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Anno XIV n.10 Dicembre 2008 Editore Key Communication sas Iscrizione Tribunale di Parma n. 32 del 08/08/1995 - Poste Italiane spa - Spedizione abb. postale 45% - DL 353/2003 (conv. in legge 27/02/04 n.46) Art. 1 comma 1 - DCB Roma 4,00 euro ISSN 1723-7033 Rivista tecnico scientifica riservata al personale specializzato. Non diffusa al pubblico. In caso di mancato recapito restituire PT Romanina per la restituzione previo add.to. Arrivederci al 2009

Emergency Oggi Rivista Mese di Dicembre 2008

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Arrivederci al 2009

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EMERGENCY OGGIMensile di Emergenza Sanitaria

Direttore responsabileMarina Boldrini [email protected]: Key Communication sasP.za Badalocchio Sisto Rosa, 9\b 43100 Parma RedazioneVia Po, 10 - 00198 Roma tel +39 06 8535 5798 - fax +39 06 8535 [email protected] - www.emergencyoggi.it

HANNO COLLABORATO:F. Aguglia, A. Aguzzi, C. Boccardo,A. Cacciani, F. Cavicchi, E. Clementi,M. Colzi, A.Coppola, D. Curcio, S. Giambartolomei, E. Maffongelli, A. Ovani, A. Palma, L. Pietrantoni,G. Prati, S. Saliola, D. ScafiF. Scoppetta, M. G. Scarpellini, S. Sofia, M.Suppa

Divisione pubblicità [email protected] Po, 10 - 00198 Roma tel +39 06 8535 5798 - fax +39 06 8535 5606

ImpaginazioneKey Communication sasImpianti e stampaPIXART - Marghera (VE)Autorizzazione Tribunale di Parman. 32 del 08/08/1995Spedizione in abbonamento postale 45%Roma - Dati e tariffe per l’abbonamentoItalia: 11 numeri Euro 42,00 Estero: 11 numeri Euro 84,00 Costo unitario Euro 4,00Arretrati Euro 5,00 + Euro 3,00 spese postale. L’abbonamento partirà dal primo numeroraggiungibile.

Norme editoriali:Verranno presi in considerazione solo articoli maipubblicati in precedenza e la richiesta di pubblicazio-ne implica la rinuncia a pubblicare lo stesso pressoaltre riviste. La responsabilità di quanto scritto è daattribuirsi agli autori dei singoli articoli. Tutti i diritti ri-servati. Per ulteriori informazioni:[email protected]

La informiamo che i suoi dati sono trattati nel rispettodegli obblighi di legge in materia di Privacy. L’informa-tiva, ai sensi dell’ art. 13 D.Lgs. 196/2003, è consulta-bile sul nostro sito internet all’indirizzo: www.emergencyoggi.it

Periodico associato USPI Unione Stampa Periodica Italiana

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LINEE GUIDA NEL PAZIENTECON DOLORE TORACICO INPRONTO SOCCORSO UTILITÀDELLA CHEST PAIN UNIT

ensile di emergenza sanitaria

A.Coppola, M.Suppa, A. Cacciani, D.Curcio, M. Colzi, M. G. Scarpellini, F.Cavicchi, C. Boccardo, E. Maffongelli,A. Ovani, S. Giambartolomei, S. Sofia,

A.Palma, F. Aguglia

10

14SE IL LAVORO UCCIDE PERARRESTO CARDIACO

S. Saliola

20IL BENESSERE PSICOLOGICODEI SOCCORRITORI

G. Prati, L. Pietrantoni

ANNO XIV n. 10

D i c e m b r e 2 0 0 8

A. Aguzzi, F. Scoppetta, E. Clementi, D. Scafi

IL COORDINATORE INFERMIE-RISTICO E GLI STRUMENTI PERIL MIGLIORAMENTO DEL PROCESSO ASSISTENZIALE

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Dicembre 2008Eo 4 Dicembre 2008

In questi anni si è sviluppata un’irrazionale tendenza al ricove-ro per accertamenti diagnostici dei soggetti con dolore toraci-co, con un inutile aggravio economico per la comunità, datoche meno della metà risultano affetti da una cardiopatia ische-mica.Inoltre il ricorso alla magistratura per malpractice dei medici hacomportato un progressivo aumento dei ricoveri impropri do-vuti in parte ad una medicina difensiva e dall’altra dalla man-canza di linee guida condivise.La realtà odierna del management clinico ha come primariaimportanza il contenimento della spesa sanitaria e il migliora-mento del servizio, quindi è fondamentale requisito evitare i ri-coveri impropri.Ne consegue che, se è necessario riconoscere e trattare rapi-damente i pazienti con dolore toracico con sindrome corona-rica acuta, è altrettanto fondamentale dimettere rapidamen-te, dopo attenta valutazione clinica per 12-24 ore, strumenta-le e di laboratorio, i pazienti con dolore toracico a basso rischiodi insufficienza coronarica acuta.Un sistema ideale dovrebbe comportare ad una rapida identi-ficazione di soggetti a basso rischio, perché con bassa proba-bilità di malattia coronarica, da dimettere, di quelli a rischio in-termedio, in cui il ricovero può essere programmato in funzio-ne della disponibilità dei posti letto, e di quelli a rischio eleva-to che devono eseguire una procedura diagnostica e terapeu-tica immediata come l’angioplastica primaria. In questa dire-zione si muovono le linee guida americane, europee ed italianepubblicate negli anni più recenti e continuamente aggiornate.Il punto cruciale però sta nell’individuazione dei soggetti a bas-sa probabilità di malattia coronarica e/o comunque a bassaprobabilità di eventi cardiovascolari maggiori.

A. Coppola - Unità Operativa Semplice Chest Pain UnitM.Suppa, A. Cacciani, D. Curcio, M. Colzi, M. G. Scarpellini, F.Cavicchi, C. Boccardo, E. Maffongelli, A. Ovani, S. Giambar-tolomei, S. Sofia, A.Palma, F. Aguglia - Dipartimento Emergenza Accettazione - Medicina di Urgenza ed Emergenza - AziendaPoliclinico Umberto I - Roma

Linee guida nel paziente con dolore toracico in Pronto Soccorso

Utilità dellaCHEST PAIN UNIT

Statistiche del nord America evidenziano che, ogni an-no, 5 milioni di persone si rivolgono al Pronto Soccor-so per dolore toracico, ciò comporta una spesa, di soli

costi ospedalieri, di circa 10 miliardi di dollari.In Italia una delle cause più frequenti d’accesso ai Diparti-menti di Emergenza (DEA) è il dolore toracico che rappresen-ta il 6-10% di tutte le diagnosi. Il 50% dei pazienti con doloretoracico tipico non ha un infarto miocardico acuto e il 50% deipazienti con infarto miocardico non presenta all’arrivo in Pron-to Soccorso (PS) anomalie elettrocardiografiche. Il 2,1% deidimessi dal PS con diagnosi di dolore toracico, manifestasuccessivamente un infarto miocardico acuto (IMA) di cui il17,4% presenta elevata mortalità a un anno.Ciò è determinato dalla variabilità delle strategie, che fanno sìche tra il 2 e il 10% dei pazienti con dolore toracico acuto ven-ga dimesso in maniera impropria dal Pronto Soccorso e pos-sano andare incontro a gravi complicanze cardiovascolari. Ipazienti che accusavano dolore toracico o precordiale giunti alDEA dell’Azienda Policlinico Umberto I, dal giugno 2000 al di-cembre 2007 in base alla codifica diagnostica del sistema in-formatico GIPSE, avevano diagnosi di infarto miocardico me-diamente il 20,75 % e i dolori toracici 79,25 %. (figura 1). Dei dolori toracici nel periodo 2000-2007, mediamente il 22,93% sono stati dimessi dal PS, il 37,08 ricoverati, il 37,45 hannorifiutato il ricovero (figura 2).I pazienti con dolore toracico di origine incerta e con ECG nondiagnostico venivano ricoverati (37,5 %) in osservazione, o inMedicina di Urgenza o nei reparti di medicina. Ciò comporta-va degenze protratte in attesa di ulteriori accertamenti espesso non giustificate, con riflessi negativi sia per i costi cheper i pazienti.

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Dicembre 2008 Eo 5www.emergencyoggi.it

Proprio per questa ragione, nell’ultimo decennio in Italia è stataproposta l’istituzione delle cosiddette “Chest Pain Unit”, che so-no servizi ubicati nei Dipartimenti di Emergenza, nel senso cheutilizzano locali adiacenti ai Dipartimenti di Emergenza e si av-valgono dello stesso personale medico e infermieristico, cheopera sulla base di semplici e ben definiti algoritmi decisionalicon costi di gestione molto inferiori rispetto ai reparti di degenzae alle unità coronariche (UTIC). Oggigiorno la riduzione dei posti letto e il taglio delle spese sa-nitarie regionali, determinano nuove strategie per ridurre i costiaziendali attraverso soluzioni alternative che comportano l’istitu-zione di servizi di miglior qualità per efficienza ed efficacia, razio-nalizzando i ricoveri ed evitando quelli impropri.Attualmente nel nostro PS i pazienti con dolore toracico eseguo-no in modo seriato (ogni 6 ore) i marker di danno miocardico(troponina I, CK MB di massa e mioglobina) con la loro valenzadiagnostica e prognostica, ma non esistono linee guida di com-portamento univoche tra PS, UTIC e reparti di medicina e ognistruttura ha una propria linea di condotta.Quindi bisogna tracciare una linea di condotta comune per colo-ro che operano nell’ambito del nostro Pronto Soccorso, nellaCHEST PAIN UNIT (di prossima costituzione a livello Azienda-le) e nelle UTIC per dare qualche suggerimento pratico per uncorretto approccio al problema, evitando ricoveri impropri e costielevati all’Azienda.

STRATIFICAZIONE DEL RISCHIO CARDIOVASCOLAREIn PS si esegue la stratificazione del rischio di eventi cardiova-scolari maggiori attraverso un’accurata anamnesi ed esameobiettivo (tabella A), l’esecuzione di un ECG a 12 derivazioni e ildosaggio dei markers di miocardionecrosi troponina I, CK-MB di

massa e mioglobina e se necessario esame RX del Torace indue proiezioni (tabella A).Dopo la stratificazione del rischio cardiovascolare i pazienti conrischio basso ed intermedio, vengono inviati in Chest Pain Unitin letti di osservazione (da 3 a 4) in un’ area adiacente al Pron-to Soccorso.I letti devono essere dotati di monitor in grado di identificareeventi aritmici maggiori e modificazioni della morfologia del-l’ECG significative di ischemia, oltre che conservare in memoriail tracciato elettrocardiografico durante tutto il periodo di osser-vazione; sugli eventi indicati devono emettere segnalazione conallarme sonoro. L’unità deve essere dotata di attrezzatura ido-nea per la rianimazione cardiopolmonare. La gestione del proto-collo diagnostico deve avvenire sotto diretta responsabilità delmedico di guardia attraverso una cartella clinica informatizzata.La sorveglianza diretta dei pazienti 24 ore su 24 viene affidataad un’infermiere professionale specializzato nel settore.I pazienti destinati alla Chest Pain Unit devono essere muniti diaccesso venoso e trattati preventivamente, salvo controindica-zioni specifiche, con acido acetilsalicilico 500 mg. Prelievi per latitolazione del CK MB di massa, della troponina I e della mioglo-bina devono essere effettuati ogni 6 ore, a partire dal momentodel ricovero. Durante la permanenza in Chest Pain Unit a giudi-zio del medico di guardia può essere effettuato ecocardiogram-ma, indicato nei pazienti con sospetto di cardiopatia ischemica osospetto di altra patologia cardiaca. I soggetti, che durante le 12-24 ore di osservazione non hanno ripresa dei sintomi, né presen-tano alterazioni ischemiche dell’ECG e mantengono enzimi car-diaci costantemente normali, possono essere sottoposti a con-trollo ecocardiografico. I pazienti che all’ecocardiografia non pre-sentano alterazioni della cinetica regionale, possono essere sot-

Tabella A Fattori di rischio cardiovascolare

ANAMNESICaratteristiche del doloreSedi di irradiazionePrecedenti di cardiopatia ischemicaCondizioni in cui insorge il doloreFattori di rischio:• Età• Sesso• Diabete,• Ipertensione arteriosa• Ipercolesterolemia• Fumo• Insufficienza renale cronica

ES OBIETTIVO COMPLETO e MIRATO CARDIOVA-SCOLAREToni e soffi cardiaciTurgore delle giugulariRumori umidi all’auscultazione toracicaSoffi vascolari al collo, all’addome, alle femorali,ai polsi perifericiCondizioni di idratazione e perfusione

Fig.1 - ACCESSI ES ESITI PER DOLORE TORACICO 2000-2007 - Azienda Policlinico Umberto I

Fig.2 - ACCESSI ES ESITI PER DOLORE TORACICO 2000-2007 - Azienda Policlinico Umberto I

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Dicembre 2008Eo 6

Bibliografia 1. . L. Erhardt (Presi-dente), J. Herlitz (Se-gretario), L. Bossaert,M. Halinen, M. Keltai, R.Koster, C. Marcassa, T.Quinn, H. van Weert, Li-nee guida Task Forcesulla gestione del doloretoracico l Heart J Suppl2004; 5 (4): 298-323.2 . A. Conti, B Paladini,F Toccafondi, et al. Ef-fectivess of a multidisci-plinary chest pain unitfor the assessment of

coronary syndromesand risk stratification inthe Florence area AmHeart J 2002, 144 : 639-6353. AA.VV. Consensusdocument of The JointESC/ACC Committeefor the Redifinition of MI,20004. R Rassan. Chestpain unit a modern waymanaging patients withchest pain in Emer-gency Department Arq.Bras. Cardiol 2002, 79

203-2095. M. Ciancy Chestpain unit Evidence oftheirusefulness is limit-ed but encouraging.Brit. Med J 2002; 325:116-1176. Mauri F, Mafrici A.,Pirelli S., Deneda R. Ri-duzione dei costi nellavalutazione del doloretoracico con la Chestpain unit in Pronto Soc-corso Ital. Heart J(suppl) 2002; 3:518-525

ALGORITMO DOLORE TORACICO

ECG non diagnosticoMarkers cardiaci negativi

Stratificazione rischio basso o intermedio

CHEST PAIN UNITOSSERVAZIONE 12-24 h

ASINTOMATICITA'ECG immodificato

Markers cardiaci seriati negativiEcocardiogramma negativo

TEST DA SFORZO ECG oTEST PROVOCATIVO con

Ecocardiostress

Positivo

Negativo

FOLLOW UP AMBULATORIALEDOPO TRE MESI

RICOVERO UTIC

SCACONFERMATA

Recidiva del doloreMarkers cardiaci seriati

positiviECG positivo

Alterazioni ECGDolore in atto

Stratificazione rischio altoMarkers cardiaci positiviInstabilità emodinamica

Figura 3 Algoritmo diagnostico del dolore toracico in CHEST PAIN UNIT

toposti immediatamente a test da sforzo con cicloergometro otapiluran o ad un test provocativo di ischemia (ecocardiogra-fia sotto stress) o essere dimessi e affidati ai cardiologi con ilprogramma di eseguire le stesse valutazioni a distanza di 48-72 ore dall’esordio dei sintomi (secondo le linee guida per ladiagnosi e la terapia dei soggetti con sospetto di angina pec-toris instabile). Se lo stress test risulterà negativo secondo icriteri standard definiti dalle linee guida in merito, il pazientedeve essere rinviato ad un controllo ambulatoriale a distanzadi 3 mesi. Al contrario se necessario, viene ricoverato in un re-parto di cardiologia o medicina per ulteriori accertamenti.I pazienti che presentano crisi ischemiche o movimento en-zimatico durante il periodo di osservazione, devono essereimmediatamente trasferiti in reparto di cardiologia o in UTICper essere sottoposti ad ulteriori esami diagnostici e terapia(fig.3).

Croce Rossa: Patrizia Ravaioli nuovo Direttore GeneraleSi è insediato il nuovo Direttore Generale di Croce Rossa Italia-na, la dott.ssa Patrizia Ravaioli, che andrà a sostituire il dott. An-drea Des Dorides.Patrizia Ravaioli, è nata nel 1966 a Forlì ed èlaureata in Economia e Commercio. Già docente di EconomiaAziendale presso le Università di Firenze e Pisa, si occupa da 17anni dell’Innovazione nella Pubblica Amministrazione portandoavanti il proprio impegno nel processo di cambiamento in atto nelsettore. L’ultima esperienza professionale prima di andare a rico-prire l’attuale ruolo è stata, dall’ottobre 2006, quella di DirettoreGenerale della LILT - Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori -Ente Pubblico su base associativa con sede in Roma, articolatoin Comitati Regionali, Sezioni Provinciali e delegazioni comunali,che opera sotto la vigilanza del Ministero del Welfare. Membro delComitato Nazionale del Forum Italiano di Europa Donna (il Movi-mento di opinione europeo per la lotta al tumore al seno fondatoda Umberto Veronesi ) con delega a Europa Donna Parlamento.Presidente dell’Associazione PIMBY di cui è tra i soci fondatori.La missione dell’associazione, che opera senza scopo di lucro, èquella di promuovere il dialogo tra le amministrazioni pubbliche ela cittadinanza sul tema delle infrastrutture. Infine, è stata tra i conduttori della trasmissione radiofonica RadioTre Mondo: programma di cultura, politica e costume di Radio RaiTre.

Se sbagliare nella sanità resta segretodi Paolo Cornaglia Ferraris

Errori all'emergenzaIl cosiddetto Medmarx è un programma accessibile su Internetche permettere di raccontare in modo anonimo, confidenziale, er-rori di medicazione al pronto soccorso. È stato disegnato per gliospedali interessati a raccogliere informazioni e prevenire errori.I risultati sono: 13.932 errori accaduti in 496 strutture. 78 errori su100.000 visite. I medici sono stati responsabili del 24% degli er-rori, le infermiere/i del 54%. I più comuni sono accaduti in faseamministrativa (36%), nella definizione di quantità e dose (18%),mancato rispetto delle procedure (17%), errori di comunicazione(11%). Le cause più frequenti sono state la distrazione (7,5%), si-tuazioni di emergenza (4,1%), eccessivo carico di lavoro (3,4%).Danni seri si sono registrati nel 3% degli errori. Le azioni a segui-to dell'errore commesso hanno riguardato un'informazione speci-fica dello staff che ha commesso l'errore (26%), il miglioramentodella comunicazione (26%), una formazione ad hoc (12%). Pa-zienti e familiari sono stati informati dell'errore nel 2,7% dei casi(quasi mai). La ricerca conclude che gli errori avvengono in situa-zioni di caos o accelerazione del lavoro. Ciò che invece insegnaagli italiani è che nessuna Asl e quasi nessun ospedale ha realiz-zato un sistema di report efficace, fregandosene delle disposizio-ni dell'ex ministro Livia Turco. Esiste un sistematico disprezzo dipazienti e familiari per i quali la trasparenza e la comunicazionesono una chimera (anche in USA dove si raccontano bugie al97,3% di pazienti e familiari). (www.medmarx.com).

da: Repubblica Salute, pag. 19 Camici e pigiami di Paolo Cornaglia Ferraris

Page 7: Emergency Oggi  Rivista Mese di Dicembre 2008

200820082008

F. Aguglia A. AguzziS. BadialiG. BaldiF. Balzani A. Baratta A. Barca E. Beani V. Bello A. BenedettiA. BertiR. Bianchi M. BienaimèC. Boccardo A. Cacciani F. CandidoV. Casella A. Cavaniglia F. Cavicchi G. Cerqua L. CiminoE. Clementi

D. Colarusso M. Colzi A. CoppolaM. CozziD. Curcio L. D’Ambrosio T. D’OnofrioA. Dal Rio L. De Angelis L. De Cave LozziA. De SantisC. Del MastoA. DestroM. DuttoF. Fabi E. Ferraro B. FerreriM. ForastieriP. Forte S. Giambartolo-mei A. Giunta

A. Giusto D. GoliaS. Guerrieri G. Guerra M. HaberkernM. Izzi C. Lancia F. Landuzzi M. Larocca F. LiparitiG. LucianiE. MaffongelliC.Mantovan G. MarchesaniG. MarconiM. MariL. MartinolliM. MazzoneS. MazzoniP. Mensi N. MonariA. Monesi

B. MontemurroE. Moretti P. Mornelli A. Mosti D. Mottola M. Mumeni S. Musolesi A.G. Nasti K. Naidon A. OvaniA. Palma V. Palo M. PassacantilliA. Piacentini L. Pietrantoni G. PratiR. Previati F. Quarantiello L. Ricchi G. Romanelli M. P. RuggireiS. Savastano

D. ScafiM. G. ScarpelliniM. Scolavano F. Scoppetta C. SinnoS. Sofia C. Spina M. SuppaL. Tambaro F. TeseiS. TestaL. Tonelli L. TrabuccoL. Treglia G. Vacca R. ValenteV. Vanni C. Vanzo G. VetranoM. ViscioneY. Vivaldi

Ai collaboratori che ci hanno accompagnato nel 2008 auguriamo

Buone Feste!

Dicembre 2008 Eo 7www.emergencyoggi.it

Page 8: Emergency Oggi  Rivista Mese di Dicembre 2008

Risorse umane e trumentali

Traumi elettrici Politrauma pediatrico

L’esposizione a tali eventi si ve-rifica su due fronti: da un latogli operatori affrontano l’inci-

dente critico in sé e dall’altro si tro-vano a prestare aiuto agli individuicoinvolti dall’evento.

Il trauma pediatrico può deteriorare rapida-mente e sviluppare serie complicanze. Ele-mento chiave, nel trauma pediatrico, è l'iden-

tificazione di un trauma ad alto rischio ed unospecifico triage pediatrico per indirizzare il bam-bino ad un servizio appropriato. L'ordine e lapriorità nella valutazione e nel trattamento deltrauma pediatrico sono identiche a quelle del-l'adulto; tuttavia le caratteristiche anatomicheproprie del bambino, richiedono speciali consi-derazioni.

Nell’ambito della tutela della salute ed in particolar modo in queicontesti spesso alquanto critici propri dell’emergenza/urgenzaextraospedaliera, appare incontestabile l’estrema importanza

di una adeguata utilizzazione delle risorse umane e strumentali di-sponibili, non solo per l’ovvia inopportunità di sperperare un benecollettivo, ma soprattutto in considerazione della peculiarità e dellacollocazione di detti scenari ove sia i presidi specifici che gli opera-tori non possono essere rapidamente integrati o vicariati, essendo illuogo dell’intervento generalmente distante dall’hub di riferimento.

L’ospedale può essere soltanto un anello della catena dell’assistenza alle emergenze sociali, essen-do l’altra rappresentata dal territorio in tutte le sue istituzioni ed organizzazioni. Fatta questa dove-rosa premessa, è comunque necessario interrogarsi su quali possono essere i cambiamenti che

l’organizzazione descritta deve subire, per adattarsi ancor meglio alle esigenze di questo campione dipopolazione. Sicuramente è necessario, indipendentemente dal periodo di vacche magre, che la sanitàsta attraversando, garantire quella completezza degli organici, che consenta le essenziali attività di riva-lutazione dei pazienti fragili. Anche la presenza di alcune figure cardine, come le Assistenti Sociali e glioperatori linguistici, vanno assolutamente potenziate e va incoraggiata la collaborazione con le organiz-zazioni di volontariato, già presenti con lodevole impegno. Un presidio sicuramente molto utile è l’esisten-za di un area dell’Osservazione Temporanea, che nella nostra realtà è già ben rappresentata, accurata-mente disciplinata e funzionale, ma che riceverà ulteriore potenziamento dall’adeguamento in fieri alle di-rettive regionali in merito alla O.B.I.. Caposaldo irrinunciabile è comunque la formazione del personalenel triage, nella comunicazione, nel risk-management, tutte realtà che la nostra Azienda ha sempre cu-rato e che si spera possa ulteriormente implementare.

Il 3-4 % degli accessi al pronto soccorso sono cau-sati da traumi elettrici compresi anche gli inciden-ti sul lavoro. Tra questi il 10% sono incidenti in se-

guito ad alta tensione ed il 90% a bassa tensione.La corrente di tipo alternato risulta, in caso di inci-denti più pericolosa, perchè può causare contrattu-re muscolari tetaniche. Le contratture prolunganoquindi il contatto della persona con la fonte di cor-rente. Incidenti con corrente di tipo continuo posso-no avvenire in caso di contatto con la batteria dellamacchina o in caso di una folgorazione da fulmine.

200820082008 2200820082008

Dicembre 2008Eo 8

Il soccorso al paziente vittima ditrauma deve inevitabilmente con-centrarsi sulla limitazione del

danno secondario, determinatodall’alterazione delle funzioni vitalidel paziente, alterazione legata adepisodi d’ipossia, ipovolemia, ipo-tensione, ipercapnia oppure a ma-novre di soccorso scorrette.

Emergenze sociali

Benessere psicologico

del soccorritoreTrauma cranico

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Elisoccorso

Ipotermia

Manovre salvavita

Medicina legale

Gli incidenti domestici sono considerati un vero e proprio problema della Sanità Pubblica, in-fatti, attraverso studi condotti dalla Rete di Sorveglianza Nazionale sugli infortuni Domesti-ci, si è visto che 1.300.000 residenti, ossia il 2%, sono dovuti ricorrere al pronto soccorso,

e di questi, 130.000 sono stati ricoverati in ospedale, con l'ammontare di euro 400.000 l'anno dellaSpesa Pubblica Sanitaria.Si è visto che i soggetti maggiormente coinvolti sono le casalinghe e i bambini e che le cause cheportano a questi infortuni sono rappresentati dalla superficialità, dalla scarsa conoscenza dellenorme di sicurezza, le quali devono essere rispettate anche, e soprattutto negli ambienti cheognuno di noi considera più confortevoli.

Ipotesi accusatorie inerenti ad“omissione di soccorso” o difensi-ve riguardanti uno “stato di ne-

cessità” vengono frequentementeaddotte o rigettate nell’ambito diprocedimenti giudiziari vertenti suinterventi di soccorso effettuati datipologie diverse di soggetti -dasemplici cittadini a professionisti-obbligati talora ad agire dalla co-genza degli eventi ed in condizionidi forte stress emotivo.

Il trasformarsi della società attuale e le problematiche socio-sanitarie tipiche degli agglomerati ur-bani hanno fatto si che una patologia tipica degli incidenti in montagna o in acqua divenisse in-vece frequente in città, dove colpisce frequentemente categorie di popolazione con insufficienti

garanzie abitative, economiche e sanitarie. L’esperienza che i professionisti del soccorso sanita-rio extraospedaliero hanno maturato nel trattamento dell’ipotermia ha permesso che tale patolo-gia potesse essere riconosciuta e trattata con successo ed in molti casi che venissero attivate ini-ziative sociali e sanitarie volte a prevenirne l’instaurarsi.

Il principio del consenso informato rivolto alla liceità dell’atto sanitario tende a riflettere il con-cetto dell’autonomia e della autodeterminazione decisionale della persona che necessita erichiede una prestazione sanitaria.

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Dicembre 2008 Eo 9www.emergencyoggi.it

Trasporto in elicottero dipazienti con patologia in-fettiva. criteri di fattibilità

e protocolli di disinfezione delmezzo aereo. Ci sono proble-matiche che spesso sono statesottovalutate o semplicementenon trattate e che la necessariaattenzione alla sicurezza sul la-voro e la necessità di garantiresicurezza ai cittadini trasportatiimpongono come argomento diestrema importanza.

Emergenza extraospedaliera: il ruolo dell’infermiere

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LA PIANIFICAZIONE E LA STANDAR-DIZZAZIONE DELL’ASSISTENZA INFERMIERISTICACon il termine ‘ standardizzazione’ si in-tende, nella sua più comune accezionepositiva, il processo finalizzato ad unifor-mare attività e prodotti sulla base di nor-me, tipi o modelli di riferimento.Nella pratica infermieristica, tale proces-so può applicarsi - secondo la logica pro-pria dei sistemi di qualità - ad un consi-stente numero di situazioni: infatti, co-struire ed adottare standards nel mo-mento della pianificazione e dell’organiz-zazione degli interventi da realizzare inrisposta ai bisogni della persona assisti-ta, significa riferirsi ad un complesso dielementi che rappresentano le caratteri-stiche appropriate ed ottimali di una de-terminata prestazione o di un determina-to processo.L’etimologia del termine ‘standard’ richia-ma il vocabolo di lingua francese ‘ eten-dard’ (stendardo - bandiera): ciò che puòessere esposto; nel nostro caso, resopubblico e garantito all’utente.Standardizzare, dunque, non significa ri-durre la prassi ad una routine indifferen-ziata che non tenga in giusta considera-zione la soggettività della persona che siassiste, ma assicurare a tutti colorareche beneficiano di un servizio circa il li-vello di qualità della prestazione resa.Intal senso, sono esempi di standard, peruna determinata Unità Operativa, il man-cato sviluppo per tutte le persone alletta-te - di lesioni da pressione (standards diesito); il colloquio infermieristico a scopoanamnestico nelle prime ore dall’ingres-so in reparto, per tutte le persone ricove-rate (s t a n d a rd di processo); la dispo-nibilità di un’apposita saletta per garanti-re la privacy durante l’igiene della cute ela tricotomia in preparazione all’interven-to chirurgico (standards di struttura).I processi e gli strumenti della standar-dizzazione si propongono, dunque, di m ig l i o r a re l’efficacia della gestione del-

le situazioni cliniche e, in aggiunta, di di-minuire la variabilità di comportamenti .Ancora oggi, infatti, la probabilità che unmalato riceva un intervento sanitario effi-cace dipende troppo spesso dalla singo-la realtà ospedaliera in cui viene ricove-rato (o addirittura dai singoli professioni-sti), piuttosto che dalle reali condizioni disalute che manifesta.Il dibattito interno alla professione infer-mieristica sulle prospettive e sulle proble-matiche connesse all’attività di standar-dizzazione riconosce un punto di originenella natura stessa dell’assistenza infe-mieristica. Essa, infatti, si occupa della salute se-condo una visione olistica e non parcel-lizzata dei problemi di salute del singoloe della collettività ed assume il principiodella personalizzazione quale elementocentrale di una relazione professionalebasata sulla comprensione e sul ricono-scimento della dimensione soggettiva -biofisiologica, psicologica e sociocultura-le - dei bisogni di cui il malato è portato-re.Spesso si è osservata, in tale dibattito,un’eccessiva e non giustificata polarizza-zione delle opinioni verso due estremi:da un lato, lo scadimento della standar-dizzazione nella formalistica traduzionedi un giusto principio (la volontà di codifi-care modalità di intervento razionali, in-tersoggettive ed efficaci) in una prassi at-tenta alla sola sfera biologica dei proble-mi clinici - quella cioè più facilmente og-gettivabile secondo i canoni metodologicipropri di un tale approccio , imponendocosì un’organizzazione rigida e routinariadelle attività; dall’altro, l’assunzione diuna sorta di “ideologia della personaliz-zazione”, che comporta il rifiuto a stan-dardizzare qualsiasi intervento assisten-ziale (“Ogni malato è diverso dagli altri,non si possono dare ricette”) e spesso èutilizzata come vero e proprio alibi per le-gittimare l’indisponibilità a misurare l’effi-cacia delle proprie attività.

Il COORDINATORE INFERMIERISTICOe gli Strumenti per il MIGLIORAMENTO del

PROCESSO ASSISTENZIALEAguzzi Alessandro, Scoppetta Federica - Infermiere Coordinatore

Clementi Enrica - InfermiereScafi Danilo - Infermiere Coordinatore/Area CriticaNegli ultimi anni, all’interno della

professione infermieristica, si èdelineata e diffusa la convinzio-

ne che lo sviluppo scientifico, culturale esociale dell’assistenza infermieristica siastrettamente consequenziale alla pienavalorizzazione di una competenza specifi-ca dell’infermiere nell’ambito dell’assi-stenza sanitaria, in grado di produrre afavore delle persone assistite ‘ propri’ ri-sultati di salute sostenuti da prove clini-che di efficacia (Evidence-based Nur-sing). Nella cosiddetta “epoca del postmansio-nario”, cioè in un nuovo contesto giuridicoe professionale che regolamenta il ruolo ele funzioni dell’infermiere ormai sgravatedai limiti impliciti in un’elencazione di attiesecutivi di tipo tecnico, il consolidamen-to della sfera di autonomia e di responsa-bilità professionale nell’assistenza impo-ne all’infermiere il possesso di un articola-to bagaglio metodologico, tecnico e rela-zionale da utilizzare in ambito clinico edorganizzativo. Si tratta, ad esempio, di definire, introdur-re e sperimentare nuovi approcci e nuovistrumenti per orientare la pratica profes-sionale verso l’appropriatezza, l’efficaciael’efficienza delle prestazioni; di organiz-zare l’assistenza infermieristica secondomodelli gestionali ‘per processi ’, profon-damente integrati e multiprofessionali,poiché la ‘buona salute’ non può essereconsiderata un esito di cui dispone unasingola professionalità; di fondare la valu-tazione, la decisione e l’azione clinica sul-le conoscenze prodotte dalla ricerca e suadeguati indicatori e standard, mediantel’opportuno ricorso a strumenti quali linee-guida, raccomandazioni, percorsi clinico-assistenziali,protocolli e procedure. In base a questa tendenza, è ragionevoleprevedere che il cosiddetto ‘governo clini-co’, cioè la razionalizzazione e la standar-dizzazione delle attività sulla base delleprove di efficacia,assumerà in futuro una rilevanza cre-scente, in modo che la prassi assistenzia-le possa essere semprepiù ancorata alla ormai vasta ed autore-vole produzione scientifica in campo in-fermieristico.

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Standardizzazione e personalizzazionenon necessariamente devono essereconsiderate come approcci contrappostie tra loro inconciliabili: è possibile, infatti,concepire e praticare l’assistenza infer-mieristica come attività personalizzata,cioè rivolta alla persona intesa nella suatotalità ed unicità e nella sua peculiareesperienza di malato, e - ove possibile -standardizzata, cioè orientata alla sceltadi quegli interventi che hanno già dimo-strato, in situazioni cliniche analoghe,una reale efficacia. Occorre, infatti, con-siderare la standardizzazione come pro-cesso rivolto non solo alle attività, a ‘ciòche si deve fare’ ma anche - e soprattut-to - agli esiti, a ‘ciò che si deveraggiungere’ ed ai modi per controllarli evalutarli.In altre parole, l’infermiere deve porsinon solo come esecutore, ma anche co-me decisore e valutatore, cioè come pro-fessionista autonomo e responsabile. èquesta, in sintesi, la ‘strategia basata sulrisultato, che promuove una gestione delrisultato informa non separata dagliaspetti operativi che concorrono al suoraggiungimento, allo scopo di impedirequella scissione fra aspetti decisionali edaspetti esecutivi che spesso disconosco-no il valore sociale del ruolo e della fun-zione infermieristica. La standardizzazione assume rilevanzaprofessionale nella misura in cui gli infer-mieri si impegnano a dimostrare l’effica-cia delle proprie azioni ed evidenziano ilcontributo concreto e specifico del nur-sing alla promozione, al recupero ed almantenimento della salute.Nel presente articolo, saranno analizzatii principali strumenti della standardizza-zione dell’assistenza infermieristica: li-nee guida,procedure e procedure.

EVIDENCE BASED NURSINGIn una visione globale di miglioramentoqualitativo del processo assistenziale,l’assistenza infermieristica non si può piùlimitare ad agire sulla base di principi ecriteri di razionalizzazione derivanti dalletradizioni e dalle consuetudini dell’opera-re, ma deve andare in direzione di sceltebasate su conoscenze documentate evalidate dalla comunità scientifica, che ilprofessionista è in grado di ricercare, va-lutare, ed infine applicare nella quotidia-na pratica assistenziale.Se negli anni passati le decisioni clinicheed assistenziali si basavano sulle cono-scenze personali e sulle esperienze pro-fessionali oggi diviene indispensabileerogare prestazioni adeguate al casospecifico e vidimate da razionali pretta-

mente scientifici.E’ proprio in questo contesto di attuazio-ne di un processo assistenziale basatosu prove di efficacia, che si inserisce ilconcetto di EBN (Evidence Based Nur-sing ).Come definito nel testo “Implementingevidence based nursing” pubblicato daCenso A et All, “L’EBN è un processo permezzo del quale le infermiere e gli infer-mieri assumono le decisioni cliniche uti-lizzando le migliori ricerche disponibili, laloro esperienza clinica e le preferenzedel paziente”.Come concetto generale l’EBN rappre-senta l’estensione, nell’ambito dell’eser-cizio della professione infermieristica,dell’EBM (Evidence Based Medicine),movimento nato nel 1992 da una pubbli-cazione sul Journal of American MedicalAssociation in cui si affermava che “.. tut-te le azioni cliniche sul piano diagnostico,della valutazione prognostica e dellescelte terapeutiche, dovevano basarsi susolide evidenze qualitative derivate dauna ricerca epidemiologica-clinica dibuona qualità”. Appare utile, al fine di capire l’evoluzionegenerata dall’utilizzo dell’EBN, capirequali sono i principali fattori che hannopermesso il sempre più crescente ricorsoad un’assistenza sanitaria basata su pro-ve d’efficacia. Questi fattori possono essere così rias-sunti:• consistente incremento delle respon-

sabilità professionali;• incessante e continuo progresso tec-

nologico;• sempre più crescente consapevolezza

ed informazione da parte delcliente/utente;

• sempre più crescente facilità nel repe-rimento di informazioni;

• consapevolezza dell’importanza delrapporto costo beneficio;

• riconoscimento dell’importanza delle ri-sorse economiche nei sistemi sanitari.

Con la continua e crescente attribuzionedi responsabilità alla figura dell’infermie-re, viene sempre di più a crearsi un auto-nomia professionale che tende ad attri-buire al professionista la piena responsa-bilità dell’assistenza e di conseguenza di-viene non più l’esecutore ma il responsa-bile della qualità dell’assistenza erogata.L’assistenza infermieristica, basata sulleprove d’efficacia, rappresenta un nuovomodello di pratica clinica nel quale i pro-cessi decisionali sono basati sulle evi-denze scientifiche nell’ottica dell’efficaciae della sicurezza del paziente ed in dire-zione di trattamenti di natura preventiva,

curativa, educativa e riabilitativa. L’approccio dell’EBN rappresenta quindiun processo attraverso il quale, l’infer-miere o l’equipe infermieristica che si po-ne precisi quesiti assistenziali, attiva unpercorso di ricerca con cui ottiene rispo-ste validate scientificamente che può uti-lizzare nella pratica della propria attivitàassistenziale. Per cui l’EBN rappresenta per l’infermie-re un processo di autoapprendimento at-traverso il quale può:• avere un valido strumento per la tutela

professionale;• avere le condizioni necessarie per ri-

spondere in maniera efficiente ed effi-cace ai bisogni di salute del paziente;

• generare un continuo e sempre piùcrescente miglioramento della qualitàdei processi di cura;

• rendere più semplice ed intuitivo il pro-cesso di aggiornamento professionale;

• facilitare la presa in carico totale del-l’intero processo assistenziale;

• avere uno strumento validato scientifi-camente, al pari degli strumenti utiliz-zati dalle altre professioni intellettualioperanti in sanità;

• bisogna anche soffermarsi però, a ri-flettere sul fatto che questo strumentonon rappresenta la panacea di tutti imali, e il proprio utilizzo è vincolato alraziocinio e all’applicazione ragionatadi tutto ciò che viene suggerito dalleevidenze scientifiche;

• è un processo centrato sul paziente esui suoi bisogni facilitando la comuni-cazione con il paziente;

• permette grazie all’acquisizione, daparte degli infermieri, di nuovi strumen-ti di attivare un processo continuo diverifica dell’efficacia e miglioramentodelle cure.

Gli elementi appena citati sono gli aspet-ti positivi dell’EBN ma, come in tutto, cisono anche quelli negativi legati in parte:• alla cultura professionale: infatti molti

professionisti hanno una scarsa dime-stichezza con la statistica, scarsa co-noscenza della lingua inglese, ed unascarsa capacità di lettura critica degliarticoli;

• a fattori “ambientali”: si possono attri-buire hai costi dell’informazione scien-tifica o delle tecnologie necessarie, li-mitata diffusione di biblioteche o limita-ta disponibilità da parte delle Aziende oistituzioni di strumenti di aggiornamen-to;

• alla presenza di incertezze delle evi-denze che non supportano tutta la pra-tica.

In conclusione, mi sento di affermare che

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l’utilizzo dell’EBN è un modo di porsi conspirito critico e capacità di mettersi in di-scussione, aggiungendo una buona dosedi fatica, nei confronti dei cambiamenti edella ricerca continua della qualità. Cite-rei a questo punto una frase del vecchioPiano Sanitario Nazionale che è rimastasempre attuale “le risorse devono essereindirizzate verso le prestazioni la cui effi-cacia è riconosciuta in base alle eviden-ze scientifiche” (1998)

LINEE GUIDA / PROCEDURE / PROTO-COLLICome gia accennato,le Aziende Sanita-rie, per garantire un’assistenza basata suconsolidati principi scientifici, cognitivi emorali hanno sentito l’esigenza di produr-re una documentazione che permettesseagli operatori di avere risposte chiare efacilmente applicabili nel quotidiano. Ciò equivale all’utilizzo di strumenti infor-mativi codificati che rientrano nell’ampiocontesto riguardante la qualità dell’assi-stenza erogata.Non c’è, quindi solo l’assistenza perso-nalizzata ma c’è anche una assistenzastandardizzata, basata su evidenzescientifiche e validata da esperienze con-crete che ne dimostrano l’efficacia,avva-lendosi dei sopracitati strumenti.Le linee guida sono raccomandazioni dicomportamento clinico con lo scopo diaiutare i sanitari nel decidere quali sianole modalità di assistenza più appropriatein specifiche circostanze cliniche.Non sono elaborate solo per la praticaclinica ma anche per la gestione, l’ammi-nistrazione e l’organizzazione dei servizi;non si rivolgono alle singole categorieprofessionali ma “offrono raccomanda-zioni per la gestione dei problemi dei pa-zienti: il ruolo e le competenze delle sin-gole professioni vengono definiti progres-sivamente in base al contesto in cui le li-nee guida si applicano” (Di Giulio, 1997).Sono prodotte attraverso un processometodologico in cui si tengono in consi-derazione le opinioni degli esperti, la pra-tica clinica e gli elementi derivanti dalleevidenze scientifiche disponibili.Dovrebbero essere applicabili alla mag-gioranza dei pazienti con un problemaspecifico, ma non necessariamente allatotalità dei pazienti. Infatti sono solo unostrumento di ausilio nella pratica clinica.Esse sono infatti una sintesi delle infor-mazioni scientifiche disponibili, devonofar riferimento al problema di partenza edessere adattate al singolo caso e alle di-verse circostanze.Le linee guida sono prodotte per consen-so e le metodologie usate per ottenerlo

possono essere diverse:• Consenso informale: i criteri di scelta

non sono fissati a priori. Gli esperti siconfrontano nel corso di uno o più in-contri non strutturati nel corso del qua-le giungono a un consenso sulle racco-mandazioni;

• Consenso formale: il confronto in que-sto caso è più strutturato. Tutte le posi-zioni espresse all’interno del gruppopossono essere rappresentate e di-scusse;

Metodo Rand: ideato dalla Rand Corpo-ration negli anni ottanta, prevede gruppodi 10-11 esperti che vengono chiamati adefinire i criteri di utilizzo appropriato diuna procedura in riferimento non al pa-ziente medio, ma a specifiche categoriedi paziente come per esempio adole-scenti, donne in gravidanza, ecc..;Metodo della consensus conference:prevede momenti di verifica delle infor-mazioni disponibili e l’elaborazioni di rac-comandazioni per la pratica clinica. Lavalutazione del beneficio e del rischio è ilrisultato di diverse valutazioni date da piùfigure professionali, compresi i rappre-sentanti dei pazienti.Ogni metodo utilizza procedure che por-tano alla produzione di linee guida che ri-sultano:• Orientate ai risultati dell’assistenza;• Basate sulle migliori evidenze disponi-

bili;• Sintetizzate con metodo rigoroso;• Accompagnate da espliciti livelli di rac-

comandazioni;• Elaborate da una commissione multidi-

sciplinare;• Applicate in modo appropriato, con ri-

ferimento alle risorse;• egolarmente aggiornate tenendo conto

dell’evoluzione delle conoscenze di-sponibili.

Secondo P. Di Giulio (1997) l’uso siste-matico delle linee guida porta a una seriedi vantaggi:• “Consente di valutare le basi della pro-

pria pratica […] e di attribuire un pesodifferenziato alle basi scientifiche degliinterventi;

• Permette l’erogazione di interventi didocumentata efficacia che presentanoinnegabili vantaggi per i paziente;

• Offre un prezioso strumento all’opera-tore che, in caso di problemi (anche le-gali) può dimostrare di avere agito inbase alle raccomandazioni fatte e alleconoscenze più aggiornate disponibilie documentare le basi e le motivazionidel proprio operato;

• Non concentra l’attenzione sul singoloatto ma sul percorso assistenziale dei

pazienti e sul risultato da ottenere;• Può costituire uno dei principali criteri

per l’accreditamento delle diverseéquipe assistenziali”.

Tra le linee guida rientrano anche gliSTANDARD DI ASSISTENZA , sono li-nee guida più particolareggiate che ven-gono utilizzate per porre in essere inter-venti infermieristici di carattere generaledi cui si prevede la necessità.Questo strumento permette quindi all’in-fermiere di affrontare in modo concretoun problema del paziente in quel momen-to prioritario.Essi devono basarsi sulle risorse dei pa-zienti, sulla durata della presa in carico esulle risorse disponibili.Negli Stati Uniti, ad esempio, la pianifica-zione assistenziale viene suddivisa in trelivelli di assistenza, e sono:• Livello I: indicano l’assistenza generale

prevista all’interno di ogni unità opera-tiva. È composta da diagnosi infermie-ristiche e da problemi collaborativi ap-plicabili alla situazione specifica. Pro-prio perché generali possono esserescritti ed esposti come riferimento pergli infermieri. È prevista comunque lapossibilità di apportare delle “variazio-ni” al piano assistenziale che l’infermie-re deve annotare, se tali variazioni nonsono necessarie si limiterà a spuntarel’elenco;

• Livello II: sono piani di assistenza stan-dardizzati per l’assistenza da impartirea persone, famiglie o gruppi ed integra-no gli standard di assistenza generalidel I livello. Perciò, una persona rico-verata, avrà un’assistenza basata suglistandard generali di primo livello (del-l’unità operativa) e una su quelli delpiano standardizzato predisposto perla specifica condizione che ne ha cau-sato il ricovero.

• Livello III: sono piani di assistenza inte-grativi che vanno ad affiancare i pianidi I e di II livello. L’assistenza inizieràutilizzando piani standard dell’unitàoperativa, l’attività di osservazione eraccolta dati consentirà all’infermiere diacquisire informazioni più specifiche,aumenterà così anche la specificità deipiani di assistenza, tutto per il raggiun-gimento del risultato.

I piani di assistenza standardizzati pre-sentano sia vantaggi che svantaggi.I vantaggi sono:• Velocizzare le attività amministrative:

evitare di scrivere gli interventi di routi-ne consente all’infermiere di avere a di-sposizione più tempo per l’assistenza;

• Consente all’infermiere di individuareuna documentazione più selettiva;

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• Fornisce criteri per i programmi di mi-glioramento della qualità e della gestio-ne delle risorse;

• Illustrare ai neoassunti gli standard as-sistenziali dell’unità operativa.

Gli svantaggi sono:• Se usati impropriamente portano ad

un’assistenza che tralascia gli inter-venti personalizzati;

• Danno una visione solo generale del-l’assistenza analizzando eventi preve-dibili e non specifici.

Le procedure: Sono strumenti che con-tengono una successione logica di azionipiù o meno rigidamente definite, aventi loscopo di far eseguire un intervento se-condo criteri di correttezza. Consentonodi uniformare attività e comportamenticaratterizzati da bassa decisionalità epossono essere usate singolarmente op-pure inserite in un protocollo o in un pia-no di assistenza. Le procedure vengono utilizzate perchégarantiscono un’assistenza basata sudati scientifici e aggiornati. Esse consen-tono di uniformare il comportamento de-gli infermieri garantendo un’assistenzadi qualità, la riduzione del tempo di inse-rimento del personale neoassunto o pro-veniente da altre unità ed in fine docu-mentano e rendono visibile l’attività in-fermieristica.Perché sia efficace devono essere:

• Di semplice comprensione;• Ben organizzate nel contenuto e nella

forma;• Utili, operative e aderenti alla realtà;• Focalizzate su problemi rilevanti;• Corrette dal punto di vista scientifico;• Accettate, condivise e valutabili.I protocolli sono documenti scritti e re-datti dagli operatori che li utilizzano. De-rivano da un processo di ricerca infer-mieristica, i risultati di tale ricerca vengo-no trasformati in indicazioni per la prati-ca clinica e in nuovi comportamenti daadottare al fine di migliorare la qualitàdelle prestazioni erogate.Nei protocolli è possibile individuare: gliobiettivi, le risorse, le procedure assi-stenziali, le motivazioni scientifiche che

le contengono, gli standard di risultato egli indicatori di verifica.La stesura di un protocollo deve avveni-re solo dopo la valutazione di alcuni re-quisiti tra cui: la popolazione di pazientida studiare; la situazione assistenzialecon inchieste sulle varie metodologie ap-plicative; le potenzialità in termini distrutture ospedaliere; inoltre, si dovràstabilire quali sono gli obiettivi di assi-stenza e definire quali saranno le fasioperative.Le funzioni principali di un protocollo so-no quelle di uniformare le prestazioni deiprofessionisti che dovranno quindi dopola sua approvazione operare allo stessomodo; rende osservabile, compatibili evalutabili i comportamenti del personaleinfermieristico, che verrà valutato proprioin merito alla corretta osservanza delledisposizioni; diviene uno strumento diformazione permanente, in quanto il suocontinuo aggiornamento deve passareattraverso una fase di ricerca scientificasenza la quale non è possibile alcunamodifica a procedure assistenziali giàcodificate; in fine facilita l’inserimento distudenti e neo assunti.Un protocollo perché sia valido deve es-sere:• chiaro e comprensibile;• semplice ed esauriente;• discusso, concordato ed elaborato con

il gruppo;• basato su una letteratura professiona-

le scientificamente attendibile;in armonia con le condizioni organizzati-ve del contesto (risorse strutturali, mate-riali e umane presenti nella realtà speci-fica);portatori di motivazioni per gli atti dacompiere; se introduce dei cambiamentipermette di capirne le ragioni;applicabile perché definito in terminioperativi;soggetto a periodiche revisioni e modifi-che sulla base dell’esperienza di nuovericerche.Le attività protocollate possono riguarda-re una singola categoria professionalead esempio infermieristica o più catego-

rie ad esempio quella medica o ausilia-ria. Perché sia validato e attuabile, soloall’interno di quella specifica unità opera-tiva, deve essere, approvato da tutti ipartecipanti alla stesura ed inoltre firma-to dai rappresentanti delle singole cate-gorie professionali.Infatti, la responsabilità derivante dell’at-tuazione del protocollo ricade sul singo-lo professionista, quindi è di fondamen-tale importanza che il professionista col-labori alla stesura e all’approvazione dellavoro.Le proposte di variazione devonoessere supportate da risultati di studi ba-sati sull’evidenze scientifiche altrimenti,una volta approvato, il protocollo nonpuò subire variazioni.L’elaborazione di un protocollo prevede:• la raccolta del materiale bibliografico;• la definizione del compito da svolgere;• la definizione degli scopi;• l’elenco del materiale necessario;• l’introduzione a titolo sperimentale del

protocollo per un certo periodo;• la verifica a breve e medio termine dei

risultati ottenuti ed eventuali correla-zioni e tarature;

• la valutazione del protocollo stesso (ri-sorse, processo e risultato).

In conclusione quindi possiamo dire che,il vantaggio del protocollo è quello diavere un’assistenza uniformata che con-senta quindi di valutare quanto posto inessere dal o dai professionisti durante leattività assistenziali e organizzative con-sentendo il miglioramento progressivodella qualità. Possibile solo con la colla-borazione di tutti i professionisti alla ri-cerca e l’attuazione di evidenze scientifi-che sempre più aggiornate modificandoin base ad esse l’assistenza erogata.Lo svantaggio può essere, avere unelenco rigido e difficilmente applicabilein alcune situazioni assistenziali se nonsi è previsto uno spazio per le eccezionidurante la stesura. In oltre la standardiz-zazione delle procedure porta si un van-taggio nell’efficienza dell’assistenza madall’altro porta ad una diminuzione del-l’assistenza basata sull’individualità del-la persona.

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Leggendo il titolo verrebbe quasida dire: se il lavoro uccide, eviti-amo di lavorare.A parte le facili

battute, il IV° Convegno Nazionale IRCComunità che si è tenuto Giovedì 20novembre a Roma, presso l’AulaMagna dell’Istituto Superiore Antincendidei Vigili del Fuoco, si è distinto per laqualità eccelsa con cui sono stati tratta-ti temi sull’ addestramento ed esecuzio-ne delle manovre di rianimazione car-diopolmonare in emergenza, nei luoghidi lavoro e non solo. I diversi relatorihanno portato alla vastissima platea(gremita la sala), informazioni, notizie,statistiche, criteri e metodi di valutazio-ne. Basti dire che in Italia ogni annovengono colpite oltre 50.000 personeda Morte Cardiaca Improvvisa e di que-sti, una buona parte potrebbe esseresalvata con le adeguate manovre BLS(Basic Life Support) e/o con l’utilizzodel Defibrillatore. Per questo motivo IRC (Italian Resusci-tation Council) e IRC Comunità (l’area“laica” o non prettamente sanitaria diIRC), si battono da anni per diffonderea tutti i livelli una cultura dell’emergen-za sanitaria. Un ottimo Convegno benorganizzato, di livello superiore e sicu-ramente denso di contenuti. Il benvenu-to ai presenti è stato dato dal Dr.Michele Di Grezia, Direttore dell’IstitutoSuperiore Antincendi e si è poi concre-tizzato nel breve ma esaustivo salutodel Vice Capo Dipartimento Vicario Ca-po del Corpo nazionale dei vigili delFuoco, neo Prefetto di Roma Dr. Anto-nio Gambardella. E’ stato dunque il mo-mento del Presidente IRC Comunità,Dr. Antonio Destro, il quale ha introdot-to i vari argomenti con l’aiuto dei diver-si moderatori, tra cui il Presidente IRCDr. Manrico Gianolio, che ha portato isaluti della casa madre IRC. Si è passati da: gli infortuni mortali negliambienti di lavoro, con i Dr. GiuseppeCampo e Armando Guglielmi (Diparti-mento Processi Organizzativi ISPESL),all’intervento anche graffiante a voltedel Dr. Maurizio Liberti con: Arresto car-diaco nei luoghi di lavoro. Dimensioni

del problema: dalla prevenzione alladefibrillazione. Successivamente si è passati al Dr.Bruno Papaleo, del Dipartimento Medi-cina del Lavoro - ISPESL (Istituto Supe-riore per la Prevenzione e la Sicurezzadel Lavoro) con un esaustivo ed effica-ce intervento. Normativa attuale e rela-tive criticità: ruolo del medico compe-tente e dell’addetto al primo soccorso.Questo il titolo del suo intervento, doveè stato mostrato anche un breve video-clip sul primo soccorso, indirizzato so-prattutto al mondo del lavoro. Dopo lapausa è stata la volta del Dr. AndreaScapigliati (IRC). Contributo dei fattoridi rischio professionali nell’insorgenzadell’arresto cardiaco. Una finestra di ve-ra laicità all’interno del Convegno è sta-ta aperta dall’intervento ANIS (Associa-zione Nazionale Istruttori Subacqueo),attraverso il nostro Segretario StefanoSaliola, il quale ha brevemente traccia-to l’impegno associativo sul primo soc-corso e sul BLSD in particolare. A seguire, con il Presidente della Fon-dazione Giorgio Castelli, sono stati pre-miati i casi del cuore, ovvero quelle per-sone che si sono trovate loro malgrado,a dover fronteggiare una emergenzacome un arresto cardiaco. Il Sig. Vin-cenzo Castelli e il Dr. Antonio Destro,hanno premiato il Sig. Giuseppe Viag-giano e Michele Tallinucci.Proprio questa premiazione ha vissutouno dei momenti più importanti di tutto ilConvegno, in quanto Stefano Mazzei,Istruttore della Società Nazionale Sal-vamento, ha portato un documento ec-

cezionale ovvero la registrazione voca-le del DAE (Defibrillatore AutomaticoEsterno), durante l’intervento di MicheleTallinucci, con il quale tenta di salvare(e ci riesce magistralmente!!!) la vita diuna donna tedesca, madre della bimbache si sente distintamente piangere nel-le concitate fasi del soccorso. Vieneaperta la terza sessione del Convegno,con l’intervento della Dr.ssa GiovannaCangiano (Dipartimento Medicina dellavoro – ISPESL) dal titolo: Chi inseg-na, cosa, a chi? Ruolo della For-mazione al primo soccorso nei luoghi dilavoro. Molti applausi per la Dr.ssaCangiano e successivo intervento delDr. Federico Semeraro (IRC), con uninteressante e coinvolgente: Autodidat-tica e teleformazione. Semeraro ha pre-so in esame diversi mezzi di comunica-zione, tra cui va ricordato il portale FA-CEBOOK e SECOND LIFE, dove IRCha un suo spazio virtuale. E’ stato il momento della Dr.ssa GraziaMannini, la quale ha presentato uno

SE IL LAVORO UCCIDE PER ARRESTO CARDIACOSE IL LAVORO UCCIDE PER ARRESTO CARDIACO

Grande successo del convegno di IRC Comunità, a Roma. Ecco una prima sintesi

Stefano Saliola

Dr. Antonio DestroPresidente IRC-Comunità

Da Sinistra: Dr. Antonio Destro (PresidenteIRC-Comunità), Dr. Ing. Michele Di Grezia(Direttore Istituto Superiore Antincendi),Prof. Antonio Moccaldi (Presidente Ispesl)

Dr. Daniele SbardellaVicepresidente IRC-ComunitàDirigente Superiore MedicoVigili del Fuoco

Dr. Luca VenturiSegretario generale IRC-Comunità

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studio preliminare sul caso Mini-Anne: reportpreliminare dello studio multicentrico. Moltiapplausi anche per la Dr.ssa Mannini e suc-cessivo intervento con l’esperienza di: Co-mocuore e la scuola, attraverso la Prof.sa En-za Rovelli e il Prof. Fabio Berti. Una esperien-za fantastica sul primo soccorso e che hacoinvolto 2700 studenti. A chiudere gli inter-venti, il Dr. Antonio Destro, Presidente IRCComunità. Evoluzione del ruolo degli Istruttoridi Comunità: i veri protagonisti del cambia-mento. Poche ma significative immagini chehanno raccontato la situazione BLSD in altripaesi, spesso considerati “terzo mondo”, mamolto più avanti di noi in materia di primo soc-corso.A tirare le fila di tutto il Convegno, il dibattitofinale con i diversi rappresentati di settore:Fabio Pontrandolfi (Confindustria), LucianoBarbato (Cisl), Gabriella Galli (Uil), Bruno Pa-paleo (ISPESL) e Maria Zagari (Provincia diRoma); pungolati dalle domande del Dr.Daniele Sbardella (Resp. Medico Vigili delFuoco), altra validissima colonna della buonariuscita del Convegno stesso, senza contare ilSegretario IRC Comunità Dr. Luca Venturi etutta la Segreteria IRC/IRC-COM.Un evento di qualità davvero superiore, doveIRC Comunità incassa molti apprezzamentima soprattutto nuove adesioni di prestigio fracui l’ISPESL e la SNS (Società Nazionale diSalvamento) la più antica organizzazione inmateria di soccorso in mare. La giornata peròè proseguita con l’Assemblea dei Soci e leelezioni di una parte del Direttivo IRC Comu-nità. Sono stati rieletti e quindi riconfermatiper l’ottimo lavoro svolto i Soci Dr. GiancarloDolfin, Laura Francesca Valagussa, LucaVenturi e tra le“new entry” il Dr.Carlo Oggioni, alquale vanno tutti inostri migliori au-guri di un fervidolavoro. Il giorno dopo (Ve-nerdì 21 novembre), sempre nella stessa se-de, si è tenuto un Corso BLSDa e un CorsoCIC con circa 40 persone in totale. Sotto il co-ordinamento del Dr. Giancarlo Dolfin e laDr.ssa Grazia Mannini, tra idocenti anche i nostri Dr.Carlo Oggioni e StefanoSaliola. Ottimamente con-dotte le varie sessioni e icomplimenti di tutti per lagrande professionalitàdi IRC Comunità.

Ringraziamo il Sig. Stefano Saliola per il ma-teriale fornito

UNA STORIA DI LEADERSHIP

TECNOLOGICAFondata nel 1982 da David W. Mortara, PhD in Fisica Nucleare, MortaraInstrument è leader nel campo della elettrocardiografia diagnostica e delmonitoraggio coronarico. La mission del Gruppo Mortara si ispira ad unaprecisa filosofia: offrire soluzioni semplici ed economicamente accessibi-li, che soddisfino al meglio le necessità cliniche. L’azienda ha sede a Mil-waukee (Wisconsin, USA) e dal 1982 si è rapidamente sviluppata anchea livello internazionale, con uffici in Germania, Olanda e Australia e unasede europea a Bologna, Mortara Rangoni Europe, che raccoglie l’eredi-tà di due rinomate aziende nel campo elettromedicale fino dagli inizi del’900.La presenza sul mercato mondiale è garantita tanto dalle sedi internazio-nali quanto da una capillare rete di distribuzione.A partire dal 2002 la Mortara Rangoni Europe ha creato una Divisione in-teramente dedicata alle esigenze dell’Emergenza intra ed extra-ospeda-liera, sia del mondo sanitario che laico. Grazie alla Divisione Emergenza,Mortara Rangoni Europe si è imposta rapidamente anche nel campo del-la defibrillazione precoce.Più recentemente, è stata creata la Divisione Telemedicina, per soddisfa-re la sempre crescente necessità di diagnosi precoce sul territorio.Mortara Rangoni Europe - http://www.mortara.it

Lifeline AED • Innovazione – Grazie alle caratteristiche tecnologiche più avanzate, èil defibrillatore semiautomatico esterno bifasico più apprezzato al mondoper l'efficacia con cui ripristina il ritmo cardiaco.• Qualità diagnostica – Tecnologia all'avanguardia per l'elaborazione delsegnale digitale, con i più affidabili algoritmi per l'analisi del segnale elet-trocardiografico. Lifeline AED supera i requisiti richiesti dall'American He-art Association e dall'European Resuscitation Council. • Forma d'onda – Forma d'onda basata su principi clinicamente dimostra-ti di defibrillazione bifasica e sulla loro accertata efficacia clinica. • Efficacia – Adegua automaticamente la scarica da erogare alle neces-sità di ogni singolopaziente e dà la cer-tezza all'utilizzatoredi effettuare l'inter-vento più appropria-to. • Utilizzatori – Grazieall'estrema immedia-tezza e semplicità difunzionamento, è nonsolo ottimale per ilpersonale di prontointervento, ma ancheper chiunque a chi sitrovi in situazione diemergenza.

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Sono da poco passate le 20, la quie-te che avvolge gli ultimi turisti dellastagione ospiti del Campeggio Tal-

linucci di Lacona in cerca di relax, è spez-zata dalle grida e il pianto di una bambinatedesca che corre lungo il viale cercandodisperatamente aiuto. Solo pochi attimiprima stava tranquillamente cenando nelsuo appartamento insieme al papà e allagiovane mamma Erika, quando questa siè improvvisamenteaccasciata a terra priva di sensi.Michele Tallinuci, che in quel momento èin casa con il resto della famiglia, si preci-pita fuori e va incontro alla bambina percapire cosa sta acca-dendo, "Help Me,Help Me" ripete congli occhi gonfi di lacri-me, indicando l'appar-tamento nel quale èospite insieme con igenitori per una brevevacanze sull'isola.Michele senza esitarecorre verso l'apparta-mento e al suo inter-no trova la giovanedonna distesa sul pa-vimento e il marito in-ginocchiato al suofianco che tenta inutil-mente di farla respira-re scuotendola. Il cor-po della giovanemamma non da alcunsegno di vita, il volto èpallido, le labbra di uncolorito viola… segni inequivocabili. Mi-chele capisce subito la gravità della situa-zione, si precipita fuori e ordina al suopersonale di allertare il 118 e corre più ve-loce possibile verso la reception. Il Cam-peggio Tallinucci, lo scorso anno ha ade-rito all'iniziativa del progetto Salvacuoredella Società Nazionale di Salvamento esi è dotato di un defibrillatore semiauto-matico…… l'unico su 23 campeggi pre-senti all'Isola d'Elba.Una manciata di se-condi e Michele è di nuovo di ritorno conil defibrillatore della Mortara Rangoni,mentre lo sfila dallo zainetto giallo, riper-corre velocemente tutte le fasi del corsodi primo soccorso BLSD, dove insieme al-la sorella Ilaria e la cugina Valeria,ha ap-preso le manovre necessarie per prestare

aiuto ad una vittima colpita da arresto car-diaco.Non c'è esitazione nei suoi movimenti, locapisco dalla lettura del tracciato del defi-brillatore, che scorre sullo schermo delmio personal computer. La data card in-serita al suo interno ha registrato perfetta-mente tutte le fasi del soccorso,compresele voci dei soccorritori, il pianto della bam-bina e il suo papà che continua disperatoa chiamare per nome la moglie, mi ven-gono i brividi…. Michele posiziona gli elet-trodi sul torace di Erika e accende il DAEalle 20.08, ed inizia ad inviare precisimessaggi vocali, con semplici e chiare

istruzioni da seguire, che Michele cono-sce molto bene, le ha ripetute molte volteal corso BLSD sul manichino, ma questavolta davanti a lui c'è una persona vera,una mamma di appena 45 anni. Il defibril-latore segnala che ha iniziato ad analiz-zare il ritmo cardiaco, e avverte che èpronto per erogare la prima scarica.Nella sua tragicità, questo rappresenta unsegnale positivo, in quanto significa chec'è una speranza di poter convertire la fi-brillazione ventricolare in un ritmo cardia-co normale e poter far ripartire il cuore,che in quel momento non permette unaregolare ossigenazione del cervello. Mi-chele si assicura che nessuno tocchi lavittima, non tralascia davvero nulla, pre-me il tasto di shock, la

scarica viene rilasciata. La giovane mam-ma non sembra però dare segni di ripre-sa. Michele inizia il massaggio cardiaco,contando a voce alta: 1, 2, 3…15, 16,…28, 29 e 30 e l'amico inala aria nei polmo-ni di Erika per due volte. Resto veramen-te colpito, Michele esegue il protocollodelle linee guida IRC alla perfezione, damanuale, forse io non avrei potuto faremeglio.Passano due minuti, sento le voci sotto-fondo delle convulse telefonate al 118,nelle quali si sollecita l'arrivo dell'ambu-lanza e che la donna è stata già defibrilla-ta, lo stesso operatore della Centrale

Operativa 118 di Li-vorno stenta a cre-dere che ci sia undefibrillatore dispo-nibile, e che nel frat-tempo autorizza aderogare una secon-da scarica elettricache percorre il tora-ce di Erika e attra-versa il suo cuoreche non pompa an-cora sangue. Anco-ra niente, il suo cor-po non si muove,Michele riprende larianimazione car-diopolmonare, sabenissimo che nonpuò fermarsi, i suoimovimenti garanti-scono l'ossigena-zione del cervello e

allontanano possibili danni neurologici ir-reversibili. Michele inizia ad essere stan-co, prega affinché arrivi il 118, il tracciatoad esclusione dell'onda sinusoidale deri-vata dalle compressioni toraciche, non ri-leva ancora alcuna attività cardiaca consi-stente.Altri due interminabili minuti, il defibrillato-re riprende ad analizzare l'attività elettricadel cuore. Michele è ormai stremato. Il re-sponso della diagnosi fatta dall'apparec-chio è di erogare ancora una scarica, laterza. Michele è già pronto con il dito sulpulsante arancione, il sibilo segnala che ildefibrillatore ha iniziato a caricarsi, pochisecondi e lancia il messaggio "erogarescarica", fatto, Michele non esita di unmillesimo di secondo…. Preme deciso il

IL PROGETTO SALVACUORE SALVA UNA VITAMercoledì 22 ottobre 2008 - Capoliveri (Isola d'Elba)

Foto di gruppo del corso BLS-D organizzatto dalla S.N.S. (nel cerchio Michele Tallinucci)

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tasto di shock.Questa volta accade il miracolo, a seguito della RCP che Mi-chele non ha mai interrotto, sul tracciato iniziano a compari-re dei flebili segnali di attività cardiaca, ma che non sono an-cora stabili. Michele e il suo amico Giuseppe continuano de-cisi nelle rianimazione, nelle loro voci si percepisce una de-terminazione e una forza di volontà straordinaria. Siamo a 8minuti, il DAE lancia puntuale il messaggio vocale di inter-rompere qualsiasi attività per permettere di analizzare il rit-mo cardiaco senza interferenze, pochi secondi e viene ordi-nata la quarta scarica.Questa volta lo shock converte il ritmo cardiaco che Miche-le è riuscito a mantenere attivo con le manovre di rianima-zione, il cuore della giovane mamma inizia di nuovo a batte-re anche se lentamente, ma non può essere sufficiente perfar arrivare il sangue ossigenato alle cellule cerebrali e cor-rettamente Michele continua a sostenere il battito cardiacocon le compressioni toraciche. Il DAE continua l'analisi e se-gnala che non è più necessaria alcuna scarica. Arriva la pri-ma autoambulanza da Capoliveri, sono passati 18 minuti daquando il defibrillatore è stato attivato. La ragazza del 118congratulandosi con Michele, attacca l'ossigeno ad Erika ,mentre il medico a bordo della seconda ambulanza prove-niente da Portoferraio, giunge sul posto dopo altri 7 minuti ea differenza di quanto poteva aspettarsi trova una pazientein vita da stabilizzare.Alle 20.41 il defibrillatore viene staccato dal medico poco pri-ma di trasferire Erika sull'ambulanza, oltre 33 minuti dopo daquando ha erogato la sua prima scarica. Meno di due oredopo, Erika sarà trasportata dall'elisoccorso in un presidioospedaliero sul continente, oggi è fuori pericolo, le ultime no-tizie che ci sono giunte dall'ospedale parlano di una lenta macostante ripresa, ma soprattutto escludono danni neurologi-ci irreversibili.Il progetto Salvacuore, dal 2004 ha portato sull'Isola d'Elba19 defibrillatori e oltre 250 persone addestrate al suo utiliz-zo, per questo vorrei ringraziare la Dottoressa Laudano cheinsieme al sottoscritto è stata la promotrice di questa inizia-tiva, oltre al Dott. Genovesi Francesco, responsabile del 118di Livorno e il Dott. Rabito Roberto responsabile commercia-le della Mortara Rangoni, i quali insieme alla Confesercentidel Tirreno e alla Banca dell'Elba ci hanno sostenuto fin dal-l'inizio in questa nostra battaglia per la vita.Sono convinto che sia anche merito di queste persone, seoggi una giovane mamma può riabbracciare la sua piccolabambina e il marito, e portare a casa comunque un positivoricordo della nostra isola. Sicuramente deve soprattutto lasua vita a Michele e a tutta la Famiglia Tallinucci, che haavuto la cultura, la sensibilità e la professionalità di com-prendere l'importanza del nostro progetto e dotarsi di un de-fibrillatore, come altri colleghi operatori turistici, anche sepurtroppo ancora pochi.La speranza è che tale episodio, possa servire a far riflette-re tutti, specialmente coloro che alla recente assemblea del-l'Associazione Albergatori, parlavano della necessità di "ri-qualificare i servizi delle imprese turistiche". Chissà se si so-no mai posti la domanda di quale ritorno d'immagine rica-drebbe sull'Elba, sapere che ogni struttura turistica, traghet-to, supermercato, fosse dotato di un defibrillatore, (dal costodi poche centinaia di euro) e di personale addestrato a pre-stare il primo soccorso e quindi capace di salvare una vita?

Roma 20 novembre 2008 - Lo straordinario salvataggio effettuato loscorso 22 ottobre a Lacona da Michele Tallinucci, che grazie allasua preparazione e alla presenza di un defibrillatore, è riuscito a ri-portare in vita una giovane mamma di 45 anni, ospite del suo cam-peggio, è stato al centro dell’attenzione del 4° convegno nazionalesulla Defibrillazione dell’Italian Resucitation Council (IRC) organiz-zato a Roma.Alla presenza di una folta platea composta da medici e ricercatoridella rianimazione e l’emergenza, provenienti da tutta Italia, è sta-to presentato un video realizzato dal Direttore della sezione elbanadella Società Nazionale di Salvamento, Stefano Mazzei, che ha in-trodotto quello che ormai è divenuto un simbolo nazionale del pri-mo soccorso laico con l’utilizzo del defibrillatore.Le immagini proiettate sul grande schermo dell’aula magna del-l’Istituto Superiore Antincendi, riportano il tracciato del cuore in fi-brillazione della giovane mamma, accompagnate dalle voci am-bientali registrate dal defibrillatore, mettendo in risalto tutte ledrammatiche fasi del soccorso: il pianto della bambina, le urla di di-sperazione del padre, la determinazione dei soccorritori, i continuimessaggi lanciati dal defibrillatore di erogare la scarica, l’arrivo del-l’ambulanza dopo 18 interminabili minuti, coinvolgono, sconvolgo-no, commuovono tutti i presenti, che si sentono trascinati dentro ilvideo, come se anche loro fossero al fianco di Michele, ad esegui-re quelle manovre di rianimazione cardiopolmonare, che hannopermesso di riportare in vita una persona, che senza tale aiuto nonavrebbe avuto nessuna possibilità di sopravvivenza. Al termine della proiezione durata oltre venti minuti, tempo che anessun relatore è stato concesso, il Dott. Destro Antonio, Presiden-te dell’Irc , rimarcando l’eccezionalità del soccorso e della testimo-nianza raccolta, chiama Michele sul palco, che accolto da un lun-ghissimo e caloroso applauso, riceve il suo meritato riconoscimen-to dalla più prestigiosa associazione medico-scientifica nazionale. In contemporanea veniamo a sapere che anche al convegno Defi-brillation day di Bologna, si discuteva del salvataggio effettuato al-l’Elba, e del’importanza del progetto Salvacuore, che ha permessola diffusione della cultura della defibrillazione precoce sull’isola. Unvideo che ha colpito nel segno, tanto che i relatori che si sono suc-ceduti nel pomeriggio, lo hanno preso sempre come riferimento neiloro interventi. Gli stessi responsabili del Dipartimento della Medi-cina del Lavoro ISPESL, ne hanno richiesto l’acquisizione per uti-lizzarlo nella formazione dei propri ricercatori come documentoutile per la promozione della prevenzione nei luoghi di lavoro.

Irc-Comunità premia Michele a Roma per il caso del cuore

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ICD Analystil defibrillatore che avverte se arriva infarto

A scolta il cuore ed è in grado di monitorare continuamente, dal di dentro, laregolare funzionalità del muscolo cardiaco, rilevando le più lievi variazionielettriche dei battiti , con particolare attenzione al segmento ST, che se èalterato è un indicatore cruciale di una problematica ischemica in atto, vale

a dire che, in quel momento, in una zona del cuore non sta arrivando sangue. Oppu-re che la coronaria che porta il sangue in quella zona si sta chiudendo o ha un lumeinsufficiente a far passare la quantità di sangue richiesta. Stiamo parlando di ICD Analyst tm (Implantable Cardioverter Defibrillator), un nuovis-simo defibrillatore impiantabile che rivoluziona la capacità diagnostica e terapeutica deidispositivi più tradizionali, presentato a Roma, in anteprima mondiale - nell'ambito delXIII International Symposium on Progress in Clinical Pacing dalla St. Jude Medical, so-cietà americana del Minnesota che ha sviluppato tutto il sistema compreso il softwarededicato. Il dispositivo, che pur non avendo ancora ottenuto l'autorizzazione della FDA,ha avuto proprio in questi giorni la certificazione CE per la commercializzazione, è sta-to già impiantato in Europa su tre pazienti. Come ha detto Massimo Santini, Direttore del Dipartimento di Malattie Cardiovascolaridell'Ospedale San Filippo Neri di Roma, "Oggi, i cardiologi devono saper coniugare co-noscenza clinica ed utilizzo di tecnologie sempre più complesse" , un bagaglio neces-sario per fare diagnosi preventive in grado di salvare sempre più vite umane, se si con-sidera che l'infarto e le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa dimorte nel mondo, ben il 30%,secondo dati 2005 dell'Organizzazione Mondiale della Sa-nità. "E' una malattia che dobbiamo assolutamente debellare - ha sottolineato Santini -con la prevenzione contrastando i principali fattori di rischio, come la ipercolesterole-mia, il diabete, la familiarità, l'ipertensione, il fumo, la sedentarietà e l'obesità". Ma no-nostante si faccia molto su questo piano, l'infarto è imprevedibile, ha detto Santini, escarsamente predittivo con gli attuali mezzi diagnostici. "Il problema è, quindi, monito-rare dinamicamente quei segnali che possono essere premonitori di un attacco cardia-co. Durante un infarto o un attacco ischemico - precisa - si verificano delle modificazio-ni del segnale ST, che può apparire alterato con un sopralivellamento o un sottolivella-mento del segmento. In ambedue i casi, vuol dire che è in atto una problematica ische-mica e cioè che in quel momento in una zona del cuore non sta arrivando sangue o nonarriva a sufficienza". Queste conoscenze, è stato detto, sono state traslate in un pro-getto di monitoraggio continuo, un ECG intracardiaco e cioè visto da dentro il cuore,con il quale si è in grado sia di prevedere eventi acuti e sia di avvisare il paziente chein quel momento è a rischio infarto. La novità di questo sistema è che aggiunge allanormale funzione di monitoraggio e di regolazione del segnale elettrico cardiaco per in-tervenire sulle aritmie maligne, anche quella di rilevare e controllare continuamente ilsegnale elettrico del tratto ST, indicatore di possibili eventi ischemici. Questo segnaleo elettrogramma viene trasmesso, per via telematica , ai medici che, controllandolo,possono comprendere in quali condizioni si trova il paziente e migliorare le cure per chi,in quel momento potrebbe essere a rischio di problemi cardiaci. Il dispositivo è dotatoanche di un sistema di allarme che si manifesta attraverso vibrazioni che avvertono ipazienti che c'è qualcosa che non va. Secondo Santini,la valenza di questa tecnologiaè enorme, se si pensa che molti pazienti diabetici, già portatori di defibrillatori vanno in-contro con frequenza a fenomeni ischemici anche gravi e spesso silenti. Oltre, il 70%dei portatori di dispositivi ICD sono affetti anche da malattie delle coronarie. "Questatecnologia - ha detto lo scienziato - permette di unire i vantaggi del controllo elettrico aquelli del controllo emodinamico. Costituisce, quindi, una forte evoluzione cui presto siaffiancheranno altri sviluppi significativi, ad esempio, potremo a breve dotarci di dispo-sitivi impiantabili senza cateteri, sottocutanei". Ma sarà anche possibile, secondo San-tini, unire nella stessa tecnologia capacità di ascolto del cuore, sia per la funzione elet-trica che emodinamica e avere apparecchi impiantabili che siano anche in grado di ero-gare farmaci mirati direttamente nel cuore e l'utilizzo di cellule staminali per la ricostru-zione del sistema elettrico del cuore.

IN LIGURIA DEFIBRILLATORI

IN SEDI LEGADILETTANTI

Prende il via la distribuzione di 105defibrillatori, di cui 4 in Liguria, ai co-mitati regionali e alle delegazioniprovinciali della Lega nazionale Di-lettanti, nell'ambito del Progetto Eli-sir. Grazie all'iniziativa della Lega edi Technostar, in collaborazione conLimonta e Poste italiane, entra nel vi-vo la campagna di sensibilizzazionesul tema della mortalita' da arrestocardiaco nel gioco del calcio.La prevenzione si articola capillar-mente sul territorio, rivoluzionandol'approccio alla tutela della salutedell'intero movimento dilettantisticoitaliano, iniziando dalle sedi periferi-che federali dove si organizzerannocorsi per il corretto utilizzo di un uti-le strumento al servizio di chi fasport. "Con la consegna dei defibril-latori", ha detto il presidente del Co-mitato regionale Liguria della LegaDilettanti, Antonio Sonno, "si chiudela prima fase del progetto. L'obietti-vo finale e' quello di dotare ognicampo di uno strumento in grado disalvare la vita agli atleti".Nel giro di due settimane i defibrilla-tori saranno consegnati ai ComitatiRegionali di competenza per poi es-sere distribuiti in provincia con loscopo di rendere piu' visibile la cam-pagna 'pro life' lanciata dalla Lnd.Per gli gli incaricati all'utilizzo diqueste apparecchiature 'salvavita' e'stato aperto un sito web dedicato do-ve e' possibile scaricare video, leg-gere news e commenti sui lavoriscientifici, per un loro corretto impie-go.Il costo del totem Elisir, che puo' es-

sere portato interamente in detrazio-ne, si aggira intorno ai 2.000 euro, tral'altro finanziabili, per esempio, conla dilazione del pagamento della tota-lita' dell'importo fino a un massimodi cinque anni.

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Nella letteratura scientifica inter-nazionale si registra un cre-scente interesse nei confrontidel benessere psicologico deisoccorritori. Vigili del Fuoco,

operatori del 118, della pubblica assi-stenza o della Croce Rossa sono espo-sti, nel corso del loro servizio, a eventiparticolarmente stressanti che posso-no compromettere il loro benessere.Gli eventi critici di servizio, nello speci-fico, riguardano tutti quegli eventi chepossono avere un impatto emotivo suisoccorritori poiché comportano il con-fronto con morte o minaccia all’integri-tà delle persone soccorse. Esempi dieventi critici maggiormente citati comeparticolarmente stressanti sono il soc-corso a bambini feriti, incidenti con piùmorti come le maxi-emergenze o l’ac-cadimento di inconvenienti con conse-guente ritardo fatale nei soccorsi.L’esposizione a tali eventi si verifica sudue fronti: da un lato gli operatori af-frontano l’incidente critico in sé e dal-l’altro si trovano a prestare aiuto agliindividui coinvolti dall’evento. La lette-ratura scientifica ha evidenziato che ilbenessere psicologico è strettamentelegato all’intensità e alla frequenza del-l’esposizione a eventi critici di servizio. In tema di benessere dei soccorritori, lericerche hanno considerato diversi ele-menti. Un primo filone di ricerca si è fo-calizzato sul disturbo post-traumaticoda stress. Le persone affette da tale di-sturbo tendono a rivivere l’esperienzatraumatica, per esempio sotto forma diincubi o flashback, e a evitare luoghi,situazioni e stimoli che si collegano al-l’evento negativo. Per esempio un soc-corritore può provare difficoltà ad at-traversare un incrocio in cui ha vistomorire una famiglia con bambini.

Tuttavia l’esperienza traumatica di unsoccorritore può non derivare necessaria-mente dall’esposizione all’evento in primapersona, ma dalla relazione di aiuto conla persona soccorsa che sta soffrendo edè in stato di shock. Per esempio un soc-corritore intervenuto nell’incidente ferro-viario di Crevalcore ha provato un forte di-sagio quando ha saputo che una personasoccorsa con la quale aveva stabilito unrapporto emotivo era morta nel tragitto inospedale. In tale circostanza il soccorrito-re aveva cercato in tutti i modi di rappor-tarsi e di tenere in stato cosciente la per-sona incastrata fra le lamiere nell’attesache venisse estricata. Questo esempiomette bene in evidenza quanto un eventotraumatico possa avere un impatto anchesolo se vissuto indirettamente e dopo chesi è stabilito una relazione con la vittima.A partire dai primi anni Ottanta un ricerca-tore di nome Figley ha introdotto il concet-to di stress traumatico secondario definitocome la reazione comportamentale edemotiva alla conoscenza di eventi trau-matici sperimentati da altri o in seguito al-l’aiuto o al tentativo di aiuto di personetraumatizzate. Se si esclude il fatto che inquesta particolare condizione l’esposizio-ne all’evento traumatico è indiretta, la ti-pologia di sintomi che ne consegue è lastessa riscontrabile in un quadro clinico didisturbo da stress post-traumatico – pen-sieri intrusivi, evitamento, aumento del-l’arousal e più in generale una compro-missione del funzionamento dell’indivi-duo. Lo stesso Figley ha proposto suc-cessivamente il costrutto di compassionfatigue, traducibile con l’“affaticamentodella compartecipazione” per indicare illogorio psicologico derivato da sentimentidi profonda condivisione del disagio altruie accompagnati da un forte desiderio dialleviarne il dolore o eliminarne la causa

(Figley 1995).Un secondo filone di ricerca sul benesse-re dei soccorritori si è centrato sulla sin-drome da burnout intesa come una com-binazione di esaurimento emotivo, deper-sonalizzazione e senso di ridotta efficien-za nello svolgimento della professione.L’esaurimento emotivo è il sentimento dimancare dell’energia necessaria per af-frontare la realtà quotidiana: il soccorrito-re sperimenta apatia e distacco emotivonei confronti del lavoro e si sente svuota-to e sfinito. La depersonalizzazione consi-ste nell’atteggiamento di distacco e ostili-tà nei confronti della relazione professio-nale (freddezza, cinismo): il soccorritoretenta di sottrarsi al coinvolgimento, limi-tando quantità e qualità dei propri inter-venti professionali. Infine la ridotta effi-cienza nello svolgimento della professio-ne riguarda il sentimento di “fallimentoprofessionale” per la percezione dellapropria inadeguatezza al lavoro, con laconsapevolezza del disinteresse e dell’in-tolleranza verso la relazione. Il burnout ri-sulta associato ad un ampio ventaglio dicaratteristiche tipiche del lavoro di soc-corso. Maslach, Schaufeli e Leiter (2001)sottolineano tra queste la percezione delcarico (o sovraccarico) di lavoro, la pres-sione temporale, gli stressor riferiti alla re-lazione con l’utenza del soccorso (ad es.le problematiche di interazione con le vit-time di un evento traumatico o il confron-tarsi ripetutamente con la morte) e le ri-chieste emotive derivanti dalla professio-ne in sé, in particolare dal contrasto tra ilraggiungimento di una performance lavo-rativa ottimale (necessità di sopprimere leproprie emozioni sul lavoro) e il fatto diavere un ruolo da caregiver nei confrontidi un’utenza (necessità di mostrare em-patia).La sindrome di burnout si differenzia dai

Il benessere psicologico dei soccorritori

Gabriele Prati, Luca PietrantoniDipartimento di scienze dell’educazione, Università di Bologna

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precedenti disturbi legati al trauma poichénon è caratterizzato da un’insorgenzaacuta e improvvisa ma si sviluppa gra-dualmente ed è derivato maggiormenteda fonti di stress occupazionali come ilcarico di lavoro, la pressione temporale, ele difficoltà nella relazione con un’utenzaportatrice di disagio ma non necessaria-mente traumatizzata. Il limite principale di questi due filoni di ri-cerca sul benessere dei soccorritori ri-guarda il fatto che prende in considerazio-ne solo aspetti negativi. In altri termini ilbenessere dei soccorritori non può esse-re concepito solo come un’assenza di di-sturbi i sindromi ma va inteso anche co-me soddisfazione professionale. Nellanostra esperienza abbiamo incontratotanti soccorritori che riportavano un gran-de senso di soddisfazione derivato dal lo-ro lavoro. Per tale motivo si sta diffonden-do sempre più nella letteratura internazio-nale un terzo filone nello studio del be-nessere psicologico dei soccorritori. Aquesto proposito Stamm (2002) ha intro-dotto il concetto di compassion satisfac-tion per descrivere gli effetti positivi cheun individuo può derivare dal lavorare conpersone traumatizzate o sofferenti, fra cuisensazioni positive rispetto all’aiutare glialtri, al contribuire al bene della società epiù in generale il piacere di “fare bene ilproprio lavoro”. Fra le componenti dellasoddisfazione nel lavoro di soccorso, glioperatori riportano di provare un senso dipiacere e di soddisfazione collegato alleattività lavorative. Il senso di soddisfazio-ne si tramuta in un senso di orgoglioquando ai soccorritori è stato chiesto dipensare al proprio contributo in termini diabilità e di risultati ottenuti. Una parteconsiderevole dei soccorritori concepiscequesta attività come arricchente dal pun-to di vista professionale e personale. Conl’inclusione del concetto di soddisfazionelegata al lavoro di soccorso, il concetto dibenessere psicologico dei soccorritori as-sume una sua definizione più vicina a unaprospettiva “saluto-centrica”. Se nella letteratura internazione vi è uncrescente interesse attorno a questo ar-gomento, in Italia, tuttavia, il tema del be-nessere dei soccorritori risulta poco stu-diato e preso in considerazione. Per col-mare tale lacuna il gruppo di ricerca e in-tervento in psicologia dell’emergenza del-l’Università di Bologna ha condotto unprogetto di ricerca specifico su questo ar-gomento. La ricerca ha coinvolto più dimille soccorritori (Vigili del fuoco, Crocerossa, 118, pubblica assistenza, Protezio-ne civile, ecc.) e si è avvalsa di un que-stionario nella versione cartacea e on li-

ne, ossia da compilare via internet. Aipartecipanti è stata somministrata la sca-la ProQOL R-IV (Stamm, 2005) che va adindagare il benessere professionale deisoccorritori tenendo in considerazione tredimensioni: compassion satisfaction, bur-nout e compassion fatigue. Ogni item èmisurato su una scala da 1 = mai, 2 = ra-ramente, 3 = qualche volta, 4 = spesso, a5 = molto spesso.In figura 1 è possibile osservare il punteg-gio medio totale della compassion fatiguee la media per i Vigili del Fuoco e gli ope-ratori sanitari, i due gruppi più numerosi inquesto studio. In media i soccorritori delnostro studio mostrano di riportare rara-mente i sintomi della compassion fatigue.Questo risultato dimostra quanto gli ope-ratori possano essere, tutto sommato, re-silienti, ossia in grado di resistere all’im-patto di eventi traumatici vissuti sul lavo-ro. I Vigili del Fuoco (VVF), tuttavia, appa-iono essere più colpiti dai sintomi di com-passion fatigue rispetto agli operatori sa-nitari. È possibile che i VVF siano menopreparati ad affrontare difficoltà dal puntodi vista emotivo rispetto a quanto lo pos-sano essere gli operatori sanitari. Va inol-tre considerato che i VVF possono avereun maggiore contatto con le vittime di in-cidenti poiché hanno il compito di portarlefuori dal pericolo.

L’analisi della scala del burnout ha messoin evidenza risultati simili a quelli dellacompassion fatigue (Figura 1). L’impattodel burnout risulta essere nel complessomoderato. I VVF dimostrano di subiremaggiormente il peso di fonti di stress la-vorative croniche come dimostra la diffe-renza nei punteggi.I punteggi della compassion satisfactionrisultano essere più elevati: in media isoccorritori che hanno partecipato a que-sta ricerca riportano di provare spesso unsenso di soddisfazione e gratificazione

nello svolgimento di questa professione(Figura 1). Ancora una volta i VVF riporta-no punteggi più alti rispetto agli operatorisanitari. In questa ricerca ci siamo chiesti se isoccorritori professionisti riportino undiverso benessere psicologico rispetto aivolontari. I risultati mostrano che ivolontari riportano da una parte minorecompassio fatigue e burnout e dall’altraparte un maggiore senso di soddisfazionelavorativa (figura 2). Le spiegazioni che sipossono offrire sono parecchie. Prima ditutto risulta chiaramente che la scelta difare il soccorritore volontario deriva dauna capacità maggiore di trarregratificazione dal lavoro rispetto alprofessionista. In latre parole se ilvolontario non trova una realizzaizonepersonale in questa attività tenderà alasciare l’associazione o l’ente, mentre lostesso non si può dire per unprofessionista. Per quest’ultimo, infatti,lasciare il posto di lavoro può avere deicosti e degli svantaggi che nonconsentono di considerare l’uscita conaltrettanta facilità. In altre parole, i soccor-ritori volontari possono abbandonare l’at-tività senza troppi svantaggi in qualsiasimomento se la scelta non è più motivo disoddisfazione o è fonte di disagio. Inoltrebisogna considerare che i soccorritoriprofessionisti sono esposti a un numeromaggiore di incidenti critici poiché hannoun più elevato numero di ore di servizio.Un tempo maggiore speso sul lavorocomporta l’esposizione a fonti di stress ein ultima battuta a maggiore disagio.

In conclusione questa indagine ha il meri-to di essere una delle poche, fra quellecondotte in Italia, sul tema del benesseredei soccorritori. I risultati hanno messo inluce che la popolazione dei soccorritoririesce a fronteggiare mediamente consuccesso le sfide emotive poste da que-

FIGURA 1

FIGURA 2

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sta professione. Inoltre i dati mostrano che i soccorritori prova-no un forte senso di soddisfazione connesso al loro lavoro.Queste considerazioni sono basate sull’analisi dei punteggi me-di per cui se ne evince che una minoranza di soccorritori provastati di disagio a livelli importanti e/o trae poca gratificazione dalproprio lavoro. Infine i dati hanno mostrato differenze interessanti tra i gruppiconsiderati. Da una parte i VVF mostrano maggiori livelli dicompassion satisfaction ma contemporaneamente anche diburnout e di compassion fatigue. Per quanto riguarda la com-passion satisfaction possiamo chiamare in causa aspetti relati-vi al momento dell’incidente critico in cui si presta soccorso e al-la tipologia di soccorso in sé (si pensi ad esempio a una situa-zione di incidente stradale, in cui il compito di un Vigile del fuo-co è quello di estricare la vittima dalle lamiere mentre quello diun sanitario è di stabilizzarla e successivamente cercare di sal-varle la vita): in altri termini, la riuscita di un soccorso tecniconon è sempre dipendente dalla salvaguardia dell’incolumità del-le vittime. Allo stesso modo, chi presta soccorso tecnico puòtrovarsi spesso ad affrontare quadri di intervento fortementestressanti in misura maggiore rispetto a chi presta un soccorsosanitario (per riprendere l’esempio precedente, il primo inter-vento sulle lamiere di un veicolo incidentato è generalmente acarico dei VVF): questo potrebbe spiegare la differenza nei li-velli di compassion fatigue riportata all’interno del nostro cam-pione. Dall’altra parte i soccorritori volontari tendono a riportare mino-ri sintomi di disagio e un maggiore senso di soddisfazione. Si èvisto che la maggiore facilità con la quale si può abbandonarel’attività e la minore esposizione a fonti di stress da parte dei vo-lontari possono spiegare le differenze rispetto ai professionisti. I risultati di questa ricerca mostrano come il lavoro di soccorsonon possa essere considerato necessariamente a rischio dalpunto di vista del benessere psicologico. Tuttavia va rilevatoche una minoranza di soccorritori, soprattutto fra i professioni-sti, possono provare uno stato di disagio presumibilmente ri-conducibile agli eventi critici di servizio. Pertanto si rende ne-cessario effettuare interventi in senso preventivo e riabilitativovolti a ridurre il rischio per la salute mentale. Gli interventi di ti-po preventivo possono essere rivolti a tutti gli operatori allo sco-po di prepararli a eventi critici di servizio. Gli interventi di tiporiabilitativo, invece, devono essere rivolti solamente a quella mi-noranza di soccorritori che, per tutta una serie di ragioni, hannosubito in modo significativo l’impatto emotivo di eventi critici diservizio. La letteratura internazionale sembra suggerire l’utilitàdi servizi di supporto tra pari. I servizi di supporto tra pari con-sistono nell’addestramento di alcuni soccorritori (i pari) allo sco-po di renderli in grado di offrire una relazione di aiuto con il col-lega o con i colleghi coinvolti in una situazione critica, di valuta-re la situazione ed eventualmente di fungere da ponte con i pro-fessionisti della salute mentale effettuando un invio in caso dibisogno (Pietrantoni e Prati, in corso di stampa).

BibliografiaFigley CR Compassion fatigue: Cop-ing with secondary traumatic stressdisorder in those who treat the trau-matized. New York: Brunner-Mazel,1995.Maslach C, Schaufeli WB, Leiter MPJob Burnout. Annual Review of Psy-chology, 52:397–422, 2001.Pietrantoni L, Prati G. Psicologia del-l’emergenza. Il Mulino, in corso distampa.

Stamm BH Measuring compassionsatisfaction as well as fatigue: Devel-opmental history of the compassionsatisfaction and fatigue test. In C. R.Figley (ed.), Treating compassion fa-tigue (pp. 107–119). New York: Brun-ner-Routledge, 2002.Stamm BH The professional quality oflife scale: compassion satisfaction,burnout, and compassion fatigue/sec-ondary trauma scales. Latherville, MD:Sidran Press, 2005.

Questo volume, nel rispetto della migliore tradizione culinaria ita-liana, è dedicato alle persone che, affette dalle più frequenti e co-muni patologie mediche e chirurgiche, desiderano alimentarsi inmodo salutare e congruo.Il testo si compone di 36 capitoli ognuno dei quali affronta le ne-cessità dietetico- alimentari consigliabili per le diverse patologie.Illustri medici specialisti descrivono, in modo semplice ma com-pleto, le diverse problematiche cliniche correlandole alle relativeesigenze alimentari, compresi i consigli sulla tipologia di alimentida preferire e consumare. Sulla scorta di tali indicazioni i cuochiriportano una serie di ricette culinarie che rispondono a pieno tito-lo sia alle esigenze cliniche delle diverse patologie, sia a quelledelle persone che desiderano comunque alimentarsi da veri“buongustai”.Il volume insegna infatti, in modo dettagliato, come preparare ot-timi e gustosissimi piatti che derivano prevalentemente dalla cul-tura dietetica Mediterranea. Le ricette sono descritte in modochiaro e semplice allo scopo di facilitarne al massimo la realizza-zione. Sono articolate in antipasti, primi, secondi piatti e dessert.Tali preparazioni alimentari offrono in ogni caso a tutti la possibi-lità di adottare, nella alimentazione quotidiana, delle ottime e pra-tiche pietanze rispettose della buona salute fisica. Questo volu-me, a differenza della maggior parte di altri testi di cucina, com-pleta un argomento di fondamentale importanza perché, rivolgen-dosi alle persone che hanno bisogno di speciali attenzioni nellascelta di particolari alimenti, anche in termini di genuinità e sicu-rezza alimentare, aiutano a stimolare il desiderio del buon cibo ea utilizzare quei particolari elementi o accorgimenti nutrizionaliche sono necessari per una corretta e, allo stesso tempo, gusto-sa alimentazione. Per poter rendere possibile l’integrazione e larealizzazione pratica di tali importanti esigenze, alla stesura deltesto hanno partecipato:- illustri specialisti della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Uni-versità degli Studi di Torino e dell’Azienda Ospedaliera S. Giovan-ni Battista della città di Torino, che hanno messo a disposizionele loro grandi competenze cliniche;- importanti professori nutrizionisti e cuochi delle più prestigioseScuole Alberghiere del Piemonte che hanno tradotto in pratica leindicazioni e i consigli dei clinici.Il volume rappresenta quindi unapietra miliare e un esempio per un nuovo indirizzo dell’arte culina-ria che, oltre che a essere di grande aiuto per le persone affetteda patologie, si rivela di estrema utilità per tutti coloro che inten-dono perseguire una sana e corretta alimentazione senza rinun-ciare a gustose preparazioni culinarie.

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IL MEDICO INCUCINA Consigli dietetici perbuongustai

A. GAETINI

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Sono 5000 gli operatori della Croce Rossa delleprovince di Milano e di Monza-Brianza apparte-nenti ai 41 “CRI points” presenti nel territorio, checostituiscono parte fondamentale del Piano Pro-vinciale di Protezione Civile CRI 2009. Quel pia-no che, in pochissimo tempo, è in grado di mobi-litare e movimentare centinaia di operatori spe-cializzati e più di 300 mezzi dell'autoparco pro-vinciale, potendo così fornire una pronta rispostaagli eventi, come dimostrato in diverse occasioni,sia in ambito provinciale, che in ambito interna-zionale. Un impegno iniziato in occasione del ter-remoto di Reggio Calabria e Messina del 1908 eproseguito fino ai giorni nostri: dai campi profughidell'Albania, al disastro aereo di Linate del 2001,dalla guerra in Irak, allo Tsunami in Sri Lanka, dalcrollo del palazzo di via Lomellina del 2006, allediverse missioni umanitarie svolte nei Paesi bal-canici, in Darfur, Libano, Afghanistan e in Geor-gia.Nei giorni scorsi la Divisione “Emergenze e Pro-tezione Civile” del Comitato Provinciale dellaCroce Rossa di Milano e di Monza-Brianza (DI-VEM) ha messo a punto il piano Provinciale diProtezione Civile del 2009 che quest'anno si ar-ricchisce di una novità: il progetto CRI “Area Sa-nitaria Protetta” una struttura di accoglienza cam-pale per emergenze o disastri, finalizzato al rico-vero ospedaliero o l’ospitalità di fasce particolar-mente vulnerabili. Una importante struttura cam-pale, complessa e poliedrica di accoglienza sani-taria mobile di secondo livello, anche avio-tra-sportabile, attivabile e dispiegabile in ogni tipo di“teatro”, sia esso di catastrofe o di guerra, in Ita-lia o all’estero in grado di assistere almeno 80persone (di cui 18 assistite da ossigenoterapia).Un progetto finanziato da Fondazione Cariplo eda A.O. “Ospedale Maggiore di Niguarda–Mila-no” e realizzato con la collaborazione attiva delSSUEm 118 di Milano. Il Piano Provinciale diProtezione Civile 2009 prevede, per le sole ma-xi emergenze, la mobilitazione di un terzo dellaforza, tra ambulanze e mezzi speciali in gradodi essere dispiegate entro 30 minuti, oltre acentinaia di operatori appartenenti sia al perso-nale dipendente che alle sei componenti volon-taristiche che integrano la Croce Rossa tra cui31 medici, 58 infermieri, 18 unità cinofile, 190operatori socio assistenziali, 30 elettricisti, 44cuochi e 10 psicologi.

Varese

Ridisegnato il sito del serviziodi emergenza urgenza

Un portale con tante notizie utili per i cittadini e per le associazioni

Il 118 è on line: informazione, formazione e curiosità.Ci sono le attività, le foto, i progetti, il meteo, i consigli, gli indirizzi.E ancora, statistiche, la storia, indicazioni tecniche e protocolli di intervento. Sul nuovissimo sito del 118, www.118varese.org, si trovano tutte le notizielegate al servizio dell'emergenza urgenza della provincia, informazioni utili,ma anche "tempo libero", album fotografico ( con la possibilità per gli utentidi qualsiasi genere di inviarle e vederle pubblicate ).Aggiornato in tempo reale è completo per qualità e quantità di informazioni,utili soprattutto alle associazioni che si muovono in campo sanitario e chepossono richiedere materiali on line, compilare vari moduli, inviare aggior-namenti sulle loro attività, sui protocolli, sulle disposizioni.Un sito di informazione, formazione ma anche interattivo per l'utenza priva-ta che ci può trovare i turni delle farmacie di tutto il bacino di utenza del 118,i numeri utili guardia medica con le competenze territoriali di ognuna, lapossibilità di contattare il servizio on line tramite modulo e la possibilità dicontattare personalmente i responsabili dei vari progetti.Un vero e proprio portale che raccoglie tutte le attività che coinvolgono il ser-vizio 118, non solo soccorso ma anche progetti destinati ai giovani, piutto-sto che direttive in occasioni speciali che riguardano la popolazione (maxie-mergenze, water rescue, protocollo neve,..). Il sito, appena restaurato, è ora al vaglio del gradimento popolare, con unsondaggio che campeggia ben evidente nella home. Una richiesta di aiutoper migliorare, se possibile, la comunicazione con cittadini e associazioni inun campo fondamentale che è quello dell'assistenza in situazioni di urgenza.

CROCE ROSSA. Pronti oltre 300mezzi e 5000 operatori

Al via l’edizione 2009 del Piano di Protezione Civile ella Provincia di Milano e di Monza - Brianza

Dotare le ambulanze di scanner a ultrasuoni portatili in grado di trasmettere intempo reale le immagini ai reparti di Pronto Soccorso accelerando i tempi di dia-gnosi: è una sperimentazione che ha dato ottimi risultati riportata dalla rivistaspecializzata Telemedicine and e-Health. Nell’ambito del progetto Mobile Ho-spital Emergency Medical Systems (MHEMS), i ricercatori del National TaiwanUniversity Hospital di Taipei hanno implementato un servizio di pre-ospedaliz-zazione da effettuare sulle ambulanze grazie a personale opportunamente ad-destrato e alla presenza di apparecchiature in grado di effettuare ecografie etrasmetterle wi-fi in tempo reale in reparto, dove il medico di Pronto Soccorsodestinato a prendere in carico quello specifico paziente può già effettuare unaprima valutazione diagnostica. “La conformazione geografica di Taiwan, che hazone impervie e montagnose, e la distribuzione ineguale delle strutture sanita-rie fa sì che i trasferimenti al Pronto Soccorso siano a volte molto lunghi”, spie-ga Mei-Ju Su, leader del team di ricercatori asiatici. “D’altra parte però gli equi-paggi delle ambulanze, se addestrati, hanno molto tempo a disposizione per ef-fettuare valutazioni dei pazienti e primi interventi”.

Scanner ecografici sulle ambulanzeconnessi in wi-fi col reparto?

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Il nuovo Pronto Soccorso, per il qualesono stati investiti 1.600.000 euro, ri-sponde così all’aumento di richiesta diprestazioni di emergenza registrato nelterritorio di Budrio: gli accessi al ProntoSoccorso nel periodo gennaio ottobredel 2008, infatti, sono stati 14.483, oltreil 5% in più rispetto allo stesso periododel 2007. Il nuovo Pronto Soccorso,inaugurato il 24 novembre, sarà opera-tivo dal 4 dicembre prossimo. Operano nel Pronto Soccorso del-l’Ospedale di Budrio: 12 medici, 26 in-fermieri, 12 operatori tecnici e 4 Opera-tori Socio Sanitari. L’attivazione delnuovo Pronto Soccorso è la prima tap-pa della realizzazione dell’ampliamentodell’ospedale di Budrio che sarà termi-

nata con l’operatività di tutti i reparti en-tro aprile 2009. Il nuovo Pronto Soccorso è dotato di in-gresso autonomo, camera calda conporte automatiche, triage per la primavalutazione, 3 ambulatori di visita, 4 po-stazioni di osservazione con serviziigienici dedicati, area di attesa, deposi-ti e spazi di servizio per il personale. Il nuovo Pronto Soccorso permette diaccogliere i cittadini in un contesto dimaggior comfort ed efficienza.Inoltre, èstata creata una viabilità dedicata al-l'emergenza.La struttura è stata costruita nel rispet-to degli standard più recenti per con-sentire in primo luogo la risposta piùtempestiva ed efficace alle emergenze– urgenze.

Le aree del Pronto SoccorsoGli spazi articolati in area di accettazio-ne, ambulatori, area di osservazione earea di attesa, consentono percorsisnelli anche per l’attività più di routine.

L’Osservazione Breve IntensivaPotenziata da 1 a 4 postazioni, di cui 2monitorizzate, l’ Osservazione BreveIntensiva. Nelle postazioni monitorizza-

te è possibile registrare continuamentela pressione arteriosa, saturazione diossigeno e il ritmo cardiaco. I parametrisono costantemente visualizzati oltreche sui monitor collegati alla postazioneanche dalla postazione centrale di tria-ge in modo da garantire un controllo co-stante.

Il triageFulcro dell’accettazione è la postazionedi triage strutturata in un open spaceper garantire la massima sorveglianzadell’ambiente e consentire la miglioreinterazione con il cittadino ricoverato inPronto Soccorso. Contestualmente so-no state studiate soluzioni per garantireal contempo anche la dovuta privacy.

Gli ambulatoriGli ambulatori sono 3, uno dei quali piùspecificamente allestito per l’emergen-za con lettino tecnologico pensile a sof-fitto, di facile manovrabilità su cui sonoposizionate le prese per i gas medicali,monitor defibrillatore, pompa siringa,comodi attacchi per le flebo. Completal’allestimento di questo ambulatorio unventilatore meccanico e carrelli tecnolo-gicamente avanzati e di diverso colore

Inaugurato il nuovo Pronto Soccorso dell’ospedale di Budrio >>> Emilia Romagna

Da sinistra: F. Ripa Di Meana, G. Barigazzi, G. Bissoni, C. Castelli, N. Binetti

Più che triplicato ilnuovo Pronto Soccor-so dell’ospedale diBudrio. 622 metriquadri rispetto ai 185del precedente, mi-gliorano anche com-fort e qualità delleprestazioni.

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in rapporto al materiale contenuto e dedicato a specificiinterventi (carrello pediatrico, chirurgico, per l’urgenzasull’adulto).L’arredo è stato predisposto in modo da poter interveni-re efficacemente in qualsiasi situazione, senza incontra-re ostacoli ed avendo tutto a portata di mano.

La camera caldaRispetto al precedente, il nuovo Pronto Soccorso dispo-ne anche di un’ampia camera calda, uno spazio specifi-catamente dedicato e riservato all’arrivo del paziente inambulanza o con mezzo proprio. Questo spazio riserva-to consente una maggiore facilità di manovra nella ge-stione del paziente.

La regolazione ambientaleIl nuovo Pronto Soccorso è stato realizzato con le piùmoderne tecnologie impiantistiche per di garantire com-fort e sicurezza ai pazienti ed agli operatori. Particolarecura è stata posta alle finiture, ai colori, all'illuminazioneed agli arredi con una elevata qualità estetica e funzio-nale e all'impianto di regolazione ambientale, per otte-nere sempre i migliori rendimenti. Gli impianti sono do-tati di un sistema di supervisione centralizzato che con-sente un controllo continuo dei parametri ambientali eduna gestione unica di tutti gli allarmi tramite computer(sicurezza antincendio, impianti tecnologici, ascensori).

Il nuovo ospedaleL’apertura del Pronto Soccorso è la prima tappa dell’at-tivazione di tutto l’ampliamento dell’ospedale ormaicompletato: entro aprile sarà operativo il nuovo atriod’ingresso, il nuovo Cup ed il bar, e verranno trasferitele unità operative di Medicina Interna, Chirurgia Gene-rale, Otorinolaringoiatria e Ginecologia. Nella nuovastruttura verrà garantita una migliore funzionalità, orga-nizzazione e comfort per i degenti. Nello stesso periodoverrà attivata la radiologia che sarà dotata di attrezzatu-re di radiologia tradizionale e Tac completamente rinno-vate.

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In Israele il tasso d’infortuni tra i bambini del settore arabo è qua-si il doppio rispetto a quello ebraico. Per questo motivo la Ma-gen David Adom e la Croce Rossa addestreranno gli studen-ti come operatori di primo soccorso.Il settore arabo rappresenta il 20% degli abitanti d’Israele, mail tasso d’infortuni per i bambini sulle strade o in casa, è mol-to alto; cadute, folgorazioni, annegamenti, soffocamenti, bru-ciature, etc. rappresentano gli incidenti più comuni e il nume-ro d’incidenti è’ destinato a salire.Venerdì 21 Novembre, ha avuto luogo il primo corso pressola Scuola superiore a Um El Fahm (in Galilea), invitata anchela stampa.Le lezioni saranno date in arabo dal para-medico della Magen David Adom WissamZoabi.I dati pubblicizzati sono allarmanti e il pro-blema molto serio, e per tale ragione ilDirettore Generale della MDA, Eli Bin, haincaricato Natan Kudinsky, Direttore delDipartimento di formazione, di aumentare i corsi nel settorearabo, specialmente tra gli adolescenti e di svolgere tali atti-vità su larga scala a partire da questa data e per tutto il 2009.La formazione degli studenti nelle città arabe, consentirà lorodi fornire una prima rapida risposta ai feriti prima che gli equi-paggi professionali della MDA arrivino, in modo da aumentareil numero delle persone salvate e diminuire il tasso di mortali-tà tra i feriti.La spiegazione circa la diversità della frequenza e la serietàdegli incidenti infantili tra le due popolazioni è da addebitare aidiversi fattori ambientali e familiari delle due popolazioni “ Mai nostri obiettivi - spiega Eli Bin - è anche quello di sollevarela consapevolezza tra la popolazione araba riguardo alla pos-sibilità di prestare il primo soccorso agli infortunati, indispen-sabile prima dell’arrivo dei soccorsi.”

E’ stato possibile organizzare un programma specifico di 44 oredi lezioni grazie alla cooperazione tra MDA, la Croce Rossa In-ternazionale, le autorità locali e le principali scuole superiori.Il programma su vasta scala, quindi non sarà rivolto solo aglistudenti ma anche a tutti gli adulti, e prevede il seguente pro-gramma di studio:Introduzione al primo soccorso, primo controllo medico sullepersone infortunate, valutazione sullo stato d’incoscienza in-cludendo gli attacchi e gli arresti cardiaci, ferite e bruciature, le-sioni alla testa, al torace e allo stomaco, ferite causate da ani-mali, valutazione delle malattie e delle lesioni.

Alle lezioni di teoria seguirà la parte praticache prevede la respirazione artificiale e ilmassaggio cardiaco, l’arresto delle emor-ragie, l’aggiustamento delle fratture e ilbendaggio.Oltre le nozioni di primo soccorso, la Ma-gen David Adom organizzerà delle” Gior-nate della salute”, che saranno pubbliciz-

zate dai locali mass media e rivolte a tutta la popolazione pro-prio per ridurre il tasso di mortalità tra i bambini arabi, vitti-me di soffocamento da cibo e da piccoli oggetti quali bottoni,monete, noci,caramelle, monete, anelli etc. Si spiegherà inmaniera chiara e semplice come il coordinamento tra il siste-ma di masticazione e il sistema respiratorio sia scarsamentesviluppato nei bambini e come le vie respiratorie dei bambi-ni siano più strette rispetto agli adulti, da qui la necessità ditagliare i cibi in pezzetti piccoli e tenere fuori dalla loro porta-ta tutti i piccoli oggetti che loro porteranno automaticamentealla bocca.Ritengo sia necessario, oltre che doveroso, far conoscere glisforzi e i programmi d’integrazione e di acculturazione com-piuti giornalmente da Israele - notizie che “ovviamente” - nonvengono mai portate a conoscenza dai mass media.

La MDA aumenta il numero dei soccorritorinel settore arabo

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La Magen David Adom e la Croce Rossa addestreranno gli

studenti come operatori di primo soccorso

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Dicembre 2008 Eo 27www.emergencyoggi.it

Il colera fa strage nello Zimbabwe, il Pae-se africano isolato dall'Occidente perche'sotto il regime di Robert Mugabe, e il go-verno non riesce a far fronte al contagio. Ilgoverno ha dunque proclamato lo stato diemergenza nazionale dopo che l'epidemiadi colera ha mietuto almeno 565 morti ac-certati e provocato il contagio di oltre12.500 persone, e ha chiesto l'aiuto ur-gente della comunita' internazionale. Conun'inusuale e franca ammissione del go-verno, il quotidiano 'Herald', vicino al pluri-decennale regime del presidente RobertMugabe, ha detto che il sistema sanitarioe' al collasso e ha chiesto aiuto alla comu-nita' dei donatori per fare fronte alla gra-vissima crisi sanitaria che attanaglia l'exRhodesia, gia' piegata da mesi di crescen-te instabilita' politica. "I nostri ospedalicentrali sono letteralmente fuori uso", hadetto il ministro della salute, David Parire-nyatwa, che ha chiesto medicinali, ciboper i pazienti e per i programmi di alimen-tazione infantile. "Il nostro personale e' de-

motivato e abbiamo bisogno di aiuto perassicurarci che (i medici e le infermiere)tornino ai loro posti di lavoro e riattivino ilsistema". L'epidemia di colera, una malat-tia che si trasmette attraverso l'acqua con-taminata, e' stato causato dal collasso del-la rete fognaria di Harare. Non solo: nellamaggior parte dei quartieri della capitale,la somministrazione dell'acqua e' stata ri-pristinata solo oggi dopo un taglio secco di48 ore; il razionamento era iniziato sabatoscorso, perche' la compagnia idrica stata-le, la ZINWA, era rimasta a corto di solfa-to di alluminio, la sostanza chimica impie-gata nel processo di potabilizzazione. Lapopolazione era cosi' stata costretta a cer-care di procurarsi da bere e da lavarsi ri-correndo a pozzi improvvisati, con il peri-colo di incrementare ulteriormente il dif-fondersi del colera. L'"urgente necessita'"di medicinali, cibo e materiale di lavoro, ela mancanza di acqua potabile, ha spintoil governo dello Zimbabwe a chiedere cir-ca 9 milioni di euro per il ministero della

salute pubblica, e per lo meno altri 3 milio-ni di euro per comprare prodotti chimiciper la potabilizzazione dell'acqua. Il Dipar-timento Sviluppo delle Nazioni Unite si e'unito all'appello del governo e ha chiestouna "risposta coordinata" per far fronte aiproblemi economici e sociali del Paese."Dobbiamo unire i nostri sforzi per vederecome rispondere a questo stato d'emer-genza", ha dichiarato il rappresentantedell'Onu, Agostinho Zacarias. L'epidemiadi colera, cominciata all'inizio dell'anno epeggiorata a settembre, si e' ormai estesaa 9 delle 10 province del Paese, anche sele aree piu' colpite sono i sobborghi di Ha-rare, Budiriro e Glen View; e Beitbridge, lacitta' al confine con la Repubblica Sudafri-cana, dove dalla meta' di novembre si so-no registrati piu' di 3.000 casi. Nel vicinoSudafrica, intanto le autorita' hanno resonoto che le acque del fiume Limpopo, sulconfine con lo stesso Zimbabwe, sono ri-sultate positive alla presenza del vibrioneresponsabile della malattia.

Emergenza colera in Zimbabwe: 565 morti e 12.500 persone contagiate

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COLERA FA STRAGE,EMERGENZA NAZIONALE IN ZIMBABWE

Foto: Paolo Astaldi

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Dicembre 2008Eo 28

Un presidio forte sul modello "ProtezioneCivile"; un nuovo Codice della Strada conpoche e dure norme di comportamento;più investimenti per forze dell'Ordine, in-frastrutture e progetti di educazione allaguida. Sono queste le principali propostedella Fondazione ANIA avanzate nel cor-so dell'audizione in Commissione Tra-sporti della Camera per affrontare una ve-ra e propria emergenza nazionale, quelladegli incidenti stradali, che ogni anno re-gistra oltre 5.100 morti.La sicurezza stradale è un'emergenzanazionale e le statistiche lo dimostrano.Dalla recente pubblicazione dell'Istat, sirileva che in Italia i morti per incidentestradale nel 2007 sono 5.131, il valore piùalto in Europa dopo quello della Polonia. Imorti sulle nostre strade sono 500 in piùdella Francia, 1.300 circa in più della Spa-gna, oltre 2000 in più del Regno Unito,180 in più della Germania che ha però 80milioni di abitanti a fronte dei nostri 59 mi-lioni. L'Italia evidenzia dal 2001 un calodella mortalità, ma è ancora lontana dal-l'obiettivo sancito dal Trattato di Lisbonadi dimezzare le vittime entro il 2010. Quindi, è necessario che il Governo e leIstituzioni preposte definiscano con lamassima urgenza i punti chiave da affron-tare per migliorare la sicurezza stradale inItalia. La Fondazione ANIA, in questosenso, ha proposto alla Commissione

presieduta dall'On. Valducci un pacchettodi misure. In primo luogo, il coordinamen-to tra Istituzioni nelle azioni di prevenzio-ne e sicurezza stradale. Un'unica cabinadi regia delle attività sulla materia attra-verso l'istituzione di un Dipartimento/Ser-vizio Nazionale della Sicurezza Stradaleche operi come diretta emanazione delGoverno in funzione di coordinamento ditutte le Forze e gli Organismi pubblici eprivati che agiscono nel settore della mo-bilità e della sicurezza stradale. Il Diparti-mento/Servizio Nazionale della SicurezzaStradale andrebbe dotato di poteri spe-ciali simili a quelli riconosciuti alla Prote-zione Civile. La seconda proposta della FondazioneAnia è la semplificazione del Codice dellaStrada perchè "occorrono poche norme diguida, chiare e forti, mentre il nostro Co-dice della Strada si distingue per la suacomplessità e per i continui interventi dimodifica". La Fondazione ANIA ritieneche sia opportuno mettervi mano con unintervento drastico di revisione teso amantenere il solo titolo V che detta le nor-me di comportamento. -Come ridurre la velocità Anche sullascorta di best practice di altri Paesi euro-pei come la Francia, è necessario che ilgoverno intervenga con un incrementodei fondi per finanziare l'estensione deicontrolli con le telecamere di sicurezza e

i sistemi di controllo elettronico di velocità(tipo tutor), che svolgono un ruolo decisi-vo nello scoraggiare gli automobilisti anon rispettare i limiti di velocità. -Comemigliorare le infrastrutture Vanno introdot-te misure sanzionatorie, come la riduzio-ne dei trasferimenti, nei confronti dei co-muni che non adempiono al disposto del-l'articolo 208 del Codice della Strada cheprevede di destinare una quota pari al50% dei proventi contravvenzionali al mi-glioramento della circolazione sulle stra-de. -Misure per i giovani guidatori Gli inci-denti stradali rappresentano la prima cau-sa di morte tra i giovani. Per la Fondazio-ne è necessario educare i neoguidatoricon una riforma della patente di guida a li-vello europeo (migliore preparazione teo-rica e pratica, 'patente di guida in prova'per i primi tre anni, educazione stradaleobbligatoria). Per l'alcol, causa del 30%degli incidenti, tolleranza zero e tasso al-colemico zero, nei primi tre anni di paten-te, sul principio anglosassone 'chi bevenon guida, chi guida non beve'. -Misureper la sicurezzadelle due ruote L'Italia re-gistra un trend di incidenti e di morti sulledue ruote tra i peggiori d'Europa. Apparenecessario intervenire sulla formazioneteorica e pratica di guida per i conducentidi questi veicoli e introdurre l'obbligo del-la prova pratica per il conseguimento delcertificato di idoneità per la guida del ci-

è vera EMERGENZA NAZIONALEOgni anno in Italia

oltre 5 mila vittimesulle strade

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Dicembre 2008 Eo 29www.emergencyoggi.it

Sono oltre 2.000 i bambini che ogni gior-no perdono la vita a seguito di infortuni'accidentali' e decine di milioni coloroche ogni anno finiscono in ospedale e

spesso rimangono disabili per tutta la vita. So-no questi i dati di un nuovo rapporto congiuntoOms/Unicef lanciato oggi a Hanoi, in Vietname presentato anche a Roma. Il primo Rapportomondiale sulla prevenzione degli infortuni neibambini è integrato da un rapporto europeo,anch'esso presentato oggi. Entrambi fornisco-no un'ampia analisi degli infortuni nei bambinied adolescenti e identificano soluzioni per laloro prevenzione. I rapporti concludono che,sulla base delle evidenze disponibili, almeno1.000 giovani vite potrebbero essere salvatequotidianamente se misure di dimostrata effi-cacia fossero adottate ovunque nel mondo."Gli infortuni nei bambini costituiscono un pro-blema serio di sanità pubblica. Oltre agli830.000 che muoiono ogni anno, milioni di altribambini sono vittima di infortuni che spesso ri-chiedono lunghi tempi di ricovero e riabilitazio-ne", afferma Margaret Chan, direttore genera-le Oms. "Il costo di queste cure puo' impoveri-re un'intera famiglia. I bambini delle famiglie edelle comunità più povere -spiega- rischiano dipiù in quanto più difficilmente beneficiano diprogrammi di prevenzione e di servizi sanitaridi qualita'". I rapporti rivelano che gli infortunisono la prima causa di morte dei bambini oltrei 9 anni e che il 95% delle vittime si trova neipaesi a basso e medio reddito. In Europa, l'Ita-lia registra i tassi più bassi per numero di bam-bini vittime di annegamenti, avvelenamenti edustioni. Anche se il punto dolente resta quellodegli incidenti stradali con due giovani vitestroncate sull'asfalto ogni giorno. Incidenti inscooter o in macchina, investimenti sulla stra-da, spesso in prossimità di scuole e luoghi di ri-trovo: una tragedia che conta 800 vittime l'an-no con meno di 19 anni, ben l'80% delle mortiper infortuni che il nostro Paese registra an-nualmente (1.000).A uccidere bambini e adolescenti sulle stradedella Penisola "è, nel 30% dei casi - spiega amargine dell'incontro capitolino Francesca Ra-cioppi, responsabile del Centro europeo am-biente e salute dell'Oms - la velocità". Ciò si-

gnifica che 240 giovani vite potrebbero essererisparmiate se non pigiassimo troppo il piedesull'acceleratore. Ma sul banco degli imputatianche altre dimenticanze e distrazioni di geni-tori poco consapevoli dei pericoli che i piccolicorrono sulla strada. ''Troppi bambini - sottoli-nea Racioppi - viaggiano in auto sul sedile an-teriore in braccio a un genitore, anziché sulseggiolino. Si pensa che questo sia un gestod'affetto, in realtà mette in pericolo la vita deinostri figli". In complesso sono 5 le principalicause di morte e disabilità per infortunio checolpiscono bambini ed adolescenti nel mondo,in Europa e in Italia. Incidenti stradali: ogni an-no uccidono 260.000 bambini nel mondo e16.400 in Europa. Rappresentano la primacausa di morte e infermità (danni cerebrali eossei) in bambini ed adolescenti. Annegamen-ti: ogni anno uccidono oltre 175.000 bambininel mondo e 5.000 in Europa. I bambini chesopravvivono spesso riportano danni cerebraliper tutta la vita. Ustioni: ogni anno uccidonoquasi 96.000 bambini nel mondo e 1.700 inEuropa. Il tasso di mortalità è di circa 11 voltemaggiore nei paesi più poveri e questa diffe-renza arriva a 85 volte in Europa.Tra le cause di morte anche le cadute: ogni an-no uccidono quasi 47.000 bambini nel mondoe 1.500 in Europa. Centinaia di migliaia dibambini subiscono le conseguenze di cadutenon mortali. Avvelenamenti: ogni anno uccido-no oltre 45.000 bambini nel mondo e 3.000 inEuropa. La casa è il luogo in cui gli avvelena-menti incidentali dei bambini avvengono piùcomunemente.Misure di prevenzione di provata efficacia pos-sono avere un impatto positivo nella riduzionedegli infortuni. Queste misure presuppongonodi promuovere leggi su cinture di sicurezza ecaschi per bambini; installare meccanismi diregolazione della temperatura dell'acqua cal-da; corredare di chiusure di sicurezza i flaconidi medicinali, gli accendini e i contenitori di pro-dotti tossici; pianificare e realizzare piste sepa-rate per biciclette e motocicli; svuotare l'acquada vasche da bagno e secchi; ridisegnare ilmobilio degli asili nido, i giocattoli e le aree digioco; e migliorare i servizi d'emergenza medi-ca e di riabilitazione.

STRADE KILLER per i minori

Sicurezza stradaleclomotore. -Norme cogenti per icattivi guidatori Coloro che hannocommesso gravi infrazioni, comela guida in stato di ebbrezza,hanno necessità di misure tera-peutico-riabilitative con lo scopodi modificare in modo adeguato estabile il loro comportamento allaguida. Vanno creati e resi obbli-gatori corsi di "driver improve-ment", che all'estero hanno evi-denziato una riduzione del rischiodi recidive di circa il 50% rispettoad un adeguato gruppo di con-trollo non trattato. In quest'otticavanno previsti interventi anchesulla patente a punti, introducen-do un test di verifica dell'appren-dimento presso gli uffici della Mo-torizzazione per i conducentisanzionati. - Miglioramento dellaraccolta dati sull'incidentalità Permigliorare il flusso dei dati e con-sentire alle Autorità competenti ditarare la misure di intervento an-drebbe introdotta una norma cheobblighi i vari enti proprietari distrade a fornire, entro i 60 giornidell'anno successivo, tutti i datirelativi all'incidentalità. La stessanorma dovrebbe prevedere dellesanzioni per le amministrazioniinadempienti, in termini di minoritrasferimenti. A margine dell'au-dizione la Fondazione ANIA hainvitato la Commissione a valuta-re la possibilità che una parte deirisparmi derivanti dai minori one-ri del servizio del debito pubblico- dovuti al calo dei tassi di inte-resse - vengano investiti in sicu-rezza stradale. A commento del-l'audizione il Presidente dellaFondazione ANIA per la Sicurez-za Stradale Sandro Salvati haspiegato che "occorre concentra-re le forze creando una task for-ce nazionale composta da Istitu-zioni ed operatori per un pianostrategico e progetti sistemici sunorme, strutture, educazione econtrolli. L'obiettivo della sicurez-za stradale attraverso la culturadella 'prevenzione e controllo'rappresenta l'impegno su cui laFondazione ANIA, in rappresen-tanza delle compagnie di assicu-razione, è totalmente disponibilea cooperare".

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