di ogni singolo addetto, nuove realizzazioni continue: è con questa dotazione che intendiamo continuare ad affrontare quel processo di internazio-nalizzazione che abbiamo già avviato con successo e che ci vede esportare in 15 paesi del mondo». È con estremo dinamismo che questa azienda, una delle eccel-lenze della grande tradizione grafica di qualità delle terre scali-

gere, ha iniziato a ripensare il proprio ruolo in un mercato interno e internazionale forte-mente concorrenziale. Dopo un’approfondita analisi, si è evidenziata la necessità di una ri-pianificazione che ha trovato espressione nell’elaborazione di un codice interno, il ma-nuale aziendale “Progetto Qualità”, in cui tutti i flussi di lavoro, dalla produzione sino ai servizi amministrativi e finanziari sono definiti e pro-

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gettati per rendere agevole l’attività e garantire al cliente il massimo dell’efficienza e della qualità di esecuzione. Dai software ai sistemi integrati, fino alla stampa e alla rilegatura, il manuale affida a cia-scuno il proprio ruolo e le proprie responsabilità, secondo modalità predefinite che sono soggette a controllo quotidiano da parte del management dell’azienda. «L’elaborazione di questo indispensabile strumento – prosegue Fabio Bortolazzi – è stata parte integrante della revisione e della trasformazione della EBS. Grazie alle nostre scelte, nonostante la difficile congiuntura che caratterizza i sistemi economi-ci internazionali, siamo riusciti a limitare i danni negli anni passati e ad iniziare una nuova ripresa. Già nel 2012, come Gruppo e con meno di 60 dipendenti raggiungeremo i 13,5 milioni di fatturato complessivo,

per l’87% derivante da commesse estere. Non solo: la progressione nel nostro giro d’affari prosegue e speriamo di poter raggiungere, nel 2015/2016, i 16/18 milioni di euro».EBS è un gruppo di cui fanno parte anche le due case edi-trici Arsenale Editore ed Ecolibri, che assicurano un servizio completo che va dall’ideazione del prodotto editoriale alla stampa passando per la ricerca iconografica (anche con campagne fotografiche e scouting fotografi), l’ideazione e stesura testi, la cura redazionale ed editing, la progettazione e realizzazione grafica, l’applicazione di contenuti editoriali su web e digital device. Arsenale, oggi posseduta diretta-mente al 100%, ha sede nel Palazzo Brandolini a Venezia.

profili

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EBS

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A questo brand fa capo la produzione dei grandi libri d’ar-te, architettura, archeologia e ambiente: pezzi da collezio-ne da sfogliare, leggere, studiare, guardare, che affianca-no un testo di grande interesse storico e di alta validità scientifica a un ricco apparato di immagini. Tra le collane si segnalano Artitalia, che propone itinerari alla scoperta del Belpaese, Storiche dimore d’Italia, Scaffale veneziano, per conoscere ogni aspetto della grande tradizione vene-ziana, I Piccoli, bilanciate sintesi per fornire guide tascabili da viaggio dense di contenuti. La divisione editoriale Eco-libri è nata invece nel 2007 e contribuisce già in manie-ra sostanziosa ai ricavi del gruppo. Ecolibri propone un catalogo ricchissimo (diverse collane di ricettari, manuali per l’hobbistica, raccolte di aforismi, libri per bambini, ca-lendari, lunari, agende…); i libri, tutti acquistabili in librerie ed edicole a livello nazionale ma anche nello store on line arsenaleeditore.com, sono realizzati interamente in Italia con carte provenienti da foreste appositamente dedicate e periodicamente rigenerate (come attesta la certificazione FSC, Forest Stewardship Council, unico sistema di certi-ficazione nel settore forestale, di cui si fregiano i prodotti EBS). I materiali usati sono ecologicamente compatibili nel rispetto dell’ambiente e delle persone. Coedizioni interna-zionali con i più prestigiosi editori mondiali (dalla Nuova Zelanda all’Australia, dal Brasile al Canada, agli Stati Uniti, dalla Francia alla Germania, all’Olanda, etc.), collaborazio-ni con i maggiori musei del mondo (dal Moma di New York, al Museo Nazionale del Cairo, all’Ermitage di San Pietro-burgo, al Musée d’Art Moderne di Parigi, etc.), accordi con 42 quotidiani locali per i quali realizza gli inserti editoriali: EBS è una solida realtà industriale a livello nazionale e in-ternazionale. «La decisione di abbandonare la cosiddetta produzione commerciale e generalista – continua Borto-lazzi – è stata dettata dalla volontà di entrare in una nicchia altissima di prodotto a livello internazionale e di diventarne uno dei leader, proponendo con una struttura industriale, il meglio della creatività, dell’artigianalità del Made in Italy. EBS è presente sul campo dal 1953, anno in cui mio padre Giuseppe, e mia mamma Norma, aprirono, in un locale di appena 30 mq a San Giovanni Lupatoto in società con un vecchio tipografo veronese, il primo embrione dell’attuale Azienda col nome di Tipografia “La Commerciale”». Nel 1959 Giuseppe e Norma rilevarono per intero la bottega di San Giovanni, avviando il potenziamento delle sue capa-cità di reddito e di lavoro con la denominazione Tipografia Bortolazzi. Con l’ampliamento degli spazi aziendali (1963), propedeutico all’acquisto di due nuove macchine (una

piana 50x35 e una platina 25x35), e con l’ingresso di Fabio (1971) che amplia l’attività anche alla litografia, si compie un ulteriore salto di qualità per le Grafiche Bortolazzi (que-sto il nuovo nome dell’azienda). Nel 1974 acquisisce, da un gruppo di investitori veronesi, la Stei e due anni più tar-di, da alcuni notabili veneziani, l’Arsenale Editrice. Anche il nome muta da Grafiche Bortolazzi Tipografia-Litografia a Editoriale Bortolazzi (1967) e, poco dopo, Editoriale Borto-lazzi-Stei S.r.l. per approdare poi, con la completa acqui-sizione dell’Arsenale, a formare il gruppo EBS, Editoriale Bortolazzi-Stei - Arsenale Editrice. Sempre anticipando i tempi, la dotazione impiantistica si arricchisce continua-mente. La tradizionale composizione con linotype veniva sostituita dalla fotocomposizione, uno dei primi impianti in Italia e il primo nel veronese, affinata da un software d’in-venzione aziendale che consentiva una grande flessibilità nella realizzazione di cataloghi per mostre e manifestazioni espositive. Oggi l’attività poggia su macchine offset a fogli di medie dimensioni, 70x100, a 2, 4, 5 colori ma anche su macchine più grandi, 120x162, a 4 e 5 colori, con sistemi di controllo computerizzati che vengono utilizzate sui 3 turni per 24 ore al giorno, ma non mancano macchine artigianali che consentono di effettuare lavori particolari, con processi di rilegatura affidati a maestri artigiani capaci di soddisfare richieste anche “fuori formato”. Punto di forza del Gruppo EBS è il nuovo sistema “new dimension offset printing glo-bal system” (marchio registrato), ovvero una nuova conce-zione di produzione e stampa messa a punto da EBS che con particolari fotoriproduzioni e inchiostri ad alta densità crea l’effetto della 3a dimensione. Tale processo si realizza mediante due prodotti specifici di nostra ideazione: Cro-ma, per la stampa a colori; Deep Black, per il bianco e nero. «Siamo in grado di effettuare lavori di formati straor-dinari – conclude Bortolazzi – ed edizioni che richiedono

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processi di stampa in due tonalità, oppure in tritono, tetratono o pentato-no. Oltre alla stampa di libri fotografici di artisti come Henri Cartier Bresson, Andy Warhol, Wim Wenders, Richard Avedon, Helmut Newton e molti altri, i più grandi fotografi del mondo sono venuti nella nostra sede per produrre i loro lavori, e di cui andiamo molto orgogliosi. Mi piace segnalare l’ultimo nato, il volume da guinness Monster Book della band americana dei Kiss. Il libro pesa 35 kg e misura 0,70 mt per 1 mt ed è prodotto in dodici edizioni, 100 copie per edizione, per altrettanti paesi del mondo, numerato e firma-to dalla band al completo». Ma non è tutto. Sono più di 1.200 i titoli che an-nualmente la EBS “sforna”, consuma 60.000 q.li di materie prime per oltre 2.000.000 di volumi, prodotti di ecce-zionale bellezza nei risultati grafici e fotografici, molti con effetti inimmagi-nabili. Oggi la terza generazione si è già affacciata con successo in azien-da. I due figli Jonathan, export mana-ging director, e Filippo, Italy managing director, non solo guidano il reparto commerciale e curano con particolare attenzione i rapporti con i clienti, ma con continue nuove idee e proposte sono già parte fondamentale per il fu-turo dell’azienda.•

profili

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SEDE AMMINISTRATIVAVia Monte Comun, 4037057 San Giovanni Lupatoto (Verona)Tel. 045 545166Fax 045 545057

PRODUZIONEGrandi libri illustrati, cataloghi

ANNO DI FONDAZIONE1953

TITOLARIFabio Bortolazzi, Raffaella Moccaldi Bortolazzi, Filippo Bortolazzi, Jonathan Bortolazzi

RESPONSABILE COMMERCIALEItalia: Filippo BortolazziEstero: Jonathan Bortolazzi

RESPONSABILE PRODUZIONEGianfranco Piazzi

RESPONSABILE TECNICOGianluigi Zanardi

RESPONSABILE AMMINISTRATIVOElisa Vesentini

RESPONSABILE QUALITÀAndrea Borgese

FATTURATO 201110 milioni e 600 mila euro

SUPERFICIE AZIENDALEEBS 1 Totale: 6752 mqCoperta: 3570 mqEBS 2 Totale: 5600 mqCoperta: 2512 mq

RISORSE UMANEAddetti alla produzione: 35Impiegati: 23

SITO INTERNET / [email protected]

Economia Veronese - dicembre 2012

EBS

EBS - Editoriale Bortolazzi-Stei S.r.l.

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Officina del Vetro

«Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone».Questo aforisma di John Steinbeck ben descrive l’avventura, perso-nale e professionale, di Giuseppe

D’Arpa, maestro nella decorazione del vetro che, partito 20 anni fa da Palermo, dopo un percorso di formazione, appren-dimento e ricerca che lo ha visto attraver-sare tutta la Penisola, è approdato a Vero-na con la sua Officina.«Ho cominciato da vero autodidatta. Ho scelto di seguire la mia passione per il di-segno dei fumetti – spiega Giuseppe D’Ar-pa – e abbandonare gli studi di Medicina. L’incontro casuale con un vecchio ma-estro spagnolo decoratore di vetri mi ha dato poi “il la” per approcciarmi a questo materiale, incredibile in tutti i gradi di luce e trasparenza, e però abbastanza distante dalla tradizione della mia Palermo. I miei primi esperimenti, all’inizio degli anni ’90, si attestavano su un gusto new liberty e consistevano in prove decorative e ar-chitettoniche. In Sicilia non era possibile per me una vera crescita professionale o artistica: lì il materiale tradizionale è la ter-racotta e per il vetro le prospettive erano limitate». Molte le tappe dell’apprendistato di Giuseppe D’Arpa, tra cui le più impor-tanti sono state Colle Val d’Elsa e Mura-no. Nel 2000, finalmente, arriva a Verona e apre la sua Officina del Vetro, che, dopo

L’arte delle trasparenze e dei colori

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dieci anni di rodaggio come laboratorio nella sede di Pescantina, viene trasferita nell’attuale stabilimento di Sommacampagna. L’azienda è specializzata nella produzione di porte e pa-reti in vetro, parapetti, specchi e complementi d’arredo, con una gamma molto ampia – in mostra nello show room di oltre 400 mq. – di soluzioni decorative. Realizza vetrate d’arte con decori interamente eseguiti a mano, pezzi unici frutto di eclettismo ed estro creativo.«Con i nostri servizi – prosegue Giuseppe D’Arpa – ci rivolgiamo al progettista, al rivenditore o direttamente ai privati. Siamo in grado di proporre non solamente porte in vetro standardizzate ma anche su misura, garanten-do il massimo della personalizzazione per soddisfare qualsiasi esigenza della clientela. Il nostro team inter-no di professionisti altamente qualificati si occupa della consulenza (decoro, accessori e senso d’apertura della porta più adatti), della progettazione e dello sviluppo dei prodotti operando in costante sinergia con il committen-te. Officina del Vetro, inoltre, ha instaurato un importan-te rapporto di fiducia con i suoi rivenditori che curano anche la messa in posa e l’installazione dei manufatti». Qualità e cura per i dettagli sono il cavallo di battaglia di questa realtà che vede dei veri “poeti del colore” ope-rare con le tecnologie più all’avanguardia, in un perfetto mix di artigianalità e innovazione. Un’azienda al passo con i tempi che investe costantemente in nuovi macchi-nari ed è sensibile alle tematiche ambientali (politiche di risparmio energetico e utilizzo di “energia verde”).«Attualmente – prosegue l’interlocutore – il nostro fattu-rato è realizzato per l’80% sul mercato italiano e solo un 20% deriva dall’export: nei prossimi anni questa propor-zione dovrà necessariamente essere invertita per pre-sidiare il mercato con stabilità. Per un prodotto come il nostro l’estero è non solo un’ambizione ma una neces-sità. Finora abbiamo avuto ottimi riscontri in nord Africa (Marocco, Libia) e si sono aperti canali interessanti da sviluppare in Russia. Lo scorso 15 novembre abbiamo aperto la nostra prima rivendita a Bengasi, un flagship store con show room. Siamo già in trattativa anche con il Kazakistan».Occupando un comparto di nicchia la richiesta di ope-re Officina del Vetro, anche in quest’ultimo triennio, ha tenuto. Milano è un’ottima piazza e il contract (alberghi

13Economia Veronese - dicembre 2012

profiliOfficina del vetro

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e uffici) è un target ormai fidelizza-to. I fornitori dell’azienda sono i più grossi e qualificati rivenditori di lastre in vetro del Nord Italia. Solo alcune lavorazioni vengono fatte eseguire in conto terzi. Nella sede di Somma-campagna si realizza l’intero ciclo produttivo dal taglio alla rifinitura alla decorazione. 5 le linee di decoro e 22 i sistemi di chiusura porte (scorre-voli sia interno che esterno muro e a battenti) proposti.I disegni dell’ultima linea sono l’e-voluzione e la concretizzazione di 15 anni di collaborazione con ar-chitetti e progettisti del Politecnico di Milano, in primis con il designer Piter Perbellini, direttore artistico di Officina del Vetro. Tante le tecniche usate: incisione a getto di sabbia o a mola, serigrafia, rilegatura a piom-bo, pittura e incisione a mano, colo-razione con aerografi digitali (molto in auge in questi ultimi tempi e con significativi riscontri nell’arte funera-ria). Officina del Vetro ha ottenuto il brevetto per la lavorazione con foglia d’oro stratificata tra 2 vetri. «La foglia d’oro – spiega Giuseppe D’Arpa – viene applicata a guazzo tra le due lastre di vetro, successivamente sal-date con una tecnologia innovativa. Prendono così vita sofisticate “porte gioiello” impreziosite con inserti in oro 24 kt e argento. Proponiamo poi porte speciali con incastonature su fondo satinato di formelle in resina (linea MAGMA) o in vetro di murano (linee BURANO e MURANO) o deco-rate con colori ceramizzati, fusi nella trasparenza del vetro a creare effetti che resteranno inalterati e garantiti a

vita anche all’esterno». I vetri cristalli di Officina del Vetro non solo sono esteticamente gradevoli ma rispon-dono perfettamente alle esigenze funzionali. Hanno uno spessore di 8 o 10 mm, filo lucido, sono temperati termicamente e certificati secondo le norme UNI EN 12600 e 12500-2. An-che il legno degli imballi è garantito anti-urto e per il trasporto l’azienda si avvale di un corriere specializzato. La creatività di Giuseppe D’Arpa si è espressa anche nella realizzazione di delicate sculture rappresentanti virus, batteri, microrganismi (remini-

scenza dei suoi studi) che sono sta-te oggetto della mostra Dal vetrino al vetro: quando il microscopio incontra il vetro soffiato.«In futuro un’esposizione – conclu-de Giuseppe D’Arpa – sarà dedica-ta alle porte in cristallo del gruppo Viaggio in Italia, modelli ispirati a 29 tra le più belle città d´arte italiane, identificate da un elemento storico, monumentale o geologico (i templi ad Agrigento, il corallo ad Alghero, Giulietta a Verona). Viaggio in Italia è un omaggio al nostro Paese raccon-tato attraverso l’arte».•

SEDE AMMINISTRATIVAVia Dossobuono, 4837066 Sommacampagna (Verona)Tel. 045 2529014Fax 045 2529001

PRODUZIONEPorte e pareti in vetro, complementi d’arredo

ANNO DI FONDAZIONE2000

TITOLAREGiuseppe D’Arpa

RESPONSABILE COMMERCIALEGiorgio Giuliani

RESPONSABILEPRODUZIONERosario Calò

RESPONSABILE TECNICOMarco Binosi

RESPONSABILE AMMINISTRATIVOAchille Barbacini

RESPONSABILE QUALITÀBarbara Fornalè

SUPERFICIE AZIENDALECoperta: 1.500 mq

RISORSE UMANEAddetti: 7

SITO INTERNET / [email protected]

OFFICINA DEL VETRO

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GDP Group

Il mutamento delle abitudini alimentari, legate a numerosi fattori, ha spinto l’industria agroa-limentare a proporre una gamma sempre più vasta di alimenti pronti all’uso.Oggi ogni utente finale, anche chi non ha

tempo o capacità di cucinare, può sentirsi un cuoco provetto: basta scaldare una vaschetta al microonde o versare in pentola e cuocere il con-tenuto di una busta per gustare deliziosi manica-retti. Nel vasto mondo delle preparazioni pronte, uno spazio speciale lo occupano le specialità disidratate, piccole “magie” dalle caratteristiche uniche: bastano pochi minuti (sicuramente meno di quelli necessari per preparare il piatto “da zero”) perché l’acqua, reidratando gli ingredienti, faccia loro riacquistare il sapore e l’aroma origi-nale. Esempio di azienda giovane e vivace che

Il valore della genuinita’

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ha creduto e investito nella produzione e commercializzazione di alimenti disidratati è la GDP Group (il cui acronimo sta per Genuini, Disidratati, Pronti), una società a responsabilità limitata che ha da poco festeggiato il primo anno di vita (è nata il 20 ottobre 2011) e il lusinghiero traguardo di un milione di euro di fatturato. La produ-zione di GDP Group è concentrata nello stabilimento di Villafranca, che si estende oggi su una superficie di oltre 3.000 mq. coperti ed è dotato delle migliori tecno-logie innovative e supportato da avanzati laboratori di ricerca e sviluppo. Lo stabi-limento è all’avanguardia per i sistemi au-tomatizzati in grado di gestire tutte le fasi produttive con estrema flessibilità. Un im-pegno ripagato da certificazioni importanti come ISO 9001, ed in corso di ottenimento quali ISO 21000, IFS e BRC, indispensabili per essere presenti sul mercato tedesco e inglese, Kosher, necessaria per avvicina-re il consumatore ebraico, Halal, richiesta dal mercato arabo, Gost, obbligatoria per il mercato russo. «Pur scontando la breve presenza sul mercato – sottolinea Giu-seppe Mondelli – possiamo proporci alla clientela con tutte le credenziali di affida-

bilità qualitativa, non solo per gli impianti di modernissima concezione, ma anche per i nostri addetti altamente specializza-ti che si alternano su più turni di lavoro». L’innovativo processo della disidratazione permette di ottenere cibi dalle caratteristi-che organolettiche pressoché identiche ai prodotti freschi, ottimi requisiti microbio-logici e uno standard qualitativo costante nel tempo e inoltre consente di preservare colore, sapore e funzionalità degli alimen-ti: il controllo della carica microbica è at-tuato mediante l’utilizzo di temperature di processo superiori ai 100°C e l’assenza di contatto diretto del vapore con gli alimenti; assicura, inoltre, l’inattivazione enzimatica e una sensibile riduzione della presenza di germi patogeni. I prodotti disidratati GDP sono un alimento sano non solo per-ché utilizzano materie prime di altissima qualità, tracciate e certificate, ma perché queste sono sottoposte a un processo di conservazione totalmente naturale (disi-dratare significa infatti solamente privare dell’umidità un alimento). Le ricette sono nutrizionalmente bilanciate e assicurano un giusto apporto calorico, talvolta addi-rittura più basso di quello contenuto nei

piatti preparati a casa. Sono prive di colo-ranti, conservanti, e grassi idrogenati; non contengono grassi aggiunti né glutamma-to monosodico. Hanno lunga conservabi-lità (fino a 2 anni) e non hanno bisogno di frigo o freezer, vantaggio, quest’ultimo, anche per l’azienda che, saltando il pas-

profili

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GDP Group

Economia Veronese - dicembre 2012

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saggio della “catena del freddo” nella fase di mantenimento e di magazzinaggio dei prodotti finiti, riduce in maniera con-sistente i costi energetici. «Nonostante le difficoltà della attuale congiuntura che condizionano l’attività del sistema impren-ditoriale – sottolinea Giuseppe Mondelli, socio e amministratore dell’azienda – ab-biamo conseguito risultati promettenti che, sulla base degli indicatori in nostro pos-sesso, ci fanno ben sperare per il 2013, anno che dovrebbe segnare il raddoppio del nostro fatturato. Sempre nell’anno a venire abbiamo in programma di avviare il processo di internazionalizzazione dell’at-tività commerciale, per il quale siamo a buon punto». Un ottimismo che poggia su solide basi e su una struttura che ap-plica meticolosamente i principi della più assoluta flessibilità unitamente al conse-guimento di standard qualitativi uniformi, ingredienti selezionati e assemblati nel ri-spetto dei più rigorosi canoni di igienicità. I laboratori interni sono dedicati a tre linee: quella convenzionale, quella dedicata al cibo biologico e quella agli alimenti per celiaci. Rilevante è la particolare attenzio-ne riservata a chi soffre di questa intolle-ranza al glutine: GPD propone specialità gustose, dai maccheroni allo scoglio al risotto agli asparagi, in cui si utilizzano fa-rine di mais e riso, che si possono trovare nei pubblici esercizi, nei bar dove si som-ministrano pasti veloci, nei ristoranti. «Uno dei principi inderogabili che caratterizzano la nostra attività– ribadisce Mondelli – è quello di poter garantire al consumatore la genuinità e la salubrità delle nostre prepa-razioni. Ci avvaliamo della consulenza di medici nutrizionisti, ma non rinunciamo a quel gusto che ha fatto grande la cultura alimentare del nostro Paese». Vastissima la gamma dell’offerta Bontà in Tavola GDP che spazia dai sali aromatizzati, agli insa-poritori (mix di spezie per bruschetta, per pizza, forno e grill…), ai sughi pronti, ai contorni, ai preparati per cucina (soffritto, pane insaporito…), alle polente dai gusti più diversi e tradizionali, per arrivare alle paste pronte, alle zuppe, ai risotti, ai piat-ti etnici. La linea Festa Italiana in Cucina presenta invece vassoi di risotti ai fun-ghi, al tartufo e alla parmigiana oppure di penne allo scoglio, pomodoro e basilico,

fusilli alla carbonara che con l’aggiunta di acqua possono essere cotte anche in microonde.A queste proposte si aggiunge la Linea Juliet Food & Love dedicata agli amanti dei tour in camper o ai diportisti che solcano mari o laghi e non intendo-no rinunciare a un piatto gustoso, sano e veloce: i piatti disidratati sono l’ideale per questi viaggiatori, essendo pratici e poco ingombranti. L’azienda di Villafran-ca, grazie ai suoi brand, è in grado di offrire un ventaglio estremamente ampio

di proposte, con le quali ha trovato sboc-chi nella GDO e su mercati esteri quali la Germania, l’Australia, la Svizzera e la Gran Bretagna. «Il consolidamento sul mercato interno – conclude Mondelli – è prioritario, ma l’estero è, per restare in tema di cibo, un’opportunità per noi ghiotta, consape-voli che la cucina Made in Italy, in primis con quella dieta mediterranea che tutti ci invidiano, rimane sempre un simbolo di grande appeal per i consumatori di tutto il mondo».•

GDP GROUP S.r.l.

SEDE AMMINISTRATIVAViale del Lavoro, 18/R-S37069 Villafranca (Verona)Tel. 045 6305584Fax 045 633073

PRODUZIONEProdotti alimentari disidratati

ANNO DI FONDAZIONE2011

SOCI TITOLARI Michele Mareschi Danieli, Paride Michielan, Sara Perbellini, Giuseppe Mondelli

RESPONSABILE COMMERCIALEMichele Mareschi Danieli

RESPONSABILE DEL PERSONALE E AFFARI ISTITUZIONALISara Perbellini

RESPONSABILE PRODUZIONEParide Michielan

RESPONSABILE CONTROLLO DI GESTIONE/AMMINISTRAZIONEGiuseppe Mondelli

RESPONSABILE QUALITÀGiacomo Bonamini

FATTURATO 20111 milione di euro

SUPERFICIE AZIENDALETotale: 4.500 mqCoperta: 3.500 mq

RISORSE UMANEAddetti alla produzione: 5Impiegati: 5

SITO INTERNET / [email protected]

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CON AFFILOVENETA LA QUALITÀ PRENDE FORMA

Il territorio veneto dagli anni Ses-santa agli Ottanta è stato il primo artefice del progresso italiano, e il merito di tutto ciò è in gran par-te da attribuire a quegli uomini

lungimiranti che affinate le loro armi si sono inventati un business, sono diventati imprenditori e grazie anche a una valida intuizione commerciale hanno saputo ampliare i propri con-fini. E bisogna partire proprio dal 1974 per raccontare la lunga storia di Affiloveneta, azienda specializzata nell’affilatura e nella produzione di utensili di qualsiasi tipologia. Renzo Donini smessi i panni di dipenden-te, incoraggiato e aiutato dalla mo-glie Angiolina Maragno, ha saputo, sulla scorta delle sue esperienze, dare vita, in quel di Villa Bartolomea, a questa solida realtà. «All’inizio dell’attività, mio padre – ci spiega Nicola Donini, socio e responsabi-le tecnico, presente in azienda fin dal1984 – si era perfezionato nella lavorazione degli utensili – frese,

punte, etc. – per l’industria del legno, settore che allora costituiva una del-le “punte di diamante” dell’economia locale. Oggi, invece, vista anche la sofferenza del comparto del mobile, abbiamo adeguato l’operatività al mutare dei tempi e abbiamo optato per una diversificazione produttiva

diventando un punto importante di riferimento per l’industria mecca-nica di precisione, i cui ordinativi rappresentano ben l’80% del nostro fatturato, non tralasciando però il settore del legno che comunque, contribuendo al rimante 20% dei ri-cavi, rimane per noi un buon clien-te». Una scelta riuscita non solo per l’elevato tasso di professionalità, ma

anche per la dotazione di impianti di lavorazione tecnologicamente avan-zati. Accanto a macchine manuali utilizzate per produzioni particolari, si notano quelle a controllo numerico e un impianto robotizzato di ultima generazione in grado di effettuare la-vorazioni di utensili a “ciclo chiuso”.Affiloveneta continua a operare con quell’impronta familiare con cui è nata 38 anni orsono: l’ attività pog-gia su basi solide e sui medesimi concetti di qualità ed efficienza che l’hanno resa affidabile per una clien-tela che ora abbraccia soprattutto due comprensori a significativa vo-cazione manifatturiera (Lombardia e Veneto) e con la quale affina conti-nuamente la collaborazione, soprat-tutto in un periodo in cui molta parte dell’industria sta attuando contrazio-ni di spesa per superare questa diffi-cile congiuntura, non solo sulla rige-nerazione dei materiali, quanto sulla qualità dei servizi e dell’assistenza richiesta.

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profiliAffiloveneta

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Affiancamento che l’azienda è in grado di offrire senza particolari aggravi di costo e soprattutto con quell’immediatezza di risposte che ha sempre garantito. Una realtà imprenditoriale, come questa, che guarda alle esigenze del presente consapevole che la competizione sul mercato interno non ammette distrazioni, ha in calendario ulteriori investimenti?«Nonostante le difficoltà contin-genti – prosegue Nicola –, con mia sorella Natascia che in azienda è responsabile dell’area amministra-tiva, abbiamo pensato di investire mediamente più di 100 mila euro sul fronte dell’aggiornamento im-piantistico, per poter rispondere a esigenze di lavorazioni sempre più specifiche, effettuate utilizzando metalli o leghe speciali, oltre a ese-guire trattamenti termici particolari antideformazione, richieste che si devono fronteggiare con immedia-tezza e professionalità per rimanere competitivi».Affiloveneta ha inoltre ampliato ul-teriormente la gamma della propria offerta: oltre al servizio di affilatura, grazie all’impiego di macchine dal-la tecnologia avanzata, realizza una vasta gamma di utensili su disegno del cliente, produce utensili in accia-io super rapido, saldobrasati, uten-sili widia integrali e utensili a fissag-gio meccanico, garantisce anche un ottimo servizio per quanto riguarda il rivestimento utensili di ogni tipo e, con il supporto dell’ufficio tecnico, fornisce indicazioni utili per proget-tare al meglio ogni utensile.«L’affilatura degli strumenti di lavoro – spiega Nicola Donini – è un’ope-razione importantissima che con-sente non solo il corretto funziona-mento dei medesimi, ma assicura la prevenzione di problemi come la produzione di pezzi poco precisi o difettosi. Siamo molto attenti nelle operazioni di affilatura delle frese, che variano a seconda del numero di taglienti, dell’inclinazione e degli angoli di spoglia: l’affilatura pertan-

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to deve a sua volta tenere conto di tutte le caratteristiche della fresa al fine di non alterarle. Ecco, perché per questo tipo di operazioni è bene rivolgersi a delle aziende specializ-zate». Un’azienda che “cammina” in sintonia con le variabili che con-dizionano la domanda del proprio mercato di riferimento che supera con una progettazione attenta alla sua attività e con il continuo aggior-namento della forza lavoro interna costituita per la maggior parte da fi-gure giovani altamente professiona-lizzate, formatesi ai CFP, che, dopo lo stage aziendale, generalmente trovano lavoro nell’azienda stessa. Altamente fidelizzati non solo i di-pendenti ma anche gli agenti che Affiloveneta mette a disposizione per un efficiente ritiro e una pronta consegna dei materiali da affilare. Affiloveneta, avendo saputo coniu-gare alla perfezione l’organizzazio-ne manageriale con il carattere fa-miliare, nonostante le difficoltà del presente sa guardare al futuro con la concretezza e la dinamicità di chi vuole uscire da questa congiuntura con le carte in regola per mantene-re intatta la propria competitività e cogliere le opportunità che il settore della rigenerazione e degli utensili di precisione è in grado di offrire.•

SEDE AMMINISTRATIVAVia Padre Bettini, 2237049 Villa Bartolomea (Verona)Tel. 0442 91266Fax 0442 78440

PRODUZIONEAffilatura di utensileria a cnc e costruzione a disegno di qualsiasi tipo di utensile

ANNO DI FONDAZIONE1974

TITOLARINicola e Natascia Donini

RESPONSABILE COMMERCIALENicola Donini

RESPONSABILE PRODUZIONEMirco Cremon

RESPONSABILE ACQUISTINicola Donini

RESPONSABILE AMMINISTRATIVONatascia Donini

SUPERFICIE AZIENDALETotale: 1.600 mq

RISORSE UMANEAddetti alla produzione: 8Impiegati: 2

SITO INTERNET / [email protected]

AFFILOVENETA S.r.l.

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OTTAVIANO

“Le cose belle durano sempre troppo poco”? No, non sempre. Ci sono cose bel-le e preziose, gli orologi e i gioielli d’epoca, che con il passare del tempo acquistano valore e fascino e che vengono conservate

inalterate non solo nella loro eleganza, ma anche nella loro funzionalità, grazie all’abilità di maestri che sanno coniugare manualità, ricerca e memoria sto-rica. È grazie all’opera di artisti-artigiani come Vin-

cenzo Ottaviano, fondatore dell’omonima gioielleria veronese, che questi oggetti

pregiati hanno lunga vita e continua-no a trasmettere emozioni di epoche passate e a testimoniare che la raf-finatezza è senza tempo. «La differenza tra noi e una gio-ielleria tradizionale – esordisce la moglie, Anna Maria Nici, con-

titolare dell’esercizio – è notevole. Mentre negli altri negozi la buona riuscita degli affari dipende dal saper scegliere gli articoli giusti, dai rapporti con i fornitori e dall’abilità di venditori, da noi dietro ogni oggetto c’è una ricerca infinita: nelle fiere, alle aste, in compraven-dite con privati è sempre difficilissimo aggiudicarsi un pezzo raro e non è quasi mai possibile poi rimpiazzarne uno venduto con uno identico (non è mai accaduto nel comparto gioielleria, in quello orologeria solo raramen-te e fino a qualche anno fa)». Il mondo del collezionismo è una realtà a sé stante e i collezionisti sono clienti sin-golari, attenti non solo al prezzo o alla qualità, ma so-prattutto, all’originalità, al particolare, alla conoscenza. «Il collezionista può acquistare per piacere personale o per ragioni di investimento – spiega Anna –, conside-rando orologi e gioielli come un bene-rifugio. L’uomo collezionista di orologi ha il piacere di sfoggiarli al pol-so, mentre i gioielli, equiparati a vere e proprie opere

La bellezza del tempo

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d’arte, non vengono fatti indossare». Otta-viano Gioielli nasce a Parma nel 1978 da una passione: quella di Vincenzo Ottavia-no per gli orologi di pregio. «Trent’anni fa eravamo fra i pochissimi in Italia, solo 4 o 5 – sottolinea con orgoglio Anna –, a tratta-re orologeria d’epoca e da collezione». Un interesse e un talento che si trasformano in mestiere, una conoscenza e un’esperien-za profonde che fanno di Ottaviano uno dei più stimati esperti del settore. Un’av-ventura destinata a spaziare, visto l’amore di Anna per i capolavori dell’alta gioielleria: Ottaviano Gioielli cominciò ben presto a trattare anche monili, non antichi, ma com-presi nell’epoca che va da fine ’800 fino ai giorni nostri. L’attività venne poi spostata da Parma a Reggio Emilia e alla fine de-gli anni ’90 una serie di spiacevoli vicissi-

tudini pose i coniugi di fronte a un bivio: arrendersi, mollare o voltare pagina. Vin-cenzo e Anna scelsero di ricominciare e si trasferirono a Verona, città cui Anna era legata da ricordi d’infanzia. Si stabilirono dapprima in via Anfiteatro, poi nell’attuale sede, «il negozio dei sogni» progettato su misura, in via Stella. «Il negozio – conti-nua – è conosciuto in tutto il mondo per la nostra vasta collezione di orologi rari delle firme più prestigiose: Patek Philippe, Rolex, Jaeger Le Coultre, IWC, Eberhard Omega, Vacheron Constantin, Cartier, Mo-vado, Audemars Piguet e molti altri. Sono transitati da noi pezzi davvero “mitici” per gli intenditori: Patek Philippe World Time-Ore del Mondo degli anni ’50, Patek Phi-lippe Crono in acciaio sempre del 1950, Rolex Datocompax in acciaio, e tanti altri».

Professionalità, serietà e rigore, unitamen-te alla capacità di garantire un servizio a tutto tondo, che non si limita alla vendita ma comprende un’assistenza completa e dedicata, ne fanno ben presto un interlo-cutore di riferimento per una clientela esi-gente. «Abbiamo saputo fidelizzare il no-stro “pubblico” – spiega Anna – facendo della qualità il nostro elemento di forza. Il punto vendita è dotato di un ampio labo-ratorio interno specializzato in riparazioni, restauri e manutenzioni di orologi d’epoca e nuovi, sui quali si interviene utilizzando parti di ricambio rigorosamente originali». Gli orologi vengono accuratamente con-trollati, revisionati e lucidati dallo stesso Vincenzo, un vero “chirurgo” degli ingra-naggi. Ogni pezzo viene venduto con una garanzia dettagliata (della durata di 2

profili

25Economia Veronese - dicembre 2012

Ottaviano

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anni) che ne attesta l’originalità e il buon funzionamento. Per quanto riguarda la gioielleria Ottaviano Gioielli offre un’ac-curata selezione, specie dagli anni ’40 in avanti, dei maggiori maestri americani ed europei. Tra le firme e i designer figurano nomi importanti: Boucheron, Van Cleef & Arpels, Seaman Schepps e Mauboussin. Bulgari, Paloma Picasso per Tiffany, Aldo Cipullo e David Webb (conosciuto per le famosissime pantere) per Cartier e, per i gioielli vintage, Hermes e Gucci. Ma non solo monili d’epoca: data la crescente do-manda, anche da parte della clientela af-fezionata, di pezzi nuovi, nel 2004 Anna ha lanciato un servizio di progettazione, met-tendo a disposizione la sua pluriennale conoscenza delle pietre preziose e l’espe-rienza nel design di gioielli. «Sul mercato non trovavamo niente che incontrasse il nostro gusto, che rispondesse piena-mente al nostro stile – spiega – . L’idea era quella di offrire qualcosa di esclusivo, raffinato, non dozzinale. Per questo abbia-mo deciso di cimentarci nella creazione di gioielli assolutamente originali». Ottaviano Gioielli presenta pezzi unici di fattura arti-gianale dei quali segue la lavorazione in tutte le fasi, dal disegno alla realizzazione, e a 360°. Per un servizio “su misura”, per-ché «ogni gioiello deve essere personale e durare per sempre», ci tiene a precisare Anna, è in grado di operare anche in pie-na sinergia con il cliente, interpretandone i desideri e seguendo le sue indicazioni. Da oltre 12 anni questa realtà collabora con il prestigioso laboratorio orafo di Ariel Garagorri, un vero artista che lavora con perizia e raffinatezza oggetti in oro (bian-co, giallo e rosa), platino e altri metalli pregiati. Incastonature, montature, intarsi, cesellature: ogni dettaglio è attentamente pensato, ogni rifinitura è curata alla perfe-zione per rendere inimitabile ciascuno dei suoi articoli. «E poiché il bello è per tutte le età e non necessariamente dispendio-

so – prosegue Anna – abbiamo pensato nell’ultimo anno e mezzo di ampliare ulte-riormente la nostra offerta con una linea di bijoux, decisamente accessibili anche per una clientela più “fresca”. Stile inconfondi-bile e accuratezza estrema nelle lavorazio-ni restano comunque il leitmotiv: abbiamo privilegiato due aziende totalmente italia-ne, in grado di garantirci qualità eccellen-te, la Dea di Arezzo, in cui opera uno staff tutto al femminile, e Alcozer & J di Firen-ze, estroso e geniale». Anche in questo caso proposte accattivanti, originali, nate da una combinazione sapiente di forme e materiali (bronzo, argento, rame, pietre semipreziose, perle e cristalli) e senza mai perdere di vista il giusto rapporto qualità-prezzo. Ottaviano presenta anche una se-lezione di argenti (Tiffany, Gorham), vetri (Venini, Seguso, Charles Schneider, Zi-glio), sculture, scatole russe e una gamma scelta di accessori preziosi (astucci porta orologi, scatole del tempo, articoli fashion vintage) la cui autenticità è, come sem-pre, garantita con certificato. Sempre nel 2004 entra a far parte del team anche la figlia di Anna e Vincenzo, Margherita, che porta nell’attività di famiglia una ventata di

innovazione. «Margherita, laureata in eco-nomia e marketing – ci dice Anna – ha se-guito anche un corso di fotografia e cura l’aspetto commerciale e digitale del nostro sito internet. È stata negli Stati Uniti per approfondire lo studio della lingua inglese ed è una vera globetrotter con l’amore per gioielli e orologi nel DNA, avendo sempre viaggiato con noi tra fiere e aste in giro per il mondo». È proprio grazie all’iniziativa di Margherita che Ottaviano Gioielli è entrato a far par-te, unica azienda italiana, del sito 1stdibs (www.1stdibs.com), la piattaforma di scambio numero uno al mondo (riunisce oltre 1.500 rivenditori internazionali spe-cializzati) per l’antiquariato, i mobili anti-chi e di design, le opere d’arte, gli orologi d’epoca i gioielli antichi, il vintage, l’haute couture. «È una partecipazione – conclude Anna – che ci sta dando ancora più visi-bilità ed enormi soddisfazioni. Stiamo in-crementando la nostra clientela, che non è solo italiana. Stiamo lavorando molto con gli USA, non solo per comprare, ma anche per vendere, e abbiamo avuto ottimi con-tatti con Paesi come l’Australia, il Canada e la Russia».•

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SEDEVia Stella, 12/d 37121 VeronaTel. 045 8002162Fax 045 8046446

ATTIVITÁVendita di orologi rari e da collezione e di gioielleria d’epoca, riparazioni, realizzazione di gioielli.

ANNO DI FONDAZIONE1980

TITOLARIGiuseppe Ottaviano Margherita Ottaviano Anna Maria Nici

SITO INTERNET / [email protected]

OTTAVIANO OROLOGERIA GIOIELLERIA S.r.l.

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ELENA DONAZZANAssessore Regionale del Veneto all’Istruzione, alla Formazione e al Lavoro

Il ministro Elsa Fornero continua a sostenere che la sua riforma del lavoro avrà effetti positivi: quale è la sua valuta-zione in proposito?La riforma aveva come obiettivo quello di creare un mercato del lavoro dinamico, flessibile e inclusivo, capace di contribuire alla crescita e alla creazione di occupazione di qualità. A riforma approvata è diventato palese a tutti che gli obiettivi non sono stati minimamente centrati e che la legge non sarà in grado di dare alcuna risposta concreta alle molte attese di un Paese che da 15 anni non cresce. È stato approvato un corpo normativo, imponente e pesante senza dare sicurezze ai lavoratori e dina-micità ai processi produttivi con un eccesso di concentrazione sul passato più che sul futuro. La riforma, oltre a lasciare molti

temi scoperti – giovani, costo del lavoro, redditività del lavoro, aumento della flessibilità che favorisca la navigazione tra lavo-ri, lavoro femminile, conciliazione vita lavoro-famiglia – si fonda sulla irragionevole convinzione di poter ingabbiare la sempre più diversificata realtà del moderno mondo del lavoro in un uni-co schema del lavoro subordinato e a tempo indeterminato. Il risultato è che sia i giovani che i molti lavoratori oggi espulsi o esclusi dal mercato del lavoro diventeranno vittime non del la-voro precario, ma piuttosto del lavoro che non c’è più perché le aziende chiudono. Temo che l’ansia di regolare l’occupazione precaria abbia messo in secondo piano la prioritaria esigenza di creare nuova occupazione e si finisca per scaricare tutto il peso su chi attualmente ha un contratto di lavoro “flessibile” ma

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personaggio

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ELENA DONAZZAN

almeno lavora e lo fa in modo regolare versando i contributi. Paradossalmente l’unico effetto di questa riforma sarà un insignificante aumento dell’occupazione “stabile” a discapito però di un generale e pesante innalzamento del tasso di di-soccupazione.

Al di là dei problemi legati alla attuale congiuntura economica, la PMI veneta avverte sempre più la carenza di ad-detti specializzati. Oltre ai percorsi di alta formazione varati, cos’altro può fare la Regione per evitare la “fuga di cervelli e di manualità specializzate” dal nostro territorio?La crisi ha scosso alcune certezze sulle prospettive del nostro modello di sviluppo economico-sociale. Dobbiamo ripensare con pochissimo tempo a disposizione come affrontare il cambiamento in corso, distinguendo i “fondamentali” da conso-lidare rispetto a ciò che è da innovare. È significativo lo scollamento di una parte del mondo giovanile capace e compe-tente, che affronta con l’esodo, o in ter-mini di disaffezione, questo periodo di eccezionale cambiamento. In teoria i gio-vani sono i migliori anticipatori, interpreti e acceleratori nei cambiamenti. Non pos-siamo permettere che si disperda questo patrimonio. Oggi il deficit di competitività e la crisi del debito pubblico che caratte-rizzano la situazione ci obbligano ad ef-fettuare una discontinuità con il passato. La sfida è resa più difficile e selettiva per-ché avviene comunque in un quadro di impoverimento relativo del Paese in cui il Veneto è coinvolto. Dobbiamo progettare leadership di eccellenza con l’originalità creativa delle nostre risorse. Dobbiamo coltivare un’innovazione completa, non

da imitazione e adattamento. Un obiettivo che acquista un valore altrettanto strate-gico per la sua permeabilità e per la ca-pacità di creare occupazione aggiuntiva e qualificata: dagli spin off universitari e dai Parchi Scientifici e Tecnologici, all’e-voluzione delle professioni e dei servizi professionali in “organizzazioni d’impre-sa”, competitivi nel mercato locale e nel confronto internazionale. Va ripensata e rafforzata la rete degli incubatori d’in-novazione, che presenta delle notevoli differenze di performances, assumendo come riferimento le buone pratiche inter-nazionali, sostenendole con il sistema di incentivi di derivazione comunitaria, con i canali della ricerca propri delle Università venete e con le attività di finanziamento di Veneto Sviluppo. Con la logica di un grande Piano Formativo d’Innovazione per lo sviluppo del Veneto. Inizialmente si dovrà partire dall’integrazione dei fondi FESR-FSE per rafforzare la competitività d’impresa e promuovere progetti inno-vativi che si propongano di creare nuova occupazione e di supportare l’avvio di nuove imprese, nonché il finanziamento delle attrezzature/macchinari collegati alle azioni di sviluppo e di crescita. A tal proposito la Giunta ha promosso un ban-do, che è attivo fino al 2015, a valere sui fondi FESR 2007-2013 Azione 1.1.3, che riveste particolare importanza strategica in quanto finanzia l’“Innovazione ed eco-nomia della conoscenza”. Tra gli obiettivi operativi del Bando, vi è quello di poten-ziare le attività di ricerca, innovazione e sviluppo: strumenti necessari per soste-nere e rivitalizzare la competitività del si-stema economico locale, ancor più se si tiene conto della particolare congiuntura economica. Il bando prevede due inter-venti finanziabili, denominati “Misure”: Misura I “Contributi alle imprese per il ricorso a strutture qualificate di ricerca”, con l’obiettivo di promuovere l’utilizzo da parte delle imprese – singole o as-sociate in raggruppamenti – di strutture qualificate di ricerca per la realizzazione di progetti di ricerca industriale e svilup-po sperimentale; Misura II “Contributi per l’inserimento nelle imprese di personale qualificato di ricerca”, con l’obiettivo di favorire l’inserimento nelle imprese di

personale qualificato di ricerca mediante l’assunzione diretta o mediante conven-zione tra imprese e strutture qualificate di ricerca. Le risorse economiche ammon-tano complessivamente a 21.473.367,00 euro, così suddivise: 18.473.367,00 di euro per la Misura I; 3.000.000 di euro per la Misura II.

Penso concordi sul valore della PMI nel sistema economico in termini di produzione di PIL, di serbatoio occu-pazionale e di equilibrio sociale.Cosa potrebbe fare, e non ha fatto, la Regione per agevolare, al di fuori dell’apprendistato di alta formazione, l’investimento della PMI in nuove e giovani professionalità e per stimolare l’internazionalizzazione?La Regione del Veneto deve sicuramente continuare a porsi come coordinatore in grado di valorizzare il ruolo dei diversi at-tori coinvolti e il dialogo sociale nell’attua-zione dell’apprendimento permanente, quale impulso fondamentale a stimolare l’innovazione sia in termini di risorse uma-ne che di prodotti. Attraverso l’utilizzo del FSE e la sua integrazione con altri fondi UE è necessario continuare a investire nello sviluppo delle competenze e delle qualifiche dei lavoratori. Con la finalità di promuovere il Made in Italy, in tutte le sue sfaccettature, oltre al settore manifattu-riero, particolare attenzione sarà rivolta ai settori dell’economia veneta più legati al territorio – agricoltura e turismo – con l’obiettivo di favorire lo sviluppo di pro-dotti agroalimentari capaci di valorizzare le tradizioni della gastronomia dei territori veneti, nonché servizi al turista in grado di inserire il patrimonio paesaggistico e sto-rico-culturale veneto all’interno di offerte turistiche integrate, basate anche sulle nuove tecnologie, anche promuovendo forme di cofinanziamento specifiche. In-fine, si opererà non solo per avvicinare ulteriormente il sistema universitario e della ricerca al sistema del lavoro, ma anche per agire a sostegno della forma-zione tecnico-professionale quale stru-mento che può facilitare l’inserimento nel mondo del lavoro dei giovani riducendo il divario tra le esigenze delle imprese e le competenze dei giovani.

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C’è bisogno di un minor carico di bu-rocrazia, di meno prelievi fiscali forzo-si, insomma di uno snellimento delle procedure sia sul fronte della forma-zione che su quello dell’occupazione. Le imprese si trovano a dover dedi-care più di un terzo del loro tempo al disbrigo degli obblighi che gli uffici pubblici impongono.Non è possibile, secondo Lei, che a livello regionale vengano ridotti questi carichi condizionanti l’attività impren-ditoriale?Un fattore strategico per consentire di “liberare” le imprese Venete, permet-tendo loro di poter contare su certezza normativa, è dato dalla semplificazione degli oneri amministrativi e burocratici che a diversi livelli finiscono per grava-re in termini di costi e tempo impiegato sull’attività quotidiana dell’azienda. Per tale ragione, quindi, la Giunta regiona-le ha posto fra le proprie priorità il tema della “semplificazione” con l’obiettivo di rendere chiara, agevole e comprensibi-le la propria attività. Non poteva essere altrimenti visto che nel Programma di governo regionale, presentato all’inizio della nona legislatura, si è voluto sotto-lineare come “...metteremo mano a un deciso processo di sburocratizzazione. Sì, in Veneto pretendiamo di non conti-nuare a essere l’ufficio complicazione affari semplici”. E così, con la Delibera n. 1599 dell’11 ottobre 2011 si è dato inizio al “Progetto di semplificazione”, finalizzato alla revisione delle procedure amministrative regionali, con particolare riguardo alla possibilità di introdurre, me-diante un approccio partecipato, misure di riduzione degli adempimenti e degli oneri a carico delle imprese. Per poter realizzare un lavoro così gravoso è sta-to istituito un apposito Gruppo di Lavo-ro per la semplificazione, composto da tutti i Segretari e Commissari regionali, presieduto dal Segretario generale della Programmazione e coordinato dal Segre-tario della Giunta regionale. A seguito di tale attività, sono stati censiti 1084 pro-cedimenti regionali, il cui termine di du-rata, in 296 casi (pari al 27% del totale), è risultato ridotto rispetto a quello fissato di 90 giorni. Ovviamente, perché non

fosse una rilevazione solamente interna alla “macchina” organizzativa regionale, sono stati promossi specifici incontri, con le Associazioni di categoria ma an-che con le singole Aziende, finalizzati alla formulazione di proposte di sempli-ficazione, che hanno coinvolto più di 200 soggetti alle relative audizioni. Grazie a questo enorme lavoro di “ascolto” del-le Aziende, sono state individuate oltre 300 proposte di semplificazione com-plessiva nelle attività della Regione del Veneto, favorendo la programmazione di una revisione normativa in molti settori produttivi, dall’Agricoltura al Commercio, dall’Artigianato all’Industria, dal Turismo all’Energia e all’Ambiente; dalle Infra-strutture alla Sanità. Saranno oltre 30 le semplificazioni normative che il Consiglio regionale metterà in cantiere per rende-re più semplice la vita degli imprendito-ri veneti. Ad esempio si procederà allo ”snellimento e riduzione dei termini delle procedure amministrative in materia di commercio su aree pubbliche”, oppure la redazione del “testo unico in materia di Turismo”, fino alla Razionalizzazione dei Tavoli di concertazione. Il recepimento a livello Veneto dei dettami contenuti nello Statuto delle Imprese approvato a livello nazionale, sancirebbe il rispetto del prin-cipio di proporzionalità nell’attuazione delle diverse norme assicurando di fatto un trattamento adeguato alle dimensioni e alle capacità delle diverse tipologie di impresa. Di pari passo con l’eliminazio-ne di quei balzelli che tuttora ingessano le imprese, si completerebbe un’attività virtuosa e praticamente a costo zero per il legislatore regionale, comportando un notevole beneficio per le imprese e au-mentando anche la capacità del nostro territorio di attrarre nuovi investimenti dall’estero, eliminando di fatto uno degli elementi ritenuti tra i principali ostacoli all’avvio di nuove imprese.

Nel Rapporto sul Mercato del Lavoro 2012 si sottolinea come la contrazio-ne occupazionale, rispetto al 2008, sia salita vertiginosamente attestandosi su una perdita di circa 85 mila posti. Molti di questi riguardano persone in età avanzata ora in mobilità. Non sa-rebbe opportuno, a suo giudizio, in attesa di un riposizionamento, investi-re le loro professionalità in attività di utilità pubblica e sociale?Purtroppo la perdita di posti di lavoro non sta dando nessun segnale di inversione di tendenza e quindi il problema non è solo di favorire un riposizionamento pro-fessionale capace di facilitare il reinse-rimento, ma anche del mantenimento in “attività” delle troppe persone oggi ai margini del mercato del lavoro e che con il perdurare della crisi rischiano di lasciar-si prendere dalla sfiducia finendo definiti-vamente fuori dal mercato del lavoro. Su questo fronte la Regione è impegnata da anni sia con le azioni di politica attiva legate ai lavoratori posti in cassa integra-zione e in mobilità in deroga e che nel 2013 dovranno essere riviste per dare un maggiore impulso alla vera rioccupabilità dei lavoratori, ma anche con importanti progetti di pubblica utilità e utilità sociale.Dal 2009 ad oggi la Regione Veneto ha destinato circa 4,5 milioni di euro a oltre 300 progetti locali coinvolgendo oltre 1200 lavoratori. Il grande successo di questi progetti di pubblica utilità e utilità sociale non è stato solo quello di trasfor-mare una spesa “assistenziale” in una spesa “produttiva”, offrendo un sostegno al reddito in cambio di un impegno lavo-rativo, ma di stimolare una riabilitazione professionale e sociale, con l’obiettivo di tenere attivo il lavoratore. I risultati han-no dimostrato che l’azione “rimotivatrice” esercitata da questi progetti promossi assieme alle comunità locali e al mondo della cooperazione ha permesso a molte

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persone sfiduciate di ritornare soggetti alla ricerca attiva di la-voro e, in molti casi, di rientrare nel mercato del lavoro a pieno titolo.

Credere nei giovani e nel loro entusiasmo nel voler ap-plicare quanto appreso durante la formazione. Il ministro Fornero ha evidenziato come i giovani debbano adattarsi a “quanto passa il convento”, magari in attesa di tempi mi-gliori. Nella ricerca Placement, invece, si sostiene che oltre il 50% dei giovani che ha frequentato corsi di formazione trova un lavoro coerente con il percorso formativo. Non c’è contraddizione tra quanto sostiene il Ministro e quanto af-fermato dal sondaggio Placement?Bisogna anzitutto precisare che il progetto Placement è una ricerca condotta su basi scientifiche a partire da banche dati pubbliche. Più precisamente lo strumento adottato è l’incrocio tra i dati dei corsisti (depositati nei programmi gestionali regio-nali) e il Silv (Sistema informativo lavoro veneto) che contiene i dati amministrativi di quanti si sono rivolti ad un centro per l’impiego o hanno avuto un rapporto contrattuale (di qualsia-si natura) all’interno del territorio regionale. L’indagine, che ha preso in considerazione quasi 14 mila qualificati nel triennio 2007/2010, si concentra su un’utenza che con ogni probabilità non è quella a cui faceva riferimento il Ministro Fornero. I nostri qualificati sono in gran parte ragazzi che hanno sviluppato un set di competenze richieste dal mercato del lavoro, con il quale si sono direttamente confrontati durante il percorso formativo, in occasione dello stage, obbligatorio per ogni corso regionale. È quest’ultimo elemento, infatti, (unitamente a una attenta pro-grammazione e a una stretta collaborazione con le imprese fin dalla fase di progettazione dei corsi) che diventa la chiave di volta per il successo occupazionale da lei ricordato.

In ottobre è stata approvata in Giunta regionale la delibera nell’ambito del Programma operativo regionale 2007-2013 del Fondo sociale europeo, che stanzia 6 milioni di euro per inserirsi o reinserirsi nel mercato del lavoro con un pe-riodo di apprendimento in impresa (work experience). Ce ne vuole parlare?Le Work Experience sono progetti, rivolti a disoccupati, che pre-vedono oltre a una parte di tirocinio (minimo 2 massimo 6 mesi) presso un datore di lavoro privato, delle attività di orientamento e di formazione obbligatorie, alle quali se ne affiancano di op-zionali, definite “su misura” in base alle esigenze del tirocinante e delle aziende ospitanti. La Direttiva vuole mettere a disposi-zione dei disoccupati un’opportunità formativa altamente pro-fessionalizzante, basata su una modalità di alternanza tra studio e lavoro che consenta di conoscere e sperimentare in modo concreto la realtà lavorativa. Fino al 31 maggio 2013, attraverso 12 aperture a sportello, potranno essere presentati progetti rea-lizzati sulla base di specifici fabbisogni professionali e formativi delle aziende che devono essere coinvolte sin dalla fase di pre-sentazione delle proposte. Saranno premiati quei progetti che vedono la partecipazione di aziende che hanno sottoscritto il

Patto di Prima Occupazione che dovrà portare, entro 60 giorni dalla conclusione della Work Experience, all’assunzione di gio-vani neo-diplomati, neo-qualificati e neo-laureati o di soggetti in mobilità, tramite un contratto di apprendistato professionaliz-zante. Ogni tirocinante ha diritto ad una indennità di frequenza per le ore di tirocinio svolte in azienda, il cui valore varia in base al titolo di studio posseduto.•

personaggioELENA DONAZZAN

ELENA DONAZZANÈ nata il 22 giugno 1972 a Bassano del Grappa (Vicenza)Curriculum politico e amministrativo – Cariche• 1994 – 1997 eletta in Consiglio Provinciale di Vicenza – op-posizione• 2000 eletta in Consiglio Regionale del Veneto, membro del Congresso delle Regioni 2005 eletta in Consiglio regionale nella lista di AN• Nominata in Giunta regionale con deleghe all’Istruzione, For-mazione, Lavoro, Caccia, Protezione Civile, Tutela del consu-matore e sicurezza alimentare, Servizi veterinari e Anti-incendio boschivo• 2006 eletta alla Camera dei Deputati – si dimette il 28 aprile 2006• Nel 2010 eletta in Consiglio regionale con 22131 preferenze nella lista del PDL• Nominata in Giunta regionale con deleghe all’Istruzione, For-mazione e LavoroCurriculum politico e amministrativo• Iscritta al Fronte della Gioventù nel 1989• Dirigente Nazionale di Azione Giovani dal 1996 al 2005• Membro dell’Assemblea Nazionale di Alleanza Membro della Commissione nazionale di AN per l’Agricoltura• Membro della Fondazione Triveneto “Più società meno Stato”• Promotrice della rete Identità e Libertà (rete degli under 40 presente nel nord Italia – sito www.posizione.org)• Rappresentante della Regione nel CdA della Fondazione Studi Universitari di Vicenza.

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Assemblea Generale“Impresa manifatturiera: ieri, oggi e domani”

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Il traguardo dei 50 anni, per qualsi-voglia attività, non si raggiunge per caso o inerzia: alla base ci sono

sempre un’idea, un obiettivo che pre-scindono da persone e strutture. Il filo invisibile che in tutti questi anni ha le-gato, e lega, gli imprenditori è l’identi-ficarsi in altre persone che, come loro, hanno fatto del lavoro, del fare, la ra-gione di vita per se stessi e per le loro famiglie. […]Oggi è il momento di rinnovare il pat-to tra impresa e società: ognuno nella propria sfera di competenza, ognuno cosciente delle proprie responsabilità.Noi chiediamo che la politica industria-le dell’Italia riparta dall’impresa mani-fatturiera.Nonostante tutto e tutti, crediamo che riusciremo a superare questi momenti: questo cambio epocale non riuscirà a cancellarci ma, ne sono certo, troverà le nostre imprese - titolari, collaboratori e strutture produttive - pronte a dare ogni risposta.

Arturo AlbertiPresidente Apindustria Verona

In questi anni associativi ho conosciu-to molte persone e molti professionisti. Sono nate delle amicizie e anche delle

partnership lavorative. Sicuramente oggi posso dire che il percorso sin qui fatto mi ha permesso di crescere e maturare forse in un modo e con dei tempi che nessun altro tipo d’esperienza avrebbe potuto fare.Il tempo dedicato all’associazione ha dato frutto non solo nella mia vita d’im-prenditore ma anche in quella di uomo.

Alessandro FerrariPresidente Gruppo Giovani

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lo scorso anno abbiamo festeggiato i 20 anni di apertura della sede di Apindustria Legnago. La decisione di co-stituire una delegazione nella pianura veronese si è rive-

lata scelta fondamentale all’interno di Apidustria Verona.L’obiettivo di essere ancora più operativi nel territorio è sempre attuale, ma soprattutto funzionale alle imprese e agli imprenditori in termini di rappresenta delle loro istan-ze e sostegno alle loro esigenze. Nell’ambito dei festeg-giamenti per i 50 anni voglio ricordare i Past-President di Legnago – Orfeo Lanza, Orvile Venturato, Pierino Furlani – che hanno fortemente voluto la creazione di questa re-altà, cui oggi fanno riferimento più di 200 aziende, princi-palmente del settore meccanico e arredo-mobili.

Pier Angelo PassaiaPresidente Apindustria Legnago

Nel 1962 a Verona un gruppo di imprenditori fonda Apindustria Verona: 50 anni!50 anni di storia, in cui il ruolo della donna

si è ampliato e trasformato, diventando sempre più importante e significativo in molti e diversi ambiti.Il cambiamento è stato possibile grazie alla capa-cità delle donne di ampliare gli orizzonti e guardare lontano. Sono diventate imprenditrici capaci e atti-ve, non facendo però venir meno il loro compito fon-damentale all’interno della famiglia e della società.Apindustria ha ben compreso la forza e la potenzia-lità di noi imprenditrici: è tra le poche realtà ad avere al suo interno il Gruppo Donne.

Marina ScaviniPresidente Apid

assemblea

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“Il Coraggio di Crederci”

Antonio Polito Giorgio Martini

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Perché nasce Confimi? Perché nes-suno ha fatto nulla in questi anni per fermare il declino: c’è stata in-

competenza sia della classe politica che delle associazioni che dovevano tutelar-ci. Sono 45.515 le imprese chiuse dal 2008 in avanti, 1.000 i fallimenti al mese nel 2012. Abbiamo il costo del lavoro più alto d’Europa (fatto 100 la paga del di-pendente, questi costa all’azienda 246),

un costo dell’energia superiore a quello delle altre nazioni di un 30-35%, il proble-ma del credito, troppa burocrazia, incombenze improprie delegate alle aziende, l’Irap. Per comprendere la fabbrica bisogna viverla: Confimi è la voce degli impren-ditori che vogliono denunciare i problemi reali. Queste le nostre proposte: riforma-re un sistema che deve alleggerire il costo del lavoro e riconoscere migliori livelli retributivi; rivisitare il sistema della bilateralità; trovare un collegamento più stretto tra il salario e il luogo che produce ricchezza; fare seri ragionamenti sui contributivi assistenziali e sui premi assicurativi; intervenire sui ritardi dei pagamenti da parte della PA e delle altre imprese; instaurare un rapporto trasparente con il sistema bancario che sia in grado di riconoscere il ruolo delle imprese manifatturiere in questo Paese. Paolo Agnelli presidente Confimi

Per affrontare il futuro bisogna ave-re il coraggio di ribadire le nostre idee senza timore. Ci sono delle

priorità a cui si deve metter mano e su queste non bisogna arretrare. Si deve, in particolare, rimettere al centro la tutela dell’impresa intesa come insieme di im-prenditori, manager e collaboratori. Con-fimi è nata per portare avanti le istanze del manifatturiero: da 20 anni a questa parte in Italia non c’è stata alcuna vera politica industriale, soprattutto per mi-

croimprese e piccole imprese che sono la maggioranza nel Paese. Confimi chie-derà di rifocalizzare in modo chiaro gli obiettivi su quello che è il nostro sistema industriale. Stando ai dati degli ultimi sei mesi le PMI hanno perso occupazione per lo 0,9%, la grande industria per il 3,9%. La flessibilità, il saper fare pagano: il rilancio del Paese passa dal rilancio della PMI e della manifattura italiana che non vanno più gravate di oneri iniqui. Dino Piacentini vicepresidente Confimi

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assemblea

Giorgio Martini

Giuseppe Bertelè

Gian Luca Tacchella

Alberto Tosi

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La Compagnia Estravagario Teatro di Verona ha messo in scena un condensato di 50 anni di storia italiana attraverso le citazioni filmiche con le relative colonne sonore

CON API DA 30 ANNI - RICONOSCIMENTO ALLE AZIENDE ASSOCIATE

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La Compagnia Estravagario Teatro di Verona ha messo in scena un condensato di 50 anni di storia italiana attraverso le citazioni filmiche con le relative colonne sonore

assemblea

CON API DA 30 ANNI - RICONOSCIMENTO ALLE AZIENDE ASSOCIATEBALLARDINI LUIGI S.r.l.

Campagnola di Zevio - Verona

COSMEC DI MARCONI & C. S.n.c Verona

DE CARLI S.r.l.Rivoli Veronese - Verona

EDICOS S.r.l. Cologna Veneta - Verona

FAZIONI MOBILI S.a.s.Bonavicina - Verona

MARMI SAVA S.r.l.Domegliara - Verona

MONTRESOR & C. S.r.l.Villafranca - Verona

OFFICINE ARENA S.r.l.Lugo di Grezzana - Verona

PARIS MODE S.r.l.Verona

PAVIMAR S.n.c. Badia Calavena - Verona

P.E.C. S.r.l.Villafontana - Verona

PERNISA GRANITI S.r.l.Lugo di Grezzana - Verona

SARMAR S.p.A.Verona

STUDIO 7 RIPRODUZIONI GRAFICHE S.r.l.

Caselle di Sommacampagna - Verona

VIVCOLOR S.r.l.Caselle di Sommacampagna - Verona

VIZA CANOVA GROUP S.r.l.Stallavena - Verona

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CONSIGLIERI ELETTI

Presidente Arturo Alberti

Stefano AlbrigiThomas AmbrosiPatrizia AquironiFausto BorinAlessandro BramaAldo BreoniClaudio CioettoFabio ColtriRenato Della BellaAlessia FaggioniLuca Ghibellini

COLLEGIO DEI REVISORI CONTABILI COLLEGIO DEI PROBIVIRIDr. Vittore Cacciatori Avv. Stefano BrendolanDr. Alberto Tognetti Avv. Mauro RubinDr. Gianfranco Tognetti Avv. C. Massimiliano Schembri

PAST PRESIDENTAlberto AldegheriFabio BortolazziUgo Della BellaTito Tacchella

CONSIGLIERI DI DIRITTOGualtiero Alberti settore lapideoMassimo Busato settore metalmeccanicoGiovanni Capone settore chimico/plasticaVincenza Frasca settore unionserviziDomenico Galia settore informaticoVanni Gobbi settore grafico/cartotecnicoFulvio Legrenzi settore tessile/abbigliamento/calzatureAndrea Tosato settore legno/arredamentoAlberto Tosi settore edileGianantonio Visentin settore alimentare

PRESIDENTI DI DIRITTOAlessadro Ferrari ApigiovaniGiorgio Martini ApiexportPier Angelo Passaia Distretto LegnagoMarina Scavini Apidonne

assemblea

NUOVO CONSIGLIO DIRETTIVO APINDUSTRIA TRIENNIO 2012 – 2015

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Una delle più belle “cartoline” di Verona? La vista che dal Ponte Navi o dal Lungadige si ha di uno dei monumenti più importanti e suggestivi – per la singolare comples-sità architettonica, per la storia, per le opere d’arte che vi sono conservate – della città: San Fermo, una chiesa

piena di “tutto”, romanico e gotico, pulpiti e sepolcri, affreschi, tele, sculture. La chiesa di San Fermo Maggiore (San Fermo Minore è quella dei Filippini) sorge in una posizione stupenda in riva al fiume, nel luogo in cui nel 304, secondo un’antica tradizione, subirono il martirio i bergamaschi Fermo e Rustico. I loro corpi, portati da Vero-na fino all’Africa del Nord per essere seppelliti a Cartagine, ma più tardi di nuovo in rotta verso l’Italia con destinazione Trieste, furono riscattati nel 765 ca. da Annone, vescovo di Verona, che collocò le reliquie in una chiesa innalzata in loro onore già dal V secolo. Della primitiva struttura paleocristiana – una “confessione”, luogo dove si onorano i martiri che hanno “confessato” la fede in Cristo – si sono trovate le fondazioni sotto il pavimento di quella attuale inferiore. Nel 1065 i Benedettini, cui appartenevano la chiesa e l’annesso conven-to, rinnovarono e ingrandirono il vecchio tempio in parte interrato dalle alluvioni dell’Adige. Progettarono una chiesa a due piani, in sti-le romanico, ultimata nel 1143. I frati minori Francescani, subentrati nel 1261 ai Benedettini, trasformarono radicalmente, all’inizio del XIV secolo, la chiesa superiore prolungandola in avanti, incorporando l’atrio antistante, creando un’unica navata e conferendo alla nuova facciata, all’abside centrale e al grande portale biforo del fianco si-nistro, gli inconfondibili caratteri dello stile gotico. ll’esterno i due stili si integrano armonicamente, in uno stupendo complesso di linee, forme e colori, nella zona absidale, che oggi è possibile contempla-re in tutto il suo splendore, ma che fino un secolo fa (1909), come testimoniano vecchie fotografie, era soffocata da basse costruzioni addossate alla chiesa. Agli elementi romanici delle absidi laterali e del campanile, fanno da contrappunto quelli gotici dell’abside cen-trale e delle guglie. La facciata (1350 ca.), caratterizzata dalla bicro-mia giallo-rossa del tufo e del cotto, si apre su una piazzetta che permette di ammirarla tutta. Sulla sinistra in basso vi è il monumento funebre del famoso medico scaligero Aventino Fracastoro (1368). Sapiente il gioco di logge e di finte logge, di finestre e finestrine ad arco acuto e tonde; bellissimo il portale, romanico, con un’alta sca-linata e una serie di cordonature ai lati: il fronte di San Fermo è un vero e proprio campionario dell’architettura medioevale. Per entrare

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San Fermo MaggioreDue chiese, un Pisanello e mille altri capolavori

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si può passare anche dalla porta laterale (nella lunetta un affresco con l’Adorazione dei Magi), protetta anch’essa da un protiro e che si apre in cima a una seconda scali-nata. L’interno è un tripudio di altari e cap-pelle eretti nel XV e XVI secolo, che, se in un certo senso tradiscono la semplicità voluta del progetto originale, vedono comunque permanere intatto quel senso di calma e intensa spiritualità tipico delle chiese france-scane. Colpisce il soffitto ligneo plurilobato della prima metà del ’300, arditissimo nella struttura a carena e finemente decorato con piccoli busti di santi dipinti. Un’opera incan-tevole giunta intatta fino a noi per un vero miracolo, avendo schivato i bombardamenti del 1944-45 che colpirono i vicini chiostri. Le pareti conservano ancora buona parte de-gli affreschi che le ricoprivano interamente e sono una ricca e preziosa testimonianza della pittura veronese del ’300 e dei primi del ’400: Verona, nel Medioevo, fu forse la città più affrescata del nord Italia e la com-presenza di molti artisti, anche venuti da fuori – veneziani, bolognesi, romagnoli –, e di diverse scuole rende difficile riconoscere l’autore di questa o di quella tavola. Sopra la porta principale si apprezza una Crocifis-sione (un’altra Crocifissione è sopra la porta di sinistra), vigorosa e drammatica, attribu-

ita al Turone, pittore veronese attento alla lezione di Giotto. Sul lato destro ecco, per esempio, il Martirio di quattro francescani a Tahna in India e, poco più avanti, il lunghissi-mo affresco staccato di Stefano da Verona, grande maestro del gotico internazionale, con due gruppi angelici che reggono dei cartigli: creature incantevoli, dalle lunghissi-me ali appuntite, che facevano parte di una perduta Risurrezione o di una Natività. Nella Cappella Nichesola, bellissima architettura rinascimentale con paraste e candelabre in marmo rosso e nero e statue, Domeni-co Brusasorzi ha affrescato il Martirio di un vescovo. Proseguendo si incontrano, intor-no al meraviglioso pulpito gotico eseguito nel 1396 dallo scultore Antonio da Mestre, Scene dell’Antico Testamento e Dottori della Chiesa di Martino da Verona e i resti di un grande Giudizio Universale, ritenuto l’ultima e migliore opera del maestro. Ma il vero e proprio “pezzo forte” si ammira, non appe-na entrati, sulla sinistra. Come a Sant’Ana-stasia, anche a San Fermo è Pisanello che fa la parte del leone. Qui la sua Annunciazio-ne circonda per intero il Mausoleo di Nicolò Brenzoni che il fiorentino Nanni di Bartolo, contemporaneo di Donatello, scolpì fra il 1424 e il 1426, fermando l’attimo più solen-ne della Risurrezione. L’affresco è una delle

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poche opere firmate dal Pisanello (Pisanus pinsit), che profuse qui a piene mani il gusto di decorazione fantastica proprio del gotico internazionale. Nella parte alta il fondale è dipinto da arazzo e, sotto tre grandi baldacchini, stanno, al centro, la statua di un Profeta e ai lati, dipinti, gli Arcangeli Raffaele e Michele in splendide armature. Più in basso l’Annunciazione è come isolata da una grande cornice

rettangolare e risulta divisa in due “triangoli” dal baldacchino scolpi-to. Qui si profilano le immagini dell’angelo Gabriele e della Vergine annunziata, figure flessuose, affusolate, dai contorni nettissimi.Al lato destro si segnalano, nella Cappella Brenzoni, dedicata a S.Bernardo, il bellissimo monumento funebre del giuriconsulto mo-denese Barnaba da Morano (1411), altra opera di Antonio da Me-stre; un altare dedicato alla SS.Trinità con pala di Francesco Torbido, Trinità, Maria, Raffaele, Tobia e S. Barbara; la Cappella della famiglia Alighieri (1545-1558), dall’architettura che riproduce il romano Arco dei Gavi, in cui sono sepolti i discendenti di Dante. l lato sinistro la Cappella della Madonna, con altare di Domenico Curtoni e pala di Francesco Caroto raffigurante La Vergine, il Bambino e Sant’Anna e

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terza pagina

La Galleria d’Arte Moderna presenta al pubblico uno spaccato della ricerca di Angelo Dall’Oca Bianca (1858-1942): una delle personalità artistiche più ap-

prezzate dalla città di Verona. Dall’Oca Bianca nominò e istituì come “erede universale” proprio il Comune di Vero-na affinché le proprie opere venissero raccolte ed espo-ste in una Galleria in modo che, egli scrive: “... la luce dall’alto le illumini tutte senza risparmio… Luce luce luce, dunque, tanta luce”. L’esposizione intende affrontare un tema specifico della sua ricerca, partendo proprio dalle premesse e considerazioni che lo stesso artista ha vo-luto esprimere nel suo testamento. La luce, intesa come

epifania, apparizione, svelamento dell’arte attraverso lo sguardo, che va a posarsi sull’universo femminile inda-gato a tutto tondo: a partire dai nudi inediti – restaura-ti per l’occasione – passando per le figure tipicamente popolari, descrizioni della vita cittadina quotidiana e dei suoi affetti (fioraie, balie tentate dagli spasimanti, signore borghesi a passeggio). Il percorso si completa con i ri-tratti legati ai temi del simbolismo italiano ed europeo: in essi si fondono una tecnica divisionista alla Previati, uno “spregiudicato” uso di materiale fotografico di supporto ai fini di una rappresentazione di modelle in cui l’erotismo della decadente femme fatale si alterna a una sensualità candida e fresca della giovinezza. La pelle della pittura - L’universo femminile nell’opera di Angelo Dall’Oca Bian-ca – titolo della mostra – presenta il panorama completo del ’femminino’ in Dall’Oca Bianca in circa trenta lavori suddivisi in quattro sezioni tematiche. L’esposizione sarà aperta fino al 10 marzo 2013 con i seguenti orari: il lunedì, dalle 13.30 alle 19.30, e dal martedì alla domenica, dalle 8.30 alle 19.30. Per informazioni: Galleria d’Arte Moderna - tel. 045 8001903.•

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La pelle della pitturaL’universo femminile nell’opera di Angelo Dall’Oca BiancaCasa di Giulietta, Veronafino al 10 marzo 2013

i Santi Giovanni Battista, Pietro, Rocco e Sebastiano; l’altare dei fa-legnami e dei fabbri con pala di Alessandro Turchi, detto l’Orbetto, che rappresenta l’Adorazione dei pastori (1608 ca.); il Mausoleo di Girolamo e Marcantonio della Torre (1516-26), splendida opera rinascimentale in marmo e bronzo, di raffinata esecuzione, di An-drea Briosco detto il Riccio. Gli affreschi dell’arco trionfale raffigu-rano, con splendida efficacia ritrattistica, i due artefici della chiesa superiore, padre Daniele Gusmerio e Guglielmo di Castelbarco che regge il modellino della chiesa. Il tornacoro a linee spezzate, costruito nel 1573 a imitazione di quello della Cattedrale, circonda l’altare maggiore (in cui sono custoditi i resti di Fermo e Rustico), ricostruito nel 1759 da Giuseppe Antonio Schiavi. Le pareti della volta e le vele dell’abside sono coperte da affreschi; il coro ligneo quattrocentesco ha stalli finemente intagliati. al transetto destro una scala conduce al chiostro, in cui merita fare una sosta per osservare un affresco della prima metà XIV secolo raffigurante la Madonna seduta in trono col Bambino e due Santi che sovrasta la lastra tombale del giurista Antonio Pelacani (1327), raffigurato in atto di tenere lezione agli allievi. Alla chiesa inferiore si giunge quin-di scendendo la scala a due rampe. È conservata quasi integral-mente l’impostazione romanica originaria, con la pianta a croce latina spartita in tre navate da pilastri in pietra e la navata centrale divisa in due da una fila di pilastrini. Numerosi gli affreschi (XII-XIV secolo): Cristo giudice e l’arcangelo Gabriele, Madonna Allattante e Battesimo di Gesù, Annunciazione e S.Girolamo, Agnello pa-squale. Nel 2005 con il restauro delle volte a vela sono ricomparsi i primi ornamenti benedettini con il “fiore a sei petali” assunto dai cristiani quale simbolo di Cristo Risorto. Nel presbiterio, riportato nel 1974 all’antica austerità basilicale, di notevole rilevanza il Croci-fisso ligneo del XV secolo.• Beatrice Paglialunga

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ORGANIZZARE IL CORAGGIO: Imprenditori che non si arrendono: è questo il titolo dell’e-vento organizzato, lo scorso 15 settembre, da Apid nell’ambito del Festival della Dot-trina Sociale della Chiesa. Il Festival, giunto alla seconda edizione, si è focalizzato sul tema dell’attuale situazione economica e sociale: si è voluta evidenziare la necessità di discontinuità, di un pensiero diverso, di un modo nuovo di vedere le cose per usci-re dalla crisi. Ad affrontare queste prospet-tive – spiega Marina Scavini, presidente Apid – sono stati chiamati proprio i giovani e le donne. Invitate a testimoniare, come imprenditrici, la necessità di un’inversione di rotta, abbiamo voluto riaffermare l’idea che senza valori forti non si va lontano. Famiglia, territorio, legalità, senso etico e comunitario: è da questa base che si deve partire per creare qualcosa di buono, per costruire. Abbiamo pensato di coinvolgere persone che avevano vissuto esperienze emblematiche, convinte che il nostro messaggio potesse essere veicolato in maniera più efficace attraverso esempi concreti». La scelta è caduta su Pino Masciari, imprenditore edile calabrese che ha sfidato la ‘ndrangheta, e Claudia Miglia, consu-lente aziendale emiliana che ha realizzato un progetto di solidarietà nel dopo-terremoto. «Fondamentale – prosegue Scavini – la presen-za al convegno anche di Franco Cesaro, docente universitario ed esperto del mondo delle piccole e micro imprese, veronese DOC (della Valpolicella, per la precisione), che da anni affianca e accom-pagna le imprese familiari come consulente e formatore e che ha

scelto di raccogliere in un volume le case histories più significative di PMI che hanno voluto puntare, credere, investire sui valori». L’incontro Apid ha mutuato il titolo, Organiz-zare il coraggio, appunto, da quello del libro in cui Masciari, assieme alla moglie Marisa, ha voluto raccontare la sua storia. Una sto-ria di forza e paura, dignità, trasparenza, so-litudine e amicizia. Pino Masciari aveva 34 anni quando nel 1994 venne espropriato del lavoro (la sua impresa fu “fatta fallire”) per non essere sceso a patti con la criminalità organizzata, i politici collusi, i magistrati. Da testimone di giustizia, con le sue denunce, ha fatto condannare oltre quaranta perso-ne. Inserito con la famiglia nel Programma speciale di protezione, è stato costretto a lasciare la sua terra e da 15 anni vive “in esilio” nel nord Italia. «Non volevo diventare schiavo – afferma Masciari – e ho denun-

ciato perché era la cosa giusta da fare, la cosa ‘normale’. Volevo solo poter fare l’imprenditore e farlo bene, in grande, come e meglio di mio padre. Onestà, coerenza, rettitudine: dobbiamo far capire ai nostri figli che ciò che paga sono i valori». Masciari – sottolinea Sca-vini – ci ha insegnato che il coraggio non è semplice sinonimo di non aver paura, ma consapevolezza che ci sono cose più grandi e durature dalla paura stessa. Il suo senso di responsabilità ha scosso le coscienze di molti e sia singole persone che associazioni sono intervenute dimostrando la loro solidarietà non solo con gesti sim-bolici, ma anche pratici, sostituendosi alle scorte e alle carenze dello Stato». La società civile ha saputo “fare rete” anche per contrastare

Apid al Festival della Dottrina Sociale

Organizzare il Coraggio

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attualità

Economia Veronese - marzo 2012 47

azienda

l’emergenza del terremoto che in maggio ha colpito le zone dell’Emilia Romagna. Clau-dia Miglia è responsabile e coordinatrice del progetto EmiliA-mo (www.emiliamo.it), un network che raggruppa 300 imprendi-tori e negozianti (al 90% donne) delle zone terremotate. «Noi donne in Emilia – afferma Miglia – siamo da sempre il motore e il cuo-re pulsante della famiglia. Da imprenditrici non abbiamo dimenticato la tradizione né allentato il legame con il nostro luogo di origine. In questo momento di grande dif-ficoltà abbiamo anzi voluto mostrare come sia forte la relazione con il territorio e, con la nostra proverbiale intraprendenza, abbiamo dato avvio a una serie di iniziative concre-te per prevenire il tracollo economico della regione. Ci siamo rimboccate le maniche: molte di noi hanno ospitato colleghe meno fortunate condividendo spazi e strumenti per ricominciare a fare business. Ma la soli-darietà verso le concittadine più colpite si è mostrata in mille altri modi: organizzazione di mercatini per sostenere la vendita di pro-

dotti delle aziende danneggiate, istituzione di centri estivi per i bambini, raccolte di aiuti per gli anziani, pressioni sulle autorità affin-ché la ricostruzione avvenga con il recupero dei centri storici». Franco Cesaro nella sua

più recente pubblicazione, L’ho fatto per voi - storie di aziende famigliari che nascono, crescono e muoiono, ha dimostrato come la carta vincente per un piccolo imprenditore sia valorizzare l’identità, mettere al centro valori etici profondi, anziché le mere ragioni dei conti e dei mercati. «Coraggio – spiega Cesaro – è saper affrontare i problemi e le difficoltà di tutti i giorni. Per una microimpre-sa è eccezionale vivere la quotidianità sfor-zandosi sempre di mettere al centro della sua esistenza e attività l’uomo. I problemi delle aziende familiari, oltre che lavorativi, sono anche personali. Lavoro e famiglia, intrecciati insieme, sono patrimonio e con-danna, motivo di disgregazione per alcuni, origine di ricchezza affettiva e morale per altri. Le imprese crescono quando si metto-no in gioco, quando sono convinte dell’im-portanza dei valori in cui credono e del fatto che questi costituiscano un patrimonio da portare nel futuro».• Beatrice Paglialunga

Apidonne

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Apidonne

«Apiverona è tra le poche realtà associative ad avere costituito al suo interno un gruppo donne. Vi-vere fattivamente l’associazione è una grande opportunità e nel con-

tempo una importante responsabilità. Op-portunità perché il gruppo è un luogo di incontro, confronto, crescita, arricchimen-to; responsabilità perché uniti siamo chia-mati a creare e testimoniare quella cultura d’impresa che permette di distinguerci». Marina Scavini, neoeletta presidente di Apid, Gruppo Donne di Apindustria, so-stiene fermamente il valore dell’associar-si, dello stare insieme e del fare insieme tra imprenditori per dare rappresentanza e dignità al mondo della PMI e riafferma la rilevanza dell’apporto femminile. «Come donne, come imprenditrici, o, meglio, come piccole imprenditrici – prosegue –, vogliamo esaltare la nostra identità come ricchezza per le nostre aziende, per l’as-sociazione, per il tessuto imprenditoriale e sociale in cui agiamo».Ci sono doti e competenze tipiche della donna che si manifestano anche nel suo approcciarsi al mondo del lavoro e che fanno la differenza. Affidabilità, sensibi-lità, creatività, capacità di lavorare con ritmi sempre più rapidi, attitudine alla co-municazione, all’ascolto e al dialogo, ma soprattutto «il nostro saper essere “multi-tasking” – spiega Scavini –, cioè il nostro essere in grado di dividerci tra ambiti di-versi. Un fattore strategico su cui le im-prese dovranno puntare sempre di più». Per queste imprenditrici la femminilità non è negata né messa tra parentesi, ma la specificità dell’essere donne non deve es-sere più usata come chiave di lettura, non

deve essere una zavorra. Capitani d’a-zienda «con una pennellata di rosa, ma con la stessa caparbietà, la stessa forza di volontà, lo stesso impegno e la stessa dedizione dei nostri colleghi. Noi impren-ditrici siamo abituate ad affrontare i pro-blemi nella loro concretezza e a ricercare soluzioni reali. Sappiamo comprendere la realtà che ci circonda, ma sappiamo an-che guardare al di là, ampliare gli orizzon-ti». Patrizia Aquironi, Maria Elena Benetti, Elena Cesaro, Lauretta Fasoli, Susanna Fiorini, Eleonora Luzzi, Cinzia Martini, Michela Pasquale, Alessandra Recchia, Gloria Tezza, Diana Venturato: queste le undici consigliere che affiancheranno Marina Scavini nel suo mandato di presi-denza. «Ma il nostro – ci tiene a precisare Scavini – vuole essere un gruppo aperto. Ogni imprenditrice dell’Associazione è in-vitata ad apportare il suo contributo: sono le gocce che fanno il mare e ogni sugge-rimento, ogni proposta saranno di aiuto per la realizzazione dei nostri progetti. La forza sta nella relazione e nella collabora-zione». Già altre imprenditrici – Rossana Bertoni, Deborah Botteon, Pierangela De Conti, Vincenza Frasca, Valentina Giuffré – hanno accolto l’invito al lavoro di squa-dra e hanno cooperato con il Consiglio in questi primi mesi di attività. Partecipa-zione allargata e condivisione saranno le linee guida di questo triennio Apid, quindi. Un primo segnale viene dalla decisione di non tenere le sedute di consiglio nel-la sede istituzionale di Apiverona, ma di svolgerle come riunioni “itineranti” nelle sedi delle diverse aziende. «Un modo in più per conoscerci meglio, per vivere le realtà delle associate, “esplorando” così

anche le diverse zone della provincia». Sempre nell’ottica di un ulteriore poten-ziamento del legame con il territorio, in previsione anche una nuova edizione di Ri-conosciamoci, appuntamento ormai consolidato tra le iniziative promosse da Apid. «Ci piacerebbe questa volta, man-tenendo inalterata la formula del meeting “one-to-one” fra imprenditori, organizzare un Ri-conosciamoci rivolto a uno speci-fico comparto industriale, coinvolgendo aziende dell’intera filiera del settore scel-to. Riteniamo che questo aggiornamento potrebbe favorire ancor più l’incontro tra professionisti, stimolando, perché no, la nascita di partnership concrete o dando comunque impulso a idee nuove». Novità assoluta, invece, ApidArte un ca-lendario di eventi dedicati alla cultura: visite a mostre, gite in città d’arte, con-ferenze sui temi dell’imprenditoria. «Noi donne rivestiamo tanti ruoli all’interno del-la famiglia e della società: siamo mogli, madri, imprenditrici, ma anche amiche, alleate, complici. Sarà bello – continua Marina Scavini – creare legami anche al di fuori del contesto lavorativo. Vorremmo estendere l’invito a partecipare a questi incontri anche a “colleghe” di altre asso-ciazioni ed enti della provincia: un modo in più per “fare rete”». Tanti quindi i piani e i programmi già in cantiere, ma è solo l’inizio. «Abbiamo ben saldi i piedi nell’og-gi – conclude la neoeletta presidente –, ma sappiamo proiettarci con la testa nel futuro: intendiamo contribuire in maniera sempre più fattiva agli obiettivi dell’asso-ciazione, al suo sviluppo e alla valorizza-zione delle risorse dell’impresa e del terri-torio veronesi».•

Idee e progetti del nuovo consiglio direttivo

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Con la firma alle modifiche dello Statuto, il 5 dicembre 2012 si è concluso a Roma l’iter costitutivo di Confimi che ha cam-

biato denominazione in CONFIMI IMPRESA – Confederazione dell’Industria Manifatturiera Italiana e dell’Impresa Privata – associazione di categoria che rappresenta molte delle più dinamiche PMI del settore manifatturiero del nostro Paese: circa 20 mila imprese per 330 mila dipendenti, con un fatturato aggregato

dell’ordine di 70 miliardi di euro. A porre la firma i soci fondatori di Confimi, i leader del gruppo di imprese “Santa Chiara” – capeggiato dalle territoriali ex Confapi, Api Torino e Associazio-ne Piccole e Medie Imprese dell’Umbria – e i rappresentanti di Aniem – Associazione Nazio-nale Imprese Edili Manifatturiere. La Confede-razione è ora presente in 7 regioni (Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto, Emilia Romagna, Umbria e Lazio) con 15 uffici territoriali in cui

operano oltre 250 addetti al servizio delle im-prese associate.Fanno parte di Confimi Impresa: Apindustria Bergamo, Apmi Modena, Apindustria Verona, Apindustria Vicenza, Aniem – Associazione Na-zionale Imprese edili manifatturiere, Api Torino, Associazione Piccole e Medie Imprese dell’Um-bria, PMI Liguria, UNPAC (Unione nazionale produttori ausiliari conciari). «Confimi Impresa è la volontà di rappresentare in Italia il mondo

delle PMI manifatturiere e delle attività ad esse collegate – spiega il presidente Paolo Agnelli –. Troppo spesso nel panorama associativo del nostro Paese si mescolano formule etero-genee nelle quali convergono aggregazioni di vario genere: PMI industriali e artigiane, società commerciali, liberi professionisti, assicurazioni, servizi alle persone, banche. Confimi Impresa ha l’obiettivo di specializzarsi soprattutto nella salvaguardia del comparto che ha caratterizza-to la fortuna del nostro Paese: la manifattura». E aggiunge: «Oggi è indispensabile svincolarsi dai metodi di gestione che certe organizzazioni datoriali nazionali adottano o hanno adottato come fondamento della loro politica industria-

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L’impegno degli industriali per salvare il Sistema Manifatturiero

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le. Metodi che rappresentano l’antitesi degli interessi delle imprese e che, senza un cam-biamento radicale, non saranno in grado di fronteggiare le profonde trasformazioni in atto».All’incontro L’impegno degli industriali per sal-vare il Sistema Manifatturiero Italiano, svoltosi a Roma presso l’Hotel Nazionale, moderato da Giuliano Giubilei vice direttore TG3, sono intervenuti Paolo Agnelli e Gabriele Chiocci, presidente e vice presidente di Confimi Impre-sa, Dino Piacentini, presidente Aniem, Fabrizio Cellino, presidente API Torino; l’imprenditore e Deputato Gruppo Misto, Commissione Finanze Santo Versace; Michel Martone Vice Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali; Gianfranco Polillo Sottosegretario al Ministero dell’Econo-mia e delle Finanze; Anna Rita Fioroni Senatri-ce Pd, Commissione Industria, Commercio e Turismo; Guido Crosetto Deputato Pdl, Com-missione Bilancio, Tesoro e Programmazione, Anna Cinzia Bonfrisco, Senatrice PDL, Com-missione Permanente Bilancio, e Gian Luca Galletti Deputato UDC membro Commissione

Finanze. In un momento storico in cui il sistema economico Italiano è investito da difficoltà e re-cessione e gli industriali manifatturieri sono alle prese con un’ultima strenua difesa delle azien-de e del lavoro, la costituzione di Confimi Im-presa si segnala soprattutto per l’attività degli imprenditori che vogliono una rappresentanza diretta dei loro interessi. Negli interventi sono stati presentati e dibattuti alcuni punti specifici

del programma di Confimi Impresa: come in-cidere sul cuneo fiscale per abbattere il costo del lavoro più alto d’Europa; intervenire sull’I-RAP e sul costo energetico; intervenire sul tema dei ritardi dei pagamenti fra P.A. e imprese; “ri-visitare” in busta paga il contributo per l’ente bilaterale; individuare un contratto unico per le Pmi manifatturiere; liberare le aziende dalle in-combenze non di loro competenza.•

attualità

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È possibile, dopo essere stati in carcere, ricomincia-re una nuova vita? È possibile essere riaccolti nella società, ed essere all’altezza delle sfide del mondo del lavoro? Non è una domanda facile cui rispon-dere, più che altro pare una sfida, una scommessa.

Il Progetto Esodo, dal nome evocativo del viaggio del popolo ebreo verso la Terra Promessa, risponde di sì.Nato nel 2010 dalla volontà di Fondazione Cariverona e coordi-nato dalla Caritas a Verona, Vicenza e Belluno, Esodo propone percorsi di inclusione socio lavorativa per persone detenute o che si trovano in esecuzione di pena alternativa alla detenzione. Ma soprattutto, come dice il suo nome, vuole accompagnare un viaggio, un’uscita, un passaggio. Dalla detenzione alla li-bertà. Dall’emarginazione all’inclusione. Dalla solitudine all’in-serimento sociale. Tutto questo è difficile, ma possibile, perché ogni detenuto è prima di tutto una persona e, come tale, ha in sé mille risorse, spesso inesplorate che, nel contesto giusto e con gli strumenti appropriati, possono riemergere e portare frutto. Certo, spesso chi sta pagando il suo debito con la so-cietà, insieme alla voglia di ricominciare, porta con sé anche la paura dell’ignoto, della solitudine, dello stigma che da sempre accompagna chi è stato in carcere. Da soli è difficile dare una svolta alla propria vita, uscire da un tragitto che lo ha portato ai margini della società, ed è faticoso uscire da un’immagine di sé svalutativa e svalutata. Per questo è necessario essere in cordata, in rete. Esodo, con il coordinamento di Caritas, co-agula una rete di organizzazioni legate al mondo del privato sociale che opera in stretto contatto con la rete istituzionale, ed agisce con obiettivi e finalità condivise. Focalizzando il nostro sguardo sulla realtà di Verona, possiamo dire che nel 2012,

sua seconda annualità, Esodo ha seguito oltre 150 persone, la maggior parte delle quali detenuta e alcune in misura alternati-va alla detenzione o in libertà. Le attività progettuali si snodano lungo tre fondamentali linee di riferimento, che corrispondono ad altrettanti elementi indispensabili per il rinserimento della persona detenuta: Formazione, Inclusione sociale, Lavoro. L’a-rea Formazione ha attivato quattro corsi a qualifica regionale all’interno della Casa Circondariale (panificazione e pizzeria, ristorazione collettiva, manutenzione delle aree verdi, pulizie) e un corso per saldatori; inoltre, in collaborazione con l’UEPE, un corso di computer-grafica. Il corso di panificazione è mira-to all’inserimento lavorativo esterno dei corsisti, ma anche alla gestione di un panificio allestito durante la prima annualità di progetto all’interno del carcere, che già produce pane, pizza e dolci prodotti con lievito madre, con gran soddisfazione di tutti. L’area dell’Inclusione sociale comprende l’accompagna-mento motivazionale, individuale e di gruppo, e alcune attività formative che, oltre a conferire abilità specifiche, costituiscono un momento importante di socializzazione e di sviluppo della persona. Stiamo parlando del corso-laboratorio di sartoria e del corso di pasticceria, che si tengono nella sezione femminile del carcere, e del corso di educazione civica, attivato per tutti gli al-lievi dei corsi di formazione. Sempre all’inclusione sociale fanno riferimento le tre strutture che offrono accoglienza residenziale temporanea per i detenuti inseriti nel progetto che, a fine pena o poiché stanno scontando la pena in misura alternativa, ne presentano la necessità. Durante il 2012 sono state accolte, per periodi di varia lunghezza, 34 persone. Infine, l’area del Lavoro, lo sbocco finale del progetto Esodo, il cui sottotitolo è infatti “percorsi giudiziari in inclusione socio-lavorativa”. Essa

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prevede l’orientamento e l’accompagnamento al lavoro e l’av-vio di tirocini e l’inserimento in aziende e cooperative in accor-do con le competenze acquisite durante il percorso formativo all’interno del progetto o in precedenza. Ad oggi le persone prese in carico sono una cinquantina, e circa 35 i percorsi di inserimento avviati. Certo, non si tratta ancora della “Terra Promessa”, specialmente in un momento in cui la situazione economica non risparmia nessuno, men che meno i soggetti più fragili, i più esposti. Ma non è poco. È un importante passo avanti verso ciò che gli operatori di Esodo e chi vi è a vario titolo coinvolto, non da ultime le istituzioni, intendo-no costruire mettendo in campo volontà, passione, risorse e strumenti professionali. Il lavoro, infatti, essenziale per l’in-dipendenza economica, è l’elemento che dà concretezza e realtà alla speranza delle persone che, attraverso i cammini di ricostruzione personale e di reinserimento sociale, pos-sono acquisire sempre maggiore stabilità, perché il carcere diventi parte del loro passato. Più fitta e positiva è la rete sociale su cui la persona può contare, più tale prospettiva è verosimile e realistica. E più solida e vasta è la rete di colla-borazione con chi può offrire spazi di inserimento lavorativo, più persone avranno la possibilità di intraprendere questo cammino. Sono più di 30, al momento, le realtà lavorative, fra aziende, cooperative ed enti pubblici, che stanno colla-

borando attivamente a questo importante, decisivo aspetto della progettualità. Ma l’obiettivo è che questo numero cre-sca, che la rete si allarghi e si rafforzi, anche in seguito alle esperienze positive fino a qui registrate. Per questo anche

l’aiuto di chi legge e volesse offrire la propria disponibilità, sarà prezioso. Chi fosse interessato, può contattare il Co-ordinamento Provinciale di Verona a questo indirizzo mail: [email protected].•

attivitàattività

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Médinit EXPO 2012

Si è svolta all’Hyatt Regency Hotel di Casablanca, dal 10 al 13 ottobre, la terza edizione di Médinit Expo, la manifestazione-vetrina dedicata alla promozione delle aziende italiane del

settore delle costruzioni sul mercato marocchi-no. Médinit è un progetto ideato da ViaNuova, società nata – per volontà degli amministratori delegati Francesco Bresolin, Moreno Giaco-melli e Luisa Ferron – per la promozione delle aziende italiane sui mercati esteri. ViaNuova in-trattiene da oltre vent’anni rapporti commerciali con il Marocco e ha avviato numerosi progetti e attività con le più grandi società immobiliari e di costruzioni marocchine. Il concept di Médinit è stato sviluppato in considerazione del parti-colare momento dell’economia marocchina: il Marocco è una delle porte di accesso più importanti per i mercati del nord e del centro Africa, con un Pil che registra una crescita del 4% all’anno e programmi governativi di soste-gno alla crescita dell’edilizia e al potenziamen-to delle infrastrutture. L’Italia è il terzo partner

commerciale, con un interscambio annuo che supera i 2 miliardi di euro, e il “Made in Italy”, con le sue caratteristiche di qualità, avanguar-dia tecnologica, cura nella realizzazione, stile e durevolezza, è sempre più apprezzato. Médinit,

divenuta in soli tre anni la maggiore esposizione del Paese nordafricano dedicata all’edilizia, al comparto marmo-lapideo, alla progettazione, all’arredamento e al design, è stata acquisita, durante l’ultima edizione di Marmomacc (26-29 settembre 2012), dalla Fiera di Verona, che ha rilevato il 30% (con opzione al 2013 per un altro 21%) delle quote di ViaNuova. All’inaugurazio-ne a Casablanca hanno presenziato Pierluigi Cherubini, ambasciatore italiano in Marocco e Mohamed Nabil Benabdallah, Ministro delle Costruzioni, già ambasciatore del Marocco in Italia. I numeri di Médinit 2012 – praticamente triplicati rispetto a quelli del 2010 – testimoniano il successo ottenuto dall’evento: 60 le aziende italiane espositrici, rappresentanti i diversi com-parti merceologici coinvolti nella filiera. 1000 i visitatori qualificati invitati tramite la Camera di Commercio Italiana in Marocco che, insieme a ViaNuova, ha curato l’organizzazione della Fie-ra sin dalla prima edizione, 250 gli incontri B2B mirati, fissati con clienti del Gruppo Banque Po-pulaire du Maroc, sponsor dell’iniziativa. Presti-giose le partnership con l’Ordine degli Architetti e degli Ingegneri del Marocco, con la Federa-zione delle aziende marocchine produttrici e distributrici di Materiali da Costruzione e con la Federazione dei Costruttori; di rilievo l’accordo sottoscritto tra il Gruppo Banque Populaire du Maroc e il Gruppo Banco Popolare per il sup-porto e l’assistenza bancaria alle aziende italia-ne che si presentano al mercato marocchino. Apindustria era presente a Médinit con un pro-

prio stand. Della delegazione hanno fatto parte il direttore Luciano Veronesi, il vicepresidente Fabio Coltri, il presidente GGI Alessandro Ferra-ri. Tra le aziende espositrici 6 quelle associate: Fasani Celeste, specializzata in commercializ-zazione di blocchi grezzi e lavorazioni in marmo Rosso di Verona e pietra, Concordia Marmi, che produce rivestimenti, scale e componenti di arredo in marmo e pietra, Domos, realtà rivolta alla progettazione e realizzazione di soluzioni in marmo, pietra e granito, IBuild, impresa di co-struzioni e ristrutturazioni, Pluvitec, leader nella produzione e commercializzazione di membra-ne impermeabilizzanti, Fas, specializzata nella lavorazione e commercializzazione di semila-vorati in legno. «Le nostre imprese – sottolinea Veronesi – sono rimaste molto soddisfatte della loro partecipazione. Anche come Associazione il bilancio è più che positivo e pensiamo di ri-petere l’esperienza il prossimo anno. Nel cor-so dell’evento sono stati sottoscritti contratti e raccolte numerose proposte ed opportunità di scambio». «La formula vincente di Médinit Expo – aggiunge Ferrari – sta proprio nel favorire un incontro domanda-offerta esclusivo: i visitatori, altamente qualificati, sono selezionati per ot-tenere il massimo risultato commerciale per le aziende espositrici; l’offerta merceologica pro-posta spazia dalla A alla Z ed è presentata in un unico contenitore, garantendo al visitatore la possibilità di trovare, nelle aree di riferimento, tutto ciò di cui necessita».• Beatrice Paglialunga

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Apindustria in Marocco

attività

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territorio

Il 9 ottobre scorso. Rittal ha pre-sentato le 4 nuove linee di pro-duzione dello stabilimento di Valeggio sul Mincio (Verona). Queste nuove linee concretizza-

no un investimento iniziale di circa 1 milione di euro voluto dall’azienda e saranno dedicate alla lavorazione di una serie di prodotti altamente stra-tegica. Nella sede di Valeggio avrà infatti luogo la produzione dell’inno-vativa famiglia TopTherm Blue “e”, una gamma di prodotti per la clima-tizzazione industriale estremamente efficienti, performanti ed ecocom-patibili. TopTherm di Rittal assicura una notevole facilità di montaggio, manutenzione o sostituzione delle singole parti. La modularità del si-stema e la conseguente possibilità di sostituire i diversi componenti in modo indipendente gli uni dagli altri garantisce una pratica realizzazio-ne degli interventi di manutenzione

che si possono rendere necessari durante l’intero arco di vita dell’ap-plicazione. I singoli moduli sono facilmente integrabili nelle batterie di armadi pre-esistenti e completa-mente standardizzati, così da poter essere combinati tra loro in modo flessibile per comporre la soluzio-ne più adeguata a qualsiasi speci-fica necessità di utilizzo. L’estetica associata a quella delle soluzioni di contenimento Rittal permette di integrare TopTherm all’interno di ogni macchina o impianto in modo agevole e senza compromettere l’aspetto finale della realizzazio-ne. L’impianto di Valeggio impiega tecnologie di produzione all’avan-guardia per garantire una capacità produttiva potenziale di 400 unità di condizionamento al giorno, tutte do-tate dei massimi standard qualitativi. La realizzazione delle nuove linee ha avuto anche un riflesso a livello occupazionale, già oggi infatti sono stati assunti più di 50 nuovi opera-tori. Queste assunzioni portano il totale della forza lavoro impiegata

presso il sito produttivo di Valeggio sul Mincio a 198 dipendenti, con la previsione di nuove assunzioni nel prossimo futuro. L’investimento raf-forza la capacità produttiva nel sito di Valeggio sul Mincio, nato dall’ac-quisizione di Kelvin, azienda produt-trice di soluzioni di climatizzazione costituita a Peschiera del Garda nel 1985 e divenuta successivamente parte integrante di Rittal. Il gruppo Rittal, già leader del settore, ha così deciso di puntare sull’Italia ricono-scendo l’eccellenza tecnologica e l’importante know-how produttivo presente in questa sede. Con lo sta-bilimento di Valeggio sul Mincio Rit-tal conta un totale di 11 siti produttivi in 3 continenti.•

Tutti i numeri del sito Rittal di Valeggio sul Mincio-Superficie: 16 000m²-Area occupata dagli edifici: 9.000m²-Nr. dipendenti: 198-Volume produttivo anno 2011 30.729 unità

55Economia Veronese - dicembre 2012

Nuovi investimenti nel sito produttivo di Valeggio sul MincioRITTAL

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Una bellissima terra nella rete!

Si concretizza agli inizi del 2012 il nuovo progetto “Illasi Valleys”, quando oltre 50 aziende del com-prensorio delle valli d’Illasi si riuniscono in una rete di imprese per iniziare un progetto di ele-vazione del territorio e di turismo internazionale.

Tutte realtà di eccellenza di diverse tipologie merceologi-che posizionate tra le vallate di Mezzane, Illasi, Tramigna e la parte orientale dei Monti Lessini veronesi, unite in un protocollo d’intesa fortemente innovativo: la rete d’impre-sa. I promotori del progetto sono tre: Bernardo Pasquali, professionista nella degustazione, selezione enologica e comunicazione a livello internazionale; Mirko Meneghelli, economista e consulente del lavoro; Paolo Ianna, esperto del settore vinicolo. Illasi Valleys si distingue innanzitutto per la sua forma imprenditoriale: è oggi riconosciuta come la prima rete d’impresa a livello nazionale con finalità turisti-che. Tentativo coraggioso del legislatore di dare una norma-tiva snella per rendere possibile l’aggregazione tra diverse realtà d’impresa su un programma concreto, la rete è un progetto che mira ad obiettivi precisi: internazionalizzazio-ne, ricerca, innovazione, formazione e marketing. La libertà concessa dalla legislazione è stata utilizzata per creare un modello di governance estremamente anglosassone, con

una netta separazione tra proprietà e gestione. Il contratto inoltre risulta estremamente flessibile e garantista per il so-dalizio, richiedendo agli aderenti un livello elevato di fiducia iniziale, controbilanciata da una granitica limitazione quanti-tativa del rischio di impresa – spiega Mirko Meneghelli, che ha curato e seguito la costituzione della rete – con un patri-monio iniziale di 520.000 euro la rete si garantisce un fon-do relativamente consistente in grado di veicolare in modo efficace le possibilità di fruire di quanto resta del sistema di incentivazione pubblica e soprattutto di ambire in tempi celeri alla creazione di profitto, che sarà reinvestito sia di-rettamente, sia sostenendo gli investimenti degli aderenti attraverso lo strumento del fondo di perequazione». L’obiet-tivo di Illasi Valleys, coordinata da uno staff di professioni-sti, è quello di investire non solo verso l’esterno, ma anche all’interno della rete: agevolazione della permanenza dei tu-risti attivando politiche di riqualificazione e implementazione delle strutture di accoglienza, creazione di un protocollo di qualità secondo standard di accoglienza internazionali, for-mazione interna atta a creare uno standard di accoglienza il più possibile qualificato e omogeneo, comunicazione in-ternazionale attraverso brand ambassador e agenzie turisti-che dislocate nei principali mercati del turismo di riferimento italiano. 122.000 presenze annue di turisti stranieri entro il prossimo quadriennio è l’importante numero a cui punta Il-lasi Valleys. La rete è attualmente costituita da 52 aziende (ma sono previste 10 nuove adesioni entro la fine del 2012) che, pur essendo espressione di realtà estremamente di-verse per mission e struttura, partecipano in modo pariteti-co al progetto. I settori coinvolti vanno dall’alta ristorazione al settore agricolo, dalle produzioni tipiche, come il vino, alla ricettività (relais, country house, case vacanze), ma an-che artigiani, commercianti e fornitori di servizi di viaggio e trasporto. «Illasi Valleys – afferma il presidente Bernardo Paquali – è un’idea nuova di fare turismo a partire dalla gente comune che abita un territorio, dalle forze produttive che lo solcano, dalle forze culturali che lo ravvivano. È uno scrigno sconosciuto che saprà entusiasmare i più curiosi e quelli che amano la natura ancora incontaminata. L’idea è stata sposata da diverse realtà imprenditoriali che credono in quest’iniziativa e che rappresentano l’eccellenza del no-

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territorio

stro comprensorio. Illasi Valleys sono le persone che si trovano per strada, gente semplice e grandi lavoratori che hanno plasmato contrade, vicoli e piazze». ’innovazione rappresenta un punto cardine di Illasi Valleys grazie alla creazione d’importanti strumenti interattivi: la georeferenziazione di tutti i percorsi e sentieri del territorio (più di 300 km) in un portale Outdoor de-dicato, l’e-commerce, le applicazioni, il magazine on-line, il sito www.visitilla-sivalleys.com. ll progetto conta su im-portanti partnership come quelle con il Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università di Verona, il Banco Po-

polare e Antonveneta, tour operator in-ternazionali, istituzioni come la Came-ra di Commercio Olandese e Indiana. «La rete si sta allargando con impor-tanti collaborazioni – continua Pasqua-li – per far sì che nel 2013 si realizzi-no molti degli obiettivi posti in sede d’ideazione del progetto. Il feedback è positivo, questa realtà riscuote mol-to interesse e sta già diventando una case-history, un esempio virtuoso per i territori vicini». e stime di bilancio per il 2013 sono ambiziose. Il patrimonio, che nell’ultimo documento ufficiale di-sponibile ammontava a 465.000 euro, dovrà arrivare a un valore prossimo ai

1.200.000 euro. Il fatturato previsto è di 387.000 euro totali per il 2013. Sicura-mente un progetto innovativo non solo per la provincia veronese, ma anche a livello nazionale. Investire non solo nell’incoming, ma anche nella crescita delle nostre aziende, capire e credere nelle grandi potenzialità che le nostre realtà imprenditoriali hanno, è una va-lorizzazione importante purtroppo rara oggigiorno. In questo periodo di sfida, saper rispondere attraverso strumenti all’avanguardia è sicuramente nota di merito verso tutte le imprese che con entusiasmo mirano alla loro crescita internazionale. •

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58

L’obiettivo è ambizioso: raccogliere 5 mi-lioni di euro grazie ai quali, attraverso l’ef-fetto moltiplicatore che regola il rilascio delle garanzie rilasciate dai Confidi, met-tere a disposizione del territorio fino a 50

milioni di euro di nuovi finanziamenti alle imprese per lo sviluppo e la crescita. Con questa finalità,

il Consiglio di Amministrazione di Apiveneto Fidi ha varato un piano straordinario di rafforzamen-to patrimoniale che prenderà il via a partire dal 01 gennaio 2013. « Stiamo attraversando una si-tuazione molto particolare per quanto riguarda il credito alle imprese – spiega il presidente di Api-veneto Fidi Enrico Dall’Osto – perché a fronte

APIVENETO FIDI DÀ IL VIA A UN PIANO DI RAFFORZAMENTO PATRIMONIA-LE PER DESTINARE ALLE IMPRESE VENETE FINO A 50 MILIONI DI EURO DI NUOVI FINANZIAMENTI

Mutualità, proporzionalità ed equità sono i principi

cardine del progetto

Page 59: Economia Veronese Dicembre 2012

terza pagina

Economia Veronese - dicembre 2012 59

azienda

di una prevista riduzione dei trasferimenti pubblici al sistema dei Confidi, le necessità finanziarie delle imprese non si sono certo affievolite, anzi, in questa crisi perdurante sono au-mentate. Come Apivene-

to Fidi, abbiamo sempre fatto tutto il possibile per agevolare l’accesso al credito delle PMI venete, ricercando e utilizzan-do tutte le opportunità di finan-ziamento e di agevolazione esistenti e mantenendo al mini-mo i costi operativi della strut-tura, ma ora, osservando la si-tuazione dei mercati, riteniamo indispensabile fare un passo in più, cercando ulteriori risorse per poter aiutare un numero ancora maggiore di imprese».

Particolare attenzione, nel varo dell’iniziativa, è stata posta alla mo-dalità di attuazione, rendendola coerente con i principi statutari di Apiveneto Fidi, che è una società coope-rativa basata sull’e-quità e sulla mutualità prevalente, ed opera

senza finalità di lucro. In linea con questi principi cardine, alle imprese socie della cooperati-va sarà proposto di aderire all’importante progetto di raf-forzamento patrimoniale, però in proporzione alle loro pos-sibilità, alla loro dimensione e all’ammontare delle garanzie ottenute da ciascuna impresa. «In sostanza - prosegue Dall’O-sto – le imprese socie saranno invitate a contribuire per rende-re più forte il loro Confidi, e con

apivenetofidi

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esso sostenere l’intero sistema produttivo veneto, secondo principi di mutualità, propor-zionalità e reciprocità che, soprattutto in momenti difficili come l’attuale, rappresentano il collante che dovrebbe unire tutte le imprese del territorio in un unico gioco di squadra per la ripresa». Un appello, que-sto, che è stato subito accolto anche da Arturo Alberti, pre-sidente di Apindustria Verona: «Per noi imprenditori questa è un’imperdibile occasione per passare dalle parole ai fatti concreti. Apiveneto Fidi è una società cooperativa che da ol-tre 40 anni fonda il suo operato sul gioco di squadra e sul fare sistema, dando una mano alle nostre piccole e medie impre-

se a crescere e svilupparsi sui mercati internazionali. Per que-sto motivo, sia come impren-ditore, sia come presidente di Apindustria, invito i miei col-leghi imprenditori a compren-dere il significato profondo di questa importante iniziativa e ad aderirvi, nella certezza che le risorse raccolte e affidate al nostro Confidi non saranno disperse, ma saranno messe tutte e immediatamente a di-sposizione del Sistema, quel Sistema al quale tutti apparte-niamo e la cui sopravvivenza è essenziale per tutti noi».A partire dal 01.01.2013 il va-lore minimo di partecipazione al capitale sociale della Socie-tà Cooperativa è di n. 2 quote da € 250 ciascuna. Alle Impre-

se Socie è inoltre proposto di aderire al piano straordinario di rafforzamento mediante la sot-toscrizione volontaria di quote aggiuntive del capitale sociale di Apiveneto Fidi in proporzione all’ammontare delle garanzie ottenute. Alle piccole imprese giovanili e femminili e alle im-prese di nuova costituzione è proposto di sottoscrivere sola-mente il valore minimo di par-tecipazione al capitale.Le quote di partecipazione al capitale della Società Coope-rativa possono essere restitu-ite in caso di recesso dell’Im-presa Socia, nel rispetto delle disposizioni previste dallo Sta-tuto Sociale.•

Apiveneto Fidi

Apiveneto Fidi è il Confidi delle piccole e medie imprese vene-te e conta oltre 1.750 imprese socie. Nel 2011 ha incremento le ga-ranzie rilasciate e attivate, pari a 67 milioni di euro (contro i 64 del 2010), nonostante le forti criticità nell’accesso al credi-to da parte delle imprese e la sensibile contrazione - rispetto ad alcuni anni fa – degli aiuti pubblici riservati al sistema dei Confidi.Di particolare rilievo appaio-no gli indici di efficienza della struttura operativa e l’efficacia con la quale il Confidi colloca sistematicamente sul territorio – sottoforma di garanzie per i prestiti alle imprese – ogni ri-sorsa ottenuta, così come l’at-titudine a ricercare e favorire l’accesso delle PMI venete a ogni possibile opportunità di fi-nanziamento e di agevolazione.

Page 61: Economia Veronese Dicembre 2012

Fine anno è il momento dei bilan-ci: si tira una linea e si cerca di capire se si è fatto abbastanza, se si poteva fare di più, se si poteva fare meglio. La mia è

una carica rappresentativa e trovo per-tanto giusto elencare qui le attività svolte, con l’aiuto della struttura e in condivisio-ne con la Giunta senior, dal Consiglio dei Giovani, al fine di consentire a tutti gli associati di fare le opportune valuta-zioni. La mia mission personale è quella di creare opportunità per gli associati e realizzare momenti che facilitino l’intera-zione tra imprenditori e agevolino la na-scita di opportunità tra gli stessi: spero di essere riuscito, in questo primo anno, a raggiungere buoni obiettivi e a mettere tasselli importanti per arrivare a traguardi sempre più alti.Ecco gli eventi organizzati dal GGI Api-verona:- 9 febbraio 2012 Assemblea Annuale GGI con elezione del Consiglio.Le votazioni sono state precedute dal convegno “Come portare una squadra a vincere!”, dedicato al tema dell’impor-tanza del fare squadra, moderatore l’avv. Stefano Fanini, ospite Andrea Mandorlini, allenatore Hellas Verona F.C.- 12 marzo 2012 primo incontro con il Consiglio al Caffè Dante.Nella parte inziale Lorenzo Bossi, respon-sabile dell’Ufficio Fiscale di Apindustria, ha approfondito il tema delle reti d’impre-sa, nella seconda parte il nuovo Consiglio ha condiviso il programma delle attività previste con tutto il Gruppo Giovani.- 31 maggio 2012 Api Hour al Caffè An-selmi.- 5 luglio 2012 Cena d’Estate.Il Gruppo Giovani ha riproposto un format storico dell’Associazione collegandolo a un’iniziativa benefica di raccolta fondi per i ricercatori dell’International Stem Cell Community, Ilaria Decimo e Francesco Bifari.

- 4 ottobre 2012 secondo incontro con il Consiglio a Beyond Factory.Una galleria d’arte è stata la location per un incontro del Consiglio con il Gruppo Giovani.- 17 dicembre Cena di Natale con asse-gnazione del Premio Verona Giovani.In collaborazione con altri gruppi, poi, vi sono stati:- 16 marzo 2012 Festa della Scuola Per l’Imprenditoria.I Gruppi Giovani delle più importanti As-sociazioni veronesi hanno creato, unica in Italia, una scuola di formazione per i giovani imprenditori. È consuetudine fe-steggiare l’inizio e la chiusura dell’anno accademico.- 6 giugno 2012 Work in Congress, il 1° congresso LIVE on Social Networks nell’esclusiva location di H-Farm – Ventu-re Incubator di Roncade (TV).Insieme al Gruppo Giovani di Apindustria Vicenza abbiamo creato un evento mul-timediale sul tema “Il valore del lavoro in un mondo in trasformazione” con l’aiuto del prof. Roberto Vacca, di Maurizio Ros-si, co-founder di H-Farm, e di Roberto Guastalla, imprenditore italiano trasferito-si in Polonia per lavoro, in collegamento remoto su Skype.Oltre a questi appuntamenti, una serie di attività:- Progetto DELEGATI CON I COMUNIAbbiamo avviato un progetto con il co-mune di S. Giovanni Lupatoto con l’idea di creare una delegazione d’imprenditori del posto che dialoghino con l’Ammini-strazione per portare alla luce le neces-sità delle aziende del territorio.- Interventi su ECONOMIA VERONESEAbbiamo chiesto, e ottenuto, di poter avere uno spazio dedicato su «Economia Veronese» per dare voce a noi giovani im-prenditori e alle nostre idee.- Interventi radiofonici e televisivi nella trasmissione “My Generation” di Claudio Capitini.

Grazie alla Scuola Per l’Imprenditoria ab-biamo avuto l’opportunità di farci cono-scere essendo stati ospiti di alcune pun-tate di My Generation in radio su Radio Verona e in TV su TeleArena.Vorrei ringraziare quanti hanno per-messo la realizzazione di tutto questo, e cioè gli sponsor:- Assemblea: Croft Holding + sponsor interni + sponsor tecnici (Food&Sweet – Soavino – Tommasi)- Api Hour: Workimprove- Cena d’Estate: Viani Assicurazioni – Santo Passaia – BMW – TUV + sponsor tecnici (Perbellini)- Cena di Natale: Reale Mutua – TEK Ser-vice – Trenkwalder – Gioielleria Benetti + sponsor tecnici (Shaphoto e La Trottola)Sottolineo, per chi non lo sapesse, che le attività svolte sono frutto del volonta-riato degli aderenti al Gruppo i quali non hanno alcun ritorno economico se non la gratificazione nel raccogliere i compli-menti dei presenti ai vari eventi: è quindi doveroso un ringraziamento a tutti co-loro che si sono adoperati per la buona riuscita del programma.Concludo augurando a tutti Buone Fe-ste, vicino ai propri cari, e voglio espri-mere la speranza che le Istituzioni ci diano la possibilità di affrontare il 2013 che sta arrivando con qualche carta in più da giocare, soprattutto nelle nostre imprese.Noi imprenditori stiamo facendo già mol-to per mantenere aziende e collaboratori e mi aspetto che chi ci governa si impe-gni a fare altrettanto!•

Alessandro Ferrari

61Economia Veronese - dicembre 2012

Apigiovani

Un anno… Giovane!!!

Page 62: Economia Veronese Dicembre 2012

Il 2012 è l’Anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le ge-

nerazioni: le informazioni dell’Eu-Osha su come aiutare i lavoratori a prolungare

la propria attività professionale. Il calo della quota di giovani che accederanno

al mondo del lavoro nei prossimi anni sarà accompagnato da un aumento si-

gnificativo della percentuale di lavoratori più anziani tra la forza lavoro. I datori

di lavoro dovranno contare sempre più spesso su lavoratori anziani, e questo po-

trebbe andare a loro vantaggio. Da alcuni studi si evince che i lavoratori più anziani

sono più dediti al luogo di lavoro, si assentano meno per malattia e rimangono più

a lungo nel proprio posto di lavoro. In genere, le competenze, l’esperienza e la ma-

turità dei lavoratori più anziani sono superiori ai possibili problemi quali l’aumento

delle patologie legate all’età.

I lavoratori più anziani nei luoghi di lavoro

Età e produttività. Uno dei principali problemi legati all’invecchiamento della forza

lavoro è che la riduzione delle capacità funzionali e il deterioramento delle con-

dizioni di salute dovuti all’età comportano un peggioramento delle prestazioni e

una minore produttività tra i lavoratori più anziani. Il rapporto tra età e produttività è

molto più complesso, tenuto conto dei vantaggi dell’esperienza professionale ac-

quisita, di una maggiore conoscenza del lavoro, della maestria professionale, del-

la competenza, dell’adattabilità e dell’uso di strategie compensative. Non esistono

prove concordanti del fatto che in generale i lavoratori più anziani siano meno

produttivi di quelli più giovani. Nel contempo, si stanno accumulando le prove del

fatto che l’esperienza professionale è un indicatore della produttività più valido e

attendibile dell’età cronologica. Assenteismo. La percentuale di lavoratori dipen-

denti che non hanno usufruito di un congedo di malattia nel caso di un problema di

salute connesso al lavoro è risultata relativamente simile in tutti i gruppi di età (41-

42%). I congedi di malattia di uno o più giorni sono diminuiti con l’età (dal 46% al

36%), mentre i congedi di malattia di uno o più mesi sono aumentati con l’età (dal

13% al 23%). Infortuni. In base alle ricerche si è giunti alla conclusione che: in ge-

nerale, i lavoratori più anziani hanno meno probabilità di avere un infortunio rispetto

a quelli più giovani; gli infortuni sul lavoro in cui sono coinvolti i lavoratori più anziani

tendono ad avere come conseguenza lesioni più gravi, come per esempio fratture,

invalidità permanente o morte. Stress legato al lavoro. Cause di stress particolari

per i lavoratori più anziani possono essere la mancanza di opportunità di sviluppo

della carriera e di formazione e le difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti tecnologici.

Cambiamenti dovuti all’età

Molti attributi, come la saggezza, il pensiero strategico, la percezione olistica e

la capacità di giudizio, aumentano o emergono per la prima volta con l’avanzare

dell’età. Con l’età si accumulano anche l’esperienza lavorativa e le competenze.

Esistono inoltre prove che il calo delle prestazioni cognitive in generale non diventa

evidente fino a dopo l’età di 70 anni. Tuttavia, alcune capacità funzionali, principal-

mente fisiche e sensoriali, diminuiscono per effetto del naturale processo di invec-

chiamento. I possibili cambiamenti delle capacità funzionali devono essere presi

in considerazione nella valutazione dei rischi e per far fronte a tali cambiamenti

devono essere modificati l’ambiente di lavoro e i compiti lavorativi.

I cambiamenti delle capacità funzionali dovuti all’età non sono uniformi in quan-

to esistono differenze individuali di stile di vita, alimentazione, forma fisica, pre-

disposizione genetica alle malattie, livello di istruzione e lavoro e altri ambienti.

L’invecchiamento di per sé non è un fattore determinante per la riduzione delle

capacità, tuttavia interagisce con tutti gli altri fattori che nel complesso influiscono

sulle capacità funzionali. I cambiamenti delle capacità funzionali si verificano in

relazione alle singole persone anziché in relazione a gruppi di età, per cui le dif-

ferenze individuali sono considerevoli. Sulla salute in età più avanzata influiscono

anche i comportamenti correlati alla salute tenuti in precedenza. La riduzione delle

capacità funzionali può essere ritardata e limitata al minimo grazie ad abitudini

e stili di vita sani, come un’attività fisica regolare e una corretta alimentazione.

L’ambiente di lavoro svolge un ruolo fondamentale nella promozione di uno stile di

vita sano e di attività che servono a prevenire la riduzione delle capacità funzionali,

contribuendo quindi a mantenere la capacità lavorativa. La promozione della sa-

lute nei luoghi di lavoro riguarda molti aspetti diversi tra cui dieta e alimentazione,

consumo di alcolici, abbandono del fumo, quantità di attività fisica, recupero e

sonno. Molti cambiamenti delle capacità funzionali dovuti all’età sono più rilevanti

in alcune attività professionali rispetto ad altre. Per esempio, i cambiamenti dell’e-

quilibrio hanno implicazioni per i vigili del fuoco e il personale di soccorso che

lavorano in condizioni estreme, indossando equipaggiamenti pesanti e sollevando

e trasportando le persone; una riduzione delle capacità di valutare le distanze e la

velocità degli oggetti in movimento ha implicazioni per la guida notturna, ma non

ha alcuna influenza su chi lavora in ufficio.

L’invecchiamento e i cambiamenti in atto nel mondo del lavoro

Il declino dovuto all’età influisce soprattutto sulle capacità fisiche e sensi orali, che

sono le più importanti per il lavori fisici pesanti. Da un lato, i cambiamenti industria-

li, in particolare il passaggio dall’industria estrattiva e manifatturiera all’industria dei

servizi e basata sulle conoscenze, hanno determinato una riduzione del numero

di posti di lavoro che richiedono elevati livelli di forza fisica. Anche una maggiore

automazione e meccanizzazione dei compiti e l’uso di apparecchiature motoriz-

zate hanno ridotto la necessità di un lavoro fisico pesante. Dall’altro lato, il mondo

del lavoro in continua trasformazione valorizza molte capacità e competenze as-

sociate alle persone più anziane, come le buone capacità relazionali, i servizi alla

clientela, e la consapevolezza della qualità.

Valutazione dei rischi sensibile all’evoluzione demografica

Le valutazioni dei rischi devono prendere in considerazione le ampie differenze

individuali di capacità funzionali, della salute e di altri aspetti di diversità tra i la-

voratori, come la disabilità, i problemi di genere, l’età, la condizione di migrante

ecc. l’adeguamento del lavoro alle abilità, alle competenze e allo stato di salute

di un individuo dovrebbe essere un processo continuo e dinamico nell’arco di

tutta la carriera professionale, sulla base di un’adeguata valutazione dei rischi. In

questo contesto è compreso l’adeguamento del lavoro allo stato di salute e alle

esigenze dei lavoratori più anziani. L’età è solo un aspetto della diversità della forza

lavoro. Una valutazione dei rischi sensibile all’evoluzione demografica tiene conto

degli aspetti legati all’età dei vari gruppi di età quando si valutano i rischi, fra cui i

possibili cambiamenti delle capacità funzionali e dello stato di salute nel caso dei

lavoratori più anziani. Per esempio, deve essere prestata maggiore attenzione ai

requisiti di capacità fisica del lavoro, ai pericoli connessi al lavoro a turnazione,

al lavoro in condizioni di temperatura elevata, al rumore ecc. nel caso dei lavo-

ratori più anziani. Tuttavia, poiché le differenze individuali aumentano con l’età,

non devono essere effettuate considerazioni esclusivamente sulla base dell’età.

La valutazione dei rischi deve tenere conto di requisiti del lavoro in relazione alle

capacità funzionali e allo stato di salute individuali. Viste tali ampie differenze indi-

viduali, il modo in cui il luogo di lavoro viene modificato per far fronte ai cambia-

ambiente e salute

Plinio Menegalli Medico Competente

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Lavoratori in età avanzata

Page 63: Economia Veronese Dicembre 2012

menti delle capacità funzionali deve essere adeguato

alle esigenze e alle condizioni di ciascun lavoratore.

Una buona progettazione del luogo di lavoro è van-

taggiosa per tutti i gruppi di età anche se è mirata ai

lavoratori più anziani.

Capacità lavorativa e relativa promozione

La capacità lavorativa è l’equilibrio tra lavoro e risorse

individuali; quando lavoro e risorse individuali sono

compatibili tra loro, la capacità lavorativa è adeguata.

I fattori fondamentali che influiscono sulla capacità

lavorativa sono: salute e capacità funzionali, compe-

tenza, valori, atteggiamenti e motivazione,vari aspetti

del lavoro tra cui ambiente di lavoro, contenuto e re-

quisiti del lavoro, organizzazione del lavoro, comunità

lavorativa e capacità direttive. La promozione della

capacità lavorativa è un aspetto importante della ge-

stione dell’età. Il concetto di capacità lavorativa pre-

suppone che le azioni di promozione della capacità

lavorativa nel luogo di lavoro comprendano tutte le

dimensioni del lavoro. La promozione della capacità

lavorativa richiede la collaborazione tra datori di la-

voro e lavoratori, che a sua volta implica adeguate

capacità direttive e la partecipazione dei lavoratori.

Gestione dell’età nei luoghi di lavoro

La gestione dell’età a livello organizzativo signifi-

ca prendere in considerazione i fattori legati all’età,

comprese le forme di impiego e la natura delle man-

sioni individuali. Le dimensioni della gestione dell’età

sono: una maggiore consapevolezza dell’invecchia-

mento, atteggiamenti positivi nei confronti dell’invec-

chiamento, la gestione dell’età come compito e do-

vere fondamentali per dirigenti e quadri, l’inclusione

della gestione dell’età nella politica del personale, la

promozione della capacità lavorativa, l’apprendimen-

to permanente, accordi di lavoro adeguati all’età,

passaggio sicuro e dignitoso al pensionamento.

Esempi di strumenti per la gestione dell’età

Profilazione in base all’età: si tratta di raccogliere

informazioni sulle fasce di età dei dipendenti. Serve

a valutare la diversità di età nel luogo di lavoro. Lo

scopo è contribuire alla programmazione strategica e

all’adozione di decisioni in merito a assunzioni, man-

tenimento, pensionamento e sviluppo delle capacità.

Valutazione delle competenze

Lo scopo della valutazione delle competenze è indi-

viduare le carenze di capacità e competenze di lavo-

ratori rispetto alle prestazioni richieste o alle esigenze

di sviluppo. La valutazione delle competenze è uno

strumento utile per la programmazione dell’avvicen-

damento del personale e lo sviluppo della carriera e

fornisce una base per una formazione e uno sviluppo

professionale personalizzati. Nel caso dei lavoratori

più anziani potrebbe implicare un adeguamento delle

capacità ai nuovi cambiamenti tecnologici, la facilita-

zione delle mobilità professionali interna o l’offerta di

altre opportunità di carriera.

Work Ability Index (WAI, indice della capacità la-

vorativa)

È stato sviluppato dall’Istituto finlandese per la sa-

lute sul lavoro per valutare la capacità lavorativa di

ciascun lavoratore. È un questionario che esamina

la capacità lavorativa sulla base dell’autovalutazione

degli intervistati. Lo scopo è individuare quale tipo di

azione è necessario per prevenire la riduzione della

capacità lavorativa.

Strumenti di trasferimento delle conoscenze

Servono a salvaguardare l’esperienza accumulata

dei lavoratori più anziani. Alcuni esempi: Squadre

composte da lavoratori di età diverse; sistemi di con-

sulenza e assistenza; rotazione dei compiti lavorativi

e reimpiego. Possono essere utilizzati per ridurre i

carichi di lavoro e minimizzare gli effetti di mansioni

stressanti o fisicamente faticose e per dare ai lavora-

tori più anziani la possibilità di mantenere un tipo di

lavoro corrispondente alle loro capacità.•

Page 64: Economia Veronese Dicembre 2012

IL NOLEGGIOIl noleggio a lungo termine è una formula attraverso la quale il cliente ha la possi-bilità di usufruire del veicolo per un pe-riodo medio/lungo a fronte di un canone mensile fisso che comprende l’utilizzo del bene stesso e di tutti i servizi annessi come quelli assicurativi e/o gestionali del veicolo. Si tratta di una opzione che può essere vantaggiosa per le piccole medie imprese in quanto, al giorno d’oggi, ac-quistare un’auto implica l’impegno di un certo ammontare di capitale che si iden-tifica non solo nel denaro utilizzato per il pagamento dell’automezzo ma soprat-tutto in risorse di tempo umane e impie-gabili in attività diverse e probabilmente più strategiche e remunerative rispetto alla gestione dell’auto. L’impegno per il nuovo investimento nella vettura è quin-di gravoso e l’andamento del mercato lo conferma ed ecco che iniziano a diffon-dersi soluzioni di noleggio a lungo termi-ne rivolte anche ai privati. Il canone che ne deriva viene determinato direttamente dal cliente in base alla tipologia di vettura scelta, durata del contratto, chilometri di percorrenza e servizi richiesti. Partendo dal primo punto la scelta della vettura vie-ne effettuata direttamente dal cliente; lo stesso infatti presso il noleggiatore, può configurare la vettura e gli optional come fosse dal concessionario conformando il veicolo in base alle sue reali necessi-tà ed esigenze. La durata di un contratto di noleggio a lungo termine può essere compresa tra 24 e i 60 mesi, in base alla percorrenza chilometrica annua stimata. Si possono prendere a noleggio tutte le autovetture ed i veicoli commerciali fino a un peso complessivo di 35 quintali. NOLEGGIO – I SERVIZI COMPRESI NEL CONTRATTONon viene messa a disposizione soltan-to un’auto ma tutti i servizi connessi ad essa: di tali adempimenti dei quali si oc-cupa direttamente l’azienda di Noleggio

sollevando da ogni incombenza ammi-nistrativa il cliente. Di seguito riportiamo riassunti i vari servizi che normalmente le principali compagnie di noleggio offrono:Procedura di immatricolazione per la messa su strada La società di noleggio provvederà alla gestione della pratica di immatricolazio-ne nel momento dell’acquisto presso il concessionario ufficiale.Tassa di possesso La società di noleggio provvederà al pa-gamento della tassa di possesso “bollo” alla naturale scadenza presso la regione in cui è stata immatricolata la vettura.Oneri assicurativi che riguardano po-lizza RCA, Furto, Incendio, Kasko e as-sicurazione infortunio conducenteLa vettura gode di una copertura assi-curativa molto estesa ed è possibile per l’utilizzatore decidere diversi livelli di fran-chigie e/o scoperti.Manutenzione ordinaria e straordinariaL’utilizzatore usufruirà per tutta la durata contrattuale, di tutti gli interventi di manu-tenzione e riparazione del veicolo attra-verso la rete convenzionata in tutta Italia con la società di noleggio lungo termine.Servizio PneumaticiL’utilizzatore può inserire all’interno del

contratto il numero di pneumatici che desidera, compresi pneumatici inverna-li considerando che di media vengono cambiati ogni 40.000 km Veicolo sostitutivo in caso di guasto, incidente e furto.Servizio di reportistica on line e servi-zio gestione sinistri.L’utilizzatore è messo nelle condizioni di avere sempre sotto controllo la situazione del proprio parco automezzi, sia a livello amministrativo sia a livello manutenzione.Va ricordato inoltre che il mezzo può es-sere guidato, oltre che dal conducente e dagli altri dipendenti della società cliente, da tutti i familiari di primo grado (neopa-tentati compresi) purché in possesso di valida patente di guida. NOLEGGIO – FISCALITÀPer ogni categoria professionale vengo-no illustrati la deducibilità del canone e la detraibilità dell’I.V.A.: quest’ultime variano non solo a seconda della categoria pro-fessionale presa in considerazione ma anche a seconda dell’uso che si fa dei veicoli, strumentale (ovvero le auto sono oggetto dell’attività propria dell’impresa e in assenza di esse non può essere eser-citata l’attività aziendale) promiscuo e non strumentale.

fiscale

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L’AUTO AZIENDALE DALLA PROPRIETÀ AL NOLEGGIO

Page 65: Economia Veronese Dicembre 2012

NORMATIVA FISCALE DAL 1/1/2013 DEDUCIBILITÀ FISCALE (deducibili limite fisso euro 3.615 del puro canone di noleggio escluso servizi)Dal 01/01/2013Beni strumentali 100%Uso Pubblico 100%Agenti e rappresentanti di commercio 80%Professionisti 27,50%Uso promiscuo ai dipendenti 70%Veicoli non assegnati a singolo dipenden-te 27,50%DETRAIBILITÀ IVADal 01/01/2013Beni strumentali 100%Uso Pubblico (TAXI) 100%Agenti e rappresentanti di commercio 100%Professionisti 40%Uso promiscuo ai dipendenti 40%Veicoli non assegnati a singolo dipenden-te 40%

NOLEGGIO – PRO E CONTROOgni formula che si prenda in con-siderazione nell’acquisto dell’auto può presentare dei pro e dei contro. Facendo un esame del prodotto no-leggio è possibile valutare i vantaggi e gli svantaggi della soluzione finan-ziaria.VANTAGGI-Nessuna incidenza sulla struttura del bilancio evitando l’immobilizzo dei capitali e l’azienda conserva in-tatta la sua capacità finanziaria.- Impegno ridotto delle risorse inter-ne dando la gestione dei veicoli in outsourcing, sgravando l’azienda di compiti e competenze sia in termini di tempo che di costi.-Previsione certa dei budget e quindi certezza della spesa.-Possibilità di beneficiare della po-tenza di acquisto delle compagnie di

noleggio sia sui veicoli che sui servizi ad essi legati.-Eliminazione del rischio sul valore residuo dell’usato.-Garanzia del miglior livello di servizioSVANTAGGI-Non c’è la possibilità contrattuale di acquistare il veicolo a fine contratto.-Tempi di consegna diversi dalla proprietà in quanto il rapporto con la concessionaria e quindi l’immatri-colazione è totalmente seguita dalla società di noleggio, l’operazione può diventare burocratica allungando i tempi di consegna. -Procedure burocratiche talvolta complesse per l’assistenza.-Possibili equivoci sull’interpretazio-ne delle clausole contrattuali, soprat-tutto quelle relative all’assistenza.-Possibile contenzioso sullo stato d’uso della vettura a fine contratto.•

Page 66: Economia Veronese Dicembre 2012

fiscale

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Mala tempora! È un tempo cattivo, un periodo duro e difficile per chi vuole fare impresa: la crisi finanziaria persiste e si è trasmessa inesorabilmente all’e-conomia reale, il PIL scende, anche quest’anno, mentre il debito pubblico e la pressione fiscale aumentano; il po-tere d’acquisto delle famiglie si riduce ulteriormente, gli incassi dai clienti e il credito bancario arrivano con il conta-gocce, ed è in arrivo Basilea 3; i prov-vedimenti del Governo per lo sviluppo e la ripresa sembrano contraddittori o dall’esito incerto. Insomma: siamo an-cora in mezzo al guado della crisi e si stenta a vederne la fine, anche se qual-cuno, beato lui, intravede qualche spi-raglio. Tra le diverse conseguenze di questa situazione emerge la neces-sità di razionalizzare l’economia del nostro agire in azienda: ecco allora la riduzione di costi e spese, l’ottimizza-zione nell’uso delle risorse, un’azio-ne commerciale più mirata, il taglio degli investimenti ora ritenuti non più prioritari o quantomeno necessari. Ma… sarà vero? Chiariamoci bene, per evitare ogni fraintendimento: è corretto agire con oculatezza e ra-zionalità a fronte di una situazione manifestamente rischiosa e pesante, è sacrosanto intraprendere decisio-ni tempestive ed efficaci quando i fondamentali della redditività e della solidità finanziaria aziendali corrono il serio pericolo di peggiorare rapi-damente. Il dubbio che però si insi-nua nella nostra mente è se realmente abbiamo fatto le scelte giuste, se ab-biamo adottato decisioni tali da non determinare conseguenze negative impreviste, portatrici di azioni che poi, alla lunga, manifesteranno svantaggi o costi aggiuntivi difficilmente recupera-bili. Siamo così arrivati al punto: tutta l’attività imprenditoriale, secondo la visione moderna dell’economia azien-

dale, è un complesso di decisioni da cui derivano azioni conseguenti, un si-stema di scelte che determinano effetti attesi e talvolta inattesi, conseguenze certe e incerte, costi e ricavi previsti e imprevisti o non facilmente prevedi-bili. Infatti è progressivamente mutato l’atteggiamento di studiosi e tecnici su alcuni dogmi fondamentali della teoria economica, un tempo basata sull’astrazione dell’homo oeconomicus mosso esclusivamente da un criterio di razionalità assoluta, sempre in grado di individuare l’alternativa migliore, con l’obiettivo di ottenere il massimo risul-tato col minimo sforzo, in un mercato dove nessun operatore può influire su

domanda, offerta e prezzi.La nostra esperienza quotidiana smen-tisce nei fatti queste ipotesi: spesso i mercati sono caratterizzati da un nume-ro elevato di imprese offerenti a fronte di una domanda concentrata in poche imprese ad alto potere contrattuale, o viceversa (pochi offerenti e molti acqui-renti), cioè sono mercati oligopolistici; inoltre quasi mai si riesce a ottimizzare il risultato col minimo sforzo, occorre

sovente scendere a compromessi più o meno penalizzanti sul lato dei costi o dei ricavi. Non da ultimo, la nostra azione è sempre guidata da una ra-zionalità non assoluta, ma limitata, og-gettivamente limitata: non conosciamo mai tutte le condizioni necessarie per agire in modo assolutamente logico, non abbiamo mai tutte le informazioni indispensabili, non disponiamo mai del tempo necessario per ricercare e valu-tare tutte le alternative possibili, perché spesso queste sono distanti da noi, nel tempo e nello spazio; nelle transazioni sono sempre presenti i rischi di com-portamenti opportunistici del nostro interlocutore, che cerca di ottenere in-debiti vantaggi.In pratica in azienda prendiamo de-cisioni e attuiamo azioni per tentativi, per aggiustamenti successivi, fino al momento in cui i benefici che si ot-terrebbero dalla ricerca di un’ulteriore

alternativa li valutiamo inferiori ai costi che si dovrebbero sostenere per ricer-carla: appunto, decidiamo secondo un criterio di razionalità necessariamente limitata. Quali scelte operiamo in azien-da, quali decisioni e quali azioni adot-tiamo? Esse riguardano sia la gestione ordinaria, il normale funzionamento aziendale, sia la gestione straordinaria, i grandi fatti che riguardano l’azienda: la sua nascita, lo sviluppo, lo cessio-

Francesco Domaschio Dottore Commercialista

P D C APlan –Do–Check–Act

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ne o acquisizione di rami d’azienda, la fusione con altre aziende. Facciamo qualche esempio: operiamo delle scelte ogni volta che decidiamo l’assetto istituzionale della nostra azienda: società di persone o società di capitali? Società a responsabilità limitata o società per azioni? Qual è il colle-gio sindacale? L’organo amministrativo è un amministrato-re unico o un organo collegiale? Quali deleghe attribuiamo all’organo amministrativo? Analogamente adottiamo delle scelte ogni volta che prendiamo decisioni operative, relative alla gestione ordinaria e quotidiana: produrre internamente o acquistare? Quali fornitori interpelliamo? Quale tipo di fi-nanziamento bancario ci accingiamo a chiedere? Che tipo di politica commerciale promuoviamo? Come organizziamo i ruoli e le mansioni del personale? Se è vero che agiamo in condizioni di razionalità limitata ogni qualvolta adottiamo decisioni simili, cosa possiamo fare perché queste scelte siano comunque oculate, valutate e adottate con consape-volezza? Abbiamo bisogno di uno schema, di un modello decisionale che ci aiuti. Tutte le attività della nostra impresa, e le scelte che le hanno determinate, rappresentano per l’e-conomia e l’organizzazione aziendale un sistema di gestio-ne, cioè un insieme di processi che agiscono in modo coor-dinato per un dato obiettivo: la redditività ritenuta adeguata, la quota di mercato necessaria a tutelarci dalla concorrenza. Ogni processo, poi, è un insieme di risorse, attività e infor-

mazioni che interagiscono per realizzare un determinato risultato: la produzione della giornata, i contratti conclusi mediante i commerciali, gli acquisti decisi per alimentare il magazzino. Proprio l’organizzazione aziendale e la teoria dei Sistemi Qualità hanno definito una metodo per governare i processi, per guidarli al risultato atteso: è il modello identifi-cato dall’abbreviazione PDCA: Plan, Do, Check, Act (pianifi-ca, esegui, verifica, agisci). Questo modello si applica a tutti processi aziendali: direttivi (definizione della politica azien-dale e dei suoi obiettivi), ausiliari (gestione amministrativa, gestione delle risorse…), produttivi (processi commerciali, di progettazione e sviluppo, di approvvigionamento, di pro-duzione, di consegna e assistenza). La singolarità di questo modello è di incorporare in sé quanto avviene nella realtà: non ha la pretesa di determinare decisioni valide in assoluto, ma attraverso la pianificazione delle decisioni e azioni, la loro messa in atto, la verifica sistematica dei risultati raggiunti e l’eventuale azione correttiva, cioè attraverso aggiustamenti successivi, guida la gestione verso un risultato ottimale.

Nei prossimi articoli esploreremo le fasi di questo modello (pianificazione, esecuzione, verifica, azione correttiva) e lo applicheremo ai più importanti processi aziendali, per capire come esso possa sostenere l’azienda e favorire una gestio-ne consapevole.

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Negli ultimi cinque anni le tariffe di ac-qua, elettricità, gas e asporto rifiuti sono lievitate per le PMI ita-

liane del 17,6%, quasi 3 punti in più rispetto agli aumenti subìti dal-le famiglie (14,8%) e in misura più che doppia rispetto alla cresci-ta dei prezzi al consumo (8,1%). Inoltre, gli oneri di sistema pena-lizzano il prezzo finale al dettaglio

dell’energia elettrica, che in Italia è più caro del 25 per cento rispetto agli altri principali Paesi europei. Le maggiori imposizioni applicate in bolletta per incentivare l’energia pulita, infatti, impattano per quasi la metà (10% su 25%) sul prezzo complessivo. Si evidenzia quindi una notevole differenza tra l’Italia e il resto d’Europa. Il prezzo nel nostro Paese è pari a circa 66 €/

MWh, in leggera flessione, mentre negli altri Paesi (Francia, Germa-nia, Spagna, Austria, Regno Uni-to) oscilla tra 45 e 50 €/MWh.Una parte del gap trova origine sicuramente nella strutturale diffe-renza delle diverse incentivazioni al rinnovabile che hanno portato ad un aumento consistente del prezzo italiano. Non tutti i con-sumatori conoscono infatti quali costi vengono addebitati in bol-

letta: oltre al prezzo dell’energia elettrica vi sono tasse e oneri di sistema che, tra le varie voci di co-sto, includono la componente A3, destinata al finanziamento delle energie rinnovabili. Proprio questo incentivo, smisuratamente alto, pesa nelle tasche degli italiani per circa 3 miliardi di euro all’an-no e fa lievitare le bollette italiane rispetto alla media europea. Il co-

sto dell’energia, pertanto, viene ad essere estremamente penaliz-zante soprattutto per le piccole e medie aziende. Alla luce di queste problematiche, diventa a volte di vitale importanza cercare, grazie alla ormai completa liberalizzazio-ne del mercato dell’energia elettri-ca, la miglior tariffa possibile con l’obiettivo di risparmiare somme spesso importanti. Apindustria Verona, da 10 anni a questa parte, garantisce competitività e rispar-mio alle aziende associate iscrit-te al Club dell’Energia grazie ad un’indagine accurata e selettiva delle migliori offerte di mercato da offrire ai propri aderenti. Nel 2013, per il terzo anno consecutivo, Multiutility si è dimostrato opera-tore economicamente conveniente e con caratteristiche qualitative che hanno assunto un valore importan-te nella scelta effettuata dall’Asso-ciazione, unendo al risparmio la qualità del servizio e permettendo così di ottenere un’offerta adatta alle necessità delle aziende, un’a-nalisi energetica accurata con un servizio clienti efficiente e una fat-turazione mensile sui consumi re-ali. «Multiutility – afferma Luciano Veronesi, direttore di Apindustria – è un operatore di livello nazio-nale che però ha le proprie radici radicate nel territorio e per questo garantisce non solo la competitivi-tà che serve, ma anche l’affidabi-lità che chiediamo per i nostri as-sociati. Le aziende sono il nostro patrimonio e riteniamo vadano tutelate al meglio: con Multiutility

legale

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CLUB ENERGIA APINDUSTRIA

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siamo certi di poterlo garantire». Vincenzo Scotti, amministra-tore delegato di Multiutility, si dichiara soddisfatto che la scel-ta sia ricaduta per il terzo anno sull’azienda che rappresenta e soprattutto per essere riuscito a garantire condizioni competitive. «Siamo orgogliosi – spiega Scot-ti – di continuare ancora a es-sere partner di Apindustria, ma soprattutto di riscontrare che la percentuale di aziende associa-te che hanno deciso di sottoscri-vere l’offerta con noi è aumen-tata rispetto al 2012, andando a confermare la quasi totalità delle aziende già in fornitura e assorbendone anche di nuove, persino fuori dai confini del no-stro territorio». I servizi offerti da Multiutility ad Apindustria Vero-na sono infatti stati sottoscritti anche da alcune aziende di Api

Reggio Emilia, segno di una au-spicabile, ulteriore espansione per il 2013. «Ci fa piacere vedere che un così grande numero di aderenti alle nostre offerte per il

2012 abbia confermato il rinnovo anche per il 2013: è l’indicatore – conclude Scotti – di un’impor-tante affermazione su quello che da sempre è il nostro target».•

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il punto

Che la domenica torni ad essere domenica

C’era una volta la do-menica. C’era una volta… A scuola, almeno per chi ha una certa anagrafe,

ti facevano mandare a memoria Il sabato del villaggio, poesia di un certo Leopardi. Si trattava della celebrazione enfatica del valore della domenica, capace di popo-lare la vigilia di attese e di proget-ti, talmente grandi da trasformare questa vigilia in un grande sogno.Oggi i sogni sono rimasti quelli notturni. Piacevoli se a stomaco leggero, inquietanti se l’Amarone ha fatto da protagonista la sera prima. Per il resto, abbiamo fatto di tutto per spegnerli. Soprattut-to con i ragazzi e i giovani. Vuoi perché se un figlio ti chiede una cosa gliene compri dieci, vuoi perché abbiamo spianato la strada alle nuove generazioni, creando loro gli “scivoli”. Scivoli metaforici, diventati prassi nel-le nostre case, togliendo fatiche ed ostacoli come si farebbe con gli handicappati. Il sabato del vil-laggio ha finito di rappresentare il laboratorio delle attese e dei sogni, cedendo il passo al tutto possibile della domenica, ridotta a mercato sotto il cielo, con l’u-nica liturgia del consumare. Uno scivolamento verso la banalità di

un vissuto da trascorrere dentro gli scaffali dei grandi magazzi-ni o dentro le botteghe di lustro per chi ancora ha il privilegio di permetterselo. così, in pochissimi anni, siamo passati dalla cultura del settimo giorno, dedicato al ri-poso, alla cultura del tempo indi-stinto e banalmente uguale. Pen-serebbe sbagliato chi credesse che il riposo festivo o domenica-

le, come nel caso della tradizione cristiana, sia soprattutto una que-stione religiosa. Il settimo giorno nasce in realtà come esigenza di giustizia sociale. Aristotele distin-gueva gli uomini in due catego-rie, quelli “liberi” e quelli “nati col dorso curvo”. I primi, intellettuali dediti all’otium, ossia a opere di ingegno non faticose, trovavano nei secondi i servitori che con-

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sentivano loro di esercitare la propria attività. Il giorno del riposo diventava così una sorta di ecologia sociale, equiparando, almeno per un breve spazio di tempo, le due classi sociali dell’umanità. La Bibbia aggiungerà un ulterio-re elemento di riflessione imponendo prima il sabato con gli ebrei e la domenica successi-vamente, con i cristiani. Per sei giorni tutti si doveva lavorare, Dio compreso. Poi al settimo giorno tutti si doveva riposare. Fosse il venerdì dei musulmani, il sabato degli ebrei o il giorno dopo il sabato dei seguaci di Gesù, la logica era comune: creare uno spazio temporale in cui si diventava popolo insieme. All’ecologia sociale andava ad aggiungersi l’ecologia del tempo. Ossia l’arte di governare con saggez-za il suo utilizzo. Argomento di straordinaria attualità, quanto disatteso. Mentre le teleca-mere sono giustamente pronte a beccarci in fallo per ogni sacco d’immondizia fuori posto, nessuno alza la voce per il caos del tempo. La notte scambiata con il giorno e il giorno con la notte, i giorni feriali con quelli festivi e viceversa, in una Babele che non ha più spazi cronologici comuni. E così anche la domeni-ca, trasformata in giorno di mercato, ha dato il suo contributo perché fosse seppellita l’e-cologia sociale e quella del tempo. Con il bel risultato che, a fronte di chi va a spasso per comprare, molti altri, dietro il bancone, sono

passati dalla parte di chi è nato con il dorso curvo. Padri e madri di famiglia, che non pos-sono permettersi di perdere il lavoro, perden-do invece diritti familiari fondamentali, come quello di potere stare accanto ai propri figli. Eppure, erano talmente convinti che la cosa funzionasse, che ci hanno fatto pure un de-creto, il Salva Italia, per dirci che le aperture domenicali avrebbero salvato l’economia. Ma è una balla clamorosa. Marco Venturi di Confesercenti ci ricorda che non solo non si è raggiunto l’obiettivo, ma anzi, 80 mila imprese sono sul punto di chiudere con una perdita di oltre 200 mila posti di lavoro. Solo la grande distribuzione ne ha ricevuto qualche timido vantaggio. Regione Veneto e Unioncamere, con un rigoroso monitoraggio hanno conclu-so che l’aumento dei costi non è stato per nulla compensato dall’aumento delle vendite.A fronte dei dati economici, resta comunque l’importanza di recuperare un tempo che ga-rantisca a tutti le stesse opportunità. Gli ebrei sono soliti dire che non sono stati loro a salva-re il sabato, ma il sabato li ha salvati come po-polo, conservando un’identità condivisa, valo-ri e tradizioni comuni. E se tornassimo anche noi a vivere la domenica come tale, cioè come giorno di riposo e di ideali condivisi? Sarebbe proprio una cattiva idea?• Tse Tse

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