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fotovoltaico Ferrania porta i lettori di ELS nello stabilimento dove costruiscono i moduli in silicio cristallino. casa passiva Solo 40 euro l’anno per riscaldamento e raffrescamento. Secondo Marco Bevilacqua, del gruppo Bevilacqua, un traguardo possibile. illuminazione Quali sono le tecnologie che prenderanno il posto delle vecchie lampadine? Abbiamo fatto il punto della situazione. eolico Costruire un radiatore eolico. Esperimento dedicato ai più piccoli per introdurli sui concetti elementari delle energie rinnovabili. dossier Acqua calda gratis 02 Come nasce un pannello els ANNO 1 . Dicembre 2010 euro 7 www.els.it Ecological Life Style RIVISTA MENSILE POSTE ITALIANE S.P.A. - spedizione in abbonamento postale - 70% /Roma/ AUT. N. 27/2010 Tecniche e tecnologie per l’efficienza energetica NEW BORN els 02 ANNO 1 . Dicembre 2010 Guarda i servizi sul tuo cellulare

ELS - Ecological Life Style

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Ecological magazine that talking about new economy and new energy

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1Ecological Life Style 02els

fotovoltaico Ferrania porta i lettori di ELS nello stabilimento dove costruiscono i moduli in silicio cristallino.

casa passivaSolo 40 euro l’anno per riscaldamento e raffrescamento. Secondo Marco Bevilacqua, del gruppo Bevilacqua, un traguardo possibile.

illuminazione Quali sono le tecnologie che prenderanno il posto delle vecchie lampadine?Abbiamo fatto il punto della situazione.

eolico Costruire un radiatore eolico.Esperimento dedicato ai più piccoli per introdurli sui concetti elementari delle energie rinnovabili.

dossierAcqua calda gratis

02

Come nasce un pannello

els ANNO 1 . Dicembre 2010euro 7 www.els.it

Ecological Life Style

RIVISTA MENSILE POSTE ITALIANE S.P.A. - spedizione in abbonamento postale - 70% /Roma/ AUT. N. 27/2010

Tecniche e tecnologie per l’efficienza energetica

NEW

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Tecniche e tecnologie > 05 per l'efficienza energetica

OLED > 15Organic Light Emitting Diode di Marco Crespiatico

Lampadine addio > 23come illumineremo le nostre case di Marco Crespiatico

FV FERRANIA SOLIS > 29Come nasce un modulo fotovoltaico a cura della Ferrania Solis

Energia e bambini > 37 Costruiamo un radiatore eolico testo e foto di Salvo Veneziano

Tra confort ed efficienza > 51Dalla caldaia alla pompa di calore di Marilena De Farri

TRENTINO ALTO ADIGE > 60Una terra da respirare di Flavio Petrelli

LE NORMATIVE > 71Per rientrare nella GSE 2010 Testo e foto di Salvo Veneziano

ACQUA CALDA GRATIS > 91di Salvo Veneziano

Ecoaziende e Greenews > 99

DAL DIRETTORE

ILLUMINAZIONE

ENERGIA

RISCALDAMENTO

Life Style

ARIA PULITA

EUROSOSTENIBILE

DOSSIER

Made in italy

SOMMARIO

Ecological Life Style

ANNO 2 . Dicembre 2010

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els

Il nuovo mensile, in edicola da febbraio, che si occupa del benessere sostenibile e dei consumi di energia delle famiglie italiane. Senza diventare il paladino dell'ecologia, si propone come il consulen-te di fiducia per l'ottimizzazione dei consumi e anche per la produzione autonoma di energia. Con linguaggio semplice ma autorevole, ELS tratta quei temi che spa-ziano dal risparmio alla riproduzione di energia, dalla gestione della stessa alle diverse tecnologie e argomenti correlati.

Els è un mensile rivolto a coloro che vogliono un mondo verde, quindi, pulito. Una rivista che aggiorna sulle evoluzioni tecnologiche che,una volta adottate nella propria casa, nel lavoro, nell’automobile, permet-tono uno stile di vita ecosostenibile. La rivista assume una veste grafi-ca elegante e scientifica che oltre ad essere puntuale sulle tecnologia che migliorano l’utilizzo delle energie, aggiorna sulle tendenze dell’ ecodesign. ELS rappresenta uno stile di vita, una personal-trainer del giusto vivere. Gli articoli, le rubriche, i dossier spazieranno dalla divulgazione di grandi scoperte a livello mondiale, alle piccole realtà aziendali impegnate nella produzione di sistemi energetici alternativi.

Questa rivista si rivolge a un target medio alto. Indirizzata a coloro che aspirano a migliorare la propria vita ma anche quella del pianeta. Diventando, così, sostenitori dell’ambiente attraverso l’adozione di tecnologie e di atteggiamenti che non danneggiano o almeno riducono i danni ambientali e le spese del consumo energetico. Una rivista dedicata a quel gran numero di appassionati dell’ambiente che oltre all’impegno quotidiano nell’ avere un atteggiamento ecologi-camente rispettoso investono e progettano i loro ambienti domestici secondo tali premesse. Le riviste attualmente sul mercato come “La mia energia” o “FV fotovoltaico” oltre ad essere molto spesso mono-grafiche, svolgono un attività quasi unicamente informativo - scien-tifica senza prendere in considerazione tutti gli aspetti che ruotano intorno all’adozione di certi sistemi. els propone una visione più ampia del “vivere verde” che comprende quindi casa, lavoro e tempo libero.Le domande dei lettori di els alle quali la rivista si propone di rispon-dere sono: Come adottare uno stile di vita sano per se stessi e per l’ambiente? Come il mondo del lavoro e della produzione si muovo-no per andare incontro alle emergenze ambientali più o meno gravi? Come coniugare risparmio e stile? els oltre ad offrire un’informa-zione certificata a livello scientifico sulle tecnologie alternative, si propone di consigliare, rendere note, le novità nel campo del eco-design, dell’architettura che rispetta il paesaggio naturale, del buon viaggiare, dello sport all’aria aperta. ELS è quindi cornucopia di buoni consigli. Il livello della rivista è alto sia per tematiche che per ele-ganza e sobrietà nell’impaginazione. La scelta degli articoli si basa

sulla mediazione tra stile e ingegno. Gli articoli,in quanto a contenuti, seguono le direttive della rivista scientifica nell’esposizione precisa di dati tecnici e e della rivista di design in quanto a scelta e gusto nel proporre sempre innovativi oggetti d’arredamento ed escamota-ge per rendere gradevole l’inserimento di impianti di servizio, come pompe di condensazione e pannelli solari. Non mancheranno le in-terviste per capire meglio argomenti e tecnologie alla portata di tutti che ancora non sono abbastanza conosciuti. Sono previste rubriche che, a sostegno di scelte tecnologiche, suggeriscono anche un impie-go del tempo libero a contatto con la natura e all’insegna del benes-sere fisico e spirituale. Servizi riservati ad escursioni in montagna, trekking, sorgenti spontanee e riserve naturali.

La distribuzione è mensile. Attraverso le edicole ma può rientrare anche nella sezione periodica delle emeroteche pubbliche. L’idea è di far uscire la rivista il primo sabato o domenica mattina del mese. Il fine settimana è ideale per approfondimenti di ogni genere. Si “stacca” dal lavoro e si pensa ad altro: alla propria casa, a un viag-gio, al mondo in senso ampio. ELS si propone di occupare, accompagnare il lettore in questo tempo dando un informazione piacevole ed utile.

La rivista ideata da Simone Scimmi si avvale di una sorta di comi-tato scientifico composto da qualificati giornalisti, design, ingegneri, esperti del settore energetico. La redazione si avvale di giornalisti ed esperti del campo energetico e di un team ben composto di redattori, ricercatori iconografici, grafici e responsabili di gestione.Esistono due strade: una è quella di affidarsi ad un inserzionista uni-co, sponsor, disponibile magari anche a partecipare all’investimento iniziale accollandosi la campagna di lancio; l’altra è quella di racco-gliere normale pubblicità attraverso una concessionaria.

DAL DIRETTORE Simone Scimmi fondatore di Els

Tecniche e tecnologie per l'efficienza energetica

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Early Future - exclusive table light by Ingo Maurer with OLEDs from OSRAM

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l’acronimo di Organic Light Emitting Diode ovvero diodo organico ad emissione di luce.

Una Tecnologia che permette di realizzare display a colori con la capa-cità di emettere luce propria: a differenza dei display a cristalli liquidi, i display OLED non richiedono componenti aggiuntivi per essere illumi-nati (i display a cristalli liquidi vengono illuminati da una fonte di luce esterna), ma producono luce propria; questo permette di realizzare display molto più sottili e addirittura pieghevoli e arrotolabili, e che richiedono minori quantità di energia per funzionare. A causa della natura monopolare degli strati di materiale organico, i display OLED conducono corrente solo in una direzione, comportan-dosi quindi in modo analogo a un diodo; di qui il nome di O-LED, per similitudine coi LED.

enché la proprietà di elettroluminescenza posseduta da alcuni elementi organici sia conosciuta da lungo tempo, i primi tipi di

display OLED non andarono mai oltre lo stadio di prototipo, in quanto richiedevano tensioni di alimentazione troppo alte (oltre 100 V) per ri-sultare utili nelle applicazioni pratiche. Successivamente, furono sviluppate con successo sottili pellicole di materiale organico elettroluminescente, le cui piccole dimensioni permettevano l’alimentazione tramite tensioni più modeste. I primi modelli di display utilizzanti questa tecnologia erano struttu-ralmente molto semplici: una pellicola di sostanza organica era posta tra due elettrodi (anodo e catodo): applicando una tensione ai due elettrodi, il passaggio di corrente nello strato organico ne causava l’emissione luminosa.Tuttavia, questo tipo di elettrodi non era molto pratico, in quanto ri-chiedevano, per funzionare, un’estrema precisione in fase di produ-zione; un allineamento non perfetto, infatti, causava grandi perdite di energia e conseguente inefficienza dei display. L’acronimo di Organic Light Emitting Diode ovvero diodo organico ad emissione di luce.Tecnologia che permette di realizzare display a co-lori con la capacità di emettere luce propria: a differenza dei display a

cristalli liquidi, i display OLED non richiedono componenti aggiuntivi per essere illuminati (i display a cristalli liquidi vengono illuminati da una fonte di luce esterna), ma producono luce propria; questo per-mette di realizzare display molto più sottili e addirittura pieghevoli e arrotolabili, e che richiedono minori quantità di energia per fun-zionare. A causa della natura monopolare degli strati di materiale organico, i display OLED conducono corrente solo in una direzione, comportandosi quindi in modo analogo a un diodo; di qui il nome di O-LED, per similitudine coi LED.Benché la proprietà di elettroluminescenza posseduta da alcuni ele-menti organici sia conosciuta da lungo tempo, i primi tipi di display OLED non andarono mai oltre lo stadio di prototipo, in quanto richie-devano tensioni di alimentazione troppo alte (oltre 100 V) per risulta-re utili nelle applicazioni pratiche. Successivamente, furono sviluppate con successo sottili pellicole di materiale organico elettroluminescente, le cui piccole dimensioni permettevano l’alimentazione tramite tensioni più modeste. I primi modelli di display utilizzanti questa tecnologia erano struttu-ralmente molto semplici: una pellicola di sostanza organica era posta tra due elettrodi (anodo e catodo): applicando una tensione ai due elettrodi, il passaggio di corrente nello strato organico ne causava l’emissione luminosa.

uttavia, questo tipo di elettrodi non era molto pratico, in quan-to richiedevano, per funzionare, un’estrema precisione in fase

di produzione; un allineamento non perfetto, infatti, causava grandi perdite di energia e conseguente inefficienza dei display. Successivamente, furono sviluppate con successo sottili pellicole di materiale organico elettroluminescente, le cui piccole dimensioni permettevano l’alimentazione tramite tensioni più modeste. I primi modelli di display utilizzanti questa tecnologia erano struttu-ralmente molto semplici: una pellicola di sostanza organica era posta tra due elettrodi (anodo e catodo): applicando una tensione ai due elettrodi, il passaggio di corrente nello strato organico ne causava l’emissione luminosa.Tuttavia, questo tipo di elettrodi non era molto pratico, in quanto ri-chiedevano, per funzionare, un’estrema precisione in fase di produ-zione; un allineamento non perfetto, infatti, causava grandi perdite di energia e conseguente inefficienza dei display.Benché la proprietà di elettroluminescenza posseduta da alcuni ele-menti organici sia conosciuta da lungo tempo, i primi tipi di display OLED non andarono mai oltre lo stadio di prototipo, in quanto richie-

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OLED Organic Light Emitting Diode

Entro pochi anni andranno in pensione le vecchie lampadine. Ma quali sono le tecnologie che ne prenderanno il posto?Ecco il punto della situazione.

di Marco Crespiatico

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alla rete». Fiducia ed esperienza sono gli stessi criteri che – all’al-tro capo della Pianura Padana, hanno guidato i proprietari della Cmt, azienda di Colle Umberto (Treviso) con 15 dipendenti e circa 2 milio-ni di fatturato l’anno, specializzata nell’automazione industriale. «Ci siamo affidati a un’azienda di termoidraulica che è un nostro cliente e fornitore da tempo, e abbiamo dialogato molto sul progetto», raccon-

ta Massimo Tomasella, legale rappresentante della Cmt. L’impianto è entrato in servizio il 30 settembre scorso e ha una potenza di 100 kWp. È costato 390mila euro ed è stato integralmente fi-nanziato. Anche Tomasella ha sperimentato qualche difficoltà con le banche. «Lavoriamo con due istituti locali e abbiamo alle spal-le una storia positiva, spiega, ma è stato difficile far capire che questo investimento non è soggetto ai ri-schi di mercato. Una banca, in particolare, insisteva a trattarlo come un qualsiasi macchinario. Alla fine ab-biamo ottenuto il prestito, ma fornendo garanzie pari a un terzo della somma». L’installatore ha curato tutte le pratiche, ma c’è stato qualche intoppo con l’allacciamento. «Ho dovuto fare io un sollecito all’Enel», ricorda Tomasella. In attesa

di ricevere gli incentivi, la cosa di cui i titolari della Cmt sono più or-gogliosi sono le coperture: «Ho preteso che tutte le garanzie sulla strumentazione fossero estese per i 20 anni del conto energia. In più ho voluto che l’assicurazione coprisse anche la mancata produzione di elettricità e ho fatto installare un sistema di monitoraggio interfac-ciato con i nostri server, che ci manda subito una notifica se qualcosa non va. Abbiamo speso un po’ di più, ma siamo più tranquilli».«Abbiamo installato l’impianto fotovoltaico tre anni fa, quando abbia-

«Abbiamo installato l’impianto fotovoltaico tre anni fa, quando abbia-mo costruito il nuovo capannone. Il risultato è che oggi per l’elettricità spendiamo meno di prima, pur avendo nuovi macchinari che consumano il doppio». Gianluca Balla-rio è uno dei soci della Balfor, azienda di Manta (Cuneo) che produce macchine per la lavorazione della legna da ardere, con 30 dipendenti e 4 milioni di fatturato annuo. «E non è solo una que-stione di risparmio sull’elettricità, aggiunge Ballario, quando la segretaria mi dice che è arrivato il bonifico dal Gse, è sempre una bella notizia». L’impianto ha una potenza di 300 kWp e cede a prezzo fisso al Gse l’energia non consumata. Il fotovoltaico era un pallino per i soci della Balfor già da qualche anno. «Alla fine abbiamo colto l’occasione della nuova sede. Per collocare al meglio l’impianto abbiamo an-che modificato il progetto originale, passando da un tetto piano a un tetto a falda: oggi i moduli occupano metà dei 5mila metri quadri di copertura». L’impianto è stato interamente finanziato con il cre-dito, anche grazie a un contributo regionale che con-sentiva di abbattere gli interessi. «Abbiamo faticato un pochino a trovare la banca, anche se alla fine ave-vamo tre proposte tra cui scegliere, spiega ancora Ballario. D’altra parte, quando siamo partiti era il 2007, e di impianti come il nostro ce n’erano pochi in giro». Molto più semplice della banca, in rapporto, è stato individuare l’azienda cui affidare i lavori. «Ci siamo orientati su imprese della nostra zona che avessero una buona esperienza di impiantistica e abbiamo puntato su una che ha sede a 5 chilometri da noi. Ci hanno dato fiducia e hanno anche avuto ragione nel prevedere i classici sei mesi di ritardo nell’allacciamento

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ILLUMINAZIONE

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MATRICE ATTIVA OLED

4. catode3. livello organico

1. tft matrix2. anodi

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livello emissivoMolecole organiche

livello conduttivoPolimeri

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STRUTTURA DELL'OLED

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mo costruito il nuovo capannone. Il risultato è che oggi per l’elet-tricità spendiamo meno di prima, pur avendo nuovi macchinari che consumano il doppio». Gianluca Ballario è uno dei soci della Balfor, azienda di Manta (Cuneo) che produce macchine per la lavorazione della legna da ardere, con 30 dipendenti e 4 milioni di fatturato annuo. «E non è solo una questione di risparmio sull’elettricità, aggiunge Ballario, quando la segretaria mi dice che è arrivato il bonifico dal Gse, è sempre una bella notizia». L’impianto ha una potenza di 300 kWp e cede a prezzo fisso al Gse l’energia non consumata. Il fotovol-taico era un pallino per i soci della Balfor già da qualche anno. «Alla fine abbiamo colto l’occasione della nuova sede. Per collocare al meglio l’impianto abbiamo anche modificato il pro-getto originale, passando da un tetto piano a un tetto a falda: oggi i moduli occupano metà dei 5mila metri quadri di copertura».L’impianto è stato interamente finanziato con il credito, anche grazie a un contributo regionale che consentiva di abbattere gli interessi. «Abbiamo faticato un pochino a trovare la banca, anche se alla fine avevamo tre proposte tra cui scegliere, spiega ancora Ballario.D’altra parte, quando siamo partiti era il 2007, e di impianti come il nostro ce n’erano pochi in giro».

olto più semplice della banca, in rapporto, è stato individuare l’azienda cui affidare i lavori. «Ci siamo orientati su imprese

della nostra zona che avessero una buona esperienza di impiantistica e abbiamo puntato su una che ha sede a 5 chilometri da noi. Ci hanno dato fiducia e hanno anche avuto ragione nel prevedere i classici sei mesi di ritardo nell’allacciamento alla rete». Fiducia ed esperienza sono gli stessi criteri che – all’altro capo della Pianura Padana – hanno guidato i proprietari della Cmt, azienda di Colle Um-berto (Treviso) con 15 dipendenti e circa 2 milioni di fatturato l’an-

no, specializzata nell’automazione industriale. «Ci siamo affidati a un’azienda di termoidraulica che è un nostro cliente e fornitore da tempo, e abbiamo dialogato molto sul progetto», racconta Massimo Tomasella, legale rappresentante della Cmt. L’impianto è entrato in servizio il 30 settembre scorso e ha una potenza di 100 kWp. È costato 390mila euro ed è stato integralmente finanziato. Anche Tomasella ha sperimentato qualche difficoltà con le banche. «Lavoriamo con due istituti locali e abbiamo alle spalle una storia po-sitiva, spiega, ma è stato difficile far capire che questo investimento non è soggetto ai rischi di mercato. Una banca, in particolare, insiste-va a trattarlo come un qualsiasi macchinario. Alla fine abbiamo otte-nuto il prestito, ma fornendo garanzie pari a un terzo della somma». L’installatore ha curato tutte le pratiche, ma c’è stato qualche intop-po con l’allacciamento. «Ho dovuto fare io un sollecito all’Enel», ricorda Tomasella. In attesa di ricevere gli incentivi, la cosa di cui i titolari della Cmt sono più orgogliosi sono le coperture: «Ho preteso che tutte le garanzie sulla strumentazione fossero estese per i 20 anni del conto energia. In più ho voluto che l’assicurazione coprisse anche la mancata pro-duzione di elettricità e ho fatto installare un sistema di monitoraggio interfacciato con i nostri server, che ci manda subito una notifica se qualcosa non va. Abbiamo speso un pó di più, ma siamo molto più tranquilli». «Abbiamo installato l’impianto fotovoltaico tre anni fa, quando abbia-mo costruito il nuovo capannone. Il risultato è che oggi per l’elet-tricità spendiamo meno di prima, pur avendo nuovi macchinari che consumano il doppio». Gianluca Ballario è uno dei soci della Balfor, azienda di Manta (Cu-neo) che produce macchine per la lavorazione della legna da ardere, con 30 dipendenti e 4 milioni di fatturato annuo.

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I pannelli OLED potranno far parte direttamente dell'arredamento delle nostre case. La struttura si presta a installazioni di ogni tipo

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Modulo fotovoltaico di ultima generazione

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«Abbiamo installato l’impianto fotovoltaico tre anni fa, quando abbia-mo costruito il nuovo capannone. Il risultato è che oggi per l’elet-tricità spendiamo meno di prima, pur avendo nuovi macchinari che consumano il doppio». Gianluca Ballario è uno dei soci della Balfor, azienda di Manta (Cuneo) che produce macchine per la lavorazione della legna da ardere, con 30 dipendenti e 4 milioni di fatturato annuo. «E non è solo una questione di risparmio sull’elettricità, aggiunge Ballario – quando la segretaria mi dice che è arrivato il bonifico dal Gse, è sempre una bella notizia».L’impianto ha una potenza di 300 kWp e cede a prezzo fisso al Gse l’energia non consumata. Il fotovoltaico era un pallino per i soci della Balfor già da qualche anno. «Alla fine abbiamo colto l’occasione della nuova sede. Per collocare al meglio l’impianto abbiamo anche modificato il pro-getto originale, passando da un tetto piano a un tetto a falda: oggi i moduli occupano metà dei 5mila metri quadri di copertura».L’impianto è stato interamente finanziato con il credito, anche grazie a un contributo regionale che consentiva di abbattere gli interessi. «Abbiamo faticato un pochino a trovare la banca, anche se alla fine avevamo tre proposte tra cui scegliere, spiega ancora Ballario. D’altra parte, quando siamo partiti era il 2007, e di impianti come il nostro ce n’erano pochi in giro».Molto più semplice della banca, in rapporto, è stato individuare l’a-zienda cui affidare i lavori. «Ci siamo orientati su imprese della no-stra zona che avessero una buona esperienza di impiantistica e ab-biamo puntato su una che ha sede a 5 chilometri da noi. Ci hanno dato fiducia e hanno anche avuto ragione nel prevedere i classici sei mesi di ritardo nell’allacciamento alla rete».

iducia ed esperienza sono gli stessi criteri che, all’altro capo del-la Pianura Padana, hanno guidato i proprietari della Cmt, azienda

di Colle Umberto (Treviso) con 15 dipendenti e circa 2 milioni di fattu-rato l’anno, specializzata nell’automazione industriale. «Ci siamo affidati a un’azienda di termoidraulica che è un nostro

Fv Come nasce un pannello fotovoltaico

cliente e fornitore da tempo, e abbiamo dialogato molto sul proget-to», racconta Massimo Tomasella, legale rappresentante della Cmt.L’impianto è entrato in servizio il 30 settembre scorso e ha una po-tenza di 100 kWp. È costato 390mila euro ed è stato integralmente finanziato. Anche Tomasella ha sperimentato qualche difficoltà con le banche. «Lavoriamo con due istituti locali e abbiamo alle spalle una storia po-sitiva, spiega, ma è stato difficile far capire che questo investimento non è soggetto ai rischi di mercato. Una banca, in particolare, insiste-va a trattarlo come un qualsiasi macchinario. Alla fine abbiamo ottenuto il prestito, ma fornendo garanzie pari a un terzo della somma».

installatore ha curato tutte le pratiche, ma c’è stato qualche in-toppo con l’allacciamento.

«Ho dovuto fare io un sollecito all’Enel», ricorda Tomasella. In atte-sa di ricevere gli incentivi, la cosa di cui i titolari della Cmt sono più orgogliosi sono le coperture: «Ho preteso che tutte le garanzie sulla strumentazione fossero estese per i 20 anni del conto energia. In più ho voluto che l’assicurazione coprisse anche la mancata produzione di elettricità e ho fatto installare un sistema di monitoraggio interfac-ciato con i nostri server, che ci manda subito una notifica se qualcosa non va. Abbiamo speso un po’ di più, ma siamo più tranquilli». Molto più semplice della baaffidare i lavori. «Ci siamo orientati su im-prese. «Abbiamo installato l’impianto fotovoltaico tre anni fa, quando abbiamo costruito il nuovo capannone. Il risultato è che oggi per l’e-lettricità spendiamo meno di prima, pur avendo nuovi macchinari che consumano il doppio». Gianluca Ballario è uno dei soci della Balfor, azienda di Manta (Cuneo) che produce macchine per la lavorazione della legna da ardere, con 30 dipendenti e 4 milioni di fatturato an-nuo. «E non è solo una questione di risparmio sull’elettricità, aggiun-ge Ballario, quando la segretaria mi dice che è arrivato il bonifico dal Gse, è sempre una bella notizia».«Ci siamo orientati su imprese della nostra zona che avessero una buona esperienza di impiantistica e abbiamo puntato su una che ha sede a 5 chilometri da noi. Ci hanno dato fiducia e hanno anche avuto ragione nel prevedere i classici sei mesi di ritardo nell’allacciamento alla rete».Per collocare al meglio l’impianto abbiamo anche modificato il pro-getto originale, passando da un tetto piano a un tetto a falda: oggi i moduli occupano metà dei 5mila metri quadri di copertura».L’impianto è stato interamente finanziato con il credito, anche grazie

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Ferrania Solisporta i lettori di Els nello stabilimento di Ferrara dove costruisce i suoi moduli in silicio.

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L’impianto ha una potenza di 300 kWp e cede a prezzo fisso al Gse l’energia non consumata. Il fotovoltaico era un pallino per i soci della Balfor già da qualche anno. «Alla fine abbiamo colto l’occasione della nuova sede. Per collocare al meglio l’impianto abbiamo anche modificato il pro-getto originale, passando da un tetto piano a un tetto a falda: oggi i moduli occupano metà dei 5mila metri quadri di copertura».L’impianto è stato interamente finanziato con il credito, anche grazie a un contributo regionale che consentiva di abbattere gli interessi. «Abbiamo faticato un pochino a trovare la banca, anche se alla fine avevamo tre proposte tra cui scegliere, spiega ancora Ballario. D’altra parte, quando siamo partiti era il 2007, e di impianti come il nostro ce n’erano pochi in giro». Molto più semplice della banca, in rapporto, è stato individuare l’a-zienda cui affidare i lavori. «Ci siamo orientati su imprese della nostra

zona che avessero una buona esperienza di impiantistica e abbiamo puntato su una che ha sede a 5 chilometri da noi. Ci hanno dato fiducia e hanno anche avuto ragione nel pre-vedere i classici sei mesi di ritardo nell’allacciamento alla rete». Fiducia ed esperien-za sono gli stessi criteri che, all’altro capo della Pianura

Padana, hanno guidato i proprietari della Cmt, azienda di Colle Um-berto (Treviso) con 15 dipendenti e circa 2 milioni di fatturato l’anno, specializzata nell’automazione industriale. «Ci siamo affidati a un’azienda di termoidraulica che è un nostro cliente e fornitore da tempo, e abbiamo dialogato molto sul proget-to», racconta Massimo Tomasella, legale rappresentante della Cmt. L’impianto è entrato in servizio il 30 settembre scorso e ha una po-tenza di 100 kWp. È costato 390mila euro ed è stato integralmente finanziato. Anche Tomasella ha sperimentato qualche difficoltà con le banche. «Lavoriamo con due istituti locali e abbiamo alle spalle una storia po-sitiva, spiega, ma è stato difficile far capire che questo investimento non è soggetto ai rischi di mercato. Una banca, in particolare, insiste-va a trattarlo come un qualsiasi macchinario. Alla fine abbiamo otte-nuto il prestito, ma fornendo garanzie pari a un terzo della somma». L’installatore ha curato tutte le pratiche, ma c’è stato qualche intop-po con l’allacciamento. «Ho dovuto fare io un sollecito all’Enel», ricorda Tomasella. In atte-sa di ricevere gli incentivi, la cosa di cui i titolari della Cmt sono più orgogliosi sono le coperture: «Ho preteso che tutte le garanzie sulla strumentazione fossero estese per i 20 anni del conto energia. In più ho voluto che l’assicurazione coprisse anche la mancata produzione di elettricità e ho fatto installare un sistema di monitoraggio interfac-ciato con i nostri server, che ci manda subito una notifica se qualcosa non va. Abbiamo speso un po’ di più, ma siamo più tranquilli».«Abbiamo installato l’impianto fotovoltaico tre anni fa, quando abbia-mo costruito il nuovo capannone. Il risultato è che oggi per l’elet-tricità spendiamo meno di prima, pur avendo nuovi macchinari che consumano il doppio». Gianluca Ballario è uno dei soci della Balfor, azienda di Manta (Cuneo) che produce macchine per la lavorazione

della legna da ardere, con 30 dipendenti e 4 milioni di fatturato an-nuo. «E non è solo una questione di risparmio sull’elettricità, aggiun-ge Ballario, quando la segretaria mi dice che è arrivato il bonifico dal Gse, è sempre una bella notizia».

all’impianto ha una potenza di 300 kWp e cede a prezzo fisso al Gse l’energia non consumata. Il fotovoltaico era un pallino per i

soci della Balfor già da qualche anno. «Alla fine abbiamo colto l’occasione della nuova sede. Per collocare al meglio l’impianto abbiamo anche modificato il pro-getto originale, passando da un tetto piano a un tetto a falda: oggi i moduli occupano metà dei 5mila metri quadri di copertura».L’impianto è stato interamente finanziato con il credito, anche grazie a un contributo regionale che consentiva di abbattere gli interessi. «Abbiamo faticato un pochino a trovare la banca, anche se alla fine avevamo tre proposte tra cui scegliere, spiega ancora Ballario. D’altra parte, quando siamo partiti era il 2007, e di impianti come il nostro ce n’erano pochi in giro».Molto più semplice della banca, in rapporto, è stato individuare l’a-zienda cui affidare i lavori. «Ci siamo orientati su imprese della no-stra zona che avessero una buona esperienza di impiantistica e ab-biamo puntato su una che ha sede a 5 chilometri da noi. Ci hanno dato fiducia e hanno anche avuto ragione nel prevedere i classici sei mesi di ritardo nell’allacciamento alla rete».Fiducia ed esperienza sono gli stessi criteri che, all’altro capo del-la Pianura Padana, hanno guidato i proprietari della Cmt, azienda di Colle Umberto (Treviso) con 15 dipendenti e circa 2 milioni di fattura-to l’anno, specializzata nell’automazione industriale. «Ci siamo affidati a un’azienda di termoidraulica che è un nostro cliente e fornitore da tempo, e abbiamo dialogato molto sul proget-to», racconta Massimo Tomasella, legale rappresentante della Cmt.L’impianto è entrato in servizio il 30 settembre scorso e ha una po-tenza di 100 kWp. È costato 390mila euro ed è stato integralmente finanziato.

omasella ha sperimentato qualche difficoltà con le banche. «Lavoriamo con due istituti locali e abbiamo alle spalle una sto-

ria positiva, spiega, ma è stato difficile far capire che questo investi-mento non è soggetto ai rischi di mercato. Una banca, in particolare, insisteva a trattarlo come un qualsiasi macchinario. Alla fine abbiamo ottenuto il prestito, ma fornendo garanzie pari a un terzo della somma». L’installatore ha curato tutte le pratiche, ma c’è stato qualche intoppo con l’allacciamento. «Ho dovuto fare io un sollecito all’Enel», ricorda Tomasella. In attesa di ricevere gli incentivi, la cosa di cui i titolari della Cmt sono più orgogliosi sono le coperture: «Ho preteso che tutte le garanzie sulla strumentazione fossero estese per i 20 anni del conto energia. In più ho voluto che l’assicurazione coprisse anche la mancata pro-duzione di elettricità e ho fatto installare un sistema di monitoraggio interfacciato con i server, che ci manda subito una notifica se qual-cosa non va. Abbiamo speso un po’ di più, ma siamo più tranquilli».«Abbiamo installato l’impianto fotovoltaico tre anni fa, quando abbia-mo costruito il nuovo capannone. Il risultato è che oggi per l’elet-tricità spendiamo meno di prima, pur avendo nuovi macchinari che consumano il doppio». Gianluca Ballario è uno dei soci della Balfor, azienda di Manta (Cuneo) che produce macchine per la lavorazione

Ferrania Solis. Entro l'anno 31.000 moduli, pari a 7MW, contro i 5 preventivati

ENERGIA

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della legna da ardere, con 30 dipendenti e 4 milioni di fatturato annuo. «E non è solo una questione di risparmio sull’elettricità – aggiunge Ballario – quando la segretaria mi dice che è arrivato il bonifico dal Gse, è sempre una bella notizia». L’impianto ha una potenza di 300 kWp e cede a prezzo fisso al Gse l’energia non consumata. Il fotovoltaico era un pallino per i soci della Balfor già da qualche anno. «Alla fine abbiamo colto l’occasione della nuova sede.

er collocare al meglio l’impianto abbiamo anche modificato il progetto originale, passando da un tetto piano a un tetto a falda:

oggi i moduli occupano metà dei 5mila metri quadri di copertura».L’impianto è stato interamente finanziato con il credito, anche grazie a un contributo regionale che consentiva di abbattere gli interessi. «Abbiamo faticato un pochino a trovare la banca, anche se alla fine avevamo tre proposte tra cui scegliere, spiega ancora Ballario. D’altra parte, quando siamo partiti era il 2007, e di impianti come il nostro ce n’erano pochi in giro». Molto più semplice della banca, in rapporto, è stato individuare l’azienda cui affidare i lavori. «Ci siamo

orientati su imprese della nostra zona che avessero una buona espe-rienza di impiantistica e abbiamo puntato su una che ha sede a 5 chi-lometri da noi. Ci hanno dato fiducia e hanno anche avuto ragione nel prevedere i classici sei mesi di ritardo nell’allacciamento alla rete».Fiducia ed esperienza sono gli stessi criteri che, all’altro capo del-la Pianura Padana, hanno guidato i proprietari della Cmt, azienda di Colle Umberto (Treviso) con 15 dipendenti e circa 2 milioni di fattura-to l’anno, specializzata nell’automazione industriale. «Ci siamo affidati a un’azienda di termoidraulica che è un nostro cliente e fornitore da tempo, e abbiamo dialogato molto sul proget-to», racconta Massimo Tomasella, legale rappresentante della Cmt.L’impianto è entrato in servizio il 30 settembre scorso e ha una po-tenza di 100 kWp. È costato 390mila euro ed è stato integralmente finanziato. Anche Tomasella ha sperimentato qualche difficoltà con le banche. «Lavoriamo con due istituti locali e abbiamo alle spalle una storia po-sitiva, spiega, ma è stato difficile far capire che questo investimento non è soggetto ai rischi di mercato. Una banca, in particolare, insiste-

Rifugio nelle Dolomiti con tetto coperto di pannelli solari

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Una terra da scalare, camminare e respirare

l Trentino Alto Adige è la regione italiana più settentrionale ed è completamente montuosa. Con i suoi 13.607 km² il Trentino Alto Adige è una delle regioni meno densamente popolate

in quanto ospita circa 1.000.000 abitanti per una densità di 74 ab/km², molto al di sotto della media nazionale, collocandosi al secondo posto, dopo la Valle d'Aosta, nel rapporto tra nume-ro di abitanti e superficie territoriale. Considerando l'orografia del territorio e il fatto che le foreste ne ricoprono oltre il 70%, appare tuttavia evidente come vi siano notevoli differenze fra la densità di abitanti dell'entroterra (in cui peraltro si sono verificati fenomeni di spopolamen-to e di migrazione verso le città sulle principali valli) e quella dell'Adige.Confina a nord e a est con l'Austria (Tirolo e Salisburghese), a ovest con la Svizzera (Canton Grigioni), a sud-est con il Veneto (provincia di Belluno), a sud con la Lombardia ed il Veneto e a sud-ovest (presso il passo dello Stelvio) con la Lombardia (provincia di Sondrio).

Life Style

ARIA PULITA

Lago di Tovel - Trentino Alto Adige - Italia

Trento

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Lago di Garda

fotografie: Loretta Candore

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SVIZZERA

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Ecological Life Style 02

La Valle Aurina è la valle più a nord di tutta l'Italia e Predoi il centro abitato più a setten-trione situato tra i piedi della valle e la vetta d'Italia, al confine austriaco.La regione è compresa sopra le Alpi centrali e quelle orientali, mentre a sud il lago di gar-da delimita il confine con le altre regioni. Le catene montuose della regione sono tra le più belle d'Europa e si innalzano fino a quote altimetriche di 2700-3000 m. Tutta la regione è ricchissima di boschi di conifere e faggi, ruscelli e fiori, mentre in altri tratti (ad esempio vicino alle montagne) sono presenti numerosi prati e pascoli in cui vi è un'altis-sima percentuale di specie alpine di erbe e funghi, molte delle quali protette dallo sta-tuto speciale, in cui la popolazione porta al pascolo i bovini. Le valli sono generalmente piccole e strette, i cui versanti sono ricoperti da foreste. Unica eccezione è la valle dell'Adige. La parte più settentrionale della valle percorsa dall'Adi-ge è chiamata val Venosta, mentre a sud di Rovereto essa è denominata Vallagarina fino all'ingresso del fiume nella pianura Padana poco a nord di Verona.

Clima Il clima del Trentino può essere definito di transizione tra il clima semicontinentale e quello alpino. Le temperature di gennaio sono comprese dai -5 C° ai -10° mentre in estate sui 20°-25° anche più. Pur presen-tando gran parte del proprio territorio ad una altitudine media piuttosto elevata (cir-ca il 77% al di sopra dei 1000 m s.l.m., poco meno del 20% al di sopra dei 2000 m s.l.m.), esso non presenta quei caratteri di rigidità propri di altre aree alpine. A partire dalle fasce altimetriche più basse, il clima può essere suddiviso in quattro grandi aree: la vegetazione è composta da essenze miste submediterranee e continentali con particolare presenza di olivi, lecci e cipressi; nell'area subcontinentale il clima è di tran-sizione e caratterizza i fondovalle, con inver-ni piuttosto rigidi ed assai nevosi. La vege-tazione è costituita soprattutto da castagni, faggi e abeti bianchi; anche in questa fascia non mancano in ogni caso essenze subme-

diterranee, soprattutto nelle are più protette o di versante. In questa area viene praticata diffusamente la coltivazione di mele. In Alto Adige le zone di produzione principali sono la Val Venosta con [l'associazione VI.P][1] e la zona da Merano fino a Salorno lungo l'A-dige con il consorzio VOG. La Val Venosta, che si estende dalle cime più alte del Grup-po Ortles per poi degradare dal Passo Re-sia fino a Merano, è una meravigliosa oasi naturale, dove prospera la frutticoltura più ricca ed evoluta. Natura incontaminata, con-formazione geologica, posizione privilegiata e speciale microclima sono fattori che da sempre contribuiscono ad una produzione di mele di altissima qualità, dalla polpa soda e particolarmente succosa, che ancora dopo mesi dalla raccolta mantengono il sapore della frutta appena colta. La scarsa piovosi-tà (meno di 500 mm di precipitazioni annue), la presenza costante del sole per oltre 300 giorni all’anno, l’aria frizzante dei ghiacciai che garantisce una crescita lenta e le forti escursioni termiche che eliminano insetti e parassiti, rendono la valle un vero paradiso per la coltivazione di mele.

Le cime A nord della Regione, verso il confine au-striaco, lungo la linea che va dal Passo Re-sia al Passo di Monte Croce di Comelico, si estendono le Alpi Atesine (suddivisibili in Alpi Venoste, Breonie, Aurine e Pusteresi), che raggiungono la loro massima altez-za nella Palla Bianca/Weisskugel (3764 m s.l.m.). Nella Valle Aurina, la Vetta d'Italia, Glockenkarkopf (2911 m s.l.m.) rappresenta la punta più a nord dell'intero territorio na-zionale. Nella parte occidentale del Trenti-no-Alto Adige si elevano i gruppi dell'Ortles-Cevedale (con l'Ortles/Ortler, massima vetta della Regione, 3902 m s.l.m.), dell'Adamel-lo-Presanella e delle Dolomiti di Brenta.Sia l'Alto Adige che il Trentino sono interes-sati dalla sezione occidentale delle Dolomiti (Dolomiti di Sesto, Gruppo del Puez, Odle, Sciliar, Sassolungo, Catinaccio, Marmolada, Gruppo di Sella, Latemar, Pale di San Mar-tino), mentre proseguendo verso sud i rilievi montuosi degradano nelle Prealpi.In Trentino si estende la punta settentrio-nale del lago di Garda che si trova un pó in Trentino, in Veneto e Lombardia; numerosi sono inoltre i laghi alpini, spesso di piccole dimensioni. Fra i più noti: lago di Ledro, lago di Levico, lago di Molveno e lago di Tovel.Nella Provincia di Bolzano vi sono 176 bacini

d'acqua naturali con lunghezza maggiore o uguale a 100 metri. Gran parte di tali bacini si trova a quote superiori ai 2000 m. I laghi naturali con una superficie maggiore di 5 ettari sono 13: di questi solo tre (il Lago di Caldaro, ted. Kalterer See, e i due laghi di Monticolo, ted. Montiggler Seen) sono si-tuati al di sotto dei 1000 m. I restanti 10 la-ghi maggiori sono il Lago di Anterselva (ted. Antholzersee), lago di Braies (ted. Pragser Wildsee), il lago di Carezza (ted. Karersee), il lago di Costalovara (ted. Wolfsgruben), il lago di Dobbiaco (ted. Toblacher See), il lago di Favogna, (ted. Fennberger See), il lago di Fiè (ted. Völser Weiher), il Lago di Santa Ma-ria (ted. St. Felixer Weiher oppure Tretsee), il lago di San Valentino alla Muta (ted. Hai-dersee), il lago di Landro (ted. Dürrensee) ed il lago di Varna (ted. Vahrner See). Vi sono anche laghi artificiali, alcuni dei quali di di-mensione ragguardevole. Tra i principali ri-cordiamo il Lago di Resia (ted. Reschensee), il Lago di Zoccolo (ted. Zoggler Stausee), il Lago di Fortezza (ted. Franzensfester See), il Lago di Rio di Pusteria (ted. Mühlbacher See) e il Lago di Valdaora.

Aree protette Diverse sono le aree protette, che coprono circa un quinto del territorio della regione. Nel territorio regionale è presente un par-co nazionale (Parco Nazionale dello Stelvio) e 10 parchi provinciali (8 dei quali si esten-dono in Provincia di Bolzano). I principali sono: Parco naturale Dolomiti di Sesto, Par-co naturale Fanes - Sennes e Braies, Parco naturale Gruppo di Tessa, Parco naturale Monte Corno, Parco Puez Odle, Parco natu-rale dello Sciliar, Parco naturale Vedrette di Ries - Aurina, Parco nazionale dello Stelvio. Il Parco delle Alpi Sarentine è ancora in fase di attivazione. L'Alto Adige offre nelle sue montagne e valli innumerevoli monumen-ti naturali, come le piramidi di terra in Alto Adige; in Alto Adige le più famose sono le pi-ramidi di Plata e le piramidi di Renon.Il clima del Trentino può essere definito di transizione tra il clima semicontinentale e quello alpino. Le temperature di gennaio sono comprese dai -5 C° ai -10° mentre in estate sui 20°-25° anche più. Pur presen-tando gran parte del proprio territorio ad una altitudine media piuttosto elevata (cir-ca il 77% al di sopra dei 1000 m s.l.m., poco meno del 20% al di sopra dei 2000 m s.l.m.), esso non presenta quei caratteri di rigidità propri di altre aree alpine. A partire dalle fa-

Trentino Alto AdigeLa Vetta d'Italia 2911 m.s.l.m

Il monte più alto del territorio nazionale

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Dolomiti Con il termine "Dolomiti" si indica gene-ricamente la regione caratterizzata dalla presenza della dolomia, un minerale par-ticolare, localizzato nelle zona più elevata delle Alpi Venete, tra la Val Pusteria, la Val Rendena e la Valle del Piave. Paesaggio di-verso dagli altri pur straordinari dei rilievi alpini, colpisce per la sua grandiosità, che si articola in conche ampie rivestite da verdi praterie, boschi fitti di conifere gigantesche e piccoli laghi glaciali. Spettacolari e moz-zafiato sono alcuni aggettivi che potremmo usare per definire i panorami che offrono le Dolomiti, sia d’estate che in inverno. Le montagne, maestose e in certi punti perfi-no terrificanti, si specchiano dolcemente nei laghi dalle acque cristalline. Ovunque si per-cepisce il senso della natura incontaminata e selvaggia che sovrasta l’uomo.

Sia l'Alto Adige che il Trentino sono interes-sati dalla sezione occidentale delle Dolomiti (Dolomiti di Sesto, Gruppo del Puez, Odle, Sciliar, Sassolungo, Catinaccio, Marmolada, Gruppo di Sella, Latemar, Pale di San Mar-tino), mentre proseguendo verso sud i rilievi montuosi degradano nelle Prealpi.In Trentino si estende la punta settentrio-nale del lago di Garda che si trova un po' in Trentino, in Veneto e Lombardia; numerosi sono inoltre i laghi alpini, spesso di piccole dimensioni. Fra i più noti: lago di Ledro, lago di Levico, lago di Molveno e lago di Tovel.Nella Provincia di Bolzano vi sono 176 bacini d'acqua naturali con lunghezza maggiore o uguale a 100 metri. Gran parte di tali bacini si trova a quote superiori ai 2000 m. I laghi naturali con una superficie maggiore di 5 et-tari sono restanti 10 laghi, il maggiore è il Lago di Anterselva (ted. Antholzersee).

La Natura qui ha creato un regno straordi-nario che le masse di turisti non hanno mai minimamente mutato. Un quadro idilliaco che viene poi completato dalla presenza di animali come lo stambecco, l’aquila, i camo-sci o le marmotte che, insieme a una ricca vegetazione, rendono questa visita inimita-bile. Ma non si devono dimenticare gli inse-diamenti dell’uomo che si inseriscono per-fettamente nella cornice della natura.Percorrendo in lungo e in largo le valli do-lomitiche, le vedute dei paesini disseminati nelle conche verdi ai piedi delle montagne si ripetono ovunque con la stessa grazia e la stessa serenità. Sono centri ridenti, lindi, fioriti, simili d’inverno a suggestivi prese-pi o d’estate a graziosi paesi dei balocchi. Per accedere a questi posti di sogno potrà in parte essere utilizzata la Grande strada delle Dolomiti.

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Ferrata sulla Vetta d'Italia

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Artigianato Nelle regioni dolomitiche rari pezzi d’arre-damento, soprammobili e perfino oggetti d’uso quotidiano, sono realizzati in legno con molta cura e attenzione. Vi sono incisi o lavorati ad intaglio motivi decorativi simbolici, floreali o astratti. Del resto le case stesse hanno portoni in legno molto antichi che presentano una parte su-periore a lunetta e i battenti ripartiti in cam-pi rettangolari, ornati con stemmi araldici o altre figurazioni a rilievo. Ma dove veramen-te questo tipo di artigianato non teme rivali è l’esecuzione delle culle che oggi hanno quasi interrotto la loro vera funzione per di-venire veri e propri oggetti d’arredamento. La culla, in legno d’abete o di noce, poggia su due mezzelune di grandezza e altezza variabile. La parte decorata e solitamente più bella è l’arco, costituito da una sottile fascia di legno curvato, fissato sulla parte superiore con nastri cui si appendeva la ten-dina per proteggere il bambino dagli insetti. L’arco mostra motivi a dente di lupo, a riccio d’onda, a nastro che recano anche simboli religiosi, tra cui la croce con il monogramma con Cristo.

Mòcheni Vicino a Trento, in una delle più appartate e intatte valli alpine, vive un antico popolo di origine germanica, tenacemente attaccato alle proprie tradizioni. Sono appunto i Mòcheni, che derivano il loro nome dalla parola tedesca "machen" (fare) che la dice lunga sulla loro filosofia di vita.Intorno al maso di svolge la vita quotidiana di questo popolo emigrato dalla Germania nel XIII secolo. I Mòcheni continuano a vestir-si con gli abiti tradizionali e feste popolari e danze sono uno dei modi per conservare e difendere le tradizioni di una comunità che oggi conta circa duemila appartenenti. Anche lo scrittore tedesco Robert Musil fu incuriosito dalla storia dei Mòcheni e a loro dedicò due bellissimi racconti.

Liquori ed elisir Da lungo tempo nelle zone dolomitiche si confezionano ottimi liquori usando ingre-dienti naturali di prima scelta. Le basi di queste speciali preparazioni sono polpa, succo e buccia della frutta, fiori profumati, radici, foglie e piante aromatiche, zucchero, bacche, miele e acquavite. La preparazione è lunga e accurata, si pe-stano gli ingredienti, si mettono in infusione

in recipienti di vetro e vi si lasciano a riposa-re per un numero variabile di giorni a secon-da della ricetta. Infine si filtra con un panno: il liquido che ne risulta è pronto per essere bevuto.Molti di questi liquori servono a curare alcu-ne malattie o a lenire dolori. Contro le coli-che o il mal di stomaco, ad esempio, si può bere una bevanda a base di cannella, corian-dolo, anice, noce moscata, chiodi di garofano e tante altre spezie.Una bevanda calmante è a base di scorza d’arancia, comino e bacche di ginepro, men-tre l’acqua di basilico è un ottimo digestivo; l’acquavite di mirtillo nero cura i problemi degli occhi, e per la gola si mescola l’acqua-vite al miele con la menta.

BolzanoBolzano è situata alla quota di 264 m nella parte orientale dell'ampia conca origina-ta dalla congiunzione delle valli di Isarco, Sarentina e dell'Adige. La conca è delimi-tata ad ovest dalla catena della Mendola, a nord-ovest dell'Altopiano del Salto (Salten, 1.500 m), a nord-est da una cima minore del Renon (Ritten) chiamata Monte Tondo (Hörtenberg), e a sud-est dal Monte Pozza (Titschen, 1.619 m) sul cui versante setten-trionale si trova la località Colle (Kohlern), il cui nome è spesso impropriamente usato per designare l'intero monte.Una piccola balza rocciosa di quest'ultimo, chiamata Virgolo (Virgl), si erge vertical-mente a ridosso della città.La città è collegata ai tre monti più vicini da funivie che superano ciascuna circa mille metri di dislivello: la funivia del Colle che risale il Monte Pozza sino al Colle di Villa (Herrenkohlern), quella del Renon con arrivo a Soprabolzano e quella di San Genesio che raggiunge l'omonimo paese sull'altopiano del Salto. Dalla città, guardando in direzione est lungo la val d'Isarco, si vede il poco lon-tano e suggestivo Catinaccio (Rosengarten, 3.004 m), che è parte delle Dolomiti, con le caratteristiche Torri del Vajolet.Bolzano è attraversata dal torrente Talve-ra che confluisce in città nel fiume Isarco, il quale a sua volta si getta nell'Adige pochi chilometri a sud della città stessa. Il nucleo storico della città risiede nel triangolo deli-mitato a ovest dal torrente Talvera, a sud dal fiume Isarco e a nord-est dal Monte Tondo.Il clima della città, situata in un fondovalle alpino, risulta essere continentale, con mini-me invernali molto spesso sotto zero e mas-

sime estive anche oltre i 40 °C; le precipita-zioni sono piuttosto scarse, specialmente in estate e generalmente sotto forma di neve in inverno, mentre risultano essere abbondanti in estate, quando possono svilupparsi tem-porali, i quali quasi sempre sono associati a grandine, soprattutto nelle ore pomeridiane e serali, per il contrasto di masse d'aria di diverso tipo ed intensità.Le aree del territorio comunale situate a quote superiori, sono caratterizzate da un clima alpino, i cui caratteri variano in funzio-ne dell'altitudine, dell'orografia e dell'espo-sizione. D'estate fa molto caldo e in inverno abbastanza freddo, per colpa anche della sua posizione in una conca che ne impedisce il ricambio d'aria.Bolzano possiede il suo stemma, unitamen-te all'istituzione del consiglio comunale, dal 1381, grazie a un privilegio conferito alla cit-

tà da parte del duca Leopoldo III d'Austria: infatti, lo stemma è quello austriaco con i colori capovolti e la stella a sei punte dorata al centro, presumibilmente un riferimento alla Madonna ("stella maris") che è la patro-na del duomo cittadino situato nella piazza principale della cittadina, frequentato luo-go di svago pomeridiano e serale. Solo nel Ventennio fascista la stella è stata ridotta a

Strapiombo sulle Dolomiti di Sesto

fotografie: Marco Tulli

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16 Ecological Life Style 02

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ACQUA CALDA GRATIS Quanta acqua si puó scaldare con un pannello?

DOSSIER

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di Marilena De Farri

02ANNO 1 . Dicembre 2010

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potizzando un rendimento di impianto del 35%, con 1 m² di pannello è possibile riscaldare solo in un anno da 10 a 14 m³ di acqua da 20° a 60 °C (e una quantità da 20° a 40 °C). Ipotizzando un consumo di acqua calda procapite di 60 litri al giorno, ovvero di 20 m³ all'anno, vediamo che

un pannello solare di 2 m² può tranquillamente soddisfare le esigenze di una persona.La produzione di acqua calda con energia solare al posto del metano farebbe ridurre le emissioni di CO2 di circa 200 kg procapite. Se lo faces-sero tutti gli italiani l' anidride carbonica diminuirebbe di 12 milioni di tonnellate, pari al 2.6%.Al posto dei pannelli è possibile usare tubi solari sottovuoto. L'acqua scorre in un tubo metallico all'interno del tubo ed è scaldata dalle alette termiche laterali (nella foto a fianco si vede il retro del dispositivo; la parte frontale è naturalmente nera). In questo caso il rendimento è mi-gliore, perchè si riducono le perdite di calore per conduzione e convezione. Questi tubi possono essere inoltre montati sulle pareti degli edifici oltre che sui tetti. I pannelli solari termici rappresentano una tecnologia semplicissima ed efficace per riscaldare l'acqua in modo ecologicamente sostenibile. Lo schema sopra ne mostra il funzionamento: contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l'acqua non scorre, ma risale all'interno del pan-

DOSSIER ingresso acqua fredda

ritorno acqua calda

valvola d'uscita

serbatoio

pannello solare

ACQUA CALDA GRATIS Quanta acqua si puó scaldare con un pannello solare?

Sistema di conversione dei raggi solari in acqua calda

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turato annuo. «E non è solo una questione di risparmio sull’elettri-cità, aggiunge Ballario, quando la segretaria mi dice che è arrivato il bonifico dal Gse, è sempre una bella notizia». L’impianto ha una potenza di 300 kWp e cede a prezzo fisso al Gse l’energia non consumata. Il fotovoltaico era un pallino per i soci della

Balfor già da qualche anno. «Alla fine ab-biamo colto l’occasione della nuova sede. Per collocare al meglio l’impianto abbiamo anche modificato il progetto originale, pas-sando da un tetto piano a un tetto a falda: oggi i moduli occupano metà dei 5mila me-tri quadri di copertura».L’impianto è stato interamente finanziato con il credito, anche grazie a un contributo regionale che consentiva di abbattere gli interessi. «Abbiamo faticato un pochino a

trovare la banca, anche se alla fine avevamo tre proposte tra cui sce-gliere, spiega ancora Ballario. D’altra parte, quando siamo partiti era il 2007, e di impianti come il nostro ce n’erano pochi in giro». Molto più semplice della banca, in rapporto, è stato individuare l’a-zienda cui affidare i lavori. «Ci siamo orientati su imprese della no-stra zona che avessero una buona esperienza di impiantistica e ab-biamo puntato su una che ha sede a 5 chilometri da noi. Ci hanno dato fiducia e hanno anche avuto ragione nel prevedere i classici sei mesi di ritardo nell’allacciamento alla rete».Fiducia ed esperienza sono gli stessi criteri che, all’altro capo della Pianura Padana, hanno guidato i proprieta-ri della Cmt, azienda di Colle Umberto (Treviso) con 15 dipendenti e circa 2 milioni di fatturato l’anno, specia-lizzata nell’automazione industriale. «Ci siamo affidati a un’azienda di termoidraulica che è un nostro cliente e fornitore da tempo, e abbiamo dialogato molto sul pro-getto», racconta Massimo Tomasella, legale rappresentante della Cmt. L’impianto è entrato in servizio il 30 settembre scorso e ha una potenza di 100 kWp. È costato 390mila euro ed è stato integralmente finanziato. Anche Tomasella ha sperimentato qualche difficoltà con le banche. «Lavoriamo con due istituti locali e abbiamo alle spalle una storia positiva – spiega – ma è stato difficile far capire che questo investimento non è soggetto ai rischi di mercato. Una banca, in parti-colare, insisteva a trattarlo come un qualsiasi macchinario. Alla fine abbiamo ottenuto il prestito, ma fornendo garanzie pari a un terzo della somma».l’installatore ha curato tutte le pratiche, ma c’è stato qualche intoppo con l’allacciamento. «Ho dovuto fare io un sollecito all’Enel», ricorda Tomasella. In attesa di ricevere gli incentivi, la cosa di cui i titolari della Cmt sono più orgogliosi sono le coperture: «Ho preteso che tut-te le garanzie sulla strumentazione fossero estese per i 20 anni del conto energia. In più ho voluto che l’assicurazione coprisse anche la mancata produzione di elettricità e ho fatto installare un sistema di monitoraggio interfacciato con i nostri server, che ci manda subito una notifica se qualcosa non va. Abbiamo speso un po’ di più, ma sia-mo più tranquilli». Molto più semplice della baaffidare i lavori. «Ci siamo orientati su imprese.«Abbiamo installato l’impianto fotovoltaico tre anni fa, quando abbia-mo costruito il nuovo capannone. Il risultato è che oggi per l’elet-tricità spendiamo meno di prima, pur avendo nuovi macchinari che

turato annuo. «E non è solo una questione di risparmio sull’elettri-cità, aggiunge Ballario, quando la segretaria mi dice che è arrivato il bonifico dal Gse, è sempre una bella notizia». L’impianto ha una potenza di 300 kWp e cede a prezzo fisso al Gse l’energia non consu-mata. Il fotovoltaico era un pallino per i soci della Balfor già da qual-che anno. «Alla fine abbiamo colto l’occasione della nuova sede. Per collocare al meglio l’impianto abbiamo anche modificato il progetto originale, passando da un tetto piano a un tetto a falda: oggi i moduli occupano metà dei 5mila metri quadri di copertura».L’impianto è stato interamente finanziato con il credito, anche grazie a un contributo regionale che consentiva di abbattere gli interessi. «Abbiamo faticato un pochino a trovare la banca, anche se alla fine avevamo tre proposte tra cui scegliere, spiega ancora Ballario. D’altra parte, quando siamo partiti era il 2007, e di impianti come il nostro ce n’erano pochi in giro». Molto più semplice della banca, in rapporto, è stato individuare l’azienda cui affidare i lavori. «Ci siamo orientati su imprese della nostra zona che avessero una buona espe-rienza di impiantistica e abbiamo puntato su una che ha sede a 5 chi-lometri da noi. Ci hanno dato fiducia e hanno anche avuto ragione nel prevedere i classici sei mesi di ritardo nell’allacciamento alla rete».Fiducia ed esperienza sono gli stessi criteri che, all’altro capo del-la Pianura Padana, hanno guidato i proprietari della Cmt, azienda

di Colle Umberto (Treviso) con 15 dipendenti e circa 2 milioni di fatturato l’anno, specializzata nell’automazio-ne industriale. «Ci siamo affidati a un’azienda di termoi-draulica che è un nostro cliente e fornitore da tempo, e abbiamo dialogato molto sul progetto», racconta Massi-mo Tomasella, legale rappresentante della Cmt.L’impianto è entrato in servizio il 30 settembre scorso e ha una potenza di 100 kWp. È costato 390mila euro ed è stato integralmente finanziato. Anche Tomasella ha spe-rimentato qualche difficoltà con le banche. «Lavoriamo con due istituti locali e abbiamo alle spalle

una storia positiva, spiega, ma è stato difficile far capire che questo investimento non è soggetto ai rischi di mercato. Una banca, in parti-colare, insisteva a trattarlo come un qualsiasi macchinario. Alla fine abbiamo ottenuto il prestito, ma fornendo garanzie pari a un terzo della somma».l’installatore ha curato tutte le pratiche, ma c’è stato qualche intoppo con l’allacciamento. «Ho dovuto fare io un sollecito all’Enel», ricorda Tomasella. In attesa di ricevere gli incentivi, la cosa di cui i titola-ri della Cmt sono più orgogliosi sono le coperture: «Ho preteso che tutte le garanzie sulla strumentazione fossero estese almeno fino alla fine dei 20 anni del conto energia. In più ho voluto che l’assicurazione co-prisse anche la mancata produzione di elettricità e ho fatto installare un siste-ma di monitoraggio interfacciato con i nostri server, che ci manda subito una notifica se qualcosa non va. Abbiamo speso un po’ di più, ma siamo più tran-quilli». Molto più semplice della baaf-fidare i lavori. «Ci siamo orientati su imprese. «Abbiamo installato l’impianto fotovoltaico tre anni fa, quando abbiamo costruito il nuovo capannone. Il risultato è che oggi per l’elettricità spendiamo meno di prima, pur avendo nuovi macchinari che consumano il doppio». Gian-

L'anidride carbonica

diminuirebbe di 12 milioni di tonnellate

In un anno da 10 a 14 m³ in più di acqua da 20° a 60°C

un pannello solare di 2m²

può soddisfare le esigenze

di una persona

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DOSSIER

turato annuo. «E non è solo una questione di risparmio sull’elettri-cità, aggiunge Ballario, quando la segretaria mi dice che è arrivato il bonifico dal Gse, è sempre una bella notizia». L’impianto ha una potenza di 300 kWp e cede a prezzo fisso al Gse l’energia non con-sumata. Il fotovoltaico era un pallino per i soci della Balfor già da qualche anno. «Alla fine abbiamo colto l’occasione della nuova sede. Per collocare al meglio l’impianto abbiamo anche modificato il pro-getto originale, passando da un tetto piano a un tetto a falda: oggi i moduli occupano metà dei 5mila metri quadri di copertura».L’impianto è stato interamente finanziato con il credito, anche grazie a un contributo regionale che consentiva di abbattere gli interessi.

bbiamo faticato un pochino a trovare la banca, anche se aveva-mo tre proposte tra cui scegliere – spiega ancora Ballario.

D’altra parte, quando siamo partiti era il 2007, e di impianti come il nostro ce n’erano pochi in giro». Molto più semplice della banca, in rapporto, è stato individuare l’azienda cui affidare i lavori. «Ci siamo orientati su imprese della nostra zona che avessero una buona espe-rienza di impiantistica e abbiamo puntato su una che ha sede a 5 chi-lometri da noi. Ci hanno dato fiducia e hanno anche avuto ragione nel prevedere i classici sei mesi di ritardo nell’allacciamento alla rete».Fiducia ed esperienza sono gli stessi criteri che – all’altro capo della Pianura Padana – hanno guidato i proprietari della Cmt, azienda di Colle Umberto (Treviso) con 15 dipendenti e circa 2 milioni di fattura-to l’anno, specializzata nell’automazione industriale. «Ci siamo affi-dati a un’azienda di termoidraulica che è un nostro cliente e fornitore da tempo, e abbiamo dialogato molto sul progetto», racconta Massi-mo Tomasella, legale rappresentante della Cmt.L’impianto è entrato in servizio il 30 settembre scorso e ha una po-tenza di 100 kWp. È costato 390mila euro ed è stato integralmente finanziato. nche Tomasella ha sperimentato qualche difficoltà con le banche. «Lavoriamo con due istituti locali e abbiamo alle spalle una storia po-sitiva – spiega – ma è stato difficile far capire che questo investimento non è soggetto ai rischi di mercato. Una banca, in particolare, insiste-va a trattarlo come un qualsiasi macchinario. Alla fine abbiamo otte-

turato annuo. «E non è solo una questione di risparmio sull’elettri-cità, aggiunge Ballario, quando la segretaria mi dice che è arrivato il bonifico dal Gse, è sempre una bella notizia». L’impianto ha una potenza di 300 kWp e cede a prezzo fisso al Gse l’energia non consu-mata. Il fotovoltaico era un pallino per i soci della Balfor già da qual-che anno. «Alla fine abbiamo colto l’occasione della nuova sede. Per collocare al meglio l’impianto abbiamo anche modificato il progetto originale, passando da un tetto piano a un tetto a falda: oggi i moduli occupano metà dei 5mila metri quadri di copertura».L’impianto è stato interamente finanziato con il credito, anche grazie a un contributo regionale che consentiva di abbattere gli interessi. «Abbiamo faticato un pochino a trovare la banca, anche se alla fine avevamo tre proposte tra cui scegliere, spiega ancora Ballario.D’altra parte, quando siamo partiti era il 2007, e di impianti come il nostro ce n’erano pochi in giro». Molto più semplice della banca, in rapporto, è stato individuare l’azienda cui affidare i lavori. «Ci siamo orientati su imprese della nostra zona che avessero una buona espe-rienza di impiantistica e abbiamo puntato su una che ha sede a 5 chi-lometri da noi. Ci hanno dato fiducia e hanno anche avuto ragione nel prevedere i classici sei mesi di ritardo nell’allacciamento alla rete».Fiducia ed esperienza sono gli stessi criteri che – all’altro capo della Pianura Padana – hanno guidato i proprietari della Cmt, azienda di Colle Umberto (Treviso) con 15 dipendenti e circa 2 milioni di fattura-to l’anno, specializzata nell’automazione industriale. «Ci siamo affi-dati a un’azienda di termoidraulica che è un nostro cliente e fornitore da tempo, e abbiamo dialogato molto sul progetto», racconta Massi-mo Tomasella, legale rappresentante della Cmt.L’impianto è entrato in servizio il 30 settembre scorso e ha una po-tenza di 100 kWp. È costato 390mila euro ed è stato integralmente finanziato. Anche Tomasella ha sperimentato qualche difficoltà con le banche. «Lavoriamo con due istituti locali e abbiamo alle spalle una storia positiva – spiega – ma è stato difficile far capire che questo investimento non è soggetto ai rischi di mercato. Una banca, in parti-colare, insisteva a trattarlo come un qualsiasi macchinario. Alla fine abbiamo ottenuto il prestito, ma fornendo garanzie pari a un terzo della somma».l’installatore ha curato tutte le pratiche, ma c’è stato qualche intoppo con l’allacciamento. «Ho dovuto fare io un sollecito all’Enel», ricorda Tomasella. In attesa di ricevere gli incentivi, la cosa di cui i titolari della Cmt sono più orgogliosi sono le coperture: «Ho preteso che tut-te le garanzie sulla strumentazione fossero estese per i 20 anni del conto energia. In più ho voluto che l’assicurazione coprisse anche la mancata produzione di elettricità e ho fatto installare un sistema di monitoraggio interfacciato con i nostri server, che ci manda subito una notifica se qualcosa non va. Abbiamo speso un po’ di più, ma sia-mo più tranquilli». Molto più semplice della baaffidare i lavori. «Ci siamo orientati su imprese. «Abbiamo installato l’impianto foto-voltaico tre anni fa, quando abbiamo costruito il nuovo capannone. Il risultato è che oggi per l’elettricità spendiamo meno di prima, pur avendo nuovi macchinari che consumano il doppio».

ianluca Ballario è uno dei soci della Balfor, azienda di Manta (Cuneo) che produce macchine per la lavorazione della legna da

ardere, con 30 dipendenti e 4 milioni di fatturato annuo. «E non è solo una questione di risparmio sull’elettricità – aggiunge Ballario – quando la segretaria mi dice che è arrivato il bonifico dal Gse, è sempre una bella notizia sapere quando tutto diventa possibile.

A

Design di una caldaia alimentata con pannelli FV

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«E non è solo una questione di risparmio sull’elettricità quando la segretaria mi dice che è arrivato il bonifico dal Gse, è sempre una bella notizia». L’impianto ha una potenza di 300 kWp e cede a prezzo fisso al Gse l’energia non consumata. Il fotovoltaico era un pallino per i soci della Balfor già da qualche anno. «Alla fine abbiamo colto l’occasione della nuova sede. Per collocare al meglio l’impianto abbiamo anche modificato il progetto originale, passando da un tetto piano a un tetto a falda: oggi i moduli occupano metà dei 5mila metri quadri di copertura».L’impianto è stato interamente finanziato con il credito, anche grazie a un contributo regionale che consentiva di abbattere gli interessi. «Abbiamo faticato un pochino a trovare la banca, anche se alla fine avevamo tre proposte tra cui scegliere, spiega ancora Ballario. D’altra parte, quando siamo partiti era il 2007, e di impianti come il nostro ce n’erano pochi in giro». Molto più semplice della banca, in rapporto, è stato individuare l’azienda cui affidare i lavori. «Ci siamo orientati su imprese della nostra zona che avessero una buona espe-rienza di impiantistica e abbiamo puntato su una che ha sede a 5 chi-lometri da noi. Ci hanno dato fiducia e hanno anche avuto ragione nel prevedere i classici sei mesi di ritardo nell’allacciamento alla rete».Fiducia ed esperienza sono gli stessi criteri che, all’altro capo del-la Pianura Padana, hanno guidato i proprietari della Cmt, azienda di Colle Umberto (Treviso) con 15 dipendenti e circa 2 milioni di fatturato l’anno, specializzata nell’automazione industriale. «Ci siamo affidati a un’azienda di termoidraulica che è un nostro cliente e fornitore da tempo, e abbiamo dialogato molto sul progetto», racconta Massimo Tomasella, legale rappresentante della Cmt. L’impianto è entrato in servizio il 30 settembre scorso e ha una potenza di 100 kWp. È costato 390mila euro ed è stato integralmente finanziato. Anche Tomasella ha sperimentato qualche difficoltà con le banche. «Lavoriamo con due istituti locali e abbiamo alle spalle una storia positiva, spiega, ma è stato difficile far capire che questo investimento non è soggetto ai rischi di mercato. Una banca, in particolare, insisteva a trattar-lo come un qualsiasi macchinario. Alla fine abbiamo ottenuto il prestito, ma fornendo garanzie pari a un terzo della somma».

In attesa di ricevere gli incentivi, la cosa di cui i titolari del-la Cmt sono più orgogliosi sono le coperture: «Ho prete-so che tutte le garanzie sulla strumentazione fossero estese per i 20 anni del conto energia. In più ho voluto che l’assicurazione coprisse anche la mancata produzione di elettricità e ho fatto installare un sistema di monitoraggio interfacciato con i nostri server, che ci manda subito una notifica se qualcosa non va. Abbiamo speso un po’ di più, ma siamo più tranquilli». Molto più semplice della baaffidare i la-vori. «Ci siamo orientati su imprese.«Abbiamo installato l’impianto fotovoltaico tre anni fa, quando abbiamo costruito il nuovo capannone. Il risultato è che oggi per l’elettricità spendiamo meno di prima, pur avendo nuovi macchinari che consumano il doppio». Gianluca Ballario è uno dei soci della Balfor, azienda di Manta (Cuneo) che produce macchine per la la-vorazione della legna da ardere, con 30 dipendenti e 4 milioni di fatturato annuo. «E non è solo una questione di risparmio sull’elettricità, aggiunge Ballario, quando la segretaria mi dice che è arrivato il bonifico dal Gse, è sempre una bella notizia».

IL RISPARMIO COMINCIA CON GLI INCENTIVI

Gli incentivi di questo tipo non richiedono, per funzionare, un’estrema precisione in fase di produzione; un allineamento

non perfetto, infatti, causava grandi perdite di energia e conseguente inefficienza dei display. Successivamente, furono sviluppate con successo

sottili pellicole di materiale organico elettroluminescente, le cui piccole dimen-sioni permettevano l’alimentazione tramite tensioni più modeste. I primi modelli di display utilizzanti questa tecnologia erano strutturalmente molto semplici: una

pellicola di sostanza organica era posta tra due elettrodi (anodo e catodo): applicando una tensione ai due elettrodi, il passaggio di corrente nello strato organico ne causava l’emissione luminosa. Tuttavia, questo tipo di elettrodi non era molto pratico, in quanto richiedevano, per funzionare, un’estrema precisione in fase di produzione; un allinea-

mento non perfetto, infatti, causava grandi perdite di energia e conseguente inefficienza dei display. Benché la proprietà di elettroluminescenza posseduta da alcuni elementi organici sia conosciuta da lungo tempo, i primi tipi di display OLED non andarono mai

oltre lo stadio di prototipo. l’installatore ha curato tutte le pratiche, ma c’è stato qualche intoppo con l’allacciamento. «Ho dovuto fare io un sollecito all’Enel»,

ricorda Tomasella. In attesa di ricevere gli incentivi, la cosa di cui i titolari della Cmt sono più orgogliosi sono le coperture: «Ho preteso che tutte le

garanzie sulla strumentazione fossero estese per i 20 anni del conto energia. In più ho voluto che l’assicurazione coprisse anche la

po’ di più, ma siamo più tranquilli». Molto più semplice della baaffidare i lavori. «Ci siamo orientati su

iquesto tipo d'mprese.

Proporzione di ingombro della caldaia

95Ecological Life Style 02

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96 Ecological Life Style 02

DOSSIERDOSSIER

uando la condensazione è la transizione di fase dalla fase gasso-sa alla fase liquida di una sostanza. Tale trasformazione si può

eseguire a temperatura costante, per compressione se la temperatu-ra del gas è inferiore a quella critica, oppure per raffreddamento con una fonte esterna o per espansione adiabatica; in ogni caso l'opera-zione di condensazione è esotermica.L'operazione di condensazione viene largamente usata in tecnologia chimica per condensare sostanze ottenute allo stato di vapore, onde commerciarle o trattarle sotto forma liquida: ciò vale, per esempio per la benzina, che nei processi di distillazione è ottenuta sotto forma di vapore. Mentre un vapore puro condensa a temperatura costante, i vapori misti condensano in un intervallo di temperatura, separando prima i componenti meno volatili, quindi i più volatili, il che permette la separazione di composti o di frazioni (condensazione frazionata).Lo schema dell'impianto orizzontale con serpentine o pali energetici nel terreno che non sono delle vere applicazioni della geotermia, ma sfruttano piuttosto l'energia solare che riscalda il terreno in superfi-cie fino a pochi metri di profondità. Le serpentine vengono installate ad una profondità di pochi metri e sono disposte orizzontalmente nel terreno secondo diverse forme. I pali energetici sono scambiatori di calore integrati verticalmente nelle strutture di fondazione di una co-struzione e hanno una profondità tipica di pochi metri.Schema verticale con sonde geotermiche: le sonde geotermiche han-no una profondità tipica che va da 50 a 350 mt a seconda dell'utenza

da servire. Nella perforazione viene introdotto un circuito in cui cir-cola un fluido termovettore che serve da scambiatore di calore. In un sottosuolo roccioso, le sonde geotermiche sono spesso il modo migliore per sfruttare l'energia geotermica.I sistemi a pozzi di captazione e di reimmissione, invece, sfruttano l'acqua di falda come sorgente di energia termica e come fluido ter-movettore. L'acqua viene prelevata da un pozzo, ed il calore viene utilizzato mediante una pompa; successivamente l'acqua viene ricon-vogliata nel terreno tramite un pozzetto di drenaggio. Le perforazioni per sistemi ad acqua di falda sono normalmente più costosi, anche se meno profondi di quelli di una sonda geotermica (30 metri). La condizione più importante è quella della presenza di un flusso d'acqua sufficiente.

a Funzione raffreddamento è realizzata tramite "raffreddamento passivo" (free cooling), tramite "raffreddamento attivo" (inver-

sione del circuito frigorifero) o tramite entrambi i sistemi attuati in sequenza. Quando l'unità è utilizzata in impianti radianti, per evitare la formazione di condensa, è possibile installare un sensore di umi-dità in ambiente. Il sistema di regolazione permette la gestione di tutto l'impianto con la possibilità di scegliere diverse soluzioni, sia per l'impianto di riscaldamento e raffreddamento, sia per la gestione dell'acqua calda sanitaria, che per le varie arterie di riscaldamento domestico e non solo.

Q

Sistema orizzontale delle arterie di surriscaldamento dell'acqua. La pompa a condensazione permette di ottenere circa 500 litri di acqua calda al giorno

L

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23Ecological Life Style 02els

PUBBLICITA'...

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98 Ecological Life Style 02

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02/10/2010incentivi d'oro: le scadenze di allaccio si spostano al 2011 Non più il 31 dicembre 2010, bensì il 30 giugno 2011. Slitta la data entro la quale dovranno en-trare in esercizio gli impianti fotovoltaici per poter continuare a godere dell'attuale conto energia. La novità in un emendamento al d.l. Energia ap-provato al Senato che rende più morbido il pas-saggio tra i due regimi incentivanti mettendo al ri-paro dai ritardi nelle procedure di allacciamento.Non più il 31 dicembre 2010, bensì il 30 giugno 2011. Slitta la data entro la quale dovranno en-trare in esercizio gli impianti fotovoltaici per poter continuare a godere delle tariffe incentivanti del secondo conto energia, quello attualmente in vi-gore e che lo sarà fino a fine anno. Mariano Santinumi

18/10/2010solarexpoin fiera a veronaA poco meno di un mese dall'inizio l'undicesima edizione di Solarexpo, mostra e convegno inter-nazionale su energie rinnovabili e generazione distribuita che si terra' alla Fiera di Verona dal 5 al 7 maggio 2010, ha gia' fatto registrare il tutto esaurito. Sono infatti 1250 gli espositori presenti, tra diretti e indiretti, con 500 aziende estere (40%) provenienti da 43 paesi. Elevato anche il numero di visitatori qualificati attesi, che si stima possano essere 70 mila e potranno visitare l'esposizione che si articola in dieci padiglioni per oltre 100 mila metri quadri. Solarexpo si afferma cosi' come uno tra gli eventi leader della classifica mondiale delle fiere internazionali del settore solare e del mondo rinnovabile. "Anche quest'anno abbiamo registra-to il tutto esaurito e abbiamo dovuto chiudere in anticipo le iscrizioni a Solarexpo - commenta Sara Quotti Tubi, direttore di Solarexpo .

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18/10/2010solarexpo:in fiera a veronaA poco meno di un mese dall'inizio l'undicesima edizione di Solarexpo, mostra e convegno inter-nazionale su energie rinnovabili e generazione distribuita che si terra' alla Fiera di Verona dal 5 al 7 maggio 2010, ha gia' fatto registrare il tutto esaurito. Sono infatti 1250 gli espositori presenti, tra diretti e indiretti, con 500 aziende estere (40%) provenienti da 43 paesi. Elevato anche il numero di visitatori qualificati attesi, che si stima possano essere 70 mila e potranno visitare l'esposizione che si articola in dieci padiglioni per oltre 100 mila metri quadri. Solarexpo si afferma cosi' come uno tra gli eventi leader della classifica mondiale delle fiere internazionali del settore solare e del mondo rinnovabile. "Anche quest'anno abbiamo registra-to il tutto esaurito e abbiamo dovuto chiudere in anticipo le iscrizioni a Solarexpo - commenta Sara Quotti Tubi, direttore di Solarexpo -.

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Il nostro obiettivo è e rimane la costruzione di case, che soddisfino perfettamente le vostre esi-genze e le vostre idee, con un occhio di riguardo al futuro, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche per quanto riguarda la vostra famiglia. Per noi è importante poter dare forma a una casa che soddisfi le massime esigenze ecologiche, che sia all’avanguardia dal punto di vista tecnologico e che sia flessibile nelle possibilità di ampliamento.La novità in un emendamento al d.l. Energia ap-provato al Senato che rende più morbido il pas-saggio tra i due regimi incentivanti mettendo al ri-paro dai ritardi nelle procedure di allacciamento.

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30/09/2010legambiente: fotovoltaico, una scelta strategicaLegambiente si schiera a favore del fotovoltaico. Alle luce delle numerose discussioni sul possibile impatto degli impianti sull'agricoltura e sulle fonti rinnovabili, l'associazione ha approvato una mo-zione che sostiene il solare in Italia.Alle perplessità sollevate da Coldiretti, che qual-che giorno fa ha ribadito la necessità di valutare il potenziale impatto ambientale degli impian-ti sull'agricoltura, dubbio sollevato anche dalla Regione Marche e dall'Emilia Romagna, Legam-biente ha risposto in maniera decisa, adducendo a sostengo delle proprie convinzioni l'importanza del solare fotovoltaico come modello energetico in Italia e nel mondo.Puntare sul fotovoltaico rappresenterebbe dun-que una scelta strategica, da indirizzare in primo luogo sui tetti delle abitazioni, intraprendendo la strada della riqualificazione energetica del patri-monio edilizio, e poi nelle aree degradate, tra cui cave e terreni da bonificare.Francesca Mancuso

18/10/2010crescere insimenutrirsi beneMercoledì 10 Ottobre 2010 alle ore 15,30 pres-so il Ministero degli Affari Esteri (Roma, Piaz-zale Farnesina 1, Sala Aldo Moro) alla presenza del ministro Franco Frattini, che apre i lavori, e dell'Ambasciatrice di Haiti a Roma, Géri Benoît, l'Acri presenta un progetto di solidarietà per la popolazione di Haiti. Si tratta di un insieme di ini-ziative, realizzate in loco da tre Ong, Fondazione AVSI, Fondazione Rava NPH Italia Onlus, Oxfam Italia, e raccolte sotto il titolo "CRESCERE INSIE-ME, NUTRIRSI BENE. Partnership con le Fondazioni di origine bancaria per la lotta alla malnutrizione in Haiti". L'obiet-tivo è produrre benefici sia sul fronte della cura dei bambini malnutriti sia su quello di un piano di educazione alimentare di ampia portata. L'inter-vento è coerente con le linee di sviluppo di Haiti identificate dalla comunità internazionale e dal Governo Haitiano.

Alfonso Scanu

20/12/2010nuovi edifici, slitta il termine per il fotovoltaicoNuovi edifici, slitta il termine per il fotovoltaico. ”Milleproroghe 2010 proroga i termini per l’ in-stallazione di impianti fotovoltaici per la produ-zione di energia elettrica da fonti rinnovabili nei nuovi edifici. Il 28 febbraio 2010 è entrata in vigore la Legge n. 25 del 26 febbraio 2010, di conversione del Decreto Legge n. 194 del 30 dicembre 2009, recante proroga dei termini previsti da disposizio-ni legislative, cosiddetto Milleproroghe 2010.Tra le disposizioni contenute nel testo coordinato del DL 194 / 2009 all’ articolo 8, comma 4 bis, vie-ne confermata la proroga al 1° gennaio 2011 en-tro la quale i regolamenti edilizi comunali devono vincolare il rilascio del permesso di costruire, per gli edifici di nuova costruzione, all’ installazione di impianti fotovoltaici per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, in modo tale da ga-rantire una produzione energetica non inferiore a 1 kW per ciascuna unità abitativa.

Matteo Gherardi

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