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L’estate, forse più di qualsiasi altra stagione, possiede connotati del tutto propri che la rendono unica e diversa. Più che nel resto dell’anno, i suoi ritmi e stili di vita, portano a fantasticare vacanze, mare, viaggi e divertimento; insomma, evasione. Mai, come in questi mesi, si cerca di dare contenuti e risposte al tempo così detto “libero” che scaturisce dalla chiusura delle scuole e dalle ferie che, quasi sempre, si concentrano proprio tra luglio e agosto. E’ così per tutti: singoli e organismi, compresa la Parrocchia. Anche la nostra comunità, concluse le attività pastorali annuali, sembra come perdere il suo normale volto. La gente parte, si disperde in mille luoghi diversi, dentro un mondo diventato ormai piccolo villaggio, per ricomporsi altrove: al mare o ai monti, nei centri di benessere o sui parchi, nelle città d’arte del nostro vecchio continente, oppure nei paradisi esotici di terre a noi lontane. E c’è pure chi decide di sostare un po’ nei luoghi in cui si esalta l’Infinito e il Trascendente e chi sceglie, - magari, - di mettersi al servizio del prossimo dentro strutture di volontariato per consentire ad altri fruttuose esperienze di vacanze autenticamente libere e appaganti. Penso, ad esempio, ai ragazzi e alle ragazze e, in genere, agli animatori, che ogni anno, gratuitamente, collaborano presso la casa al mare della nostra parrocchia, per assicurare soggiorni sereni e arricchenti ai bambini o momenti formativi a giovani e preadolescenti. Purtroppo, c’è anche chi identifica la vacanza con il sentirsi libero di rigettare tutto ciò che appartiene alla vita ordinaria, Dio compreso. E così, con i libri, gli orari rigidi e il rispetto dei vari impegni quotidiani, si decide di fare a meno anche della fede e di quanto attiene alla sfera della vita spirituale. La vacanza, allora, si trasforma in tempo vuoto che rischia di sprofondare nella noia di gesti e di comportamenti che banalizzano persone e cose e che portano solo smarrimento. L’estate non può essere intesa come l’occasione propizia per lasciarsi andare alle sbandate o per allontanarsi dalle regole del buon vivere. Al centro ci deve essere sempre la persona con tutta la sua dignità. Ne consegue che anche questa stagione, pur con modalità diverse, è tempo da destinare all’arricchimento culturale e spirituale della propria vita; tempo per sé e tempo per gli altri; tempo per le amicizie e tempo per un recupero di serenità e di ella suggestiva Piazza Sa Gruxi de Seddanus , Sabato 5 luglio a partire dalle ore 21.30 si è svolta la 6^ edizione de “Sa Notti de Lugori”. È una rassegna d’arte varia, organizzata dal Coro Polifonico “Citta’ di Villacidro” in un angolo suggestivo della parte alta del paese, sempre lontano dai grandi eventi culturali e che comunque si presta a queste manifestazioni, offrendo nel contempo allo spettatore anche l’occasione di godere di uno scorcio panoramico straordinariamente bello. Negli anni 60 la piazza era frequentata dai cittadini che volevano sfuggire alla calura estiva del centro del paese. La chiusura del bar ha portato all’abbandono di questo spazio. Il discorso è stato riaperto dal coro nel tentativo di attirare l’attenzione di tutti verso questa piazza, che se curata e attrezzata anche nelle zone circostanti, può costituire una importante attrazione. Questo, dunque, lo scenario in cui si è svolto lo spettacolo. Nel rispetto della natura, mentre in pianura risplendevano le mille luci dei paesi del Campidano, impreziosito dai fari collocati dagli organizzatori per illuminare la piazza, la serata ha riscosso un grande consenso e ha visto la partecipazione di tantissima gente. La manifestazione era incentrata, senza interruzioni, su una serie di spettacoli che spaziavano dalla musica suonata e cantata, alla recitazione di attori e all’improvvisazione poetica di cittadini che colti da ispirazione hanno scelto di proporre i loro versi. Lo spettacolo si è iniziato con il “Concerto d’Estate” offerto dalla Banda Musicale Santa Cecilia di Villacidro, diretta dal M° Marco Caboni. Che ha presentato temi di musica leggera di autori famosi adattati per Banda. A seguire si è esibito il Coro Polifonico “Citta’ di Villacidro” che ha presentato un repertorio che spaziava dal moderno nazionale ed internazionale al tradizionale in lingua campidanese, ed infine il Coro della Scuola Media diretti entrambi dal M° Massimo Atzori. L’esibizione dei ragazzi della Scuola Media è stata accolta con molta simpatia dai presenti ed era il frutto di un progetto seguito dalla Prof.ssa Luisella Carreras durante l’ultimo anno scolastico. E’ poi seguito, applauditissimo, lo spazio teatrale che ha potuto contare sulla partecipazione di Gianluca Medas, che ha recitato alcuni brani tratti dal romanzo di Sergio Atzeni “Bellas Mariposas”. Nella sua esibizione è stato accompagnato dal chitarrista Andrea Congia. Dopo la parentesi teatrale ad occupare la scena è intervenuto, anch’esso molto gradito, il coro “TASIS” di Isili, diretto dal M° Antioco Ghiani. Il complesso è un coro tradizionale che a Villacidro ha fatto la sua prima apparizione durante il Carnevale delle Bande, vincendo anche il 1° premio della sezione cori del concorso “Sa Mellus Cumpangia”. La chiusura della serata è stata affidata al quartetto “TTH” composto da Maurizio Floris, sax, Francesco Bachis, Tromba, Sergio Mattana, Percussioni e Gianluca Pitzalis, Trombone. Nel succedersi delle esibizioni si sono inseriti i poeti dilettanti che hanno recitato le loro composizioni. Il Cronista Estate insieme: sa notti de lugori 6° ed. Villacidro 5 luglio 2008 N

Estate insieme: sa notti de lugori 6° ed. Villacidro 5 ...Tromba, Sergio Mattana, Percussioni e Gianluca Pitzalis, Trombone. Nel succedersi delle esibizioni si sono inseriti i poeti

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Page 1: Estate insieme: sa notti de lugori 6° ed. Villacidro 5 ...Tromba, Sergio Mattana, Percussioni e Gianluca Pitzalis, Trombone. Nel succedersi delle esibizioni si sono inseriti i poeti

L’estate, forse più di qualsiasi altrastagione, possiede connotati del tuttopropri che la rendono unica e diversa.Più che nel resto dell’anno, i suoi ritmie stili di vita, portano a fantasticarevacanze , mare , v i agg i edivertimento; insomma, evasione.Mai, come in questi mesi, si cercadi dare contenuti e risposte al tempocosì detto “libero” che scaturiscedalla chiusura delle scuole e dalleferie che, quasi sempre, siconcentrano proprio tra luglio eagosto. E’ così per tutti: singoli eorganismi, compresa la Parrocchia.Anche la nostra comunità, conclusele attività pastorali annuali, sembracome perdere il suo normale volto. Lagente parte, si disperde in mille luoghidiversi, dentro un mondo diventatoormai piccolo villaggio, per ricomporsialtrove: al mare o ai monti, nei centridi benessere o sui parchi, nelle cittàd’arte del nostro vecchio continente,oppure nei paradisi esotici di terre anoi lontane. E c’è pure chi decide di

sostare un po’ nei luoghi in cui si esaltal’Infinito e il Trascendente e chi sceglie,- magari, - di mettersi al servizio delprossimo dentro s t rut ture divolontariato per consentire ad altri

fruttuose esperienze di vacanzeautenticamente libere e appaganti.Penso, ad esempio, ai ragazzi e alleragazze e, in genere, agli animatori,che ogni anno, gratuitamente,collaborano presso la casa al mare dellanostra parrocchia, per assicuraresoggiorni sereni e arricchenti aibambini o momenti formativi a giovanie preadolescenti.

Purtroppo, c’è anche chi identifica lavacanza con il sentirsi libero di rigettaretutto ciò che appartiene alla vitaordinaria, Dio compreso. E così, coni libri, gli orari rigidi e il rispetto dei

vari impegni quotidiani, si decidedi fare a meno anche della fede edi quanto attiene alla sfera dellavita spirituale. La vacanza, allora,si trasforma in tempo vuoto cherischia di sprofondare nella noiadi gesti e di comportamenti chebanalizzano persone e cose e cheportano solo smarrimento. L’estatenon può essere intesa comel’occasione propizia per lasciarsi

andare alle sbandate o per allontanarsidalle regole del buon vivere. Al centroci deve essere sempre la persona contutta la sua dignità. Ne consegue cheanche questa stagione, pur conmodalità diverse, è tempo da destinareall’arricchimento culturale e spiritualedella propria vita; tempo per sé e tempoper gli altri; tempo per le amicizie etempo per un recupero di serenità e di

ella suggestiva Piazza SaGruxi de Seddanus , Sabato5 luglio a partire dalle ore

21.30 si è svolta la 6^ edizione de “SaNotti de Lugori”. È una rassegna d’artevaria, organizzata dal Coro Polifonico“Citta’ di Villacidro” in un angolosuggestivo della parte alta del paese,sempre lontano dai grandi eventiculturali e che comunque si presta aqueste manifestazioni, offrendo nelcontempo allo spettatore anchel’occasione di godere di uno scorciopanoramico straordinariamente bello.Negli anni 60 la piazza era frequentatadai cittadini che volevano sfuggire allacalura estiva del centro del paese. Lachiusura del bar ha portatoall’abbandono di questo spazio. Ildiscorso è stato riaperto dal coro neltentativo di attirare l’attenzione di tuttiverso questa piazza, che se curata eattrezzata anche nelle zone circostanti,può costituire una importanteattrazione. Questo, dunque, lo scenarioin cui si è svolto lo spettacolo. Nelrispetto della natura, mentre in pianurarisplendevano le mille luci dei paesi

del Campidano, impreziosito dai faricollocati dagli organizzatori perilluminare la piazza, la serata hariscosso un grande consenso e ha vistola partecipazione di tantissima gente.La manifestazione era incentrata, senzainterruzioni, su una serie di spettacoliche spaziavano dalla musica suonatae cantata, alla recitazione di attori eall’improvvisazione poetica di cittadiniche colti da ispirazione hanno sceltodi proporre i loro versi. Lo spettacolosi è iniziato con il “Concerto d’Estate”offerto dalla Banda Musicale SantaCecilia di Villacidro, diretta dal M°Marco Caboni. Che ha presentato temidi musica leggera di autori famosiadattati per Banda. A seguire si è esibitoil Coro Polifonico “Citta’ di Villacidro”che ha presentato un repertorio chespaziava dal moderno nazionale edinternazionale al tradizionale in linguacampidanese, ed infine il Coro dellaScuola Media diretti entrambi dal M°Massimo Atzori. L’esibizione deiragazzi della Scuola Media è stataaccolta con molta simpatia dai presentied era il frutto di un progetto seguito

dalla Prof.ssa Luisella Carreras durantel’ultimo anno scolastico. E’ poi seguito,applauditissimo, lo spazio teatrale cheha potuto contare sulla partecipazionedi Gianluca Medas, che ha recitatoalcuni brani tratti dal romanzo di SergioAtzeni “Bellas Mariposas”. Nella suaesibizione è stato accompagnato dalchitarrista Andrea Congia. Dopo laparentesi teatrale ad occupare la scenaè intervenuto, anch’esso molto gradito,il coro “TASIS” di Isili, diretto dal M°Antioco Ghiani. Il complesso è un corotradizionale che a Villacidro ha fattola sua prima apparizione durante ilCarnevale delle Bande, vincendo ancheil 1° premio della sezione cori delconcorso “Sa Mellus Cumpangia”. Lachiusura della serata è stata affidata alquartetto “TTH” composto daMaurizio Floris, sax, Francesco Bachis,Tromba, Sergio Mattana, Percussionie Gianluca Pitzalis, Trombone. Nelsuccedersi delle esibizioni si sonoinseriti i poeti dilettanti che hannorecitato le loro composizioni.

Il Cronista

Estate insieme: sa notti de lugori 6° ed.Villacidro 5 luglio 2008

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iglia di Lorenzo Mogas e diMaddalena Fontcuberta, agiatiproprietari terrieri, Maria Anna

Mogas nacque a Corró de Vall(Barcellona), il 13 gennaio 1827.Venne educata in famiglia ad unacoerente vita cristiana. La serenità dellafamiglia però venne meno nel 1834con la morte del padre, seguita nel1840 da quella della madre. Rimastaorfana la prese con sé la zia e madrinaMaria Mogas che la condusse aBarcellona, dove proseguì gli studiiniziati. Verso il 1848 Maria Anna, cheera orientata ad una vita religiosa eall'apostolato parrocchiale, si unì adun gruppo di novizie cappuccineesclaustrate dalla persecuzioneant i re l igiosa di quel tempo,intenzionate a costituire un centroscolastico per l'educazione cristianadella gioventù. Con il consiglio e ladirezione spirituale di padre José Tous,anch'egli fuori dal convento, le treamiche costituirono a Ripoll (Gerona)l'Istituto delle Terziarie Cappuccinedel Divin Pastore. Il 27 maggio 1850,fu aperta la Casa di Ripoll e il 13giugno successivo Maria Anna Mogas,avuto il consenso del suo parroco edella zia, raggiunse le compagnediventando la prima superiora,nonostante fosse ancora una novizia.In città, le religiose cominciarono adessere conosciute come “signoredell'insegnamento”. Il 25 gennaio 1851emise la professione, prendendo inpieno la carica di Superiora e nel marzo1853 conseguì il diploma di maestra,così da poter assumere anche ladirezione della scuola. Una delle suecompagne preferì ritirarsi in unconvento di clausura e con padre JoséTous, nominato direttore generale, marisiedente a Barcellona, tutto il lavoro

gravò sulla sua persona. Riuscìcomunque con una sapiente e saggiadirezione a portare l'Istituzione versouno straordinario sviluppo. Nei primianni si dedicò a consolidare l'attivitàdella Casa di Ripoll, le suorea u m e n t a v a n o d i n u m e r o ,perfezionavano la loro condotta eosservanza religiosa, il metodod'insegnamento migliorò, così pure ladisciplina, a vantaggio delle allieve.Facendo tesoro dei consigli di S.Antonio Maria Claret , riuscì a nonfondere il suo Istituto con altreComunità e tra il 1858 e il 1862, aprìaltre Case a San Quirico di Besora,Capellades e Barcellona con varieforme d'insegnamento e assistenza.Nel 1865 su invito del vescovodimissionario don Benito Serra, giunsein Castiglia con tre suore, per aprire egestire un centro destinato adaccogliere e rieducare le giovaniprostitute. Tre anni dopo, chieseconsiglio all'arcivescovo AntonioClaret, che l'aiutò a trovare una casae dei benefattori e nel contempo laindirizzò all’insegnamento nei quartieripoveri, e più bisognosi. Nel 1868madre Mogas riuscì ad aprire uncollegio a Madrid. Intanto nel 1871p a d r e J o s é T o u s m o r ìimprovvisamente, mentre si prodigavaper fare approvare ufficialmente laCongregazione delle “Cappuccinedella Madre del Divin Pastore”. SuorMaria Anna si trovò così in difficoltàper i contrasti sorti in merito alladirezione dell'Istituto, dovuti alladistanza fra le Comunità di Barcellonae Madrid. Allora, la coofondatrice sirivolse al cardinale Cirillo Alameda,primate di Toledo, per affidargli ladirezione, già compito del defuntopadre Tous, ma le suore di Barcellona

si opposero e non la riconobbero piùcome superiora. Ne scaturì una rotturafra le due Comunità e la formazionedi due rami religiosi diversi: Le“Francescane Missionarie della Madredel Divin Pastore” con le suore cheseguirono madre Mogas e le“Cappuccine della Madre del DivinPastore” con le religiose di Barcellona.I due Istituti furono legalmentecostituiti il 26 novembre 1872 con sedea Madrid e a Barcellona e inutili furonotutti i tentativi di riunificazione; ciòprocurò molte sofferenze morali eanche fisiche alla fondatrice. LeCostituzioni dei due Istituti furonoapprovate lo stesso giorno dallerispettive diocesi. Madre Mogas aprìnegli anni successivi ben sette Case invarie città spagnole, iniziando anchele trattative per una missione a Tangeriin Africa. Dopo aver dedicato tutta lavita al servizio delle sue consorelle edella gioventù, fu colpita da un primoattacco di apoplessia nel 1878 e il suostato fisico andò peggiorandoprogressivamente. Morì il 3 luglio1886. La causa per la sua beatificazionefu introdotta a Roma l'11 giugno 1977ed è stata proclamata beata da papaGiovanni Paolo II il 6 ottobre 1996.

Beata Maria Anna MogasF

comportamento sempre prudente; 10)attenzione e vigilanza, perché i pericolivengono anche dagli altri. Si sa che inmolte città, l’ammontare di una polizzaper un neopatentato può arrivare anchea 2000 €. E così non è raro il caso digiovani che aggirano la legge,intestando la loro auto a genitori o anonni. C’è da augurarsi che l’iniziativavenga accolta favorevolmente. Siavrebbero soltanto dei vantaggi,consistenti, di qualità e per tutti. Non

si dimentichi che gli incidenti stradali,in Italia, incidono pesantemente in viteumane, soprattutto, molto più che intante altre nazioni. Nel 2007, adesempio, le assicurazioni hannorisarcito i danni di oltre dieci milionidi incidenti stradali con un costocomplessivo di 25 miliardi di euro. Lestatistiche, stavolta del 2006,impietosamente ci ricordano che lamedia dei morti sulle strade è di 16 algiorno (oltre 5800 vite distrutte), il

doppio di quanto avviene nel Regno

Unito, in Svezia e in Olanda; il

cinquanta per cento in più rispetto alla

Germania e il quindici per cento in più

della Francia. Ben vengano, dunque

questi incentivi. Mai, come in questo

caso, infatti, resta vero il nuovo modo

di sentenziare: “Guidi piano, paghi

meno e vivi meglio”. Evviva la

saggezza e la prudenza!

Sarlio Vorini

Martedì – mercoledì e giovedì (29-31 luglio): Triduo in onore del Santo (nella chiesetta) ore 18,30 Recita comunitaria del Rosario ore 19,00 Santa Messa

Venerdì 1 Agostoore 18.00 S.Messa nella chiesa parrocchiale. Partenza della Reliquia del Santo verso la chiesa campestre.ore 20.00 Accoglienza della Reliquia nella Chiesa campestre, canto de “is Goggius”, bacio della reliquia e

benedizione.

Sabato 2 Agostoore 18.00 Presso la chiesa di S. Sisinnio: recita del Rosario, S. Messa con omelia e processione e canto de IsGoggius.

Domenica 3 Agostoore 7.00 S. Messa solenne nella Chiesa campestre con panegirico.ore 9.30-11.00 SS. Messe nella Chiesa Parrocchiale.ore 18.00 S. Messa in parrocchia

Partenza della Reliquia dalla chiesa campestreore 19.00 Dalla Croce di Lacuneddas, processione per il rientro della reliquia verso la chiesa parrocchiale.

Lunedì 4 Agostoore 7.30-9.30 SS. Messe nella Chiesa Parrocchiale.ore 18.00 S. Messa con omelia.ore 18.45 Processione in paese: Itinerario: Via Vittorio Emanuele, Via Pineta, Via Tuveri, Via XX Settembre,

Piazza Zampillo, Chiesa parrocchiale.

San Sisinnio martire:i festeggiamenti religiosi

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l Consiglio di Circolo, della

Direzione Didattica di Villacidro,

in data 27 Febbraio 2008, in merito

all’attribuzione del nome Giuseppe

Dessì al Circolo Didattico, aveva

deliberato all’unanimità che si seguisse

tutto l’iter burocratico per procedere.

Al t re t tanto aveva del ibera to

precedentemente il Collegio dei

Docenti.

La legge n. 1188 del 1927 e la C.M.

n. 313 del 1980, aventi per oggetto

“Intitolazione di scuole, di aule

scolastiche …”, legittimava la volontà

di perseguire l’obiettivo. La proposta

era stata caldeggiata, accolta e votata

anche anni addietro, ma proprio le

lungaggini burocratiche avevano

ostacolato la sua realizzazione.

La motivazione e la scelta di intitolare

a Giuseppe Dessì il Circolo Didattico

di Villacidro si identifica nella figura

stessa dello scrittore, uomo di grande

spessore culturale e letterario e di forte

personalità di riferimento per una

scuola in continuo divenire.

Il Circolo Didattico Giuseppe Dessì,

costituito come si sa da quattro plessi

di Scuola Primaria e quattro di Scuola

dell’Infanzia, è uno dei più grandi di

tutta la Sardegna.

La popolazione scolastica è di circa

mille alunni. Il calo delle nascite ha

fatto registrare una contrazione di tre

classi, in questi ultimi anni, resta

tuttavia un circolo numeroso e

impegnativo da gestire. L’obiettivo

della Direzione e di tutti gli operatori

della scuola villacidrese, è quello di

lavorare per vederla crescere sempre

di più in campo educativo e formativo

non dimenticando i valori e le positività

che gli provengono dal passato e dai

tanti che hanno proficuamente speso

le proprie energie per le generazioni

che si sono susseguite nel tempo.

In un clima gioioso di festa, la mattina

del 4 Giugno scorso, presso il Campo

sportivo comunale, si è svolta la

Manifestazione di intitolazione allo

scrittore nostrano Giuseppe Dessì, alla

presenza delle autorità cittadine. Gli

alunni della Scuola dell’Infanzia e

della Scuola Primaria, guidati dai loro

docenti, hanno proposto, alle autorità

e a tutti i presenti, alcuni frammenti

del percorso didattico dell’anno

scolastico. Davvero una bella giornata.

Complimenti a tutti.

M.Rita Marras

n’antica massima ricorda chechi va piano, va sano e valontano. La saggezza di questo

adagio deve avere convinto l’Ania(l’Associazione nazionale delleimprese assicuratrici), la Poliziastradale e alcune associazioni diconsumatori a sottoscrivere un “Pattoper i giovani”. Si tratta, in parolepovere, di una polizza speciale perragazzi e ragazze di età compresa trai 18 e i 26 anni dove sono garantitidegli sconti particolari per questa fasciadi età, ma a una condizione: che siimpegnino a rispettare le regole delcodice della strada. L’obiettivo è quello

di inculcare tra i giovani patentati la“cultura della prevenzione del rischio”.Le statistiche, nella freddezza oggettivadei numeri, ci ricorda che la metà dellevittime di incidenti stradali notturni siregistra nel fine settimana (dal venerdìnotte, alla domenica mattina) e cheuna vittima su due ha un’età compresa,appunto, tra i 18 e i 24 anni.Indubbiamente una grande sfida chemerita il più ampio consenso. Si vuoleaffrontare il grave problema degliincidenti stradali tra i giovani attraversol’educazione. Il patto prevede incentivieconomici, sotto forma di sconti, perchi accetta di rispettare (ma lo

dovrebbe fare per senso diresponsabilità!) le seguenti dieci,semplici regole che già, lo ripeto,dovrebbero fare parte del galateo diogni automobilista: 1) evitare di parlareal telefonino; 2)non tenere lo stereo avolume esagerato; 3) allacciare semprele cinture di sicurezza; 4) divieto dibere alcolici; 5) divieto di assumeresostanze pericolose; 6) non fare salirein automobile più persone di quantosiano permesse; 7) ridurre la velocità,specie di notte; 8) rispettare le distanzedagli altri veicoli; 9) tenere un

attuale papa ha definitol’usura “un’infamia” perchéapprofitta della situazione di

bisogno dei più deboli, distrugge ilegami familiari e produce danniincalcolabili al tessuto sociale di unanazione. I dati che fornisce la ConsultaNazionale Antiusura, voluta dallaChiesa italiana e presente ormai intutte le regioni, appaiono a dir pocoallarmanti. Nell’ultimo anno il numerodei pignoramenti nei confronti di chinon riesce più a fare fronte alla crescitadelle rate del mutuo ha raggiunto il20% (in Italia le famiglie che si trovanoad aver contratto un mutuo per la casaè pari al 13% del totale). Più ingenerale, è stato rilevato che unafamiglia su cinque si dibatte con bilanciin rosso. Questo significa che iconsumi superano le entrate. Si ècalcolato che il numero di famigliecoinvolte in prestiti, finanziarie, ecc…siano circa 5 milioni e tra queste, quasiun quinto (912 mila) vengonoconsiderate ad altissimo rischio. Sonoinfatti, soprattutto, questi nucleifamiliari a rischiare di cadere nelvortice dell’usura. Non potendoonorare un debito, si ricorre subito aun altro, magari affidandosi a individuio a fantomatiche società finanziarieche praticano tassi da capogiro e dandoorigine, con troppa ingenuità, a drammifamiliari da cui non si riesce più aliberarsi e che, magari, sfociano in litisempre più furibonde, in separazioni,divorzi e, talvolta, in gesti ancora piùdrammatici. Deleteria appare inoltrel’abitudine, ormai diffusissima,dell’acquisto a rate delle tecnologieall’ultima moda, dovuta ad unaesasperata mentalità consumistica chefa essere schiavi della pubblicità e chepone tanti in situazione di costante

indebitamento perché induce adacquisti di cui non si è poi in grado digarantire la copertura.U n ’ e m e r g e n z aimprevista, questep e r s o n e , n o nsaprebbero comea f f r o n t a r l a everrebbero a trovarsiin si tuazione diassoluta sofferenzaperché facilmentericattabili da chi,senza scrupolo, promette soluzionifacili, ma con la mentalità dellostrozzino. Talvolta però, a porre incondizioni di rischio una famiglia, nonè la concezione individualistica del“tutto subito”, ma la necessità, adesempio, di spese mediche improvviseo di urgenti investimenti per l’avviodi un’attività economica. Anch’essi,infatti, possono cadere tra le magliedi chi intende lucrare facile. E l’usura,si fa sapere, non è un bubbone presentesoltanto in alcune aree geografiche,ma risulta diffusa in tutto il territorionazionale.Altro comportamento che, spesso,provoca disastri è quello del giocod’azzardo. Si calcola che quest’anno,tra scommesse e videogiochi, siraggiungerà un volume di circa 50miliardi di euro e cioè a una sommapari a quattro manovre finanziarie.Una cifra da capogiro che, ovviamentenon coinvolge allo stesso modo tuttele famiglie. Pare, infatti, che i piùinteressati siano i nuclei familiari conreddito basso o medio basso con unaspesa di 2500 euro l’anno. Lestatistiche parlano del 60% circa difamiglie italiane (corrispondenti a 15milioni) che cerca costantemente lavia della fortuna, talvolta però

infilandosi in tunnel senza vie d’uscita.Anche in questo caso, infatti, per chi

ne resta schiavo, spesso è l’inizio dellafine perché, accanto alla perdita dellaserenità economica, si mette a rischiola tenuta stessa della famiglia. Inutilequindi affidarsi a finanziarie fantasmao al gioco, perché non sono mai lasoluzione. Quando il debito diventaun vortice, ad essere strozzata è la vitastessa.E a Villacidro, qual’è la situazione?Si sa che l’usura è fenomeno moltosotterraneo. Spesso, chi ne è vittima,non ha il coraggio di aprirsi e dichiedere aiuto. Soffre e lotta da solo,ingarbugliandosi sempre più. Edinvece, per liberarsi dallo spettrodell’usura, è assolutamente necessarioaprirsi con persone di fiducia, ribellarsie denunciare i ricatti. Ripeto, lefondazioni antiusura, volute dallaConferenza Episcopale italiana, ormaisono presenti in tutto il territorio, alivello regionale e diocesano, compresala Sardegna. Contattare questi centrinon è difficile, basta informarsi inparrocchia. Naturalmente vieneassicurata piena discrezionalità esegretezza anche perché non sono rarii casi di usura che prendono corponelle relazioni parentali o amicali.Uscirne si può.

Don Giovannino

Usura e gioco d'azzardo: un'infamiaL'

Il Circolo didatticointitolato a Giuseppe Dessì

I

Polizza speciale per i giovaniU

(Continua a pag.15)

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cendendo nel deposito sotto lasua farmacia, viene spontaneoimmaginare che questo rifugio

l’abbia costruito pensando a quandoavrebbe fatto la campagna elettorale.Una scala a chiocciola e poi un brevelabirinto tra scaffali zeppi dimedicinali, garze e pannolini da bebé.Alla fine si entra in un piccolo studio.L’aria è fresca e secca, si sta moltobene. L’intervista a Ignazio Fanni,neosindaco di Villacidro può iniziare.Dottor Fanni, è più semplice fare ilsindaco o il farmacista?Qualsiasi cosa, quando la si sa fare.Quindi lei è convinto di saper fareil sindaco?Una volta che avrò imparato, penso disì.Credeva di poter vincere?Sentivo che il vento era quello, glianziani me lo dicevano: “Questa voltadobbiamo mandarli via”. I giovani listo scoprendo adesso, mi chiamano asedere con loro, mi chiedono di crearelavoro e divertimento. Ho cercato dispiegargli che qualche taglio allo svagolo faremo, ma nulla di drastico,compenseremo con altre iniziative cheriempiranno le serate. Abbiamopromesso di abbassare le tasse, daqualche parte dovremo pure iniziare.L’impatto dei primi giorni?Devastante. Arrivi là e non sai dovesbattere la testa.Per una persona riservata è piùdifficile?Non direi, l’impatto con la gente èstato proprio divertente, è sullaconoscenza della macchina che ci sonodelle difficoltà.La verità, è una macchina scassatao funziona bene?Sembra a posto, soldi da parte non ce

ne sono, ma neppure debiti.Però è tutto da appurare, ilbilancio l’hanno fatto loro.Ci sarà qualcosa darivedere, ma sarebbe daimbecilli disfare tutto. Disicuro alcune cose nonvanno e certi investimentiverranno destinati ad altro.Diminuiremo l’Ici sulleseconde case adibite alleat t ivi tà ar t igianali ecommerciali. Poi cercheremo dicondurre Abbanoa a più miti consigli,visto che l’acqua è nostra. Così comeper la discarica. Dato che ci stannoinquinando il territorio, cercheremo diaverne almeno un vantaggioeconomico, chiedendo tariffe più basse.La cosa più importante di cui vioccuperete all’inizio?L’antincendio, che sulla carta sembravaa posto. In realtà non c’è nulla didefinito, anche la Protezione civile harifiutato di coordinare la campagnacontro il fuoco.Prima entrava in Municipio quasiesclusivamente per consultarel’archivio, grazie alla gentileconcessione di Franco Sedda. Adesso,nei primi giorni di amministrazione,si muove felpato. E’ padrone di casa,ma chiede permesso prima di entrarenegli uffici che dipenderanno da lui.La sua giunta ha appena deciso di farservire il pubblico un’ora prima, magià si mormora che sia pronta unasommossa degli impiegati. Com’è l’approccio con il personaledel Comune? E’ vero che i funzionarisono schierati?Qualcuno ci guarda in cagnesco, maaltri dimostrano di essere contenti, poic’è chi fa buon viso a cattivo gioco.

I n C o m u n e c o m u n q u e n o ncambieremo nulla fino al 31 dicembre.Se dobbiamo fare modifiche, le faremoa ragion veduta, chi merita resterà alsuo posto. Abbiamo mandato inveceuna lettera di diffida alla Villaservice,di cui il Comune è socio dimaggioranza, perché non si faccianonuove nomine.C’è armonia tra voi del lamaggioranza?Per il momento sì. Siamo riusciti atenere unite le tre anime dellacoalizione. Stiamo costituendo ungruppo unico di Rinnovamento perVillacidro, un movimento che ci aiuteràe ci criticherà per stimolarci a farebene.Com’è il rapporto con l’opposizione?Ho chiamato Siro Marrocu e TeresaPani, sembrava che si potesseinstaurare un clima positivo. Inveceho visto che, durante il Consigliocomunale, gli uomini della minoranzasono partiti all’attacco, dandosi lazappa sui piedi. Mi sembra strano chenon si siano resi conto che stavanoperdendo le elezioni…Mi dispiace chequalche ex sindaco (e non mi riferiscoall’ultimo) con cui ero in rapportid’amicizia non mi saluti più.

l 5 giugno scorso il C.I.F. allariunione mensile ha invitatol’insegnante Iride Peis che qualche

anno fa pubblicò: “Donne e bambinenella miniera di Montevecchio”.L’incontro si è aperto con la recita deivespri guidata da don Elvio chegentilmente ci ha messo a disposizionela bella sala del seminario. Lapresidente Bruna Cavalli, ha presentatoal folto pubblico la signora Iride, laquale ci racconta come è nato il suointeresse per la gente di miniera. Finda bambina ascoltava e serbava nellasua mente i racconti di miniera.Vicende vissute da suo nonno,fonditore di metalli. In seguito dainsegnante e moglie del medico diMontevecchio, Iride ebbe modo dipenetrare nell’ambiente e nel cuoredella storia della miniera, di ascoltarei racconti degli anziani che erano statiil tessuto di quei fatti e di osservare ledifferenze che ancora dividevano leclassi sociali. Iride, con profondasensibilità e amore per la ricerca storicaha ascoltato testimonianze, si èdocumentata negli archivi, ha raccoltoi dati su più di cento anni della nostrastoria mineraria, mettendo in luce ilgrande contributo di lavoro e sacrificiodelle donne dei nostri paesi, donne ebambine molto richieste dai dirigentiper la grande abilità e sveltezza emanodopera sottopagata. Nel suo libroIride dà voce a tutte le donne che hannovissuto sulla loro pelle fatica e dolore.Quella di Montevecchio era unaminiera ricca di blenda e galena,concessa dal re di Sardegna CarloAlberto nel 1848 all’imprenditoreSanna di Sassari. Dopo aver elargitoricchezze a piene mani la miniera fuchiusa nel 1991 ponendo fine a 143anni di storia mineraria. Storia che

deve essere ricordata etramandata ai nostrig i o v a n i , s t o r i e d isofferenze, di fatiche, diingiustizie, ma anche diprogresso e tecnologiaavanzata. La giornata delladonna dovrebbe ricordare,e ricorderà d’ora in poi,almeno per noi, tutte ledonne e bambine chepatirono e lavorarono inminiera e in particolare le11 donne che persero lavita nella miniera diMontevecchio il 4 maggio 1871 dopouna giornata di duro lavoro. Il fattoavvenne nel cantiere di Atzuni: dallabocca della galleria uscivano i vagonicarichi di minerale che le lavorantispingevano fino alla laveria per lacernita, lavoro esclusivo delle donnee bambine. A poche decine di metridalla laveria si trovava la baracca doveesse alloggiavano per la notte, quandola stanchezza superava il bisogno e ildovere di tornare a casa, Guspinidistava 9 Km e Arbus 6, ma la faticaera tanta per ritornare in paese e inminiera la mattina presto col rischiodi non arrivare in tempo e perdere lagiornata. D’inverno era oltremodopenosa la vita nella baracca, al freddoe al gelo, senza fuoco e senza servizi,trenta, quaranta, tra donne e bambineoccupavano i poveri spazi. Nellabaracca si condividevano dolori esogni, si confortavano le bambinepiangenti, si divideva la minestraquando si riusciva a farla, siraccontavano le pene, si sopportava ilpresente sognando un domani migliore.Soprastante la baracca vi era unserbatoio di 80 metri cubi d’acqua perla vicina laveria. Quella sera fatale una

parete del serbatoio, con la forzadell’acqua, si staccò ricadendo sul tettodella baracca dormitorio che crollòsulle misere donne. Undici di esse vitrovarono la morte istantanea e quattrorimasero ferite. Delle 11 solo cinqueerano grandi, le altre sette eranobambine e adolescenti. Nessuno risultòresponsabile del disastro. La minieraera una fonte di lavoro per tutti, nellesue viscere oscure, nelle laverie, suipiazzali, nelle fonderie e negli uffici,un’umanità operosa scandita dai colpidi martello delle donne che sedute aterra spaccavano le pietre di galena edi blenda e dei ragazzini che andavanoavanti e indietro a scaricare le carriole.Donne e bambini erano i più ricercatima anche meno pagati e senza diritti.Il pubblico numeroso del C.I.F. haseguito attentamente con grandeinteresse il racconto di Irene,intervenendo a proposito delle vicendeascoltate e confrontandole con leesperienze che alcune avevano fattonel mondo del lavoro. La serata èterminata con i nostri ringraziamentia maestra Iride e un simpatico rinfrescoper tutti.

Mariolina Lussu

Donne e bambine in minieraI

Intervista al nuovo SindacoS

(Continua a pag.5)

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ello scorso numero l’avevopromesso, avevo detto cheavrei cercato buone notizie e

le avrei scritte su queste pagine, cosìho cercato di trovarle. Stavo perperdere le speranze perché niente misembrava adatto o abbastanza belloper farci sperare e per darci fiducia nelfuturo, viste le cose tristi che succedononel mondo. Poi ho pensato al fatto checomunque sia siamo vivi, siamo dotatidi raziocinio e possiamo cambiare le

cose, che sebbene spesso i telegiornalici propinino solo ed esclusivamentecose tristi ci viene data la possibilitàogni giorno di dire la nostra, di farcisentire e di affermare i nostri diritti.Mentre pensavo a queste cose e a cometener fede alle mie promesse, eccoun’edizione straordinaria del TG,proprio ieri, 2 luglio ’08, è stata liberataIngrid Betancourt insieme ad altri 14ostaggi da tempo nelle mani delle Farc( Forze armate rivoluzionarie

colombiane). Ecco una buona notizia!La donna era da sei lunghi anni nellemani dei guerriglieri colombiani, ilsuo calvario inizia il 22 febbraio del2002, a pochi mesi dalle elezioni incui lei si era candidata presidente. Daallora si sono susseguiti vari eventi,notizie false di possibili negoziati trail governo e le Farc, video chetestimoniavano il fatto che fosse ancorain vita e notizie del suo stato di salute

ella stampa di Maggio scorso,grande risalto è stato dato intutto il mondo occidentale al

quarantesimo anniversario delSessantotto: un anno che ha segnatol’inizio di una svolta epocale in ognisettore sociale, economico, politico eculturale, attraverso la grandecontestazione che ha messo in crisil’intero assetto sociale dei paesi piùevoluti del mondo, ma non solo, e cheha talvolta assunto modi e toni a dirpoco esagerati, deleteri e forieri di scontri tra classi sociali, di violenzetra estremisti di destra e di sinistra.Nonostante i numerosissimi trattati,le inchieste giornalistiche e i dossiertelevisivi, quaranta anni sono peròdavvero pochi per valutare einquadrare storicamente unmovimento di questa portata, percapire veramente cosa ci sia statodi positivo e quanto di negativo inogni Stato interessato. Molti che hanno personalmentevissuto da giovani questa stagione,oggi l’hanno dimenticata e sconfessata,integrandosi perfettamente nella societàcapitalista che avevano a suo tempocontestato. Altri invece la ricordanocon nostalgia, come un periodo epicocarico di grandi ideali, come momentonecessario per cambiare un mondopermeato di pregiudizio, conformismo,ingiustizia, falso perbenismo erazzismo, ma anche di tanti privilegiper le classi dirigenti e capitalistiche.E’ stato uno scossone più forte di unterremoto che ha fatto maturareinsieme agli orrori, anche tante idee,principi e diritti nuovi. Da quelle lotteoperaie e studentesche sono nati i dirittidei lavoratori con lo Statuto dei

Lavoratori, la tutela del lavorominorile, il rafforzamento del principiodi giustizia, quello di uguaglianza tradonna e uomo anche nel campo dellavoro, le leggi sulla riforma dellascuola ancorata da quasi un secolo aordinamenti non adeguati ai tempi etutte le riforme degli anni settantaescluso il divorzio, non condiviso dallaparte cattolica della cittadinanza. Si èfa t ta s t rada nel mondo conl’affermazione dei diritti umani anche

una più partecipata democrazia el’autoderminazione dei popoli.Tanti gli aspetti sui quali si può scriverein riferimento al Sessantotto. Imovimenti di contestazione giovanilenascevano in America control’imperialismo e l’orrore della guerrain Vietnam e investivano i diritti civilisoprattutto contro la segregazionerazziale. Grande cambiamento avveniva anchenel campo musicale mentre, con igruppi più famosi dei Beatles e deiRolling Stones, nasceva e si diffondevail , che interpretava il senso diinquietudine e di protesta dell'epoca.Anch’esso si proponeva come veicoloanti-tradizionalista e anticonformista,mettendo al bando la musica melodica

e sentimentalista. Altri cantanticostituivano per quella generazione digiovani un positivo modello attraversoil canto di brani che inneggiavano allapace e all’amore, come Joan Baez eBob Dylan.In Europa, dalla Francia, allaGermania, all’Italia, gli studentidiscutevano e protestavano per latipologia e la selettività dei corsi distudio. I giovani del sessantotto,occupavano le facoltà e i licei e

sognavano di cambiare il mondo,contro gli steccati ideologici eculturali della società del tempo. E’anche l’epoca purtroppo della mortedi Aldo Moro, di Martin LutherKing, di Che Guevara, di BobKennedy, di Gandi.Movimenti di protesta e di lottaarmata si diffondevano in Cina,Giappone, Messico e in tutti i paesidell’Est europeo repressi da regimit o t a l i t a r i , I u g o s l a v i a ,

Cecoslovacchia con la Primavera diPraga, Russia, Polonia. Dovunque lalotta alle libertà politiche e civili ècostato il sacrificio di migliaia, se nondi più, di vite umane, ma ha portatoal nascere di Stati liberi e sovrani delleproprie sorti, anche se il processo didemocratizzazione è ancora in atto.Dopo aver appena accennato ai suoigrandi temi, per concludere, credoche il ‘68 non sia stato del tuttofallimentare; al contrario, sono staticonquistati quei diritti che avremmotardato ad avere altrimenti, mentre nonsi è riusciti a trasmettere allegenerazioni presenti di giovani lostesso entusiasmo, la passione politicae gli ideali dei sessantottini.

Dina Madau

Si festeggia il quarantesimoanniversario del Sessantotto

N

Buone notizie, come promessoN

(Continua a pag.9)

Forse ha paura di lei…Non ho mai fatto paura a nessuno io!Farete edilizia popolare?Studieremo il problema e nei limiti delpossibile ci impegneremo a trovare ifondi. Visto che non vogliamorealizzare altre opere faraoniche, senon concludere quelle iniziate daglialtri, tutti i soldi cheriusciamo a procurare liuseremo per rimettere insesto il paese, sistemarestrade, marciapiedi e perfare anche abitazioni.E per i danni dellapavimentazione nelcentro storico?Vo g l i o c e r c a r e i lresponsabile che ha fattoquella porcheria, sia chesi tratti di un difetto diprogettazione, che direalizzazione. Credo che basteràintervenire sui punti critici, sostituendole piastrelle con blocchi più spessi.Chi le suggerirà le soluzioni?Faremo delle commissioni a cuiaffiancare professionisti del paese,chiedendo l’aiuto di cittadini di buonavolontà che ci diano le loro idee.Vaglieremo le proposte scegliendoquella che ci piace di più, anche per

non perdere il contatto con la realtàcome è successo a chi ci ha preceduto.Manterrà la promessa di assumeredue farmacisti?Certamente, almeno uno lo assumo,due se gli affari non diminuiranno,dipende dall’apertura della quartafarmacia vicino alla Casa della salute.

A proposito…Non me ne voglio occupare, proprioper evitare di essere accusato diprendere posizione per interessi privati.Personalmente sono contrario altrasferimento dei medici.Cosa succede alla porta del suoufficio?Stanno già venendo a chiedere postidi lavoro. Ma ci sono modalità di legge

da seguire, non posso farci nulla. Credoperò che, già realizzando i progetti sulpaese, si potrà soddisfare almeno inparte la domanda di lavoro. Magarichiedendo informalmente alle impresedi assumere in loco una quotapercentuale del personale.Parlando di assunzioni, a quando

quelle per Magusu?Non so ancora nulla.Ma, se l’Ente Forestenon ha rispettato leclausole del contratto,r e s c i n d e r e m ol ’ a c c o r d o . N o nabbiamo ceduto inostri boschi per nonavere nulla in cambio.I n c a m p a g n ae l e t t o r a l e h aindossato spesso unpullover rosso. Era

per attirare le simpatie delcentrosinistra?Ma no! Io in genere vestivo semprescuro e a volte sono stato scambiatoper un religioso, quindi ho deciso divivacizzarmi.Mi dica una cosa da farmacista,esiste una cura per Villacidro?Penso di sì e credo che la troveremo.

Simone Nonnis

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Monte di casaHant abruxau su montide domu nostra......monti de is bisus nostrusubi su fragu arribatfinas de is domus nostras; de is campanasnd’arribat s’arretumbu a totu is oras,e finas de is pipiusndi lompint is itzerrius e de is mamasde is domus poberitas de is pastoris.

Hant abruxau su monti ‘e is janas nostraschi cuadas funti, mudas, in su lagume is caddadas fungudas de Sa Spendula.

S’est intendiu su corroxu ‘e sa sirenaaguriendu in sa notti, e s’arrepicue impressiu su straullu de is campanasclamendu agiudu a totus po studaisa pampa ardenti ‘essida de su foguche unu vulcanu abertu in sa costerafinas sa punta appampendu de su montide domu nostra... Hant abruxau is opinuse cun is mimosas, ilixi e zinnibirie murdegu e moddizzi e s’erba nueddade sa matzina nostra...

Hant abruxau su montide domu nostra...me in sa costera is morisfumiant in su cinixu de is truncheddussinnaus a morti cun d’unu sinnu oscuruchi ndi prenit de sprama e de timoriis corus nostrus.

Su sirboni spramau s’est cuau citiuin mesu de sa spina ‘e su padenti,ammasedau, circhendu cancu landiriin mesu de is ciurexus appampausa cinixu ridusius de su fogu......e un’airi legiu spiratchi t’incasciat sa vida e su respiru.

Pesaus ancora is ogusa rimirai su monti cun is arrocasde is bisus nostrus candu fiaus pipiusun’accinnu circhendu po debadasde su disinniu oscuru e maladittuchi de morti hat sinnau su monti nostru...monti de domu nostra... monti de is bisus nostrus...de is suspirus...

Salvator Angelo Spano

Hanno bruciato il montedi casa nostra......monte dei nostri sognidove ogni profumo giungefin dalle case; e le campaneti portano il rintocco delle oree fin dei bimbigiungon le grida e delle mammedalle povere case dei pastori.

Hanno bruciato il monte delle janasche si ascondono mute in fondo al lagonelle “caddaias” fonde della Spendula.

Ha urlato nella nottela sirenae un tocco martellante di campaneha chiesto aiuto ai figli per domarele fiamme ardenticome da un vulcano esplose nei crinalie fino in cimadel nostro monte... i pini son bruciaticon i ginepri, i lecci, le mimose,il cisto ed il lentischio e l’erba verdedel nostro incanto...

Hanno bruciato il montedi casa nostra...sull’erta dei sentieritizzoni fumiganti nella cenerehan tracciato di morte un segno cupoche colma di paura e di sgomentoi nostri cuori.

Il cinghiale spaurito s’è nascostonei recessi più oscuri della selvacercando, mite, ancora le sue ghiandefra i sugheri e le querce che le fiammehanno ridotto in cenere......spira un’aurache attossica la vita ed il respiro.

Alziamo gli occhi a rimirare ancorail monte ed i castelli di granitodei sogni evanescenti dell’infanziacercando invano una risposta, un cennoche ci dia conto del disegno infameche ha segnato di morte il nostro monte...monte di casa nostra... monte dei nostri sogni...e dei sospiri...

Salvator Angelo Spano

Mont' 'e domul responso delle urne – dopo leelezioni amministrative del 15-16giugno 2008, è stato quello da

molti sperato, ma forse da pochiprevisto: la vittoria della lista civica“Rinnovamento per Villacidro”. Unavittoria che interrompe, dopo 33 anni,l’egemonia del centro sinistra; uncentro sinistra che, in questi ultimianni, aveva governato senza uncontrollo politico-amministrativo e unconfronto democratico per l’assenzadi un’opposizione sui banchi delConsiglio comunale. La lista civicaguidata dal candidato sindaco IgnazioFanni ha ottenuto 4.938 voti (52,320%)contro i 4.500 (47,679%) dellalista del centro sinistra guidatada Efisio Luigi Meloni. Loscarto è di 438 voti. Il totaledei voti validi raccolti,attribuiti alle due liste, sonostati 9.438. La vittoria è statadeterminata da vari fattori.Quasi sicuramente da unavoglia di cambiamento deici t tadini di Vil lacidro,dall’unione di forze di centrod e s t r a , d i c i t t a d i n irappresentanti la società civile e dicandidati che provengono e/oprovenivano da area politichetradizionalmente vicine al centrosinistra, che si sono ritrovati in un’unicalista e a condividere un unicoprogramma. Un altro elemento da non

trascurare, è stata la presunzione daparte del PD di poter vincere le elezionisenza l’apporto e il sostegno delle forzepiù piccole, quelle, per intenderci, cheavevano fatto parte del centro sinistranelle precedenti elezioni comunali. Epoi, ancora, c’è da sottolineare il fortecalo di consenso per il centro sinistra,maturato in questi ultimi cinque annidi amministrazione solitaria, al qualesi contrappone l’aumento dei consensiper il centro destra, ma anche esoprattutto per alcuni candidati, exconsiglieri e assessori di “centrosinistra”, tra i quali Salvatore Erbì eFranco Mura, che da soli hanno

ottenuto 915 voti di preferenza. Ilrisultato della lista civica appare ancorapiù sorprendente e di grande portatastorica se si confrontano i voti ottenutidal centro sinistra nelle elezionicomunali del 1998 e del 2003. Nel1998 si confrontarono tre liste:

“Riformatori per Villacidro” (lista dicentro destra), “Centro sinistraVillacidro” e “Paese libero” (lista deicomunisti italiani). Su un totale di9.582 validi, la prima lista ottenne2.440 voti (25,443%), la seconda 6.235voti (65,015%), la terza 907 voti(9,457%). Questo significa che il centrosinistra, in questa ultima tornataelettorale del 15-16 giugno 2008, haperso, rispetto alle lezioni del 1998,1.735 voti. Perdita, molto consistente,che si registra e che aumenta ancherispetto alle elezioni del 2003, quandoil centro sinistra si presentò da solodavanti agli elettori, ottenendo 6.421

voti. Pertanto, la perdita diconsenso elettorale si èaccentuata tra il 2003 e il 2008con una perdita, in terminiassoluti, di 1.921 voti. Quasi2.000 voti in meno. Sono datiche non hanno bisogno dicommenti e che dovrebbero farriflettere soprattutto il centrosinistra. Ora, concluse leelezioni, occorrerà rimboccarsile maniche. L’augurio è che tantola magg io ranza quan to

l’opposizione, pur nel rispetto dei lorodistinti ruoli, possano lavorare per ilbene della collettività, con spirito dicollaborazione e aperti al dialogo e alconfronto, soprattutto nei confronti deicittadini.

Martino Contu

Elezioni comunali del 15-16 Giugno 2008I

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ommaso d'Aquino nacque nel1225 e morì nel 1274. Fufilosofo, dottore della Chiesa e

santo e, senza alcun dubbio, l'esponentepiù autorevole della filosofia Scolasticae uno dei più grandi teologi delMedioevo. Trascorse una vitasedentaria dedita totalmente allo studie, per via della sua aria pacifica e mite,del suo carattere chiuso e della suagrossa stazza, gli venne dato a Parigil’appellativo di “bue muto”. La suaspeculazione teologico - filosofica,finalizzata a riconciliare fede e ragione,è considerata tutt’oggi una paginaimportantissima della filosofia del XIIIsecolo. Prima di Tommaso, il pensierocristiano si ispirava alla filosofia disant'Agostino, secondo cui la ricercadella verità dipende dall'esperienzainteriore. Tommaso, conciliandol'importanza attribuita da Agostinoall'interiorità umana come fonte dellaconoscenza con il pensiero successivoche riteneva la fede in contrasto conla ragione, riuscì a dimostrare lacompatibilità e la complementaritàdelle verità di fede e di ragione.Un’operazione difficile che glicomportò critiche forti soprattutto nelperiodo di tramonto della Scolastica;

ciò gli permise anche di affermare chealcune verità, come il misterodell'Incarnazione, sono di dominioesclusivo della rivelazione, mentrealtre, come la struttura degli oggettim a t e r i a l i , s o n o r i c a v a b i l idall'esperienza; altre ancora, comel'esistenza di Dio, sono legate sia allafede che alla ragione. SecondoTommaso la conoscenza derivadall'esperienza sensibile, ma questidati possono essere compresi solograzie all'attività dell'intelletto, cheeleva il pensiero alla conoscenza direaltà immateriali, come l'animaumana, gli angeli e Dio. Ciò chedistingue la concezione filosofica diTommaso è la convinzione che lanatura, una volta creata da Dio, siagovernata da leggi proprie e nonnecessiti di un continuo interventodivino. L'esistenza di Dio è dimostratarazionalmente attraverso cinque "vie":Dio inteso come "primo motore" deglienti sensibili in movimento (primavia), causa efficiente non causata(seconda via), essere necessario eperfettissimo (terza e quarta via),sommo ordinatore dell'universo (quintavia). Nel loro complesso, le provedell'esistenza di Dio elaborate da

Tommaso sono dette dimostrazioni aposteriori, in quanto prendono le mossedall'esperienza del mondo sensibile.Nond imeno , pe r a r r iva re acomprendere le verità più alte, adesempio il dogma della Trinità,Tommaso ritenne indispensabilel'ausilio della rivelazione. Dal 1880 èpatrono dei teologi, degli universitari,dei librai, dei liceali, e delle scuolecattoliche. Le definizioni su di lui esulla sua opera non si possono contare;la Chiesa continua ancora oggi aproporlo come il filosofo cristiano pereccellenza.

Stefano Mais

ieni, vieni con papà...” –mi sollevò dal letto con lesue grandi mani che mi

davano sempre grande sicurezza, mimise in piedi, per terra, e mi portòfuori, sul terrazzo.Era notte, non so che ora fosse... c’erabuio, un buio strano, diverso dalsolito...Giunti sul terrazzo non capivo che cosastesse succedendo: da dietro il murodi cinta, ben più alto di me, si vedevauno strano bagliore, e l’odore che siavvertiva era diverso dal consueto“odore di notte” che ero abituato asentire, ogni notte, dalla valle del“giardino delle suore” che si dispiegavasotto casa mia.Sentii di nuovo le mani di papà chemi afferravano, come per prendermiin braccio, e, mentre mi sollevava midisse: “Guarda che cosa hannocombinato gli uomini cattivi...” e mitirò su, fin sopra il ciglio del muro, e

davanti a me si aprì uno scenario che– seppur bambino – mi turbòlasciandomi un segno indelebile pertutta la vita: la montagna, di cui sidistingueva la sola sagoma illuminatadalle fiamme, che bruciava, bruciava,bruciava... rimasi muto, a guardare,mentre papà riprese: “...non sonocat t iv i , quegl i uomini: sonoignoranti!”, una frase che – detta così– ad un bambino di cinque o sei anni,non trovò grande riscontro, ma cheoggi, a distanza di trent’anni, sentoancora riecheggiare dentro di me:“Quegli uomini non sono cattivi, sonoignoranti!”.Concedeva sempre una secondapossibilità, papà: i suoi giudizi nonerano mai lapidari, ma si appellavanosempre a quel buon senso, a quellabontà che – per dono di Dio e perragione d’uomo – ci deve PER FORZAessere, seppur nascostissima, nelprofondo del cuore di ciascun essere

ragionevole.

All’ignoranza bestiale di coloro che

incendiarono il Mont’ ‘e ‘omu in quella

notte di trent’anni fa, fa eco l’altrettanta

bestiale ignoranza di coloro che, senza

scrupolo alcuno, appiccarono

l’incendio l’anno scorso.

A distanza di trent’anni ho rivissuto le

stesse sensazioni, rese più marcate

dall’età, che ebbi modo di vivere quella

notte: quanto sei stupido, uomo!

Quella notte di trent’anni fa, papà,

scrisse una poesia, che avrei piacere

di proporre ai lettori, anche perché

sembra scritta ieri, subito dopo

l’incendio che ha devastato i nostri bei

monti, l’anno scorso: ho avuto come

la sensazione che, pur non essendo più

con noi, anche lui abbia sofferto – e

non poco – a vedere che l’ignoranza

dell’uomo si ripete ciclicamente, senza

far tesoro dell’esperienza del passato!

Giovanni Spano

Era buio, un buio diverso dal solito..."V

arissimiVi invito ad essermi vicini nel ringraziamento al Signore per i miei 60 anni di Sacerdozio venerdì 18 luglio p.v.,alle ore 19,00 nella Chiesa del Carmine a Villacidro.

Vi aspetto in tanti e vi ringrazioDon Pasqualino

Tommaso d'Aquino,Dottore della Chiesa

T

Don Pasqualinofesteggia 60 anni di Sacerdozio

C

incerto. Ma ieri finalmente l’incubo èfinito. In questi ultimi tempi l’opinionepubblica e vari governi si sonoimpegnati attivamente per la sualiberazione, anche in Italia doveL’Unità l’aveva proposta comecandidata per il Nobel per la pace, oin Francia ( suo paese d’origine), doveun appello per il suo rilascio era statotra i primi atti ufficiali della coppiapresidenziale francese Sarkozy-Bruni.Ingrid Betancourt è stata rapita per ilsuo forte impegno politico inColombia, Paese natale della madredove era già attiva politicamente

quest’ultima e anche il padre,nonostante fosse francese. Nel 1998 èeletta senatrice, e le sue battaglie contropolitici corrotti e narcotrafficantidiventano sempre più incalzanti. Tantoda subire minacce e attentati, fino alrapimento nel 2002, anno in cui fondòanche il partito “Ossigeno Verde” e sicandidò alle presidenziali. La notiziaha fatto il giro del mondo inpochissimo tempo e fa ben sperare peruna possibile trattativa futura con leFarc, visto che ancora molti ostaggisono nelle loro mani. Da quarant’annila guerriglia sopravvive compiendo

atti terroristici, sequestrando esfruttando il narcotraffico e ha trovatoproprio nei sequestri un’arma terribileper far sentire la propria voce. Ma oggiquesta questione passa per un po’ insecondo piano, c’è prima da festeggiareper la liberazione degli ostaggi e dellaBetancourt, che finalmente hariabbracciato i suoi figli e il suocompagno dopo sei anni e cento giorni,anni rubati, è vero, ma si prepara avivere i prossimi, annuncia lei,continuando a lottare per le ingiustiziee la corruzione in Colombia.

Francesca Ortu

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ante volte, anche il nostrogiornale, ha affrontato i temilegati ai salari, al non lavoro e

all’inflazione che sempre piùpesantemente condizionano il vissutodi tanta gente. Purtroppo il fenomenonon solo non è vicino a una soluzione,ma appare ingarbugliarsi sempre più.Le aree di povertà e di disagio sociale,infatti, risultano in costante aumentoa motivo dell’inflazione edel costo della vita checrescono più dei redditi. Glistessi economisti, a frontedei dati ISTAT secondo cuia maggio l’inflazione ès c h i z z a t a a l 3 , 8 % ,sostengono che di fatto irincari per la borsa spesadell’italiano medio, sonoancora più robusti. (energiaelettrica, gas…) E’ facilecapire che il persistenteaumento del livello deip r e z z i p o r t a , c o m ec o n s e g u e n z a , a l l adiminuzione del potered’acquisto della monetadisponibile (e cioè dei salari che sipercepiscono).Perché questo non accada bisognerebbeche gli stipendi avessero a crescere piùdell’inflazione. Ma non è così. Ed’altronde, a pensarci bene, il circolovizioso non verrebbe superato neppurein questo modo.Supponiamo che il datore di lavoroaccetti di versare più soldi sulla bustapaga dei suoi operai perché i prezzisono saliti. Ma se i costi salgono,anch’egli si trova a dover sopportaremaggiori costi di produzione e percolmarli decide di aumentare a suavolta il prezzo finale del prodotto. Ilrisultato, dunque, non solo non

sposterebbe di un millimetro ilproblema, ma l’aggraverebbe. Infattici si ritroverebbe con una inflazioneancora più alta e con i salari, nonostantegli aumenti concessi, ancora una voltainadeguati a fare fronte ai costi.Governo, Confindustria e Sindacati,che proprio nei giorni scorsi (2 luglio),hanno attivato un tavolo di confronto,stanno pensando di aggirare l’ostacolo

accordandosi per contratti non più ascadenza biennale, ma triennale e,soprattutto, per individuare unostrumento che non si limiti a registraregli aumenti una volta che si sonoverificati, ma che sia in grado di“prevedere” questi costi, così da nonsubirli passivamente. Inoltre i sindacati(ma con l’opposizione stavolta degliindustriali), chiedono di teneremaggiormente conto, nella rilevazioneperiodica della spesa reale, degli affittie delle rate dei mutui che stannoconoscendo costi sempre più alti peruna larga fascia di cittadini.Questo per ribadire che, in campoeconomico, i rimedi non sono mai né

immediati, né semplici.E intanto, mentre continuiamo aregistrare crescita in brusca frenata,caduta dei consumi e retribuzioni al disotto del caro vita, capita di leggerenei giornali notizie che sorprendono eche contraddicono gli allarmiprovenienti dai dati ufficiali. Comecommentare, ad esempio, il datoriportato nell’Unione Sarda di

domenica 29 giugno riguardo alnumero di ristoranti che nella cittàcapoluogo si sarebbero raddoppiati nelgiro di pochi anni e nonostante i prezzi?L’economia sarà pure in stagnazione,le previsioni per l’immediato futuro,preoccupanti, i salari (quasi) da fame,ma per ribadire il proprio “status” eper apparire non ci possono essereostacoli, e non importa se poi si dovràstare a stecchetto per una settimanaintera.Intanto, si è appena conclusa un’annatanera per i lavoratori della terra. Campia secco e tasche al verde. Peggio dicosì!

M.Rita Marras

Campi a secco, tasche al verdeT

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Un appunto va fatto anche riguardo ilrimboschimento. Sono del parere chequesto vada fatto e protetto laddove bosconon ne esiste più. Tuviois e Montimannuera sì interessato da incendi e da eccessivopascolo. Il bosco lo si sarebbe potutoricostituire con un intelligente uso delpascolo e con la prevenzione degli incendi,cosa questa che si previene anche con lapresenza del bestiame. Ma queste sonoeresie che nessuno più si sforza diesaminare con calma. Ma da che si è fattoil rimboschimento a Montimannu, si eraadottato il sistema dei gradoni allestitiprima della semina. Questi erano fatti amano, con l’uso del semplice piccone emarra. Ogni pietra che si trovava a portatadi mano veniva messa bene e fermata. Ciòcontribuiva a formare gradini chetrattenevano l’acqua, limitando fortementeanche dilavamenti dellaterra durante le pioggepiù o meno violente.così a Tuviois e in altrisiti da che è entrato in usoil cosiddetto ragno. Essof a s i c u r a m e n t er i s p a r m i a r e s u l l amanodopera, ma devastail territorio lasciando ognisasso che rimuove inbilico. La forestaledovrebbe avere il compitodi consolidare il territorio,non quello di devastarlo.Quanto alla prevenzionedegli incendi, molte cosed o v r e b b e r o e s s e r e

modificate. Chiunque abbia qualcosa dabruciare nel proprio podere non può farloa partire dal primo giugno e forse è giusto.Ma perché gli operai della forestalebruciano le stoppie delle fasce frangi-fuoco durante i mesi di luglio e agosto?Forse loro hanno il potere di dominareogni pericolo?Visto e annotato: il giorno 17 del mese diluglio del 2001 verso le 9 del mattino, inlocalità Riu Nuxis. E’ già accaduto che ilfuoco sia divampato proprio in questifrangenti ed accadrà ancora se si persisteràin comportamenti scorretti. Oppure sonofondate le polemiche che ricorrono aproposito degli incendi estivi? Mipiacerebbe arrivare a credere che sianosolo polemiche!Un sistema di pulizia delle fasce è sempreesistito e potrebbe essere ancora messo in

atto:quello di concedere ai pastori di pecore ilpascolo chiedendo loro di insistere colpascolo e col passaggio continuo dellegreggi che in tal modo lascerebbero lefasce pulite e senza intervento alcuno.Resterebbero gli operai senza far nulla?Manco per sogno. Ci sono mille interventiveri e urgenti da fare che troverebberolavoro non quei quattro gatti che ci sonoma per altre migliaia di dipendenti.Anche nella gestione antica del salto diTuviois, come in ogni altro salto dove viabbiano frequentato persone e personepovere, ricorrevano gli avvenimenti tragicio comici o legati alle credenze distregonerie, di apparizioni strane etc. Perdescriverle tutte occorrerebbe un libro.Ne descriverò solo qualcuno.

Ecco solo alcuni cenni per ricordare persone che io non ho manco conosciuti ma che hanno fatto la storia povera di Tuviois, deiquali ormai, forse manco i famigliari ricordano più. Certamente si meritano un Requiem per aver trascorso una vita di sacrificiocampando onestamente e senza l’aiuto di nessuno.

Altra volta tziu Efis.

Alcuni suoi colleghi avevano combinato

il giorno in cui avrebbero macellato dei

capretti, erano macellai di Vallermosa,

convenendo che il giorno avrebbero fatto

anche uno spuntino tutti insieme. Questi

arrivarono all’ovile che il bestiame non

era ancora radunato. Solo l’anziano

uomo era presente ed a lui avevano

chiesto da che parte sarebbe rientrato

Antonio, il capraio da cui avevano

comprato i capretti. L’uomo li indirizzò

nella direzione, ma prima lo invitarono

a bere, versandogli dell’ottimo vino da

una damigiana di 13 litri. L’uomo gradì,

bevve e i due si allontanarono

lasciandolo solo. Più tardi rientrarono

insieme al gregge e al suo proprietario.

Lo invitarono subito a bere del vino

mentre uno si chinava a terra a prendere

di peso la damigiana, con grande sforzo.

Per poco non cadde all’indietro poiché

lo sforzo era servito a nulla dato che la

damigiana era ormai vuota o quasi.

Rimase di stucco. Ma all’istante non

sapeva spiegarsi cosa fosse successo.

Guardò per terra perché non si fosse

rotta, niente. Solo di lì a poco capirono

l’antifona: l’uomo aveva talmente

gradito il vino offertogli che bevve a più

riprese facendo in tempo a vuotarla.

Difatti nei pressi del suo ovile, stava in

piedi mal reggendosi sulle gambe ormai

sbronzo. E ci credo! Aveva confermato

la sua fama di goloso che pare non si

fermasse davanti ad alcuna vergogna.

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Tziu Gostiu era quasi sempre a Tuvioiscon le sue pecore che doveva vigilarecontinuamente di giorno e di notte. Eraintento al suo lavoro una mattina, inpiedi, rivestito de Sa best’ ‘e peddi (lamastruca) e appoggiato a sa matzoca,il baccolo di olivastro a testa grossa. Ilsuono di un campanaccio, chericonobbe non suo, aveva attirato la suaattenzione. Era una capra rimastaindietro dal gregge, intenta a curare eallattare il suo capretto appena nato. Lacapra infatti si ferma dove partorisce esta al capraio recuperare soprattutto ilcapretto prima che faccia brutti incontri.

Tziu Gostiu aveva riconosciuta la caprae il suo proprietario.Osservando bene s’avvide che le duebestie non erano sole, ma godevanodella compagnia di una grossa volpeche tentava ogni astuzia pur di riusciread addentare la tenerissima carne. Perfortuna la mamma era coraggiosa edifendeva a cornate la sua creaturafacendo allontanare ogni volta diqualche metro l’affamata volpe. L’uomoincuriosito stette ad osservare se fosserovere le storie de cussu pudesciori (lavolpe) che si raccontavano. Gliallevatori infatti non nominavano mai

questa col suo nome ma con appellativivari che tutti conoscevano. Dopo unaennesima incornata la volpe sembravarassegnata a rinunciare e piano pianoprese a salire verso la parte alta delcostone. Poco più su c’era uno spuntoneroccioso e lì si fermò pensierosa.L’uomo osservava attentamente. A uncerto punto si buttò a terra rotolando indirezione della capra. Questa ebbe paurae scappò. Era fatta, il capretto ormaisarebbe stato facile preda se tziu Gostiunon avesse dato un urlo facendoallontanare digiuno l’affamatocacciatore.

Lo stesso uomo, aveva individuato una lepre che alla sua vista si era nascosta in un cespuglio poco distante da lui. Capitò apassare su fillu de Su Baullu, un ragazzo che aveva portato il fucile sin da quando fu in grado di reggerlo. L’uomo gli fececenno di avvicinarsi in silenzio. Il ragazzo aveva capito e già imbracciava il suo calibro l6.“Castia a ingùnisi” Guarda lì!gli disse mentre con sa matzocca si avvicinava e frugava nel cespuglio. La lepre vistasi disturbata scattò in cerca di un nuovorifugio ma, come apparve in campo, una rosa di pallini ne fermò la corsa per sempre. Tziu Gostiu rimase meravigliato e conla sua voce piena di erre commentò:“Gei portas arratz’e ogu, deus ti ndi dd’oghit, su filiu de Antonicu Mannu!”Che vuol dire: Quanto sei bravo di mira, Dio ti cavi l’occhio!Sembrava una bestemmia ma si trattava di un modo augurale per dire che lo avrebbe perso solo quando Dio lo avrebbe chiamatoa sé.

Così tziu Efis Cadiu diceva di aver visto all’ovile di Tuviois, un mulo dai piedi ungulati a mo’ di bue.E tziu Arramund’Asogus, sempre armato di fucile ad avancarica ma che di mira era meno bravo del ragazzo precedente, quandoi ragazzi gli dicevano:“Tziu Arramundu, in Su niu ‘e Su Crobu apu biu arrast’ ‘e sriboi!”Lui subito rispondeva:“A nchi ti cassint a soga di cassint! Abarra citiu ca de cussu ndi papaus puru!”(Raimondo, nel nido del corvo, località di Tuviois, ho visto tracce di cinghiale! E lui, “Taci, che di quello ne mangiamo anche,pare che anche lo aggiungesse sempre anche a sproposito).