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IL MENSILE GENOVESE A DISTRIBUZIONE GRATUITA ANNO VI n 45 a.c. PIRRI IL FUTURO È ADESSO? PORTO ANTICO DI GENOVA

Era Superba n45

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Il Porto Antico di Genova fra presente e futuro, intervista al direttore Alberto Cappato. Il progetto del parcheggio interrato in piazza della Vittoria sotto alle Caravelle, la storia di Villa Duchessa di Galliera a Voltri, la Consulta Regionale dei Teatri e ildiario di viaggio alle isole Aran in Irlanda

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IL MENSILE GENOVESE A DISTRIBUZIONE GRATUITAANNO VI

n 45a.c. PIRRI

IL FUTURO È ADESSO?PORTO ANTICO DI GENOVA

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Speciale porto antico di genova

il peso dell 'impercepibileParcheggio sotto le caravelle

chiostro di san bartolomeoa spasso per zena:

villa duchessa di galliera

lettere dalla lunaDiario di viaggio: isole aran

liberamentevino veritas

rifiuti elettronici

consulta regionale dei teatrifermata a richiesta

il banditorel 'angolo di gianni martini

lista distribuzioneparla come mangi

un zeneize all ' infernoagenda

varie ed eventuali

EDITORIALE

La città è fatta di persone, certamente, tan-te persone e tante macchine, uno sciame di moscerini per un’idea di movimento, traf-fico, scambio, mobilità.Poi ci sono le case, i palazzoni e gli edi-fici storici. Eh si, perché la città, prima di tutto, è fatta di cose immobili, di pietra e di cemento. E la fermezza in città prevale senza ostacolo alcuno sul movimento, non facciamoci illudere dagli scooter imbizzar-riti, non c’è proprio partita, credetemi.Vi dirò di più, la differenza a favore dell’im-mobilità la fanno gli uomini stessi.

Ci sono corde marce e intrise di sale che stringono e costringono questa pozzan-ghera di città, ferme e incrostate da decine e decine di anni, bulloni corrosi dalla rug-gine che basta applicare un po’ di vernice color argento e sembrano nuovi di pacca.

Li riconosci subito, hanno lo sguardo pie-toso e il lamento sulle labbra, vecchie fer-raglie che si scaldano al sole, mentre fuori piove. Complici e indispensabili uno per l’altro in uno sputo di cortile, inutili alla cau-sa appena varcata la soglia.

Li trovi negli uffici pubblici, in quelli più pic-coli dove non si svolgono attività conside-rate “essenziali”, ai margini della macchi-na istituzionale, dove spesso si fa fatica a svolgere con successo il proprio lavoro per mancanza di fondi e soprattutto di buone idee; li trovi anche negli uffici più grandi, sono dirigenti terrorizzati dal confronto con l’iniziativa privata, soprattutto quando gli interlocutori sono giovani. Ma i nostri bullo-ni, guardate bene, non arrugginiscono solo nella pubblica amministrazione. Inquina-no anche i CdA di un’interminabile partita “inter nos”, convinti di dover resistere, di doversi proteggere da un futuro che si sta preannunciando più faticoso del previsto.

La loro lungimiranza è uno scudo antisom-mossa.

Con affetto,Gabriele Serpe

SOTTO LA LENTE

A VOXE DE ZENA

di tutto un po'

il caffè degli artisti

EDITOREAssociazione Culturale PirriAMMINISTRAZIONE Manuela Stella, Marco Brancato

GRAFICA E IMPAGINAZIONE Constanza RojasCOPERTINA Constanza Rojas

REDAZIONE Manuela Stella, Matteo Quadrone, Clau-dia Baghino, Marta Traverso, Elettra Antognetti

HANNO COLLABORATO Michela Alibrandi, Gianni Martini, Gigi Picetti, Gianluca Nicosia, Daniele Aureli,

Emiliano Bruzzone, Xenia Stresino, Diego Arbore, Adriana Morando, Giorgio Avanzino, Federico Viotti

COMMERCIALE Annalisa Serpe ([email protected])

STAMPA Tipografia MecaCONTATTI www.erasuperba.it 0103010352

[email protected] tribunale di Genova registro stampa n 22/08

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Genova e di Nizza, PhD in Transport Engineering and Economics, con esperien-ze lavorative al polo scien-tifico di Sophia Antipolis di Nizza nell’ambito della pia-nificazione e del marketing territoriale, in un curricu-lum ancora molto più este-so), Cappato è sembrato essere ai membri del CdA della Società Porto Antico la figura ideale per il rilan-cio di un’area altamente strategica per la città di Ge-nova, sia dal punto di vista culturale che economico: in corso l’apertura ai mer-cati internazionali e la ri-cerca di nuovi partner, per un nuovo grande progetto di esportazione dell’ec-cellenza genovese nel pa-norama internazionale.

IL FUTURO È ADESSO?

P O R T O A N T I C O D I G E N O V A

Direttore Generale della società Porto Antico di Ge-nova S.p.A. dallo scorso 15 novembre 2012, Alberto Cappato (genovese, classe 1971, dal 1999 Segretario Generale dell’Istituto Inter-nazionale delle Comunica-zioni) ha ormai terminato la fisiologica fase di “rodag-gio” post-insediamento e, inseritosi al meglio nel suo ruolo direttoriale, ci acco-glie con entusiasmo e ci offre una panoramica a 360 gradi del passato del Por-to Antico, della situazione presente e dei tanti progetti per il futuro. Nominato an-che in considerazione del-la sua fama internazionale e dell’esperienza svilup-pata all’estero (laureato in Economia all’Università di

Con il Direttore Generale di Porto Antico di Genova S.p.A. Alberto Cappato, ripercorriamo le strategie che hanno caratterizzato i primi vent’anni di vita del waterfront ge-novese, le innovazioni del presente nel campo dell’edu-taiment e gli obiettivi per il futuro.

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Il Porto Antico ha compiuto vent’anni poco meno di un anno fa. Un bilancio di questo periodo di attività.«Dopo i primi anni di vita del Porto Antico, dal 1992 al 1996, con l’insediamento dell’Acquario come grande attrazione turistica, sono iniziate a Genova le operazioni di risanamento del centro storico e di espansione della città, proprio in concomitanza con il potenziamento del waterfront e questo all’inizio ha limitato la sfera di azione dell’area portuale: infatti, si temeva che forzando troppo la mano sulla promozione delle attività del nuovo Porto si rischiasse di danneggiare il recupero dei vicoli, appena iniziato. Per questo all’epoca si decise di optare per l’inserimento, all’in-terno del nuovo centro portuale, di esercizi commerciali diversi da quelli del tessuto urbano: il Porto Antico ha voluto e dovuto indirizzarsi quindi verso il settore della ristorazione, creando nel tempo una situazione di saturazione.Inizialmente questa si è rivelata una scelta vincente, un’offerta ampia e varia, per tutti i gusti e per tutte le tasche; oggi, però, continuare a saturare l’area di ristoranti e bar non ci sembra la scelta più consona. Scongiurato ormai il pericolo di intralciare il percorso di riqualifica del centro storico, ci sentiamo dunque più fiduciosi nell’aprirci a nuovi tipi di attività, diverse da quelle risto-rative: il Porto è un punto di riferimento importante per la città, unico caso di grande area pedonale per il relax e il tempo libero, ma anche maxi-contenitore di attività volte all’apprendimento. In una parola, “edutainment”, per imparare divertendosi: questo il leitmotiv che ha permesso di puntare sul turismo, richiamando un pubblico di bambini e ragazzi (con Acquario, Città dei Bambi-ni, Area Gioco Mandraccio, ecc) e “svecchiando” l’immagine del-la Superba, città considerata anziana e di anziani, la cui popola-zione è calata da 800 mila a circa 600 mila negli ultimi anni. Noi di Porto Antico S.p.A, che abbiamo la fortuna di gestire un’area chiave per il futuro dell’intera città, vogliamo dare un messaggio positivo, di crescita, con investimenti importanti e attenzione per le attività produttive (sia nel campo dell’industria pesante, che leggera, e dello sviluppo di software)».

E a questo proposito, quali sono i progetti in serbo per il futuro?«Tanto per cominciare, la Vasca dei Delfini, il grande proget-to di Renzo Piano per l’implementazione dell’Acquario, che vedrà raddoppiata la sua superficie. La vasca, pur trattandosi di una struttura galleggiante in cemento armato, mastodon-tica nei suoi 100 per 30 mq di dimensioni, si inserirà con leg-giadria nello skyline portuale, senza appesantirne la silhou-ette. È una grande novità per l’Acquario, la più grande dopo 21 anni: noi di Porto Antico S.p.A crediamo molto in questa nuova avventura, tanto che abbiamo deciso di farci soggetto promotore e investirvi ben 30 milioni di euro. Gli altri soggetti

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l'intervistaUno spazio di oltre 1.000 mq carat-terizzato da allestimenti interattivi, reperti e proiezioni di filmati. Una collezione espositiva destinata a rinnovarsi nel tempo, man mano che le scoperte scientifiche porte-ranno nuovi contributi.Questo è il Museo dell’Antartide al Porto Antico - spazio espositivo e centro di ricerca intitolato all’in-gegnere e geologo Felice Ippolito - aperto nel 1998 e (re)inaugurato a marzo dopo un anno di chiusura per restauro.Vi siete chiesti perché mai a Ge-nova ci sia un Museo dedicato al sesto continente? Genova è una delle tre città italiane che fanno parte del Centro Interuniversitario di ricerca dedicato all’Antartide: gli spazi espositivi delle tre città approfondiscono rispettivamente l’Antartide dal punto di vista biolo-gico/ecologico (Genova), storico (Trieste) e geologico (Siena).Nel 1985 fu istituito il Programma Nazionale di Ricerche in Antartide, che come primo atto ha avviato i lavori per costruire una base per-manente in cui svolgere attività di ricerca scientifica e tecnologica. Tra coloro che progettarono la base di Baia Terranova e le prime campagne di ricerca c’è stato un genovese, il metereologo Carlo Scottino, che aveva già effettuato spedizioni in Antartide negli anni Settanta.Il Museo dell’Antartide è aperto da martedì a domenica, ore 10-18 (chiuso il lunedì). Il biglietto d’in-gresso costa 6 € (ridotto 3 € under 12 e 4 € over 65). Nei fine settimana e nei festivi sono previste visite gui-date dal titolo “Scopri con noi l’An-tartide”, con inizio alle 11.30 e alle 15.30 e della durata di circa 40’. Per info e prenotazioni 010 2345666.

MUSEo DELL'ANTARTIDE

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partner (Costa Edutainement, Camera di Commercio, Comu-ne di Genova e Autorità Portuale) contribuiscono, siamo noi a occuparci del management vero e proprio. Ad esempio, Costa, di suo, ha finanziato con 3 milioni di euro, e altri 9 provengono dai residui delle casse delle Colombiadi, che abbiamo deciso di mettere a frutto in questo modo, reinvestendo per lo sviluppo del Porto stesso. Un retroscena: i lavori, che sarebbero dovuti esse-re già terminati, sono stati rallentati di ulteriori 3 mesi (rispetto al già accumulato ritardo) a causa del ritrovamento di reperti arche-ologici datati V secolo a.C. I reperti di cui disponevamo fino ad ora risalivano –i più antichi- al 200 a.C. e questa nuova scoper-ta fa retrocedere di ulteriori tre secoli la presunta datazione del Porto. Assieme ai ritardi, si sono accumulati naturalmente anche i costi per l’estrazione dei reperti, ma tutto ciò ci è sembrato lo stesso altamente positivo, tanto che già si pensa di creare, nella zona della nuova Vasca, un sito di valorizzazione archeologica dei ritrovamenti.Tuttavia, quello che ci preme è non solo attirare nuovi investi-tori e intraprendere altri progetti, bensì per prima cosa fare in modo che chi è già nella nostra squadra ci stia bene e voglia continuare a lavorare con noi, in un percorso in cui si pro-spettano certamente difficoltà, ma anche grandi successi. Attualmente i nostri spazi sono occupati non dico al 100%, ma quasi: restano libere solo poche aree da adibire a uffici o ad attività ludico-educative. Dopo l’inaugurazione di Wow! e il rinnovamento di MNA Museo dell’Antartide, i grandi contenito-ri sono stati tutti riempiti. Ora vogliamo soprattutto mantenere l’area attrattiva, come già è, e ancora di più: in programma, manifestazioni diverse lungo tutto l’anno, per mantenere viva

Ha inaugurato poco più di un mese fa WOW! Genova Science Center, il primo centro di divulgazione scien-tifica in Italia che ospiterà soltanto mostre temporanee e laboratori for-mativi per i visitatori, le famiglie e le scuole. Il centro si trova ai Magazzini del Cotone, nello spazio che per anni ha ospitato il negozio Music Store.La prima mostra di WOW! Genova Science Center è “BRAIN – Il mon-do in testa”, che nel primo mese di apertura ha già avuto oltre 5.000 vi-sitatori. All’interno della mostra si può imparare come funziona il cervello e come si sviluppa nel corso della vita; cosa ha in comune il cervello umano con quello di altre creatureviventi; come si è evoluta nel tem-po la ricerca sui meccanismi del cervello e sulle più diffuse malattie e disfunzioni; come si determinano percezione, memoria e apprendi-mento, coscienza, attenzione, sogni.La mostra è arricchita da allestimenti interattivi, effetti speciali, riproduzioni in 3D, simulazioni virtuali e laboratori guidati da animatori scientifici. L’aper-tura al pubblico è fino al 7 luglio 2013, tutti i giorni (lunedì escluso) dalle 10 alle 18. A seguire, la prossima mostra di WOW! Genova Science Center sarà “Extreme Deep - Missione negli abissi”, alla scoperta dei misteri de-gli oceani e delle profondità marine.Prevista a breve - al massimo entro fine estate - anche l’inaugurazione di Casa Genoa, uno spazio che il club calcistico genovese apre al Porto Antico per festeggiare i 120 anni dalla sua fondazione. Lo spazio avrà sede in Palazzina San Giobat-ta e sarà strutturato su tre piani: uno dedicato al negozio Genoa Store, uno con una sala multimediale e il servizio di acquisto biglietti, infine uno per il Museo del Genoa la cui attuale sede è in Salita Di Negro.

Wow! Genova Science Center e Casa Genoa

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la zona per i genovesi e per chi viene da fuori, richiamando flus-si di turisti nazionali e internazionali. A questo proposito, mi sto impegnando personalmente per “esportare” la forza di Genova nel mondo e in questi mesi ho già ottenuto qualche successo: lo scorso gennaio ho presentato il Porto Antico di Genova a una delegazione di AIVP – Associazione Internazionale Città e Porti e ho avuto modo di far conoscere le nostre attività. La città, in-fatti, è in lizza assieme a Tangeri e Durban per diventare sede della Conferenza Mondiale AIVP 2014, opportunità unica per far conoscere le nostre attrattive davanti a oltre 400 delegati da più di 40 paesi».

E non dimentichiamo il maxi-progetto per il restyling del Ponte Parodi… Una vera e propria espansione a Ponente: c’è un valore strategico in questa “conquista del West”?«Quella del Ponte Parodi è un’opera grandissima, e altrettanto complicata. La nostra società ha partecipato al progetto in prima persona, facendosene promotore e investendo molto, in termini sia di denaro che di aspettative, per un ulteriore ampliamento del waterfront portuale. Il nostro ruolo consisteva semplicemente nel favorire l’avvio dei lavori, tramite investimento monetario, e di farci da parte all’indomani dell’inizio del progetto vero e proprio, lasciando le redini in mano a un privato, la ditta francese Altarea, che seguirà i lavori e gestirà le operazioni del nuovo complesso, diventando quindi nostra partner nell’amministrazione del nuovo waterfront ampliato. Porto Antico S.p.A. ha deciso, a suo tempo, di inserirsi in questo maxi-progetto perché abbiamo sempre so-stenuto l’importanza di generare un meccanismo virtuoso, per cui la riqualifica dell’area portuale inneschi anche una parallela rivitalizzazione della zona a monte, da Via Prè a San Teodoro, e così via, a completare il percorso intrapreso anni fa a Sarzano-Sant’Agostino.»

A questo proposito, come vedrebbe l’ipotesi di riqualificare l’area del Molo e delle storiche Mura di Malapaga e inserirle in un continuum museale da Levante a Ponente?«Naturalmente vedo di buon occhio tutto ciò che ha a che fare con l’ampliamento del waterfront: sia la realizzazione del progetto di Renzo Piano per la creazione di un percorso pe-donale che unisca la Fiera del Mare con le zone industriali del Ponente, sia l’apertura a nuovi poli museali che possano completare la già articolata offerta del Porto Antico. È lo stes-so che succede con Galata – Museo del Mare: gestito da un altro soggetto, facciamo squadra tutti insieme per creare un unico waterfront e giovare al territorio e all’economia. Ci sta a cuore intraprendere un percorso che coniughi e armoniz-zi i tre fattori economico, ambientale, sociale, nell’ottica di uno sviluppo sostenibile, o “sustainable”, come si usa dire. In Francia la traduzione del termine inglese ha una connotazione leggermente diversa da quella di “sostenibilità” che diamo noi italiani: loro usano l’efficace “durabilité”, cioè “durabilità”, che

Un “fun-shopping center” adia-cente a Galata Museo del Mare e alla Facoltà di Economia che estende verso Levante la ban-china portuale e fa da continua-zione alla zona che dalla Fiera del Mare arriva al Porto Antico, facendone un unico grande wa-terfront. Questo il progetto per l’ambizio-so restyling di Ponte Parodi pre-sentato nell’ormai lontano 2000 dagli architetti Ben van Berkel e Carolin Bos dello studio olande-se UNStudio.Un investimento di oltre 150 mi-lioni di euro per un centro poli-funzionale di circa 40 mila metri quadri, su un’area di estensione complessiva pari a 76 mila (da tempo in disuso e adiacente all’imponente Silos Hennebique a cui è legato un progetto di ri-struttturazione), capace di co-niugare attenzione alla fruizione pubblica e integrazione del nuo-vo polo con la città: una grande piazza sull’acqua, o meglio “la” grande Piazza sul Mediterra-neo, tridimensionale ed ecoso-stenibile. Oltre al nuovo terminal traghetti, un centro wellness e spa, un polo didattico dotato di auditorium, un centro commerciale e area shop-ping e un parco pubblico con anfiteatro; di grande rilevanza la copertura della struttura, con l’impianto di vegetazione sia au-toctona che di altre aree geogra-fiche, a creare un vero e proprio giardino. Previsti anche ulteriori spazi commerciali, parking auto da 1300 posti, esercizi di vario genere, dalle agenzie di viaggio all’ufficio postale. L’avvio dei la-vori dovrebbe arrivare nel 2014 e la fine prevista per il 2016.

PONTE PARODILA PIAZZA SUL MEDITERRANEO

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Non solo Magazzini del Cotone e Magazzini dell’Abbondanza: na-scosti fra i tetti del quartiere del Molo, a pochi passi dal Porto An-tico, si trova una concentrazione di edifici storici (per lo più risalen-ti al 1400-1500) dall’alto valore architettonico. Magazzini per le merci del vecchio porto di Geno-va, poi adibiti ad altri usi, alcuni di questi immobili sono stati trasfor-mati in residenze condominiali o in locali pubblici, mentre ad altri è toccata sorte peggiore: dimenti-cati, abbandonati al degrado.È il caso dei magazzini di vico Palla 4 e 9r (quest’ultimo rivela, impietoso, le ferite ancora aperte della Seconda Guerra Mondiale) e del magazzino di origine me-dievale di vico dei Bottai 6r.Per l’edificio di vico dei Bottai esiste un progetto di riqualifica-zione, un Museo dei Cereali – o meglio, della Birra, della Focac-cia e della Città di Genova- con tanto di area ristoro e cortile esterno nell’adiacente piazzetta Paolo De Luca; l’idea è di Giu-seppe Iose Varlese (proprieta-rio del magazzino, nonché ex gestore del Teatro Hop Altrove e produttore della birra Bryton) supportato dagli architetti dello studio OBR di Salita San Mat-teo. Il progetto è ancora “work in progress”: avviato nel settembre-ottobre 2012, il lavoro ha subito un primo arresto a causa della mancanza di investitori, anche se le trattative con diversi sog-getti interessati (l’ultimo, di due settimane fa) non si sono mai fermate.Di proprietà privata anche il ma-gazzino di vico Palla 4 (nel ‘400 era deposito di sale, poi di tè, in tempi più recenti adibito a officina

RIQUALIFICAZIONE DEL MOLO GLI ANTICHI MAGAZZINI

a mio avviso trasmette bene l’idea di un percorso che deve portare nel tempo a ricadute positive. Come si possono avere ricadute positive se c’è uno squilibrio tra interessi economici, ambientali e sociali? In questo senso, stiamo cercando di aprirci alle energie alternative e alla mobilità elettrica».

Mi viene in mente il progetto “Illuminate”. Ci racconti di cosa si tratta.«Si tratta di un’iniziativa che si inserisce nell’ambito di Genova Smart City, riguarda sia l’area del Porto e i Magazzini del Coto-ne, che quella dell’Acquario, di cui si occupa però Costa. Esso prevede la sostituzione dell’attuale illuminazione esterna con le moderne tecnologie a led, che garantiscono una riduzione del dispendio energetico di oltre il 50%, a fronte di eguale intensità e durata dell’illuminazione. Per quanto riguarda noi, il processo di sostituzione dell’attuale illuminazione riguarda l’area dei Magaz-zini e del Porto e si concluderà entro fine giugno 2013».

Non solo Porto Antico S.p.A., ma anche Costa Edutainment, Comune di Genova… quanto la sinergia di soggetti diversi gioca a favore della crescita dell’area?«Molto, senza dubbio. Nel caso di Costa, ad esempio, c’è un rapporto di partenariato privilegiato: in quanto gestori di Acquario Village –di cui noi siamo proprietari- possiamo dire che loro sono nostri clienti ma, vista l’importanza del ruolo che l’Acquario gioca per la nostra Società, anche il ruolo di Costa non può essere rele-gato al rango di semplice “cliente”. Con loro, cooperiamo positiva-mente a tutti i livelli. Anzi, visto che io e il direttore di Costa siamo entrambi neoeletti e per giunta abbiamo lo stesso nome (Alberto De Grandi, succeduto a Carla Sibilla, attualmente Assessore al Turismo n.d.r.), molti dipendenti scherzano, dicendo che è iniziata l’”era dei due Alberti”. Anche con il Comune il rapporto è ottimo e ci sentiamo sostenuti nelle nostre iniziative, sia da loro che dagli altri nostri partner e azionisti (Camera di Commercio e Autorità Por-tuale, partecipanti rispettivamente per il 43,44% e 5,6%, mentre il Comune ha il 51% delle azioni, n.d.r.)»

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Fotografia di Diego Arbore

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meccanica, ormai è in disuso da decenni): anche in questo caso esiste già un progetto di recu-pero dello stabile che prevede la trasformazione in ristorante-sala espositiva. L’ipotesi è stata avanzata dagli ingegneri della P.R.D. e a breve partiranno i primi interventi di ripristino del varco d’accesso –una struttu-ra di 2 metri di altezza per 6 di larghezza- su Vico Malatti.Diversa la situazione del magaz-zino di vico Palla 9r. Di proprietà statale, anch’esso risalente al ‘400, nel 1810 perde la sua fun-zione primaria per essere adibito a ricovero delle truppe francesi. Danneggiato dai bombarda-menti durante l’ultimo conflitto mondiale, ha resistito al passare del tempo ma è inaccessibile da decenni, immerso nella sporcizia e nel degrado urbano. Eppure, il 9 rosso di Vico Palla, è ricono-sciuto parte del patrimonio sto-rico-artistico nazionale; rientra, infatti, nel progetto Valore Paese promosso dall’Agenzia del De-manio per il recupero di edifici di particolare valore storico. A questo proposito, il Comune di Genova ha avviato la richiesta per il trasferimento gratuito della proprietà del magazzino avvalen-dosi dell’articolo 5 comma 5 del decreto legislativo 28 maggio n. 85 sul federalismo demaniale. Gli immobili vengono trasferi-ti alle amministrazioni locali se queste ultime presentano un pro-getto considerato adatto e di alto valore per l’intera cittadinanza, anche con il coinvolgimento di soggetti privati, disposti a forni-re sostegno economico. Ad oggi il Comune è in attesa di ottene-re a tutti gli effetti il passaggio di proprietà, tuttavia rimane difficile, per il momento, immaginare un futuro per l’antico magazzino.Vico Palla 4, render fornito da P.R.D. Progetti e Costruzioni

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Nel lessico dell’attuale comu-nicazione pullulano fumosi eu-femismi impiegati al fine di ma-scherare alla nostra percezione consapevole il reale senso delle frasi. Sono sinonimi apparenti, studiati con cura dai mercenari del condizionamento di massa per falsare la realtà.

Per l’opportuna decodifica difen-siva risulta utilissimo un buon dizionario etimologico, guarda a caso pressoché introvabile nella maggior parte delle librerie nonostante sia un volume che non va mai in scadenza. Quel-le stesse librerie in cui è invece facile trovare i manuali per l’uso dell’ormai obsolescente sistema Windows Vista... Bizzarrie di mercato.

Vediamo allora cosa dice il mio raro dizionario etimologico alla voce sinonimo: “vocabolo composto dal greco syn (ugua-glianza) e onoma (parola)” e quindi “termine intercambiabile con un altro perché di mede-simo significato”. Analizzando il linguaggio mediatico, specie quello politico, e la pubblicità, in particolare quella dell’industria alimentare, troviamo espressio-ni tragicomicamente fuorvianti. Eccone alcuni esempi: se un partito deve ammettere di aver perso un milione di voti, dichiara che “si è verificata un’articolata

contrazione dell’elettorato”... Me li vedo quegli elettori raggo-mitolati su sé stessi con gli arti contratti, impossibilitati a votare il partito deludente! In altri casi quando a causa delle cosiddet-te “grandi opere” con i relativi tormenti del terreno mediante scavi, trivellazioni e specula-zioni edilizie che provocano frane, alluvioni e terremoti con centinaia di morti, cosa dice la comunicazione mediatica degli assassini? Che “il territorio ha presentato delle criticità”... Col-pa di quell’assemblea di critici, capeggiati da Claudio G. Fava con l’immancabile papillon, che si sono riuniti per stilare le loro recensioni.

Vediamo ancora cosa dice il sempre illuminante dizionario etimologico che non dovrebbe mancare in ogni casa: “critica dal greco krino (io giudico) e quindi kritiké arte del formula-re analisi”. Che a differenza del fuorviante impiego politico per mascherare pericoli con il rischio di morte, indica solo valutazioni non necessariamente negative: chiunque avrà letto positive e a volte entusiastiche recensioni di spettacoli teatrali, films, concerti e dischi.

E ancora: le commissioni che hanno contato i miliardi non cor-risposti a chi ha svolto lavori per

le istituzioni, con conseguenti licenziamenti, fallimenti e suicidi procurati (quindi omicidi) sono state definite “ricognizioni per ricostruire la struttura della pen-denza”... Sono forse architetti che hanno misurato i gradi di inclinazione della torre di Pisa?

Infine, ma non ultimi, ecco alcuni inganni semantici dell’industria alimentare, che spesso defini-sce i prodotti non corrispondenti alle norme di controllo biologico, e quindi potenzialmente adulte-rati, come “naturali”, “salutari”, “alla contadina”, “fatti come una volta” ecc

Prossimamente voglio andare a visitare le imprese che pro-ducono quei milioni di “Marmel-late della Nonna” e “Formaggi di Nonno Nanni” presenti nei supermercati per verificare se in quelle fabbriche si eserciti effettivamente lo sfruttamento intensivo del lavoro senile. Poi vi saprò dire...

Intanto cari saluti.

IL PESO DELL'IMPERCEPIBILE

"EUFUMISMI" I FALSI SINONIMI CHE CI NASCONDONO LE PAROLE

di Gigi Picetti

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Il progetto per un maxi parcheggio interrato da 400 posti auto in pieno centro città – all’interno dell’area dei giardini e della “Scalinata del-le Caravelle” (Scalinata del Milite Ignoto) – stoppato dopo l’alluvione del 2011, ritorna prepotentemente in auge. Oggi il progettista-propo-nente, l’architetto Mario Mazzei, ci riprova, sollecitando il Municipio a riesaminare il progetto ed esprime-re un parere che – nel caso fosse favorevole – si tradurrà in osserva-zioni al nuovo PUC, inerenti la de-stinazione urbanistica dell’area.Facciamo un passo indietro: nel luglio 2008 il consiglio municipale del Medio Levante si era espresso favorevolmente. Durante la fase di progettazione preliminare del nuo-vo PUC venne inserita una “norma speciale” specifica per il sito delle Caravelle che consentiva la realiz-zazione dell’autorimessa. In segui-to ai tragici eventi del 4 novembre 2011 che provocarono pesanti alla-gamenti anche nella zona di Piazza della Vittoria, tale norma era stata cancellata (anche se nel testo del nuovo PUC ne rimane traccia, lad-dove esso recita «Eventuali opere realizzate in sottosuolo devono pre-vedere la ricomposizione della sca-linata e delle aiuole delle Caravelle, in quanto fondale unitario ed ele-mento consolidato del paesaggio urbano che caratterizza la zona»).Abbiamo contattato direttamente l’architetto Mazzei per cercare di capire qualcosa di più su questo progetto. Per quanto riguarda il ri-schio idrogeologico l’architetto spie-ga «Sotto il profilo idraulico l’area

delle Caravelle si trova in posizio-ne migliore rispetto al settore nord di Piazza della Vittoria, il cui silos interrato non è mai stato esposto ad episodi di inondazione. Inoltre, la protezione dal rischio idraulico sarà ulteriormente potenziata con la definitiva messa in sicurezza del Bisagno». Prima di ipotizzare qualsiasi intervento, però, occorre attendere gli approfondimenti sul Piano di Bacino del Bisagno che la

Provincia di Genova sta per affi-dare, tramite bando di gara, ad un gruppo di professionisti (l’esito degli studi, previsto per il prossimo au-tunno, determinerà anche il futuro dell’ex mercato di Corso Sarde-gna).Nel frattempo la Commissione II (As-setto Territorio) del Municipio Medio Levante, riunitasi lo scorso 7 marzo, ha dato parere favorevole a mag-gioranza «perché l’infrastruttura

PIAZZA DELLA VITTORIA MAXI PARCHEGGIO SOTTO ALLE CARAVELLE di matteo quadrone

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sarebbe di interesse pubblico – spiega il vicepresidente della Commissione, Bianca Vergati (Li-sta Doria-Sel), unico voto contra-rio – e molti consiglieri presenti in Commissione abitano alla Foce, quindi sono interessati a dare una risposta ai propri elettori che la-mentano la carenza di posti auto in zona. Vedremo cosa dirà il Co-mune, che al momento ignora la questione».«Venti milioni di euro di previsio-ne, 400 posti, tre piani interrati e tre nella scalinata delle Caravel-le a disposizione dei mezzi della Questura – continua Vergati – si servirebbero cosi i quartieri Foce, Brignole e Carignano-Galliera, tramite ascensori e scale mobili di collegamento a carico del pub-blico, ossia Amt. Inoltre si cree-rebbero parcheggi per i residenti della Foce, quelli che adesso po-steggiano nel cosiddetto “isolone” centrale di Viale Brigate Partigia-ne e nel prossimo futuro soffriran-no per la creazione dell’aiuola che comporterà la sparizione di un di-screto numero di posti auto».Secondo il progettista, la nuo-va infrastruttura consentirebbe di eliminare i parcheggi di su-perficie ancora esistenti in Via A. Diaz ed in Piazza della Vitto-ria, al fine di restituire ai pedoni anche il lato mare della piaz-za. «Bellissima idea ma in che

modo la si può imporre ai privati del parcheggio in superficie? – ri-batte il consigliere Vergati – Senza contare che in Piazza della Vittoria già esiste un autopark di tre piani, di cui due semivuoti, per un totale di 750 posti auto».E poi si potrebbero cancellare i parcheggi per i veicoli delle forze dell’ordine, attualmente ubicati all’i-nizio di Corso Aurelio Saffi di fronte alla Questura, migliorando le con-dizioni di operatività delle stesse forze dell’ordine. «Si parla di 150 posti auto, perché così tanti? – si domanda Vergati – la Questura non è stata neppure interpellata. E soprattutto perché non ipotizzare di trasferire quest’ultima in un’altra zona?».Il complesso urbano del Parco della Vittoria (Piazza Verdi, Piazza della Vittoria, Via A. Diaz), di cui fa parte la Scalinata delle Caravelle, venne progettato in epoca fascista dall’ar-chitetto Marcello Piacentini e rap-presenta un complesso di grande pregio e valore architettonico. Per questo motivo, qualunque inter-vento nell’ambito di tale comples-so, non dovrebbe alterare finalità, aspetti urbanistici, monumentali e paesaggistici del progetto origina-rio. «Le attuali quote del terreno e le caratteristiche estetiche dei luoghi esistenti in superficie (sca-linata, aree verdi) verrebbero man-tenute con un adeguato intervento

di ripristino – spiegava il progettista nel 2009, durante un incontro svol-tosi presso il circolo Pd di Portoria-Carignano – fatta salva la nuova presenza: di due tunnel vetrati con scale mobili realizzati in superficie, in corrispondenza delle due attua-li rampe di scale della Scalinata delle Caravelle, colleganti Via A. Diaz con la sommità della Scali-nata stessa e poi con i sovrastanti bastioni di Mura delle Cappuccine, fino a raggiungere la quota della strada; di due rampe per il transito dei veicoli da e per il nuovo par-cheggio interrato, da realizzarsi in corrispondenza dell’aiuola centrale di Via A. Diaz; degli accessi pedo-nali al parcheggio». In quell’oc-casione emersero con evidenza tutte le criticità del progetto: «La realizzazione dei tunnel sarebbe incompatibile con il mantenimento dei valori estetici e paesaggisti-ci della Scalinata, nel più ampio contesto del Parco della Vittoria», sottolinea la relazione finale dell’in-contro. «L’impiego di più impianti di scale mobili é particolarmente co-stoso anche in termini manutentivi e si può difficilmente giustificare in assenza di un transito di persone numericamente significativo – con-tinua la relazione – I costi di ma-nutenzione delle scale mobili, visto il loro uso pubblico, finirebbero per gravare sul Comune o su azien-de a partecipazione pubblica».

Fotografia di Diego Arbore

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1 4 a voxe de zena

A pochi metri dalla fermata della metropolitana di Brin sorge il Com-plesso di San Batolomeo della Certosa, un edificio realizzato nel 1300, oggi completamente inglo-bato all’interno del quartiere di Ri-varolo. La maggior parte di questa struttura è gestita dalla parrocchia che l’ha mantenuta in buono stato e nel suo chiostro ha realizzato un campo da calcio in erba sintetica utilizzato quotidianamente per par-tite di calcetto. Peggior sorte è toc-cata all’ala di proprietà del Comu-ne, che giace in uno stato di quasi totale abbandono, gravemente danneggiata dalla mancanza di in-terventi di ristrutturazione, tanto da rendere necessario, circa un anno fa, la delimitazione dell’accesso al pubblico collocando delle transen-ne. All’interno vi è un chiostro più piccolo sul quale si affacciano le vecchie celle dei monaci e al cen-tro di esso sorge un giardino pub-blico con dei giochi per bambini.Il degrado è avanzato nel più totale silenzio delle istituzioni, ma chi co-nosce le strade del quartiere ricor-da bene i giardini prima della loro chiusura. E proprio grazie a que-ste persone il Piccolo Chiostro di San Bartolomeo della Certosa ha potuto riemergere dall’oblio. In oc-casione del censimento dei “luoghi del cuore” promosso dal FAI, il pre-sidente della Società Operaia Cat-tolica della Certosa, che ha sede nello stesso complesso, ha deciso di pubblicare sul web un breve video per mostrare a tutti in che condizioni giacesse il chiostro e per far conoscere a tutti la bellezza

di un complesso che rischia di es-sere dimenticato. Il risultato è an-dato oltre ad ogni attesa, visto che questo “luogo del cuore” ha ricevu-to 214 segnalazioni classificandosi come il terzo luogo del cuore a Ge-nova (dopo il Ponte Carrega in Val-bisagno e l’oratorio di Sant’Antonio Abate a Mele) il decimo in tutta la Li-guria insieme ad altre bellezze delle Cinque Terre e al grande parco cit-tadino dell’Acquasola. Il presidente della Società Operaia, Andrea Bri-na: «Vogliamo far conoscere alle persone l’esistenza di questi luoghi storici» e l’iniziativa, nel suo picco-lo, rappresenta un importante ten-tativo per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla condizione di certe zone della città di Genova in cui, dice Brina, «si ha la sensazione di essere un po’ snobbati». Al danno si aggiunge anche la beffa, poiché grazie ai ponteggi, che sono stati realizzati per mettere in sicurezza l’area del piccolo chiostro, i ladri

hanno potuto introdursi due volte all’interno della sede della società.Il Municipio Valpolcevera ha se-gnalato in diverse occasioni i pro-blemi legati a questa struttura agli assessori competenti, ma il proble-ma è sempre lo stesso: mancano le risorse per intervenire. In realtà nel piano triennale dei lavori pub-blici, presentato in Consiglio Co-munale dall’assessore ai Lavori Pubblici Crivello, è previsto lo stan-ziamento di 500 mila euro per un primo intervento di messa in sicu-rezza, ma, in attesa di approvazio-ne del bilancio, non vi è nessuna certezza in merito. «Per ristruttu-rare tutta la parte storica del com-plesso – ha detto Brina – servireb-bero dai 2 ai 3 milioni di euro». Il sogno sarebbe quello di creare dei laboratori artigianali nei locali che circondano il chiostro e poter restituire ai cittadini di Certosa uno dei pochi spazi di incontro che vi sono in questa zona di Genova.

CERTOSA, SAN BARTOLOMEO

CHIOSTRO MEDIEVALE ABBANDONATO di FEDERICO VIOTTI

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1 5a voxe de zena

A mezzacosta, circondato da 32 ettari di lussureggiante vegeta-zione che l’avvolge come una cornice, un angolo del passato si erge maestoso, lontano dal caotico traffico moderno: Villa Duchessa di Galliera. Un edifi-cio che, per un attimo, riporta il visitatore nel lontano seicento, tra indaffarati artisti e sontuosi sfarzi. Una dimora che in origine era un castelletto ghibellino dei nobili Spinola, poi, trasformato in abitazione, “il Paraxo”, come viene citato nella compravendita (1675) tra il proprietario, Nicolò Mandillo, e i nobili Brignole-Sale, “villa vineativa, arborativa e in par-te boschiva”, pagata 22.150 lire.Una residenza nobiliare che porta il nome dell’ultima proprietaria, la Duchessa Galliera, che si adope-rò per portarla al massimo splen-dore, intorno al 1876, sotto la dire-zione dell’architetto Luigi Rovelli.Due monumentali scale conduco-no all’edificio, in stile neoclassico, posizionato ai piedi del Colle di Castellara e la cui facciata si apre su un vasto terrazzamento. In ori-gine, si accedeva alla proprietà attraverso una strada alberata de-nominata “viale delle catene” per-ché chiusa da un pesante sbar-ramento che veniva abbassato solo per il transito dei proprietari e degli ospiti. Attraverso questa via si giungeva al corpo primigenio della villa che, corrisponde, oggi, a quello centrale, su cui campeg-gia ancora lo scudo nobiliare degli antichi proprietari. Le ali laterali dell’edificio sono state aggiunte

successivamente; in particolare, quella ad occidente, si estende su un’area appartenuta alla nobile Anna Schiaffino Giustiniani che, si narra, in uno dei viali, avesse fatto costruire una cappellina votiva in ri-cordo della sua storia amorosa col Conte Camillo Benso di Cavour. Il vero gioiello è il parco all’inglese, sviluppato secondo tre temi: il giar-dino all’italiana, il bosco romantico e le radure. L’ampio spazio fiorito dai contorni geometrici (giardino all’italiana) si apre sul davanti della dimora. in cui sbocciano rose ed orchidee. Proseguendo lungo il viale, a destra dell’edificio, si arriva al Piazzale delle Grotte e, poco ol-tre, alla Valletta del Leone, dove un fiabesco anfiteatro e un arco pseu-do-romanico celebrano il viaggio dantesco verso gli inferi, metafora suffragata, anche, dalla presenza di una lontra marmorea. In que-sto lirismo onirico, superato il Via-le degli Ulivi e un’antica Fortezza

risalente al 1320 circa, si giunge al Belvedere e quindi al Castello, costruzione neogotica inglese, sotto cui si apre una grande grot-ta, con la cascata alta sette metri e il Caffè che aggetta su un’ampia terrazza, da cui è possibile, tempo permettendo, scorgere la Corsica. Proseguendo il cammino fra giochi d’acqua, grotte artificiali e soprat-tutto tanta vegetazione dai profumi esotici quali cedri, magnolie e pal-me o alberi tipicamente liguri come pini marittimi, ulivi e piante fruttife-re troviamo anche daini, caprette tibetane e variopinti pavoni che completano l’atmosfera gioiosa di questo sopravvissuto recesso agreste. Alla fine della salita, pro-prio in cima alla collina, là dove lo sguardo può scendere incontrasta-to lungo tutta la Valle Cerusa o sali-re, a settentrione, verso le alte pro-paggini del monte Beigua, si erge solitario un antico eremo: il santua-rio di Nostra Signora delle Grazie.

A SPASSO PER ZENAVILLA DUCHESSADI GALLIERA di adriana morando

Fotografia di Diego Arbore

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lettere dalla luna 1 7

LETTERE DALLA LUNAMi prude una crosta sulla spalla. E più mi concentro sul prurito e più quello frigge sotto la pelle. L’ultimo residuo di vita terrena, la mia crosta, siede lì dove si poggerebbe un pennuto pappagallo parlante che quassù, povero, morireb-be di noia non avendo nulla da ripetere.

Ripetere il silenzio è come ricalcare un foglio bianco.

La mia crosta è il segno che la Terra ha lasciato su di me, una beffa per uno che se n’è andato senza lasciare il segno sulla Terra. Non si può, d’altronde, lasciare il segno se si fugge dal proprio destino. Eppure io non ho mai creduto nel destino, e non ho neanche mai creduto di poter lasciare un segno. Per quel che mi riguarda, solo gli operai lasciano un segno... e gli architetti, che lo disegnano. Il resto sono caz-zate. Le rock star morte soffocate dal vomito in una vasca da bagno, i coraggiosi generali guerrafondai, le tragedie umane della televisione.

Gli eroi non fanno la televisione, casomai la spengono.

Il mondo è pieno di frasi, di aforismi, di citazioni. Il mondo è pieno zeppo di cose intelligenti da dire e ricolmo di cose intelligenti già dette. Quassù non ne sento la mancanza.

Sono uno scalatore che ha investito tutte le sue forze per raggiungere la cima più alta, senza poi trovarci nulla. E se proprio il nulla fosse l’obiettivo? Nessuno può venirmi a dimostrare il contrario, nessuno. Chiamate Dio e chiede-teglielo, a me dà “Vodafone, il numero selezionato è inesi-stente...”

SEI UNO SCRITTORE? SCRIVICI!VIDEOSCRITTORIIL NUOVO FORMAT DI ERASUPERBATVDue persone che non si conoscono. Una di fronte all’altra.La prima è uno scrittore. Alla seconda piace fare domande ed ascoltare.Una penna che scrive, una voce che legge. Il mondo di uno scrittore che si compone pian piano, la sua faccia, la sua storia, davanti alla telecamera per dieci minuti di libera creatività... Se sei interessato a partecipare scrivi una email a [email protected]

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1 8 DI TUTTO UN po'

La luce del sole era già un ricordo e il cielo ormai blu sfumava all’oriz-zonte con strisce rosse e arancio-ni, la strada era stretta e il senso di marcia era lo stesso in entrambe le direzioni, lungo i lati gruppi di pe-core ci seguivano e si muovevano come i tifosi dei ciclisti nelle salite più impervie. Rainy Day Woman di Bob Dylan era la traccia del cd nell’ultimo tratto prima di arrivare a Doolin, la nostra destinazione, un paesino affacciato sulla costa ovest, scalo da cui imbarcarsi per raggiungere le Isole Aran. Abbia-mo trovato uno splendido B&B sopra il pub principale del paese nel quale abbiamo cenato, bevu-to Guinness e ballato musica folk. Quattro ragazzi in abiti caratteristi-ci hanno suonato le loro chitarre e violini in mezzo ai grossi tavoli in legno, un caminetto acceso e i vetri

appannati hanno reso l’ambiente magico e ospitale in questo ina-spettato allegro paese della con-tea del Clare. A fine sera abbiamo passeggiato verso il nostro B&B osservando la Via Lattea che illu-minava la strada e l’orsa maggiore dominare il firmamento riportando alla mente le parole di Massimo Bubola sul cielo d’Irlanda, ti ubria-ca di stelle di notte e il mattino è leggero.Dopo la colazione a base di sal-siccia, uova al tegamino e ba-con, abbiamo preso la strada del porto, il battello “Fortunity” ci aspettava per solcare l’oceano. Inis Mòr o Arainn Mhor, è la più grande delle tre isole Aran e la più esposta a occidente, dove si vive di turismo e della vendita dei famosi e costosissimi maglioni di lana, popolata da poco più di mille

abitanti che vivono in casette indi-pendenti con giardini delineati da lunghi muretti di pietre incastrate a secco. Il silenzio era turbato solo dal fragore del mare e da poche voci dei turisti che si disperdeva-no nell’aria, il sole saturava i colori rendendo il verde dei prati intenso e avvolgente nella sua uniformità, l’assenza di mezzi a motore rende-va surreale un ambiente nel quale la tranquillità era di casa. Per am-mirare la sua bellezza siamo saliti su un carretto guidato da un vec-chio signore e il suo mulo Charlie alimentato a frustate nel sedere. Durante la gita, l’uomo originario di Galway ci ha raccontato la sua vita tralasciando informazioni sull’isola in un incomprensibile inglese dal fortissimo accento irlandese, mi sono affidato perciò alla guida sco-prendo che il forte che vedevo in

DIARIO DI VIAGGIOISOLE ARANI R L A N DA di diego arbore

Fotografia di Diego Arbore

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cima alla collina si chiamava Dun Aengus, era stato costruito durante l’età del bronzo e situato a un’al-tezza di cento metri sul livello del mare a picco su una spettacolare scogliera di calcare. Siamo salpati verso mezzogiorno con rotta verso Inis Meain, la giornata si mantene-va inaspettatamente tiepida e po-che nubi sembravano sul punto di minacciarla, una piccola orca saltò improvvisamente fuori dall’acqua e vi rientrò con un colpo di coda maestoso per poi sparire nelle profondità marine. Questi sono gli istanti in cui le domande diventano superflue ed è obbligo immergersi nell’ambiente circostante, nel mio caso canticchiando una bella can-zone, Oceano del nostro Fabrizio De Andrè, forse tra le meno co-nosciute ma per me una delle più importanti e belle della sua produ-zione. Arrivati a Inis Meain abbiamo mangiato un hot dog passeggiando sulle strade sterrate che conducono ai bellissimi cottage e alle rovine di un antico forte medioevale. L’isola, con una popolazione di 200 perso-ne è la meno abitata dell’arcipelago ma non la più piccola, il paesag-gio e il clima restano invariati ma essendo meno turistica permette di preservare meglio la lingua Ga-elica, l’idioma originale irlandese, distribuita in zone chiamate Gael-tacht e parlata da circa centomila persone che portano avanti la loro

crociata a favore della conserva-zione delle tradizioni locali. Come si vive in questi luoghi? Un signore che vive con la moglie e un picco-lo orto fuori dal suo cottage, ci ha raccontato che le tre isole sono in simbiosi tra loro ed è facile rifornirsi dai piccoli negozi di generi alimen-tari presenti e con un sorriso dice di pregare tutti i giorni il signore per la loro salute. Dopo esserci salutati ci ha richiamato e rincorso: si era dimenticato di dirci che non esiste posto al mondo che lo renda più fe-lice e non esiste città paragonabile ai miliardi di stelle che ogni sera si accendono sopra la sua testa. In porto abbiamo aspettato l’ultimo traghetto che a ogni isola visita-ta diventava sempre più piccolo, questo si chiamava “Lucky” ed era capitanato da un corpulento uomo dalla barba bianca che sembrava barcollare per qualche bicchiere

di troppo piuttosto che per l’ondeg-giare del mare. Inis Oirr è la più pic-cola ma non la meno popolosa, è la più vicina all’Irlanda, ed è collegata da numerose rotte giornaliere che la rendono fondamentale per l’ar-cipelago. Per visitarla abbiamo no-leggiato due biciclette e siamo arri-vati nel piccolo villaggio composto da caratteristici cottage con il tetto in paglia e un bellissimo pub con vista sul mare dove abbiamo bevuto una ottima Guinnes e riposato i muscoli. A Inis Oirr ho comprato un’armoni-ca a bocca che conservo ancora gelosamente e che ogni volta che suona mi riporta magicamente in quei luoghi. E’ stata sufficiente un’ora per girare l’isola, conoscere una vecchietta e il suo gatto, ba-gnare i piedi in mare e raccogliere un fiore come ogni viaggio e ripor-lo nella guida, un ricordo, un pro-fumo e un colore delle Isole Aran.

Fotografia di Diego Arbore

Fotografia di Diego Arbore

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Lo scorso mese abbiamo affrontato il tema del valore del silenzio quando si è soli, come momento di riflessione o di rilassamento; oggi la mia attenzione va ai significati del silenzio quando si è in relazione con gli altri.Il titolo che ho scelto è un’importante assioma della Psicologia della Comunicazione, che ci dice che anche il silenzio, se si è in una situa-zione di relazione con altre persone, è una for-ma di comunicazione.Due o più persone che restano in silenzio pos-sono comunicare diversi stati d’animo, che vanno dal piacere, all’interesse, all’indifferenza reciproca, all’ostilità.Ricordiamoci poi che gran parte della comuni-cazione avviene attraverso i canali paraverbale e non verbale, ossia le espressioni del viso e i movimenti del corpo, quindi anche se la parte verbale rimane temporaneamente “spenta”, il silenzio resta carico di significati che si tra-smettono immediatamente, con naturalezza e rapidità. A volte, nelle persone particolarmente timide, i l “silenzio acustico” è fonte di ansia e di imba-razzo. Se sono timido, o fobico sociale, nel silenzio può affacciarsi alla mia mente il timore del giudizio negativo dell’altro, che potrebbe ritenermi poco interessante o intelligente. Allora cerco con affanno un argomento per riempire questo momento, ma l’ansia fa sì che la mia testa, in questa condizio-ne, sia vuota o sovraffollata di pensieri, e il silenzio diventa angosciante. Chi ha queste difficoltà ten-de a dimenticare che “il silenzio si fa in due” e che la strategia migliore perché la conversazione torni naturale è accettare con serenità i vuoti di parole. Pe rinformazioni www.psicologo-genova.it

VINOVERITASL’Oltrepò Pavese Bonarda è un vino DOC la cui produzione è consentita nella provincia di Pavia. Il vitigno utilizzato per la sua produzione è la Croatina detto tradizionalmente Bonarda nelle zone dell’Oltrepò e del Piacentino. Questa DOC è stata istituita con un decreto del 22/10/1987 ed è consentito produrla con uva Cro-atina in una percentuale dall’ 85 al 100 % oppure con altre uve nere autorizzate in un massimo del 15% tra cui l’Ughetta e la Barbera.La Bonarda DOC si può produrre in due diverse versioni: ferma o frizzante. Il colore è rosso rubino intenso, all’olfatto invece il profumo è intenso e gradevole con delicato sentore di lieviti. Il gusto è secco o amabile in base al tipo di produzione, leggermente tannico, fresco e talvolta vivace o frizzante. Si abbina a piatti di salumi, bolliti, cotechino, zampone, cassoeula. Anche a pasta asciutte con sughi a base di pomodoro meglio se con carne, risotti con carne e/o legumi, ravioli di carne oppure in brodo.

2 0 DI TUTTO UN po'

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"È IMPOSSIBILE NON COMUNICARE"L'IMPORTANZA DEL SILENZIO IN RELAZIONE

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Illustrazione di Xenia Stresino

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di tutto un po' 2 1

Oggigiorno tutti i prodotti elettro-nici (smartphone, tablet, lettori, pc ecc) che compriamo sono proget-tati per durare un tempo molto li-mitato secondo una strategia che viene chiamata “obsolescenza programmata”. È per questo mo-tivo che gli apparecchi elettronici sono difficili da aggiornare, facil-mente danneggiabili e difficili da riparare. Quante volte vi è capi-tato di trovarvi nella situazione in cui è più economico comprare un nuovo lettore DVD o una stam-pante piuttosto che farli riparare? Ma cosa succederebbe se fosse-ro proprio i produttori di apparec-chi elettronici a dover provvedere al loro smaltimento? Pensate dav-vero che le cose si romperebbero lo stesso così frequentemente? Se le regole venissero fatte rispet-tare i produttori sarebbero incenti-vati a progettare oggetti modulari di cui si potrebbe sostituire solo la parte danneggiata e non l’oggetto intero. Si passerebbe in questo modo dal “progettare per la disca-rica” al “progettare per durare”.Ma andiamo con ordine. Forse molti di voi non sanno cosa suc-cede al vostro smartphone una volta che, diventato obsoleto, en-tra a far parte del ciclo dei rifiuti. Trattasi ovviamene di rifiuti parti-colari perché, oltre a non essere biodegradabili, contengono molte sostanze considerate tossiche per l’ambiente (è per questo motivo che è assolutamente ne-cessario non buttare apparecchi elettronici insieme agli altri rifiuti, ma depositarli all’isola ecologica).

RIFIUTI ELETTRONICI E OBSOLESCENZA PROGRAMMATA DI GIORGIO AVANZINO

figurare i rifiuti elettronici come materiale di seconda mano anco-ra funzionante vendibile sui mer-cati emergenti. In questo modo i paesi sviluppati esternalizzano i costi per lo smaltimento dei rifiuti e sono i paesi in via di sviluppo a pagarli sotto forma di devastazio-ne ambientale e umana. Lo scorso luglio è stata pubblica-ta nella Gazzetta Ufficiale Euro-pea la nuova direttiva sui RAEE che tende a responsabilizzare maggiormente i produttori affer-mando che la politica ambienta-le dell’Unione europea “si basa sul principio di precauzione, [...] «chi inquina paga»”. Ma la novità più rilevante introdotta da que-sta direttiva è il ritiro “uno contro zero”: i grandi esercizi commer-ciali avranno l’obbligo di ritirare gratuitamente i piccoli elettrodo-mestici anche senza l’acquisto di un prodotto nuovo equivalente. Ciò rappresenta un’evoluzione rispetto al ritiro “uno contro uno” attualmente in vigore secondo cui i commercianti sono obbli-gati a ritirare gratuitamente un dispositivo elettronico per ogni acquisto effettuato dal cliente. Tuttavia nessuna direttiva, per quanto possa andare nella giu-sta direzione, potrà risolvere da sola il problema dei rifiuti elet-tronici. È anche nostro dovere di cittadini avere comportamenti più consapevoli. Forse può aiutare pensare che, ogni volta che com-priamo un nuovo gadget, quello vecchio potrebbe finire in un rogo e diventare una nuvola tossica.

In seguito questi rifiuti devono es-sere trattati per recuperare alcuni dei materiali di cui sono compo-sti: rame, ferro, acciaio, allumi-nio, vetro, argento, oro, piombo, mercurio, che possono essere così riutilizzati per produrre nuovi apparecchi invece di dover estrar-re nuove materie prime. Fin qui sembrerebbe che tutto funzioni, purtroppo non è così: il trattamen-to dei rifiuti elettronici (RAEE – ri-fiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche), se eseguito nel rispetto delle regole, è molto co-stoso e pertanto questi vengono spesso spediti dove il processo di recupero è più conveniente, cioè nei paesi in via di sviluppo come India, Cina e alcuni paesi africani. La maggiore convenien-za deriva dal fatto che il processo di recupero dei materiali avviene disapplicando tutte le norme di tutela dell’ambiente e della salute dei lavoratori: migliaia di persone senza alcuna protezione bruciano a cielo aperto, per meno di un dol-laro al giorno, tonnellate di rifiuti elettronici per scioglierne il rivesti-mento di plastica e recuperare il rame in esso contenuti. Le conse-guenze sono drammatiche: con-taminazione delle acque, inquina-mento atmosferico e ovviamente altissima incidenza di cancro nelle popolazioni locali. Tutto questo avviene nonostante le normative internazionali non consentano ai paesi sviluppati di sbarazzarsi dei loro rifiuti semplicemente spe-dendoli altrove. Queste norme vengono tuttavia aggirate facendo

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2 2 il caffè degli artisti

A Genova ci sono troppi teatri? Una domanda che istituzioni, ad-detti ai lavori e cittadini si sono sentiti porre più volte, negli ultimi tempi. La ragione è semplice: c’è crisi, chi ama il teatro non può permettersi di andarci quanto vorrebbe, i fondi erogati ogni anno dalle istituzioni non bastano a garantire a tutte le strutture di proseguire le loro attività.Questa non è però la solita disami-na del mugugno e delle negatività, a cui spesso si dà troppa attenzio-ne ignorando chi – nonostante il periodo di incertezza economica e politica – continua a lavorare, a im-pegnarsi, a creare valore. È il caso ad esempio del Teatro dell’Ortica, che dal 1996 si impegna in attività culturali e di promozione sociale nello spazio di via Allende, o del Teatro del Levante, che il 7 aprile ha riaperto i battenti a Sori per con-tribuire alla rivitalizzazione del Le-vante genovese. Ma se a risaltare tra l’opinione pubblica è soprattutto la crisi dei principali teatri geno-vesi, dal Politeama all’Archivolto passando per la storica agonia del Carlo Felice, su Era Superba ab-biamo scelto di raccontare anche esperienze più lontane dai riflettori, coloro che “nel piccolo” si attivano affinché «i teatri non siano soltanto serbatoi da riempire di spettacoli» - espressione usata da Clemente Tafuri e David Beronio, direttori ar-tistici del Teatro Akropolis a Sestri Ponente.Il primo passo in questa direzione è stata “dIstruzioni per l’uso”, assem-blea svoltasi il 13 febbraio alla Sala

CONSULTA REGIONALE

DEI TEATRI UNA RISPOSTA ALLA CRISI? di MARTA TRAVERSO

Fotografia di Constanza Rojas

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Chiamata del Porto e organizzata da Tilt Teatro, associazione nata nel 2011 come trait d’union di ven-ti compagnie teatrali indipendenti della Liguria. Come spiega Anna Russo, «L’assemblea nasce dalla constatazione di una mancanza di progettualità sulla cultura in Liguria. Enti e associazioni sopravvivono grazie a una “politica assistenziali-sta dei bandi”, che attraverso finan-ziamenti annuali tampona i bilanci in deficit ma di fatto non mette in campo un investimento sulla cul-tura come fonte di benessere per la società». L’assemblea ha avuto come esito l’abbozzo di una Con-sulta Regionale dei teatri, che avrà il primo incontro in Regione con l’Assessore Angelo Berlangieri en-tro il mese di aprile. Scopi e attività della Consulta sono stati presentati nel corso del primo convegno ligure di C.Re.S.Co. (Coordinamento del-le Realtà della Scena Contempo-ranea), che si è svolto a Villa Bom-brini il 20 marzo. Istituito nel 2010 a Bassano del Grappa, si tratta di una rete di 130 realtà di teatro, danza e musica fra cui tre liguri: Tilt Teatro, il Teatro Akropolis e Kronoteatro di Albenga. C.Re.S.Co si compone di Antenne territoriali, con il compito di monitorare le specifiche realtà di zona e raccoglierne le istanze: come ha spiegato la coordinatrice Elena Lamberti, «ogni aderente a C.Re.S.Co. può fare proposte

essere formata – come sottolinea-to da Maurizio Sguotti di Kronotea-tro – da «figure competenti e prive di conflitti di interessi, che abbiano il polso sia della realtà-teatro nel suo complesso, sia di quanto av-viene nei singoli territori». Come spiegato da Anna Russo di Tilt, «Le aziende hanno l’obbligo dell’I-SO 9000, perché la cultura no? Non esiste una verifica sull’esito che i progetti hanno sul territorio: se io ottengo fondi per organizzare un festival, li utilizzo in modo cor-retto e trasparente, ma all’evento non viene nessuno e/o riceve criti-che molto negative, ha senso che il prossimo anno mi vengano nuova-mente dati?». A seguire la destina-zione di spazi e locali inutilizzati di proprietà degli enti pubblici a even-ti e spettacoli, residenze artistiche e altre iniziative, in particolare per quelle realtà che attualmente non riescono a lavorare.Villa Bombrini ha anche ospitato il workshop pillole di #comunica-teatro a cura di Simone Pacini (blogger di fattiditeatro.wordpress.com), su come gestire la comuni-cazione low/zero budget di eventi culturali attraverso web e social network. Sabato 4 e domenica 5 maggio 2013 si terrà una nuova edizione del workshop a Palaz-zo Ducale: per info e iscrizioni [email protected] (sca-denza iscrizioni venerdì 26 aprile).

concrete per nuovi modelli di svi-luppo e rinnovamento della scena contemporanea, a partire dalle quali avviare un dialogo attivo con i referenti politici locali e nazionali».Chi aderisce a C.Re.S.Co. è anzi-tutto obbligato a firmare e rispet-tare il codice etico, che impone norme deontologiche riguardanti i contratti di lavoro a dipendenti e collaboratori, i diritti/doveri fra le compagnie e i teatri ospitanti, la re-golarità nei pagamenti dei cachet, etc. Durante il convegno realtà te-atrali di tutta la Liguria, da Sarzana a Sanremo, hanno preso la parola per condividere punti di forza e cri-ticità, con l’obiettivo di stendere un documento comune che verrà pre-sentato ad Assessori e funzionari competenti di Regione, Province e Comuni.Quali presupposti deve avere que-sto rinnovato legame tra istituzioni e operatori della cultura? Anzitutto una maggiore trasparenza nella distribuzione dei finanziamenti, sia per una più equa ripartizione del-le (sempre più) scarse risorse di-sponibili, sia per creare una “com-missione di qualità” che determini l’importo dei fondi non in base alla longevità di enti e compagnie – come attualmente previsto dalla legge regionale – ma in base al va-lore artistico dei progetti, al riscontro del pubblico, alla ricaduta sociale. Una commissione che dovrebbe

Fotografia di Constanza Rojas

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Fermata a richiesta: una storia, una fotoFine primo tempo.Italia-Ucraina uno a 1.

di Daniele AureliPartenza, Volo, Arrivo. Benvenuti nella città straniera. Siamo arrivati in poche parole. Oppure, per dirla in poche parole: siamo arrivati. La prima impressione è povera, una città lasciata a se stessa, lenta, senza troppe pretese. Io ho fame ma non mangio, poi ho sete ma non bevo. Abbiamo una manciata di soldi ma non sappiamo come usarli; sembrano soldi del Monopoli. Noi dobbiamo avanzare di qualche casella. Saliamo su un autobus Ucraino, un malridotto gial-lo autobus Ucraino. L’autista fuma sigarette lunghe, fini… ha dei gran baffi e una maglia impolverata.Siamo i primi a salire; dopo poco l’autobus si popola di visi strani. Facce indecifrabili, come le scritte straniere che ricoprono l’autobus: primi inconvenienti linguistici.L’autobus parte, noi non sappiamo nulla. Direzione, arrivo, dove andare, quando fermare.Abbiamo solo la speranza di arrivare. Nel nome del padre, del figlio e della sorella prosperosa… Amen. Scattiamo foto per seminare imbarazzo e nasconde-re domande. Dalla semina l’imbarazzo cresce velo-cemente, le domande invece si sono nascoste bene. L’autobus si ferma, la porta si apre, qualcuno sale, qualcuno scende, la porta si chiude, l’autobus riparte. Dove diavolo ci starà portando? Fortunatamente le donne ci distraggono, infinitamente divine; come fiori nel deserto ci regalano un po’ di speranza. Si pettina-no i lunghi biondi capelli e inchiodano i nostri sguardi. Hanno le unghie troppo lunghe, ma non è un problema così grave; un detto indiano dice che anche la rosa più bella nasconde delle spine (o forse lo diceva mio zio che faceva il giardiniere, non ricordo). L’autista ci dice

che possiamo scendere: siamo arrivati. Paghiamo il doppio del dovuto e non ci dà il resto. La sua faccia mi fa capire che è meglio non creare problemi. Va bene così, il resto mancia; paese che vai, usanza che trovi. Scendiamo. Valigie e zaini ci trascinano. Svoltiamo a destra poi sinistra, saliamo delle scale e ne scendiamo altre. Delle birre a terra e un paio di scarpe ci fanno capire che la scorsa notte una cenerentola Ucraina ha festeggiato/brindato/amato e rispettando i canoni della storia è tornata a casa scalza. Dopo questo momento in bilico tra la fine di un’ infanzia e l’inizio di un viaggio, proseguiamo senza bussola e senza sapere dove è il nord. Due nomi/scritte/cartelli ci fanno sentire un po’ a casa. Una via che si chiama Shevchenko mi ricorda Roma-Milan. Quella sera mi trovavo all’Olimpico; l’U-craino ha infuocato gli spalti. 2 a zero, o forse due a 1, non ricordo bene… Però ricordo. L’altro nome, anzi simbolo è una emme. Una M gialla di uno stramaledet-to Mc Donald’s che non manca mai. Camminiamo, la gente non parla inglese e noi non parliamo l’ucraino. 1-1 palla al centro, si ricomincia. Ci affidiamo all’istinto: ottima scelta. Da lontano s’intravede una scritta. O di e esse esse a spazio acca o ti e elle. Odessa Hotel. Siamo arrivati. Ci guardiamo, è la prima certezza del viaggio. I nostri occhi sorridono, le nostre bocche si ac-codano. Primo traguardo raggiunto. Intervallo. Primo momento di tranquillità.…Prendo il mio lettore mp3 e mi dedico una canzone, casuale, quella che viene. Il fato ha ottimi gusti: John Lennon, Nobody told me. Mi vengono in mente due cose, la prima è il video della canzone, dove lui e Yoko folleggiano innamorati, la seconda è un pensiero… for-se non torno più.

foto di Daniele Orlandi

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il caffè degli artisti 2 5

* Sala Dogana Hands-On Transformation seconda edizione del bando per progetti e installa-zioni site-specific per reinventare lo spazio di Sala Dogana. Sono ammessi artisti di età compresa tra i 18 e i 35 anni. Al vincitore sarà corrisposto un importo di € 1.875 per la realizzazione e l’allesti-mento dell’installazione. Scadenza: 29 aprile.

* Genova per voi primo talent show cittadino per autori di canzoni che si svolgerà dal 14 al 28 settem-bre 2013. Due sezioni: Canzoni e Rap / Hip Hop. Una commissione selezionerà due squadre di ventidue autori, undici per ogni sezione, che parteciperanno a laboratori / stage (uno per sezione) e alle esibizioni finali. Info [email protected]. Scadenza: 2 maggio.

* Trasparenze digitali concorso fotografico sulla montagna a cura dei CAI (Club Alpino Italiano) di Sestri Ponente. Inviare fino a 4 foto alla sede del Cai o sul sito web. In palio ai primi cinque classificati buoni acquisto per articoli sportivi. Scadenza 7 maggio.

* Premio Bindi concorso per cantautori in vista dell’omonimo festival a Santa Margherita Ligure (7 luglio 2013). Inviare due brani inediti in lingua italiana ad Associazione Culturale Le Muse Novae – Via Vinelli 34/2 -16043 Chiavari (GE). Scadenza: 15 maggio.

* Per voce sola: bando per autori di monologhi a cura del Teatro della Tosse. Inviare un solo monolo-go in lingua italiana, inedito e di lunghezza inferiore alle 15 cartelle. I primi tre testi classificati saranno messi in scena da un gruppo di noti attori e musicisti. Scadenza: 31 maggio.

IL BANDITOREPer avere maggiori informazioni sui bandi e scoprire altreopportunità per gli artisti visita www.erasuperba.it

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l' angolo di Gianni Martini

La riflessione sviluppata in que-sta serie di articoli, partiva dalla constatazione della “scomparsa della novità”. Il concetto stesso di “novità” è stato progressivamente banalizzato, svuotato. Qualsiasi prodotto industriale, in uscita sul mercato viene presentato come “novità” che renderà superate le precedenti edizioni, ormai declas-sate a scarto/rifiuto/riciclo. È come se si vivesse in una continua “an-sia da novità”: tutto deve sempre cambiare in continuazione senza fermarsi, con il risultato di una sorta di “crisi da eccesso”: la “no-vità” è uccisa dall’eccesso stesso di novità (o pseudo tali) gonfiata fino a scoppiare. I prodotti tecno-logici (telefonia in testa) rappre-sentano al meglio i dettami con-sumistici suggeriti dalle strategie persuasive delle case produttrici. In ambito artistico, credetemi, le cose non sono poi così diverse. Certo, i messaggi e le strategie di vendita forse non presentano toni così grossolani e di cattivo gusto, ma la sostanza non cambia. Tut-to il sistema produttivo contem-poraneo può essere visto come un’immensa “fabbrica di novità”. Certamente, personalmente, non riconoscono alcuna autorevo-lezza agli apparati promozional-pubblicitari dell’industria culturale che, subdolamente, cercano di stabilire che cosa sia da ritenersi “novità”. Ma la “novità” è scompar-sa anche per altri motivi. È come se la tecnologia l’avesse erosa, mangiata dall’interno. Intendo dire che la velocità di comunica-zione/diffusione e riproduzione di

qualsiasi “originale”, rendendo subito alla portata di tutti – sup-poniamo – l’esito di una certa ri-cerca musicale, inevitabilmente lo esporrà al rischio di banalizzazio-ne: ciò che si presenta come nuo-vo in pochi giorni verrà sezionato in tutti i particolari, commentato, raffrontato, copiato. Idealmente potremmo allineare mille cloni di un originale, in una sorta di con-tinuum dove ciascun elemento manterrà tratti più o meno simili (= copiati) all’originale. Il fatto è che questo trand comportamentale caratterizza tutti gli aspetti della quotidianità. Spesso, quindi, si può provare la stancante sensa-zione di vivere in un appiattimento generalizzato, dove i grandi riferi-menti culturali sono venuti meno; la fede nel progresso crollata, il futuro appare con il volto della mi-naccia; i rapporti sociali - di qual-siasi tipo - assumono sempre più lo statuto di provvisorietà. Certo, questi aspetti sono solo tenden-ziali, ma ciò non ne rende meno avvertibile la presenza. E poi c’è l’argomento centrale del discorso: la mancanza di ciò che ho defini-to “sentore comune”, un qualcosa fatto di consapevolezza sociale, pensiero critico, espressione di idee, ma anche speranza e fiducia che le cose si possano - si potes-sero – cambiare (Bob Dylan nei primi anni ’60 cantava “ The time they are a changin’”). Oggi que-sta fiducia non c’è più e in questo scenario di incertezza e sbando globalizzati, diventa rassicuran-te e sedativo “guardare indietro”. Riproporre stili musicali, canoni

estetici, mode e stili di vita già spe-rimentati, soddisfa quel crescente (e sempre più isterico) bisogno di sicurezza che tanto oggi si inse-gue: gli anni “mitici” si trasformano in una specie di caverna protettiva dove ci nascondiamo consuman-do la nostra incapacità di affronta-re lo scuro e incerto futuro. Vivia-mo quindi nell’orizzonte di tante “poetiche solitarie”, che rispec-chiandosi in mille altri simili, pro-prio nel gioco degli specchi e della rifrazione, sviliscono la loro portata innovativa. Indubbiamente si corre il rischio che così l’arte (intendo la parte più viva di essa) perda la sua carica eversiva e di rottura e venga meno alla sua peculiarità: quella di testimoniare il presente, prefigurando altri mondi possibili. Che dire? Bisogna rassegnarsi? Indubbiamente occorre avere la consapevolezza che il cupo pe-riodo che stiamo vivendo potreb-be durare a lungo. Ma allora si impone di resistere, continuando ad affilare le armi (culturali s’inten-de…) in attesa di tornare ad usar-le, laddove il suono si fa parola e la parola diventa suono. A proposi-to…mi sembra di vedere qualche crepa nel muro…mah, speriamo!

Viviamo nel tempo della “Modernità liquida”, titolo di un bel saggio di Z. Baumann. Oggi potremmo dire che le “novità” muo-iono per eccesso, artificialmente gonfiate dal mercato. Ma ciò che dovesse imporsi realmente come nuovo, lo sarebbe solo in quanto espressione di un “sentore comune” che, oggi, non si percepisce. Eccoci all’ultima puntata di questa serie di articoli.

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Gli espositori fissi si trovano in Piazza Dante (attraversamento pedonale di fronte casa Colombo), Via XII Ottobre (attraversamento pedonale di fronte bar Moody), Via Assarotti 11R (Rapid Service Mosca), Matitone (ingresso lato levante), Ospedale Galliera (atrio principale), Monoblocco Ospedale San Martino (atrio), Berio Cafè (c/o Biblioteca Berio via del Seminario), Sestri Ponente (Biblioteca Bruschi-Sartori, Via Biancheri zona stazione FS).

CENTROPiazza Dante (espositore attraversamento pedonale), Via Fieschi/Seminario (Berio Cafè), Via Ceccardi (Li-breria La Feltrinelli), Piazza Colombo (Ma.Ma.Cla, Bar Manhattan), Via Cesarea (Teatro della Gioventù), Via XII Ottobre (espositore attraversamento pedonale), Via Assarotti (Rapid Service Mosca), Fontane Marose/ Via Garibaldi (Edicola Fontane Marose, BookShop Palazzo Tursi, Baribaldi, Guitar Land), Zona Maddalena (edico-la via Maddalena, La Lepre, bar Piazza Posta Vecchia, Pub i 4 Canti, GloGlo Bistrot), Zona San Lorenzo/ Giu-stiniani (Bar Pasticceria Da Giuse, Nouvelle Vague), XXV aprile/ Casana (Bar Baruffa, Bar 25, Bar Antica Casana), Matteotti/ Porta Soprana (Informa Giovani, Mentelocale, Bar Boomerang), Zona piazza Erbe/Via di San Bernardo (Giardini Luzzati, Alabardieri Taberna Storica, Teatro della Tosse, Cantine Embriaci) Via San Luca/ Fossatello (Edicola Fossatello, Pasticceria Cavo, Caffetteria Lomellini), Via Cairoli (Les Aperitif, Barpa-gianni, O Caffè, Libreria Bozzi, Ghetto Blaster e Gelate-ria Profumo di Rosa), Piazza del Carmine (Bar Marika, Bar 8 rosso), Zona Largo Zecca (La Fermata, Mescite), Via Balbi/ Santa Brigida (Università di Lettere Balbi 4, Scienze Politiche/Giurisprudenza Balbi 5 accoglienza, Università Lingue, Polo Universitario, Antica trattoria Lupo), Porto Antico (Università di Economia, libreria Porto Antico, Museo Luzzati, Antica Vetreria del Molo, Biblioteca De Amicis)

CARIGNANO - CASTELLETTOOspedale Galliera (atrio principale), Piazza Manin (Alle Volte)

FOCEPiazza Rossetti (Bisquit Cafè), Corso Buenos Aires (Il baretto), Via Finocchiaro Aprile (La Rosa dei Venti), Via Pisacane (Il Bar), Via Rivale (bar Movie, bar Boom), Via di S.Zita (bar Mediterraneo), Via Trebisonda (Checkmate Club)

ALBAROVia F. Cavallotti (Hobby sport junior, Hobby Sport, Posh), Via De Gaspari (piscine di Albaro), Via Gobetti (Bar Brio), Via Nizza (Belli che aneti), Via Piave (bar Piave)

SAN MARTINOOspedale San Martino (atrio Monoblocco), Corso Europa (Università Scienze motorie, Università di Medicina e Scien-ze Naturali)

QUARTO - QUINTO - NERVILungomare Via Quarto (Caffè Balilla), Via Schiaffino (O’Connor Pub), Priaruggia (Sede Gruppo Editoriale Era Superba, Bar Tino), Via Gianelli (Bar Colombo, A due Passi dal Mare), Via Oberdan (gelateria Gaggero, gelateria Chic-co, Green Store)

SAN FRUTTUOSO - Marassi - MOLASSANA - PRATOPiazza Giusti – Manzoni (Bar Don Chisciotte, Sportello del cit-tadino), Via Paggi (teatro Garage), Via Monticelli (PharmaSPA, Centro erboristico Monticelli), Via del Chiappazzo (scuola di mu-sica ‘Music Line’), Via Adamoli (Piscina Sciorba) Via Struppa altezza piazza Suppini (edicola)

SAMPIERDARENAPiazza Modena (teatro dell’Archivolto)

CORNIGLIANOVia Cornigliano (Pintori dolce e salato, Music Bar Ikebana), Via Nino Cervetto (Biblioteca Guerrazzi/Città dei mestieri), Via Muratori (Villa-Bombrini)

SESTRI PONENTEVia Biancheri (espositore fisso lato stazione), Via Soliman (Biblio-teca Civica Bruschi Sartori), Vico al Gazzo (Les Barriques), Via Sestri (Le Petit Cafè, La caffetteria, Bar il Fragolino, L’Arte dell’E-spresso, Bar Tentazioni, Libreria Mondadori)

MULTEDOVia Ronchi (Cafè Restaurant La Porcigna), Via Dei Reggio (Molli Malone’ s Guinnes Pub)

PEGLIVia Pegli (La Tana dei Golosi), Largo Calasetta (circolo Rari – Nan-tes), Lungomare di Pegli (Bar Pasticceria Amleto), Pontile Mila-ni (Bar chiosco), Piazza Rapisardi (Bar Franca), Via Parma (Bar Angelo), Via della Maona/Odisso (Bar Christian’s), Stazione FS (edicola), Via Martiri della Libertà (Bar le Palme)

PRA'Via Prà (Bar Nuovo Cafè Rolando, Tony e Giò, 104 Rosso, Bar Grisù), Via Murtola (Bar Flò)

VOLTRIVia Camozzini (Farmacia Serra, Voltri Cafè, Bar Luigi, Bar Roma), Passeggiata mare (Fuori Rotta), Piazza Odicini (Cir-colo Anpi Odicini, La Bottega del Goloso 2), Via S.Ambrogio 18r (Kapitombolo), Piazza Lerda (New Gibò, bar Gli Archi), Stazione FS (Bar Stazione), Via Biscaccia – Mele (Cartiera 41)

RIVAROLOPiazzale Guerra (Biblioteca Cervetto), Via Rossini (Bar Ciacci, Mastrolibraio)

CERTOSAVia Jori (Bar Pinin)

BOLZANETOVia Orietta Doria (Bar Pippo), Piazza Rissotto (Bar Goccia di Caffè)

PONTEDECIMOPiazza Pontedecimo (Bar Margherita)

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28 parla come mangi

A CURA DI BRUNO GATTORNO canto VIIO guardián do quarto çercio o lea ûn’ommo sporco e lercio, “Pluto”, o vegne ciammòu da quelle genti senza sciòu; eo cria ai nœuvi entrê ((pape satan, pape satan, aleppe)) cose vorrià di o sà solo le; (Ho Sommo, cöse o dixe quest’ommo, segondo mi o no ghe, de sta chi drento o raxionn-a con i pê).O fa sempre a voxe grossa, ma o no porriä impedî de chinâ in te l’atra fossa, ma!Cöse a fà sta gente, sòn tûtti matti? Van avanti e inderrê che pan scorrii da i ratti, segondo mi, se ben ti ammii, sòn tûtti quèrsci in to mâ dell’avariçia se sòn pèrsci. E mi, a le: (Tûtti guèrsci? In ta mæ veitæ, in ta vitta passá, fëua do giûsto han maxinòu dinæ). Intanto ûña voxe a sbraggia a quella rab-badáia, o ghe l’à con quelli che da o dô de chêu se sòn streppê a cavellàia, sòn Papi e Cardinali che sòn stæti artefici di mali, sens’atro quarcun recono-scio ammiando ben li da a seportûa, ma faió finta de no conosce quelle anime da a vitta scûa,

e penso che con quelli moddi de fa, a fortûña a le stæta abbandonà, (Figgio) o me dixe, (questi chi sòn di tarlûcchi, sciortïan fêua da seportûa con i pugni serrê sperando de portate in te quello abisso de anime dannæ; Ma ormai chinæmmo in te ûnn-a ciù crûa tormenta dove cazze ogni stella che in sciù a corriva…lascemmo sta rûmenta! Passemmo in te l’atra riva).Bagnâ, a lea l’atra riva, da ûn ægua storbia che a se riversa in sce genti imbrattæ de pätan,che pe pentise se streppan a pelle uzo can.(Ho Sommo ) o me dixe quello grand’ommo (Ti veddi caö figgio, quelli sòn anime che dall’ ira se sòn lasciæ piggiâ, oua se beziggiän in te l’astioso sciûmme çercando a veitæ).Lascemmo ae nostre spalle chi garlezza con a gôa, vortando i êuggi a chi da bratta ingua, e çercando de virà fra ûn berniçço ea riva secca, ne pa de ved-de ûn gran arco dovve ghe ‘na tore uzo Mecca.

Ingredienti Impasto base per pasta, 8 carciofi, 150 g di ricotta oppure di quagliata (prescinseua), mezza cipolla tagliata, mezzo spicchio d’aglio, parmigiano grattugiato, 3 uova, 1 mestolino di brodo o di acqua tiepida, prezzemolo tritato fresco, maggiorana, 1 limone, olio, sale.Preparazione Pulite i carciofi, tagliateli finemente e metteteli a bagno in acqua e limone. Soffriggete in una padella un trito di aglio e cipolla, unite i carciofi e fateli rosolare bene, bagnando di tanto in tanto con il brodo; aggiungete poi il prezze-molo e cuocete per 20 min. Una volta cotto, tritate il tutto e versate in una ciotola, unendo formaggio, ricotta, uova, mag-giorana pestata, sale e amalgamando bene. Prendete la pasta, stendetela, dividetela in due parti uguali per ottenere due sfoglie sottili: nella prima mettete dei mucchietti di ripieno grandi quanto un cucchiaino a distanza di 2 cm l’uno dall’al-tro; ricoprite con la seconda sfoglia, con le dita fate pressione e saldate tutto attorno al ripieno, poi con la rotella dentata o uno stampino tagliate i ravioli. Lasciateli asciugare sulla spianatoia per alcune ore, quindi cuoceteli in acqua bollente salata e scolateli appena venuti a galla. Condite a piacere (ragù, salsina di pomodoro, burro fuso o sughetto di carciofi).

MANGIR A V I O L IDI CARCIOFI

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30 agenda

SEGNALA I TUOI EVENTI [email protected]

TUTTI I MERCOLEDì-PENSA ALLA SALUTE! Mercatino biologico per l’intera giornata in piazzetta Tavarone (tra p. San Matteo e p. Campetto)

FINO AL 5 MAGGIO-H 2045 LA PULCE NELL’ORECCHIO: farsa per eccellenza dal ritmo frenetico, basata sulla “mate-matica” dell’effetto comico. L’abilità di Feydeau ge-nera da decenni risate in ogni tipo di pubblico. Tea-tro della Gioventù, domenica ore 1530, lun chiuso

DA DOM 7 A MER 17 APRILE-H 20.30 SOGNO IN UNA NOTTE D’ESTATE il nuovo spettacolo riscritto da Emanuele Conte ed Elisa D’Andrea tratto dalla famosa commedia di William Shakespeare. Teatro della Tosse, biglietti 18 euro. Lunedì chiuso, domenica ore 18.30

SABATO 13 APRILE-H 15 MADDALENA ON THE ROAD. Commer-cianti, abitanti, artigiani, artisti ed attori invadono pacificamente il Sestiere della Maddalena.-H 21 LO STATO SOCIALE IN CONCERTO. Nell’ambito della rassegna Ducale Up. After show al Pantarei. Palazzo Ducale, biglietti 10 euro-H 22.30 LION ROOTS SOUND SYSTEM+ JAH MARNYAH from UK - serata dub. Csoa Zapata

DOMENICA 14 APRILE-H 10/19 MERCATO DI FORTE DEI MARMI: arti-gianato italiano di alta qualità. Piazzale Mandrac-cio, Porto Antico

LUNEDì 15 APRILE-H 21 LUNEDI’ FEG: incontro con Geppi Cucciari. Teatro dell’Archivolto, ingresso libero fino a esauri-mento posti-H 21 CONCERTO DI SALVATORE ACCARDO. Il celebra violinista propone un repertorio che spazia dalla musica antica a quella contemporanea. Tea-tro Carlo Felice, biglietti da 26 euro

DA MARTEDì 16 A SABATO 20 APRILE-H 21 QUANDO NINA SIMONE HA SMESSO DI CANTARE. Per la prima volta adattato in Italia,

lo spettacolo rivelazione della libanese Darina Al-Joundi. Con Valentina Lodovini. Teatro dell’Archi-volto, prezzi 20/22 e intero, 18 ridotto, 7,5 studenti

MERCOLEDì 17 APRILE-H 15 LAVORARE NEL CINEMA: STORYBOAR-DING. Un professionista illustra le caratteristiche del mestiere, le competenze, percorsi formativi, ambiti di lavoro e opportunità di impiego. Città dei Mestieri, villa Bombrini di Cornigliano-H 16.30 INCONTRO CON SALMO. Il rapper pre-senta nuovo attesissimo album di inediti: Midnite.La Feltrinelli

GIOVEDì 18 APRILE-H 18 IL PARTO DELLE NUVOLE PESANTI LIVE. Presentazione del nuovo album Che aria tira, tra solchi acustici, incursioni rock e suoni elettronici. La Feltrinelli-H 22 VINICIO CAPOSSELA IN CONCERTO. Prima iniziativa della Comunità San Benedetto al Porto per lanciare il conto corrente verso la Fonda-zione Don Andrea Gallo San Benedetto al Porto. Sala Chiamata, biglietti 15 euro

DA GIOVEDì 18 A DOMENICA 21 APRILE-LA STORIA IN PIAZZA 2013. Tema di questa edi-zione sono le Identità sessuali. Palazzo Ducale

VENERDì 19 APRILE-H 21 LILLO E GREG: spettacolo Schetch & Soda 2013. Politeama Genovese, biglietti da 20 euro-H 22 INAUGURAZIONE STAGIONE ESTIVA con musica dal vivo con TheJaaf feat Duo Doidao con ritmi funky samba bossanova, dj set e festa della Ceres. Cafè del Mar, corso Italia. Ingresso libero

DA VENERDì 19 A DOMENICA 21 APRILE-H 10/20 ZEN-A FIERA BENESSERE evento de-dicato al naturale, al benessere e allo sviluppo so-stenibile. Magazzini del Cotone-H 20.30 ROMEO E GIULIETTA. Lo spettacolo con Francesco Montanari, ha conquistato nel 2011 il premio Ubu come miglior regia ed è stato salutato dalla critica come capolavoro. Teatro della Tosse, biglietti da 20 euro, domenica ore 18.30

GLI EVENTI AGGIORNATI IN TEMPO REALE LI TROVI NELL’AGENDA ONLINE DI ERA SUPERBA:w w w . e r a s u p e r b a . i t

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agenda 3 1

SABATO 20 APRILE-H 21 CRISTIANO DE ANDRE’ IN CONCERTO. Live in occasione dell’uscita del nuovo disco Come in cielo così in guerra. Teatro Carlo Felice, biglietti da 28 euro

SABATO 20 E DOMENICA 21 APRILE-GIUSEPPE MARZARI, UN UOMO IN FRAC. Spettacolo dedicato all’ attore teatrale, comico e umorista genovese. Teatro Garage, sab ore 21, dom ore 17. Biglietti 12 euro

DOMENICA 21 APRILE-H 21 RAPHAEL GUALAZZI IN CONCERTO. Happy Mistake Tour. Teatro Carlo Felice, biglietti da 28 euro

LUNEDì 22 APRILE-H 21 LUNEDI’ FEG: incontro con Alessandor Ba-ricco.Teatro dell’Archivolto, ingresso libero fino a esaurimento posti

MARTEDì 23 APRILE-CINEFORUM GENOVESE: proiezione di La pel-le che abito di Pedro Almodòvar (Spagna 2011). Cinema America, via Colombo. Proiezioni ore 15/17.30/21.15

FINO A MERCOLEDì 24 APRILE-H 2030 I RAGAZZI IRRESISTIBILI: un classico della risata per due attori, Eros Pagni e Tullio So-lenghi, dalla forte vena comica. Teatro della Cor-te, prezzi da 17 a 25 euro. Domenica ore 16, lun chiuso

MERCOLEDì 24 APRILE-H 18 IL PESTO. Il simbolo della cucina genovese raccontato nel libro di Sergio Rossi. La Feltrinelli-H 18/01 RESISTENZA E SOLIDARIETA’. Con-certi di Modena City Ramblers, Ska j, Double Trou-ble (Bunna, Raphael, Zibba) a cura di Music For Peace, Creativi della Notte. Ingresso con generi di prima necessità. Via Balleydier

DA GIOVEDI’ 25 A DOMENICA 28 APRILE-EQUA, Fiera Ligure del Commercio Equosolidale. Calata Falcone Borsellino, Porto Antico

GIOVEDI’ 25 APRILE-H 12 SAGRA DELLA PORCHETTA. San Colom-bano Certenoli

SABATO 27 APRILE-H 15 MERCATO DEL BARATTO A PRA’ a cura del Collettivo Burrasca. Piazza Sciesa

SABATO 27 E DOMENICA 28 APRILE-SAGRA DELLA FARINATA, In più, mercatino

dell’antiquariato e gastronomico. Lungomare di Pegli-GIORGIO PERDONACI La compagnia della poz-zanghera in un omaggio a Giorgio Gaber. Teatro Garage, sab ore 21, dom ore 17. Biglietti 12 euro

MERCOLEDì 1 MAGGIO-SAGRA DEI RAVIOLI E DELLE FOCACCETTE AL FORMAGGIO. Ore 12/19.30. Capreno, Sori-H 12 BASANATA A PAVETO. Fave, Salame e for-maggio e specialità liguri. Paveto, Mignanego

DA GIOVEDì 2 A SABATO 4 MAGGIO-H 2030 ACOUSTIC NIGHT 13. Beppe Gambetta e ospiti internazionali del calibro di John Jorgen-son, Mike Dowling e Radim Zenkl. Teatro della Cor-te, biglietti da 17 euro

DA VENERDì 3 A DOMENICA 5 MAGGIO-CIBIO - La Fiera del Gusto e del Benessere. Ma-gazzini del Cotone ven h 15-20; sab-dom h 10-20

SABATO 4 E DOMENICA 5 MAGGIO-FAVE SALAME E NON SOLO... Apertura stand sabato ore 19, domenica ore 12.30. Sciarborasca, Cogoleto

MARTEDì 7 MAGGIO-CINEFORUM GENOVESE. Proiezione di in-tervallo di Leonardo Di Costanzo (Italia 2012). Cinema America, via Colombo. Proiezioni ore 15/17.30/21.15

GIOVEDì 9 E VENERDì 10 MAGGIO-H 21 SPETTACOLO DI PAOLO MIGONE: Gli uo-mini vengono da Marte e le donne da Venere. Tea-ro Politeama Genovese, biglietti da 20 euro

VENERDì 10 E SABATO 11 MAGGIO-H 21 L’ECO DI UMBERTO: spettacolo musicale dedicato a Umberto Bindi a cura di GianPiero Alloi-sio. Teatro Garage, biglietti 12 euro

SABATO 11 MAGGIO-H 21.30 ELECTROPARK 2013: musica elettronica a teatro. Con Marco Selvaggio, Bugge Wesseltoft & Christian Prommer e performance audio-visiva di visual mapping “Living The Theater”, realizzata da Maivideo. Teatro della Tosse, biglietti da 18 euro

SABATO 18 MAGGIO-H 21 LUCE ED IO Anteprima del nuovo proget-to musicale di Gabriele Serpe: i brani di influenza cantautorale lasciano spazio a sonorità elettriche ed elettroniche influenzate dal minimal contem-poraneo. La formula è quella del teatro canzone: un’ora di spettacolo fra monologhi e proiezioni, un viaggio nella mente umana, fra psicosi, paura e rassegnazione. Teatro Garage, biglietti 12 euro

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