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s sp pe ed di iz z. . i in n a ab bb b. . p po os st t. . a ar rt t. . 2 2 c co om mm ma a 2 20 0/ /c c L Le eg gg ge e 6 66 62 2/ /9 96 6 a au ut t. . D D. .C C. .I I. . - - R Re eg gi io on ne e E E/ /R R ANNO XXII DICEMBRE 2001 ANNO XXII DICEMBRE 2001 SPELEOLOGIA RIVISTA DELLA SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANA SPELEOLOGIA RIVISTA DELLA SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANA 45 45

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ANNO XXII DICEMBRE 2001

ANNO XXII DICEMBRE 2001

SPELEOLOGIARIVISTA DELLA SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANA

SPELEOLOGIARIVISTA DELLA SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANA

4545

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� SSI

SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANASOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANAONLUS

UFFICIAmministrazioneAssicurazioniCristina Donati • Via Don S. Arici, 27b- 25040 Monticelli Brusati (BS); tel. efax 030.6852325; [email protected]

Centro Italiano di DocumentazioneSpeleologica “F. Anelli” - CIDSVia Zamboni, 67 - 40127 Bologna; tel. e fax 051.250049; [email protected]

COMMISSIONIScuole di SpeleologiaRinaldo Massucco • Via alla Rocca, 21/917100 Savona; tel. 010.6546390 (uff.), 019.853752 (ab.), fax 019.811960; [email protected]

CatastoPaolo Mietto • Via Generale Giardino,23 - 36100 Vicenza; tel. 0444.965465 (ab.), 049.8272079(uff.); [email protected]

Editoria e Comunicazionec/o C.I.D.S. Via Zamboni, 67 40127 Bologna; tel. e fax 051.250049; [email protected]

Speleo SubacqueaAlessio Fileccia • Via G. da Coderta, 1531100 Treviso; tel. 0422.411520; [email protected]

Speleologia in Cavità Artificiali Lamberto Laureti • c/o Dip. Sc. dellaTerra Università di Pavia; tel. 0382.505858, fax 0382.505890, tel. 02.4079840 (ab.)

DIREZIONEPresidenzaMauro Chiesi • Via Luca da Reggio, 1 42010 Borzano d’Albi nea (RE); tel. e fax 0522.591758; [email protected]

VicepresidenzaAngelo Naseddu • Via Roma, 8a 09015 Domusnovas (CA); tel. e fax 0781.70669; [email protected]

SegreteriaGiampietro Marchesi • Via Don S. Arici,27b - 25040 Monti cel li Brusati (BS); tel. e fax 030.6852325;[email protected]

TesoreriaEnrica Mattioli • Via Panisi, 27 42100 Reggio Emilia;tel. e fax 0522.394015;[email protected]

GRUPPI DI LAVOROScientificoPaolo Forti • c/o Dip. Sc. della TerraUniversità di Bologna, Via Zamboni, 6740127 Bologna; tel. 051.2094547, fax 051.2094522, [email protected]

DidatticaFranco Utili • CP 101 - 50039 Vicchio(FI); tel. e fax 055.8448155

Materiali e TecnicaGiovanni Badino • Via Cignaroli, 8 10152 Torino; tel. 011.4361266, fax 011.6707493; [email protected]

Salvaguardia Aree CarsicheMauro Chiesi • Via Luca da Reggio, 142010 Borzano d’Albinea (RE); tel. e fax 0522.591758; [email protected]

INDICAZIONI PER GLI AUTORI

Nellʼintento di agevolare gliautori nella redazione dei

manoscritti e di ridurre le diffi-coltà ed i tempi di stampa, siforniscono alcuni orientamentida seguire nella preparazionedei testi.

I TESTII testi devono essere forniti alla Redazionesia su supporto cartaceo che su supportomagnetico, in formato Word per Mac o perWindows. Eventuali correzioni apportatemanualmente al testo stampato devonoessere leggibili e trovare corrispondenzacon quanto contenuto nel file. I file di testonon devono contenere la numerazione dellepagine e non devono presentare formatta-zioni (rientri, tabulazioni, ecc.). Le note a pièdi pagina devono essere eliminate. Oltre altitolo dovranno essere indicati i nomi degliautori. Ogni articolo deve essere introdottoda un breve riassunto (possibilmente con lasua traduzione in inglese) e dalle parolechiave. I file non devono contenere immagi-ni né grafici, che andranno consegnati aparte. Eventuali formule ed equazioni devo-no essere presentate in forma chiara e leg-gibile ed eventualmente contrassegnate dauna numerazione progressiva posta traparentesi tonde. Eventuali note bibliografi-che vanno riportate alla fine dell’articolo. Inallegato al manoscritto gli autori devonosempre indicare un loro recapito telefonicoe di e-mail per consentire un sollecito con-tatto da parte della redazione. Ogni artico-lo deve necessariamente essere corredatoda una cartina di inquadramento della zona.

LE FIGUREFigure, carte, profili ed immagini devonoessere numerati progressivamente. Per leimmagini il numero dovrà essere indicatosull’originale in modo da caratterizzarneanche il verso di lettura. Per una miglioreriproduzione si prega di inviare sempre dia-positive in originale (o duplicati di ottimaqualità) e non fotografie, indicando semprel’autore ed accompagnandole con una dida-scalia sufficientemente estesa per la spiega-zione dei contenuti dell’immagine. I rilieviche accompagnano gli articoli dovrannoessere redatti in modo che le parole conte-nute risultino leggibili in una riduzione informato A3 (questo anche se i rilievi ven-gono consegnati su floppy o cd). Eventualicampiture realizzate con retini dovrannoavere una densità tale da risultare leggibilianche dopo una eventuale riduzione.

Per qualsiasi dubbio contattate: [email protected].

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editoriale

Speleologia 45 1

Editoriale �

SPELEOLOGIARivista della Società

Speleologica Italiana onlus

Sede Legale: Via Zamboni, 6740127 Bologna

semestrale

N° 45, dicembre 2001Anno XXII

Autorizzazione del Tribunaledi Bologna n° 7115del 23 aprile 2001

Codice Fiscale 80115570154P.I.V.A. 02362100378

Anagrafe nazionale ricercaL18909 LL ISSN 0394-9761

Sede della redazioneVia Zamboni, 6740127 Bologna

telefono e fax 051.250049e-mail:

[email protected]

Direttore Responsabile:Alessandro Bassi

Redazione:Francesco De Grande,

Massimo Goldoni, MarinellaGondoni, Massimo

Pozzo, Michele Sivelli,Alessandro Zanna

Ha collaborato a questo numero:Valentina Bertorelli

Progetto graficoe impaginazione:Maddalena Zenobi

Stampa:LITOSEI s.r.l. Officine Grafiche

Via Rossini, 1040067 Rastignano (BO)

telefono 051.744539

Associata alla FederazionePro Natura

Segreteria c/o ISEAVia Marchesana, 12

40124 Bologna

Associatoall’Unione StampaPeriodica Italiana

La rivista viene inviata a tutti i soci SSI in regola

con il versamento delle quote sociali

Quote anno 2001: singoli € 26,00gruppi € 62,00

Versamenti inC.C.P. 58504002 intestato a

Società SpeleologicaItaliana onlus

Via Zamboni, 6740127 Bologna

Specificare la causaledel versamento

La larga adesione dei Gruppi Speleologici alla primaGiornata Nazionale della Speleologia, ad ancora seimesi dall’evento, può essere già occasione di analisi

e di alcune riflessioni sulla maturazione del movimentospeleologico italiano.

Un evento del tutto nuovo per il nostro piccolo mondo diesploratori del buio. Nato e pensato soprattutto per “usci-re dalle grotte, a raccontarle”, valorizzando il prezioso einsostituibile lavoro di documentazione del territorio svol-to dai Gruppi attraverso la condivisione di un tema e unaidentità riconosciuta come unica e per questo forte econvincente.

Ed è quello il messaggio che riusciremo a portare sutavoli che non abbiamo mai saputo, o realmente voluto,raggiungere. Ma non è di questo che occorre discutereoggi, quanto piuttosto del fatto che una gran parte deigruppi speleologici italiani ha raccolto questa sfida connaturale immediatezza e chiara volontà di fare compierealla speleologia quel salto di qualità che, forse, ancoraqualcuno non desidera che la speleologia compia.

È abbastanza chiaro, oramai, dove risultiamo ancoradeboli.

Ci sono vari gruppi speleologici, che amano vivere unaspeleologia piccina e chiusa in sé stessa. Coltivano pic-coli poteri, generalmente autoconservativi, agitando pas-sati gloriosi che hanno sì contribuito a costruire maanche a spegnere e seppellire con l’incapacità di con-frontare le proprie idee con quelle di chi gli stava accan-to e poteva, voleva, crescere.

A leggere la distribuzione delle adesioni alla GNS è evi-dente che ci sono tanti gruppi, quasi in ogni regione d’I-talia, che questa visione l’hanno definitivamente supera-ta. E soprattutto là dove la speleologia si è organizzata estrutturata in Federazioni Speleologiche Regionali real-mente operanti, che hanno fondato sulla progettualità illoro aggregare i Gruppi e non sulla mera ripartizione difondi di sostentamento.

Il primo grande successo della GNS è anche qui, per noi,per la nostra crescita.

Il presidenteMauro Chiesi

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� Sommario

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16 Lovettecannas, dove le dolomie incontrano i granitiUn anno di ricerche sul Supramonte di Bau-nei ha portato alla scoperta di nuove e impor-tanti cavità. Diventa più consistente la possi-bilità di un nuovo sistema carsico paralleloalla Codula Ilune.

Jo de Waele, Carlo Onnis, Yvan Robin

30 La grotta di Monte Caldina sulle tracce dei pionieriNella regione più piatta d’Italia la grotta piùfonda del mondo, nei gessi.

Omar Belloni

36 Pozzo della Neve, nero su biancoIl quadro dell’esplorazione di una delle grottepiù profonde d’Italia. La sua carta d’identitàscritta dalla speleologia romana a beneficiodelle generazioni future.

Tullio Bernabei, Italo Giulivo

42 Speleologia d’EgittoPrimi risultati delle ricognizioni nel desertosahariano per il progetto di ricerca dei carsinelle aree tropicali e subtropicali.

Rosario Ruggieri

gli articoli

sommarioSommario

30

42

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le rubriche

1 Editoriale

4 Tempi solcati

68 Notizie italiane

81 Notizie dall’estero

82 Recensioni

84 Spulciando qua e là in biblioteca

91 Diritto di replica

94 Vi sia lieve la terra

Speleologia 45 3

Sommario �

52 Le grotte allagate di AlisadrGhar Alisadr, la famosa grotta turistica dell’Iran,è al centro di un importante progetto di ricercainternazionale.

Michael Laumanns

60 Il tesoro della SSIPaolo Forti

64 Il Signor Bonaventura in grottaMauro Chiesi

52

16

36�36�

Le pagine di Antonio Vallisneri che compaiono in Ia e IVa di copertina sonotratte dal volume Lezione accademica intorno l’origine delle fontane (1726)

conservato presso il Centro Italiano di DocumentazioneSpeleologica “F. Anelli”. La foto in Ia di copertina è di M. Vianelli.

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Un fiume di adesioni per “l’acqua che berremo”

La forte partecipazione dei gruppi speleologici alla manifestazione proclamatadalla Società Speleo logica Italiana, dal Club Alpino Italiano – CommissioneCentrale per la Speleologia e dal Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Spe-

leologico per l’11, 12 e 13 ottobre 2002, evidenzia la disposizione dei sodalizi spe-leologici a far conoscere il loro impegno civile e per la salvaguardia dell’ambiente.L’idea di una Giornata Nazionale della Speleologia (GNS), sollecitata da più parti ea più livelli, è quella di concentrare nell’arco di alcuni giorni e su tutto il territorionazionale una serie di iniziative pubbliche – o comunque proposte alla pubblicaattenzione – sui valori dell’attività speleologica e sugli ambienti carsici.In ogni iniziativa locale i gruppi speleologici che aderiscono alla GNS sono invitatia dare particolare spessore e rilevanza al tema “acque carsiche come risorse pota-

bili”, che rappresentano ormai un inestimabi-le valore non solo per le popolazioni che vivo-no nei territori carsici, ma per l’intera uma-nità, in un futuro oramai sempre più presen-te, in cui il bene acqua rischia di trasformar-si da abbondante, rinnovabile e apparente-mente infinito, in scarso, prezioso e oggettodi risparmio e conservazione. La GNS rientra nelle manifestazioni del 2002Anno Internazionale delle Montagne, natesotto l’egida dell’ONU e della FAO, con l’obiet-tivo di contribuire alla conoscenza ed alla sal-vaguardia dei delicati ecosistemi montani e delpatrimonio culturale della gente di montagna.Cosa farà il comitato di organizzazione dellaGNS (composto da SSI, CAI-CCS, CNSAS)per i gruppi che vi aderiscono?Sull’onda lunga iniziata con la realizzazionedel libro curato da Mario Vianelli “I fiumidella notte” (Bollati Boringhieri, 2000), cheè la più completa e pregevole monografia acarattere culturale sulle nostre acque sot-terranee, l’SSI sta costruendo una cartadelle acque carsiche d’Italia. In tale carta, aforma di manifesto-locandina, vengono rap-presentate l’ubicazione e le caratteristichegeofisiche delle sorgenti e delle aree di

4

� Tempi solcati

77 gruppi e cir ca250 iniziative:dalle Alpi alla

Sicilia gli speleo -logi riempiranno

le giornate dell’11-12-13 otto bre 2002con in contr i ,

pro ie zio ni, visiteguida te, pu lizia

delle grotte.

Il Comitato Scientifico Massimo CIVITA (CNR - Respon-sabile Linea 4° Gruppo NazionaleDifesa Catastrofi Idrogeologiche)

Vittorio CASTELLANI (fisico,Accademia Nazionale dei Lincei)

Arrigo CIGNA (fisico, ex Presi-dente dell’Union Internationalede Spéléologie)

Paolo FORTI (direttore IstitutoItaliano di Speleologia, docentedi Speleologia, Università diBologna)

Leonardo PICCINI (geologo, Uni-versità di Firenze)

Tullio REGGE (Accademia Nazio-nale dei Lincei)

Sandro RUFFO (naturalista, ex Direttore del Museo di StoriaNaturale di Verona)

Bartolomeo VIGNA (idrogeologo,Politecnico di Torino)

Il ComitatoOrganizzatore Mauro CHIESI (PresidenteSocietà Speleologica Italiana)

Gian Paolo RIVOLTA (PresidenteCommissione Centrale per laSpeleologia del Club Alpino Ita-liano)

Sergio MATTEOLI (ResponsabileNazionale Coordinamento Spe-leologico del Corpo NazionaleSoccorso Alpino e Speleologico)

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interesse carsico-speleologico. È inol-tre in corso di realizzazione un opusco-lo divulgativo destinato al grande pub-blico sul tema della speleologia e delleacque carsiche ed una cartella stampacontenente materiali informativi nazio-nali (brochure dei temi della GNS,comunicato stampa ufficiale, pieghevo-le sulle iniziative nazionali) e locali(inviti, programmi particolari, ecc).Tutto ciò è accompagnato da un pianodi comunicazione indirizzato a varimedia nazionali e locali (emittentiradiofoniche e televisive, quotidiani,riviste specializzate) che terminerà conuna conferenza stampa, auspicabil-mente da tenersi a Roma, per l’annun-cio ufficiale della manifestazione intutte le sue articolazioni.Ogni materiale informativo prodotto sullaGNS (opuscoli, depliant, cartelle stam-pa…) sarà distribuito ai gruppi speleolo-gici partecipanti, materiale che – è benesottolinearlo – verrà prevedibilmentevalorizzato da alti patrocini e da unComitato scientifico di grande prestigio.

Tempi solcati �

5Speleologia 45

Per un en plein di adesioniA fine marzo 2002 alla GNS hanno aderito oltre 70 gruppispeleologici rappresentanti il 99% delle regioni italiane, conpunte particolarmente alte in Puglia e Friuli Venezia Giulia(i dati provvisori sono sintetizzati nella tabella sottostante).Tra le iniziative finora pervenute, quelle che ricorrono mag-giormente riguardano le visite guidate in grotta o inambienti carsici destinate principalmente alle scuole; nonmancano le classiche proiezioni di filmati e diapositive evarie mostre, anche fotografiche. Alcuni gruppi si stannoimpegnando nella pulizia delle cavità e nell’organizzazione

N° N° ALTRE DISTRIBUZ.REGIONI ADESIONI GRUPPI DIAPO FOTO FILM MOSTRE CONVEGNI VISITE TECNICHE PULIZIA OPUSCOLI

SSIABRUZZO 2 3 1 1 2 1 2 1BASILICATA 1 1 1 1 1 2 1CALABRIA 1 6 1 1 1CAMPANIA 2 2 1 2 2 4 2 1EMILIA ROMAGNA 2 15 1 1 1FRIULI 16 25 8 7 3 4 15 2 1 3LAZIO 4 12 3 3 1 1 3 1 2 2LIGURIA 6 14 4 1 1 4 1 2LOMBARDIA 4 24 1 3 1 1MARCHE 1 11 1 0MOLISE 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1PIEMONTE 3 8 2 2 1 1 2 1 2PUGLIA 10 19 6 7 3 2 2 7 2 1 5SARDEGNA 10 28 7 4 2 3 8 3 2 2SICILIA 4 8 2 1 1 4 4 2 2TOSCANA 4 21 2 2 1 1 1 1TRENTINO 0 3 0UMBRIA 1 6 0 1 1VENETO 5 24 3 4 2 3TOTALE 77 231 44 39 16 11 18 56 17 9 24

Le iniziative regione per regione

� Nel grafico superiore è rappresentato il numero di grup-pi che hanno aderito all’iniziativa (in arancio) sul numero digruppi tesserati SSI (in grigio).

� Nel grafico inferiore è evidenziata la distribuzione dellevarie tipologie di iniziative segnalate dai gruppi.

Altro9%Distribuzione

opuscoli 9%

Pulizia 4%

Tecniche 7%

Visite scolaresche 12%

Visite guidateinsegnanti 7%

Visite guidate 2%

Altre mostre4%

Film 6%

Foto 15%

Diapositive18%

Convegni7%

(Continua alla pag. che segue) �(Continua alla pag. che segue) �(Continua alla pag. che segue) �(Continua alla pag. che segue) �(Continua alla pag. che segue) �

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6

� Tempi solcati

L’acqua è un bene prezioso,tanto che alcuni ritengono si

possa definire l’oro blu del XXIsecolo: è talmente preziosa cheall’Aja, nel marzo 2000, al temaè stato dedicato il 2° Forummondiale per l’acqua alla qualehanno partecipato più di centopaesi (con l’obiettivo di approva-re una dichiarazione per legitti-mare la politica mondiale dell’ac-qua per i prossimi 15-20 anni).Il suo utilizzo coinvolge aspettisociali, culturali ed etici. Que-st’ultimo aspetto è stato affronta-to su La Charte sociale delʼeau, redatta dall’Académie del’eau in Francia, sui documentiusciti dai lavori della Commissio-ne Acqua ed etica dell’Unesco,su quelli del Comitato per il Con-tratto mondiale dell’acqua pro-dotti a Perugia nel 2001 e suilavori del Comitato italiano perl’acqua, organizzatore, semprenel 2001, del convegno “Il dirittoall’acqua” in contrapposizionecon il concomitante “Festivaldelle acque minerali”. Di recente(marzo 2002) è stato presentatoin Italia il primo libro bianco sul-l’acqua (sito: cipsi.it/contrattoac-qua), con il titolo “Il pozzo diAntonio”, titolo che ricorda l’at-teggiamento fondante della cul-tura italiana dell’acqua, conside-rata un bene individuale cheognuno gestisce come gli inte-ressa, senza rendere conto anessuno.

È interessante sapere cosa simuove a livello mondiale e cono-scere i diversi organismi interna-zionali appositamente istituiti.Quelli che seguono sono soloalcuni dei più importanti, e per leistituzioni ed i livelli che vengonocoinvolti sono assolutamente indi-cativi della portata dell’argomentoe degli interessi che vi ruotanoattorno.

Consiglio Mondiale dellʼacqua(Cma): istituito nel 1994 conl’aiuto della Banca mondiale, dialcuni governi (Francia, Canada,Olanda) e di grandi imprese(come la Suez-Lyonnaise desEaux). Il suo obiettivo: definireuna “visione mondiale dell’ac-qua” a lungo termine quale basead analisi e proposte per unapolitica mondiale dell’acqua.

Global Water Partnership(Gwp), nato nello stesso periodo,ugualmente sostenuto dallaBanca mondiale con il compito disviluppare la politica sull’acqua efavorire l’avvicinamento tra auto-rità pubbliche e privati.

Commissione Mondiale perlʼacqua nel XXI secolo: istituitanell’agosto 1998 anche con loscopo di raccordare e coordinarei due organismi e riformulare unanuova versione della “visione”assieme ad un livello operativocurato in particolare dal Gwp. Vifanno parte anche imprese pri-vate.

L’Oro Blu

• Negli ultimi 40 anni i consumi idri-ci del pianeta sono triplicati e siprevede raddoppino nei prossimi35: nel 1960 l’umanità disponevadi 17.000 m3 di acqua pro-capitementre oggi solo di 7.000.

• Il 20% della popolazione mondia-le (che detiene l’80% della ric-chezza) consuma l’88% dell’ac-qua prelevata.

• In Italia ogni abitante avrebbe adisposizione 70 m3 di acqua, madue terzi degli italiani mancano diun accesso sufficiente all’acqua a

fronte del più alto consumo fra ipaesi UE per usi domestici (213litri al giorno pro capite).

• Gli italiani sono i primi consuma-tori di acque minerali al mondo,con un costo diretto da 300 ad800 volte maggiore rispetto aquella potabile dell’acquedotto(con certezza assoluta più pura),senza calcolare il costo per losmaltimento delle bottiglie di pla-stica (20 centesimi di euro l’una)e dei trasporti.

• Il 30% degli italiani è privo di unsistema di depurazione delleacque reflue.

• Le terre irrigate nel pianeta, dall’i-

nizio del secolo, sono quintuplica-te: il 60% delle terre irrigate ali-mentano l’11% della popolazione.

• In Groenlandia accade già che ilghiaccio artico venga triturato edimbottigliato: l’acqua così prodot-ta costa, in alcune città statuni-tensi, 10 dollari a bottiglia.

• Le riserve mondiali di acquadolce, pari allo 0,008% dell’acquadel pianeta, sono contenute per il68,9% in ghiacciai e nevi perenni,per il 29,9% nel sottosuolo e sololo 0,3% fa parte di fiumi e laghi.

Fonti: Il Corriere Unesco (maggio 1999)

UN PO’ DI NUMERI

di convegni locali. Fra le iniziativepiù “originali” che sono nascostenella categoria “altro”, i pugliesi delgruppo “Ndronico” organizzano unincontro per la presentazione di unlibro di interesse speleologico-ambientale e un trekking dal curio-so titolo “Mamma li Turchi”. Il grup-po veneto San Marco di Mestre sioccupa di un concorso per bambinidelle scuole elementari.Data questa positiva partecipazio-ne, che rappresenta l’elevato gradodi organizzazione e progettualitàdei Gruppi Speleologici italiani, siinvitano gli indecisi a dare la lorodefinitiva adesione, ricordando chenon vi sono oneri economici, masoltanto un po’ di sforzo organizza-tivo che, nei limiti del possibile, leassociazioni nazionali cercherannodi alleggerire fornendo suggerimen-ti e supporti promozionali. Ai gruppi che hanno aderito e cheancora vorranno aderire si chiededi fornire: l’elenco degli enti pa -trocinanti a livello locale; l’elencodi organi di stampa locali a cuiinviare costantemente materialeinformativo sugli sviluppi dellaGNS; il programma più dettaglia-to dell’iniziativa ideata (en tro fineprimavera).Per ulteriori informazioni e accordidefinitivi si invitano i vari referentidei gruppi a contattare la segrete-ria della GNS: [email protected]; tel./fax 0522-591758. Ulteriori dettagli suhttp://www.ssi.speleo.it/GNS/gns_it.shtml

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Speleologia 45 7

Tempi solcati �

Sono un appassionato di foto-grafia speleo già da decenni ed

è ormai un paio d’anni che perdo lenottate su un progetto nato percaso e cresciuto nei suoi obiettivifinali con velocità impressionante.Smanettavo da poco col mio PCnuovo quando ho capito che lasoluzione ai miei problemi di ricer-ca di quella foto che sapevo d’ave-re… ma chissà dove, era un pro-gramma d’archiviazione informatiz-zato.Così, ancor prima di conoscere ladifferenza tra un file ed una cartel-la, assieme ad un’amica, ci siamomessi a provare ad organizzare ilnostro archivio speleologico digita-lizzato.Man mano che ci lavoravamo su,capivamo le potenzialità di un simi-le mezzo di consultazione per tuttequelle persone che scrivono di spe-leologia, ma che non sanno dovereperire le immagini adatte a com-mentare i propri testi.In breve tempo, quello che dovevaessere un progetto di archivio per-sonale, nelle nostre menti assume-va le mostruose fattezze di unarchivio fotografico NAZIONALE.Nel frattempo promuovevo e fonda-vo la Commissione Fotograficadella Federazione SpeleologicaVeneta, una commissione che haprovato più volte a nascere, mache, per vari motivi, in precedenzanon è mai decollata.Forse anche per noi finirà male o,forse, per il semplice fatto che unarchivio fotografico è paragonabilenel nostro immaginario ad un cata-sto grotte, questa volta ci sarà unmotivo in più per l’esistenza di que-sta commissione.

Veniva così acquistato dalla Fede-razione Veneta uno scanner perdiapositive ed in breve si delineavail seguente progetto:1. La commissione fotografica for-

nisce scanner, software, PC econsulenza ai gruppi che voglio-no digitalizzare le proprie foto;

2. Il gruppo, con l’occasione, sele-ziona tra le proprie immaginiquelle degne di essere inseritenell’archivio di Federazione;

3. Una commissione (apposita-mente selezionata) vaglierà lefoto proposte e le acquisirà

come archivio di Federazione;4. Gli archivi di Federazione diver-

ranno ARCHIVIO NA ZIO NALE.

L’archivio Nazionale potrebbeessere reso disponibile in retetramite motore di ricerca.Chiunque potrà in questomodo, con estrema sempli-cità, consultarlo e richiederele immagini che più rappre-sentano le proprie necessità,ma, soprattutto, sottoscriveràun contratto con cui s’impe-gnerà a citare gli autori ed agarantire una copia dell’e-ventuale pubblicazione agliautori stessi ed a tutti i gruppi delleFederazioni interessate… vi sem-

bra poco come merce di scambio?Nel caso in cui la pubblicazione perla quale si sono richieste le imma-gini sia a scopo commerciale, ilresponsabile dell’archivio riman-derà ai singoli autori la trattazione ele condizioni d’uso.Come commissione fotograficastiamo anche valutando la possibi-lità di essere protetti da uno studiolegale contro le violazioni dei dirittidegli autori e del copyright.

In poche parole ci siamo trovati contantissima carne al fuoco e dobbia-mo ancora sederci a tavola.L’occasione per presentarvi questolavoro sarà sicuramente Montello2002, dove allestiremo uno standper la distribuzione del programma(anche se non desiderate contribui-re con le vostre immagini all’archi-vio nazionale, si tratta pur sempredi un ottimo strumento per catalo-gare le vostre foto ed è gratis) edove organizzeremo una tavolarotonda durante la quale ci aspet-tiamo da tutti consigli e suggeri-menti per la gestione di questo“mostro”.Come lavora? In ACCESS…

Antonio Danieli

Un’interessante progetto sta nascendo in seno alla Federazione Speleologica Veneta. Ci sono di mezzo le foto in grotta, i computer, e qualcosa di “mostruoso” che una volta avviato promette di non fermarsi più.

Copyright o copyleft?

� Maschera d’apertura del programmadi archiviazione.

� Maschera di caricamento della fotocon i campi di descrizione.

� Maschera di ricerca foto. Lavora conuna o più parole chiave.

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Rivedersi dopo tanto tempofa sempre un certo effetto,incontrare persone mai visteprima, di cui hai sempresentito parlare, forse faancora più effetto.Una piacevole “chiacchiera-ta” voleva essere, e così èstato. E come accade incerti incontri, si inizia un po’titubanti e si finisce con ilrammarico di non avere iltempo per dirsi altro.Il fratello di Samorè, GiulioBadini, e poi il dimesso eappassionato Selvatici, l’ir-ruente Baldracco, il punti-glioso Badino… la storiadel Corchia si snocciolacome un rilievo, punto dopopunto, e la mia mente nonpuò esimersi dal notare come tutto siacambiato.

Nelle parole di Samorè e Badini si rac-conta ancora di uno “speleo un po’ natu-ralista” che vedeva in questa attivitàcomposita (ideare attrezzature, costruir-le, organizzarsi socialmente…) un’av-ventura.Poi lentamente la speleologia si spe-cializza e si individualizza sempre più,stimolata dai mirabili progressi dellatecnica.Baldracco parla ancora al plurale e siriferisce al GSP; Badino parla già al sin-golare e si riferisce ad un gruppo diamici.Anche il tempo, a mio avviso, è un altrosignificativo elemento di questa trasfor-mazione: il viaggio, una volta, duravagiorni, l’avvicinamento altri, la discesa

altri ancora.Oggi è tuttoc o n d e n s a t o ,concen t ra to ,velocizzato ecostoso: comela nostra so-cietà.Quante cosesono cambiate!Eppure nelleparole, o forseancora di piùnel tono, c’èqualcosa checi accomuna:una passioneinsana dai con-torni non bendefiniti che nelconcetto più

ampio di “esplorazione” trova il termi-ne, a mio avviso, più appropriato.

E devo dire che mi fa molto piacereche l’esigenza di questa esperienzasia nata dalla nuova generazione, nelnome di Valentina Malcapi, che haideato e organizzato l’incontro oltre lamostra sul Corchia Storico. Perché,senza filo conduttore, anche le piùgrandi imprese restano cose a sé stan-ti, come stillicidio, nell’abisso senzafondo che cela il significato dell’agireumano.

Daniela Frati

P.S: Durante l’incontro sono state effet-tuate delle riprese video; mi auguro chevengano reperiti i fondi per effettuarne ilmontaggio.

Corchia storicoParecchie generazioni di speleo-logi, presenti fisicamente o invo-cati, si sono date appuntamentonelle sale medicee di Seravezzaper la rievocazione storica delleesplorazioni al Corchia: noncapita spesso. Tranne lo scopri-tore ottocentesco Simi e unnome-mito come Bertarelli (pro-prio quello di Duemila Grotte),c’erano i fiorentini degli anni ‘30,i triestini del ‘56-‘58, i bolognesi-milanesi del primo fondo anno1960, i fiorentini dei rami nuovi edelle grandi risalite, ancora ibolognesi degli ingressi alti, poi itorinesi del Fighiera, i faentini delFarolfi, il Badino della mitica con-giunzione e poi ancora tanti altri,perché alla storia del Corchia –ben lungi dall’essere conclusa –hanno contribuito un po’ tutti. Lagrotta più grande d’Italia. Unemblema. Si sono viste parec-chie barbe bianche, un po’di teste lucide, qualcheventre adiposo, ma tantepresenze testimoniano chela speleologia è una malat-tia difficile da guarire. I rac-conti delle esplorazionihanno evidenziato come irisultati, al Corchia comealtrove, siano stati il fruttodei materiali – e quindidella tecnica – di cui sidisponeva al momento.Nessun superuomo: ognu-no ha dato il meglio conciò che aveva. E dentro alCorchia è stata certamen-te scritta la storia dell’evo-luzione tecnica della speleologianegli ultimi 70 anni, dalle scalecon i pioli in legno ai led. La tec-nica è stata anche in grado di farcambiare la mentalità: la miagenerazione seguiva l’acqua ecercava il fondo, poi qualcuno hacominciato a seguire l’aria e glispazi sono aumentati a dismisu-ra. I camini li vedevamo anchenoi, ma con i nostri mezzi unarisalita di 10-20 metri costituivaun’impresa. Ogni giorno la tecni-ca si evolve: grazie a ciò glispeleologi avranno certamenteun futuro e potranno ritrovarsiancora tra un secolo a raccon-tarsi nuove storie.

Giulio Badini (GSB-USB)

Flashback sul Corchia

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Page 11: Edit-Sommario 3.3:Edit-Sommario 3 - Speleo · 2015. 11. 25. · le rubriche 1 Editoriale 4 Tempi solcati 68 Notizie italiane 81 Notizie dall’estero 82 Recensioni 84 Spulciando qua

Ogni speleologo che si interessi alle cavitànaturali o artificiali, con l’intento di

esplorare, documentare e tutelare gliambienti ipogei e le aree carsiche è un ani-male sociale. Deve rapportarsi ad altri perpotere esplorare, deve confrontarsi concomunità di cittadini, con Enti preposti a tute-lare, con proprietari di terreni o imprendito-ri in agri estrattivi, con Amministrazioni ousufruttuari di usi civici. In spedizioni extraeu-ropee si confronterà con usi, costumi, con-venzioni sociali e credenze religiose differentied altro rispetto alla propria cultura. Lo speleologo, per esistere, deve essere uncomunicatore. Della propria identità e deidati che riporta, per farsi riconoscere e perfar conoscere. Ogni speleologo si misura constorie antecedenti ed insegue nuovi percorsie nuove conoscenze, sospeso tra il limite deipropri mezzi e l’inimmaginabile dimensionedel mondo esplorabile. Lo speleologo comu-nica con altri speleologi, con linguaggi iperco-

dificati, spesso traducibili solo dai frequenta-tori di specifiche, minuscole porzioni di terri-torio. Cavità che hanno impegnato centinaiadi esploratori in decenni di ricerche, sul geo-grafico grande sono solo un respiro piccolo.Lo speleologo ha bisogno di appartenere aduna comunità di sodali per la propria autosti-ma, per trovare un senso e trasmettere un’i-dentità. Esplorare è conoscere nuovi territori e ripor-tarne i dati, confrontandoli, pubblicandoli. Edallora ci sono i gruppi, con i propri bollettini,c’è il Catasto delle cavità, ci sono le Federa-zioni con le loro pubblicazioni o la rivista chestate leggendo. Il mondo buio acquista evi-denza e numeri, il silenzio si rompe e divienepassaparola, confronto. L’immaginato diventaconoscenza condivisa. La fatica, l’affannatoprogredire, la frustrazione della roccia inac-

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Montello 2002

Nasce sotto imigliori auspicil’appuntamentonazionale deglis p e l e o l o g i ,

celebrato ognianno ai primi di

novembre.In un recente incontro avvenutoa Nervesa della Battaglia (TV),fra il Comitato organizzatore diMontello 2002, gli Amministratorilocali e la SSI, sono stati discus-si alcuni possibili contenuti dellafutura manifestazione.Si è ribadita la necessità di rac-cordare gli aspetti più ludici diqueste feste speleologiche allaSpeleologia intesa nella sua piùampia accezione. È un presup-posto non più differibile, per evi-tare che lo “Speleobar”, miticoluogo di ritrovo, diventi alla finel’unico motivo di richiamo.Inoltre una idea, ancora inembrione, è quella di portare inogni luogo (dagli stand dei mate-riali, ai tavoli della “mensa”) pillo-le di speleologia, discussionispecialistiche, a mo’ di speaker’scorner londinesi. Ci è sembratauna buona idea e speriamo sipossa realizzare.Da parte sua anche il Comune hadelle idee da spendere, che pos-sono essere una traccia utile peri futuri comitati d’organizzazionedegli incontri nazionali: l’Am -ministrazione di Nervesa pen saad un coinvolgimento della comu-nità locale e del proprio associa-zionismo; ad un rapporto attivocon le scuole, attraverso l’allesti-mento di mostre e concorsi eall’organizzazione di proiezioni eincontri sulla speleologia per lacittadinanza, che possono essereper noi occasioni utilissime perfar conoscere il complesso mon -do delle grotte. La SSI presenteràuna mostra sulla sua storia e sulCIDS “F. Anelli” e, naturalmente,non mancherà di tracciare unbilancio della Giornata Nazionaledella Speleologia di ottobre 2002.Parallelamente anche la comu-nità nervesiana si metterà “inmostra”. Come? Lo scopriremo tutti a fineottobre a Nervesa!

CONVENTION! - 22 anni di incontri nazionali

L’origine delle manifestazioni speleologiche celebrate ogni anno ai primi di novem-bre porta l’anno 1980, quando il Centro Nazionale di Speleologia di Costacciaro,

il Gruppo Speleologico CAI Perugia e lo Speleo Club Gubbio organizzarono l’incon-tro “Immagini dalle grotte”. Nato sulla falsa riga del film festival francese di Chapelleen Vercors, l’edizione italiana si poneva il duplice obiettivo di promuovere da unaparte le attività del Centro e dall’altra elevare le capacità comunicative degli speleo-logi attraverso il confronto delle esperienze fra coloro che si occupavano di fotogra-fia e cinematografia. Ovviamente i raduni speleologici in Italia avevano una storiaben anteriore agli anni ’80 ma, escludendo i congressi di speleologia (il primo di que-sti si svolse a Trieste nel ’33) e i vari convegni regionali e territoriali, l’incontro diCostacciaro era certamente vissuto come il più importante momento partecipativodella speleologia italiana. Alla quarta edizione, nel 1983, la manifestazione diCostacciaro diviene Pantaspeleo (ridenominata in seguito Phantaspeleo) ed “Imma-gini dalle grotte” si trasforma in una rassegna cinematografica all’interno di un even-to che anno per anno assume dimensioni e numeri sempre maggiori. Dopo la bel-lezza di dodici sudatissime edizioni, la speleologia umbra cede il passo e la manife-stazione diviene itinerante. Da Corchia ’91 a Corchia 2001, attraverso i mitici incon-tri di Casola, all’appuntamento di novem-bre le iniziative di prestigio non mancano(vedi quella bellissima del Corchia storicodello scorso novembre a Seravezza), enemmeno quelle “ludiche” (chi non ricordail concerto di Cordas e Cannas di Casola’95 o quello nella grotta di Bossea a Chiu-sa Pesio?). Per il 2002 l’onore e l’onere ènelle mani degli amici veneti e siamo certiche il loro impegno riuscirà a mantenerevivo l’interesse per il “rassemblement ita-liano”.

ANNO PER ANNO1980-82 Immagini dalle grotte – Costacciaro

(PG);1983-91 Phantaspeleo – Costacciaro (PG);

1991 Corchia ’91 – Stazzema (LU);1992 Speleo Claps – Pordenone;1993 Nebbia ’93 – Casola Valsenio (RA);1994 Lago ’94 – Vagli di Sotto (LU)

(in settembre concomitante al XVIICongresso di Speleologia);

1995 Le speleologie – Casola Valsenio(RA);

1996 Speleoflumen – Fiume Veneto (PN);1997 Speleopolis – Casola Valsenio (RA);1998 Chiusa ’98 – Chiusa Pesio (CN)

(concomitante al XVIII Congresso diSpeleologia);

1999 Millennium – Casola Valsenio (RA);2000 Bora 2000 – Sistiana (TS);2001 Odissea nel Corchia – Stazzema (LU)

Per vederciDENTRO

(Continua alla pag. che segue) �

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Attività esplorativa e ricerca nelle aree carsiche sicilianeA Custonaci il 4° Convegno di Speleologia della Sicilia

A distanza di 4 anni dal precedente convegno, la Federazione SpeleologicaRegionale Siciliana rinnova l’invito a tutti i carso-utenti - siciliani e non, spe-leologi o ricercatori - per un nuovo giro di orizzonte sulle ricerche condotte, oin svolgimento, nelle diverse aree carsiche della Sicilia. L’appuntamento è aCustonaci (TP) dal 1° al 5 maggio 2002, con l’occhio puntato allo stato del-l’arte nelle varie discipline delle scienze della terra applicate al carso dell’iso-la; un occasione anche per verificare la vivacità dei gruppi speleologici sicilia-ni. I temi che questo 4° Convegno affronta sono davvero interessanti: Attivitàesplorativa e di documentazione; Geomorfologia carsica; Idrogeologia e vul-nerabilità delle aree carsiche; Paleontologia, Paleoecologia e Archeologia inaree carsiche; Biospeleologia; Cavità vulcaniche; Cavità artificiali. La manife-stazione vuole costituire anche un’occasione e un richiamo per gli speleologie ricercatori non siciliani a visitare la Sicilia, i suoi suggestivi ambienti storici enaturali e, in particolare, una delle aree carsiche più interessanti dell’isola – laprovincia di Trapani – che mai come in questi ultimi anni è stata terreno cosìfertile di avvincenti scoperte speleologiche. Il programma prevede anche dueescursioni pre e post convegno, rispettivamente il 1° e il 5 maggio, oltre alleconsuete riunioni degli organismi regionali (Assemblea FSRS, Soccorso, CERe SSI Sicilia). Fra le escursioni proposte nell’area carsica di Custonaci – SanVito Lo Capo: Abisso del Purgatorio, complesso grotte di Monte Cofano, com-plesso grotte di Monte Palatimone, Grotta Scurati, Riserva naturale di MonteCofano, Riserva naturale dello Zingaro. La quota di iscrizione al Convegno èdi 50 € e dà diritto a: partecipazione ai lavori; presentazione di memorie (max2), poster e foto; escursioni (speleo e naturalistiche); coffee break; cena di finecorso; atti del convegno.

Per tutte le informazioni(e per prenotare pernottamenti ed escursioni): Rosario Ruggieri, Centro Ibleo di Ricerche Spe-leo-Idrogeologiche, Via Carducci, 165 97100 Ragusa -Tel. 0932/669062 – 0932/621699Cell. 328 3852742, E-mail: [email protected],http://avvenimentiiblei.it/cirs/.

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XVIIIth Symposium on Theoretical and Applied Karstology

Il simposio organizzato dall’Istituto di Speleologia“E. Racovita” e dalla Società Rumena di Speleolo-gia e Carsologia si svolge dal 24 al 26 maggio 2002. Il simposio ospita inoltre il meeting annuale del Karst Commission- International Geographical Union • Per contatti: Silviu Constantin, Institutulde Speologie “E. Racovita”, str. Frumoasa 11,

R-78114 Bucuresti 12, Romania.Tel/fax: +40 (1) 211 3874. Email: [email protected]. Website: http://www.geocities.com/karstology/symposium.html

31st Annual Kentucky Speleofest

The Louisville Grotto propone una speleofestain Kentucky dal 24 al 27 maggio 2002. Piazzisti espeleobar a confronto? Chissà, potendo, sarebbecarino partecipare! • Per contatti: Scott Cundiff,Tel: +1 (502) 543 8467. Email:

[email protected]. Website:http://www.caves.org/grotto/louisvillegrotto/

8th International Symposium on Pseudokarst

Vienna, Austria, giugno 2002 (data da definirsi).Organizzato dal Natural History Museum ofVienna • Per contatti: Karst und Höhlenkundli-che Abtailung, Naturhistorisches Museum Wien,Museumplatz 1/10/1, A-1070 Wien, Austria, e-mail: [email protected]

NSS Convention

Camden, Maine, USA - dal 24 al 28 giugno2002. Incontro della National SpeleologicalSociety • Per contatti: Peter Jones, tel.: +1 (207)236 6112, e-mail: [email protected]

World Caves Expo

Si tiene a Samcheok, Korea, una vera e propriaFiera internazionale della speleologia, dal titolo

cessibile e l’adrenalina di nuovi metripercorsi si fanno orgoglio e gioia peril non conosciuto e poi trovato. Nonci sono, mai, applausi e trofei, ma ilsenso dell’insensato agire è ritrovato. A Nervesa della Battaglia, sede dell’in-contro del 2002 abbiamo trovatospazi, dietro agli spazi persone e nellepersone idee e voglia di confronto. Edho ripensato a chi diceva “non verròpiù agli incontri, ora sono solo unakermesse”. È un termine di originefiamminga, originariamente indicavaappuntamenti religiosi, per poi diveni-re sinonimo di festa, dunque incontro.Ad Alpin Caves, Asiago’92, presentam-mo Genesis, il primo ed unico musicala tema speleologico. Qualcuno disseche non si poteva contaminare lascienza con l’effimero. Quella sera c’e-rano tutti i partecipanti al Congresso.Comunicare e divulgare, ritrovare lon-tani amici ed occasionali compagni diviaggio. Incontrare luoghi e cultureesplorative, mostrare immagini, rac-contare di sogni e luoghi geografici.Incontrare possibilità tecniche, tessutie materiali, com’è il nuovo trapano,come funziona Toporobot. Ed, anche,dove si mette la tenda, dov’è l’albergo,dove mangiamo oggi. Poi il Gran Pam-pel, i voli ad angelo sulla folla. Volti,amici, anche amori, passano. Un bacio,un sorriso, il tempo, il tempo. Il Diodegli abissi possa terminare i polimeri(solo spaventandolo!) di chi disprezzatutto questo. Perché non ama la vita,perché pensa di avere missioni incon-ciliabili con il piacere di essere perso-na tra persone. Ricordo, con sinceranostalgia, Mario Bertolani, docente etanto ancora, che, ottantenne, diceva“adesso vado a farmi qualcosa alloSpeleobar”. Certo non possiamoimmaginare un Circo Barnum che sisposta, ma neanche affliggerci condogmi di scienze tradite o rigori viola-ti. Gli incontri italiani sono l’estensionedei gruppi: perché gli speleologi siaccompagnano, si riproducono, invec-chiano. Ma rimangono nella comunità,ne sono custodi della memoria, sonocemento di progetti.L’umiltà esalta la virtù. Chi ha cono-scenza trovi la lingua per spanderesemi di sapere, per dare vigore e rigo-re ai sogni; chi ha visto il buio parli dellesue traiettorie, dei percorsi, anche nonpercorsi, delle acque. Ricordando chesi può dare nome a tutti gli alberi enon accorgersi di essere in una foresta.

Massimo (Max) Goldoni

Gli appuntamentiGli appuntamenti

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Dall’epopea alpinistica a quella speleologica?

1° Convegno Nazionale sull’attività speleologicain area dolomitica

Le Dolomiti sono universalmente riconosciute fra lepiù belle montagne del mondo. Immemorabili paginedi alpinismo sono state scritte attorno alle loro magi-che vette e alle imprese degli esploratori. La speleo-logia dolomitica è invece rimasta in tutti questi anniin secondo piano e il Gruppo Speleologico CAI Fel-tre, il Gruppo Speleologico Padovano CAI, il GruppoSpeleologico Valdobbiadenese ed il Gruppo Speleo-logico Solve CAI di Belluno, colmando un vuotoinformativo oggi ingiustificato, organizzano il primoconvegno nazionale sull’attività speleologica in areadolomitica. Il convegno si terrà a Feltre nella prima-

vera del 2003, avrà una durata di 2 - 3 giorni esarà l’occasione per confrontarsi con le realtàlocali che gestiscono il territorio (Enti Parco,Comunità Montane, Enti Locali).Lo scopo dell’iniziativa è quello di rendere noti,discutere e confrontare, i risultati di molti anni diattività esplorativa e scientifica che hanno fattodelle Dolomiti un’area estremamente interessantedal punto di vista speleologico, in grado di offrirenuovi orizzonti esplorativi e di stimolare ricerchescientifiche, e su cui si sta concentrando l’attivitàdi molti gruppi speleologici, non solo del Veneto edel Trentino Alto Adige. Un esempio per tutti è larecente scoperta delle grandi cavità sul MontePelmo, tuttora in corso di esplorazione.I limiti territoriali della zona presa in considerazio-ne sono quelli della “Regione Dolomitica” nella

sua accezione più ampia e cioè delimitata a norddalla Val Pusteria, a ovest dalle valli dell’Isarco e del-l’Adige, a est dalla Val di Sesto, dalla Val Padola edalla valle del Piave e a sud dalla Valsugana e dalVallone Bellunese.Si invitano tutti i gruppi speleologici o i singoli spe-leologi che hanno svolto la loro attività all’interno diquest’area a presentare i risultati delle loro ricerche.A breve sarà predisposto un programma più detta-gliato dell’iniziativa che sarà inviato a tutti i gruppispeleologici italiani.

Per informazioni sull’organizzazione rivolgersi via e-mail al comitato organizzatore: [email protected]

“Word of fantasy formed by water and time”. Dal 10 luglio al 10 agosto 2002 • Organizzazione: Samcheok International CaveExpo, Korea, contatti: http://www.caveexpo.or.kr

10th International Symposium on Vulcanospeleology

A Reykjavik, Islanda nel mese di settembre 2002(data da definirsi). Organizzato dalla Icelandic Speleological Society • Per contatti: Hellarannsoknafelag Islands, ISS, c/o Sigurdur S. Jonsson, PO Box 342, 121 Reykja-vik, Icelandi (Islandia), tel. +354 863 1863, e-mail: [email protected]. Website: http://www.iceland2002.com

4° Convegno di Speleologia della Sicilia

A Custonaci (TP) dal 1° al 5 maggio 2002. Segre-teria organizzativa: Centro Ibleo di Ricerche Spe-leo-Idrogeologiche, via Carducci 165, 97100Ragusa. • Per contatti: tel. 0932.66.99.62; fax093262.16.99; e-mail [email protected]; http://avve-nimentiblei.it/cirs/

Stage internazionale (principianti e perfezionamento) di speleosubacquea

Centre des Amis du Célé, Cabrerets (Lot): 27 luglio - 3 agosto 2002 • Per contatti: F.F.S., E.F.P.S., Ecole française de plongée souterraine, c/o: Joëlle Locatelli, 4 rue Cl. Bernard, F- 01810Bellignat (Tél. 04.74.73.42.43/[email protected])

5th European Bat detector workshop (5° seminario europeo sull’identificazioneacustica dei Chirotteri)

Forêt de Tronçais (Allier): 21 - 24 agosto 2002 •Per contatti: S.F.E.P.M. / Chauves-souris Auvergne,c/o : Pascal Giosa, La Font de Verne F - 03350 LeBrethon ([email protected]).

Spéléovision 2002: 2à biennale internazio-nale del film speleologico

La Chapelle-en-Vercors (Drôme): 22 - 25 agosto2002 • Per contatti: Tél. : 04.75.48.22.38 / sitointerne http://www.speleovision.com).

7à Notte europea dei pipistrelli

24-25 agosto 2002 • Per contatti in Francia:Marjorie Weltz, Société française pour l’étude etla protection des Mammifères, c/o Muséum d’hi-stoire naturelle, parc Saint-Paul - F 18000 Bourges(Tél.: 02 48 70 40 03, Mél : [email protected] /www.mnhn.fr/sfepm).

9° Symposium Europeo sui pipistrelli

Le Havre (Seine-Maritime): 26 -30 agosto 2002 •Per contatti: S.F.E.P.M./ Stéphane Aulagnier,I.R.G.M., B.P. 27, F- 31326 Castanet-Tolosan cedex([email protected]).

XII Convegno Regionale di Speleologiadel Trentino Alto Adige

Dal 6 all’8 settembre 2002 a Selva di Grigno. Nel-l’incontro sono previste mostre di libri, visite gui-date nelle grotte limitrofe e ovviamente varierelazioni sull’attività e la ricerca regionale • Per contatti: Gruppo Grotte SAT Selva di Grigno, 38055 Selva di Grigno (TN); [email protected]

Altopiano dei Grostedi, Dolomiti di Brenta. (Foto M. Sivelli)

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L’attività del Museo Speleologico“F. Anelli” a Castellana GrotteIl Gruppo Puglia Grotte ha recentemente ricevuto l’incarico, da partedella Società Grotte srl di Castellana, della cura e gestione del MuseoSpeleologico “F. Anelli”.I programmi del Museo, volti all’attività didattica e alla ricerca, sarannoprossimamente orientati ad approfondire la conoscenza scientifica delleGrotte di Castellana. Fra questi la revisione dei rami laterali e la data-zione di alcuni speleotemi per ricostruire l’evoluzione speleogeneticadella cavità. La catalogazione della fauna e della flora e dei repertiarcheologici raccolti nel periodo delle loro ricerche da Anelli e Orofinorappresentano un ulteriore prossimo impegno.Il Museo di Castellana Grotte, inaugurato due anni or sono, si proponequindi di diventare sempre più un punto di riferimento per studenti, spe-leologi, studiosi e ricercatori del settore, nonché un mezzo di cono-scenza del mondo carsico e delle scienze naturali in generale.La divulgazione scientifica e culturale dei dati raccolti dal Museo avvie-ne attraverso la pubblicazione della rivista “Grotte e dintorni”, dellaquale sono già usciti i primi due numeri.Situato all’interno di una bellissima struttura realizzata in pietra calcarealocale, il Museo si estende su una superficie complessiva di quasi 500m2. Al piano rialzato è ospitato il Centro di Documentazione Speleolo-gica “F. Orofino” della Federazione Speleologica Pugliese. La bibliote-ca comprende un patrimonio librario di oltre 4500 volumi, tra monogra-fie e seriali, una fototeca e un emeroteca con oltre 1500 articoli. Il pla-stico di un tipico territorio delle Murge sud-orientali, realizzato in pietracalcarea, permette poi di osservare tridimensionalmente un ambientecarsico, dalla superficie fino al suo livello di base.

Rivolgiamo un invito a tutti i gruppi speleologici e a tutti gli istituti di ricer-ca affinché facciano pervenire numerose le loro pubblicazioni al Museoe, perché no, a onorarci della loro visita.Museo di Speleologia “F. Anelli”, c/o Grotte di Castellana, 70013 Castel-lana-Grotte (BA)Vincenzo Manghisi e Giuseppe Savino (Gruppo Puglia Grotte – Castel-lana-Grotte)

Giochi senza frontiere in grotta

Non è uno scherzo, anzi è un gioco.È l’iniziativa lanciata dal gruppo spe-leologico slovacco JÁNA MAJKUche, con l’aiuto di speleologi unghe-resi, riprende, questa volta in chiaveinternazionale, i Giochi Speleologiciche portano il nome dello speleologoungherese László Lukács. Si svolgono dal 22 al 25 agosto 2002nella Eertova Diera, nel Carso slo-vacco. Varie le “prove” in programma: si vadalla velocità di risalita su corda allagara di nodi; dalla realizzazione diparanchi allo sbloccaggio di un feritosulla corda, fino alla conclusiva corsain grotta, una vera e propria crono-traversata, con partenze ogni 20minuti e diritto di precedenza a chi vapiù veloce. Possono partecipare 20 gruppi (nonpiù di 2 gruppi per Paese) con com-posizione tutta maschile, tutta femmi-nile, oppure mista. E per i vincitoridelle varie discipline sono previstipremi in attrezzature speleologiche ein denaro (da 50 a 1.000 €). Per saperne di più rivolgetevi a Sti-brányi Gusztáv, tel./fax00421.55.48.99.101 (in inglese),oppure scrivete a [email protected]. Se proprio la cosa vi interessa fate infretta, perché vi sono già iscrizionidalla Gran Bretagna, Russia, Fran-cia, Stati Uniti, Ungheria e Repubbli-ca Ceca. Il costo di iscrizione è di €40 per gruppo.

XVI Congresso Internazionale di Biospeleologia

A Verona dall’8 al 15 settembre 2002 presso ilMuseo Civico di Storia Naturale • Per contatti:http://16isb.comune.verona.it

Speleo Balkan 2002

Il primo incontro di speleologia della penisola bal-canica. Dove? A Vratza (Bulgaria) dal 5 all’8 set-tembre 2002 • Organizzazione e contatti: Bulga-rian Federation of Speleology. 75, Vasil Levski Blvd.1040 Sofia. Tel: +359 (2) 930 0650, fax: +359 (2)987 8812. Email: [email protected].

Cave Climate and Palaeoclimate - Best Record of the Global Change

Sicuramente molto specialistico e con un rigorosonumero chiuso di partecipanti (100), è il workshop organizzato dal UIS Commission onPhysical Chemistry and Hydrogeology of Karst a

Stara Zagora, Bulgaria dal 24 al 27 settembre2002 • Per contatti: Yavor Y. Shopov Email: [email protected]. Website: http://www.seedot.com/uisws/.

Giornata Nazionale della speleologia

11-12-13 ottobre 2002 • Per contatti: SSI (mail to: [email protected]; fax 0522591758) e Commissione Centrale per la Speleologia del CAI

Montello 2002 - XXI Incontrointernazionale di speleologia

1 - 3 novembre 2002, Nervesa della Battaglia(TV). 0ltre alle consuete mostre e incontri tematici, torma quest’anno il concorso per il miglior film speleologico. Regolamento eschede di adesione sono scaricabili dal sito inter-net. • Per contatti e maggiori informazioni: www.montello2002.speleo.it

Hidden EarthStrano ma vero, il UK’s National Caving Confe-rence è il primo speleo-raduno dei cavers anglosassoni. A Forest of Dean in Hereford (UK) attorno ad ottobre 2002 (date da definire). Organizzazione del British Cave Research Asso-ciation • Contatti: David Judson, Hurst Barn, Castlemorton, Malvern, Worcs., WR13 6LS, United Kingdom. Tel: +44 (1684) 311 057. Email: [email protected]. Website: http://www.hidden-earth.org.uk.

19° Congresso Nazionale di Speleologia

Si svolge a Bologna dal 27 al 31 agosto 2003 in occasione del centenario della fondazione della SSI • Per contatti: GSB-USB, Cassero di Porta Lame, Piazza VII novembre 1994, 740122 Bologna; www.congresso2003.speleo.it, mail: [email protected]

Gli appuntamentiGli appuntamenti

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5° Congreso Europeo de ExpedicionesEspeleologicasDopo la prima edizione, lan-ciata a Casola nel ’94, si svol-ge il 4-6 maggio a Santander(Cantabria, Spagna) il 5° incon-tro europeo della speleologiadi spedizione. Organizzatodalla Federacion Cantabra deEspeleologia, questa itinerantemanifestazione (ricordiamo chedopo Casola ’94, primo incon-tro su questi temi, analoghiappuntamenti si sono tenuti inFrancia, in Gran Bretagna e inBelgio) si propone di fare ilpunto della situazione sullespedizioni degli speleologieuropei in terre lontane. A San-tander si possono presentarelavori sulle aree esplorate, sulletecniche applicate alle spedi-zioni, sui problemi legati allacartografia e su ogni altro argo-mento di interesse generaleper chi prepara ed effettua que-sto tipo di ricerche.E sarebbe un’occasione man-cata se al centro della discus-sione non tornassero alla ribal-ta i temi della “deontologia dispedizione”, proposti nellafamosa “Carta di Casola”,necessari per ridurre il più pos-sibile il nostro impatto socio-ambientale nei paesi che ciospitano.

2° Simposio de Geologia Cueva de NerjaAncora un’iniziativa per l’acqua che berremo

L’Instituto de Investigación della Fundacion Cueva de Nerja (Malaga, Spa-gna) organizza per la metà di settembre 2002 il “2° Simposio di geologiaCueva de Nerja” e ospiterà la riunione annuale del Progetto IGCP-448“Correlacion mundial de ecosistemas karsticos” dell’UNESCO. Si moltipli-cano così in ambito internazionale le manifestazioni legate al tema dell’ac-qua e alla protezione delle risorse idriche. Nel caso specifico il simposio hacome obiettivo quello di rendere noti i risultati ottenuti dalle ultime ricerchesugli ambienti carsici nel mondo, legate ormai sempre più alle acque sot-terranee e all’interrelazione tra uomo e carso. I temi specifici del simposioriguardano l’investigazione e la protezione delle risorse idriche carsiche;l’importanza delle acque sotterranee negli ambienti naturali; gli ecosistemicarsici come patrimonio naturale; il rapporto tra uomo e carso, le grotte turi-stiche, i rischi del terreno negli ambienti carsici, l’impatto sull’ambiente.Al simposio, come ci ricordano gli organizzatori, sono gradite tutte le testi-monianze, anche libere, e l’esposizione dei risultati ottenuti sui temi indi-cati, previo l’invio di un riassunto al comitato scientifico.

Per lʼiscrizione e maggiori informazioni: Cueva de Nerja, Carrettera de Maro s/n – 29787 Nerja (Malaga) Spagna. Tel. 34-95-2529520, fax 34-95-2529646; e-mail: [email protected]; http://www.sopde.es/naturaleza/cuevanerja.Per gli aspetti tecnici e scientifici: Bartolomé Andreo Navarro, Dep. Geologia, Facultad de Ciencias Univ. Malaga, E-29071 Malaga. Tel. 34-95-2132004, fax 34-95-21322000, e-mail: [email protected].

Il 3° Convegno Regionale di Spe -leologia Pugliese, organizzato dalGruppo Puglia Grotte onlus, si tiene aCastellana-Grotte dal 6 all'8 dicembre2002. A dieci anni di distan-za dal 2° Convegno (an -che in quel caso svolto-si nella cittadina delsud-est barese), laSpe leologia Puglieseha una nuova occasionedi incontro e di confronto con Ammi-nistrazioni Locali, Università ed Entidi Ricerca.Il Convegno ha sinora raccolto ilpatrocinio del Museo Speleologico"Franco Anelli" e delle Grotte diCastellana; riguarderà varie temati-che connesse al carsismo (morfolo-gia, geologia, idrogeologia, tutela del-l'ambiente carsico) ed alla speleolo-gia (attività esplorative, grotte turisti-che, biospeleologia, grotte preistori-

che, grotte marine), con alcune rela-zioni ad invito, a cui seguiranno i con-tributi presentati dai partecipanti.Questi ultimi saranno essenzialmenteincentrati su carsismo e grotte del ter-ritorio regionale pugliese. Al fine di

distribuire in occasio-ne del Con -vegno stes-so il volumedegli Atti, gli

Autori sono invitati ad inviare il lavo-ro completo entro il 30 settembre2002. Non saranno accettati lavori presen-tati oltre questa data. Per ulterioriinformazioni, scrivere all’[email protected] gli aggiornamenti relativi alconvegno sono disponibili su:http://www.gruppopugliagrotte.org/convreg/convegno.htm

Mario Parise

In grande fermento la speleologia “istituzionale” della Puglia

Al via il 3° Convegno Regionale e l’incontro Spèlajon 2002

INFOSPELEOUn anno fa, il 13 novembre2000, iniziava la sperimentazio-ne di “Infospeleo”. In questiprimi 365 giorni di vita sonostate messe in Rete sul sitowww.info.speleo.it oltre 170 noti-zie (appuntamenti, soccorsi,esplorazioni), e le sue paginesono state lette da oltre 5.000persone. Un bilancio sicuramen-te positivo che potrà migliorareulteriormente con la collabora-zione di tutti gli speleologi italia-ni. Contiamo sul vostro aiuto perun servizio di informazione sem-pre più aggiornato, dettagliato ecompleto.

Lorenzo Grassi

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Organizzato dall’Ente Parco PrealpiGiulie e dalla Federazione Spe -

leologica Regionale del Friuli-VeneziaGiulia, con il patrocinio dei Comuni diChiusaforte e Resia, il Convegno sulForan del Muss è stata un’ottima occa-sione per ripercorrere trent’anni di storiaspeleologica in una delle aree carsichepiù interessanti del nordest italiano.Dalle prime ricerche di Giovan BattistaDe Gasperi, al quale va il merito di avereffettuato il primo rilievo di una cavitànell’area agli inizi del 1900, alle ricerchesistematiche del Gruppo Speleologico“Ber tarelli”, con la scoperta dell’AbissoEmilio Comici (esplorato a costo digrossi sacrifici, considerando i materia-li e l’equipaggiamento dell’epoca), finoall’esplo razione dell’Abisso GiovanniMornig, prima cavità ad aver consentitoagli esploratori di spostarsi in manieraconsistente all’interno del massiccio eabbozzare così i primi tentativi di colle-gamento tra grotte diverse.Diapositive e filmati d’epoca, fra i qualianche un “super8” su una spedizioneinvernale all’Abisso Seppenhofer neglianni settanta, sono serviti ad illustrare icampi speleologici di quei tempi eviden-ziando, oltre le normali attività di campo,le notevoli difficoltà di trasporto deglienormi carichi, sempre a spalla, nonsolo all’andata, ma anche al ritorno.Il periodo dal 1979 al 1984, quando laspeleologia “di punta” veniva condottada piccoli gruppi di speleologi, ha postoin evidenza una mentalità esplorativadiversa, tipica dell’epoca, tesa al rag-giungimento del fondo delle cavità, pro-pria dei giovani speleologi, e i sistemiutilizzati per raggiungere l’area del

Monte Canin (treno+autostop).Interessante anche la mostra “30 anni dispeleologia sul Foran del Muss”, inaugu-rata al Centro Visite del Parco e compo-sta da pannelli fotografici, pubblicazioni eattrezzature d’epoca, che ripercorronoquesti tre decenni di esplorazioni.Infine le esplorazioni recenti (1990-2001), il cosiddetto “secondo ciclo”,caratterizzato essenzialmente da treelementi: l’installazione del bivacco spe-leologico “Stefano Procopio”, non soloquale base d’appoggio, ma anche luogod’aggregazione fra speleologi; unanuova mentalità esplorativa (percorrerele cavità anche verso l’alto e collabora-zione tra speleologi di gruppi diversi);l’arrivo degli speleologi polacchi che,con grosse spedizioni, in pochi annihanno modificato completamente leconoscenze di quest’area.Oggi il Foran del Muss presenta centi-naia di piccole cavità ed un complessoomonimo con 24 ingressi e circa 18 chi-lometri di sviluppo. Nel futuro del Foran del Muss c’è sicu-ramente tanto ancora da scoprire, dadocumentare, da esplorare. Ricercheche si prospettano promettenti maanche delicate, in considerazione delfatto che tutta l’area è ubicata all’internodel Parco delle Prealpi Giulie: in sede diconvegno questo aspetto non è statotralasciato e ha concluso i lavori unbreve dibattito sulla necessità di presta-re maggior attenzione al problema dellatutela ambientale.

Su informazioni di: Gianni Benedetti(Federazione Speleologica Regionale

del Friuli-Venezia Giulia)

Foran del Muss, 30 anni di ricerchespeleologiche sul Monte Canin

Didattica speleologicain SiciliaIl Club Alpino Italiano - Sez. Siciliae Legambiente CRS, organizzanoil “Corso Nazionale sulla DidatticaSpeleologica - Viaggio al centrodella Terra: un’esperienza magicaa contatto con la natura”.Il corso, valido come aggiorna-mento per gli istruttori della Scuo-la Nazionale di Speleologia delCAI, si svolge dal 27 al 30 giugno2002 presso il Rifugio Marini nelParco delle Madonie.Il corso titola così i suoi contenuti:� Comunicare la Speleologia (ap -

proccio, psicologia e aspettiemotivi)

� Dall’Informazione alla Forma -zione: un passo fondamentale;come elaborare un Progetto diEducazione Ambientale

� La Salvaguardia e tutela degliambienti ipogei: grotte turisticheo riserve naturali?

� Le Riserve Naturali Speleo -logiche quali laboratorio didatti-co privilegiato: esperienze sulterritorio siciliano

Si affrontano in nuce i temi cheintroducono alla Speleologia e neracchiudono il significato di disci-plina umanistico scientifica, e l’in-contro si presenta come un viag-gio, le cui motivazioni sono lemedesime di tutti coloro che dellaspeleologia ne hanno afferrato ilconcetto multidisciplinare: daltimore del buio alla curiosità perquesto strano mondo, fino allapassione senza riserve; dal ricor-rente e dicotomico dubbio fra turi-smo e salvaguardia, fino alla spe-leologia come traduzione praticadi un progetto sociale.Gli argomenti proposti sembranoavere tutti gli ingredienti per meri-tare una folta partecipazione, epoi, volete mettere? La Sicilia; inGiugno, le Madonie…Per ulteriori informazioni: Enza Messana (Riserva “Grottadi Entella” CAI)[email protected]. 3473721766, fax 091322689;Dario Gueci (Riserva “GrottaCarburangeli” Legambiente)[email protected]. 0918669797, fax 0918662063

A Prato di Resia, inprovincia di Udine, ai piedidel massiccio del MonteCanin, il 15 dicembre scorsosi è svolto un convegno perillustrare l’attività svolta daigruppi speleologici nell’areadel Foran del Muss, dalleprime ricerche fino alraggiungimento del fondo a1.110 metri di profondità.

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Sembra veramente strano che a piùdi cento anni dalla nascita dell’attivitàspeleologica si sia organizzato, appe-na due anni fa, il primo corso che“insegna come si insegna”, ovvero ladidattica nella speleologia.Intendiamoci, le scuole di speleologiacon la s maiuscola esistono da mol-tissimo tempo, sia in ambito SSI chein ambito CAI, ma questo incontro (alquale ne segue fra breve un altro inSicilia) si può considerare il primo nelsuo genere, e per giunta nel sud delnostro paese, dove l’organizzazioneterritoriale della speleologia è menodiffusa.Nel mese di luglio del 1999 l’Ufficioper la Didattica della SSI, su solleci-tazione di varie persone interessateall’argomento, ha così pensato, orga-nizzato e realizzato il “1° Corso sullaDidattica Speleologica”.Gli amici del Gruppo Speleologico“Serra del Gufo” di Cerchiara di Cala-bria (CS) sono stati i veri artefici dellabuona riuscita, dando prova ancorauna volta della proverbiale accoglien-za della gente del sud.Scopo dell’incontro era quello di cer-care di sviluppare una bozza di pro-getto, da utilizzare in ambito nazio-nale, sui temi dell’insegnamento,mettendo a frutto anche le esperien-ze di altre organizzazione quali ilCONI e la UISP, ed introducendo untema, quello della comunicazione in

relazione alle dinamiche di gruppo.Dialogare con non speleologi comel’UISP e il CONI è stato più difficiledel previsto, ma nelle differenze si èriusciti a trovare i necessari terreni dicondivisione.Interessante l’esito della discussionenata dalla richiesta di avere dei “pare-ri a caldo” dai partecipanti. Al di làdegli apprezzamenti per la logistica ela generale soddisfazione per i conte-nuti del corso, si sono evidenziati iseguenti suggerimenti: 1) occorre fare in modo che gli inter-

venti siano più legati tra loro perpoter garantire una continuità logi-ca ed evitare alcune ripetizioni,nonché capire il criterio con cuivengono scelti i relatori;

2) occorre prestare maggior cura almateriale didattico e scegliererelatori più legati alla realtà spe-leologica;

3) è necessario valorizzare preventi-vamente le competenze in pos-sesso dei corsisti con un coordi-namento che le renda sempremeno casuali/occasionali;

4) l’auspicio di continuare le iniziativedi questo genere, poiché sapercomunicare ed essere consape-voli che la corretta comunicazioneè alla base di tutti i rapporti egaranzia di crescita culturaleanche in ambito speleologico.

Su informazioni di: Franco Utili

La didattica e la speleologia:il 1° corso a Cerchiara di Calabria

A Postumia un simposioper il futuro della carsologiaDal 17 al 21 settembre del 2002si svolge a Postumia un simpo-sio internazionale di carsologiadenominato “Evolution of karst:from prekarst to cessation”,manifestazione organizzata dalKarst Research Institute ZRCSazu di Postumia. Al simposiosono stati invitati a partecipare –e relazioneranno in chiave didat-tica – alcuni componenti del“gotha” della carsologia mondia-le, fra i quali D.C. Ford, J.J.Delannoy, A. Palmer, P. Wright,P. Bosak e altri. L’incontro si pro-pone di illustrare i fenomeni cheattivano, sviluppano e concludo-no i processi carsici. Obiettivodel simposio, in accordo con latendenza comune ad altre disci-pline, è la definizione, con il con-tributo degli esperti citati, dinuove linee guida per le ricerchein ambito carsologico. Il pro-gramma prevede relazioni allamattina ed escursioni al pome-riggio; mentre a conclusione digiornata sono previste riunionitematiche e intrattenimenti ludici.Al termine del simposio vero eproprio seguiranno una tavolarotonda e due giorni di escursio-ni guidate. Per chi masticainglese e vuole approfondire leproprie competenze nel settorequesta è senz’altro un occasio-ne da non perdere: una forma-zione altamente qualificata in unambiente unico al mondo.

Al via il catasto speleologicomessicano

Dopo aver vissuto e “subito” spedi-zioni dall’estero per decenni, la spe-leologia messicana si sta riappro-priando del suo enorme patrimoniospeleologico. È partito infatti il pro-getto per la realizzazione di un cata-sto ufficiale delle cavità messicane eLaura Rosales dell’UNAM (Uni ver si -dad Nacional Autonoma de Mexico) neè la curatrice.Fin dai primi anni sessanta, periodonel quale gli statunitensi conducevanopraticamente il 100% delle esplorazio-ni speleologiche, il Messico è statooggetto di innumerevoli spedizioni,

anche da parte di canadesi, australia-ni, italiani, belgi e francesi. La crescitaeconomica (di una parte) del paese,l’influenza della cultura speleologicaoccidentale, le inevitabili contamina-zioni suscitate dalla presenza dellespedizioni estere, sono state un gran-de acceleratore per la nascita di unaspeleologia locale organizzata. Dadiversi anni infatti gli speleologi messi-cani hanno assunto un ruolo da prota-gonista, tanto da essere ora in grado dicoordinare un progetto impegnativocome quello di un catasto su un terri-torio con una estensione carsico-spe-leologica sconfinata.Al momento la lista più completa, eliberamente accessibile, delle cavitàmessicane è consultabile sul sito per-

sonale di Peter Sprouse dell’AMCS(http://psprouse.home.texas.net/major/LongCaves/DeepCaves.html). È sen -za dubbio opportuno che questa listasia arricchita e ampliata dal gestorenazionale che, ci auguriamo, possaoffrire e raccogliere la collaborazionedi tutta la speleologia locale.A questo proposito siamo tutti invitati afornire sia suggerimenti che informazio-ni di prima mano; l’occasione per aiuta-re una speleologia in crescita può inol-tre contribuire alla nascita di futurigemellaggi e progetti esplorativi.

Laura Rosales è raggiungibile agli e-mails: [email protected] e [email protected].

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� Lovettecannas

Il passatoLe prime spedizioni documentate nella zona di Su Canale-Pianod’Otzio risalgono al 1960, quando i Bolognesi del Gruppo Spe-leologico Bolognese/Unione Speleologica Bolognese, sotto laguida del geologo Claudio Cantelli, esplorano e rilevano alcunecavità nell’area, quali il sistema della risorgente di Tentinolé-inghiottitoio di Su Canale, il pozzo di Ludalbu o nurra Lorisca-torgiu e la voragine di Su Lenzonargiu. Nella sua relazione suquella spedizione il Cantelli mette in evidenza la grande poten-zialità speleologica della zona, caratterizzata da una serie diinghiottitoi di notevole importanza (Cantelli, 1962). Gli stessiBolognesi continuano ad interessarsi alla zona negli anniseguenti, senza portare a significativi risultati esplorativi.

Per avere nuovi dati speleologici bisogna aspettare gli anni ’80,quando gli esploratori ricominciano a prendere di nuovo in consi-derazione la zona di Su Canale, anche alla luce dei grossi risulta-ti ottenuti nel sistema carsico della Codula Ilune, del quale l’alto-piano che comprende Su Canale potrebbe rappresentare unadelle zone di alimentazione. Tra i gruppi che vi operano ci sono ilGruppo Speleologico Faentino, il Gruppo Grotte Milano e il CentroSpeleologico Cagliaritano.Del lavoro dei faentini rimangono tracce in vari inghiottitoi (siglatiGSFa), mentre dei milanesi possiamo citare alcune cavità minoriscoperte, rilevate e pubblicate nella rivista del GGM Il Grottesco.Si tratta comunque sempre di piccole grotte, per esempio SuClovu 2 nei pressi dell’inghiottitoio e Sa Nurra Lottorule quasi incresta di Punta s’Abbadorgiu, ambedue peraltro mai più ritrovate,ad ulteriore conferma di quanto le zone di Su Canale e di Su Clovumeriterebbero una prospezione speleologica organica e più

Jo De Waele, Carlo Onnis, Yvan Robin

KEY WORDSSardegna, Supramonte di Baunei, Su Canale, Lovette-cannas, Granities, Dolomites, Speleogenesys, Biospe-leology

RIASSUNTOIl 2001 è stato un anno ricco di scoperte speleologi-che, in particolare nel Supramonte di Baunei (Sarde-gna centro-orientale), sul lato destro della famosaCodula Ilune, in una zona chiamata genericamenteMarghine in cui si trovano le quote più alte (circa1000 metri s.l.m.) di questa immensa area carsica. Leesplorazioni, coordinate dal Gruppo Speleo-Archeo-logico Giovanni Spano di Cagliari, dall’Unione Speleo-logica Cagliaritana e dal Groupe Ulysse Spéléo diLyon (Francia) hanno messo in luce diverse grotte,due delle quali con sviluppo chilometrico, e stannoinesorabilmente portando alla definizione di un gros-sissimo sistema carsico sotterraneo che potrebbediventare tra i più importanti della Sardegna. Vengonoqui esposti i risultati delle ricerche multidisciplinari edescritte le cavità carsiche più importanti.

ABSTRACT2001 has been a year full of speleological discoveries,especially in the Supramonte of Baunei (Central-EastSardinia), on the right side of the famous Codula Ilune,in an area known as Marghine where the highestmountains (around 1000 m a.s.l.) of this important kar-stic area are situated. The explorations, co-ordinated bythe Gruppo Speleo-Archeologico Giovanni Spano ofCagliari, the Unione Speleologica Cagliaritana and theGroupe Ulysse Spéléo of Lyon (France), have discove-red several caves, two of which with a kilometric deve-lopment, and are inexorably throwing light on thisgreat underground cave system which could welldevelop in one of the most important of the Island. Inthis paper the results of this multidisciplinary researchand the most important new caves are described.

Lovettecannas, dove le dolomieincontrano i graniti

� Supramonte di Baunei, la piana di San Pietro con la chiesetta omoni-ma. Nei pressi si apre la voragine del Golgo, una spettacolare verticale di275 m esplorata nel 1957 dal Gruppo Grotte Nuoro e dal Gruppo Speleo-logico Pio XII, pionieri della speleologia isolana. (Foto M. Sivelli)

Un anno di ricerche sulSupramonte di Baunei

ha portato alla scopertadi nuove e importanti

cavità. Diventa più consistente la

possibilità di un nuovosistema carsico parallelo

alla Codula Ilune.

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approfondita (Miragoli, 1984; GG Milano, 1985).Il Centro Speleologico Cagliaritano – galvanizzatodalle scoperte fatte nella Codula Ilune e dalla ricercadell’origine delle acque del Blue Nile della grotta diSu Palu – lavora nella zona di Punta Su Contu, SuClovu e Su Canale dalla metà degli anni ’80. Dappri-ma vengono scoperte varie grotte nella gola di Gor-roppeddu, tra cui la grotta N.1 di Gorroppu, ed aPunta Su Contu il pozzo di Ludalbu, profondo 60 mcirca ed altre tre grotte verticali (Centro SpeleologicoCagliaritano, 1984). Successivamente le ricerche siconcentrano nelle zone di assorbimento tra SuCanale e Su Clovu e portano alla scoperta della grot-ta di Letzò, grotta della Dispensa, nurra Dolimasìo,nurra Loriscatorgiu, s’Utturu ‘e Pedru Modde,inghiottitoio di Su Canale, risorgente di Funtana Ten-tinolé, inghiottitoio di S’Eni Pidargiu, Diaclasi del 2°Inghiottitoio di Su Canale, ecc. (Fercia & Pappacoda,1991). Ma la più interessante scoperta viene fattanella nurra di Su Lenzonargiu, già esplorata dai bolo-gnesi negli anni ’60, dove i nuovi pozzi conducono

alla profondità di 153 metri (Tuveri,1987).Ed arriva il 1989, anno in cui si ottiene ilprimo rilevante risultato esplorativo: l’in-ghiottitoio di Su Clovu. I bolognesi delGSB/USB, infatti, trovano i passaggigiusti che consentono di raggiungere ilcollettore sotterraneo, che sfortunata-mente scompare in una frana dopo unosviluppo complessivo di oltre 1700 m(Pumo et al., 1989). È il primo, e forsepiù importante, tassello dell’incredibilepuzzle dell’altopiano di Baunei. Poi nel1990, oltre ad ulteriori ricerche nellagrotta di Su Clovu e sugli altipiani carsi-ci di Su Canale, viene riesplorata e rile-vata, dagli stessi Bolognesi, la grotta diLetzò (Pumo, 1990; Rodolfi, 1990;Zuffa, 1990).Gli anni ’90 vedono all’opera soprattuttoil Gruppo Speleo Archeologico GiovanniSpano di Cagliari che, nell’ambito diun’ampia revisione di tutte le grotte diBaunei effettuata nel quadro di una tesidi dottorato (Bianco L., 1995), rilevanodiverse grotte nella zona, tutte però dilimitata estensione ed importanza (DeWaele et al., 1995). Tra queste ricordia-mo il pozzo di Genna Cucurreddu, la

risorgente di Tesulali, le nurre diGiogadorgiu e Gillové, l’inghiotti-toio di S’Eni Pidargiu, il pozzo N.1di Punta Letzò ed i due pozzi diOrgovò, alle quali si deve aggiun-gere la grotta de sos Traballadoresrilevata dallo Speleo Club diCagliari.Nel 1999, durante un campo deiBolognesi, che aveva come obiet-tivo il superamento della frana ter-minale di Su Clovu, in località Gil-lové viene scoperta e rilevataun’altra grotta verticale, Su Pacco,profonda diciotto metri (Agolini,1999; Rodolfi, 1999; Lembo &Garzi, 1999).Infine, dopo una veloce occhiatanegli schedari catastali della Fede-razione Speleologica Sarda, saltafuori la piccola grotta Rifugio di Gil-lové (2590 SA/NU), trovata e rile-vata sempre nella stessa zonadagli amici del Gruppo SpeleoAmbientale Sassari.

� Supramonte di Baunei. Discesa lungo iversanti rocciosi della Costa del Golfo diOrosei, meta esplorativa non solo di speleo-logi ma anche di escursionisti e climbers.(Foto M. Vianelli)

� Fioriture primaverili di ciclamini sulSupramonte. (Foto M. Sivelli)

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Il presenteLa riscoperta esplorativa della zona di Su Canale,comprese le doline vicine, Genna Ludalbu, Tesulali eS’Eni Pidargiu, avviene nei primi giorni del 2001quando, dopo diversi giorni piovosi, in un 5 gennaiodi sole, speleologi del Groupe Ulysse Spéléo (Lyon,Francia), del Gruppo Speleo Archeologico GiovanniSpano e dell’Unione Speleologica Cagliaritana sco-prono l’ingresso della grotta di Lovettecannas, di cuisubito si capisce l’importanza (AA.VV., 2000). Nellesettimane successive l’attività esplorativa si galva-nizza sempre di più, grazie ai continui ritrovamentid’ingressi soffianti e alla scoperta di grotte semprepiù belle e grandi, con il coinvolgimento di un nume-ro sempre maggiore di speleologi. I lavori procedonovelocemente, anche grazie alla suddivisione in piùgruppi di lavoro, che consente di operare contempo-raneamente su più fronti. Le attività riguardano sia laricerca esterna di probabili ingressi e la loro diso-

struzione, sia le esplorazioni ed i rilevamenti ipogei. Oltre al metodo di lavoro per gruppi, un altro ele-mento distingue questa fase esplorativa: tutte lericerche si sono concentrate nella zona di contattotra le formazioni granitiche basali e le dolomie giu-rassiche, che costituisce la superficie geologico-strutturale sulla quale si sono formate la maggiorparte dei sistemi carsici di questo settore. Infatti,mentre in passato gli speleologi si sono dedicatisoprattutto agli inghiottitoi, trovando sempre la stra-da sbarrata dai sedimenti e dalle frane, questa volta

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� La zona del contatto del Supramonte di Baunei tra laPiana d’Otzio e il polje di Su Canale-Lovettecannas. In rossole cavità carsiche attualmente conosciute ed il loro numerocatastale. Si nota una grande concentrazione di ingressi digrotta immediatamente ad Est del contatto granito-dolomiache rappresenta la superficie guida per lo sviluppo carsico diquesta zona.

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Lovettecannas �

Canale superiore, analogamente alla Lovettecannas,si caratterizza per gli ambienti, franosi e piuttostostretti nei primi 300 metri, che hanno richiesto unimpegnativo lavoro di esplorazione. Anche qui èstata scoperta una galleria discendente dalle grandidimensioni impostata su una evidente faglia e sullostrato sabbioso granitico del contatto. Al termine diquesta galleria, attraverso alcune spaccature delfondo concrezionato, si giunge ad un altro piccolocollettore perenne che, purtroppo, si perde in unlaminatoio impraticabile dopo appena poche decinedi metri. Nei rami fossili della grotta e nella galleriaprincipale, ambedue caratterizzati da copiosi deposi-ti concrezionali, sono stati trovati resti scheletrici,conservati in ottime condizioni, probabilmente di Pro-lagus sardus (piccolo roditore).Le altre cavità scoperte nella Serra Pirisi sono lagrotta dei Serpenti (svil. 107 m, disl. -36 m), caratte-rizzata da alcuni pozzi che collegano delle sale ric-camente ornate, quella di Pedrusaccu (svil. 200 m,disl. -22 m), sviluppata su diversi ambienti franosi eben concrezionati, diverse piccole grotte (della Caro-gna e di Lovettecannas n° 2) e pozzi (Murgolavò e ledue Diaclasi di Lovettecannas).Più a S, nella grande dolina di Tesulali, si trova l’omo-nimo inghiottitoio, profondo 50 m con uno sviluppo di250 m. L’ingresso di questa grotta si è formato percrollo circa 6-7 anni fa, poco sopra la zona d’assorbi-mento della dolina. Quest’ultima, dopo lunghi periodidi pioggia, si allaga completamente, soprattutto grazieal fiume che fuoriesce dalla risorgente di Tesulali, afianco della strada. Tale fiume forma una grandecascata che alimenta il lago temporaneo che vienelentamente assorbito dal fondo sabbioso della depres-sione. L’inghiottitoio è caratterizzato da una grandequantità di fango che ricopre pavimento e ambienti difrana instabili, che rendono la progressione poco allet-tante. Anche qui è stato trovato un piccolo collettoreperenne che si perde nel fondo fangoso. Un particola-re interessante è la presenza, nei sedimenti fini dellagrande sala finale, di notevoli quantità di lombrichi chehanno intensamente elaborato l’argilla formando unostrato superficiale di 4-5 cm di spessore, composto daescrementi a forma di pallina.Immediatamente a E della dolina, in località Calci-nargius, sono state rilevate altre 4 piccole grotte discarso interesse. Questa zona è caratterizzata dallapresenza di tante microdoline e affioramenti dolomi-tici intensamente fratturati che formano una estesasuperficie di assorbimento delle acque piovane.A N del polje di Su Canale, alla base di Punta Turu-sele (quota 1024 m slm), si trova un’altra dolina dinotevoli dimensioni ed interesse, denominata GennaLudalbu. Qui le ricerche si sono concentrate nellanuova grotta di Genna Ludalbu (sviluppo 110 m,dislivello –20 m), composta da una serie di piccolesale che terminano in una zona di frana con impo-nente corrente d’aria, e nel pozzo di Genna Cucu-reddu, attualmente in fase di esplorazione. Immedia-tamente più a S, affacciata verso la gola di Gorrop-peddu, è stata rilevata la piccola grotta di GennaCucureddu, di probabile importanza archeologica.

il nostro sguardo è andato poco più su del contattolitologico, ed i risultati non si sono fatti attendere. Oltre alla grotta di Lovettecannas, infatti, fino ad orasono state scoperte e rilevate quattordici nuove grot-te, in particolare nella Serra Pirisi, che forma il bordoorientale della lunga depressione carsica di SuCanale, ma anche nelle doline attigue di GennaLudalbu a Nord, e di Tesulali a Sud.La più interessante di queste grotte è senz’altro laLovettecannas, che si sviluppa attualmente per unalunghezza complessiva di 4 km e con una profonditàdi 273 m. Si tratta in pratica del collettore che fa capoal Terzo Inghiottitoio di Su Canale: presenta un fiumesotterraneo a carattere perenne che si perde in unafrana che, per ora, sbarra la strada agli speleologi. Ilprimo chilometro di questa cavità, caratterizzato dauna successione di sale ben concrezionate collega-te da strettoie e cunicoli in frana, ha richiesto diversimesi di impegno per i pesanti lavori di disostruzioneche talvolta si sono resi necessari (De Waele &Onnis, 2000). Le ultime due strettoie (denominatedel 15 agosto), allargate dopo due giorni interi dilavoro, hanno portato ad ambienti più ampi – impo-stati sulle formazioni sabbioso-granitiche della tra-sgressione giurassica – che sono stati esplorati nelgiro di due sole settimane fino alla frana terminale,per una lunghezza di quasi tre chilometri. In questaparte, la grotta assume le caratteristiche di un vero eproprio sistema carsico attivo dalle notevoli poten-zialità. Il concrezionamento è abbondante e vario,con colonne che raggiungono il diametro di alcunimetri; in diversi punti affiora il granito del contatto.Tutta la grotta è caratterizzata da una notevole cor-rente d’aria, in entrata durante l’estate, con una tem-peratura media in tutta la cavità intorno agli 11°C.Un chilometro più a S, sempre nella dorsale di SerraPirisi, si trova la seconda cavità in ordine di impor-tanza, che raggiunge uno sviluppo complessivo di1700 m per una profondità di 110 m. La grotta di Su

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� Grotta di Lovettecannas, il fiume sotto il Balcone delleGalline. (Foto L. Pusceddu)

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� Lovettecannas

L’area speleologica di Su Canale sitrova nel Supramonte di Baunei,

nella parte centro-meridionale del-l’ampio Golfo di Orosei (Sardegnaorientale). Geograficamente è situatanel settore nord-occidentale delSupramonte di Baunei, zona nellaquale si trovano le cime più alte:Punta Turusele (1024 m), NuraghePedrusaccu (998 m) e Punta SuContu (985 m). Il Supramonte di Baunei è costituitoda un’ossatura dolomitico-calcareadello spessore complessivo di circa800 metri (De Waele et al., 1995).L’insieme carbonatico di età Giurassi-ca medio e superiore poggia su unbasamento granitico o scistoso aseconda del settore considerato.Questo substrato cristallino è marca-to da una paleotopografia che derivadalla peneplanazione post-ercinica espianato durante la trasgressione giu-rassica dai sedimenti continentali e lit-torali che hanno riempito le areedepresse prima della sedimentazionedelle facies marine (Vardabasso,1959).Sul settore di Serra Pirisi questi sedi-menti deposti durante la trasgressio-

ne si possono osservare in numerosipunti. Si tratta di conglomerati rima-neggiati del substrato granitico chesono sormontati da sabbie ed argillebianche, gialle o rossicce che talvoltacontengono resti vegetali. Questa for-mazione trasgressiva mostra unospessore che varia da qualche metroa più di venti metri. La presenza diquesta formazione mobile all’interfac-cia granito/dolomia ha una grandeimportanza nella genesi delle grottedel settore e sulla morfologia deivuoti.Al di sopra di questa formazione visono 100-200 metri di dolomie mas-sive grigie/marroncine in continuitàstratigrafica, for temente fratturateche conferiscono alla Serra Pirisi lasua morfologia caotica. Queste dolo-mie appartengono alla Formazione diDorgali, dell’età probabile Dogger-Malm inferiore (De Waele et al.,1995). Alla sua base si trovano la mag-gior parte ed i più importanti inghiot-titoi dell’altopiano.Infine, la serie carbonatica prosegueper altri 400-600 metri con calcarimassivi chiari distinti in due formazio-ni soprattutto sulla base di argomenti

di facies. Si tratta dellaFormazione di MonteTului (200-300 m)composta da calcarioolitici e della Forma-zione di Monte Bardiacaratterizzata da bound -stones a coralli (Ama-desi et al., 1960). L’etàGiurassica superiore diqueste rocce è gene-ralmente avanzata dallamaggior par te degliAutori.In affioramento questedue formazioni sonocaratterizzate da este-se aree di pietraie esuperficie di gelivazio-ne alternati a vastesuperficie a lapiez.Strutturalmente il Su -pramonte di Baunei fapar te di un settoreinteressato da sistemi

di fratturazione arcuata e piegheassociate. Questa struttura corrispon-de ad una tettonica compressiva N-Sche era particolarmente attiva duran-te la transizione Oligocene-Miocene eche riprende parzialmente gli antichiallineamenti tettonici ercinici (Pasci,1997).In questo contesto, il settore di SerraPirisi presenta un substrato caratteriz-zata da una pendenza degli strati diuna ventina di gradi con inclinazionein direzione ENE. Due famiglie difaglie dominanti interessano il settorecon una prima direzione globalmenteNNW/SSE, parallele alle faglie norma-li del Piano d’Otzio e della Codula diSisine, ed una seconda orientataWSW/ENE.Dalla loro emersione definitiva, avve-nuta probabilmente già dal periodoCretacico, ed in particolare negli ulti-mi 10 milioni di anni (dal Miocenemedio) queste formazioni hannosubito una intensa erosione e corro-sione che ne ha determinato il pae-saggio attuale, fortemente influenzatodalle caratteristiche strutturali e lito-logiche delle masse rocciose. Nell’al-topiano di Marghine (Su Canale, SuClovu) questo smantellamento ha tal-volta portato alla luce il basamentopaleozoico granitico che costituisce lasuperficie di base per lo scorrimentoidrico sia superficiale sia sotterraneo.L’esempio più imponente di questofenomeno è l’altopiano di Otzio, in cuisi trova l’inghiottitoio di Su Clovu, nelquale il fiume superficiale sparisce nelreticolo carsico sotterraneo. L’altopia-no di Otzio potrebbe essere definitauna grande dolina (quasi un polje),ormai parzialmente erosa, a valle dellaquale è tuttora osservabile una vallet-ta pensile decapitata che un tempogarantiva la via di deflusso delle acqueincanalate sugli impluvi superficiali.Altre doline sono localizzate sui gros-si ripiani rocciosi, par ticolarmenteinteressati da reticoli di fratture orto-gonali (ad es. Piano di Orgovò-Ludal-bu, Punta s’Abbadorgiu) e sono gene-ralmente di dissoluzione carsica; essesono maggiormente sviluppate làdove la potenza della copertura car-

� Carta geologica ed idrogeologica semplificata. Nel riquadro sonoevidenziati gli inghiottitoi della zona indagata, mentre in rosso èrappresentato il reticolo carsico sotterraneo attualmente conosciu-to. Le acque che iniziano il loro percorso sotterraneo nella zona distudio sembrano confluire verso la grande risorgente sottomarinadel Bel Torrente, distante in linea d’aria circa 7 km.

Note geologiche sulla zona di Su Canale Jo De Waele, Yvan Robin

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Lovettecannas �

bonatica è ormai ridotta a pochimetri sul substrato granitico; in questicasi il fondo della dolina è scavatodirettamente sul granito o nelle lenticonglomeratiche interposte con ledolomie, che ne costituiscono il con-torno. Gli esempi più imponenti sonole doline di Tesulali (nel Marghine) e diSu Canale, lunga più di 1,5 km. Ladepressione carsica di Su Canale, alli-neata N-S, si potrebbe definire invece“uvala”, generatasi dalla fusione di treconche carsiche, di cui sono ancoraattivi i rispettivi inghiottitoi.In generale le dolomie basali sonointensamente carsificate lungo lediscontinuità strutturali, mostrando unreticolo ortogonale di fratture e dia-clasi allargati dall’azione corrosivadelle acque meteoriche (Cantelli,1962; De Waele & Pisano, 1997). Da un punto di vista idrogeologico, ilcarso del Supramonte di Baunei pre-senta la particolarità di possedere unreticolo idrografico superficiale molto

ben sviluppato, costituito da profondicanyons che tagliano i calcari delMalm. Questo reticolo idrograficosuperficiale dimostra attualmente unfunzionamento temporaneo, simile alregime dell’Oued, cioè diventano atti-vi soltanto in occasione di precipita-zioni eccezionali.Per quanto riguarda il carso sotterra-neo, questo è sicuramente organizza-to in più sistemi idrogeologici di cuialcuni presentano tutte le caratteristi-che di sistemi carsici binari (Marsaud,1997). Ossia, al di là della superficiecarsica propriamente detta, il sistemapossiede anche superfici di drenaggionon carsici nella parte a monte checontribuiscono all’alimentazione delsistema. Queste condizioni esistononel settore di Serra Pirisi che si trovain una zona di contatto, fortementefratturata, tra le dolomie basali delDogger e un bordo granitico caratte-rizzato da numerose depressioni chiu-se. Queste ultime costituiscono dei

piccoli bacini che hanno il drenaggiosull’impermeabile verso il carso.Infatti, tra le depressioni chiuse di SuClovu a S e quella di Ludalbu a N sicontano non meno di sette inghiotti-toi principali di cui almeno quattropossiedono già d’ora un abbozzo disistema carsico: Su Clovu (1,8 km; -138 m) (Brozzi et al., 1989), Tesulali(in corso; -50 m), Su Canale (1,7 km; -110 m), Lovettecannas (4 km; -273m).Alla stato attuale delle conoscenze, larisorgenza presunta di tutta questazona potrebbe corrispondere allagrotta sottomarina del Bel Torrente,esplorata da speleosubacquei per piùdi un chilometro e che si trova circa500 m a N di Cala Sisine (Mahler etal., 1995 ; Fancello et al., 2000). Que-sta ipotesi resta ovviamente da accer-tare con una serie di colorazioni.Ricordiamo comunque che durante lecolorazioni effettuate a Su Clovu(Forti & Rossi, 1991) e a Su Canale

(Fercia & Pappacoda, 1991), i fluo-captori messi nel Sistema di SuPalu-Su Spiria (fiume del Blu Nile)non hanno mai rivelato la presenzadel colorante. Ma a quel epoca lerisorgenze sottomarine del Golfodi Orosei non erano ancora stateesplorate e, d’altronde, la grotta delBel Torrente non era nemmenoconosciuta. �

� Pianta della grotta di Lovettecannas con indicati i punti (a) in cui affio-ra il granito del basamento paleozoico, (b) la direzione delle correnti d’a-ria in estate e (c) la circolazione idrica osservabile e intuibile nell’ agosto2001. Si osserva, per quanto riguarda le correnti d’aria, il carattere diingresso alto dell’attuale accesso (q. 940) e la concentrazione di aria inentrata nelle gallerie finali in frana (il camino “Trémie piano”) che indica-no una probabile prosecuzione della grotta in questo punto.

� Sezione geologica schematica del Supramonte di Baunei lungo l’asse Lovettecannas-Bel Torrente. Risulta evidente la nettaseparazione del sistema della Codula Ilune da quello della grotta di Lovettecannas a causa del dorso granitico.

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zione sciolta (sedimenti della trasgressionegiurassica) composta da conglomerati,argille sabbiose e lignite con uno spessoremolto variabile (0-20 m). La genesi dellacavità è da mettere in relazione diretta conl’asportazione progressiva di questa forma-zione facilmente erodibile dalle acque discorrimento, raccolte nelle depressioniesterne, che si infiltrano al contatto con ladolomia.Questa formazione spiega allo stessotempo l’esistenza di condotte con volumicosì grandi nella parte a monte del sistemacarsico. Spiega inoltre la loro morfologiadominante in interstrato con profilo di galle-rie molto larghe in rapporto alle altezze(portate del tetto superiori ai 50 m per sol-tanto 5 m di altezza). Infine il gigantescocaos di blocchi onnipresenti in tutta la cavitàtrova una sua ragione nel fatto che le gran-di dimensioni del tetto delle gallerie le ren-dono meccanicamente molto instabili, cau-sando di conseguenza importanti frane e crolli.Osservando la topografia della grotta in sezioneproiettata, si constata anche che certi crolli maggio-ri nella grotta sono legati alla presenza di faglieimportanti il cui movimento ha certamente accom-pagnato la genesi della cavità.La ricostruzione della morfologia del substrato gra-nitico sembra indicare che queste faglie sono di tiponormale ad orientazione N-NW/S-SE, cioè parallelealle faglie del Piano d’Otzio e della Codula Sisine.Queste faglie interessano sia la serie mesozoicache il basamento e mostrano un rigetto verticale dicirca 20-30 m. La prima si trova lungo la Galleriadel Mucchio, la seconda, più a valle, passa all’al-tezza della Sala della Faglia e si trova anche nellaparte superiore della grotta all’altezza della Sala delBouquet Finale.Si vede dunque che la formazione della grotta èprima di tutto condizionata dalla morfologia delbasamento granitico e dalla presenza e ripartizione

Lovettecannas: un’altra storia di roccia, acqua, ariaOsservazioni morfologiche eformazione dei vuoti

La grotta di Lovettecannas sidistingue da molte altre grottedel Supramonte per la pre-senza di grandi vuoti. Lacavità può essere consideratacome una successione digrandi sale, con sezioni digallerie nettamente più largheche alte, come la Sala dellaBilancia, Chaotic Land e laSala dei Crepacci. A questigrandi volumi sono associatienormi crolli che costituisco-no per lo più ostacoli alla pro-gressione (Strettoie del 15agosto, Check Point Charly, IlCamino Trémie Piano…). E’interessante notare anche laquasi totale assenza di con-dotte scavate nelle dolomie,con le tipiche morfologie

generalmente a meandro o a condotta forzata. Solol’Affluente Collettore possiede due corti pezzi dimeandro per un totale di meno di 100 m su uno svi-luppo complessivo esplorato del sistema di 4 km.Come numerose altre cavità della zona, anche lagrotta di Lovettecannas presenta l’originalità diessere scavata sull’interfaccia granito-dolomia, unadiscontinuità litologica che serve da guida preferen-ziale allo scorrimento idrico. Un dato importante è

che, al livellodella Serra Pirisi,tra queste dueformazioni è inter-posta una forma-

2636 SA/NU Grotta n° 1 di Calcinargius Baunei, Calcinargius-Tesulali, Puntas’Abbadorgiu 208 III NELat.: 40°07’42” - Long.: 2°52’12” -Quota: 900 m slmSvil. sp.: 8 m - Disl.: -4 mRil.: Carlo Onnis e Dolores Porcu, del-l’Unione Speleologica Cagliaritana

2637 SA/NU Grotta n° 2 di Calcinargius Baunei, Calcinargius-Tesulali, Puntas’Abbadorgiu 208 III NELat.: 40°07’38” - Long.: 2°52’13” -Quota: 900 m slmSvil. sp.: 7 m - Disl.: -3 mRil.: Carlo Onnis e Dolores Porcu, del-l’Unione Speleologica Cagliaritana

2638 SA/NU Grotta n° 3 di Calcinargius Baunei, Calcinargius-Tesulali, Punta

s’Abbadorgiu 208 III NELat.: 40°07’42” - Long.: 2°52’09” -Quota: 900 m slmSvil. sp.: 6 m - Disl.: -3 mRil.: Carlo Onnis e Dolores Porcu, del-l’Unione Speleologica Cagliaritana

2639 SA/NU Inghiottitoio di Calcinargius Baunei, Calcinargius-Tesulali, Puntas’Abbadorgiu 208 III NELat.: 40°07’39” - Long.: 2°52’13” -Quota: 895 m slmSvil. sp.: 45 m - Disl.: -20 mRil.: Carlo Onnis e Dolores Porcu, del-l’Unione Speleologica Cagliaritana

2640 SA/NU Grotta di Su Canale Superiore Baunei, Su Canale, Urzulei 208 III NOLat.: 40°08’01” - Long.: 2°52’32” -Quota: 950 m slmSvil. sp.: 1700 m - Disl.: -110 m

Ril.: Tarcisio Atzori, Massimo Demontis,Jo De Waele, Veruska Ibba, Lucio Mereudel Gruppo Speleo-Archeologico Gio-vanni Spano e Luigi Castelli, Nicola Ibba,Marcello Marras, Gianluca Melis, CarloOnnis, Dolores Porcu, Roberta Siddi,Valentina Arca, Silvia Arriga dell’UnioneSpeleologica Cagliaritana

2641 SA/NU Inghiottitoio di Murgolavò Baunei, Murgolavò, Punta s’Abbador-giu 208 III NELat.: 40°08’31” - Long.: 2°52’16” -Quota: 890 m slmSvil. sp.: 25 m - Disl.: -17 mRil.: Carlo Onnis e Dolores Porcu, del-l’Unione Speleologica Cagliaritana

2642 SA/NU Grotta di Lovettecannas Baunei, Su Canale-Lovettecannas,Urzulei 208 III NO

� Lovettecannas

� Nuraghe Pedrusaccu,punto da dove si dominala piana di Su Canale.(Foto G. Pani)

� Grotta dei Serpenti: sala concrezio-nata. (Foto G. Pani)

Dati Catastali delle grotteDati Catastali delle grotte

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spaziale dei sedimenti sciolti della trasgressionegiurassica; la fratturazione sembra giocare rispettoa queste un ruolo secondario.

Qualche cenno sull’idrologia e sulla climatologia della grotta

La grotta di Lovettecannas drena la parte Nord delgrande polje di Su Canale. La superficie non carsicache alimenta il sistema è di circa 0,1 - 0,15 km. Leacque sono assorbite da due inghiottitoi attualmentecolmati. Sotto terra questi due inghiottitoi si sviluppa-no in due collettori che confluiscono a circa -140 m diprofondità (incrocio dell’Affluente Collettore a Valle edella galleria Polifemo). Il ramo Sud, attraverso ilquale noi entriamo nel sistema, può essere conside-

rato un affluente, mentre il ramo Nordsembra corrispondere al collettore prin-cipale. Gli scorrimenti osservati in esta-te indicano comunque questo scenario,con una portata quasi zero nel ramoSud e circa 1 l/s in quello Nord. In magragli scorrimenti sono visibili solo puntual-mente, mascherati nella maggior partedei casi da frane, crolli e detriti. Aggiun-giamo anche che i due punti di assorbi-mento hanno un funzionamento tempo-raneo e diventano attivi soltanto dopoepisodi piovosi consistenti. Nelle condi-zioni di magra, gli scorrimenti osservatisotto terra provengono molto probabil-mente dall’acquifero granitico, più capa-ce, che permette di sostenere una pic-cola alimentazione del carso anche neiperiodi di prolungata siccità.Tra l’altro sono stati realizzati recente-mente dei sondaggi idrici nella piana diSu Canale e la loro produttività è suffi-

ciente a sostenere numerosi greggi di animali (e glispeleologi!) sul settore di Serra Pirisi. L’acqua con-sumata, sia che provenga dai pozzi sia dallo scorri-mento idrico in grotta, si è dimostrata di qualitàaccettabile (almeno dal punto di vista batteriologico)perché nessun problema è stato osservato tra i con-sumatori.In periodo di piena, alcune osservazioni indiretterealizzate sotto terra dimostrano che nella grottapuò transitare una portata importante (probabil-mente nell’ordine del metro cubo al secondo) equesto dato deve indurre gli esploratori ad unacerta prudenza: è possibile infatti che alcuni pas-saggi in frana, anche nei settori più vicini all’ingres-so, diventino impraticabili in condizioni di piena. Inquanto alla zona terminale attuale (a partire da -220 m) il livello idrico mostra chiari segni di risalita(argille di decantazione recente, depositi di sab-bie,…) dovuta alla frana terminale che tende asbarrare la strada all’acqua.

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Lovettecannas �

Lat.: 40°08’32” - Long.: 2°52’31” - Quota:930 m slmSvil. sp.: 4000 m - Disl.: -273 mRil.: Gruppo Speleo-Archeologico Giovan-ni Spano, Unione Speleologica Cagliarita-na, Groupe Ulysse Spéléo (Lyon, Francia)

2643 SA/NU Grotta n° 2 di Lovettecannas Baunei, Su Canale-Lovettecannas, Urzulei208 III NOLat.: 40°08’26” - Long.: 2°52’33” - Quota:930 m slmSvil. sp.: 14 metri - Disl.: -2m/+1mRil.: Carlo Onnis e Dolores Porcu, dell’U-nione Speleologica Cagliaritana

2644 SA/NU Grotta della Carogna Baunei, Su Canale-Lovettecannas, Urzulei208 III NOLat.: 40°08’25” - Long.: 2°52’34” - Quota:920 m slmSvil. sp.: 78 m - Disl.: -19 mRil.: Groupe Ulysse Spéléo (Lyon, Francia)

2645 SA/NU Grotta dei Serpenti Baunei, Su Canale-Lovettecannas, Urzulei208 III NOLat.: 40°08’11” - Long.: 2°52’33” - Quota:940 m slmSvil. sp.: 107 m - Disl.: -36 mRil.: Groupe Ulysse Spéléo (Lyon, Francia)

2673 SA/NU Grotta di Genna Cucureddu Baunei, Genna Cucureddu, Urzulei 208 IIINOLat.: 40°08’55” - Long.: 2°52’47” - Quota:930 m slmSvil. sp.: 12 m - Disl.: -2 mRil.: Jo De Waele e Lucio Mereu del Grup-po Speleo-Archeologico Giovanni Spano

2674 SA/NU Diaclasi N.1 di Lovettecannas Baunei, Lovettecannas-Su Canale, Urzulei208 III NOLat.: 40°08’37” - Long.: 2°52’34” - Quota:925 m slm

Svil. sp.: 30 m - Disl.: -16 mRil.: Jo De Waele e Lucio Mereu del Grup-po Speleo-Archeologico Giovanni Spanoe Carlo Onnis dell’Unione SpeleologicaCagliaritana

2675 SA/NU Diaclasi N.2 di Lovettecannas Baunei, Lovettecannas-Su Canale, Urzulei208 III NOLat.: 40°08’36” - Long.: 2°52’33” - Quota:935 m slmSvil. sp.: 22 m - Disl.: -10 mRil.: Jo De Waele e Lucio Mereu del Grup-po Speleo-Archeologico Giovanni Spanoe Carlo Onnis dell’Unione SpeleologicaCagliaritana

2676 SA/NU Grotta di Genna Ludalbu Baunei, Genna Ludalbu, Urzulei 208 III NOLat.: 40°08’49” - Long.: 2°52’44” - Quota:940 m slmSvil. sp.: 110 m - Disl.: -20 mRil.: Jo De Waele e Lucio Mereu del Grup-

po Speleo-Archeologico Giovanni Spanoe Carlo Onnis dell’Unione SpeleologicaCagliaritana

2681 SA/NU Inghiottitoio di Tesulali Baunei, Tesulali, Punta s’Abbadorgiu 208 IIINELat.: 40°07’40” - Long.: 2°52’17” - Quota:895 m slmSvil. sp.: 250 m - Disl.: -50 mRil.: Carlo Onnis, Luigi Castelli, Silvia Arricae Massimo Manca dell’Unione Speleologi-ca Cagliaritana

2682 SA/NU Grotta di Su PedrusaccuBaunei, Tesulali-Pedrusaccu, Punta s’Abba-dorgiu 208 III NELat.: 40°07’53” - Long.: 2°52’30” - Quota:945 m slmSvil. sp.: 200 m - Disl.: -22 mRil.: Carlo Onnis, Susanna Pisu, Simone Argiolas, Silvia Arrica e Massi-mo Manca dell’Unione SpeleologicaCagliaritana

� Su Canale superiore - Imponente colata nella Sala EnricoSaver. (Foto L. Pusceddu)

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� Lovettecannas

2642 SA/NU Grotta di Lovettecannas Baunei, Su Canale-Lovettecannas, Urzulei 208 III NOLat.: 40°08’32” - Long.: 2°52’31” - Quota: 930 m slmSvil. sp.: 4000 m - Disl.: -273 mRilievo: Gruppo Speleo-Archeologico Giovanni Spano (Cagliari), Unione Speleologica Cagliaritana, Groupe Ulysse Spéléo (Lyon, Francia)

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Dal punto di vista climatico, solo le correnti d’aria e latemperatura dell’aria sono state oggetto di qualcheosservazione e misura. Sappiamo che in inverno lacorrente d’aria è fortemente soffiante all’ingresso(che in estate diventa aspirante) e tutte le circolazio-ni d’aria constatate nella grotta si dirigono verso ilfondo della stessa. Questo fatto ci spinge a cercareun prosieguo a valle, nell’intento di collegarci ad uno(o più) ingressi bassi che, vista la configurazione delmassiccio, è probabile siano ancora molto lontanidall’attuale punto terminale della grotta.Durante l’estate sono state effettuate alcune misu-re di temperature dell’aria lungo tutto l’asse princi-pale della grotta. Si osserva che la temperatura,dopo un abbassamento molto rapido a partire dal-l’ingresso, raggiunge un minimo (8,6 °C) prima diaumentare leggermente e di stabilizzarsi intorno ai10,8 °C. La curva ottenuta dimostra un andamentomolto simile a quello riportato in letteratura, sia perquanto riguarda le temperature medie che per

quelle effettivamente misurate(Abel, 1953; Pipan, 1956; Racovitza

et al. 1981 citati in Choppy, 1984). Nelnostro caso la curva ottenuta mettendo i

valori istantanei è in pieno accordo con lalegge teorica che prevede una discesa

della temperatura di tipo esponenziale infunzione della distanza dall’ingresso

(Choppy, 1984). Lo stesso autore sfuma comunquequesta legge teorica introducendo l’influenza didiversi fattori (principalmente morfologia, correntid’aria e circolazioni d’acqua) di cui si vede l’impat-to nel nostro caso. Il minimo della temperatura, adesempio, è stato misurato in una zona stretta,umida e percorsa da una forte corrente d’aria, tuttecondizioni queste che favoriscono un abbassamen-to della temperatura nel settore della grotta interes-sato dal fenomeno. Allo stesso modo la rapidadiscesa della temperatura nella zona d’entrata puòessere spiegata dall’assestamento che tende all’e-quilibrio fra la temperatura elevata dell’aria aspiratadall’esterno e la temperatura interna delle pareti.Discesa che avviene in modo più veloce perché lasuperficie di scambio parete/aria è più grande(prima grande sala dopo l’entrata). Lo stesso feno-meno può essere alla base del rapido riscaldamen-to dell’aria dopo le strettoie del 15 agosto.

Il futuro

Tutte le grotte attive della zona (Su Canale, SuCanale superiore, Su Clovu, S’Eni Pidargiu, Tesu-lali, Lovettecannas, Due Lame) fanno parte di ununico sistema carsico che quasi sicuramente facapo alla sorgente sottomarina del Bel Torrente,poco a N di Cala Sisine. Infatti tutti i dati geologico-strutturali indicano come il deflusso sotterraneo piùprobabile per questi inghiottitoi sia quello che porta

a questa grande sorgente sottomarina. Se que-sta ipotesi venisse avvalorata – si intende

programmare al meglio una campa-

Lovettecannas �

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presa. In particolare la Lovettecannas promettegrandi prosecuzioni, ma la frana attraverso laquale scorre il fiume fa presagire che la strada dafare sia lunga e faticosa.

Ipotesi speleogenetiche sulle grotte del Golfo di OroseiLe indagini speleologiche effettuate negli ultimi 40anni nella vasta area carsica del Golfo di Oroseihanno messo in evidenza un reticolo idrograficosotterraneo di notevole interesse, con alcuni siste-mi carsici che raggiungono sviluppi ragguardevoli.Dalle osservazioni fatte in molte di queste grotte elungo la costa è stato possibile formulare diverseipotesi genetiche che rispecchiano il succedersi dialcune fasi paleoclimatiche e paleogeografiche chehanno profondamente modellato il paesaggio inquesti ultimi milioni di anni.Le morfologie più interessanti dal punto di vistascientifico sono senz’altro quelle legate alle oscil-lazioni del livello del mare negli ultimi 500.000anni, che hanno lasciato numerosi ed evidentisegni sulle coste del Golfo, con falesie, grotte som-

gna di colorazioni per poter accertare le ipotesiidrogeologiche e speleogenetiche finora formulate– le possibilità esplorative diventerebbero gigante-sche: si tratterebbe del sistema carsico più profon-do della Sardegna, un potenziale -1000. Attualmente abbiamo in programma diversi lavoriesplorativi nel settore Lovettecannas-Su Canale,che vertono tutti sullo studio organico della zona dicontatto per cercare di capire ancora meglio lageologia e la struttura del sistema carsico in esplo-razione. In particolare speriamo di poter entrare nel secon-do inghiottitoio di Su Canale (le cosiddette “DueLame”) e nei sistemi delle grotte di Genna Ludalbu-pozzo di Genna Cucureddu e di Tesulali dove sonoin corso disostruzioni di diversi ingressi e strettoiecaratterizzate da potenti flussi d’aria, con la spe-ranza di trovare altri interessanti affluenti del gros-so sistema sotterraneo che, con un po’ di fortuna etanta fatica, potrebbero permettere di entrare nelcollettore principale.Continueranno, inoltre, le esplorazioni tuttora incorso nelle due grotte più grandi, Su Canale supe-riore e Lovettecannas, dove una dettagliata perlu-strazione potrebbe riservare qualche gradita sor-

� Lovettecannas

Grotta Inghiottitoio di Su Canale (454 SA-NU)Questa cavità è stata visitata nel 1993,1994 e 1995 dal G. S. Sassarese, rispettiva-mente da A. Casale, G. Panoutsopoulos ed ilsottoscritto, e nel 1997 da A. Casale, D. Casu,I. Manca, A. Pinna ed il sottoscritto. Le ricer-che hanno dato risultati di notevole interes-se. Sono stati rinvenuti l’Isopode Trichonisci-dae Alpioniscus fragilis (Budde-Lund) (det.Argano, 1997: i. l.), elemento diffuso in mol-tissime grotte del Supramonte, è stato nota-to in numerosi esemplari a vari stadi di svi-luppo; lo Pseudoscorpione Neobisiidae Ron-cus sardous Beier (det. Gardini, 1998: i. l.),

entità tipica della Grotta “Scavi Taramelli” odi Sos Jocos (Dorgali, 344 SA-NU); il RagnoDysderidae Sardostalita patrizii (Roewer)(det. Gasparo, 1997: in litt.), specie troglobiaconosciuta di alcune cavità del Supramontecostiero, ricadente nei comuni di Dorgali(Grotta del Bue Marino, 12 SA-NU: loc. tipi-ca), di Baunei e parte di quello di Urzulei(Gasparo, 1999); l’Opilionide Nemastomati-dae Mitostoma cf. patrizii Roewer, entitàendemica troglobia nota oggi di varie grotte,in particolare del Supramonte di Dorgali eUrzulei (Scema et al., 1993; Tedeschi &Sciaky, 1997), sia nella parte interna e sia

nell’area costiera retrostante al Golfo di Oro-sei; un altro Opilionide, appartenente ad unaspecie diversa, è ancora in corso di studiopresso I. Marcellino (Catania); il DipluroCampodeidae Patrizicampa sardoa Condé,specie endemica rinvenuta per la primavolta al Bue Marino ed oggi nota di nume-rose cavità del settore carsico compreso trail Golfo di Orosei ed il Supramonte interno;l’Ortottero Grillomorfino Acroneuroptila sar-doa Baccetti (det. Fontana, 1999: i. l.), notadi varie cavità del Supramonte di Oliena,Orgosolo, Dorgali e Urzulei, ed ora anche perquello di Baunei; il Coleottero CholevidaeOvobathysciola majori (Reitter) (det. Casale),presente in numerose cavità di tutta lafascia carsica della Sardegna centro-orienta-le; il Coleottero Carabidae Trechino Sar-daphaenops supramontanus grafittii Casale& Giachino (det. Casale), sottospecie nota inparticolare del sistema carsico della Coduladi Luna (Urzulei, Grotta di Su Palu, SA-NU:locus typicus, Casale & Giachino, 1988). Altrireperti di fauna rinvenuti sono appartenentiad Anellidi Oligocheti; Ragni di due specie;Acari; Diplopodi Chilognati; Ditteri Nemato-ceri e Coleotteri Stafilinidi. Sono stati inoltreosservati sulle pareti e la volta alcuni esem-plari dell’Anfibio Urodelo Speleomantessupramontis (Lanza et al.), specie endemicadel Supramonte.

Grotta Risorgente di Funtana Tentinolè (455SA-NU)Questa grotta è stata visitata nel 1993 e1995 dal G.S.A.G.S di Cagliari, ed è stato tro-vato un buon numero dell’Anfibio Urodelo

Note speleofaunistichedi Giuseppe Grafitti

La fauna delle grotte del settore carsico di alta quota di Su Canale-Su Clovuè stata oggetto di uno studio preliminare comprendente le grotte del

Supramonte di Baunei (Grafitti, 1995). In questo lavoro vengono esposti tuttii risultati delle ricognizioni biospeleologiche finora compiute e le determina-zioni delle specie cavernicole raccolte.Sulla base di ricerche biospeleologiche intraprese dal Gruppo SpeleologicoSassarese negli anni 1989 e 1992-1997 nelle grotte di Su Clovu e di PuntaLetzò, nell’inghiottitoio di Su Canale, nella Grotta Risorgente di Tesulali ed inun pozzetto non accatastato nei pressi della strada di Su Canale e da ritro-vamenti effettuati dal Gruppo Speleo-Archeologico “Giovanni Spano” diCagliari nel 1993 e 1995 nella Risorgente di Funtana Tentinolè, nel 1998 nellaGrotta di Punta Letzò e dall’Unione Speleologica Cagliaritana nel 1998 e2000 nella Grotta di Su Clovu e, infine, nel 2001 dagli stessi gruppi di Caglia-ri nel corso delle campagne esplorative in diverse grotte del settore.Le recenti esplorazioni dei grossi sistemi carsici nella zona di Su Canale,infatti, hanno dato l’opportunità di approfondire lo studio della fauna ipogea inquesto interessante settore carsico.

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merse e solchi di battente fossili a varie altezze(Colantoni, 1967; Carobene, 1972; 1978; Carobe-ne & Pasini, 1982; Orrù & Ulzega, 1987). L’inizio della formazione dei sistemi carsici risalecon ogni probabilità all’Eocene, con un’accelera-zione nel Mio-Pliocene. Infatti le condotte carsicheriempite da basalti nella grotta del Bue Marino e

nella voragine del Golgo testimo-niano la preesistenza di un reticolocarsico ben sviluppato prima dellamessa in posto dei basalti olivinicidi Biddunie (sopra Cala Luna) e diSan Pietro, risalenti a 2-3 milioni dianni fa (Savelli & Pasini, 1973). Male fasi carsiche più intense sonoverosimilmente inquadrabili in unoo più periodi piovosi interglacialidel Pleistocene medio, poiché legrandi gallerie della maggior partedelle grotte sono caratterizzatedalla presenza del solco di batten-

te a quota +8 m, generalmente ritenuta di età Tir-reniana (Antonioli & Ferranti, 1992). Successivamente il mare si è progressivamenteabbassato, con diversi stazionamenti, uno in par-ticolare a -10 -12 m, e brevi periodi di risalita, finoa circa 120 m sotto il livello marino attuale. Ladatazione di alcune concrezioni sommerse cam-

Lovettecannas �

� Grotta dei Serpenti: laghetto in unambiente concrezionato. (Foto G. Pani)

Speleomantes supramontis (Lanza et al.),con esemplari adulti che superavano la lun-ghezza di 10 cm. Sono inoltre presenti il Cro-staceo Isopode Alpioniscus fragilis (Budde-Lund) e il Col. Cholevidae Ovobathysciolamajori (Reitter).

Grotta di Su Clovu (994 SA-NU)La grande cavità è stata oggetto di ricerchein diverse occasioni nel 1989, 1992 e il1993 dal G. S. Sassarese (R. Loru, A. Molinu,M. Nuvoli e G. Panoutsopoulos) e nel 1998e 2000 dall’U. S. Cagliaritana (C. Onnis e E.Seddone). Tra le specie rinvenute citiamo l’I-sopode Trichoniscidae Alpioniscus fragilis(Budde-Lund), diffusissimo troglobio presen-te in quasi tutte le grotte della Sardegnacentro-orientale; l’Opilionide troglobio Bue-marinoa patrizii Roewer, elemento endemi-co di una certa rarità, tipico della Grotta delBue Marino (Dorgali, 12 SA-NU); il RagnoDysderidae Sardostalita patrizii (Roewer)(det. Gasparo, 1997: i. l.) (Gasparo, 1999);il Dipluro Campodeidae Patrizicampa sar-doa Condé; il Collembolo OnychiuridaeDeuteraphorura sp. (in corso di studio pres-so Fanciulli); il Coleottero Cholevidae Ovo-bathysciola majori (Reitter), entità endemi-ca che prospetta una geonemia simile allaspecie anzi detta, rinvenuta anche in sedeepigea sotto sassi interrati; ma l’elementopiù rilevante è risultato il Coleottero Cara-bidae Trechino Sardaphaenops supramon-tanus grafittii Casale & Giachino, raccolto inuna quindicina di esemplari, uno dei qualimostra eccezionali e ridotte dimensionirispetto a tutti gli individui conosciuti e pro-

venienti da altre cavità, sia della sottospe-cie indicata sia di quella nominale e tipicadella Nurra di Sas Palumbas (Oliena, 217SA-NU), fino alla cattura nel 2001 di altriesemplari nella Voragine di Tesulali (vedioltre); da osservare, infine, che quasi tutti gliesemplari sono parassitati da funghi dellafamiglia Laboulbeniales; il Coleottero Cara-bidae Platynino Paranchus albipes (Fabri-cius), specie troglossena, igrofila, ad ampiadistribuzione paleartica (det. Casale, 1995:com. pers.). Altri reperti raccolti sono costi-tuiti da larve di Tricotteri e Plecotteri, trova-te nelle acque del torrente interno.

Grotta Risorgente di Tesulali (1108 SA-NU)Questa piccola cavità ubicata a qualchemetro sopra la dolina omonima, è stata visi-tata nel 1997 dal G.S.Sassarese (A. Casale,D. Casu, I. Manca, A. Pinna ed il sottoscritto).Sono stati rinvenuti l’Isopode TrichoniscidaeAlpioniscus fragilis (Budde-Lund); il Mollu-sco Gasteropode Oxychilus sp., in studiopresso F. Giusti (Siena); l’Ortottero Grillo-morfino Acroneuroptila sardoa Baccetti(det. Fontana, 1999: i. l.); resti del Coleotte-ro Cholevidae Catops speluncarum (Reit-ter) (det. Casale) ed osservato alcuni esem-plari dell’Anfibio Urodelo Speleomantessupramontis (Lanza et al.).

Grotta di Punta Letzò (1875 SA-NU)Alcune ricognizioni sono state operate inquesta grotta, situata a poca distanza e aduna quota più alta di Su Clovu. Nel 1995 dalG. S. Sassarese (A. Molinu), con la raccolta diRagni Leptonetidi e di Acari; nel 1996 da A.

Casale che ha rinvenuto l’Isopode Trichonisci-dae Alpioniscus fragilis (Budde-Lund); ilRagno Dysderidae Sardostalita patrizii(Roewer) (det. Gasparo, 1997: i. l.) (Gasparo,1999); il Dipluro Campodeidae Patrizicam-pa sardoa Condé; alcune larve del Coleotte-ro Cholevidae Ovobathysciola majori (Reit-ter); i Collemboli Arrhopalitidae Arrhopalitessp. e Oncopoduridae Oncopodura sp. (incorso di studio presso Fanciulli); Ditteri Bra-chicera e Nematocera. Infine, nel 1998 dalG. S. A. “G. Spano” di Cagliari (G. Marini) sonostati raccolti Alpioniscus fragilis (Budde-Lund), Mitostoma cf. patrizii Roewer, Patrizi-campa sardoa Condé, l’Ortottero Gryllo-morpha dalmatina (Ocskay), un esemplaredel Dittero Streblidae Brachytarsina flavipen-nis Macquart (det. pers.), ectoparassitaesclusivo di pipistrelli, la cui presenza giustifi-cherebbe che la cavità è frequentata da Chi-rotteri della fam. Rhinolophidae ed inoltreRagni appartenenti a tre specie diverse, Iso-podi Porcellionidae, Diplopodi Chilognatha,Insetti Psocotteri e Omotteri Cixiidae.

Grotta di Su Canale Superiore (2640 SA-NU)Durante le esplorazioni speleologiche delGSAGS di Cagliari (J. De Waele) e dell’USC(C. Onnis e E. Seddone) eseguite nel 2001,sono stati catturati l’Isopode TrichoniscidaeAlpioniscus fragilis (Budde-Lund), il RagnoDysderidae Sardostalita patrizii (Roewer),l’Opilionide Travuniidae Buemarinoa patriziiRoewer, il Dipluro Campodeidae Patrizi-campa sardoa Condé ed il Coleottero Cara-bidae Trechino Sardaphaenops supramon-

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� Lovettecannas

pionate ad una profondità di -5 m nella grotta del-l’Organo presso Portu Quau, e a -9 m nella risor-gente di Cala Luna sono state datate rispettiva-mente a 22.499 +/- 670 e 23.050 +/- 690 anni,periodo nel quale il mare doveva essere più bassodi almeno 10 m rispetto all’attuale (Alessio et al.,1992). Inoltre, numerose grotte si sviluppano al disotto del livello del mare, in media fino a -30 m(Jantschke, 1998) e raggiungono la profondità di–79 m nella grotta della Utopia (Schafheutle,2001), testimoniando che il livello di base è rima-sto al di sotto di queste quote per un periodoabbastanza lungo. Circa ventimila anni fa il Golfo di Orosei si trovavanel mezzo della più recente glaciazione e la pre-senza di questi speleotemi dimostra che il proces-so carsico è rimasto attivo anche durante questoperiodo freddo ed arido (tra 16.000 e 23.000 annifa), quando appunto il livello del mare scese di 120m. La concrezione più profonda attualmente cono-sciuta nelle grotte sommerse del Golfo di Orosei (eforse dell’intero Mediterraneo) si trova a -79 m,nella grotta della Utopia (Schafheutle, 2001).

Hanno (finora) partecipato alle esplorazioni a Su CanaleValentina Arca, Simone Argiolas, Sandro Arras, Silvia Arrica, Ovidio Atzeni,Tarcisio Atzori, Luigi Baldussu, Gilles Bost, Jacques Bresse, Stefania Camba,Giampietro Carta, Luigi Castelli, Claudio Cerusico, Vincent Darras, Anto-nello De Filippi, Massimo Demontis, Attilio Dessì, Jo De Waele, Cristiana DiPaola, Gianni Dore, Wilfrid Farabolini, Cinzia Farci, Stefano Fercia, LetiziaFilindeu, Sergio Firinu, Michele Fois, Andrea Gaviano, Andrea Gillono, Alfre-do Godel, Giuseppe Grafitti, Barbara Ibba, Nicola Ibba, Veruska Ibba, Eleo-nora Lallai, Vincent Lignier, Stefano Loi, Roberto Loru, Agnès Maire, Cathe-rine Maire, Massimo Manca, Alessandro Mandis, Marcello Marras, AnneMartelat, Pietro Masala, Gianluca Melis, Francesca Mereu, Lucio Mereu,Riele Mereu, Roberto Mura, Franco Murru, Carlo Onnis, Gabriela Pani,Maria Pappacoda, Simone Perra, Sandro Piga, Davide Pili, Sergio Pillai, Mar-cello Pisanu, Susanna Pisu, Dolores Porcu, Candida Pretti, Luciano Pusced-du, Yvan Robin, Roberto Romoli, Laura Sanna, Véronique Schaeffer, StefanoSchintu, Francis Schira, Raffaele Schirru, Luigi Setzu, Luca Sgualdini, RobertaSiddi, Francesca Usai, Diego Vacca Jr., Diego Vacca Sr., Eric Varrel e alcunialtri speleologi di cui, purtroppo, non ricordiamo i nomi.

Dei seguenti gruppi:Gruppo Speleo Archeologico Giovanni Spano, Unione Speleologica Caglia-ritana, Groupe Ulysse Spéléo, Centro Speleologico Cagliaritano, CentroStudi Ipogei Specus Cagliari, Gruppo Archeo Speleo Ambientale Urzulei,Gruppo Speleologico Sassarese, Gruppo Speleo Ambientale Sassari, Grup-po Grotte Olbia

tanus grafittii Casale & Giachino, che sipresenta con una “taglia” normale.

Grotta di Lovettecannas (2642 SA-NU)Anche in questa nuova importante cavitàdel sistema di Su Canale sono state opera-te nel 2001 dai due gruppi di Cagliari (J.De Waele, D. Deidda, C. Onnis) e dal G. S.Sassarese (R. Loru e il sottoscritto) alcunecatture: il Coleottero Carabidae TrechinoSardaphaenops supramontanus grafittiiCasale & Giachino, il Ragno DysderidaeSardostalita patrizii (Roewer), il MolluscoGasteropode Oxychilus sp., l’Isopode Tricho-niscidae Alpioniscus fragilis (Budde-Lund) eresti di Coleoptera indet.

Grotta di Genna Ludalbu (2676 SA-NU)Cavità esplorata nel 2001 dal G. S. A. “G.Spano” di Cagliari (J. De Waele) e dell’U. S.Cagliaritana (C. Onnis). I reperti rinvenutisono il Dipluro Campodeidae Patrizicampasardoa Condé, un altro Campodeidae dispecie diversa, di statura più piccola, unColeottero Carabidae Bembidino e unEmittero Eterottero di sicura provenienzaesterna.

Inghiottitoio di Tesulali (2681 SA-NU)Nella nuova cavità, localizzata e visitatadall’U. S. Cagliaritana, nel 2001 C. Onnis hacatturato esemplari del Coleottero Carabi-dae Trechino Sardaphaenops supramonta-nus grafittii Casale & Giachino; alcuni diessi presentano una taglia pressoché nor-male, altri invece straordinariamente ridot-ta, con misure vicine al reperto di Su Clovu,

di notevole interesse per gli studi biometri-ci su questa entità che, a poco tempo dallasua descrizione (Casale & Giachino, 1988),merita forse una ridefinizione tassonomica.Inoltre, gli stessi esploratori vi hanno raccol-to il Ragno Dysderidae Sardostalita patrizii(Roewer) ed Anellidi Oligocheti apparte-nenti ad una specie troglossena, trascinatadalle acque di piena.

Grotta di Pedrusaccu (2682 SA-NU)Nuova cavità aperta ed esplorata dai duegruppi di Cagliari; nel 2001 C. Onnis hacatturato l’Opilionide troglobio Buemarinoapatrizii Roewer, un Ragno, un Acaro ed unpiccolo Dipluro Campodeidae.

Pozzetto c/o Su Canale (non accatastata) In questo minuscolo pozzo, che si apre inprossimità della carrareccia posta alle pen-dici Nord di Nuraghe Pedrusaccu e che sicongiunge alla strada di Su Canale, nel1993 A. Casale ha rinvenuto l’OpilionideMitostoma cf. patrizii Roewer, lo Pseudo-scorpione Neobisiidae Roncus sardousBeier (det. Gardini, 1995: i.l.) ed un Dittero.

Elenco delle specie determinatenelle grotte del settore di Su Canale(aggiornato al 12/2001)Alpioniscus fragilis (Budde-Lund) (Crusta-cea Isopoda), Roncus sardous Beier (Ara-chnida Pseudoscorpiones), Sardostalitapatrizii (Roewer) (Araneae Dysderidae),Mitostoma cf. patrizii Roewer (OpilionesNemastomatidae), Buemarinoa patrizii

Roewer (Opiliones Travuniidae), Deute-raphorura sp. (Collembola Onychiuridae),Arrhopalites sp. (Collembola Arrhopaliti-dae), Oncopodura sp. (Collembola Onco-poduridae), Patrizicampa sardoa Condé(Diplura Campodeidae), Gryllomorpha dal-matina (Ocskay) (Orthoptera Gryllidae),Acroneuroptila sardoa Baccetti (Orthopte-ra Gryllidae), Sardaphaenops supramonta-nus grafittii Casale & Giachino (Coleopte-ra Carabidae), Paranchus albipes (Fabri-cius) (Col. Carabidae), Ovobathysciolamajori (Reitter) (Coleoptera Choleviidae),Brachytarsina flavipennis Macquart (Dip-tera Streblidae), Oxychilus sp. (MolluscaGastropoda), Speleomantes supramontis(Lanza et al.) (Amphibia Urodela).

Ringrazio gli specialisti che hanno accetta-to in studio e determinato parte dei mate-riali faunistici oggetto di questa nota: Prof.Roberto Argano (Univ. “La Sapienza, Roma:Isopodi), Prof. Achille Casale (Univ. Sassari:Col. Carabidi e Colevidi), Prof. Bruno Condé(Univ. Nancy: Diplura), Dr. Pietro Paolo Fan-ciulli (Univ. Siena: Collemboli), Dr. Paolo Fon-tana (Univ. Padova: Ortotteri), Dr. GiulioGardini (Univ. Genova: Pseudoscorpioni), Dr.Fulvio Gasparo (Trieste: Ragni Disderidi),Prof. Folco Giusti (Univ. Siena: Gasteropodi),Prof. Italo Marcellino (Univ. Catania: Opilio-nidi). Quasi tutti i reperti del 2001 sonostati determinati personalmente, in base amateriali di confronto già in precedenzaclassificati.

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Speleologia 45 29

Lovettecannas �

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� Monte Caldina

Premessa e inquadramento geograficoDelimitata a W dal torrente Enza e ad E dal fiumeSecchia, la provincia di Reggio Emilia si sviluppa a Ncon una vasta zona pianeggiante, cui fa da confine ilfiume Po, per poi salire, via via ci si sposta a S, in unsusseguirsi di colline che lasciano il posto a vere eproprie montagne con altezza superiore ai 2000metri. Al centro di questa zona montuosa, pocodistante dalla famosa Pietra di Bismantova, affiora laformazione evaporitica d’età triassica detta“Formazione delle Anidriti di Burano” (Triassuperiore, 220-210 milioni di anni). Tali territo-ri vallivi, compresi nei limiti comunali di Castel-novo ne’ Monti, Villaminozzo, Ligonchio eBusana, sembrano respingere ogni tipo d’in-sediamento a causa della loro natura instabile.L’uomo qui ha dovuto scontrarsi da semprecon l’estrema franosità dei versanti argillosi,ripide e improduttive scarpate, il rapido assor-bimento delle acque superficiali, piene deva-

Omar BelloniGruppo Speleologico Paletnologico Gaetano Chierici di ReggioEmilia

� Al centro dell’immagine la Pietra di Bismantova dominal’alta valle del Secchia. La Pietra rappresenta una zona alloc-tona di materiali epiliguri (formazione di Bismantova) che“galleggia” su materiali caotici liguridi. I gessi triassici affio-rano sui fianchi e sul fondo della valle. (Foto M. Vianelli)

� Carta escursionistica 1:50.000, Regione Emilia-Romagna, Club Alpino Italiano “Alto AppenninoReggiano e Pietra di Bismantova”, ed. 1999.

sulle tracce dei pionieri

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KEY WORDS: Emilia Romagna;Appennino Reggiano; Formazione Ani-driti di Burano; Trias; Karstic Complex,Gypsum

RIASSUNTOL’affioramento gessoso dell’alta Val diSecchia nel bel mezzo dell’AppenninoReggiano è da tempo nel mirino digenerazioni d’esploratori. Da più di cin-quant’anni l’uomo si é spinto qui per

studiarne le caratteristiche esterne e lesue innumerevoli grotte. La sistemati-cità delle ricerche e la tenace curiositàdell’uomo, hanno permesso di seguire econoscere diverse grotte. Una di que-ste ha ora rilevanza mondiale in quan-to, oltre ad essere morfologicamentemolto bella, è la più profonda dei gessi:la grotta di monte Caldina. Qui passoper passo si racconta la storia di tantiuomini ed una montagna.

La grotta di Monte Caldinasulle tracce dei pionieri

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stanti, repentini crolli di cavità carsiche e scarsità deiterrazzamenti fluviali. È proprio in quest’area, corri-spondente al bacino del corso medio-alto del fiumeSecchia, che si apre la nostra grotta: il sistema dimonte Caldina. Il monte Caldina (894 m) è il maggiorrilievo dell’affioramento gessoso del Trias individua-bile sulla CTR 1: 5000 geogr. ED50 235013 di Cerrè.Vi si accede lasciando la strada asfaltata che con-giunge Castelnovo a Ligonchio, poco dopo l’abitatodi Cerrè Sologno. Si lasciano i mezzi in uno spiazzopresso una curva molto accentuata dove si puòammirare un vasto panorama della valle dei gessi.Qui si seguono carrarecce, poi stretti sentieri inmezzo al bosco, utilizzati solo dai cacciatori di cin-ghiali; si scende di circa 150 m sulla parte destra delcanalone che parte dalla cima, fino ad arrivare alledue cavità (RE632 e RE633) situate sotto una pare-te a dirupo. Queste sono le due “bocche” con le qualiil monte Caldina si disseta. Attualmente uno di que-sti due inghiottitoi stagionali è la porta d’ingresso perl’interno del monte. 265 m di dislivello più inbasso, dove il fiume batte sul piede dellamontagna, l’acqua, come Alice, esce dalpaese delle meraviglie per ritornare al sole.La stessa acqua che ha creato questo stu-pefacente percorso è complice della suabellezza. Il viaggio parte con un succedersidi strettoie aperte con la disostruzione siste-matica della parte alta del sistema carsico.A -60 m ci si allacciano gli imbrachi e siscende una serie di pozzi di profonditàvariabile da sette a quindici metri circa.Questi pozzi, intervallati da strettoie semial-lagate, scivoli levigati e meandri di sorpren-dente bellezza, conducono agli ultimi pas-saggi della grotta, assai stretta fino allarisorgente sul Secchia. La parte centraledella cavità, di notevoli dimensioni, offreerosioni e giochi d’acqua in ambienti digesso microcristallino saccaroide bianchis-simo, che nulla hanno da invidiare ai vicinid’oltre Appennino: gli abissi nei marmi delle AlpiApuane.

Storia passata

Forse non s’immaginarono tutto questo gli esplorato-ri modenesi che nel primo dopoguerra, fra mille pro-blemi e avversità, si avventurarono con scopi di ricer-ca scientifica negli affioramenti triassici dell’alta Valdi Secchia. In realtà si hanno notizie delle vicine fontidi Poiano e dei gessi già nella metà dell'800 da F.Sacco e P. Spallanzani, ma solo di carattere geologi-co. Studi più sistematici iniziarono però solo con l’in-teressamento del Comitato Scientifico del CAI diModena e del Circolo Speleologico Emiliano. Il primo

Speleologia 45 31

Nella regione più piatta d’Italiala grotta più fonda del mondo,

nei gessi

Monte Caldina �

Celso Guareschi, Storia delle ricerche precedenti e di quelle presenti, trat-to da: “Studio sulla formazione gessoso-calcarea nell’alta Valle di Sec-chia”, Memoria n. 1 del Comitato Scientifico Centrale del CAI, Sezionedi Modena, 1949

“Nel 1945, e più precisamente nel mese di settembre, facemmo subitouna prima sommaria esplorazione della zona, a scopo soprattutto orien-tativo. Partiti in 7 da Modena, raggiungemmo in bicicletta Castelnuovo ne’Monti, ove, abbandonati i nostri cavalli d’acciaio, raggiungemmo a piedi lesorgenti di Poiano, presso le quali ponemmo il nostro campo, nel fienile diuna casa di contadini.[…]. Gli abitanti del luogo, naturalmente, erano enor-memente stupefatti della nostra presenza e della nostra attività. Special-mente l’attività speleologica era quella che meno convinceva: che dellagente per bene si andasse a cacciare in tutte le “tane” e tutti i crepacci dicui si riusciva ad avere notizia, era una cosa più che sospetta. Cominciòperciò a circolare una voce, naturalmente a nostra insaputa, che eravamodei briganti o una banda neo-fascista; in ogni modo era chiaro che anda-vamo cercando un luogo ove nascondere le abbondantissime armi di cuieravamo forniti, per servirsene al momento opportuno. Un ex-capo deipartigiani del luogo si fece eco di questa voce e ne avvertì il Prefetto diReggio Emilia, il quale non ricordandosi che io l’avevo avvertito per letteradella nostra andata in quella zona e degli scopi puramente scientifici cheperseguivamo, e senza nemmeno chiedere informazioni alla stazione deicarabinieri di Castelnuovo, pur essi da noi direttamente informati dellanostra presenza, decise una spedizione… punitiva! E così un bel giorno civedemmo piombare addosso, nel nostro tranquillo ritiro, un nuvolo di cara-binieri armati fino ai denti di mitra e di mitragliatrici, i quali arrestaronoquanti di noi trovarono, e li tradussero a Cinquecerri ove, in mezzo alla

piazza d’ingresso del paese, fra la grandecuriosità dei villici raccolti a godere lascena., il capitano comandante la spedizio-ne procedé al loro interrogatorio, regolar-mente verbalizzato da un maresciallo. Sipuò facilmente immaginare lo stupore e laconfusione del capitano medesimo neldover constatare che i presunti banditi efacinorosi non erano che dei modesti racco-glitori d’insetti, piante e pietruzze, e che ilfamoso formidabile armamento che cerca-vamo di occultare era costituito da un fuci-le da caccia e da una piccola rivoltella (in17 persone!) ambedue accompagnati daregolare porto d’arme! Basterà dire che icarabinieri, i quali all’inizio dell’interrogato-rio avevano formato circolo intorno ai…banditi, coi mitra imbracciati, alla fine eranotutti dispersi per i campi circostanti, intentialla raccolta delle more!” […].Modena, novembre 1948

La memoria proposta, probabilmente la prima mono-grafia speleologica apparsa in Italia nel primo dopo-

guerra, rappresenta a tutt’oggi un modello di riferimen-to per le ricerche carsico-speleologiche nella regioneEmilia Romagna.Si legano alla realizzazione di quest’opera i nomi deimodenesi Ferdinando Malavolti, Mario Bertolani, CarloMoscardini e altri ricercatori, ai quali si deve sia lanascita negli anni ’30 che la ripresa della speleologiaregionale negli anni ’40. Lo studio realizzato sui gessitriassici dell’alta Val di Secchia raccoglie tutto il rigoree la sistematicità necessarie per una vera indaginemultidisciplinare.

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� Monte Caldina

chio, a S di monte Caldina. Lo scopo era un’esplora-zione più estensiva. È in quell’anno che venne indi-viduata la risorgente di M. Caldina. L’anno successi-vo furono organizzate più spedizioni che operarono,con metodo scientifico e maggiore intensità, nellezone ritenute di maggiore interesse, vale a dire quel-le del vicino complesso carsico Tanone Grande dellaGaggiolina – Tanone del Secchia – Salse di Poiano.Vennero così tralasciate le aree ed i ritrovamenti del-l’anno precedente, tra cui la risorgente di monte Cal-dina, catastata come N° 219E a 528 m slm, sulladestra idrografica del Secchia, di cui Bertolani ne faun sommario rilievo datato 17 agosto 1946 descri-vendola come: “Un cunicolo di 80 cm di diametro dalquale esce acqua leggermente selenitosa. Entrandosi gira a destra (lung. 3 m, larg. 0,7 m, h 0,5 m) finoad uno stanzino tondeggiante (diam.1,8 m, h 2,5 m)dal quale il condotto gira di 180° raggiungendo (lung.4 m) con curva terminale di 90° a destra, un piccolosifone”. Un’altra sorgente selenitosa è rinvenuta 150m a valle (Studio sulla formazione gessoso-calcareadell’alta Val di Secchia; Comitato Scientifico CAIModena 1949). Pochi metri quindi sono strappati allamontagna nel 1946.

Storia moderna, o quasi

Passò diverso tempo prima che la risorgente tornas-se alle attenzioni degli speleologi, questa volta reg-giani, del GSPGC (Gruppo Speleologico Paletnologi-co Gaetano Chierici). Sono passati circa 30 anni,sono cresciute le tecniche di progressione e le cono-scenze speleologiche, le ricerche sono diventate più

� I gessi triassici formano spesso delle scarpate ripidissime.In questa foto il versante del Monte Rosso precipita sul gretodel fiume Secchia. (Foto M. Chiesi)

sopralluogo è datato 1945; alcuni temerari, tra cuispiccano i nomi di M. Bertolani e F. Malavolti, rag-giunsero Castelnovo ne’ Monti con le biciclette, poi apiedi le fonti di Poiano e qui cominciarono a vederecosa si poteva fare. Nel ’46 un gruppo più folto dipersone, per un periodo maggiore e con mezzi piùefficienti (il trasporto avvenne stavolta in camion),fecero campo base presso il mulino di Roncovec-

Sistema carsico di Monte CaldinaER-RE 219 Risorgente di Monte Caldinadisl. m +212 svil. m 916ER-RE 633 Inghiottitoio II di Monte Caldinadisl. m -53 svil. m 124ER-RE 632 Inghiottitoio I di Monte Caldinadisl. m -9 svil. m 12Località: Monte Caldina (Villa Minozzo)

PIANTA

Sala Shanghai

Cunicoli Semiallagati

Caldina 3.3:Caldina 3.3 4-11-2014 11:39 Pagina 32

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Monte Caldina �

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l’ermeticità della montagna comincia a cedere. Infat-ti dopo un’assidua disostruzione sulla frana dellasala, si arriva alla strada giusta. In un susseguirsi dibasse gallerie, sale e salette di crollo, stretti meandrilevigati attivi, un camino da arrampicare in libera,successivamente attrezzato con scalette, e ancorabassi passaggi semiallagati, stretti e tormentati daaria gelida, la risor-gente ancora unavolta conosce un limi-te: una strettoiaimpressionante. Unfondo provvisoriocirca quaranta metripiù lontano di quellodel ’46; un fondoimmerso diverse orenel perenne buio erelativa immobilità delventre del monte Cal-dina.È infine nell’estate del’96 che “nuove leve”,spinte dalle stessemotivazioni, dagli

stessi sogni e dalla stessavolontà e curiosità di portarealla conoscenza di tutti il vuotodella montagna, sulle ormedella vecchia guardia delGSPGC, tornano all’attacco diquel punto interrogativo.Armati di mute in neopreneper proteggersi dall’aria gelidae dall’acqua nei numerosipassaggi semi-allagati, rie-

sistematiche. I componenti del gruppo reggiano valu-tano la potenza dello strato gessoso che nel monteCaldina supera i 350 m. In concomitanza a ciò ven-gono individuati dal GSE di Modena e messi a cata-sto due inghiottitoi proprio sopra la risorgente, ma diben 270 m.Così nel febbraio dell’87, dopo una battuta sullamontagna, i reggiani iniziano ad eliminare il materia-le di crollo che ha ostruito queste due cavità, subitoreputate molto interessanti. La più promettente èquella a valle che, dopo pochi minuti, permette giàagli esploratori di superare il limite dei modenesi,mostrando uno stretto cunicolo che ferma però l’a-vanzata. Più a monte viene individuato un cunicolotra i massi di un crollo recente, ma porta ad un puntodove i modenesi due anni prima erano già arrivaticon meno fatica. La disostruzione si ferma momen-taneamente, ma la molla è scattata: sono valutate lecorrenti d’aria ed il potenziale dislivello,che renderebbe la grotta la più profondadel gesso e sicuramente della regioneEmilia Romagna (relazioni attività socialeGSPGC; C. Catellani).Nell’estate dello stesso anno gli speleolo-gi di Reggio portano a termine un buoncolpo: viene ritrovata la risorgente chedal ’46 non vedeva più la luce dell’aceti-lene. S’inizia così ad attaccare il Caldinadal basso.L’esplorazione è comunque sospesa perqualche anno, finché nuovamente, glistessi esploratori, nell’estate del ’90, rico-minciano la disostruzione. Si giunge,dopo il passaggio del laminatoio, in unaprima sala, dove la luce solare non arrivapiù: è la sala Shanghai. Non si tratta di unriferimento alla città, ma al gioco… Ormai

� In grotta il percorso si sviluppa essenzial-mente lungo il torrente attivo, obbligando atransitare per bassi e scomodi passaggi. (FotoM. Domenichini)

� L’esplorazione si è svolta risa-lendo il torrente dalla sorgenteverso monte. Le risalite in artifi-ciale hanno comportato numero-se difficoltà legate alla scarsatenuta dei fix sul gesso triassico.(Foto M. Domenichini)

Rilievo GSPGC 1997-98

SEZIONE LONGITUDINALE

El Menehito

Sala Natadal Cuore

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e ogni altra cosa che l’acqua ha trascinato durante lepiene dentro l’inghiottitoio. Passa così l’inverno del ’97in un’alternarsi d’esultanze e sconforti, per ogni con-dotta larga e libera da detriti c’era una frana immaneda spostare o un passaggio impraticabile da allargare.Nel complesso le dimensioni sono assai ridotte e lagrotta diventa scomoda soprattutto nelle impegnativeoperazioni di scavo.

La congiunzione: il Caldina, la grottapiù profonda nei gessiLa sala di crollo che avevamo abbandonato all’internodella montagna sembrava non arrivare mai, quandouna “piccola delegazione”, quasi per caso, nella primadomenica del ’98, riesce ad entrare nella “Sala natadal cuore”, realizzando finalmente la congiunzione.La felice notizia si sparge a macchia d’olio. Ben prestotutti sono al corrente della congiunzione. Inoltre, sic-come il sistema carsico è divenuto un record mondia-le, anche svariati amici di gruppi vicini vogliono vede-re la grotta e le sue bellezze: si organizzano così sva-riate traversate con speleologi, accorsi da diverseparti e che hanno contribuito all’evento.Molte persone hanno concentrato i loro sforzi in quel-la grotta e finalmente si è ottenuto un bel risultato su“gentile concessione” della montagna. Ora il monteCaldina è un po’ più vuoto e ospita la grotta nei gessipiù profonda che si conosca, e fa sempre un certoeffetto…

Il rilievo e le sue difficoltà

Il sistema del Caldina non ha offerto difficoltà tecni-che solo ai suoi esploratori, ma anche a chi ha fattoil rilievo. Gli stretti passaggi semiallagati sono difficilida percorrere, e ancor di più quando si deve traccia-re la poligonale e li si deve ritrarli in disegno. Inoltreil rilievo della prima parte datato ’87 era andato per-duto e quindi è stato rifatto (sigh!). Naturalmente inseguito il vecchio rilievo è saltato fuori e i due dise-gni a distanza di dieci anni combaciano perfettamen-

te. E questo ci ha convintoulteriormente sull’attendibi-lità dei nostri dati.

Le prospettive del monte CaldinaLa zona di monte Caldina nonesaurisce però così le suesorprese. Infatti, vista la quan-tità d’acqua interna, si è pen-sato che l’assorbimento nondipendesse esclusivamentedai due inghiottitoi. Così nel

scono a forzare il vecchio limite, il punto più strettodella grotta! Ora la cavità finalmente si allarga e le dif-ficoltà si alzano in piedi e si trasformano in pozzi, isogni si concretizzano, escono dalla testa degli spe-leologi! Le frenetiche punte esplorative si susseguono.Ad accompagnarci ogni volta pesanti sacchi, con tra-pani e batterie; con addosso le mute si devono supe-rare uno ad uno i pozzi in arrampicata artificiale, risa-lendo proprio sotto la cascata, perché è qui che ilgesso è più sicuro. Installiamo anche un campo inter-no. L’esplorazione è fisicamente impegnativa, causa laseverità degli ambienti e l’acqua e l’aria gelida, magioiamo ad illuminare per la prima volta luoghi che lanatura ha creato tanti anni fa, ma per tutti, fino a pocoprima, inesistenti!Durante una di queste punte, giungiamo adun’enorme sala di crollo. Qui l’aria e l’acqua,linee conduttrici fino a quel punto, si perdono esi dividono in mille arrivi. Cerchiamo per ore diforzare alcuni passaggi, ma non c’e’ niente dafare. Il vuoto sempre presente davanti a noi,ora si cela, nascosto dietro a chissà quali equanti blocchi di gesso.È giunta l’ora di attaccare il sistema dall’alto.Bisogna ritrovare gli ingressi alti dell’acqua,anch’essi trascurati per alcuni anni. Dagliinghiottitoi alla sala di crollo, un rapido calcolocon rilievo alla mano, mostra che mancanocirca 60 m di dislivello e circa 50 m in pianta.Decidiamo così di provare ad entrare nel siste-ma dall’alto, togliendo quello che blocca il pas-saggio a noi, ma non all’acqua. Inizia così, ciòche mi sento di definire, un vero lavoro siste-matico di gruppo. Domenica dopo domenica,per più di tre mesi il GSPGC è impegnato in unmastodontico lavoro d’estrazione di sassi, terra

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� Erosioni nel meandro della parte alta della grotta. (FotoM. Domenichini)

� Nonostante gli ambienti delpercorso attivo siano spessoangusti, vi sono scorci di acqua egesso particolarmente suggestivi.(Foto M. Domenichini)

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corso di una battuta esplorativanelle zone limitrofe, su suggeri-mento di alcuni cacciatori locali,abbiamo trovato una serie di doli-ne. Esse si trovano in una zonainsolita, dove non affiorano igessi; sono molto vicine all’abita-to, coperte da molto detrito e damoltissima vegetazione. Una diqueste doline è attiva ed inghiotteun rivolo d’acqua; dopo unapesante opera di bonifica, inquanto usata come discarica dailocali, siamo riusciti ad entrare.Purtroppo lo sviluppo della cavitàè limitato a pochi metri (circa 30)causa la quantità immane difango, ma l’assorbimento d’ac-qua è certo… Si è così ipotizzatala presenza di rami alti nelle zonedi frana del nostro inghiottitoio,che metterebbero in comunica-zione il sistema del Caldina conl’inghiottitoio di Ca’ Boschi (così è stato chiamato). Se cosìfosse il dislivello del sistema salirebbe a 320 m ed il suo svi-luppo crescerebbe di 300 m circa, senza contare ulteriori svi-luppi interni nelle parti fossili! Attualmente però alcuni tentati-vi di colorazione sono andati a vuoto causa le avverse condi-zioni delle cavità e del clima. Infatti, le cavità in questo tipo diformazione sono più che mai vive. Di stagione in stagione lemorfologie possono stravolgersi totalmente: inghiottitoi pos-sono chiudersi con i detriti alluvionali mentre le risorgenzepossono ricomparire in maniera esplosiva, come nel casodella risorgente di Talada sul versante opposto della vallata.

Le anse ipogeePiù tranquille sono invece le anse ipogee, un altro tipo digrotte di queste vallate. In questi casi il fiume sceglie unpercorso preferenziale all’interno della montagna e ritornaalla luce diversi chilometri a valle. Questo è il caso delTanone della Gaggiolina e delle Fonti di Poiano. A tali siste-mi si accede solo se s’incontrano finestre tettoniche che,tramite zone di frana, conducono sul torrente sotterraneo.

Consigli per la visitaProprio a causa dell’instabilità della formazione gessosa lagrotta non è sempre percorribile. Entrambi gli ingressi, in

seguito a copiose precipitazioni,vengono ostruiti da detrito. Peressere riaperti si devono compieregrosse opere di svuotamento e ren-derli così percorribili nella stagionesecca. Le difficoltà tecniche, ilsuperamento di zone di frana com-portano una certa preparazione e lapresenza di una persona che cono-sca la grotta. L’attrezzatura da ver-ticale è d’obbligo, e la muta in neo-prene (almeno da 3 mm) è calda-mente consigliata, vista la durataminima della traversata di circaquattro ore. Entrambi gli ingressisono a breve distanza dai mezzi,

ma la caratteristica vegetazione, intricata e sel-vaggia, li rende difficilmente individuabili. Per larisorgente è anche necessario guadare il Sec-chia (portata idrica permettendo!). In ogni modo,il GSPGC. si rende disponibile per qualsiasiinformazione o visita interna o esterna delmonte Caldina, del suo vuoto e dei bellissimigessi del Triassico.

Il monte Caldina: una palestrad’esplorazioneL’impegnativa esplorazione di monte Caldina èstata, per chi come me l’ha vissuta in prima per-sona, una sorta di palestra esplorativa. Gliambienti incontrati erano vari: dalle lunghe stret-toie ai pozzi da risalire. Senz'altro l’evoluzionedell’esplorazione è stata determinata dall’utilizzodelle mute: il gran problema, infatti, era l’acquasul fondo di tutti i passaggi in cui si doveva stri-sciare. La concomitanza dell’aria gelida faceva ilresto. Qualsiasi sosta e imprevisto, dopo esserestati a mollo senza muta, poteva risultare fatale. Ipozzi poi erano da risalire sotto cascata per riu-scire a trovare il gesso più consistente. La muta

intralciava le già difficoltose operazioni d’ar-rampicata limitando i movimenti. Spesso anchela roccia si metteva contro di noi. In un pozzo,infatti, abbiamo dovuto ricorrere alla piramideumana per raggiungere la prima fascia digesso più stabile. Abbiamo utilizzato chiodi FIX8 mm a doppia espansione, gli unici in grado dioffrire sicurezza in questo tipo di roccia. Nono-stante tutto, al termine dell’arrampicata si pote-vano comodamente sfilare a mano i chiodi giàserrati!Altre difficoltà sono state trovate nei passaggiin frana, difficili da individuare e delicati dasuperare.Tutto questo però non ha certo bloccato lanostra curiosità per l’ignoto!

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Monte Caldina �

SCHEDA TECNICALa sequenza di pozzi, entrandodalla risorgente, è la seguente: +6+8 +13 +7 +8 +9 +5. La cavitàinizia assai stretta: per tutta laprima parte si striscia e spessocon la pancia nell’acqua. Per que-sto tratto l’imbraco rimane nelsacco a riposarsi. Il primo ostacolo verticale è costituito da un salto dicirca 5 m attrezzato in pianta stabile con una “comoda” scaletta di allumi-nio. Arriva poi il punto in cui si indossano gli imbrachi per levarseli sola-mente a 60 m dall’inghiottitoio. Tutti i pozzi della sequenza, con comodicorrimani arretrati, hanno attacchi su chiodi a doppia espansione.

� Speleomanes Italicus rinvenutoall’ingresso. (Foto. M. Domenichini)

� La progressione ha imposto l’impiegodi mute in neoprene per l’acquaticità degliambienti: la conformazione degli attacchidei pozzi rende vano ogni tentativo di evi-tare l’acqua. (Foto M. Domenichini)

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� Pozzo della Neve

slm. Lo sviluppo totale è di circa 7 km, mentre laprofondità è di -1048 m.Nell’ambito dell’Appennino centro-meridionale, ilMatese costituisce un’unità morfologica ben defini-

ta, caratterizzata stratigrafica-mente da depositi carbonaticimeso-cenozoici in facies dipiattaforma carbonatica, in let-teratura riferiti paleogeografi-camente al dominio della piat-taforma “Abruzzese-Campa-na” (D’Argenio et al., 1973).La deformazione di detti terre-ni, che raggiungono unapotenza di circa 3000 m, èavvenuta a più riprese a parti-re dal Messiniano inferiore-Pliocene inferiore/medio ed è

PremessaIl Pozzo della Neve è una grotta decisamente impor-tante nel panorama speleologico italiano. Non soltan-to per la profondità e l’estensione, ma soprattutto perla quarantennale storia esplorativa, per la bellezza evarietà di forme che la caratterizzano, per l’originalitàe stranezza di alcune situazioni geologiche e per imisteri che ancora racchiude. Fra questi ultimi c’era anche quello della topografia,mai pubblicata per intero a causa di una serie di vicis-situdini tipiche della speleologia. La grotta, già di persé difficilmente accessibile a causa di un sifone postoa -110 m, è rimasta così per molti un oggetto misterio-so. Un paziente lavoro di sintesi e cucitura ci consen-te oggi di colmare questa lacuna, 14 anni dopo ilmomento forse più significativo nelle esplorazioni alPozzo della Neve: quel fine ottobre 1988 in cui fu rag-giunto il fondo superando, per la seconda volta in Ita-lia, la mitica barriera dei -1000.Non è superfluo aggiungere che il rilievo, come la sto-ria esplorativa, sono il frutto di un lavoro svolto daalmeno 3 generazioni di speleologi che va al di là del-l’importanza dei singoli gruppi.

Inquadramento generale L’abisso Pozzo della Neve si apre nel settoreorientale del massiccio del Matese, nel comune diCampochiaro (CB), con due ingressi: uno a quota1368 m slm e l’altro, il classico, a quota 1330 m

Il quadro dell’esplorazione diuna delle grotte più profonded’Italia. La sua carta d’identità

scritta dalla speleologia romana a beneficio

delle generazioni future.

Tullio Bernabei, Italo GiulivoGruppo Speleologico del Matese; Assoc. Geografica La VentaGruppo Speleologico CAI Avellino; Assoc. Geografica La Venta

Pozzo della Neve, nero su biancoPozzo della Neve, nero su bianco

� Galleria Nunziata, a -350 m. (Foto M. Diana)

KEY WORDSAppennino centro-meridionale, Matese, abisso Pozzodella Neve, Speleogenesys, Topography.

RIASSUNTOIl lavoro sintetizza la storia esplorativa di questoimportante abisso italiano. Viene per la prima voltapresentata ufficialmente la topografia completa dellagrotta. Seguono poi indicazioni sulle principali pro-spettive esplorative e gli aggiornamenti fino alle sco-perte più recenti.

ABSTRACTThe paper reports the exploration historyof this important Italian abyss, one of thedeepest ones in Italy with a depth of -1048 mts. and the second cave exploredbeyond -1000 in our country, updating itto the most recent discoveries. The paperfollows with informations concerning themain exploration possibilities and officiallypresents for the first time the completesurvey of the cave.

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stata caratterizzata da fasi sia compressivesia distensive (Ferranti, 1994 ), che hannoportato all’individuazione dell’unità morfo-strutturale nota col nome di “Matese-M.Mag-giore”.L’estensione areale del massiccio è di circa750 km2, e la massima elevazione è raggiun-ta dai 2050 m slm del Monte Miletto, cuiseguono La Gallinola (1923 m) e il MonteMutria (1823 m), allineati in direzione NW-SEa segnare il confine tra Campania e Molise.La complessa tettonica cui si è fatto cennoha favorito l’intenso sviluppo del carsismo,caratterizzato tuttavia da un ridotto numerodi imbocchi, il che è parzialmente imputa-bile anche alla notevole copertura boscosache si spinge fino ai 1600 m.L’altra grande grotta dell’area, l’abisso Cul diBove o Sfonnatora Tornieri (-906 m), si apre apoca distanza da Pozzo della Neve, alla stes-sa quota, e si sviluppa per un lungo tratto sudirezioni simili (W-E).Entrambe le cavità presentano un andamen-to suborizzontale fino alla quota di circa 1000m slm, per poi scendere in modo decisamen-te verticale fino alla quota di 3-400 m slm.Ciò suggerisce due ipotesi genetiche (Giulivo,1991):1) che le grotte si siano formate inizialmente

in ambiente freatico con un livello dibase carsico corrispondente all’at-tuale fascia dei 1000-1100 m slm., esuccessivamente ringiovanite incondizioni vadose a seguito di unrapido approfondimento del livello dibase (cfr. anche Santangelo eSanto, 1991);

2) che il fenomeno carsico sia statoinfluenzato dalla presenza, all’internodella successione carbonatica, di unorizzonte bauxitico di età cretacica

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evidenziato da una lacuna stratigrafica. Tale oriz-zonte discontinuo avrebbe costituito, per un primoperiodo evolutivo, un limite di permeabilità localelungo il quale si sarebbero sviluppati i tratti suboriz-zontali delle grotte (cfr. anche D’Argenio, 1964).

È plausibile pensare che entrambe le ipotesi abbianoconcorso al raggiungimento della morfologia attuale.Idrologicamente il Matese orientale, con l’apporto diinterscambi idrici provenienti dalla falda del settorecentrale, drena le sue acque preferenzialmenteverso le grosse sorgenti di Grassano (60 m slm),presso Telese (BN).

La storiaResoconti dettagliati sulle vicissitudini esplorative delPozzo della Neve possono essere trovati in bibliogra-fia, soprattutto su “Speleologia” n. 20 (1989) e sugliatti del “Convegno di Bojano sul Matese” (1991). Diseguito forniremo quindi un’estrema sintesi del perio-do fino al 1991, dedicando maggiore spazio alleesplorazioni recenti con l’obiettivo di descrivere l’evo-luzione delle strategie esplorative e delinearne le pro-spettive future.La scoperta del Pozzo della Neve risale al 1955 adopera del Circolo Speleologico Romano (CSR), chegiunge al sifone di quota -110. Nel 1962 i soci delloSpelo Club Roma (SCR) trovano il sifone aperto e pro-seguono per circa 300 m fino ad un approfondimento

attivo (-140). Ancora una sostadi 4 anni e di nuovo lo SCR, condue gruppi: uno a scendere inquello che verrà denominatoRamo Attivo (che chiameremoRA) fino a -180, l’altro a prose-guire in orizzontale attraverso lalunghissima diramazione fossileche dovrà poi rivelarsi il ramoprincipale.Nel 1968 entra in campoanche l’Associazione Speleo-

logica Romana(ASR, formatasi inseguito ad una scis-sione dello SCR), e idue gruppi si dedica-no ad esplorareognuno il proprioramo. Nel 1971 loSCR raggiunge ilfondo sifonante del

Pozzo della Neve �

� Carta tematica del set-tore nord orientale delMassicio del Matese1:17.000, Gruppo Speleo-logico del Matese. 1)Pozzo della Neve; 2) Culdi Bove; 3) Capo Quirino;4) Risorgenza Ianara; 5)M3; 6) Buco Napoli; 7)Buco nell’Acqua; 8) PozzoArcicchiaro; 9) Inghiotti-toio di Vallone Florio.

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nale (romani, napoletani, torine-si) organizzata nel 1980 dall’A-SR: purtroppo a -560 un inciden-te fortunatamente non grave aduno speleologo di Torino (cadutadi una pietra sul P50) costringead una rapida ritirata. Dal 1981inizia lo svuotamento sistematicodel sifone di -110 mediante unapompa elettrica, e subito ungruppo misto ASR-CSR raggiun-ge il fondo a -693 verificando lepossibilità di superamento delsifone. Appena tre settimanedopo questo viene superato: èmolto corto e, oltre, la grotta con-tinua con un pozzo. Ancorapochi giorni e una squadra ASRpassa con tecniche felicementedefinite “da pescatori di perle”(nudi e al buio), esplorando finoa -780 e fermandosi sopra unennesimo salto. Nel 1982 quasitutti i gruppi di Roma si organiz-

zano con un campo interno e, oltre a trovare uncomodo by-pass al sifone di -693 (il Passaggio del-l’Occhio), raggiungono una fessura micidiale chesbarra la strada a -850.Nel 1984 ha inizio la stagione delle risalite: laprima porta il CSR (dove è confluita l’ASR) allascoperta di un lungo meandro ascendente, il Ramodei Babà (RB), che dopo 1300 m conduce in pros-simità di un ingresso alto. Questo viene aperto gra-zie ad una memorabile disostruzione, che regala

RA (-210), mentre la ASR si prepara all’impegnati-va esplorazione del fossile, dove nel 1972 vieneraggiunta la profondità di -410. L’anno successivosi arriva ai -580, sempre su scalette, ma il momen-to buono è l’estate 1974: con due campi interni di6 giorni gli esploratori dell’ASR toccano il fondo, susifone, a -693.La prima ripetizione su sola corda è del 1977 adopera del Gruppo Speleologico CAI Roma (GSCAI), poi ancora silenzio fino ad una punta nazio-

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� Pozzo della Neve

� Forme di erosione carsica superficiale nel massiccio del Matese. (Foto M. Sivelli)

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anche la nuova profondità di -895 m e uno svilup-po complessivo di oltre 4 km. Il 1985 vede l’inizio da parte di CSR e SCR di duerisalite decisamente importanti, entrambe da quota-250. La prima è rivolta al Ramo dei Sifoni (RS),dove una eccezionale secca consente di superarezone normalmente allagate e arrivare alla base diun grande pozzo ascendente; la seconda al Ramodelle Foglie (RF), dove in alto l’arrampicata si arre-sta per mancanza di tempo e in basso viene disce-so un approfondimento attivo fino a -450 (sifone).Il primo assalto alla strettoia finale (Fessura delCasco) è portato nel 1987 grazie a un camporomano intergruppi, con l’ausilio di speleologipolacchi di Dabrowa Gornicra. In quattro passanola strettoia e si affacciano su un P15, ma senzamateriali. L’estate successiva è quella decisiva: unnuovo campo intergruppi e il parziale allargamentodella strettoia consentono a due polacchi di passa-re ed esplorare un successivo P25, ma anche inquesto caso finiscono i materiali. Qualche giorno dopo, in settembre, un nuovo ten-tativo è bloccato sul nascere dall’arrivo delle piog-ge che chiudono il sifone iniziale. Alla fine di otto-bre quattro componenti del gruppo SpeleologiRomani (SR) riescono in un’impresa-limite: passa-no con le bombole e tutto il materiale il sifone a -110, bivaccano a -700, superano la strettoia a -880e scendono una serie di pozzi attivi fino all’appa-

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Pozzo della Neve �

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� Nel 1984 inizia la stagione delle risalite con la scoperta diun lungo meandro ascendente, il Ramo dei Babà. (Foto T.Bernabei)

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rente fondo della grotta, -1045. A prescindere dalrecord metrico (nel 1988 solo il Sistema del M.Corchia superava i -1000), la punta fu notevoleanche dal punto di vista tecnico-sportivo: si trattaancora oggi, a quanto ci risulta, del maggior disli-vello percorso al mondo a valle di un tratto som-merso (900 m).Oltre al record, la discesa suscitò polemiche in quantoprodotto di forti contrapposizioni tra diversi gruppi ediversi speleologi, come molto spesso è accaduto nellastoria della speleologia non solo romana. A distanza dimolti anni quelle situazioni provocano un sorriso e lepolemiche hanno perso ogni valore. Una cosa peròrimane certa: i primi che raggiunsero il fondo di Pozzodella Neve non erano visitatori occasionali, ma speleo-logi che vi avevano dedicato un decennio di esplora-zioni. Erano quindi persone che ne avevano acquisitoil diritto sulla propria pelle.Nel 1989 l’SR, assieme al Gruppo Speleologico delMatese (GSM) e del CAI di Napoli, organizza un nuovocampo per allargare meglio la strettoia e rivedere ilfondo: ma a -720 un tratto inaspettatamente sifonanteblocca la spedizione.L’estate del 1990 vede un grande campo nazionalepromosso da SR e GSM, con partecipazioni da Milano,Napoli, Roma, Verona e Firenze. Un bivacco moltoprofondo, a -860, consente finalmente di allargare lamicidiale strettoia e di esplorare con calma il fondo tro-vando due brevi diramazioni: il termine è sempre susifone, alla stessa quota. In alto, a quota -250, si continua la risalita del RF eviene scoperto un lungo ramo suborizzontale (1,5 km)chiamato Addio all’Impero: questo si ricollega in duepunti del vecchio RA e poi sale in prossimità dellasuperficie. Lo sviluppo supera ora i 7 km.Le esplorazioni a quote intermedie proseguono senzagrossi risultati nel 1991 quando SR e GSM lavorano inAddio all’Impero ed effettuano risalite sparse; inoltreviene superato il sifone a monte lungo il corso d’acquadel RF, scoprendo un tratto aereo e un nuovo sifoneche dovrebbe coincidere con quello finale del RA. Un nuovo tentativo al fondo viene organizzato l’estatesuccessiva da SR, SCR, GSM e alcuni speleo unghe-resi: il sifone finale viene trovato secco ma 100 m dopose ne trova un altro assolutamente impraticabile (-1048).Nel 1993 l’unica esplorazione è una diramazioneascendente nel RB, il Ramo delle Mappine, conclusal’anno successivo a +64. Sempre nel 1994 il GSMorganizza l’ultimo grande campo finora effettuato aPozzo della Neve: vi partecipano speleologi da Roma,Torino, Verona e dalla Sicilia. Un bivacco a -700 con-sente un impegnativo traverso sul P28 e la successivaarrampicata di circa 60 m in un grande pozzo (RamoSchiffer), tuttora da concludere; vengono inoltre esplo-rate altre diramazioni in zona Sifone di Ghiaia per circa300 m di sviluppo. Un tentativo di rivedere il RS, a 9anni dall’esplorazione, viene frustrato dal 3° sifone tro-vato chiuso. La grotta viene comunque attrezzata inmodo fisso sino a -700. Per una nuova esplorazione a Pozzo della Neve dob-biamo attendere altri 3 anni: nell’estate del 1997 GSMe Associazione Speleologica Italia Centrale (ASIC),coadiuvati da SR, GS CAI Città di Castello e GruppoPuglia Grotte di Castellana, organizzano un nuovoattacco alle risalite dei rami Schiffer (-700) e Sifoni

� L’ingresso principale del Pozzo della Neve che si apre sulfondo di una ripidissima dolina, a quota 1330 m slm. (Foto T.Bernabei)

(–280): quella più profonda fallisce a causa delle pes-sime condizioni del traverso sul P28, mentre nel RSl’eccezionale secca consente il raggiungimento delpozzo intravisto nel 1985 e la sua risalita. Alla sommitàil ramo si amplia e risale a salti, ma sopra un P12 leesplorazioni devono fermarsi per mancanza di tempoe rischi idrici (riempimento di sifoni).Nell’agosto 1998 viene effettuato un interessante ten-tativo di ritrovamento del terzo ingresso di Pozzo dellaNeve riuscendo a tenere un collegamento radio tra ilSalone Lorenzo di Addio all’Impero ed un punto ester-no localizzato con riscontri topografici e l’ausilio disatellitare. Le operazioni di scavo sono cominciate equanto prima si spera di aprire il nuovo ingresso che,evitando il sifone iniziale, consentirebbe l’effettuazionedi importanti osservazioni sul funzionamento idrologicointerno, dando sicuri nuovi impulsi alle esplorazioni delsistema. L’ultima tappa esplorativa in questo magico abisso del-l’Italia meridionale è dell’agosto 1999, quando il GSMorganizza un super campo estivo cui partecipano intotale un centinaio di speleologi provenienti da molteparti della penisola. A quota -880, subito a valle dellaFessura del Casco e alla sommità del P92, viene ini-ziata la risalita di un importante pozzo attivo: dopo unaquarantina di metri si intercetta una via discendente, ilRamo dell’Eclissi, che chiude su sifone dopo 130 m didislivello, portando un nuovo fondo a -970. L’ennesimapunta al RS, finalmente secco, consente di finire lerisalite trovando però la fine del ramo su colate calciti-che. Infine un nuovo campo interno al Salone Lorenzoha portato gli speleo a verificare le parti più strette evicine all’esterno (strettoie e terra) e a iniziare la risali-ta di un nuovo camino al centro del Salone stesso.Dal 1999 ad oggi non si sono registrate punte esplora-tive.

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Pozzo della Neve �

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Prospettive Pozzo della Neve a nostro avviso non ha esaurito lepossibilità esplorative, anche se queste sono legateall’effettuazione di risalite. Del resto è la storia di que-sta grotta a suggerircelo: qui è stato arrampicatomolto, e senza trapani, fin da prima che ciò diventas-se una pratica speleologica comune. E non è dettoche risalendo non si possano trovare nuove viediscendenti che portino a maggiori profondità (come ilrecente caso del Ramo dell’Eclissi): va ricordato chefra il fondo attuale e il livello delle sorgenti probabili viè un dislivello di 260 m. Arrampicate importanti possono essere realizzatepoco prima del sifone finale e proseguendo nel pozzoattivo dopo la Fessura del Casco: in entrambi i casi sitratta di ampi camini attivi che rappresentano proba-bilmente il fondo di altrettanti -1000 (nelle zone supe-riori il massiccio è speleologicamente inesplorato). Si segnalano poi: una strana circolazione d’aria sulP92 che parte a -900 (possibili traversi); il Ramo Schif-fer a -700; la zona soprastante il vecchio campo base1974 (100 m a monte del RS); la parte alta del mean-dro a valle del Grande Scivolo, a -250; la sommità del-l’ambiente su cui si affaccia il P20, a -200; varie dira-mazioni ascendenti (e probabili ingressi) in Addioall’Impero. Ma è probabile che anche in altre zone unaricerca attenta e fatta con occhi diversi, quelli di unanuova generazione di esploratori, regalerà grandi sod-disfazioni.Infine la subacquea: è auspicabile l’esplorazione dellazona di congiunzione attiva tra RF e RA, nonché l’im-mersione nel sifone che chiude il RF a -450, probabi-le affluente di -520 nel vicino Cul di Bove.

La topografia

Come si diceva all’inizio, la topografia del Pozzo dellaNeve è frutto dell’elaborazione di decine di contributidiversi, realizzati anno dopo anno da differenti gruppie persone. In generale riteniamo che la versione attuale sia suffi-cientemente precisa, ma è doveroso notare come lapoligonale RF/Addio all’Impero/RA/Ramo Principalenon sia risultata esatta fin dai tempi dell’esplorazione:abbiamo quindi effettuato un intervento grafico perchiudere la poligonale come è nella realtà; sarà tutta-via necessario ricontrollare la topografia soprattuttonel tratto del Ramo Principale tra il RA e la partenzadel RF. Tale controllo, se esteso a tutto il canyon (finoal P80), potrebbe chiarire anche alcune discrepanzesulla profondità totale, dell’ordine di 30-40 m, rilevatemediante controlli altimetrici al fondo, seppure noneffettuati in modo sistematico.D’altro canto, il recente riscontro topografico effettua-to per il tentativo di collegamento del Salone Lorenzocon l’esterno è una prova evidente della affidabilità delrilievo esistente.

Ringraziamenti • Il rilievo topografico è stato realiz-zato con lʼindispensabile collaborazione degli amiciAndrea Bonucci, Natalino Russo e Marco Topani. Unringraziamento particolare, inoltre, va al Comune diCampochiaro (CB). �

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Premessa e finalità

Questa ricerca si inserisce nel contesto più generale delprogetto “Karst Research in Tropical and sub-Tropical

areas” avviato dal CIRS di Ragusa, a partire dal 1988, conspedizioni internazionali condotte in alcuni paesi africani, asia-tici, centro e sudamericani. In tale ambito, nel periodo apri-le/maggio del 2000 e nei mesi di gennaio e maggio del 2001,il Centro ha effettuato una serie di ricognizioni nel Sahara egi-ziano finalizzate al rilevamento e allo studio delle morfologiecarsiche presenti negli affioramenti carbonatici cretacei e ter-ziari e alla raccolta di dati faunistici nelle cavità riscontrate.

Le ricerche condotte, che hanno interessato alcuni settori deldeserto occidentale (noto anche come deserto libico) e duearee del deserto orientale, forniscono una prima, seppur par-ziale, panoramica dei fenomeni carsici egiziani, e pongonol’accento sull’opportunità di effettuare ulteriori indagini soprat-tutto in quelle aree carsiche del paese al momento interdetteper problemi di sicurezza.

Rosario RuggieriC.I.R.S. - Centro Ibleo di Ricerche Speleo-Idrogeologiche di Ragusa

ABSTRACTIn the context of the Karst Research inTropical and sub-Tropical areas Project theCIRS of Ragusa between 2000/2001 car-ried out some reconnaissance in theegyptian desert in order to survey thekarst paleomorphologies present in thelimestone outcropping of Cretaceous andTertiary age and to collect the biologicaldata in the explored caves.The reconnaissance, carried out in theWadi Degla (close to Cairo), in theplateau between the oasis of Bahariyaand Farafra, in the plateau of Dakhla andin the plateau between the oasis of Khar-ga and Luxor, showed the presence ofspread process of karstification, bothsuperficial and deep, originated from Pleis-tocene age and following times of weath-er wetter than the actual, such as shown,on the walls of some explored caves, bypaintings and graffiti of savannah animals.

KEY WORDSEgyptian desert, Sahara, Karst, Paleo-morphology, Graffiti.

RIASSUNTONell’ambito del progetto “Karst Resear-ch in Tropical and sub-Tropical areas”il CIRS di Ragusa negli anni 2000 e2001 ha effettuato alcune ricognizioninel deserto egiziano (ex-deserto libicoe deserto orientale) finalizzate al rileva-mento delle paleomorfologie carsichepresenti negli affioramenti carbonaticidel Cretaceo e del Terziario e alla rac-colta di dati speleofaunistici nelle cavitàesplorate.Le ricognizioni, effettuate nel plateau fral’oasi di Bahariya e Farafra, nel plateauorientale di Dakhla, nel plateau fra l’oasidi Kharga e Luxor, nel Wadi Sannur(presso Beni Suef) e nel Wadi Degla(nei pressi del Cairo) hanno messo inevidenza la presenza di diffusi processidi carsificazione, sia superficiali cheprofondi, originatisi a partire dal Pleisto-cene e in periodi successivi di clima piùumido rispetto all’attuale, così comeperaltro testimoniato sulle pareti dialcune cavità esplorate, dai disegni e igraffiti raffiguranti animali di tipicoambiente di savana.

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Itinerario delle ricognizioni nelle aree carsiche egizianeLe aree oggetto delle indagine effettuate dal CIRSsono state scelte in relazione alla presenza di affio-ramenti carbonatici potenzialmente carsificabili esulla base di informazioni raccolte, sia preliminar-mente dalla scarsa letteratura scientifica esistentesull’argomento, sia da fonti locali nel corso delleescursioni.

DESERTO OCCIDENTALE (O DESERTO LIBICO)

Area di Siwa

L’area dell’oasi di Siwa, famosa in tutto il mondo peri suoi datteri e le sue olive, è situata 12 m sotto illivello del mare in una zona depressa, lunga 80 km elarga da 9 a 28 km, in cui sono presenti numerosilaghi con acque fortemente saline alimentate da sor-genti sotterranee. La porzione più meridionale del-l’oasi è inondata dalle dune del Great Sand Sea chesi estende per 500 km da N a S e da 60 a 80 km daE a W.Nell’area affiora una sequenza di terreni miocenicicostituita da depositi clastici che includono argille estrati di sabbie carbonatiche (Formazione Moghra,Miocene inferiore) che passa nella parte superiore acarbonati di transizione della Formazione Marmarica

(unità strutturale Unstable Shelf,Miocene medio) costituita da calcaridi piattaforma con intercalazioni dimarne.Le ricognizioni hanno interessatoalcune colline che emergono comesparuti isolotti dalla piatta superficiedella depressione. Una di queste, ilGebel Shali, sulle cui pendici si iner-pica l’antica omonima cittadellacostruita con mattoni e sale, oggi inrovina, ospita una serie di piccolecavità negli strati calcareo-marnosiattraversati da vene riempite da unminerale bianco di aspetto fibroso,forse aragonite. Una cavità con unpozzo interno, segnalata sulle pendi-ci del Gebel Mansour, non è risulta-ta accessibile perché la collina è

� Sulla superficie della grande oasi di Farafra (90 km per 200),nel deserto occidentale, il vento ha creato una serie infinita disuggestive morfologie fungiformi nel bianco calcare marnoso,facendole meritare la denominazione di Deserto Bianco.

Area di intressemineralogico epaleontologico

Depressioni tipo doline

Carso a cockpit

Grotta

LEGENDA

d’Egitto

Primi risultati delle ricognizioni nel deserto

sahariano per il progettodi ricerca dei

carsi nelle aree tropicali e subtropicali

Primi risultati dellericognizioni nel deserto

sahariano per il progettodi ricerca dei

carsi nelle aree tropicalie subtropicali

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interamente inglobata nell’area recintata della guesthouse del presidente Mubarak, già dimora del reIdris, sovrano senusso della Cirenaica.

Area di Bahariya e Djara Region

Dall’oasi di Bahariya, che occupa una depressione dicirca 2000 kmq a 330 km a SW del Cairo, proceden-do verso E, il paesaggio desertico si presenta carat-terizzato da un rilievo tabulare, a tratti blandamentecollinare, sulla cui superficie rocciosa si osservanosia incisioni di ruscellamenti torrentizi sia micro-morfologie di erosione idrica.

In prossimità della stretta e lunga fascia dunale,denominata Great Selimah Sand Sheet, allungata indirezione NNW - SSE, e procedendo verso S il rilie-vo si presenta costellato da una serie di basse colli-nette carbonatiche, stratificate con inclinazione fra 0e 15°, di forma conica, più o meno densamente rag-gruppate e separate da superfici rocciose, da blan-damente concave a generalmente piatte. Sui pendiisi osservano morfologie carsiche di varia naturaquali: cavità di varie dimensioni (da centimetriche ametriche), diffuse vacuolarità, brecciazioni e riempi-menti di calcite secondaria mista a elementi clastici.Fra gli strati carbonatici sono presenti anche lenti diselce.Dal punto di vista litologico l’area è interessata daaffioramenti carbonatici della Formazione Naqb(unità strutturale Unstable shelf appartenente al The-bes Group, Eocene inferiore), costituita da calcarefossilifero di piattaforma di colore rosato parzialmen-te ricristallizzato.Questo paesaggio, compreso fra Bahariya e l’area diDjara, sotto il profilo geomorfologico, viene interpre-tato come un carso a cockpit, o carso poligonale, consettori ad evoluzione morfologica da più o menomaturi, con colline e depressioni variamente adden-sate, fino a completamente peneplanati (M.M. El Aref

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� Sahara

NOTA GEOLOGICAL’Egitto fa parte del grande cratone africano caratterizzato da una serie di bacini Paleozoici e più giovani, riempiti e deformati in tempisuccessivi (G.H. Awad et al., 1966). In tale contesto si riconoscono quattro principali unità strutturali così distinte:1. Il Massiccio Arabo-Nubiano, costituito da un intricato complesso di rocce ignee, metamorfiche e sedimentarie di età Precambriano –

Paleozoico inferiore, affiorante nel deserto orientale, nella parte meridionale della penisola del Sinai e nel settore più meridionale deldeserto occidentale fra Aswan e il Gebel Oweinat.

2. La piattaforma stabile, costituente una fascia attorno al Massiccio Arabo-Nubiano, caratterizzata da un’estesa distribuzione di arena-rie sormontate da sedimenti marini di età Cretaceo superiore – Terziario inferiore. Questi terreni coprono la parte più meridionaledell’Egitto e hanno come limite N una linea decorrente in direzione NE-SW fra il Sinai centrale e l’Oasi di Bahariya. Le arenarie dellaNubia, che rappresentano sedimenti di acque superficiali, sono seguite da facies argilloso-carbonatiche indicanti un approfondimentodei mari ricoprenti la piattaforma stabile egiziana.

3. La geosinclinale del Golfo di Suez, situata entro la piattaforma stabile, costituisce un settore in continua subsidenza per tutta la suastoria geologica, con un accumulo di sedimenti di spessore superiore ai 10 km.

4. La piattaforma instabile, interessante la parte settentrionale del territorio egiziano, fra l’avampaese e la geosinclinale, costituita da sedi-menti marini prevalentemente calcarei di origine sia chimica che organica.

� Regione di Djara, deserto occidentale. In primo piano ilcampo e, sullo sfondo, colline emisferiche in uno stadio diavanzata peneplanazione del rilievo.

NOTE FISICHE E GEOGRAFICHE DEL DESERTO OCCIDENTALE EGIZIANO

La morfologia fisica superficiale del Sahara egiziano, ad ecce-zione dei rilievi dell’Uweinat/Gilf Kebir siti nel settore sud-occidentale del paese, si presenta alquanto uniforme essen-do il prodotto di lunghi e incessanti processi di peneplana-zione operanti dagli inizi del Terziario. Grandi e piatte diste-se smussate costituiscono pertanto la maggior parte delrilievo che, da un punto di vista morfostrutturale, può esse-re suddiviso in tre grandi plateau, separati da depressioni.Nel lontano settore meridionale il primo plateau si elevafino a 1000 m, è costituito da arenarie del Cretaceo supe-riore, che verso N si assottiglia gradualmente fino ad immer-gere dolcemente nelle depressioni di Dakhla e di Kharga. Daquest’ultime si eleva quindi, a formare il deserto centrale, ilsecondo plateau, costituito da rocce carbonatiche eoceni-che, che inizia a declinare da 540 m a S, nel suo punto piùalto, fino ad una media di 50 m sotto il livello del mare nelladepressione di Qattara, circa 400 km a N. Questo aspromassiccio eroso è bordato dalla valle del Nilo ad E e dalledune del Great Sand Sea a W. La superficie di questo plateauè perforata dalle grandi depressioni di Farafra, Bahariyya eFayoum, e da dozzine di depressioni minori (Rayyan, Arag,Sitra e altre).Il plateau miocenico settentrionale forma infine il rilievo car-bonatico tra Qattara e il Mediterraneo, estendendosi percirca 600 km tra il delta del Nilo a E e il plateau della Cire-naica a W. Questo tavolato degrada gradualmente da 220 mlungo il crinale della depressione di Qattara fino a lambire leacque del Mediterraneo a N.

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cavità fino alla sua riscoperta nel 1989 per opera diCarlo Bergmann, che descrive anche la presenza didisegni preistorici sulle pareti della grotta, oltre adabbondanti utensili litici disseminati nelle sue vici-nanze (Kuper,1996).Negli ultimi anni sono stati effettuati ulteriori studidall’Heinrich-Barth-Institut fur Archeologie undGeschichte Afrikas (Università di Colonia) che sem-bra aver effettuato anche il prelievo di carote da alcu-ni speleotemi per una loro datazione.

Grotta Djara – descrizione morfostrutturale

La cavità si sviluppa su due livelli, di cui quello infe-riore caratterizzato prevalentemente da morfologie edepositi sia detritici sia minerali, e quello superiorecon morfologie di riempimento minerale e di corro-sione freatica.Si accede da un basso ingresso, sul lato S di una

blanda depressione tipo pseudo dolina, creatasi per ilcrollo della volta della grotta. Si scende lungo un pen-dio ricoperto da una spessa coltre sabbiosa fino adun grande salone esteso 40 m ed alto fino a 10 m,che costituisce il livello inferiore della cavità. Sul latodestro un breve condotto, al di sotto di uno strato crol-lato, ritorna nel salone, mentre un secondo condottocontorna la parete destra per alcuni metri fino a chiu-dere per la presenza di spessi depositi calcitici.Lungo il lato destro il salone si abbassa, mentre una

serie di stalattiti rag-giungono il pavimentosabbioso fino ad infos-sarsi. In particolare, inquesto settore si notauna formazione stalat-titica inglobata nel pa -vi mento sabbioso inprossimità di uno sca -vo. La parete, nel set-tore sinistro, si presen-ta particolarmente con-crezionata con colatedi varie morfologie edepositi calcitici di varicolori. Qui si osserva-no, inoltre, due livelliorizzontali di mineraliz-zazione probabilmente

et al., 1987).A questo settore del deserto occidentale appartienela Djara Region, ubicata 160 km circa ad E di Fara-fra dove, al centro di una piana rocciosa contornatada un rilievo a basse collinette, si trova un’ampiacavità carsica particolarmente concrezionata e diinteresse archeologico. La cavità denominata Djara,dal nome dato alle circostanti colline, venne casual-mente scoperta dall’esploratore tedesco GerhardRholf nel 1887 nel corso di una traversata del deser-to, che da Assiut lungo la valle del Nilo, doveva por-tarlo fino all’oasi di Kufra in Libia. Da allora e percirca 120 anni non si sono avute più notizie sulla

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CONDIZIONI CLIMATICHEIl Sahara egiziano, compreso fra le latitudini 22° e 32° N, ricade entro la zona nordafricana sub-tro-picale caratterizzata da un clima particolarmente arido. Nel N il margine del deserto è influenzatodall’attività climatica del mare Mediterraneo, il cui effetto diminuisce rapidamente verso l’interno.Nondimeno, nelle aree di elevata altitudine come l’Uweinat e il Gilf Kebir (sopra i 1000 m slm) latemperatura può arrivare a –2 °C, mentre la più alta temperatura mai registrata nel deserto, a Azi-zeya, è stata di 57 °C.In tale contesto climatico estremamente arido, le precipitazioni costituiscono un evento alquanto rarocosicchè nel deserto si registrano situazioni di siccità di durata decennale verso l’interno e venten-nale più a S nella zona del Gilf Kebir. Il suo margine settentrionale invece, influenzato dal clima medi-terraneo, può essere interessato da una discreta quantità di pioggia ogni due inverni. Elementi climatici dominanti sono invece i venti come il secco Khamaseen che in primavera infuria dalSudan, o il vento occidentale che i Beduini chiamano Ajaij che di solito soffia fra marzo e maggio, e ilRin bu Muraifiq o “vento scorticante” la cui caratteristica è quella di ruotare con il sole durante il suomovimento nel cielo, dall’alba al crepuscolo.

� Deserto occidentale. Il basso ingresso della grotta Djara,casualmente scoperta nel 1887 dall’esploratore tedesco G.Rholf. La grotta, particolarmente concrezionata, presentaanche disegni preistorici sulle pareti, raffiguranti bovidi eantilopi.

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le, alta circa 224 m, e quella occidentale si presenta-no così ripide da costituire delle formidabili barriere,mentre la parte meridionale dell’oasi è aperta.La superficie della depressione risulta costituita daaffioramenti di calcare marnoso del Cretaceo (tipochalk) della Formazione Khoman di colore bianco-neve e bianco-grigio, riccamente microfossilifero. L’a-zione erosiva, legata originariamente a fattori idrici eoggi prevalentemente al vento, ha creato nel corso deltempo una serie di suggestive e multiformi figure roc-ciose (pinnacoli, funghi, onde di mare, ecc.). Il biancoaccecante delle rocce carbonatiche erose e levigatedal vento ha ben valso a questa affascinante distesala denominazione di Deserto Bianco.

Grotte del Wadi el-Obeiyd

A circa 10 km a NW di Farafra, lasciata la pista cheper circa 700 km si snoda verso il confine libico, ci siinoltra per alcuni chilometri su una piatta superficiesabbiosa da cui emergono come bianchi fantasmiuna serie di suggestive morfologie fungiformi. Si pro-segue su un’ondulata e tormentata aspra distesa roc-ciosa, costituente il Wadi el-Obeiyd, bordata a S dallependici del Quss Abu Said Plateau e a N dalla scar-pata nord-occidentale della depressione dell’oasi.In questo settore il rilevamento di alcune cavità haevidenziato la presenza di paleosistemi carsici perbuona parte smantellati dall’erosione: i condotti relit-ti risultano in uno stato di avanzato riempimento daparte della sabbia del deserto trasportata dal vento.In una delle anzidette cavità, con ingresso alla basedi una falesia verticale, si osservano sulle pareti graf-fiti di animali e disegni di mani, realizzate quest’ulti-

formatisi in concomitanza con paleostazionamentiidrici. Sempre in questo settore, in prossimità dell’u-scita, si osservano massi di crollo che precludonoogni prosecuzione. Nel salone, il cui soffitto risultaestesamente concrezionato con stalattiti e colate divaria forma (cortine, canne d’organo, ecc.), sono pre-senti tre grandi colonne con la base infossata nelpavimento di sabbia e una stalagmite che fuoriescedallo stesso. Si intravedono, inoltre, alcune morfolo-gie derivanti da crolli, in parte ricoperte dai depositicalcitici successivi.Da sondaggi effettuati con il georadar e con pozzettiesplorativi profondi 6 m, si è rilevata per l’interaprofondità investigata la presenza della sola coltre disabbia, rimanendo, pertanto, sconosciuto il livellooriginario del salone precedente il riempimento.Nel livello superiore un condotto a destra dell’ingressopresenta morfologie a cupolette e canali di volta, men-tre il vano sulla sinistra risulta interessato da parti crol-late con stretti passaggi fra massi che nel complessonon sembrano dare adito a possibili prosecuzioni. Daquesto ambiente ci si affaccia dall’alto sul salone, attra-verso una finestra fra le concrezioni.La presenza di morfologie freatiche nel livello superio-re induce ad ipotizzare per la cavità una speleogene-si con fasi cicliche di riempimento e successive fasi diritorno della circolazione idrica in ambienti prima aereie concrezionati. In particolare, mentre la genesi origi-naria del sistema potrebbe essere datata a partire dal-l’Oligocene, l’abbondante concrezionamento presentenel livello inferiore potrebbe invece avere ricoperto lemorfologie di crollo del salone più tardi nel corso deidiversi periodi umidi dell’Olocene. Tale ipotesi è sup-portata dai dipinti di bovidi ed antilopi tracciati sullepareti della cavità, quando un ambiente di savanadoveva interessare questo settore del deserto occi-dentale egiziano prima dell’inizio dell’attuale fasearida, all’incirca 7.000 – 8.000 anni fa.

Area di Farafra (Deserto Bianco e Wadi el-Obeiyd)

L’oasi di Farafra, seconda per grandezza fra ledepressioni del deserto occidentale, si estende per90 km da E a W e per 200 km da N a S. E’ contor-nata su tre lati da scarpate delle quali quella orienta-

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� Grotta Djara. Colonnato parzialmente infossato nella coltredi sabbia del pavimento, nel settore sinistro della grande sala.

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me con tecniche in “negativo”.Sotto il profilo geomorfologico, la cavità è di eviden-te origine carsica, composta da due vani di cui ilprimo, subito dopo l’ingresso, riporta sulla paretedestra i graffiti degli animali, mentre il secondo, rial-zato di circa un metro, riproduce il disegno di manisulla parete sinistra, in due nicchie di corrosione.Entrambi i vani presentano le pareti morfologica-mente modellate da processi di corrosione carsica ele volte cupoliformi di chiara genesi carso-freatica.Sul pavimento del secondo vano uno stretto condot-to su diaclasi doveva drenare molto probabilmenteun rivolo sorgentizio durante i passati periodi piovo-si. La cavità si sviluppa nei calcari tipo chalk dellaFormazione Tarawan, allo stesso modo dei relitti dimorfologie carsiche rilevati su altri pendiidella stessa area.La grotta, a partire dal 1995, è stata ogget-to di studi da parte di archeologi italiani del-l’Università di Roma che ne hanno eviden-ziato un utilizzo per probabili scopi rituali apartire da 7000 anni a.C. e fino a tempi sto-rici. (Barich, 1998).

Area di Dakhla (Plateau orientale -Abu Gerara e Gebel Abu Tartur)

L’oasi di Dakhla a quota 100 m slm, situa-ta 120 km a W di Kharga, è delimitata dauna scarpata che corre per 200 km circa indirezione ESE-WNW lungo il margine set-tentrionale di entrambe le depressioni. Trai sedici villaggi che la popolano, Mut fungeda capoluogo, mentre la cittadella di El

Qasr Dakhla, fondata su una città romana, risulta,con le sue antiche architetture, uno dei siti storico-artistici più interessanti da visitare. Risalendo il plateau in corrispondenza del villaggiodi Tineida, si percorre verso NE un’antica pistacarovaniera, denominata Darb al-Tawil, che colle-gava l’oasi di Dakhla con la valle del Nilo in pros-simità di Manfalut vicino Assiut. Il percorso sisnoda su una piatta distesa rocciosa, sporadica-mente punteggiata da isolati rilievi di forma emi-sferica e dalle ossa calcinate di cammelli. Verso Nil tavolato inizia quindi a degradare dolcementefino a sfumare su un’ampia vallata sabbiosa conincisioni di ruscellamento torrentizio. Dopo circa 60 Km, in località Abu Gerara, si rag-

giunge il fronte di una falesia car-bonatica, trasversalmente incisada brevi e profondi canaloni. Inquesto settore viene rilevata unacavità carsica con un ingresso apozzetto, nella parte sommitale deltavolato, e un secondo ingressosulla falesia del sottostante profon-do canalone. La cavità si sviluppasu due sistemi di fratture all’incircaortogonali i cui condotti si presen-tano entrambi riempiti di sabbianelle loro continuazioni terminali.

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Sahara �

� Una delle grotte del Wadi el-Obeiydpresenta, in due nicchie di corrosione,disegni di mani realizzati con la tecnica“in negativo”.

� Grotta Djara. Salone riccamente con-crezionato con pavimento ricoperto dauna spessa coltre di sabbia. Dai sondag-gi effettuati con il georadar e con pozzet-ti esplorativi di 6 metri si è potuta rileva-re solo la presenza di sabbia, mentre èrimasto sconosciuto il livello originarioprecedente il riempimento.

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� Sahara

Il plateau orientale di Dakhla, alto sui 300-500 m,risulta interessato nel settore settentrionale (AbuGerara) da argille con livelli calcarei coevi con i ter-reni della Formazione Garra, costituita da calcarebianco, silicizzato, raramente dolomitizzato, conintercalazioni di marne e argille nella parte basale,che affiorano nel settore centro-orientale. L’età dei

suddetti terreni va dal Paleocene superiore all’Eoce-ne inferiore. Nel settore occidentale affiorano invecei terreni della sottostante Formazione Tarawan,costituita da calcare marnoso (tipo chalk) contenen-te letti di marna, mentre nella parte sudorientale(Gebel Abu Tartur) è la Formazione Kunkur ad affio-rare, con calcari di scogliera e intercalazioni di argil-le; entrambe le formazioni sono del Paleocene infe-riore (Daniano).

Depressioni carsiche tipo Qarãrãt

Percorrendo la pista che da Abu Gerara ritorna sul-l’estremo margine orientale del Plateau di Dakhla, inalcuni settori del tavolato vi sono alcune grandidepressioni riportate, con la simbologia tipica delledoline, sulla carta topografica Dakhla NG 35 SE ascala 1: 500.000.In una prima area, a circa 20 km NE dal punto in cuila pista che risale da Tineida raggiunge la sommitàdel plateau, è ubicato un raggruppamento di quattrodepressioni aventi forma da subcircolare (la maggio-re con diametro di circa 2 km) a subellittica, le rima-nenti estese da 1 a 1,5 km circa. Il fondo di questeparticolari morfologie si presenta generalmentetabulare, ricoperto da detriti sabbiosi, e delimitato daripidi versanti alti sui 20-30 metri.Un secondo gruppo di cinque depressioni, ubicato acirca 15 km a W dalla prima area, presenta invece

forme più asimmetriche e lobate delle precedenti,risultando anche più vicino al margine meridionaledella scarpata del plateau.Infine, in una terza area, distante circa 25 km aENE dalla prima, è presente una singola depres-sione di forma subellittica con pareti più acclivi eprofonde rispetto a quelle osservate nelle altre

depressioni, con assemaggiore di circa 3 km,direzione N 45 e larghezzaintorno a 1 km. Dal fondodi questa, prettamentetabulare e ricoperta dadetriti sabbiosi, emergonosparuti relitti di affioramen-ti rocciosi carbonatici,mentre la presenza di dia-clasi sui versanti ha datoluogo nel tempo a condottidi soluzione carsica, per lopiù in fase di avanzatosmantellamento.In questo contesto di rilievoendoreico un drenaggiosuperficiale di tipo centripe-to, testimoniato anche dallapresenza di un ampio cana-lone allungato su unadiscontinuità strutturale, haquasi sicuramente favorito,nelle passate condizioni diclima umido, il formarsi diun lago. Questo bacino, con

il subentrare delle condizioni di clima sempre piùarido e con le fasi alternate di erosione e di riempi-mento detritico eolico, inizierà poi gradualmente ascomparire.Le depressioni morfologiche descritte appaiono simi-li a quelle riscontrate in altre aree del deserto delSahara, chiamate Qarãrãt in Libia (Bosák et al.,1993), dove sono state interpretate come forme ori-ginatesi in corrispondenza di zone di debolezzastrutturale per fenomeni di soluzione carsica di inter-strato. La soluzione dei livelli intraformazionali sem-bra sia legata a fasi di oscillazione del livello di faldacon progressivo abbassamento connesso all’arretra-mento della scarpata e ai generali fenomeni erosividi peneplanazione del rilievo.

Abu Tartur Plateau

Risalendo una pista che si diparte dalla strada perDakhla a circa 14 km da Kharga si attraversa, versoN, prima, e quindi da SE a WNW, una desolata quan-to estesa spianata rocciosa, delimitata dalle falesiesettentrionali dell’Abu Tartur Plateau. La depressionetaglia il tavolato da E a W e si presenta particolar-mente accidentata da un esteso ricoprimento di ciot-toli spigolosi, taglienti frammenti di selce e da fre-quenti rotture e ondulazioni strutturali della superficiedel rilievo. Siamo nella vallata del Wuadi Ain Amurche nel suo tratto terminale va ad innestarsi con ungradino morfologico alto circa cinque metri, su unaspettacolare e suggestiva depressione strutturaledelimitata a N da un’imponente falesia rocciosa.Sulla spianata rocciosa ribassata per faglia si osser-

� Ingresso di una cavità carsica nell’esteso Limestone Pla-teau fra l’oasi di Kharga e Luxor, inciso da una serie di wadie canaloni.

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Sahara �

vano le incisioni di un embrionale sistema di drenag-gio idrico ad andamento meandriforme, sicuramentenon ereditato, quanto impostato su preesistentilineazioni strutturali, mentre sull’altafalesia si intravede una cavità di tipoprettamente tettonico, su diaclasi,seminascosta dai massi crollati dalsoprastante pendio.La ricca presenza di grandi ammoniti(Libycoceras) come pure le intercala-zioni di fosfati riconduce la serie affio-rante in questo settore alla Formazio-ne Dakhla (Ammonite Member Hill)del Cretaceo superiore (Maestrichtia-no) costituita da depositi di carbonatidi colore giallastro, siltiti e arenarieintercalate con argille.

Limestone Plateau fra l’oasi diKharga e Luxor

La depressione dell’oasi di Kharga,capitale della New Valley Governora-te, corre da N a S per circa 220 km eda W a E fra i 15 e i 40 km, bordatada una ripida scarpata sul settoreorientale e settentrionale. L’oasi ospi-

ta il tempio di Hibis risalente al VI secolo a.C.,costruito dall’imperatore persiano Dario I, dedicatoalla triade tebana di Amon, Mut e Khonsu, e la necro-poli cristiano-copta di Bagawat risalente al IV e VIsecolo d.C. con tombe costruite nel tradizionale stilecopto a cupola.Percorrendo la strada che da Kharga conduce aLuxor, si attraversa per circa 220 km un esteso pla-teau carbonatico di età eocenica, mediamente ele-vato, inciso da una serie di wuadi e canaloni. Lungoi versanti le rocce passano da fittamente stratificate,con intercalati livelli di selce, a banchi più potenti diaspetto alquanto nodulare. Le caratteristiche litologi-che fanno ascrivere i terreni affioranti alla Formazio-ne Dungul (Thebes Group), costituita da calcari discogliera con intercalazioni di argille, lateralmentepassante a calcari grigio-chiari con selce, di etàEocene inferiore. Una discreta fratturazione interes-sa questi versanti carbonatici sui quali si sono origi-nate cavità di tipo strutturale e di soluzione carsica.In questo settore vengono rilevate due cavità fossilicon evidenze di paleomorfologie sia freatiche siavadose sulle pareti e di riempimenti di sabbia eolicanei condotti su frattura.

Le gole carsiche del Wadi Karnak

Proseguendo verso E, lungo il tavolato carbonatico,a circa 100 km da Luxor si imbocca sulla sinistra unastrada che percorre le gole del Wadi Karnak, unastretta e profonda incisione che attraversa i calcarieocenici prima da SE verso NW per 50 km, quindi daSW verso NE per altri 45 km, fino a sfociare nellavalle del Nilo in prossimità dell’omonimo paese.Il wadi si snoda in modo tortuoso e meandriforme,costeggiato da versanti ripidi medio alti, tagliati daincisioni vallive secondarie e canaloni a volte sospe-si. Costeggiandone il letto secco si osservano conuna certa frequenza sui versanti della gola degliingressi di cavità carsiche delle quali solo due ven-gono rilevate.

� Grandi morfologie carsiche sui versanti del Wadi Karnak,una stretta e profonda incisione, costeggiata da versanti ripi-di, che sfocia nella valle del Nilo (deserto occidentale).

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Gli interventi fin ora realizzati per proteggere lacavità da eventuali inondazioni consistono in duecanali rivestiti in pietrame e malta, arginati da altesponde.

Area del Wadi Degla (Cairo)

A circa 10 km a SE del Cairo si apre il Wadi Degla unagrande vallata impostata su rocce carbonaticheeoceniche, dichiarata area naturale protetta dalgoverno egiziano. Nonostante questo status, la vallata risulta inve-ro miseramente invasa dai rifiuti trascinati dalvento, provenienti dalla vicina discarica dellacapitale. La parte iniziale, costituita da strette etortuose gole, è la più suggestiva, ma si pre-senta ingombra di sacchi di spazzatura lasciatia marcire dentro alcuni vasconi-marmitte in cuiristagna acqua maleodorante, sorvolata da flot-te di mosche e zanzare.Discendendo la forra, dopo circa 200 m si inne-

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DESERTO ORIENTALEArea del Wadi Sannur (Beni Suef)

Nel deserto orientale a circa 60 km a E di Beni Suefsi percorre il Wadi Sannur fino ad arrivare in un’areainteressata da cave di alabastro. In questo settore èvenuta alla luce quella che al momento risulta esse-re, con i suoi circa 275 m di lunghezza, la cavità piùestesa dell’Egitto: la grotta Sannur. La cavità, chenegli ultimi anni è stata oggetto di osservazioni daparte di ricercatori turchi ed egiziani (Günay et al.1997), è attualmente interessata da un importanteprogetto di salvaguardia, valorizzazione e fruizioneturistica da parte dell’Agenzia Egiziana per la Prote-zione dell’Ambiente.

Grotta Sannur - descrizione morfostrutturale

Con l’ingresso ubicato su una parete a pochi metridal fondo di una cava di alabastro non più coltivata,il sistema carsico risulta impostato lungo una struttu-ra tettonica ad andamento semicircolare che tagliaobliquamente, a circa 45°, la formazione carbonaticaeocenica. La grotta, che si è originata per soluzionedella formazione di alabastro che riempiva l’anzidet-ta struttura, presenta la zona di ingresso in penden-za con grandi blocchi di crollo, quindi due settori, dicui quello sul lato destro particolarmente concrezio-nato. Nella cavità si osservano sia fenomeni di crollosia un diffuso concrezionamento. Di contro non sirilevano forme di origine freatica, il che fa ritenereche i processi di soluzione dell’alabastro siano avve-nuti in un ambiente con caratteristiche di circolazio-ne prevalentemente vadosa. Il pavimento dellacavità è costituito da una spessa coltre di terra rossaframmista a detrito calcareo che ostruisce il condot-to vadoso, separandolo dal più profondo settore frea-tico del sistema.Nella depressione esterna si osserva una coltre diterra rossa che sormonta i depositi di alabastro sot-tostanti ai calcari eocenici. Il tutto fa pensare ad unagrande sacca di soluzione carsica successivamenteriempita di calcite e detriti vari, visto che la stessarisulta ubicata nel punto di confluenza di più incisionitorrentizie le cui acque nel passato sono state sicu-ramente catturate dalla depressione.

� Le gole carsiche del Wadi Degla nel deserto orientale, acirca 10 km a SE dal Cairo, sono state dichiarate area natu-rale protetta. Nonostante questo i rifiuti della vicina discaricadella capitale, portati dal vento, invadono la vallata.

� Grotta Sannur (deserto orientale), la cavità piùestesa dell’Egitto (275 m). Oggetto di ricerche di unprogetto di salvaguardia e valorizzazione turistica, lagrotta si apre su una parete a pochi metri dal fondo diuna cava di alabastro non più attiva.

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sta nella più ampia valle del Wuadi sulle cui pareti siosservano ingressi di cavità. Sul versante destro, ven-gono rilevate due cavità di cui la prima di breve svi-luppo, mentre la seconda è estesa un centinaio dimetri circa. Quest’ultima si sviluppa su due fratture dicui una sub-parallela al versante, con due ingressisulle opposte terminazioni, e la seconda più lungaperpendicolare al versante. Sul lato sinistro del wadisono presenti altri ingressi di cavità una delle qualiviene posizionata con il GPS.

Conclusioni

Le ricognizioni effettuate dal CIRS di Ragusa in Egit-to nel periodo aprile/maggio del 2000, gennaio emaggio del 2001 hanno consentito di rilevare la pre-senza di una discreta varietà di morfologie paleocar-siche in diversi settori del paese.In particolare un rilievo prettamente carsico, con unadifferenziazione di forme legate a vari stadi evolutivi(carso a cockpit o poligonale), interessa una vastaarea posta a E fra l’oasi di Bahariya e l’oasi di Fara-fra dove si sono formate a partire dal Pleistocene ein successivi periodi climatici umidi del passato siamicromorfologie (scallops, karren, ecc.) siamacroforme di soluzione (cavità, pseudodoline,ecc.).In questo settore, un’area particolarmente interes-sante è la regione di Djara dove si è originata un’am-pia cavità nei calcari eocenici della FormazioneNaqb, caratterizzata da una grande e ricca varietà dimorfologie e speleotemi calcitici. Le buone caratteri-stiche di carsificabilità dei calcari della FormazioneNaqb lasciano intravedere nell’area in questionebuone possibilità per il ritrovamento futuro di ulterio-ri sistemi.Altrettanto interessanti, sotto il profilo dell’evoluzionegeomorfologica del rilievo, appaiono le grandidepressioni (pseudocrateri) riscontrate nei baciniendoreici del Plateau orientale dell’oasi di Dakhla.L’arretramento della scarpata limitrofa in un contestopiù generale di peneplanazione del rilievo, sembraessere una delle concause della evoluzione geneticadi queste depressioni, originariamente innescata dafenomeni di carsificazione intraformazionale in corri-spondenza di zone strutturalmente indebolite.Interessanti morfologie carsiche sono emerse inoltrenell’area del Limestone Plateau fra l’oasi di Kargha eLuxor. In questo settore le morfologie rilevate in alcu-ni canaloni, ed in particolare nel Wadi Karnak, fannointravedere per l’intero sistema di gole che incide iltavolato carbonatico, buone potenzialità carsiche,benchè le avanzate azioni di smantellamento e riem-pimento di sabbia eolica rendano scarse le possibi-lità di ritrovare sistemi di una certa estensione.Meno numerose sono state invece le osservazionieffettuate nel deserto orientale, riguardanti il WadiSannur con l’omonima cavità, oggetto da parte delMinistero per la Protezione dell’Ambiente, di un pro-getto di salvaguardia, e il Wadi Degla, area tutelatadal governo egiziano ma, di fatto, fortemente pena-lizzata dagli effetti deleteri e impattanti legati alla pre-senza della limitrofa discarica di rifiuti del Cairo.In conclusione, come menzionato in premessa, ladescrizione carsomofologica dei siti oggetto delle

ricognizioni effettuate dal CIRS, pur non avendo unovvio valore esaustivo delle fenomenologie presentinel territorio egiziano, costituisce comunque unaprima elencazione dei fenomeni carsici che hannointeressato i plateau carbonatici cretacei e terziaridel deserto sahariano. Speriamo perciò di avere lapossibilità di approfondire in futuro le ricerche sia neiterritori di cui ci siamo occupati sia in altri settori delpaese, come quelli ubicati nel deserto orientale, almomento non facilmente accessibili per motivi disicurezza.

PartecipantiRicognizione del 27 aprile - 8 maggio 2000: R. Rug-gieri, D. Messina Panfalone, G. Zaccaria, V. Belfiore,F. Ruggieri, M. Frazzetto. Ricognizione del 27 dicembre - 7 gennaio 2001: R.Ruggieri, I. Galletti, D. Messina Panfalone, V. Santo-ro. Ricognizione del 18-29 aprile 2001: R. Ruggieri, D.Messina Panfalone, N. Amante, G. Tomarchio, M.Mirenda, M.R. Cerina.

Le foto dellʼarticolo sono di R. Ruggieri.

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� Ghar Alisadr

La fauna della Ghar Alisadr rimane ancora scono-sciuta: sono stati rinvenuti e classificati soltanto alcu-ni scheletri di una piccola razza di pipistrello, ilMiniopterus Schreibersi Pallidus (Thomas 1907) equello della specie Myotis nipalensis transcaspicus(Hogner e Heptner 1928), quest’ultimo trovato per laprima volta in Iran.

Il progetto di ricercaNel dicembre del 2000 e fino ad agosto 2001 varigruppi speleologici tedeschi1 ed un componente diun gruppo speleologico britannico2, in collaborazionecon il Geological Survey of Iran di Teheran e con laGhar Alisadr Tourist Company di Hamadan, unasocietà turistica locale, ha effettuato delle ricerchenella grotta iraniana di Ghar Alisadr. Scopo del pro-getto è stata la ricognizione della grotta e la realiz-zazione di un rilievo per i seguenti motivi: Ghar Ali-sadr appartiene al prezioso patrimonio naturale del-l’Iran e, allo stato delle cose, è una delle 10 grotteturistiche più importanti del mondo. I visitatori infattisuperano le 400.000 unità l’anno e percorrono, nelcosiddetto “giro semplice”, 1470 metri lungo vastilaghi, utilizzando imbarcazioni di plastica e barche apedali. Il “giro lungo”, invece, si estende per 2010 m,includendo la visita ad un vasto salone di 100 per 60m e ad una sala particolarmente concrezionata. L’o-riginale giro in battello è senz’altro uno dei più lunghial mondo effettuabili in grotta e ne fa sia l’attrazioneprincipale del monte Zagros sia un fattore estrema-mente importante per l’economia della regione – chesostanzialmente vive di agricoltura – attraverso losviluppo delle varie attività direttamente ed indiretta-mente legate alla grotta (guide, trasporti, hotel, risto-razione).La gestione, la protezione ed il futuro sviluppo soste-nibile di Ghar Alisadr, sia dal punto di vista scientifi-co sia da quello turistico, necessitano quindi di unaconoscenza ben approfondita dell’intero sistemacome base per le decisioni future. Una topografiacompleta ed esatta può essere utilizzata dai gestoridella grotta e dal Geological Survey of Iran per rea-lizzare una pianificazione turistica che abbia a riferi-mento l’intero sistema ipogeo. Tra l’altro una buonae completa rappresentazione topografia può essereusata anche a scopi didattici ed informativi, oltrechécostituire uno strumento utile per geologi e studiosi dialtre discipline.

Prima di questo progetto, la Ghar Alisadr è statadescritta nel 1998 dal prof. Paolo Forti del GruppoSpeleologico Bolognese-Unione Speleologica Bolo-gnese e Istituto Italiano di Speleologia in un interes-sante articolo apparso sul numero 107 di Sottoterra,rivista del G.S.B. & U.S.B. di Bologna, nel quale èriportata anche una carta topografica su piccola scaladella parte turistica della grotta. Delle esplorazionisuccessive sono stati fatti solo degli schizzi speditivi.

KEY WORDSIran, Ghar Alisadr, Show Caves, Speleothems.

ABSTRACTTwo speleological projects in 2000 and 2001 ledGerman and British cavers to Hamadan (Iran)where Ghar Alisadr was surveyed. The cave ranksamong the biggest show caves of the world withan annual number of visitors exceeding 400.000units and the world’s longest public undergroundboat trip (2.010 m). Ghar Alisadr currently is thelongest cave of Iran at 11.440 m making it one

of the most important caves of the whole Midd-le East. Furthermore Ghar Soobashi (293 m) andGhar Gamasiab (83 m) in the Hamadan provin-ce were mapped. There are other caves of signi-ficance in the area (Ghar Sarab and Kotal Khor)and future caving projects are planned.

RIASSUNTOSpeleologi tedeschi e britannici nel 2000/2001hanno effettuato uno studio speleologico adHamadan (Iran), dove sono state eseguite ricogni-zioni nella Ghar Alisadr, fra le più lunghe grotte turi-

stiche del mondo che conta più di 400.000 visita-tori l’anno e con il più lungo percorso turistico daaffrontare in barca (2.010 m). La Ghar Alisadr, coni suoi 11.440 m, è attualmente la grotta più lungadell’Iran e perciò una delle grotte più importanti delMedio Oriente. Durante la spedizione sono statieseguiti anche i rilievi delle grotte Ghar Soobashi(293 m) e Gahr Gamasiab (83 m), ubicate nellastessa provincia dove, fra l’altro, si trovano altre grot-te significative (Ghar Sarab e Kotal Khor). Per que-sto motivo sono state programmate altre campa-gne speleologiche.

Le grotte allagateGhar Alisadr, la famosa grottadi un importante progetto di

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Ghar Alisadr �

Geografia e geologia esterna La Ghar Alisadr è situata nel monte Zagros presso ilpaese di Alisadr, a circa 60 km in direzione NNW daHamadan, capoluogo di provincia.La regione è caratterizzata da un clima semi arido,tipicamente continentale, con estati calde ed invernifreddi e nevosi, con precipitazioni annuali di circa300 mm. La catena Alisadr fa parte dell’unità strutturale occi-dentale iraniana, la formazione Sanandaj-Sirjan(Giurassico), costituita da alternanze di strati scisto-si e arenarie alla base, bande di calcari argillosi gri-gio-nerastri inframmezzati da sottili strati di scisti edun leggero strato di calcare cristallizzato in superfi-cie, risultato di processi metamorfici da porre in rela-zione con l’attività vulcanica della parte occidentaledella catena.

Michael LaumannsSpeläuclub Berlin VdHKF; Verband der deutschen Hohlen-und Karstforsche

Traduzione di Patricia Roncoroni Speläuclub Berlin VdHKF

e Antonio Larocca GS Sparviere Alessandria del Carretto

Adattamento a cura della Redazione

� Il percorso turistico include un lungo giro di 1470 m conbarche a pedali e l’attraversamento di laghi cristallini profon-di fino a 15 m. (Foto S. Brooks)

� Il paese di Alisadr visto dall’ingresso della grotta. (Foto I.Dorsten)

di Alisadrturistica dell’Iran, è al centro ricerca internazionale.

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La catena stessa è l’emersione di una estesa anticli-nale, con l’asse principale orientato in direzione N-S;l’inclinazione degli strati nelle vicinanze ed all’internodella Ghar Alisadr è di 40-45 gradi. La cresta, lungacirca 2 km, raggiunge la massima altitudine di 2180m: la grotta si apre nella sua parte settentrionale aquota 1980 m.A S l’affioramento di calcare prosegue per circa 30 kmnelle catene di Tehalehkand e Sarighayeh con unorientamento dell’asse principale in direzione N115E.Si deduce che la catena Alisadr si è staccata da quel-la principale lungo una larga zona di faglia tra il Monte

Alisadr e il Monte Tehalehkand e che la parte setten-trionale ha ruotato in senso antiorario di circa 25 gradi(Torabi-Teherani, 2000). Secondo questi autori, la den-sità delle fratture nella catena è alta (2-3 per metro);sono inoltre presenti doline imbutiformi con un diame-tro di 2-3 metri. Entrambi gli elementi facilitano la rapi-da infiltrazione delle acque di superficie.

Assetto idrologicoLa grotta si sviluppa lungo la superficie di falda. Lasuperficie dell’acqua è visibile, per piùdi 4 km di percorso ipogeo, in grandilaghi cristallini che raggiungono unaprofondità di circa 15 metri L’acqua hauna temperatura attorno ai 12° ed èpraticamente satura di calcite. Il livel-lo oscilla annualmente dai 0,5 a 1 m,con il picco più alto nella tarda prima-vera e all’inizio estate, periodo duran-te il quale l’acqua può anche uscire inuna risorgente esterna. Il bacino idrico è alimentato sia da dif-fuse infiltrazioni superficiali lungo dia-clasi e fratture, canalizzate in dolinecieche che convogliano l’acqua neilaghi, sia da un piccolo torrente cheentra nella grotta dall’ingresso princi-pale. Il secondo ingresso, che costi-tuisce l’entrata turistica, è una largagalleria (dai 5 ai 10 m) che conduce allivello dell’acqua, circa 12 m più inbasso. La galleria, attualmente fossi-le, è probabilmente una antica sor-gente valclusiana (Dumas e altri1993, Torabi-Teherani 2000). Lo sviluppo della grotta è stato guida-to da tre fratture orientate nelle dire-zioni principali NS, NE-SW e NW-SE,l’evoluzione é di tipo freatico (Dumase altri 1993; Torabi-Teherani 2000)con un soffitto pressoché piatto lungole gallerie allagate e numerose cupo-le di corrosione sono osservabili negliambienti della grotta.

Storia delle esplorazioni

L’ingresso naturale della grotta, costituito da unadolina, è certamente conosciuto dai locali da moltotempo.Sia in Fritsch (1995) che in un apposito sito internet(www.bubis.com/showcaves/english/misc/showca-ves/AliSadr.html) si sostiene che 2500 anni fa l’ac-qua carsica emergente dall’ampio acquifero sotterra-neo fosse già usata dai locali per usi agricoli. Questadata pare documentata da una iscrizione riferita al rearchemenita Dario I (521-485 a.C.) che ordinò discavare un tunnel artificiale per utilizzare dell’acquadalla grotta. Nel corso del progetto speleologico del2000, comunque, non è stata trovata traccia eviden-te né dell’iscrizione né del tunnel. Un’ipotesi puòessere quella di una possibile confusione con unafamosa iscrizione antica situata vicina ad Hamadan.La prima fase esplorativa è iniziata nell’ottobre del

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� Ghar Alisadr

� Le concrezioni della zona sud della grotta vengono chiamate“coda di balena” per la loro forma particolare. (Foto S. Brooks)

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1) - L’ingresso turisticodella Ghar Alisadr, allar-gato nel 1964 dal Moun-taineering Club di Hama-dan, è una lunga galleriaattualmente fossile; pro-babilmente si trattava diun’antica sorgente val-clusiana (Foto G. Kauf-mann)

2) - La sala da pranzo adestra dell’entrata prin-cipale è in funzione per ituristi nel periodo estivo.(Foto I. Dorsten)

Il rilievo è stato curato da Simon Brooks del-l’Orpheus Caving Club, Georg Kaufmann dellaVerband der deutschen Hohlen-und Karstforscher,Thilo Müller dell’Arbeitsgemeinschaft Höhle undKarst Grabenstetten e Michael Laumanns delloSpeläoclub Berlin

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gi cechi hanno documentato le famose grotte di salepresso Hormoz (Bruthans 2000).In generale, e con pregiudizio, si ritiene che l’attivitàspeleologica iraniana sia poco sviluppata. In realtàesistono molti testi di speleologica e sono disponibilianche traduzioni di libri di tecnica. La bibliografia, purnon riportando rilievi dettagliati, è ricca di molte infor-mazioni ed elenchi di grotte conosciute, con dati par-ziali sul loro sviluppo. La difficoltà non sta nella quan-tità di materiale bibliografico, quanto nella accessibi-lità dei testi, che sono scritti per la maggior parte inlingua parsi.La speleologia iraniana è condotta da vari club alpi-ni, che raramente espongono i risultati delle loro atti-vità. La ricerca speleologica è invece piuttosto strut-

1964 quando un gruppo di 14 membri del Mountai-neering Club di Hamadan (SINA) hanno allargato lostretto ingresso e utilizzando semplici pneumatici dacamion hanno effettuato una prima ricognizione delladurata di 5 ore (Hajiloo 1998).Un momento successivo delle esplorazioni, condottecon tecniche semplici dallo stesso club, ha avutoluogo fra il 1966 ed il 1968; nel 1968 il club ha datol’annuncio ufficiale della scoperta della Ghar Alisadr,pubblicandone la prima planimetria, realizzata senzastrumenti di precisione e, peraltro, incompleta. Tutta-via questo rilievo è stato l’unico rilievo ufficiale,ristampato più volte fino agli ultimi anni, con l’ag-giunta di schizzi speditivi di zone meridionali rilevatidal Club Alpino di Teheran (KAVOOSH).Le spedizioni effettuate nel corso del 2000 e 2001hanno prodotto il rilievo – effettuato secondo stan-dard internazionali – di 11.440 m di gallerie.

La speleologia in Iran

Finora la speleologia iraniana ha fatto parlare di sénegli anni ’70 soprattutto dopo la spedizione inglesenella Ghar Parau ( -751) ed il successivo richiamo dispeleologi stranieri, attirati dalla possibilità di recorddi profondità. Condizionate dalla situazione politica,le ricerche speleologiche straniere hanno poi subitouna lunga interruzione; solo recentemente speleolo-

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� Ghar Alisadr

� La grotta si sviluppa lungo la superficie di falda e l’acquaè presente per 4 km di percorso ipogeo. Questo è uno deitanti laghi della zona sud, laghi con una temperatura di circa12 °C. (Foto S. Brooks)

� Spettacolari cristallizzazioni di origine secondaria. (FotoG. Kaufmann)

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turata e di grande importanza per lo studio delle grot-te adattabili turisticamente e, soprattutto, per quellericche d’acqua. Nel luglio del 1998 si è tenuto aTeheran e a Kermanshah il 2nd international sympo-sium on water resources in karstic formations che,molto apprezzato, è per il momento rimasto unico.

Altre grotte presso Hamadan

Durante i lavori di ricerca condotti nell’agosto 2001 èstato possibile documentare la Ghar Gamasiab,situata 23 km a SW della città di Nahavand, nellaparte meridionale della provincia di Hamadan. Sitratta di una grotta sorgente che si è formata nei cal-cari miocenici, lunga solo 83 m, ma con una portatad’acqua, che esce dalla frana del pendio di ingresso,di 1250 l/s in piena.Le grotte ubicate nei dintorni di Ghar Alisadr sonosicuramente di maggior importanza: nel 1973 un

team britannico ha topografato 1750 m nella GharSarab. Anche questa è una grotta sorgente posta aS della vicina Alisadr, la cui esplorazione non è statacompletata e nella quale, secondo alcune informa-zioni, sarebbe opportuno continuare le ricercheanche perché questa cavità è interessata da unaforte corrente d’aria.Non lontano si trova la Ghar Soobashi (a quota2.250 slm), rinvenuta nel corso di prospezioni idri-che. La cavità inghiottitoio ha più ingressi, è statarilevata solo per 293 m anche perché Ghar Sooba-shi, in continuazione svuotata dall’acqua con unapompa, è molto fangosa ed ogni esplorazione si tra-sforma in un vero e proprio sacrificio.Il Club Alpino di Amadan – che tuttora si occupa diindagini speleologiche – ha redatto un rilievo som-mario della grotta Kotal Khor, presso Hamadan, peruno sviluppo di 2,5 km di rami posti su tre livelli. Sipensa però che la cavità si aggiri intorno ai 4-5 chi-lometri di sviluppo.

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Ghar Alisadr �

Tabella 1: Elenco delle grotte più lunghe dell'IranN° Nome Provincia Lunghezza Bibliografia / Progetto / Note

1 Ghar Alisadr Hamadan 11.440 m 2000/2001 iraniani/tedeschi/britannici progettiDumas, Mietton & Maire (1994); Forti (1998) ;Laumanns, Kaufmann & Müller (2001, rapporto preliminare, inedito)

2 Jeskyne Tri Nahacu Hormoz 5.010 m progetti cechi 1997-2000Bruthans (2000) la grotta nel sale

3 Ghar e Danesju Hormoz 1.909 m progetti cechi 1997-2000(“Students Cave”) Bruthans (2000) la grotta nel sale

4 Ghar Sar-Ab Hamadan 1.700 m progetto britannico 1973 (Napier College)Napier College (1973)

5 Ghar Parau Kermanshah 1.364 m progetti britannici/iraniani 1971/72Judson (1972)

6 Ghar Shahpour Fars 1.229 m Raeisi & Kowsar (1997)

7 Ghar Shaban Kale Kermanshah 650 m progetto francese (Spéléo Club Lyon) 1977Courbon, Chabert, Bosted & Lindsey (1989)

Tabella 2: Elenco delle grotte più profonde dell'IranN° Nome Provincia Profondità Bibliografia / Progetto / Note

1 Ghar Parau Kermanshah -751 m Vedi sopra

2 Ghar Shah Bandu Kermanshah -315 m progetti francesi / britannici 1977. (Ghar Shabanou) Courbon, Chabert, Bosted & Lindsey (1989)

La grotta fu conessa con la Ghar Se Rah

3 Ghor-i-Cyrus Kermanshah -265 m progetto francese 1975 (J.P. Farcy & G. Cappa)Spelunca, 1974 (4); Paris. Courbon, Chabert, Bosted & Lindsey (1989)

4 Ghar-e-Morghan Kermanshah -240 m progetto polacco 1974. Courbon, Chabert, Bosted & Lindsey (1989)

5 Ghar-e-Mariz Kermanshah -132 m come prima

6 Ghar-e-Boland Kermanshah -120 m come prima

7 Ghar Garun Nahavand -112 m progetto francese 1973. Spelunca, 1974, 4; Paris.Courbon, Chabert, Bosted & Lindsey (1989)

8 Ghar Acker Kermanshah -110 m progetto britannico 1971. Yorkshire Ramblers Club Journal, 1973, 36.Courbon, Chabert, Bosted & Lindsey (1989)

9 Ghar-i-Shahu Kermanshah -110 m progetto francese 1975. Courbon, Chabert, Bosted & Lindsey (1989)

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� Ghar Alisadr

Sulla base di tutti questi dati si sta organizzandoun altro progetto speleologico in Iran.

ConclusioniCome detto finora, nella Ghar Alisadr sono statitopografati oltre 11.000 m di gallerie, ma a questivanno aggiunti altri potenziali sviluppi interni allagrotta e nelle aree limitrofe. Chi fosse interessato ad ulteriori ragguagli puòmettersi in contatto con l’autore (Michael Lau-manns, Unter den Eichen 4 C, D – 15834 Rang-sdorf, [email protected]), dispo-nibile sin d’ora a fornire gli attuali elaborati, lenotizie tecniche riguardanti Ghar Alisadr, senzaescludere i consigli relativi alla burocrazia deipermessi. Per gli interessati sarebbe importanteconoscere la lingua inglese, oppure mettersid’accordo sulla lingua… persiana! Estratti deilavori svolti si possono trovare visitando il sitowww.unigeorphys.gwdg.de/~gkaufmann/caving.Un articolo più dettagliato sui progetti speleologici2000-2001 e sulle condizioni della speleologia ira-niana è pubblicato in inglese in Berliner Hohlenkund-like Berikten (vedi www.spelo-berlin.de).Oltre all’eventuale coinvolgimento nei progetti sulla GharAlisadr e dintorni, l’autore propone agli italiani anche l’e-splorazione delle grandi grotte della regione dei fiumisituata nel nord dell’Iran, nei pressi del mar Caspio, dovemai nessun speleologo ha mai messo piede.

Ringraziamenti • Si ringraziano i partner iraniani perlʼeccellente disponibilità dimostrata nella offerta gratui-ta dei trasferimenti, del vitto e dellʼalloggio e nel rilasciodei visti. Per la classificazione di alcuni esemplari difauna trovati in grotta ringrazio il dr. D. Kock dell ̓Istitu-to della Ricerca Senckenberg, Francoforte/Main.

� Splendide concrezioni a fungo nella parte non turisticadella grotta. (Foto S. Brooks)

� Nella zona di oscillazione della falda si é formato un livel-lo di concrezioni calcitiche aragonitiche che sono oggi osser-vabili a circa 2,5 m sul livello dell’acqua. (Foto G. Kaufmann)

BibliografiaBruthans, J. (2000): Iran: cytri prosolene exped-ce. – Krasova Deprese, 8, 14 – 19; Prag.

Courbon, P.; Chabert, C.; Bosted, P. & Lindsley,K. (1989): Atlas of the Great Caves of theWorld. - 369 p.; St. Louis (Cave Books).

Dumas, D.; Mietton, M. & Maire, R. (1994): Lagrotte touristique d’Alisadr (région d’Ha-madan, Iran). – Karstologia, 23, 54 – 55;Paris.

Forti, P. (1998): La Grotta di Alisadr. La piùimportante grotta turistica dell’Iran. – Sot-toterra, 107, 59-67; Bologna.

Fritsch, E. (1995): (ohne Titel). – Mitt. Lan-desverein für Höhlenkde. Oberösterr., 100,57 – 62.

Hajiloo, A. (1998): Alisadr Cave [in Farsimit englischer Zusammenfassung]. – 2.Auflage, 219 S.; Hamadan.

Napier College of Science and Technology(1973): Hydrographical expedition Iran1973. Final Report. – unpaginiert.

Raeisi, E. & Kowsar, N. (1997): Develop-ment of Shahpour Cave, Southern Iran. –Cave and Karst Science, 24 (1), 27 – 34;Bridgwater.

Torabi-Teherani (2000): La grotte touristiqued’Alisadr. – für Karstologia eingereicht.

NOTE:1 Ecco i nomi e le loro associazioni: Ingo Dorsten dellʼArbeit-sgemeinschaft für Karstkunde Harz; Thilo Müller e MatthiasLopez-Correa dellʼArbeitsgemeinschaft Höhle und Karst Gra-benstetten; Michael Laumanns dello Speläoclub Berlin;Georg Kaufmann, Katharina Gladis e Bernard Köppen dellaVerband der deutschen Hohlen-und Karstforscher.2 Simon Brooks dellʼOrpheus Caving Club

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� Tesoro SSI

PremessaAdesso è ufficiale: il patrimonio della SSI è rappre-sentato in maniera sostanziale dalla biblioteca che,sulla base di una perizia giurata effettuata nel marzodel 2002, ha un valore cumulativo di oltre 600.000 €(ben superiore quindi a un miliardo di vecchie lirette!)di cui quasi il 70% ascrivibile direttamente alla SSIstessa...

...e pensare che nel 1976, quando mi venne conse-gnata la cassa con le pubblicazioni della SSI, questaconteneva una diecina di libri, un centinaio di estrat-ti e 200-250 fascicoli di riviste… per una valore attua-le rivalutato di meno di 2.000 €.Ciononostante un ex membro del Consiglio, stimatoed importante e per di più mio amico, durante l’As-semblea Ordinaria di Verona (7 marzo 1976), si erascagliato fortemente contro quell’accordo siglatopochi mesi prima tra la SSI e l’Istituto Italiano di Spe-leologia per unificare le rispettive biblioteche:

Dal Notiziario SSI a. VII s. II, n. 3/4 Maggio Agosto1976,p. 33“...Lo stesso accade per la Biblioteca, che la SSI potevaaver costituito già da 25 anni. Ma prima nulla si feceperché la stampa era affidata alla R.S.I. Poi tutto finì inuna o due casse a casa del Prof. Maucci, materiale chefu più volte richiesto ma mai ottenuto, infine il poco (loammetto, poco) che ho fatto io......Ma anche di ciò ci si è sbarazzati in fretta e con unadisinvoltura stupefacente. Le pubblicazioni raccolte inquesti tre o quattro anni – e sono le uniche, in venti-cinque anni, di cui la SSI può realmente disporre – ven-gono congelate … presso l’Istituto Italiano di Speleolo-gia,... Quelle che verranno inviate da ora in poi nonsaranno più reperibili e non faranno mai parte delcapitale sociale che ci si ostina a non voler costi-tuire...”

Il motivo di una tale posizione si giustificava con tuttoquello che era successo nel campo dell’associazio-nismo speleologico tra la fine dell’ultima guerra e iprimi anni ’70, periodo contrassegnato da furibondeliti, odi ed interessi personali, che si scatenavanoperché non era presente, come invece adesso esi-ste, una Associazione che rappresentasse davverotutti gli speleologi a livello nazionale.Infatti l’Istituto Italiano di Speleologia, che avevaretto le sorti della speleologia italiana dal momentodella sua creazione al 1945, erairrimediabilmente scomparso ela sua ricostituzione, un decen-nio più tardi e necessariamen-te all’ombra dell’Università diBologna, non era stata assolutamen-te gradita nell’ambiente speleologico.D’altra parte la Società Speleologica Italia-na, rifondata nel 1950, fino ai primi anni ‘70 era rima-sta una piccola associazione che certamente nonaveva la forza, la possibilità, e forse neanche lavolontà, di egemonizzare e coordinare tutto il movi-mento speleologico italiano, che risultava suddivisotra tante bandiere quali CAI, FIE, TCI...La mancanza di spazio e soprattutto di interesse, mi

impediscono di dilungarmi sull’argomento; rimandopertanto quanti vogliano documentarsi in manieraobiettiva su quel periodo ai documenti ufficiali dell’e-poca (atti dei Congressi Nazionali, delle Assembleedella SSI e dei Gruppi CAI, documenti di RassegnaSpeleologica Italiana, etc…) tutti ben presenti nelCentro Italiano di Documentazione “F. Anelli”.

Ma torniamo alla costituzione del Centro e alla suacontestazione durante l’Assemblea di Verona... Allo-ra preferii tacere, contando di riuscire, col tempo, adimostrare con i fatti quanto fosse sbagliata quellainterpretazione...

Il processo di formazione del Centro Italiano di DocumentazioneSpeleologica “F. Anelli”Il Centro di Documentazione Speleologica di Bolo-gna nasce ufficialmente nel gennaio del 1976 quan-do il Presidente della SSI Arrigo Cigna conclude unaccordo con l’Istituto Italiano di Speleologia (rappre-sentato dal sottoscritto) per unificare le rispettivebiblioteche al fine di migliorare il servizio offerto aglispeleologi e ai ricercatori.

In questo modo il patrimoniolibrario raccolto dalla SSI (lafamosa cassa di cui sopra)veniva ad unirsi a quanto inpossesso dell’IIS (una diecinadi casse della vecchia bibliote-ca di Postumia, ancora chiusee depositate in cantina dell’Isti-tuto di Geologia) e quanto pre-sente nella biblioteca dell’Isti-tuto stesso a fronte degli scam-bi di “Le Grotte dʼItalia” e qualilascito del Prof. Gortani (3-4metri lineari di materiale non

catalogato). Il totale dei titoli presenti nella neonatabiblioteca comune non superava le 4000-4500unità...Gli accordi tra SSI e IIS (da alcuni tanto vituperati)stabilivano che la prima avrebbe curato l’aumentodel patrimonio librario tramite scambi, acquisizionie donazioni, mentre il secondo avrebbe garantitola fruibilità della biblioteca fornendo locali equant’altro necessario: in primis la catalogazione.Quanto fosse lungimirante e vantaggioso questoaccordo lo si può riscontrare ora: da un lato il patri-monio della SSI è enormemente aumentato, men-tre dall’altro l’IIS prima, e l’Università tutta poi,

Paolo FortiIstituto Italiano di Speleologia

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Tesoro SSI �

tra Gortani e gli speleologi che nel frattempo aveva-no ricostituito la Società Speleologica Italiana e chevedevano in questa parziale rinascita una indebitaingerenza del mondo accademico sulle loro libereattività: proprio da questi eventi nasce la frattura, peralcuni insanabile, che risulterà poi essere alla basedi quanto affermato dai detrattori dell’accordo IIS-SSI durante il Congresso di Verona del 1976. Sem-pre questo “peccato originale” ha in pratica impedito,quasi sino ai giorni nostri, che l’Istituto, trasformatosialla fine degli anni ’80 in “braccio scientifico” dellaSSI, potesse realmente trasformarsi in una strutturaarticolata ed efficiente su tutto il territorio nazionale,come sarebbe logico e giusto che fosse. Ma ritorniamo a parlare della Biblioteca che a questopunto venne suddivisa in due: una piccola partevenne trasferita a Castellana, mentre la sua porzio-ne più consistente rimase in cantina a Bologna (le 10casse di cui si parlava in premessa), cui si aggiunseanche parte della biblioteca speleologica personaledi Gortani (i 3-4 metri lineari presenti nella Bibliotecadell’Istituto di Geologia).La biblioteca trasferita a Castellana venne catalo-gata da Anelli e dal suo giovane collaboratore Oro-fino e, soprattutto, arricchita nel tempo grazie

all’appassionata opera di tutti e due.Pochi anni prima, nel 1950 era stata rifondata laSocietà Speleologica Italiana, che però non predi-sponeva da subito una sua biblioteca anche perché,in quel tempo, gli scambi nazionali ed internazionalierano ben garantiti dalla Rassegna Speleologica Ita-liana di Salvatore Dall’Oca, che stava costruendouna biblioteca davvero imponente. La biblioteca,anche se privata, era allora a disposizione di tutti:purtroppo successivi contrasti fecero sì che Dall’Oca

hanno avuto vantaggi di fruibilità e di visibilità.Se la data “ufficiale” della nascita del Centro è sicu-ramente il Gennaio del 1976 bisogna dire che il pro-cesso di costruzione della biblioteca era iniziatomolto prima, già agli inizi del secolo (Fig. 1).Infatti con la costituzione in Bologna della SocietàSpeleologica Italiana nel 1903, e la conseguentepubblicazione della “Rivista Italiana di Speleologia”,l’allora giovane studente Gortani iniziò ad accumula-re materiale speleologico, ricevuto in scambio, chepiù tardi sarebbe confluito nella biblioteca dell’IIS diBologna e quindi, conseguentemente, nel Centro diDocumentazione.Negli stessi anni un famoso speleologo triestino,Andrea Perko, che poi sarà anche Direttore delleGrotte di Postumia, iniziò a costituire la sua perso-nale biblioteca che, in gran parte, sarebbe confluitain quella dell’IIS a Postumia, nel momento della suaistituzione nel 1927. In quest’ultima venne deposita-to anche il patrimonio librario accumulatosi negli annipresso la Direzione delle Grotte di Postumia.Dal 1927 in avanti lo sviluppo della biblioteca dell’IISdi Postumia è stato molto rapido anche per i nume-rosi scambi nazionali ed internazionali, che arrivava-no grazie alla pubblicazione di “Le Grotte dʼItalia” edelle “Memorie dellʼIIS”.Alle soglie della seconda guerra mondiale la Biblio-teca di Postumia è sicuramente una delle primissimein Europa, e nel mondo, per quantità e qualità dimateriali.Gli eventi bellici interruppero bruscamente l’attivitàdella biblioteca che, come tutte le altre cose dell’IIS,venne rinchiusa in casse e trasferita nel 1943 a Vero-na per allontanarla dal fronte di guerra.Ma un anno dopo le truppe tedesche in ritirata prele-varono tutti questi materiali e li trasportarono in Ger-mania. Fortunatamente nel 1947 gran parte di que-ste casse, e la quasi totalità della biblioteca, furonorecuperate grazie anche agli sforzi di Gortani che neottenne il deposito presso l’Istituto di Geologia diBologna, essendone lui il Direttore.La successiva trattativa con gli Jugoslavi, magistral-mente condotta da Gortani ed Anelli, fece sì che latotalità del materiale librario recuperato in Germaniarimanesse assegnato definitivamente all’Italia erestasse quindi nelle cantine dell’Istituto di Geologia.Nel 1955, grazie agli sforzi di Gortani, che nel frat-tempo era diventato Senatore, l’IIS rinasce parzial-mente a Bologna con una sede staccata a Castella-na ove nel frattempo Anelli si è trasferito, essendodiventato Direttore delle Grotte. La rinascita dell’IIS, all’interno di una struttura uni-versitaria e non più autonomo, innescò furibonde liti

� Fig. 1. Le tappe fondamentali nel processo di costruzio-ne e di espansione del Centro Italiano di DocumentazioneSpeleologica “F. Anelli”.

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decidesse di interrompere i contatti con il mondospeleologico e depositare la sua biblioteca pressol’Università di Pavia, dove è rimasta scarsamentefruibile sino alla sua morte.Solo nel 1968 per merito del Consigliere Ludovico Clòla SSI iniziò a raccogliere, su basi assolutamentevolontaristiche, del materiale per costituire un primonucleo della biblioteca sociale: nel 1976 tali materialierano appunto quei 400 titoli, poco più o poco meno,contenuti nella cassa che mi fu consegnata.

Le tappe fondamentali nello sviluppodel Centro di Documentazione Al momento della sua creazione, il CDS aveva unaconsistenza non trascurabile (4500 titoli), ma risulta-va essere della stessa dimensione di varie bibliote-che di singoli Gruppi Speleologici Italiani e spessoanche molto inferiore; inoltre era carente in quanto apubblicazioni estere e a materiali italiani del perio-do1950-1975.La prima preoccupazione dell’IIS fu quella di rende-re davvero fruibile (come promesso) la biblioteca,recuperando spazi nell’Istituto di Geologia per dislo-care in maniera razionale il materiale presente, ini-ziando la catalogazione e infine pubblicando nel1978 il primo catalogo. Ne seguirono a ruota altri 3(nel 1981, 1984, 1986 rispettivamente), dopodiché lacatalogazione venne trasferita su computer edattualmente è possibile consultare la biblioteca delCentro attraverso il database su internet.Lo sforzo finanziario in questi primi anni fu quasiesclusivamente sostenuto dall’IIS, che dotò il Centrodi arredi e varie attrezzature, non esimendosi dal-l’acquisto di libri sul mercato antiquario, libri che - perquanto possibile e secondo lo spirito dell’accordo - siè sempre cercato di attribuire al patrimonio della SSI. Nel contempo la SSI cominciò a far affluire i sempremaggiori materiali di scambio che pervenivano alNotiziario prima e, dal 1979, a Speleologia. Sola-mente dalla metà degli anni ’80, quando i propribilanci cominciarono ad essere un poco più floridi,la SSI cominciò ad acquisire materiali sia in Italiasia all’estero. Tale impegno finanziario si è andatocostantemente espandendo fino a raggiungere gliattuali 10.000-12.000 euro/anno per acquisizionidirette, oltre alle risorse dedicate alla gestione ecatalogazione, con la necessaria continuità e pro-fessionalità. In pratica si può sicuramente asserireche il Centro di Documentazione rappresenta oggila voce di gran lunga più importante, dopo la stam-pa, nel bilancio sociale della SSI. Nel 1978 moriva il Prof. Anelli e la famiglia genero-samente lasciava la sua grande biblioteca di spe-leologia, raccolta in oltre cinquant’anni di attività, alCentro, che veniva quindi intitolato a lui, assumen-do la denominazione che ancora oggi ha.La donazione della “Biblioteca Anelli” è il primo diuna serie di eventi analoghi che ha caratterizzatola storia del Centro di Documentazione per tutti glianni ’80 e ’90: il lungo elenco di persone che hannodato in toto o in parte il loro materiale speleologicoalla biblioteca è forse la testimonianza migliore diquanto rapidamente il Centro sia stato capace didiventare patrimonio comune di tutti gli speleologi

italiani. La sua capacità di aggregazione ha fatto sìche verso la fine degli anni ’90 anche famosi speleo-logi esteri (Vladimir Panos della Repubblica Ceca eCarol Hill degli Stati Uniti) abbiano deciso di donareil loro materiale speleologico al Centro.Nel 1985 a seguito della chiusura della sezione diCastellana dell’Istituto Italiano di Speleologia, laparte di biblioteca depositata presso le Grotte tornaa far parte organicamente del Centro di Documenta-zione Speleologica di Bologna.Negli stressi anni, essendo migliorate le condizionieconomiche della SSI e conseguentemente i suoistanziamenti per il Centro, si inizia a costituire ilfondo delle stampe antiche, la cui consistenzaaumenta gradualmente ma costantemente sino adivenire la più grande raccolta iconografica sullegrotte d’Italia e tra le primissime al mondo, con oltre800 tra quadri, disegni e stampe, che coprono unarco temporale di oltre 4 secoli.Nel 1988, quando il patrimonio del Centro ammontaoramai a oltre 24.000 titoli, l’importanza scientifica edocumentativa dello stesso rende possibile la sigla diun accordo tra la SSI e l’Università di Bologna perdepositare ufficialmente il Centro di Documentazionepresso il Dipartimento di Scienze della Terra e Geo-logico Ambientali: in quell’accordo viene comunqueben chiarito che il materiale del Centro è e rimane diproprietà della Società Speleologica Italiana. Da quelmomento il Centro può contare su una sede idoneae fissa in cui svolgere le proprie attività.E’ di quegli anni il superamento definitivo dell’”antago-nismo” tra SSI e IIS, che ha permesso di ottenere risul-tati sempre migliori non solo nel ristretto ambito biblio-grafico (con l’assegnazione, da parte dell’Università, distudenti part-time per la catalogazione e, da parte dellaSSI, di sempre maggiori risorse finanziarie ed umane)ma anche e soprattutto organizzativo e scientifico conenormi vantaggi per ambedue le strutture.Due anni dopo il Centro “F. Anelli” entra a far partedel sistema integrato dei Centri di Documentazionedell’Unione Internazionale di Speleologia, aumentan-

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� Tesoro SSI

� Fig. 2. Il progressivo aumento del patrimonio librariodepositato presso il Centro Italiano di Documentazione Spe-leologica “F. Anelli” nei 28 anni di attività (1976-2002): sonoindicati i tre maggiori apporti corrispondenti rispettivamentealla donazione Anelli, al rientro della Biblioteca dell’IIS diCastellana e al deposito della Biblioteca Dall’Oca.

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Tesoro SSI �

teca Dall’Oca, il cui materiale speleologico vieneinserito organicamente nelle collezioni del Centroanche se, amministrativamente, la proprietà dellostesso deve rimanere allo Stato e quindi non contri-buisce direttamente all’aumento del patrimonio dellaSSI (nella valutazione finanziaria della bibliotecasociale deve essere stralciato il valore economicodella Biblioteca Dall’Oca, corrispondente a circa90.000 €).Nonostante l’impegno straordinario dovuto all’inseri-mento della Biblioteca Dall’Oca, i programmi di ricer-ca ed acquisizione sono proceduti normalmente edanzi, nel 2001, il Centro ha deciso di espandere ilpanorama delle proprie collezioni: a seguito infattidella casuale acquisizione di un primo nucleo di vec-chie cartoline è stata istituita una sezione apposita alfine di documentare anche questo particolare aspet-to dell’iconografia speleologica.All’inizio del 2002 il patrimonio complessivo del Cen-tro di Documentazione “F. Anelli” (Fig. 2) risulta esse-re, come da perizia, di oltre 43.000 titoli, di cui lagrande maggioranza di proprietà della Società Spe-leologica Italiana (Fig. 3).

Conclusioni

Tra il 1976 e il 2002 il patrimonio librario di proprietàdella Società Speleologica Italiana è passato dameno di 500 a oltre 30.000 titoli con un incremento divalore pecuniario di oltre due ordini di grandezza.Tutto questo è avvenuto non solo senza perdere ladisponibilità della biblioteca sociale, ma anzi poten-done accrescere in maniera significativa le potenzia-lità di utilizzazione da parte di tutti, ma soprattutto edin primis dei soci SSI.L’esistenza stessa della Biblioteca e del Centro diDocumentazione, poi, ha permesso alla SSI di ottene-re locali e servizi presso l’Università di Bologna a costozero: locali e servizi che oggi sono, ed in futuro ancorapiù saranno, assolutamente indispensabili per il funzio-namento di gran parte delle attività istituzionali dellaSSI, a prescindere da quelle documentaristiche.Credo che oggi si possa affermare, senza paura diessere smentiti, che una parte almeno del consenso,pressoché unanime, che oggi circonda la SSI e chela rende di fatto l’unica Associazione, a livello nazio-nale, che rappresenta la globalità degli speleologi,sia merito del Centro e delle sue attività di servizio.Ma la realizzazione del Centro ha permesso anchealla speleologia di riacquistare un posto, se non cen-trale almeno dignitoso, all’interno del panorama delleattività di ricerca in Italia, posizione che sta ognianno migliorando tanto da rendere oggi possibile, ein un prossimo futuro anche probabile, un aumentodel personale e del peso “speleologico” all’internodelle Università italiane.Credo che questo, meglio di ogni altra argomenta-zione, permetta oggi di affermare che la scelta, néfacile né comoda per ambedue i contraenti, di queloramai lontano 1976 era quella giusta anche esoprattutto perché nata da un’idea “di servizio” allaspeleologia in generale e a quanti, in qualunquemodo, la praticano e non per affermare la superioritàdell’Accademia sul Volontariato o viceversa, comealcuni avevano voluto credere.

do così notevolmente la propria penetrazione incampo internazionale. Nel 1997 l’Istituto dei BeniCulturali dell’Emilia-Romagna decide di collaborarecol Centro al fine di qualificarne il personale vistal’importanza e l’unicità del materiale disponibile pres-so il Centro stesso.Ma è nel 2000 che si è realizzato l’evento che hafatto fare un balzo in avanti notevolissimo al Centroe al suo patrimonio librario: in quell’anno infatti si èconcluso l’iter, iniziato due anni prima, che ha per-messo allo Stato di acquisire ai suoi beni la bibliote-ca che Dall’Oca aveva creato soprattutto tramite gliscambi di Rassegna Speleologica Italiana, ma anchecon acquisizioni dirette sul mercato antiquario.Il Ministero dei Beni Culturali ha deciso immediata-mente di depositare la biblioteca, forte di oltre 15.000titoli, di cui circa un 70% di stretta attinenza speleo-logica, presso il Centro di Documentazione “F. Anel-li” della Società Speleologica Italiana, riconoscendo-ne in modo esplicito il valore e l’importanza non solonazionale, ma soprattutto internazionale.In occasione della consegna ufficiale della BibliotecaDall’Oca la SSI ha pubblicato un opuscolo per pub-blicizzare i servizi del Centro di DocumentazioneSpeleologica “F. Anelli”, opuscolo che è servito anco-ra di più a valorizzare il patrimonio della SSI anche aldi fuori degli “addetti ai lavori”.L’acquisizione della Biblioteca Dall’Oca rivesteun’importanza fondamentale nel panorama bibliogra-fico italiano soprattutto perché risulta particolarmen-te ricca di materiale del periodo tra il 1940 e il 1970,gli anni in cui né l’IIS né la SSI, per differenti motivigià accennati precedentemente, avevano avutomodo di essere attive nella costituzione delle lororispettive biblioteche: oltre 5000 titoli presenti nellaBiblioteca Dall’Oca risultavano infatti mancare allecollezioni del Centro. Negli anni successivi e ancora oggi procede il lavorodi catalogazione dell’ingente patrimonio della Biblio-

Speleologia 45 63

1976

Univ5%

SSI10%

IIS 85%

SSI 69%2000

Minis 20%

Univ1% IIS 10%

� Fig. 3. Variazione percentuale della proprietà del patri-monio librario del Centro Italiano di Documentazione Spe-leologica “F. Anelli” tra il 1976 e il 2002. Nel 2002 la percen-tuale del Ministero corrisponde alla Biblioteca Dall’Oca.

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Perché Bonaventura?L’occasione di una lettura ai propri figli di quello che ipropri genitori lessero a noi, è una emozione davverosorprendente. Si rivivono momenti di tenerezza, siriscoprono personaggi, si riesplorano avventure.Rileggendo alcuni volumi del Corriere dei Piccoli, dili-gentemente e sapientemente rilegati dalla nonna abeneficio dei tanti nipoti che sarebbero arrivati di lì apoco, ha così ripreso vita (grazie all’attenzione diNicolò e Marta) un’avventura del signor Bonaventura:“papà, Bonaventura è andato in grotta!”.Il suo è un passaggio quasi casuale, anzi, obbligato,dall’arrivo di un improvviso temporale. Ma il centro della storiella vede un improvvido esplo-ratore, sperso in quel “buio labirinto”, che Bonaventu-ra salverà inconsapevolmente, per sua stessa con-sueta missione di vita.Basterebbe questo a giustificare un momento di atten-zione da parte dei lettori della rivista Speleologia. Seconsideriamo che un grande artista, un grande attore,del novecento aggiunge la propria firma alla vasta col-lezione delle illustrazioni di grotta, allora è spiegatoperché rendergli, riconoscenti, omaggio.

Qui comincia l’avventura del Signor Bonaventura...“Qui comincia l’avventura del signor Bonaventu-ra...” è l’immancabile ritornello di apertura delfumetto realizzato da Sergio Tofano (Sto) dal 1917al 1955, ininterrottamente, per Il Corriere dei Pic-coli e poi successivamente dal 1970 fino alla mortedell’autore. Personaggio semplice, dal vestito rosso e bianco chericorda Pulcinella, Bonaventura ha divertito più di unagenerazione di bambini con le sue avventure sempliciche si concludevano immancabilmente con un lietofine e il regalo di un milione di lire (con l’inflazione, poi,passerà a un miliardo). Le avventure del signor Bonaventura sono esemplariper capire com’erano a quel tempo i fumetti in Italia:senza “balloon” e con il testo in rima sotto la vignetta.Questo mezzo di comunicazione, all’epoca considera-to inferiore, aveva bisogno di elevazione culturale e didimostrare la propria “letterarietà”.Bonaventura ne ha vissute di cotte e di crude, si direb-be utilizzando una frase oramai in disuso, attraversouna produzione vastissima di tavole illustrate.Le infinite variazioni narrative, a volte sconfinanti nelsurreale e contaminate dal futurismo, sono semprestate abbinate a un’assoluta continuità dello schema: sventura = beneficio altrui = premio (un Milione, unMiliardo).Così, ad esempio: • va per i prati a tempo perso, un toro l’aggredisce,

viene ripreso e il film ha successo e l’impresario glifa un contratto;

• va per i boschi a caccia, frana in un burrone, cade

sul tesoro di un brigante;• mentre è a letto viene il terremoto, fugge carico di

masserizie e una pelle di tigre, spaventa un malan-drino e salva un derubato;

• la moglie gli brucia una mano stirando, la tuffa inmare, un carpione abbocca al dito, trovano nelpesce un orologio perduto;

• ha il mal di denti e glieli impiombano, per il pesosfonda col capo la porta di una banca, scopre unmariolo che trafuga il forziere.

Le “rime” della tavola del 1952

La tavola che riproduciamo, pubblicata nel 1952 sullacopertina del 18 maggio del Corriere dei Piccoli, vedeuna gita del nostro eroe rovinata da un improvvisotemporale: per rifugiarsi dalla pioggia (…alla dirotta…)entra in una grotta.Là trova un vecchino intirizzito che ristora e rincuora,accendendo “…un bello scoppientante focherello”.L’ambiente è ancora di transizione; si vede l’esterno: ilvecchino, come Bonaventura, si è riparato appena den-tro alla grotta. I due escono a bufera terminata e perricompensa il vecchino dona (…di compenso accetta atitolo…) a Bonaventura un “povero gomitolo”.Cadendogli dalle mani, il gomitolo si srotola “per lachina”, giù giù nella grotta. Raggiunge così “l’incau-to esploratore che si aggira sperso e vinto in quelbuio labirinto”. L’ambiente è decisamente di grotta:si vede una colonna e alcune vele stalagmitiche, sti-lizzate. La scena è resa graficamente scura, sia concolori smorti che con una retinatura a punti. Il baffu-to “esploratore” (uno speleologo?) è attrezzato:indossa lo zaino, scarponi pesanti, pantaloni allazuava (un alpinista?).In capo non ha un casco, ma un semplice berretto blu

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� Bonaventura

Il Signor Bonaventura in grotta

Qui comincia la sventuradel signor Bonaventurala cui gita manda a maleimprovviso temporale.

Cerca scampo alla dirottapioggia entrando in una grottadove trova al suol sfinitoun vecchino intirizzito.

Premuroso lo ristoralo conforta, lo rincora,e di sterpi accende un belloscoppiettante focherello.

La bufera terminatail vecchino s’accommiata.“Di compenso accetta a titoloquesto povero gomitolo…”.

Ei lo prende, ma che accade?che di man d’un tratto cadee dell’antro per la chinasrotolandosi cammina.

Così giunge, salvatore,all’incauto esploratoreche s’aggira sperso e vintoin quel buio labirinto.

A tal vista egli presagoriaggomitola lo spagoche sicuro lo conducea veder del dì la luce.

E l’uscita ritrovata,libertà riconquistata,premia il suo liberatorecui di vita è debitore!

Mauro Chiesi

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Bonaventura �

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� Bonaventura

con visiera. Incauto esploratore, certamente, ma nondel tutto sprovveduto: in mano ha una torcia elettricacon la quale illumina il gomitolo che gli si è srotolatosino ai piedi. Grazie al provvidenziale filo, che raggo-mitola, rivede la luce e riconquista la libertà, premian-do il suo liberatore “…cui di vita è debitore”, con 1Miliardo (l’inflazione aveva già galoppato…). Sorpren-dentemente non viene citata la mitologia del filo diArianna, e neppure parole legate all’am-biente o ai personaggi incontrati in unasituazione ambientale di per sé inusuale(probabilmente per una questione dimetrica della rima).

Bonaventura e le cavitàartificialiIn una tavola del 1946, riprodotta in uno deisiti web a lui dedicati, Bonaventura percorreper un tratto un ipogeo artificiale (forse laderivazione sotterranea di un fiume o, piùprosaicamente, una ampia fognatura). Lavignetta iniziale lo mostra in compagnia delfido bassotto, con alle spalle una città proba-bilmente bombardata. L’azione si svolge sulfinire della seconda guerra mondiale, appun-to, nel pieno delle incursioni aeree sullecittà. Purtroppo la miniatura della tavolariprodotta nel sito web non rende possibileleggere il testo e comprendere che ci faccia,in realtà, là sotto. Certo è che, riemergendo

in superficie attraverso una grossa botola sul mar-ciapiede, salva dall’imbarazzo di essere visto senzavestiti, da una elegante signora, un nobile appenaspogliato da un lestofante. Ancora una volta la“saga” dell’assurdo, dell’ironia surreale.È dunque aperta la caccia alla stampa originale, comea eventuali altre probabili avventure “sotterranee” delnostro simpatico personaggio.

BONAVENTURA“Vestito con una strana redingote rossa, con i larghi panta-loni bianchi e con quel suo curioso cappello, appena accen-nato, Bonaventura sfugge alle regole di una precisa idetifi-cazione. Egli contrasta esplicitamente con la lietezza chedovrebbe connotare le sue vicende perché, in realtà, fruisceanche della sottile tristezza dei Pierrot, e si collega alleimmagini di un circo non fantasmagorico, ma ristretto equasi patetico.” “Bonaventura è così inevitabilmente fortunato, così irrime-diabilmente sereno, da costringere il lettore ad unʼimmedia-ta e divertita comparazione tra le proprie quotidiane e tristivicende e quelle follemente liete, del personaggio di Sto. Èquesto un esame che termina con una autoironica scoperta:in fondo non ci si può proprio illudere, poiché, sotto la gra-tuità dellʼiperbolica fortuna che regala milioni - e in seguitomiliardi - a Bonaventura, cʼè la chiara consapevolezza chesimili eventi sono solo reperibili in un mondo assolutamentefantastico, fondato sullʼesile ed impalpabile cornice delsogno, sempre sottratto ad una realtà che si fa per contra-sto, ancora più misera e grigia. Del resto, con il meccanismodellʼiterazione, che ce lo mostra sempre povero allʼinizio diogni storia e ricco al termine di essa, la convenzione su cuiTofano si basa, evidenzia ancor di più lʼimpalpabile, macategorica dissacrazione, proprio di quello che rappresenta,per la nostra società, il primo e più importante dei valori, cioèil denaro.”

da Antonio Faeti, Guardare le figure. Gli illustratori italiani dei libri

per lʼinfanzia, Einaudi, 2001

STOSERGIO TOFANO nasce a Roma nel 1886.Autodidatta, attore, scrittore, ma soprattuttostraordinario illustratore, ha indissolubilmen-te legato il suo nome a quello del personag-gio più famoso da lui inventato: il SignorBonaventura.Tofano, in arte Sto, riceve l’incarico di redi-gere una intera pagina del Corrierino nel1917, quando il suo direttore si accorge chequesto giovane attore di tipo così particolare,piuttosto ombroso e riservato, di idee ne hamolte. Fin dalla prima storiellina, Bonaventu-ra è pressappoco così come lo vedremo percinquant’anni, sia come figura che comecarattere; qualche trasformazione la subisce,allungandosi e snellendosi nel tempo, masolo per assomigliare sempre più al suocreatore. Anche l’inflazione farà la sua com-parsa, facendo lievitare il “milione” fino al“miliardo” degli ultimi anni. Padrone assoluto di codici espressivi chenon abbandonarà mai, Sto ha portato avantiuna singolarissima impresa artistica, di enor-me popolarità non soltanto per i più piccini. La sua attività teatrale lo porterà a recitarefino in età avanzata (nel 1966 nel Giardinodei Ciliegi di Visconti). I suoi testi più famosisono stai raccolti e pubblicati postumi nel1974 da Oreste del Buono.

RingraziamentiPer la cortese autorizzazione alla riproduzione della copertina del Corriere

dei Piccoli del 18 maggio 1952, si ringrazia la Rizzoli Corriere della Sera Edi-

tori S.p.a. (via A. Rizzoli 2, 20132 Milano), nella persona del Segretario di

Redazione, Gianluigi Astroni.

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Verso il fondo �

VERSOIL FONDO

• NOTIZIE ITALIANE

• NOTIZIE DALL’ESTERO

• RECENSIONI

• SPULCIANDO QUA E LÀ IN BIBLIOTECA

• DIRITTO DI REPLICA

• VI SIA LIEVE LA TERRA

Verso il fondo:Verso il fondo 5-11-2014 9:21 Pagina 67

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� Notizie italiane

i gruppi speleologici pie-montesi stanno portandoavanti, è stata illustrata in unrecente incontro tenutosi aMoncalieri con gli speleologiliguri, anch’essi da tempoimpegnati nelle stesse zonedi esplorazione. È prevista larealizzazione di un cd con i risultati del lavoro di carto-grafia e posizionamenti dellecavità. Il materiale verrà for-nito dal catasto AGSP conun elenco bibliografico che

permetterà di ricevere dalla commissionestessa i relativi files. I dati raccolti avrannola base topografica in scala 1:5.000, leschede delle grotte, le foto degli ingressi, irilievi, i riferimenti topografici degli interni.Per le future attività esplorative e di ricer-ca nel Complesso di Piaggia Bella non èesclusa l’eventuale costruzione di un rifu-gio sotterraneo, molto utile per le esplo-razioni nei rami più profondi della grotta.

Giampiero Carrieri

�LOMBARDIA

Aggiornamenti dal M. Arera(Oltre il Colle, BG)

Dopo aver incassato la giunzione DolceVita-Faggi Est, sono proseguite con deci-sione le ricerche speleologiche nel nuovocomplesso. Il ramo Malavoglia, scoperto inottobre 2001, è stato ulteriormente risali-to in artificiale fino ad una quota, riferitaal primo ingresso della DV, di +133 m;una via laterale, purtroppo poco arieggia-ta, porta in una saletta (“Killerrina”) cheoffre un paio di possibili passaggi verso lasuperficie esterna, che dovrebbe ormaiessere a meno di 10 m di distanza. Futuredisostruzioni ci daranno modo di tentarel’apertura del primo ingresso naturaledell’abisso, tuttora accessibile solo tramiteminiera. Il dislivello complessivo si attestaintanto a 473 m (-340/+133), consolidan-do il primato provinciale di profondità adiscapito dell’arcinoto Buco del Castello(-428 m). Sempre nel ramo Malavoglia èstata effettuata una disostruzione alla basedi un saltino (P. ”Pashtun”), che ha frutta-to ancora un paio di pozzetti, fino a sbu-care nuovamente in miniera. A metà gen-naio 2002 è stata organizzata una mini-campagna nelle parti basse della DolceVita, con pubblico invito alla partecipazio-ne diffuso sulla lista nazionale Speleoit.

anche tutti i captori sono risultati moltopositivi.I captori raccolti a Labassa sono invecerisultati del tutto negativi. Prima di trarrefantasiose ipotesi su tali dati occorre evidenziare alcuni importanti dettagli:• i captori a Labassa sono stati raccolti

dopo pochi giorni dall’immissione del colorante;

• i captori non sono stati analizzati con appositi fluorimetri;

• durante i periodi di magra, come quellodell’estate 2001, le portate sono moltoridotte e le velocità del flusso sotterraneo risultano essere moltolente, con elevata dispersione del tracciante nei tratti sifonanti.

Nei primi giorni di settembre 2001 èstata osservata una strana opalescenzadel fiume Tanaro nella zona dei Ponti diNava, che potrebbe essere legata all’arri-vo del tracciante molto diluito.Questo test ha dimostrato un collega-mento diretto tra il corso d’acqua pre-sente nell’abisso Solai e quello della Filo-loga, con l’esistenza di una diffluenza neltratto non esplorato. Anche le osservazio-ni relative alla portata di questi due corsid’acqua (in Solai e nel canyon finale dellaFilologa), molto simili tra loro, conferma-no i dati del tracciamento. L’ipotesi di unterzo collettore è stata quindi del tuttoesclusa, evitando così un inutile lavoro di scavo al fondo dell’abisso Solai.

Bartolomeo Vigna

Il “Progetto Marguareis” va avanti

L’organizzazione e la pubblicazione deidati riguardanti le cavità naturali del Mar-guareis, cuore del progetto omonimo che

�PIEMONTE

Nuove colorazioni nelle grotte del Marguareis

Durante i campi estivi 2001 effettuati dadiversi gruppi speleologici al Marguareissono state realizzate due colorazioni, utiliz-zando traccianti differenti per evitare possi-bili interferenze, per acquisire ulterioriinformazioni relative alla circolazione idricaprofonda del sistema carsico della Foce(Complessi di Piaggia, La Bassa, F5, ecc.). Nel ramo Vacanza, importante arrivo checonfluisce nel settore terminale dell’abissoGachè, i Fiorentini hanno immesso 2 kg di Tinopal in un piccolo corso d’acqua che scompare, dopo un pozzo profondo 80 m, in una fessura intransitabile.I captori sono stati posizionati dagli speleo-logi del GSP sia in Piaggia Bella (nei Resauxe nel collettore principale), sia alle sorgentidell’Ellero (Sorgente di sinistra captata dalRifugio Mondovì e sorgente del Pis).Le successive analisi, eseguite con l’ausiliodi un fluorimetro da laboratorio, hannodato esito positivo per i captori delle sorgenti dell’Ellero (molto positivo quelloposizionato alla sorgente di sinistra, appena positivo quello della sorgente del Pis che era all’asciutto al momentodel suo recupero, a causa di una notevo-lissima diminuzione della portata dellaemergenza). I captori di Piaggia Bella sono invece risultati del tutto negativi.Tale colorazione conferma i precedentitest effettuati in altri rami dell’AbissoGachè che evidenziano l’esistenza di un drenaggio attuale verso le sorgenti dell’Ellero ed una paleo-circolazione verso il sistema di PB.Nell’abisso Solai i Piemontesi hannoimmesso nel corso d’acqua principale(portata di ca. 2 l/s), che sparisce in corri-spondenza di una ciclopica frana, 2 kg di Fluoresceina, per verificare l’esistenza di un ipotetico terzo collettore paralleloai rami terminali di PB e della Filologa.I captori sono stati posizionati sia nell’abisso della Filologa (affluente di destra dopo il P. 50 ed in prossimità del sifone finale), a Labassa e presso la sorgente della Foce.All’abisso della Filologa è stata osservatauna evidente colorazione delle acque sia nel tratto a monte del P. 50 (piccolocorso d’acqua proveniente da una ciclopi-ca frana in destra galleria), sia nell’affluen-te di destra dopo il P. 50. Ovviamente

notizieitalianeNotizie italiane

� Massiccio del Marguareis. La Pianadel Solai e la Carsena di Piaggiabella.(Foto M. Vianelli)

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Notizie italiane �

Vista la numerosa partecipazione, il tuttosi è protratto per quasi un mese, condiverse squadre che si sono alternateogni sabato e domenica, con uscite not-turne e un campo interno a -200 m. Aparte l’utile confronto con questo tipo diapproccio, per noi inedito, si sono ottenu-ti interessanti risultati sul fronte esplorati-vo: a -320 m è stata resa accessibile peruna decina di metri una condotta soffian-te parzialmente intasata di fango (“Caz-zuola Amara”). Ancora qualche ora dilavoro sembra necessaria per riuscire apenetrare in un ambiente di maggioridimensioni che si intravede oltre. Semprealla stessa quota è stato topografato econtrollato un fondo laterale (“la Fabbricadel Fango”), che era stato visto una solavolta nel 1997; non è stato per ora possi-bile trovare la provenienza del sensibileflusso d’aria che lo attraversa e probabil-mente bisognerà cercare qualche finestranascosta. A -250 m è stata traversata lasommità del P. 34 (“Tornante”), raggiun-gendo una bellissima condotta inclinatache sbocca a circa 30 metri di altezza sul-l’attacco del successivo P. 34 (“Risveglio”)e a questo punto sarebbe più correttoparlare di un solo pozzo da 65-70 metri.La parte più interessante, però, è un’altra,perché guardando verso l’alto si nota unagrossa diramazione ascendente (“EffettiCollaterali”) con arrivo d’acqua, che sisposta in direzione opposta rispetto aquella di provenienza. Non è finita qui:calandosi dalla partenza della risalita si èriusciti a pendolare verso una finestrella,oltre la quale è stato individuato unampio pozzo parallelo, ancora da scende-re. Nel ramo del Pendolo Alto, che iniziaa circa -130 m da una finestra lungo il P. 100 (“Grazie Marcello”), è stata iniziatauna risalita già in programma da tempo,lungo una frattura inclinata di cui non sivede la sommità. Sempre nel “PendoloAlto” sono stati esplorati due meandri: ilprimo si immette ancora in una sala pio-vosa verso l’inizio del ramo, invece ilsecondo meandro scampana in un pozzodi 13 m che ci ha inizialmente illuso conla prospettiva di esaltanti prosecuzioni. La realtà era molto meno entusiasmante:si trattava infatti dell’ennesimo anellochiuso della Dolce Vita (ormai si è persoil conto); il rametto intercettato (“CretaGarbo”) era stato già raggiunto nel 2000.Il bilancio è sicuramente positivo, anchese molti dei nuovi fronti esplorativi che si sono aperti avranno bisogno di altrotempo ed impegno prima di ripagarci

diventa cattiva. Lo sviluppo totale si aggiraper ora sul chilometro e mezzo.Un altro abisso, quello della Cava LottoNord, è attualmente teatro di nuove sco-perte: a -130 m punta al complesso, con forte aria e strettoie da “bonificare” a circa 450 metri di distanza in linea d’ariae 140 m in più di quota ingresso. Lo sviluppo totale è attualmente di circamezzo chilometro.

Massimo Pozzo, G.S. Valle Imagna

Zona Pizzo della Presolana(BG)

Il secondo campo consecutivo, “Presolau2001” ha dato alla luce altre 33 nuovecavità, da aggiungere alle 40 dell’estate2000. Inizialmente presentavano tutte ilfondo tappato dalla neve, mentre negliultimi giorni, alcune di queste non lo ave-vano più: tutto da rivedere, quindi!Al campo hanno partecipato speleologi didiversi gruppi lombardi, ed il divertimentoè stato totale. Nell’abisso Men In Black(quota 1890; -321 m; -240 m; -305 m),una nuova diramazione si snoda fino a–250 m, con grossi ambienti da risalire,per uno sviluppo totale di circa 700metri. Tra le nuove cavità ritrovate, dueabissotti fermi a -50 m su tappi di neve,ma con ambienti notevoli e di sicura pro-secuzione, e l’abisso Mondo Parallelo, conun bellissimo P. 50 circolare, fermo sughiacciaio fossile a 100 m esatti di profon-dità. La temperatura non ha permesso anessuno di infilarsi in una lunga strettoiaverticale tra ghiaccio e parete.La proficua collaborazione con gli entilocali ci ha permesso di poter visitare

adeguatamente. Lo sviluppo reale, som-mando tutte le diramazioni attualmentenote, è stimato intorno ai 2800 metri.Sempre sul M. Arera è ripresa negli ultimimesi l’attività esplorativa nella Laca diMuradei (-197m). Sono ancora in corsole disostruzioni per forzare (a -130 m) il fondo delle “Deviazioni di Don Rigober-to”, un ramo laterale che inghiotte la maggior parte dell’impressionante cor-rente d’aria che percorre la cavità. Ancordi più stupisce il fatto che il comporta-mento dell’ingresso sia di tipo meteobas-so. Il tutto è gestito congiuntamente con il GEC Genep” di Calolziocorte.

Giorgio Pannuzzo. GSB le Nottole BG

Zona di Dossena (BG)Dopo una disostruzione di due infernalistrettoie (20 metri in totale) situate nel-l’inviolato fondo storico della Croasa del-l’Era (-108 m; LoBg 1275), l’abisso “rie-splode” con una verticale di ben 86 m edun P. 50 parallelo, fino a collegarsi con unaforra molto alta. Alla base di questa,dopo un P. 20, si atterra nell’abisso di Val Cadur (-284 m; LoBg 3610), a circa215 metri di profondità. Altre due giun-zioni a -220 m hanno permesso di rivede-re una diramazione del Val Cadur, visitatada pochissimi: le sorprese non manche-ranno, prima tra tutti la nuova topografia,che consegna al complesso un momenta-neo dislivello di -320 m. La traversatadiventa impegnativa ma divertente peruscite di post-corso, tenendo però contoche una parte del P. 86, i primi 37 m, è dapercorrere sempre sotto un’inevitabilecascata, che in caso di precipitazioni

Piemonte – Lom

bardia

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� Notizie italiane

primi giorni del campo, con ilprezioso contributo dell’uni-versalmente conosciutoLorenzo “Noce” Nocentini,del Gruppo Grotte Associa-zione XXX Ottobre di Trie-ste. Congiuntamente sonostati rilevati anche alcunifenomeni minori, tra cui la“Giazzera che già z’era” (-60m, chiude in detrito); “Sanguedi Becco” (-30 m, chiude);“L’Abisso dei Coltellini” (inesplorazione), ed infine “Ignu-rantèe di Giustrèe” (-80 m,chiude), questa volta con lapartecipazione di soci delloSpeleo Club Valceresio. Degna di nota, seppur poste-riore al periodo del campoestivo, è la scoperta de “L’A-bisso Kinder Brioschi”, ai cin-que minerali (-150 m, conti-nua), che promette di insidia-re le maggiori cavità dellaGrigna.

Marzio Merazzi, Damiano “Lontra” Moltrasio,Alessandro Marieni, Speleo Club CAI Erba

Pian del Tivano (CO)L’area carsica del Pian del Tivano rappre-senta assieme alle Grigne la nuova frontieradella speleologia lariana. Negli anni passati èstato fatto molto e i risultati delle esplora-zioni condotte da diversi gruppi lombardi enon, hanno infatti iniziato a delineare unarticolato sistema idrogeologico sotterra-neo. Tuttavia, nonostante attualmente l’in-sieme delle gallerie superi nel complesso i20 km, si è raggiunta ormai la consapevo-lezza che il potenziale dell’area sia di gran

Club CAI Erba, giunto quest’anno allaterza edizione. Con base al rifugio Bogani,diversi sono stati i componenti del grup-po che si sono dedicati ad un’intensissimaattività di esplorazione e battute allaricerca di ingressi nella zona Piancaformia-Releccio. Tra le numerose nuove cavità,per la maggior parte comprese tra i 1900ed i 2200 m di quota, spiccano per lavastità degli ambienti, “L’Antica Erboriste-ria” (-130 m, continua), “Haspiroboxaltres” detto “Aspirazione H” (-100 m,fermi su frana) e “l’Abisso dei Furgoncini”(-150 m, continua), esplorato durante i

anche le miniere chilometriche che sisnodano all’interno della vasta area carsi-ca, e che potrebbero riservare interessan-ti sorprese (si cerca un fantomatico–120...).L’estate 2002 riproporrà sicuramente lavacanza in questo immenso parco giochi:per chi volesse partecipare, basta contattarci.

Massimo Pozzo, G.S. Valle Imagna

Buco del Piombo (CO)La più storica delle caverne lombarde, già stazione paleolitica nonché importantesito archeologico, paletno-paleontologicoe attualmente divenuta “Museo”, è stata oggetto durante le campagne speleologiche 1998-2002 di minuzioseprospezioni volte ad acquisire nuovi elementi ed a confermare o meno vecchie note d’archivio.Hanno avuto la loro dimensione la “Galleria aerea” sopra il Banco degliOrsi; il “Cunicolo sud” che per ora termina in strettoia allagata ed il “Sifone” di collegamento tra le gallerie antiche e quelle del 1979.Lavorato per oltre cento metri il cuni-colo conosciuto come “Appendice” ci ha condotto a camini e pozzi-casca-ta di notevole sviluppo, ormai prossimialla superficie. Oltre “Eolo” tra una secca e l’altra,intuizioni, risalite e scavi hanno restitui-to un reticolo di gallerie alte, ancorada rilevare poiché in esplorazione e la “Galleria degli Alchimisti”, sicura-mente una delle più ornate diramazio-ni della grotta.Novità anche dal ramo Sud-Ovest, che ora possiede un nuovo ingresso,scoperto disostruendo dall’internoun camino occluso da terra e sassi.Infine, nella parte terminale dei ramidel 1979, è stato percorso fisicamenteil cunicolo di collegamento con laGrotta Lino.Attualmente lo sviluppo reale del soloBuco del Piombo, nel contesto delcomplesso dell’Alpe Turati, assomma a più di duemila metri.Le ricerche proseguono anche nellecavità collegate Lino e Stretta e nellegrotte minori dell’Alpe, idrologicamentetributarie del sistema sottostante; GrottaPresidente, Pozzo del Suono, Tranell eGrotta del Nonno, quest’ultima di recentescoperta presenta uno sviluppo di oltre400 m per un dislivello di 63 m.Marzio Merazzi, Damiano “Lontra” Moltrasio,

Alessandro Marieni, Speleo Club CAI Erba

Grigna (LC)Nel periodo tra il 19 agosto ed il 1° set-tembre 2001, si è svolto, sulle pendicidella Grigna Settentrionale, l’ormai con-sueto campo esplorativo dello Speleo

� Men in Black: Il P. 30 a150 metri di profonditàimpostato su faglia.

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Notizie italiane �

lunga superiore a quanto finora scoperto.In particolare l’assetto geologico del MonteSan Primo ha stuzzicato la nostra curiosità.Gli ingressi reperiti sono due: uno a quota1630 m, praticamente sulla cima, l’altrocirca 300 metri più in basso. Il loro aspettoe la violenta corrente d’aria che fuoriescehanno già odore di abisso... ma la domenicasuccessiva un interstrato semi ostruito dagrossi massi stronca subito l’entusiasmo.Anche questo come da copione...Torniamo sul San Primo solo a fine anno,verso la fine del freddo dicembre scorso,e in due giornate di disostruzione più omeno pesante “l’Abisso dei Mondi” siconcede. Una punta un po’ incosciente vafino a -200 m senza corde (!). Le notiziecorrono veloci e si invitano gli amici delGruppo Speleologico Valle Imagna a dareman forte. È ancora presto per dire doveandremo a finire. Per ora lungo l’attualevia principale siamo fermi circa a -300 malle prese con un cunicolo lavorabile chesoffia un vento mostruoso. Le vie ancorada scendere sono molte. Si tratta infatti diuna estesa cavità di interstrato impostatasul fianco settentrionale della sinclinaledel Tivano. Forse ci siamo.. potremmoavere aperto una porta su un nuovomondo... forse abbiamo intrapreso l’entu-siasmante viaggio verso i mitici collettoridella Val Nose... L’entusiasmo è a milleanzi a -1000 perché sulla carta i numeri cisono... ma non corriamo troppo. La pru-denza (e la scaramanzia) in questi casisono d’obbligo!Marzio Merazzi, Damiano “Lontra” Moltrasio,

Alessandro Marieni, Speleo Club CAI Erba

Valbrembana (BG)Continuano le esplorazioni in una grottadi recente scoperta nelle miniere di Dos-sena, Valbrembana (BG). La grotta si chia-ma “Club-Med” per le “piacevoli” strettoieed il fango che danno al paesaggio unquadro esotico da Cayenna. La nuovacavità si apre nelle miniere del PaglioPignolino, ex miniere di Fluorite nel calca-re metallifero della bergamasca, a 1.000metri slm. Dopo dure strettoie inizialifinalmente la grotta si allarga, ma il torren-te interno tende ad ostacolare l’esplora-zione, che comunque prosegue, anche sea rilento. Attualmente siamo fermi supozzo e la prosecuzione sembra buona,visti gli ambienti ormai più larghi (circa4x3 metri). La cavità misura circa 200metri, con una profondità di sessanta(rilievo in corso).

Rino Bregani, Gruppo Grotte Milano

Ultime esplorazioni presso larisorgenza “Bus del Quai” (BS)

Percorrendo la statale n° 510 nei pressi diCovelo d’ Iseo (BS), a circa 80 m dal lago,si scorge un androne roccioso che cela

parte, per l’acquedotto comunale. Nelsuo interno sono presenti, essenzialmen-te, quattro sifoni. Il primo è all’ingresso edè abbastanza semplice da svuotare conl’ausilio di un tubo. Questo permette dientrare nella galleria che, dopo un centi-naio di metri, si apre in una sala di crollo(Cavernone). Fin qui la progressione èmolto semplice, a parte il rischio ‘piena’.Dal cavernone, un nuovo sifone nascondeil passaggio a una seconda galleria, moltobagnata e infangata. Il livello di questosifone permette il passaggio nei soliperiodi di siccità, poiché nonostante siastato sifonato, al di là ve ne sono altriche, comunque, ne impediscono la pro-gressione. Quindi, non rimane che atten-dere l’abbassamento del livello.Quest’ ultima galleria porta ad un terzosifone di sabbia, ed è quindi da scavareogni volta, poiché le piene tendono ariportare la sabbia al punto di partenza.La cavità continua, poi, con un alternarsidi piccole sale ben concrezionate, condot-te freatiche, gallerie semi-allagate, fino ad

nel suo interno il piccolo ingresso dellarisorgenza “BUS DEL QUAI”.Conosciuta fin dall’ antichità, sfruttataprima da uomini preistorici e successiva-mente come acquedotto dai Romani, larisorgenza ha sempre celato in sé i segretidel suo regime idrico.Nonostante da anni, diversi gruppi di spe-leologi vi abbiano lavorato, attualmentenon esiste uno studio specifico sulla suacomplessa idrologia, perché l’accesso nelsuo interno è regolato da una serie disifoni che ne permettono il transito soloin periodi particolarmente secchi e ciò,limita notevolmente l’attività esplorativa edi studio.Si tratta di una grotta a sviluppo preva-lentemente orizzontale, che si estendeper circa un chilometro nella maiolica delBarremiano inferiore; un calcare pelagicoricco di argilla. È, in effetti, un sovrappieno di un sistemache raccoglie le acque della zona di Pola-veno, che normalmente vengono drenatedalle vicine sorgenti di Covelo, captate, in

Lombardia

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verso il Chiodo: le sezioni di Spluga cheattraverso sembrano anestetizzarsi come

singoli passaggi. Mai in una miasolitaria mi pare di avere senti-to così poco il carattere dellagrotta. Forse sto spingendotroppo per accorgermene,come un ciclista al Fedaia chepuò anche dimenticarsi leDolomiti. O forse è la grotta aprovare compassione…Già, ho scelto di essere veloce.Veloce per non bivaccare, noncerto per correre perché sareiandato altrove, credo. Riducen-do drasticamente il peso dellecorde sono riuscito ad insacca-re tutto quello che dovrebbepermettermi di arrivare infondo a –900 senza nemmenotrascurare qualche comodità,né l’eventualità di qualcheimprevisto. Ottimo ragiona-mento: il ragazzo dev’essersiimpegnato, i suoi tempi sonobuoni, ma forse si è sopravva-lutato, comincio a pensare. Maio sto solo scendendo: e poi?Tra uno stretto meandro el’ennesimo saltino, rispuntanonel tran tran degli interrogativiinsoluti. Poi dal Pozzo delChiodo resto con due sacchi ela certezza di potercela fare.Arrivano le pareti irregolari delCanyon, una scivolata nell’unicopunto stretto con il croll che siribalta sull’inguine come puni-zione per i blasfemi solitari.Gli sbuffi freddi di una pienainfieriscono sul già umido

Pozzo Gonnella, mentre cerco gli spit perfrazionare sotto una cascata, a sinistra. È ridicolo: se non avessi questo stupidomaschio per ripassare i filetti, saldato soloieri, sarei dovuto tornare indietro da unpezzo! La sensazione di mettere in praticain un’unica occasione tutto ciò che haiimparato sottoterra o di scoprirlo ora,che ogni più piccolo ingranaggio funziona,è quasi esaltante. Invece da un pezzo nonprovo alcun effetto a calarmi sul 5 mm. O quasi, inconsciamente cerco di pesaresolo la metà del carico di rottura…Sui 66 metri del Torino in calata unica, ilconforto morale della marcescente telefe-rica; sullo splendido cilindro del Bolognaanche un nodo da passare ma ben dop-pato di endorfine, contando sulla metaormai a portata di mano. I miei pensieri,nel loro contorto pellegrinare, ora spazia-no verso l’ammirazione per i primi esplo-ratori di questi luoghi, mentre frenetica-mente attrezzo i Pozzi Minori finendo sul

poter disporre di tutta quell’energia pre-cedentemente bruciata a pianificare tutto,

cominci diabolicamente ad andare davvero. E nella prima parte non mi pesa trascinarmi mezzo quintale, ancheperché scendendo ho la scusa di allegge-rirmi per bene. L’impaccio diviene piacevole routine.P. 108, saltini, cunicoli, P. 88: la vera Splugainizia dopo Sala Cargnel, a -400 con lalunga fessura.Mi sono cambiato la tuta sfoggiando unprototipo lussuosissimo in gore-tex, bensapendo che da qui in poi troverò tuttomolto più umido. Soprattutto perché oggi,sospetto, non sarò modello d’eleganzanella progressione… Mollo anche la piccola videocamera completa di tutti i buoni propositi di egoistica documentazione.Dove stringe, con tre nut di pvc da 26pollici a strascico, fatico a trovare il passoe spendo parecchio. Molte volte vado etorno per essere più libero. Oltre ritrovoil Frastuono, il Serpente, lo stretto giù

Stavolta sono solo con Giacomo, conla Punto scassata del Giuly, confidan-doci le impressioni scampate

all’Eiger : prima e seconda a cannasullo sterrato per il Corno d’Aquilio,anche perché la terza è rotta da unavita… Se è vero che i grandi viaggi ini-ziano prima di partire, chissà cosam’aspetta dopo il filo spinato, dopo lostridìo dei gracchi… Adesso grovigli dipensieri, dove i particolari più insignifi-canti sembrano i nodi più contorti:sono le uniche nubi di un venerdìmattina troppo terso per le pessimisti-che previsioni che spero, almeno, siaccontentino delle piogge di ieri.

Di nuovo qui, sei giorni dall’ultimotentativo scivolato sul P. 108 assiemealla calza del Dynema da 5 mm, quasiun anno dal primo, mollando per lagrotta già armata. Di nuovo con tuttaquella roba sulla soglia della porcilaiadi Malga Spluga inferiore, infinitesimaanonima macchia di pietre nei pascoliventati della Lessinia.Oggi so che partirò comunque, contutto quello che ho raccattato: 600metri di vecchio cordino nero diame-tro 5,5 dalla tenuta ridicola e 200 da8 per gli armi più a rischio. Fregando-mene di bottegai, allenamenti, dinamo-metri, meteo, fregandomene degli infi-niti dubbi. Forse sarei potuto partiresolo oggi, perché solo adesso sento lecose girare davvero. Un po’ come intorrente, quando parti per infiniti 25metri di tuffo senza che ti tremino legambe…Giacomo, la sua pacca sulla spalla, losa bene. Un respiro d’intesa cheabbiamo collaudato tante volte, sopra edentro le montagne. Poi quattro sacchigialli, già generosamente imbottiti a casa,saranno l’unica compagnia.Alla base del 131, oltre le pareti fumose ebluastre del fondo, mi rendo conto diaprire un cancello pesante che avrò curadi lasciare socchiuso. È il ceck-up che ognicervello impone doverosamente al pro-prio corpo, una sorta di meccanismo diautocontrollo per scongiurare i danni del-l’autocompiacimento. Ma dopo questaformalità mentale, è azione. È il momentopiù atteso come sempre, quando molli ilfardello delle masturbazioni celebrali efinalmente ti ritrovi nudo a faro quelloche hai dentro. Ammesso di non averbleffato con te stesso…Mi muovo nel primo meandro con quat-tro sacchi, bullone-placca-mosco, stendo iprimi spaghi e mi ci appendo: ce ne vuoleper ingannare la razionalità con degliautomatismi ma quando ti accorgi di

Solitaria alla Spluga della Preta Matteo Rivadossi

L’HA FATTOL’HA FATTO

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un punto dove scorre un torrente cheocclude con un ennesimo sifone la pre-sunta continuazione.Ultimamente, sono nate alcune convinzio-ni su una probabile connessione con lasovrastante ‘grotta della galleria’, scopertaqualche anno fa, il cui accesso è statoprima aperto, poi sigillato dallo scavo diuna galleria artificiale.La nostra ipotesi è stata resa certa, quando durante i lavori di disostruzionedi una strettoia, abbiamo recuperato unsacchetto di plastica, tipico contenitoreper i chiodi d’acciaio, materiale che è stato sicuramente utilizzato per la costruzione della galleria. Il sacchetto è stato quindi aspirato nella strettoia.Questo è dunque un punto chiave delsistema, ma la disostruzione si è rivelatapiù lunga e disagevole del previsto, poichèsi tratta di una risalita di circa quindicimetri che stringe in un budello dalledimensioni veramente modeste.Oltre a questo ci sono almeno altri trepunti da accertare.Il primo è sul fondo e si tratta di unacondotta scavata per una decina di metrinell’argilla (di quella tosta).In questa zona abbiamo ritrovato degliesemplari di crostaceo isopodo acquaticoche pare mai rinvenuto prima, ma è giàclassificato come boldorii Brian. Il fattoche il ritrovamento sia avvenuto solamen-te ora, fa pensare, forse, che le gallerieartificiali scavate nel livello superiore,abbiano, in qualche modo, modificato l’idrologia.Vi è un altro elemento che confermaquesta ipotesi, cioè la riattivazione dellostillicidio di alcune concrezioni ormai fos-sili e il loro rispettivo sbiancamento. Un’ altra zona da verificare è situata ametà della seconda galleria: si trattaanch’essa, di una piccola risalita chepotrebbe congiungersi a una galleriaparallela a quella di partenza, da cui sem-bra arrivi acqua. Il fatto strano è che,osservando l’ orientamento dei detriti, èevidente che l’ acqua non vada verso l’in-gresso, ma torni al terzo sifone scavatonella sabbia, livellandolo o occludendolonuovamente. Infine la terza zona d’interesse è un picco-lo sifone situato all’altezza di una pozzad’acqua chiamata ‘pozza delle papere’.Quest’anno, approfittando dell’ ecceziona-le siccità, siamo riusciti a svuotarlo eabbiamo esplorato più di cento metri digalleria, intervallata da una sala moltoconcrezionata e da numerose strettoieche hanno richiesto una disostruzione.Il ramo è molto fangoso, come vuole latradizione, ed è stato battezzato ‘ramodella paperella smarrita’.Dopo circa due ore di permanenza sicrea una condensa tale da non permette-

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bagnatissimo Ribaldone. Nel sonno eter-no del Canyon Verde, me li immaginooltre i loro limiti, in due ma soli oltre ilimiti della speleologia tutta. Un altroemisfero è impegnato da tempo nell’an-ticipare qualche passaggio, lottando coni ricordi vecchi di otto dieci anni, deicampi in due con Troncon, fino sull’ulti-ma buia calata: tutt’intorno gagliardettiinzuppati d’umidità riempiono di faticheuno dei fondi più storici del mondo.Tutti i fondi come Sala Nera sanno divolontà e sacrifici, come ogni grotta del-l’energia spesa da chi l’ha attraversata. Ioho imparato a riconoscerla e la chiamo“carattere di una grotta”. Dopo acquaed aria anche questa componentedovrebbe essere considerata dai freddifisici del clima sotterraneo: un carattereche scava e plasma le grotte ad immagi-ne e somiglianza degli esploratori. Pro-prio non se lo immaginavano.Non sono che a metà di questo viaggio,molto meno teoricamente, visto chedovrò farmi la stessa strada e in salita!Ma per assurdo mi sento arrivato. La testa è capace di raccontarmi che la risalita sarà un giochetto come ledoppie dopo una grande arrampicata. Ma i bloccanti sui 5 mm saranno esigen-ti in fatto di attenzioni, i sacchi magica-mente più pesanti, io sicuramente piùsegato… Sarà comunque un’altra storia,anche se delle doppie ho sempresospettato...Salgo oltremodo “liscio”, come dicevaDobrilla, ma per un secondo eccesso di fiducia, ora sul Torino, mi esce il ventrale non modificato a sufficienza e la maniglia lesiona la calza a monte: mi ritrovo appeso alla Minitraxion di sicura che ho montato sulla teleferica,il pollice sinistro aperto.Ancora una volta un piccolo particolaremi rende un grande servizio, come delresto il nastro isolante usato per la vul-canizzare la ferita… Non perdo la carica, proprio adesso cheun bel pezzo è alle spalle. Salire disar-mando tra l’altro è ancora più meccani-co e psicologicamente remunerativo,almeno fino a quando avrò fiato e unbagaglio decente.Al Chiodo l’unica vera sosta: una quin-dicina di minuti per ingoiare ancoraintegratori liquidi, le uniche cose che ilmio stomaco rattrappito si sente d’in-goiare. Anche questa è una primavolta. Un’altra occhiata alla sveglietta made in China comprata per l’occasione dal giornalaio di Peri, non fa altro checonfondere la mia impressione tempo-rale: oggi il tempo pare contratto, dila-tato ed impazzito ma sono entusiastache sia prestissimo pur consapevoleche tanto ancora ne manca.

Una dopo l’altra le tappe fisiche e men-tali in cui ho suddiviso la Spluga si concatenano in uno splendido giochettoad eliminazione. Dai, ancora il pozzetto,la strettoia, la sala, a scalare: una spintadecisa ma soprattutto la sensazione dinon essere stanco pur avendo strappatoparecchio in discesa. Proprio dal Frastuono comincio ad avvertire un’impressione veramente particolare.Intanto, per il biblico mistero del disar-mo, il materiale lievita in peso e dimen-sioni. Entro bagnato fradicio nella Fessu-ra da 90, carico di tre zavorre allucinan-ti, ma trovo la maniera di spingerle etrascinarle con una continuità disarman-te: mi trovo incredulo, ben conscio dellaperformance all’andata, ad avanzare inuno stato di ebbrezza naturale, meravi-glioso spazio senza tempo, assolutamen-te mai provato prima. Mi scopro distaccato divertendomi a guardare me stesso. Sono questi preziosi omaggidelle solitarie in cui la miscela di una decina di super sciroppi, mischiaticon l’acqua radioattiva della Spluga,spero non centri direttamente…Sui grandi pozzi ancora contrappesi a recuperare dei tubolari che ormaipotrebbero contenere un mio compa-gno macabramente squartato. Le miebraccia pendolano senza sforzo sbatten-doli per metri avanti nell’ultimo mean-dro prima di urlare, al chiarore del 131,anni di un sogno che si materializza. Una sferzata rabbiosamente positiva che cerco di trattenere a lungo, primache si dissolva priva della tensione inizia-le. Cerco di gustarmela perché là fuoriso bene non sarà la stessa. Né prima né ultima. Magari anche più grande, mamai uguale introspezione.Poco importa se il malefico congegnosegnatempo mi ha fregato: è chiaro chenon possono essere le quattro, comefinalmente si spiega l’elastico di tutte leore lette! Quando mi appendo allo yo-yo dellarobusta 10, fuori mi hanno risposto.Fuori l’abbraccio di Sonia e di tutti gliamici saliti con il temporale la notte adaspettarmi, il profumo dei prati la matti-na, la bottiglia di rosso del vecchio diFranco, si mescolano in un inebriantecocktail dalle sensazioni uniche. Bricioled’infinito.Il viso, i muscoli distesi. Non ho voglia di spogliarmi come se per assurdovolessi ripartire. Dietro di me la Splugacome l’avevo trovata ventuno ore fa, senza ragnatele di nylon che la colle-gherebbero al nostro superbo mondodegli uomini.

I piccoli sogni abitano dietro casa. I grandi viaggi finiranno quando non si avrà più il coraggio di sognarli.

Lombardia

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� Notizie italiane

Grotta dei Fontanazzi 2(Canal di Brenta, VI)

Riprenderanno a breve le esplorazionispeleosub alla Grotta dei Fontanazzi 2, lecui esplorazioni si protraggono dall’estatedel 1999. La grotta, in fase di esplorazioneda parte del Gruppo Speleologico GEOCAI di Bassano del Grappa, è stata recen-temente rilevata topograficamente. L’at-tuale sviluppo spaziale della grotta è diquasi cinquanta metri, mentre la profon-dità è di 12. Le potenzialità esplorativedella cavità, vista la provata connessione“idrologica” con la vicina “Grotta dei Fon-tanazzi” di Solagna, fa ipotizzare impor-tanti sviluppi. Da non sottovalutare anchela possibile realizzazione di un collega-mento fra le due grotte sommerse (sitratterebbe del primo complesso speleo-subacqueo esplorato nel Veneto). Nellefuture esplorazioni, interrotte nell’anno2000 a causa di vari intoppi e ostruzioni-smi burocratici e operativi, saranno coin-volti attivamente esperti speleosub dialtre associazioni speleologiche.Michele Tommasi, Gruppo Speleologico GEO

CAI Bassano del Grappa (VI)

Note sulla speleologia Montelliana (il Calvario, TV)

Fontana Grande di Val Boera è una dellegrotte del Montello tra le meno visitate.Le ragioni sono più di una: la cavità siapre in una zona fortemente antropizzata,e l’uso (barbaro) di scaricare rifiuti urbaninelle cavità, pozzi, “bore” (soffusioni ) odoline è tra i più comuni. La grotta con larelativa fontana sono state bonificate dalGruppo Naturalistico Montelliano nel1991 con un intervento radicale che haliberato l’accesso alla grotta. Il pozzo diaccesso, di 5 metri di profondità, eracompletamente occluso da rifiuti di variotipo (anche macellazione clandestina tral’altro) con una stratificazione più chetrentennale dimostrata da vari contenitorioramai non più in commercio. L’interven-to è stato eseguito completamente amano fino al raggiungimento del cunicolosub-orizzontale posizionato alla base delpozzetto.La fontana, due sorgenti captate da unavasca di raccolta per decantazione delleacque carsiche, è stata ripulita inizialmen-te a mano, ma visto il volume di materialiè stato d’obbligo utilizzare una macchinaescavatrice di notevoli proporzioni.Al di là del valore naturalistico dell’opera-zione il risultato è stato soprattutto quel-lo di liberare e rendere agibile, nuova-mente, l’accesso alla grotta.Questa cavità è stata esplorata per lun-

lito nei prossimi mesi estivi. Non è esclusoche la continuazione delle risalite in questazona consenta in futuro l’individuazione diun secondo ingresso (basso) dello Spau-rasso. Nel mese di dicembre 2001 inoltre,una squadra di speleologi di Bassano delGrappa, Imola, Faenza e Forlì, ha effettuatouna nuova punta esplorativa ed un servi-zio fotografico a quota -560 m. Gli obietti-vi iniziali della spedizione inter gruppisono stati pienamente centrati, con il rag-giungimento, tramite un tecnico e vertigi-noso traverso di trenta metri, di una fine-stra ubicata alla sommità del grande salo-ne “Piero Mason” (quota 600 metri circa).Purtroppo la sperata prosecuzione dovràessere ricercata da qualche altra parte,dato che il meandro esplorato all’internodella finestra termina il suo sviluppo dopoalcune decine di metri. È già stata comun-que individuata una nuova possibilità per“fuggire” ancora in profondità. Questaopzione esplorativa è rappresentata da uncrepaccio (ringiovanimento) di trentametri di profondità che si sviluppa lungo“La Lunga Via del Frastuono”, un centinaiodi metri a monte del “Salone PieroMason”. Nel corso della spedizione esplo-rativa è stato scoperto anche un nuovointeressante ramo ascendente che si svi-luppa dalla “Lunga Via del Frastuono”. Sitratta in definitiva di un abisso che si inne-sta (è il terzo) nella via principale dideflusso idrico dello “Spaurasso”. Il nuovoramo è stato percorso in ascesa (mean-dro intervallato da piccoli salti arrampica-bili) fino all’ennesimo camino da risalire inartificiale. Il lavoro per i prossimi anni nonmanca di certo. Chi è interessato puòvisionare il reportage fotografico dell’ulti-ma spedizione visitando l’apposita sezioneallestita nel nostro sito Internetwww.geocaibassano.it

Michele Tommasi, Gruppo Speleologico GEOCAI Bassano del Grappa (VI)

re la visibilità superiore ai due metri, maquesto non è un problema.Il guaio è che nel frattempo il sifoncinoiniziale si riempie nuovamente, nonostan-te il periodo di siccità.Nell’ ultima incursione, poi, siamo statisorpresi da un arrivo di acqua consistentee molto preoccupante.Ciò, ci ha costretti ad un’affrettata ritiratacon passaggio del sifone, quasi in apnea.Credo, quindi, che le esplorazioni conti-nueranno solamente in un periodo disecca molto stabile, almeno per quantomi riguarda, visto che l’esperienza mi hatoccato personalmente.Comunque, quando tutti credevano che il‘Quai’ fosse ‘roba vecchia’ ci siamo resiconto che forse siamo ancora all’inizio.Chissà di cosa.Se qualcuno volesse notizie, può contatta-re il Gruppo Speleo Montorfano pressola sez. CAI di Coccaglio (BS).

Alessandro Alghisi G.S.M.

�VENETO

Abisso Spaurasso (Massicciodel Grappa, VI)

Nell’anno 2001 sono continuate con impe-gno e soddisfazione le campagne esplorati-ve della più profonda ed estesa cavitànaturale conosciuta del Monte Grappa,individuata dal Gruppo Speleologico GEOCAI di Bassano del Grappa nell’agosto del1993. Grazie a varie spedizioni autunnali,alle quali hanno collaborato fattivamentesoprattutto i colleghi della Ronda Speleo-logica Imolese CAI, sono state esplorate(per uno sviluppo complessivo che rasentail chilometro) nuove ramificazioni ascen-denti che si dipartono da quota -420 m.Le esplorazioni in questo nuovo settore diabisso sono al momento attestate alla basedi un ampio camino di 35 m che sarà risa-

� Bus del Quai (BS). Passaggio instrettoia nel ramo nuovo.

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Notizie italiane �

ghissimi anni dal GNM e nominata Calva-rio per le difficoltà di accesso e percorri-bilità in tutta la sua lunghezza (ecco unaltro motivo per cui è poco visitata)dovuta al basso cunicolo che non lasciamai respiro. La grotta sommariamenterilevata nel 1973 dal gruppo Grotte SanMarco di Venezia per 275 metri di lun-ghezza e -25 m dall’ingresso consta di unlungo cunicolo impostato in interstratotra il conglomerato pontico ed una lungalente di marna erosa meccanicamentedalle acque carsiche. Dopo poco più di60 metri dall’ingresso si intercetta la galle-ria principale che arriva dalla fontana eche prosegue sempre bassa, ora moltobagnata. La galleria intercetta dei piccolicondotti fossili in cui è possibile raddriz-zare la schiena e riposarsi un poco, picco-le sale si intercettano sino alla grande saladenominata “Della Frana” ingombra digrandi blocchi di conglomerato. La sezio-ne della galleria diviene rettangolare perla presenza di arenarie intercalate ai con-glomerati. La cavità non permette ulterio-ri prosecuzioni e dopo aver superato unpiccolo sifone temporaneamente asciutto,il cunicolo si abbassa sempre più permet-tendo il solo passaggio dell’acqua.In un generale progetto di rilevamento ditutte le vecchie grotte del Montello intra-preso già da qualche tempo con risultatieclatanti, il rilievo di Fontana Grande diVal Boera (V TV 1143) è stato intrapresonuovamente da quest’anno, in pochi mesigli speleologi del Gruppo NaturalisticoMontelliano hanno risolto definitivamentei dubbi sul vecchio rilievo, portando lalunghezza totale della grotta a 526 m,quindi raddoppiando in sostanza la lun-ghezza e ridimensionando la profonditàdall’ingresso ora portata a -8 metri. Neiconfronti dei grandi abissi Italiani una benmisera cosa, ma per i parametri Montel-

tano ancora esploratori oramai impegnatiin ben altre avventure.

Paolo Gasparetto (Gruppo NaturalisticoMontelliano - Nervesa)

�EMILIA-ROMAGNA

Risalite ai “Tre Anelli” (RA)

Sono riprese, ad oltre 8 anni di distanza,le esplorazioni nella grotta dei “Tre Anel-li”, a catasto ER RA 735. In particolare lacuriosità ci ha spinto a verificare il motivoper cui le esplorazioni del 1993 si fosseroarrestate al cospetto di un pozzo, chenon esito a definire di dimensioni consi-derevoli, naturalmente riferite all’ambien-te gessoso. Sul rilievo appariva tratteggia-to un pozzo esplorato solo nella porzioneinferiore (P. 24) e dalla sezione ovale condiametro minore stimato in 6 o 7 metri.Quali erano state le difficoltà che avevanobloccato le esplorazioni?Con la tecnica del palo telescopico(estremamente efficace e funzionale conpozzi medio-piccoli) la risalita del pozzoera, ed è tutt’oggi, oggettivamente impos-sibile. Dalla finestra di partenza l’unicapossibilità di appoggio del palo è rappre-sentato dalla parete opposta, che distaalmeno 6 o 7 metri. Per mantenere unainclinazione accettabile del palo, affinchèpossa sorreggere il peso di una persona,la lunghezza del palo dovrebbe aggirarsi,come ordine di grandezza, sui 25/27

liani questa è una tra le più grandi e diffi-coltose cavità (provate a strisciare per526 metri nel fango appiccicoso e nell’ac-qua). In effetti i conglomerati del Montel-lo, in cui si sono sviluppate le più grandigrotte europee e mondiali in questo lito-tipo, posseggono il fascino di essere anco-ra esplorate insufficientemente. Per laverità mancano quelle operazioni di scavoche permetterebbero di accedere ameravigliose gallerie, alcune già prospetta-te relativamente alle forme epigee. Moltedelle più grandi grotte Montelliane aspet-

Veneto – Emilia-Rom

agna

� Abissso Spaurasso (Massiccio del Grappa, VI), lungo la Via del Frastuono.

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� Notizie italiane

l’ausilio di due squadre divise nelle duegrotte. Sarà veramente una giunzione, oun altro abisso?

Valentina Seghezzi, Michele Cuccurullo, G.S. Fiorentino CAI

Nuove Gallerie a “Mani Pulite”(Carcaraia - Alpi Apuane, LU)

Novità anche dal fronte dell’abisso ManiPulite, dove siamo finalmente riusciti, tral’estate e il Natale 2001 grazie ancheall’aiuto di alcuni amici liguri e piemontesi,a trovare la prosecuzione dell’ampia galle-ria del campo oltrepassando la grossafrana che finora ci aveva precluso l’esplo-razione; il nuovo ramo, chiamato “senzaimbraco”, prosegue per circa mezzo chilo-metro con un dislivello positivo di circa100 m, in ambienti quasi sempre di grandidimensioni.L’esplorazione per ora è ferma alla basedi una piccola risalita in zone caratterizza-te dalla presenza di frane ma vista la fortearia e la grossa quantità d’acqua presentisperiamo che il divertimento sia appenainiziato e che continui ancora per molto.

Valentina Seghezzi, Michele Cuccurullo, G.S. Fiorentino CAI

Novità in Val Serenaia (AlpiApuane, LU): “Approfitteroll”

La Val Serenaia fino a qualche anno fa, erasempre stata avara nel rivelarci fenomenicarsici profondi o particolarmente signifi-cativi.Dopo le nuove colorazioni dei grandisistemi della Carcaraia che hanno rivolu-zionato le teorie sugli acquiferi carsici

spostando gli interessisulla zona di Equi, questaha assunto un’importan-za fondamentale e nuovepotenzialità esplorative. Dopo i risultati impor-tanti da parte dell’OSMSotto Sopra, come la“Buca Libre” (-300 m) el’abisso “Tuttelame” (-290 m) gli speleologi diReggio (in collaborazioneanche con l’OSM SottoSopra) hanno dato allaluce una nuova cavità:l’“Approfitteroll”.La grotta si apre circa100 m di dislivello sopral’ingresso di Buca Libre.L’entrata è un pozzo di 15 metri, tagliato allasommità da un vecchio

sistema di gallerie e condotte freatiche.Tale sistema è stato collegato una prima volta al P. 30 di -250 metri circa, mentre altri collegamenti con zone cono-sciute sono stati effettuati sul P. Cocoon(-300 metri circa) e, da ultimo,sul P. Cuore Nero (-200 metri circa). Si ipotizza un collegamento tra questezone e quelle esplorate dal Gruppo Speleologico Pisano, grazie a risalite che hanno portato all’individuazione di un probabile nuovo ingresso.Attualmente la grotta è armata lungo la“vecchia via” fino a -250 metri e, da qui, si possono raggiungere i rami nuovi: leesplorazioni dei gruppi bolognesi e pisanisono ancora in corso e per eventuali collaborazioni o visite alle zone nuove è possibile contattare i gruppi coinvolti.

Gianluca Brozzi, GSB - USB Bologna

M. Tambura (Alpi Apuane, LU)Continua l’esplorazione della cavità sullacresta del monte Tambura che si presu-me possa diventare l’ingresso alto dell’a-bisso Roversi (come già anticipato nelnumero 44). Sono stati raggiunti duefondi a circa -160 m dall’ingresso, supe-rando la quota raggiunta durante le risali-te fatte nel corso del 2001 in Roversi.Chiudono purtroppo entrambe con franeimpossibili da superare. La giunzione fino-ra non è stata trovata nonostante la con-sistente circolazione d’aria, poiché i pas-saggi da cui proviene sono risultati impe-netrabili; visto l’ampiezza della frattura edi numerosi camini da risalire il prossimopasso sarà la prova con i fumogeni con

metri (anche in funzione ovviamente dellasezione del palo). Decisamente troppo.Affrontando invece il pozzo in arrampica-ta (per i primi 7 metri) e poi in artificialeè stato possibile risalire per circa 25 metri. Allo stato attuale il pozzo supe-ra già la soglia dei 50 metri (in una verti-cale unica), mentre il soffitto è a meno di10 metri. Prossimamente sapremo doveconduce. La nota più curiosa è rappresen-tata dall’utilizzo di un attrezzo poco usua-le agli speleologi, soprattutto sotto terra:una picozza da ghiaccio. Quest’attrezzo siè invece reso indispensabile per il supera-mento di un interstrato argilloso (tipicodelle rocce gessose) che avrebbe diversa-mente reso molto difficile il proseguimen-to delle esplorazioni. Per superare lospessore (maggiore di metro) di materialenon idoneo all’infissione di fix, la beccadella picozza (piantata a martellate nell’argilla dura e stratificata) ha rappre-sentato un valido aiuto per l’arrampicata,nonchè una sicurezza (anche se modesta)allo speleologo durante le operazioni di infissione del fix nella banconata di gesso superiore.Davide Garavini, SpeleoGAM Mezzano (RA)

�TOSCANA

Nuove esplorazioni all’Astrea (LU)

Durante il 2001 l’attività del GSB-USBnelle Alpi Apuane si è concentrata nuova-mente all’Astrea.In particolare si è cercato di risolvere uno dei maggiori interrogativi che ponequesta grotta, ossia verificare la prove-nienza delle acque del lago Pisa (a circa -400 m) dato che la rilevanteportata del sifone e le morfologie di questa zona lasciano presupporre l’esistenza di una significativa parte a monte, ancora sconosciuta.Le prime esplorazioni in tal senso furonoeffettuate dai gruppi bolognesi ancorprima di realizzare la giunzione con l’Abis-so Bagnulo, risalendo sulla verticale dellago Pisa (Via delle Paturnie) mentre inseguito venne compiuta una esplorazionespeleosubacquea da parte di Gianni Gui-dotti. In entrambi i casi, però, non è stataraggiunta la parte a monte del sifone.Ultimamente la grotta è stata riarmatafino al P. Onore dei Pizzi, sovrastante ilLago Pisa e da qui, con un esposto traver-so, si è raggiunta una finestra. Una risalitalungo una angusta condotta ha poi per-messo di raggiungere ambienti ampi ecomplessi: verso il basso si è raggiuntonuovamente il lago senza, purtroppo, riu-scire a bypassarlo. Altre esplorazioni inrisalita, guidate dall’aria consistente, hannoportato alla scoperta di un complesso

� Abisso Astrea (Mon -te Pelato): i nuovi am -bienti esplorati dopo lerisalite a -250.

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piano di cava e successivamente tappatodai cavatori, con un masso di qualche tonnellata. La cavità è impostata su una frattura carsificata successivamente dall’acqua,che contrariamente a Buca Libre e Tutte-lame scende verso il centro della valle.Fino a 60 m di profondità si insegue unmeandro stretto che serpeggia nei marmibianchi, poi successivamente si incontranoquelli grigi fino ad un pozzo di 65 m.A questo punto troviamo i calcari selcife-ri, che fanno invertire la direzione iniziale,in una inaspettata galleria inclinata di 43°, lunga 63 m e larga in media 6 metri (galleria dei canguri).Una frana sul fondo sta rallentando l’esplorazione nella galleria, e diverse risalite sono in corso.La profondità attuale è di 160 m.

Massimo Neviani GSPGC Reggio Emilia

�LAZIO

Abisso di Campo di Caccia(La 335) - Gorga, RM

Anche questa estate proseguiranno, allosvuotarsi dei sifoni iniziali, le esplorazioninell’abisso di Campo di Caccia, inghiotti-toio situato nel comune di Gorga, (provincia di Roma), nei Monti Lepini. La cavità, che con una profondità rilevatadi 610 m ed uno sviluppo planimetricodi 2500 m, risulta essere attualmente lepiù profonda della regione, nonché laquinta per sviluppo, rappresenta unaimportante scoperta sulla struttura delcarsismo profondo nei Lepini, ed ha por-tato ad una parziale comprensione dellacircolazione idrologica dell’area. Il rag-giungimento di un grosso ‘collettore’ pro-veniente da zone alte dove si sviluppanoaltri abissi (Grotta di monte Fato -360m, abisso del Pratiglio -299 m, ed altri) fapensare ad un unico sistema complesso.Con un imbocco a quota 1.190 slm e lafalda che probabilmente si attesta intor-no ai 100 slm la cavità fa ben sperareper il futuro. Vista l’importanza del sistema, la bellezzae vastità degli ambienti, unici nel Lazio,parte dei risultati sono stati presentati inun Convegno pubblico tenutosi a Gorga il9 giugno 2001, a cui ne farà seguito unaltro in ottobre 2002 in occasione dellaGiornata Nazionale della Speleologia. Leesplorazioni rientrano in un più vastoprogetto di ricerca e documentazionemultidisciplinare sull’altopiano di Gorga,condotto in collaborazione con il Comu-ne e portate avanti da un gruppo indi-pendente di speleologi (Andrea Benassi,Antonio Carnevale, Riccardo Hallgass ePaolo Turrini).

Andrea Benassi

totale nelle grotte di Otranto, condizioniaeree e con bassissima umidità per letrays del Nuovo Messico.Sulla base delle osservazioni condotte ingrotta e di quelle successivamente effet-tuate in laboratorio, si è giunti alla convin-zione che la loro genesi (come del restola loro forma esterna) è abbastanza similea quella delle trays della Rocking ChairCave in Nuovo Messico.Fino ad oggi nessuna stalattite totalmenteorganogena era mai stata descritta per l’ambiente delle grotte marine e quindi si può ragionevolmente ritenereche le condizioni idrodinamiche e biocenotiche delle grotte sottomarinedel Capo d’Otranto siano del tutto particolari, avendo permesso la genesi di queste grandi concrezioni che, per laloro morfologia e per il loro meccanismogenetico, dovrebbero essere chiamate“Trays biogeniche”. Un’equipe internazio-nale, guidata dal prof. Antonioli, sta cercando di datare le concrezioni, con aggiornati metodi di indagine.L’importanza della scoperta scientifica,però, non è seconda all’episodio squisita-mente umano che ha caratterizzato il rinvenimento di queste cavità.Una delle nuove grotte sottomarine diOtranto, in particolare, ha toccato il cuoredei nostri esploratori degli abissi. In essal’erosione carsica ha scolpito, in un dia-framma di roccia, in modo pressoché perfetto, un grande “tau” o croce greca, e delle piccole trays ne hanno impreziosi-to i contorni con i loro merletti. Una lamadi luce, che penetra da un ingresso oppo-sto a quello da cui gli speleosub si sonointrodotti nella cavità, illumina suggestiva-

�PUGLIA

Nuove scoperte nel canale d’Otranto (LE)

Otranto: città magica, con tratti costieriche sono, sicuramente, tra i più belli dellitorale orientale italiano. Una costa che,oltre all’importanza storica e naturalistica,può vantare un notevole interesse spe-leosubacqueo. Sono numerose, infatti, le cavità sommerse che gli speleosub del Centro di Speleologia SottomarinaApogon ed i ricercatori del Dipartimentodi Biologia dell’Università di Lecce, hannoscoperto e catastato lungo questo trattodi litorale. Alcune di esse, come la grottade Lu Fau o de Lu Lampiune, erano già state scoperte ed esplorate alcunianni fa, altre, invece, sono entrate da poco nel patrimonio catastale della Federazione Speleologica Pugliese.Tutte queste cavità custodiscono al lorointerno dei veri tesori carsici e biologici.In alcune di esse, sono state osservatevarie “stalattiti”, grandi fino a quasi duemetri in lunghezza e 40 cm di diametro,completamente costituite da materialeorganogeno. Questi speleotemi, attual-mente studiati dal Prof. Paolo Forti, dell’Istituto Italiano di Speleologia di Bolo-gna, e dal Prof. Genuario Belmonte, delDipartimento di Biologia dell’Università di Lecce, presentano una particolarecaratteristica: essi hanno una chiara dire-zionalità e puntano verso il centro dellegallerie sommerse, in direzione dei puntidi maggior ricambio d’acqua all’internodella grotta. La cosa sorprendente è chequeste forme stalattitiche sono morfologi-camente molto simili alle trays di gessodescritte nelle grotte del Nuovo Messico(Calaforra & Forti, 1994) anche se le con-dizioni al contorno sono ovviamentediversissime nei due casi: sommersione

Toscana – Lazio – Puglia

� Grandi stalattiti costituite intera-mente da materiale organogeno nellaGrotta de Lu Lampiune (LE).

Not. italiane 3.3:Not. italiane 3.3 5-11-2014 9:25 Pagina 77

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� Notizie italiane

te malacofauna e microfauna, (per lo piùrappresentata da ossa di Prolagus sardus).Il Prolagus sardus, un singolare animalet-to, esclusivo della Sardegna e della Corsi-ca, della taglia di un grosso topo, è unprobabile progenitore dell’attuale lepre.Frequentatore di cunicoli sotterranei, ilProlago, estintosi in Europa già nel Pliocene, è sopravvissuto in questedue isole tirreniche al periodo post-gla-ciale scomparendo solo in epoche recen-ti (nel 1774, da ultimo, lo descrive il naturalista coma-sco F. Cetti nell’isola di Tavolara). In alcu-ne grotte della Sardegna ritroviamo dis-seminati ancora i resti subfossili dei suoicaratteristici incisivi, testimonianza delpassaggio e delle abitudini troglofile diquesto piccolo mammifero di cui nonsappiamo praticamente nulla.Questa piccola grotta, di scarso interessespeleologico, assume quindi particolarerilevanza per la qualità della ceramica inessa rinvenuta (il materiale provenientedalle altre cavità naturali dell’abitato non è attribuibile ad un’età così antica)ed ancor di più per la quantità eccezionale di resti di Prolagus (11 crani ben conservati e numeroseparti scheletriche).

Irene Sanna e Laura Sanna,Gruppo Speleo Ambientale Sassari

Censimento speleologiconella Sardegna sud orientale

Proseguono le esplorazioni e gli studi inalcune zone carsiche della Sardegna sud-orientale. Dal punto di vista geologico l’area, in generale è caratterizzata da unbasamento costituito da metamorfiti,rocce carbonatiche e da depositi terrige-ni terziari e alluvionali quaternari preci-sando che le zone oggetto di studio sonotra loro distanti diversi chilometri per cuil’analisi geologica non può trovare, permotivi di spazio, in questo notiziario,ampia descrizione. A Monte Ollastus, nel

altri 200 m in un’enorme galleria alta25/30 m e larga 15/20. Al termine diquesta, manco a dirlo, trovano il 5° sifonea valle! Si presenta come un lago largocirca 25 m e lungo circa 20. Va in esplo-razione Diego Vacca che ne percorre untratto di 70 m ad una profondità massi-ma di 15 m. In fase di risalita, ad unaprofondità di -7 m è costretto ad interrompere l’esplorazione per mancanza di sagolaguida e per raggiungimento del “terzo”della scorta d’aria. In totale sono stati rilevati 420 m nuovi, che riducono la distanza dall’ipotetica congiunzione con il ramo sud del Bue Marino a “soli”1.420 m in linea d’aria.Sul prossimo numero di “Sardegna Speleologica” (a cura della FederazioneSpeleologica Sarda) verrà fatto un ampioresoconto relativo alle due ultime esplo-razioni nonché un riepilogo di tutte le “punte” oltre sifone dal 1995 ad oggi.

Diego Vacca

La grotta di Lu Sorigu Antigu (SS)

Nuova importante scoperta nel panora-ma archeologico e paleontologico della città di Sassari: nel corso dei lavoridi scavo per l’edificazione di un palazzonel centro urbano, è stata intercettata, nel costone calcareo sul quale poggianole fondamenta ed i primi piani della costruzione, una piccola grotta.Unica cavità carsica attualmente accessi-bile sotto l’abitato, si sviluppa lungo uninterstrato con basse salette quasi com-pletamente occupate da blocchi di recen-te distacco dalla volta. Nell’ampio caver-none che rappresenta l’ingresso (a circa 4 metri dal piano stradale), la Soprinten-denza Archeologica di Sassari ha eseguitouno scavo di emergenza che ha portatoalla luce reperti scheletrici umani (una calotta e parti di bacino), materiale ceramico del Neolitico antico

(6000-4500 a.C.) insieme ad abbondan-

mente la “croce” da tergo. È come se ilgrande Tau brillasse di luce propria, e sistaglia netto ed emozionante, con la suaaura azzurrina, nel buio abissale dell’ipogeo.Questa incredibile ed affascinante forma-zione, aveva indotto gli speleosub delCentro Apogon ed i ricercatori dell’Ate-neo leccese, ad imporre il nome di “Grot-ta del Tau” alla cavità. Pochi giorni dopo lascoperta, però, l’immane tragedia delletorri gemelle di New York ha sconvolto ilmondo.Otranto è la città dei martiri cristiani;nella grotta, il grande Tau calcareo richia-ma il simbolo cristiano del martirio maanche della speranza e della vittoria delbene sul male. Tutti questi elementi hannospinto gli speleosub dell’Apogon e gli stu-diosi leccesi a dedicare l’ipogeo a tutte levittime del terrorismo. La bella cavità, veracattedrale sommersa, ha dunque presodefinitivamente il nome di “GrottaManhattan”.

Raffaele Onorato - Centro di SpeleologiaSottomarina Apogon

�SARDEGNA

Ultime da Su Spiria (Urzulei, NU)

A meno di due mesi dalla punta esplorati-va del 22/23 settembre 2001 che avevavisto gli speleosub Sardi al “traguardo” del4° sifone a valle, in data 17/18 novembreè stata organizzata una nuova incursione“oltre sifoni”, sempre a cura della Fede-razione Speleologica Sarda.Questa volta gli speleosub impegnati sonotre: Totto Addis (GRA Dorgali), SandroTuveri e Diego Vacca (GSAGS Cagliari). Inuna punta esplorativa durata complessiva-mente 43 ore hanno superato il 4° sifonea valle (già esplorato da D. Vacca la voltaprecedente), hanno percorso a nuoto unlago di circa 150 metri continuando per

ANGUILLE IN GROTTA. Leggo su Speleologia n. 44che nella grotta del Fiume sono state trovate delle anguil-le morte a grande distanza dall’esterno. La notizia mi haincuriosito perché anni fa mi è successa una cosa delgenere.Era un’estate degli anni sessanta, non ricordo esatta-mente quando, e stavamo esplorando la grotta di SuAnzu. Assieme a Marziano Di Maio abbiamo visto dueanguille, vive e vegete, che nuotavano in un torrente acirca 3 chilometri dalla risorgenza. La cosa più curiosa èche in quella stagione la risorgenza era asciutta perchétutta l’acqua veniva captata, all’interno della grotta, perrifornire un acquedotto; quindi le anguille dovevano esse-re lì da qualche mese, a meno che avessero potuto per-

correre un greto asciutto.Colpiti dalla scoperta l’abbiamo comunicata a Padre Fur-reddu, allora la persona di riferimento per tutte le grottedella Sardegna. Egli mi mise in contatto con un professo-re di scienze naturali, di cui non ricordo il nome, partico-larmente esperto di anguille. Ebbi con lui una lungatelefonata; mi ringraziò della notizia ma non si stupì più ditanto. Mi disse che è ben noto il fatto che le anguille risal-gono i torrenti ipogei; aggiunse che qualche volta risalgo-no addirittura gli acquedotti. Per cui la notizia non diven-ne oggetto di alcuna comunicazione scientifica, ma vennesolo riportata nei nostri resoconti esplorativi.Saluti cordiali,

Carlo Balbiano

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Notizie italiane �

Comune di Villamassargia, il numero dellecavità censite è salito a 22. Si fornisce lasezione di una grotta, denominata grottaundicesima di Monte Ollastus, impostatasu diaclasi che ha creato qualche proble-ma in fase di esplorazione,causa la pre-senza, nella parte inferiore di anidride carbonica, superato utilizzando bombolecon ossigeno che, pur rallentando ladiscesa, si sono rivelate una buona solu-zione. L’attuale mancanza di acqua nelfondo, secondo alcune testimonianze unavolta copiosa, è in linea con l’oramailungo periodo di siccità. La zona ultima-mente è stata interessata da uno smotta-mento che ha messo in evidenza unacavità con un ingresso a forma circolarecon un diametro di circa 14 metri. Il secondo rilievo si riferisce ad unagrotta, denominata is Pirosus, a svilupposub orizzontale, nella periferia di Santadi,che si rivela sempre di più come unluogo dalle vaste potenzialità di sviluppodegli studi carsici, nonostante ampiericerche, a partire dagli anni settanta, daparte di diversi speleologi, abbiano giàpermesso di censire moltissime grotte.Poco più a SW, nel Comune di Teulada,confinante con quello di Santadi, ad unaquota più elevata, ben 424 metri sullivello del mare, limitrofa ad altre dueprofonde voragini è stata rilevata lagrotta denominata sa Laccana, a sviluppoprevalentemente verticale, con possibi-lità di prosecuzione. Dopo una strettoiaanche questa con presenza di anidridecarbonica che per il momento non èstata ancora superata a causa di unimprevisto. Infatti alla base dell’ingresso,in precario equilibrio, è stata trovata unacapra evidentemente cadutaci dentroqualche giorno prima. La stessa, parzial-mente sfinita, è stata, con fatica riportatain superficie e liberata. Le abbiamo consi-gliato, per la prossima volta, di farsi alme-no un corso di speleologia, onde evitareimprevisti! Hanno partecipato alle esplo-razioni diversi speleologi, free-lance, tra iquali ricordiamo: Giuseppe Aresu, GianLuca Floris, Gesuino Marini, Walter Pittor-ru, Marcello Polastri, Diego Scano, CarloUsai. Le ricerche continuano ed avrannodue nuovi fronti di interesse:il primoriguarda il censimento delle grotte, ora-mai molte, con presenza di anidride carbonica e l’altro alcuni smottamenti, fenomeno recente e meritevole di attenzione.

Antonello Floris e Franco Brundu

Buone nuove da Su Tintirrio-lu (Mara, SS)

Il Gruppo Speleologico Sassarese ha sco-vato il collegamento tra Sa Ucca de suTintirriolu e la sovrastante Grotta delPozzaccio, nel comune di Mara (SS). Tale

Grutta ‘e Conca Is Ollastus(Carbonia, CA)

Siamo sotto carnevale ma quello chevedo durante una recente escursione sul-l’altipiano di calcare cambrico di Conca Is Ollastus (Conca degli Olivastri) non ha l’aria di uno scherzo, tutt’altro...una perforatrice ed alcuni macchinari da cava della F.lli Locci spa stanno lavo-rando proprio là sulla sommità del versante settentrionale della Conca...La domenica successiva salgo con Giam-paolo per controllare meglio ed i dubbidivengono realtà: la cava di sterile cheopera da decenni alla base del versantesettentrionale della Conca proprio all’ini-zio di una delle più belle gole del Sulcis -s’Uttu ‘e Maistu Como - ha esteso la pro-pria attività estrattiva arrivando sino allasommità del pianoro, sconfinando di fattoin un’area dichiarata d’interesse naturali-stico-ambientale con decreto regionalenel 1986, un’area protetta (!) quindi...L’avanzare dei lavori di cava ha tra l’altrodeterminato lo sventramento della 1705Sa/Ca Grutta ‘e Conca Is Ollastus che èstata poi sepolta da un’estesa discarica didetriti calcarei.La rabbia è grande perché in passato, eda più riprese, di concerto con associazio-

collegamento era stato inutilmente cerca-to per oltre un decennio da speleologi divari gruppi che si erano intestarditi nelpunto sbagliato e l’idea era ormai stataabbandonata e caduta nell’oblio. Una per-lustrazione più attenta in luoghi visti erivisti della zona terminale di Su Tintirrio-lu ha invece permesso di trovare unostretto e delicato passaggio in frana cheha consentito, inaspettatamente, di sbuca-re nella Grotta del Pozzaccio. Il sistemadelle due grotte raggiunge ora uno svi-luppo di circa 1700 m e, con un dislivellodi circa 120 m, diventa il più profondodella provincia di Sassari. Il Gruppo Spe-leologico Sassarese è impegnato attual-mente in una revisione del rilievo topo-grafico delle due grotte e una riesplora-zione sistematica dei vari punti rimasti alungo in sospeso.

Mauro Mucedda, Gruppo Speleologico Sassarese - Centro per lo Studio e la Prote-

zione dei Pipistrelli in Sardegna

Sardegna

Undicesima,Monte Ollastus

Laccana

Laccana

Pirosus

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� Notizie italiane

ossei umani, frammenti ceramici, lama in ossidiana) in periodo probabilmentepre e/o proto-nuragico. Frammenti dimateriale ceramico si notano in diversipunti della cavità e così sommariamentesembrerebbero riconducibili perlomeno a fasi culturali del Neolitico finale, del Bronzo antico e finale per arrivaresino al Romano.La grotta che ha uno sviluppo spazialecomplessivo di 130 metri, purtropporisulta rimaneggiata anche se in tempilontani da clandestini; lo stesso nomelocale con la quale è conosciuta derivadal fatto che (secondo quanto riferitocidall’amico pastore) sia stata utilizzata nelsecolo scorso come rifugio dal “bandito”Fenu che imperversava nella zona facen-do razzia di bestiame... ed in effetti dall’ingresso della grotta si ha una completa visuale per una diecina di chilometri sulla valle sottostante, si vede senza essere visti, l’ambiente iniziale è vasto e comodo d’accesso e l’acqua è presente tutto l’anno...

Giampaolo Merella, Mauro Villani, Gruppo Ricerche Speleologiche “E.A. Martel”

Carbonia - SSI

Novità da Santadi (CA) La collaborazione tra speleologi delGruppo Archeo-Speleo “Prolagus” di San-tadi e del Gruppo Ricerche Speleologi-che “E.A. Martel” di Carbonia per comuni attività di ricerca ed esplorazione nel comune di Santadi sta portando i primi tangibili frutti. In questo territorio sono attualmenteconosciute poco più di una quarantina di cavità, alcune di buona estensione e tra le più note per la ricchezza evarietà di speleotemi, tutte localizzate nelle sequenze carbonatiche tipiche del Paleozoico sardo (Cambriano).Tra le novità più interessanti la cosiddettaCampu ‘e su Casteddu (il Pianoro delCastello) il cui rilievo topografico, in corso d’esecuzione, ha già superato il mezzo chilometro di sviluppo.La grotta si apre con due distinti ingressi:un breve condotto che porta su un pozzetto di circa dieci metri oppureun ampio pozzo in vuoto di 17 metri checonducono nel mezzo di un grande salone concrezionato cui seguonoambienti, sempre belli, collegati da brevi dislivelli.Da segnalare la presenza di una coloniadi chirotteri e, seppur ridotta, quella dialcune cannule e piccole stalagmiti dicolore azzurro non comuni nel BassoSulcis (ma neppure altrove) e soprattuttointatte!

Mauro Villani, Gruppo Ricerche Speleologiche “E.A. Martel” Carbonia - SSI

entrambe queste entità siano attualmen-te minacciate in modo sempre più gravedal forte impatto ambientale prodottodalle attività estrattive di cava condottenell’area prospicente.

Mauro Villani, Gruppo Ricerche Speleologiche “E.A. Martel” Carbonia - SSI

Grutta ‘e su Bandiru (Iglesias, CA)

Il lavoro di riordino ed informatizzazionedei cataloghi dei depositi del Museo Civico di Paleontologia “E.A. Martel” e del Museo Civico di Archeologia “VillaSulcis” di Carbonia hanno consentito di acquisire notizie riguardo segnalazionie ritrovamenti di diverse decine di anniorsono che citano grotte spesso “speleo-logicamente” sconosciute. Così è stato partendo da una piccola scatola conalcuni reperti ceramici il cui cartellinocitava Grotta del Bandito, Santa Giuliana,Carbonia.Nella località citata così genericamentenon ci sono rocce carsificabili... matutt’intorno un poco più a nord siamonei calcari ceroidi del Cambriano medio.Alcune ricognizioni mirate e le indicazionipreziose di un amico pastore ci consen-tono di reperire la cavità. Di non facilelocalizzazione nonostante l’ampio e bellis-simo portale d’ingresso (11 metri di lar-ghezza per un altezza massima di 2,5)perfettamente mimetizzato da una fittamacchia arborea di lentisco.La Sa/Ca 2660 - Grutta ‘e su Bandiru(Grotta del Bandito) si trova in effetti inlocalità Serra Su Sennori nel comune diIglesias ed è raggiungibile con circa un’o-ra di tortuoso e ripido percorso checonduce alla base di una parete calcareadi una trentina di metri d’altezza. L’ampioingresso conduce in un vasto salone dovenella parte iniziale residuano le strutturedi un muro di blocchi calcarei di presu-mibile fattura nuragica, con altezza attualedi circa 1,60 metri per uno spessore cheraggiunge i 3,20 metri e sviluppato condue rami ortogonali per circa 15 metri. Ilsalone iniziale ornato da concrezioniparietali e diverse stalagmiti e colonnepresenta alcune brevi diramazioni lateralied in particolare un piccolo ambienterialzato dove l’acqua di percolazione siraccoglie in un’ampia vaschetta concre-zionata. Qui la relativa vicinanza all’in-gresso, i numerosi resti ossei e le traccedi piccoli roditori ed uccelli ne testimo-niano un frequente utilizzo. Lateralmenteun saltino di quattro concrezionatissimimetri conduce in un’ar ticolata diramazio-ne che se non fosse ostruita da detritoprobabilmente riporterebbe all’esterno;in quest’ambiente residuano tracce di unprobabile utilizzo sepolcrale (frammenti

ni ambientalistiche ed Università avevamocercato di arginare l’espansione dellacava, perlomeno di indirizzarne l’attivitàin direzione opposta all’area protetta. Del resto macinano calcare mica seguonoun filone mineralizzato... e lì il calcare è ovunque!Sono particolarmente legato a quellagrottina, avendo avuto la fortuna di tro-varne la fessura che dà sul pozzettinod’ingresso nel 1978, durante una solitariadiscesa del versante.Seppure di limitato sviluppo (70 m, con dislivello di -28 m) era presto diventata importante perché stazionetipo nel limitato areale sulcitano frequen-tato dall’Hydromantes genei B.Erano stati proprio alcuni esemplari pro-venienti da là sotto a far iniziare le analisielettroforetiche e genetiche che consen-tiranno, nel 1986, al prof. BenedettoLanza ed ai suoi collaboratori, di suppor-re una differenziazione genetica tra lepopolazioni di Hydromantes genei. Lo studio della diversità genetica delle popolazioni sarde di Hydromantesha ormai confermato la presenza di un profondo differenziamento tra lepopolazioni della Sardegna orientale(appartenenti a H. imperialis, H. supra-montis, H. flavus) e quelle localizzate nel Sulcis-Iglesiente (appartenenti a H. genei).Gli Hydromantes del Sulcis-Iglesiente,sono oggi suddivisibili in due taxa diffe-renziati, Hydromantes genei A e Hydro-mantes genei B, che, allo stato attualedelle ricerche, non sembrano presentareflusso genico. Questa differenziazione èstata descritta da Nascetti, Cimmaruta,Lanza e Bullini nel 1996 e da Cimmaruta,Nascetti, Forti, Lanza e Bullini nel 1997.L’areale di Hydromantes genei B com-

prende popolazioni periferiche, localizza-te esclusivamente in una ristretta area del Sulcis settentrionale, che oggi appaio-no relativamente omogenee e pocovariabili; la grotta in questione rappresen-tava una delle poche stazioni sinora note assieme alle Diaclasi Bleah e di Su Cuccu ‘e Pilloni ed alla Grotta dei Geotritoni tutte a Carbonia.È interessante sottolineare come la distri-buzione di queste popolazioni sia coinci-dente con l’unico areale italiano ed il piùmeridionale conosciuto di Buxus baleari-ca Lam. (Bosso delle Baleari) biotipo diorigine sub-tropicale, in pratica un relittodel paleoclima sub-tropicale che caratte-rizzava la zona mediterranea durante ilMesozoico, appunto diffuso in Italia solonella parte occidentale del Canale Ped-dori tra il Monte Tasua e la Conca IsOllastus (Carbonia) con un’estensioneormai ridotta a circa venti ettari, e come

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Speleologia 45 81

Notizie dall’estero �Cina – Cam

bogia – Laos

compiuta nel paese, almeno da un partedi italiani) composto da Giovanni Polletti(SpeleoClubRoma), Ivan Vicenzi (GruppoSpeleologico Sacile) ed Andrea Benassi(Associazione Ricerche e Studi Demo-Etno-Antropologici), ha quindi soggiorna-to per due settimane nel paese, fornendouna prima documentazione di alcune inte-ressanti cavità adibite a scopo cultuale.Sono state perlustrate una serie di areecarsiche di cui si avevano scarse notizie:regione di Poipet e Batambang, regione diPursat regione di Kampot e KampotTrach, regione di Bokor. Sono state visita-te e documentate sette cavità, che sebbe-ne abbiano uno sviluppo modesto, cosadel resto naturale visto il carsismo resi-duale presente sul territorio e l’esiguitàdelle strutture, presentano interessantiaspetti culturali e cultuali essendo tuttelegate a pratiche Buddiste di tipo sincreti-co legate al culto dei Naga e dei Nak’Ta(geni del suolo e spiriti guardiani). Notevole al riguardo, la grotta dello WatKirisan, sul carso della Montagna Bianca oBay Shan, nella regione di Kampong Trach.Inglobata in una area sacrale presentanumerose strutture interne, ed è la piùsviluppata delle cavità visitate, con 355 mdi sviluppo spaziale. Nella presunta assen-za di un catasto e di una classificazionedelle grotte in Cambogia, si può presume-re che si tratti della più grande attualmen-te documentata.

Andrea Benassi

speleologia in Laos sta tornando proibiti-va come lo era nei primi anni ‘90. I risulta-ti conseguiti in questi 4 anni sono comun-que di notevole interesse, essendo stateesplorate e documentate oltre 20 cavitàimportanti, tra cui figurano i sistemi mag-giori del paese: il sistema del Nam Koang(provincia del Khammauane, Gnommalat,Ban Vangyeng) esplorato parzialmente percirca 6 km, il sistema di Vietcong (provin-cia del Bolinksavan, Laksao) oltre 4 km, edaltri, per un totale di circa 23 km. Sonostati inoltre localizzati una serie di siti diinteresse archeologico ed avviate alcunericerche etnografiche, in parte presentateal II° Congresso Nazionale di Etno-Archeologia.Le spedizioni hanno coinvolto, nell’arcodegli anni, dieci speleologi appartenenti adifferenti gruppi italiani, più uno francese,e sono state organizzate da Giovanni Pol-letti ed Andrea Benassi.

Andrea Benassi

�CAMBOGIA

Appunti su alcune grottesacre

Nell’ottica delle esplorazioni intraprese daalcuni anni nella regione indocinese, nel-l’inverno del 2001, di ritorno dal Laos èstata effettuata una prima pre-spedizionein alcune aree della Cambogia. Il gruppo,(mi risulta la prima ricerca speleologica

�CINA

Guangxi 2001/2002

Nel periodo dal 19 dicembre al 5 gennaio2002 il CIRS di Ragusa ha effettuato lasua terza spedizione di ricerca speleologi-ca in Cina e precisamente nella provinciadi Guangxi, nel settore sud-orientale delpaese. Le ricerche condotte di concertocon l’Istituto di Geologia Carsica di Guilinsono state effettuate in alcuni settori dellaContea di Nandan caratterizzati da unpaesaggio carsico a coni e torri con affio-ramenti carbonatici del Permiano. In talearea si concentra un elevato numero disistemi carsici attivi costituiti da granditrafori, percorsi da fiumi sotterranei, alter-nati a grandi doline sovente ubicate incorrispondenza delle depressioni esternedel rilievo.In tale contesto il CIRS ha esplorato ilsistema Lian Feng Dong - La Gan Dongcostituito da un complesso di grandi gal-lerie, alte da 20 a 40 m e larghe da 10 a30 m, percorse da un fiume sotterraneo egallerie fossili interessate da diffusemorfologie deposizionali. Il sistema, rileva-to per 3,2 km, lascia ipotizzare un ben piùesteso sviluppo sull’ordine dei 10 km, lacui esplorazione sarà oggetto delle futurespedizioni. Nel corso delle ricognizionicondotte nel distretto, sono stati esploratianche alcuni pozzi-doline attraversati datorrenti sotterranei, e rilevati interessantidati geomorfologici e biospeleologici (conla scoperta di specie troglobie inedite) inalcune cavità. Hanno partecipato allericerche: Iolanda Galletti, Rosario Ruggieri,Giuseppe Ippolito, Paola Fantolini e ZhangHai.

Rosario Ruggieri – CIRS Ragusa

�LAOS Con quella di quest’anno (17 dicembre2001/24 gennaio 2002) sono quattro lespedizioni Italiane che tra il 1998 ed il2002, hanno avuto le province del Kham-muane e del Bolinksavan, in Laos, comemeta esplorativa (a questa va sommata laprima ad opera di Preziosi e Scipioni, i cuirisultati sono già stati pubblicati su Spe-leologia n. 38, pagg. 97-99). Nonostante leprospettive siano moltissime questa voltai problemi logistici e burocratici si sonodimostrati anche superiori all’anno passa-to, bloccando molti degli obbiettivi prefis-sati. Probabilmente per una serie di con-giunture sia internazionali che locali, la

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� Recensioni

�Busa del Castel SotterraGruppo Grotte Treviso, Treviso, 2001

Il gruppo trevigiano ci presenta un bel volumetto,curato nella stampa e nelle pregevoli immaginidovute all’infaticabile attività di Ezio Anzanello & Co.Il testo, realizzato da Francesco Dal Cin, RobertaTedeschi e Monica Borsato segue una logica consoli-data e di tipo didattico: la storia delle esplorazioni, ladescrizione - capillare - della cavità, l’evoluzionegeomorfologica, idrogeologica, carsologica e speleo-genetica dell’area montelliana, con particolare riferi-mento al fenomeno della Busa del Castel Sotterra.Suggestiva la cronistoria delle esplorazioni dellaBusa, in cui traspare tutta la dedizione e l’entusia-smo emotivo (vero Cin?) del Gruppo Grotte diTreviso per questa “sua” grotta. Ampi periodi in cor-sivo raccontano in diretta alcune delle allegre vicen-de umane che hanno fatto di questa cavità unameta classica della speleologia italiana.

Michele Sivelli

� Figlie dell’acqua e del tempo. Gole, forre e cascate dell’Appen ninoCentraledi Giuseppe Antonini. Società Editrice Ricerche,Folignano, 2001

Non c’è che dire, si tratta di un’opera monu-mentale, completa e rigorosa. Una guida diquattrocento pagine, sì, proprio 400, lungo lequali non so quanti riusciranno a trovare spa-zio per appuntare manchevolezze o limiti,insomma per poter fare “le zampe allemosche”. Parliamo di torrentismo, un’attivitàche appassiona ed ha appassionato molti dinoi. L’A., uno dei più noti e preparati speleo-logi in attività, ha dedicato anni di ricerche e

molta passione allarealizzazione di que-st’opera. Vengonoqui riportati conestrema puntiglio-sità, oltre 150 itine-rari che vannodall’Appennino mar-chigiano allaCalabria. Questi per-corsi sono inoltrearricchiti sia da notea carattere socio-culturale sugliambienti descritti e

sia da alcuni racconti di vita vissutadall’Autore nelle sue esplorazioni. Il libro èstrutturato in una ampia parte introduttivasulla genesi delle gole e sugli aspetti ecologici,a cui segue una serie di informazioni tecnichee logistiche sulla pratica del torrentismo edinfine una parte descrittiva suddivisa perunità morfologiche. Le schede delle singole gole riportano poitutte le informazioni necessarie per frequen-tare questi ambienti in sicurezza: tempi dipercorrenza, materiali necessari, difficoltà, car-tografia utile, condizioni tecnico ambientali,soccorso, logistica e rientri. Nella biblioteca diogni genere di forrista questo volume nonpuò mancare, poiché per molti anni sarà diffi-cilmente eguagliabile.

Michele Sivelli

Società Editrice RicercheVia Faenza, 1363040 Folignano (AP)[email protected] 8886610130€ 21,69

� Una frontiera da immaginare

di Andrea GobettiCDA, Torino, 2001

Riproposto dal Centro diDocumentazione Alpina, il libroche più di ogni altro ha fattosognare, e confrontare tra loro, glispeleologi italiani nell’ultimo quar-to di secolo. Apparso per laprima volta nel ’76 per la collana“Exploit” di Dall’Oglio “Una fron-tiera da immaginare” è tutt’altro che ilracconto di epica retorica alpina. Lamagia e il successo di questo librosono magistralmente racchiusi nel suotitolo e nel contenuto genuinamenteauto ironico. Qui la speleologia ha ladimensione emblematica della scopertaa tutto campo, ovunque e di qualsiasinatura. La speleologia è vista comeambiente protetto di crescita ideale edi aperta accettazione della giovinezza.Nella prefazione alla seconda edizionel’Autore concede una sorta di autode-nuncia, dandoci la chiave di lettura dellibro e del periodo “irripetibile” in cui è

maturato. Lastoria, le sto-rie, sono unaautobiografiain cui “glieroi”, chi fa gli“exploit”,sono sempre icompagni diventura, per iquali l’A., nar-ratore prota-gonista, ha

sempre parole di indulgenza, fedeltà eammirazione.Questo libro, allora, ci ingelosì. Suscitòinvidie e, più volte, cercammo di imitar-lo, nelle parole e nei fatti. Di tutto que-sto c’è ancora bisogno.Ai pochi che ancora non l’hanno lettoe alle nuove generazioni, un invito anon mancarlo. Grazie Andrea.

Michele Sivelli Edizioni CDA TorinoCorso Turati, 49TorinoISBN 8885504965€ 17,56

RECENSIONIRecensioni

Gruppo Grotte TrevisoVia S. Bona Nova, 52/a

31100 [email protected]

Recensioni 3.3:Recensioni 3.3 5-11-2014 9:44 Pagina 82

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Recensioni �

� Grotte e dintorniRivista del MuseoSpeleologico Franco Anelli edelle Grotte di CastellanaCastellana Grotte (BA), 2001

Nasce come supplemento a ItinerariSpeleologici un ennesimo periodico nelpanorama delle riviste speleologicheitaliane. Dal nome della rivista e daisuoi editori ci si aspetta un seriale scru-poloso e nonsolamente rivoltoagli addetti ailavori. I primi duenumeri, usciti incontemporanea,confermerebberoquesta intenzione:si tratta di dueinteressantimonografie, defi-nibili “di ampiorespiro a caratte-re istituzionale”.La prima è a cura

di Vincenzo Manghisi e tratta, doverosa-mente, di uno dei fondatori della spe-leologia italiana e di quella pugliese inparticolare: il Prof. Franco Anelli, diret-tore delle Grotte di Postumia nel perio-do prebellico e di quelle di Castellanapoi. L’ampia biografia e l’elenco ragiona-to della produzione bibliografica e del-l’attività del Professore sono accompa-gnate da una rassegna fotografica conalcune immagini probabilmente finora

inedite.Il secondo numero ospita gliAtti della Tavola Rotonda“Acque del terzo millennio –gestione e salvaguardia dellefalde acquifere in ambientecarsico” Castellana Grotte 31marzo 2001. Sono dieci inter-

venti a cura di altrettanti autori di variaestrazione che affrontano l’argomentoattraverso diverse prospettive. L’acquacome elemento indispensabile alla vitae quindi fonte di potere e di scontrosocio-culturale; l’acqua sempre piùminacciata e mal gestita e quindi l’ac-qua come bene da proteggere e moni-torare, questo soprattutto in riferimen-to al territorio pugliese, dove il proble-ma da anni è al centro dell’attenzionepubblica.Nel corso del tempo l’argomentoacqua è fatalmente destinato ad esseresempre più dibattuto e gli amici puglie-si, consapevoli di ciò, lo stanno dimo-strando anche attraverso l’eccezionaleadesione alla manifestazione dellaGiornata Nazionale della Speleologia, ilcui tema centrale è appunto “l’acquache berremo”.Un grosso augurio quindi alla redazionedi Grotte e dintorni, per aiutarci nellacrescita culturale della nostra bellissimae utile attività.

Michele Sivelli

� I sotterranei dellacittà di Trieste

di Paolo Guglia, Armando Halupca,Enrico HalupcaLINT Editoriale AssociatiTrieste, 2001

Tutto quello che avreste voluto sapere… sui sot-terranei di Trieste.A quasi quindici anni dalla prima pubblicazionedelle indagini esplorative condotte nei sotterra-nei di Trieste (“I sotterranei di Trieste – indagineed eplorazione”, 1988) gli autori, attraverso que-sta nuova opera suddivisa in sette sezioni tema-tiche, presentano tutte le cavità artificiali diTrieste e provincia attualmente conosciute edesplorate: un completo “stato dell’opera” omeglio, utilizzando un’espressione degli stessiautori, un catasto illustrato di circa 180 ipogei,frutto del lungo studio compiuto dalla Sezione diSpeleologia Urbana della Società Adriatica diSpeleologia.Nel volume, dalla veste grafica molto curata, tro-vano spazio le descrizioni degli ambienti corre-dati da foto suggestive, i disegni d’archivio ed imoderni rilievi, rielaborati graficamente da PaoloGuglia per renderli di più facile comprensioneanche ad un lettore meno esperto, oltre ad unatavola fuori testo raffigurante la mappa di Trieste

con la collocazione degli ipogei (tavolaelaborata in esclusiva per questa edizio-ne).La riconosciuta onestà intellettuale degliautori e la stima della quale godono incampo speleologico dovrebbero impedir-mi di andare alla ricerca del classico “pelonell’uovo”, ma in fase di recensione micorre l’obbligo di sottolineare che il diffi-cile tentativo di coniugare aspetti tecnici estilistici, pur risultando pressoché riuscito,giochi in alcuni casi a leggero favore deisecondi, come ad esempio nel caso delledenominazioni delle sezioni tematicheche appaiono difformi, sia pur non nellasostanza, da quelle convenzionalmenteutilizzate in ambiente speleologico.Un “peccato” assolutamente veniale chenon impedirà, sia ai lettori di formazionespeleologica sia al vasto pubblico dei sem-plici curiosi, di apprezzare attraverso que-sta pubblicazione la capacità di indagineraggiunta dalla Sezione di SpeleologiaUrbana della Società Adriatica diSpeleologia, la non comune capacità didocumentazione degli autori e le bellezzesempre meno nascoste (grazie ad operecome questa) della città di Trieste e deisuoi immediati dintorni.

Carla Galeazzi

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Museo Speleologico F. AnelliPiazzale Anelli70013 Castellana [email protected]

LINT Editoriale Associati s.r.l.Via di Romagna, 30

34134 TriesteFax 040-361354

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� In biblioteca

�S P E L E O L O G I A DEL LAZIONotiziario della FederazioneSpeleologica del LazioN.2 – anno 2001

Come il precedente, questo numero si pre-senta già interessante nella seconda paginadi copertina, dove compare un ricco som-

mario soprattuttosotto la voce “esplo-razioni”.Gianni Mecchia, neopresidente, apre ilsuo editoriale dandoil benvenuto ad unnuovo gruppo iscrit-to alla FSL, e in pocherighe ricorda tappe esuccessi raggiuntidalla federazione, imotivi della sua costi-tuzione, i vari proble-

mi da risolvere ed i programmi futuri.Richiama un po’ tutti a rimboccarsi le mani-che perché il lavoro è tanto e lancia la sfidaalla federazione stessa nel portare avanti gliimpegni presi. A mio parere, quello della rivi-sta è assolto dignitosamente: è ben curata,zeppa di contributi mai pesanti e quindi lalettura nel complesso è piacevole. Tra i tantinon recensiti, invito a leggere la speleoteoriasull’origine dei “sink-holes” (pag.42), di G.Mecchia.

C.M. Mancini: Pionieri speleologi a Roma

Non solo per gli appassionati di notizie sto-riche, ecco il resoconto dell’attività speleo-logica nella città di Roma a partire dal 1850fino al 1946: interessante nonostante lo stilemolto telegrafico, sicuramente per la indi-scussa difficoltà nel reperire i dati. Un breveparagrafo accenna addirittura alle primissi-me esplorazioni di inizio 1800…

P.R. Festa: L’invasione di Alien 3

E’ simpatica la storia esplorativa di questoabisso (1340 LaRm), che a quanto pareaspetta ancora i suoi esploratori per regala-re nuove faticose emozioni. Alien 3 “nasce”nel 1989, segnalato dal proprietario di unterreno incolto, il quale utilizzava il primopozzo come frigo per il vino… (ingressobasso?). Esplorazioni e buoni rapporti prose-guirono senza intoppi fino all’arrivo di unnuovo proprietario, poco amante degli spe-leo… che tuttora le prova tutte pur di fer-mare l’invasione… L’abisso raggiungecomunque la profondità di –175 metri, e aldi là di una strettoia allagata già superata,continua… e aspetta senza fretta…

M. Taverni: Erdigheta, la bella addormentata

La storia di questa cavità (483 LaRm), è unpo’ la solita riguardo le riscoperte degli ulti-mi tempi. Una grotta di modesto sviluppodimenticata da anni, con strettoia terminale

soffiante… Ovviamente… disostruzione!!Strettoia violata, passaggi schifosi poi P.18,P.40… ramo attivo.. Nel girovagare tra altreristrettezze, gli esploratori scoprono unmeandro lungo circa 800 metri, ma largomediamente un metro, inspiegabilmenteasciutto, e lo percorrono scendendo altrebrevi verticali fino ad un P.50, seguito da altripozzi e da una galleria dove magicamente sicammina.Il dislivello stimato è di 300 metri, mentre losviluppo è di circa 1500 metri, con buoneprospettive esplorative. Complimenti, siaspettavano notizie di nuove avventure…

A. Benassi:Abisso di Campo Caccia

Soltanto per una questione di numeri, larelazione esplorativa di questo abisso èsicuramente la più importante della rivista,e non a caso, la topografia della sezione èinserita a metà (pag.24).L’Abisso di Campo Caccia (335 LaRm),dopo intense ricerche effettuate da ungruppo misto tra estate e autunno 2000,raggiunge i 600 metri di profondità, peruno sviluppo di oltre 2 chilometri! L’autore rivela comunque che continua e fasognare un po’ tutti, perché potrebbe esse-re la chiave per giunzioni multiple con isistemi che si trovano nella zonadell’Altopiano di Gorga: l’Ouso di PassoPratiglio (931 LaRm), la Grotta di MonteFato (419 laRM), l’Ouso Due Bocche (930LaRm). Un’eventuale giunzione darebbe un

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Nel numero precedente di Speleologia non mi è stato possibile mantenere l’impegno di questa rubrica. E’ doverosoquindi porgere delle scuse a tutti i lettori da parte mia: il tempo mi è proprio mancato, e non sono un amante delle

cose fatte in fretta e furia, quindi ho preferito aspettare piuttosto che scrivere per impegno preso, ma senza passione.

Il panorama delle pubblicazioni in generale si sta evolvendo, esono tantissime quelle in circolazione: le più storiche resistonosempre, pur con naturali alti e bassi, altre spariscono e dellenuove cominciano ad avere cadenza costante. Altre ancoradurano solo pochi anni... Sono lo specchio dell’attività dei grup-pi, e cioè che nuove realtà continuano a migliorare in tutte lediramazioni della nostra amata speleologia, ma anche che grup-pi “blasonati” o comunque storicamente molto attivi, si stannopian piano ridimensionando. Altri ancora sono solo meteore… Alla base di tutto quindi ci sono l’attività e la passione: curareuna rivista o preparare una relazione, o scrivere le proprieesperienze, viene facile quando si fa con entusiasmo , noncome un peso o un dovere. Non è complicato, basta pensaread una delle nostre avventure, prendere una penna e unfoglio… e via! Foto e disegni, quello viene in seguito, nelmomento in cui si sente il bisogno di dire e dare ancora di più.A proposito, ricevo quasi nulla dal Centro-Sud Italia. Molte rivi-

ste le acquisto, ma in questo caso rivolgo la precedenza a quel-le con relazioni su zone a me più vicine… durante i congressispesso c’è titubanza a lasciarmi la copia per la recensione.Al momento ho ancora diverse riviste del Veneto, Sardegna edel Friuli-Venezia Giulia da recensire, altre liguri, piemontesi elombarde: perdonatemi, ma metto le mani avanti di fronte adeventuali lamentele… se non mi arrivano da alcune regioni,non posso andare a cercarle… il tempo è sempre più tiranno.Auguri a tutti!

Max

Vi prego di spedire le riviste da recensire al mio indirizzo:

Massimo PozzoPiazza Pontida n.36 – 24122 BergamoE-mail: [email protected]

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dislivello considerevole, di oltre 700 metri,e soprattutto regalerebbe “Lepinia”, uncomplesso di grandiose proporzioni. Ma il sogno più grande è la proiezione dell’i-potetica via delle acque verso le contradelontane dell’Omo Morto e di Bocca Cana -lone… e molte volte i sogni si avverano.

G. Caramanna: Il Pozzo senza fine del Merro

Fa impressione l’immagine della celebre TourEiffel affiancata alla topografia di questoenorme pozzo allagato. Esplorato personal-mente dall’autore fino a 100 metri diprofondità, si è arrivati con l’aiuto di mezzimeccanici, i Rov in dotazione al NucleoSommozzatori di Roma, prima a -210 e poia -310 m! E senza toccare fondo… Il Pozzodel Merro si apre nella struttura carbonaticaliassica dei Monti Cornicolani (comune:Sant’Angelo Romano), e attualmente è infase di studio: oltre agli aspetti morfologici,sono stati curati quelli geochimici, con cam-pionamenti delle acque in punti non rag-giungibili dalla superficie, e biologici, con ilritrovamento di esemplari di Niphargus chepresentano forme di endemismo. L’accessoa questo vero e proprio laboratorio natura-le è al momento limitato ai ricercatori(Dipartimento Scienze della Terra), ma l’en-te gestore dell’area protetta in cui si apre el’amministrazione comunale di S. AngeloRomano, si stanno adoperando per renderel’area fruibile a tutti, nel pieno rispetto dellasicurezza e della salvaguardia ambientale.

�OL BÜSRivista dello Speleo ClubOrobico CAI - BergamoN. 12 - Anno XXIV – 1999

La rivista del gruppo bergamasco esce conun anno di ritardo rispetto ai numeri prece-denti, ed il redazionale ne spiega i motivi:

cambio dir e d a z i o n e ,alcune defe-zioni ea g g i u n g oanche socimolto attiviche se nevanno e altriche arriva-no… Un rin-novamen toquindi, cui ha

conseguito un calo notevole dell’attivitàesplorativa, un allungamento dei tempi eperciò anche calo di “materiale” per la rivi-sta. E da ex responsabile degli ultimi cinquenumeri, sarebbe troppo facile ma alquantoinutile soffermarmi su evidenti quanto scon-tate mancanze o imprecisioni grafiche.

zioni sulle morfologie che accomunano lecavità e le caratteristiche dei calcari in cuisi aprono, con quote e suddivisione per“fasce di assorbimento”. Ai dati seguono leipotesi sull’evoluzione delle cavità stesse,caratterizzate da ampie e profonde verti-cali ma interrotte da micidiali strettoie: l’i-dea è che i pozzi siano di origine glaciale…ma in Dossena di ghiacciai non ce ne sonomai stati….Il secondo articolo si occupa di un gruppodi sorgenti della media Val Brembana: inbase a misure di portata e di pluviometria,si cerca di delimitare l’eventuale bacino diassorbimento che le alimenta, medianteanche lo studio dell’assetto geologico dellearee circostanti. Le misure ricavate, coinci-dono grosso modo con quelle dell’areacarsica di Dossena, ma per averne la cer-tezza si dovrà procedere a tracciamentidelle acque, finora mai effettuati.

�POLIGROTTABollettino del GruppoSpeleologico CAI Varese SSIN.4 – anno 2000

Poligrotta è un bollettino che si legge sem-pre volentieri e a fondo: pieno zeppo dinovità o aggiornamenti interessanti, che

rispecchiano lagrossa mole dilavoro svolto da -gli amici di Va -rese, in aree car-siche differenti esparse per laLombardia.La rivista non hacadenza annuale,quindi quandoesce racchiudel’attività di più

annate: 130 pagine in formato A4 nonsono mica poche! L’impaginazione èmigliore rispetto ai numeri precedenti el’esposizione dei vari contributi è semprepresentata con chiarezza e dati moltocompleti. Per motivi di spazio segnalo l’ar-ticolo di fondo sul carsismo dell’AltaValtellina (A. Uggeri e I. Ferrari), e ilDesifonamento (M. Corvi).Bella veramente, complimenti!

A. Uggeri: Monte Campo dei Fiori: la rete si espande

L’articolo è praticamente un’introduzionealle pagine di quello successivo e proponeun inquadramento geologico essenziale delMonte Campo dei Fiori, ne delimita l’areacarsica fino all’individuazione delle sorgen-ti. Interessante è l’attenzione rivolta alladisposizione delle reti freatiche del massic-cio, suddivisa in cinque elementi. In conclu-

Lodevole invece la volontà di portare a ter-mine il numero, nonostante le difficoltà dipercorso legate ad un marcato periodo“transitorio”. I miei migliori auguri alla nuova redazione.

A. Bertuletti: Grigne – Mandello Lario (Lc)

L’articolo di apertura è il resoconto esplo-rativo di una cavità verticale all’interno diuna spaccatura formatasi dal distacco di unversante inferiore della GrignaSettentrionale (Lombardia – Lc), sopra ilcomune di Mandello Lario. Vengono scesicirca 70 metri, fino ad una fessura nellaquale i sassi cadono ma non si fermano…Nessuna documentazione allegata, né indica-zioni per l’avvicinamento… ma l’autore pro-mette rilievo, posizionamento e novità nelprossimo numero… aspetteremo invano?

G. Pannuzzo: Novità dalla Dolce Vita

Giorgio propone un aggiornamento dellericerche nella zona del M. Arera, precisamen-te riguardo l’Abisso La Dolce Vita (LoBg3833), ormai prossimo a diventare la cavitàpiù profonda della bergamasca (-340/+52 m;> 2 km sviluppo). Le ricerche, condotte prin-cipalmente dal G.S.B. “Le Nottole”, coinvolgo-no speleologi di diversi gruppi lombardi, eproducono continue novità esplorative. Ilramo “Sangue e Arera”, circa 320 metri nuovi,sembrava collegare con la vicina Lacca dellaMiniera (LoBg 1406), ma la giunzione nonavviene. Altre ricerche in zone più basse, conpendoli vari lungo le verticali maggiori (P.54,P.100, P.49), portano al ritrovamento di diver-se diramazioni, quasi tutte in risalita o comun-que alla base di camini da risalire. Risicando erosicando prima o poi…

AA.VV.: La zona di LaxoloNuova zona di ricerca, a cavallo tra la bassaVal Brembilla e Valle Imagna, che sta dandorisultati esplorativi: oltre a piccole cavità dicontorno, spicca la Tamba di Laxolo, lungaprima di uno scavo circa 30 metri e oratocca i 700. All’interno, gallerie di notevolidimensioni e concrezionamento diffuso,rendono la scoperta stimolante, soprattut-to in vista di eventuali prosecuzioni ancoraignote. Capirne la genesi e soprattutto il“funzionamento” riguardo le acque che vitransitavano, aiuterà a risolvere i moltidubbi. Al momento tutto è rallentato dafrane e fango colloso…

M. Fumagalli: “Evoluzione del Complesso di Dossena” –“Le sorgenti della Goggia”

L’autore propone due contributi riguar-danti l’area carsica di Dossena (Bg). Ilprimo è un inquadramento generale dellazona e del complesso carsico, con indica-

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Ellero. Le cavità presenti in zona sono inte-ressanti, visto che il potenziale massimo dicarsificazione si aggira sui 500 metri di disli-vello. (Tra le più significative ricordo l’A. Sardu(-282 m), l’A. Gonnos (PiCn 3157; - 190 m),la Voragine del Biecai (PiCn 159; - 255 m), el’A. Serpentera (PiCn 158; - 113 m), già rela-zionato nel bollettino precedente).L’obiettivo di questo campo era rivedere laVoragine del Biecai, nella quale sono statetrovate due nuove diramazioni (Ramo deiDue e Ramo della Rana), ma non è pre-sente nessuna topografia, neppure dell’a-bisso. Le ricerche all’esterno, hanno datoluce a due nuove cavità verticali, il PozzoKursk e Ferro di Cavallo, per ora di mode-sto sviluppo, ma promettenti.L’insieme di articoli conclude con cartinadi inquadramento generale della zona,posizionamento delle varie cavità e rispet-tivi dati catastali.

M. Jesu: Input per l’inferno…L’autore fa il punto della situazione riguar-do l’area della Piana di Zegori (S.Benedetto – La Spezia). Gli argomenti didiscussione sono diversi: il primo fra tutti èlegato al catasto, in quanto i dati deposita-ti non corrispondono a realtà, o meglio,spesso si confondono con quelli di unacavità vicina. È stato necessario rivederetutto nuovamente (11 cavità), con utilizzodi GPS (Garmin GPS 12), e riposizionaresu CTR 1:10.000. Secondo interessantetema è la Sprugola di Zegori (LiSp 413),grossa voragine spesso invasa dall’acqua,che inesorabilmente si allaga e inghiotte(15x30 m!)… Nell’unica occasione in cui leacque si sono abbassate, i prodi esplorato-ri si sono trovati di fronte ad una galleria digrosse dimensioni, ma impercorribile acausa di depositi di fango pericolosissimi esimili a vere e proprie sabbie mobili… Almomento tutto rimane un mistero, mal’impressione è che sia connessa ad ungrosso reticolo ipogeo. L’ultima considera-zione è la nota dolente legata a problema-tiche di protezione ambientale: culturalocale è quella di utilizzare le cavità comeimmondezzaio… mentre presso la voragi-ne del mistero è in costruzione una stra-da… Ci si chiede quanto tutto ciò minaccil’ecosistema e quanto cemento e ferrocadranno nella Sprugola…

G. De Astis, E. Gotelli: Le Cave del S. Giacomo

Durante delle battute esterne nell’entro-terra in provincia di Genova, sono stateindividuate alcune cavità artificiali precisa-mente presso la vetta del Monte SanGiacomo (Breccanecca – Ge). Oltre aqualche condotta, è stato visitato un veroe proprio villaggio con case, strade e scavia cielo aperto, risalenti probabilmente allaseconda metà del 1800, e costruiti per lo

AA.VV.: Grigna 1995-96Attraverso l’introduzione poetica dellamitica Erika, si capisce lo spirito dei duecampi in Grigna, datati sì, ma con impor-tanti risvolti esplorativi. Gli abissi di mag-gior importanza sono due: I Ching (LoLc5079), che raggiunge una profondità di–215 m e promette bene visto il suoinquadramento (tra Orione e W LeDonne…) e Le Bambine Crescono (LoLc1839), fermo su due fondi a –357 e –375m, ma con diverse possibilità di prosecu-zione. Ovviamente, non mancano le visitee i ritrovamenti di cavità minori (Cioop).

� IN SCIÖ FÕNDOBollettino dell’A.S. Genovese“San Giorgio”N. 3 – anno 2001

Il presidente M. Gabuti ricorda con la suaintroduzione, che il gruppo festeggia i suoiprimi 5 anni dalla costituzione, e ringrazia i

soci per l’impe-gno ed il sacrificioprofuso. La rivistaè al terzo nume-ro, quindi testi-monia che l’atti-vità c’è ed èanche abbastanzavaria: nell’ultimoanno, oltre alcampo estivo inBiecai, le ricerchesi sono allargate

anche in grotte marine (beati i liguri che abi-tano in Liguria!…ndr), e in cavità artificiali(cave di ardesia), senza disdegnare grotteturistiche e appuntamenti festosi…In conclusione i “numeri” dell’attività dalgiorno della prima uscita in poi…

M. Gabuti: Le grotte marine di Sori (Ge)

Nonostante si tratti di cavità di sviluppomolto modesto, è sicuramente divertenteimmaginare due speleologi sul canotto nelmare di Sori, a febbraio, con bindella etrousse da rilievo… Le quattro cavità pre-sentate, sono solo l’inizio di una ricercacomunque utile ai fini del catasto e, dalmomento che c’è anche una piccola risor-genza… chissà…

AA.VV.: Marguareis – Biecai 2001

L’A.S.G. San Giorgio rieffettua un campoestivo nella zona Serpentera-Moglie, esatta-mente presso la Conca del Lago delleMoglie – Rocche Serpentera, settore mar-ginale al massiccio del M. Marguareis: l’areaassorbente è la principale di un sistemadrenato da una serie di sorgenti ubicate inprossimità di Pian Marchisa, in alta Val

sione c’è poi un inquadramento delle piùrecenti esplorazioni in tre settori partico-lari della zona, con allegata cartina e posi-zionamento generale.

AA.VV.: “Abisso Scondurelli”,“Nuovi Orizzonti”, “Altrenovità…”

L’insieme di questi articoli è di ben 47pagine! E’ la continuazione dettagliata del-l’inquadramento delle ultime novità esplo-rative nel M. Campo dei Fiori. La primacavità, l’A. Scondurelli (LoVa 5506), dopo laripresa delle esplorazioni a partire dal ’99,raggiunge un dislivello di –265 m, ed unosviluppo di circa 700 (bellissime le macrodi M. Inglese ai fossili presenti). Le possibi-lità di ulteriori sviluppi sono notevoli vistala quota dell’ingresso, ma al momento leporte rimangono ignote. La seconda cavitàben documentata è Nuovi Orizzonti (LoVa2465), che ha funzione di collettore e checon i suoi 7 km di sviluppo è diventata inpochi anni la più estesa del massiccio inesame: impressionante il rilievo e i nume-rosi ritrovamenti in sua aggiunta. Moltodivertenti anche i racconti delle variepunte esplorative.Per finire, una ventina di pagine si occupa-no delle ricerche effettuate un po’ in tuttoil massiccio, sempre con documentazionemolto chiara e posizionamento delle cavitàrispetto all’inquadramento generale. Lecavità nominate sono parecchie: Bus delRemeron (LoVa 2205), Scondurava (LoVa2230), Grotta del Frassino (LoVa 2417), Viacol Vento (LoVa 2496), Grotta Marelli(LoVa 2234) e altre minori.

AA.VV.: Morterone: l’uomoche contempla l’avvenire vi trova consolazione

Un’altra trentina di pagine per documenta-re le ricerche nell’area carsica della Costadel Palio, a cavallo tra la provincia diBergamo e di Lecco, all’ombra del M.Resegone. Quindici anni di ricerche nonsono pochi e i risultati si sono visti.L’impostazione del contributo è come peri precedenti: storia breve delle ricerche,inquadramento generale del complessosuddiviso in quattro idrostrutture, teoriesul percorso delle acque con gli importan-tissimi risultati derivati dai tracciamenti: idue versanti del massiccio sono collegatitramite traforo idrogeologico e le cavità alsuo interno sono di tutto rispetto, concondotte freatiche di grosse dimensioni.Regina della Costa del Palio è senza dub-bio La Maddalena, con circa 9 km di svi-luppo, vario, labirintico ed estenuante finoalle attuali frontiere esplorative. Le ricer-che all’esterno hanno permesso il ritrova-mento di altre 21 cavità, di sviluppo deci-samente inferiore, tutte ovviamente docu-mentate come si deve..

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sfruttamento dell’ardesia.Si dà il via ad un progetto di approfondi-mento con la speranza che alcuni Enti dellaVal Fontanabuona siano interessati allo stu-dio della storia dell’ardesia stessa.La prima topografia relativa a questo stu-dio è della Cava I del M. San Giacomo, cheha uno sviluppo di 54 m, per un dislivellodi 12 m.

�Q. 4000Annuario della sezione diErba del Club Alpino ItalianoAnno 2000

Credo sia la prima volta che Q.4000 appa-re nelle recensioni di Speleologia. Si trattadi un annuario sezionale (definizione giu-sta?), quindi acco-glie scritti riguar-danti le varie atti-vità che si svolgo-no in una sezionedel CAI. Tra que-sti, alcuni si riferi-scono all’attivitàdello SpeleoClub Erba, moltointensa negli ulti-mi anni, e ricca dis o d d i s f a z i o n iesplorative. Doveroso onorare Peppino Anzani, presi-dente della sezione nell’ultimo decennio emembro del consiglio dal 1975, scomparsonel 1999. In suo ricordo, l’ar ticolo inizialedi R. Finardi.Tra i vari contributi, alcune pagine riassu-mono l’attività svolta suddivisa per areecarsiche e argomenti (corsi, didattica, ecc.),e vengono pubblicati anche gli aggiorna-menti e le revisioni catastali, con topogra-fie, dati e descrizione delle singole cavità.

A. Marieni: Grigna e grotteIl massiccio della Grigna è sicuramente unodei più famosi e par ticolari dellaLombardia, meta da sempre di escursioni-sti e rocciatori. L’impressionante paesaggiocarsico che la caratterizza, ha raggiunto unposto di prim’ordine a livello di ritrova-menti di notevole entità, solo nell’ultimotrentennio. Decisivo è stato il passaggiodall’uso delle scale a quello delle corde cheha facilitato le esplorazioni sempre più inprofondità: a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 iveri e propri exploit con l’Abisso W LeDonne, (LoLc 1936; -1175 m, tra le piùprofonde d’Italia), Orione (LoLc 5040; -620 m), Capitano Paff (LoLc 1738; -795),Marons Glacès (-557) e altri. Esplorare inGrigna però è dura: lunghe camminate,freddo, neve, grandi ver ticali, strettoie,acqua, lunghe permanenze… hanno con-tribuito a rallentare la ricerca proprio negli

grande partecipazione all’impresa.

N. Milanese: Festival Speleologico Saracco Volante 2000. Una grotta qua, una grotta là…

Aggiornamento e punto della situazionecon cronache, sulle ricerche in quattroabissi: A. Sardu e Portugal 2000 (sez.Biecai), A. Solai e A. Gachè (sez.Marguareis). Alle varie punte esplorativehanno preso parte soci di diversi gruppi eoltre ai torinesi c’erano biellesi, giavenesi,fiorentini, tanaresi, qualche lucchese, unmarchigiano ed un pugliese…Nell’ Abisso Sardu sono stati trovati circa700 metri di nuove gallerie tra cui un salo-ne che dalle misure di 100x40 passa sottoquelle della bindella a 40x20… Portugal2000 è una cavità esplorata sotto la spintadei giavenesi e si sviluppa per circa 200metri nel contatto tra pareti calcaree eroccia impermeabile, fino alla profondità dicirca 100 metri, in ambienti disagevoli ebagnaticci.Il Solai necessitava di una topografiaaggiornata e risalite da finire e disarmare.Una di queste permette di aggiungereancora 100 m di galleria (3 m di diametro),che dirige verso Piaggiabella, ma che chiu-de su aragoniti e detrito.La cronaca delle esplorazioni al Gachè è lapiù ricca di novità: il Ramo Vacanza cheparte in risalita dalla “Sala GSP 1962” -504m, si sviluppa per nuovi 630 m fino a –288.Un ramo laterale è fermo su un P.80 delquale non è ancora stato toccato ilfondo…

AA.VV.: Cervati 2000La seconda parte del bollettino concentrale attenzioni sul campo effettuato inCilento (Salerno), nell’agosto 2000. Lazona interessata è ubicata tra i versantisettentrionali del M. Cervati ed il M.Cerasulo, a circa 1400 metri di quota.L’inquadramento dell’area spetta a B.

Vigna, che offre un’ampia pano-ramica della zona con assettostratigrafico ed idrogeologico,carsismo superficiale e profon-do del massiccio, notizie stori-che sui vari campi compiuti daiprimi anni ’60 in poi, e ultimenovità. G. Mecchia e R. Pozzo,con due ar ticoli separati parla-no dell’ “Abisso Perdutodell’Acqua che suona” (o CuevaNueva), che per anni non si èpiù fatto trovare. La buona

sorte aiuta gli speleo di “Cervati 2000”:l’abisso c’è, viene esplorato e topografatofino a –174, per fermarsi su sifone fango-so. C. Giovannozzi e I. Cicconetti narranodelle uscite poco for tunate alla Grava A,abisso più importante nella zona dei

ultimi 5/6 anni. Lo Speleo Club Erba, conl’idea di portare avanti un programma dilavoro serio ma nel segno del divertimen-to, ha rivisitato alcune cavità ed effettuatobattute esterne in vista di un prossimocampo speleologico.

D. Montrasio:Ingresso Lomaca

Divertente cronaca della punta esplorativache ha condotto al ritrovamento dello sto-rico nuovo ingresso al Buco del Piombo(LoCo 2208). Dopo 30 anni di ricerche,l’impresa riesce a tre soci, in seguito ad unarisalita rocambolesca in un ramo che nonavrebbe dovuto regalare nulla, fino ad arri-vare in una saletta con un soffitto chesapeva di “suolo”. Obbligati a scavare versol’alto causa l’esaurimento delle scorte dicarburo, i tre sbucano all’esterno nell’entu-siasmo più totale e “LoMaCa” è l’insiemedei loro nomi.

M. Merazzi: Grotta Presidente: nuoveesplorazioni

Nell’ambito delle ricerche che gravitanoattorno al Buco del Piombo, un’altra cavitàinteressante è la Grotta Presidente (170 mdi sviluppo), che dista circa 200 metri inlinea d’aria e 100 di dislivello. Un ipoteticocollegamento porterebbe a superare i 6km di complesso, con conseguente esplo-razione di settori dell’area carsica ancoraignoti. L’articolo riporta anche la cronacadel reperimento di alcune prosecuzioni,dando anche informazioni su quale di que-ste sia la più interessante.

�GROTTEG.S. Piemontese CAI-UGETN. 133 – maggio/agosto 2000

La bella introduzione del presidente F.Vacchiano induce a sognare, nostalgica epassionale, riassume l’attività svolta nelperiodo dal “ghesp”, e anti-cipa un ar ticolo ricco disentimento in ricordo di unacara amica scomparsa,Simonetta, firmato A.Gobetti.

R. Mondana: Cocomeri vers. 1.0

Cronaca tragicomica nel tipi-co stile di “Grotte”, su tregiorni di scavo ai Cocomeri,grotta situata sopra le paretidella Val del Pesio, che sarà ben descrittanel prossimo numero 134.La forte aria presente fa presupporregrandi prosecuzioni, quindi in molti credo-no nello scavo nonostante sia duro e peri-coloso, ma il dato positivo è proprio la

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bianco e nero. L’impaginazione è semplice, i testi spessobrevi e leggibili, in genere sono corredatida foto, rilievi o cartine riguardanti le zonedi ricerca, segno che il gruppo svolgeparecchia attività. L’editoriale del presiden-

te R. Galanti, èbello tosto: si sof-ferma su persona-li analisi/conside-razioni riguardo ilgruppo e i suoicicli vitali, ne fal’introspezione, faquella di se stessoe dell’incarico chericopre, decantal’amore per laspeleologia e si

auspica che tutto ciò possa alimentarediscussioni costruttive.

P. F. Bastanti: Nuovo fondoalla Buca della Strada – Pian della Fioba (Ms)

La Buca sulla Strada si trova sul versanteovest del M. Pelato (Alpi Apuane, Toscana),e raggiunge la profondità di 45 m. L’ariagelida in uscita, fu la molla per disostruireuno stretto per tugio nella saletta delfondo, con la speranza di un collegamentocon altre due cavità importanti della zona,l’abisso Neil Moss (-240 m), e la Buca delTunnel (-105). Le fatiche non vengono pre-miate: dopo pochi metri le ristrettezze del-l’ambiente frenano gli entusiasmi… passasolo l’aria da lì…

M. Campi: Paleospeleologia

Mauro racconta di come ha scoperto ilmondo ipogeo, ancora studente nel 1968,mettendo a fuoco le principali tappe, tracui molte di queste importanti anche perla storia della speleologia in Liguria. Fusocio fondatore del Gruppo Escursio -nistico Speleologico – GES di Sampier -darena (Ge), con attrezzature ovviamentefatte in casa. Nel ’72 l’esplorazione dellaSprugola di Campastrino (192 Li; -66 m),poi la Taramburla e Scogli Neri (435 Li),con scoperta di reperti ossei di renna(40.000 anni fa). Belle le conclusioni finaliriguardo la speleologia e lo stile di vita cherimane dentro lo speleologo.

P.F. Bastanti: Foce delle Porchette (Alpi Apuane Meridionali)

Primo contributo riguardo la ricerca effet-tuata in zona Foce delle Porchette, situatatra il M. Nona ed il M. Croce, ad una quotadi circa 1000 metri (nei pressi c’è anche ilnoto M. Forato). Già esplorata dal G.S.Bolognese, nel 1974 (vedi Sottoterra n.38ndr), viene ripresa da soci del G.S. A.

va rivela l’esattezza della misura, e anche lacontinuazione della grotta, con un altrosalto non sceso. In autunno, la neve minac-cia di tappare l’ingresso, quindi si organizzala chiusura non senza poter dare un’oc-chiata alla prosecuzione. La grotta promet-te bene: altri saltini e fermi su un grosso P.25 con alla base un piccolo corso d’acquache sparisce verso valle in una bella forra,a circa –120 metri di profondità. Le consi-derazioni finali dell’autore riguardo le con-troversie tra speleologi sono sacrosanteverità… La descrizione di El Topo, è nel-l’ar ticolo successivo a firma R. Mondana(“Sogno di una notte di mezza estate”).

G. Badino: Se Atene piange……Sparta non ride… fa seguito al titolo.Giuàn propone, di controbalzo ad un artico-lo di R. Mantovani sulla crisi dell’alpinismo dipunta, alcune osservazioni sulla speleologiapartendo da diversi spunti, ma analizzandocome dato certo le risposte dei questionaridi Chiusa ’98 (per l’età), e il numero di cavitàsuperiori ai 500 metri di profondità esploratedal 1940 ad oggi, in funzione dell’anno.Il risultato è che attorno agli anni ’70, l’etàmedia per chi iniziava era di 18-20 anni,mentre ora è intorno ai venticinque.Considerando gli anni di formazione perraggiungere una certa maturità speleologi-ca e per una preparazione fisica non sem-pre smagliante, le “nuove leve” sono pron-te per esplorare a grandi profondità solodopo i trent’anni, e non più ai venti, (comevent’anni fa). A sostenere queste tesi, gliesempi di cosa fece il mitico G. Ribaldonefino ai 24 anni (morì a quell’età), e lo stes-so autore quando era “più giovane”. Laconseguenza negativa ovviamente si riper-cuote sull’esplorazione, che negli ultimidecenni ha subito bruschi rallentamenti siaper le medie profondità, che (un po’meno) per le grandi, o comunque pochesono le persone che vi si avventurano e leportano avanti con dedizione.Il dato su cui riflettere riguarda le nuoveleve, che arrivano già “invecchiate” e privedi mordente nell’attività, forse perché stra-viziate da un’infanzia protratta, accentuatadalla dimensione del “vivere vir tuale”, dove“è meglio assistere pensando di fare, piut-tosto che fare sul serio”….Meditiamoci pure, Giuàn in queste cosenon sbaglia….

�TUTTOSPELEORivista del G.S. “A. Martel”GenovaN.7 – agosto 2001

La rivista del gruppo ligure, arriva al suosettimo numero mantenendo l’impostazio-ne grafica degli ultimi tre, cioè formato17x24 cm, copertina a colori e interno in

Tamponi, che regala pochi metri nuovi (Lalunga via dei magri), ma che beffa sulfondo le ipotetiche prosecuzioni descrittedagli ultimi esploratori.E. Pasteris invece descrive un nuovo abisso,l’Inghiottitoio 1 dei Temponi, che si ferma a–130 su sifone di fango, ma che fino apochi metri dal fondo, presenta morfologiebellissime, con la roccia completamentepulita a causa delle piene violente a cuiprobabilmente la cavità è soggetta.

�GROTTEG.S. Piemontese CAI-UGETN. 134 – settembre/dicembre2000

L’assemblea di fine anno mette in risalto lamole di attività di un gruppo “grosso”come il GSP: tantissimi impegni su più fron-ti necessitano anche di altrettanti incarichiper far funzionare bene le cose. Tra questeanche la rivista, di cui si lamenta la reda-zione riguardo l’attualità degli articoli vistoche gli scrittori latitano…Alla fine, dopo tutte le varie nomine, ilnuovo presidente è Massimiliano Ingra na -ta… Auguri!

N. Milanese: I Cocomeri, cronaca di scavo, esplorazionee giunzione non voluta

Il ritrovamento di questa cavità era giàstato annunciato nel precedente n. 133 daR. Mondana. In questo articolo troviamotutta la sofferta cronaca esplorativa, corre-data dalla topografia, che aiuta a capirne losvolgimento. Numerose le uscite di scavo,e tanti anche i personaggi coinvolti, prove-nienti da vari gruppi piemontesi. Data laquota d’ingresso (1680 m slm), e la posi-zione (pareti in Val Pesio), la grossa spe-ranza era di trovare delle gallerie che pas-sassero sopra l’A. Parsifal e che puntasseroverso le zone più profonde dell’A. Cappa.La cronaca è ben dettagliata, il resocontodello scavo e di come le frane sono statepuntellate è da brivido, ma alla fine le gal-lerie sono state trovate, e anche un P. 77…ma una scarburata indica che la giunzioneè con Parsifal, precisamente nel Ramo degliOrientali…. Peccato!

M. Vigna: El Topo, un nuovo abisso nella conca delle Carsene?

Durante l’ultimo week-end di agosto 2000,in Marguareis le ricerche sono ancora infermento, con vari gruppi che operano sulterritorio. Un battuta esterna del buonMeo in “Zona 2”, gli fa trovare un buchet-to soffiante da allargare…Dopo i soliti lavori di scavo mischiatiall’euforia generale, pare che un P. 50aspetti di essere sceso… L’uscita successi-

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Martel agli inizi del 1990. Attualmente lecavità in totale sono più di una ventina, diprofondità non superiore ai 50 metri, aparte la Buca dei Lucchesi.Allegati all’ar ticolo, piantina generale dell’“Aria Carsica”, con posizionamento ditutte le cavità, cinque topografie e dati. Mi permetto di aggiungere della mia parte-cipazione alle esplorazioni nel ‘90/’91 e sareiben felice se l’autore ricordasse la figura diFabio Cassulo, scomparso un anno dopo: futra i trascinatori più attivi delle ricerche inzona e autore di gran parte dei nuovi ritro-vamenti… due righe se le merita…

�GRABENBollettino interno del G.G.ValdagnoN. 4 – anno 2000

Come dice F. Michelin, il bollettino presen-ta qualche ritocco nell’impaginazione emiglioramenti nella qualità di stampa, mamantiene la linea del precedente. Anchel’entusiasmo e la voglia di fare traspaionosempre: il gruppo poi ha un incrementonel numero dei soci, quindi si irrobustiscee necessita di incari-chi e gruppi di lavo-ro che mettano unpo’ di ordine tra levarie attività. E irisultati si vedono:corsi di introduzio-ne, attività didatticae proficui rapporticon scuole medieinferiori, ma soprat-tutto buone novitàesplorative.I bollettini sono un po’ lo specchio dellasituazione di un gruppo, e quando le cosegirano per il verso giusto lo si desume daicontenuti. E’ il caso di Graben, seppure tal-volta qualche racconto si dilunga un po’, lasimpatia degli autori e delle loro avventurerende la cosa per nulla noiosa. Nell’ultima pagina Fabio ricorda con amici-zia due soci scomparsi prematuramente,Flavio Collinetti e Dino Mondin, autore tral’altro di due contributi sulla biospeleologiaproprio su questo numero.

R. Soliman: Progetto Val Garzaro: 1° parte

Un breve articolo che ne anticipa una seriedistribuita nei bollettini futuri, e cheandranno a descrivere questa piccola areacarsica del comune di Valdagno. L’ideanasce dal riposizionamento di tutte lecavità del comune in questione, le qualisono concentrate in cinque zone bendistinte: l’analisi prosegue, e vengono indi-viduate due aree carsiche complete, cioècon area di assorbimento e grotte sub-ver-

spiega che la biospeleologia è soprattuttopassione, e che tutti possono approdarvicon risultati e soddisfazioni. Ovviamenteper alcune cose bisogna essere specializza-ti ma voglio ripetere una sua frase “…pic-coli passi coprono grandi distanze e se ilmarciatore corre in staffetta anziché da solo,le distanze si moltiplicano, diventano menopesanti e soprattutto si partecipa al risultatofinale”. Una speranza da rivolgere a tutti eper tutte le cose, anche se l’augurio finaledi Dino era rivolto verso il gruppo, chetrovi altri appassionati come lui, “…cheportino nuova luce in questo bellissimomondo dove l’oscurità non manca”.

�La Rivista del C.A.I.settembre-ottobre 2000

L. Busellato: Gli abissi del Pelmo

Bel servizio sulla nuova area carsica vene-ta trovata dai soci del Gruppo GrotteSchio. Pochi dati per capirne la straordina-rietà: siamo sul M. Pelmo, massiccio isolatoche troneggia sulle valli cadorine del Boite,del Maè e della Val Fiorentina, in pienedolomiti… e che raggiunge 3168 m diquota!Il massiccio in questione, costituisce un’am-pia sinclinale e si presenta come un’enor-me pila di strati debolmente inclinati, costi-tuiti da Calcari Grigi (Giurassico), Calcari diDachstein e Dolomia Principale (Norico),qui potente circa ottocento metri.L’impermeabile, sotto forma di argille verdie rosse di Raibl, compare a quota 1930-1945 m con relative sorgenti, dando un’i-dea del potenziale esplorativo, consideran-do che gli abissi rinvenuti si trovano attor-no ai 2900 metri di quota!Il primo campo effettuato nel ’95, a quota1945 m e vicino al rifugio Venezia, mise anudo le difficoltà nell’organizzare ricerchea certe quote: problemi logistici in primis,perché per superare 1000 m di dislivelloogni giorno e poi esplorare, é troppo limi-tativo e faticoso. Le spianate carsiche sitrovano a circa 2850 metri e sono effetti-vamente costellate di cavità. In questaoccasione fu trovato un abisso dedicato aElisa Parolini, fermo per ora a –100 m suuno sprofondamento valutato almeno 80metri.Nel 1999 il secondo campo speleologico:questa volta supportato da vari enti esponsor, compreso il trasporto dei mate-riali in elicottero. Tutto più semplice quindi,e vengono esplorati altri abissi di impor-tanza non trascurabile, viste le dimensionie la profondità: tutti si fermano a circa 100metri di profondità su… grandi vuoti!Possibile? Purtroppo e per fortuna sì. I pro-blemi nuovi da affrontare sono diversi: ipozzi del Pelmo scaricano a non finire

ticali e zona di risorgenza con grotte sub-orizzontali.L’area della Val Garzaro, sembrerebbe lapiù idonea per effettuare uno studioapprofondito, motivato anche dal fatto chedue cavità, la Cirenella e la Grotta deiPartigiani, sono percorse da un corso d’ac-qua che si ipotizza sia lo stesso, nonostan-te le due planimetrie siano convergenti eterminino con sifone. Le varie fasi del pro-gramma di questa ricerca sono ben sette:documentazione, ricerca sul campo, rilievoambientale, trasposizione, ricerca geologi-ca, ricerca idrologica e sintesi finale.I lavori sono già partiti… auguri!

AA.VV.: Marcesina – Campagnaesplorativa 1997-2000

E’ il contributo principale della rivista, e sioccupa delle ricerche effettuate in unaconca situata nel settore nord orientaledell’Altopiano di Asiago (o dei SetteComuni). All’inquadramento geografico siadell’Altopiano sia della Conca Marchesina,segue la “preistoria” e la “storia”, cioèricordi dell’infanzia dell’autore e i primiritrovamenti di cavità da scendere…Oltre a tredici cavità di sviluppo modesto(presenti descrizioni, topografie e il loroposizionamento in scala 1:20.000), quelledegne di nota al momento sono tre: laGrotta della Colonnetta, l’Abisso Mae eSpae, ed il Pozzo senza Elle. Il Pozzo SenzaElle è stato esplorato fino alla profondità di50 m ed è fermo su scavo che segue l’u-scita di una forte corrente d’aria. Mae eSpae (-170 m di dislivello), nasce da unaltro scavo, ma regala qualcosa di insolito:dopo dure disostruzioni e la discesa di unp. 20, si spalanca un’enorme voraginenera… il sasso aspetta ben sei secondiprima di toccare il fondo. Il pozzo si rivelauna verticale di ben 120 m, percorsa dauna cascatella che non risparmia gli esplo-ratori. La prosecuzione sembra nasconder-si a circa sessanta metri da terra, dove ungrande portale aspetta ancora di essereraggiunto…

D. Mondin: Una speranzaDino è scomparso nell’anno duemila. Inquesto numero di Graben ha scritto duecorposi articoli, “La vita nelle grotte” incontinuazione di quello comparso sul n.3(da pag. 36 a pag. 39 e da pag. 50 alla 51),mentre l’altro “Biospeleologia” è proprioun inquadramento totale della materia,con classificazioni e fattori vari. Troppe cita-zioni per essere recensiti in poco spazio, equindi invito gli interessati a leggerli perintero. Mi ha colpito però la pagina conquesto articolo, dal titolo che assume untono melanconico, sapendo poi della suascomparsa.Nelle poche parole, tante verità: l’autore

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�La Rivista del C.A.I.marzo-aprile 2001

L. Boschini: Timavo, fiume misterioso

Quante pagine ci vorrebbero per riassu-mere la storia delle ricerche che ruotanoattorno al mistero del Timavo, il fiume sot-terraneo che nasce dalle sorgenti del M.Nevoso, al confine tra Croazia e Slovenia,si inabissa dopo 55 km nelle grotte di SanCanziano (sempre oltreconfine), e fuorie-sce in territorio italiano, a San Giovanni diDuino. Sottoterra percorre più di 40 chilo-metri, raccoglie acque da bacini ancoraignoti, aumenta notevolmente di portatadando vita a grosse risorgive. La storia è ricca di illustri studiosi e ricer-catori che hanno speso la vita, ma conrisultati che ancora non chiariscono perintero, anzi, la soluzione è ancora ben lon-tana… E così l’autore ripercorre tutte le

materiale, e devono essere percorsi dinotte quando i ghiacciai “dormono”, altri-menti il rischio è altissimo. Tanti detriti etanta acqua gelata di giorno…. pareti edepositi di ghiaccio di notte, senza contarele temperature che ruotano attorno aglizero gradi!Gli abissi più importanti hanno i seguentinomi: Abisso Elisa Parolini (femo a –100 suP.80?), Abisso di Monte Pelmo (-130 mfermo su pozzo profondissimo e non valu-tabile…), Abisso Gianni Conforto (-100 mfermo su gran pozzo…). Di contorno, altrecavità di sviluppo inferiore tra cui una sidifferenzia per morfologia tipicamentemeandriforme. Da ricordare che gliambienti delle verticali sono tutti maesto-samente ampi.Le prospettive sono quindi allettanti: oltrea trattarsi di una delle aree carsiche più“alte” d’Italia situata in un panorama moltosuggestivo, ha un potenziale che superatranquillamente i 1000 metri di dislivello, ela posizione delle cavità fa supporre che cisi possa trovare dinanzi ad un unico gran-de complesso.

�La Rivista del C.A.I.gennaio-febbraio 2001

U. Lovera: L’itinerario carsicodi Piaggiabella

Come tutti sanno nell’ambiente, nellaconca di Piaggiabella, presso il Marguareis(Alpi Liguri), si apre uno dei maggiori com-plessi carsici d’Italia e del mondo: 39 km disviluppo spaziale, 925 m di dislivello e 14ingressi sono numeri che fanno spaventonell’immaginarne un labirinto del genere.Oltretutto, se si considerano le grotte giàidrologicamente collegate, lo sviluppo sfio-rerebbe tranquillamente i 100 km… Il percorso sotterraneo è accessibile soloagli speleologi, mentre il turista ne potreb-be visitare soltanto una minima parte, maattraverso l’osservazione delle morfologiecarsiche superficiali, dell’ubicazione dei variingressi e delle poche centinaia di metriipogei transitabili, si può offrire un percor-so istruttivo di grande interesse. E’ quelloche vuole fare il mitico Ube, descrivendoun itinerario che attraversa tutta la zona,da Carnino al Colle del Pas, passando dallaChiusetta fino al Colle dei Signori, o attra-verso il Passo delle Mastrelle e la Piana delSolai, con sguardo alla Conca diPiaggiabella e la visita alla CapannaSaracco-Volante. Il tutto con una bellacamminata di una manciata di ore, ma fat-tibile in giornata.L’itinerario descritto è comunque tratto dauna recente pubblicazione “Marguareis perviaggiatori” a cura dell’AssociazioneGruppi Speleologici Piemontesi e diffusadalla Blu Edizioni.

tappe più importanti di questa tormentatastoria, partendo dalle citazioni di geografigreci e latini, e attraverso il periodoTeresiano, la seconda metà del ‘700, iperiodi del dopoguerra (in cui Trieste abbi-sognava di risorse idriche), arriva fino aigiorni nostri. Avvincenti le storie delle prime rudimenta-li esplorazioni nella Grotta di SanCanziano, ed in quella dei Morti, le ricer-che di F. Lindner (Abisso di Trebiciano), e diA. Martel, le grandi discese nell’Abisso deiSerpenti e le molte immersioni speleosu-bacquee. Negli ultimi anni molti ancorasono stati i tasselli aggiunti a questo gran-de mosaico di informazioni, come non cita-re l’impresa ciclopica che ha portato aritrovare le mitiche acque nel fondo della“Grotta Meravigliosa di Lazzaro Jerko”…ma il Timavo scorre ancora, silenzioso eimpetuoso nel sottosuolo ancora ignotodel Carso triestino…

Ma chi ha detto che la terra era piatta?Le coincidenze sono eventi strani e, nel loro piccolo, stupefacenti. Il numero scorsoha ospitato la recensione della mostra milanese “Segni e sogni della terra”, organiz-zata in occasione del centenario della fondazione dell’Istituto Geografico DeAgostini, e l’articolo di Decarli “Mondi sotterranei” in cui, partendo dalla riedizionedel romanzo Orkinzia di Amos Gruppioni, si faceva un excursus sulla letteratura asfondo fantastico ambientata al centro della terra, dando particolare rilievo alla pro-duzione letteraria legata alla teoria della “terra cava”.Sfogliando il catalogo della mostra si trova un interessante intervento di Umberto

Eco dal titolo “Dalla terra piatta alla terra cava”. La prima parte è dedicata ad illu-strare come si sia diffusa e rafforzata la tanto pregiudiziale quanto errata attribuzio-ne al Medioevo della credenza che la terra fosse piatta, attribuzione in realtà recen-te ed ascrivibile al pensiero laico ottocentesco che, “irritato dal fatto che la Chiesanon avesse accettato l’ipotesi eliocentrica”, ha costruito un’idea complessivamenteoscurantista di tutto l’Evo. L’analisi è corredata di molti riferimenti a filosofi, teologi,astronomi, letterati medievali dai quali si desume che la sfericità della terra era all’e-poca un’idea diffusa. Per tutti valga un esempio eclatante: se la terra fosse stata pen-sata come una superficie piatta, Dante non avrebbe potuto concepire di entrarenell’imbuto infernale per uscire dall’altra parte, ai piedi della montagna delPurgatorio. Parallelamente Umberto Eco invita a “guardare in casa nostra, ai nostritempi” in cui esistono e resistono credenze “ben più deliranti” rispetto all’idea dellaterra piatta. Perché Eco ci suggerisce che non bisogna troppo cercare la pagliuzzanell’occhio dei nostri antenati? Perché della terra cava sono state elaborate due teo-rie: per una noi abitiamo sulla crosta ma all’interno vi è un altro mondo sconosciutodove la fantasia ha collocato mondi anche diametralmente opposti, da civiltà e regnievoluti, a mostri orrendi; per l’altra invece noi crediamo di abitare sulla crosta ester-na ma di fatto abitiamo all’interno di una superficie concava. Quest’ultima teoria, svi-luppata all’inizio dell’ottocento dal capitano J.Cleves Symmes dell’Ohio, è stata ripre-sa nel 1870 da Cyrus Reed Teed poi, nel primo dopoguerra, da Peter Bender e KarlNeupert che aveva fondato, in Germania, il movimento della Hohlweltlehre (la teo-ria della terra vuota). Come abbiamo letto anche nell’articolo di Decarli, nell’am-biente delle alte gerarchie naziste, la teoria aveva avuto credito e adepti. Ma pareche non sia morta, anzi goda di buona salute, che vi siano molti seguaci e sia diffusaanche attraverso Internet. Rubiamo a Eco l’indicazione di alcuni siti che si occupanodella Hollow Earth e l’esortazione di non cedere alla credulità (ma alla curiosità sì): www.v-j-enterprises.com/holearth.html, t0.or.-at/subrise/holeaqod.htm, healthresearcharchbooks.com/categories/hollowearth.html,www.ourhollowearth.com/PolarOpn.htm

Marinella Gondoni

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Diritto di replica �Diritto di replica

speleologo comune dalle istituzioni. Questo stile arrogante e radicale – tipicoormai del momento storico nel quale citroviamo - con attacchi personali e affer-mazioni false e strumentali, se permettedi avere una precisa immagine del perso-naggio (e noi non siamo vecchi e cariamici … a stento ci conosciamo) ha pur-troppo altre ricadute ben più gravi.Questi atteggiamenti sono tesi a sminuirechi ha lavorato e dato molto per la mani-festazione (non importa se questa o un’al-tra) è una questione di stile, che se tolle-rabile in un ragazzo non lo è certo in unapersona matura. Figuriamoci in chi rap-presenta la SSI in ambito internazionale.Nel caso nostro quel centinaio di perso-ne che vi hanno lavorato – come si dice– si sono adombrate con il noto scienzia-to e con la SSI. Inizialmente ed in modo del tutto perso-nale non avrei voluto rispondere, erorimasto molto amareggiato ma non nevaleva la pena. Molte delle sue critichesono poi dirette al Comitato Scientificocomposto da professori che ha fattopoco è vero (quelli sì amici suoi e compa-gni di merenda), ma la posizione dellaAssociazione è stata diversa, era infattianche troppo facile strumentalizzarequanto scritto; questo purtroppo ci hacostretto, nostro malgrado, a prendereuna posizione e dare una risposta ancheforte.Prima di tutto il metodo e lo stile: dicevoche non ci sta bene che lo spazio dedica-

to alle recensioni venga utilizzato perdispensare veleno su qualcosa che pococ’entra con gli Atti, e se questa divental’immagine che la SSI “trasmette” dellamanifestazione nazionale o più in generaledella speleologia scritta lo riteniamo per-lomeno riduttivo e distruttivo. Ci aspettiamo quindi, come AGSP, oltrealla naturale pubblicazione di questa lette-ra aperta, un chiarimento da parte degliamici della SSI, dai suoi organi dirigenti edella redazione di Speleologia.Parliamo ora dei contenuti, e vorrei perprima cosa segnalare a tutti quelli chenon sanno o non ricordano, che il prof.Cigna è stato uno curatori di una sessio-ne del Congresso, e non ricordo di averericevuto da parte sua, in fase di prepara-zione, commenti ed osservazioni sullastruttura. Questa critica così feroce, giunta postu-ma, mi lascia sinceramente stupefatto.Ma al di là del tono che può apparirepolemico non è per questo che l’AGSPha scelto di intervenire, lo ha dovuto fareper difendere delle scelte precise, senzaentrare nei dettagli, motivazioni personalie non, che il sottoscritto in qualità di pre-sidente e co-organizzatore della manife-stazione condivide.Scelte precise dicevo che voglio ripetere mache sono dettagliatamente illustrate negliarticoli a commento della manifestazionepubblicati sulla rivista “GROTTE” n°128.Noi intendevamo organizzare unCongresso Nazionale Speleologico inconcomitanza con l’incontro nazionale, lafesta insomma. Questa idea, di associareil Congresso Scientifico con la FestaSpeleo, ha fatto parte della fase strategicadi creazione della manifestazione.L’idea poi di cambiare lo stile dei congres-si è abbastanza antica e fonda le sue radi-ci e motivazioni nelle esperienze del pas-sato, quello in cui il nostro professore èstato attivo presidente SSI.I congressi infatti si sono ridotti negli anniad essere – e non solo nell’immaginariocollettivo speleologico - la sede dove“vecchi cattedratici” ci spiegavano l’originedella specie, il perché delle cose connomi strani e incredibile saccenteria. I partecipanti si dividono poi in due cate-gorie: gli “studiosi” che vengono a raccon-tarci quello che le riviste internazionalinon pubblicano e quelli che si magnificanodi questi personaggi. Il tutto per una popolazione “attiva” chesupera a stento le poche decine di persone. La qualità scientifica poi spesso rasenta lo

diritto di replicaDiritto di replica

Nel rissoso mondo dell’associazionismo nazionale laspeleologia organizzata non fa certo eccezione, e gliscontri verbali fra vari esponenti dell’underground italico

trovano spesso spazio fra le pagine delle nostre riviste. Non cene vogliano gli autori di queste diatribe, causate a volte anchedalla poca accortezza di chi redige i vari bollettini, ed ahimèanche dalla nostra redazione, che forse con troppa leggerezza,o con eccessivo timore, non ha rimandato al mittente alcuniinterventi dal sapore fin troppo polemico.In questo primo anno di lavoro ci siamo chiesti più volte semantenere la famosa rubrica “L’orecchio di Dioniso”.Dallo scetticismo iniziale, dovuto alle periodicità della rivista (un semestrale impedisce, per sua natura, un dibattito realmenteattivo), siamo pervenuti all’idea che il confronto aperto fra e con i lettori rappresenti un’occasione di dinamicità e vitalità che non va persa, cercando di evitare però polemiche sterili.Pubblichiamo quindi – per diritto di replica nei confronti di chi si è sentito attaccato e a parziale ammenda per non averadeguatamente affrontato l’argomento nella fase di preparazionedei due numeri precedenti – le lettere pervenute in redazione.

La Redazione

Una questione di stile

Abbiamo avuto modo di leggere sull’ultimonumero di Speleologia (il 44) la recensioneche il prof. Arrigo Cigna ha fatto degli Atti del XVIII Congresso Nazionale di Speleologia, quello di Chiusa Pesio per intenderci.E’ un peccato che una manifestazionenazionale che tutto sommato crediamoben riuscita, e tra l’altro nata sotto l’egidadella stessa Società Speleologica Italiana e finanziata da un paio di AmministrazioniPubbliche debba ricevere proprio sulla rivista nazionale questo trattamento. Un peccato dicevo perché, al di là che sipossano o meno condividere le opinionidel prof. Cigna – e di questo ne parleremopiù avanti – credo sconveniente per tutti,anche per Lui che si atteggia al “Savona -rola” di turno, pubblicare una serie di insulti e vaneggiamenti senza la possibi-lità, in diretta, sullo stesso numero, di dareuna risposta, di illustrare un altro punto di vista. E’ una questione di stile.Una scelta curiosa per la quale naturalmente la redazione di Speleologiaavrà fatto le sue valutazioni che noi noncondividiamo; dirò di più crediamo che sia pericoloso, crediamo che dare spa-zio a questi atteggiamenti superficiali eboriosi– così comuni nei “potenti” dello”establishment speleologico” più avvezzi ad impedire innovamenti che a fare qual-cosa, se non “pro domo loro” – raggiungano il risultato di allontanare lo

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psicodramma, un complesso di circostan-ze insomma che fece dire, qualche annofa, di smettere. Questa purtroppo è la speleologia scien-tifica nel nostro paese, e su questo condi-vido la critica di Arrigo, ma le colpe diquesto, non sono negli errori bibliograficio nelle figure mal fatte, ma sono struttu-rali e vanno ricercare nelle organizzazionispeleologiche centrali deputate a questoe soprattutto in chi, negli anni passati edancora adesso, poteva fare e non ha fatto,chi come il sempre nostro era nella posi-zione di far crescere giovani seri e moti-vati ed invece si è arroccato su una torred’avorio a sputare sentenze. Mi fermo e non vado oltre, ma nonaccetto, non accettiamo che costoro chehanno fatto poco o nulla per far crescerela speleologia, che hanno passato iltempo a tutelare i loro interessi e le loroposizioni, ora sparino a zero su quelli checontinuano a lavorano nell’interesse col-lettivo.Tanto dovevamo per chiarezza.Cordialmente.

Attilio Eusebio, Presidente AGSP

Per colpa delle colpe

Questa mia nota fa seguito alla recensio-ne degli Atti del 18° CongressoNazionale di Speleologia apparsa sul pre-cedente numero di Speleologia a firmadell’amico Arrigo Cigna. La sua nota mitira indirettamente in causa, dato chesono stato fra gli organizzatori di quell’in-contro, e dunque ritengo opportuno pre-cisare alcune cose.Trovo che nelle sue osservazioni Arrigoabbia un po’ ammucchiato le responsabi-lità di curatore (redazione fisica deltesto), comitato scientifico (impostazioneincontro), autori (contenuto scientifico),andazzo generale (modi di avvicinarsi allaspeleologia scientifica).Inizio dal fatto che i curatori dei testi eranoinsoddisfatti della nota di Arrigo, così sfron-do subito il sentiero dinanzi a me. La spe-leologia è volontaristica, e Arrigo, che curauna parte notevole delle pubblicazioniscientifiche speleologiche, non può preten-dere né che tutti nascano esperti, né cheun curatore corra dietro per anni ad unsedicente ricercatore cercando di farglicapire cose culturalmente ardue del genereche le piante di grotte vanno orientate, gliassi dei grafici devono essere leggibili e viadiscorrendo. Tante volte è opportuno chiu-dere il lavoro, sennò per colpa di un soloarticolo molti altri vengono invecchiati, eper colpa di un ritardatario si colpisce chiin ritardo non era.

livello: il congresso è per molti pratica-mente l’unica occasione per pubblicarerisultati che sennò sarebbero persi persempre. Questo è insoddisfacente, e mirammarico nel dover ammettere chequella di essersi illusi è una colpa delcomitato scientifico: ma va bene così, laprova l’abbiamo fatta. In futuro credo sidovrà ripartire dal basso, ma con una ana-lisi critica accurata dei lavori.

Colpe degli Autori. Da quanto ho dettosopra, non essendo di fatto prevista unapubblicazione vera e propria, ma solonote di incontro, non aveva senso fareuna vera e propria analisi critica degli arti-coli; questo però ha portato con sé man-chevolezze evidenti. Arrigo le indica -giu-stamente- in certi articoli: ma, accettate lecritiche da muovere al comitato scientifi-co, io lì ci vedo responsabilità dei singoli.Noi abbiamo detto all’incirca: “ti lasciopubblicare quel che vuoi”; in conseguenza,chi pubblica espone sé al giudizio dei let-tori futuri, sono fatti suoi. E, anzi, mi pare che portare allo scopertocerte manchevolezze evidenti, che saran-no fonte di divertimento negli anni futuri,sia stato proprio il lato buono di una scel-ta sostanzialmente errata.

Colpe dell’andazzo generale della speleo-logia scientifica. L’argomento è troppovasto e posso solo sfiorarlo: limitandomial nucleo di questa nota (risposta adArrigo) mi pare che lui faccia ricadere suicongressi colpe che conseguono a quellache, per non chiamare “abbandono”, chia-merò “deregolazione” della speleologiascientifica. Di questa deregolazione sono uno deicorresponsabili: ho avuto molti anni didiscreto potere e, con altri, abbiamo scel-to di usarlo per agganciare la speleologiaitaliana nella sua interezza. I ricercatorierano grandi e vaccinati, altre erano lepriorità della SSI: e un anno dopo l’altroci siamo dedicati a costruire una macchi-na che funzionasse. La cosa ha funzionato(non è finita, ci sono ancora varie struttu-re nazionali che non sono adeguate) e misento di vantarmi di queste scelte, cosìcome sono certo che ne siano felici glialtri corresponsabili. Ma sta di fatto che:1) la speleologia scientifica ha perso ogni

ombra di coordinamento, dato che nelfrattempo avevamo steso anche il suoultimo residuo: il congresso;

2) i ricercatori si sono dimostrati molto,molto, molto meno grandi e vaccinatidi quel che pensavamo.

La reazione alla deregolazione è stata dauna parte la caduta nel privato di moltiricercatori che si sono trovati a perdere ilcrisma di scientificità che, in gruppo, gliimpediva di essere trattati da fessi, dall’al-

Né Arrigo può apprezzare quale sia lasoddisfazione che ha uno come me, chesegue la speleologia piemontese da abba-stanza tempo, nel vedere crescere nel suoseno queste attività di carattere nazionale(libri, atti, opuscoli) che fioriscono doveun tempo c’era solo un deserto di pro-vincialismo auto-compiaciuto. Ben fa asegnalare imprecisioni, che così si staràpiù attenti, ma a seconda dei modi concui le si segnalano rischia solo di privaregente in gamba della voglia di continuare. Dunque secondo me Arrigo è stato ina-deguato nel fare complimenti a chi, prati-camente estraneo all’incontro, gli ha dedi-cato irripetibili ore di vita per permetter-lo ed è stato poco chiaro nell’identificare icolpevoli delle inadeguatezze: fra cui sonoio. Se la caverà offrendo a tutti una bevu-ta in un castello dell’Astigiano ma questonon basta, vediamo le colpe reali.

Colpe del Comitato Scientifico. In testaagli Atti c’è una mia prefazione che richia-ma problemi e motivi per i quali lo statodella speleologia di ricerca in Italia ètutt’altro che soddisfacente. Senza ripete-re quanto vi è scritto, che a sua voltaripeteva quanto sostenevo otto anni fa suGrotte e nel finale del congresso prece-dente, la speleologia scientifica ha pro-spettive buone, aree di ricerca di unavastità inimmaginabile pochi anni fa,potenziale credibilità, mezzi –finanziari,teorici e strumentali- in enorme crescitae praticamente:1) nessun contatto con la base;2) nessun coordinamento nazionale.In pratica la corsa in avanti della SSI halasciato vuoto lo spazio di coordinamentodella sola speleologia scientifica che si è così atomizzata in attività individuali o di minimo respiro collettivo.La impostazione data al convegno, volutada un comitato scientifico non inesperto,voleva proprio muoversi per cercare dirivoluzionare il rapporto fra ricercatori eattività speleologica; quindi si è scelto dispostare il convegno a ridosso di un incon-tro e se ne è svuotato l’aspetto di “occasio-ne di pubblicazione”, puntando sull’aspetto“occasione di incontro scientifico”. Mi è sembrato che nessuna delle duecose sia andata gran che: il pubblico nonsi è allargato, il congresso si è trovatocompresso dall’incontro e l’operazione siè ridotta a far risparmiare un po’ di benzi-na ai partecipanti. Troppo poco. Pure l’aspetto di pubblicazione non èstato positivo. L’idea che domina in tuttele discipline è che i convegni sono occa-sioni per presentare dati preliminari, chein versione definitiva andranno su rivisteserie, in lingue internazionali. La massimaparte della speleologia scientifica italiana(e non solo) è ancora lungi da questo

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esclusa.2) l’errore associato alle misure effettuate(…) è maggiore della differenza tra i risul-tati effettuati prima e dopo l’eventualeesposizione.Risposta: nell’ar ticolo su Speleologia nonsono riportati errori, né deviazioni stan-dard. Se il recensore si riferisce all’ar tico-lo in inglese, il parametro segnalato con lamedia, è una deviazione standard e nonun errore standard. La deviazione stan-dard è un indice di distribuzione e non dierrore. Questa variazione non stupisceaffatto chi è pratico di statistica biomedi-ca. La rilevanza del dato viene valutata daltest statistico che tiene conto di tuttiquesti indici di dispersione. Se il risultatofinale è significativo le altre disquisizioniperdono valore. La questione è però irri-levante trattandosi comunque di valori aldi sotto della soglia di tossicità e lo scopodel lavoro era quello di verificare la pre-senza di un innalzamento dei valori di COnel sangue e qualunque discussione sulladeviazione standard non modifica il fattoche un innalzamento non è stato osserva-to. Ciò è sufficiente per trarre la conclu-sione che l’acetilene bruciando nondetermina la produzione di CO in quan-tità tali da essere pericolosa. 3) non è stato possibile accertare se vi siastato un rilascio di ossido di carbonio daparte delle lampade e, in caso positivo, sequesto abbia avuto un effetto sulle persone.Risposta: esattamente al contrario diquanto affermato, l’analisi del sangue deisoggetti ha accertato che non si ha avutoalcun effetto da parte del monossido dicarbonio sulle persone, perché in casocontrario, il CO sarebbe stato trovatoancora legato all’emoglobina dei globulirossi anche parecchie ore dopo l’esperi-mento. L’accertamento della produzionedi CO da parte delle lampade ad acetile-ne non era tra gli scopi del lavoro. Loscopo era quello, cioè, di verificare ilrischio di intossicazione da CO per inala-zione dei fumi delle lampade ad acetilene,scopo che è stato raggiunto dimostrandoche il rischio non esiste.La conclusione che: “il lavoro in questionenon ha alcun senso scientifico sia nella pre-messa che nella conduzione della ricerca” è,evidentemente, completamente sbagliata.Restiamo comunque volentieri a disposi-zione per chiarimenti ed ulteriori discus-sioni, auspicando, a nostra volta, un tonopiù utile ad un dialogo costruttivo edargomenti più fondati.

Rino Bregani

“Acetilene e rischio diintossicazione da monossido di carbonio”R. Bregani et al.,Speleologia 2000, 42: 72-73.

Nel numero 43 di Speleologia è apparsauna recensione del succitato articolo, anome Arrigo A. Cigna, con critiche estre-me, a cui ci sentiamo di dover risponde-re.La versione in inglese è stata pubblicatasu Cave and Karst Science (1999,26(3):125-126).Alla pubblicazione in inglese aveva fattoseguito una lettera sempre dello stessorecensore con le medesime critiche, aquesta avevamo già risposto dimostrandoche tali osservazioni erano tutte inesatte.Il fatto di trovare la medesima lettera conle medesime critiche ci lascia perplessi;probabilmente l’Autore non ha avuto lapossibilità di leggere la nostra risposta,che ora riproponiamo al pubblico diSpeleologia.Mi rattristano i toni molto critici usati esono dell’idea che un atteggiamento piùconciliante vada comunque a beneficio diuna costruttiva collaborazione per miglio-rare le conoscenze scientifiche, le moda-lità di lavoro ed incentivare sempre nuovistudi in questo ambiente che comune-mente ci appassiona. Ma vengo alle criti-che della recensione in cui si dice che:1) non si sono mai rilevati in grotta proble-mi legati alla presenza di questo gas(monossido di carbonio ndr) eventualmen-te rilasciato da lampade ad acetilene.Risposta: non sono a conoscenza di pre-cedenti studi volti a ricercare la presenzao i segni di tossicità attraverso l’analisi dipossibili sintomi, se Cigna ne è a cono-scenza, gli sarei molto grato di farmenepartecipe. In assenza di tali studi ciò checonta è che: a) è già stato ampiamentedimostrato che la combustione incomple-ta di idrocarburi, come l’acetilene, provo-ca la produzione di monossido di carbo-nio; b) è noto che le lampade ad acetile-ne bruciano in modo incompleto, produ-cendo fra l’altro il tipico nerofumo cheviene facilmente inalato dagli speleologi;c) l’inalazione di CO può risultare asinto-matica in caso di bassi livelli di intossica-zione, o provocare sintomi vari e aspecifi-ci, quali il mal di testa, la mancanza difiato sotto sforzo, nausea, vomito e fiac-chezza. Tutti questi sintomi sono di fre-quente riscontro e in mancanza di altre“provate” cause potrebbero essere attri-buibili a differenti gradi di intossicazioneda CO. Quindi non è vero che in grottanon si rilevino problemi che potrebberoessere dovuti ad un’intossicazione da COpertanto l’intossicazione non può essere

tra una tendenza al “si salvi chi può”, conbalzi felini sulle briciole che si potevanoafferrare. Adesso credo sia arrivato il tempo dichiamare ad un tavolo le componentidella speleologia scientifica: la SSI è cre-sciuta molto e deve far sì che la speleolo-gia scientifica aumenti il suo peso, la suaqualità e soprattutto il suo supporto allestrategie che muovono la speleologia ita-liana nell’interazione con le grotte e conla società.

Giovanni Badino

Replica di Arrigo Cigna

Ho letto la risposta di Giovanni alla mia cattivissima recensione degli Atti di Chiusa Pesio e sono perfettamented’accordo con lui (e come potrebbe essere altrimenti, visto che lui è il mioallievo prediletto del quale mi sono compiaciuto? Ascoltatelo!). La sua dettagliata valutazione mette in evidenza le diverse manchevolezze che io avevo indicato senza troppi distinguo sui responsabili. Mi spiace, ovviamente, che taluni si siano offesi: d’al-tra parte le magagne c’erano, e tutte. Peraver organizzato parecchi congressi, gran-di e meno grandi, so che se viene a man-care un minimo di revisione sulle coseche si pubblicano tutto il risultato nerisente. Certamente la responsabilità pri-maria rimane agli autori: sotto questopunto di vista c’è stata una sorta di invo-luzione dal momento che, in certi casi, iltempo non sembra abbia giovato granchérispetto a quanto avveniva qualchedecennio fa. Infatti i vari Desio,Sommaruga, Dall’Oca, Fusco, Focarile(tanto per nominare i primi che mi ven-gono in mente) si davano un gran da farea spiegare ai giovani speleologi come sidovessero orientare i rilievi, come sidovessero curare le dimensioni dellescritte e dei tratti in modo che risultasse-ro leggibili, come ci si dovesse documen-tare con la bibliografia e, prima di tutto,come fosse assolutamente necessariochiarirsi bene quale fosse lo scopo dellavoro che si intendeva intraprendere.Forse noi, eredi degli illustri Maestri soprariportati, non abbiamo insistito troppo anostra volta in modo da evitare troppemanchevolezze. Poiché sarebbe diabolicoperseverare, impegniamoci tutti a fermarequesto circolo perverso.

Arrigo A. Cigna

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� Vi sia lieve la terra

Ardito DesioForse non tutti sanno che Ardito Desio, il prestigioso e centenario alpinista, esploratore e geologo, ha avuto la sua iniziazione scientifica a quindici anni conla speleologia.Nato a Palmanova nel Friuli il 18 aprile1897 e stimolato dal compagno di liceo efuturo geologo E. Feruglio e dal geografoB. De Gasperi, Desio comincia a "andarper grotte" nel 1912 col prestigioso Cir-colo Speleologico Idrologico Friulano diUdine presieduto da E. Musoni; due annidopo pubblica, nel "Mondo Sotterraneo",la sua prima nota scientifica: "I1 Bus delDiaul", uno scritto breve ma dove già tra-spare tutto lo spirito di avventura e ilrigore scientifico che caratterizzeranno isuoi 85 anni di scienziato: in questa grottaegli si cala solitario con una corda a nodiin un pozzetto, ne ripulisce il fondo, siinfila in un cunicolo raggiungendo una salainterna e rileva con precisione tempera-ture e terreni: è il debutto di un grandegeologo!Poi la Grande Guerra sospende le attivitàdel Circolo: De Gasperi cade al fronte eDesio, non ancora diciottenne, "ardito"non solo di nome, si arruola nei Volonta-ri Ciclisti; poi, ufficiale degli Alpini, verràfatto prigioniero nel novembre 1917.Nel 1920, sempre nel "Mondo Sotterra-neo", pubblica altre due note, una sulla

Grotta del Paciuch (328 Fr), dove tra l'al-tro scopre e descrive ceramiche neoliti-che e l'altra sull'epicarsismo di quota(1500 m), con "karren", pozzi innevati,strette doline e le azioni integrate delgelo/disgelo.Laureatosi nel 1920 in geologia, a Firenzecon C. De Stefani, svolge missioni geolo-giche nel Dodecanneso dove descrive legrotte di Castelrosso. Poi, nel 1924, nomi-nato conservatore al Museo Civico diStoria Naturale di Milano, collabora conC. Airaghi (che studia i mammiferi fossilidelle grotte lombarde) e raccoglie unaschiera promettente di speleologi fra iquali il futuro "Nobel" G. Natta, l'accade-mico del CAI P. Gasparotto ed il futurocollaboratore-geologo C. Chiesa; questonucleo confluisce nella SUCAI (la sezionestudentesca del CAI), poi costituirà dal1926 il nerbo del GGM (Gruppo GrotteMilano CAI). Sono gli anni eroici dellaspeleologia milanese sulle tradizione diL.V. Bertarelli (TCI) e di E. Mariani (fonda-tore nel 1897 della Commissione Speleo-logica-CAI Milano) e presidente del GGMdove, dal 1928 al '37, gli succede Desio(con direttore Chiesa nel 1930/35) e dicui faranno parte anche i futuri paletno-logi C. Maviglia, E. Cornaggia e V. Fusco evalidi speleologi: nasce il Catasto Grottedi Lombardia e si lanciano ardite esplora-zioni in abissi e fiumi sotterranei del Vare-sotto, del Comasco e delle Grigne, fino a

-360 m nella Grotta Guglielmo 2221 Lo,allora la seconda voragine italiana.Dal 1928 al 1955, 1'Ist. di Geologia diMilano, diretto da Desio, è il centro ope-rativo e il depositario delle raccolte e delparco attrezzi del GGM, dotato dellenuove scalette metalliche e che svolgeattività integrata coi Gruppi lombardi diDesio, Como, Bergamo/S. Pellegrino, Bre-scia, Cremona e il nautico "Kayak". Desioassegnerà anche diverse tesi di laureasulle "grotte e voragini di Lombardia”,dello stesso Chiesa (1933), di N. Carcupi-no (1947) e di altri.Nel 1935, sovraintendendo all'esplorazio-ne mineraria della Libia e con la collabo-razione di Chiesa, Desio costituisce a Tri-poli il Gruppo Speleologico Saharianoche svolgerà ricerche nel Gebel cirenaico(grotta del Lete e altre) e nei "ripari" delFezan, Tibesti, Auenat e Tassili sacrari diarte rupestre (missioni di G. Scortecci eP .Graziosi).Ricordo che, durante la mia direzione delGGM (1938/42 e 45/55), Ardito Desio,"presidente onorario" del GGM dal 1946(con G. Nangeroni presidente) fu semprelargo di consigli e incoraggiamenti, parti-colarmente preziosi per la rinascita dellaspeleologia italiana che aveva perso conla guerra uomini valenti, il carso istriano el’Istituto di Speleologia di Postumia. Furo-no gli anni della riorganizzazione, segnatida intensa attività e proselitismo, numero-

Vi sia lieve la terra

Sulla corriera che da Santiago del Cile porta a Calama, nelNord, attraversando gli infuocatideserti costieri lungo la Paname-ricana, con un viaggio di 25 ore,solitamente si incontrano Indios e Meticci, vestiti di lana, con grandi fagotti al seguito. Fre-quenti sono anche i globetrotterseuropei o nordamericani, che sidistinguono per i loro sgargiantivestiti etichettati, lo zainetto conla macchina fotografica e losguardo affascinato rivolto allepietre del deserto che i localinon degnano minimamente.Hanno zaini grandi, costosissimi,eppure viaggiano in modo economico, per poter prolungare

il più possibile la vacanza.Il 28 ottobre del 2000 un viaggia-tore, che pur sembrava apparte-nere a quest’ultima categoria, sidistingueva tuttavia per diversidettagli. Lo zaino, in realtà, era unenorme saccone da 130 litri condue bretelle, di quasi 30 chili.L’abbigliamento misto, un po’locale e un po’ sintetico. La figura scarna, la corta barbaincolta, il naso da conquistatore,l’andatura zoppicante, favevanopensare all’Ebreo Errante, ma il bagaglio era eccessivo. E’ così che mi rivedo AlbertoLazzarini, Lazzaro, a vagabondareper i più remoti paesi della Terra,come ha tanto fatto, schiacciato

da un fardello tanto più grande di lui, eppure con una leggerezzanello sforzo e nello spirito stupe-facente. La sua professionalità nel vivere negli ambienti più ostili,in montagna come in grotta, al caldo come al freddo, era assoluta. Aveva sempre tuttoquello che poteva servire eanche di più. Nei posti più remotie difficili da raggiungere estraeva,a mo’ di Eta Beta, una bottiglia dirosso, oppure una birra fresca,salame, grana, tabacco da sigaret-te e Pall Mall già confezionate,una bottiglietta di grappa. Pesaportare sempre tanta roba maLazzaro era fortissimo. Ho l’im-pressione che dopo l’incidente

che gli aveva leso la gamba, por-tasse zaini ancora più pesanti,quasi a irridere il Fato che nulla poteva contro di lui.Io discendo da generazioni di ostiche si perdono nel tempo epeso quasi 90 chili, Lazzaro nepesava una sessantina. Negli ulti-mi tempi, o meglio anni, era ilmio compagno di bevute. Sololui, quando stavo per andar via,riusciva a dirmi: ”Beh, fazemoseun ultimo bicer”. Non “l’ultimo”ma “un ultimo”, sapendo, peresperienza, che ne sarebberoseguiti degli altri. Poi io ero in“coma” per tre giorni mentre luipartiva, magari la mattina stessa,dopo poche ore, per il Canin, per

Alberto Lazzarini (Lazzaro)

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Eraldo Marighetti

Un giorno qualunque è morto un uomo che, per chi lo conosceva, non pote-va morire, non poteva morire perché era troppo occupato a progettaresempre nuove avventure sopra e sotto le sue montagne. Tutto questo nono-

stante la sua non più giovane età.Eraldo era nato infatti il 19 novembre 1922 aSelva di Grigno. Nel 1956 Eraldo Marighetti,Dario Marighetti, Giulio Marighetti, Ettore Ago-stini, Ottavio Amaniotto, Domenico Minati,Renzo Ballarin e Guido Dalmolin fondano ilGruppo Grotte Selva che diventa un gruppotecnico all’interno della Sezione Sat di BorgoValsugana.La loro attività speleologica però era iniziata alcunianni prima ed esattamente nel 1952 con la sco-perta della Grotta della Bigonda e proseguì subitodopo con la scoperta della Grotta del Calgeron,immediatamente esplorata per un lunghissimotratto da Eraldo stesso e Ottavio Amaniotto inmodo temerario, muniti solo di semplici candele.Da allora la figura di Eraldo è rimasta un tutt’unocon il Gruppo Grotte Selva e sono vari i “ragazzi”,

come lui chiamava chiunque avesse qualche anno di meno, che cominciarono afar speleologia seguendo i suoi consigli o seguendolo nelle varie uscite che facevafrequentemente. Parecchie serate attorno al fuoco, nei vari campi estivi o inver-nali che il GGS ha fatto, vengono ricordate oltre che per l’attività speleo, per lepiacevoli ore trascorse ascoltando affascinanti avventure di questo “vecchio” spe-leologo montanaro. Anche da un punto di vista della conoscenza erano tanti i“professori” che rimanevano stupiti dal gran sapere di quest’uomo che spaziavadalla fisica alla matematica, alla storia, alla letteratura; per lui il sapere era una sfidae la affrontava con coraggio e umiltà, raggiungendo risultati sbalorditivi in ognicampo, fra i quali la topografia e il rilievo della cavità.Purtroppo però sabato 19 settembre 2001 se ne è andato anche lui, ma noisiamo certi che lo ritroveremo vicino a noi quando saremo all’interno dellegrotte o sulle montagne che tante volte abbiamo percorso assieme.Speleosaluti da tutti noi, Eraldo.

Gli amici del Gruppo Grotte Selva.

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Vi sia lieve la terra �

tirarsi una punta di venti o piùore nei massacranti abissi di quelmonte.Mi sono spesso domandato qualifossero le cause della sua forza,del suo inscalfibile ottimismo,della sua sempiterna allegria. Sen-tirlo al telefono o incontrarlo illu-minava improvvisamente la gior-nata. I suoi “Dio Stela”, “Op lop”,come un cinguettio dopo uninverno freddo, buio e silente,facevano subito pensare che, infondo, la vita è proprio bella.Forse egli appariva così, semplice-mente perché era così. In unmondo di notissimi alpinisti menche mediocri, di famosi speleologiche non hanno mai saputo anda-

re in grotta, di scienziati ignoranti,di istruttori di speleologia dal fisico a pera, di grandi amiconiche, appena possono, ti sputtana-no alle spalle, insomma di perso-ne fasulle, impegnate e preoccu-pate di mantenere la propriaimmagine, era uno dei rari uomini veri. Era sempre se stes-so, assolutamente privo di com-promessi, nel lavoro come nellavita privata. Privo di stress.Anche l’Amore l’ha vissuto comeuna cosa bellissima che non può,in quanto tale, recare pene, qualila gelosia, la possessività o l’affan-no. E’ un regalo, il più grandepossibile, quello dei propri senti-menti. Tra una cena, gratis, con

Berlusconi e una da offrire a un“Vu’ cumprà” , avrebbe senz’altro scelto di condividere il cibo e iltempo con quest’ultimo. Non percarità ma perché detestava sinceramente le barriere, le castee il razzismo in genere. Conside-rava tutti fratelli ma i suoi pensie-ri più gentili andavano soprattut-to agli emarginati, agli esclusi.Non sopportava gli ambientichiusi, i gruppetti esclusivi, il con-cetto di “élite”. Niente e nessunopoteva offenderlo: è roba da“palloni gonfiati”. Solo una voltal’ho visto, in realtà più stupito chearrabbiato, quando un tizio l’ave-va apostrofato con un “fighetto”.Era quanto sentiva di più distante

possibile dal suo essere.Non credo nel soprannaturalema, se fosse vero che esistono gli “illuminati”, nel senso buddista,o i “graziati”, in quello cattolico, Lazzaro deve esser stato uno di questi eletti. Tutti quelli che l’hanno conosciu-to hanno avuto la grande fortunadi beneficiare delle sue qualità edi essere stati testimoni delle suegrandissime imprese, tanto nellegrotte e sulle montagne di tuttoil mondo, quanto nella vita di tuttii giorni. Le prime entreranno ben presto, a pieno titolo, nella leggenda di questo piccolomondo, a noi tanto caro.

Elio Padovan

si convegni anche internazionali, il sostegnoal ricostituito Istituto di Speleologia (aCastellana, poi a Bologna), la fondazione aMilano della prima scuola in Italia di spe-leologia, del Centro Speleologico del TCI,della Società Speleologica Italiana (SSI),della rivista "Rassegna speleologica italiana"e la promozione di nuovi gruppi speleolo-gici in Lombardia, Abruzzo, Campania, Sar-degna, Sicilia: tutte attività di cui Milano futra le principali animatrici.Ricordo piacevolmente, in quegli anni, leescursioni sotterranee svolte col mio "mae-stro", nell'Antro delle Gallerie (2001 Lo),misterioso chilometrico labirinto archeologi-co e nel traforo idrogeologico di Domusno-vas (81 Sa). Ma vorrei soprattutto ricordarecome Ardito Desio abbia sempre considera-ta la speleologia come un'ottima attività for-mativa dei giovani: molti speleologi milanesi,fra cui lo stesso figlio di Desio, come già illoro maestro, scoprirono il fascino dellaricerca scientifica e divennero geologi, palet-nologi, fisici o naturalisti dilettanti, insostitui-bili fiancheggiatori della scienza, ma soprat-tutto si allenarono alla disciplina, al sacrificioe alla solidarietà di gruppo. Le radici dellafertile attività odierna del GGM (dal 1960della SEM/CAI), che celebra anch'esso que-st'anno il suo "secolo", affondano in quell’erapioneristica dal 1923 agli anni '50, quelladelle "scale di corda", alla quale Ardito Desioinfuse impulso ed entusiasmo determinanti.

Claudio Sommaruga

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� Informazioni ai soci

I tagliandi assicurativi devonoessere preacquistati alla SSI; pote-te trovare i moduli all’indirizzointernet riportato in fondo alla pagi-na e dopo averlo compilato spedi-telo amezzo FAX all’indirizzo spe-cificato nel modulo stesso.

Sul nostro sito internet trovate tuttele informazioni sull’uso dei taglian-di giornalieri, disponibili nel regola-mento allegato al contratto assicu-rativo.I moduli che potete scaricare sonoi seguenti:• Modulo per la denuncia di inci-

dente (formato word e pdf)• Modulo di adesione Axa Assicu-

razioni (formato word e pdf)• Modulo per la richiesta moduli

giornalieri (formato word e pdf)• Modulo per l’attivazione assicu-

razioni giornaliere (formato worde pdf)

Allo stesso indirizzo internet potre-te trovare ulteriori informazionisulle modalità assicurative, i mas-simali di copertura, copia del con-tratto completo e le indicazioni sucosa fare in caso di incidente.

L’assicurazione giornaliera fa parte dell’accordo SSI - AXA. Le garanziesono quelle previste dal contratto sottoscritto con la compagnia assicu-ratrice “AXA Italia”. I massimali sono quelli relativi all’opzione base, conesclusione della RCT.L’assicurazione è accessibile a tutti i cittadini europei residenti nell’U-nione Europea ed agli stranieri che lavorano e risiedono nell’UnioneEuropea.I moduli possono essere utilizzati per attività speleologiche (compresele visite guidate). Questa assicurazione non è valida in ambito profes-sionale (guide professioniste, grotte turistiche, lavori in sospensione,ecc.). In pratica tutto ciò che è retribuito al singolo socio. Il gruppo spe-leologico può ricevere un compenso per una visita guidata purché,essendo una associazione senza scopo di lucro, utilizzi gli introiti per ilbene di tutti i soci. Ci sono tre tipi di tagliandi:

ASSICURAZIONE GIORNALIERA

Sul retro del bollettino dovete indi-care: la causale “assicurazioneannuale AXA”, data e luogo dinascita, professione. Inviate aCristina Donati il modulo di adesio-ne e la ricevuta del bollettino (Cri-stina Donati, via Don S. Aricin°27/b, 25040 Monticelli Brusati –BS).

L’assicurazione è nominativa (ogni singolo speleologo) ed è valida soloper i Soci della SSI, in regola con il pagamento delle quote sociali.Questa assicurazione è attiva per la durata di un anno solare (dal 1 gen-naio al 31 dicembre).Per l’attivazione è sufficiente compilare il modulo di adesione ed unbollettino postale, intestato a:

Società Speleologica Italiana onlusVia Zamboni, 67 - 40127 Bologna.c/c postale n. 58504002

ASSICURAZIONE ANNUALE

Dal 1° gennaio 2002 si è rinnovato completamente il contratto assicurativo della SSI:

con il nuovo contratto tra AXA Italia e SSI sono state apportate significative

modifiche, migliorative rispetto alla polizza precedente. Si è raggiunto un

potenziamento dei massimali di copertura, una semplificazione della modulistica,

una drastica riduzione nella gestione burocratica e, non da ultimo, un contenimento dei costi relativi.

� Esclusivamente per i corsiomologati della CNSS-SSI. Assi-cura solamente istruttori di tecnica che devono essere socidella SSI ed in regola con la quota sociale.

� Per la normale attività di accompagnamento di personein grotta, comprese le scolareschema con l’esclusione dei corsi omologati.

� Esclusivamente per i corsiomologati della CNSS-SSI. Assi-cura allievi ed aiuto-istruttori.

L’ASSICURAZIONE SSI

http://www.ssi.speleo.it/Assicurazioni/assicurazioni.shtml

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Pubblicazioni SSI �

GROTTE DʼITALIAIstituto Italiano diSpeleologia.Rivista annuale,

pubblica lavori originali brevi in qual-siasi campo della ricerca scientifica in ambito carsico-speleologico. Redazione: c/o Sandro Galdenzi, Viale Verdi 10 - 60035 Jesi, tel.0731203814; e-mail: [email protected].

Collana QuaderniDidattici della S.S.I.1) Geomorfologia espeleogenesi carsica2) Tecnica speleologi-ca 3) Il rilievo dellegrotte 4) Speleologiain cavità artificiali 5) Lʼimpatto dellʼuomosullʼambiente di grotta

6) Geologia per speleologi 7) I depositi chimici delle grotte 8) Il clima delle grotte

SPELEOLOGIA. Semestraledella Società SpeleologicaItaliana. Redazione: c/o CentroItaliano di DocumentazioneSpeleologica "F.Anelli", viaZamboni 67 - 40127 Bologna.Tel. e fax 051250049, e-mail:[email protected] SSI-News. Notiziario della Società SpeleologicaItaliana, supplemento aSpeleologia aperiodico. Redazione: c/o Maria AlejandraCanedo Lozano, tel.

0784203710, tel./fax 0432600710, e-mail: [email protected]

MEMORIE DELLʼISTITUTOITALIANO DI SPELEOLOGIARivista aperiodica,ospita monografie multidisciplinari su areecarsiche o ricerche di ampio

respiro in ambito carsico-speleologico.Contatto: c/o Prof. Paolo Forti,Università di Bologna, Dip. di ScienzeGeologico Ambientali, via Zamboni 67- 40127; Tel. 0512094547; e-mail:[email protected]

SPELEOLOGIA IBLEACentro Ibleo di Ricerche Speleo-

Idrogeologiche Ragusa, Via Carducci,165 - Ragusa; tel. 0932669062, fax

0932621699; [email protected]

SARDEGNA SPELEOLOGICAFederazione Speleologica Sarda - corsoVittorio Emanuele 129 - 09124 Cagliari;

tel. e fax 070655830; e-mail: [email protected]

BULLETIN BIBLIOGRAPHIQUESPLEOLOGIQUEUnion Internationale de Speleologie. Redazione per lʼItalia: CentroItaliano di DocumentazioneSpeleologica "F.Anelli", viaZamboni 67 - 40127 Bologna.

Tel. e fax 051250049, e-mail: [email protected]

OPERA IPOGEAMemorie dellaCommissione Cavità Artificiali della SSI. Redazione c/o Carla Galeazzi - Villa Marignoli, viaPo 2 - 00198 Roma;tel. 068845318 (uff.),

tel. 0676901095 (ab.), fax 068411639; e-mail: [email protected]

Collana narrativa S.S.I.

PROGRESSIONE e ATTI E MEMORIEDELLA COMMISSIONE GROTTE E.BOEGAN. Commissione Grotte "E.Boegan" SAG-CAI via Donota 2 - 34121Trieste; tel. 040630464; e-mail: [email protected]

SOTTOTERRA G.S.B. - U.S.B., Casserodi Porta Lame, Piazza VII novembre1944, 7 - 40122 Bologna; tel. e fax.051521133

Pubblicazioni inviate gratuitamente ai Gruppi speleologicici soci SSI (su richiesta)

PUBBLICAZIONI DELLA SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANA

INTERNATIONAL JOURNALOF SPELEOLOGYOrgano ufficiale dell̓UnionInternationale de Spéléo -logie. Si pubblica dal 1964;dal 1978 proprietà della SSI.Attualmente è diviso in dueserie: A) Bio speleologia, B)Speleo logia fisica. I lavori

presentati per la pubblicazione sono sottoposti a"referee". Parte biologica: Valerio Sbordoni, Ist. diZoologia - v.le Università 32 - 00100 Roma. Partefisica: Ezio Burri - Dip. Sc. Amb. Univ. de L̓Aquila -v. Vetoio loc. Coppito - 67100 L̓Aquila (AQ); e-mail: [email protected]

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ISSN 0394-9761