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Esplorazioni e spedizioni alpinistiche nel Karakorum

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Esplorazioni espedizioni alpinistiche

nel Karakorum:il contributo

dell’I.G.M.Stefano CaciolliFabrizio Fallani

Esplorazioni espedizioni alpinistiche

nel Karakorum:il contributo

dell’I.G.M.Stefano CaciolliFabrizio Fallani

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La catena montuosa del Karakorum, situata al confine fra gli Stati di Pakistan, India,Cina e Afghanistan, ha da sempre suscitato in occidente un grande interesse esplo-rativo. Soltanto due passi importanti attraversano la catena: il Kunjerab pass (4709

m), punto di confine fra Pakistan e Cina situato nella parte nord-ovest lungo l’antica via ca-rovaniera che collegava i due Paesi ed ora per-corso dalla Karakorum Highway e il Karakorumpass (5570 m), anch’esso importante valico dicomunicazione fra Pakistan e Cina situato ad estdella catena del Karakorum. Fra i due valichi siestendono gruppi montuosi con cime fra le piùalte del mondo ed estesi ghiacciai che riempio-no le valli e scendono fino ad altitudini di 3000-3500 metri.

Cronologia

Metà del XVIII secoloFra i primi ad addentrarsi in quelle regio-ni è un missionario di Pistoia, il GesuitaPadre Ippolito Desideri, che partito daGenova nel novembre 1712 giunge aLhasa in Tibet nel marzo del 1716, risa-lendo la valle dell’Indo da Srinagar(Kashmir). La dettagliata relazione cheDesideri scrive rimane inedita e scono-sciuta per circa due secoli. La traversatahimalayana compiuta dal Desideri vienedefinita dall’esploratore svedese SvenHedin, che nel 1907 raggiunge le sor-genti dell’Indo, «un viaggio meritevole direndere il suo nome famoso per sempre».(BARGIACCHI E. G., 2005-2006).

1815La Compagnia delle Indie invia una mis-sione presso il Re dell’Afghanistan. Nellarelazione viene riportato che nelTurkestan (ora Sinkiang, Cina) esiste unacatena montuosa o un passo tra loYarkand e il Ladakh dal nomeKarakorum.

1820Gli inglesi William Moorcroft e GeorgeTrebeck con l’indiano Izzet Ullah rag-giungono Leh nel Ladakh, facendone labase per due anni di esplorazioni lungo ilfiume Nubra.

1830-1831L’inglese Gardiner, al servizio nell’eser-cito del Re dell’Afghanistan, supera ilKarakorum pass da nord, segue il fiumeShyok e raggiunge Leh. Valica lo Zogi-La, prosegue per Srinagar e raggiunge,primo europeo, la città di Gilgit nella val-le dell’Hunza.

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Carta del Karakorum (disegno di F. Fallani).In apertura: il K2 (8611 m) dal circoConcordia (4700 m); nel riquadro: tipicocamion sulla Karakorum Highway.

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Difficoltà di accesso, scarse vie di comunicazione, lontananza dal mare e da grandicentri abitati, sono i motivi per cui soltanto a cavallo fra Ottocento e Novecento sono ini-ziate vere e proprie esplorazioni nell’area da parte di occidentali.

Nel Karakorum si trovano quattro cime superiori agli ottomila metri (K2 8611 m,Gasherbrum I 8068 m, Broad Peak 8047 m, Gasherbrum II 8035 m) situate fra l’alto baci-no del ghiacciaio Baltoro ed il ghiacciaio Godwin Austen, al confine fra Pakistan e Cina.Ma le cime fra i settemila e gli ottomila metri sono oltre 100 e molte di esse ancora ogginon sono state quotate correttamente o con metodi moderni, cosicché pubblicazioni e car-tografie riportano differenze anche di molti metri nella quota riferita alla stessa cima. Lastessa difformità si ritrova nella toponomastica (FALLANI F., 2006).

L’Istituto Geografico Militare alimentando la componente più propriamente avventu-rosa del proprio patrimonio genetico ha operato anche in questo contesto collocato al difuori dei confini nazionali.

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La cosa potrebbe non destare meraviglia perterritori che erano oggetto di mire espansionisti-che; colpiscono viceversa le imprese svolte inmaniera disinteressata come contributo alla co-noscenza di aree del Caucaso o del Karakorum.Accanto all’enorme impegno necessario per or-ganizzare o per partecipare ad una spedizione,va ricordato quello rappresentato dalla compi-lazione cartografica dei territori esplorati.Proprio su questo fronte l’I.G.M., forte delle pro-prie competenze professionali che già all’epocalo collocavano all’avanguardia fra gli istituti na-zionali europei, soddisfa le richieste di esplora-tori, studiosi e case editrici nella compilazione,pubblicazione e stampa di cartografia.

Sia l’attività esplorativa sia quella editoria-le, hanno contribuito a formare gli attuali ar-chivi dell’I.G.M. nei quali vengono conserva-ti e gestiti tutti i documenti, gli strumenti, glielementi intermedi che sono stati necessarinella realizzazione di un determinato elemen-to, oltre naturalmente al prodotto finale.

Quello che segue vuole essere un contri-buto al ricordo di queste imprese nelKarakorum.

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1835-1838L’inglese Godfrey Thomas Vigne percor-re le valli dei fiumi Basha, Saltoro,Kondus, sino ai fronti di alcuni ghiacciai.

1847-1848Durante una spedizione della Compagniadelle Indie Henry Strachey risale la valledel fiume Nubra e l’inizio del sovrastanteghiacciaio Siachen, mentre ThomasThompson raggiunge da sud il Karakorumpass.

1856Il colonnello Thomas George Montgomerydel Survey of India, esegue misurazioni to-pografiche dal monte Haramuk (4880 m,Kashmir) e individua con lo strumento duecime del Karakorum. Una è il Masher-brum, l’altra il K2. I calcoli confermano lequote rispettivamente di 7821 metri e di8611 metri.

1856Il Survey of India affida una missione distudio sul magnetismo terrestre nel norddell’India ai fratelli tedeschi Adolf,Hermann e Robert Schlagintweit. Durantei due anni di permanenza i tre si dedicanoanche all’esplorazione. Hermann eRobert superano il Karakorum pass edesplorano il versante nord. Adolf percorrele valli del Baltistan e risale i ghiacciai del-le valli Kondus e Saltoro; poi risale il ghiac-ciaio Baltoro fino alla confluenza conquello che scende dal passo Mustagh, rag-giungendo il valico omonimo (5420 m).Adolf Schlagintweit è il primo europeo adinoltrarsi nelle vicinanze del K2. Nel 1857viene ucciso in Turkestan. Le dettagliate

Fondazione Vittorio Sella (Biella). Fotografia di Vitto-rio Sella: K2, Staircase Peack, ghiacciaio GodwinAusten, Broad Peack, Gasherbrum, ghiacciaio Bal-toro, Golden Trone, Sella Chogolisa, ghiacciaioVigne, Bride Peack Mitre Peack, gruppo del Masher-brum dall’alta cresta di ardesia all’angolo del ghiac-ciaio Baltoro con il ghiacciaio Godwin Austen,Karakorum, 1909.

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1909: spedizione del duca degli Abruzzi

Nel 1909 per la prima volta l’I.G.M. ha contribuito ad organizzare un’esplorazione fuo-ri dei confini territoriali italiani: l’occasione si presentò con la spedizione organizzata sullenevi del Karakorum da Luigi Amedeo di Savoia, duca degli Abruzzi. Alla spedizione parte-ciparono anche il medico torinese Filippo De Filippi, il tenente di vascello FedericoNegrotto marchese di Cambiaso con compiti di topografo, il famoso alpinista-fotografoVittorio Sella, l’assistente fotografo Erminio Botta, le guide alpine di Courmayer Joseph eLaurent Petigax (padre e figlio) e Alexis e Henri Brocherel (fratelli); tre erano i portatori ita-liani, Emile Brocherel, Albert Savoye e Ernest Bareux.

L’ingegnere geografo Luigi Pio Paganini1 provvide ad addestrare presso l’I.G.M. l’ufficia-le d’ordinanza Federico Negrotto di Cambiaso il quale aveva l’incarico di produrre il mate-riale che sarebbe poi stato impiegato per la copertura cartografica della zona.

Seguendo un innovativo metodo che Paganini per primo aveva messo a punto ottimiz-zando ricerche fatte in Francia, Italia e Germania, il rilevamento non sarebbe stato di tipo di-retto, con tavoletta pretoriana, teodolite e stadia, ma indiretto, ossia sarebbe stato eseguito uti-lizzando riprese fotografiche. La tecnica prevedeva che le immagini, scattate impiegando lepiù avanzate tecniche di ripresa dell’epoca2, dopo essere state stampate su carta, fossero mon-tate accostandole fra loro a comporre panorami che abbracciavano un campo visivo il più am-pio possibile, fino a 360°. Dovendo rispondere a tutta una serie di requisiti geometrici, le fo-tografie dovevano essere realizzate con uno strumento apposito: un apparecchio fototopo-grafico3. Su suggerimento del prof. Jadanza4 dell’Università di Torino, la spedizione aveva ac-quistato tramite l’I.G.M. l’apparecchio fototopografico Modello 6 del 1897 prodotto dalle

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1Luigi Pio Paganini (Milano 1848 - Firenze 1916), ingegnere geografo, attivo presso l’I.G.M. fra il 1874 ed il 1910.2Iniziato nel 1878, con il metodo Paganini si utilizzavano lastre su vetro preparate con la tecnica del collodio secco; inseguito dal 1879 vennero impiegate quelle sensibilizzate con la gelatina-bromuro preparate artigianalmente, per poi pas-sare, dopo il 1884, a quelle prodotte commercialmente.3Tale strumento nella prima versione era un comune apparecchio fotografico folding opportunamente modificato perimpedire lo spostamento accidentale delle lastre, dell’obiettivo e del fuoco della macchina; nelle versioni successive,sempre più perfezionate, le misurazioni e le regolazioni necessarie furono parzialmente automatizzate.4Probabilmente si trattava del matematico Nicodemo Jadanza (Campolattaro 1847 - Torino 1920) che fra il 1876 e il1881 aveva lavorato presso l’I.G.M. come aiutante ingegnere geografo e che in seguito si dedicò all’insegnamento digeodesia e geometria pratica presso l’Università di Torino. Essendo a conoscenza delle ricerche di Paganini, poteva concognizione di causa, esprimersi in merito.

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Officine Galileo di Firenze, progettato dallo stes-so Paganini. Pur essendo preciso e piuttosto sofi-sticato per l’epoca, tale strumento non aveva lapossibilità di effettuare riprese con l’asse ottico in-clinato; essendo destinato ad impieghi su territoripianeggianti o con dislivelli contenuti, potevaoperare soltanto in bolla. Mancava purtroppo iltempo di costruire un altro apparecchio con fun-zioni più avanzate che Paganini aveva già ideatoe si decise quindi di utilizzare comunque il Mo-dello 6 col quale Federico Negrotto realizzò du-rante la spedizione le riprese fototopografiche ne-cessarie al rilievo topografico (106 lastre, 24 x 18cm in vetro finissimo di 0,5 mm).

Dal punto di vista alpinistico venne indivi-duata sul K2 la via di salita passante dallo spe-rone sud-est che da quel momento prenderà ilnome di Sperone Abruzzi, giungendo fino aduna quota di circa 6000 metri. Per la prima vol-

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osservazioni dei tre fratelli vengono pub-blicate da un altro fratello, Emil, divulgan-do così la conoscenza topografica e scien-tifica del Karakorum.

1861Henry Godwin Austen, topografo deISurvey of India, percorre in parte i ghiac-ciai Chogo Lungma (‘la grande madre delpaese’) e Biafo. Risale la valle delDumordo, prosegue sul ghiacciaio Punmae raggiunge il valico che cita col nome dipasso Mustagh Nuovo per distinguerlodall’altro passo Mustagh. Percorre partedel ghiacciaio Baltoro e sale una cima neipressi del campo di Urdukas, dalla qualevede in lontananza il K2; probabilmentefu il primo occidentale a vederlo senza au-silio di strumenti topografici.

1887Il colonnello inglese Francis Youn-ghusband compie un lungo viaggioesplorativo durato sette mesi. Partito daPechino attraversa la Mongolia, il deser-to del Gobi, il Sinkiang ed entra nelKarakorum. Qui risale il ghiacciaio SarpoLaggo, valica da nord a sud il passoMustagh, lo discende passando a sud peril ripidissimo ghiacciaio omonimo e fi-nalmente giunge sul ghiacciaio Baltoro:una vera impresa poiché il percorso in al-ta quota nel Karakorum venne effettuatoper evitare aree controllate da predoni.Younghusband infatti non aveva espe-rienze alpinistiche né attrezzature ade-guate per percorsi su ghiacciai. Nel su-peramento del passo Mustagh vedendo ilK2 ne restò folgorato («[...] una monta-gna di dimensioni impressionanti.Sembrava ergersi come un cono perfetto,però incredibilmente alto»).

1890L’esploratore e alpinista italiano RobertoLerco, valdostano di Gressoney è il pri-mo a giungere ai piedi del K2 e probabil-mente il primo ad aver tentato la salita,ma ad esclusione di qualche lettera ci halasciato pochi scritti.

In questo periodo le campagne topografi-che hanno ormai consentito la conoscen-za del sistema idrografico e vallivo delKarakorum, riprodotto nelle prime cartedella zona, mentre invece rimangono

Dall’alto e da sinistra a destra i sei apparecchifototopografici progettati da Luigi Pio Paganini erealizzati presso le Officine Galileo fra il 1878 e il 1897.Abbiamo recentemente individuato il Modello 1 del1878, di cui si erano perse le tracce, fra gli apparecchiconservati presso il museo nazionale della scienza edella tecnologia Leonardo da Vinci di Milano;il Modello n. 5 o apparato azimutale risulta disperso; glialtri apparati sono conservati presso il museostrumenti dell’I.G.M. L’ultimo in basso a destra,il Modello 6 del 1897, è quello utilizzato da FedericoNegrotto durante la spedizione nel Karakorumnel 1909.Nella pagina a lato: l’antico forte di Baltit, chedomina il villaggio di Karimabad nella valledell’Hunza. Sullo sfondo l’Ultar Sar (7388 m).

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ta fu esplorato anche il versante ovest del K2, ri-salendo il ghiacciaio Savoia e raggiungendo i6666 metri del valico situato sulla cresta nord-ovest del K2 (sella Savoia). Dal ghiacciaioAusten la spedizione risalì in direzione ovest,raggiungendo una sella a 6180 metri di quota(battezzata sella Vittorio Sella), situata propriodi faccia allo sperone Abruzzi. Venne tentata lasalita del Skjang Kangri, una cima di 7544 me-tri a nord del K2, ma il tentativo si fermò a quo-ta 6600 metri. Il gruppo si spostò in seguito nel-la parte alta del ghiacciaio Baltoro e nella salitaal Chogolisa (7665 m) arrivò a 7498 metri, quo-ta mai raggiunta dall’uomo fino ad allora.

Al ritorno a Firenze furono composti i panora-mi e Paganini stesso eseguì la compilazione car-tografica. È stato in gran parte grazie alla sua peri-zia se si riuscì ad estrapolare dal materiale ripor-tato tutti gli elementi necessari alla cartografia.Infatti a causa delle caratteristiche tecniche dellostrumento usato da Negrotto, le cime di alcunedelle vette estreme del Karakorum erano state ta-gliate dall’inquadratura. Per ovviare a questo in-conveniente che aveva una serie di conseguenzeimportanti, fra queste soprattutto l’impossibilità dideterminare l’altezza delle montagne, Paganini siservì degli schizzi che alcuni membri della spedi-zione avevano disegnato sul posto, ma anche del-le riprese del fotografo ufficiale della spedizione,il grande Vittorio Sella il quale aveva indicato ipunti di ripresa delle sue fotografie con pinnacolidi sassi ben visibili nelle riprese fotogrammetrichedi Negrotto. Paganini ebbe così la possibilità diutilizzare i suoi panorami impiegando questi par-ticolari segnali come se fossero ‘punti trigonome-trici’.

Solo mettendo assieme questa messe di datie dopo alcuni mesi di intenso lavoro, l’I.G.M.ebbe la possibilità di pubblicare nel 1910 duecarte: Asia. Gruppo del Karakoram (Imalaia).Ghiacciai Baltoro e Godwin-Austin, in scala1:100 000 e Da Rawal Pindi al ghiacciaioBaltoro: traccia del cammino percorso dallaspedizione di S.A.R. il duca degli Abruzzi dal-l’aprile all’agosto 1909, alla scala 1:1 000 000.

Grazie alle splendide immagini fotografichedi Vittorio Sella ed alla somiglianza col Cervino,

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sconosciute le aree situate in alta quota,le grandi distese ghiacciate e le cime roc-ciose spesso rappresentate con fantasiaed immaginazione. Da questo momentoiniziano le spedizioni esplorative ed alpi-nistiche vere e proprie, con gli italianisempre fra i protagonisti. Di importanzafondamentale risultarono le guide alpineitaliane, che per la loro esperienza e pro-fessionalità erano richieste anche dallespedizioni di altra nazionalità.

1892Spedizione alpinistica dell’inglese W.Martin Conway con la guida MatthiasZurbriggen di Macugnaga. Risalgono ilghiacciaio Hispar fino alla sommità doveuna gigantesca spianata di neve permet-te di valicare nel versante opposto e dipercorrere in discesa il ghiacciaio Biafofino alla valle del Braldo. Risalita questavalle e il successivo ghiacciaio Baltorogiungono al grandissimo circo glacialeche Conway battezza col nome di circoConcordia da dove la visione del K2 ècompleta. Continuano a risalire il ghiac-ciaio Baltoro e raggiungono i 6970 metridel Pioneer Peak, antecima del GoldenThrone (7312 m, ora Baltoro Kangri).Viene anche misurata l’altezza del K5(Gasherbrum I, 8068 m).

1899Fanny Bullock e William Workman, fa-coltosi coniugi americani, arrivano inKarakorum durante un viaggio turisticoin bicicletta in Asia che durava ormaida anni. Con Matthias Zurbriggen par-tono da Skardu, superano il passoSkoro-La (5105 m), giungono ad Askolee risalgono il ghiacciaio Biafo fino algrande pianoro di neve che chiameran-no ‘snow’s lake’ (lago di neve). Sulla viadel ritorno risalgono anche una cimanei pressi del passo Skoro-La ed il KoserGunge (6400 m) (Negli anni seguentiorganizzeranno varie esplorazionisempre con guide italiane).

1902Oscar Eckenstein guida una spedizioneinternazionale al K2. Arrivano a 6600metri lungo la cresta nord-est. Risalgonoanche tutto il ghiacciaio Godwin Austenraggiungendo la sella dei Venti (Skjang-La), a 6233 metri di quota.

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il K2 diventerà familiare in Europa, mentre l’ampia relazione compilata da Filippo DeFilippi rimane ancora oggi un punto di riferimento per lo studio di quest’area.

1913-1914: spedizione di Filippo De Filippi

Forse proprio durante la redazione della relazione ufficiale della spedizione del duca de-gli Abruzzi, Filippo De Filippi si rese conto che nel Karakorum diverse zone erano inesplo-rate e che molti aspetti della regione rimanevano indefiniti. Egli decise allora di organizzareuna propria spedizione cercando il concorso di varie istituzioni quali la Reale Accademia deiLincei, la Royal Geographical Society, la Royal Society e la Società Geografica Italiana, cheaccettarono offrendo il necessario sostegno finanziario alla missione. In questa spedizionecon De Filippi collaborarò una nutrita schiera di scienziati che condussero ampie ricerchesul territorio. Si afferma in questo periodo la figura dell’esploratore specialista a fronte di quel-la di stampo ottocentesco dell’esploratore poliedrico. Divisi in due gruppi i partecipanti siriunirono soltanto nel 1914; erano il geodeta Alberto Alessio comandante in seconda, i geo-

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Il ghiacciaio Austen dal campo base del K2 (5100 m).Sullo sfondo la confluenza col ghiacciaio Baltoro (circo Concordia).

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logi Giotto Dainelli e Olinto Marinelli, il meteo-rologo Camillo Alessandri che venne coadiuvatonelle misurazioni da Nello Venturi Ginori, il te-nente Cesare Antilli della Sezione fotografica mi-litare e la guida alpina Joseph Petigax; l’Ufficio tri-gonometrico indiano era rappresentato dal mag-giore Enrico Wood e John Alfred Spranger e daitopografi Jamna Pershad e Shib Lal. Per la duratae per il numero di uomini impiegati si è trattatodella più grande spedizione mai realizzata nelKarakorum.

Il metodo esplorativo che era stato adottatodalla missione, con piccoli gruppi di ricerca chedurante il percorso si staccavano dal gruppoprincipale per veloci deviazioni, consentì di rac-cogliere una messe incredibile di dati, maggioredelle altre spedizioni nonostante che il program-ma iniziale fosse stato ridotto: i componenti del-la spedizione ricevettero infatti un telegrammache li informava dell’inizio del conflitto euro-peo: era iniziata la prima ‘grande guerra’5.Benché l’Italia non partecipasse direttamente al-la guerra, la spedizione era in procinto di prose-guire per il Turkestan cinese con la prospettiva disospendere le comunicazioni per settimane eforse per mesi; di conseguenza tre membri dellaspedizione, Alessandri, Alessio e Antilli, decise-ro di rientrare in anticipo rispetto alle previsioni,attraversando l’India e il Mar Rosso e prose-guendo poi in ferrovia da Porto Said adAlessandria d’Egitto. Gli altri partecipanti si se-pararono in gruppi indipendenti completando ilprogramma e rientrando attraverso la Russia me-ridionale e la Romania fino all’Italia.

La missione conseguì importanti risultati ditipo esplorativo, topografico e soprattutto scien-tifico: venne esplorato il ghiacciaio Rimo situa-to ad est del Siachen e individuata la sorgentedel fiume Yarcand; furono tracciate carte dellaregione e riportate importanti registrazioni am-bientali, raccogliendo campioni e fossili delmondo animale e vegetale.

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1902I coniugi Workman, con le guide italianeMatthias Zurbriggen e Joseph Muller ed iltopografo Carlo Oestreich, risalgono lavalle del fiume Basha ed esplorano ilghiacciaio Chogo Lungma arrivando allaquota di 5700 metri. Risalgono anche dueghiacciai laterali, fra cui l’Haramosh.

1903I Workman con le guide italiane Joseph eLaurent Petigax (padre e figlio) e CyprienSavoye e col topografo Bertram HenryMajendie Hewett risalgono la valle delBraldo fino al villaggio di Hoh; da quiesplorano i ghiacciai Soshum. Ritornanopoi sul ghiacciaio Chogo Lungma, esplo-rando altri ghiacciai laterali.

1907Arthur Neve e il capitano dell’esercito in-glese D. G. Oliver effettuano le primeesplorazioni nell’area del Mamostong, si-tuato fra la valle del Nubra e la valle delShyok.

1908Spedizione dei Workman.

1909 Spedizione italiana guidata dal Duca de-gli Abruzzi, Luigi Amedeo di Savoia.

1909L’alpinista Thomas George Longstaff dirigeuna spedizione esplorativa con Arthur Ne-ve e Lt Slingsby. Sono i primi a superare ilBilafon-La (5500 m) e a scoprire e parzial-mente esplorare il ghiacciaio Siachen, si-tuato a sud del ghiacciaio Baltoro. Il Sia-chen risulterà il più esteso e lungo ghiac-ciaio del Karakorum con una superficie di1200 kmq. Assegnano il nome al ghiac-ciaio Teram Shehr e ad alcune cime fra lequali quelle del gruppo Teram Kangri.

1911Spedizione dei Workman.

1912I Workman col topografo Grant Peterkin egli italiani Cyprien Savoye (guida), CesareChenox, i due fratelli Rey e SimeoneQuaisier (portatori alpini), esplorano al-cuni ghiacciai laterali al ghiacciaioSiachen, valicano il Sia-La (5700 m) e

5La notizia ricevuta il 16 agosto 1914 risaliva a due settimaneprima. La guerra iniziò infatti il 4 agosto 1914 a seguito dell’as-sassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando compiuto aSarajevo il 28 giugno dello stesso anno.

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Di particolare interesse risulta il lavoro condotto da Cesare Antilli, fotografo del Batta-glione Dirigibilisti del Genio incaricato del lavoro fotografico6 e topografico: ritenendol’impiego di un teodolite eccessivamente gravoso a causa del peso dello strumento, eglidecise di utilizzare per questo scopo riprese fotografiche includendo nelle fotografie al-meno tre punti di posizione conosciuta.

L’attrezzatura fotografica della spedizione era costituita da una macchina Lamperti eGarbagnati 18 x 24 opportunamente modificata, allo scopo di renderla più rigida e adatta ascopi topografici e da vari apparecchi a mano 13 x 18 e 9 x 12 in uso ad altri componentidella spedizione come Dainelli, Spranger e Ginori. Nelle riprese furono impiegate soltantopellicole, preferite rispetto al supporto in vetro per la loro leggerezza7. Per controllare la qua-lità delle riprese e per consentire l’uso da parte della spedizione del materiale prodotto, ven-nero impiantati diversi laboratori fotografici8 a Dras, Tolti, Skardu e Leh nei quali furono svi-luppati e in parte stampati i negativi. Complessivamente furono scattati circa 4000 foto-

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ALESSIO A., ABETTI G., scala 1:100 000, Il ghiacciaio Rimu e la zona dell’altipiano fino al passo delCaracorum, Firenze, I.G.M., 1920, cm 53 x 74, Biblioteca I.G.M., inv. n. 2468.

6Al rientro di Antilli in Italia il prof. Giorgio Abetti si fece carico della documentazione fotografica della spedizione.7Questa scelta richiese un adattamento anche dei telai portalastre della macchina Lamperti e Garbagnati, cui venneroaggiunti sottili telaietti in metallo per mantenere perfettamente in piano la pellicola.8La spedizione disponeva di tutti i prodotti necessari per lo sviluppo e la stampa di materiale fotografico.

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grammi di cui, eliminati i duplicati e quelli sca-denti o di scarso interesse, ne vennero ‘cataloga-ti’ circa 2600; l’impiego anche di un apparecchiocinematografico consentì la realizzazione di pa-recchie centinaia di metri di film che ritraevanofeste popolari e religiose del Baltistan e del Ladak(ANTILLI C., 1934). I risultati scientifici furono pub-blicati in due serie di testi a partire dal 1922: laprima serie formata da tre volumi in tre tomi, ven-ne curata da Filippo De Filippi; la seconda a cu-ra di Giotto Dainelli si compose di dodici volumiin quattordici tomi. Molti volumi includonoschizzi, schemi e carte oltre ad una bella serie dipanorami fotografici. Questo ricco corredo ico-nografico è stato in massimaparte realizzato dall’I.G.M9; fraqueste vogliamo ricordare lacarta in scala 1:100 000 dal ti-tolo Il ghiacciaio Rimu: e la zo-na dell’altipiano fino al passodel Caracorum pubblicata nel1920 e definita da Ardito Desioancora nel 1991 «[...] the bestmap of the area [...]» (ITALIAN

EXPEDITION, 1991, p. 5).

1929: spedizione diAimone di Savoia

L’idea di una spedizionealpinistica al K2 prese corpo inItalia intorno agli anni Venti. Ilprogetto di una nuova spedi-zione nel Karakorum era natonel 1927 durante il decimoCongresso Geografico Italia-no. Il Podestà convocò GiottoDainelli, annunciandogli chela Città di Milano voleva pro-muovere due grandi spedizio-ni per l’anno successivo: una

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scendono nella valle del Saltoro per ilghiacciaio Kondus. Cesare Chenox muo-re cadendo in un crepaccio.

1913 - 1914 Spedizione italiana guidata da FilippoDe Filippi.

1929 Spedizione italiana guidata da Aimone diSavoia, Duca di Spoleto.

1930 Spedizione italiana guidata da GiottoDainelli.

1934Gunther Oskar Dyrenfurth guida una spe-dizione internazionale nell’alto bacino delBaltoro. Partecipa anche una troupe cine-matografica e l’alpinista italiano Piero Ghi-glione. Primi tentativi alpinistici al gruppodei Gasherbrum. Sul G I viene raggiunta laquota 6300 metri. Ghiglione con tre alpi-nisti sale una cima di 7260 m del BaltoroKangri (7312 m); vengono poi salite lequattro cime del gruppo Sia Kangri di al-tezze comprese fra i 7422 ed i 7680 metri.

1935L’inglese John Hunt guida una spedizio-ne che tenta la salita del Peak 36 (oraSaltoro Kangri, 7742 m), nel bacino delghiacciaio Siachen, giungendo poco sot-to la vetta. Hunt sarà il capo spedizioneche nel 1953 conquisterà l’Everest.

1936Henry de Ségogne guida una spedizionefrancese che arriva a 6800 metri sulGasherbrum I.

1937Gli inglesi Eric Shipton e Harold Tilmancon un topografo ed un geologo si avvi-cinano al versante nord del K2, inSinkiang, per la valle di Shaksgam edesplorano alcuni ghiacciai.

1938James Walter guida una spedizione chetenta la salita del Masherbrum (7821 m)nel bacino del Baltoro, arrivando a 7500metri di quota.

Il Mitre Peak (6013 m) e sullosfondo il ghiacciaio Vigne.

9Altre tavole allegate ai volumi sono state stampate dal ‘Premiato Studio Cartografico G. Giardi di Firenze’.

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al Polo Nord, per guidare la quale era stato proposto Umberto Nobile come capo spedi-zione; per l’altra, all’Everest, avevano appunto pensato a Dainelli per capeggiare l’impre-sa. Dainelli inizialmente accettò ma poiché l’Everest era territorio di esclusiva pertinenzadelle spedizioni inglesi, propose una spedizione al K2 o, in alternativa, ad un’altra cimadella zona sempre di oltre 8000 metri che avrebbe potuto essere il Broad Peak (da tenerepresente che ancora nessuno era riuscito a scalare un ‘ottomila’). La proposta venne ac-cettata ed oltre alla Città di Milano, principale promotrice dell’impresa, anche la SocietàGeografica Italiana contribuì ai finanziamenti e all’organizzazione del progetto.

Circostanze contingenti indussero però in seguito ad abbandonare le mire alpinistiche: suquesta decisione pesò fortemente la rinuncia del capo spedizione Dainelli, che venne poi so-stituito da Aimone di Savoia, duca di Spoleto: pur essendo quest’ultimo una figura carismati-ca e di prestigio, non aveva la stessa esperienza dell’alter ego. Inoltre la tragica conclusionedella spedizione di Umberto Nobile al Polo Nord con il dirigibile Italia nel 1928 indusse il re-gime (sembra Mussolini in persona) a bocciare altre iniziative estreme che avrebbero potuto

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mettere a rischio il prestigio italiano già duramen-te minacciato da questi avvenimenti.

Durante un viaggio di ricognizione realizza-to nel 1928, furono presi accordi con le autoritàlocali pianificando gli aspetti logistici e creandoa valle del Baltoro un grande deposito di mate-riale che sarebbe stato utilizzato dalla spedizio-ne. Con Aimone di Savoia parteciparono allamissione i ricercatori Lodovico di Caporiacco,Mario Cugia ed il geologo Ardito Desio, il co-lonnello medico Gino Allegri, il fotografo Mas-simo Terzano, il radiotelegrafista Angelo Anfos-si, due guide di Courmayer e tre alpinisti.

Oltre a riportare dati e misurazioni a caratte-re geografico, geologico, antropologico, zoologi-co e botanico, Aimone di Savoia durante la spe-dizione effettuò personalmente riprese stereofo-togrammetriche nella zona dell’alto Baltoro ed inparticolare del K2, impiegando un fototeodolite

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1938Charles Houston guida la spedizioneamericana al K2, alla quale partecipanoaltri cinque alpinisti e sei sherpa nepale-si. Dopo un primo tentativo per la crestanord-ovest attaccano il K2 per lo speroneAbruzzi. Superano il punto più alto rag-giunto dalla spedizione italiana del 1909e Bill House vince un passaggio difficilea 6650 metri (chiamato poi camino Bill).Charles Houston e Paul Petzold arrivanoalla quota di 7925 metri.

1939Fritz Wiessner guida una spedizioneamericana. Wiessner e lo sherpa PasangLama arrivano a quota 8370 lungo losperone Abruzzi. Abbandonano la salitaquando ormai la vetta sembra vicina.Nella discesa muoiono tre sherpa e l’al-pinista Dudley Wolfe, le prime quattrovittime del K2.

A sinistra il Broad Peak (8047 m) e a destra il Gasherbrum IV (7929 m) poco a valle del circoConcordia (4700 m).Nella pagina a lato: AIMONE DI SAVOIA, DESIO A., Spedizione geografica italiana nel Caracorum (1929)comandata da S.A.R. il duca di Spoleto: K2, scala 1:25 000, Firenze, I.G.M., 1932, cm 36 x 44,Biblioteca I.G.M., inv. n. 4907.

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Wild. Altri rilevamenti di tipo speditivo furono realizzati dal giovane geologo Ardito Desiocon una tavoletta topografica di tipo Monticolo.

La compilazione delle carte e l’elaborazione del materiale raccolto venne effettuatadalla ditta S.I.P. di Milano, mentre l’edizione della cartografia pubblicata nel 1932, cura-ta per l’I.G.M. dal capitano G. Petrini, comprendeva in tre fogli il Karakorum in scala1:75 000 e la prima carta in scala 1:25 000 del K2.

Forse proprio a causa di questa divisione del lavoro, il materiale fotografico originalerisulta oggi di collocazione ignota.

Per la parte alpinistica e esplorativa ricordiamo la prima salita della sella Conway (6300metri), situata alla testata del ghiacciaio Duca degli Abruzzi e l’esplorazione della valleShaksgam nel versante cinese del K2, raggiunta salendo al passo Mustagh e discendendo per

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il ghiacciaio Sarpo Laggo; nella parte alta dellavalle furono scoperti e battezzati i ghiacciai diStaghar e Singhi.

I toponimi attribuiti a valichi, monti e ghiac-ciai e riportati sulla cartografia, in buona partesono ancora oggi in uso.

1930: cartografia per Cesare Calciati

Cesare Calciati (Piacenza 1885 - Cremona1929) illustre esploratore, topografo e naturali-sta aveva partecipato a tre spedizioni nelKarakorum10: nel 1908 e nel 1911 era stato al se-guito delle spedizioni dei coniugi FannyBullock e William Hunter Workman e nel 1913con quella di Mario Piacenza nel Kashmir.

Nella spedizione del 1908 il gruppo oltre chedai Workman, era formato da Calciati, dalla gui-da alpina Cyprien Savoye, dai tre portatoriAdolphe Rey, Ferdinando Meliga, CesareChenoz, e dal dottor Mathias Koncza che co-adiuvava Calciati nel rilevamento topografico.La missione partendo dalla valle dell’Hunza ri-salì il ghiacciaio Hispar ed esplorò diversi ghiac-ciai laterali (Yutmara, Khani Basa); arrivando al‘lago di neve’ e discendendo per il ghiacciaioBiafo. Grazie ai topografi venne eseguito un im-portante lavoro dirilevamento dell’a-rea dell’Hispar.

In quella del1911 i coniugiWorkman, il topo-grafo conte CesareCalciati, il suoassistente DanteFerrari, la guidaCipriano Savoye ei portatori alpini Si-meone Quaisier,Cesare Chenox eEmilio Glérey,esplorarono ighiacciai Masher-brum, Ghundu-

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Lo scoppio della seconda guerra mondialeinterrompe per diversi anni le spedizioni inquesta area. Nel 1947 il Pakistan ottienel’indipendenza dalla Gran Bretagna, mafra India e Pakistan inizia una guerra nellazona di confine del Kashmir, tutt’oggi nonrisolta. Le spedizioni dirette verso il K2 nonpossono più passare da Srinagar (India),ma percorrere la via più lunga da Skardu,anche tramite piccoli aerei, poiché ancoranon esiste la Karakorum Highway.

1953Charles Houston guida una spedizioneamericana con otto alpinisti. Risalgono losperone degli Abruzzi fino a 7800 metri.Durante la discesa scompare l’alpinista ArtGilkey. Il 29 maggio arriva la notizia cheEdmund Hillary e lo sherpa TenzingNorgay sono arrivati in vetta all’Everest.

1954 Spedizione italiana guidata da ArditoDesio al K2.

Conquistato il K2, negli anni seguentiobiettivo delle spedizioni diventano gli al-tri ottomila della zona e le altre vette prin-cipali della catena del Karakorum che, inalcuni casi, sono risultate anche più diffi-cili da salire rispetto al K2. Brevemente ec-co le spedizioni che hanno riportato i ri-sultati più importanti, suddivise per areegeografiche, in ordine cronologico.

Situata nella zona centrale delKarakorum è sempre stata la più frequen-tata dalle spedizioni alpinistiche per lapresenza di tutti gli ottomila della catena.In tempi più recenti l’attenzione si è ri-volta anche alle grandi pareti granitiche,soprattutto la torre di Uli Biaho e il grup-po delle torri Trango. Queste hanno quo-te di poco superiori ai seimila metri(Grande 6286 m, Nameless 6250 m, Est6231 m, Ovest 6223 m), ma l’estremaverticalità di questi monoliti le pone fra lepiù difficili e grandi pareti del mondo (lebig walls), diventate famose anche per leloro stupende forme.

Area del ghiacciaio Baltoro e deighiacciai affluenti

10Tralasciamo in questo contesto di citare la sua storia personale come soldato in Albania e come ufficiale sul Piave,oltre ai vari viaggi ed escursioni in Africa, Malesia ed Egitto.

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gero, Chogolisa chescendono dal Masher-brum e dal Chogolisaverso sud. Il gruppo sispostò poi sul ghiacciaioSiachen, esplorando par-zialmente il Teram Shehre in seguito, risalendo ilghiacciaio Lolofon, su-perato il passo Bilafon-La (5550 m) scese nellavalle del Saltoro lungo ilghiacciaio Bilafon.

Le osservazioni scien-tifiche furono riportatedai Workman e da Cal-ciati nelle proprie pubbli-cazioni.

Nel 1913 Calciati tor-nò nel Kashmir con la spe-dizione organizzata daMario Piacenza.

Com’è evidente, purnon organizzando nessu-na spedizione in proprio,tuttavia Calciati si distin-se compiendo in ogniviaggio itinerari ed esplo-razioni indipendenti, or-ganizzando carovanepersonali e raccogliendodescrizioni e raccolte na-turalistiche che hannocontribuito a far conosce-re ogni aspetto della re-gione, da quello ambien-tale-geografico a quello antropologico. Svolse anche un’importante attività di divulgazio-ne sia attraverso la compilazione di carte11 sia mediante la redazione di relazioni, artico-li, conferenze e testi di carattere geografico; se il valore di queste opere è indiscusso, an-che il significato dell’opera di Calciati topografo e cartografo è stata unanimemente rico-nosciuta come essenziale per la scoperta di regioni dell’Asia centrale completamente sco-nosciute o sommariamente indicate sulle carte del tempo.

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CALCIATI C., Il Caracorum: secondo le esplorazioni ultime conspeciale riguardo al contributo degli italiani: 1928, scala 1:500 000,

Firenze, I.G.M., 1929, cm 62 x 64, Biblioteca I.G.M., inv. n. 4500.Nella pagina a lato: i coniugi Fanny Bullock e William Hunter

Workman facoltosi americani che fra il 1899 e il 1912 organizzano epartecipano a sei spedizioni nel Karakorum.

11Nel 1910 realizzò con Mathias Koncza la carta The Hispar glacier and tributaries an the Karakoram range: exploredby the Bullock-Workman expedition 1908 in scala 1:100 000; nel 1911 Karakoram S. O. Ghiacciai Masherbrum eGondokhoro. Spedizione Bullock-Workmann 1911, in scala 1:100 000 e Karakoram S. O. Valle Kondus. SpedizioneBullock-Workmann 1911, in scala 1:200 000. Tornato dal Kashmir realizzò nel 1921 la carta Spedizione Mario Piacenza(Kashmir 1913): schizzo topografico dei ghiacciai esplorati nella catena dell’Himalaia propria, in scala 1:100 000. AlCongresso Geografico di Cambridge nel 1927 presentò una carta del Karakorum in scala 1:500 000.

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Con ogni probabilità fu Calciati stesso a chiedereall’I.G.M. l’edizione della carta Il Caracorum: se-condo le esplorazioni ultime con speciale riguar-do al contributo degli italiani: 1928, in scala1:500 000 pubblicata nel 1929. L’I.G.M. pubbli-cò anche un’altra carta dal titolo Il Caracorum inscala 1:1 250 000, che arricchì l’edizione del1930 del diario di Calciati relativo alle spedizioniBullock-Workman; il volume intestato a Calciatiche ne aveva terminata la stesura, venne pubbli-cato postumo a cura di Giuseppina AnguissolaScotti dopo l’improvvisa morte del marito.

1930: spedizione di Giotto Dainelli

Giotto Dainelli (Firenze 1878 - 1968), giova-ne geologo fiorentino e docente universitario,aveva partecipato attivamente ed in manieramolto produttiva alla spedizione De Filippi del1913-1914. Figlio del generale Luigi Dainelli, erain buoni rapporti con il direttore dell’I.G.M.Nicola Vacchelli; tramite quest’ultimo, che eraanche presidente della Società GeograficaItaliana, risultava ben introdotto anche a Roma12.Dainelli godeva di notorietà e di una giustificatafama anche presso gli ambienti di quello che al-lora si chiamava Ministero della Guerra. Questicontatti gli consentirono di trovare facilmente fi-nanziamenti per sostenere un suo progetto.Tornato da molti anni dal viaggio in Karakorumcon De Filippi, si era reso conto di provare unaprofonda nostalgia per quei luoghi e di nutrire an-che il desiderio di sciogliere in maniera definiti-va i dubbi che ancora sussistevano sulla valleNubra e sul ghiacciaio Siachen. Per questi moti-vi e forse anche per una certa sportiva competi-zione nei confronti di Amedeo di Savoia duca diAosta che aveva capeggiato la spedizione del1929, decise di tornare nel Karakorum organiz-zando in proprio un viaggio esplorativo.

Su proposta del generale Vacchelli, Dainelliebbe la possibilità di essere accompagnato dadue ufficiali dell’I.G.M. che dovevano docu-

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1956Nel mese di luglio due spedizioni, fran-cese ed inglese, arrivano in vetta allatorre Mustagh (7273 m) salendo da duediversi versanti. Gli inglesi J. Brown e I.McNaught Davis arrivano sulla vetta il 6luglio per il versante nord-ovest, seguitiil giorno dopo da J. Hartog e T. Patey. Ifrancesi G. Magnone, A. Contamine, P.Keller e R. Paragot raggiungono la vettail 12 luglio per il più difficile versantesud. Questa cima era diventata famosagrazie alle foto scattate da Vittorio Selladurante la spedizione del 1909, che ese-guite dal Baltoro con un potente teleo-biettivo, riprendevano solo la partesommitale della montagna, facendolasembrare inaccessibile per la sua verti-calità.

1956Spedizione austriaca al Gasherbrum II(8035 m). Il 7 luglio conquistano la vettagli alpinisti F. Moravec, J. Larch e H.Willenpart.

1957Spedizione austriaca al Broad Peak(8047 m). Per la prima volta un ottomilaè scalato in stile alpino, stabilendo tre so-li campi. Il 9 giugno arrivano in vetta H.Buhl, K. Diemberger, M. Schmuck e F.Wintersteller. In seguito il gruppo si spo-sta al Chogolisa (7665 m). Diemberger eBuhl tentano la vetta ma devono rinun-ciare per le pessime condizioni meteoro-logiche. Durante la discesa muore Buhl,esperto alpinista che nel 1953 aveva giàconquistato un altro ottomila, il NangaParbat (8125 m).Il 19 giugno M. Schmuck e F. Winter-steller realizzano anche la prima ascen-sione del Skil Brum (7360 m), situato asud-ovest del K2. Partendo dal campobase del Broad Peak a 4950 m, in 53 orearrivano in vetta e ritornano al campo ba-se, con soltanto un campo intermedio aquota 6060.

1958Spedizione americana al Gasherbrum I(8068 m). Il 5 luglio arrivano in vetta

12La Società Geografica Italiana nacque a Firenze nel 1867, ma dovendo per statuto risiedere nella capitale del regno,dal 1872 si spostò a Roma, prima al Collegio Romano, poi a palazzo Grazioli e infine al palazzetto Mattei di villaCelimontana.

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mentare con fotografie e rilevamenti topografici le zone ancora parzialmente inesplorateche avrebbero attraversato per compilare una dettagliata cartografia della regione. Furonoscelti per questa missione il capitano Alessandro Latini ed il tenente Enrico Cecioni. Altripartecipanti all’impresa, furono la signora Elly Kalau von Hofe, alpinista e botanica, eHashmatullah Khan, ex governatore della regione.

Il Ministero della Guerra oltre a finanziare direttamente l’impresa tramite l’I.G.M. e adinviare nel Karakorum i propri ufficiali, contribuì fornendo anche parte delle attrezzaturetecniche e degli strumenti che la spedizione avrebbe utilizzato. Anche quello che si chia-mava Ministero per l’Educazione Nazionale, l’attuale Ministero della Pubblica Istruzione,contribuì economicamente permettendo a Dainelli di mantenere il proprio stipendio du-rante gli otto mesi di congedo che gli furono concessi per realizzare la spedizione13.

Gli obiettivi che Dainelli si era proposto vennero pienamente soddisfatti: furono rac-colti un’ingente quantità di campioni litologici, piccoli campioni fossili di fauna locale,una raccolta di elementi botanici e una serie di misurazioni antropometriche che andaro-no ad incrementare le collezioni dei musei e degli istituti universitari14. Venne risalita lavalle del fiume Nubra ed il ghiacciaio Siachen, al centro del quale fu allestito il campo che

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13Dainelli nell’anno accademico 1929-1930 riceveva per l’insegnamento di paleontologia £. 4000 , (DAINELLI G., 1930 a).14Da comunicazioni verbali che abbiamo raccolto, risulta che fondi con questi materiali siano stati costituiti presso gliistituti universitari fiorentini interessati: antropologia, botanica e geologia.

LATINI A., CECIONI E., Itinerari e campi del gruppo Latini-Cecioni, scala 1:200 000, Firenze, I.G.M.1930, cm 32 x 42, Biblioteca I.G.M., inv. n. 7090.

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per due mesi sarebbe stato la base da cui sareb-bero partite le esplorazioni. Anche quella chel’8 luglio portò Cecioni e Latini, dopo una lun-ga progressione nella quale utilizzarono gli sci,a raggiungere un passo che nessuna spedizioneaveva mai raggiunto, situato a 6096 m alla te-stata del ghiacciaio Teram Shehr. Qualche gior-no dopo tutta la spedizione avrebbe superatoquesto passo, poi denominato ‘passo Italia’ o‘colle Italia’, e avrebbe sceso il versante oppo-sto percorrendo tutto il ghiacciaio Rimo fino araggiungere la valle del fiume Shyok, compien-do una lunga traversata mai effettuata fino ad al-lora. Sia questi risultati esplorativi che quelliscientifici furono pubblicati nel 1934 daDainelli assieme a quelli della spedizione DeFilippi.

Quello che invece era stato il principale mo-tivo della partecipazione dell’I.G.M. all’impre-sa, ovvero il completamento della coperturacartografica della zona, fu disatteso a causa dialcuni spiacevoli contrasti sorti fra Dainelli e idue ufficiali italiani (BAUSI G. G., CACIOLLI S.,1998).

In seguito a questi dissensi al rientro in ItaliaDainelli, come riportato anche da Ardito Desiosuo allievo (ITALIAN EXPEDITION, 1991, p. 50), trat-tenne le riprese fotografiche e topografiche di tut-ti i membri della spedizione; la conseguenza piùimmediata fu che l’I.G.M. non poté impiegarequei materiali come avrebbe voluto. Nella bi-blioteca dell’I.G.M. si conservano le sole cartedella spedizione che furono disegnate: si trattadella carta Il Passo Italia (Caracorum orientale) inscala 1:100 000 (DAINELLI G., 1934)15; un disegnooriginale in scala 1:200 000 con gli Itinerari ecampi del gruppo Latini-Cecioni (MASSANO G.,1933) e della riproduzione fotografica di un ori-ginale disperso con La fronte del ghiacciaioSiacen in scala 1:10 000.

Dainelli invece pubblicò i dati raccolti sul TheGeographical Journal del 1932 (DAINELLI G.,1916), dove, in una carta in scala 1:750 000, ri-

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A. Kauffman e P. Schoening salendo dalversante sud-ovest.

1958Spedizione giapponese al Chogolisa(7665 m). Il 4 agosto la cordata M.Fujihira - K. Hirai conquista la cima nord-est (7654 m).

1958Spedizione italiana del C.A.I. al Gasher-brum IV (7929 m) lungo la cresta nord-est.Capo spedizione è R. Cassin. PartecipanoW. Bonatti, B. De Francesch, T. Gobbi, F.Maraini, C. Mauri, G. Oberto, e D. Zeni.Montano il campo base a quota 5100, al-la confluenza del ghiacciaio Gasherbrumsud col ghiacciaio Duca degli Abruzzi eallestiscono altri sei campi alti. Il 6 agostogiungono in vetta C. Mauri e W. Bonattisenza bombole di ossigeno. Per le diffi-coltà tecniche incontrate la salita è entra-ta nella storia dell’alpinismo, magistral-mente narrata da Fosco Maraini nel libroGasherbrum IV, la splendida cima, un ca-polavoro della letteratura di montagna.Nel 1985 viene effettuata la prima ascen-sione dell’impressionante parete ovest (R.Schauer e W. Kurtyka) e soltanto nel 1986viene raggiunta di nuovo la vetta.

1960Spedizione pakistano-americana alGasherbrum (7821 m). Il 6 luglio con-quistano la vetta G. I. Bell e W. Unsoeld,e l’8 luglio sono in vetta anche N. B.Clinch e R. J. Aktar. La parete nord-est,nonostante diversi tentativi, risulta anco-ra inviolata.

1963Spedizione giapponese al Baltoro Kangri(7312 m). Il gruppo montuoso situato al-la testata del ghiacciaio Duca degliAbruzzi è composto da cinque cime dialtitudine fra 7250 e 7312 m.

1975Spedizione austriaca al Chogolisa (7665m). Il 2 agosto G. Ammerer e F. Preszl,

15Stampata dalle Officine Corbellini di Milano, la carta è pubblicata nei volumi con i risultati scientifici della spedizio-ne De Filippi.

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porta il toponimo ‘colle Italia’16 raggiunto, come abbiamo detto, per la prima volta durantequesta spedizione, nonché nei resoconti della spedizione con la carta Caracorum orientale inscala 1:750 000 (DAINELLI G., 1934) e probabilmente dette il proprio contributo anche all’ag-giornamento di una carta dell’India (T.C.I., 1933) che fra le altre fonti utilizzava come basequella in quattro fogli da lui stesso compilata nel 1920 dopo la spedizione De Filippi e pub-blicata dall’I.G.M. nel 1921(DAINELLI G., 1921); anche qui in un dettaglio a scala maggiore(1:1 500 000), troviamo il toponimo ‘colle Italia’.

Dainelli aggiornò poi altre carte della regione dichiarando che alcune erano «[...] co-struite in base a fotografie di nota distanza focale e a punti trigonometrici in esse compresi»(DAINELLI G., 1934, p. 360), indizio evidente della disponibilità di rilevamenti professionali.

A missione ultimata Dainelli progettava già di tornare in Karakorum con una nuova spe-dizione, come egli stesso afferma in una lettera spedita da Srinagar al generale Vacchelli:«[...] In gran segreto L’avverto che parte del materiale da attendamento (2 tende, letti, sac-chi a pelo) non li riporto, ma li mando in deposito a Srinagar, perché ho gettato le primebasi per un altro viaggio, più grandioso: se sarà possibile... Ma è necessario che nessunolo sappia! [...]» (DAINELLI G., 1930).

Gli eventi successivi hanno dimostrato che non riuscì a soddisfare questo suo desiderio.Verso la fine degli anni Cinquanta Dainelli donò il suo archivio, formato da circa di-

ciottomila negativi su lastra e pellicola, alla Società Geografica Italiana.

1954: spedizione di Ardito Desio

Nel mese di luglio 1952 Ardito Desio era in Pakistan per chiedere al governo i permessiper effettuare una spedizione al K2 per l’anno 1953, ma la risposta sarebbe stata negativa per-ché quell’anno il tentativo di salita alla vetta era già stato concesso ad una spedizione ame-ricana.

L’anno seguente Ardito Desio ed il governo Italiano, con De Gasperi in persona, ripre-sero i contatti con il Pakistan chiedendo di realizzare una nuova spedizione articolata indue anni: una ricognizione preliminare da effettuarsi nell’estate del 1953 ed una spedi-zione alpinistica e scientifica da realizzarsi nel 1954. L’autorizzazione, richiesta contem-poraneamente da altri quattro paesi (DESIO A., 1991), venne concessa all’Italia in cambiodel rilevamento e monitoraggio del territorio interessato dalla repentina avanzata delghiacciaio Ku thiah nella valle di Stak, confluente di destra della valle dell’Indo fra Skardue Gilgit che nel 1953 in soli tre mesi era avanzato di circa 15 chilometri, travolgendo pa-scoli, boschi e colture, mettendo a rischio anche l’abitato di Stak.

Così nel 1953 Desio ed il forte alpinista Riccardo Cassin, su invito del governo paki-stano, eseguirono in circa due mesi la ricognizione della valle di Stak e dell’alto bacino delBaltoro, spingendosi fino ai piedi del K2 per studiare le possibilità di scalata alla vetta. I ri-lievi che Desio tracciò, perfezionando quelli da lui iniziati durante la spedizione del 1929,furono di notevole aiuto per ottenere il visto richiesto. Durante quella stessa estate il pri-mo ministro pakistano scrisse a De Gasperi, annunciando la concessione all’Italia dell’au-torizzazione anche per la spedizione alpinistica al K2 richiesta per l’anno seguente.

GEOGRAFIA, CARTOGRAFIA, STUDI URBANI, TERRITORIALI E AMBIENTALI 431

16La disputa fra chi avesse per primo raggiunto il passo Italia fu forse il più importante fra i motivi di dissenso fra Latini eCecioni da una parte e Dainelli dall’altra.

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La spedizione guidata da Ardito Desio ed or-ganizzata dal Club Alpino Italiano e dal ConsiglioNazionale delle Ricerche, avrebbe portato il 31luglio 1954 gli alpinisti Achille Compagnoni eLino Lacedelli a raggiungere gli 8611 metri dellavetta del K2 salendo la via dello sperone Abruzzi.

Oltre a Compagnoni e Lacedelli il gruppo de-gli alpinisti era formato da Erich Abram, UgoAngelino, Walter Bonatti, Cirillo Floreanini, PinoGallotti, Mario Puchoz17, Ubaldo Rey, GinoSoldà, Sergio Viotto e dal medico Guido Pagani.

Per la parte scientifica parteciparono il geo-fisico Antonio Marussi, il petrografo BrunoZanettin, il paleontologo Paolo Graziosi, il ci-neoperatore Mario Fantin e il topografodell’Istituto Geografico Militare capitano Fran-cesco Lombardi.

Con gli italiani, in rappresentanza delPakistan, partecipavano alla spedizione ancheun addetto ufficiale del Governo, il colonnelloAta Ullah e 13 collaboratori pakistani di etniahunza. Questi ultimi impiegati alle alte quote,assieme ad un numero enorme di portatori indi-geni baltì impiegati invece alle quote più basse,consentirono il trasporto delle ben 16 tonnellatedi materiale necessarie alla sussistenza dellaspedizione per un periodo di circa quattro mesi.

L’inviato dell’I.G.M., il capitano FrancescoLombardi, responsabile del rilevamento foto-grafico e topografico venne coadiuvato durantei rilevamenti da Bashad Jan del Survey ofPakistan. Lombardi nei quattro mesi di lavoro ri-levò la valle di Stak, della quale esistevano sol-tanto pochi punti localizzati a margine dellaGreat Trigonometrical Survey of India del 1880,e la valle del ghiacciaio Baltoro per la quale, adintegrazione dei dati raccolti, poté invece uti-lizzare le misurazioni ed i rilevamenti prodottidalle precedenti spedizioni.

Lombardi adottò il metodo di rilevamento ste-reofotogrammetrico, preferito sia al rilevamentodiretto sia a quello fotogrammetrico semplice.Egli utilizzava una macchina fotografica Zeissche esponeva lastre di vetro di cm 18 x 13, dota-ta di tre obiettivi con focale di 193,75 mm dispo-

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conquistano la cima sud-ovest, salendoper il versante sud, seguiti due giorni do-po da A. Furtner e H. Sturm.

1975Spedizione polacca al Gasherbrum III (oG III, 7952 m). L’11 agosto arrivano invetta J. Onyszkiewicz, sua moglie Alison,K. Zdzitowiecki e Wanda Rutkiewicz.

1976Gli inglesi J. Brown, M. Anthoine, M.Boysen e M. Howells arrivano l’8 luglioin vetta alla Nameless Tower (6250 m)del gruppo delle torri di Trango.

1976In agosto i giapponesi Y. Fujioji, H.Nagata arrivano in vetta al SkyangKangri, 7544 m, salendo per la cresta est.Situato a nord-est del K2, nel 1909 il du-ca degli Abruzzi, Luigi Amedeo diSavoia, raggiunse la quota di 6600 metri.

1977Gli americani G. Rowell, J. Roskelly, K.Schmitz e D. Kennek salgono la GrandeTorre di Trango (6286 m), la cima più al-ta dell’omonimo gruppo.

1977Gli inglesi D. Scott e K. Bonington arri-vano in vetta all’Ogre, 7285 m. Salgonoper lo sperone sud-ovest della crestaovest, raggiungono la cima ovest e poila vetta principale. L’ascensione estese ilimiti dell’arrampicata su roccia allequote oltre i settemila metri. La discesafino al campo base durò una settimanaa causa di forti tempeste e fu molto im-pegnativa per gli incidenti occorsi. Losperone sud-est risulta ancora oggi in-violato.

1977Spedizione italiana guidata da don A.Bergamaschi al Latok II (7108 m).Arrivano in vetta E. Alimonta, T. Masé eR. Valentini salendo per la parete sud-est.Il Latok II fa parte del gruppo del Latok(Latok I, II, III, IV), caratteristiche torri gra-nitiche situate ad est del gruppodell’Ogre.

17Morto per edema polmonare al campo II a quota 6095 metri, Puchoz venne sepolto alla base del caratteristico speroneroccioso denominato ‘Angelus’ situato ad ovest del campo base. Il luogo è noto come ‘Memorial Gilkey’ dal nome delloscalatore americano Art Gilkey disperso nel 1953 durante il ritorno dal tentativo della scalata al K2 e mai ritrovato.

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sti uno sull’altro alla distanza di soli 35 mm. Le immagini (per la stazione sinistra, left, AL, A,AR; per quella di destra, right, BL, B, BR) risultavano simili fra loro ma solo apparentemente:al momento dello scatto, ogni obiettivo convogliava sulla lastra una porzione d’immaginepiù alta o più bassa, operando quasi una sorta di decentramento ottico; la notevole sovrap-posizione delle immagini tra le due basi, consentiva inoltre di ricostruire la stereoscopia adogni singola stazione. La dotazione strumentale era composta anche da un teodolite Wild T2con corredo astronomico, da strumenti per la registrazione dell’ora esatta, dell’altitudine, del-l’umidità dell’aria; naturalmente non poteva mancare un corredo con tutto il necessario perlo sviluppo del materiale fotografico ed anche delle stadie di invar di due metri.

Le stazioni di stereofotogrammetria terrestre realizzate furono complessivamente 60; inogni stazione furono esposte circa 6 lastre fotografiche, tre per ogni punto A e B, per un to-tale di circa 360 lastre. Oltre ai rilevamenti che interessarono il ghiacciaio Baltoro con ilcirco Concordia ed il K2, Lombardi eseguì riprese stereofotogrammetriche nella valle diStak ed in quella di Turmik; in queste stesse regioni Bashad Jan effettuò rilevamenti diretticon l’impiego della tavoletta pretoriana.

Il materiale originale di cui l’I.G.M. effettivamente si servì per la compilazione delle car-te è il seguente: per la zona del Baltoro furono utilizzate venti stazioni fotogrammetriche ol-tre ai rilevamenti di tipo geometrico delle precedenti spedizioni18; per il circo Concordia fu-

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Gruppo dei portatori di alta montagna di etnia hunza originari della zona di Gilgit.Il secondo da sinistra, Mahdi, è quello che con Bonatti ha trascorso la notte all’aperto senza tenda

a quota 8000 m circa, riportando gravi congelamenti alle mani e ai piedi. Nelle pagine successive: fiume Indo in autunno, con livello delle acque basso,

poco a valle della città di Skardu.

18Principalmente si attinse al materiale prodotto col metodo Paganini impiegato da Federico Negrotto nella spedizionedel 1909 col duca degli Abruzzi, al rilievo diretto utilizzato da Ardito Desio e a quello stereofotogrammetrico eseguitocon fototeodolite Wild da Aimone di Savoia nella spedizione del 1929.

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rono impiegate dieci stazioni per documentarele pendici delle montagne affacciate sul ghiac-ciaio; per la valle di Stak e quella di Turmik ci siservì invece esclusivamente dei rilevamenti ef-fettuati dalla spedizione del 1954, ossia delle cir-ca 28 stazioni realizzate da Lombardi e dei rilie-vi diretti eseguiti con tavoletta pretoriana daBashad Jan. Per alcune zone del K2, che per laloro posizione risultavano coperte e non inqua-drabili da terra, si ricorse alla elaborazione di al-cuni fotogrammi di un filmato ripreso dall’aereodal fotografo della spedizione Mario Fantin. I fo-togrammi, scelti fra i molti disponibili perchécontenevano punti di posizione nota, furonocomposti in modo che consentissero la stereo-scopia e vennero ricollegati con i punti noti pre-senti sul terreno rendendo possibile la restituzio-ne anche delle zone nascoste.

Questa complessa messe di dati fu elaboratae restituita con lo stereocartografo Santoni19 sot-to la direzione del Capo della DivisioneTopografica Filippo Cantarini. La restituzionedella valle di Stak venne fatta in scala 1:40 000,mentre quella di Turmik fu realizzata in scala1:50 000; in fase di stampa l’edizione definitivadella carta Stak and Turmik Valleys fu ridotta al-la scala di 1:100 000. Vennero anche pubblica-te la Stak Valley in scala 1:5000 ed il Baltoro gla-cier in scala 1:100 000. La carta K2: spedizionescientifico-alpinistica italiana al Karakorum1953-1955 venne invece prodotta in scala1:12 500. Alla stessa scala delle carte furono an-che realizzati due plastici sia in gesso sia in vi-nilite, il K2 e il Ghiacciaio Baltoro.

I notevoli risultati scientifici conseguiti dallaspedizione dettero luogo alla pubblicazione di 9volumi, editi fra il 1964 e il 1991, e ad ulteriori120 contributi principalmente di carattere geolo-gico. Il materiale prodotto dalla spedizione èconservato negli archivi dell’I.G.M.: i negativioriginali e le diapositive su vetro; le immagini di-gitali ricavate dalle coppie stereoscopiche positi-ve su carta sulle quali Lombardi è intervenuto

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1979I tedeschi A. e T. Huber, T. Gutsch e l’a-mericano C. Anker salgono lungo il ver-sante sud-ovest del Latok II con duemilametri di arrampicata sulla parete perpen-dicolare, risultata poi la più alta del mon-do.

I giapponesi S. Matsumi, T. Shigehiro, Y.Watanabe, seguiti tre giorni dopo da H.Muto, J. Oku e K. Endo salgono nel mesedi luglio il Latok I (7145 m). La crestanord del Latok I, nonostante una ventinadi tentativi, resta tutt’oggi inviolata.

1979Il 3 luglio gli americani B. Forrest, R. Kauk,J. Roskelly e K. Schmitz arrivano in vetta al-la torre Uli Biaho (6109 m) situata ad ovestdel gruppo delle torri di Trango, salendoper la bellissima parete est in stile alpino.

1981Gli italiani G. Calcagno, Pellizzari e T.Vidoni arrivano in vetta al Paiju Peak(6610 m) salendo per la verticale paretesud che domina la valle del fiume Biaho.

19Apparecchio ottico-meccanico che utilizza una coppia di positivi stereoscopici: ciò che l’operatore vede sulle foto-grafie viene messo in relazione con una rete di punti noti tracciati su carta. Quando i punti visibili sulle fotografie colli-mano con quelli disegnati, si procede riportando sulla carta aggiornamenti e variazioni visibili sulle fotografie.

Caratteristica di queste aree è la grandeconcentrazione di cime con altezze fra i7000 e i 7900 metri. Rispetto alle altrearee del Karakorum, la valle dell’Hunzaè molto verdeggiante e più popolata ed èpercorsa dalla Karakorum Highway, chefacilita l’accesso ad alcuni gruppi mon-tuosi come ad esempio il Rakaposhi.

1958Gli austriaci H. Roiss, S. Pauer e F. Mandlraggiungono la vetta dell’Haramosh(7409 m) situato ad est della confluenzadel fiume Indo col fiume Gilgit.

1958M. Banks e T. Patey, membri di una spe-dizione anglo-pakistana, raggiungono la

Area della valle dell’Hunza,ghiacciai Hispar e Batura

e ghiacciai affluenti

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tracciando riferimentigrafici e toponomastici;ed infine le fotografie didocumentazione a ca-rattere personale cheLombardi ha scattatodurante il viaggio. Que-ste ultime furono conse-gnate dall’autore, dopoessere state convertitein formato digitale e ac-quisite dall’archivio fo-tografico dell’I.G.M. in-crementando l’insiemedelle immagini sulKarakorum.

La scalata del K2originò in Italia unagrande partecipazioneall’impresa. Al rientrodei membri della spe-dizione al porto diGenova, c’erano ben40 000 persone ad at-tenderli. Per un accor-do fra i componenti, fi-no all’autunno succes-sivo non vennero di-vulgati i nomi dei duealpinisti che erano arri-vati alla vetta.

I quotidiani e le rivi-ste dell’epoca detterogrande risalto all’im-presa ed i nomi deglialpinisti diventarono familiari a tutti. Sul Corriere della Sera Dino Buzzati scriveva «Hannovinto. Da parecchi anni gli italiani non avevano avuto una notizia così bella [...]» (BUZZATI

D., 1954). Venne anche prodotto un film-documentario ufficiale: Italia - K2 di MarcelloBaldi; distribuito in 53 copie, fu proiettato nel 1955 nelle sale cinematografiche italiane ot-tenendo un grande successo di pubblico.

La spiegazione del successo per un’attività sportiva che godeva di una popolarità chenon era neppure paragonabile con sport ben più famosi come il calcio o il ciclismo, puòessere vista come una rivincita italiana nei confronti delle nazioni più potenti e ricche del-l’epoca. L’Italia era da poco uscita da una guerra disastrosa e i problemi da risolvere era-no tanti. L’economia stava riprendendo vigore ma il paese era alle prese con ricostruzio-ne, immigrazione e povertà, problemi che coinvolgevano una buona parte della popola-zione. Soltanto i grandi avvenimenti sportivi riuscivano ad unire tutti gli italiani; era già

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LOMBARDI F., CANTARINI F., Stak Valley, scala 1:50 000, Firenze, I.G.M.,1957, cm 65 x 58, Biblioteca I.G.M., inv. n. 45106.

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accaduto nel 1948 quando all’indomani del-l’attentato a Palmiro Togliatti, Gino Bartali vin-se il Tour de France, contribuendo a pacificaree unire nello stesso tempo la popolazione.

Anche all’estero il risalto dato all’impresadegli italiani fu notevole: l’anno precedente erastato scalato per la prima volta l’Everest e il K2rappresentava l’altro importante obiettivo alpi-nistico da raggiungere; ancora oggi come alloraquesta montagna è considerata molto più diffi-cile da salire. Inoltre erano stati numerosi i ten-tativi che si erano succeduti sul K2; l’ultimo,condotto l’anno prima dagli americani che ave-vano desistito a quota 7800 metri, era costato lavita ad uno di loro.

Nonostante il tributo generale offerto allaspedizione, negli anni successivi montaronoaspre polemiche. Nell’ambiente alpinisticoaveva già fatto scalpore l’esclusione dall’impre-sa di Riccardo Cassin, uno dei più forti e cono-sciuti alpinisti dell’epoca, che nel 1953 era sta-to in ricognizione nell’area con Desio.Ufficialmente Cassin fu scartato per problemi fi-sici dopo l’esito di alcuni esami ai quali furonosottoposti il gruppo degli alpinisti ma nell’am-biente correva voce che la notorietà di Cassinavrebbe potuto offuscare quella di Desio; fral’altro i referti di quegli esami non sono mai sta-ti resi noti.

Un ulteriore vincolo imponeva agli scalatori ilsilenzio totale per tre anni dal termine della spe-dizione probabilmente per evitare l’insorgere dipolemiche.

Nel 1961 Walter Bonatti pubblicò un libropoi diventato un classico della letteratura dimontagna, in cui, in un capitolo dedicato allasalita del K2, riportava la propria versione degliultimi giorni della salita contestando la pubbli-cazione ufficiale redatta dal capo spedizioneArdito Desio, in quanto non corretta e mancan-te di diversi momenti importanti relativi proprioagli ultimi giorni della scalata. In particolareBonatti sosteneva che il ruolo da lui svolto nonera stato riportato in maniera corretta: Bonatti,che a 24 anni era l’elemento più giovane dellaspedizione, con la guida hunza Mahdi riuscì aportare le bombole dell’ossigeno fino a quota

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vetta del Rakaposhi (7782 m) per lo spigo-lo sud-ovest. Entrambi riportarono conge-lamenti mentre un altro partecipante per-de la vita. Il Rakaposhi (in lingua hunza si-gnifica ‘muro lucente’), chiamato ancheRakapushi e Dumani (‘madre delle neb-bie’) è situato sulla sinistra orografica delfiume Hunza dominandone la valle.

1959Spedizione italiana diretta da G.Monzino al Kanjut Sar (7760 m).Partecipano J. Bich, L. Carrel, M. Carrel,P. Cerretelli, M. Lombard, L. Marimonti,P. Nava, C. Pellissier, P. e P. Pession, L.Tamone. Il 19 luglio Bich e Pellissier par-tono dal campo VI (7000 m) e salgonoper la cresta sud ma poco dopo Bich è co-stretto a rinunciare e Pellissier prosegueda solo per oltre 500 metri di dislivello fi-no alla cima. Per l’epoca, la salita allavetta di Pellissier in solitaria è uno splen-dido risultato.

1960Gli austriaci G. Starker e D. Marchartraggiungono la vetta del Distaghil Sar(7885 m) salendo per la parete sud e lacresta ovest. Il Distaghil Sar è la monta-gna più alta dell’area del ghiacciaiodell’Hispar.

1960W. Noyce e J. Sadler, membri di una spe-dizione anglo-americana giungono invetta al Trivor (7728 m).

1964Gli austriaci H. Schell e L. Schlömmergiungono in vetta al Momhil Sar (7343m), salendo dal colle che lo separa dal vi-cino Trivor.

1968Spedizione austriaca al Diran (7257 m).Arrivano in vetta R. Goeschl, R. Pischin-ger e H. Schell.

1971Spedizione austriaca al Malubiting (7458m). Arrivano in vetta K. Pirker, H. Schell,H. Schindlbacher e H. Sturm salendo perla cresta nord-est. Il Malubiting è situatoa nord-est della confluenza fra il fiumeIndo e il fiume Gilgit.

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8100 metri, a soli 50 metri dal campo IX dove si erano accampati Compagnoni e Lacedelli.Secondo gli accordi Bonatti e Mahdi avrebbero dovuto arrivare con le bombole al campoIX e lì accamparsi, ma Compagnoni e Lacedelli si erano spostati in un luogo diverso e piùalto. Bonatti e Mahdi dovettero passare la notte all’aperto in un buco scavato nella neve aquota 8100, senza attrezzature adeguate, rischiando di morire. La nottata trascorse in unallucinante dormiveglia scandito da una bufera di neve e dalla necessità di percuotersi pe-riodicamente gli arti per evitare il congelamento. Al primo albeggiare Mahdi scese da so-lo fino al campo VIII, in seguito raggiunto anche da Bonatti mentre nel frattempoCompagnoni e Lacedelli, secondo la versione di Bonatti, recuperarono le bombole del-l’ossigeno riuscendo così a raggiungere la vetta; sulla relazione ufficiale risultava inveceche l’ossigeno terminò molto prima dell’arrivo e che le ultime faticosissime centinaia dimetri furono fatte senza questo ausilio.

Fra le due versioni quote dei campi e del bivacco, orari, uso dell’ossigeno e altri parti-colari essenziali non corrispondono; nella relazione ufficiale alcuni dati sono addiritturain contraddizione. L’incongruenza degli elementi può essere in parte spiegata dal fatto chedurante la spedizione Desio era sempre rimasto al campo base e quindi aveva trascritto le

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La verdeggiante valle dell’ Hunza dominata dal M. Rakaposhi (7782 m).

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fasi della scalata sulla base delle testimonianzedegli alpinisti; per gli ultimi giorni della salitaaveva addirittura utilizzato soltanto la versionedi Lacedelli e Compagnoni che erano arrivatisulla vetta.

Anche sulla carta ufficiale del K2 realizzatadall’Istituto Geografico Militare in scala1:12 500, alcuni dati differiscono dalla pubbli-cazione di Bonatti: l’itinerario dell’ultimo trattodella salita; la posizione e la quota dell’ultimocampo, sulla carta collocato a quota 8060 mmentre nella versione di Bonatti si trova a 8150m; la posizione e quota del bivacco di Bonatti,sulla carta a quota 7990 m mentre nella sua ver-sione è a 8100 m.

Bonatti fu persino accusato dalla stampa diaver utilizzato parte dell’ossigeno delle bombo-le, di aver volontariamente bivaccato senza rag-giungere i compagni al campo IX che si trovavaleggermente spostato rispetto alla via più diret-ta, per poter attaccare personalmente la vetta ilgiorno successivo e di aver abbandonato l’hun-za Mahdi (GIGLIO N., 1964). Queste accuse fu-rono controbattute da Bonatti con una querelaper diffamazione risoltasi in tribunale con esitoa lui favorevole.

Desio ha sempre sostenuto la veridicità del-la versione ufficiale ed il Club Alpino Italiano,nonostante i molti appelli provenienti non solodall’ambiente alpinistico, aveva sempre mante-nuto un atteggiamento indifferente sulla que-stione.

La stampa riprese la vicenda nel 1994. Nelmese di giugno sulla rivista di montagna Alpvengono pubblicate alcune fotografie scattateda Compagnoni e Lacedelli sulla vetta del K2,non riportate nel libro ufficiale di Desio. RobertMarschall di Melbourne, chirurgo in pensionenonché alpinista che si era appassionato alla vi-cenda, le aveva rinvenute nell’edizione inglesedi Berge der Welt, una rivista svizzera di mon-tagna pubblicata nel 1955. In una di queste fo-tografie appariva Compagnoni sulla vetta conuna bombola di ossigeno e la maschera ancorasul viso; questa immagine contrastava in ma-niera palese con la relazione ufficiale in cui sisosteneva che l’ossigeno era terminato alle ore

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1971Nel mese di agosto una spedizione po-lacca diretta da A. Zawada raggiunge lacima del Khunyang Chhish (7852 m) perla cresta sud partendo dal ghiacciaioPumari Chhish. È un grande successo perl’alpinismo polacco funestato però dallamorte dell’alpinista J. Franczuk.

1974Spedizione congiunta polacco-tedescasotto la guida di J. Kurczab allo Shispare(7611 m), situato sulla destra orograficadel fiume Hunza a nord della città diKarimabad o Baltit dal nome dell’anticoforte restaurato.Il 21 luglio arrivano in vetta H. Bleicher, L.Cichy, M. Grochowski, J. Holnicki-Szulc,A. Mlynarczyk, H. Oberhofer e J. Poreba.H. Borchers muore per una valanga.

1976I tedeschi H. Bleicher e H. Oberhofer rag-giungono nel mese di giugno la cima delBatura I o Batura Sar (7785 m), situata adovest del fiume Hunza e parte del gruppodel Batura. Altre cime superiori ai sette-mila metri sono il Batura II (7762 m), ilBatura III (7729 m) e il Batura IV (7594 m).Il versante nord del Batura, formato daun’impressionante muraglia di ghiaccioalta tremila metri, viene chiamato BaturaWall e non è mai stato tentato per la pe-ricolosità dovuta al distaccamento conti-nuo di blocchi di ghiaccio.Il Batura II (o Pik 31, o Hunza Kunji) è lamontagna più alta della terra ancora in-violata nonostante cinque tentativi di sa-lita, ultimo dei quali nel luglio 2005 daparte dell’italiano S. Moro insieme all’a-mericano J. Oqwyn.

1979I giapponesi S. Chiba, K. Minami, M.Oshahi e M. Yokoyama della spedizionedell’Hokkaido Alpine Association salgo-no il Pumari Chhish, o Pumari (7492 m)per la cresta nord. La grande parete sudche domina il ghiacciaio Hispar resta an-cora inviolata.

1980I polacchi R. Kowalewski, A. Bielun e T.Piotrowski giungono in vetta dalla puntasud, la più elevata dello Yazghil Dome(7559 m), situato a sud-est del DistaghilSar.

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1954 Spedizione italiana guidata Prima salita del K2, Achille Compagnonida Ardito Desio per lo Sperone Abruzzi Lino Lacedelli

1979 Spedizione internazionale Tentativo di apertura Reinhold Messnerguidata da della via “Magic Line”Reinhold Messner Salita in vetta

per lo Sperone Abruzzi

1983 Spedizione italiana guidata Salita in vetta Agostino Da Polenzada Francesco Santon per lo Spigolo Nord Fausto De Stefani

Sergio Martini

1986 Spedizione italiana guidata Tentativo lungo Gianni Calcagnoda Agostino Da Polenza lo sperone Sud Sud-Ovest Tullio Vidoni

Salita in vetta per Soro Doroteilo Sperone Abruzzi Martino Moretti

1996 Spedizione italo-polacca Salita in vetta Marco Bianchiguidata da Krzysztof Wieliki per lo Spigolo Nord Christian Kuntner

2000 Spedizione internazionale Salita in vetta Abele Blancper lo Sperone Abruzzi Marco Camandona

2001 Spedizione internazionale Salita in vetta Hans Kammerlanderdalla via Cesen

2004 Spedizione comitato Salita in vetta Silvio Mondinelli“EV - K2 - CNR” per lo Sperone Abruzzi Karl Unterkircher

Walter NonesMichele CompagnoniUgo Giacomelli

2004 Spedizione Salita in vetta Mario DibonaScoiattoli di Cortina per lo Sperone Abruzzi Renato Sottsass

Marco Da PozzoRenzo BenedettiMario LacedelliLuciano Zardini

2006 Spedizione italiana Salita in vetta Romano Benetdei coniugi Benet Meroi per lo Sperone Abruzzi Nives Meroi*

1996 Spedizione italiana guidata Salita in vetta Salvatore e Mario Panzerida Agostino Da Polenza per lo Sperone Abruzzi Giulio Maggioni

Lorenzo Mazzoleni

Gli italiani arrivati in vetta al K2 (aggiornamento al 2006)

*Nives è la prima donna italiana ad arrivare in vetta

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1984Spedizione congiunta pakistano-austriacadiretta da R. Wurzer che sale lo YukshinGardan Sar (7469 o 7530 m secondo le fon-ti), situato a nord-ovest del Kanjut Sar.Arrivano in vetta W. Bauer, W. Bergmayer,W. Brandecker e R. Streif.

1996Due spedizioni giapponesi separate raggiun-gono la cima dell’Ultar Sar o Ultar, Ultar II,Bojohagur Duanasir II (7388 m), situato anord di Karimabad, poco a sud dello Shispare.La breve distanza dal fondovalle rende il ver-sante meridionale molto ripido e spettacola-re, oltre 5000 metri di dislivello per soli ottochilometri di distanza da Karimabad.Nella prima spedizione salendo dal versantesud-ovest arrivano in vetta K. Matsuoka e A.Yamazaki, che morirà durante la discesa.Nella seconda vi arrivano K. Takahashi, M.Ando, R. Hoshino, W. Saito e N. Tsutsumi sa-lendo per la cresta sud.

L’isolamento geografico di queste aree, situa-te nella parte sud-est del Karakorum, le rendefra le più remote della catena. Peculiarità so-no le grandi distese di ghiaccio, fra le quali ilSiachen, il ghiacciaio più esteso delKarakorum. Attualmente la situazione politi-ca e la disputa militare fra India e Pakistan hainterdetto l’accesso all’area Siachen-Rimo,quindi in tempi recenti l’attività alpinistica èstata piuttosto limitata con presenza quasiesclusiva di spedizioni giapponesi, spessocongiunte con esercito indiano o pakistano.Alcuni gruppi montuosi restano tutt’oggi qua-si sconosciuti, soprattutto il Teram Kangri,l’Apsarasas e il Rimo, situati fra i ghiacciaiTeram Shehr (ad ovest) e Rimo (ad est). Questidue ghiacciai sono collegati dal passo Italia(6096 m), percorso per la seconda volta nel2002 da una spedizione indo-giapponese, 73anni dopo la spedizione di Dainelli.

1962Gli alpinisti giapponesi Y. Takamura, A. Saitoe il capitano pakistano Bashir, che fanno par-te di una spedizione congiunta fra Pakistan eGiappone, raggiungono la vetta del SaltoroKangri, 7742 metri, la cima più alta dell’areadel Siachen.

Area dei ghiacciai Siachen e Rimo(o Rimu) e valle del Saltoro

In ombra il profilo tormentato della superficie delBaltoro; particolare della torre Uli Biaho (6109 m).

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1970Gli austriaci von der Hecken, G. Haberl, E. Koblmüller, G. Pressl salgono il K6, 7280 m, per la cresta sud-est. IlK6 è un importante picco situato a sud del Chogolisa, verso la valle del Saltoro, in un’area di recente interessealpinistico. La sua posizione dominante la valle e la parete verticale a gradoni gli conferiscono un aspetto im-pressionante.

1973Una spedizione dell’esercito indiano diretta da J. Singh sale il Saser Kangri I (o K 22), 7672 m. Questa è la ci-ma più alta dell’area del Siachen, facente parte del gruppo del Saser Kangri, composto da diverse altre cimesuperiori ai settemila metri e situato fra le valli del Shyok e del Nubra, circa 50 chilometri a nord di Leh. Daricordare la tragedia successa nel 1995, quando 13 membri di una grande spedizione indiana del SC Negi,nel tentativo di salita scompariranno travolti da una valanga.

1974Spedizione giapponese diretta da G. Iwatsubo al K12, 7428 metri. S. Takagi e T. Ito arrivano in vetta, ma non ri-tornano: dispersi, senza lasciare tracce. Nel 1975 un’altra spedizione giapponese raggiunge la vetta per lo stes-so itinerario, effettuando anche la ricerca dei due dispersi ma senza successo.

1975Spedizione giapponese nel gruppo del Teram Kangri (o Teram Scher), che comprende altre cime superiori aisettemila metri, alcune ancora inviolate. K. Kodaka e Y. Kobayashi salgono il Teram Kangri I (7462 m) e ilTeram Kangri II (7406 m). Per la cresta sud prima raggiungono la cima Teram Kangri II, poi la cima TeramKangri I. Questa cima sarà salita soltanto un’altra volta, nel 1992, da una spedizione dell’esercito indiano di-retta dal Col. M. S. Gill.

1976Una spedizione giapponese sale per la prima volta lo Sherpi Kangri, 7380 m, situato a nord-ovest del gruppomontuoso del Saltoro.

1976Un’altra spedizione giapponese sale per la prima volta l’Apsarasas I, 7245 m. Questa è la vetta più alta dell’o-monimo gruppo fra i meno conosciuti al mondo; infatti, alcune cime del gruppo sono ancora inviolate.

1976Ancora una spedizione giapponese sale per la prima volta il Singhi Kangri, 7202 m, per il versante nord.

1984Prima ascensione del Rimo IV, 7169 m, da parte di una spedizione militare indiana. Il Rimo IV è la cima me-no elevata del gruppo del Rimo, composto da quattro cime distinte (Rimo I 7385 m, Rimo II 7373 m, Rimo III7233 m). Questo gruppo è situato in posizione isolata, al centro dell’omonimo ghiacciaio. Nel 1985 una spe-dizione indo-britannica sale il Rimo III (D. Wilkinson e J. Fotheringham in vetta); nel 1988 una spedizione in-do–giapponese sale il Rimo I. Questa salita include circa 1500 metri di impegnativa arrampicata in tecnicalibera. Nel 1989 viene salito il Rimo II da una spedizione indo-britannica.

1984Viene salito per la prima volta il Mamostong I, 7516 metri, da una spedizione indo-giapponese per la crestanord-est. In vetta giungono N. Yamada, K. Yoshida, R. Sharma, P. Das, e H. Chauhan. Il gruppo delMamostong Kangri (Mamostong significa ‘la montagna dei mille dèmoni’) è situato fra le valli del Shyok e delNubra, a sud-est del ghiacciaio Siachen. Nel 1993 gli austriaci W. Kolblinger, W. Mortl, G. Steinmayr e R.Streif saliranno il Mamostong II, 7023 m, seguendo per la cresta nord-est.

2002Grande spedizione indo-giapponese: dapprima i componenti risalgono la valle del Shyok e giunge al KarakorumPass (prima spedizione a raggiungere il passo dopo 50 anni), poi compiono la traversata dalla valle del Shyok al-la valle del Nubra passando dai ghiacciai Rimo, Teram Shehr, Siachen, superando il passo Italia, 73 anni dopo laspedizione di Dainelli. Durante la spedizione H. Sakai e Y. Tanahashi salgono la per la prima volta la torre Terong(o Padmanabh), 7030 metri. Dall’ultimo campo posto a 6750 m, impiegano oltre 11 ore di difficile arrampicataper arrivare in vetta.

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16,00 a quota 8400 m, due ore prima dell’arrivo in vetta. Sui giornali italiani la questionevenne riaperta e la stampa si schierò a sostegno della versione di Bonatti.

Mentre Desio non espresse alcun commento, il Club Alpino Italiano finalmente si pro-nunciò. L’allora presidente Roberto De Martin affermò pubblicamente che il C.A.I. si eramantenuto troppo al di fuori della vicenda e che si era astenuto dall’appurare ufficialmen-te la verità come avrebbe dovuto; a questa mancanza decise di porre rimedio e per festeg-giare più degnamente il 40o anniversario della salita del K2 venne pubblicata sulla Rivistadel C.A.I. organo di stampa ufficiale dell’associazione, la versione di Walter Bonatti. Nonsolo, nel febbraio del 2004, il C.A.I. nominava una commissione composta da ‘tre saggi’,Fosco Maraini, Alberto Monticone e Luigi Zanzi, incaricata di appurare «con metodo sto-riografico, quale sia la verità provata su documenti (cioè la verità storica)» e di accertare ipunti controversi della relazione ufficiale della salita dal campo VII alla vetta del K2, perriconoscere il ruolo svolto nella spedizione da Walter Bonatti. La commissione redige undocumento di 39 pagine concludendo che «ritiene fondamentale ed imprescindibile che[…] il CAI […] si faccia carico affinché la relazione di Desio venga considerata soltantocome la versione storicamente elaborata dal capospedizione, senza assumere la stessa co-me unica relazione ufficiale e tanto meno come versione accertata in chiave critico-stori-ca» (http://K2.cai.it/relazione-maraini-monticone-tanzi.pdf/file-view). o

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