20
edizioni la meridiana p a r t e n z e Educare figli responsabili Thomas Gordon GENITORI EFFICACI

Educare figli responsabili · 2017-05-31 · Thomas Gordon GENITORI EFFICACI Educare figli responsabili Traduzione di Valeria Poli edizioni la meridiana partenze Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione

  • Upload
    others

  • View
    9

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Educare figli responsabili · 2017-05-31 · Thomas Gordon GENITORI EFFICACI Educare figli responsabili Traduzione di Valeria Poli edizioni la meridiana partenze Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione

edizioni la meridianap a r t e n z e

Thom

as G

ordo

nG

ENIT

ORI

EFF

ICA

CI

Educare figli responsabili

Thomas Gordon

GENITORI EFFICACI

Euro 18,50 (I.i.)

In copertina disegno di Silvio Boselli

9 788885 221352

ISBN 978-88-85221-35-1

Tutti incolpano i genitori dei problemi dei giovani e di quelli che igiovani sembrano causare alla società. Gli esperti, alla luce dellestatistiche allarmanti sul numero sempre crescente di bambini e giovaniche presentano disturbi emotivi gravi, entrano nel giro della droga osi suicidano, si lamentano: “è tutta colpa dei genitori”.E quando i bambini vanno male a scuola o diventano degli emarginatiirrecuperabili, insegnanti e funzionari scolastici sentenziano che “lacolpa è dei genitori”.Ma chi aiuta i genitori? Quanto impegno viene profuso nell’assisterliperché diventino più efficaci nell’educare i figli? E come un genitorepuò scoprire i suoi errori e conoscere le possibili alternative?Il contributo di questo libro, ormai un classico utilizzato in 37 paesidel mondo e tradotto in 18 lingue, sta proprio nel dare risposte concretealle domande che i genitori pongono.Una ben sperimentata proposta di metodo affinché, attraverso lepratiche educative del rispetto, dell’ascolto e della collaborazionenella soluzione dei conflitti e dei problemi, anche quello della famigliadiventi un creativo spazio di democrazia.

“Raccomando questo libro per un’attenta lettura a tutti coloro chedesiderano migliorare i rapporti familiari” (Carl R. Rogers).

Thomas Gordon

l’Effectives Training Associates, un istituto i cui programmi di training per genitori,insegnanti ed educatori sono realizzati in tutto il mondo. Dello stesso autore leedizioni la meridiana hanno già pubblicato Né con le buone né con le cattive (1989),Leader Efficaci (2000), Relazioni efficaci (2005).

cianom

agentagiallonero

edizioni la meridianap a r t e n z e

Thom

as G

ordo

nG

ENIT

ORI

EFF

ICA

CI

Educare figli responsabili

Thomas Gordon

GENITORI EFFICACI

Euro 18,50 (I.i.)

In copertina disegno di Silvio Boselli

9 788885 221352

ISBN 978-88-85221-35-1

Tutti incolpano i genitori dei problemi dei giovani e di quelli che igiovani sembrano causare alla società. Gli esperti, alla luce dellestatistiche allarmanti sul numero sempre crescente di bambini e giovaniche presentano disturbi emotivi gravi, entrano nel giro della droga osi suicidano, si lamentano: “è tutta colpa dei genitori”.E quando i bambini vanno male a scuola o diventano degli emarginatiirrecuperabili, insegnanti e funzionari scolastici sentenziano che “lacolpa è dei genitori”.Ma chi aiuta i genitori? Quanto impegno viene profuso nell’assisterliperché diventino più efficaci nell’educare i figli? E come un genitorepuò scoprire i suoi errori e conoscere le possibili alternative?Il contributo di questo libro, ormai un classico utilizzato in 37 paesidel mondo e tradotto in 18 lingue, sta proprio nel dare risposte concretealle domande che i genitori pongono.Una ben sperimentata proposta di metodo affinché, attraverso lepratiche educative del rispetto, dell’ascolto e della collaborazionenella soluzione dei conflitti e dei problemi, anche quello della famigliadiventi un creativo spazio di democrazia.

“Raccomando questo libro per un’attenta lettura a tutti coloro chedesiderano migliorare i rapporti familiari” (Carl R. Rogers).

Thomas Gordon

l’Effectives Training Associates, un istituto i cui programmi di training per genitori,insegnanti ed educatori sono realizzati in tutto il mondo. Dello stesso autore leedizioni la meridiana hanno già pubblicato Né con le buone né con le cattive (1989),Leader Efficaci (2000), Relazioni efficaci (2005).

cianom

agentagiallonero

edizioni la meridianap a r t e n z e

Thom

as G

ordo

nG

ENIT

ORI

EFF

ICA

CI

Educare figli responsabili

Thomas Gordon

GENITORI EFFICACI

Euro 18,50 (I.i.)

In copertina disegno di Silvio Boselli

9 788885 221352

ISBN 978-88-85221-35-1

Tutti incolpano i genitori dei problemi dei giovani e di quelli che igiovani sembrano causare alla società. Gli esperti, alla luce dellestatistiche allarmanti sul numero sempre crescente di bambini e giovaniche presentano disturbi emotivi gravi, entrano nel giro della droga osi suicidano, si lamentano: “è tutta colpa dei genitori”.E quando i bambini vanno male a scuola o diventano degli emarginatiirrecuperabili, insegnanti e funzionari scolastici sentenziano che “lacolpa è dei genitori”.Ma chi aiuta i genitori? Quanto impegno viene profuso nell’assisterliperché diventino più efficaci nell’educare i figli? E come un genitorepuò scoprire i suoi errori e conoscere le possibili alternative?Il contributo di questo libro, ormai un classico utilizzato in 37 paesidel mondo e tradotto in 18 lingue, sta proprio nel dare risposte concretealle domande che i genitori pongono.Una ben sperimentata proposta di metodo affinché, attraverso lepratiche educative del rispetto, dell’ascolto e della collaborazionenella soluzione dei conflitti e dei problemi, anche quello della famigliadiventi un creativo spazio di democrazia.

“Raccomando questo libro per un’attenta lettura a tutti coloro chedesiderano migliorare i rapporti familiari” (Carl R. Rogers).

Thomas Gordon

l’Effectives Training Associates, un istituto i cui programmi di training per genitori,insegnanti ed educatori sono realizzati in tutto il mondo. Dello stesso autore leedizioni la meridiana hanno già pubblicato Né con le buone né con le cattive (1989),Leader Efficaci (2000), Relazioni efficaci (2005).

cianom

agentagiallonero

Page 2: Educare figli responsabili · 2017-05-31 · Thomas Gordon GENITORI EFFICACI Educare figli responsabili Traduzione di Valeria Poli edizioni la meridiana partenze Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione

Thomas Gordon GENITORIEFFICACI

Educare figli responsabili

Traduzione di Valeria Poli

edizioni la meridianap a r t e n z e

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 3Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 2

Page 3: Educare figli responsabili · 2017-05-31 · Thomas Gordon GENITORI EFFICACI Educare figli responsabili Traduzione di Valeria Poli edizioni la meridiana partenze Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione

Indice Introduzione all’edizione italianadi Vincenzo Graziani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11

Accusiamo i genitori: cosa facciamo peraiutarli? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15

I genitori sono esseri umani, non divinità . . 21

L’ascolto che mantiene viva la comunicazionecon i figli: il linguaggio dell’accettazione . . . 28

Come mettere in pratica le capacità di ascolto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43

Come ascoltare i bambini che non sannoancora parlare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59

Come parlare in modo che i figli vi ascoltino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63

Rendere efficaci i messaggi in prima persona . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 72

Modificare un comportamento inaccettabilemodificando l’ambiente circostante . . . . . . . 80

Conflitti inevitabili tra genitori e figli: chidovrebbe vincere? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85

Il potere genitoriale è necessario e giustificato? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 93

Un metodo per risolvere i conflitti «senzaperdenti» . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 108

Preoccupazioni e timori dei genitori riguardo al metodo «senza perdenti» . . . . . . . . . . . . 118

Applicare il metodo «senza perdenti» . . . . 128

Come evitare di essere «licenziati» . . . . . . . 143

Prevenire i conflitti modificando se stessi . 152

Gli altri genitori dei vostri figli . . . . . . . . . . 159

Appendice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 164

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 5

1970 © by Thomas GordonTitolo originale: P.E.T. Parent effectiveness training. The tested new way to raise responsible children1994 © edizioni la meridiana7

1997 © edizioni la meridiana - 2^ edizioneVia G. Di Vittorio, 7 - 70056 Molfetta (BA) - tel. 080/[email protected]

ISBN 978-88-85221-35-1

In copertina disegno di Silvio BoselliVolume pubblicato grazie alla consulenza editoriale di Daniele Novara: [email protected]

Scopri i contenuti multimediali

Ringraziamenti

Alla mia Judy e alle centinaia di ragazzi che ho aiutato e che mi hanno dato l’opportunità di apprendere tante cose sui genitori.A Elaine, la mia compagna, counselor e collega nell’essere genitore, le cui penetranti intuizioni hanno frequentemente arric-chito il mio pensiero, contribuendo immensamente allo sviluppo e alla crescita di «Genitori Efficaci».Al gruppo di istruttori di «Genitori Efficaci», la cui fiducia e i cui sforzi ispirati, come pionieri del nostro programma nei lorogruppi, mi hanno aiutato a dare forma concreta ai miei sogni.

Thomas Gordon

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 4

30

Page 4: Educare figli responsabili · 2017-05-31 · Thomas Gordon GENITORI EFFICACI Educare figli responsabili Traduzione di Valeria Poli edizioni la meridiana partenze Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione

Accusiamo i genitori:cosa facciamo peraiutarli?

Tutti incolpano i genitori dei problemi dei gio-vani e di quelli che i giovani sembrano causarealla società. «È tutta colpa dei genitori», si lamen-tano gli esperti di salute mentale, alla luce dellestatistiche allarmanti sul numero sempre cre-scente di bambini e giovani che presentanodisturbi emotivi gravi o invalidanti, che entranonel giro della droga o si suicidano. I politici e itutori dell’ordine rimproverano ai genitori di averprodotto una generazione di ingrati, di ribelli, dicontestatori, di hippies, di pacifisti e di renitentialla leva. E quando i bambini vanno male ascuola, o diventano degli emarginati irrecupera-bili, insegnanti e funzionari scolastici sentenzianoche la colpa è dei genitori. Ma chi aiuta i genitori? Quanto impegno vieneprofuso nell’assisterli perché diventino più effi-caci nell’educare i figli? E in quali sedi un geni-tore può imparare quali sono i suoi errori e lepossibilità alternative?Si dà la colpa ai genitori, ma non ci si cura dieducarli. Ogni anno milioni di neo-padri e madrisi assumono un compito fra i più difficili: pren-dere un neonato, un piccolo essere quasi total-mente indifeso e assumersi la piena responsabilitàdella sua salute fisica e psichica e della sua educa-zione per farne un cittadino produttivo, collabo-rativo e costruttivo. Si può immaginare un lavoropiù difficile e faticoso di questo? E tuttavia,quanti genitori vengono educati a farlo? Certa-

mente sono molti di più oggi che nel 1962,quando a Pasadena, in California, cominciai alavorare a un programma di formazione per geni-tori. Il mio primo gruppo ne contava appena 17,per lo più genitori che si trovavano ad affrontareproblemi gravi con i figli. Ora, a tanti anni di distanza e dopo aver formatocirca 250.000 genitori, abbiamo dimostrato che ilnostro corso – il Parent Effectiveness Training, opiù semplicemente P.E.T. (in Italia il corso è intito-lato: Genitori Efficaci) – può insegnare alla mag-gior parte dei genitori le abilità di cui necessitanoper accrescere la propria efficacia di educatori. Il nostro programma ha dimostrato di come, conun certo tipo di addestramento, molti genitoripossono diventare più efficaci. Come possonoacquisire alcune abilità specifiche per mantenereaperti i canali della comunicazione tra genitori efigli. Come possono apprendere un nuovometodo per risolvere i conflitti tra genitori e figli,un metodo capace di rafforzare la relazioneinvece di deteriorarla.Il nostro programma ci ha convinto che fra geni-tori e figli si può sviluppare un rapporto caldo eintimo basato sull’amore e sul rispetto reciproco.Ha anche dimostrato che non necessariamentedeve esistere, in famiglia, il divario generazionale. Come psicologo clinico ero convinto, come moltigenitori, che i conflitti della cosiddetta età ingratafossero normali e inevitabili, in quanto espres-sione del desiderio dei giovani di affermare lapropria autonomia. Ero convinto che l’adole-scenza, come hanno mostrato molte ricerche,fosse necessariamente un periodo di tempesta etensione nelle famiglie. La nostra esperienza colP.E.T. mi ha dato torto. Sempre più frequente-mente, i genitori coinvolti nel P.E.T. hanno segna-lato una sorprendente assenza di ribellione e ditensione nelle loro famiglie. Oggi sono convinto che gli adolescenti non siribellano ai genitori. Si ribellano solamente adalcuni metodi disciplinari distruttivi adottatiquasi universalmente dai genitori. Il dissenso e laturbolenza emotiva sono un’eccezione, non laregola, quando i genitori imparano un nuovometodo per risolvere i conflitti.

15GENITORI EFFICACI

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 15

tazione e allo sviluppo del potenziale umano deicittadini.La filosofia di fondo e gli strumenti per diffonderla,elaborati inizialmente a uso dei genitori, sonodunque destinati a raggiungere un numero di per-sone assai più cospicuo dei partecipanti ai corsi odei lettori delle nostre pubblicazioni. Oltre a questo contributo indiretto alla diffusionedell’approccio umanistico, la prospettiva forse piùsignificativa e stimolante è il progetto di un pro-gramma per i giovani attualmente allo studio delnostro staff dell’Effectiveness Training Associates.Tale programma, conosciuto con la sigla Y.E.T(Youth Effectiveness Training), rappresenta unasvolta nel nostro sistema formativo fino ad orarivolto a coloro che nella relazione interpersonalehanno un ruolo di potere e di autorità: genitori,insegnanti, dirigenti.(La nostra logica prevede che: per modificare un rap-porto in modo significativo deve cambiare innanzi-tutto chi detiene il potere; chi ha meno potere haminore influenza, anche se non in senso assoluto.Un adolescente, ad esempio, ha poche possibilità diinfluenzare un genitore autoritario che disciplina ilfiglio principalmente per mezzo del potere).Alcuni dei nostri istruttori hanno sperimentato ilcorso per giovani con ragazzi sottoposti alla giuri-sdizione del Tribunale Minorile. I risultati sonostati sorprendenti. Superando le nostre previsioni,questi giovani trovano molto utile apprenderemodalità più efficaci (o, piuttosto, meno autodi-struttive) di gestire i rapporti con adulti autoritari.Hanno imparato ad ascoltare meglio i problemidegli amici, e perfino quelli dei propri genitori.Hanno imparato a rispondere in modo diretto esincero a un comportamento offensivo o lesivo deiloro diritti. Hanno imparato a risolvere i conflittisenza ricorrere al proprio potere e trovando solu-zioni che non prevedono perdenti. Questi primi gruppi sperimentali ci hanno incorag-giato a lanciare un progetto Y.E.T. che si prevedeverrà adottato nei centri di rieducazione per minorial posto dei metodi attualmente vigenti che puni-scono (carcerazione, libertà vigilata) o condonano ilcrimine; sistemi che, a detta di molti, si sono rive-lati fallimentari.

14 Thomas Gordon

Ma il programma Y.E.T. non si rivolge solo ai gio-vani che hanno problemi con la giustizia, ma a tuttii giovani, augurandoci che venga adottato nellescuole superiori, nelle organizzazioni giovanili reli-giose, laiche, sportive, ecc.Forse, promuovendo fra i giovani i principi di unrapporto interpersonale efficace, umanistico edemocratico, li aiuteremo a diventare genitori,insegnanti e dirigenti migliori. Noi ce lo augu-riamo.

Thomas GordonPasadena, California

Maggio, 1975

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 14

Page 5: Educare figli responsabili · 2017-05-31 · Thomas Gordon GENITORI EFFICACI Educare figli responsabili Traduzione di Valeria Poli edizioni la meridiana partenze Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione

e perché utilizzarli e con quali scopi. Analoga-mente ai gruppi P.E.T., esso propone un sistemacompleto, teorico e pratico insieme. Sono con-vinto che i genitori debbano essere messi al cor-rente di tutte le conoscenze di cui disponiamo sucome creare rapporti efficaci tra genitori e figli, acominciare da alcune nozioni fondamentaliriguardo alla dinamica di un rapporto interperso-nale in generale. Allora potranno rendersi contodei motivi per cui ricorrere ai metodi del P.E.T.,di quando è opportuno utilizzarli e di qualisaranno i risultati. Ai genitori verrà data la possi-bilità di diventare essi stessi esperti nell’affron-tare i problemi che inevitabilmente sorgono inogni rapporto tra genitori e figli.In questo libro, come nel nostro programmaP.E.T., sarà messo a disposizione dei genitoritutto ciò che sappiamo, non solo alcuni fram-menti in ordine sparso. Descriveremo in detta-glio, con ampio ricorso a casi concreti, unmodello completo di relazioni efficaci tra genitorie figli. La maggior parte dei genitori considera ilP.E.T. un metodo rivoluzionario perché sidiscosta vistosamente dalla tradizione consoli-data. Tuttavia, esso risponde altrettanto bene alleesigenze di genitori con bambini piccoli che aquelle di genitori con figli adolescenti, handicap-pati e normali.Come accade nel nostro programma di forma-zione, presenteremo il P.E.T. con termini com-prensibili a chiunque, evitando il gergo tecnico.All’inizio si potrà dissentire da alcune delle ideepiù innovative, ma difficilmente si avrà l’impres-sione di non capirle. Dato che i lettori non potranno esprimere le loroperplessità direttamente a un formatore, eccoalcune domande e risposte che possono essereutili a chi inizia.

Domanda – Si tratta di un ennesimo approcciopermissivo all’educazione dei figli?Risposta – Assolutamente no. I genitori permis-sivi si trovano nei guai esattamente come quellitroppo severi perché i figli diventeranno egoisti,intrattabili, non collaborativi e privi di considera-zione per i bisogni dei genitori.

D. – È possibile per uno solo dei genitori seguireefficacemente questo approccio se l’altro perse-vera nel vecchio metodo? R. – Sì e no. Se uno dei due genitori comincia afarlo, ci sarà un netto miglioramento del rapportofra quel genitore e i figli. Ma il rapporto fra l’altrogenitore e i figli potrebbe peggiorare. Moltomeglio, quindi, che entrambi i genitori appren-dano i nuovi metodi. Inoltre, impegnandosiinsieme potranno aiutarsi reciprocamente.D. – Con questo nuovo approccio, i genitori per-deranno la loro influenza sui figli? Dovrannoabdicare alla responsabilità di fornire guida eorientamento alla vita dei loro figli?R. – Da una lettura dei primi capitoli si potrebbericavare questa impressione. Un libro può pre-sentare un sistema solo passo dopo passo. I primicapitoli trattano di come aiutare i figli a trovare leproprie soluzioni ai problemi che incontrano. Insituazioni come queste, il ruolo di un genitoreefficace può sembrare diverso, molto più passivoo non direttivo, di quello abituale. Nei capitolisuccessivi, tuttavia, si parla di come modificare icomportamenti inaccettabili dei figli e di comeinfluenzare questi ultimi perché si sensibilizzinoai bisogni del genitore. In questi casi, verrà illu-strato dettagliatamente quale può essere il com-portamento di un genitore veramente responsa-bile, che vedrà crescere la propria influenza sulfiglio rispetto al passato.

Questo libro, analogamente al P.E.T., insegna aigenitori un metodo facile che incoraggia i figli adassumersi la responsabilità di trovare soluzionipersonali ai propri problemi, e illustra comeapplicarlo subito in famiglia. Impiegando questometodo (che definiamo ascolto attivo) potreteverificare di persona le esperienze riferite daigenitori addestrati nel P.E.T.:

È un grande sollievo pensare che non sono obbli-gato a dare sempre una risposta ai problemi deimiei figli.

Il P.E.T. mi ha dato più fiducia nella capacità deimiei figli di risolvere i propri problemi.

L’efficacia dell’ascolto attivo mi ha davvero sor-preso. Mio figlio trova delle soluzioni che spesso

17GENITORI EFFICACI

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 17

Il P.E.T. ha inoltre offerto un nuovo punto divista sul ruolo delle punizioni nell’educazione deibambini. Molti genitori che hanno seguito ilnostro programma ci hanno dimostrato che lepunizioni possono essere senz’altro accantonateper sempre, e mi riferisco a ogni tipo di punizione,non soltanto a quelle fisiche. I genitori possonocrescere figli responsabili, autodisciplinati e colla-borativi senza ricorrere all’arma della paura; pos-sono imparare come influenzarli affinché rispet-tino i bisogni dei genitori spontaneamente, piut-tosto che per paura della punizione o della priva-zione di determinate concessioni.Troppo bello per essere vero? Forse sì. Questaalmeno era la mia sensazione prima di aver vis-suto personalmente il ruolo di formatore nelP.E.T. Come molti miei colleghi, sottovalutavo igenitori. Ma essi mi hanno dimostrato che sonoin grado di cambiare molto se aiutati a farlo. Ogginutro fiducia nella capacità delle madri e deipadri di assimilare nuove nozioni e impiegarenuove capacità. I nostri genitori del P.E.T., conpoche eccezioni, si mostrano ansiosi di imparareun nuovo approccio all’educazione dei figli, maprima devono essere convinti che i nuovi metodifunzioneranno. La maggior parte dei genitori sagià che i vecchi metodi non funzionano. Perciòsono pronti a cambiare, e il nostro programma hadimostrato che possono farlo davvero. Anche su un altro punto i risultati del P.E.T. cihanno ampiamente gratificato. Uno degli obiet-tivi che ci eravamo posti all’inizio era quello diinsegnare ai genitori alcune abilità utilizzate daconsulenti e da psicoterapeuti professionisti peraiutare i ragazzi a superare problemi emotivi ocomportamenti disadattati. Un’aspirazione chepotrebbe essere giudicata insolita o perfino pre-suntuosa. Per quanto possa sembrare assurdo ataluni genitori (e anche a non pochi professio-nisti) ora sappiamo che anche chi sia privo di unaformazione universitaria in psicologia puòapprendere tali abilità e imparare come e quandoutilizzarle per aiutare i propri figli. Nel corso dello sviluppo del P.E.T. abbiamodovuto prendere atto di una realtà che a volte ciscoraggia ma che più spesso ci serve da stimolo: la

quasi totalità dei genitori ricorre agli stessi metodidi educazione e di soluzione dei problemi fami-liari utilizzati in passato dai propri genitori, nonnie bisnonni. Al contrario della maggior parte dellealtre istituzioni sociali, la relazione genitori-figlisembra essere rimasta inalterata. I genitori si affi-dano a metodi in uso duemila anni fa! Non che l’umanità non abbia acquisito nuoveconoscenze sulle relazioni umane. Al contrario.La psicologia e le altre scienze che studiano ilcomportamento e lo sviluppo infantile dispon-gono di una mole notevole di dati sui bambini,sui genitori, sulle relazioni interpersonali, sucome facilitare lo sviluppo della persona, su comecreare un clima psicologico sano. Sappiamomolto sulla comunicazione efficace, sugli effettidel potere sulle relazioni umane, sulla risoluzionecostruttiva dei conflitti e via dicendo. Sfortunatamente, i responsabili delle nuove sco-perte e dell’elaborazione di nuovi metodi non sisono adoperati a fondo per metterne al corrente igenitori. Noi comunichiamo con i nostri colleghiattraverso i libri e le riviste specializzate, ma nonfacciamo altrettanto con i genitori, legittimi desti-natari di questi nuovi metodi. Certamente alcuni professionisti hanno provato atrasmettere idee e metodi nuovi ai genitori, primofra tutti Haim Ginnott che nel suo libro Betweenparent and child sottolineò quanto fosse impor-tante comunicare più terapeuticamente con unfiglio per non ledere la sua autostima. Tuttavia, anche quei pochi genitori che hannoletto questo e altri libri analoghi, mostrano di nonaver modificato in modo sostanziale il propriocomportamento, soprattutto nell’approccio alladisciplina e alla gestione dei conflitti genitore-figlio.È possibile che anche questo nostro libro rivelialcuni dei limiti dei suoi predecessori, ma io miauguro che non sia così; noi infatti ci proponiamodi presentare una filosofia più completa sui requi-siti necessari a stabilire e mantenere una effettivarelazione globale con un figlio in qualsivoglia cir-costanza. Questo libro non offre ai genitori solo metodi eabilità pratiche, ma anche indicazioni su quando

16 Thomas Gordon

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 16

Page 6: Educare figli responsabili · 2017-05-31 · Thomas Gordon GENITORI EFFICACI Educare figli responsabili Traduzione di Valeria Poli edizioni la meridiana partenze Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione

e perché utilizzarli e con quali scopi. Analoga-mente ai gruppi P.E.T., esso propone un sistemacompleto, teorico e pratico insieme. Sono con-vinto che i genitori debbano essere messi al cor-rente di tutte le conoscenze di cui disponiamo sucome creare rapporti efficaci tra genitori e figli, acominciare da alcune nozioni fondamentaliriguardo alla dinamica di un rapporto interperso-nale in generale. Allora potranno rendersi contodei motivi per cui ricorrere ai metodi del P.E.T.,di quando è opportuno utilizzarli e di qualisaranno i risultati. Ai genitori verrà data la possi-bilità di diventare essi stessi esperti nell’affron-tare i problemi che inevitabilmente sorgono inogni rapporto tra genitori e figli.In questo libro, come nel nostro programmaP.E.T., sarà messo a disposizione dei genitoritutto ciò che sappiamo, non solo alcuni fram-menti in ordine sparso. Descriveremo in detta-glio, con ampio ricorso a casi concreti, unmodello completo di relazioni efficaci tra genitorie figli. La maggior parte dei genitori considera ilP.E.T. un metodo rivoluzionario perché sidiscosta vistosamente dalla tradizione consoli-data. Tuttavia, esso risponde altrettanto bene alleesigenze di genitori con bambini piccoli che aquelle di genitori con figli adolescenti, handicap-pati e normali.Come accade nel nostro programma di forma-zione, presenteremo il P.E.T. con termini com-prensibili a chiunque, evitando il gergo tecnico.All’inizio si potrà dissentire da alcune delle ideepiù innovative, ma difficilmente si avrà l’impres-sione di non capirle. Dato che i lettori non potranno esprimere le loroperplessità direttamente a un formatore, eccoalcune domande e risposte che possono essereutili a chi inizia.

Domanda – Si tratta di un ennesimo approcciopermissivo all’educazione dei figli?Risposta – Assolutamente no. I genitori permis-sivi si trovano nei guai esattamente come quellitroppo severi perché i figli diventeranno egoisti,intrattabili, non collaborativi e privi di considera-zione per i bisogni dei genitori.

D. – È possibile per uno solo dei genitori seguireefficacemente questo approccio se l’altro perse-vera nel vecchio metodo? R. – Sì e no. Se uno dei due genitori comincia afarlo, ci sarà un netto miglioramento del rapportofra quel genitore e i figli. Ma il rapporto fra l’altrogenitore e i figli potrebbe peggiorare. Moltomeglio, quindi, che entrambi i genitori appren-dano i nuovi metodi. Inoltre, impegnandosiinsieme potranno aiutarsi reciprocamente.D. – Con questo nuovo approccio, i genitori per-deranno la loro influenza sui figli? Dovrannoabdicare alla responsabilità di fornire guida eorientamento alla vita dei loro figli?R. – Da una lettura dei primi capitoli si potrebbericavare questa impressione. Un libro può pre-sentare un sistema solo passo dopo passo. I primicapitoli trattano di come aiutare i figli a trovare leproprie soluzioni ai problemi che incontrano. Insituazioni come queste, il ruolo di un genitoreefficace può sembrare diverso, molto più passivoo non direttivo, di quello abituale. Nei capitolisuccessivi, tuttavia, si parla di come modificare icomportamenti inaccettabili dei figli e di comeinfluenzare questi ultimi perché si sensibilizzinoai bisogni del genitore. In questi casi, verrà illu-strato dettagliatamente quale può essere il com-portamento di un genitore veramente responsa-bile, che vedrà crescere la propria influenza sulfiglio rispetto al passato.

Questo libro, analogamente al P.E.T., insegna aigenitori un metodo facile che incoraggia i figli adassumersi la responsabilità di trovare soluzionipersonali ai propri problemi, e illustra comeapplicarlo subito in famiglia. Impiegando questometodo (che definiamo ascolto attivo) potreteverificare di persona le esperienze riferite daigenitori addestrati nel P.E.T.:

È un grande sollievo pensare che non sono obbli-gato a dare sempre una risposta ai problemi deimiei figli.

Il P.E.T. mi ha dato più fiducia nella capacità deimiei figli di risolvere i propri problemi.

L’efficacia dell’ascolto attivo mi ha davvero sor-preso. Mio figlio trova delle soluzioni che spesso

17GENITORI EFFICACI

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 17

Il P.E.T. ha inoltre offerto un nuovo punto divista sul ruolo delle punizioni nell’educazione deibambini. Molti genitori che hanno seguito ilnostro programma ci hanno dimostrato che lepunizioni possono essere senz’altro accantonateper sempre, e mi riferisco a ogni tipo di punizione,non soltanto a quelle fisiche. I genitori possonocrescere figli responsabili, autodisciplinati e colla-borativi senza ricorrere all’arma della paura; pos-sono imparare come influenzarli affinché rispet-tino i bisogni dei genitori spontaneamente, piut-tosto che per paura della punizione o della priva-zione di determinate concessioni.Troppo bello per essere vero? Forse sì. Questaalmeno era la mia sensazione prima di aver vis-suto personalmente il ruolo di formatore nelP.E.T. Come molti miei colleghi, sottovalutavo igenitori. Ma essi mi hanno dimostrato che sonoin grado di cambiare molto se aiutati a farlo. Ogginutro fiducia nella capacità delle madri e deipadri di assimilare nuove nozioni e impiegarenuove capacità. I nostri genitori del P.E.T., conpoche eccezioni, si mostrano ansiosi di imparareun nuovo approccio all’educazione dei figli, maprima devono essere convinti che i nuovi metodifunzioneranno. La maggior parte dei genitori sagià che i vecchi metodi non funzionano. Perciòsono pronti a cambiare, e il nostro programma hadimostrato che possono farlo davvero. Anche su un altro punto i risultati del P.E.T. cihanno ampiamente gratificato. Uno degli obiet-tivi che ci eravamo posti all’inizio era quello diinsegnare ai genitori alcune abilità utilizzate daconsulenti e da psicoterapeuti professionisti peraiutare i ragazzi a superare problemi emotivi ocomportamenti disadattati. Un’aspirazione chepotrebbe essere giudicata insolita o perfino pre-suntuosa. Per quanto possa sembrare assurdo ataluni genitori (e anche a non pochi professio-nisti) ora sappiamo che anche chi sia privo di unaformazione universitaria in psicologia puòapprendere tali abilità e imparare come e quandoutilizzarle per aiutare i propri figli. Nel corso dello sviluppo del P.E.T. abbiamodovuto prendere atto di una realtà che a volte ciscoraggia ma che più spesso ci serve da stimolo: la

quasi totalità dei genitori ricorre agli stessi metodidi educazione e di soluzione dei problemi fami-liari utilizzati in passato dai propri genitori, nonnie bisnonni. Al contrario della maggior parte dellealtre istituzioni sociali, la relazione genitori-figlisembra essere rimasta inalterata. I genitori si affi-dano a metodi in uso duemila anni fa! Non che l’umanità non abbia acquisito nuoveconoscenze sulle relazioni umane. Al contrario.La psicologia e le altre scienze che studiano ilcomportamento e lo sviluppo infantile dispon-gono di una mole notevole di dati sui bambini,sui genitori, sulle relazioni interpersonali, sucome facilitare lo sviluppo della persona, su comecreare un clima psicologico sano. Sappiamomolto sulla comunicazione efficace, sugli effettidel potere sulle relazioni umane, sulla risoluzionecostruttiva dei conflitti e via dicendo. Sfortunatamente, i responsabili delle nuove sco-perte e dell’elaborazione di nuovi metodi non sisono adoperati a fondo per metterne al corrente igenitori. Noi comunichiamo con i nostri colleghiattraverso i libri e le riviste specializzate, ma nonfacciamo altrettanto con i genitori, legittimi desti-natari di questi nuovi metodi. Certamente alcuni professionisti hanno provato atrasmettere idee e metodi nuovi ai genitori, primofra tutti Haim Ginnott che nel suo libro Betweenparent and child sottolineò quanto fosse impor-tante comunicare più terapeuticamente con unfiglio per non ledere la sua autostima. Tuttavia, anche quei pochi genitori che hannoletto questo e altri libri analoghi, mostrano di nonaver modificato in modo sostanziale il propriocomportamento, soprattutto nell’approccio alladisciplina e alla gestione dei conflitti genitore-figlio.È possibile che anche questo nostro libro rivelialcuni dei limiti dei suoi predecessori, ma io miauguro che non sia così; noi infatti ci proponiamodi presentare una filosofia più completa sui requi-siti necessari a stabilire e mantenere una effettivarelazione globale con un figlio in qualsivoglia cir-costanza. Questo libro non offre ai genitori solo metodi eabilità pratiche, ma anche indicazioni su quando

16 Thomas Gordon

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 16

Page 7: Educare figli responsabili · 2017-05-31 · Thomas Gordon GENITORI EFFICACI Educare figli responsabili Traduzione di Valeria Poli edizioni la meridiana partenze Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione

I genitori che imparano a comunicare i proprisentimenti con le nuove modalità che propo-niamo, difficilmente produrranno un figlio comequel sedicenne che, seduto nel mio studio, midiceva senza scomporsi:

A casa non devo fare nulla. Perché dovrei? Sono imiei genitori che devono prendersi cura di me.Legalmente sono tenuti a farlo. Non l’ho chiesto iodi nascere, no? Finché sono minorenne, devononutrirmi e vestirmi. E io non devo fare proprio unbel niente. Non sono mica obbligato a farli contenti.

Ascoltando quel giovane che si esprimeva inquesti termini, palesemente convinto di quelloche diceva, non potei fare a meno di pensare: Chegenere di persone stiamo tirando su, se i ragazzicrescono con l’idea che gli è dovuto tutto, anchese in cambio danno tanto poco? Che razza di cit-tadini stiamo immettendo nella società? E cherazza di società potranno produrre degli esseriumani così egoisti? Quasi senza eccezioni, i genitori si possono farrientrare grosso modo in tre categorie: i vincitori,i perdenti e gli indecisi. I genitori che appartengono al primo gruppodifendono fermamente e con argomenti persua-sivi il loro diritto di esercitare autorità e poteresul figlio. Credono nella disciplina, nelle limita-zioni, nel pretendere certi comportamenti, neldare ordini, nel richiedere obbedienza. Ricorronoalle minacce per indurre i figli all’obbedienza, eimpartiscono punizioni quando il figlio nonobbedisce.Quando sorge un conflitto tra i bisogni dei geni-tori e quelli del figlio, questi genitori, invariabil-mente, risolvono il conflitto in modo tale che ilgenitore vince e il figlio perde. Generalmente,questi genitori razionalizzano il loro vincere inbase a stereotipi come: «So io cos’è meglio»oppure «È per il bene del bambino» o ancora «Ifigli hanno bisogno di un’autorità», oppure, intermini più generici, «spetta ai genitori esercitarela propria autorità per il bene dei figli, perché igenitori sanno meglio di loro cos’è giusto e cos’èsbagliato».Il secondo gruppo di genitori, numericamente

più ristretto di quello dei vincitori, concedonoper lo più molta libertà ai figli. Evitano delibera-tamente di imporre limitazioni e affermano conorgoglio di non accettare i metodi autoritari.Quando si verifica un conflitto tra le esigenze delgenitore e quelle del figlio, solitamente il figliovince e il genitore perde, poiché questi genitoriritengono dannoso frustrare i bisogni del figlio. Probabilmente il gruppo più numeroso è rappre-sentato dai genitori che ritengono impossibileseguire coerentemente l’uno o l’altro dei dueapprocci. Di conseguenza, cercando di pervenirea un giusto mezzo, oscillano tra severità e indul-genza, fermezza e accondiscendenza, rigore epermissivismo, vittoria e sconfitta. Queste leparole di una madre:

Tendo a essere permissiva con i miei figli finchénon diventano così cattivi che non riesco più a sop-portarli... Allora sento che devo cambiare, ecomincio a usare la mia autorità finché non diventocosì severa che non riesco più a sopportare mestessa.

I genitori che condividevano questi sentimentinei corsi P.E.T., senza saperlo parlavano a nomedei tanti genitori del gruppo degli indecisi. Questisono i genitori che probabilmente si mostranopiù confusi e incerti e i cui figli, come vedremo inseguito, sono spesso i più disturbati.Il dilemma più grande dei genitori di oggi è cheessi concepiscono solo due approcci per gestire iconflitti familiari che inevitabilmente sorgono tragenitori e figli. Essi vedono solo due alternativenell’educazione dei figli. Alcuni scelgono l’ap-proccio «Io vinco - tu perdi», altri quello «Tuvinci - io perdo», mentre altri evidentemente nonriescono a scegliere tra i due. Attraverso il P.E.T., i genitori scoprono con sor-presa che esiste un’alternativa ai due metodi. Noilo chiamiamo il metodo senza perdenti, e unodegli scopi principali del programma P.E.T. èquello di aiutare i genitori a metterlo in praticaefficacemente. Sebbene questo metodo sia usatoda anni per risolvere conflitti di altro genere,pochi genitori hanno pensato di poterlo utilizzareper risolvere i conflitti con i figli.

19GENITORI EFFICACI

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 19

sono assai migliori di quelle che avrei potuto sugge-rirgli io.

Credo di aver sempre vissuto con molto disagio ilruolo di padreterno, il sentirmi in obbligo di saperesempre come dovrebbero comportarsi i miei figli incaso di difficoltà.

Al giorno d’oggi, migliaia di adolescenti licen-ziano i genitori e, dal loro punto di vista perottime ragioni:

I miei genitori non capiscono i ragazzi della miaetà.

Non sopporto di sorbirmi la predica tutte le serequando torno a casa.

Non dico mai niente di me ai miei genitori; se lofacessi, non capirebbero.

Vorrei che i miei genitori non mi stessero sempreaddosso.

Appena posso me ne vado di casa; non sopporto iloro continui rimproveri.

Spesso i genitori di questi ragazzi sono ben con-sapevoli di aver perso il proprio impiego, cometestimoniano queste frasi raccolte durante i corsiP.E.T.:

Non ho più alcuna influenza su mio figlio di 16anni.

Non sappiamo più come prendere Silvia.

Tommaso non cena mai con noi, e a malapena ciparla. Adesso vorrebbe una stanza per conto suo nelgarage.

Marco non sta mai a casa. E non ci dice mai doveva e cosa fa. Se glielo chiedo, mi risponde che nonsono affari miei.

Secondo me, è tragico che uno dei rapportipotenzialmente più intimi e soddisfacenti dellavita sia così spesso motivo di amarezza. Perchétanti adolescenti arrivano a vedere i genitori comenemici? Perché il divario generazionale è cosìsentito nelle nostre famiglie? Perché nella nostrasocietà i genitori e i giovani sono schierati gli unicontro gli altri?

Nel capitolo «Come evitare di essere licenziati» sicercherà di rispondere a queste domande e dicapire perché non serve a nulla che i figli insor-gano contro i genitori. Il P.E.T. e sì un metodorivoluzionario, ma non invita alla ribellione.Piuttosto è un metodo che si propone di aiutare igenitori a non farsi più licenziare, che può preve-nire i conflitti familiari e avvicinare genitori e figliinvece di aizzarli gli uni contro gli altri comenemici sul campo di battaglia.I genitori che a un primo approccio giudicassero inostri metodi troppo rivoluzionari, saranno forseincoraggiati a superare i propri pregiudizi dallalettura del brano seguente, che è la storia di duegenitori che hanno frequentato il corso P.E.T.

Guglielmo, di 16 anni, era fonte di continuepreoccupazioni. Era diventato un estraneo. Era indi-scliplinato, assolutamente irresponsabile. Avevacominciato ad andare male a scuola. Usciva con gliamici e non tornava mai all’ora stabilita, accam-pando le scuse più varie: si era bucata una gomma,l’orologio era guasto, era rimasto senza benzina.Noi lo spiavamo, e lui ci mentiva. Gli abbiamosequestrato la patente. Gli abbiamo ridotto la pagamensile. Le nostre conversazioni erano a base diaccuse reciproche. Senza alcun risultato. Un giorno,dopo un litigio particolarmente violento, si buttòper terra sul pavimento della cucina e si mise a scal-ciare e a gridare, urlando che lo facevamo diventarepazzo. A quel punto deciemmo di iscriverci al corsoper genitori del dottor Gordon. Il cambiamento nonè arrivato dalla sera alla mattina... Non ci eravamomai sentiti veramente uniti, come una famigliaaffiatata, amorevole e affettuosa. Questo fu possi-bile solo dopo un profondo cambiamento dei nostriatteggiamenti e dei nostri valori... Questa nuovaidea di essere una persona a sé stante, che esprime ipropri valori senza imporli agli altri ma offrendosipiuttosto come modello positivo... è stato questo ilpunto di svolta. Avevamo molta più influenza su dilui. Dalla ribellione, gli eccessi di collera e i fallimentiscolastici, Guglielmo è passato a un comportamentoaperto, amichevole, affettuoso, e dei suoi genitoridice che sono «fra le persone che apprezza di più»...Finalmente è rientrato in famiglia... Con lui ho unrapporto che prima non credevo possibile, pieno diamore, di fiducia e di indipendenza. Ora è più moti-vato e, quando anche ciascuno di noi lo è, viviamo ecresciamo come una vera famiglia.

18 Thomas Gordon

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 18

Page 8: Educare figli responsabili · 2017-05-31 · Thomas Gordon GENITORI EFFICACI Educare figli responsabili Traduzione di Valeria Poli edizioni la meridiana partenze Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione

bile crescita, a cosa vorrebbe diventare, a comerealizzare maggiormente il proprio potenziale.L’accettazione è come il terreno fertile che per-mette a un seme minuscolo di trasformarsi nel belfiore che può diventare. Il terreno si limita a faci-litare lo sviluppo del seme. Sprigiona la sua capa-cità di crescere, ma tale capacità è interamente inseno al seme. Anche un figlio, come un seme, hadentro di sé la capacità di crescere. L’accettazioneè il terreno fertile, che semplicemente permette alfiglio di realizzare il proprio potenziale.Perché l’accettazione genitoriale esercita tantabenefica influenza sui figli? È un punto che ingenere non viene compreso. La maggior parte dellepersone è stata indotta a credere che se si accettaun figlio così com’è, questi non cambierà mai; che ilmodo più valido per aiutarlo a migliorarsi è quellodi dirgli quali aspetti di lui non sono accettabili.Di conseguenza, la maggior parte dei genitoriricorre a piene mani al linguaggio della non-accet-tazione, pensando che sia il modo migliore peraiutare i figli. Il terreno che tanti genitori forni-scono ai propri figli è intriso di valutazioni, giu-dizi, critiche, prediche, massime morali, ammoni-zioni, ordini e altri messaggi che trasmettono lanon-accettazione del ragazzo per quello che è. Ricordo le parole di una tredicenne che avevacominciato a ribellarsi ai valori e alle leggi deipropri genitori:

Mi ripetono talmente spesso che sono cattiva, chele mie idee sono stupide e che non possono fidarsidi me, che finisco col comportarmi sempre piùspesso in un modo che a loro non piace. Se loro giàpensano di me che sono cattiva e stupida, tanto valeche continui a fare quello che faccio.

Questa intelligente ragazza aveva capito il signifi-cato del vecchio proverbio: «Ripeti spesso a unragazzo che è cattivo, e quasi certamente lodiventerà». Spesso i figli finiscono per diventareesattamente come i genitori li descrivono.A parte questo effetto, il linguaggio della non-accettazione allontana i figli. Essi smettono diconfidarsi con i genitori e imparano che è moltomeglio tenere per sé i propri sentimenti e i propriproblemi.

Il linguaggio dell’accettazione, al contrario, rende ifigli più aperti e sereni; li fa sentire liberi di condi-videre sentimenti e problemi. Gli psicoterapeuti ei consulenti hanno dimostrato quanto può esserepotente l’accettazione. I terapeuti più efficacisono quelli che riescono a comunicare una sin-cera accettazione alle persone che cercano il loroaiuto. Ecco perché spesso si sente dire che nelcorso di una terapia ci si sente completamenteliberi dal giudizio del terapeuta. Queste personeriferiscono di essersi sentite libere di raccontare ilpeggio di sé, confidando nel fatto che il loro tera-peuta le avrebbe accettate comunque. L’accetta-zione è una delle condizioni più essenziali percontribuire alla crescita e al cambiamento chenormalmente si verificano nelle persone seguiteda consulenti o psicoterapeuti. Al contrario, gli agenti di cambiamento professio-nisti ci hanno insegnato che la non-accettazionespesso inibisce, produce diffidenza, disagio,paura di parlare o di prendere coscienza di sé.Così, il segreto del successo di un terapeuta, cheriesce a stimolare la crescita e il cambiamento diun paziente disturbato, consiste in parte nel ban-dire la non-accettazione e nella capacità di par-lare il linguaggio dell’accettazione in modo chesia chiaramente percepito dal paziente. Lavorando con i genitori partecipanti ai corsiP.E.T., abbiamo dimostrato che si possono inse-gnare ai genitori le stesse abilità utilizzate daiterapeuti professionisti. La maggior parte diquesti genitori riduce drasticamente la frequenzadei messaggi che trasmettono non-accettazione eacquisisce una notevole capacità di utilizzare illinguaggio dell’accettazione.I genitori che imparano a manifestare attraversole parole una sincera accettazione del figlio,dispongono di uno strumento che può produrrerisultati straordinari. Possono incoraggiare l’au-toaccettazione e l’autostima del figlio. Possonopromuovere il suo sviluppo e agevolare la realiz-zazione del potenziale di cui è geneticamentedotato. Possono accelerare il suo passaggio dalladipendenza all’indipendenza e all’autocontrollo.Possono aiutarlo a imparare a risolvere autono-mamente i problemi che inevitabilmente la vita

29GENITORI EFFICACI

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 29

L’ascolto chemantiene viva lacomunicazione con i figli: il linguaggiodell’accettazione

Una quindicenne, a conclusione di una delle suesedute settimanali, si alzò dalla sedia, si fermò unattimo prima di avviarsi alla porta e mi disse:

È bello poter dire a qualcuno quello che provoveramente; non ho mai parlato a nessuno di questecose prima d’ora; non potrei mai parlare così con imiei genitori.

I genitori di un sedicenne che andava male ascuola mi chiesero:

Cosa possiamo fare perché Franco si confidi connoi? Non sappiamo mai cosa gli passa per la testa;sappiamo che è infelice, ma non abbiamo la minimaidea di che cos’abbia.

Una brillante e attraente tredicenne mi fu portatapoco dopo essere scappata da casa con dueamiche; essa commentò il rapporto con la madrein modo estremamente eloquente:

Eravamo arrivate al punto di non riuscire a par-lare neanche delle cose più banali... come i compitia scuola. Se temevo di aver sbagliato un compito, ledicevo che non mi era andato bene e lei rispondeva:

«Ah! E perché?» e poi si infuriava. Così ho comin-ciato a mentirle; non mi piaceva dire bugie, ma lofacevo, e alla fine non me ne importava più... eracome se a parlarsi fossero state altre due persone:nessuna delle due mostrava i propri veri senti-menti... quello che veramente pensava.

Sono esempi piuttosto comuni di come i figli eri-gano un muro fra sé e i genitori, rifiutando dicomunicare loro ciò che veramente provano nelproprio intimo. I giovani imparano che parlarecon i genitori è inutile, se non addirittura perico-loso. Di conseguenza, molti genitori perdonomigliaia di occasioni per aiutare i figli ad affron-tare i problemi che incontrano nella vita. Perché tanti genitori vengono respinti dai figlicome possibile fonte di aiuto? Perché tanti figlismettono di confidare ai genitori le propriepreoccupazioni? Perché sono così pochi i geni-tori che riescono a mantenere una relazioned’aiuto con i figli? E perché i giovani trovano più facile parlare conun bravo consulente piuttosto che con i genitori?Cosa fa un professionista di tanto diverso per riu-scire a stabilire una buona relazione che fornisceloro aiuto?Negli ultimi anni, gli psicologi hanno trovatoalcune risposte a queste domande. La ricerca e lapratica clinica ci hanno aiutato a capire qualisono gli ingredienti necessari per stabilire un’effi-cace relazione d’aiuto. Forse il più essenziale ditutti è il linguaggio dell’accettazione.

Il potere del linguaggio dell’accettazione

Quando una persona è capace di provare e dicomunicare a un’altra una sincera accettazione,essa può diventare di grande aiuto. La sua accet-tazione dell’altro così com’è è determinante percostruire una relazione in cui l’altro possa cre-scere, maturare, operare cambiamenti costruttivi,imparare a risolvere problemi, tendere a un equi-librio psicologico, diventare più produttivo ecreativo, realizzare pienamente il proprio poten-ziale. È uno di quei paradossi semplici ma bellis-simi della vita: quando una persona sente diessere sinceramente accettata per quella che è, sisente libera di prendere in considerazione unpossibile cambiamento, di pensare a una possi-

28 Thomas Gordon

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 28

Page 9: Educare figli responsabili · 2017-05-31 · Thomas Gordon GENITORI EFFICACI Educare figli responsabili Traduzione di Valeria Poli edizioni la meridiana partenze Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione

bile crescita, a cosa vorrebbe diventare, a comerealizzare maggiormente il proprio potenziale.L’accettazione è come il terreno fertile che per-mette a un seme minuscolo di trasformarsi nel belfiore che può diventare. Il terreno si limita a faci-litare lo sviluppo del seme. Sprigiona la sua capa-cità di crescere, ma tale capacità è interamente inseno al seme. Anche un figlio, come un seme, hadentro di sé la capacità di crescere. L’accettazioneè il terreno fertile, che semplicemente permette alfiglio di realizzare il proprio potenziale.Perché l’accettazione genitoriale esercita tantabenefica influenza sui figli? È un punto che ingenere non viene compreso. La maggior parte dellepersone è stata indotta a credere che se si accettaun figlio così com’è, questi non cambierà mai; che ilmodo più valido per aiutarlo a migliorarsi è quellodi dirgli quali aspetti di lui non sono accettabili.Di conseguenza, la maggior parte dei genitoriricorre a piene mani al linguaggio della non-accet-tazione, pensando che sia il modo migliore peraiutare i figli. Il terreno che tanti genitori forni-scono ai propri figli è intriso di valutazioni, giu-dizi, critiche, prediche, massime morali, ammoni-zioni, ordini e altri messaggi che trasmettono lanon-accettazione del ragazzo per quello che è. Ricordo le parole di una tredicenne che avevacominciato a ribellarsi ai valori e alle leggi deipropri genitori:

Mi ripetono talmente spesso che sono cattiva, chele mie idee sono stupide e che non possono fidarsidi me, che finisco col comportarmi sempre piùspesso in un modo che a loro non piace. Se loro giàpensano di me che sono cattiva e stupida, tanto valeche continui a fare quello che faccio.

Questa intelligente ragazza aveva capito il signifi-cato del vecchio proverbio: «Ripeti spesso a unragazzo che è cattivo, e quasi certamente lodiventerà». Spesso i figli finiscono per diventareesattamente come i genitori li descrivono.A parte questo effetto, il linguaggio della non-accettazione allontana i figli. Essi smettono diconfidarsi con i genitori e imparano che è moltomeglio tenere per sé i propri sentimenti e i propriproblemi.

Il linguaggio dell’accettazione, al contrario, rende ifigli più aperti e sereni; li fa sentire liberi di condi-videre sentimenti e problemi. Gli psicoterapeuti ei consulenti hanno dimostrato quanto può esserepotente l’accettazione. I terapeuti più efficacisono quelli che riescono a comunicare una sin-cera accettazione alle persone che cercano il loroaiuto. Ecco perché spesso si sente dire che nelcorso di una terapia ci si sente completamenteliberi dal giudizio del terapeuta. Queste personeriferiscono di essersi sentite libere di raccontare ilpeggio di sé, confidando nel fatto che il loro tera-peuta le avrebbe accettate comunque. L’accetta-zione è una delle condizioni più essenziali percontribuire alla crescita e al cambiamento chenormalmente si verificano nelle persone seguiteda consulenti o psicoterapeuti. Al contrario, gli agenti di cambiamento professio-nisti ci hanno insegnato che la non-accettazionespesso inibisce, produce diffidenza, disagio,paura di parlare o di prendere coscienza di sé.Così, il segreto del successo di un terapeuta, cheriesce a stimolare la crescita e il cambiamento diun paziente disturbato, consiste in parte nel ban-dire la non-accettazione e nella capacità di par-lare il linguaggio dell’accettazione in modo chesia chiaramente percepito dal paziente. Lavorando con i genitori partecipanti ai corsiP.E.T., abbiamo dimostrato che si possono inse-gnare ai genitori le stesse abilità utilizzate daiterapeuti professionisti. La maggior parte diquesti genitori riduce drasticamente la frequenzadei messaggi che trasmettono non-accettazione eacquisisce una notevole capacità di utilizzare illinguaggio dell’accettazione.I genitori che imparano a manifestare attraversole parole una sincera accettazione del figlio,dispongono di uno strumento che può produrrerisultati straordinari. Possono incoraggiare l’au-toaccettazione e l’autostima del figlio. Possonopromuovere il suo sviluppo e agevolare la realiz-zazione del potenziale di cui è geneticamentedotato. Possono accelerare il suo passaggio dalladipendenza all’indipendenza e all’autocontrollo.Possono aiutarlo a imparare a risolvere autono-mamente i problemi che inevitabilmente la vita

29GENITORI EFFICACI

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 29

L’ascolto chemantiene viva lacomunicazione con i figli: il linguaggiodell’accettazione

Una quindicenne, a conclusione di una delle suesedute settimanali, si alzò dalla sedia, si fermò unattimo prima di avviarsi alla porta e mi disse:

È bello poter dire a qualcuno quello che provoveramente; non ho mai parlato a nessuno di questecose prima d’ora; non potrei mai parlare così con imiei genitori.

I genitori di un sedicenne che andava male ascuola mi chiesero:

Cosa possiamo fare perché Franco si confidi connoi? Non sappiamo mai cosa gli passa per la testa;sappiamo che è infelice, ma non abbiamo la minimaidea di che cos’abbia.

Una brillante e attraente tredicenne mi fu portatapoco dopo essere scappata da casa con dueamiche; essa commentò il rapporto con la madrein modo estremamente eloquente:

Eravamo arrivate al punto di non riuscire a par-lare neanche delle cose più banali... come i compitia scuola. Se temevo di aver sbagliato un compito, ledicevo che non mi era andato bene e lei rispondeva:

«Ah! E perché?» e poi si infuriava. Così ho comin-ciato a mentirle; non mi piaceva dire bugie, ma lofacevo, e alla fine non me ne importava più... eracome se a parlarsi fossero state altre due persone:nessuna delle due mostrava i propri veri senti-menti... quello che veramente pensava.

Sono esempi piuttosto comuni di come i figli eri-gano un muro fra sé e i genitori, rifiutando dicomunicare loro ciò che veramente provano nelproprio intimo. I giovani imparano che parlarecon i genitori è inutile, se non addirittura perico-loso. Di conseguenza, molti genitori perdonomigliaia di occasioni per aiutare i figli ad affron-tare i problemi che incontrano nella vita. Perché tanti genitori vengono respinti dai figlicome possibile fonte di aiuto? Perché tanti figlismettono di confidare ai genitori le propriepreoccupazioni? Perché sono così pochi i geni-tori che riescono a mantenere una relazioned’aiuto con i figli? E perché i giovani trovano più facile parlare conun bravo consulente piuttosto che con i genitori?Cosa fa un professionista di tanto diverso per riu-scire a stabilire una buona relazione che fornisceloro aiuto?Negli ultimi anni, gli psicologi hanno trovatoalcune risposte a queste domande. La ricerca e lapratica clinica ci hanno aiutato a capire qualisono gli ingredienti necessari per stabilire un’effi-cace relazione d’aiuto. Forse il più essenziale ditutti è il linguaggio dell’accettazione.

Il potere del linguaggio dell’accettazione

Quando una persona è capace di provare e dicomunicare a un’altra una sincera accettazione,essa può diventare di grande aiuto. La sua accet-tazione dell’altro così com’è è determinante percostruire una relazione in cui l’altro possa cre-scere, maturare, operare cambiamenti costruttivi,imparare a risolvere problemi, tendere a un equi-librio psicologico, diventare più produttivo ecreativo, realizzare pienamente il proprio poten-ziale. È uno di quei paradossi semplici ma bellis-simi della vita: quando una persona sente diessere sinceramente accettata per quella che è, sisente libera di prendere in considerazione unpossibile cambiamento, di pensare a una possi-

28 Thomas Gordon

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 28

Page 10: Educare figli responsabili · 2017-05-31 · Thomas Gordon GENITORI EFFICACI Educare figli responsabili Traduzione di Valeria Poli edizioni la meridiana partenze Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione

Come comunicare accettazione in modonon-verbale

Possiamo comunicare sia con il linguaggio par-lato (ciò che diciamo) sia con il linguaggio delcorpo, quello che gli scienziati sociali definisconolinguaggio non verbale (ciò che non diciamo). Imessaggi non verbali vengono comunicati attra-verso la gestualità, la postura, le espressioni delvolto o altri comportamenti. Se ad esempio agi-tate la mano destra lontana dal corpo col palmorivolto verso vostro figlio, è probabile che egliinterpreti il vostro gesto come «Va via!» o «Stalontano da me!» o «Non voglio essere disturbatoin questo momento». Se girate il palmo e muo-vete la mano verso di voi probabilmente ilragazzo percepirà questo gesto come un mes-saggio del tipo «Vieni qui», «Avvicinati» o «Mipiacerebbe averti qui vicino a me». Il primo gestoha comunicato non accettazione; il secondo,accettazione.

Il «non-intervenire» come messaggio diaccettazione

I genitori possono esprimere accettazione al figliosemplicemente non intervenendo nelle sue atti-vità. Se, ad esempio, il figlio cerca di costruire uncastello di sabbia sulla spiaggia e il genitore èoccupato a fare qualcosa per conto proprio con-sentendo al figlio di fare errori o di realizzare lasua idea di castello (probabilmente diversa daquella del genitore o nemmeno lontanamentesomigliante a un vero castello), in questo modoquesto genitore invia al figlio un messaggio nonverbale di accettazione. Il ragazzo vivrà il tutto come: «Ciò che stofacendo va bene», «Il mio modo di costruire ilcastello è accettabile», «La mamma accetta quelloche sto facendo in questo momento».Non intervenire mentre il figlio è impegnato inqualche attività è un modo efficace per comuni-care accettazione a livello non verbale. Moltigenitori non si rendono conto della frequenzacon cui comunicano non accettazione ai figli sem-

plicemente interferendo, intromettendosi, con-trollando, partecipando alle sue attività. Troppospesso gli adulti non lasciano in pace i figli. Inva-dono la privacy delle loro camere o si intromet-tono nel mondo privato dei loro pensieri rifiutan-dosi di accettare la loro vita separata e indipen-dente. Spesso questi comportamenti dipendonodalle paure, dalle ansie e dalle insicurezze delgenitore stesso.I genitori si preoccupano troppo di insegnare aifigli («Ecco come dovrebbe essere un castello!»). Sisentono a disagio quando i ragazzi commettonoerrori («Costruisci il castello più lontano dall’acquain modo che le onde non te lo buttino giù»).Vogliono sentirsi fieri delle doti dei figli («Guardache bel castello ha costruito il nostro Gianni»).Impongono ai figli criteri rigidi su ciò che è giusto osbagliato («Non vedi che al tuo castello manca ilfossato?»). Nutrono segrete ambizioni per i figli(«Non imparerai mai niente, se perdi tutto il pome-riggio a costruire quel castello»). Sono eccessiva-mente preoccupati del giudizio degli altri («Potrestifare sicuramente un castello migliore di quello»).Hanno bisogno di sentirsi necessari («Lascia chepapà ti aiuti»), e così via.Così, il non fare quando il figlio è impegnato inun’attività autonoma può comunicargli chiara-mente l’accettazione del genitore. La mia espe-rienza mi ha insegnato che i genitori stentano apermettere al figlio di essere una persona a séstante. Per questo un atteggiamento non interven-tista riesce tanto difficile.

Ricordo che quando mia figlia, al primo anno diliceo, dette la sua prima festa con ragazzi eragazze, mi sentii respinto ed escluso quando midisse che non gradiva i miei consigli «pratici ecreativi» su come intrattenere i suoi ospiti. Solodopo aver smaltito la delusione di essere statomesso da parte, ho capito che a livello non ver-bale comunicavo messaggi di non accettazionequali: «Non puoi farcela da sola, hai bisogno delmio aiuto», «Non mi fido del tuo giudizio»,«Non sei una perfetta padrona di casa», «Potrestifare degli errori», «Non voglio che la festa riescamale» e così via.

31GENITORI EFFICACI

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 31

gli presenterà, e dargli la forza per affrontarecostruttivamente le delusioni e le sofferenze del-l’infanzia e dell’adolescenza.Di tutte le conseguenze dell’accettazione, la piùimportante è che il figlio si sente amato. Accettarel’altro così com’è, è veramente un atto di amore;sentirsi accettati significa sentirsi amati. La psico-logia sta solo adesso cominciando a prendere attodell’immenso potere insito nel sentirsi amati: è unsentimento che promuove la crescita mentale efisica, ed è forse l’agente terapeutico più efficaceche si conosca per riparare danni psicologici ofisici.

L’accettazione va dimostrata chiaramente

Non basta provare accettazione per un figlio,occorre anche che il figlio si senta accettato. Sel’accettazione del genitore non è percepita dalfiglio, è facile che non abbia alcun effetto su dilui. Il genitore deve imparare a manifestare lapropria accettazione in modo che il figlio la per-cepisca. Per farlo, occorrono abilità specifiche. I genitori,per lo più, considerano l’accettazione come qual-cosa di passivo: uno stato d’animo, un atteggia-mento, un sentimento. È vero, l’accettazione haorigine da un moto interiore, ma per essere unaforza effettivamente capace di influenzare l’altrodev’essere comunicata o dimostrata attivamente.Non posso essere sicuro che l’altro mi accettifinché non me lo dimostra attivamente.Gli psicoterapeuti e i consulenti, la cui efficaciadipende in gran parte dalla capacità di dimo-strare una reale accettazione del paziente, impie-gano anni per perfezionare questo atteggiamentonel proprio stile di comunicazione. Attraverso untirocinio specifico e una lunga esperienza, questiprofessionisti acquisiscono le abilità specificheper comunicare accettazione. Imparano cheessere o non essere d’aiuto dipende molto da ciòche dicono.La parola può guarire e indurre un cambiamentocostruttivo. Ma dev’essere il giusto tipo di parola. La stessa cosa vale per i genitori. Il modo di rivol-gersi ai figli determina l’efficacia o la distruttività

del genitore. Il genitore efficace, come il consu-lente efficace, deve imparare a comunicare la pro-pria accettazione e a sviluppare le stesse capacitàcomunicative del professionista. I genitori che partecipano ai nostri corsi cidomandano scettici: «È possibile per un profanocome me acquisire gli strumenti di un consulenteprofessionista?». Dieci anni fa avremmo rispostonegativamente. Tuttavia, nei nostri corsi abbiamodimostrato che la maggior parte dei genitori puòimparare a impostare una valida relazione d’aiutocon i propri figli. Ora sappiamo che non è lostudio della psicologia o una comprensione intel-lettuale delle persone che rende bravo un consu-lente. Si tratta principalmente di imparare a par-lare agli altri in modo costruttivo.Gli psicologi la definiscono comunicazione tera-peutica, nel senso che alcuni tipi di messaggihanno un effetto terapeutico o salutare sulle per-sone: le fanno sentire meglio, le incoraggiano aparlare, le aiutano a esprimere le emozioni,nutrono la loro autostima e dignità personale,attenuano la paura e la sfiducia, facilitano la cre-scita e il cambiamento costruttivo.Altri tipi di comunicazione sono non-terapeutici odistruttivi. Sono messaggi che tendono a far sen-tire l’altro giudicato e colpevole, ostacolano l’e-spressione di sentimenti autentici, minacciano lasua persona, inducono sentimenti di indegnità odi scarsa autostima, bloccano la crescita e il cam-biamento costruttivo perché costringono la per-sona a mantenere posizioni rigidamente difen-sive.Pochi genitori possiedono queste doti terapeu-tiche per natura e sanno servirsene spontanea-mente; la maggior parte deve innanzitutto disim-parare le modalità disfunzionali, per poi impararea comunicare in modo più costruttivo. Si trattainnanzitutto di prendere coscienza del propriomodo abituale di comunicare per coglierne gliaspetti distruttivi o non terapeutici. In seguito ènecessario istruirli su nuovi modi di interagirecon i figli.

30 Thomas Gordon

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 30

Page 11: Educare figli responsabili · 2017-05-31 · Thomas Gordon GENITORI EFFICACI Educare figli responsabili Traduzione di Valeria Poli edizioni la meridiana partenze Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione

Come comunicare accettazione in modonon-verbale

Possiamo comunicare sia con il linguaggio par-lato (ciò che diciamo) sia con il linguaggio delcorpo, quello che gli scienziati sociali definisconolinguaggio non verbale (ciò che non diciamo). Imessaggi non verbali vengono comunicati attra-verso la gestualità, la postura, le espressioni delvolto o altri comportamenti. Se ad esempio agi-tate la mano destra lontana dal corpo col palmorivolto verso vostro figlio, è probabile che egliinterpreti il vostro gesto come «Va via!» o «Stalontano da me!» o «Non voglio essere disturbatoin questo momento». Se girate il palmo e muo-vete la mano verso di voi probabilmente ilragazzo percepirà questo gesto come un mes-saggio del tipo «Vieni qui», «Avvicinati» o «Mipiacerebbe averti qui vicino a me». Il primo gestoha comunicato non accettazione; il secondo,accettazione.

Il «non-intervenire» come messaggio diaccettazione

I genitori possono esprimere accettazione al figliosemplicemente non intervenendo nelle sue atti-vità. Se, ad esempio, il figlio cerca di costruire uncastello di sabbia sulla spiaggia e il genitore èoccupato a fare qualcosa per conto proprio con-sentendo al figlio di fare errori o di realizzare lasua idea di castello (probabilmente diversa daquella del genitore o nemmeno lontanamentesomigliante a un vero castello), in questo modoquesto genitore invia al figlio un messaggio nonverbale di accettazione. Il ragazzo vivrà il tutto come: «Ciò che stofacendo va bene», «Il mio modo di costruire ilcastello è accettabile», «La mamma accetta quelloche sto facendo in questo momento».Non intervenire mentre il figlio è impegnato inqualche attività è un modo efficace per comuni-care accettazione a livello non verbale. Moltigenitori non si rendono conto della frequenzacon cui comunicano non accettazione ai figli sem-

plicemente interferendo, intromettendosi, con-trollando, partecipando alle sue attività. Troppospesso gli adulti non lasciano in pace i figli. Inva-dono la privacy delle loro camere o si intromet-tono nel mondo privato dei loro pensieri rifiutan-dosi di accettare la loro vita separata e indipen-dente. Spesso questi comportamenti dipendonodalle paure, dalle ansie e dalle insicurezze delgenitore stesso.I genitori si preoccupano troppo di insegnare aifigli («Ecco come dovrebbe essere un castello!»). Sisentono a disagio quando i ragazzi commettonoerrori («Costruisci il castello più lontano dall’acquain modo che le onde non te lo buttino giù»).Vogliono sentirsi fieri delle doti dei figli («Guardache bel castello ha costruito il nostro Gianni»).Impongono ai figli criteri rigidi su ciò che è giusto osbagliato («Non vedi che al tuo castello manca ilfossato?»). Nutrono segrete ambizioni per i figli(«Non imparerai mai niente, se perdi tutto il pome-riggio a costruire quel castello»). Sono eccessiva-mente preoccupati del giudizio degli altri («Potrestifare sicuramente un castello migliore di quello»).Hanno bisogno di sentirsi necessari («Lascia chepapà ti aiuti»), e così via.Così, il non fare quando il figlio è impegnato inun’attività autonoma può comunicargli chiara-mente l’accettazione del genitore. La mia espe-rienza mi ha insegnato che i genitori stentano apermettere al figlio di essere una persona a séstante. Per questo un atteggiamento non interven-tista riesce tanto difficile.

Ricordo che quando mia figlia, al primo anno diliceo, dette la sua prima festa con ragazzi eragazze, mi sentii respinto ed escluso quando midisse che non gradiva i miei consigli «pratici ecreativi» su come intrattenere i suoi ospiti. Solodopo aver smaltito la delusione di essere statomesso da parte, ho capito che a livello non ver-bale comunicavo messaggi di non accettazionequali: «Non puoi farcela da sola, hai bisogno delmio aiuto», «Non mi fido del tuo giudizio»,«Non sei una perfetta padrona di casa», «Potrestifare degli errori», «Non voglio che la festa riescamale» e così via.

31GENITORI EFFICACI

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 31

gli presenterà, e dargli la forza per affrontarecostruttivamente le delusioni e le sofferenze del-l’infanzia e dell’adolescenza.Di tutte le conseguenze dell’accettazione, la piùimportante è che il figlio si sente amato. Accettarel’altro così com’è, è veramente un atto di amore;sentirsi accettati significa sentirsi amati. La psico-logia sta solo adesso cominciando a prendere attodell’immenso potere insito nel sentirsi amati: è unsentimento che promuove la crescita mentale efisica, ed è forse l’agente terapeutico più efficaceche si conosca per riparare danni psicologici ofisici.

L’accettazione va dimostrata chiaramente

Non basta provare accettazione per un figlio,occorre anche che il figlio si senta accettato. Sel’accettazione del genitore non è percepita dalfiglio, è facile che non abbia alcun effetto su dilui. Il genitore deve imparare a manifestare lapropria accettazione in modo che il figlio la per-cepisca. Per farlo, occorrono abilità specifiche. I genitori,per lo più, considerano l’accettazione come qual-cosa di passivo: uno stato d’animo, un atteggia-mento, un sentimento. È vero, l’accettazione haorigine da un moto interiore, ma per essere unaforza effettivamente capace di influenzare l’altrodev’essere comunicata o dimostrata attivamente.Non posso essere sicuro che l’altro mi accettifinché non me lo dimostra attivamente.Gli psicoterapeuti e i consulenti, la cui efficaciadipende in gran parte dalla capacità di dimo-strare una reale accettazione del paziente, impie-gano anni per perfezionare questo atteggiamentonel proprio stile di comunicazione. Attraverso untirocinio specifico e una lunga esperienza, questiprofessionisti acquisiscono le abilità specificheper comunicare accettazione. Imparano cheessere o non essere d’aiuto dipende molto da ciòche dicono.La parola può guarire e indurre un cambiamentocostruttivo. Ma dev’essere il giusto tipo di parola. La stessa cosa vale per i genitori. Il modo di rivol-gersi ai figli determina l’efficacia o la distruttività

del genitore. Il genitore efficace, come il consu-lente efficace, deve imparare a comunicare la pro-pria accettazione e a sviluppare le stesse capacitàcomunicative del professionista. I genitori che partecipano ai nostri corsi cidomandano scettici: «È possibile per un profanocome me acquisire gli strumenti di un consulenteprofessionista?». Dieci anni fa avremmo rispostonegativamente. Tuttavia, nei nostri corsi abbiamodimostrato che la maggior parte dei genitori puòimparare a impostare una valida relazione d’aiutocon i propri figli. Ora sappiamo che non è lostudio della psicologia o una comprensione intel-lettuale delle persone che rende bravo un consu-lente. Si tratta principalmente di imparare a par-lare agli altri in modo costruttivo.Gli psicologi la definiscono comunicazione tera-peutica, nel senso che alcuni tipi di messaggihanno un effetto terapeutico o salutare sulle per-sone: le fanno sentire meglio, le incoraggiano aparlare, le aiutano a esprimere le emozioni,nutrono la loro autostima e dignità personale,attenuano la paura e la sfiducia, facilitano la cre-scita e il cambiamento costruttivo.Altri tipi di comunicazione sono non-terapeutici odistruttivi. Sono messaggi che tendono a far sen-tire l’altro giudicato e colpevole, ostacolano l’e-spressione di sentimenti autentici, minacciano lasua persona, inducono sentimenti di indegnità odi scarsa autostima, bloccano la crescita e il cam-biamento costruttivo perché costringono la per-sona a mantenere posizioni rigidamente difen-sive.Pochi genitori possiedono queste doti terapeu-tiche per natura e sanno servirsene spontanea-mente; la maggior parte deve innanzitutto disim-parare le modalità disfunzionali, per poi impararea comunicare in modo più costruttivo. Si trattainnanzitutto di prendere coscienza del propriomodo abituale di comunicare per coglierne gliaspetti distruttivi o non terapeutici. In seguito ènecessario istruirli su nuovi modi di interagirecon i figli.

30 Thomas Gordon

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 30

Page 12: Educare figli responsabili · 2017-05-31 · Thomas Gordon GENITORI EFFICACI Educare figli responsabili Traduzione di Valeria Poli edizioni la meridiana partenze Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione

Come parlare inmodo che i figli vi ascoltino

Capita spesso che qualche genitore divenga impa-ziente durante l’apprendimento dell’ascoltoattivo e chieda: «Quando impareremo comeindurre i nostri figli ad ascoltarci? È questo il pro-blema che viviamo nelle nostre case».Senza dubbio ci sono momenti in cui i figli inevi-tabilmente infastidiscono, disturbano e frustranoi genitori; a volte possono comportarsi in modoscortese e irriguardoso se sono concentrati nelsoddisfare i propri bisogni; possono diventareturbolenti e distruttivi, chiassosi e invadenti comecuccioli. Tutti i genitori sanno che i figli possonoappesantire enormemente il loro lavoro, far faretardi quando si ha fretta, tormentare quando si èesausti, parlare quando si ha bisogno di silenzio,imbrattare di marmellata il vestito appena indos-sato per uscire e così via all’infinito.È necessario che ogni madre e padre trovi ilmodo di gestire il comportamento del figlioquando questo interferisce negativamente con iloro bisogni. Dopotutto, anche i genitori hanno leloro esigenze. Hanno la propria vita da vivere e ildiritto di ricavare gioia e soddisfazione dalla pro-pria esistenza. Tuttavia, molti di coloro che arri-vano ai corsi P.E.T. sono genitori che hanno con-sentito ai figli di piazzarsi in una posizione privi-legiata all’interno della famiglia. Questi figli esi-gono che i propri bisogni siano appagati, ma nonrispettano quelli dei loro genitori.Molti scoprono con grande rammarico che i loro

figli sembrano crescere nell’incuranza dei lorobisogni. Quando si consente che ciò accada, i figlifiniscono col comportarsi come se la vita consi-stesse esclusivamente nella continua gratifica-zione dei propri bisogni. Questi genitori solita-mente finiscono con l’inasprirsi e col serbare unforte risentimento contro i loro figli ingrati edegoisti.Quando la signora L. si iscrisse al corso P.E.T. simostrò stupita e ferita per come la figlia, Gina,stesse diventando sempre più egoista e irriguar-dosa. Viziata sin dall’infanzia da ambedue i geni-tori, Gina contribuiva molto poco alle faccendedomestiche pretendendo nondimeno che i geni-tori adempissero a tutte le sue richieste. Se nonveniva accontentata, diventava insolente e intrat-tabile oppure se ne andava da casa per ore.La signora L., educata dalla propria madre a pen-sare che nelle famiglie raffinate non si dà liberosfogo ai conflitti o alle forti emozioni, avevaceduto alla maggior parte delle richieste dellafiglia pur di evitare scenate o «per mantenere lapace e la tranquillità in famiglia». Ormai adole-scente, Gina era diventata sempre più arroganteed egocentrica, aiutava raramente in casa e quasimai scendeva a compromessi per andare incontroai bisogni dei genitori.Spesso ricordava ai genitori che la responsabilitàdi averla messa al mondo era loro e che pertantoavevano il dovere di prendersi cura dei suoibisogni. La signora L., donna coscienziosa che siprodigava disperatamente per essere una buonamadre, aveva cominciato a coltivare un profondorisentimento nei confronti della figlia. Dopo tuttoquello che aveva fatto per lei, sopportare l’e-goismo e la mancanza di considerazione di Ginaper i genitori la faceva soffrire e irritare.«Noi non facciamo che dare e lei non fa cheprendere» fu il modo in cui questa madre sinte-tizzò la situazione familiare.La signora L. intuiva che stava commettendoqualcosa di sbagliato, ma non immaginava nem-meno lontanamente che il comportamento diGina fosse il risultato diretto del proprio timoredi difendere i propri diritti. Il corso P.E.T. laaiutò innanzitutto a riconoscere la legittimità dei

63GENITORI EFFICACI

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 63

parte delle attività educative che hanno finorasuscitato numerose controversie: l’alimentazione,la quantità di coccole, il grado di separazionedalla madre, il sonno, l’educazione al controllodegli sfinteri, l’uso del ciucciotto. Se questo prin-cipio è valido, ai genitori va detto:Sarete i genitori più efficaci se assicurerete alvostro neonato un clima familiare in cui mostre-rete di saper gratificare i suoi bisogni in modoappropriato adoperando l’ascolto attivo per com-prendere i messaggi che annunciano in modo ine-quivocabile quali siano i suoi specifici bisogni.

Dare al figlio la possibilità di soddisfare da sé ipropri bisogni

Certamente il fine ultimo dei genitori dovrebbeessere quello di aiutare il bambino molto piccoloa sviluppare gradualmente le proprie risorsenecessarie per superare la dipendenza dai geni-tori e per migliorare la capacità di soddisfare ipropri bisogni e di risolvere i propri problemiautonomamente. Il genitore più efficiente nel-l’aiutare il figlio a raggiungere questi obiettivi saràquello che seguirà costantemente il principio dilasciargli sempre un’opportunità di risolvere dasolo il problema prima di intervenire con la solu-zione genitoriale.Nel seguente dialogo il genitore segue questoprincipio alquanto efficacemente:

Bambino: (Gridando) Il mio camion, non trovo ilmio camion.

Genitore: Cerchi il tuo camion, ma non riesci atrovarlo. (Ascolto attivo)

Bambino: (lo cerca sotto il sofà, ma non lo trova)Genitore: Non è sotto il sofà. (feedback al mes-

saggio non-verbale)Bambino: (Corre nella sua stanza e non lo trova

neppure là)Genitore: Non è neppure in camera. (Altro feed-

back al messaggio non-verbale del bambino)Bambino: (Riflette, va verso la porta)Genitore: Forse il camion è fuori in giardino.

(feedback al messaggio non-verbale)Bambino: (Corre fuori e trova il suo camion nella

cassetta della sabbia, ed è tutto soddisfatto)Genitore: Sei proprio orgoglioso di essere riu-

scito a trovarlo! (Ascolto attivo)

Questo genitore ha lasciato sempre al figlio laresponsabilità di risolvere il problema evitando diintervenire direttamente o di intromettersi dandoconsigli. Così facendo, il genitore ha aiutato ilbambino a sviluppare e usare le proprie risorse.Molti genitori sono troppo pronti ad addossarsi iproblemi dei figli. Sono inoltre così impazienti diaiutarli, o talmente a disagio (non «accettanti»)nell’avvertire che i loro bisogni non sono appa-gati, da ritenere di doversi assumere l’onere dellasoluzione del problema e di dover fornire lorouna rapida soluzione. Se si adotta frequente-mente questo comportamento, si è destinati aritardare il processo di apprendimento cheinsegna al bambino come utilizzare le proprierisorse e che accresce la sua indipendenza, inge-gnosità e intraprendenza.

62 Thomas Gordon

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 62

Page 13: Educare figli responsabili · 2017-05-31 · Thomas Gordon GENITORI EFFICACI Educare figli responsabili Traduzione di Valeria Poli edizioni la meridiana partenze Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione

Quando il problema è del genitore, questi puòscegliere tra più alternative:

1. Può provare a modificare il figlio.

2. Può provare a modificare l’ambiente circo-stante.

3. Può provare a modificare se stesso.

Quando Giorgio, figlio del signor A., prende gliattrezzi del padre, li lascia quasi sempre sparsi peril giardino. Ciò è inaccettabile per il signor A.,quindi il problema è suo. Egli può affrontare Giorgio, parlargli sperandoche ciò basti a modificare il suo comportamento.Può modificare la situazione comprandogli unascatola di attrezzi-gioco per bambini augurandosiche ciò modifichi anche il comportamento diGiorgio.Può provare a modificare il proprio atteggia-mento nei confronti del comportamento diGiorgio dicendo a se stesso: «I ragazzi son fatticosì» o «Col tempo imparerà a custodire gliattrezzi con la dovuta attenzione».In questo capitolo tratteremo esclusivamente laprima alternativa focalizzando l’attenzione sucome i genitori possono parlare o affrontare i

propri figli per modificare comportamenti cheritengono inaccettabili. In seguito tratteremo lealtre due alternative.

Modi inefficaci di affrontare i figli

Non è un’esagerazione affermare che il novanta-nove percento di coloro che partecipano ai nostricorsi P.E.T. impiegano metodi inefficaci percomunicare ai figli che il loro comportamentointerferisce negativamente nella vita dei genitori.Il seguente è un esperimento ripetuto in gruppidi 25 genitori dove l’istruttore legge a voce altauna tipica situazione familiare in cui un figlioindispone il genitore:

Siete esausti dopo una lunga giornata di lavoro.Avete bisogno di sedervi e riposarvi per un po’. Vor-reste approfittarne per leggere il giornale, mavostro figlio, di 5 anni, continua a molestarvi perindurvi a giocare con lui. Vi tira il braccio, vi saltasulle gambe accartocciando il giornale. Giocare conlui è l’ultima cosa che vorreste fare.

Successivamente l’istruttore invita ciascun geni-tore a scrivere con esattezza su un foglio di cartacosa avrebbe detto al proprio figlio in quellasituazione. (Il lettore stesso può, se vuole, parteci-pare a questo esperimento scrivendo cosaavrebbe risposto.) In seguito l’istruttore legge unaseconda e una terza situazione ripetendo la stessaprocedura.

Vostro figlio di quattro anni ha tirato le pentolefuori dalla credenza e ha cominciato a giocarci sulpavimento della cucina. Ciò vi complica la prepara-zione della cena per alcuni ospiti. Siete già inritardo.

Vostro figlio di dodici anni torna a casa da scuola,si prepara la merenda e lascia in gran disordine lacucina.

A parte alcune rare eccezioni, scopriamo, daquesti esperimenti, che i genitori gestiscono

65GENITORI EFFICACI

Come parlare per farsi ascoltare dai bambini

Quando il figlio ha unproblema

Il genitore è una cassadi risonanza

Il genitore facilita ilfiglio nel trovare una

propria soluzione

Il genitore accetta la soluzione

del figlio

Il genitore è prima ditutto interessato aibisogni del figlio

Il genitore è più passivo

Quando il genitore haun problema

Il genitore vuole direcome la pensa

Il genitore deve trovare la propria

soluzione

Il genitore deve esseresoddisfatto dellapropria soluzione

Il genitore è prima ditutto interessato ai

propri bisogni

Il genitore è piùaggressivo

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 65

propri bisogni e poi le fornì gli strumenti specificiper affrontare Gina quando il suo comporta-mento diventava inaccettabile.Che cosa possono fare i genitori quando non rie-scono ad accettare sinceramente il comporta-mento di un figlio? Come possono persuaderlo atenere conto dei loro bisogni? Vorremmo oramettere a fuoco il modo in cui si può parlare aipropri figli per indurli ad ascoltare i sentimenti ead avere riguardo dei bisogni dei genitori.Le capacità comunicative richieste quando è ilfiglio a causare un problema al genitore sonototalmente diverse da quelle impiegate quando ilfiglio causa a se stesso un problema. Nel secondocaso il problema appartiene al figlio; quando,invece, è il figlio a provocare un problema nelgenitore, il problema appartiene al genitore. Nelpresente capitolo mostreremo ai genitori qualiabilità è necessario acquisire per risolvere inmodo efficace i problemi indotti dai loro figli.

Quando il problema appartiene algenitore

Molti genitori inizialmente trovano difficoltà acapire il concetto di appartenenza di un pro-blema. Forse sono troppo abituati a pensare diavere figli problematici attribuendo, così, l’appar-tenenza del problema al figlio piuttosto che a sestessi. È però di fondamentale importanza che necomprendano la differenza.Il segnale premonitore più evidente per i genitoriproviene dall’avvertire la sensazione di provareessi stessi sentimenti di disapprovazione, irrita-zione, frustrazione, risentimento. Potrebberocominciare a sentirsi tesi, infastiditi, indignati oritrovarsi a sorvegliare il comportamento delfiglio.Immaginate ad esempio che un figlio:

• si stia avvicinando troppo a un vaso di porcel-lana;

• abbia poggiato i piedi sul piolo di una sedianuova;

• vi interrompa mentre parlate con un un amico;

• cominci a trascinarvi per la manica interrom-pendo il discorso con un vicino;

• abbia lasciato i giochi sul pavimento del sog-giorno;

• stia per rovesciare il latte sul tappeto;

• vi chieda di leggergli una storia, poi un’altra epoi un’altra ancora;

• non voglia dare da mangiare al suo animaledomestico;

• non compia la sua parte di lavoro in casa;

• usi i vostri attrezzi e li lasci poi in giro;

• stia guidando la vostra macchina troppo veloce-mente.

Tutti questi comportamenti possono potenzial-mente o di fatto contrapporsi ai legittimi bisognidei genitori. Il comportamento del figlio ha, inmodo diretto o comunque tangibile, un effettodeleterio sul genitore: ad esempio, la madre nonvuole che il vaso si rompa, che la sedia si graffi,che il tappeto si insozzi o che la sua conversa-zione venga interrotta e via dicendo.Dovendo confrontarsi con comportamenti similiè bene che il genitore trovi il modo di aiutare sestesso, non il figlio. Lo schema seguente aiuta amostrare la differenza tra il ruolo del genitorequando il problema è suo e quando è del figlio.

64 Thomas Gordon

Come parlare per farsi ascoltare dai bambini

Quando il figlio ha unproblema

Il figlio inizia lacomunicazione

Il genitore ascolta

Il genitore consiglia

Il genitore vuoleaiutare il figlio

Quando il genitore haun problema

Il genitore inizia lacomunicazione

Il genitore è untrasmettitore

Il genitore è influente

Il genitore vuoleaiutare se stesso

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 64

Page 14: Educare figli responsabili · 2017-05-31 · Thomas Gordon GENITORI EFFICACI Educare figli responsabili Traduzione di Valeria Poli edizioni la meridiana partenze Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione

Quando il problema è del genitore, questi puòscegliere tra più alternative:

1. Può provare a modificare il figlio.

2. Può provare a modificare l’ambiente circo-stante.

3. Può provare a modificare se stesso.

Quando Giorgio, figlio del signor A., prende gliattrezzi del padre, li lascia quasi sempre sparsi peril giardino. Ciò è inaccettabile per il signor A.,quindi il problema è suo. Egli può affrontare Giorgio, parlargli sperandoche ciò basti a modificare il suo comportamento.Può modificare la situazione comprandogli unascatola di attrezzi-gioco per bambini augurandosiche ciò modifichi anche il comportamento diGiorgio.Può provare a modificare il proprio atteggia-mento nei confronti del comportamento diGiorgio dicendo a se stesso: «I ragazzi son fatticosì» o «Col tempo imparerà a custodire gliattrezzi con la dovuta attenzione».In questo capitolo tratteremo esclusivamente laprima alternativa focalizzando l’attenzione sucome i genitori possono parlare o affrontare i

propri figli per modificare comportamenti cheritengono inaccettabili. In seguito tratteremo lealtre due alternative.

Modi inefficaci di affrontare i figli

Non è un’esagerazione affermare che il novanta-nove percento di coloro che partecipano ai nostricorsi P.E.T. impiegano metodi inefficaci percomunicare ai figli che il loro comportamentointerferisce negativamente nella vita dei genitori.Il seguente è un esperimento ripetuto in gruppidi 25 genitori dove l’istruttore legge a voce altauna tipica situazione familiare in cui un figlioindispone il genitore:

Siete esausti dopo una lunga giornata di lavoro.Avete bisogno di sedervi e riposarvi per un po’. Vor-reste approfittarne per leggere il giornale, mavostro figlio, di 5 anni, continua a molestarvi perindurvi a giocare con lui. Vi tira il braccio, vi saltasulle gambe accartocciando il giornale. Giocare conlui è l’ultima cosa che vorreste fare.

Successivamente l’istruttore invita ciascun geni-tore a scrivere con esattezza su un foglio di cartacosa avrebbe detto al proprio figlio in quellasituazione. (Il lettore stesso può, se vuole, parteci-pare a questo esperimento scrivendo cosaavrebbe risposto.) In seguito l’istruttore legge unaseconda e una terza situazione ripetendo la stessaprocedura.

Vostro figlio di quattro anni ha tirato le pentolefuori dalla credenza e ha cominciato a giocarci sulpavimento della cucina. Ciò vi complica la prepara-zione della cena per alcuni ospiti. Siete già inritardo.

Vostro figlio di dodici anni torna a casa da scuola,si prepara la merenda e lascia in gran disordine lacucina.

A parte alcune rare eccezioni, scopriamo, daquesti esperimenti, che i genitori gestiscono

65GENITORI EFFICACI

Come parlare per farsi ascoltare dai bambini

Quando il figlio ha unproblema

Il genitore è una cassadi risonanza

Il genitore facilita ilfiglio nel trovare una

propria soluzione

Il genitore accetta la soluzione

del figlio

Il genitore è prima ditutto interessato aibisogni del figlio

Il genitore è più passivo

Quando il genitore haun problema

Il genitore vuole direcome la pensa

Il genitore deve trovare la propria

soluzione

Il genitore deve esseresoddisfatto dellapropria soluzione

Il genitore è prima ditutto interessato ai

propri bisogni

Il genitore è piùaggressivo

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 65

propri bisogni e poi le fornì gli strumenti specificiper affrontare Gina quando il suo comporta-mento diventava inaccettabile.Che cosa possono fare i genitori quando non rie-scono ad accettare sinceramente il comporta-mento di un figlio? Come possono persuaderlo atenere conto dei loro bisogni? Vorremmo oramettere a fuoco il modo in cui si può parlare aipropri figli per indurli ad ascoltare i sentimenti ead avere riguardo dei bisogni dei genitori.Le capacità comunicative richieste quando è ilfiglio a causare un problema al genitore sonototalmente diverse da quelle impiegate quando ilfiglio causa a se stesso un problema. Nel secondocaso il problema appartiene al figlio; quando,invece, è il figlio a provocare un problema nelgenitore, il problema appartiene al genitore. Nelpresente capitolo mostreremo ai genitori qualiabilità è necessario acquisire per risolvere inmodo efficace i problemi indotti dai loro figli.

Quando il problema appartiene algenitore

Molti genitori inizialmente trovano difficoltà acapire il concetto di appartenenza di un pro-blema. Forse sono troppo abituati a pensare diavere figli problematici attribuendo, così, l’appar-tenenza del problema al figlio piuttosto che a sestessi. È però di fondamentale importanza che necomprendano la differenza.Il segnale premonitore più evidente per i genitoriproviene dall’avvertire la sensazione di provareessi stessi sentimenti di disapprovazione, irrita-zione, frustrazione, risentimento. Potrebberocominciare a sentirsi tesi, infastiditi, indignati oritrovarsi a sorvegliare il comportamento delfiglio.Immaginate ad esempio che un figlio:

• si stia avvicinando troppo a un vaso di porcel-lana;

• abbia poggiato i piedi sul piolo di una sedianuova;

• vi interrompa mentre parlate con un un amico;

• cominci a trascinarvi per la manica interrom-pendo il discorso con un vicino;

• abbia lasciato i giochi sul pavimento del sog-giorno;

• stia per rovesciare il latte sul tappeto;

• vi chieda di leggergli una storia, poi un’altra epoi un’altra ancora;

• non voglia dare da mangiare al suo animaledomestico;

• non compia la sua parte di lavoro in casa;

• usi i vostri attrezzi e li lasci poi in giro;

• stia guidando la vostra macchina troppo veloce-mente.

Tutti questi comportamenti possono potenzial-mente o di fatto contrapporsi ai legittimi bisognidei genitori. Il comportamento del figlio ha, inmodo diretto o comunque tangibile, un effettodeleterio sul genitore: ad esempio, la madre nonvuole che il vaso si rompa, che la sedia si graffi,che il tappeto si insozzi o che la sua conversa-zione venga interrotta e via dicendo.Dovendo confrontarsi con comportamenti similiè bene che il genitore trovi il modo di aiutare sestesso, non il figlio. Lo schema seguente aiuta amostrare la differenza tra il ruolo del genitorequando il problema è suo e quando è del figlio.

64 Thomas Gordon

Come parlare per farsi ascoltare dai bambini

Quando il figlio ha unproblema

Il figlio inizia lacomunicazione

Il genitore ascolta

Il genitore consiglia

Il genitore vuoleaiutare il figlio

Quando il genitore haun problema

Il genitore inizia lacomunicazione

Il genitore è untrasmettitore

Il genitore è influente

Il genitore vuoleaiutare se stesso

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 64

Page 15: Educare figli responsabili · 2017-05-31 · Thomas Gordon GENITORI EFFICACI Educare figli responsabili Traduzione di Valeria Poli edizioni la meridiana partenze Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione

A volte ci viene chiesto: «Che c’è di così sbagliatonel comunicargli la nostra soluzione? Dopo tuttonon è forse lui a crearmi un problema?». Questoè certamente vero, ma fornirgli la vostra solu-zione al vostro problema può avere questi effetti: 1) Il figlio oppone resistenza quando gli si dicecosa deve fare. Inoltre potrebbe non condividerela vostra soluzione. In ogni caso i figli oppongonoresistenza a modificare il proprio comportamentoquando ci si limita a dire loro come devono,dovrebbero o è meglio che cambino.2) Inviando una soluzione al figlio gli si comunicaanche un altro messaggio: «Non mi fido del tipodi soluzione che sceglieresti» o «Non credo chetu sia abbastanza sensibile da trovare un modoper aiutarmi».3) Inviandogli una soluzione gli si comunicaanche che i vostri bisogni sono più importanti deisuoi e che egli debba obbedirvi prescindendo daisuoi bisogni («Stai facendo qualcosa che per me èinaccettabile, quindi l’unica soluzione è quellache io detto»).Se un amico vi facesse visita e poggiasse i piedisui pioli di una delle vostre sedie nuove della salada pranzo, certamente non gli direste:

– Togli immmediatamente i piedi di lì.

– Non dovresti mai poggiare i piedi sulle sedienuove degli altri.

– Per il tuo bene è meglio che tu tolga subito ipiedi dalla sedia.

– Ti consiglio di non poggiare mai i piedi sulla miasedia.

Sarebbe assurdo usare queste frasi con un amicoperché la maggior parte degli adulti tratta gliamici con maggiore rispetto e vuole che essi pos-sano salvare la faccia. Ognuno di noi, inoltre, pre-suppone che i nostri amici abbiano abbastanzacervello per trovare da soli la propria soluzione alnostro problema una volta che ne sono venuti aconoscenza. Chiunque si limiterebbe a rivelare alproprio amico cosa prova lasciandogli la respon-sabilità di comportarsi appropriatamente presup-ponendo che questi sia sufficientemente premu-roso da rispettare i suoi sentimenti. Il proprie-

tario della sedia invierebbe con molta probabilitàmessaggi del tipo:

– Temo che la sedia nuova si possa graffiare se cipoggi i piedi.

– Sto sulle spine perché sento i tuoi piedi grattaresulla mia sedia nuova.

– Mi imbarazza molto dirlo, ma abbiamo appenacomprato queste sedie e vorrei proprio che non sigraffiassero.

Queste frasi non inviano una soluzione. Moltepersone inviano questo tipo di messaggi agliamici, ma di rado fanno altrettanto con i proprifigli; vien loro naturale astenersi dal dare ordini,dall’esortare, dal minacciare o dal suggerire agliamici come modificare il loro comportamento,ma una volta tornati a esser genitori fanno questoerrore quotidianamente con i propri figli.Non ci si può pertanto meravigliare delle rispostedifensive e ostili dei figli. Né del fatto che essi sisentano schiacciati, disapprovati, controllati ederubati della propria dignità o che crescano inmodo remissivo aspettandosi che tutti sianopronti a risolvere i loro problemi. I genitori silamentano spesso del fatto che i loro figli non sicomportano responsabilmente in famiglia e nonmostrano considerazione per i loro bisogni.Come potranno mai apprendere il senso diresponsabilità se essi sottraggono loro ogni occa-sione per fare di propria iniziativa qualcosa diresponsabile in considerazione dei bisogni deigenitori?

Inviare un «messaggio di disapprovazione»

Tutti noi sappiamo quale mortificazione si proviquando veniamo accusati, giudicati, ridicolizzati,criticati o umiliati. I genitori, tuttavia, fannopesantemente affidamento su questi messaggiricorrendovi abitualmente. I messaggi di disap-provazione rientrano con buona probabilità inuna di queste categorie:

1. Giudicare, criticare, rimproverare

– Dovresti avere più buon senso.

67GENITORI EFFICACI

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 67

queste situazioni ricorrenti in modo inefficace.Essi usano espressioni che hanno un’alta proba-bilità di:

1. Provocare nel figlio resistenza ai loro sforzi diinfluenzarlo inducendolo a rifiutarsi di mutare ilcomportamento ritenuto inaccettabile dai genitori.

2. Indurre il figlio a pensare che il genitore non loconsidera una persona molto intelligente.

3. Far sì che il figlio pensi che il genitore non tienein alcuna considerazione i suoi bisogni.

4. Far insorgere sensi di colpa nel figlio.

5. Ledere l’autostima del figlio.

6. Spingere il figlio a assumere un atteggiamentofortemente difensivo.

7. Incitare il figlio a attaccare o a rivoltarsi inqualche modo contro il genitore.

I genitori si allarmano notevolmente quando sco-prono a quali conseguenze vanno incontroperché è raro che intendano provocare cosciente-mente queste reazioni. La maggior parte di loronon ha mai pensato all’effetto che le parole pos-sono scatenare nei figli.Durante i corsi ci addentriamo nell’analisi di cia-scuno di questi metodi inefficienti di gestire ilconfronto verbale con i figli indicando più detta-gliatamente le ragioni della loro inefficacia.

Inviare un «messaggio risolutivo»

Vi è mai capitato di essere sul punto di fare ungesto premuroso per una persona (o di modifi-care il vostro comportamento per corrisponderealle sue aspettative) quando improvvisamentequella persona vi ordina, esorta o consiglia di fareesattamente ciò che voi avevate già deciso perconto vostro?Probabilmente avrete reagito pensando: «Nonc’era bisogno che me lo dicessi» oppure «Danna-zione, se solo avessi atteso un attimo, l’avrei fattosenza che tu me lo chiedessi». O forse vi sareteirritati pensando che tale persona non avesseriposto in voi sufficiente fiducia o vi avesse sot-tratto l’opportunità di fare di vostra iniziativa ungesto premuroso per lei.

Questo è ciò che intendiamo per inviare un mes-saggio risolutivo ed è anche precisamente ciò che igenitori spesso fanno quando non aspettano che ifigli inizino da sé ad assumere un comportamentopiù riguardoso comunicando loro, invece, ciò chedevono, dovrebbero o sarebbe opportuno faces-sero. Ognuno dei seguenti messaggi invia unasoluzione:

1. Dare ordini, dirigere, comandare

– Trovati qualcosa con cui giocare.

– Smettila di spiegazzare il giornale.

– Metti a posto quelle pentole e quelle padelle.

– Rimetti a posto questo disordine.

2. Avvertire, ammonire, minacciare

– Se non la smetti mi metto a strillare.

– Se non ti levi di torno, mi arrabbio.

– Se non esci di lì e non rimetti subito a posto lacucina, te ne pentirai.

3. Esortare, fare la predica, moraleggiare

– Non interrompere mai una persona quando staleggendo.

– Per favore, vai a giocare da un’altra parte.

– Non dovresti scherzare quando Mamma va difretta.

– Rimetti sempre tutto a posto dopo aver giocato.

4. Consigliare, offrire suggerimenti o solu-zioni

– Perché non vai fuori a giocare.

– Lasciati suggerire qualcos’altro da fare.

– Non potresti mettere a posto ogni cosa dopoaverla usata?

Questi tipi di risposte verbali comunicano alfiglio la vostra soluzione, ciò che voi pensate eglidebba fare. Siete voi il capo; tutto è sotto il vostrocontrollo; assumete voi il comando; siete voi chefate schioccare la frusta. Lo state escludendo datutto questo. Il primo tipo di messaggio gli ordinala vostra soluzione; il secondo lo minaccia; il terzolo esorta; il quarto gli dà un suggerimento.

66 Thomas Gordon

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 66

Page 16: Educare figli responsabili · 2017-05-31 · Thomas Gordon GENITORI EFFICACI Educare figli responsabili Traduzione di Valeria Poli edizioni la meridiana partenze Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione

parti vincono perché la soluzione deve essereaccettabile per entrambe. I conflitti vengonorisolti accordandosi reciprocamente sulla solu-zione definitiva. In questo capitolo ne descriveròil funzionamento1, ma prima vorrei darne unabreve descrizione.

I bisogni del genitore e quelli del figlio entrano incollisione. Il genitore chiede al figlio di parteciparealla ricerca comune di una soluzione accettabile.Chiunque dei due può suggerire possibili soluzioniche vengono poi valutate e analizzate in modo cri-tico da entrambi. Alla fine si approda insieme a unasoluzione definitiva accettabile per entrambi. Nes-suno è costretto a svendersi una volta che la solu-zione è stata scelta perché ambedue l’hanno accet-tata. Nessun potere è chiamato in causa per costrin-gere l’altro ad arrendersi perché nessuno si opponealla decisione.

Riprendendo l’episodio dell’impermeabile, eccocome fu risolto col Metodo III secondo quanto ciè stato raccontato dal genitore:

Gianna: Ciao, vado a scuola.Padre: Tesoro, sta piovendo e non hai preso l’im-

permeabile.Gianna: Non ne ho bisogno.Padre: Credo stia piovendo molto e mi preoc-

cupa che tu possa rovinarti i vestiti o buscarti un raf-freddore. E le conseguenze ci affliggerebbero.

Gianna: Comunque io non voglio indossare ilmio impermeabile.

Padre: Sembra proprio che tu sia decisa a nonvolerlo mettere.

Gianna: Proprio così. Lo odio. Padre: Lo detesti proprio quell’impermeabile.Gianna: Sì, è a scacchi.Padre: C’è qualcosa che proprio non ti piace

degli impermeabili scozzesi, vero?Gianna: Già, a scuola nessuno ha impermeabili

come quello.

Padre: E tu non vuoi essere l’unica a indossarequalcosa di diverso.

Gianna: Certo che no. Tutti portano impermea-bili in tinta unita: bianchi, blu o verdi.

Padre: Capisco. Beh, mi sembra proprio che citroviamo in conflitto. Tu non vuoi indossare quel-l’impermeabile perché è scozzese, ma io non vogliopagare la lavanderia per farti pulire i vestiti e nonsarei certo contento se ti prendessi un raffreddore.Riesci a pensare a una soluzione accettabile perambedue? Come possiamo fare in modo di conten-tare tutti e due?

Gianna: (dopo una pausa) Forse potrei farmi pre-stare da mamma il cappotto che usa per andare inautomobile.

Padre: Com’è fatto? È in tinta unita?Gianna: Sì, è bianco.Padre: Pensi che mamma te lo lascerà indossare

oggi?Gianna: Vado a chiederglielo. (Torna dopo pochi

minuti con addosso il cappotto bianco; le manichesono troppo lunghe, ma le ha arrotolate). Mamma èd’accordo.

Padre: Ti va bene quello?Gianna: Sì, va benissimo.Padre: Beh, credo che questo cappotto ti proteg-

gerà dalla pioggia. Così, se a te va bene, son con-tento anch’io.

Gianna: Beh, allora ciao.Padre: Ciao. Buona giornata.

Cosa è accaduto in questo caso? Ovviamente,Gianna e il padre hanno risolto il conflitto consoddisfazione reciproca e anche abbastanza celer-mente. Il padre non ha dovuto sprecar tempo,come sarebbe avvenuto usando il Metodo I, cer-cando di vendere la propria soluzione come unimplorante commesso viaggiatore. Nessun potereè stato utilizzato né dal padre né da Gianna.Infine, ambedue hanno superato con facilità ilconflitto sentendo maggiore affettuosità reci-proca. Il genitore ha potuto dire in modo vera-mente sentito: «Buona giornata» e la figlia si èpotuta recare a scuola senza sentirsi in imbarazzoa causa di un impermeabile scozzese.Quello che segue è un altro tipico conflitto fami-liare risolto con il Metodo III. Non è necessarioillustrare come sarebbe stato affrontato colMetodo I o col Metodo II; la maggior parte deigenitori sa fin troppo bene quali insuccessi com-portino le battaglie, condotte con i metodi «vinci-

109GENITORI EFFICACI

1 I due capitoli seguenti tratteranno le difficoltà che igenitori incontrano nell’accettare e nel far funzionarequesto metodo in famiglia.

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 109

Un metodo perrisolvere i conflitti«senza perdenti»

Scoprire di avere un’alternativa è per i genitori,bloccati dalla tradizione sui due metodi «vinci-perdi» fondati sull’uso del potere, una vera e pro-pria rivelazione! I genitori, quasi nella loro tota-lità, provano sollievo nell’apprendere che esisteun terzo metodo che, sebbene facile da capire,richiede comunque un’adeguata formazione, unperiodo di pratica e un opportuno allenamento sesi desidera raggiungere un’effettiva competenzanel suo impiego.L’alternativa consiste nel metodo «senza per-denti» di risoluzione dei conflitti grazie al qualenessuno perde. Durante i corsi P.E.T. viene sem-plicemente denominato «Metodo III». Sebbene igenitori siano notevolmente colpiti da questometodo così innovativo per risolvere i conflittifamiliari, essi lo riconoscono più facilmentequando osservano quanto spesso venga utilizzatoin contesti diversi. Difatti le coppie vi ricorronofrequentemente per mitigare le loro divergenzeattraverso i compromessi. I soci in affari vi fannoaffidamento per raggiungere accordi che mode-rino i loro frequenti conflitti. I sindacalisti e i diri-genti aziendali lo utilizzano per negoziare con-tratti vincolanti per ambedue le parti in causa.Innumerevoli contese legali sono risolte conaccordi extragiudiziali, raggiunti con il MetodoIII, cui si conformano ambedue i contestatari. Il Metodo III è impiegato frequentemente perrisolvere conflitti tra individui che dispongono di

una quantità di potere uguale o relativamenteuguale. Quando la differenza di potere tra duepersone è inesistente o minima, ci sono validi eovvi motivi per i quali nessuno dei contendentitenta di usare il proprio potere per risolvere ilconflitto. Usare un metodo che si regge sul poterequando non si ha vantaggio di potere, è semplice-mente sciocco e ci espone al ridicolo.Posso immaginare la reazione di mia moglie setentassi di usare il Metodo I per risolvere un con-flitto che talvolta insorge quando dobbiamo deci-dere quante persone invitare a una festa. Ingenere io preferisco invitare più persone diquante lei sia disposta a ricevere. Se le dicessi:«Ho deciso di invitare dieci coppie, non una dimeno», dopo essersi ripresa dall’iniziale sorpresae incredulità, probabilmente mi risponderebbe:

Tu hai deciso! Bene, Io ho appena deciso di noninvitare nessuno! Ma che bella idea! Spero che tu tidiverta a cucinare la cena e a lavare i piatti!

Sono sufficientemente avveduto per capirequanto il mio tentativo di utilizzare il Metodo I inuna situazione come questa sarebbe assoluta-mente ridicolo. E mia moglie ha sufficiente forza(potere) nella nostra relazione per opporsi aquesto mio stupido tentativo di vincere a suespese.Forse le persone investite di uguale, o relativa-mente uguale, potere (relazione egualitaria) rara-mente tentano di adottare il Metodo I. Se talvoltauna persona ci prova, l’altra non permettecomunque che il conflitto sia risolto in questomodo. Ma quando una persona pensa di avere (oè certa di avere) più potere dell’altra, potrebbecedere alla tentazione di usare il Metodo I. E sequest’ultima ritiene di avere effettivamente menopotere, ha ben poche probabilità di non soccom-bere a meno che non scelga di resistere o lottarecon il potere che possiede per quanto minoreesso sia. Mi sembra ormai evidente che il Metodo III nonsi fonda sul potere o, più precisamente, è unmetodo «senza perdenti»; i conflitti sono risoltisenza vincitori né perdenti. Anzi, ambedue le

108 Thomas Gordon

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 108

Page 17: Educare figli responsabili · 2017-05-31 · Thomas Gordon GENITORI EFFICACI Educare figli responsabili Traduzione di Valeria Poli edizioni la meridiana partenze Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione

parti vincono perché la soluzione deve essereaccettabile per entrambe. I conflitti vengonorisolti accordandosi reciprocamente sulla solu-zione definitiva. In questo capitolo ne descriveròil funzionamento1, ma prima vorrei darne unabreve descrizione.

I bisogni del genitore e quelli del figlio entrano incollisione. Il genitore chiede al figlio di parteciparealla ricerca comune di una soluzione accettabile.Chiunque dei due può suggerire possibili soluzioniche vengono poi valutate e analizzate in modo cri-tico da entrambi. Alla fine si approda insieme a unasoluzione definitiva accettabile per entrambi. Nes-suno è costretto a svendersi una volta che la solu-zione è stata scelta perché ambedue l’hanno accet-tata. Nessun potere è chiamato in causa per costrin-gere l’altro ad arrendersi perché nessuno si opponealla decisione.

Riprendendo l’episodio dell’impermeabile, eccocome fu risolto col Metodo III secondo quanto ciè stato raccontato dal genitore:

Gianna: Ciao, vado a scuola.Padre: Tesoro, sta piovendo e non hai preso l’im-

permeabile.Gianna: Non ne ho bisogno.Padre: Credo stia piovendo molto e mi preoc-

cupa che tu possa rovinarti i vestiti o buscarti un raf-freddore. E le conseguenze ci affliggerebbero.

Gianna: Comunque io non voglio indossare ilmio impermeabile.

Padre: Sembra proprio che tu sia decisa a nonvolerlo mettere.

Gianna: Proprio così. Lo odio. Padre: Lo detesti proprio quell’impermeabile.Gianna: Sì, è a scacchi.Padre: C’è qualcosa che proprio non ti piace

degli impermeabili scozzesi, vero?Gianna: Già, a scuola nessuno ha impermeabili

come quello.

Padre: E tu non vuoi essere l’unica a indossarequalcosa di diverso.

Gianna: Certo che no. Tutti portano impermea-bili in tinta unita: bianchi, blu o verdi.

Padre: Capisco. Beh, mi sembra proprio che citroviamo in conflitto. Tu non vuoi indossare quel-l’impermeabile perché è scozzese, ma io non vogliopagare la lavanderia per farti pulire i vestiti e nonsarei certo contento se ti prendessi un raffreddore.Riesci a pensare a una soluzione accettabile perambedue? Come possiamo fare in modo di conten-tare tutti e due?

Gianna: (dopo una pausa) Forse potrei farmi pre-stare da mamma il cappotto che usa per andare inautomobile.

Padre: Com’è fatto? È in tinta unita?Gianna: Sì, è bianco.Padre: Pensi che mamma te lo lascerà indossare

oggi?Gianna: Vado a chiederglielo. (Torna dopo pochi

minuti con addosso il cappotto bianco; le manichesono troppo lunghe, ma le ha arrotolate). Mamma èd’accordo.

Padre: Ti va bene quello?Gianna: Sì, va benissimo.Padre: Beh, credo che questo cappotto ti proteg-

gerà dalla pioggia. Così, se a te va bene, son con-tento anch’io.

Gianna: Beh, allora ciao.Padre: Ciao. Buona giornata.

Cosa è accaduto in questo caso? Ovviamente,Gianna e il padre hanno risolto il conflitto consoddisfazione reciproca e anche abbastanza celer-mente. Il padre non ha dovuto sprecar tempo,come sarebbe avvenuto usando il Metodo I, cer-cando di vendere la propria soluzione come unimplorante commesso viaggiatore. Nessun potereè stato utilizzato né dal padre né da Gianna.Infine, ambedue hanno superato con facilità ilconflitto sentendo maggiore affettuosità reci-proca. Il genitore ha potuto dire in modo vera-mente sentito: «Buona giornata» e la figlia si èpotuta recare a scuola senza sentirsi in imbarazzoa causa di un impermeabile scozzese.Quello che segue è un altro tipico conflitto fami-liare risolto con il Metodo III. Non è necessarioillustrare come sarebbe stato affrontato colMetodo I o col Metodo II; la maggior parte deigenitori sa fin troppo bene quali insuccessi com-portino le battaglie, condotte con i metodi «vinci-

109GENITORI EFFICACI

1 I due capitoli seguenti tratteranno le difficoltà che igenitori incontrano nell’accettare e nel far funzionarequesto metodo in famiglia.

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 109

Un metodo perrisolvere i conflitti«senza perdenti»

Scoprire di avere un’alternativa è per i genitori,bloccati dalla tradizione sui due metodi «vinci-perdi» fondati sull’uso del potere, una vera e pro-pria rivelazione! I genitori, quasi nella loro tota-lità, provano sollievo nell’apprendere che esisteun terzo metodo che, sebbene facile da capire,richiede comunque un’adeguata formazione, unperiodo di pratica e un opportuno allenamento sesi desidera raggiungere un’effettiva competenzanel suo impiego.L’alternativa consiste nel metodo «senza per-denti» di risoluzione dei conflitti grazie al qualenessuno perde. Durante i corsi P.E.T. viene sem-plicemente denominato «Metodo III». Sebbene igenitori siano notevolmente colpiti da questometodo così innovativo per risolvere i conflittifamiliari, essi lo riconoscono più facilmentequando osservano quanto spesso venga utilizzatoin contesti diversi. Difatti le coppie vi ricorronofrequentemente per mitigare le loro divergenzeattraverso i compromessi. I soci in affari vi fannoaffidamento per raggiungere accordi che mode-rino i loro frequenti conflitti. I sindacalisti e i diri-genti aziendali lo utilizzano per negoziare con-tratti vincolanti per ambedue le parti in causa.Innumerevoli contese legali sono risolte conaccordi extragiudiziali, raggiunti con il MetodoIII, cui si conformano ambedue i contestatari. Il Metodo III è impiegato frequentemente perrisolvere conflitti tra individui che dispongono di

una quantità di potere uguale o relativamenteuguale. Quando la differenza di potere tra duepersone è inesistente o minima, ci sono validi eovvi motivi per i quali nessuno dei contendentitenta di usare il proprio potere per risolvere ilconflitto. Usare un metodo che si regge sul poterequando non si ha vantaggio di potere, è semplice-mente sciocco e ci espone al ridicolo.Posso immaginare la reazione di mia moglie setentassi di usare il Metodo I per risolvere un con-flitto che talvolta insorge quando dobbiamo deci-dere quante persone invitare a una festa. Ingenere io preferisco invitare più persone diquante lei sia disposta a ricevere. Se le dicessi:«Ho deciso di invitare dieci coppie, non una dimeno», dopo essersi ripresa dall’iniziale sorpresae incredulità, probabilmente mi risponderebbe:

Tu hai deciso! Bene, Io ho appena deciso di noninvitare nessuno! Ma che bella idea! Spero che tu tidiverta a cucinare la cena e a lavare i piatti!

Sono sufficientemente avveduto per capirequanto il mio tentativo di utilizzare il Metodo I inuna situazione come questa sarebbe assoluta-mente ridicolo. E mia moglie ha sufficiente forza(potere) nella nostra relazione per opporsi aquesto mio stupido tentativo di vincere a suespese.Forse le persone investite di uguale, o relativa-mente uguale, potere (relazione egualitaria) rara-mente tentano di adottare il Metodo I. Se talvoltauna persona ci prova, l’altra non permettecomunque che il conflitto sia risolto in questomodo. Ma quando una persona pensa di avere (oè certa di avere) più potere dell’altra, potrebbecedere alla tentazione di usare il Metodo I. E sequest’ultima ritiene di avere effettivamente menopotere, ha ben poche probabilità di non soccom-bere a meno che non scelga di resistere o lottarecon il potere che possiede per quanto minoreesso sia. Mi sembra ormai evidente che il Metodo III nonsi fonda sul potere o, più precisamente, è unmetodo «senza perdenti»; i conflitti sono risoltisenza vincitori né perdenti. Anzi, ambedue le

108 Thomas Gordon

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 108

Page 18: Educare figli responsabili · 2017-05-31 · Thomas Gordon GENITORI EFFICACI Educare figli responsabili Traduzione di Valeria Poli edizioni la meridiana partenze Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione

5. Roberto sarebbe potuto andare in bici neicampi, se vi si fosse recato a piedi.

6. Roberto avrebbe avuto il permesso di costruireuna pedana sulla proprietà del vicino.

7. Niente corse in bici sui giardini di altri proprie-tari.

8. Niente soste sul giardino della madre.

9. Vendere la bicicletta.

Scartammo le soluzioni 1, 2, 4 e 9, ma ci accor-dammo su tutte le altre. Sono passate due setti-mane e per ora va tutto bene. Siamo tutti soddi-sfatti.

Grazie al Metodo III ogni singolo genitore eogni singolo figlio può risolvere i propri specificiconflitti trovando le proprie soluzioni specifiche,accettabili per entrambi.Questo approccio sembra essere non solo piùrealistico, ma semplifica enormemente anche ilcompito di allenare i genitori ad essere più effi-caci nell’educare i figli. Se abbiamo scopertoanche un solo metodo grazie al quale la maggiorparte dei genitori può imparare a risolvere i con-flitti, allora possiamo anche sentirci sempre piùfiduciosi di riuscire ad accrescere l’efficacia deigenitori futuri. Apprendere come essere genitoriefficaci forse non è poi così complicato come finoa oggi sono stati portati a credere genitori e pro-fessionisti del settore.

Perché il metodo III è così efficace

Il figlio è motivato a tener fede alla soluzionescelta.

La risoluzione dei conflitti con il Metodo IIImotiva maggiormente il figlio ad attuare la deci-sione prescelta perché questo metodo si regge sulprincipio della partecipazione:

Una persona è più motivata a realizzare una deci-

sione presa con la sua partecipazione che una impo-stale da altri.

La validità di questo principio è stata ripetuta-mente provata da esperimenti svolti nelle indu-strie. Quando i dipendenti sono chiamati in causaper prendere decisioni, le eseguono con maggioremotivazione rispetto a quelle prese unilateral-mente dai loro superiori. E i supervisori che con-sentono ampia partecipazione ai dipendenti nellequestioni che li riguardano mantengono alti laproduttività, il grado di soddisfazione sul lavoro,il morale e l’improbabilità di improvvisi volta-faccia.Sebbene il Metodo III non fornisca alcunagaranzia che i figli eseguiranno sempre con zelo lesoluzioni su cui ci si è accordati, esso tuttaviaaccresce le probabilità che ciò accada. I figli per-cepiscono che una decisione presa con il MetodoIII è stata anche una loro decisione. Essi si sonoimpegnati a realizzarla e sentono la responsabilitàdi dover essere coerenti. Essi, inoltre, apprezzanolo sforzo dei genitori che si sono rifiutati di pro-vare a vincere a loro spese.Le soluzioni raggiunte con il Metodo III spessocoincidono proprio con i propositi del figlio.Naturalmente ciò accresce il suo desiderio divederle funzionare. Un genitore di un gruppoP.E.T. ci sottopose il seguente esempio di solu-zione di un conflitto attraverso il Metodo III:

Giovanna, di quattro anni, voleva che ogni sera,appena rincasato dal lavoro, il padre giocasse imme-diatamente con lei. Egli, però, normalmente si sen-tiva stanco per aver guidato nel traffico dopo illavoro e aveva bisogno di riposarsi. Di solito, appenarientrato a casa, voleva leggere il giornale e berequalcosa. La figlia gli si arrampicava sulle gambe, glisgualciva il giornale e lo interrompeva persistente-mente implorandolo e facendo moine. Il genitoreprovò i metodi «vinci-perdi», ma gli dispiaceva delu-dere la figlia quando, usando il Metodo I, si rifiu-tava di giocare, mentre provava risentimento versodi lei quando cedeva usando il Metodo II. Eglispiegò quindi alla figlia i termini del conflitto e sug-gerì di trovare insieme una soluzione. In pochiminuti si accordarono in questo modo: il padre pro-mise di giocare a patto che lei aspettasse che luifinisse di leggere il giornale e di bere qualcosa.

111GENITORI EFFICACI

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 111

perdi», per ottenere ordine e pulizia nelle stanzedei figli.Una madre, che aveva concluso il corso P.E.T., ciriferì il seguente episodio.

Madre: Cinzia, sono arcistufa di rimproverartiper come tieni la tua stanza e sono sicura che anchetu sei stufa di sentirti continuamente sorvegliata. Ditanto in tanto la pulisci, ma la maggior parte deltempo è in disordine e io mi infurio. Che ne dici diprovare un nuovo metodo che ho imparato fre-quentando il corso P.E.T. Proviamo a vedere se riu-sciamo a trovare insieme una soluzione accettabile,una che soddisfi entrambe. Non voglio costringerti atenere in ordine la stanza e sentirti scontenta perquesto, ma non voglio nemmeno sentirmi imbaraz-zata, a disagio e inquietata con te. Come possiamorisolvere questo problema una volta per tutte? Chene dici, ci vuoi provare?

Cinzia: Beh, ci proverò, ma so già che finirò coldoverla tenere pulita.

Madre: No. Sto suggerendo di cercare insiemeuna soluzione che sia definitivamente accettabileper ambedue, non solo per me.

Cinzia: Beh, mi è venuta un’idea. Tu odi cucinare,ma ti piace pulire mentre io odio pulire e inveceadoro cucinare. E poi voglio imparare a cucinaremeglio. Che ne pensi se io preparassi due cene allasettimana per te, papà e me e tu ripulissi la miacamera una o due volte la settimana?

Madre: Pensi che possa funzionare? Sei sicura?Cinzia: Sì, e mi piacerebbe molto.Madre: E sia. Proviamoci. Vuoi dire che laverai

anche i piatti?Cinzia: Certo. Madre: Va bene. Forse finalmente la tua stanza

sarà pulita come desidero. Dopotutto sarò io a farlo.

Questi due esempi di risoluzione dei conflitti conil Metodo III portano alla luce un aspetto assaiimportante che in un primo momento non èsempre ben compreso dai genitori. Quando si usail Metodo III, di solito famiglie diverse trovanosoluzioni diverse al medesimo problema. Questometodo permette di pervenire ad una qualchesoluzione accettabile sia per il genitore che per ilfiglio, non è un metodo per ottenere un’unicasoluzione universale che debba essere consideratala migliore per tutte le famiglie. Provando a risol-vere il problema dell’impermeabile, un’altra fami-glia avrebbe potuto concludere il conflitto, grazie

al Metodo III, con l’idea di prendere unombrello. In un’altra famiglia ancora si sarebbepotuto convenire che il padre accompagnasseGianna a scuola in automobile quel giorno. Unaquarta famiglia avrebbe potuto decidere che quelgiorno Gianna avrebbe indossato l’impermeabilescozzese e che successivamente ne avrebberocomprato uno nuovo.Molta letteratura sull’educazione dei genitori si èorientata verso la ricerca di soluzioni; per ciascunproblema tipico concernente l’educazione deifigli, essa suggeriva ai genitori una soluzione pre-stabilita, considerata dagli esperti la migliore inassoluto. Da questi ricettari i genitori potevanoattingere le soluzioni migliori a problemi quali:l’ora di andare a letto, l’indugiare a tavola, la TV,il disordine in camera da letto, le faccende dome-stiche e così via all’infinito.Ritengo invece che ai genitori basti semplice-mente apprendere un metodo specifico per risol-vere i conflitti che possa essere adottato con figlidi tutte le età. In questo approccio non esistonole soluzioni migliori adatte per tutte le famiglie oper la maggior parte di esse. Una soluzionemigliore per una famiglia – ovvero accettabile perquel particolare genitore e figlio – potrebbe nonessere affatto la migliore per un’altra.Vediamo come una famiglia risolse un conflittoriguardo all’uso della bicicletta nuova del figlio. Ilpadre ci raccontò:

Avevamo permesso a nostro figlio Roberto, di tre-dici anni e mezzo, di comprare una bicicletta. Unodei nostri vicini presto si lamentò perché Robertoandava in bicicletta per una strada nella quale eravietato usarla. Un altro vicino perché Roberto l’a-veva portata sul loro giardino girandovi tanto alungo sino a lasciare dei solchi sul prato. Avevaanche rovinato le aiuole della madre. Risolvemmo laquestione pervenendo a diverse soluzioni possibili:

1. Niente corse in bici eccetto durante le gite incampagna.

2. Niente corse in bici eccetto che sulla nostra pro-prietà.

3. Niente corse in bici sulle aiole della madre.

4. La madre lo avrebbe accompagnato al parcoalmeno un paio d’ore a settimana.

110 Thomas Gordon

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 110

Page 19: Educare figli responsabili · 2017-05-31 · Thomas Gordon GENITORI EFFICACI Educare figli responsabili Traduzione di Valeria Poli edizioni la meridiana partenze Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione

5. Roberto sarebbe potuto andare in bici neicampi, se vi si fosse recato a piedi.

6. Roberto avrebbe avuto il permesso di costruireuna pedana sulla proprietà del vicino.

7. Niente corse in bici sui giardini di altri proprie-tari.

8. Niente soste sul giardino della madre.

9. Vendere la bicicletta.

Scartammo le soluzioni 1, 2, 4 e 9, ma ci accor-dammo su tutte le altre. Sono passate due setti-mane e per ora va tutto bene. Siamo tutti soddi-sfatti.

Grazie al Metodo III ogni singolo genitore eogni singolo figlio può risolvere i propri specificiconflitti trovando le proprie soluzioni specifiche,accettabili per entrambi.Questo approccio sembra essere non solo piùrealistico, ma semplifica enormemente anche ilcompito di allenare i genitori ad essere più effi-caci nell’educare i figli. Se abbiamo scopertoanche un solo metodo grazie al quale la maggiorparte dei genitori può imparare a risolvere i con-flitti, allora possiamo anche sentirci sempre piùfiduciosi di riuscire ad accrescere l’efficacia deigenitori futuri. Apprendere come essere genitoriefficaci forse non è poi così complicato come finoa oggi sono stati portati a credere genitori e pro-fessionisti del settore.

Perché il metodo III è così efficace

Il figlio è motivato a tener fede alla soluzionescelta.

La risoluzione dei conflitti con il Metodo IIImotiva maggiormente il figlio ad attuare la deci-sione prescelta perché questo metodo si regge sulprincipio della partecipazione:

Una persona è più motivata a realizzare una deci-

sione presa con la sua partecipazione che una impo-stale da altri.

La validità di questo principio è stata ripetuta-mente provata da esperimenti svolti nelle indu-strie. Quando i dipendenti sono chiamati in causaper prendere decisioni, le eseguono con maggioremotivazione rispetto a quelle prese unilateral-mente dai loro superiori. E i supervisori che con-sentono ampia partecipazione ai dipendenti nellequestioni che li riguardano mantengono alti laproduttività, il grado di soddisfazione sul lavoro,il morale e l’improbabilità di improvvisi volta-faccia.Sebbene il Metodo III non fornisca alcunagaranzia che i figli eseguiranno sempre con zelo lesoluzioni su cui ci si è accordati, esso tuttaviaaccresce le probabilità che ciò accada. I figli per-cepiscono che una decisione presa con il MetodoIII è stata anche una loro decisione. Essi si sonoimpegnati a realizzarla e sentono la responsabilitàdi dover essere coerenti. Essi, inoltre, apprezzanolo sforzo dei genitori che si sono rifiutati di pro-vare a vincere a loro spese.Le soluzioni raggiunte con il Metodo III spessocoincidono proprio con i propositi del figlio.Naturalmente ciò accresce il suo desiderio divederle funzionare. Un genitore di un gruppoP.E.T. ci sottopose il seguente esempio di solu-zione di un conflitto attraverso il Metodo III:

Giovanna, di quattro anni, voleva che ogni sera,appena rincasato dal lavoro, il padre giocasse imme-diatamente con lei. Egli, però, normalmente si sen-tiva stanco per aver guidato nel traffico dopo illavoro e aveva bisogno di riposarsi. Di solito, appenarientrato a casa, voleva leggere il giornale e berequalcosa. La figlia gli si arrampicava sulle gambe, glisgualciva il giornale e lo interrompeva persistente-mente implorandolo e facendo moine. Il genitoreprovò i metodi «vinci-perdi», ma gli dispiaceva delu-dere la figlia quando, usando il Metodo I, si rifiu-tava di giocare, mentre provava risentimento versodi lei quando cedeva usando il Metodo II. Eglispiegò quindi alla figlia i termini del conflitto e sug-gerì di trovare insieme una soluzione. In pochiminuti si accordarono in questo modo: il padre pro-mise di giocare a patto che lei aspettasse che luifinisse di leggere il giornale e di bere qualcosa.

111GENITORI EFFICACI

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 111

perdi», per ottenere ordine e pulizia nelle stanzedei figli.Una madre, che aveva concluso il corso P.E.T., ciriferì il seguente episodio.

Madre: Cinzia, sono arcistufa di rimproverartiper come tieni la tua stanza e sono sicura che anchetu sei stufa di sentirti continuamente sorvegliata. Ditanto in tanto la pulisci, ma la maggior parte deltempo è in disordine e io mi infurio. Che ne dici diprovare un nuovo metodo che ho imparato fre-quentando il corso P.E.T. Proviamo a vedere se riu-sciamo a trovare insieme una soluzione accettabile,una che soddisfi entrambe. Non voglio costringerti atenere in ordine la stanza e sentirti scontenta perquesto, ma non voglio nemmeno sentirmi imbaraz-zata, a disagio e inquietata con te. Come possiamorisolvere questo problema una volta per tutte? Chene dici, ci vuoi provare?

Cinzia: Beh, ci proverò, ma so già che finirò coldoverla tenere pulita.

Madre: No. Sto suggerendo di cercare insiemeuna soluzione che sia definitivamente accettabileper ambedue, non solo per me.

Cinzia: Beh, mi è venuta un’idea. Tu odi cucinare,ma ti piace pulire mentre io odio pulire e inveceadoro cucinare. E poi voglio imparare a cucinaremeglio. Che ne pensi se io preparassi due cene allasettimana per te, papà e me e tu ripulissi la miacamera una o due volte la settimana?

Madre: Pensi che possa funzionare? Sei sicura?Cinzia: Sì, e mi piacerebbe molto.Madre: E sia. Proviamoci. Vuoi dire che laverai

anche i piatti?Cinzia: Certo. Madre: Va bene. Forse finalmente la tua stanza

sarà pulita come desidero. Dopotutto sarò io a farlo.

Questi due esempi di risoluzione dei conflitti conil Metodo III portano alla luce un aspetto assaiimportante che in un primo momento non èsempre ben compreso dai genitori. Quando si usail Metodo III, di solito famiglie diverse trovanosoluzioni diverse al medesimo problema. Questometodo permette di pervenire ad una qualchesoluzione accettabile sia per il genitore che per ilfiglio, non è un metodo per ottenere un’unicasoluzione universale che debba essere consideratala migliore per tutte le famiglie. Provando a risol-vere il problema dell’impermeabile, un’altra fami-glia avrebbe potuto concludere il conflitto, grazie

al Metodo III, con l’idea di prendere unombrello. In un’altra famiglia ancora si sarebbepotuto convenire che il padre accompagnasseGianna a scuola in automobile quel giorno. Unaquarta famiglia avrebbe potuto decidere che quelgiorno Gianna avrebbe indossato l’impermeabilescozzese e che successivamente ne avrebberocomprato uno nuovo.Molta letteratura sull’educazione dei genitori si èorientata verso la ricerca di soluzioni; per ciascunproblema tipico concernente l’educazione deifigli, essa suggeriva ai genitori una soluzione pre-stabilita, considerata dagli esperti la migliore inassoluto. Da questi ricettari i genitori potevanoattingere le soluzioni migliori a problemi quali:l’ora di andare a letto, l’indugiare a tavola, la TV,il disordine in camera da letto, le faccende dome-stiche e così via all’infinito.Ritengo invece che ai genitori basti semplice-mente apprendere un metodo specifico per risol-vere i conflitti che possa essere adottato con figlidi tutte le età. In questo approccio non esistonole soluzioni migliori adatte per tutte le famiglie oper la maggior parte di esse. Una soluzionemigliore per una famiglia – ovvero accettabile perquel particolare genitore e figlio – potrebbe nonessere affatto la migliore per un’altra.Vediamo come una famiglia risolse un conflittoriguardo all’uso della bicicletta nuova del figlio. Ilpadre ci raccontò:

Avevamo permesso a nostro figlio Roberto, di tre-dici anni e mezzo, di comprare una bicicletta. Unodei nostri vicini presto si lamentò perché Robertoandava in bicicletta per una strada nella quale eravietato usarla. Un altro vicino perché Roberto l’a-veva portata sul loro giardino girandovi tanto alungo sino a lasciare dei solchi sul prato. Avevaanche rovinato le aiuole della madre. Risolvemmo laquestione pervenendo a diverse soluzioni possibili:

1. Niente corse in bici eccetto durante le gite incampagna.

2. Niente corse in bici eccetto che sulla nostra pro-prietà.

3. Niente corse in bici sulle aiole della madre.

4. La madre lo avrebbe accompagnato al parcoalmeno un paio d’ore a settimana.

110 Thomas Gordon

Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione 23/11/12 12,44 Pagina 110

Page 20: Educare figli responsabili · 2017-05-31 · Thomas Gordon GENITORI EFFICACI Educare figli responsabili Traduzione di Valeria Poli edizioni la meridiana partenze Genitori efficaci_29ED_1_172pp_28_edizione

edizioni la meridianap a r t e n z e

Thom

as G

ordo

nG

ENIT

ORI

EFF

ICA

CI

Educare figli responsabili

Thomas Gordon

GENITORI EFFICACI

Euro 18,50 (I.i.)

In copertina disegno di Silvio Boselli

9 788885 221352

ISBN 978-88-85221-35-1

Tutti incolpano i genitori dei problemi dei giovani e di quelli che igiovani sembrano causare alla società. Gli esperti, alla luce dellestatistiche allarmanti sul numero sempre crescente di bambini e giovaniche presentano disturbi emotivi gravi, entrano nel giro della droga osi suicidano, si lamentano: “è tutta colpa dei genitori”.E quando i bambini vanno male a scuola o diventano degli emarginatiirrecuperabili, insegnanti e funzionari scolastici sentenziano che “lacolpa è dei genitori”.Ma chi aiuta i genitori? Quanto impegno viene profuso nell’assisterliperché diventino più efficaci nell’educare i figli? E come un genitorepuò scoprire i suoi errori e conoscere le possibili alternative?Il contributo di questo libro, ormai un classico utilizzato in 37 paesidel mondo e tradotto in 18 lingue, sta proprio nel dare risposte concretealle domande che i genitori pongono.Una ben sperimentata proposta di metodo affinché, attraverso lepratiche educative del rispetto, dell’ascolto e della collaborazionenella soluzione dei conflitti e dei problemi, anche quello della famigliadiventi un creativo spazio di democrazia.

“Raccomando questo libro per un’attenta lettura a tutti coloro chedesiderano migliorare i rapporti familiari” (Carl R. Rogers).

Thomas Gordon

l’Effectives Training Associates, un istituto i cui programmi di training per genitori,insegnanti ed educatori sono realizzati in tutto il mondo. Dello stesso autore leedizioni la meridiana hanno già pubblicato Né con le buone né con le cattive (1989),Leader Efficaci (2000), Relazioni efficaci (2005).

cianom

agentagiallonero

edizioni la meridianap a r t e n z e

Thom

as G

ordo

nG

ENIT

ORI

EFF

ICA

CI

Educare figli responsabili

Thomas Gordon

GENITORI EFFICACI

Euro 18,50 (I.i.)

In copertina disegno di Silvio Boselli

9 788885 221352

ISBN 978-88-85221-35-1

Tutti incolpano i genitori dei problemi dei giovani e di quelli che igiovani sembrano causare alla società. Gli esperti, alla luce dellestatistiche allarmanti sul numero sempre crescente di bambini e giovaniche presentano disturbi emotivi gravi, entrano nel giro della droga osi suicidano, si lamentano: “è tutta colpa dei genitori”.E quando i bambini vanno male a scuola o diventano degli emarginatiirrecuperabili, insegnanti e funzionari scolastici sentenziano che “lacolpa è dei genitori”.Ma chi aiuta i genitori? Quanto impegno viene profuso nell’assisterliperché diventino più efficaci nell’educare i figli? E come un genitorepuò scoprire i suoi errori e conoscere le possibili alternative?Il contributo di questo libro, ormai un classico utilizzato in 37 paesidel mondo e tradotto in 18 lingue, sta proprio nel dare risposte concretealle domande che i genitori pongono.Una ben sperimentata proposta di metodo affinché, attraverso lepratiche educative del rispetto, dell’ascolto e della collaborazionenella soluzione dei conflitti e dei problemi, anche quello della famigliadiventi un creativo spazio di democrazia.

“Raccomando questo libro per un’attenta lettura a tutti coloro chedesiderano migliorare i rapporti familiari” (Carl R. Rogers).

Thomas Gordon

l’Effectives Training Associates, un istituto i cui programmi di training per genitori,insegnanti ed educatori sono realizzati in tutto il mondo. Dello stesso autore leedizioni la meridiana hanno già pubblicato Né con le buone né con le cattive (1989),Leader Efficaci (2000), Relazioni efficaci (2005).

cianom

agentagiallonero

edizioni la meridianap a r t e n z e

Thom

as G

ordo

nG

ENIT

ORI

EFF

ICA

CI

Educare figli responsabili

Thomas Gordon

GENITORI EFFICACI

Euro 18,50 (I.i.)

In copertina disegno di Silvio Boselli

9 788885 221352

ISBN 978-88-85221-35-1

Tutti incolpano i genitori dei problemi dei giovani e di quelli che igiovani sembrano causare alla società. Gli esperti, alla luce dellestatistiche allarmanti sul numero sempre crescente di bambini e giovaniche presentano disturbi emotivi gravi, entrano nel giro della droga osi suicidano, si lamentano: “è tutta colpa dei genitori”.E quando i bambini vanno male a scuola o diventano degli emarginatiirrecuperabili, insegnanti e funzionari scolastici sentenziano che “lacolpa è dei genitori”.Ma chi aiuta i genitori? Quanto impegno viene profuso nell’assisterliperché diventino più efficaci nell’educare i figli? E come un genitorepuò scoprire i suoi errori e conoscere le possibili alternative?Il contributo di questo libro, ormai un classico utilizzato in 37 paesidel mondo e tradotto in 18 lingue, sta proprio nel dare risposte concretealle domande che i genitori pongono.Una ben sperimentata proposta di metodo affinché, attraverso lepratiche educative del rispetto, dell’ascolto e della collaborazionenella soluzione dei conflitti e dei problemi, anche quello della famigliadiventi un creativo spazio di democrazia.

“Raccomando questo libro per un’attenta lettura a tutti coloro chedesiderano migliorare i rapporti familiari” (Carl R. Rogers).

Thomas Gordon

l’Effectives Training Associates, un istituto i cui programmi di training per genitori,insegnanti ed educatori sono realizzati in tutto il mondo. Dello stesso autore leedizioni la meridiana hanno già pubblicato Né con le buone né con le cattive (1989),Leader Efficaci (2000), Relazioni efficaci (2005).

cianom

agentagiallonero