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ESCHILO, SOFOCLE, EURIPIDE NELLA TRADIZIONE TECNICO-RETORICA GRECA: I. ESCHILO Author(s): Carla Castelli Source: Aevum, Anno 64, Fasc. 1 (gennaio-aprile 1990), pp. 33-45 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20858483 . Accessed: 15/06/2014 22:27 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum. http://www.jstor.org This content downloaded from 185.44.77.38 on Sun, 15 Jun 2014 22:27:48 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

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ESCHILO, SOFOCLE, EURIPIDE NELLA TRADIZIONE TECNICO-RETORICA GRECA: I. ESCHILOAuthor(s): Carla CastelliSource: Aevum, Anno 64, Fasc. 1 (gennaio-aprile 1990), pp. 33-45Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20858483 .

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ESCHILO, SOFOCLE, EURIPIDE NELLA TRADIZIONE TECNICO-RETORICA GRECA

I. ESCHILO

PREMESSA

La celebre opinione del Wilamowitz *, secondo cui la selezione delle tragedie greche e dovuta ad un maestro di scuola del sec. II, seppure ormai smentita dai ri trovamenti papiracei, ha il merito di sottolineare Pimportanza della scuola come fat tore determinante della tradizione. E logico pensare che qui si creasse quella familia rita con certi autori e con certi brani letterari che e presupposto indispensabile della consuetudine di lettura 2; il conservatorismo del sistema educativo antico 3 ha indub biamente garantito la persistenza nella cultura di intere generazioni di parte del pa trimonio letterario.

Lo scopo di questo contributo e offrire dati concreti per verificare simili affer mazioni nello specifico caso dei tragici maggiori. Si parla qui, in particolare, della scuola del retore, che ancor piu del grammatico

? cui pure spettava Pintroduzione alia lettura dei poeti

? formava non solo Pabilita nel persuadere ma anche il gusto e la sensibilita letteraria delPallievo 4. "Tradizione retorica" e espressione qui intesa nelPaccezione piu restrittiva: ci si limitera cioe alPesame dei riferimenti ad Eschilo nelle xexvoXoytai retoriche.

CRITERI D'USO RETORICI DELLA TRAGEDIA

La presenza di esempi poetici accanto a quelli prosastici in tutta la tradizione retorica antica dimostra che i due generi espressivi non erano sentiti come antagoni st tra loro 5; la poesia, anzi, si rivelava altrettanto adatta al fine didattico primario del retore: ottenere un miglioramento, previa analisi ed imitazione di un esempio adeguato, delle facolta espressive delPallievo, che del resto poteva essere indifferen temente un futuro prosatore o un futuro poeta 6. Si tratta dunque di un criterio di lettura strumentale, di sostegno pratico, che accomuna brani letterari d'ogni forma.

1 Einleitung in die griechische Tragodie, Berlin 1907, p. 196.

2 ? La lettura e nutrimento dello stile ? secondo Apollonio Molone, come ricorda Teone (Rhetores Graeci, II, ed. L. Spengel, Lipsiae 1894, pp. 61, 28). SuH'importanza deiravayvooats o dell'axpoaati; di te sti letterari nel sistema educativo antico e nel processo d'imitazione cfr. il materiale raccolto da J. Bompai

re, Lucien e'crivain, Paris 1958, pp. 33 ss., soprattutto 37 ss. 3 Cfr. H.I. Marrou, Storia dell'educazione nell'antichita, trad, it., Roma 1966, p. 266 e passim. 4 Sui programmi d'insegnamento e i rapporti tra i vari gradi d'insegnamento cfr. Marrou, Storia

dell'educazione, pp. 221 ss., 328 ss., 265 ss; sulla lettura dei poeti nella scuola del grammatico cfr. pp. 227 ss.

5 Cfr. W. Kroll, Rhetorik, RE Suppl. 7, Stuttgart 1937, col. 75. 6 Cfr. Teone in Rhetores Graeci, II, ed. Spengel, p. 70, 24 ss.; Cic. Top. 67.

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34 C. CASTELLI

Del fatto sono possibili riscontri concreti: tra i molti esempi, uno dei piu noti e il fr. 6 del De imitatione di Dionisio d'Alicarnasso (ed. Usener-Radermacher II, p. 206, 10), in cui si elencano le letture adatte alPaspirante oratore, segnalando di cia scun autore, in qualunque forma si esprima, le qualita che e opportuno riprendere. Nel lungo frammento, che mostra riuniti i due volti ? didattico e critico ? dell'at tivita del retore, si vedono applicate le stesse categorie d'indagine nel giudicare ora

tori, filosofi, storici e poeti7. Questa universalita delle regole retoriche 8 presuppone un'uniformita di fondo

tra prosa e poesia, che risieda nell'atto compositivo e nelle sue finalita 9. Tuttavia, prosa e poesia non sono poste nei trattati di retorica sullo stesso piano. La prosa fi nira con l'includere ed asservire la poesia in nome del riuso formale: Ermogene di Tarso definira quest'ultima, nel sec. II, ? panegirico in forma metrica ? (p. 389, 22

Rabe). E possibile che la tendenza delPoratoria al futile divertissement sciolto da coordinate reali abbia favorito la tendenza a riprendere modelli poetici 10, di cui, ri

spetto alia prosa, i retori (ad es. Herm., p. 334, 24 Rabe) riconoscono la maggiore liberta. Ad essa, in sostanza, oltre che alia presenza del metro, si riduce la differen za tra prosa e poesia nella retorica postaristotelica 11.

La possibility pratica di riuso delle forme poetiche in prosa non esclude pero, almeno a livello teorico, una necessaria cautela, come gia ammoniva Aristotele: il terzo libro della Retorica, dedicato allo stile oratorio, e costruito in contrappunto al le notazioni sullo stile tragico della Poetica. Chi traspone i toni tragici in prosa

?

come Gorgia o Alcidamante ? e c|>uxpo$, ? algido ?, incapace di sortire Peffetto vo

luto, percio oscuro e verboso quando non ridicolo. Gli elementi stilistici costitutivi di prosa e poesia sono gli stessi, ma devono essere applicati con un diverso grado d'in

tensita, determinate dal legame con la realta 12. La distinzione aristotelica ha radici nella percezione, pressoche unica nelPanti

chita, della specificita della poesia, che usa la parola in modo diverso dalPoratoria, senza fini direttamente persuasivi 13: tale percezione si perde, forse sulla scia delPabi tudine didattica, anche se, nella retorica successiva, si conservano tracce dell'incoe renza riconosciuta dal filosofo tra il linguaggio della prosa e quello della tragedia. La gonfiezza dello stile tragico e inaccettabile nei Xoyoi aXriGivot, ? discorsi che si ri feriscono a dati reali ?, secondo Longino (3), come dimostrano esempi tratti da

Gorgia, Egesia, Matride; Ermogene attacca con veemenza la rigidita espressiva dei sofisti (detti utcoSuXol, ? legnosi ?

? Gorgia e ancora tra gli esempi) causata dall'uso

scriteriato non solo del linguaggio tragico ma anche di quello dei poeti che ad esso si

7 Su di essi si esercita programmaticamente Pattivita del retore/critico letterario: cfr. ad es. Long. Desubl. 1, 3; Cic. Orator, 61-65; Quintil. 10, 1, 54.

8 Per un approfondimento del problema ? che non riguarda solo prosa e poesia ma, all'interno del

Pespressione prosastica, i rapporti tra storia, filosofia ed oratoria ? rimando a D.A. Russell, Criticism in

antiquity, Berkeley - Los Angeles 1981, pp. 12 ss., e a Rhetoric and criticism, ? Greece and Rome ?, 5

(1967), pp. 130 ss.; cfr. inoltre J.W.H. Atkins, Literary criticism in antiquity, 2 voll., London 19522, e G.M.A. Grube, Greek and roman critics, London 19652.

9 Espressa per quanto riguarda i rapporti tra oratoria e poesia anche dal fr. 64 Wemmer di Teofra

sto: mentre il filosofo commisura le sue parole al soggetto che tratta (xd rcpdrffxocTa), tanto il poeta che Po ratore le commisurano al pubblico che li ascolta (6 dxpoocTifc). Ma anche la filosofia, insieme alia storia e, come si dira poco sotto, alia poesia, verra ricondotta ad un genere retorico.

10 Cfr. Russell, Criticism, p. 16. Si tratta, come e logico, di uno scambio biunivoco: anche la poe sia si "retorizza". Cfr. E. Norden, La prosa d'arte antica, trad, it., Roma 1986, pp. 888 ss.

11 Cfr. Russell, Criticism, pp. 15 ss. con ulteriori esempi. 12 Per la c|)Uxp6ttj<; cfr. Arist. Rhet. Ill, 3, 1405 b 25 e ss.; per il legame tra linguaggio poetico e

realta ibid., Ill, 2, 1404 b 12 e ss. 13 Russell, Criticism, pp. 14-17.

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ESCHILO, SOFOCLE, EURIPIDE 35

rifanno, come Pindaro 14. In qualche modo, i cautelosi consigli aristotelici, perso il loro sostrato teorico, continuano quindi ad avere influenza.

In sintesi, la categoria del tragico e gli esempi tratti da Eschilo, Sofocle, Euripi de compaiono nella teoria retorica secondo modalita precise che conciliano entrambe le tendenze ? riuso e cautela ? finora esposte.

Nei tragici i retori cercano soprattutto modelli formali (dal vocabolo alia figura retorica) o spunti d'elaborazione dei discorsi (x67cot), a seconda del loro campo d'in

dagine, seguendo i dettami aristotelici15. Cio avviene soprattutto quando trattano dello stile elevato. E significativo, a questo proposito, che la locuzione xpayixca^ Xe yetv alluda spesso per antonomasia a questo tono espressivo, indipendentemente dal riferimento concreto alia tragedia 16.

In qualche caso ? p.es. Apsine lettore di Sofocle ? il retore indaga con che mezzi i tragici potessero ottenere effetti psicagogici, considerando interi episodi, e manifestando tanto la sua competenza culturale che la sua sensibilita letteraria.

I - ESCHILO 17

Quantita e distribuzione del materiale tradito

Gli scopi con cui le citazioni sono addotte divergono talora dalle preferenze estetiche: e noto che nella Poetica Euripide e citato piu di Sofocle anche se proprio a quest'ultimo vanno le preferenze di Aristotele, a dimostrare il valore relativo delle considerazioni statistiche volte ad individuare la posizione di un autore nei gusti e nelle tendenze letterarie. Notiamo che la scarsa attenzione per Eschilo negli scritti di retorica e tuttavia gia evidente, sotto un profilo meramente quantitative, nella prima -cexvrj completa che ci e dato leggere, attribuita ad Anassimene di Lampsaco ed un

tempo ad Aristotele, con il nome di Rhetorica ad Alexandrum: vi e citato il solo Eu ripide, con alcuni versi del Filottete 18. Nella Retorica di Aristotele e'e una sola cita zione di Eschilo contro le dodici di Sofocle e le ventiquattro di Euripide 19. La ten

?? Infra, p. 38.

15 Cfr. ad es. Rhet. Ill, 3, laddove Aristotele mette in luce la natura eccessivamente poetica dei com

posti, delle parole rare, degli epiteti lunghi, inopportuni e troppo frequenti, delle metafore. 16 Si veda ad es. Pomonimo capitolo del trattatello dello Ps. Herm. De methodo vehementiae (Her

mogenis Opera, ed. H. Rabe, Lipsiae 1913, repr. Stutgardiae 1985) dove l'autore porta esempi omerici e, in prosa, demostenici.

17 Una selezione della tradizione indiretta eschilea, che mira a individuare il giudizio antico sul poeta ed include i retori della prima eta imperiale, e in A. De Propiis, Eschilo nella critica dei Greci, Milano 1941.

18 Anaximenis Ars Rhetorica, ed. M. Fuhrmann, Lipsiae 1966. II passo di Euripide e il fr. p. 619, Nauck 2.

19 La citazione di Aristotele (in Rhet. II, 10, 1388 a 5 = fr. 305 in Tragicorum Graecorum Frag menta, V: Aeschylus, ed. S.L. Radt, Gottingen 1985, d'ora in poi "Radt"), non include il nome del

poeta; Pattribuzione e dovuta ad un commentatore anonimo della Retorica (sec. XIII; Commentaria in Ari stotelem Graeca, XXI ? ed. H. Rabe ?, 2, p. 114, 26, Berlin 1886). II contesto e Panalisi fenomenologica dell'invidia; il verso e inserito per il suo valore gnomico ma senza una precisa coerenza logica: proviamo invidia per chi ci e vicino quanto a tempo, spazio, eta, reputazione

? dice il filosofo, ed aggiunge: e per questo che si dice ? anche la parentela, infatti, sa provare invidia ?. L'integrazione <xotl yevei> che lo

precede, dovuta al Roemer, offre al verso Poggetto a cui si riferisce, ma forse e sufficiente pensare ad un

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denza si manifesta in modo appariscente anche nel De elocutione di Demetrio che, se e valida la datazione in epoca ellenistica su cui si orienta la maggior parte della critica attuale 20, e Tunica testimonianza pre-atticista di cui disponiamo: Eschilo e

completamente assente, e Sofocle compare una volta contro le due di Euripide. Giudizi critici sul valore del poeta che, in qualche modo, giustifichino questo

orientamento appaiono solo a partire dalla produzione atticista, senza tuttavia che la tendenza a trascurare Eschilo mostri segni di inversione. Essa ci appare improntata ad una sostanziale continuita, forse anche a causa delle consistenti perdite testi monial!.

L'esigenza di una xpiais diretta dei modelli letterari attici, che sono manifesta zioni concrete e perfette delle norme retoriche e stilistiche, anima la trattatistica tec nica a partire dalla prima eta imperiale, innalzandola al rango di critica letteraria. Dionisio d'Alicarnasso e Dionisio Longino ne rappresentano le due principali ten

denze, la seconda piu disposta ad animare le regole con la forza dei sentimenti. Dionisio d'Alicarnasso da di Eschilo un giudizio integralmente positivo: ciono

nostante, non cita mai versi del poeta con intenti didattici21. NelPesame dei tre tra

gici condotto nella breve storia letteraria, ad uso delPoratore, del De imitatione, lo stile di Eschilo e detto sublime (uc[>7)X6$), ricco di dignita (pteyaXoTrpeTueia); il poeta e

capace di introdurre coerentemente rfir\ e 7ta07|, e abile nelPalternare il linguaggio traslato a quello proprio, e creatore originale di vocaboli e situazioni. Rispetto a Eu

ripide e a Sofocle ha piu varieta nell'introdurre nuovi personaggi (7rpoa<o7u<ov irceia

aycoyati;)22. Le caratteristiche qui attribuitegli sono tipiche delP? armonia austera ?

collegamento d'idee non troppo stretto (cosi il Kassel; cfr. le note di Radt ad loc). Inoltre, Aristotele ha forse in mente Eschilo, Persiani, 178, quando accenna (III, 11, 1412b3) a un gioco di parole su rcepaat; il verso in questione gioca appunto sulPambiguita (? Persiani ? e ? distruggere ?) del termine. Anche nella Poetica il filosofo non esprime giudizi critici di valore generale sulPopera del poeta. Gli attribuisce il rad

doppiamento del numero dei coreuti e la riduzione delle parti corali (4, 1449 a 16); descrivendo le tipologie del riconoscimento, ricorda quello tra Elettra ed Oreste nelle Coefore (18, 1455 a 4); apprezza la struttura non "epicheggiante" e diffusa della sua Niobe, e la propone come modello (18, 1456 a 17); un verso del Filottete (fr. 253 Radt) ha un termine ordinario a cui Euripide (fr. p. 618 Nauck2) sostituisce con maggior successo un "glossa" (22, 1458 b 23) cfr. 9aye8atva r\ [xou aapxa? eaGtet nohoq con l'euripideo Goivaxat. II contesto e la precisa formulazione di entrambi i versi, per cui Aristotele e unica fonte, ci sfuggono.

20 Cfr. G.M.A. Grube, A greek critic: Demetrius on style, Toronto 1961, pp. 39 ss.; The date of Demetrius on style, ? Phoenix ?, 1964, pp. 294-302; G. Morpurgo Tagliabue, Demetrio: dello stile, Roma

1980, pp. 141-149. 21

Eppure Eschilo faceva sicuramente parte della cultura di Dionisio; nelle Antichita Romane e men zionato con alcuni versi del Prometeo liberato. Si tratta dei vv. 1-3 del fr. 199 Radt. Si noti, per inciso, che la scelta delle citazioni dei tragici in quest'opera e singolare: oltre alia predetta di Eschilo, se ne leggo no tre di Sofocle ma nessuna di Euripide. Cfr. A. Wartelle, La tradition du texte d'Eschyle dans I'anti

quite, Paris 1971, p. 182 n. 4. 22 Vedi Premessa, p. 34; Dion. Hal. Opuscula, II, ed. H. Usener-L. Radermacher, De imit. fr. 6,

p. 206, 10 ss., Lipsiae 1904-29. I poeti citati oltre ai tragici sono Omero, Esiodo, Pindaro, Paniassi, Simo

nide, Stesicoro, Alceo e Menandro. E interessante confrontare nel suo complesso la lista degli autori citati da Dionisio con quella, piu dettagliata, che Quintiliano presenta alPinizio del libro decimo dell'Institutio Oratorio. E proprio Quintiliano che parla, a questo proposito, di liste d'autori di vario genere redatte dai

grammatici; ricorda i nomi di Aristarco ed Aristofane, ? poetarum iudices ? (10.1.54) che ? neminem sui

temporis in numerum redegunt ?. Anche il giudizio su Eschilo coincide nella sua parte positiva con quella di Dionisio: il poeta e ? sublimis et gravis et grandilocus saepe usque ad vitium, sed rudis in plerisque et

incompositus ? (ibid, 66). Sui difetti di Eschilo cfr. Long. De Subl. 3.1 e 15.5, trattati infra, pp. 38 e 39. Cfr. anche infra, p. 39 per Poriginalita di questi giudizi. Sulle liste di modem* letterari cfr. PIntroduzione di Paul Mazon alia propria edizione delle tragedie eschilee (pp. XIV-XV, Paris 1931) e Bompaire, Lucien ecri

vain, pp. 86 ss.

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ESCHILO, SOFOCLE, EURIPIDE 37

di cui e detto esponente per la tragedia nel De compositione verborum 23: tale esem

plarita non gli vale una citazione 24. Nella prefazione ai trattati De antiquis oratori bus Dionisio afferma, programmaticamente, di volersi soffermare sui tratti imitabili di storici e prosatori in generale: non stupisce quindi il fatto che Eschilo sia citato solo nella seconda parte del trattato De Demosthene (38, I, p. 213, 15 Usener-Rader

macher), che riassume la teoria delle ? armonie ? esposta nel De compositione ver borum. Riferendosi sempre alP? armonia austera ?, Dionisio cita Eschilo, insieme a

Pindaro, come esempio di composizione inusuale ed inattesa dei membri del perio do, che vengono "isolati" e non connessi. Ancora, nel De Demosthene (7, II, p. 141, 6 Usener-Radermacher) Dionisio ripete un verso eschileo divenuto pressoche un

pr over bio, modificandone le parole per adattarlo al discorso ed omettendo il nome

delPautore; il verso non ha valore didattico ma gnomico 25. Nelle opere retoriche Eschilo non compare piu.

Ci sfugge completamente il giudizio su Eschilo, formulato da Cecilio di Calatte, retore attivo a Roma contemporaneamente a Dionisio e a lui noto 26; i due condivi devano Pimpostazione atticista ed apollodorea degli studi. Dai vivaci spunti polemici di Dionisio Longino contro il Sublime di Cecilio non traiamo nessuna informazione utile 27; lo stesso dicasi dei resti del trattato De figuris, celebratissimo nelPantichita, che pure testimoniano una certa abitudine del retore a vedere in brani sofoclei ed

euripidei modelli esemplari sotto il profilo formale. In uno scolio a Tucidide che gli viene attribuito 28, Eschilo e presentato insieme a Pindaro come modello seguito dal lo storico per il proprio xo[xc|>6v xfj<; 9pda&co<;. Da rilevare come Paccostamento di

23 De compositione verborum, 22, ed. G. Aujac-M. Lebel, Paris 1981 = II, p. 179, 7 Usener-Ra dermacher. L'? armonia austera ? e un modo di accostare le parole privo di ricercatezza e di affettazione, di sapore arcaico; chi l'adotta predilige gli iati, i nessi consonantici urtanti ed usa parole lunghe, dal suono

ampio; mira inoltre ad emozionare l'uditorio con ritmi solenni e maestosi. Questo stile ama la variatio, e

instabile nelPaccordo grammaticale, rifiuta articoli e congiunzioni. Lo rappresentano anche Antimaco, Em

pedocle, Pindaro, Tucidide, Antifonte. 2* Tuttavia, il fr. adesp. 144 Nauck2 (= PMG 1027h) che Dionisio cita a 17,14 Aujac-Lebel = II,

p. 172, 24 Usener-Radermacher nella sua rassegna dei metri, come esempio di baccheo, e da segnalare per la congettura del Kannicht (? Hermes ?, 85, 1957, pp. 285 e ss.) che lo usa per spiegare e completare il frammento delle Bassaridi (fr. 23 Radt) riportato da Efestione (Enchir. 13.8); questo suona cosi: 6 xocupoi; 8' eoixev xupt^etv x(v' apxdv..., laddove Dionisio cita xiV ocxxocv, -civ' u'Xocv Spdjxco; tcoT TcopeuGco; Di pare re contrario B.M. Palumbo, RFIC, 94 (1966), pp. 409 e ss., che ritiene l'eptametro baccaico cosi ottenuto

troppo lungo per adattarsi alle parole di Efestione. 25 Si tratta del frammento 139 Radt, dai Mirmidoni. L'uso puramente gnomico del verso, che solo

per caso ? si pub dire ? compare in un'opera retorica, serve solo a confermare quanto detto alia n. 21

per le altre citazioni eschilee di Dionisio: il poeta fa parte delle sue conoscenze letterarie ma non e mai pro posto a modello.

26 Cfr. Ep. ad Pomp., 3, II, p. 240, 14 Usener-Radermacher. Vedi su Cecilio di W. Rhys Ro

berts, Cecilius of Calacte, AJPh, 18 (1897), pp. 302-312. 27 Di diversa opinione T. Luzzatto, Pseudo Longino e Cecilio di Calotte: a proposito di un giudizio

su Eschilo, SIFC, 53 (1981), pp. 50-100, secondo cui il giudizio ? ostile ? formulato da Longino su Eschilo avrebbe per fonte Cecilio risalendo entrambi ad un'elaborazione peripatetica di giudizi formulati da Aristo fane (cfr. infra, p. 39). I brani di Longino che comprendono le citazioni di Eschilo (per cui cfr. infra, p. 38) sono considerati frammenti del trattato De Sublimitate di Cecilio ? fr. 85 e 93 in Caecilii Calactini

Fragmenta, ed. E. Ofenloch, Lipsiae 1907 ?, ? a useful collection but very uncritical in method ? (Lon ginus, On the Sublime, ed. D.A. Russell, Oxford 1966, p. 59). L'attribuzione a Cecilio di questi fram menti si basa, in sintesi, sulla notizia che egli adottava nei suoi studi stilistici un metodo comparative (pa ragono Demostene ad Eschine e poi a Cicerone) e sulla testimonianza (di Porfirio in Eusebio, Prep. Euang. 10, 3, 13) che andava orgoglioso della sua capacita di provare il fatto che un autore adottasse espressioni di un altro (xXorcai, cfr. Long. 13, 4). Tutti gli spunti di questo tipo in Longino sono ricondotti a Cecilio. Cfr. F. Marx, Die Zeit der Schrift vom Erhabenem, WS, 20 (1898), p. 175 n. 2 che elenca i passi. Sui me todo comparativo negli studi sui tragici cfr. infra, p. 40 e n. 42.

2? Fr. 156a Ofenloch = EABCF THUC. 4.135.2 Hude.

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38 C. CASTELLI

Eschilo, Tucidide e Pindaro ? accomunati dalla solennita, dalle movenze arcaiche dello stile, da una certa rigidita espressiva

? non abbia niente di originate, ma pos sa essere ricondotto alia tipologia dello stile elevato nella forma a noi nota grazie a Dionisio 29.

Eschilo compare solo tre volte nel trattato Del Sublime: eppure e il numero di citazioni piu cospicuo trasmessoci da un retore. L'interesse di Longino non pare tut tavia si concentri in modo particolare sul poeta; anzi, generalizzando un'affermazio ne del Russell30, si potrebbe affermare che Longino non citerebbe Eschilo al di fuo ri di un confronto con Sofocle ed Euripide in cui sono questi ultimi il vero centro del suo interesse.

II paragone tra Eschilo e Sofocle (3.1) presenta qualche elemento di incertezza: subito dopo una lacuna, leggiamo un gruppo di versi (fr.

** 281 Radt)31 di cui Pau tore d& un giudizio pesantemente negativo: non si tratta di tragedia, ma di una pa rodia della tragedia; la 9paat$ e torbida, le fantasie scomposte; se visto nei dettagli, il brano, che dovrebbe riuscire <po(kp6$, risulta addirittura ridicolo. Anche nella tra

gedia, che pure e un genere pomposo e gonfio (che ammette lo oTO[x<pov), Peccesso risulta fuor di luogo; tanto piu e da evitare in prosa. Fin qui Longino. Riferendosi al termine aTopxpdcCetv, usato anche da Ermogene 32, Giovanni di Sicilia attribuisce la creazione del termine ad Aristofane 33 e porta come esempio Agamennone, 11:

yuvoctxos <xv8poP6Xou eXrciCcov xeap. Giovanni afferma poi che Paxoma 34 di Eschilo si manifesta al massimo grado nella tragedia Orizia; a un riassunto dei versi che leg giamo in Longino, pertinente ma incompleto 35, segue Paffermazione che essi furono imitati da Sofocle e che Longino ne parla nel ventunesimo libro dei Discorsi filologi ci36. Sorge quindi legittimo il dubbio se i versi in questione debbano essere ritenuti di Sofocle o di Eschilo. L'attribuzione a quest'ultimo

? su cui si orienta la maggior parte degli studiosi ? rappresenta forse la soluzione piu probabile anche se non e

possibile certo avere conferme definitive 37. Depongono in tal senso il collegamento tra lo stile eschileo ? le fantasie in particolare

? e aiofxcpov, che da Aristofane e tradizionale 38; in Longino stesso, le fantasie che turbano i versi in questione richia

29 Vedi supra, n. 23. Sul fatto che lo stile di Pindaro sia in qualche modo, a sua volta, condizionato dalla tragedia cfr. Herm. De id. I, p. 249, gia discusso nella Premessa, p. 34.

30 ? We do not want an instance of Aeschylean 9avxaaia independent of any Euripidean imitation ? dice il Russell nella nota a 15, 5, riguardo alia logica della citazione di Sette, 42 e ss. cfr. infra, p. 39.

31 ....xoct xocfjuvou ayfbm fjuxxiorov aeXa?. /El yap tiv' iariouxov oc|>ofjiai [xovov, / (Aiav 7wcpe?pa$ 7uXexTdcvrjv x^M-appoov, / <s?iyr\v 7uupcoaa> xai xaTavGpaxcoaojiar / vuv 8' ou xexpaya 7u<o to yevvatov

32 In Herm. De id. I, p. 247, il verbo qualifica il vocabolario ampio e gonfio tipico della orefAvoTT^, che deve quasi costringere chi parla a gonfiare la bocca nella pronuncia. Per il passo di Giovanni vedi Rhe tores Graeci, ed. C. Walz, Tubingen 1832-36, 9 voll., rist. Osnabruck 1968, VI, p. 225, e CM. Mazzuc chi, Longino in Giovanni di Sicilia, di prossima pubblicazione in ? Aevum ?.

33 Si riferisce alle Rane, ma in realta il verso e Nuvole, 1356. 34 Cfr. Dion. Hal. De Comp. verb. 12, 3 Aujac-Lebel = II, p. 160, 3 Usener-Radermacher. 35 Giovanni parla di un Borea che soffia a piene guance, corrispondente al Borea ? auleta ? che non

piace a Longino. 36 Per il valore di questa testimonianza ai fini delPidentificazione di Longino cfr. le pp.

XXVI-XXVII dell'edizione Russell. 37 Cfr. le note del Radt ad loc. e Luzzatto, Pseudo Longino, pp. 50 e 87 ss. Solo il Russell inclina

a credere che si tratti di versi sofoclei, segnalando indizi interessanti ma non probanti: nulla esclude che il trattamento piu riuscito possa essere quello eschileo, cfr. Plut. De prof, in virt. 79b dove Sofocle risulta inferiore ad Eschilo. Strabone (7, 295c), inoltre, parla delVOrizia sofoclea come di componimento stra

vagante. 38

Questo nucleo concettuale si manifesta spesso negli scolii. Gli scolii anonimi al De id. di Ermoge ne (ed. Walz, VII, 964, 1), commentando le parole to <jt6{Aoc Stocvofyetv, nello stesso contesto dello scolio di Giovanni, si esprimono in maniera analoga: ? Longino parla, nel libro XXI dei Discorsi filologici, dello

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Page 8: ESCHILO, SOFOCLE, EURIPIDE NELLA TRADIZIONE TECNICO-RETORICA GRECA: I. ESCHILO

ESCHILO, SOFOCLE, EURIPIDE 39

mano quelle grezze, ispide, arruffate attribuite apertamente ad Eschilo a 15.5, laddo ve cogliamo direttamente il paragone tra Eschilo ed Euripide. Euripide cade nello stesso difetto appunto quando si sforza di emulare il suo predecessore. Longino col

lega allo stile di Eschilo Pidea di eccesso: osa (ImToXfjtoovTos) formulare fantasie eroi che al massimo grado (p. es. Sette contro Tebe, 42 ss., citato in forma parenteti ca 39) e talvolta cade nei predetti errori. E, del resto, nelPesempio seguente Longino ci mostra Euripide riprendere in Baccanti, 726, attenuandolo (?<pT)8uva$), il fr. 58 Radt40 che Eschilo aveva formulato rcotpocSoi-ax;.

Longino parte, nei confronti di Eschilo, da posizioni critiche diverse da quelle di Dionisio: il suo giudizio non e incondizionatamente positivo. Non si pud dire, tut

tavia, che le due opinioni sullo stile del tragediografo si elidano a vicenda e abbiano radice nella diversa impostazione teorica ?- apollodorea e teodorea ? dei rispettivi scritti: sono, piuttosto, complementari. Entrambi gli autori non fanno che riciclare in sede critica lo stereotipo comico delle Rane aristofanee. L'Eschilo di Aristofane (Ram, 939 ss.) ha uno stile gonfio, tipicamente tragico, che si oppone nettamente a

quello chiaro, fine e rifinito di Euripide: la magniloquenza si sostanzia di composti risonanti, di ritmi ed effetti volti a suscitare il pathos, soprattutto su temi guerreschi e marziali. L'effetto sul pubblico e di stupore ed esaltazione. La magniloquenza, rimproverata al poeta come eccessiva, si giustifica a suo stesso dire col fatto che per sonaggi, situazioni e concezioni grandi hanno bisogno di grandi parole per esprimer si. Le coincidenze con i pareri critici di Dionisio e Longino sono evidenti e sono sta te piu volte sottolineate 41. L'impostazione teorica del trattato Sul Sublime non pare offrire contributi originali alia valutazione del poeta. Si ha dunque Pimpressione che in ambito atticista si ripeta un luogo comune della critica letteraria, ribadendolo con

stile dotato di a-uojxcpov; Aristofane si serve del termine nelle Nuvole e dice contro Eschilo: yap Ai<rxy> Xou vo[xi?co 7cp(oxov Iv 7CoirjTat<; / $6900 rcXeov d^uaxaxov axo^axa xpri{i.vo7toi6v poiche i vocaboli eschi

lei, pur avendo fantasia, non hanno struttura ne ritmo ?. Questo gruppo di scolii si fonda su materiale del V-VI secolo secondo G.L. Kustas, Studies in byzantine rhetoric, Thessaloniki 1973, pp. 21 e 87. Si veda anche uno degli scholia vetera al verso delle Nuvole (I. 3, 1, 239, 17 Holwerda = Suda, c[> 127 Adler): ? Le parole di Eschilo hanno si fantasia, ma, messe alia prova, non hanno alcuno studio. Sono infatti pri ve di regola ?. Cfr. Luzzatto, Pseudo Longino, pp. 58-72, sul tema della gonfiezza tragica e sullo stile ? legnoso ? dei sofisti (cfr. supra, p. 34).

39 Per l'inserimento nei contesto cfr. supra, n. 30. Indubbiamente Longino vuole dare qui un esem

pio di quelle immagini marziali ed eroiche congeniali ad Eschilo ma non ad Euripide, ed ha in mente, co me sottolinea giustamente il Russell, Pintero contesto dei versi.

40 Cfr. Peschileo evOouaia 8tj Bwfia, (taxxeuei ate-pr) con Peuripideo Bacch. 726: rcav hi auvpaxxeo' opo;. Russel ipotizza che la versione euripidea sia fj&tov e meno rcapd&oljov grazie alPaggiunta di auv -, da intendersi ? insieme alle Baccanti ?. L'attribuzione del frammento agli Edoni e puramente congetturale, priva di conferme oggettive. Cfr. le note di Radt ad loc.

41 L'influenza delle Rane sul linguaggio della critica letteraria e notevole. Cfr. per questo Russell, Criticism, pp. 20 ss. In particolare, cfr. Long. De subl. 9.3 con i versi 1058-59 di Aristofane, che stabili scono la corrispondenza tra grandezza interiore e magniloquenza. A dimostrare la marginalita di Eschilo nell'ambito retorico, e da notare che Longino, pur conferendo valore teorico generale al concetto, non cita Eschilo a sottolinearne la validita. Un'adeguata considerazione storica dei giudizi espressi su Eschilo ridi mensiona immediatamente la portata concettuale di uno scolio ad Eschilo {Prometeo, 177). Nei verso (cfr. Wartelle, La tradition, p. 223) compare per la prima volta il termine fAeyaXt^uia, usato da Longino con notevole rilievo. Nello scolio si legge un concetto tipicamente longiniano, Passimilazione tra i sentimenti del

poeta e quelli del suo eroe: -uotko xfj? fAE"f<xXo9oia<; Aiax^Xou xocl npofxyjOeco? aljiov, tov (xexd ttjv Xuoiv

irotvd? atxeTv xov ACa. Certo e seducente Pidea, sulla fragile scia della corrispondenza concettuale, di attri buire lo scolio a Longino: Pidea affascina, appunto, il Wartelle, il quale perd non trascura di riferirlo, piu in generale, ad un livello "superiore" di critica letteraria proprio, a suo dire, anche di Dione Crisostomo. Per Poriginalita delPorazione 52, in cui Dione si occupa dei tre grandi tragici, cfr., tuttavia, Popinione del Russell: ? a piece of highly conventional writing, with hardly an idea that could not have come from Ari stophanes ? (Russell, Criticism, p. 63). Ai versi 1058-59 delle Rane non e escluso quindi si possa far risali re anche il concetto che sta alia base dello scolio.

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40 C. CASTELLI

maggior forza ma senza originalita. Sul piano pratico, per quanto riguarda cioe Pu so di versi eschilei, Patteggiamento dei due autori e addirittura lo stesso: riferimento culturale didatticamente inattivo per Dionisio, per Longino, che pure tramanda una

maggiore quantita di materiale, Eschilo non e incluso nel patrimonio letterario degli uomini 7toXmxot; non costituisce un punto di riferimento nel costituire una

TCpaypiaTeta. La logica del confronto 42, almeno per quanto lo stato del testo ci per mette di dedurre, introduce Eschilo soltanto in subordine agli altri tragici.

* * *

I giudizi complementari che leggiamo in Dionisio e Longino sono in qualche modo definitivi: nessun retore entrera piu nel merito dell'arte di Eschilo ed in gene rale nessuno si stacchera piu dal binomio eccesso-magniloquenza.

Le citazioni da Eschilo sono scarse a partire dalPeta degli Antonini fino alle so

glie delPeta bizantina: un generico cenno biografico e tre versi. La citazione di Agamennone, 1356 contenuta nel trattato rcepl Tporccov, traman

dato sotto il nome di Trifone di Alessandria 43, pud esemplificare il caso in cui la tradizione indiretta contribuisce alia costituzione del testo: la illustreremo infra, p. 43. L'attribuzione dello scritto al grammatico contemporaneo di Didimo, nonostante la Suda ricordi un trattato di questo nome tra le sue opere, e sempre stata ritenuta dubbia e sembra essere una congettura della tarda eta bizantina44. Von Christ-Sch mid-Stahlin pongono il trattato tra i ? nicht genauer datienbaren Schriften ? tra il 100 ed il 300 45; non e chiaro se si possa farlo risalire, almeno nel suo nucleo fonda

mentale, a Trifone: contiene, e vero, mold esempi omerici che farebbero pensare al

Popera di un grammatico, ma la dottrina dei xponoi era appannaggio talora anche del retore, ad un livello superiore del cursus scolastico 46. L'interesse delPautore per il verso 1356 dt\YAgamennone e puramente formale, in quanto illustra il tropo del

Yonomatopoiia, o creazione di neologismi47. A confermare una disaffezione ad Eschilo che solo Longino attenua un poco,

almeno sotto il profilo quantitativo, nessun trattato di retorica del secondo secolo 48

42 Antitesi e confronto rappresentano, come e noto, una precisa tendenza del pensiero greco in gene rale. Cfr. Norden, La prosa d'arte antica, pp. 34 e ss. Sul concetto di confronto in generale, cfr. F. Foo

ke, Synkrisis, ? Hermes ?, 58 (1923), pp. 327-368. II valore didattico delPespediente e ben espresso da Plut. De aud. poet. 4: le ? antilogie ? acuiscono la capacita critica. La prima contrapposizione antitetica

d'argomento letterario e l'aycov tra Eschilo ed Euripide nelle Rane di Aristofane, per cui cfr. supra, p. 39. Dionisio d'Alicarnasso propaganda il confronto come un novita metodologicamente fruttuosa e ne rivendi ca la paternita (De Dem. 35, I, p. 202, 9 e ss. Usener-Radermacher). II fr. 6 sopracitato introduce un pa ragone fra i tragici centrato, prevalentemente, su Sofocle ed Euripide. In particolare, sul confronto fra i

tragici, e da ricordare YOr. 52 di Dione di Prusa, che li giudica attraverso i tre Filottete, rifacendosi an

ch'egli ai luoghi comuni aristofanei. Cfr. supra, n. 41. 43 II verso suona: xpovt'?o[ji?v co8e xfj<; [/.eXXou<; x^Ptv- Trifone e un grammatico greco dell'eta di Au

gusto, lessicografo atticista ed analogista, studioso dei dialetti greci; le sue opere furono usate da Didimo.; il testo e in Rhetores Graeci, III, ed. Spengel, pp. 189 e ss., la citazione a 196.24. Cfr. RE 27, Stuttgart 1939, coll. 1726 ss., s.v.

44 Cfr. RE, 27, coll. 729-30. 45 Nella Geschichte der griechischen Literatur, Miinchen 1924, II. 2, p. 941. 46 La dottrina dei tropi e nata in ambito grammaticale, probabilmente stoico; la prima applicazione

al linguaggio poetico risulta essere dovuta a Dionisio Trace: cfr. G.A. Kennedy, The art of persuasion in

Greece, Princeton 1962, p. 297 ss. In mano ai retori, i tropi divengono elementi dell'ornamentazione stili

stica, senza una chiara distinzione dalle figure. Cfr. Quintil. 9.1.1 e ss. 47 Cfr. Quintil. 1.5.71. 48 Non cosi gli scritti retorici in senso lato: cfr. infra, p. 43.

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Page 10: ESCHILO, SOFOCLE, EURIPIDE NELLA TRADIZIONE TECNICO-RETORICA GRECA: I. ESCHILO

ESCHILO, SOFOCLE, EURIPIDE 41

cita il poeta, ne per segnalarne un verso ne in termini generali, parlando della sua arte. Tutti gli scritti tecnici di quest'epoca dedicano maggiore attenzione a Sofocle e ad Euripide 49. II fatto che portino piu o meno evidenti tracce di rielaborazioni suc cessive inficia solo relativamente il valore di questo dato, confermato dal fatto che Vars di Ermogene (1607-230?)50 mostra la stessa tendenza. L'enorme successo di cui godette a partire dal sec. V garantisce il fatto che essa rispecchi gli orientamenti nel la scuola di retorica non solo della sua epoca ma anche delle successive, fino in eta bizantina 51.

Solo un retore della prima eta del sec. Ill, Valerio Apsine di Gadara (1707-244?)52

? che peraltro fa un uso frequente di brani tratti da Sofocle e da Eu ripide

? si limita ad un brevissimo cenno biografico di dubbio valore. Apsine consi glia alPaspirante oratore come esprimersi, trattando rcepi x&v l\ arcoP<xaeco<; rcpopXr) u-axoov, oxou xou8? xtvo$ XexOevros rj ypa9?vxo<;...a7i;?p7) xt 8etv6v, (Rhetores Graeci, I, 2, ed. Spengel-Hammer, p. 227, 17). E il caso degli Ateniesi giudicati ? per Poti dea ? 53, di quello di Eschilo incriminato em xocu; Eufuvtat e di quello di un ignoto personaggio portato in giudizio em x<o Xoi[xcp xcov SxuOwv 54.

? (Aeschylus in ius vocatus) propter terrorem a choro Eumenidum spectatoribus incussum ?: cosi interpreta il Radt Pallusione al poeta classificando sotto questo ti tolo la testimonianza (TL 95) di Apsine. Lo studioso ritiene che essa debba essere ri collegata al noto aneddoto (cfr. TGh3 Radt), secondo cui i coreuti gettarono gli spettatori nel panico. Di diver so par ere il Wilamowitz 55, che pensa invece alia noti zia data da Aristotele (Ethica Nichomachea III, 2, 1111 a 8 e ss., =TL 93a) e da al tri di un processo intentato al poeta per aver divulgato i Misteri. Osserva tuttavia, e

giustamente, il Radt: ? at mysticis evulgatis non Atc?Pt) xt Setvov ?: si tratta evidente mente di una causa ficta ispirata da materiale aneddotico tradizionale. Nonostante sembri rappresentare, appena accennata conVe, un tema ben noto al retore e a chi lo ascolta, si tratta di una testimonianza isolata, senza riscontri in altri retori.

Notizie su Eschilo, sulla sua vita e sulla sua arte mancano completamente nella

49 Si fa riferimento in particolare al trattato di retorica falsamente attribuito ad Elio Aristide (ed. Schmid, Lipsiae 1926); allo scritto sui tropi di Alessandro di Numenio, ultimo portabandiera dei teodorei, ed al cosiddetto Anonimo Segueriano, che se ne servi come fonte per contestarlo, forse gia all'inizio del sec. Ill (in Rhetores graeci, III, ed. Spengel, pp. 7 e ss.; I, ed. Spengel -

Hammer, pp. 352 e ss.); al trat tato sui tropi di Erodiano (ed. Spengel, III, pp. 83 e ss.). Cfr. G.A. Kennedy, The art of rhetoric in the roman world, Princeton 1983: ma di questi autori si parlera piu diffusamente nella sezione dedicata a Sofocle.

50 L'attivita di Ermogene, stando a Filostrato (Vit. Soph. 2, 5), si colloca solo nella prima giovinez za: fanciullo prodigio ammirato anche da Marco Aurelio per la sua abilita ad improvvisare, scrisse le sue

opere non oltre i vent'anni (vedi Suda, s.v.) e vide poi un improvviso declino delle sue facolta. Cfr. H. Ra re, Aus Rhetoren Handschriften, RhM, 62 (1907), pp. 247-264; L. Radermacher, Hermogenes, RE, 8, Stuttgart 1913, coll. 865-878.

51 II corpus ermogeniano (ed. H. Rabe, Lipsiae 1913, rist. Stutgardiae 1985) e un'intero corso di re torica ed ha anche per questo un valore paradigmatico; in esso sono inclusi anche testi spurii di datazione

incerta, come i Progimnasmi, ed il rcepl (xe068ou SetvoTTjio?, che non si distaccano perd dalPorientamento

generale dei testi autentici: cfr. l'ed. Rabe, pp. VI-XII. 52 Studente di retorica presso Basilico ? maestro che ricorda con stima all'inizio della sua opera

?

passo da Nicomedia, sede della scuola, ad Atene, dove strinse amicizia con Filostrato, autore delle Vitae

Sophistarum, che ne loda acribia e memoria. La sua opera segue la partizione tradizionale dell'orazione

consigliando all'allievo in ciascuna sezione quale tipo di causa condurre. Come si dira meglio trattando di

Sofocle, l'opera ha subito alterazioni strutturali consistenti. E da segnalare il fatto che Apsine dissenta

spesso da Ermogene; del resto, l'ambiente sofistico non doveva essere molto favorevole al retore di Tarso, stando almeno al trattamento sbrigativo che Filostrato gli riserva nella sua opera. Cfr. Von Christ, Ge

schichte, p. 930. 53 Tema forse ispirato a Thuc. 1, 66 ss. e 126 ss. e presente anche in Herm. De inv. p. 117.19. 54 Cfr. ibid., p. 228.10. dove l'esempio ritorna. 55 Aeschyli Tragoediae, Berlin 1914, p. 15. Cfr. anche M. Lefkovitz, The lives of the greek poets,

Baltimore 1981, p. 71, sul rilievo della notizia nella Vita Aeschyli.

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42 C. CASTELLI

produzione tecnica coeva e successiva. Piuttosto, proliferano nei trattati progimnasma tici i temi d'esercitazione incentrati su Cinegiro, fratello di Eschilo e maratonomaco. Nessuno fa cenno alia parentela tra Peroe ed il poeta, tranne, nei piu volte citati Scolii ad Ermogene, Giovanni di Sicilia (Rhetores Graeci, ed. Walz, VI, p. 273, 8).

Nei trattato sul discorso epidittico, tramandatoci tra le opere di Dionisio d'Ali carnasso ma da ritenersi opera di un retore vicino al platonismo vissuto all'inizio del secolo III, compare un verso del Telefo come spunto per una consolatio ai parenti di un morto in viaggio 56.

Nei sec. V il neoplatonico Siriano riporta con fedelta, citando anche il nome di Eschilo, il verso 592 dei Sette: ou yap SoxeTv apta-ro^ aXX'etvai 0?Xei (in Hermoge nem commentaria II, ed. H. Rabe, Lipsiae 1913, p. 18, 5). Come altrove nella tradi zione indiretta (per cui cfr. Wartelle, La tradition, pp. 248-249, 279, 348), il verso e introdotto per il suo valore gnomico, non come modello da imitare.

Anche un retore egiziano del V-VI secolo, Febammone, cita un frammento da tragedia ignota, ma lo attribuisce a Sofocle 57. Si tratta di un esempio di epibofe, un

tipo di anafora. Febammone consultava una raccolta di esempi o uno gnomologio 58

in cui Pattribuzione era errata o, forse, omessa, inducendolo ad una congettura: Perrore e in ogni caso emblematico delPavvenuta uscita di Eschilo dal patrimonio di conoscenze ? anche indirette ? dei tecnici della retorica.

Qualita del materiale tradito

L'utilita della tradizione indiretta si misura, com'e noto, piu che sulla correttez za della lezione tradita, sulla quantita e la natura dei testi che essa trasmette, cio in virtu delle consuetudini di citazione degli antichi, basate in gran parte sulla sola me moria. Entro una prospettiva di valutazione quantitativa, si pud osservare, con An dre Wartelle (La tradition, p. 338), che la presenza in qualche biblioteca di trenta o

quaranta tragedie di Eschilo ? nella fattispecie durante il secolo II ? non poteva avere grande rilevanza se Pautore non era piu letto p. es. nella scuola. A rigor di lo

gica, rileva pero lo studioso, la responsabilita di quest'ultima nella perdita di tanto materiale si dovrebbe poter dimostrare in termini positivi: quanto di cio che ancora

leggiamo proviene solo dalPambiente didattico? In termini assoluti, molto poco. II discorso va, credo, articolato. In generate, il I sec. d.C. mostra una scarsa attitudine ? se si eccettua, a cavallo del secolo successivo, Plutarco ? a citare brani del tragi co. La tendenza e evidente dalle testimonianze papiracee

59 e dal complesso della tra

56 owcXfj yap otfxo? tlq "AiBou (pepouaoc, fr. 239 Radt in Dion. Hal. Opuscula, ed. Usener-Rader

macher, II, p. 282, 3. SulFautore cfr. D.A. Russell, ? Entretiens Hardt ?, 25 (1979), pp. 113-134. 57 6 V ocuto$ ufivcov, 6 8' ocutos ev yafxoK; rcapcov, / au-co? xa8' etrccov, auTO? earctv 6 xxavcov. (fr.

350 Radt; Pattribuzione ad Eschilo e gia in Plat. Rep. 383a7 che cita in modo piu estensivo: i versi presenti in Febammone sono il terzultimo ed il penultimo dei nove ivi riportati). Febammone e autore di un'introdu zione al trattato sulle ? idee ? di Ermogene e dello scritto sulle figure in cui e inserita la citazione di Eschilo; il titolo sotto cui ci e giunto e Scolii sulle figure e voleva forse essere un commento al trattato di Alessandro, rispetto a cui risulta, tuttavia, elementare ed incomplete Sono in tutto tre gli esempi corredati del nome del

Pautore, e questo e Punico errato; cade, tra Paltro, in una parte del trattato di cui si discute Pautenticita. Cfr. A. Brinkmann, RhM, 61 (1906), pp. 117 ss.; W. Stegemann, Phoibammon, RE, 20, Stuttgart 1941, coll. 326-343; G. Kennedy, Rhetoric under Christian emperors, Princeton 1985, pp. 120 ss.

58 Vedi infra, p. 45. 59 Cfr. R.A. Pack, The greek and latin literary textes from graeco-roman Egypt, Ann Arbor 1965 2

e le tabelle di distribuzione cronologica in W.H. Willis, A census of the literary papyri from Egypt, GRBS, 9 (1968), p. 223, e in O. Montevecchi, La papirologia, Milano 19882, p. 360; ad esse si aggiungo no le risultanze della rubrica ? Testi recentemente pubblicati ? nella rivista ? Aegyptus ?. Cfr. anche F. Uebel, Literarische Texte, APF, 21 (1971), pp. 167 ss.; 22-3 (1974), pp. 321 ss.; 24-5 (1976), pp. 191 ss. A. Blanchard, Les papyrus et la constitution des choix antiques d'auteurs dramatiques, ? Proc. XVI Congr. Pap. ?, pp. 21-30 e P. Parsons, Facts from fragments, ? Greece and Rome ?, 29 (1982), pp. 184-195.

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Page 12: ESCHILO, SOFOCLE, EURIPIDE NELLA TRADIZIONE TECNICO-RETORICA GRECA: I. ESCHILO

ESCHILO, SOFOCLE, EURIPIDE 43

dizione indiretta, oltre che dal piu ristretto ambito della tradizione tecnica retorica. Nel secolo successivo, quando i papiri mostrano i sintomi di una "rinascenza" eschi lea e quando il complesso della tradizione indiretta fornisce citazioni piu abbondanti anche se brevi, la retorica diverge bruscamente e tace. La difformita e ancora piu evidente se si considerano le numerose citazioni da Eschilo nelle opere dei neosofisti (si veda ad es. Elio Aristide), esponenti essi stessi del milieu retorico e diretti utiliz zatori delle norme tecniche apprese nella scuola: i versi del poeta sono ancora validi come riferimenti culturali, ma sono svuotati d'ogni valore pratico, didattico, come

gia rivelano chiaramente i retori del I secolo. II quadro torna uniforme a partire dal sec. HI, termine oltre il quale non risultano papiri eschilei. Anche la tradizione indi retta tace, eccezion fatta per Stobeo, mentre i retori si limitano a sporadiche e scar samente significative citazioni.

Entro questa distribuzione generate delle citazioni nel tempo, i brani da tragedie e i frammenti meritano un discorso distinto.

Le citazioni da tragedie giunteci ? nell'arco di tempo considerato ? sono sol

tanto tre: il verso 1356 dell'Agamennone in Trifone Sette, 42 in Longino e Sette, 592 in Siriano (per cui cfr. supra p. 42).

La scelta non ha nulla di originale: i papiri indicano che, nel periodo in esa me 60, quest'ultima e la tragedia piu letta, seguita dalla prima insieme alle Supplici e, poi, dalle Coefore61. Piu che determinare una tendenza di lettura, si potrebbe pen sare che Longino e Trifone vi si associno; la loro collocazione temporale incerta e la loro produzione ai nostri occhi unica impediscono ulteriori considerazioni.

Questi stessi motivi fanno si che la citazione di Ag. 1356 ? del tutto assente dalla tradizione indiretta ? rimanga senza storia, pur essendo per noi preziosa sotto il profilo testuale. II codice Laurenziano XXXI. 8 (sec. X) tramanda il verso nella forma xpowC0^ yap- ot 8e %y\c, (xeXXouari^ xXeo$. II Butler (1809) commentava: ? sed sanum esse hunc locum nemo mihi persuadebit ?. Infatti il codice Neapolitano (Bibl. Naz. II F 31, sec. XIV), che contiene la recensione di Demetrio Triclinio, ha 8e fieXXoua7)<;. La corruttela, ? particularly insidious ? secondo il Fraenkel62, fu rive lata solo quando il Blomfield, primo editore del trattato di Trifone (1814), oltre che di Eschilo, rilevo la citazione del verso nella forma xpovtCo(xev cooe xfjs jxeXXou^ x<* ptv ed accetto la varia lectio (xeXXou<; come forma genuina 63. La lezione di Trifone

60 Considerando la tradizione retorica greca fino a tutta l'eta bizantina, Y Agamennone, citata da Giovanni di Sicilia (supra, p. 38) oltre che da Trifone, e la tragedia col maggior numero di citazioni, insie me ai Sette, mentre il Prometeo compare con un unico esempio. Giuseppe Rhakendytes (sec. XIII; Rheto res Graeci, ed. Walz, III, p. 501), legge Prometeo, 20. II verso di Eschilo non e presente nel brano di Er

mogene a cui lo scrittore si rifa e di cui usa tutti gli esempi. La scarsita dei dati e la loro distribuzione nel

tempo inibiscono ogni considerazione statistica. Per quanto riguarda i frammenti di opere non pervenuteci, il contributo dei retori bizantini si limita ad un unico vocabolo della Semele (fr. 224 Radt) trasmesso da

Niceforo Basilace (sec. XII; Progimnasmi, ed. Walz, I, p. 477, 4) e dal termine urco!*uXoi, ? legnosi ?, con cui Ermogene (p. 248 Rabe, civ. supra, p. 34) definisce i sofisti condizionati dal linguaggio tragico: un anonimo scoliasta (ripreso integralmente da Massimo Planude, cfr. Rhetores Graeci, ed. Walz, VII, p. 973, 14 + V, p. 485, 11) lo attribuisce, tra l'altro, ai Persiani, in cui perd non compare e al cui lessico mal si adatta. Tra le numerosissime congetture si segnala quella dello Schoenemann (RhM, 42, 1887, p. 471) che riteneva il termine inserito nella edizione siracusana della tragedia.

61 Sette: Pinsieme formato da P. Oxy. 2179 e 2163 (fr. 10) - cui si aggiunge il fr. segnalato a XX, p.

167 della raccolta dei papiri d'Ossirinco (II sec. d.c.) -

riporta circa cinquanta lettere di vv. 155-64; P.

Oxy. 2333 (II sec), contiene i vv. 498-503 e 529-52; P. Oxy. 2334 (tardo II sec), ha i versi 621-28 e 644-56. Agamennone: P. Oxy. 2178 (sec II) con i vv. 7-30; Supplier. P. Vindob. G. 40458 (sec II), vv.

586-91; Coefore: P. Gr. Vat. 11 (sec III), col v. 39. 62 Nel vol. I, p. 11 del suo Agamennone, 3 voll., Oxford 1950. 63 Per quanto riguarda x<*Plv? l'ultima parola della citazione di Trifone, dice il Weil, riportato da

Fraenkel nel suo commento ad loc: ? quod, ut in loco mutilo, ex ultimo versus sequentis verbo x^pt ortum esse videtur ?. Dello stesso parere il Wilamowitz.

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44 C. CASTELLI

offre infatti le massime garanzie di correttezza 64: Pattenzione delPautore e concen trata proprio sul termine [xeXXco che insieme a xPua& (?^? XPua?u) serve aa* i^u" strare il tropo dell'onomatopoia

? ? creazione di neologismi ? ? del tipo xoctoc rcoc

povojxaatav; e ben difficile che Trifone sbagli o citi a sproposito, dato Pinteresse se lective* per il termine e la presenza di un esempio analogo.

Sette, 42 e ss., citato da Longino, godette viceversa di una fama maggiore, di cui cogliamo solo gli estremi temporali: Pallusione di Aristofane (Lisistrata, 187-189) e la citazione di Stobeo (Eel. Ill, 7, 10: mpl AvSpeCocs), che si spinge fino al v. 56 ed e Punico brano eschileo superiore ai 5 versi selezionato dalPantologista. II testo di Eschilo presenta, al v. 45, un problema d'interpretazione che Longino e Stobeo non contribuiscono a risolvere: essi leggono, insieme ad alcuni manoscritti tra cui il Me

diceo, "Apr] t' 'Evugj xoct cptXai'jjiocTov ?6[3ov. II problema e costituito dalPinconsueta

posizione del it che la critica piu recente tende a non accettare, nonostante sia atte stata concordemente da tutta la tradizione diretta ed indiretta. II Page (Oxford 1977) accoglie la soluzione suggerita per primo dal Turnebe (1552-1553) e sostenuta anche dal Porson: "Aprjv [t']. La forma "Aprjv, trasmessa dalla maggior parte dei codici, sarebbe ripresa in questo caso da Horn. //. V, 909, dove pero appare elisa e Pinter

pretazione e dello scoliasta. L'assenza di "Apiqv dalle iscrizioni e dai papiri prima delPeta cristiana rende questa soluzione insoddisfacente: cosi il Rose (A commentary of the surviving plays of Aeschylus, Amsterdam 1957, ad loc.) e, recentemente, Hut chinson (Oxford 1984) il quale, in particolare, ritiene che nel verso omerico debba leggersi Pelisione di "Aprjoc. Rigettando la forma "Aprjv non resta che segnare il luo go con la crux (Hutchinson) o addentrarsi in congetture: vApr] <xocXouvTe$ opxtcov e7ur)xoov/8eivr)$> t' Evuco, suggerisce ad esempio il Rose, rilevando che solo Phobos nel contesto ha un epiteto 65.

Data la concordia dei testimoni sulla presenza del xe, saremmo in presenza di un guasto molto antico che ha colpito tre tradizioni diverse, quella di Eschilo anzi tutto, di Longino e di Stobeo poi; molti studiosi 66 preferiscono accettare il testo of ferto dal Mediceo e dalla tradizione indiretta senza intervenire, fermo restando che Paccostamento di coordinazione copulativa e di asindeto rimane irregolare 67.

Nella comune scarsita di materiale, tanto nei manuali di retorica che nelle testi monianze papiracee e indirette predominano i frammenti sulle citazioni da opere che

leggiamo integre. I versi dtWOrizia e degli Edoni sono del tutto assenti dalla tradizione papiracea;

del secondo si coglie qualche indizio di notorieta in un'epoca non lontana da quella di Longino (seconda meta del sec. I d.C.) grazie ad un riecheggiamento plu tarcheo 68.

Ugualmente assenti nella tradizione papiracea, gli altri frammenti eschilei sono citati nella tradizione indiretta. Le inclinazioni dello pseudo Dionisio d'Alicarnasso verso il platonismo (cfr. supra, p. 42) collimano con la provenienza della citazione

64 Cfr. G. Pasquali, Storia della tradizione e critica del testo, Firenze 19622, p. 188. 65 Per le altre congetture si veda R.D. Da we, Repertory of conjectures on Aeschylus, Leiden 1965,

p. 24. 66 P. es.: il Weckelein (Berlino 1885), il Mazon (Parigi 1931), il Murray (Oxford 1937), il Groene

boom (Groningen 1938). 67 Persiani, 959-60 (segnalato dal Denniston, The Greek Particles, Oxford 1934, 501 c, a testimo

nianza del fatto che l'alternanza di congiunzioni e asindeti e, in questa tragedia, frequente) e sospetto di in

terpolazione (cfr. Hutchinson, ad loc): il dubbio tuttavia riguarda i nomi propri ivi citati, non il modo di

collegarli: cfr. Eschilo, I Persiani, a c. di L. Belloni, Vita e Pensiero, Milano 1988, commento ad loc. 68 C. Gracch. I, 3, 835; cfr. inoltre Suvaycoyrj Xe?ecov xP^M^v. P- 222, 7, ed.L. Bachmann, Anec

dota Graeca, I, Lipsiae 1828, [p. 1-422], s.v. evGouaia.

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ESCHILO, SOFOCLE, EURIPIDE 45

del Telefo, il Fedone (107e) dove Platone, pero, cita il verso per dissentire, sostenen do che la via verso l'Ade non e ne semplice ne unica. Oltre che ad una ripresa diret ta da Platone si puo pensare anche alia scelta da un florilegio: la presenza della cita zione ? oltre che in Damascio (In Plat. Phaedr. 1, 495)

? in Stobeo (I, 49, 58) ed in Clemente Alessandrino (Strom. IV, 7, 45, 1), di cui e nota Pabitudine di far uso

d'antologie, indirizza in questo senso. Nel caso di Febammone il ricorso ad un re

pertorio di esempi selezionati per la scuola e quasi certo: posto qui ad esemplificare Vepibole, una forma di anafora, il fr. 350 Radt ? dotato di una ricca tradizione in diretta che muove da Platone ? ritorna riecheggiato in latino e senza attribuzione nel Carmen de Figuris (Anthologia Latina, ed. Buechler-Riese I, 2, Lipsiae 1906, v. 34 e ss.) proprio come modello di anafora.

* * *

Tornando al quesito posto dal Wartelle, si rileva dunque che la scuola di retori ca tramanda, in termini assoluti, una quantita assai scarsa di materiale non altrimen ti noto: gli elementi d'incertezza che accompagnano le figure di Longino e Trifone, responsabili degli apporti originali, rendono difficile valutare le citazioni in questione ? che pure costituiscono da sole la meta dello scarso materiale eschileo tramandato dai retori ? come indizi di una competenza culturale speciale dei due autori.

Sembra dunque che una generale disaffezione per Eschilo in ambito scolastico, piu che una selezione delle sue opere, abbia avuto un ruolo determinante nel limitar ne la lettura e nel condizionare, in definitiva, la quantita del materiale che noi leg giamo. Se, nella finzione scenica delle Rane, Eschilo era infine preferito ad Euripide per il valore educativo dei suoi contenuti, nella scuola di retorica la difficolta delPe locuzione contribuisce a renderlo inutilizzabile alia luce di esigenze educative pur concentrate suirapprendimento di strutture formali. L'esclusione di Eschilo appare evidente gia nelle prime attestazioni scritte in cui Parte della parola assume la dignita di iter didattico. II giudizio sul poeta che ha maggior fortuna nei secoli e contenuto nella divertente scena delle Nuvole (1367 e ss.), in cui Fidippide, allievo di Socrate, picchia il padre che vuole sentir declamare Eschilo invece di Euripide: essa e davvero emblematica, pur nelPesagerazione comica, nel segnare una drastica estraneita del

tragediografo al gusto delPepoca in cui Aristofane la ideo e delle epoche successive.

Carla Castelli

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