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EDIZIONE STRAORDINARIA 16 D i c e m b r e 2012

Edizione Straordinaria Bollettino La Comunità

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Edizione Straordinaria del bollettino parrocchiale della Parrocchia Sacro Cuore di Mestre in occasione del 60° anniversario.

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EDIZIONE STRAORDINARIA

16 D i c e m b r e 2012

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Nella ricorrenza del 60° anniversario della parrocchia

Preghiera di affidamento della Parrocchia a Maria

(da una preghiera di GIOVANNI PAOLO II)

Vergine Gloriosa e Benedetta, gran Madre di Dio, Maria Santissima, rivolgi il tuo sguardo su questa Comunità, che incoraggiata dalle parole del Figlio Tuo Gesù sulla Croce: “Ecco la Madre tua” (Gv 19, 27), desidera affidarsi alla tua celeste protezione. Ora, o Madre della Chiesa e Madre nostra, questa Comunità nel consacrarsi a Te, Ti offre: l’innocenza dei bambini, la generosità e l’entusiasmo dei giovani, la sofferenza dei malati, la solitudine degli anziani, la fatica dei lavoratori, le angustie dei disoccupati, gli affetti coltivati nelle famiglie. Vergine Santissima, ci affidiamo a Te, T’invochiamo perché ottenga a questa tua Chiesa di Venezia e a questa Comunità del Sacro Cuore, di testimoniare in ogni sua scelta il Vangelo, per l’edificazione del Regno di Gesù Cristo, che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

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SALUTO AL PATRIARCA Riportiamo il saluto del Parroco rivolto al Patriarca presente per la celebrazione del 60°. “E’con gioia che le diamo il benvenuto tra noi, Carissimo Patriarca Francesco, in questa comunità parrocchiale che si stringe attorno a Lei per celebrare il 60° della nostra parrocchia. La ringraziamo per aver accolto l’invito a presiedere questa liturgia eucaristica per dire grazie assieme a noi, al Signore. La sua presenza è per noi un dono prezioso che ci invita a vivere in comunione con il vicaria-to e tutta la chiesa di Venezia.”

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Carissimi parrocchiani, sessant’anni fa, il 18 dicembre 1952, con decreto patriarcale è nata la parrocchia del Sacro Cuore in Mestre Via Aleardi, affidata ai Frati Minori Conventuali. Si sa che i frati e questa comunità parroc-chiale sono” un cuor solo e un’anima sola”. La buona intesa ha avuto il suo crescere e il suo sviluppo di vita religiosa fin dai primi anni, costi-tuendo così un originale modello di incontro tra la vita religiosa e la comunità diocesana. Uno “stile” di vita per cercare di vivere il Regno di Dio. La Parrocchia è la “famiglia di famiglie”, è come la “fontana del villaggio”, affermava Giovanni XXIII, dove tutti vanno ad attingere l’acqua. Spesso ci troviamo a parlare della parrocchia, del suo ruolo, delle sue prospettive, dei suoi problemi e facciamo riferimento a quel modello dove ognuno di noi è nato, vissuto e si è formato umanamen-te e cristianamente. Siamo ben coscienti a quale patrimonio apparte-niamo, anche se la nostra società oggi tenta di emarginarla o superar-la con altre forme. Le ricche e molteplici testimonianze, (possiamo coglierne alcune nel libro del 50° anniversario), ci aiutano a comprendere un po’ la no-stra storia. Sessant’anni, un giubileo giovane, ma sufficiente per raccogliere voci e ricordi di tanti protagonisti che qui hanno trovato uno spazio,

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una casa, una vita. Coscienti di essere chiamati insieme a camminare nelle vicende umane della comunità, oggi siamo gioiosi nel celebrare questo giubileo. La “comunità parrocchiale del Sacro Cuore” è, per noi tutti, “la famiglia”, il luogo della nostra crescita spirituale: qui abbiamo at-tinto la ricchezza di tanti valori cristiani, per molti, le prime esperien-ze di chiesa; qui abbiamo stretto rapporti di amicizia, abbiamo saluta-to tante persone care che ci hanno lasciato; qui abbiamo vissuto tanti momenti di incontri spirituali specie alla domenica attorno alla men-sa del Signore, intorno al Corpo e Sangue di Gesù a cui insieme ai sa-cerdoti vogliamo attingere per rinnovarci come comunità, per matu-rare nella fede, riscoprendo la centralità della parrocchia “famiglia di famiglie”. Anche il complesso religioso inserito con il suo stile nell’ambi-to cittadino, superate le prime difficoltà, trova oggi il suo spazio e la sua bellezza ammirata da molti: è la “Casa tra le nostre case”. Lo stes-so patronato, luogo d’incontro per ragazzi e giovani, si inserisce nella parrocchia come luogo indispensabile non solo per un tempo ricreati-vo ma soprattutto per la formazione culturale, sociale e cristiana del-le nuove generazioni. L’orizzonte pastorale, aperto a 360°, è prova di una cordiale apertura dimostrata dalle aggregazioni ecclesiali che, negli ambienti della parrocchia, trovano sincera disponibilità di aiuto come una co-munità orientata a proclamare l’unità dei figli di Dio nella molteplicità dei carismi e nella varietà di percorsi apostolici: una porzione di Chie-sa missionaria , tutta protesa a proclamare il Vangelo in un mondo che cambia. Sessant’anni di vita, un cammino accompagnato sempre dalla presenza del Signore che ringraziamo di cuore per i tanti doni che ci ha fatto. A Lui affidiamo per le mani di Maria tutta la nostra comunità parrocchiale. Un cordiale e sincero augurio per questa ricorrenza e buon cam-mino “in Cristo” a tutti! Il Parroco P. Gelindo Miolo

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UNA NOTA STORICA La Parrocchia del Sacro Cuore prende vita in una zona non molto abitata, in periferia di Mestre. Con spazi liberi da case ma con vari progetti di completare l’urbanizzazione, dove già si estendeva la parrocchia di S. Lorenzo. Il Patriarca card. Agostini, prevedendo uno sviluppo demografico, la istituì nella sua forma giuridica il 18 di-cembre 1952. La giovane parrocchia del Sacro Cuore, con 3500 abi-tanti, venne subito affidata ai Frati Minori Conventuali della Provin-cia Padovana di sant'Antonio. I primi passi, come sempre, erano len-ti e difficili ma piano piano i fedeli cominciarono ad affezionarsi e a sentire come propria la nuova parrocchia e a frequentarla. I frati provvidero subito alla costruzione di un salone come chiesa provvi-soria, già piccola in partenza, tanto da moltiplicare le Messe per dare la possibilità a tutti di parteciparvi. Altra priorità era quella dell'assi-stenza ai bambini e ai giovani, nacque così la scuola materna (l’asilo) inaugurata nel 1955 dal Cardinal Roncalli Patriarca di Venezia dive-nuto poi Papa Giovanni XXIII, e uno spazio per i giovani, il Patronato inaugurato nel 1959-60. Negli anni ‘70 la parrocchia del sacro Cuore, che ormai contava circa 12.000 persone, fece sentire l'urgenza di una nuova chiesa. Tra il 1967 ed il 1970 venne quindi edificata la grande costruzione che ha unificato in un unico blocco la chiesa, il convento e le opere parrocchiali. La chiesa, completamente in cemento armato, carat-terizza in modo marcato questa zona di Mestre. Il 15 agosto 1971 il Patriarca Card. Albino Lucani la benedisse e il 23 novembre del 2003 il Patriarca Card. Angelo Scola la consacrò. La sua capienza raccoglie senza difficoltà ogni domenica i fedeli per la partecipazione dell’eucaristia, e in molti altri momenti la chie-sa è disponibile per incontri diocesani e vicariali. Oggi nel territorio della parrocchia si può notare un lieve aumento dei cittadini: sono 7.700 circa, quelli che abitualmente definiamo “parrocchiani”. Ricordiamo che dai 12.000 abitanti del 1967 siamo passati nel 2003 a poco più di 7.100. Il numero attuale comunque va opportunamente ridimensionato poiché le stime del Comune identi-ficano nell'area parrocchiale circa 1.800 stranieri, per la maggior parte cingalesi e cinesi.

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Il Sacro Cuore è una comunità viva, con profondo spirito di collabo-razione tra i Frati e fedeli laici. Sembra che il Carisma francescano ge-neri disponibilità e attenzione verso i laici presenti nella nostra comu-nità, valorizzandone i carismi e l'atteggiamento di accoglienza e di dia-logo. Una Comunità aperta che interagisce con le parrocchie limitrofe e sen-te l'appartenenza al Vicariato e alla Diocesi, a cui fa riferimento nella programmazione; è presente negli organismi interparrocchiali e nelle iniziative che vengono proposte. (MG.)

FRANCESCANI IN PARROCCHIA:

“Con voi e per voi”

La cura pastorale della parrocchia del Sacro Cuore di Gesù, è da sempre affidata ai Frati minori Conven-tuali della provincia di S. Antonio di Padova. Attualmente la comunità è formata da quattro frati (il minimo storico di tutti questi anni), il Parroco, P. Gelin-do, che ha anche il compito di responsabile della comu-nità, insieme agli altri frati P. Sergio, P. Luigi e P. Mar-co, condivide e svolge il servizio in questa parrocchia. Come religiosi apparteniamo ad una storia e ad una tradizione secolare molto ricca qual è quella francescana, il cui carisma è “vivere il vangelo in

fraternità”. Non è dunque un vivere insieme perché ci siamo scelti e nemmeno siamo una equipe di lavoro, ma come dice S. Francesco, il nostro fondatore, “il Signo-re mi donò dei fratelli...” la ragione profonda del nostro vivere insie-me è rispondere dunque, alla voca-zione religiosa che abbiamo ricevuto. Viviamo insieme perché insieme in-tendiamo cercare il Regno di Dio. In-sieme ci mettiamo al servizio di que-sta chiesa di Venezia e in particolare di questa Comunità Parrocchiale.

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AVVENIMENTI SIGNIFICATIVI DEL DECENNIO 2002-2012

Ci è sembrato bello celebrare il sessantennio della nostra Parrocchia con una edizione stra-ordinaria del Bollettino “La comunità” in cui “rivedere” insieme, attraverso il racconto e la testimonianza, alcuni momenti particolarmen-te significativi della nostra vita comunitaria nel decennio 2002 – 2012, per far memoria e dar lode a Dio per i doni ricevuti e la presenza del suo Spirito.. Abbiamo raccolto la narrazione in 5 sezioni:

IL CARISMA FRANCESCANO

nella vocazione sacerdotale dei nostri frati nella considerazione del presepe nell'icona del Crocifisso di S. Damiano nella proposta missionaria

L'AMORE GRATUITO PER I FRATELLI espresso nella Casa “G. Taliercio”( Associazione S. Antonio) nell'iniziativa “aiuto fraterno” nel sostegno alle famiglie

IL PATRONATO LUOGO DI INCONTRO E DI INTERCULTURA con alcune proposte nuove o rinnovate: il Doposcuola l'apertura nei pomeriggi domenicali il Gr.Est “Sacro Cuore in Festa”

LA PROPOSTA PASTORALE Le attenzioni e i programmi pastorali La Visita Pastorale L'ascolto della Parola di Dio nei GdA Alcune esperienze di catechesi “straordinaria” I nostri “Fratelli Maggiori”: anziani e ammalati La visita alle famiglie

QUALE RAPPORTO TRA CULTURA E FEDE A VENT'ANNI DAL SINO-DO PARROCCHIALE.

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IL CARISMA FRANCESCANO NELLA VOCAZIONE SACERDOTALE DEI NOSTRI FRATI Nel corso di questo decennio, abbiamo celebrato proprio nella no-stra Chiesa l'ordinazione presbiterale di fra Marco Pellegrini (giu-

gno 2006), festeggiato il 25° anniversario di sa-cerdozio di p. Franco Odorizzi, ex parroco e 24 anni trascorsi nella nostra parrocchia (marzo 2009), il 50° anniversario di sacerdozio di p. Ser-gio Zanchin, con noi dal 1997 (ottobre 2009), il 30° anniversario di sacerdozio del nostro parro-co p. Gelindo Miolo (marzo 2011).

E perchè non ricordare p. Francesco Ruffato che per tanti anni è stato con noi ed è presente anche nella elaborazione, assieme a p. Andrea Vaona, del libro “Cinquant'anni di vita cristiana” la storia della nostra Parrocchia, presentato nel dicembre del 2003? Per non parlare di p. Luigi Cerea giunto fra noi da poco (ottobre 2009) e degli altri frati con cui abbiamo camminato per alcuni an-ni: p. Mario Faldani, p. Vanni Pistore, fra Carlos Galeano, fra Gio-vanni Wang per citarne solo alcuni, senza dimenticare p. Alessan-dro Ratti che proviene proprio dai nostri giovani di Azione Cattoli-ca. TESTIMONIANZA DI PADRE SERGIO “Cinquant’anni, a pensarci bene, sembrerebbero un’eternità, e invece sono passati così veloci che mi sembra ieri il giorno dell’ordinazione sacerdotale. Questa ricorrenza del 50° è un’occasione preziosa per tirare qualche somma del mio vissuto da religioso e sacerdote. Ho passato questi 50 anni in tre situazioni che hanno come modellato il mio animo: i primi 13 anni li ho passati nei seminari dei giovani in cammino verso la vita religiosa e sacerdotale. I successivi 22 li ho pas-sati nella parrocchia dei Frari a Venezia, altri 3 a Noventa Padovana e infine gli ultimi 12 + 3 in questa parrocchia del sacro Cuore di Mestre. Pertanto la mia attività di sacerdote è stata rivolta per lunghi anni ai ragazzi e giovani (seminaristi, scuola, catechesi della iniziazione cri-stiana e scout ecc.), poi, specialmente al Sacro Cuore, verso persone

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prevalentemente adulte, anziani e malati. Quale valutazione faccio della mia vita? La prima cosa che mi si presenta come esperienza, è che il Signore un po’ alla volta mi ha fatto comprendere che la mia vita non poteva esse-re solo per me, ma che invece si realizzava donandomi al sevizio degli altri e della Chiesa. Proprio donandomi venivo profondamente arricchito con la progres-siva capacità di assimilare la testimonianza fiduciosa e semplice delle persone che incontravo. Neppure se avessi formato una famiglia numerosa credo che avrei ri-cevuto un bene così grande e prezioso. Dunque ho ricevuto “tanto”, ma mi domando se anche sono riuscito a dare “tanto”! Non sono certo in grado di valutare in profondità questo frutto della mia vita. So solo che ovunque la gente mi ha voluto sempre tanto bene e ha saputo apprezzare il mio apporto anche se molto limitato. Così limita-to che se dovessi ritornare indietro, tante situazioni vissute con la mentalità di allora, non le vivrei più allo stesso modo. Quello che mi stupisce è che normalmente le persone hanno dimostrato capacità di comprensione oltre i miei limiti e i miei meriti e ne sono riconoscenti. Non sono mancate le prove nella mia vita, come non mancano in ogni vita! Il Signore mi ha sempre sostenuto! Ora che sono anziano mi rendo conto sempre di più che il mio sacer-dozio è un dono straordinario di Dio. Mi sento di amare di più la Chie-sa, anche se fatta di elementi fragili e limitati come il mio caso. Non è l’uomo che agisce in nome di Dio, ma è Dio che agisce per mezzo del-l’uomo! Il dare le forze che ancora mi restano al servizio di Dio, ora mi sembra un dovere di “giustizia”, oltre che di riconoscenza. Non posso, infine, non ringraziare il Signore per la storia della mia vita all’interno di una comunità religiosa. Riconosco di essere stato posto in mezzo a tanti fratelli con i quali ho condiviso fatiche e speranze, gioie e dolori. La loro sollecitudine mi ha salvato più volte da scoraggiamenti e soprattutto mi ha stimolato ad essere più fiducioso. Anche ora trovo comprensione e collaborazione, al punto da provare gioia sincera nello scambio di servizi fraterni. Tutto questo mi dà tan-ta serenità anche nella mia non più giovane età di ottantenne.

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P. FRANCO ODORIZZI DA COPIAPO’ CI RAGGIUNGE CON QUESTA LETTERA

CONVENTO SAN FRANCISCO Calle Juan Godoy, 65

Copiapò – Cile

Ringrazio la comunità cristiana del Sacro Cuore di Gesù per a-vermi dato la possibilità di riflettere, in occasione del 60° della Parroc-chia, sulla chiamata al presbiterato. E’ in questa comunità cristiana che ho concluso il mio cammino di discernimento e preparazione al sacramento del sacerdozio; ed è sempre in questa comunità che per anni ho avuto la possibilità di vive-re il dono che mi è stato fatto, apprendendo con l’aiuto di Dio e dei fratelli a conoscere sempre più e sempre meglio questo ministero. Ho vissuto l’ordinazione sacerdotale e i primi anni di presbitera-to soprattutto in Patronato tra gli adolescenti e i giovani: sono stati anni segnati dal desiderio di poter essere di aiuto per quanti avevano in cuore la disponibilità ad un incontro con Dio; la speranza che mi animava era di sostenerli nel loro cammino di maturazione nella fede.

Uno dei ricordi più belli del giorno dell’ordinazione sono la numerosa presenza e l’allegria dei giovani nel preparare e nell’anima-re la liturgia.

Con il passare degli anni, il Signore mi ha aiutato a comprende-re e conoscere sempre più cosa significhi essere presbitero: diventare strumento nelle mani di Dio per aiutare i fratelli ad essere Chiesa ( famiglia di Dio ).

In occasione del 25° di sacerdozio, celebrato in parrocchia, guardando a questi anni di ministero, ho avuto la possibilità di rivede-re quanto il Signore mi ha concesso di vivere e sperimentare.

Lo ringrazio di cuore, in maniera particolare per il cammino vissuto e condiviso con voi nella preghiera e nel servizio. Infatti la pos-sibilità, con l’aiuto di Dio, di essere con voi costruttore di comunità, sostenuto dalla forza della grazia nell’ascolto della Parola, nella cele-brazione dei sacramenti, nell’accoglienza e condivisione sono il dono e il ricordo più bello dei miei anni di presbiterato.

Grazie ancora e che il Signore continui a benedirci con la Sua presenza.

fra Franco

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30 ANNI DI SACERDOZIO: P. GELINDO RICORDA

LA SUA ORDINAZIONE SACERDOTALE Ogni persona nella vita vive momenti particolarmente signifi-

cativi e belli, accanto a momenti difficili e tristi. L’ordinazione sacer-dotale, per un giovane in cammino verso il sacerdozio, è un momento molto bello, di gioia indimenticabile.

Anch’io ho vissuto questo momento. Il 14 marzo 1981, quasi 32 anni fa, sono stato ordinato sacer-

dote, a Venezia nella Basilica dei Frari sotto lo sguardo di Maria As-sunta in Cielo (il dipinto del Tiziano), per imposizione delle mani del Vescovo Mons. Oscar Serfilippi, pure lui francescano, vescovo di Jesi. Dopo tutti questi anni, posso dire che la gioia non è venuta meno: sono contento di essere religioso e sacerdote per servire il Signore.

La mia vocazione non è nata all’improvviso, ha le sue radici nella mia famiglia, nelle preghiere della mamma e del papà, nella co-munità parrocchiale del paese natio e nell’aiuto delle guide spirituali che mi hanno accompagnato nella crescita.

Fin da piccolo sentivo questo desiderio: inizialmente non era una scelta chiara, era un semplice desiderio che doveva poi maturare, pur passando attraverso difficoltà. Più tardi, trascorsa l’adolescenza, ho compreso ciò che il Signore mi domandava. E sentivo vere le paro-le di Gesù: “Chi lascia il padre e la madre per me, chi lascia campi …. per amor mio, avrà cento volte tanto”. Accolto l’invito del Signore comple-tai la preparazione ed entrato nell’ordine Francescano divenni poi sacerdote.

Cosa significa essere sacerdote? Significa rendere efficace la presenza e l’azione di Cristo, significa essere un dono elargito alla chiesa. Il sacerdote, come dice Giovanni Paolo II, è ministro della Pa-rola di Dio, è consacrato e mandato ad annunciare a tutti il Vangelo... Nelle sue mani vengono poste le offerte del popolo di Dio per il sacrificio eucaristico; è dispensatore dei misteri di Dio.

Essere sacerdote oggi non è un compito facile, come non lo è per gli sposi, chiamati a vivere il sacramento del matrimonio e come non è facile essere genitori.

Le occasioni di parlare del sacerdozio non sono frequenti, si parla più della famiglia e del sacramento del matrimonio, visto la fra-

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gile stabilità familiare, ma l’ordine sacro sembra riguardi solo agli ad-detti ai lavori. Invece il sacerdote è “l’uomo della comunità” anzi è “per la comunità” e la comunità deve conoscere anche questo dono di Dio.

S. Francesco al riguardo: “sentiva una grande venerazione per i sacerdoti, non si fermava alla debolezza umana, andava oltre co-glieva in quell’uomo consacrato la presenza di Cristo e guai a coloro che li disprezzavano” (FF176).

Religioso–Sacerdote e Parroco. Nell’ottobre 2009 mi fu chie-sto di servire questa comunità del Sacro Cuore. Pur avendo qualche anno di esperienza pastorale, sentivo questo nuovo servizio molto im-pegnativo. Ogni qualvolta ti viene chiesto un atto di obbedienza, di lasciare una parrocchia per servire un’altra comunità, non è così sem-plice. Eppure se ti fidi di Dio, Dio sa ricompensarti ampiamente. E questo io l’ho sperimentato. Mi sono fidato del Signore e mi ha ricom-pensato trovando una comunità parrocchiale accogliente, affettuosa e generosa e una buona comunità di frati: di tutto questo ringrazio ve-ramente il Signore. P. Gelindo

NELLA CONSIDERAZIONE DEL PRESEPE Jolanda Botta Scrinzi L'allestimento del Presepe, luogo dell'incarnazione, tradi-zione prettamente francescana - non è stato forse Francesco a proporre dal vivo per la prima volta la rappresentazione del Natale di Gesù?- ha rappresen-tato, nel corso di questi anni, uno degli impegni più amati da p. Sergio autore, scenografo, tecnico e poeta. L'originalità del “suo presepe” è stata quella di inserire nella scena tradizionale della Nascita di Gesù una pagina di storia della nostra u-manità, di fatti dell'oggi, di avvenimenti anche tristi , ma in un'ottica di speranza. Il tutto presentato con perizia, giochi di luci, animazione di statue, canti di bambini...

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NELL’ICONA DEL CROCIFISSO DI S. DAMIANO DAVANTI AL CROCIFISSO Amedeo e Rosalba Gion In seguito alla decisione della Fraternità religiosa e della comunità del Sacro Cuore di accogliere nella chiesa superiore un’icona del crocifis-so di S. Damiano, nel marzo dell’anno 2006 l’iconografo Giancarlo Pel-legrini ci volle con lui ad Assisi. Lo scopo era quello di fare una rico-gnizione sul crocifisso antico per ricavarne, tramite misurazioni, anali-si e fotografie, immagini valide per realizzare sia la parte lignea che quella grafica e pittorica. Come è noto, l’originale (opera di un pittore umbro del XII secolo di scuola probabilmente siriana) dal 1257 è custodito nella cappella di S. Giorgio, nella Basilica di S. Chiara. Qui le clarisse del Protomonastero ci avevano permesso di usufruire delle ore di chiusura pomeridiana della Basilica per assolvere al nostro compito.

Quella per noi fu una visita “diversa” da quelle compiute nel passato, in occasione di alcuni pellegrinaggi. All’inizio era prevalsa in Giancarlo e in noi l’incertezza di poter riuscire, in breve tempo, a cogliere con esat-tezza tutte le infinite sfuma-ture tecniche e pittoriche e poterle fissare negli appunti e nella fotografia. Il tutto quasi sempre in cima ad una scala non certo professiona-le... Nel corso delle analisi, tutti i numerosi ed importantissimi particolari, ricchi di significa-ti e simbologie, ci rimanda-vano continuamente agli oc-chi ben aperti del Cristo, mol-

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to grandi rispetto alla dimensione del volto. In seguito ci accorgemmo di avere ancora tempo e di non avere più fretta. Nella nostra contemplazione Gesù ci appariva sempre più come per-sona viva, gli occhi puntati verso il cielo e, insieme, verso di noi. Il lin-guaggio semplice del suo sguardo ci faceva capire che Lui aveva vinto la morte e che l’aveva vinta per tutti. Ci siamo sentiti chiamati dalle sue braccia aperte pronte ad accoglierci; ci è sembrato allora che il nostro compito andasse al di là della competenza , della bravura, della perfezione. La nuova icona doveva essere capace di trasmettere ad altri questi messaggi di fede e di amore: chi si apprestava a metterla in opera do-veva prima di tutto sentirsi partecipe della vita di Cristo. L’icona infatti non è solo un bel disegno ma è annuncio di qualcosa in cui si crede e contemporaneamente è un invito a farne partecipi gli altri. Le braccia del Cristo, incredibilmente spalancate, ci sono sem-brate, quella volta, pronte all’abbraccio anche “altrove”. Ecco perché si parla di “icona” ( non di “copia”) quando l’opera sa rivelare la presen-za di Dio e fa entrare, chi la contempla, nella vita di Cristo. “Altrove” è la nostra parrocchia. Il messaggio “Francesco, va, ripara la mia casa...” crediamo che non possa essere tradotto solamente in ”Abbellisci la tua chiesa”. La Croce, che da cinque anni dimora al Sacro Cuore di Gesù, segno della presenza dei nostri frati francescani, conti-nua ad incoraggiarci a percorrere il nostro cammino di fede in comu-nione con tutta la nostra comunità. L'icona del Crocifisso di S. Damiano, benedetta dal Patriarca Ange-lo Scola durante la solenne celebrazione eucaristica della Visita Pastorale il 18 novembre 2007, campeggia sull'altare della nostra Chiesa al centro del presbiterio. Imponente ma non ingombrante, irradia tutta la bellezza e la forza dell'Amore che salva. E' bello sapere che una nuova icona della Croce di S. Damiano è a Copiapò in Cile nella missione dei nostri Frati “gemellata” con la nostra Parrocchia, dove p. Franco esercita ora il suo ministero. Lo spirito di S. Francesco ci unisce...

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NELLA PROPOSTA MISSIONARIA Monica Zuin Il gruppo missionario “Padre Lorenzo” fin dalla sua nascita si è posto come obiettivo l’ impegno di sensibilizzare la Comunità parrocchiale alla vocazione missionaria e alla solidarietà propria di ogni cristiano, promuovendo a livello parrocchiale momenti di formazione, momenti di preghiera e diversi progetti concreti indirizzati alla comunità di Co-piapò in Cile, alla quale siamo legati da un rapporto di comunione che ci porta a condividere nella preghiera e con l’ aiuto concreto le espe-rienze, le fatiche, le gioie e la vita stessa di questi fratelli. I nostri frati li presenti, in particolare Padre Giorgio Morosinotto prima e Padre Franco Odorizzi ora mantengono forte questo legame. I diversi progetti sostenuti in questi anni hanno toccato tutti gli aspet-ti della vita di una comunità parrocchiale: dalla formazione scolastica (adozioni a distanza), alla catechesi (materiale per la catechesi, per le celebrazioni, biblioteca per catechisti ed animatori.…), dalle necessità quotidiane (vestiario, medicinali , riparazione abitazioni, la cena de amor...), alle necessità legate a calamità naturali (sostegno dopo il ter-remoto...), dai momenti di incon-tro (sala polifunzionale...) alle oc-casioni ricreative (animazione estiva per i bambini...). Allo stesso modo la solidarietà della comuni-tà del sacro Cuore si è manifestata in vari momenti della vita perso-nale e comunitaria: la partecipa-zione attiva ai mercatini di avven-to e quaresima, il sostegno alle adozioni a distanza ma anche la condivisione in occasione di comunio-ni, battesimi, cresime, matrimoni, funerali , compleanni. Crediamo sia significativo e motivo di lode al Signore, vedere che nelle occasioni di gioia, di ringraziamento a Dio per il dono dei sacramenti ma anche nei momenti di sofferenza la comunità desidera essere in comunione con i fratelli di Copiapò. Chiediamo al Signore che continui a sostenerci in questo cammino di crescita.

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L'AMORE GRATUITO PER I FRATELLI CASA DI PRIMA ACCOGLIENZA PER DONNE IN DIFFICOLTA’ “GIUSEPPE TALIERCIO” Romano Berti Presidente dell'Associazione Sant'Antonio Sono passati 10 anni dal varo del Progetto, riportato anche in “Cinquant'anni di vita cristiana”, il libro che parla della storia della Parrocchia e quello che sembrava un sogno, è divenuto una realtà con-creta, frutto del lavoro di tanti nostri parrocchiani e di persone di buo-na volontà, ma soprattutto di un Padre che mai ci ha abbandonato. Sento per prima cosa di dover ringraziare Dio per come ha portato avanti quest'opera servendosi di povere persone; di ringraziare tutti i volontari che operano ed hanno operato in questo tempo, permetten-do a questa realtà di diventare un punto privilegiato dove praticare la carità; di ringraziare chi ci ha sostenuto: gli organismi sociali, la Pro-vincia Padovana dei Frati Minori Conventuali, di ringraziare tanti par-rocchiani per la loro generosità, ma soprattutto i soci (non molti, per la verità e confidiamo nell'aumento del loro numero!): abbiamo senti-to la loro vicinanza particolarmente nei momenti difficili. L'atto costitutivo dell'Associazione S. Antonio, voluta da un gruppo di parrocchiani e dal Consiglio Pastorale e che gestisce la Casa, ne trac-ciava subito il profilo, presentandola come una “libera associazione senza scopo di lucro, costituita con il fine di svolgere attività assisten-ziale e/o di utilità sociale particolarmente rivolta all'accoglienza, per-seguendo l'interesse generale della comunità alla promozione umana ed all'integrazione sociale...” Affrontando e superando tante vicissitu-dini, difficoltà e problemi di tutti i tipi, è stato ristrutturato il fabbrica-to dove sorgeva l'ex convento delle Suore Elisabettine e parte dell'ex asilo: il Patriarca Angelo Scola ha potuto benedire la casa di prima accoglienza per donne in difficoltà il 23 novembre 2003 in occa-sione della Dedicazione della nostra chiesa e circa 5 mesi dopo – il 14 marzo 2004 – si è potuta aprirla all'accoglienza. La struttura offre gratuitamente una prima accoglienza a donne che si trovino in difficoltà per non saper dove andare a mangiare e dormi-re per un periodo di sei giorni prorogabili a 12, dalle 17.30 alle 9.00 del giorno successivo; è in grado di accogliere un massimo di 21 per-sone, su camere da 1-2-3 letti, tutte dotate di bagno e doccia. Alle ospi-

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ti, oltre al dormire, viene servita la cena (che i nostri volontari vanno a prendere presso la mensa di Ca' Letizia con la quale fin dal primo gior-no è in atto una splendida sinergia), la prima colazione, la possibilità di apprendere nozioni di lingua italiana, educazione civica, contrattua-listica, usi e costumi locali, modalità di gestire persone allettate. I numeri parlano da soli in ordine all'utilità di questa casa, ormai mol-to conosciuta ed apprezzata dalle organizzazioni sociali presenti nel nostro territorio: dal giorno della sua apertura (14/4/2004) allo scor-so 30 novembre, sono state accolte 4.962 signore; di queste 807 sono state ospitate per 12 giorni. Nella fattispecie si tratta soprattutto di badanti provenienti quasi tutte da paesi dell'Europa dell'Est, in parti-colare dall'Ucraina e dalla Moldavia, come si può vedere dal prospetto posto in appendice, che suddivide le ospiti per nazionalità, età e perio-do di permanenza nella nostra casa. Sono numeri consistenti, che colpiscono soprattutto se si pensa all'at-tività che nascondono. Una attività che non è fatta solo di freddi nume-ri, ma soprattutto di persone, con la loro sensibilità, con la loro umani-tà, con i loro problemi e la loro gratitudine per essersi sentite accolte ed aver trovato in un momento non facile della loro vita un luogo sere-no dove poter sostare, trovare una parola di conforto: un luogo che per quanto possibile ricordi il loro ambiente famigliare. Le forze in campo dell'associazione – sia economiche che fisiche – hanno permesso al momento di portare avanti solo la gestione della casa. Ma si potrebbe fare molto di più … se ogni parrocchiano sentisse l'as-sociazione S. Antonio come una cosa sua - quale in realtà è - aperta a tutte le persone che vogliono praticare la carità. Questa, in ultima ana-lisi è la sfida che abbiamo di fronte...: un primo passo fatto da conti-nuare... P.S. Approfondimenti , dati statistici ed altre iniziative interessanti che qui non sono riportate sono rinviate alla prossima occasione.

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CI PARLA ANCORA ROMANO BERTI, RESPONSABILE DELLA CARITAS PARROCCHIALE

Diverse sono le attività che si svolgono nella Segreteria del-la Caritas parrocchiale che vanno incontro ai bisogni di tante persone. Pensando in particolare a questi ultimi anni mi viene spontaneo pen-sare alla crisi economica che ha colpito il mondo intero,

non risparmiando certo la nostra parrocchia. Fin dal 2008 si sono iniziati a vedere i primi segnali di quanto stava accadendo: la cassa integrazione conseguenza delle varie crisi azien-dali con la successiva perdita del posto di lavoro, metteva in ginocchio varie famiglie che vivevano vicino a noi, che si venivano a trovare da un momento all'altro a dover affrontare una situazione che li trovava impreparati e che li metteva nella condizione di non poter provvede-re alle necessità familiari. Senza avere la pretesa di risolvere una situazione così problematica, la Caritas ha proposto al Consiglio Pastorale Parrocchiale – che l'ha ap-provata all'unanimità - una iniziativa volta ad andare incontro almeno ai casi più pressanti che si erano nel frattempo presentati. E' stata chiamata “aiuto fraterno” e consisteva nel proporre ai parrocchiani una tassazione volontaria mensile con una cifra (qualunque!) per un periodo di due – tre anni. Le somme raccolte sarebbero state conse-gnate mensilmente e fino a che ce ne sarebbe stato bisogno, alle fami-glie della nostra parrocchia in difficoltà, individuate congiuntamente dal parroco e dalla Caritas. La generosità e la solidarietà dei nostri parrocchiani si è fatta su-bito vedere. Alcuni numeri sono d'obbligo: in tre anni – a partire dal-l'aprile del 2009- sono stati raccolti oltre 50.000,00 €; con questa somma sono state aiutate, per periodi diversi, dieci famiglie della no-stra parrocchia che – anche attraverso queste poche righe – esprimo-no il loro grazie a chi li ha aiutati. Parallelamente la Caritas si è anche attivata per cercare altre risorse: i bisogni erano tanti ed ogni giorno aumentavano. Per tanti nuclei fami-

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gliari il problema era anche arrivare a mangiare tutti i giorni del mese. E' stata perfezionata – dopo un lungo iter burocratico teso ad accerta-re gli effettivi bisogni - una convenzione con l'Associazione Banco Ali-mentare del Veneto, allo scopo di ricevere in modo continuativo ge-neri alimentari da distribuire ai nostri parrocchiani meno fortunati. Il rapporto è stato attivato a partire dal marzo 2011. Mensilmente i nostri volontari si recano al magazzino di Padova del Banco alimenta-re del Veneto a prelevare i generi alimentari che ci vengono messi a disposizione: successivamente questi vengono consegnati – due volte al mese – dai volontari della segreteria della Caritas a 50 famiglie della nostra parrocchia delle quali è stato accertato lo stato di diffi-coltà. Anche in questo caso è opportuno dare alcuni numeri per dare una dimensione dell'attività: la quantità di generi alimentari forniti e distribuiti si aggira in un anno intorno alle 17 tonnellate; le persone aiutate – tutte della nostra parrocchia - sono circa 300; tra queste so-no comprese anche alcune persone bisognose che transitano occasio-nalmente per la nostra città. Queste attività, congiuntamente all'iniziativa delle borse “accendi una speranza” che da vari anni tocca con mano – in occasione del S. Natale e della S. Pasqua – la generosità e la solidarietà dei nostri par-rocchiani, permette ai nostri fratelli che in questi ultimi tempi hanno perso il posto di lavoro, non si sono visti rinnovare il contratto a tem-po determinato, sono da tempo disoccupati, anziani con pensioni in-sufficienti, più o meno disperati, di sentirsi meno soli, di sentirsi “persone” che vivono in mezzo a persone, in una famiglia che sa cam-minare anche con il passo del più lento, del più debole, dove c'è la pre-senza di Cristo che cammina in mezzo a noi. E forse il regalo più bello in questo Natale, segnato dal sessantesimo della nostra parrocchia, è che questo Bambino nasca dentro ognuno di noi; che possa crescere, e ci doni occhi per essere attenti ai bisogni di chi ci circonda e diventare sempre più luce, calore, amore.

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IL PATRONATO LUOGO DI INCONTRO E DI INTERCULTURA E IN PATRONATO... SI STUDIA CON GLI AMICI Jolanda Botta Scrinzi Coordinatrice del Doposcuola Il nostro Patronato è stato, da sempre, luogo di aggregazione per bam-bini e ragazzi e ha offerto molteplici attività di catechesi, culturali e

ricreative- In questi ultimi quattro anni si è arricchito perché ha proposto un ulteriore servizio: un Doposcuola gratuito per ragazzi di scuola me-dia italiani e stranieri. Partito su iniziativa di alcuni membri del Con-siglio Pastorale Parrocchiale, commissione catechesi e carità e sostenuto dal marzo del 2009 al febbraio del 2010 dal progetto B:A:N:D: (Bambini Accolti nel Doposcuola), presentato dall'Associazione Sant'Antonio Me-stre, è andato via via affermandosi ed ora è consolidato come attività parrocchiale. E' un ambiente familiare in cui una ventina di ragazzi vengono aiutati nell'esecuzione dei compiti di casa ed eventualmente sostenuti maggiormente in qualche materia da inse-gnanti sensibili e capaci di andare incontro ai

problemi che spesso si nascondono dietro gli insuccessi scolastici. Nel contempo le ore del Doposcuola possono garantire alle famiglie sicurezza nei periodi in cui i ragazzi sarebbero soli a casa o per la stra-da. I docenti, attualmente una quindicina, si alternano nei tre giorni di servizio, si prodigano in modo del tutto gratuito e provengono e dalla nostra parrocchia e da altre parrocchie. I ragazzi, italiani e stranieri, sono assidui nella frequenza e, con tutta la loro gioia di vivere, dimostrano che le diverse nazionalità non crea-no barriere, ma sono stimolo per una crescita reciproca.

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APERTURA DEL PATRONATO ALLA DOMENICA Paolo e Laura Salerno L' esperienza dell'apertura del patronato la dome-nica è nata nel 2007, anno della visita pastorale del cardinale Scola, da una richiesta dell'allora parroco P. Franco che riteneva importante mante-nere una continuità nella frequentazione della nostra struttura aperta solo fino al sabato. Così, con l' aiuto di P .Marco, una decina di fami-glie ha dato la sua disponibilità per turnarsi nell' apertura. Nel corso di questi anni il gruppo di fa-miglie aderenti è cambiato ma è sempre riuscito a portare avanti il servizio. Le presenze vanno dai 20 ai 60 ragazzi, ci sono molti figli di stranieri residenti nel nostro quartiere ma che non frequentano necessariamente la nostra Chiesa: è sicuramente un luo-go di forte integrazione. Si utilizza integralmente la struttura: in estate soprattutto i due campi, da calcio e basket, in inverno la palestra. A volte vengono proiettati film e in passato sono state fatte anche diverse gare di karaoke. Ma quello che più apprezzano i ragazzi è il gioco libero... e la merenda di metà pomeriggio. Quest'anno i grandi lavori di ristrutturazione ci consentono di utiliz-zare al meglio il piano terra che ora presenta un'ampia sala con ping pong, calcetti e perfino una piccola cucina che può servire per le esi-genze dei gruppi che frequentano il Patronato. L' obbiettivo che si pro-pone l' iniziativa è che il Patronato diventi luogo di incontro, di cresci-ta e di condivisione per l'intera famiglia, coinvolgendo sempre di più anche i genitori. RACCONTO DI UN’ESPERIENZA: IL GR.EST Giovanni Moro Il Responsabile Gr.Est. breve sigla che sta ad indicare Gruppo Estivo. Attenzione!!! Non centro estivo, ma proprio gruppo perché è un insieme di animato-ri e di bambini che giocano, riflettono e maturano assieme avendo co-me base la Fede Cristiana. Gruppo perché non è un “parcheggio” per

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bambini gestiti da giovani baby-sitter ma un’occasione di aggregazio-ne e di crescita personale sia da parte dei bambini che dei ragazzi più grandi. Il Gr.Est. accoglie bambini e ragazzi di età comprese tra la 1° elemen-tare e la 2° media guidati da un gruppo di animatori di età comprese tra la 1° e la 4° superiore, supportati da aiuto-animatori, ragazzi della 3° media. La parte organizzativa è gestita dai responsabili, ragazzi maggiorenni di età comprese tra i 19 e i 24 anni e dal frate responsa-bile del patronato, p. Marco Pellegrini. Le varie fasce d’età rappresentano altrettante esigenze differenti: per i bambini animati ed i loro genitori la necessità di svago in

luoghi ed attività sicure; per gli animatori la fatica di affrontare un impegno di animazione

gratuita durante un periodo di vacanza, in controtendenza a molti loro coetanei

per gli aiuto-animatori la difficoltà di coniugare l’impegno negli studi per l’esame di licenza media con l’impiegare parte del pro-prio tempo in attività di volontariato e di prima esperienza nel campo dell’animazione.

Nel corso degli anni si è cercato di aumentare sempre più il numero di bambini animati accolti, passando dai circa 80 di 10 anni fa ai 140 ragazzi

degli ultimi anni. L’equipe animatori si è stabilizzata nella composizio-ne in circa 30 volontari, fortunatamente i ragazzi di 4° superiore che ogni anno lasciano il gruppo vengono prontamente sostituiti l’anno successivo dagli aiuto-animatori che possono contare già su di un an-no di servizio offerto nell’aiuto agli animatori. Durante l’ultima settimana di Gr.Est. i momenti di attività vengono sostituiti dai laboratori. Nei laboratori, sempre sotto la guida degli a-nimatori, gli animati sono divisi secondo l’età: i bambini fino alla 2° elementare partecipano a dei lavoretti manuali (ad es. con pasta di sale, rafia ecc..), dalla 3° elementare sono divisi in vari gruppi eteroge-nei per età che preparano balli, canti o sketch da mettere in scena l’ul-timo giorno durante la festa finale alla presenza dei genitori. Da circa 10 anni mi occupo di Gr.Est., ho iniziato come aiuto-animatore e dopo 5 anni bellissimi da animatore in cui la gioia di stare

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con i bambini si univa alla voglia di fare gruppo con gli altri animatori, mi è stata proposta la sfida di prendermi carico della gestione del Gr.Est. Il primo anno è stato il più duro in quanto c’è stato un passag-gio di consegne senza un periodo di transizione tra vecchio e nuovo team di responsabili. Questo ha portato sia ad un grande lavoro per la gestione ma anche ad una rivoluzione nel rapporto tra responsabili e animatori cercando di creare un saldo rapporto rafforzando così l’u-nione di tutto il gruppo. Con gli anni sono state re-introdotte anche le gite ovvero la possibilità di vivere due giornate di Gr.Est. al di fuori del patronato: una ad un parco acquatico ed una scelta di anno in anno in maniera inerente al tema conduttore della storia. Ogni anno alla conclusione del Gr.Est. animatori e responsabili tirano assieme le fila dell’esperienza appena trascorsa e con sincerità, come in una grande famiglia, vengono esposti i lati positivi e negativi di quello che si è vissuto. Per esperienza posso dire che si finisce ogni anno stanchi, ma l’anno successivo ci si ritrova ancora con rinnovato entusiasmo a progettare il nuovo Gr.Est.! P.S. Ci sono ancora alcuni aspetti interessanti da narrare, ma dia-mo appuntamento alla prossima occasione. STRANIERI E NON ESTRANEI Jolanda Botta Scrinzi Nell’ambito dello spirito cristiano e dell’accoglienza, il 16 gennaio 20-11 la Commissione Carità ha invitato gli stranieri che abitano o lavora-no nella nostra parrocchia: un incontro per lo scambio degli auguri di inizio anno, per esprimere la nostra amicizia, conoscere reciproca-mente tradizioni e usanze, condividere difficoltà e speranze. La parte-cipazione è stata superiore al previsto e quindi, successivamente, si è proceduto, il 21 novembre 2012, per la festa di San Martino in patro-nato. La presenza è stata meno rilevante. Il processo d’integrazione è lungo e faticoso ma la strada è aperta. Esperienza questa che si inserisce nel cammino suggerito dal Pa-triarca Angelo Scola durante la Visita Pastorale relativo al dialogo e all'accoglienza dei Migranti.

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L'AVVENTURA DEL SACRO CUORE IN FESTA Stefania Moscardo e il Gruppo “Durante un pellegrinaggio ad Assisi del gruppo dei Pii Pellegrini, ac-compagnati dal parroco padre Franco, nell’anno 2004, è nata l’idea di organizzare “ Sacro Cuore in Festa”: occasione per poter vedere unita tutta la comunità parrocchiale praticante e non. Molte persone, di tutte le età, sono coinvolte in questo progetto, e le varie attività vengono svolte sempre in armonia e sicuri di agire per il bene della comunità. Comunque è proprio la fede cristiana che è comune a tutti noi e che parte dall’incontro personale di ognuno con Gesù Cristo che ha fatto da strumento di coinvolgimento e coesione. Sacro Cuore in Festa è nato e cresciuto negli anni (quest’anno abbia-mo festeggiato la nona edizione) perché alla base c’è un concetto di amore fraterno sempre presente. Dal nome della manifestazione potrebbe sembrare che si tratti sola-mente di un momento di divertimento, oltre che culinario. In realtà questo evento è stato pensato in primo luogo come una esperienza di coinvolgimento delle persone in uno spirito di comunione e fratellan-za. E questo è accaduto: infatti il parroco padre Franco, già dalla prima manifestazione, ha detto queste testuali parole “Ho rivisto parrocchia-ni che da molti anni non frequentavano più la parrocchia”. Per molti il Sacro Cuore in Festa è una semplice manifestazione che si svolge nelle giornate prestabilite (festa di San Francesco), ma in realtà c’è una preparazione alle spalle che inizia diversi mesi prima e che impegna alcuni parrocchiani e i frati mentalmente e fisicamente, con parecchi incontri e .. qualche incomprensione e sofferenza L’organiz-zazione è un aspetto importante e viene gestita in modo spontaneo secondo le capacità e attitudini di ognuno. Non ci sono persone che dominano sugli altri, ma c’è la consapevolezza della necessità di una organizzazione ben precisa, per lo scopo che ci siamo prefissati. Il primo anno, supportati dall’aiuto di altre parrocchie, è partito quasi in sordina: tre giorni di festa che hanno coinvolto molte persone, ma la gioia più grande è stata quella di veder lavorare, in quei giorni feb-brili, fianco a fianco genitori e figli, tutti con un unico scopo: il bene degli altri.

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E della fatica di quei giorni siamo stati ampiamente ripagati dalla rico-noscenza della gen-te e dai sorrisi e ringraziamenti de-gli anziani e pro-prio da loro è ve-nuta la richiesta di allungare il periodo della festa. Detto fatto e dall’-anno successivo Sacro Cuore in Fe-sta ha raddoppiato: due fine settimana per un totale di sei giorni. Si è pensato a far divertire i giovani con due serate a loro dedicate con gruppi musicali adatti e si è pensato ai meno giovani con musiche revival; il tutto accompagnato , da quest’anno, da cibi della tradizione veneta (seppie con il nero, fegato alla veneziana,sarde in saor, peoci (cozze) e calamari di Chioggia: due nostri amici alle cinque del matti-no, durante i giorni della sagra vanno in quella località a comperare il pesce fresco!!! -) Lo stand gastronomico, in tutti questi anni, ha funzionato sempre be-ne, dandoci grande soddisfazione. Il bar con le pizze e la creperia è un punto di ritrovo per molti giovani. Da quest’anno si è aggiunto il mercatino della solidarietà visitato da molte persone. Il ritrovarsi alla sera, tutti assieme, dopo che le luci della festa si sono spente, per esternare le emozioni della giornata e della serata in parti-colare, è una cosa bellissima, tanto da far dimenticare la stanchezza di ore ed ore di lavoro. E quando tutto finisce, i capannoni ed il bar vengono smontati e porta-ti via dai noleggiatori e le attrezzature riposte, il patronato comincia a vivere la routine quotidiana (catechismo, attività sportive ecc.) l’orga-nizzazione si rimette in moto per il “Sacro Cuore in Festa” successivo.

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I PROGRAMMI E LE ATTENZIONI PASTORALI Giuseppina Millino

Non è facile “ripercorrere” in breve il cammino fatto in questo decen-nio dalla nostra comunità parrocchiale in ordine alla pastorale. Quanto viene proposto, nella sinteticità dell'esposizione, vuole mette-re in evidenza alcune attenzioni che il Signore ci ha indicato e verso cui abbiamo camminato, piccoli traguardi, forse, che mostrano un per-corso verso la comunione e l'unità, una maggior consapevolezza di preghiera personale e comunitaria, di vita nello Spirito e una più concreta missionarietà rivolta al territorio e agli ambienti di vita.. Per questo ringraziamo il Signore. Le attenzioni in breve: Accogliere il Primato di Dio nella nostra vita Vivere la centralità della Parola Promuovere una spiritualità di comunione nella parrocchia

fra le varie Realtà Fare della comunità cristiana una “famiglia di famiglie” Approfondire e vivere la carità nella dimensione della vita

fraterna Vivere la domenica come “giorno del Signore” e celebrare nel-

l'Eucaristia domenicale gli eventi più importanti della comu-nità: il conferimento dei Sacramenti (Battesimo, Matrimonio, Unzione degli infermi, oltre alla prima Comunione e alla Conferma-zione)

Rinnovare l' attenzione per la famiglia e per il mondo degli adulti valorizzando la responsabilità dei genitori come “primi educatori alla fede” e degli adulti che costituiscono la comunità cristiana, comunità educante, che vive la fede e testimonia il Cristo morto e risorto.

Vivere la dimensione del gratuito nell'accoglienza degli ultimi (migranti, stranieri extracomunitari, anziani e ragazzi lasciati soli, le coppie in difficoltà per separazioni, abbandoni, ecc...)

Accogliere la misericordia di Dio nel sacramento della ricon-ciliazione

Vivere la fede come dono e come ricerca di Dio

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I temi del decennio: Lieti nella Speranza- Vivere la straordinarietà della fede nel-

l'ordinarietà della vita (2002/2003) La Parrocchia missionaria nella celebrazione della domenica e

nella vita di ogni giorno (2003/2004) “Il matrimonio cristiano e la famiglia (2004/2005) “La domenica giorno del Signore (2005/2006) Preparazione alla Visita Pastorale vicariale e parrocchiale

(2006/2007) Visita Pastorale e L'educazione al gratuito (2007/2008) Discepoli e missionari del Risorto (2008/2009) Famiglia piccola chiesa: per aiutarci a crescere come discepoli

e missionari del Risorto(2009/2010) Famiglia piccola chiesa, alla scuola di Gesù per una comunità

educante (2010/2011) Alla scuola di Gesù per riscoprire la misericordia di Dio

(2011/2012) Anno della fede (2012/2013) Le proposte di preghiera “comune” sono la modalità per tradurre in concretezza il desiderio: Ritiri di Avvento e di Quaresima Liturgie penitenziali (nei tempi forti dell'anno liturgico) Preghiera per la pace - Comunità in preghiera (1 volta al me-

se) Adorazione settimanale Pellegrinaggio mariano annuale Tutta la Comunità è invitata, ma in parti-colare tutti gli Animatori, Evangelizzato-ri, Catechisti, Operatori di Pastorale che hanno ricevuto il Mandato all'inizio del-l'anno pastorale. La cura per la liturgia e il canto liturgico (la nuova raccolta di canti per l'Assem-blea è di questi ultimi anni), l'attenzione per la catechesi dell'iniziazione cristiana e degli adulti sono una tradizione ormai consolidata.

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LA VISITA PASTORALE (15 – 17 – 18 novembre 2007) Giuseppina Millino

E' stata una gioiosa esperienza di comunione e di unità tra la Comunità parrocchiale e la chiesa diocesana, tra le varie Realtà e i Gruppi fra loro , tra i Gruppi e tutta la Comunità; l'incontro gioio-so con il Pastore, l'Apostolo, attraverso momenti di dialogo e di confronto (con il Consiglio Pasto-rale parrocchiale allargato, con le famiglie, con i giovani e giovanissimi), ma soprattutto una cele-brazione eucaristica, particolarmente sentita e partecipata, culmine dell'itinerario di prepara-zione e rilancio della consapevolezza missiona-ria della nostra .comunità, che si deve aprire al territorio.

Il Patriarca Angelo Scola aveva avuto modo di incontrare la nostra Parrocchia altre volte: in occasione della celebrazione del 50° della sua istituzione (18 dicembre 2002) e della Dedicazione della Chiesa (23 novembre 2003) Precedentemente abbiamo percorso come Gruppi e Realtà presenti in Parrocchia un cammino di verifica e di riflessione sull'autenticità della nostra vita cristiana e della nostra fede, confrontandoci sulle quattro finalità della Visita Pastorale: 1. L'appartenenza alla Chiesa 2. L'educazione al pensiero di Cristo 3. L'educazione al gratuito 4. L'apertura alle dimensioni del mondo. Guidati dal parroco p. Franco abbiamo fatto esperienza del discerni-mento comunitario. Abbiamo voluto conoscere le caratteristiche del nostro territorio da un punto di vista demografico,e sociologico e dal punto di vista lavorativo in ordine alla presenza/incidenza della co-munità cristiana nel territorio. Durante la Visita abbiamo ricevuto anche, dal Patriarca, alcune confer-me e concrete consegne di testimonianza/missione nel mondo del la-voro, dell'Università e della Scuola, dell'imprenditoria e dell'indu-stria... che consideriamo impegni precisi a cui 'guardare' con la fiducia che viene dalla certezza della presenza del Signore Risorto accanto a noi.

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La Visita Pastorale nel Vicariato ha visto la nostra Comunità par-rocchiale partecipe e collaborativa, con elaborazione di relazioni: il parroco p. Franco era allora Vicario Foraneo. La Visita del Papa Benedetto XVI a Venezia e al Nord-Est (8maggio 2011) è ancora nei nostri occhi e nel cuore: indimenticabile la cele-brazione dell' Eucaristia al Parco di S. Giuliano. Così come non si può dimenticare il 2° Convegno di Aquileia (aprile 2012) alla cui preparazione la Parrocchia ha partecipato con vari contributi. I Gruppi di Ascolto della Parola, nati nell'anno giubilare 1999/2000, continuano nel decennio con entusiasmo e fedeltà. Rappresentano una felice risposta alla richiesta di conoscenza di Dio, di fede e di preghiera con la Sacra Scrittura La testimonianza è la raccolta di pensieri e riflessioni di parteci-panti e animatori L'ASCOLTO DELLA PAROLA DI DIO NEI GDA Partecipanti e animatori dei Gruppi di ascolto “Una preghiera del Deuteronomio mi colpisce sempre per la sua inten-sità ed è: “Ascolta Israele, il Signore è nostro Dio, il Signore è uno so-lo.” Questo verbo “ascoltare” lo sento vibrare intensamente nel mio cuore; questo invito “potente” all'Ascolto della parola di Dio ho capito essere importante per la mia fede. Il gruppo di Ascolto è un momento importante della mia vita per me-ditare la Parola di Dio assieme ai fratelli di fede. Partecipo con molta gioia e mi arricchisce lo scambio di pensieri.. ” “Dopo tanti anni di partecipazione ai Gruppi di Ascolto (io e mio mari-to abbiamo condiviso questa esperienza dai primi incontri preparato-ri) sono sempre fedele al gruppo. Ora sono rimasta vedova. Continuo con entusiasmo a partecipare...” “Vivo l'incontro con il Gruppo come un intenso momento di preghiera comunitaria, animato da quella sorprendente esperienza personale di

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Cristo che ci caratterizza e ci accomuna. Meditare la Parola, nella fede comune che ci unisce, è condividere u-n'esperienza sempre nuova di genuina ricerca interiore.” “In questi anni in cui io e mio marito abbiamo animato i G.D.A., abbia-mo sperimentato che la Parola di Dio è viva e permette la conoscenza, l’amicizia e la comunione tra le persone. La Parola di Dio è veramente luce che rompe le tenebre dei nostri con-domini, è fuoco che riscalda la solitudine di tante persone e spezza le barriere tra gli uomini....” Si è cominciato con molto timore..., Ancora oggi ci sentiamo piccoli e insicuri, ma abbiamo constatato che... siamo solo Suoi strumenti... ab-biamo visto che il Signore agisce e fa arrivare la sua Parola a chi la a-scolta con cuore aperto e disponibile. Soprattutto abbiamo sperimentato che la Parola rende fedeli agli in-contri e forti nelle difficoltà; che tutti noi che partecipiamo ... ci stiamo aprendo agli altri in un rapporto di vera amicizia, che ha al centro Ge-sù Cristo morto e risorto per la nostra salvezza.” “Partecipo al gruppo d’ascolto da quattro anni. Partecipare al gruppo di ascolto è stato per me rispondere alla mano tesa di un amico nel momento in cui avevo bisogno di non sentirmi disperatamente sola. Non è stata quindi una scelta che spontanea è nata da me, ma la risposta ad un invito. Sono felice di avere aderito a quell’invito e trovo che quanto offre il gruppo d’ascolto è prezioso: ascolto della Parola, un momento di riflessione per te stesso, ma con-diviso nel gruppo, un’esperienza che – oltre ad arricchirti nell’ascolto -ti aiuta a ritrovare il volto di Dio nei fratelli.” “La frequenza del Gruppo di Ascolto è stata per me molto arricchente sia dal punto di vista spirituale che culturale e umano. Mi sono sentita, e mi sento ogni volta, in famiglia, in una famiglia che è unita da un legame spirituale e dalla Fede, dalla consapevolezza cioè di essere fratelli in quanto figli dello stesso Dio, di Gesù Cristo, il Dio Amore.... “ “Letture a me sconosciute hanno rinsaldato la mia fede, con maggiore consapevolezza e coerenza, nella gioia di quasi incontrare Gesù tra le pareti domestiche”

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“E' solo il secondo anno che partecipo al Gruppo di Ascolto, ma ho da subito respirato un clima molto positivo di approfondimento di fede e di calda accoglienza nella fraternità di Dio… Apprezzo molto la “sapienza cristiana” dei responsabili, particolar-mente in quanto laici...” “Sarò sempre grata a chi, già molti anni addietro, mi ha invitato ad en-trare in questa “comunità”. Ho ricevuto tanto…” “Dopo anni di ascolto sento sempre di più la voglia di conoscere la Pa-rola di Dio...” “Considero questa esperienza il dono più bello che il Signore mi ha fatto per alimentare la mia fede in un momento particolarmente fati-coso della mia vita...” 10 (13 dal 1999!) ANNI DI GRUPPI DI ASCOLTO: in cammino alla sco-perta delle Sacre Scritture, animatori e partecipanti, su strade inizial-mente ardue per entrambi: difficoltà, dubbi domande, un certo scon-certo... ma anche nuovi stimoli, alla ricerca di quanto di sempre nuovo e attuale le Scritture ci regalano: regalo, dono che va conquistato, che richiede completa apertura di cuore per accoglierlo, dono che ha biso-gno della nostra serenità interiore, dei nostri silenzi, delle nostre pre-ghiere... Stanchezza a fine giornata, preoccupazioni, eventi della vita … non ci hanno impedito di essere assidui agli incontri perché … perché c'era una forza interiore che ci spingeva ad uscire di casa con il “nostro li-bro” e la nostra voglia di uno spazio tutto nostro da dedicare al Signo-re... e il ritorno a casa era sempre più sereno, a volte gioioso per il messaggio ricevuto; con il desiderio di riuscire ad applicare alla nostra vita ciò che ci era stato trasmesso dalle lettu-re appena fatte sotto la gui-da dei nostri animatori!

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Accanto alla Catechesi “ordinaria” si sono verificate nel decennio alcune esperienze di catechesi “straordinaria”. Non potevamo avere dal Signore un dono più grande: accompa-gnare, come comunità cristiana, alcuni giovani che hanno chiesto di ricevere in età matura i sacramenti dell'Eucaristia e della Con-fermazione, aiutati dagli Animatori del Gruppo di AC.” TESTIMONIANZA DI GIADA “Perché decidere di ricevere il sacramento della Confermazione a 18 anni? vi chiederete voi... Beh io ero una bambina molto testarda e dopo aver ricevuto il sacra-mento della prima Comunione decisi che per me era abbastanza, era abbastanza frequentare una volta a settimana il catechismo e dovermi svegliare presto anche la domenica per partecipare alla Santa Messa. La mia famiglia non ha molto sofferto a dire il vero di questa mia deci-sione e per questo ho smesso di pensare a tutto ciò che riguardava la fede per un po’ di tempo. Poi mentre frequentavo la seconda superiore una mia amica mi pro-pone di “animare” il Gr.est della sua parrocchia, il Sacro Cuore di Gesù di Mestre. Per carattere sono sempre stata portata a mettermi in gio-co, a cambiare rotta anche in modo repentino ma a pensarci oggi mi rendo conto che forse c’era qualcosa di più di semplice spirito d’av-ventura a spingermi a provare a rientrare in contatto con la realtà parrocchiale, e nel modo più diretto possibile. attraverso l’esempio ai ragazzi. Per la prima volta nella mia vita ho toccato con mano l’enor-me relazione tra fede e realtà che non avevo mai considerato prima, il miracolo delle parole che si fanno gesti, volendo tentare una relazione del Verbo che si è fatto Carne tra noi. A partire da lì è stata una strada continua costellata di campiscuola prima da animata con il gruppo Giovanissimi, poi da animatrice con gli altri animatori ACR e catechi-sti; servizio come catechista; animazione al Gr.est ; ed infine il percor-so nella sua integrità con il gruppo Giovanissimi con Elisa, Michele Elena e Andrea, il mio padrino. Percorso che ha avuto il suo termine più prezioso nel sacramento della Confermazione. La scelta di ricevere il sacramento è stata molto personale e desidera-ta, non a caso con l’avvento della maggiore età mi sono sentita davve-ro la prima responsabile della mia fede. Di quel giorno di Pentecoste

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di due anni fa ricordo l’enorme consapevolezza del passo che stavo per fare, il calore dei miei genitori, mio fratello, i miei amici più cari, ed infine inaspettata ed emozionante la partecipazione della comunità intera che mi ha comunicato la sua vicinanza non solo a parole. Una tappa importante senza fronzoli che forse caratterizzano le cresi-me dei ragazzi, ma ricca di contenuto e motivazione da parte mia: ecco come ricordo la MIA Cresima./Confermazione”. TESTIMONIANZA DI ALESSANDRA Dopo aver trovato la fede ed essermi avvicinata a questa parrocchia ho deciso di seguire un cammino spirituale. Da gennaio 2011 faccio parte del gruppo AC Giovanissimi, che mi ha preparato a ricevere Comunione e Cresima nel giorno 27 maggio 201-2. Questa è la mia breve riflessione sulla nascita del mio rapporto col Signore. Ogni volta che penso a come sia nata la fede dentro di me, rimango quasi spiazzata e non riesco a spiegarmi come quel piccolo fiammifero che è stato acceso nel mio animo, nato da una coincidenza di tanti e-venti, abbia appiccato un fuoco così grande nel mio cuore che ora ar-de. Rimango spiazzata appunto, perché non c’era mente più convinta e ferma della mia nell’affermare che non esistesse Dio, che la fede fosse un rimedio a una paura dell’uomo, un’imposizione brutale della socie-tà ; e ancora mi fa sorridere la dolcezza con cui essa si è inserita pian piano e silenziosa nella mia vita. Mi fa sorridere il modo in cui all’ini-zio mi ha turbato, scuotendomi dal profondo, tanto da farmi sentire spaccata in due, né carne, né pesce, ferma davanti a un bivio che una timida luce aveva illuminato. Manzoni avrebbe fatto parlare così l’Innominato “Dio! Se lo vedessi! Se lo sentissi! Dov’è questo Dio?” e così avrebbe risposto Federigo “Voi me lo domandate? Voi? E chi più di voi l’ha vicino? Non ve lo sentite in cuo-re, che v’opprime, che v’agita, che non vi lascia stare e nello stesso tem-po v’attira?”. L’elemento che ha acceso quel dubbio che tanto mi ha oppresso potrei

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cercarlo forse nel tentativo di rispondere a non poche domande nate da un confronto improvviso con due morti, forse nella sensazione di una vita priva di ogni sapore, forse nella consapevolezza di un tremen-do vuoto dentro di me. Tuttavia le mie parole non sapranno mai de-scrivere quel miracoloso e delicato equilibrio di piccoli fatti, di piccoli incontri, di piccoli particolari, che mi hanno fatto innamorare di Dio e di cui solo Dio aveva le redini. E quando ho avuto il coraggio di ammettere a me stessa di essermi innamorata, mi son trovata un po’ smarrita, nella nuova me in cui mi ritrovavo, con un obiettivo chiaro certo, ma un po’ insicura su come muovere i primi passi, un po’ atterrita e commossa dal sentirmi amata così tanto. Sono sicura che la mia nuova me, spaventata, non si è guar-data intorno cercando l’esempio di qualche grande uomo, a cui ag-grapparsi, ma ha sbirciato affascinata nella gioia e nella pienezza della vita quotidiana degli uomini piccoli, ma ora ai miei occhi così grandi, che mi circondavano. Non son stati grandi gesti eroici a rapirmi, ma la semplicità di piccoli gesti d’amore. E, una volta conosciuto l’amore, diventiamo delle rocce, non conosco male che possa sconfiggere quell’amore profondo e intenso di cui par-la Gesù nel Vangelo. Tutto quello che segue, le scelte di vita, la decisio-ne di ricevere comunione e cresima, di continuare un cammino all’in-terno di una comunità sono la diretta conseguenza della sicurezza di questo amore e il coronamento di un incontro speciale e unico.

TESTIMONIANZA DEGLI ANIMATORI DEL GRUPPO GIOVANISSIMI DI AZIONE CATTOLICA Giada e Alessandra sono entrate a far parte del gruppo giovanissimi di Azione Cattolica in due momenti diversi della storia del gruppo: Giada nell’estate del 2008 ad un camposcuola dal titolo “Stavolta mi but-to!” (titolo quasi profetico col senno di poi), mentre Alessandra nel-l’inverno del 2011, circa a metà del percorso annuale. Due inizi diversi, quindi, ma accomunati da tanti elementi, primo fra tutti il fatto che coraggiosamente entrambe si siano inserite senza

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paura in un gruppo già formato, che comunque le ha accolte con entu-siasmo e semplicità permettendo loro di portare un’aria di freschezza e novità. Un altro aspetto che accomuna i loro percorsi è che per entrambe ci è voluto davvero poco tempo per passare da osservatrici a protagoniste. Tutte e due, infatti, si sono subito messe in gioco in prima persona partecipando agli incontri con interesse e sentendo in modo forte l’ap-partenenza al gruppo. È in questo contesto che in modo graduale e naturale noi animatori abbiamo visto crescere in Giada, prima, e in Alessandra, poi, la volontà di ricevere il sacramento della Cresima e, per quanto riguarda Ales-sandra, anche quello della Comunione. Da subito siamo stati grati al Signore per i suoi piccoli miracoli (non è scontato oggi giorno che un adolescente arrivi a maturare una scelta di questo tipo); inizialmente è subentrata in noi animatori la paura di non essere all’altezza di prepararle all’importante passo nel modo mi-gliore. Presto, però, abbiamo messo da parte il timore e, affidandoci all’accompagnamento del Signore, ci siamo messi in gioco accanto ai nostri ragazzi camminando assieme a loro da “fratelli maggiori”. Abbiamo sentito forte la necessità che le ragazze vivessero il loro cam-mino di preparazione alla cresima accompagnate da tutto il gruppo giovanissimi, così abbiamo pensato agli incontri in modo tale che tutti i partecipanti al gruppo potessero, prima insieme a Giada e poi insie-me ad Alessandra, riscoprire il significato dei sacramenti della Comu-nione e della Cresima meditando sulle Sacre Scritture e facendo me-moria dei momenti in cui erano stati loro a riceverli. Pensiamo che la scelta sia stata felice perché l’aria che si respirava durate il cammino di preparazione di entrambe le cresime è stata di vera comunione e, anche a detta dei ragazzi, un tempo di grazia per tutto il gruppo, che ha lasciato il segno e lo ha fatto crescere nella fede.

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I NOSTRI “FRATELLI MAGGIORI”: ANZIANI E AMMALATI Jolanda Scrinzi Botta Nell’anno 2010 la Commissione Carità presieduta da padre Sergio ha proposto una iniziativa intesa come aiuto e conforto agli anziani soffe-renti della nostra parrocchia. Il progetto prevedeva una serie di incontri scanditi dalla preghiera, dalla celebrazione eucaristica e, a seguire, un momento di condivisio-ne amichevole nel sottochiesa. Ha preso l’avvio in occasione della celebrazione della 18° Giornata Mondiale del Malato, nel febbraio 2010. La partecipazione è stata numerosissima e si è proceduto a un secon-do incontro il 19 marzo festa di San Giuseppe accolto con viva adesio-ne. A Giugno sono stati invitati gli anziani desiderosi di ricevere, a confor-to e sollievo della malattia, il sacramento dell’Unzione degli Infermi, il 13 giugno festa di Sant’Antonio e si è organizzata una catechesi ade-guata nei giorni precedenti. Il progetto è proseguito inserendo una ulteriore giornata a noi molto cara: il 21 novembre, festa della Madonna della Salute, per quanti, a causa dell’età, non avevano la possibilità di recarsi a Venezia. L’iniziativa, nella sua totalità, ha riscosso pareri favorevoli da parte dei nostri “Fratelli Maggiori” ed ora questi quattro incontri annuali sono consolidati nella pastorale parrocchiale. LA VISITA ALLE FAMIGLIE p. Luigi Cerea Da ormai 3 anni, a nome della comunità religiosa dei frati, è iniziata la visita alle famiglie della parrocchia con relativa benedizione delle ca-se. Erano alcuni anni che non si passava per le case, ritenendolo tuttavia un apostolato molto importante. Nel mio primo giro, impiegando due anni, ho trovato disponibile quasi il 50% di chi mi ha aperto la casa. Questo è il segno di una certa sensibilità e disponibilità ad accogliere il Sacerdote.

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Passare per le famiglie è un dono reciproco, sia per il sacerdote che per la famiglia stessa, perché la parrocchia non è più così lontana, co-me potrebbe sembrare, ma vicina e disponibile ad accogliere, a favori-re, a sollecitare la crescita della fede e della partecipazione comunita-ria. In questo mio pellegrinare di casa in casa ho potuto notare una bellis-sima accoglienza fraterna, che mi ha facilitato l’incontro e il dialogo tra i componenti della famiglia e il sacerdote. Il dialogo è utile perché facilita la conversazione sulla fede e sui valori della famiglia, tanto importante in questi momenti di crisi religiosa e familiare. Visitare le famiglie è un modo per trovare persone anziane e ammala-te che richiedono un conforto religioso e un aiuto sociale. Ho notato la gioia di queste persone che continuamente ringraziano per il dono ricevuto, invitando quanto prima a un ritorno. Visitare le famiglie è sollecitare a un rinnovamento della fede e a un invito personale a vivere con gioia la propria esperienza domenicale e sacramentale. Posso dire che questo “apostolato periferico” ha favorito più di una persona a ritornare in chiesa e a sentirsi non diversa, ma accolta dalla bontà e dalla misericordia di Dio Padre. Le varie problematiche di vita emergono facilmente, perché con il sa-cerdote ci si sente a proprio agio e allora il cuore si apre a una cono-scenza maggiore di Dio e della Chiesa. Nella nostra comunità parroc-chiale, essendo multietnica, diventa difficile il dialogo con gli extra co-munitari soprattutto di religione diversa, perché non c’è la possibilità di entrare nelle loro case. Occorrerebbe inventare nuove strategie per favorirne l’accoglienza. Tante famiglie oggi sono in crisi economica, per cui il primo obiettivo è riuscire a sbarcare il lunario e a trovare una sicurezza economica, altrimenti i problemi aumentano sempre di più. La mia esperienza riguardante la visita delle famiglia è molto positiva e ritengo che questa missione “ad gentes” sia una grande occasione da non perdere, perché diventa un momento significativo della vita pa-storale e parrocchiale. Il Signore benedica la nostra comunità e faccia crescere l’entusiasmo di trovare Cristo alle nostre famiglie, perché si costruisca una vera comunità di fede e di amore come segno profondo di accoglienza.

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QUALE RAPPORTO TRA CULTURA E FEDE A VENT’ANNI DAL SINODO PARROCCHIALE “Nell'ambito della cultura la nostra comunità parrocchiale porrà parti-colare attenzione a cogliere il rapporto tra fede e cultura, nella consape-volezza che ogni separazione non può che influenzare negativamente l'evangelizzazione , promuovendo un atteggiamento positivo nei con-fronti di una cultura che non sia soltanto mentalità prevalente, ma aspiri ad essere una riflessione cristiana sulla realtà.... (Documento finale del convegno sinodo parrocchiale 1992-1995, intento 29.) Nel sessantesimo giubileo della nostra parrocchia ritengo sia utile ri-cordare il Convegno sinodo-parrocchiale (1992-1995) , conclusosi con l'approvazione di un Documento contenente 32 “intenti”, “mete proposte alla comunità ecclesiale del S. Cuore per essere coerenti al do-no della fede”. Gli intenti sono relativi alle seguenti tre aree tematiche: vivere il dono della fede, educare alla fede, testimoniare la fede nell'amore. Gran parte degli intenti relativi alle due prime tematiche hanno trovato attenzione e realizzazione nel corso di questi vent'anni con i piani pastorali approvati dal Consiglio pastorale. Altrettanto non mi sento di affermare per l'intento 29, riguardante “la promozione di un atteggiamento positivo nei confronti della cultura, intesa co-me riflessione cristiana sulla realtà”. Prima di entrare nel merito di tale asserzione, vorrei dare le motivazioni che mi sollecitano a soffer-marmi sulla tematica rapporto fede- cultura. Dal 1975 il S. Cuore è la mia parrocchia di adozione, dove per diversi anni ho partecipato attivamente ai lavori del Consiglio pastorale e delle sue commissioni di lavoro. Per il sinodo ho condotto i lavori relativi alla terza tematica, quella relativa alla cultura, in relazione alla mia apparte-nenza al Centro Culturale p. M. Kolbe, fondato da padre Francesco Ruffato nel 1976. Di tale Centro sono stato presidente sino al 1989 e da allora presidente onorario. Ho sempre avuto interesse per la cultura scientifica, umanistica e teologica, trovando nella loro coltivazione un aiuto per accrescere la mia fede. Fino dagli anni della scuola superiore ho potuto sperimentare la poca simpatia che gode l'uomo di cultura, troppo spesso identificato con il laureato. Lo si considera quasi un perdigiorno, poco atto a reggere la dura realtà. Tra i credenti, anche oggi, molti ritengono superflua la cul-

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tura per la comprensione dei testi del Nuovo Testamento, se non perico-losa per la fede. La cultura complicherebbe la conversione e la stessa evangelizzazione. Si cerca di fondare tali pregiudizi sulle parole di Gesù “Ti rendo lode, o Padre, …perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli” dove “i piccoli” sono qui i discepoli e “i sapienti e i dotti” sono scribi e farisei (Lc 10, 21). Molti sono gli interventi del magistero che sottolineano l’importanza della cultura perché la fede non si trasformi in fideismo. Per brevità, cito le parole con cui Giovanni Paolo II ha iniziato la sua enciclica Fides et ratio: “ragione e fede sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità.” Non mi dimentico che esiste anche una cultura molto diffusa, che si caratterizza per l’egoismo, che trasforma ogni desiderio in diritto, che scambia la libertà per l’anarchia, poco sensibile alla carità. Non può dir-si saggio chi nelle sue elaborazioni razionali dimentica la presenza del volto dell'altro, sia quando esso esprima dolore, drammi vissuti in soli-tudine, in attesa fremente di una parola da scambiare. Il pensare del saggio non può avere come principale scopo demolire le tesi e le opi-nioni di chi gli si contrappone. Poiché la superbia non è il vestito adatto a chi ricerca sinceramente la verità, il saggio esporrà umilmente le sue opinioni, riflessioni, studi, tesi, ricerche e repliche. Non c'è saggezza se si dimentica di vivere con gli altri e anche per gli altri; non si vive da solitari in un'isola. Ragione e cuore collaborano armonicamente in chi ha sposato la saggezza. La nebbia di una cultura “caratterizzata dal rela-tivismo individualista e dallo scientismo positivista” (Benedetto XVI) può farsi meno fitta al vento di una cultura di ispirazione cristiana. Questa ci permetterà di acquisire di giorno in giorno vera saggezza: ci impedirà di essere prepotenti o timidi, ci renderà ”gentili e rispettosi” nell'offrire nell'attuale situazione di confusione delle lingue il messag-gio evangelico in tutta la sua potenza.: “solo un armonico rapporto tra fede e ragione è la strada giusta che conduce a Dio e al pieno compi-mento di sé” (Benedetto XVI, udienza generale 21 novembre 2012). Il coltivare la cultura cristianamente ispirata non significa ignorare le caratteristiche prevalenti della cultura attualmente presente nella socie-tà e ampiamente diffusa dai media. Solo conoscendola si può discerner-ne il sole, le nebbie e le tenebre; adottare le opportune terapie perché la nostra fede possa continuare a crescere e la nostra testimonianza possa evangelizzare efficacemente, sempre con l’aiuto di Dio. Spero di avere chiarito sufficientemente che cosa intendo per cultura

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ispirata cristianamente. Ora, mi pongo una domanda: dopo quasi ven-t'anni dalla conclusione del sinodo parrocchiale, c’è stato modo di ap-profondire nella nostra comunità ecclesiale quale sia il “rapporto armo-nico” di cui parla il papa? E’ vero che di fede e di cultura si parla nei media, ma data la grande diffusione di giornali che si proclamano “laici” - inclini per lo più a individuare rapporti conflittuali tra ragione e fede - non è difficile immaginare quale sia il risultato nella pubblica opinio-ne. Dal 2004 in poi ho cercato di attivare sul bollettino La Comunità inter-venti laicali che partendo dall’attualità approdassero ad un discerni-mento cristiano di essa. Una cinquantina di miei articoletti su La comu-nità non sono riusciti a fare emergere tra i parrocchiani concordanze o discordanze con quanto da me espresso. Un'altra prova di questo disinteresse: la costante assenza di persone della nostra parrocchia alle attività formative promosse nel corso degli anni dal Centro Culturale Kolbe, un Centro che, conviene ripetere, è sta-to fondato da un confratello degli attuali frati; che all’articolo 2 del suo statuto finalizza la sua attività “alla diffusione del pensiero cristiano e al suo confronto con altre visioni”. Il Centro Kolbe in tutti questi anni è stato lontano da qualsivoglia contestazione, definito dal patriarca Cè “un dono di Dio” e dall’assessore al comune di Venezia Gianfranco Bettin “organizzatore sul piano culturale di quanto di meglio è stato prodotto dalla comunità cittadina in ormai lunghi anni”. Quanto la comunità cristiana del S. Cuore ha voluto o potuto usufruire di questo “dono del Signore”, ai fini di una valutazione positiva dell’in-fluenza della cultura sulla propria fede e sulla capacità di evangelizza-zione? Probabilmente, il Centro non sempre ha calibrato le sue iniziati-ve formative sulle necessità della parrocchia. E’ anche vero però che nei tanti anni che ho frequentato attivamente la comunità del S. Cuore, raramente ho sentito i nostri pastori accennare – magari informalmen-te – a quelle iniziative del Centro Kolbe più rispondenti agli indirizzi ecclesiali. Ma il passato è passato e nulla impedisce che si inizi da ora una buona collaborazione tra S. Cuore , rappresentato dalla commissio-ne cultura, e Centro culturale Kolbe.

Saverio Grego

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UN ATTO DI CARITÀ SALVA UNA VITA

A Pasqua 2012 La Comunità Parrocchiale ha sottoscritto una ado-zione prenatale a distanza col “PREGETTO GEMMA” (rispondendo all’appello del Movimento Per la Vita), per aiutare una mamma in difficoltà a portare a termine la sua gravidanza con un contributo mensile di € 160. Un gesto d’amore per il dono della vita che Dio ci ha dato. La pronta risposta di tante persone adulte e di tanti ragazzi e bambini ci ha permesso di prendere i contatti col “Centro aiuto alla Vita” di Caltanissetta che subito il centro ci ha risposto e rin-graziando. Così il 7 aprile 2012 il C.A.V. di Catanissetta ci scriveva:

“Cari parrocchiani del Sacro Cuore di Gesù di Me-stre, ricevo oggi l’attestato di adozione della nostra assistita Renata . Mi sono affrettata a darle la noti-zia per rendere più serena la sua Pasqua. Ha pianto di commozione. Renata ha solo 19 anni, è stata ab-bandonata dal partner ed appartiene ad una fami-glia poverissima . E’ la seconda di sei figli ed è solo la madre (che pulisce le scale) a sostenere la fami-glia. Cari parrocchiani; grazie, grazie, per questa opera buona. Invochiamo per voi benedizioni dal cielo.

Milena Siciliano (Responsabile del Centro aiuto alla vita)”

In data 9 novembre 2012 ci è giunta una seconda lettera che ci informava del lieto annuncio della nascita di Nicole, una bellissima bambina che Renata ha dato alla luce.

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“Reverendo Parroco, nella qualità di presidente del C.A.V. di Caltanissetta vengo ancora a ringraziare lei e i suoi parrocchiani per l’adozione con “Progetto Gemma” secondo il numero del codice “14866”. La mamma che voi adottate il 22 agosto scorso ha dato alla luce Nicole. Nicole è una bimba sana e bella, alla nascita pesava 3Kg e mezzo, oggi pesa cinque chili, accludo la foto. Con gratitudine unitamente ai genitori di Nicole invoco per i benefattori benedizioni dal cielo.

Milena Siciliano” Il nostro impegno sta proseguendo inviando ogni trimestre la quo-ta stabilita e proseguiremo fino alla rata conclusiva luglio 2013.

Nicole

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