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escano - Salesians of Don Bosco

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escano3 NOTE SPIRITUALIdon Viganò ci parla

5 BREVISSIME

9 PASTORALE GIOVANILECon un piede nella tradizione, i giovani africaniguardano al futuro. Dopo aver presentato la si-tuazione giovanile europea con particolare atten-zione all'Italia, BS, con questo articolo apre unospaccato della situazione giovanile in Africa .

13 EMMAUS C'È ANCORAA pochi chilometri da Foggia è sorto il «villaggioEmmaus». Vi abitano con tre salesiani ragazzi indifficoltà .

16 VITA SALESIANASignor Ministro, ci regala un francobollo? Men-tre ci prepariamo a celebrare l'anno centenariodella morte di Don Bosco, un lettore ci ha chiestose per l'occasione, verranno emessi francobollicommemorativi . Non abbiamo trovato risposta mi-gliore che questa: una veloce rassegna del «fran-cobollo salesiano» e un invito al Ministro dellePoste . . .

IL BOLLETTINO SALESIANORivista fondata da san Giovanni Bosconel 1877Quindicinale di informazione e culturareligiosa edito dalla CongregazioneSalesiana di San Giovanni Bosco .

INDIRIZZOVia della Pisana 1111 - Casella post. 9092- 00163 Roma-Aurelio - Tel . 06/69 .31 .341 .Conto corr. post . n . 46 .20 .02 intestato aDirezione Generale Opere Don Bosco,Roma .

DIRETTORE RESPONSABILEGIUSEPPE COSTARedazione : Giuliana Accorsero - MarcoBongioanni - Eugenio Fizzotti - Gaetano Na-netti - Angelo Paoluzi - Cosimo Semeraro .Archivio : Guido CantoniDiffusione : Arnaldo MontecchioFotocomposizione, impaginazione e stam-pa : Stabilimento Grafico SEI - TorinoRegistrazione : Tribunale di Torino n . 403del 16 .2 .1949

In copertina :Con un piedenella tradizionei giovani africani

guardano al futuro(Foto SAF)

(Servizio a pag . 9-12)

1 LUGLIO 1985ANNO 109NUMERO 12

IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA* Il primo di ogni mese (undici numeri,eccetto agosto) per la Famiglia Salesiana .* Il 15 del mese per i Cooperatori Sale-siani .Collaborazione: La Direzione invita a man-dare notizie e foto riguardanti la FamigliaSalesiana, e s'impegna a pubblicarle secon-do il loro interesse generale e la disponibili-tà di spazio .Edizione di metà mese . A cura dell'UfficioNazionale Cooperatori (Alfano, Rinaldini) -Via Marsala 42 - 00185 Roma - Tel . (06)49.50 .185 .

19 VITA ECCLESIALEDalla stampa missionaria i giornali laici arriva-no alle missioni . Mondo e Missione, Nigrizia, Bol-lettino Salesiano . Tre riviste con tanta informazio-ne missionaria . Abbiamo messo a confronto i tredirettori con don Luc van Looy, consigliere gene-rale per le missioni salesiane .

26 MISSIONICome nasce e cresce una città nella foresta. Èun capitolo dell'impegno missionario salesiano inThailandia .

29 PROTAGONISTILa famiglia è come la terra ferma per i naufra-ghi . Un incontro-intervista con il giornalista scrit-tore Melo Freni .

32 STORIA SALESIANACompleanno di un film . Poco più di cinquant'an-ni fa il regista Alessandrini con la Lux produsse ilfilm «Don Bosco» : eccone una rievocazione .

RUBRICHEScriveteci, 4 - Pigy, di Del Vaglio, 6 - La lettera diNino Barraco, 7 - Libri & altro, 24-25 - I nostri san-ti, 37 - I nostri morti, 38 - Solidarietà, 39 .

IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDOIl BS esce nel mondo in 41 edizioni naziona-li e 20 lingue diverse (tiratura annua oltre 10milioni di copie) in : Antille (a Santo Domin-go) - Argentina - Australia - Austria - Bel-gio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Ca-nada - Centro America (a San Salvador) -Cile - BS Cinese (a Hong Kong) - ColombiaEcuador - Filippine - Francia - GermaniaGiappone - Gran Bretagna - India (in in-

glese, malayalam, tamil e telugú) - IrlandaItalia - Jugoslavia (in croato e in sloveno)Korea del Sud - BS Lituano (edito a Ro-

ma) - Malta - Messico - Olanda - Paraguay- Perù - Polonia - Portogallo - Spagna -Stati Uniti - Sudafrica - Thailandia - Uru-guay - Venezuela - Zaire

DIFFUSIONEIl BS è dono-omaggio di Don Bosco aicomponenti la Famiglia Salesiana, agli amicie sostenitori delle sue Opere .Copie arretrate o di propaganda : a richie-sta, nei limiti del possibile .Cambio di indirizzo : comunicare anche l'in-dirizzo vecchio .

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«Beati i misericordiosi!» (Mt 5, 7) .Gesù aveva un cuore buono : ne contempliamo

spesso le fattezze attraverso la devozione al suo«Sacro Cuore» .

È un cuore permeato da atteggiamenti di umil-tà, di comprensione, di interesse verso gli altri, digentilezza, di disponibilità, di volontà, di concor-dia, di perdono : esclude la collera, il rancore, i li-tigi, le vendette, la suscettibilità, la freddezza, illegalismo, il disamore . Non rinuncia alla verità,ma la realizza nella carità .

La «misericordia» è in noi un riflesso dellabontà di Dio che ci impegna ad essere fedeli allarivelazione del suo amore facendo del bene a tutticoloro che si trovano nel bisogno, includendo glistessi nemici (Mt 5, 44-47) .

Basterebbe ricordare tre momenti del Vangelo :la parabola del figlio prodigo (Lc 15, 11-31), ildialogo di Gesù con Pietro circa il perdono :quante volte? (Mt 18, 21-22), e la descrizione delgiudizio finale: avevo fame, ero nudo, mi trova-vo in prigione (Mt 25, 31-46) .

Ma, in un mondo pieno di conflitti familiari esociali, che idealizza e giustifica il confronto del-l'odio e assume il metodo della forza come dina-mica di lotta, l'atteggiamento della misericordia

1 LUGLIO 1985 • 3

si deve tradurre in un progetto pratico di «ricon-ciliazione» . E la riconciliazione risulta oggettiva-mente possibile solo se è intimamente animata dauna spiritualità . Essa infatti, prima di esprimersiin convivenza amicale tra noi, è mistero in Dio eviva sintonia personale di alleanza con Lui .

C'è bisogno, dunque, di una spiritualità che cifaccia ascoltare innanzitutto nel Vangelo l'auten-tica «profezia della misericordia» secondo cuiIddio manifesta l'infinito suo amore soprattuttonel comprendere e perdonare (cf Esortazioneapostolica «Dives in misericordia») .Da questo ascolto procede la scoperta di un

grande segreto : quello della coscienza e dignità di«penitente» che approfondisce in noi il senso delpeccato' e ci abilita al perdono e alla concordia .

La Chiesa ha ricevuto appunto quale sua mis-sione specifica e originale quella di essere porta-trice di riconciliazione: così immette nella vitadell'umanità l'energia della misericordia, scon-fessando la grave falsità che la lotta eccitata dal-l'odio sia il motore della storia .

Le proiezioni sociali ed ecclesiali di questa mis-sione ci sono state proposte dal recente convegnodi Loreto . Studiamone ' attentamente le conclu-sioni .

Esse ci insegnano a fare della conflittualitànon un ideale né un metodo, ma una realtà da af-frontare e da far maturare nello sforzo di conver-genza e di comunione, sotto l'impulso di una ca-rità illuminata dalla verità salvifica, che con lasua irrinunciabilità coopera alla pace .

Don Egidio Viganò

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Mi sono rivisto in quell'articoloHo letto l'articolo a firma di MarcoBongioanni sulle comunicazioni socia-li dal titolo : «II teatro di casa fra passa-to e futuro» .Mi sono rivisto in quell'articolo, quan-do appunto a Foglizzo negli anni cru-ciali 1943/1945 si allestivano teatri eoperette che venivano offerti ogni do-menica nel bel teatro dell'istituto Sa-lesiano .Ricordo benissimo il mio Maestro dimusica Don Roberto Bosco, che ben-ché fossi ancor giovanissimo, volle in-serirmi in quella orchestra di cui parlal'articolo, formata da molti orchestralidell'EIAR che al sabato sera si riuniva-no alle loro famiglie sfollate nel Cana-vese .Mi è caro ricordare che tutti i suonatoridi strumenti a corda (viole, violini, vio-loncelli) provenivano da Torino, men-tre gli orchestrali degli strumenti a fia-to (clarino, tromba, saxofono, trombo-ne) erano del luogo o dell'istituto (ora-toriani, coadiutori) . Don Roberto diri-geva, sedeva al pianoforte, ma soprat-tutto era un buon concertatore ed ar-rangiatore perché tutte le parti eranoda lui elaborate e scritte tutte a mano .Considerata la mia grande passioneper la musica (suonavo già infatti di-versi strumenti nella banda dell'orato-rio), Don Roberto mi assegnò il primoclarino nell'orchestra (che in generaleaccompagnava le operette) con partimolto impegnative che mi aiutarono inseguito nella lettura musicale ed aporre le basi nello studio della compo-sizione, della concertazione e degli ar-rangiamenti musicali . Da 35 anni diri-go Bande Musicali e Cori e svolgo lemansioni di organista in alcune par-rocchie. Posso quindi affermare chetutta la mia vita è stata intessuta dallamusica iniziata appunto in quegli annia Foglizzo .Ricordo quindi ancora il Direttore, ilcompianto Don Murtas, Don Fiora,Don Tibiletti, giovani professori, DonBongioanni sempre indaffarato e natu-ralmente Don Roberto .

Maestro Ubaldo Viotti - Dogliani (Cuneo)

Fenomeno droga:che cosa si può fare?Nel Bollettino Salesiano del mese diaprile del corrente anno è apparso unarticolo molto interessante dal titoloLa battaglia contro la droga si chiama

prevenzione . A questo articolo noi delCentro Informazione e prima Acco-glienza di Vasto vogliamo fare riferi-mento per aggiungere ulteriori noti-zie .La Famiglia Salesiana, giustamentecitata perché in prima linea nell'operadi prevenzione, è entrata a far parte dicoloro che si occupano attivamentedel problema droga .Con questo impegno si vuole rispon-dere a quanto ha chiesto il C .G . 22 al-la Congregazione Salesiana : «Ritor-nare ai giovani, al loro mondo, ai lorobisogni, alla loro povertà . I Salesianidiano ad essi una vera priorità manife-stata in una rinnovata presenza edu-cativa, spirituale ed affettiva . Cerchinodi far la scelta coraggiosa di andareverso i più poveri, ricollocando even-tualmente la nostra opera dove mag-giore è la povertà» (nr . 6) .Anche il Rettor Maggiore - ci è noto- vuole orientare, in questo sessen-nio, l'azione salesiana «ad una mag-giore audacia di presenza tra i più po-veri» .L'invito del Rettor Maggiore è per noiun impegno. Noi siamo convinti che iltossicodipendente, l'alcolizzato sianoi nuovi «poveri» ed il vivere «con» lorosia una maniera - anche se non l'uni-ca - di «ricollocare» la presenza sa-lesiana .In Abruzzo, nell'ambito delle OpereSalesiane, sono nati gruppi di volon-tari con la specifica finalità del recu-pero degli emarginati e dei disadatta-ti, finalità che si colloca anche neglispazi previsti dalla legge regionale«Disciplina delle attività di prevenzio-ne e di recupero degli alcolisti e deitossicodipendenti», di recente appro-vazione .La nostra organizzazione è così strut-turata:•

Soggiorno PROPOSTA: CENTRORESIDENZIALEOrtona (CH), c. da Villamagna 4,tel . (085) 9106464Si qualifica come una proposta inte-grale di vita per tutti i giovani che vivo-no nell'emarginazione fisica, psichica,sociale, soprattutto ex-tossicodipen-denti e che decidono per una nuovaqualità di vita per sé e per gli altri .Si avvale di una filosofia e di una me-todologia propria (attinta dalla peda-gogia del sistema preventivo di donBosco), di regole ed organizzazioneispirata alla genuina tradizione sale-siana .

Il Soggiorno, animato dal salesianodon Luigi Giovannoni, ospita attual-mente un gruppo di giovani e ragazzei quali, in un clima di familiarità e fidu-cia, nella semplicità e nel lavoro, cer-cano di riscoprire i valori essenzialidella vita .• Soggiorno PROPOSTA: CENTRI DIINFORMAZIONE E PRIMA ACCO-GLIENZAL'Aquila, v .le don Bosco 6tel . (0862) 24440Vasto, via San D . Savio 1tel . (0873) 2041Ortona, p .za San Giuseppe 1tel . (085) 913351Le persone che vi operano, sono moti-vate da una scelta decisa e sinceraper il volontariato attivo . Nelle singolesedi promuovono - a vari livelli -una adeguata e capillare informazio-ne. Seguono i casi che non necessita-no della residenza nel Soggiorno efanno da tramite per tutti quelli per cuiinvece è necessario . Sono realtà rico-nosciute a livello sociale e politico(mediante un atto costitutivo hanno ot-tenuto il riconoscimento per l'eserci-zio delle attività di prevenzione e recu-pero e sono iscritti all'Albo Regionalein qualità di Enti Ausiliari) ed operanoin pieno accordo con il Soggiorno .•

Soggiorno PROPOSTA: CENTRI DICOOPERAZIONESono diffusi in varie città d'Italia (Orto-na, Vasto, L'Aquila, Ancona, Terni,Sulmona, Gualdo Tadino, Macerata,Rimini, Porto Recanati, CivitanovaMarche, Senigallia) .Sono gruppi di amici che si occupanodella diffusione della nostra azione,che collaborano fattivamente per lecose materiali, promuovono borse percasi particolari, tengono contatti tra iCentri di Accoglienza, il SoggiornoProposta e l'esterno .I vari centri sono tutti tendenti allostesso fine, con lo stesso metodo e lostesso spirito . Le persone che vi ope-rano sono psicologi, medici, assistentisociali, genitori, giovani ed ex-tossicodipendenti .Abbiamo ritenuto nostro dovere infor-marvi di tale iniziativa perché pensia-mo che essa sia una risposta, concre-ta ed umile, alla domanda del vostroarticolo «Che cosa si può fare?-

Soggiorno PropostaCentro di informazione 1 a accoglienza

Via S . Domenico Savio, 1 - Tel. 0873/204166054 Vasto (CH)

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MACAO

I gioiellidel vecchio missionario

L e foto chepresentiamo vengonoda Macao e

riproducono il gruppo didanza delle scuole elementarisalesiane risultato primoassoluto fra tutte le scuole diMacao. «Attualmente - ciha scritto presentandoceledon Ercole Tiberi - ilBollettino pubblica cose piùserie, pratiche e con menopoesia. Quest'anno però cheè l'anno della gioventù, unpo' di fiori e di poesia forsenon dispiaceranno . . . » .Certo che non dispiacciono,don Ercole .

ITALIA -

Suona per far contenta lagente

orse non

«

resisterei a starein collegio se

non suonassi nella banda»,confessa candidamenteSalvatore, terza media,originario di Caivano . «Edio non dormo la nottequando stiamo per andare ingiro a suonare - aggiungeMario, 14 anni,trombettista - . Come capitòquando fummo invitati aLecce, a Foggia o aSoverato . O peggio ancoraquando dovevamo suonarein piazza S . Pietro, allapresenza del Papa» . «Non èfacile, sa! - aggiungeAniello, seconda media,suonatore di tamburo -

Essere nella banda dà moltasoddisfazione, ma mette incorpo tanta paura disbagliare . Per fortunaabbiamo imparato ad andared'accordo, a furia di farprove. Siamo propriodiventati molto piùaffiatati» .Queste confessioni di alcunielementi della bandamusicale « 1 ragazzi di DonBosco», che da sei anniallieta le più svariatecircostanze dell'IstitutoSalesiano alla «Doganella»,uno dei quartieri piùpopolari ed emarginati diNapoli . «All'inizio c'è statauna certa difficoltà nelreperire i ragazzi - ammetteil maestro Corrado Guercia,salesiano coadiutore -.Temevano di non farcela .Ora sono già 45 quelli chesuonano perfettamente e 25stanno imparando. Unsuccesso senza precedenti, sesi pensa al punto di partenza(molti per fattori ambientalie familiari avevano gravicarenze scolastiche) e allamancanza assoluta distrumenti. Abbiamocominciato dal nulla e pocoalla volta siamo arrivati a unbuon livello dipreparazione» .La banda è un elemento che

appartiene alla più genuinatradizione salesiana . Non perniente una delle più antichefoto di D. Bosco lo ritrae inmezzo ai birichini diValdocco mentreimbracciano gli strumentimusicali . Proprio come nellefoto che ricoprono le paretidella sala del complessobandistico e che ripercorronole tappe del camminocompiuto fino a oggi . «Sonostati i ragazzi a rendereaccogliente questa sala -sottolinea il maestroGuercia - . Stiamo ancheallestendo un settoreriservato all'audizionemusicale» .La banda infatti non è natacome un diversivo. «Noi

1 LUGLIO 1985 • 5suoniamo per far contenta lagente», rileva Arturo, che dadue anni suona il sax ed èdeciso a frequentare ilconservatorio . «È ciòfacendo - aggiungeMimmo, il clarinettista -,formiamo gruppo . Ce neaccorgiamo quanto più passail tempo. Sappiamo stare alpasso con gli altri,comprendiamo meglio chisbaglia . E riusciamo anche asuonare da soli, in assenzadel maestro . Ovviamente c'èun vice, che è uno di noi .Ma non per questo neapprofittiamo» .Un'avventura entusiasmante,dunque, capace dicoinvolgere i ragazzi, difavorirne la maturazione, divalorizzarne le capacità,soprattutto se essiprovengono da quelle sacchedi emarginazione e disottosviluppo che sichiamano Secondigliano,Rione Amicizia, Forcella,Quartieri spagnoli .«Una casa salesiana senzamusica è come un corposenz'anima», ebbe a dire ungiorno D. Bosco . «I ragazzidi Don Bosco» a Napolidimostrano di averequest'anima e quindi diessere un corpo vivo .«Suoniamo qualcosa?»,propone uno di loro . Sottocon gli strumenti . Uno, due,tre . Via . Il pezzo s'intitola«Fantino» . E una marcettabrillante, la prima che hannoimparato: il passato si fondecosì con l'oggi e fa sognaread occhi aperti un futuro piùfelice .

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6 - 1 LUGLIO 1985

Cesano Maderno (MI) :don Viganò celebrail 75° della FMA

e giornatesalesiane di

,J Cesanorimarranno a lungo nellamia memoria!» ci ha scrittoil Rettor Maggiore che hacelebrato con noi la festa del75° di presenza delle suore aCesano .E stato il Parroco, donEmilio Meani, ad invitarlo,non poteva scegliere donopiù bello, né poteva trovareoccasione più bella per fartornare, nell'oratorio che havisto nascere la lorovocazione, 150 suore di variecongregazioni e le Figlie diMaria Ausiliatrice che hannolavorato in questa casa .E stata una gran festa,quella del 18-19 maggio1985. Iniziata con l'arrivo diMadre Emilia Anzani daRoma - Madre Emilia èstata qui qualche anno comeinsegnante nella scuolaMedia e poi come Direttrice-, si è calamitata intorno alRettor Maggiore quando èarrivato, verso le 17,preceduto dalla scorta delMotoclub e dalla bandamusicale. L'accoglienza dellapopolazione è stata calda,

Nella foto :L'arrivo di don EgidioViganò a Cesano

spontanea, in una parola :salesiana .I1 Rettor Maggiore haparlato alle suore, harisposto alle loro domande ;in serata ha pregato con igiovani di tutto il decanato ela domenica mattina, dopola solenne concelebrazionedelle ore 9 si è incontrato di

nuovo con i giovani, questavolta per una chiacchierata aruota libera . Don Viganò e igiovani si sono trovati insintonia, gli hanno anchedetto che avrebberovolentieri pranzato con lui .«La prossima voltacombineremo! » ha risposto,e questo «arrivederci» èstato sottolineato ancheprima di partire, quando hasalutato la popolazione,dopo aver assistito allemanifestazioni di gioia che leragazze avevano preparatoper lui .Due giorni, vissutiintensamente e volati via infretta, come capita per imomenti più felici, ma cirimane in cuore l'arrivedercie la volontà di andareavanti, oltre i «75 anni digrazie» che il RettorMaggiore ha definito«prologo per un più fecondoavvenire» .

IL

C'è una scuola che conoscetutto sulle api

a scuola mediasalesiana di SestoS. Giovanni per la

terza volta ha conseguito unpremio speciale al ConcorsoPHILIPS per giovaniricercatori .La ricerca di quest'anno«Attorno ad un alveare» ha

visto come protagonistiFabio Sbalzarini,l'instancabile don Meroni el'intera sua classe . Ma eccocome il Giornale di Milanodel 19 marzo ha presentatoil premio .«Per la terza volta in diecianni uno studentedell'Istituto salesiano di vialeMatteotti a Sesto SanGiovanni si è classificatofinalista nel concorso"Philips" mettendo inrisalto il lavoro di ricercache ogni anno si effettua inquesta scuola .A rappresentare tutto ilgruppo di studiosi della vitadelle api è stato FabioSbalzarini, tredici anni diCinisello Balsamo, alunno diterza media . Il lavoropresentato dal ragazzo alconcorso aveva per titolo"Attorno a un alveare"ultimo atto di una trilogiasulle api avviata nel '75 .La "scoperta" di quest'annoè una sorpresa maievidenziata negli studiprecedenti . Le api, nelcercarsi nuovi spazi, sonoriuscite ad incrinare il vetroche copriva l'arnia,rompendolo. Con questoriconoscimento i ragazzidella scuola salesiana hannovoluto ripagare in un certosenso il gran lavoro svoltodagli insegnanti : uno staff dipersone impegnate non soloa far studiare i ragazzi, masoprattutto a guidarli versotraguardi culturali dinotevole impegno eprestigio .Un esperto di zoologia è donMeroni, professore discienze, da anni impegnatocoi suoi ragazzi nello studiodella vita che conducono leapi . Per la terza volta i suoiragazzi sono stati premiatisull'argomento api .- Come mai tanto interessesu quest'insetti?1) "Quest'interesse risaleagli anni bellici, quandotutto era tesserato e a borsanera. In un istituto delbresciano da noi gestitoc'erano da sfamare centoragazzi e abbiamo risoltoparte dei problemi con unallevamento di api. Da allorami sono sempre interessato aquesti insetti avendo la

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fortuna poi di trovare neimiei allievi personeinteressate a questo mondoprodigioso e meraviglioso" .- Ma viviamo a Sesto, unacittà industriale, di smog . . ."Certo, qui a Sesto èimpensabile mantenere unapiario completo, maqualche piccola arnia di tiposperimentale l'abbiamosistemata nell'orto botanicodella scuola doveconduciamo i nostri studi" .- Come siete arrivati ai trepremi?"Da dieci anni portiamoavanti ricerched'osservazione in una specieanimale . Nel '75, con unostudio in generale sulle apiscoprimmo un apicoltore cheraccoglieva da anni un mieleinquinato, così com'erarisultato a tutte le successiveanalisi . Nell'83 il figlio di unapicoltore nostro allievoinventò un apparecchio perraccogliere il miele equest'anno abbiamoosservato come le api hannorotto un vetro d'arnia,rendendo così in un certosenso giustizia di tantipregiudizi sulla loropericolosità e dannosità,visto che noi siamo riuscitiad osservare questo fattoeccezionale vivendo digiorno in giorno vicino adesse'' .- Oltre al motivoscientifico, ci sono altreragioni che vi spingono aquesto impegno con le api?2) "Certamente non

Nella foto : Messina,IX Seminario di Studi

trascuriamo quello pratico,cioè l'impegno di farconoscere e riscoprire pregi evirtù di quel nobile ed anticoalimento che è il miele edegli altri prodottidell'alveare . Il nostrointeresse si traduce inmostre, conferenze,proiezioni in più città dellaprovincia di Milano .3) Non ultimo motivo èquello di richiamarel'attenzione di tutti suquanto possono insegnarciqueste piccole creature . Pernoi profani interessare iragazzi di una città comeSesto a questo mondoanimale rasenta un'impresadi . . . sesto grado!"» .

Giovani verso il futuro

I l 1 Centro Psico-Pedagogico « ViktorFrankl» di Messina

diretto da don UmbertoRomeo anche quest'anno haorganizzato un seminario distudi aperto a tutti . Ilseminario di quest'anno -l'iniziativa è giunta alla suanona edizione - ha avutocome tema: «I giovani versoil duemila» e si è svolto dal15 al 17 maggio 1985 . Allamanifestazione che si èarticolata in tre giorni congli interventi del prof .A . Agnello docente dipedagogia presso l'Universitàdi Messina, di donGianCarlo Milanesi, docentedi sociologia pressol'Università Salesiana diRoma, del dott . PietroArena, giudice del tribunale

a lettera di Nino Barraco

QUALE FUTUROPER LA STORIA

Carissimo,

ci troviamo nel turbine dei grandi eventi dello Spirito .1950 anni dalla Resurrezione .L'Anno Santo che abbiamo vissuto . Come dimenticare?

L'impossibile che è avvenuto . La memoria, l'attualità diun evento che ha fatto entrare l'umanità nella sua piùgrande trasformazione storica .

Vent'anni dal Concilio .Questa notizia che dura ancora oggi . Una nuova Chie-

sa, la Chiesa di sempre ma rivissuta in termini di attualità,che fa sue le gioie, le speranze, le lotte degli uomini . UnaChiesa sempre più altare, sempre più libera da tutte lecompromissioni del potere .

Una Chiesa pronta a riconoscere per prima le sue colpe,aperta al dialogo, alla ricerca, in comunione con il mondo .

Vigilia del terzo millennio della storia .Passaggio epocale, di un'era della terra .L'uomo che ha raggiunto prospettive quasi illimitate

nella compenetrazione della natura, e che pure rimane tra-fitto da domande mai chiuse sul suo futuro .

Quale futuro? Ecco, la Chiesa si fa annunzio, presenza,servizio di futuro .

Abbiamo celebrato il Convegno delle Chiese .Grande dono di Dio, dello Spirito, consolatore perfetto,

datore di ogni bene, padre dei poveri . Occasione storicaper gestire una intenzione profetica . Evento, nella profon-dità biblica .

Una presenza per il futuro .Una responsabilità che è di Chiesa .Una responsabilità che è di ciascuno di noi, chiamati ad

essere profezia di speranza per il mondo . Non fuori delmondo, ma dentro il mondo, senza riempirci di mondo .

Responsabilità di laici che vivono il mistero nella secola-rità .-Laici che testimoniano la dimensione mistica nell'or-dine temporale. Che costruiscono le beatitudini, la con-templazione, la purezza del cuore, la povertà della vita,l'obbedienza dell'amore nella gestione delle cose delmondo .

Essere contemplazione e vertenza, spiritualità e secolari-tà . 12 la definizione dei laici come l'«anima del mondo» .

Appartenere a Dio, alla storia della sua salvezza, allapreghiera, alla contemplazione, alla sua unione .

Appartenere ai fratelli, alle lotte, alla storia della lorosalvezza .

Appartenere agli ultimi soprattutto, al loro dolore .Appartenere alla storia della città .Appartenere al futuro della terra .

1 LUGLIO 1985 • 7

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8 • 1 LUGLIO 1985

dei minori della città, delprof. Antonio Leocata,primario di pediatria pressol'Ospedale Garibaldi diCatania, del dott . MeloFreni, giornalista e scrittore,hanno preso parte almenoquattrocento persone . Ilseminario ha intesorispondere ad almeno treinterrogativi con lo sguardorivolto al futuro : verso qualematurità? verso qualefamiglia? verso quali valori?Dalla complessità dellasituazione giovanile attuale- ha concluso fra l'altrodon Romeo - alcune«cose» sono certe : i giovanivanno avanti perchévogliono vivere e daprotagonisti per realizzareuna società migliore,vogliono subito risposteautentiche, vissute, concrete,attuali, cercano testimoni divalori perché sono assetati difatti e non di parole .

Restaurato a Torinol'organo del S . Giovannino

~' antico organo dellaChiesa diS Giovanni

Evangelista a Torino volutopiù di cento anni fa da DonBosco, è stato recentementorestaurato .L'organo che ha ripreso asuonare il 4 maggio scorsocon un concerto del maestroorganista Giovanni Borra fuvoluto da Don Bosco e furealizzato dal cav . GiuseppeBernasconi di Varese nel1882. Dopo varie peripeziel'organo divenne inservibile .

Nella foto :L'organo della Chiesadi S. GiovanniEvangelista

Il restauro è stato portato atermine dalla DittaFrancesco Michelotto diAlbignasego (PD) che èriuscita a dare alle cannedell'organo una intonazionedolce e rotonda . L'organo- come si è detto - è statoinaugurato il 4 maggio con ilprimo di quattro concertiche sono stati realizzatil'intero mese di maggio . Ilprogramma ha visto allatastiera rispettivamente il 4,l' 11, il 18 e il 26 maggio imaestri Giovanni Borra,Massimo Nosetti, GuidoDonati, Arturo Sacchetti .Centinaia di musicofili - inbuona parte giovani -hanno potuto così ascoltarecon le famose composizionidi Bach, Mendelssohn,Schumann anche opere delsalesiano don VirgilioBellone morto nel 1981 e dialtri autori meno conosciutima pur sempre valorosi .L'organo del S . GiovanniEvangelista non è il solo adarricchire le chiese salesianedella Città piemontese .Organi di valore si trovanoalla Basilica di MariaAusiliatrice e presso laCappella del CentroGiovanile Salesiano dellaCrocetta. In quest'ultimacappella i concerti sonodiventati un appuntamentoculturale consueto per tantigiovani. È sperabile che taliiniziative si moltiplichinonella convinzione che ilgusto per il bello musicalerappresenta una dimensioneculturale significativa .

Concerti al Colle Don Bosco

a cripta del tempio didon Bosco aCastelnuovo Don

Bosco ha ospitato domenica28 aprile 1985 un concertodel Coro Madrigal diBucarest diretto dal maestroMarin Costantin. La

manifestazione è stataorganizzata dall'UnioneMusicale di Torino e facevaparte di tutta una serie diconcerti tenuti nel territorio .Il Coro di Bucarest,attentamente seguito da unagran folla, ha eseguitomusiche di Palestrina,Gastoldi, Monteverdi,Donati, Lasso, Negrea,Bretan, Theodorescu .Moldovan, Pascanu,Penderecki, Schoggl, Marbe .L'interesse della gente èstato vivissimo . Sono cosìsempre più numerose lemanifestazioni culturali chefanno del complessocostruito sul Colle DonBosco una struttura apertaad iniziative di crescita e dipromozione culturale oltreche religiosa .

MAd Amatrice (Rieti) unnuovo quadro di Don Bosco

entre ci si avvicinaalla grande festacentenaria del

1988, Don Bosco continuaad affascinare quanti loconoscono e fra questi, tantiartisti . Il quadro chepresentiamo è opera dellapittrice Pandolfi TilesiLetizia e si trova nellaChiesa delle Anime Sante diAmatrice in provincia diRieti . L'artista con questo

quadro ad olio ha volutodare del Santo unainterpretazione modernaritraendolo con i giovanidella cittadina che lo fissanoper trarne aliti di speranza edi fede . Su tutto dominanola figura di MariaAusiliatrice ed una intensaluce-simbolo di Dio .

TAIWAN

Festa all'Ausiliatrice

I centocinquant'anni dicostruzione della primachiesa sono stati

ricordati nell'isola di Taiwancon una grande processionein onore di MariaAusiliatrice . Alla processionehanno preso parte conl'intero episcopatoformosano e molti religiosimigliaia di amici esimpatizzanti dell'operasalesiana .i.~.1rrf

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PASTORALE GIOVANILE

Anno Internazionaledei giovani

CON UN PIEDENELLATRADIZIONEI GIOVANIAFRICANIGUARDANOAL FUTUROUna inchiesta didon Piero Gavioli,missionario salesianonello Zaire. La famiglia,la religione, il denaro,il lavoro e, anche,lo stregone.

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Qual è il comportamen-to dei giovani africani, oggi? Qualela loro mentalità? Quanto è rimastoin essi della tradizione africana e inche misura dipendono dalle influen-ze della cultura europea? Quali so-no le loro esperienze, quali gli ob-biettivi che si pongono per l'avveni-re? E il loro atteggiamento rispettoal matrimonio, al denaro, al lavo-ro? E di fronte alla religione? Que-ste e molte altre domande trovanorisposta in un dossier realizzato, inoccasione dell'Anno internazionaledella gioventù, da un sacerdote sale-siano, missionario in Africa. Dal1966, don Piero Gavioli vive e lavo-ra a Lubumbashi, nel Sud Shaba,regione dello Zaire, e dal 1977 è re-sponsabile diocesano della pastora-le giovanile .

«La mia esperienza - dice don

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Gavioli - è sicuramente molto li-mitata e parziale . Perciò non ho lapretesa di conoscere i giovani del-l'Africa, di un Continente tanto va-sto e differenziato» . Di qui il carat-tere «aperto» che egli ha preferitodare alla sua inchiesta, accogliendocontributi di varia provenienza .Don Gavioli ha così confrontato lesue impressioni con quelle dei con-fratelli che lavorano in altre regionidell'Africa nera . Ha discusso consalesiani del Congo, del Gabon, delCamerun, si è recato in Ruanda, nelBurundi, oltre che a Brazzaville e aKinshasa, rispettivamente capitalidel Congo e dello Zaire, nonché inaltre missioni nello Shaba e nel Ki-vu. Inoltre, ha studiato a fondo do-cumenti elaborati da persone che la-vorano tra i giovani un po' dovun-que in Africa. «Tutto ciò - affer-ma don Gavioli - mi ha aiutato aconfrontare i miei punti di vista conquelli di persone che hanno piùesperienza di me. Ne è uscito undossier che propongo molto sempli-cemente come strumento di cono-scenza e di lavoro sia per gli adultiche per i giovani» .

Ed è ai giovani che don Gavioliha lasciato ampio spazio per espri-mersi, in tutta libertà, su questioniche loro interessano in modo parti-colare, sollecitandoli con domandemirate . Ne è uscito un campionariodi risposte che sottolinea una molte-plicità di interessi, spesso molto di-versi tra loro, talvolta addirittura

contraddittori . Facciamo un esem-pio. Alla domanda: «Quali sono itemi che i giovani sentono più vicinialla loro problematica», le risposteottenute vanno dallo studio alle re-lazioni fra giovani e ragazze, daglispettacoli alla moda, dal tribalismoall'impegno ideale, dall'amore peril prossimo al lavoro, dalla corru-zione e le ingiustizie a come prepa-rare l'avvenire, dalla crisi economi-ca alla miseria della gente, dall'e-vangelizzazione alle vocazioni sa-cerdotali, dalla solitudine moraledei giovani al senso del matrimonio .

È interessante vedere qual è l'at-teggiamento dei giovani africani neiconfronti della famiglia . Si cogliefacilmente un misto di attaccamen-to alle antiche radici e di afferma-zione di esigenze nuove, di rispettoper i genitori e di bisogno di mag-giore libertà . Alla domanda : «I ge-nitori hanno diritto di sapere e dicontrollare tutto ciò che fanno i lo-ro figli»? Le risposte, pressochéunanimemente, riconoscono nonsolo questo diritto, ma anche quellodel richiamo all'ordine in caso di in-frazioni . E ciò perché i genitori «cihanno messo al mondo e hanno sudi noi tutti i diritti», perché « sono inostri superiori», «sono responsa-bili della nostra educazione», «so-no guardiani della saggezza» . E,ancora, perché «colui che rispetta igenitori sarà un uomo felice» e per-ché «i genitori debbono preservare ifigli dai pericoli che li circondano» .

Tuttavia, in questo quadro, cherivela il permanere fra i giovaniafricani di un'alta considerazioneper la famiglia e per i genitori, glistessi giovani sembrano rivendicareuna maggior libertà d'azione, «siapure - come sottolinea un interpel-lato - nei limiti del buon senso» edella «necessaria misura», come af-ferma un altro . Ciò vale anche perle ragazze, che non vorrebbero esse-re costrette a rientrare in casa al tra-monto, come invece è desiderio deigenitori . Anche se per le ragazze glistessi giovani danno risposte meno«aperte»: «una ragazza - rispondequalcuno - si fidanza in casa nonal bar». E un altro : «c'è semprequalcosa da fare in casa per una ra-gazza» . Insomma, c'è chi pensa chele giovani debbano godere di unaminore libertà rispetto ai giovani .

Esiste poi il grosso problema delmatrimonio, che i giovani in Africasembrano voler affrettare, e soprat-tutto contrario con libertà di scelta,anche senza il consenso dei genitori .Perché tanta fretta? Il 60 per centodelle risposte sostiene che ci si af-fretta per poter avere dei figli . Mac'è anche chi afferma di volersi spo-sare al più presto per sottrarsi alledifficoltà che incontra nella casapaterna o chi sostiene che «la vitanon è lunga e quindi è meglio nonarrivare in ritardo» . Giudiziosi epacati si dimostrano i giovani afri-cani per quanto attiene alle condi-zioni di una buona preparazione almatrimonio . Essi indicano, comecondizioni materiali da realizzareprima di sposarsi, un lavoro fisso,qualche risparmio, una casa, vestitie attrezzi da cucina . Quanto allecondizioni morali e psicologiche siindicano, fra l'altro, un tempo di fi-danzamento sufficiente ad accertarela serietà del partner e di capire ilsuo carattere, la maturità, l'amorereciproco . Il venti per cento dichia-ra di volere un matrimonio reli-gioso .

È forte, nei giovani africani, ilsenso dell'onestà, la condanna dellacorruzione. In modo più o menoesplicito e più o meno tinto di indi-vidualismo familiare e tribale, i gio-vani - nota don Gavioli - auspi-cano l'affermarsi di una nuova«qualità della vita», di un mondopiù giusto e più sviluppato dove cia-

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scuno sia riconosciuto per quel chevale . Desiderano eliminare la mise-ria che li opprime, disporre di cibo asufficienza, di buone cure medichee rifiutano ogni forma di sfrutta-mento .

Quanto al lavoro, l'inchiesta evi-denzia un singolare atteggiamentonei confronti del lavoro materiale :una parte dei giovani lo consideraumiliante «agli occhi della gentedelle città», ritiene che faccia «per-dere prestigio» e lo giudica «pocoremunerativo» . Si arriva perfino avalutarlo «più umiliante ancora diessere preso come ladro» . Ma sonomolti i giovani che la pensano diver-samente : «non ci sono mestierispiacevoli», «il lavoro è un dovereper l'uomo», «il lavoro ben fattoprocura gioia», «è a causa della no-stra pigrizia se un lavoro materialeci appare degradante» .E il denaro? Per sondare gli

orientamenti dei giovani a proposi-to del denaro, della ricchezza, è sta-ta loro rivolta questa domanda : «Seti dessero una certa somma di dena-ro in pagamento di un lavoro, qualisarebbero le tue prime spese? » . Lerisposte hanno puntato sugli abiti(«perché se non si è vestiti bene si ècriticati dagli altri»), sulla casa(«per rendersi indipendenti dalla fa-miglia»), sull'istruzione («perchémi prepara all'avvenire», «per svi-luppare le mie capacità intellettua-li»), sull'aiuto ai genitori («è un do-vere aiutare i propri genitori») o al-le persone anziane («perché vorreivedere felici i vecchi») .

L'Africa è stata, e lo è parzial-mente tuttora, terra di stregoni e dimagia . Hanno ancora presa sui gio-vani? Se uno di essi cade ammalato,preferisce rivolgersi al medico o allostregone? Al medico, risponde unaparte dei giovani, che motiva così lasua scelta: ha gli apparecchi neces-sari alle analisi, conosce le malattie,ha i farmaci adatti per guarirle . Chiinvece preferisce andare dallo stre-gone, dichiara di farlo perché, «sesi tratta di stregoneria, il mediconon ci può far nulla», perché «certemalattie non sono conosciute dalmedico, ma dallo stregone» . In so-stanza, sembra che anche fra i gio-vani, lo stregone sia ancora un per-sonaggio capace di svolgere un cer-to ruolo. Ciò lo si deve anche al fat-to che in vaste regioni dell'Africa ilmedico non esiste proprio e chi cade

UN CONTINENTE GIOVANE:HA MENO DI 15 ANNILA METÀ DEGLI ABITANTI

L'Africa ha una popolazionegiovane. Circa la metà degliafricani ha meno di 15 anni . Sui420 milioni di abitanti dell'interoContinente, 260 milioni hannomeno di 24 anni. L'accresci-mento demografico è uno degliaspetti più rilevanti dell'Africa .La natalità è la più elevata del-l'intero globo : 46 per mille, me-diamente, contro il 20 per milledell'Europa e dell'America delNord e il 40 dell'America Latinae dell'Asia .

L soprattutto nelle città che sipuò constatare la crescita de-mografica e l'importanza nume-rica dei giovani . Verso le città siriversano soprattutto gli abitantidelle zone rurali, attirati dai ser-vizi - acqua, elettricità, scuole,ospedali, spettacoli - che icentri urbani offrono . Ma la po-polazione delle città africanecrescono più velocemente chela disponibilità di alloggi e lapossibilità di impiego . Si allar-gano così le bidonvilles alle pe-riferie cittadine e crescono i di-soccupati . La popolazione urba-

na è costituita in maggioranzada giovani . A Nairobi, ad esem-pio, il 78 per cento degli abitantiha meno di 30 anni, e il 30 percento è in età compresa fra i 15e i 20 anni .

Per il loro numero, i giovanirurali costituiscono il gruppo piùimportante del Continente afri-cano, anche se sono tenuti inscarsissima considerazione acausa dell'altrettanto scarsaconsiderazione che i governi ri-servano all'agricoltura . È inevi-tabile che sorga in essi una for-te attrazione per la città . Ma lacittà spesso rifiuta di dare ciòche essi cercano: scuole, lavo-ro, denaro, e li spinge versocomportamenti devianti (delin-quenza, alcool, droga, prostitu-zione). Più fortunati i giovaniche possono frequentare corsidi studi perché le famiglie sonodotate dei mezzi necessari . Maè proprio fra i giovani studentiche nascono la contestazione ela critica delle istituzioni e il ri-fiuto di tutto ciò che sa di corru-zione e di ingiustizia .

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ammalato non ha altra scelta che ri-volgersi al «guaritore-stregone» .

Il rapporto fra giovani africani ela religione è stato colto facendo ri-ferimento all'opera di evangelizza-zione. Non sono mancate rispostedure: «i preti hanno tradito la fidu-cia della gente», «i missionari euro-pei hanno introdotto la loro religio-ne per consentire ai colonialisti disfruttare le nostre risorse», «perchéil Papa è sempre un bianco?» . Ac-canto a queste risposte di taglio ra-dicale, ce ne sono altre che sottoli-neano in positivo l'opera dei missio-nari : «i missionari hanno lasciato illoro Paese dove la maggior partedella gente vive nell'agiatezza pervenire a condividere la nostra mise-ria», «hanno lottato contro loschiavismo, contro la stregoneria»,«si sono impegnati per lo sviluppo

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del nostro Paese», «non è la stessacosa essere missionario e essere co-lonialista», «le suore aiutano gli in-felici come loro fratelli, aiutano ipoveri, i malati, anche se sono mal-vagi», «il cristianesimo ha portatol'amore per gli altri, l'apertura ver-so le altre razze» .

Dal complesso delle rilevazionieffettuate risulta che il giovane afri-cano che vive a sud del Sahara at-traversa un'epoca contrassegnatadal passaggio da un sistema cultura-le a un altro . Ne ritrae un senso diestraneità, a mezza strada fra i ri-chiami di un ambiente ancora im-pregnato di tradizione e i modelliche ha sott'occhio e che non appar-tengono al suo luogo d'origine . An-che quando il giovane prende le di-stanze dall'universo culturale tradi-zionale, questo ha comunque im-presso nella sua personalità un mar-chio indelebile. Spesso il giovanenon conosce che sommariamente ilpatrimonio tradizionale quanto acredenze, riti, costumi, ma egli haassimilato una lingua e, attraversodi essa, delle categorie di pensiero,che sono radicate tanto più in pro-fondità quanto più restano a livelloinconscio . «L'educazione del giova-

ne - afferma il gesuita padre Rai-mond Daniel - è pertanto marcatoda una bipolarità culturale, ed eglila vive spesso penosamente . Da unlato, c'è lo spirito di competizioneche libera una certa aggressività ; edall'altro uno spirito di sottomissio-ne che colloca il giovane in condi-zioni di dipendenza dagli anziani .Non dobbiamo quindi sorprendercise cogliamo nel giovane africanodelle esitazioni, delle inibizioni, del-le contraddizioni» .

Benché attratto dai beni che la so-cietà moderna offre - annota donGavioli - il giovane africano mani-festa, almeno a parole, una sorte dinostalgia per l'Africa che è scom-parsa . La società tradizionale appa-re ai giovani come una specie di pa-radiso perduto, una società idilliacache essi vorrebbero ritrovare . Tut-tavia i giovani africani rimangonolegati a quelle tradizioni alle qualiriconoscono un valore anche nellasocietà di oggi : la solidarietà, il ri-spetto per gli anziani, il senso di ap-partenenza al clan, alla tribù . Si di-mostrano inoltre particolarmentesensibili a tutto ciò che riguarda lapromozione dell'uomo nero, ed ap-poggiano le iniziative dirette a rida-

re dignità ai popoli e ai Paesi afri-cani .

« I giovani africani vivono però inun mondo che non fa loro dei rega-li. Le loro aspirazioni cozzano con-tro una realtà dura, che li disilluderapidamente. Finiscono così perscoprirsi senza radici e senza avve-nire . Si sentono in balia di un passa-to che non hanno conosciuto e di unavvenire che sembra loro sfuggire ."Non siamo più africani - ha det-to un giovane -, non siamo euro-pei, siamo senza identità, non ci ri-conosciamo più" . La soluzione èspesso la fuga. Fuga nel senso stret-to della parola, quando essi abban-donano il proprio Paese per tentarela sorte altrove, di preferenza in Eu-ropa . Ci sono più medici beninianinella regione di Parigi che nellostesso Benin . Se non si può abban-donare la propria terra, la mancan-za di speranze per l'avvenire con-danna molti giovani a vivere allagiornata, a prendere la vita comeviene, senza porsi troppi interroga-tivi. E allora si cade facilmente nelladroga, nell'alcool, nella violenza» .Il mondo adulto, osserva amara-mente don Gavioli, non dà certo aigiovani ideali di vita, impegnato co-m'è a utilizzare tutti i mezzi possibi-li per fare denaro, molto denaro, vi-vendo nella corruzione e sul sac-cheggio dei beni pubblici .

Tutto ciò non vuol dire che inAfrica manchino i giovani dispostia impegnarsi per costruire il loro fu-turo . Al contrario, è proprio deigiovani lottare per la giustizia, con-tro l'oppressione e lo sfruttamento,essere generosi, altruisti . È compitodi tutti, degli adulti onesti, dei sa-cerdoti e dei missionari che operanoin Africa, ma anche di coloro chevivono lontani dal Continente, aiu-tarli a diventare testimoni di amoree di fraternità . Come? Premendosui governi dei Paesi industrializzatiperché aiutino l'Africa a uscire dalsottosviluppo, aiutando le giovaniChiese africane ad ampliare la loroazione, e sostenendo i missionariche, in quelle Chiese, dedicano tuttele loro energie a favorire la crescitadei giovani e farne la forza trainan-te verso la realizzazione di un mon-do più giusto e più solidale .

Gaetano Nanetti

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PASTORALE GIOVANILE

EMMAUSC'È ANCORA

«La moltitudine avevaun cuore solo e un'anima sola e nes-suno diceva sua proprietà quelloche gli apparteneva, ma ogni cosaera tra loro comune . . . Nessuno traloro era bisognoso, perché quantipossedevano campi o case li vende-vano, portavano l'importo di ciòche era stato venduto e lo depone-vano ai piedi degli Apostoli ; e poiveniva distribuito a ciascuno secon-do il bisogno» .

La pagina degli «Atti degli Apo-stoli» che descrive la prima comuni-tà cristiana nata dalla Pasqua diCristo, si attaglia bene all'originaleesperienza di «Emmaus», una co-

munità formata da un gruppo di sa-lesiani e di giovani volontari, sposa-ti, celibi e nubili, che vivono colti-vando trenta ettari di terra sullastrada che da Foggia conduce aManfredonia, nel cuore del Tavolie-re della Puglia dove d'estate il solespacca il terreno .

La storia di Emmaus comincia inun quartiere povero alla periferia diFoggia, nella parrocchia del SacroCuore, all'indomani del Concilio edel capitolo speciale della Congre-gazione salesiana indetto per attua-re il rinnovamento voluto dal Vati-cano 11 . Una storia che applica alladura realtà di una zona meridionale

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Vi raccontiamola storiadi una comunitàgiovanile animata nel Sudd'Italia dai Salesiani.Com'è nata e vive .I protagonisti.

la scelta preferenziale per i poveri,fatta dai vescovi di tutto il mondonell'aula conciliare, e che si tradur-rà nella splendida affermazione diGiovanni Paolo II : «l'uomo è la viadella Chiesa» .

L'uomo di questa zona che sichiama Candelaro, e dove la comu-nità di Emmaus nasce all'inizio de-gli anni settanta, aveva il problemadella casa, il problema del lavoro,quello della scuola e quello dell'as-sistenza sanitaria . A partire da que-sti problemi, una piccola comunitàsalesiana, con il parroco don NicolaPalmisano, avvia un'azione di co-scientizzazione e di formazione del-

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la gente per fare della parrocchianon un centro devozionale, ma unavera comunità . Per ottenere questirisultati punta soprattutto sullascuola popolare e su un'opera di ca-techesi profonda ma adeguata, se-condo la pedagogia di Dio, allamentalità della gente .

Col passare del tempo, proprio icatechisti laici, che sono i primi epiù diretti collaboratori di don Ni-cola, avvertono l'esigenza di vivereuna vita cristiana più intensa, met-tendo tutto in comune secondo ilmodello della prima comunità cri-stiana. A ciò si aggiunge per molti ilproblema della ricerca di un'occu-pazione; un problema cronico delMezzogiorno, dove è stato troppospesso risolto con la valvola di sfo-go dell'emigrazione o con il cliente-lismo o la raccomandazione del«padrino» o del politico di turno .

I giovani della comunità di Em-maus si ribellano a tale logica . Nonaccettando di passare sotto queste«forche caudine» dei nostri gior-ni,cercano di risolvere il problemadel lavoro con una soluzione auto-noma, libera, autogestita . Maturacosì nel 1978 l'idea di formare unacooperativa di persone che non si li-mitino a mettere insieme la propriaopera, ma condividano la stessa vi-ta, mettano in comune i beni ed ifrutti della loro attività, aprano leporte ai «lontani», a quei giovani

che sono più difficilmente raggiun-gibili dalla parrocchia tradizionale .

Due ettari di terra ed una casa co-lonica a venticinque chilometri dalcapoluogo dauno : ecco il non facileavvio di Emmaus . Sei anni senza lu-ce, senza acqua potabile, vissuti trasacrifici enormi . Non tutti i giovanice la fanno . Qualcuno rinuncia .Non è facile improvvisarsi contadi-ni. L'apprendistato è lungo e fatico-so, fra i sorrisi ironici dei coltivatoridegli appezzamenti vicini che sem-brano dire: «questi non durano» .Ma a poco a poco sono costretti aricredersi, passando dallo scettici-smo all'ammirazione .

Due ettari di terra non bastano arisolvere tutti i problemi della co-munità. Ci si guarda intorno pertrovare altre soluzioni . Nel 1982 ar-riva inattesa l'offerta degli OspedaliRiuniti di Foggia, che concedonoalla comunità in uso gratuito un po-dere di trenta ettari più un anticocascinale colonico da riadattare e ri-strutturare . Quanto mai opportunagiunge infine la decisione della Re-gione Puglia di inglobare l'iniziati-va in un progetto di unità riabilitati-va locale con un consistente finan-ziamento per la costruzione del«villaggio Emmaus» .

I tempi tecnici dello stanziamentosono però lunghi, mentre la vita del-la comunità non può incepparsi nel-le more delle pastoie burocratiche .

Si continua, perciò, a far affida-mento soprattutto sulle proprie for-ze. E non tarda il momento in cui isalesiani ed i giovani della comunitàsperimentano in prima persona cheè proprio vero che chi dà, riceve ge-nerosamente .

Nel 1976, alle prime notizie del di-sastroso terremoto nel Friuli, donNicola, don Michele ed i giovanierano subito partiti per portare il lo-ro aiuto a quella gente . Tarcento,Borgo Erba : i nomi di una scono-sciuta storia di solidarietà . Nel 1983,finalmente, gli abitanti di quei co-muni possono entrare nelle nuovecase antisismiche, lasciare i prefab-bricati dove hanno vissuto per anni .

Quei prefabbricati vengono messiall'asta. Da Emmaus scrivono perparteciparvi . Dal Friuli giunge unarisposta sorprendente: ve li regalia-mo in segno di gratitudine perquanto avete fatto per noi . L'unicacondizione è che la comunità prov-veda allo smontaggio e al trasporto .Detto e fatto . Nasce così, pian pia-no, nella pianura pugliese, un nuo-vo villaggio che ancora non è finito,e che, quando anche l'ultimo ca-pannone sarà ultimato, potrà ospi-tare complessivamente una e . :- can-tina di persone .

Le difficoltà iniziali non sono co-munque poche. Una per tutte : lascarsità d'acqua . Senza poter irriga-re il terreno si resta vincolati comesola coltivazione al grano . Si proce-de pertanto allo scavo di un pozzoprofondo cinquanta metri, che hauna capacità di otto litri d'acqua alsecondo . In tal modo, si possono ir-rigare sino a dieci ettari di terreno,spezzando la schiavitù della mono-cultura del grano a vantaggio dellapossibilità di piantare alberi da frut-ta, carciofi, pomodori, ecc .

Una tale diversificazione consen-te alla comunità di autofinanziarsiattraverso la vendita sul mercato deipropri prodotti . Per aiutare a capirela portata dell'innovazione, basteràricordare che, ai tempi della mono-cultura del grano, sullo stesso ap-pezzamento di trenta ettari vivevauna sola famiglia . Una volta otte-nuta dal comune la licenza di vendi-ta, non è stato un problema per lacomunità smerciare la produzione .La stessa parrocchia d'origine si èrivelata un serbatoio prezioso .

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I Le foto documentanola vita della comunità :lavoro e partecipazione

Da quanto detto sin qui, saltanosubito agli occhi alcune peculiari ca-ratteristiche di un'opera come Em-maus. In primo luogo, la profondaradicazione della comunità nel terri-torio dal punto di vista sia civile cheecclesiale .

Poi, la positiva collaborazionetra giovani volontari, che non sonosemplici esecutori di ordini calatidall'alto, ed i salesiani che animanola comunità che, nel frattempo, si èarricchita ed ora è formata da donNicola, che ha avuto importanti in-carichi a livello regionale per la pa-storale giovanile, don MicheleMongello, il concreto realizzatoredell'opera, don Michele De Paolis,che per molti anni ha lavorato inAmerica centrale e meridionale a li-vello di responsabilità elevate, e donGiorgio Pratesi, un professore inge-gnere che ha condiviso a Roma l'e-sperienza dei baraccati della Tor-raccia .

Una terza annotazione viene sug-gerita dalla «fedeltà» dei molti gio-vani che sono rimasti coerenti conla scelta delle origini . Una fedeltàche, se ha dell'eccezionale in unmondo giovanile dove valori comel'impegno duraturo sono in crisi, sispiega e comprende alla luce degliideali evangelici ed alternativi cheEmmaus propone: l'amore alla ter-ra e alle persone e la proposta di unmodello di società basato sulla fra-ternità e sulla nonviolenza, che na-sce dal basso, valorizza il più picco-lo, dà voce ed accoglie tutti, special-mente chi sta peggio .

Un ulteriore motivo di originalitàdi Emmaus è che non si tratta diuna comunità terapeutica . Il giova-ne che vi approda per venir fuoridal giro della droga, della delin-

quenza, della prostituzione, del va-gabondaggio o della depressionepsichica, viene accolto ed associatonella comunità, anche se con re-sponsabilità diverse rispetto a quelledei membri stabili .

Egli partecipa, si sente responsa-bile in qualche misura della vita del-la comunità . E man mano che neacquisisce i valori, cresce pure il suosenso di responsabilità verso l'altroe capisce di dover risolvere il suoproblema personale aiutando gli al-tri a venir a capo dei propri .

«È una novità fondamentale -sottolinea don Nicola - nella varie-tà di comunità che vanno sorgendoora in Italia, soprattutto di quelleche partono dal principio che ci so-no degli "operatori" e degli "uten-ti" . Il nostro compito educativo co-me salesiani è quello di far sì chetutti condividano il progetto asso-ciativo . E questo rientra totalmentenel metodo preventivo di don Bo-sco . Penso a quelle che lui chiamava"compagnie dei giovani", racco-mandando ai salesiani di non met-terci troppo il naso dentro» .«L'intuizione di don Bosco»,

prosegue l'animatore della comuni-tà, «ci ha guidati nella nostra sceltadi "protagonismo giovanile" cheportiamo avanti . Le scelte della co-munità si fondano sempre sulla ra-gione, sul dialogo, sull'incontro,sullo stimolare il giovane in quel cheha di positivo . E nel far sì che vengafuori . Siamo infatti convinti che ilsistema preventivo del fondatore siafecondo anche nel campo delle tos-sicodipendenze e delle altre formemoderne di disagio giovanile» .

«La nostra opera», tiene a rimar-care ancora don Nicola, «è impre-gnata sin nelle radici di spirito sale-

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siano. Il ragazzo non deve ~_,ntirsiun "mantenuto", ma capire che colsuo lavoro può guadagnarsi il piattoche mangia . I-, un insegnamento chedon Bosco ripeteva continuamenteai suoi ragazzi, agli apprendisti inparticolare : fate il vostro lavoro ecol vostro lavoro mantenetevi e di-ventate onesti cittadini e buoni cri-stiani . Perciò rifiutiamo rette, dia-rie, stipendi; i finanziamenti pubbli-ci e privati sono accolti ed anche sa-lesianamente sollecitati solo se ri-guardano strutture e mezzi di pro-duzione o di animazione» .

«Un altro principio di fondo è ilrispetto assoluto della dignità dellapersona . Il titolo per cui un giovaneviene accolto è il bisogno che pre-senta . Nessuna discriminazione,quindi . Come sacerdoti, siamo con-sapevoli di aver a che fare con gio-vani che hanno avuto pessimi ap-procci con la comunità ecclesiale,che nutrono pregiudizi marcati ver-so il "prete" . Di qui tutto un lavo-ro vitale per far cadere tali pregiudi-zi lentamente, giorno per giorno,nel contatto familiare ed umano» .

«In definitiva, la nostra comuni-tà è un segno di speranza nel sudd'Italia dove queste esperienze sonoancora rare», conclude don Nicola .«Ce lo dicono gli altri più che ve-derlo noi stessi . In un periodo di ri-flusso nel privato, in cui i giovanihanno preso la via della discoteca edei giochi sessuali e sono tramonta-te le tensioni ideali e politiche deglianni sessanta e settanta, una comu-nità come Emmaus suscita entusia-smo e speranza proprio perché ha ilcoraggio di andare controcor-rente» .

Silvano Stracca

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VITA SALESIANA

Verso il 1988

SIGNOR MINISTRO,CI REGALAUN FRANCOBOLLO?La storia di un «pezzo di carta»che fa ancora collezione.Quante sono le emissionicon soggetto salesiano?Ne tentiamo una presentazione.«E poi - ci ha scritto un lettore -nel 1988, anno centenariodella morte di Don Bosco,ci sarà una emissione speciale?» .

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Da quando sir RowlandHill il 6 maggio 1840 varò in Inghil-terra quella riforma postale che die-de il via al primo francobollo, que-sto minuscolo quadratino cartaceodi strada ne ha fatto, indubbiamen-te, tanta e senza perdere con il tem-po in smalto e fascino .

Si direbbe anzi che esso sia cre-sciuto. Non foss'altro infatti per se-guire la tradizione di quel primofrancobollo inglese riproducente laeffigie della Regina Vittoria dise-gnata dal pittore H . Corbould edinciso su acciaio dal celebre Frede-rick Health sta di fatto che di fran-cobolli ne escono tanti e molti an-che belli . Così, come ogni cosa bel-la, essi vengono raccolti, commer-cializzati e collezionati . Forniti dialbi a stampa e non, di linguettegommate, di pinzette, di scale per lamisurazione delle dentellature, di fi-ligranoscopi e di altro ancora, mi-lioni di «post masters» - Pitigrillili chiamò causticamente «raccogli-

tori di sputi internazionali» - ali-mentano tutta un'intensa attivitàcommerciale e culturale che va, ap-punto, sotto il nome di «filatelica» .

La prima emissione commemora-tiva di francobolli, manco a dirlo,uscì in Gran Bretagna nel 1887 .Vennero ricordati i cinquant'anni diregno della Regina Vittoria . Un an-no dopo, il 31 gennaio 1888 a Tori-no moriva san Giovanni Bosco .

Caro Bollettino - ha scritto unlettore di Padova - in occasionedel centenario della morte di DonBosco, il Ministero delle Posteemetterà un francobollo speciale? » .Lo speriamo è la risposta . Intantoproviamo a vedere quel che è statostampato in questi anni curando difarne una rassegna non troppo in-completa .

Quella che presentiamo è dunqueuna rassegna « a canguro» che an-dava fatta in ogni caso e che potràessere completata dall'intervento diqualche lettore paziente e preciso .

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Contrariamente a quanto potreb-be sembrare, l'Italia non ha il mi-glior francobollo a soggetto salesia-no. La palma - a detta degli esperti- spetta al Principato di Monaco . IMonegaschi del resto sono solitipreparare serie commemorativemolto belle e graficamente assai cu-rate. Quel che difetta è semmai ladistribuzione fuori dal Principato .È stato così anche per un valore di 4franchi pro-Croce Rossa dedicato aDon Bosco alla fine del 1977 . Ilfrancobollo ebbe un notevole suc-cesso fra gli intenditori .

La stessa cosa non si può dire perla «serietta» italiana da L . 120 e daL. 70 del 29 marzo 1977 che l'Am-ministrazione delle Poste e delle Te-lecomunicazioni dedicò alle Missio-ni salesiane .

Ne vennero tirati 15 milioni diesemplari per ciascun valore .

Renzo Rossotti, filatelico torine-se, la definì una serie «infelice, anzisbagliata» e poi, si chiese su Stampa

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Sera del 18 marzo 1977 «Dov'è DonBosco »?

«Enigmatico e retorico il primovalore, peggio che mai il secondo ;un globo diviso in cinque settori, asimboleggiare i continenti, mostraal centro una immagine microscopi-ca di san Giovanni Bosco» .

Miglior sorte toccò invece a sanDomenico Savio nel 1957, annocentenario della morte, al quale l'I-talia dedicò un valore di L . 15. Visvetta l'effige del ragazzo santo cir-condato da coetanei lavoratori estudenti di tutte le razze ; ai lati isimboli del lavoro e dello studio :vaso, ruota dentata, squadra, spiga,lira, libro, rullo tipografico e ramo-scello d'olivo . In alto si legge il mot-to lasciato da Don Bosco : «Lavora-re è pregare» .

Una buona attenzione a Don Bo-sco è stata data dalle Poste Vatica-ne. Qui è possibile trovare il DonBosco di 80 centesimi del 1936 inoccasione dell'Esposizione Mondia-le della Stampa Cattolica . Rima-nendo sempre oltre Tevere sono daricordare i valori - rispettivamentedi L . 60 e di L . 6 - del 21 marzo1957 dedicati a Don Bosco con sanDomenico Savio, suo «allievo pre-diletto » .

Nella stessa serie il Vaticano nededicò altri due a Domenico Savio .Furono valori di L . 4 e di L . 25 .

Il resto dei Paesi Europei nonsembra che siano stati particolar-mente generosi nei confronti di unSanto i cui meriti vanno aldilà deiconfini italiani . Soltanto la Spagnaed il Belgio infatti hanno dedicatofrancobolli a Don Bosco e alla suaopera. Il centenario della presenzasalesiana in Spagna porge l'occasio-ne alle Poste di quel Paese di emet-tere un valore di 14 pesetas mentre ilcinquantenario della canonizzazio-ne del Prete educatore viene ricor-dato nel 1984 dal Belgio con unaemissione di 8 franchi . Ambedue ibozzetti evidenziano l'indissolubilelegame che lega Don Bosco ai gio-vani . Il valore belga ha una singola-rità: il bozzetto è stato disegnato daun salesiano .

L'America Latina è terra salesia-na per antonomasia, è la terra so-gnata da Don Bosco e qui troviamoil maggior numero di emissioni fila-teliche .

Particolarmente attenta è l'Ar-gentina : ben quattro valori sono de-dicati ad opere o persone salesiane eper tutti basta ricordare un valoredel 1972 dedicato all'azione salesia-na in Patagonia - la Terra del Fuo-co! - assieme al valore di 8 pesoscommemorativo del cardinale sale-siano Giovanni Cagliero nel 1965 .Proprio sull'intrepido missionariocapo della prima spedizione salesia-na in Argentina, nella cartolina delprimo giorno d'emissione si puòleggere: «la vita e l'azione dell'illu-stre Porporato si sono proiettatenella vita della Repubblica con unvalido apporto alla cultura, alla ci-viltà e al progresso di quella regio-ne» .

175 anni delle scuole professiona-li nel 1968; il centenario della Casasalesiana di Villa Colon nel 1972unitamente al centenario della pre-senza salesiana nel 1977 sono altret-tante circostanze nelle quali l'Uru-guay dimostra con una emissione fi-latelica la propria stima e ricono-scenza a Don Bosco e ai suoi figli .

Singolare, e per più motivi, è laserie boliviana emessa nel 1948 inoccasione del 3 ° Congresso Intera-mericano di Educazione Cattolica .Fu stampata dalla tipografia sale-siana di La Paz e sottolinea ancorauna volta il Don Bosco educatore .

Il Panama, ricordando che inquel Paese c'è «libertad de cultos»nel 1963 dedica un francobollo alla

facciata del Tempio nazionale DonBosco di Panama city. Non è untempio architettonicamente eccezio-nale eppure qui la gente confluisce acentinaia di migliaia per una pre-ghiera al Santo «miracoloso» . Senon ci credete, recatevi a Panamacity per la festa di Don Bosco e tro-verete una città in festa anche se ilcalendario civile non lo prevede . Lastessa cosa può dirsi, con qualchesfumatura diversa per il Santuariodi Maria Ausiliatrice di San Salva-dor finito anch'esso su un franco-bollo. L'occasione venne data dallavisita del Papa a EI Salvador nel1983 . Lo stesso El Salvador nel1966 aveva voluto ricordare conuna unica emissione il 150° anniver-sario della nascita di Don Bosco edil Congresso Eucaristico Nazionale .

La Colombia poi nel 1957 ha vo-luto ricordare sempre con un unicofrancobollo l'attività sociale salesia-na, la devozione a Gesù Bambino edon Juan, un salesiano che ha dedi-cato gran parte della sua esistenza adiffondere questa devozione e a so-stenere le attività sociali .

La Repubblica Dominicana ed ilParaguay - sono gli unici Paesi adaverlo fatto se non andiamo errati- hanno voluto rendere omaggioalle Figlie di Maria Ausiliatrice edalla loro Confondatrice santa MariaMazzarello. L'occasione venne datadal centenario della morte di que-st'ultima (1881-1981). Ed è sempreun centenario che dà al Brasile nel1983 l'opportunità di ricordare DonBosco ed il suo sogno di Brasilia : èun francobollo in cui prevale un co-lore azzurro intenso mentre il boz-zetto nell'insieme ispira futuro esperanza. E per concludere unaghiottoneria filatelica regalatacidallEcuador nel 1980: si tratta di unfrancobollo dedicato alla «Scutica-ria salesiana» ovverossia ad una or-chidea selezionata dal salesiano donAngelo Andreetta .

A questo punto non ci resta chegirare al Ministero delle Poste la ri-chiesta del lettore padovano chesappiamo essere anche quella di mi-gliaia di lettori post-masters o noche siano: signor Ministro nel 1988ci regalerà un francobollo, vera-mente bello, su Don Bosco?

Giuseppe Costa

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EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO

Dibattito

ALLA STAMPA MISSIONARIA1 GIORNALI LAICIARRIVANO ALLE MISSIONIUn incontro-confrontofra i direttori di «Mondoe Missione», Gheddo,di «Nigrizia», Zanotelli,del «BollettinoSalesiano», Costa,e don Luc Van Looy .Informazione e denuncia.I missionari sul fronte delsottosviluppo e della fame.

Tre direttori di rivistemissionarie - padre Piero Gheddo,di «Mondo e Missione», padreAlessandro Zanotelli, di «Nigrizia»e don Giuseppe Costa, del «Bollet-tino Salesiano» - si sono confron-tati fra loro e con il responsabiledelle Missioni salesiane, don LucVan Looy, sui temi della stampamissionaria, del suo rapporto conchi opera sul campo, del sottosvi-luppo nel Terzo Mondo e del contri-buto che al suo superamento posso-no dare i missionari . Promuovendol'incontro, il «Bollettino Salesiano»ha inteso non solo stabilire un pro-ficuo collegamento con due fra lepiù autorevoli riviste missionarieitaliane, ma anche rimarcare la pro-pria vocazione, in piena consonan-za con lo spirito missionario cheanima da sempre i figli di DonBosco .

BS - Prendiamo le mosse dallastampa missionaria. Come operato-

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ri del settore, quale giudizio ne da-te? Qual è l'accoglienza che il piùvasto mondo delle comunicazionisociali riserva alla stampa missio-naria?

Gheddo - Credo che le riviste mis-sionarie italiane - 36 associate allaFederazione stampa missionaria,ma in realtà molte di più, forse 70,80 - abbiano realizzato un miglio-ramento non solo tecnico,_ ma anchedi impostazione . Sono più ricche diidee, più attente a tutto ciò che av-viene nelle aree di evangelizzazione,forniscono una massa considerevoledi notizie non soltanto sull'attivitàdei singoli Istituti missionari, maanche sulle giovani Chiese nei variContinenti . Molte di esse si sonoimposte all'attenzione del mondodei mass-media . Difatti, attraversola rivista che dirigo, ho potuto sta-bilire una fitta rete di contatti con lastampa laica, che chiede a me e aimiei collaboratori contributi per co-

prire spazi di informazione missio-naria .

BS - Questo si traduce in un mag-gior interesse della stampa laica perle notizie che riguardano le mis-sioni?

Gheddo - Certo . Naturalmente èun interesse che chiede di essere ali-mentato da parte nostra . Purtroppoil tempo a disposizione è poco, e tal-volta mi sono trovato personalmen-te nell'impossibilità di aderire apressanti richieste, che mi venivanoda autorevoli settimanali e quoti-diani . In ogni caso, c'è un dato cer-to : tanto più la stampa missionariasi qualifica come missionaria, conuna sua precisa identità, tanto piùacquista spazio nell'opinione pub-blica e presso la stampa laica . Oltreche qualificarci professionalmente,dobbiamo fare discorsi specifici, ca-

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ratterizzati da un forte senso diidentità missionaria ed ecclesiale .Non avrebbe molto senso fare di-scorsi che già fanno altri .

Zanotelli - È vero, la stampa mis-sionaria ha fatto molti passi avanti,è decisamente migliorata . Semmai ilproblema è quantitativo : direi chece n'è fin troppa . Personalmentepreferirei si arrivasse a stabilire unquadro entro cui collocare alcunetestate che forniscono servizi benfatti, esaurienti su aree determinatee lasciare ad altre il compito di rife-rire sull'attività interna dei singoliIstituti missionari. Sentiamo, adesempio, la mancanza di una rivistache segua in modo specifico le vi-cende dell'Asia . Credo che incide-remmo più a fondo se puntassimo arendere un servizio per aree ben de-limitate. Senza dubbio, oggi il«mercato» giornalistico è molto ri-cettivo, la richiesta di notizie sullemissioni e sulle giovani Chiese è incontinua crescita da parte degli or-gani di informazione laici .

BS - Tutti gli organi di informa-zione, o una parte di essi?

Zanotelli - Direi tutti. Non fareieccezioni. Sono cadute molte bar-riere ideologiche che esistevano inpassato . La stessa stampa di sinistrasegue con interesse ciò che diciamoe ciò che facciamo in campo missio-nario .

Costa - Non posso che conferma-re, sulla base della mia esperienza al«Bollettino Salesiano», l'interessedella stampa laica per gli argomentimissionari . I nostri servizi sul mon-do missionario sono seguiti con at-tenzione e puntualità . Mi risultatuttavia che la richiesta vada oggi,anche da parte dei lettori, in dire-zione di servizi più qualificati, dipiù ampio respiro . Ritengo che ilcliché tradizionale dell'informazio-ne sul missionario che racconta algiornale la sua attività in formasemi-avventurosa, sia ormai supera-to. Oggi la gente ci chiede servizi se-ri e documentati sulla realtà missio-naria ed ecclesiale nella più vastacornice sociale, economica, politi-ca, umana in cui il missionario sitrova ad operare, e che egli conoscespesso meglio di altri perché vive eopera a contatto con quella realtà .

Attraverso la sua esperienza, nonsolo i lettori delle nostre riviste, maanche la stampa laica possono trar-re quella concretezza di informazio-ne di cui si sente il bisogno nel mon-do moderno .Gheddo - Vorrei fare un riferi-

mento a ciò che diceva prima Zano-telli a proposito di specializzazionedella stampa missionaria . Concor-do con lui . E proprio per questo,noi di «Mondo e Missione» ci sia-mo fatti promotori di una iniziati-va, che richiede la collaborazione ditutti gli Istituti missionari, diretta arealizzare uno strumento capace difavorire la penetrazione nella stam-pa laica . Parlo di una agenzia, connotiziario settimanale, che lanci in-formazioni sulle Chiese e i missio-nari in Asia. Noi pensiamo che pos-sa trovare favorevole accoglienzapresso la stampa e il pubblico italia-ni, piuttosto a corto di informazionisui Paesi asiatici .

BS - Auguri alla nuova agenzia .A don Van Looy, che ha svolto atti-vità missionaria sul campo e che

ora, per il suo ufficio, è a contattodiretto con chi continua ad operaresul campo, chiediamo che cosa si at-tende il missionario dalla stampamissionaria .

Van Looy - I missionari sonomolto sensibili all'esattezza dell'in-formazione che li riguarda . Nonamano vedere pubblicate fotografiedi vecchia data spacciate per attuali,o leggere statistiche superate . . .BS - È un appunto alle riviste

missionarie? . . .

Van Looy - Be', diciamo chequalche volta capita . . . Ma al di là di

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questi incidenti . . . sul lavoro, ho no-tato che l'interesse, specie dei giova-ni, verso l'informazione missiona-ria riguarda tematiche molto piùampie rispetto al passato . Si chiedo-no risposte alle domande sul rap-porto missioni e mondo politico,missioni e problemi sociali, ecc . Inmolti Paesi di missione si assiste auna contrapposizione fra cittadini epotere, fra popolo e sistema . Qual èl'atteggiamento dei missionari inquesti frangenti? Stanno da unaparte o stanno dall'altra? O stannonel mezzo? Ecco, attraverso le rivi-ste missionarie si vorrebbero dellerisposte meditate e illuminanti .

Costa - A questo riguardo, pensoche la stampa missionaria si trovi avolte a dover affrontare un proble-ma molto serio. Da un lato c'è l'esi-genza di fornire informazioni chedenuncino situazioni di ingiustizia .Dall'altro sussiste l'indubbio lega-me fra la stampa missionaria e imissionari e quindi insorge il rischioche questi ultimi subiscano le conse-guenze di un atteggiamento di de-nuncia. Nasce di qui l'esigenza distabilire un corretto rapporto fraimpegno a fornire una informazio-ne rispettosa della verità e della giu-stizia, e impegno a rispettare la sin-gola persona del missionario nellearee dove il rapporto sociale e poli-tico si svolge in termini conflittuali .Cito, come casi emblematici, il Ni-caragua, il Mozambico . Qui, inconcreto, il dilemma è : diamo in-formazione rischiando l'espulsionedei missionari o quanto meno dicreare loro dei fastidi, oppure lastampa missionaria deve farsi cari-co di queste spiacevoli prospettive?È un tema su cui vale la pena di ri-flettere .

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BS - Che cosa ne pensa padre Za-notelli?

Zanotelli - Il problema è grosso .Per quanto mi riguarda, come diret-tore di «Nigrizia» non mi pento diaver parlato, semmai mi pento dinon aver parlato abbastanza . Cer-to, non abbiamo mai agito alla leg-gera . Al contrario, soppesiamo ipro e i contro, riflettiamo spesso alungo, ma poi agiamo secondo co-scienza . E debbo ringraziare i mieiSuperiori perché nei sei anni dellamia direzione, mi hanno lasciato lapiù completa libertà . Mai un inter-vento dall'alto . La nostra coscienzadi missionari ci impone di denuncia-re tutte le ingiustizie, senza paura . Ela mia esperienza, non certo priva diproblemi con gli Stati, mi porta adire che se qualcuno ha paura sonoproprio certi governi, che di frontealla denuncia fanno spesso marciaindietro . Ho anzi l'impressione chenon usiamo abbastanza gli strumen-ti di cui disponiamo .Gheddo - Sono anch'io del parere

che i missionari debbano parlarequando sono a conoscenza di situa-zioni di ingiustizia . «Nigrizia» sispinge molto avanti con i suoi inter-venti. Ma anche noi, quando si trat-tò di dire cose chiare sul Vietnamabbiamo parlato, anche a costo difare, a quei tempi, la figura dei pro-vocatori . E abbiamo parlato quan-do in Cile i generali hanno commes-so dei soprusi, tanto che mi hannoproibito di tornare in quel Paese .Però, a mio avviso, la stampa mis-sionaria deve arrivare alla denunciapartendo dai valori dell'evangeliz-zazione .

BS - Che cosa intende dire esatta-mente?

Gheddo - Intendo dire che noisiamo missionari non per denuncia-re, ma per evangelizzare, per porta-re il messaggio di Cristo a tutto ilmondo . Ecco perché nella miastampa io cerco di dare la massimaimportanza alla testimonianza deimissionari, evidenziandone i conte-nuti di spiritualità . L'impegno perla salvaguardia della dignità del-l'uomo viene di conseguenza . Se de-dico un articolo di molte pagine almissionario che spende la propriavita per gli altri, lo faccio perché so-

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no convinto che la sua testimonian-za influisce sui cambiamenti dellesituazioni sociali, sulla eliminazionedelle oppressioni .

BS - Ma un responsabile delleMissioni, quando si trova di fronteal servizio di una rivista missionariache denuncia una situazione e po-tenzialmente può essere fonte di dif-ficoltà per la presenza dei missiona-ri in certi Paesi, che atteggiamentoassume? Sentiamo don Van Looy .

Van Looy - Come giustamentediceva padre Zanotelli, la verità èin se stessa difesa dei valori dellaChiesa, difesa dell'uomo . E quan-do noi difendiamo l'uomo, stiamofacendo opera di evangelizzazione .Il missionario porta avanti un di-scorso che coglie l'uomo nella suaintegralità, ed ha l'obbligo di ope-rare per la salvaguardia dell'uomo .Non c'è dubbio che la stampa è, aquesto fine, un mezzo potente, cheincute timore anche ai governanti, eva utilizzato più di quanto non sifaccia ora per informare i popoli .La mia opinione è che noi dobbia-mo essere i primi a informare sullesituazioni che si creano, è un nostrodiritto . Ma una cosa è informare eun'altra denunciare . Noi dobbiamoinformare la gente sulla realtà qua-le sappiamo coglierla, ma non ècompito nostro attaccare i sistemi .Tocca ad altri, anche sulla base del-le nostre informazioni, prendere iprovvedimenti . E aggiungo che ilmissionario è spesso più informato

Padre Zanotelli,direttore di Nigrizia

di tanti «esperti» e di tanti politici .Avrà la sua interpretazione dei fat-ti, ma non manca certo di informa-zione .Gheddo - Informare, d'accordo .

Ma anche qui bisogna stare attenti .E sbagliato fornire informazioni sulTerzo Mondo insistendo solo sugliaspetti negativi, quasi che in queiPaesi non ci sia altro che gente inca-pace di fare qualcosa di buono .Inoltre è sbagliato attribuire tutti imali al «capo», a colui che sta alvertice dello Stato . Non c'è dubbioche nel Terzo Mondo ci sono capipoco raccomandabili, ma per poter-sene sbarazzare bisogna saper dare,non solo qui, ma anche alla gente dilà, l'idea chiara che non basta la de-nuncia . Occorre anche avviare unprocesso di maturazione, che ce-menti l'unità del popolo, che creiorganismi di base rappresentativi,che elimini le divisioni . In questa vi-sione, che parte dal basso, dal po-polo, viene in evidenza il valore del-la Chiesa . Perciò io combinerei ladenuncia delle oppressioni con l'e-same dei fatti positivi di una cresci-ta del popolo . Crescere nello svilup-po vuol dire liberarsi dei despoti odi multinazionali sfruttatrici, maanche far maturare quel popolo .

BS - Si è introdotto nel discorso iltema dello sviluppo, che oggi ha uncorollario sempre più preoccupantenella fame di cui soffre tanta partedell'umanità. Come si pone il mon-do missionario di fronte a questaproblematica?

Van Looy - Mi limito ad esprime-re un pensiero sul problema dellafame, anche perché, di recente, inEtiopia, l'ho vista da vicino . Ebbe-ne, io credo che il problema dellafame sia anzitutto un problema po-litico . Se guardiamo all'Etiopia, maanche al Mali, al Niger, dobbiamoconstatare che spesso la gente è af-famata perché impedita dalle fron-tiere a compiere quei trasferimentialla ricerca di cibo cui era abituataprima della nascita degli Stati na-zionali . Inoltre, la fame è il risultatodi politiche sbagliate all'interno deiPaesi e anche all'esterno di essi . IPaesi industrializzati sono dispostiad inviare cibo, ma sono più restii ainviare specialisti per aprire pozzi, oa fare opere durature e utili .

Don Luc Van Looy,Consigliere Generaleper le Missioni

Se c'è la fame vuol dire che c'èchi la permette, si tratti di governiesteri, di governi locali o della situa-zione internazionale nel suo com-plesso . Se ci fosse volontà politica,la soluzione al problema fame sitroverebbe .Gheddo - Una delle radici della

fame sta, per me, nel modo di pro-durre. I nostri agricoltori ricavano100-120 quintali di riso per ettaro,in India non si arriva a sei quintali .Eppure, sulle rive del Mecong, inVietnam, ho visto che cosa sonoriusciti a fare i missionari per mette-re in produzione vasti territori otte-nendo risultati strepitosi, anche treraccolti all'anno . Voglio dire che cisono senza dubbio responsabilità digoverni, cause esterne, interventi dimultinazionali, e ciò va denunciato,ma per sconfiggere la fame e avvia-re lo sviluppo bisogna far leva sullecapacità dei popoli, aiutarli a cre-scere. La fame è stata debellata do-ve si è creata la capacità di produr-re, dove si sono realizzate dellestrutture di produzione capaci direndere la gente autosufficiente .

Zanotelli - Gli interventi dall'e-sterno, ispirati da motivi politici oda interessi economici, giocano unruolo fondamentale nella mancatarisoluzione del problema fame . Fac-

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cio un esempio . Oggi esistono stru-menti sofisticatissimi in grado distabilire, attraverso la rilevazionedel grado di umidità del suolo, qua-le sarà la produzione agricola deiprossimi due o tre anni . Ebbene, aLondra e a Washington sapevano inanticipo che cosa sarebbe accadutoin Etiopia, ma non sono intervenutipreventivamente, nella speranza chela carestia travolgesse il regime mar-xista di Addis Abeba . Non è forse,questo, un condizionamento dall'e-sterno? E gli esempi si potrebberomoltiplicare .

Gheddo - Senza escludere glisfruttamenti internazionali, insistonel dire che se in un Paese c'è la fa-me ciò dipende soprattutto dal fattoche quel popolo non è cresciuto ab-bastanza. E qui vedo la funzione deimissionari: partire dall'interno pertrasformare la mentalità, la cultura,l'educazione del popolo, per favori-re la nascita di vere comunità .

Costa - A mio parere, gli aspettiche padre Gheddo e padre Zanotellievidenziano, l'uno calcando sull'a-spetto culturale, l'altro sui condi-zionamenti internazionali, sonopresenti entrambi nella realtà delsottosviluppo . È difficile negare chei Paesi industrializzati coltivinoegoisticamente nel Terzo Mondo in-teressi economici di prima grandez-za e che si sforzino di mantenerlianche se ciò può avere un alto costoin vite umane . Così come è evidente

Padre Gheddo,direttore Mondoe Missione

Don Giuseppe Costadirettore BollettinoSalesiano

che ci sono interessi politici e strate-gici, a causa della concorrenza in at-to fra le superpotenze per allargarele loro zone di influenza nel TerzoMondo. Al tempo stesso, lo svilup-po non è qualcosa che cade dall'al-to, deve scaturire dall'interno deipopoli attraverso il cambiamento dimentalità. Ci può e ci deve essere -e purtroppo è molto scarso e tutt'al-tro che disinteressato - l'aiutoesterno, espressione di solidarietàumana. Ma esso non sarà nulla piùche assistenzialismo senza una realecrescita dall'interno, che va favori-ta, senza però la pretesa di sradicareculture che hanno pieno diritto dicittadinanza . Semmai, esse vannoarricchite, nel rispetto dei valoripropri di ogni singola persona .

Van Looy - E invece assistiamoproprio, specie per quanto riguardal'Africa, a un processo di imposi-zione di sistemi, di culture che nonsi amalgamano con la realtà cultu-rale del Continente. La democrazia,il marxismo, la stessa cultura i sla-mica .in Africa non attecchiscono,sono solo causa di conflittualità .Questa dicotomia fra cultura africa-na e cultura imposta è una dellecause profonde del sottosviluppo .

Gheddo - È proprio questo l'erro-re culturale . Da una cultura di sussi-stenza che provvedeva alle esigenzedella famiglia, si è passati a un mer-

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cato, ad una società ad alto svilup-po demografico . A una cultura afri-cana tradizionale che bastava a sestessa, si è sostituita un tipo di cul-tura in cui i popoli non si sono inte-grati .

Zanotelli - Al punto in cui è arri-vata, l'Africa potrà risolvere la suacrisi solo tagliando netto con il mer-cato internazionale . Non propongol'autarchia, ma continuare sullastrada della produzione a fini esclu-sivamente di esportazione, impedi-sce all'Africa di rispondere alle esi-genze alimentari interne .

BS - Dopo questo sintetico sguar-do alle cause della fame, è il caso diritornare ai missionari. L'Italia hastanziato 1900 miliardi per interven-ti d'emergenza. Da più parti si chie-de che, nel definire la destinazionedi questi fondi, si faccia riferimentoall'esperienza dei missionari. Qualeapporto potrebbero realisticamentedare?

Gheddo - Una cosa deve esserechiara: i missionari non vogliono isoldi del governo italiano . I missio-nari chiedono di mettere a disposi-zione la loro esperienza maturatasul campo, di fornire indicazioniutili a stabilire quali azioni concretesvolgere . E c'è poi un suggerimentodi fondo : il governo italiano nondia i miliardi agli altri governi, maagisca direttamente sul posto, fi-nanzi i volontari che aiutano la gen-te a crescere .

Zanotelli - Sono d'accordo . È pe-rò importante non abbandonaremai l'atteggiamento critico nei con-fronti di quegli stanziamenti . E ciòperché dietro quei soldi ci sono mol-ti interessi, di industrie e anche dipartiti . È chiaro che se i missionariaccettassero quei soldi diventereb-bero agenti del governo, una testadi ponte dell'industria italiana . Ilmissionario deve collaborare a livel-lo locale, sostenendo, con l'infor-mazione e l'esperienza, le iniziativeposte in atto a beneficio della gente .Personalmente ritengo che tutti gliaiuti dati da governo a governo sia-no stati in generale negativi . Accet-to solo gli aiuti d'emergenza e quellidati a livello di comunità locale . Glialtri li vedo come fattori di dipen-denza culturale ed economica. ∎

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-ANTONIO UGENTI

Paolo VI, Un papa da riscoprire,SEI, Torino, 1985, pp . 188,L. 10 .000 .

Man mano che ci si allontanadalla stagione conciliare la per-sonalità di papa Paolo VI si ingi-gantisce . Antonio Ugenti, un sa-cerdote giornalista nato a Torit-to (Bari) nel 1945, attraversouna serie di interviste ha intesodelineare in certo qual modo lapersonalità di Papa Montini .Non è caduto nella tentazione dichi in simili casi è portato a fareenfasi e mitizzazioni ma sempli-cemente e con intelligenza ha ri-portato i giudizi di persone co-me fra gli altri Giulio Andreotti,Dominique Chenu, Yves M .Congar, Jean Guitton - l'auto-re dei famosi «dialoghi» conPaolo VI, Pomilio e Valerio Vol-pini chiamato, quest'ultimo, pro-prio da Paolo VI alla direzionedell'Osservatore Romano .

Ne è nato così un libro agile edutile non soltanto a rievocareuna figura ma a far rivivere la sta-gione del Concilio Vaticano li .

A N ION IOUGENTI

Paolo V It n Pnp du rhcnprirc

-MARIO GIUSTI

Piccinilandia, Edizioni Paoline,Roma, 1984, pp. 154, L. 16.000.

Si tratta di un volume cartona-to utile soprattutto ai bambinidelle prime classi elementari .

L'Autore, per altro non alleprime armi in questo genere dipubblicazioni, con l'aiuto deglisplendidi disegni - un po' tradi-zionali! - di Carla Ruffinelli econ grande sensibilità educativariesce a coinvolgere i suoi pic-coli lettori .

Ora attraverso piacevoli e me-morizzabili filastrocche ora conindovinelli seguiti da disegni,ora, più semplicemente, conl'invito a colorare o a ritagliare,Mario Giusti stimola la fantasiadei bambini guidandoli nellostesso tempo ad apprendereconcetti e nozioni .

Piccinilandia è un volume difacile uso didattico utilizzabile infamiglia o a scuola: un modo in-telligente di come possiamo to-glierci dall'imbarazzo di fare unregalo a un bambino in una del-le tante circostanze liete dellasua vita donandogli un libro .

Le Beatitudini del Vangelo,Ed. S .D.B ., Roma 1985, pp . 285(extracommerciale) .

Dal 20 al 26 febbraio 1985 si ètenuto a Roma presso la Casageneralizia salesiana I'XI setti-mana di spiritualità della Fami-glia Salesiana . Oggetto di quel-la Settimana furono le beatitudi-ni del Vangelo considerate so-prattutto nella prospettiva di unaspiritualità giovanile . Con lode-vole tempestività - a cura didon Mario Cogliandro - esceora questo volume che racco-glie gli interventi ed i contributidati in quella circostanza daspecialisti e non . Le giornatesulle Beatitudini del Vangelo -scrive don Sergio Cuevas consi-gliere generale per la FamigliaSalesiana - in chiave giovanile- come approfondimento e sti-molo alla Strenna del RettorMaggiore alla Famiglia Salesia-na - hanno segnalato un cam-mino, una proposta e un impe-gno di fronte ai giovani chiamatiad essere «felici» . Le prospetti-ve che questo libro presenta so-no le stesse della Settimana : bi-bliche, storiche, ecclesiali, so-ciali . Vengono perciò riportatele relazioni di don Bissoli, di donAubry, di don Gallo, di don DePablo . La prospettiva delle indi-cazioni date è in chiave decisa-mente pastorale ed in tal sensovanno letti gli interventi di donTonelli, di don Martinelli e disuor Emilia Musatti . Come ai«settimanalisti» così a quantileggeranno questo volume donEgidio Viganò, rettor maggioredei salesiani, dà un mandatopreciso :

«È indispensabile superare ilpericolo di una certa superficia-lità spirituale che si limita a offri-re ai giovani spazi ricreativi einiziative intelligenti . Occorre ri-scoprire il criterio oratorìano checi riporta alle origini del lavoroapostolico di Don Bosco invitan-doci a fondere insieme la propo-sta del Vangelo con l'indispen-sabile competenza nelle proble-matiche giovanili di oggi» .

NUOVI DOCUMENTARISALESIANILa SAF di Torino,

un'équipe di confratellicoadiutori salesiani,che dirige la Scuola diApplicazioni Fotografi-che, lavora da anni perpresentare la realtàmissionaria della Chie-sa, e in particolare deiSalesiani e delle Figliedi Maria Ausiliatrice,con capacità, intelligen-za e viva sensibilità .

Hanno già realizzato una trentina di docu-mentari a colori, a passo 16 mm .

Gli ultimi due documentari sono usciti in que-sti giorni :- Meghalaya, Dimora delle nuvole . Rapido giroin una terra meravigliosa, proibita ai turisti . E ilNord-Est dell'india, in zona di confine con ilBangladesh, Birmania, Buthan, Tibet-Cina. Diqui l'interdizione agli stranieri . Queste popola-zioni primitive, vivono sulle colline verso le pen-dici dell'Himalaya, divise in tribù, senza caste,gente fiera e indipendente . I Salesiani entraro-no in questo ambiente nel 1922 . 15000 cattolicidi allora sono ora oltre 600.000. Il documentario«Meghalaya» (Meghalaya significa nella lingualocale «Dimora delle nuvole») dà una rapida am-pia visione geografica e apostolica del lavoromissionario .

Il documentario dura 30' .- Volontariato, esperienze brasiliane . Il proble-ma del volontariato si è ormai imposto all'atten-zione del mondo e della Chiesa . Ci sono decinee decine di organismi di servizio internazionaledi volontariato, e il numero degli organismi e deivolontari aumenta . Quelli italiani di ispirazionecristiana si sono federati nella FOCSIV di Mila-no . E da aggiungere il volontariato missionariospicciolo ma notevolissimo che fa riferimento a_molte Congregazioni Religiose . Ci sono giovani,ragazze, coppie di sposi, gruppi che voglionodedicare un tempo limitato, ma anche due o treanni per un servizio missionario . Essi affianca-no e completano l'opera del missionario, in unacomune azione di promozione umana ed evan-gelizzazione . Il documentario presenta alcunedi queste esperienze, e vuoi mostrare ove portaquesto cammino missionario del laicatocristiano .

Durata 26' .Chi volesse avere copia dei documentari, si

rivolga alla SAF, Via Maria Ausiliatrice 36,10152 Torino .

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Con la bella stagione tutti gli anni arrivano anche ipremi letterari : in Italia ne esistono in ogni angolo . Loscetticismo allora diventa d'obbligo a meno che l'im-pegno culturale ed educativo degli organizzatori è taleda spazzare ogni perplessità . E quanto mi pare stiacapitando per il Premio Grinzane Cavour promossodalla Società Editrice Internazionale di Torino . Il nor-vegese Truls Ora con «Nube di vernice» (Garzanti) eSebastiano Vassalli con «La notte della cometa» (Ei-naudi) sono, rispettivamente per la narrativa stranierae italiana i «supervincitori» della quarta edizione delPremio Grinzane Cavour 1985. In occasione della con-segna dei Premi, come ormai consuetudine, gli orga-nizzatori hanno voluto dedicare un dibattito di duegiorni (24-25 maggio) ad un tema particolare . L'argo-mento di quest'anno ha visto discutere specialisti divaria estrazione su: «Best-sellers : vera gloria?» .

Già l'interrogativo ci insospettisce dal momento chenon conosciamo l'interrogante. È certo tuttavia - el'ampio interesse mostrato dalla stampa lo conferma- che molti lettori pagherebbero per sapere perchéun libro diventi best seller ed un altro non lo diventapur vendendosene migliaia di copie. La validità delconvegno indetto dalla SEI ci sembra vada sostenutasoprattutto dalla parte del lettore. Dall'altra parte infat-ti - dalla parte dell'industria culturale, per intenderci- non è difficile trovare risposte dal momento che chiproduce un prodotto cerca di piazzarlo sul mercato .Evviva dunque i premi letterari? Certamente se essi

Eppure il jazz . . .La cultura musicale odierna

offre un panorama piuttosto va-rio di generi, scuole e tecnichedifferenti quali il rock, il country,la disco-music, il folk, il punk ela musica classica che attraver-so i mass-media sono entrati afar parte dell'humus intellettua-le del cittadino medio italiano :un genere però, già sorto dauno stato di emarginazionesocio-culturale, stenta ancora ainserirsi nell'atmosfera musica-le della penisola . Si tratta deljazz, quello stile compositivoafro-americano forse troppo re-moto dal carattere melodico esolare dell'ispirazione italiana,amante della linea musicale lim-pida priva di eccessive compli-canze ritmiche .

Eppure il jazz a dispetto dellesue umili origini, che si ricolle-gano ai malinconici canti negriprima nelle piantagioni del Suddegli Stati Uniti poi nelle immen-se metropoli del Nord, è buonamusica e di notevole levatura

culturale, dotata di una propriastoria ormai secolare, tanto cheviene spesso accostata, secon-do un proficuo gemellaggio, algenere «serio» e «classico» pereccellenza . Proprio per questomotivo è di buon auspicio chesiano in particolar modo le nuo-ve leve, ossia i giovani a interes-sarsi, dopo un periodo di indiffe-renza seguito al tentativo di En-rico Intra negli anni '60, e a riac-costarsi a questo importante ge-nere musicale. Un dato rincuo-rante che testimonia una culturain cammino nonostante l'indu-stria del consumismo corrivaproduttrice di merce allettantema scadente.

Il jazz non propone musica fa-cile, almeno ad un primo ascol-to, né è vero che sia tutto ugualecome può apparire a orecchieprofane : certo vi sono degli ele-menti costitutivi che lo caratte-rizzano bene da altri generi, co-me il forte impianto ritmico tipi-camente africano, il tempo sin-

L'AVVENIMENTO

segnano non soltanto l'efficienza della macchina pub-blicitaria ma soprattutto il livello di gradimento del let-tore critico ed attento . C'è chi al Grinzane Cavour hasostenuto la non esistenza del best-seller c'è chi haproposto, come il presidente dello stesso Premio UgoRonfani di affidare alla Presidenza del Consiglio lapreparazione di una specie di hit parade del libro fa-cendone un servizio pubblico .

Per conto mio lodo la Società Editrice Internazionaleper il premio e per il convegno ritengo tuttavia che l'u-nico giudice di un libro non può non essere che il letto-re. Un lettore intelligente, si intende e non un «erudito»da parte del sistema .

G. C .

copato che dà l'impressione diun procedere singhiozzante,l'improvvisazione e infine la pe-culiarità della variazione su untema, una melodia fondamenta-le che viene continuamente ri-presa ma deformata e quasistravolta .Ma questo è semplicemente

uno schema base sul quale co-struire tutta la storia del jazz benpiù complessa di quanto è statoprospettato in precedenza : sor-to dalla confluenza dei vari go-spels e spirituals (canti religiosi)con i work songs (canti di lavo-ro) e il blues (di contenuto profa-no) elaborati sotto il segno deicanti popolari portati nel nuovomondo dai colonizzatori europeiil nuovo genere musicale trova ilsuo ambiente naturale per ve-nire alla luce in New Orleans,un importante porto fluviale, acavaliere tra l'otto e il nove-cento .

Le prime bands si esibivanoin parate stradali o in funzioni

1 LUGLIO 1985 • 25

religiose in occasione di nozze ofunerali .

Solo negli anni '20, quandoesplode l'era discografica deljazz, i bianchi s'impossessanodel nuovo genere, prima misco-nosciuto, e sono proprio lorocon l'Original Dixieland JassBand a incidere il primo discodella storia del jazz .

Altre tappe fondamentali diquesta evoluzione sono costitui-te dallo swing che rappresentauna sorta di cedimento di frontealle esigenze commerciali (Ben-ny Goodman è considerato il«re» dello stile), Louis Arm-strong che introduce nel jazz ladimensione solistica, CharlieParker e Dizzy Gillespie inven-tori del be-bop, Gery Mulligan,Ornette Coleman e altri ancoratutti impegnati in una musica«seria» per una cultura vera .

Sergio Centofanti

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VITA SALESIANA

Thailandia

OME NASCE E CRESCEUNA CITTANELLA FORESTA

Trent'anni fa mons .Pietro Carretto, succeduto a mons .Gaetano Pasotti come vescovo delVicariato di Ratburì in Thailandia,si trovò di fronte a un grosso pro-blema. Molti cristiani del centro diBang Nok Khuek, culla dell'operasalesiana in questo paese, erano co-stretti a emigrare in cerca di lavoro .- Mi sanguina il cuore, disse ai

suoi collaboratori, nel veder partiretanti giovani alla disperata ricercadi un'occupazione che permetta lo-ro di formarsi una famiglia . LaChiesa ama tutto l'uomo, va incon-tro a tutte le sue necessità ; non pos-siamo rimanere indifferenti di fron-te a questi figliuoli costretti a emi-grare lontano, tra popolazioni noncristiane, con il pericolo di rovinarsimaterialmente e spiritualmente .

Studiarono il piano, prospettan-do diverse soluzioni e inviarono ungiovane sacerdote, don DelfinoCrespi, perito agrario, a fare un so-pralluogo nel vasto territorio affi-dato ai Salesiani nel sud della peni-sola, dove si trovavano grandiestensioni di terreno incolto .

La risposta fu incoraggiante :- Ho visitato diverse zone coper-

te da foreste vergini, enormi distesedi terra abbandonate, che, disbo-scate e coltivate razionalmente, po-trebbero offrire lavoro e benessere acentinaia di famiglie . Avrei anchelocalizzato un luogo adatto, quasial centro della penisola, un terrenopianeggiante tra le colline e il mare,

S.E. mons . Pietro® Carretto all'interno del

tempio

a 350 km da Bangkok, 250 dal no-stro capoluogo .Mons . Carretto fece subito i passi

presso il governo, ottenendo subitoun primo lotto di sei chilometri qua-drati di superficie, altri li avrebberoaggiunti in seguito se l'esperimentoavesse dato buoni frutti .

Furono tutti d'accordo nel tenta-re l'audace esperimento . Don Cre-spi, a capo di una trentina di robustigiovanotti, divenne così il coraggio-

Tra i Figlidi Don Bosco c'è ancoraspazio per l'avventura:ecco la storia diBan Seng Arungin Thailandia.

so pioniere di una colossale impresache doveva avere vaste ripercussionisul piano economico-sociale delpaese. Sepolti nella foresta selvag-gia, affrontando pericoli e difficol-tà di ogni genere, armati di accette,roncole, zappe, badili, aprironodapprima un sentiero nella mura-glia verde, lungo diversi chilometri .

Dopo mesi di estenuante lavororaggiunsero il luogo prescelto : unaradura circondata dalla foresta im-

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penetrabile, fino allora regno invio-lato di belve feroci, scimmie, uccel-li, serpenti . . .

Lavorando alacremente, abbat-tendo alberi secolari, sradicando ar-busti che venivano sistematicamen-te bruciati, rubando sempre nuovoterreno alla giungla, riuscirono apreparare il terreno per le coltureadatte al luogo : palme di cocco, pa-pajas, ananas, ortaggi .

Vivendo in capanne improvvisatesi adattarono a mangiare quello chela foresta offriva loro : carne di cin-ghiale, di scimmia, di serpente ; tut-to fa brodo in mancanza di meglio .- Cosa mi avete preparato? -

chiese mons . Carretto durante lasua prima visita .- Roba buona, monsignore!

Mangi senza timore, è la centoses-santottesima scimmia - disse confierezza il cacciatore che l'aveva ab-battuta .

Arrivarono nuovi coloni con leloro famiglie, la foresta continuò aretrocedere sotto la spinta di questiboscaiuoli-agricoltori, offrendosempre nuovi spazi alla coltivazionedi frutta e ortaggi tropicali .

Dopo tre anni di massacrante la-voro il villaggio Ban Seng Arung, il«Villaggio dell'Aurora» è una real-tà . Viene portata a termine una lar-ga strada di 13 km che lo collega adaltri centri abitati e i raccordi tra ipoderi affidati ai coloni che vi co-struiscono comode abitazioni,sfruttando la grande ricchezza e va-rietà di legname offerta dalla fo-resta .

Accanto a una prima cappella, lascuola, sale di riunione, campi dagiuoco e si dà inizio alla costruzionedi un grandioso tempio in onoredella Madonna di Fatima, che eravenuta pellegrina durante l'annosanto, nel 1950, in questa terra roc-caforte del buddismo .

Sarà una delle più belle chiesedella Thailandia, sormontata daun'ampia cupola snella e ariosa, co-struita nella parte più alta del cen-tro, con un largo vialone alberato diaccesso lungo cento metri . Saràinaugurata solennemente il 19 aprile1966 a ricordo del XXV di sacerdo-zio di mons . Carretto e di don Cre-spi che ne erano stati gli instancabilirealizzatori .

II villaggio continua a svilupparsi

Don Franco De Lorenzicon una famiglia nelgiorno del lorobattesimo

ed estendersi con l'arrivo di nuovinuclei familiari ; sorgono negozi, ungrande mercato, una stazione di ser-vizio, l'ambulatorio medico, lanuova residenza dei missionari edelle suore indigene che accudisco-no la scuola maschile e femminile,primaria e secondaria .

Nel 1969 giungono anche le suoreCappuccine di stretta clausura, scia-mate dalla prima residenza di Ban-pong, dove erano giunte nel 1935,«per arare con la loro vita di pre-ghiera e sacrificio il terreno e prepa-

1 LUGLIO 1985 - 27

rare le vie del Signore alla conver-sione di questo grande popolo» . Daquesto centro di spiritualità parti-ranno in seguito altre claustrali perfondare nuove case di clausura inaltre regioni della Thailandia .

Oggi Huey Yang è una cittadinalanciata verso un sicuro avvenire ;una grande strada asfaltata la colle-ga alla capitale e all'estremo sud delpaese. I prodotti della terra sono trai piu pregiati e ricercati sul mercato,particolarmente il cocco che vi cre-sce rigoglioso e viene esportato neimercati più lontani .

Quando vi sono ritornato ultima-mente, sono rimasto sbalordito dal-le profonde trasformazioni realizza-te nel giro di così pochi anni ; unalanda selvaggia era diventata uncentro pulsante di vita e di attività .Un vero miracolo, dovuto al corag-gio, alla fede e tenacia di pochi va-lorosi missionari che avevano cre-duto in Dio mettendosi a serviziodell'uomo .Merita ricordare come, dopo

questo primo felice esperimento, idue protagonisti, mons . Carretto edon Crespi, ne tentarono un secon-do, 350 km più a sud, aprendo,sempre in piena foresta, il «Villag-gio Maria Ausiliatrice» a Phanom .

Anche qui tra incredibili difficol-tà e peripezie di ogni genere sorgevanel giro di pochi anni un centro resi-denziale che dà lavoro e benessere acentinaia di famiglie .

Le grandi giare per laraccolta dell'acqua

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In questi giorni è tornato in Ita-lia, per una breve visita ai parenti,don Franco De Lorenzi, parroco diHuey Yang, così abbiamo avuto leultime notizie su quel centro cheavevo visto proteso verso un floridoavvenire .- Sul piano economico-sociale,

mi dice, il progresso è in costanteaumento . Il terreno si è dimostratomolto ferace, anche se in questi ulti-mi tempi abbiamo avuto qualchegrossa preoccupazione .- In che senso?- Il disboscamento, sovente ir-

razionale delle foreste, ha in partedisseccato le sorgenti idriche per cuida qualche anno viviamo sotto l'in-cubo della siccità che danneggia iraccolti . Per ora raccogliamo l'ac-qua durante la stagione delle pioggein grandi giare, ma è un rimedio in-sufficiente alle necessità di una po-polazione in progressivo aumento .Abbiamo tentato di scavare pozziartesiani scendendo a grande pro-fondità, ma senza risultato . Ora ab-biamo in progetto la, costruzione diun canale, lungo 17 km, per racco-gliere l'acqua di una cascata ; occor-rerebbe anche una diga per la crea-zione di un bacino artificiale, masono progetti che esorbitano dallenostre possibilità. Speriamo sul-

Huey Yang, ilgrandioso tempio inonore della Madonna diFatima

x

l'aiuto del governo o di qualche or-ganizzazione internazionale .- Qualche altro progetto più

abbordabile?- Siamo molto impegnati con

l'assistenza ai poveri che non man-cano mai . Con l'aiuto di un gruppodi giovani della S . Vincenzo contia-mo costruire un nuovo ospizio pervecchi soli, il primo sta andando inrovina . Ci preoccupiamo poi di an-dare incontro alle famiglie più biso-gnose, acquistando e distribuendopiccoli appezzamenti di terra per lacoltivazione del cocco .- E sul piano religioso?

Raccolta di rottami diferro per la costruzionedi un ospizio peranziani soli

- Possiamo dirci soddisfatti, icattolici sono fervorosi ; non man-cano conversioni di intere famiglie ;lavoriamo molto tra i 1200 ragazzidelle nostre scuole che ci dannograndi soddisfazioni per la loro par-tecipazione a tutte le nostre attivitàculturali e formative. Da questocentro, soprattutto dalle nostrescuole, sono già uscite delle buonevocazioni per il seminario e per i re-ligiosi e le suore .

Il centro di spiritualità delle Cap-puccine di clausura esercita ungrande fascino sulla popolazione .Pensi, queste religiose che in Italiaormai da molti anni non avevanopiù una vocazione, qui hanno dovu-to aprire altri due conventi e stannoper iniziarne un quarto. Da notareche tutta la Thailandia conta pocopiù di 200 .000 cattolici, un fattoquindi che ha veramente del prodi-gioso .- Quale il vostro impegno at-

tuale?- Continuare a lavorare da buo-

ni figli di don Bosco perché il nostrocentro continui a essere «Aurora»,annunciatore di quel messaggio disalvezza che Cristo è venuto a offri-re a tutti gli uomini .

Antonio Alessi

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PROTAGONISTI

Melo Freni

- Melo Freni, poco piùche cinquantenne, sposato, ha unafiglia di 12 anni . A guardarlo, ab-bronzato e brizzolato, sembra venu-to fuori da uno dei suoi paesaggitutto sole e tutto cielo .

Giornalista, poeta e scrittore dirazza da 23 anni lavora alla RAI : lopotete vedere la domenica a «Tgl'una» ; lo potete soprattutto ascol-tare . Freni infatti è essenzialmenteun narratore . Caldo e colto come laterra che gli ha dato i natali, predili-ge, applicandolo a sé, un verso diEsdra Proudon : «La formica è ungigante in questo mondo di dra-ghi» . Siciliano e giramondo pur ri-siedendo a Roma non è il Quasimo-do che si rifugia nel mito o scrivecon amarezza Più nessuno mi porte-rà nel Sud . Al contrario, per lui el'ha scritto in un verso : «Ci sono itreni che vanno al Nord e ci sono itreni che ritornano al Sud» .

Uno dei suoi romanzi, La fanti-

LA FAMIGLIAÈ COMELATERRAFERMAPERINAUFRAGHIPremio Naxos 1985 per laregia televisiva, giornalista, poetae scrittore fra i più impegnati .Il suo incontro con laFamiglia Salesiana.Come giudica l'editoria cattolica.Le sue pubblicazioni più recenti.

∎ Melo Freni

glia Ceravolo, edito da Rusconi nel1980 è stato «tradotto» in sceneg-giato televisivo e lo vedremo in au-tunno sul terzo programma . Del li-bro ne sono state vendute 15 .000copie mentre il film ha già ricevutoil Premio Naxos 1985 ed è stato pre-sentato ai festivals di Mosca e Berli-no . Recentemente ha pubblicatocon l'Editore Vallecchi, che lo vor-rebbe tutto per sé, Le passioni diPetra .

I valori che sottendono agli scrittidi Freni sono tanti ma fra tuttiemerge la famiglia considerata dalloscrittore come la terra ferma per inaufraghi . Nel suo passato, fra lecose care, ci sono tre anni di Liceopresso i Salesiani del S . Luigi diMessina, la vita oratoriana, tantiincontri .

1 LUGLIO 1985 • 29

Don Bosco ed i Salesiani per luisono di casa così come è di casa dasempre il Bollettino Salesiano . Sonoandato a trovarlo .

D. Quali sono i tuoi legami conla Famiglia Salesiana?

R. Per quello che è oggi la miavita di giornalista, io ritengo che laprima radice vada cercata proprionegli anni del liceo che io feci aMessina presso i Salesiani dell'Isti-tuto S . Luigi. Furono gli anni neiquali effettivamente capii le richie-ste professionali che facevo a mestesso . Capii proprio allora che infuturo avrei fatto il giornalista .

Merito certamente del professorEnzo Maganugo, insegnante d'arte,che durante l'estate mi assegnava dafare relazioni sugli scavi archeologi-

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30 - 1 LUGLIO 1985

ci di Lipari ; merito di don GiuseppePanascì, professore di latino e gre-co, il quale attraverso l'insegna-mento di Simonide, Bacchilide,Pindaro oppure di Eschilo, Sofocle,Euripide ci insegnava il rapportodell'uomo con se stesso, dell'uomocon la vita, dell'uomo con il proble-ma di Dio .

Merito ancora con altri di donCalogero Conti, professore di filo-sofia che con metodo assolutamentematematico ci faceva capire come infondo gli antichi filosofi hanno da-to risposte tali ai problemi dell'uo-mo da poterle considerare attualianche per noi che abbiamo i proble-mi dello scudo stellare o del nuclea-re. A quegli anni insomma io devonon soltanto una parte fondamen-tale di me stesso ma direi l'interobagaglio di quella che sarebbe stataed è oggi in effetti la mia vita .

D . Ma il tuo è soltanto un lega-me scolastico?

R. No certamente . La mia fami-glia per il fatto che un fratello dimamma - don Tullio Rizzo - èsacerdote salesiano ha sempre guar-dato con simpatia al mondo di DonBosco . E poi c'è l'oratorio di Bar-cellona, vicino al mio paese, dovemi recavo finché mi fu possibile . . .In fondo ho cercato di fare sempreil buon oratoriano salesiano .

D . Ma, dal punto di vista religio-so, che cosa ti ha dato la scuolasalesiana?

R. Chiaramente sono un creden-te. Voglio tuttavia precisare che isalesiani incontrati sul mio cammi-no non hanno tentato di affogarmiin un mare di problematicheteologico-religiose . In altri termini :non sono un bigotto né lo erano imiei educatori . Don Panascì ci met-teva sempre sull'avviso di stare at-tenti a saper distinguere fra religio-ne e superstizione . Così la sua scuo-la era fatta da lezioni di umanità au-tentica dove c'era tanto rispetto perla libertà di ognuno e dove si capivache credere è soprattutto pagare dipersona . L questo il pensiero anchedei miei compagni di classe di allo-ra, tutta gente ben piazzata nel so-ciale, riflessiva e con un pizzico discetticismo per condimento . Fra imiei compagni mi piace ricordarne

due che ho incontrato recentemen-te: il professor Santoro, preside allaFacoltà di medicina di Messina equel grandissimo medico che è ilprof. Cuppari e che ora si trova aNew York. Ci è stata insegnata unareligione fatta di impegno nella vitae di onestà anche se, ovviamente, lamessa era la Messa .

D . Nelle tue pubblicazioni ci so-no temi che ritornano costantemen-te. Il tema della famiglia è tra que-sti. Cos'è per te questa famiglia?

R. Per me la famiglia è il nucleoessenziale del vivere sociale . Senza ilsuo apporto ci viene a mancare quelconcetto politico assoluto che sta al-la radice dello Stato o di un paese . Èil luogo dove sei cresciuto ed anche,come succede ad Assunta nel ro-manzo La famiglia Ceravolo, il luo-go delle trasformazioni e differen-ziazioni fra una generazione el'altra .

D . Non credi, in tal modo, di es-sere un «fainilista»?

R. Faccio dare una risposta pro-prio alla protagonista del mio ulti-mo romanzo, Le passioni di Petra .L una ragazza siciliana che intornoagli anni Settanta studia a Padova .Qui finisce con l'essere coinvoltanell'esperienza brigatista . Crollatele utopie ed i miti impossibili, incoincidenza con la morte del padre,torna al paese, alla famiglia . L quiche scopre, riinnestandosi in alcunivalori, il significato autentico diogni vera rivoluzione . Quello di Pe-tra è un ritorno alla famiglia comebisogno esistenziale, non come fat-to familistico destinato a crollarecon il cambio generazionale .

Secondo me questa ricostruzionedi valori è un fenomeno in crescita .A tal proposito mi piace ricordareche proprio nelle scorse settimanesono stato al seguito della mogliedel Governatore dello Stato di NewYork, la signora Matilda Cuomo, invisita in Italia . Ebbene : i Democra-tici americani imposteranno la loroprossima campagna elettorale sulrecupero dei valori familiari .

Cuomo fa uno sgravio del 40 010 ditasse a tutte quelle famiglie che ten-gono i vecchi in casa invece di man-darli all'ospizio, così come dà uncontributo a quelle famiglie che

avendo in casa un ragazzo drogatosi fanno direttamente carico del suorecupero .

D . Per la qualità dei valori chepromuovi e per ciò che dici sei fon-damentalmente uno scrittore catto-lico. Che tipo di problemi ha con leeditrici e l'industria culturale in ge-nere chi si professa tale?

R. Tranne che non sia Pomilio- ma anche lui trova difficoltà -lo scrittore cattolico fa parte di unaminoranza. Come tale gli è semprestata negata quel certo tipo di pale-stra di cui ha bisogno o nell'edito-ria, o nella programmazione, oppu-re nella produzione se parliamo diteatro o di cinema .

Quello che è grave è che spesso loscrittore cattolico bravo quanto glialtri - e il mio caso potrebbe essereesemplare - non può disporre diquelle poche editrici cattoliche . Nonho timore di dire che La famigliaCeravolo mi fu restituita da una no-ta editrice cattolica con una letteri-na di un rigo e mezzo : «Il suo libronon ci interessa» . Come me potreicitare altri casi di scrittori cattoliciche poi sistematicamente finisconocon l'andare da Bompiani, da Ru-sconi, da Mondadori .D . Perché avviene questo?

R. Forse perché l'editore cattoli-co che è un tecnico si porta dentrodei complessi che l'autore che è unartista non possiede .

D . Torniamo al tuo ultimo lavo-ro . Petra è una ragazza che «ritor-na» a casa : è anche l'immagine-simbolo di una gioventù che tornaai valori?

R. Certo. Verso la fine del ro-manzo faccio comparire un vecchioche indica certezze sullo sfondo diuna terra che brucia : sono i baglioridi una raffineria che brucia i falsimiti del duemila .

D . «LafamigliaCeravolo»verràtrasmesso in televisione . Che pro-blemi comporta la trasposizione diun romanzo scritto a film?

R. Per me nessuno, anche perchéquanti per primi recensirono il volu-me vi trovarono scansioni filmiche .E del resto 23 anni di televisione e dicinema vieti e commentati mi hanno

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MELO FRENI: UNA PROSASEMPLICE E SCORREVOLE

. . . Erano state inutili le insi-stenze dell'ingegnere Federicoperché sua figlia ritornasse acasa, si preparasse agli esamisenza l'obbligo della frequenza,come molti altri studenti faceva-no. Le suggeriva addirittura dicambiare facoltà, ma Petra sisarebbe sentita una fallita .

La signora Isabella cercava diconvincere suo marito a recarsipersonalmente a Padova, di ac-certarsi da vicino dello statodelle cose, ma si trovava sem-pre di fronte a un netto rifiuto,con la motivazione che quel ge-sto, quella mancanza di fiducia,avrebbe potuto far scattare nel-la figlia una reazione più perico-losa. Anche frate Mazzullo con-tinuava a consigliare l'eserciziodella pazienza, finché tutto nonsi sarebbe chiarito da sé ; «Atti-vamente» ripeteva, «cioè senzadesistere dai buoni consigli edalle esortazioni, e senza ri-sparmiare critiche a tutto ciòche c'è da condannare ; masempre senza offuscare il ba-gliore del forte amore paterno» .

L'ingegnere controllava incantiere tutte le notizie dellastampa che giornalmente arri-vava nelle edicole locali, aspet-tava con ansia la tarda mattina-ta, quando i furgoni partiti dal-l'aeroporto di Catania distribui-bano i giornali del continente .Nascondeva molte notizie a suamoglie, ma quando capitavano ifatti più gravi, era la televisionea portargli in casa le tensioniche lui voleva evitare .

La tranquilla distesa della na-

insegnato ad usare ambedue i co-dici .

D . Che posto occupa il paesag-gio nel tuo film?R. Il film valuta molto l'elemen-

to paesaggistico . Oltre tutto essen-do un film la cui sceneggiatura pre-vedeva il commento dei dialoghicon quasi il 50QIo di parte visiva, ho

tura, che continuavano a scor-gere dalle finestre e dalle ter-razze della loro casa, parevaavesse smesso di infondere,nel groviglio dei presentimenti edelle paure, quella serenità chein ogni momento vi si era spri-gionata come dolce invito allavita .

Cosa portava più la primave-ra? Da un maggio all'altro, inquegli ultimi anni, annunciavapiù cose di diverso, nonostantele campane continuassero asuonare per le novene che fini-vano a giugno, e l'odore delleerbe selvatiche rimanesse intat-

MELO FRENI

LE PASSIONI DI PETRA

dovuto scegliere immagini moltobelle. La parte paesaggistica in fon-do nel mio film è finita con il diven-tare quasi comprotagonista numerouno di tutte le sequenze .

D. Il film ed il romanzo hannoricevuto molti premi. Per «Le pas-sioni di Petra» prevedi altrettanto?R. Io personalmente non concor-

to lungo i sentieri a ridosso dellaferrovia . C'era un'aria, nei pae-si, che invece di alleviare esa-sperava l'incomprensibilità diepisodi la cui eco arrivava dalontano, e l'esacrazione per iquali diventava più forte dellapietà. Per questo, anche le lon-tananze svanivano e tutto quel-lo che accadeva, in qualunqueposto accadesse, entrava conprepotenza nel bilancio emotivodi tutte le famiglie, dovunque .

All'improvviso Petra non si fe-ce più viva. Sua madre non sistaccava dal telefono, suo pa-dre era inquieto, ma neppurecon la signora Pircher, quelladella pensione, era possibilecomunicare .

Passarono tre giorni e furonotre terribili giorni . L'ingegnere simise in contatto con la facoltà,ma di sua figlia non seppero dirnulla. Ancora un giorno di atte-sa, poi fu proprio la signora del-la pensione a farsi viva ; Petraera in ospedale per un maloreimprovviso, una cosa da nulla dicui non preoccuparsi. Ma erapossibile che per una sempliceastenia, come la Pircher avevaassicurato, si ricorresse al rico-vero?

Argomenti e materia per diree contraddire, nel tentativo ditrovare una spiegazione e unconforto, restavano pur semprespiegazioni cieche, invenzionisenza possibilità di conferma,sicché l'ingegnere decise dipartire, con la mente piena ditristissime immagini, ma connel cuore un filo di speranza.

1 LUGLIO 1985 . 31

ro a premi . Sono gli editori che con-corrono. In questo momento perme il più bel premio è che il librovenga letto e amato dai lettori . In-tanto la prima edizione di 5000 co-pie è stata interamente venduta ed èpronta la seconda . . .

Giuseppe Costa

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STORIA SALESIANA

Il film «Don Bosco»

I Tutte le foto di questoarticolo si riferisconoal film «Don Bosco»

Un anniversario da nondimenticare.L'era dei «telefoni bianchi»e l'entusiamo attorno al Santo deigiovani.Cosa produrrà il mondo del cinemaper l'anno centenario della morte diDon Bosco?

Programma insolitoper le sale cinematografiche di pri-ma visione, agli ultimi tepori dellaprimavera di quel lontano 1935 . Ilmormorio del pubblico e il buiodella sala venivano spezzati dallenote ancora troppo taglienti delMaestro Ghedini e dalla candida la-ma di luce che incideva sullo scher-mo il titolo di un nuovo film : DonBosco . Portava la firma di un regi-sta trentenne, Goffredo Alessandri-ni, alla sua terza fatica dopo La se-

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gretaria privata (1931) e Seconda B(1934) .

Proprio alcune settimane fa cade-va il Cinquantesimo anniversariodell'anteprima nazionale del filmDon Bosco . Dal punto di vista stori-co e culturale merita farne memo-ria . Anche perché recentemente èstato fatto oggetto di studio da par-te di alcuni critici cinematograficiche, in una rassegna a Locarno, lohanno frequentemente citato per ilfatto che è il film con cui la Casa di

produzione-distribuzione Lux di R .Gualino, nel 1935, ha dato inizio al-la propria gloriosa attività . Ed è nelcorso di questa commemorazioneche il film è stato recuperato comeuno degli «esemplari di proto-neorealismo italiano» . Così, ci sia-mo interessati anche noi alla storiadel film e siamo andati alla ricercadei documenti d'epoca . Ne è emersoun quadro affascinante .

Ci ha sorpreso il giudizio più chepositivo della stampa quotidiana

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che loda in modo corale il film diAlessandrini . Così come ci ha sor-preso il silenzio compatto delle rivi-ste cinematografiche che sorgonoproprio nell'arco centrale degli An-ni 30 («Lo schermo» inauguratonell'agosto 1935, «Cinema» che na-sce nel 1936, «Bianco e nero» cheappare nel 1937, «Film» del 1938,ecc.). L'unico riferimento al film èofferto da «Lo schermo» (Novem-bre '35 pag. 44) che accompagnauna fotografia documento con ladidascalia : «Alla presenza degli Ar-civescovi di Parigi e Quebec ha avu-to luogo a "L'Ermitage" la proie-zione del film Don Bosco di G .Alessandrini . Il film, presentatocon un discorso di Padre Offray, haavuto grande successo ; assistevanoalla rappresentazione numerosi pre-lati parigini e un pubblico attentissi-mo. Il "Paris-soir" scrive tra l'al-tro : Don Bosco, film cattolico, rag-

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CURIOSITÀSUL FILM «DON BOSCO»

- È uno dei primissimi film che fa uso del sonoro (musica e parla-to), anche se riporta diverse «didascalie scritte» (come si usavaspesso per il film muto) .- Ha avuto un costo complessivo di oltre 2 milioni di lire (del

tempo!) . Ha richiesto sei mesi di lavorazione ininterrotta, impiegan-do oltre quarantamila metri di pellicola (il film ne utilizzerà meno di3.000) .- Per la ripresa sonora è stato utilizzato un nuovissimo impianto

portato appositamente da Parigi .

giunge il Cammino della vita, filmsovietico, e spesso lo eguaglia inbellezza» .

Non meraviglia il silenzio dei cri-tici ufficiali se ci si addentra nell'in-tricata vicenda del cinema italianocosì come appare negli Anni 30 .Tentiamo uno sguardo veloce : sievidenzierà il valore «culturale» e«politico» di un film come Don Bo-sco .

Siamo nella tanto deprecata epo-ca cinematografica dei telefonibianchi . Il cinema, visto prevalente-mente come «industria» per il di-vertimento delle folle, scarica in Ita-lia soprattutto prodotti americani

che, lentamente, impongono ancheai nostri autori una particolare scel-ta di stile e di contenuti . Chi sfogliai giornali e le riviste cinematografi-che dell'epoca trova le pagine tra-bordanti di volti levigati e sorridentidelle «star» d'oltre Oceano (ClarkGable, Greta Garbo, Robert Tay-lor, Marlene Dietrich, Jean Har-low, ecc.) e spaccati di scenografiedi film con appartamenti suntuosi,macchine lussuosissime, uomini insmoking e donne, avviluppate in co-stosi drappi di seta, adagiate ai di-vani, attente a trascorrere il tempoin lunghe conversazioni telefoniche(i famosi «telefoni bianchi»), alle-

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gre e spensierate . L'Italia copia daHollywood, precipitando semprepiù su film scadenti, artisticamenteinefficaci, scivolando grezzamentesul gusto basso e popolare del pub-blico (tenta perfino di contrapporreallo «star system» hollywoodiano icaserecci «divi» Elsa Merlini, Ame-deo Nazzari, Clara Calamai, Ar-mando Falconi! . . .) . Ma è il Regimefascista a imporre una svolta . Mus-solini nel 1927 firma un decreto chelimita l'importazione delle pellicolestraniere (inizia un processo di «au-tarchia culturale»), incentiva il sor-gere dei cineclubs culturali (in parti-colare i GUF universitari), sostieneuna pubblicistica specializzata (è diquesti anni il pullulare di riviste dicinema e di spettacolo ; lo stesso fi-glio del Duce, Vittorio, dirige «Ci-nei.ìa» del '36), fonda una ScuolaCinematografica di Stato (il Centrosperimentale di Cinematografia, nel1935) e l'Istituto Luce per la produ-zione di film di propaganda del Re-gime. E altre iniziative ancora, co-me conseguenti al principio del regi-me, riassunto nello slogans : Il cine-ma è l'arma più forte .

È comprensibile come la tenden-

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za ufficiale del cinema italiano èquella di adeguarsi alla politica cul-turale del Regime : presentare l'Ita-lia come nazione forte, virile, eroi-ca, celebrativa, rivoluzionaria . Ilrosa e il nero diventano i colori piùdiffusi del cinema nostrano . Ma incontrasto fra loro . I «telefoni bian-

LA DIMENSIONE NATIVADI DON BOSCO

Se dalle sbarre di una prigio-ne una società condannata loinvoca, urlandogli un disperatogrido di aiuto, egli accorre a sal-varla .

Se dei giovani «delinquenti»(quelli della Generala) provanoun'ansia di liberazione e voglio-no uscire dalle sbarre esisten-ziali dentro cui l'umanità-bene liha condannati, egli accorre a li-berarli .

I cultori delle cronache hannorimproverato ad Alessandrini diaver fatto «evadere» cinque ra-gazzi dalla fila, fatto che noncorrisponde alla storia . Ma nonsi poteva rendere visivamente ein modo altrettanto drammaticol'anelito dell'uomo alla libertà . Illinguaggio filmico è diverso dallinguaggio storico. Per dire cer-

te verità può legittimamente ri-correre all'invenzione . Ciò checonta, nel caso, è che quei cin-que ritornano e che con tutti i lo-ro compagni apprendono che la«liberazione» vera è quella diDon Bosco e la sicurezza di ria-verli tramite il trinomio ragione-religione-amore .

Con un gioco di «refrains» ilfilm rimbalza questo «leit-motiv»delle sbarre di cui l'uomo è pri-gioniero: da una parte il carce-rato, dall'altra Don Bosco . Per ilcondannato a morte o per i «dif-ficili» della Generala quellesbarre devono cadere, cedereai liberi orizzonti e ai begli spazidove ogni creatura nasce e cre-sce con il diritto a essere libera .

Il Monferrato è lì . . .

Marco Bongioanni

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chi», lo «strapaese», il melodram-ma o la commedia sentimentale, ifilm-fumettoni da rotocalco si alter-nano alle esaltazioni eroiche di alpi-ni (Le scarpe al sole del '35), diaviatori (Luciano Serra pilota dellostesso G . Alessandrini), di uominigenerosi e forti che gridano fedeltàall'Italia (Il grande appello di M .Camerini del '36) . Ne citiamo soloalcuni, ma la produzione è note-vole .

Il Don Bosco di Alessandrini nonentra in questi schemi. Viaggia soli-tario. Questo dà ragione del grandeforzato silenzio in cui è racchiusodalla stampa di Regime .

Se questa è la sorte del momentoper il film della Casa produttrice diTorino, molto più lusinghiero èl'impatto con il pubblico e la suariuscita nel tempo . Tant'è che il sa-lesiano don Molfino, che ha curatoi contatti tra la Congregazione sale-siana e la Casa produttrice, lusinga-to dal successo del film, meno divent'anni dopo promuoveva tra iproduttori una nuova trascrizionecinematografica della vita del Santopiemontese!

Diverse ragioni hanno fatto nau-fragare il progetto . Intanto, è signi-ficativo il primo esaltante risultato .Oggi, a cinquant'anni di distanza,la pellicola trova altri elementi divalidità. Dagli studiosi di storia delcinema, il film viene segnalato comeesperienza significativa di anticipa-

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zione di un genere cinematograficoche renderà famoso il cinema italia-no in tutto il mondo : il 'neo-realismo (un modo di far cinema, ti-pico del dopoguerra, in cui si dà ri-salto al realismo della vita quotidia-na con il suo corollario di miseria edi drammaticità ; in cui diventa pro-tagonista la massa, il popolo e nonil singolo individuo ; in cui si tratta-no problemi «reali» come la delin-quenza, la violenza, la disoccupa-zione, l'emarginazione, ecc .) .

È su questa linea che la critica at-tuale ha riscoperto il cinquantena-rio film Don Bosco . Un film, si èdetto, «proto-neorealista» . Un filmche il regista Alessandrini fa usciredagli schemi enfatici e retorici del-l'epoca (anche se la tentazione erafortissima, trattandosi di un «per-sonaggio» da illustrare più che diuna «vicenda»!) e dal genere evasi-vo e sognante che il Regime tendevaa soffocare . Alessandrini in DonBosco ha prodotto qualcosa di nuo-vo, di originale, anche se in modoancora aurorale .

Il film porta in primo piano l'am-biente contadino, la gente umile elaboriosa del Monferrato, i paesag-gi incantati ma anche rudi delle col-line castelnovesi, la periferia poveraed emarginante di Torino con la suafauna giovanile disarmata e sfrutta-ta, prodotto dell'urbanismo irrazio-

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nale e dei primi faticosi passi di in-dustrializzazione dell'Ottocento .

La figura di don Bosco emergecome elemento di convergenza e diunità su questo panorama di feriali-tà di vita, come voce trainante in uncoro ricco di umanità, di saggezzacontadina, di forte religiosità eschietta fede popolare, di ansie eturbamenti giovanili, di disperatericerche di ragioni per vivere con re-sponsabilità e dignità personali .Non appare, nel film, come «eroe»distaccato dalla sua gente . È un uo-mo incarnato, convivente . Un preteche sa prendere su di sé il carico del-la povertà e dell'ingiustizia (bastipensare alle scene iniziali del film :Giovannino maltrattato dal fratel-lastro Antonio o defraudato di ungruzzolo di denari da un nipote deldefunto don Calosso). Un preteche, nella anonima città provincialesi fa «uno dei tanti» nell'affannosaricerca di occasioni di lavoro per so-pravvivere (sono sequenze, anchedal punto di vista artistico, rese conoriginalità e forza drammatica in-consuete per quel tempo) . Un preteche rischia per costruire solidarietàe scommette su una pedagogia nuo-va (la scena delle carceri e la sequen-za della passeggiata con i reclusidella «Generala») . Un prete che an-che nella morte abbraccia e spinge avivere quanti la Provvidenza gli haaffidato (la stupenda scena del pro-gressivo coinvolgimento «corale»di quanti, dentro e fuori la camera

di don Bosco, pregano per l'amicomorente) . Ci sembra una vigorosa esignificativa «novità» dell'opera diAlessandrini, abbastanza unica inun contesto culturale dove la perso-nalità del singolo doveva essereesaltata fino a raggiungere le di-mensioni del «mito» e dove ciò cheera platea, popolo, semplicità e ve-rità quotidiana dovevano restareeclissati perché giudicati non signi-ficativi, non educativi . Alla distan-za di un Cinquantennio è consolan-te notare il rinnovato apprezzamen-to positivo di critici laici per un filmreligioso che, già negli Anni 30, ave-va riscosso un vastissimo interessedi pubblico, favorendo così una pri-ma conoscenza di un Santo che fi-gura tra i più grandi del nostro seco-lo e della storia della cristianità .Proprio per la straordinaria staturadi questo educatore cristiano pie-montese, per la ricchezza ancoranon sufficientemente sondata dellasua personalità umana e della suacarica spirituale, viene spontaneochiederci se non sia oggi il tempo incui l'aspirazione del primo commit-tente del film, don Molfino, nonpossa trovare, soprattutto per lenuove generazioni, altri vigorosi ar-tisti che sappiano riproporre, con lanovità di Alessandrini, un'ulterioreimmagine cinematografica degna didon Bosco . È una nostra speranza .

Pierdante Giordano

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UNO STRANOCOMPORTAMENTO

N el Bollettino di qualchemese fa trovai molto stra-

no il comportamento di una let-trice che «disturbava» suor Eu-sebia per poter avere un allog-gio . Anch'io dopo alcuni ripen-samenti capii che non era cosafutile ma di grande importanzaper mia madre avere casa vicinoa me, sia per ('età (79 anni), siaper l'operazione subita (protesial femore) e l'invocai con gran-de fiducia . II 24 dicembre 1984mi venne comunicato che l'allo-gio c'era e che si aspettava sol-tanto l'adesione di mamma . Oraè nella casa vicino, contenta eserena .

Ringrazio Dio che per inter-cessione di suor Eusebia tuttosia andato nel migliore dei modi .Per tutti noi chiedo ancora uncuore grande che sappia amaretutti i fratelli .

Silvana De Grandi - Torino

DMAI ABBANDONATA

a sempre Maria Ausiliatri-ce e i santi Giovanni Bo-

sco e Domenico Savio non mihanno mai abbandonata nellepiccole e grandi difficoltà . Nonl'avevo mai fatto di ringraziarlipubblicamente e lo faccio oraattraverso il Bollettino Salesianocon viva riconoscenza imploran-do di non lasciarmi mai manca-re la loro protezione .

Gianna Baroli - Milano

È NATO GIANDOMENICO

S crivo per ringraziare sanGiovanni Bosco e san Do-

menico Savio per avermi esau-dito . Dopo tanta attesa infatti ènato un bel bambino che ho vo-luto chiamare GianDomenico . Ela gioia di tutti . Spero che i dueSanti lo proteggano sempre as-sieme al fratellino Giuseppe .

Lettera firmata - Cassibile (SR)

Ma il Signore è sempre Padretenero verso chi Lo ama .

NELLA MADONNA Qualche anno e mezzo fa hoavuto la fortuna di conoscereuna Suora F .M.A. alla quale,avendo manifestato la mia gran-de pena che per motivi di saluteavevo dovuto interrompere lagioia di realizzare quattro mater-nità consecutive, mi ha regalatoun libretto e l'Abitino del piccoloS. Domenico Savio, il Santo del-le Mamme e delle Culle .

Fiducia e Fede hanno accesodi speranza il mio cuore e Do-menico Savio non ha deluso lemie attese .

Dopo 9 mesi di ansiosa attesail piccolo Carlo (ho dato il nomedel papà di Domenico Savio nonpotendo chiamarlo come miomarito) è venuto a riempire lanostra casa di luce di cielo, arallegrare d'immensa gioia me,mio marito, tutta la mia estesafamiglia .

Ora Carlo, nato il giorno 10aprile, è già Cristiano, figlio diDio, gioia e speranza di noi ge-nitori .Lo cresceremo come Gesù

nella casa di Nazaret e ognigiorno lo raccomanderemo alsuo Protettore perché lo difendada ogni male .

Ho voluto pubblicare questache ritengo una vera grazia delSignore, perché altre mamme,che possono trovarsi in difficoltàsimili, sappiano aver Fede e fi-ducia nel Signore, nella Madon-na, nel piccolo e grande S . Do-menico Savio che D . Bosco, illu-minato dallo Spirito Santo, sep-pe valutare quale stoffa prezio-sa di santità .

HO SEMPRE CREDUTO

S ono una exallieva e datempo volevo fare pubbli-

care una grazia che ho ricevuto .Ho sempre creduto nella Ma-

donna, anche se col passare de-gli anni la mia fede si era un po'affievolita ; nei momenti difficili,però, tornavo fiduciosa a invo-care l'aiuto di Maria e con il suoaiuto riuscivo a superare questiperiodi .Non mantenevo però la pro-

messa di fare pubblicare la suaprotezione da quando ero anco-ra ragazzina .

Sono stata esaudita nel ritor-no a me di una persona che miera stata lontana per lungo tem-po e desidero ringraziare pernon avermi mai abbandonato espero che la Madonna mi aiutianche in questo momento nonmolto felice, promettendo chequesta volta pubblicherò subitola grazia per quello che MariaAusiliatrice e San Giovanni Bo-sco potranno fare per me .

Lettera firmata - Reggio Emilia

HUN LAVORO ADEGUATO

o pregato un intero annoMaria Ausiliatrice e san

Giovanni Bosco . A Pasqua miofiglio ha avuto un lavoro ade-guato al suo titolo di studio e sitrova molto bene . Erano ormairimasti come l'unica speranza .Non sono stata delusa .

Lettera firmata - Cuneo

DLA GIOIA DI UN BIMBO

opo un matrimonio realiz-zato con vero amore cri-

stiano e con felicità ricca digrandi speranze, per ben setteanni dure prove hanno sfiducia-to il mio cuore .

Mimmo e Annetta FranzeseOttaviano (NA)

TANTA FORZA

V Oglio ringraziare pubblica-mente Don Bosco e Maria

Ausiliatrice per avermi data tan-ta forza nell'affrontare gravi pro-blemi finanziari e che si sono ri-solti, anche se non nel modosperato .

Ciò che vorrei far sapere a tut-ti è la grande pace che si può

trovare nella preghiera, la forza,la serenità spirituale senza lequali non è possibile vivere .Grazie a Don Bosco e Maria Au-siliatrice ho potuto ritrovare laforza per affrontare con serenitàla vita .

Lettera firmata - Torino

SUPERA CONCORSO

V orrei far pubblicare unagrazia che Maria Ausilia-

trice mi ha concesso . II 24 mag-gio, giorno di Maria Ausiliatrice,ho dovuto dare esami ad unconcorso ma ero molto impre-parata .

Dall'inizio del mese di maggioho pagato con fervore MariaAusiliatrice con la recita del Ro-sario e I' ascolto della Messaquotidiana . La Madonna mi haaiutata ed ho avuto un buon ri-sultato .

Ringrazio Maria Ausiliatriceper questo perché senza di leinon sarei stata in grado di supe-rarlo . La prego ancora di aiutaremia sorella a guarire da una ne-frite . Vi prego di pubblicare que-sta mia lettera perché ho tantavoglia di farlo sapere .

Angela Melito - Reggio Calabria

FORTE DOLOREADDOMINALE

A vevo avuto qualche annoorsono un forte dolore ad-

dominale che non poteva farprevedere che un cattivo avve-nire per la mia salute : ho invoca-to ardentemente S . GiovanniBosco e questo dolore mi èscomparso come per incanto . lonon credo molto alle accidenta-lità per cui ritengo che questaimprovvisata mia ritrovata salu-te sia per lo meno un fatto mira-coloso . Avevo promesso che l'a-vrei comunicato al Bollettino Sa-lesiano perché ne fosse fattapubblicazione, ma per pusillani-mità, per ignavia e anche permolta indolenza non l'ho maifatto : lo faccio ora .

Moroni Giuseppe Brescia

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NEGRI cav . CESARE, salesianocoadiutore t Fossano (Cuneo) a 82anni

Una vita trascorsa all'insegna diun servizio totale e generoso per igiovani, tanti giovani, che, ora exal-lievi, hanno beneficiato del suo dottoe qualificato insegnamento di mate-matica, e del suo servizio ordinato ecompetente di Segretario dellaScuola .

RAZZA mons. LIONELLO, exallie-vo e cooperatore t Frascati (Roma)il 29/1/1985

La sua scomparsa ha suscitato vi-vo cordoglio nella Diocesi di Frasca-ti . Dottore in filosofia, teologia e dirit-to canonico, fu rettore del Seminariodiocesano, arciprete parroco dellaCattedrale e per 20 anni vicario ge-nerale della Diocesi . Due suoi fratellisono sacerdoti : padre Ludovico cap-puccino e don Renato, salesiano inArgentina .

Promotore di diverse iniziative afavore del laicato, era stato assisten-te diocesano della GIAC e delleACLI . Appassionato ricercatore, ave-va pubblicato alcuni volumi di storiadiocesana ed in particolare la storiadelle chiese di Capocroce, di S . Ma-ria in Vivario e della Cattedrale .

Devotissimo di Don Bosco, exallie-vo, fu fervido cooperatore e zelò ilculto al Santo e l'incremento dell'o-ratorio salesiano di Capocroce, dovedal 1912 Pio X volle la Domus iuven-tutis .

Nel suo testamento dice :«Spero di non aver scandalizzato

nessuno ; come pure non ho volutomale a nessuno; ma se per casoavessi scandalizzato o fatto del malea qualche mio fratello sappia che l'hofatto involontariamente e scongiurodi volermi perdonare anche lui per lacarità di Cristo» .

BARUCCI sac. GIOVANNI, salesia-no t Bangalore (India) a 80 anni

Ordinato sacerdote nel 1930, donBarucci era quasi subito partito perl'india . Appena giunto a Madras funominato segretario del vescovo sa-lesiano monsignor Mederlet con ilquale ebbe modo di conoscere benel'arcidiocesi di Madras .

Dal 1943 al 1946 dovette rimanereinternato in campo di concentramen-

to . Dal 1952 inizierà a lavorare tra iseminaristi come confessore e pro-fessore di teologia morale . Dal 1977lo troviamo allo studentato teologicodi Kristu Jyoti a Bangalore .

Lo spirito giovanile espresso co-stantemente nella serenità delle bat-tute, la sua capacità di lavoro, la suafamiliarità con gli studenti gli merita-rono un appellativo semplice ma si-gnificativo: «Il capitano» . I salesianiindiani lo ricorderanno a lungo .

GESUELE sig.ra ANNA, coopera-trice t Napoli a 86 anni

È scomparsa una nobilissima figu-ra di sposa e madre esemplare. Neidifficili anni dell'immediato dopo-guerra, sola - il marito era prigionie-ro in Germania - con indicibili sacri-fici è riuscita ad educare i suoi sei fi-gli che, tutti hanno messo in praticagli insegnamenti ricevuti . Assidualettrice del Bollettino Salesiano fu fe-lice di dare il nome di Savio Domeni-co ad uno dei figli .

GUADAGNINO rag . LUIGI, coope-ratore t Napoli a 75 anni

Attivo cooperatore salesiano fu de-votissimo di Maria Ausiliatrice e del-l'Eucarestia impegnandosi in ciò nel-l'imitazione di S . Giovanni Bosco . Halasciato di sé un ricordo caro e moltorimpianto .

CENCINI sig .ra ROSARIA ved . SA-VINO, cooperatrice t Venosa (PT) a85 anni

Zelante cooperatrice, devota diMaria Ausiliatrice e di don Bosco, acui donò un figlio, don Giuseppe .Donna di fede profonda, semprepronta a dire con un sorriso luminosola buona parola a tutti . La si vedeva,fino a quando ha potuto, sempre allostesso banco in chiesa con la coronadel rosario con compostezza e devo-zione, per cibarsi dell'Eucaristia, perpregare per i sacerdoti e i salesiani .Accettò serena le sofferenze degli ul-timi mesi, lasciando a tutti quelli chela conoscevano un grande esempiodi vita cristiana.

FASANARO ROMANO sig.ra GIU-SEPPINA, cooperatrice t Catania a81 anni

Si è spenta serenamente il 13maggio u .s . Sopportò silenziosa-mente e coraggiosamente con cri-stiana rassegnazione la sua lungasofferenza . Exallieva dell'Istituto"Maria Ausiliatrice» di Catania, fusposa e madre esemplare che seppeeducare i suoi due figli all'amore diDio, di don Bosco e del prossimo . Lasua vita è stata dedicata interamentealla famiglia lasciando una testimo-nianza di generosa donazione agli al-tri . Nel suo ricordo, i familiari, si sen-tono dolcemente forzati a continuarequesta tradizione . Il vuoto che lasciatra quanti le vollero bene, è colmatodalla certezza che ora in Cielo è an-cora più vicino a loro con lo spirito .

MIGLIASSO sac . GIOVANNI, sale-siano t Vercelli a 68 anni

Era partito giovanissimo per leMissioni dell'Ecuador, dove rimaseper ventidue anni, lasciando tracceprofonde del suo zelo instancabilenella guida spirituale dei giovani edei Confratelli . Rientrato in Italia permotivi di salute e di famiglia prestòsuccessivamente il suo servizio nelleCase salesiane di Canelli, Asti eMuzzano Biellese riscuotendo l'ap-prezzamento dei fedeli, dei Parroci edei Vescovi per la sua apertura pa-storale .

Trascorse nel Collegio San Carlogli ultimi sei mesi della sua preziosaesistenza, dando a quanti lo conob-bero esempi luminosi di una profon-da e intensa vita di sacerdote e dieducatore .

Quella di Don Giovanni Migliassoè una personalità complessa per lavarietà degli aspetti attraverso i qualisi espresse, ma tutto in lui è chiaro,limpido e trasparente .

Possedeva un'alta carica di uma-nità, fatta di sorriso conciliante, dibontà accogliente e persuasiva, diamore e di pazienza . Egli avvicina igiovani uno per uno, ne intuisce glistati d'animo e le necessità; sono

chiari davanti ai suoi occhi i tratti la-ceranti che tormentano l'animo deigiovani di oggi e, da buon samarita-no, lenisce ferite, rimette in sesto esi-stenze spirituali fragili e disperse, ri-lancia cuori affranti e lacerati daldubbio .Così a Muzzano, come Direttore

della Casa di Esercizi, così a BorgoSan Martino fra i giovani dei SanCarlo . Don Giovanni fu insegnanteabile ed esperto, usando strumenti emetodi adatti per rendersi interes-sante presso gli scolari . Amava la na-tura viva e aveva competenze parti-colari nell'insegnamento delle scien-ze naturali . Per divulgare tale disci-plina compilò un testo di riconosciutipregi contenutistici e didattico-peda-gogici .

Fu un valoroso Missionario e i luo-ghi del suo apostolato non cadderomai dalla sua mente . Per l'Ispettoriadell'Ecuador raccolse sempre offertee aiuti finanziari ma, soprattutto, cer-cò di scoprire fresche vocazioni mis-sionarie .

SCAGLIOTTI sig.ra TERESA, coo-peratrice t Giarole Monf . (AL) a 84anni

Molto devota di Maria Ausiliatricee di san Giovanni Bosco fu lieta didare una figlia alla Famiglia Salesia-na come suora .

Leggeva il Bollettino Salesianocon vero amore .

CORTEZ sig .ra BEATRIZ, coopera-trice t Natal (Brasile) a 92 anni

Visse la sua lunga vita dedicando-si all'insegnamento nelle scuole ele-mentari con amore e competenza .Intraprendente e generosa coordinòper più di 40 anni le attività dei Coo-peratori e dei devoti di Maria Ausi-liatrice .

Era serena e allegra, generosa nelsacrificio e nel servizio ai piccoli . La-vorava con impegno per l'OratorioFestivo .

Tutti la ricordano come la veramamma dei salesiani di Natal .

CATELLO sig.ra EMMA, coopera-trice t Napoli il 10/2/1985

Donna semplice silenziosamentedisponibile al lavoro ed all'apostolatoci ha lasciato quasi in punta di piediper raggiungere la meta finale .

A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, rico-nosciuta giuridicamente con D .P . del 2-9-1971 n . 959, e L'ISTITUTOSALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n . 22, possono legalmente ri-cevere Legati ed Eredità .

Formule valide sono :

- se si tratta d'un legato : • . . . lascio alla Direzione Generale OpereDon Bosco con sede in Roma (oppure all'istituto Salesiano per lemissioni con sede in Torino) a titolo di legato la somma di lire. . .,(oppure) l'immobile sito in . . . per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-

colarmente di assistenza e beneficenza, di istruzione e educazione,di culto e di religione» .- se si tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno o

l'altro dei due Enti su indicati :

. . annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria . Nomi-no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco consede in Roma (oppure l'istituto Salesiano per le Missioni con sede inTorino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo, pergli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-ficenza, di istruzione e educazione, di culto e di religione» .(luogo e data)

(firma per disteso)

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e

Borsa : S . Giovanni Bosco, in me-moria di Laura Bertini e Franco Loca-telli, a cura dei figli, L. 1 .000 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-sco, in suffragio di Pozzi Luigia, acura di P . Gabriele, Grosio SO,L . 1 .000 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, in memo-ria di Sr. Maria Bonino FMA e invo-cando protezione, a cura delle sorel-le Elisa e Giuseppina L. 1 .000 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, invocan-do posto di lavoro per il nipote, a cu-ra di N .N ., Venezia, L. 500.000

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-sco, per la grazia di un figlio, a curadi Monti Giuliana, Faenza,L.400 .000

Borsa : S . Giovanni Bosco, in me-moria di Don Josè Maria Bertola, acura della nipote Laura, L . 300 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, implorando la guari-gione di zio Ilario, a cura delle nipotiLiliana ed Enrica, Torino, L . 300 .000

Borsa : S . Giovanni Bosco, in me-moria di Don .Carlo, Salesiano, nel2°anniversario della morte, a cura dellesorelle Teresa e Giovanna, CassanoMurge BA, L . 300 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, per grazia ricevuta, acura di Petracca Caterina T, GioiaTauro RC, L . 300.000

Borsa : Maria Ausiliatrice, a cura diArneodo Quintina, CN, L. 300 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-sco, in suffragio dei defunti, a cura diFranchi Concetta, PC, L . 250.000

Borsa : In memoria di D. Giulio Pa-razzini, a cura di Borghi Irma, VA,L.250 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S. Gio-vanni Bosco, invocando protezioneper Lucia, Pietro, Paolo, Andrea,Mamma e Papà, L . 220 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, per grazia ricevuta, acura di Marcone Anita, Moneglia GE,L.200 .000

SOLIDARIETÀborse di studio

per giovani Missionaripervenute

alla DirezioneOpere Don Bosco

Borsa : Don Rua, Mons . Versiglia e Borsa : S . Domenico Savio, con ri-Don Caravario, a cura di N .N ., VA, conoscenza e implorando protezioneL . 105 .000

sulla famiglia, a cura di Livio Ignazio,Palermo

Borsa: S . Cuore di Gesù, Maria Au-siliatrice e Don Bosco, invocandoprotezione per i miei figli, a cura diBanino Rosetta, VC, L. 200 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, in suffra-gio del marito, a cura di Oberto Ma-ria, Rivalta CN, L . 200 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-sco, a suffragio dei genitori e del fra-tello, a cura di Rizzo Rosina, PD,L.200 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-sco, proteggete i miei figli Gianfran-co e Carlo, a cura di Spartà Diego,CO, L. 165 .000

Borsa : SS . Cuori di Gesù e Maria,per la pace nel mondo, a cura diG.R ., Collegno, L . 160 .000

Borsa : a Dio, primo Benefattore,Creatore e Salvatore, a Maria Ausi-liatrice e ai Santi Salesiani, a curadi Nicola Giovanni, L . 160 .000

Borsa : S. Domenico Savio, ringra-ziando per la felice nascita di Giu-seppe Domenico, a cura di Angela eLuigi Cavuoto, TO, L . 150 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, per grazia ricevuta eimplorandone altre, a cura di Schia-vino Savio Carla, TO, L . 150 .000

Borsa : Sacra Famiglia e Santi Sale-siani, in suffragio dei miei defunti einvocando protezione, a cura di La-coni Irma, NU, L . 150 .000

Borse Missionarieda L . 100.000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, per grazia ricevuta, acura di Strani Angela Jappelli, Napoli

Borsa : S . Giovanni Bosco, a cura diMosto Piera, Lavagna GE

Borsa : Don Giua, in suffragio di miamoglie, a cura di Pasquarelli Ales-sandro, Ischitella TP

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-sco, a cura di Cirillo Virgilia, FR

Borsa : Maria Ausiliatrice, a cura diScarpetti Emilia, Roma

Borsa : S . Giovanni Bosco, a cura diBoria Angela, Teglio SO

Borsa : Maria Ausiliatrice e SantiSalesiani, a cura di Rinaldi Pierina,Biella

Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bo-sco, Domenico Savio, ringraziandoe chiedendo protezione, a cura diPessina Luigi, Pogliano MI

Borsa : Maria Ausiliatrice, in suffra-gio dei familiari defunti, a cura di Fer-rari Guido, Cortemaggiore PC

Borsa : Maria Ausiliatrice, in ringra-ziamento, a cura di Galanto Beniami-

Borsa : S . Giovanni Bosco, per gra- no, BAzia ricevuta, invocando ancora prote-zione, a cura della Fam . Bianchi- Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-Zucca, L . 200 .000

vanni Bosco, in suffragio dei mieimorti e invocando protezione, a curadi Derobertis Angelina, BA

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, implorando guarigio-

Borsa : Martiri Cristiani Moderni, a ne, a cura di E .U .cura di Piva Francesco, Limena PD

Borsa : S . Domenico Savio, ringra-Borsa : In ricordo e suffragio di Villa Borsa : Maria Ausiliatrice e Santi ziando per la nascita di Sara e implo-Giuseppe, a cura di Bombelli Ada Vil- Salesiani, in ringraziamento, a cura rando protezione, a cura dei nonni A .la, S . Vittore Olona MI, L . 200.000

di N.N .

e G ., Torino

Borsa : In memoria dei genitori, a cu-ra di N .N .

1 LUGLIO 1985 - 39

Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bo-sco e Domenico Savio, ringrazian-do e ancora invocando protezione, acura di N .N .

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, per grazia ricevuta, acura di S .C ., Torino

Borsa : Sacri Cuori di Gesù e Maria,per la salvezza dell'anima dei fami-liari, a cura di G.S ., Varese

Borsa : Mons. Versiglia, per ringra-ziamento e chiedendo protezione, acura di Bonino M . G . Versiglia, Rac-conigi CN

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, in memoria e suffragiodei miei defunti e invocando prote-zione, a cura di Rossi Antonietta, NO

Borsa : In ricordo dello zio Giovanni,a cura di Pizzamiglio Rita, GO

Borsa: Maria Ausiliatrice e SantiSalesiani, a cura di Palombo Enrica,Siena

Borsa : Don Bosco, a cura di Castel-lani Pietro, Udine

Borsa : Mater Misericordiae, a suf-fragio di Mario e Dante invocandograzie, a cura di Rebora Pia, Genova

Borsa : S. Domenico Savio, in rin-graziamento, a cura di Riboldazzi Sii-vano, Cumiana TO

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-sco, in ringraziamento, a cura di Pic-coli Gaetano, Tregnago VRBorsa : Maria Ausiliatrice e Santi

Salesiani, implorando protezione, acura di G.R ., Collegno TO

Borsa: Maria Ausiliatrice e SantiSalesiani, invocando protezione sul-

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio- la famiglia, a cura di N .N ., Palazzolovanni Bosco, per grazia ricevuta, a S/O, BScura dei Coniugi Tizani, Alessandria

Borsa : S . Domenico Savio, in rin-Borsa : Maria Ausiliatrice e Santi graziamento e invocando protezione,Salesiani invocando protezione per a cura di Corsi Franco e Patrizia,la famiglia, a cura di Dellucca Mar- Baricella, Torino

-_Borsa : Maria Ausiliatrice e S. Gio-vanni Bosco, invocando protezione,a cura di Gattani Angela, NO

Borsa : Gesù Sacramentato, MariaAusiliatrice e Santi Salesiani, im-plorando grazie, a cura di VibertiCerri, CN Borsa : Maria Ausiliatrice, per gra-

zia ricevuta, a cura di Della CroceTecla, CZ

Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bo-sco e Anime del purgatorio, implo-rando protezione sulla famiglia, a cu-ra di D .C .

Borsa : Maria Ausiliatrice e Alexan-drina da Costa, in ringraziamento einvocando protezione, a cura di Mu-gnaini Welma, Lucca

Page 40: escano - Salesians of Don Bosco

Spediz. in abbon . postale - Gruppo 2° (70) - la quindicina

Collana

IL POPOLOCRISTIANO

L. 10.000

li della collana:

progetto cristianoapa GiovanniLe conversioni di un vescovoI Cottolengo e gli altriIle tracce di Gesùpocalisse prima e dopo oDizionario dei temi della fedeDio esiste, io l'ho incontrato

ossard, C'è un altro mondoossard, 35 prove che il diavolo esisteentili, Quanto manca alla fine?ing, La forza di amareeclerq, I monaci e il matrimonio

Ipotesi su GesùScommessa sulla morteIl cielo nell'uomoLa fede cattolicaceci minuti con Dioppuntamento con Cristoristo è vivoluscirecuore aperto

Ravàsi, Gesù una buona notiziaSorgi, Faccia da prete