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Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

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Facoltà di Scienze della ComunicazioneCorso di Internet Studies

Anno accademico 2011/2012

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Una celebre vignetta del New Yorker di qualche anno fa (luglio 1993)

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1. F. Comunello, Networked sociability. Riflessioni e analisi sulle relazioni (anche) mediate dalle tecnologie, Guerini, Milano, 2010

2. H. Jenkins, Cultura convergente, Apogeo, Milano

 

 

 

Il programma del corso: testi di riferimento per tutti gli studenti

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Il programma del corso: gli articoli delle riviste internazionali

3 e 4. Due articoli a scelta dello studente alternativamente tratti dalle riviste:

a. CMC Journal, http://jcmc.indiana.edu/

 (a scelta dello studente all'interno del  numero monografico del JCMC sui Social Network Sites (ottobre 2007) o tra gli articoli pubblicati a partire dal 2010)

b. New media and society, Sage (selezionando gli articoli pubblicati a partire dal 2010)

c. First Monday (selezionando gli articoli pubblicati a partire dal 2010)

d. Science, Technology and society (numero di ottobre 2010)

e. Information, Communication and society (articoli pubblicati a partire dal 2010)

(gli articoli selezionati vanno comunicati alla docente almeno una settimana prima della data dell'esame)

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Il programma: testo a scelta per non frequentanti

5. Un testo a scelta selezionato dall'elenco che segue**: 

- M. Berra, A. R. Meo, Libertà di Software, harware e conoscenza, Bollati Boringhieri, Torino

- Y. Benkler, La ricchezza della rete, Università Bocconi Editore (qualora fosse selezionato questo testo, sarà sufficiente selezionare un solo articolo di rivista)

- M. Castells, La nascita della società in rete, Università Bocconi Editore (qualora fosse selezionato questo testo, sarà sufficiente selezionare un solo articolo di rivista)

- F. Comunello, Reti nella rete, Guerini, Milano, 2006

- C. Shirky, Surplus cognitivo, Codice, 2010

- C. Anderson, La coda lunga, Bruno Mondadori (edizione 2010)

- E. Pedemonte, Morte e resurrezione dei giornali, Garzanti, 2010

- L. Manovich, Software takes command, reperibile all'indirizzo http://lab.softwarestudies.com/2008/11/softbook.html 

 

 

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Il programma: note

* La conoscenza dei temi di base relativi ai nuovi media è data per scontata in quanto propedeutica al corso. Qualora si intendesse rafforzare la propria preparazione in tal senso, si consiglia la lettura di A. Marinelli, Connessioni, Guerini

 

** Gli studenti frequentanti che parteciperanno all'attività di ricerca proposta dalla cattedra saranno esonerati dal testo a scelta e potranno selezionare un solo articolo (che sarà individuato anche a partire dai temi affrontati nell'attività di ricerca)

 *** La lettura degli articoli in inglese, pur fortemente raccomandata, può essere sostituita con due testi scelti tra quelli indicati dalla cattedra per gli approfondimenti all'interno del programma o tra i testi a scelta. 

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Di cosa parleremo nel corso?

Le età degli internet studies; sistematizzazione di un meta-campo di studio

Modelli ed evoluzione della CMC

Culture convergenti e partecipative

"Web 2.0" e UGC

Metodi e tecniche della ricerca con/su Internet

Reti e network: una riflessione semantica

Comunità virtuali vs networked individualism

Network society

Networked sociability

I Social Network Sites 

Mobile social networks e sistemi georeferenziati

Digital divide

Proprietà intellettuale, copyright e creative commons nel mondo digitale

...

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Con che sguardo osserviamo i fenomeni che analizziamo?

Importa che l’osservatore partecipi all’oggetto della sua osservazione; occorre

in un certo senso amare il cinema, avere piacere a introdurre una moneta in un

juke-box […] Occorre conoscere il mondo senza sentirvisi estranei […]

L’oggettività che va ricercata è quella che integra l’osservato nell’osservazione,

e non l’oggettivismo che crede di raggiungere l’oggetto sopprimendo

l’osservato (E. Morin, 1962, p. 38).

Textual Poachers e molte delle mie opera successive sono state scritte dalla

prospettiva di un Aca/Fan, ovvero di una creatura ibrida che è in parte fan e in

parte accademico […]. Obiettivo del mio lavoro è stato superare il gap tra

questi due mondi. Per me è una sfida personale riuscire a trovare un modo per

far uscire la teoria culturale dal ghetto delle librerie universitarie per aprire un

più ampio spazio in cui parlare dei media che sono importanti per noi dal punto

di vista del consumatore (H. Jenkins)

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Internet Studies?

• “Internet studies is a field of academia dealing with the interaction between the Internet and modern society, and the sociological and technological implications on one another” (intro voce Internet Studies, Wikipedia, 2010)

• “Internet Studies is an interdisciplinary field studying the social, psychological, pedagogical, political, technical, cultural, artistic, and other dimensions of the internet and associated information and communication technologies. While studies of the internet are now widespread across academic disciplines, there is a growing collaboration among these investigations. In recent years, "internet studies" have become institutionalized as courses of study at several institutions of higher learning...” (intro voce Internet Studies, Wikipedia, 28 settembre 2011)

• Internet Studies: a “meta-field” (D. Silver)• The changing role of disciplinarity (Markham e

Baym)

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Un tentativo di definizione (bozza provvisoria)

è un campo di studi multidisciplinare (...) internet e alle tecnologie digitali.

(>Wellman) suddivide gli I.S. in tre età (...)

Se nei primi anni la riflessione si concentrava su pochi temi (tra cui CMC, comunità virtuali e digital divide), oggi gli I.S. analizzano argomenti che spaziano dalle proiezioni identitarie online ai videogiochi, dai (>SNS) alle (>culture convergenti e partecipative), dall'(>internet governance) all'attivismo in rete, dal rapporto tra internet e giovani alle applicazioni della comunicazione online in ambito politico, istituzionale, di mercato.

Tra i protagonisti della riflessione disciplinare, metodologica e di etica della ricerca va menzionata l'(>AoIR ). Tra le riviste di riferimento si annoverano: New Media and Society, Information Society, Information Communication and Society, Jounal of Computer-mediated communication, Convergence, First Monday.

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A meta-field of study

“For the time being, it appears as though the largest umbrella underneathwhich many of us would huddle is called internet studies. While simultaneously drawing and building from other, older research streams(computers and composition, computer-supported cooperative work, hyper/cybertext theory, and human–computer interaction, to name just a few) –and waiting for others to join, follow, or contest – internet studies (alsolabeled studies of cyberculture, digital culture, information society, or newmedia) continues to grow as what can only be called a meta-field of study.The meta-field’s development and directions, coupled with attention towardsthe affiliations that its members do and do not make, constitute animportant and interesting site of intellectual, academic, and political work”

David Silver, 2004, “Internet/cyberculture/digital culture/new media/fill-in-the-blank studies”, New media and society, Vol6(1):55–64

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Come si scrive “internet”?

• “Internet” is often spelled with a capital “I”. In keeping with current trends in internet studies, we prefer the lower case “i”. Capitalizing suggests that “internet” is a proper noun and implies either that it is a being, like Nancy or Annette, or that it is a specific place, like Madison or Lawrence. Both metaphors lead to granting the internet agency and power that are better granted to those who develop and use it”

• (Baym e Markham, Internet Inquiry. Conversations about method, Sage, 2009)

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Internet e la ricerca empirica (primi cenni)

• “The internet is directly implicated in at least four major transformations of our epoch:

– Media convergence– Mediated identities– Redefinitions of social boundaries– The transcendence of geographical boundaries

• Each of these intertwined cultural context inevitably affects the identification of research objects, engagement with research fields, and design and conduct of qualitative inquiry of contemporary social life” (Baym e Markham, p. x)

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The changing role of disciplinarity

• “While most disciplines have awakened to an understanding of the importance of the internet in their fields, most do not have a richly developed core of scholars who agree on methodological approaches or standards. This absence of disciplinary boundaries keeps internet studies both desirable and frustrating” (Baym e Markham, p. xiv)

• Absence of canonical texts, few key journals, such as: new media and society; Information Society; Journal of Computer-Mediated-Communication; Information Community and Society

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Verso una prima sistematizzazione

Con l’evoluzione registrata nel corso degli ultimi due decenni sia da

internet, sia dalla ricerca accademica su internet, sono emersi con chiarezza due aspetti. Innanzitutto, studiare una tecnologia così complessa e articolata richiede il contributo di numerose discipline e la loro cooperazione interdisciplinare.

In secondo luogo, ciò che inizialmente era una serie sporadica di

primi tentativi di cogliere un fenomeno nuovo, oggi ha raggiunto la maturità di un corpus di letteratura che rappresenta non solo un ampio spettro di risultati, sempre più raffinati, ma anche un set sempre più sofisticato di riflessioni teoriche sui metodi di ricerca più appropriati, oltre che sull’etica della ricerca (Burnett, Consalvo, Ess, 2010, p. 2)

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The three ages of Internet Studies

• B. Wellman (2004): “The tree ages of Internet Studies: ten, five and zero years ago”, in New media and society

• La preistoria (1992-1994): Computer Supported Cooperative Work (CSCW); esperimenti in laboratorio (vedi Sproull e Kiesler Connections, 1991)

• “I remember standing lonely at the microphone during a comments period at the CSCW 1992 conference. Feeling extremely frustrated, I exclaimed: You don’t understand! The future is not writing stand alone applications for small groups. It is in understanding that computer networks support the kinds of social networks in which people usually live and often work (…) They are sparsely-knit (…) People don’t just relate to each other online, they incorporate thei computer-mediated communication into their full range of interaction: in-person, phone, fax, ad even writing”

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The first age of Internet Studies

• The Internet became dot.com-ed (metà anni ’90)• Utopians: “The most transforming technological event since

the capture of fire” (John Perry Barlow, 1995); presentism e parochialism; guardavano ai fenomeni online come se fossero isolati

• Dystopians: “it disconnects us from each other”• “Pundits and computer scientists alike were still trying to get a

handle of what was happening without taking much account of social science knowledge”

• “Computer supported social networks”: Internet vista come nuova tecnologia che segue la via tracciata da altri promotori di connettività

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The second age of Internet Studies (1998-2003)

• Crescente attenzione da parte del mercato e dei policymakers• Crescita continua dell’uso di Internet: “We have moved from a

world of internet wizards to a world of ordinary people routinely using the internet” (internet diventa una cosa importante, ma non una cosa speciale)

• Ricerca empirica su larga scala (università, governi, aziende – Pew Internet & American Life Project e World Internet Project)

• “Neither the utopians hopes… nor the dystopians fears…”• Dalle ricerche emerge che a un uso crescente di Internet si

accompagnano maggiori contatti anche con altri mezzi (face to face, telefono, ecc.)

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Verso la terza età degli internet studies

Le prime due età degli internet studies sono state semplici. Nella prima età, non c’era bisogno di ricorrere ai dati: bastava un’eloquente euforia o un’altrettanto eloquente disperazione. Nella seconda età, i ricercatori potevano cogliere frutti facilmente raggiungibili, utilizzando metodi standard della ricerca sociale – questionari e lavoro sul campo – per documentare la natura di internet (Wellman, 2010, p. 21)

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La terza fase: dalla documentazione all’analisi (2004- … )

• Progetti di ricerca più focalizzati, supportati dalla teoria (tipologie di relazioni sociali supportate, sviluppo di individualized networks: personalizzazione, portabilità, connettività ubiqua)

• “The Internet is helping each person to become a communication and information switchboard (quadro comandi) between persons, networks, and insititutions”

• “Groups have clearly become individualized networks”

• “The person has become the portal”

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Alcuni temi di ricerca (Association of Internet Researchers)

Ronald E. Rice, “New media/Internet research topics of the association of Internet researchers”(2005). Information Society. 21 (4), pp. 285-299. Postprint available free at:http://repositories.cdlib.org/postprints/943

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I convegni dell'AoIR

2011 – IR 10: “Performance and participation” (Seattle)

2010 IR 11.0: Sustainability, Participation, Action

2008 – IR 9.0: Rethinking Communities, Rethinking Place (Copenhagen)2007 – IR 8.0: Let’s Play! (Vancouver)2006 – IR 7.0: Internet Convergences (Brisbane)2005 – IR 6.0: Internet Generations (Chicago)2004 – IR 5.0: Ubiquity? (Brighton)2003 – IR 4.0: Broadening the Band (Toronto)2002 – IR 3.0: Net/Work/Theory (Maastricht)2001 – IR 2.0: InterConnections (Minneapolis)

2000 – IR 1.0: The State of the Discipline (Lawrence)

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Verso una quarta fase degli internet studies?

Sistematizzazione (manuali, associazioni, riviste)

Campo autonomo

Integrazione mainstream discipline

Integrazioni con network studies e audience studies

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Introduzione alla CMC

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Comunicazione mediata dal computer: di cosa parliamo?

• Computer?• Comunicazione?• Mediata?

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Discutere di CMC attraverso la CMC: la ML dell’AoIR (Association of Internet Researchers)

http://courses.ischool.berkeley.edu/i290-12/f07/air-l_cmc.php

Association of Internet Researchers mailing list discussion of "CMC"Date: Mon, 24 Jul 2006 17:05:45 +0200 From: Jillana Enteen Subject: [Air-l] CMC, ICT, digital communication To: [email protected] Hello all, I'm trying to sort out the differences in etymology and meaning between CMC, ICT and digital communication. I'm having a hard time-- other than recognizing the academic/educational basis for ICT and its roots in IT, it seems to me that these terms are used interchangeably. Any thoughts? best wishes, jillana Jillana Enteen [email protected]

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AIR-L: CMC datato?

• Date: Mon, 24 Jul 2006 16:18:36 +0100 From: "Martin Garthwaite" Subject: Re: [Air-l] CMC, ICT, digital communication To: [email protected]

• Jillana, I would agree, if you look at a time line, I remember reading about CMC over 15 years ago, and I'll go out on a limb here and say that quite a lot of the research on CMC was done pre-mass adoption of Internet. So services like CompuServe, CIX and AOL that provided walled gardens that were not originally part of the Internet. CMC also referred to mailing lists like this one, e-mail, usenet groups, all these systems were pre-html technologies. ICT appears to me to be a catch all term, and I find digital communication a little ambiguous.

• Martin. • [email protected] • MSc candidate media@lse

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AIR-L: CMC come termine ombrello

• Date: Mon, 24 Jul 2006 11:24:30 -0500 • From: "Ledbetter, Andrew Michael" • Subject: Re: [Air-l] CMC, ICT, digital communication To:• I've struggled with the term "CMC" in my own writing. While I wouldn't agree

that the term is "archaic" (as many scholars still use the term frequently), it does "feel" dated to me. (…). But, in my own writing, I have tried to refer to specific media as much as possible (e-mail, IM, chat, Facebook, etc.) rather than using the term "CMC"... which might be a healthy move on the whole, since we know that there are significant qualitative and quantitative differences in communication across those media, despite their common online nature. Yet, simultaneously, people sometimes seem to think about, and socially construct, online communication channels as a unified whole. Thus, it seems reasonable that we have an umbrella term to refer to such media. Recently, I have tended to use "online communication"---it is less verbose than "computer-mediated communication", seems less intrusive than an acronym, and seems broad enough to include a lot of different technologies (e.g., both Internet and non-Internet interaction, etc.). In short, it seems to get the job done all right, though I'm sure the term has shortcomings too. But of course, I'm sure appropriate terminology varies from discipline to discipline.

• Andrew M. Ledbetter Ph.D. Candidate and Graduate Teaching Assistant Department of Communication Studies University of Kansas

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AIR-L: aggiornare la terminologia

• Date: Tue, 25 Jul 2006 15:40:17 +0200 From: Jillana Enteen Subject: Re: [Air-l] CMC, ICT, digital communication To: [email protected]

• Thanks for all your thoughts on this. I'm eager to see how the discussion continues (...) I do think it's necessary to find an umbrella term to talk about digital networked communication (I use this term tentively)--one that takes into account that we cannot anticipate how what we "communicate," (…) or how the bytes we transmit will "travel," (i.e. the route of the information) or how they will be received. In other words, understanding that information is transmitted digitally from "others" (other people, other places) encourages a media-specific term, but assuming that this term, as Charlie points out, means computer to computer is now out of the question. Think of different browser qualities (safari versus outlook explorer or computer versus blackberry, for instance)--what people see can vary greatly from what is sent.

• In the past, it has been useful to place television in one category when considering broadcasting and/or spectatorship, and telephony in another, when examining the implications of (almost) instantaneous voice transmission. Consequently, I find it imperative to have a category (as most have agreed) that takes into account the increasing flexibility--where we might as easily be watching a downloaded television show on our ipod OR on our harddrive, networked television or talk through regular telephones via vonage as surfing the internet--yet the way information arrives is related. The term must maintain an awareness of the complexity of these new vehicles for digital transmission and increasing possible interfaces for their consumption. This is not to discourage specific considerations--which should use terms as specifically as possible. At this point, studying "internet use" may be too broad--www or IRC or mobile-to-mobile SMS, located in a particular moment and among specific users speaks more to the point. I find it interesting, and compelling, that CMC is outdated. And as a "former" scholar of CMC, I'm still pondering over what term might speak best for my framework. thanks and best wishes—

• jillana Jillana Enteen [email protected]

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AIR-L: Barry Wellman

• Date: Wed, 26 Jul 2006 11:57:51 -0400 • From: Barry Wellman Subject: [Air-l] CMC, network of networks To: aoir list • I believe that Roxanne Hiltz and Murray Turoff were first/early users of "Computer

Mediated Communication" (CMC) in the first edition of Hiltz, S. Roxanne, and Murray Turoff. 1978. The Network Nation. Reading, MA: Addison-Wesley. Yup, that's before some list members were born. (But I don't have the book handy.) THeir Network Nation title was consciously adopted from Paul Craven and my "The Network City" paper (1973). Which also introduced "network of networks" well before the Internet. And which may have begat "THe Network Society" (Castells, 1996), and certainly begat Tracy Kennedy and my "The Network Household" (2007; ICS) and my "networked individualism" (2000; IJURR) As far as CMC/ICT, I've been increasingly using ICT because it encompasses information as well as communication. (Of course, info has to be communicated to be useful.) My sense is that the CSCW crowd still uses CMC a fair amount. Talk about anachronisms -- CSCW sure is a misleading one. But yet there is an annual conference. Everything old is new again. Barry _____________________________________________________________________ Barry Wellman Professor of Sociology NetLab Director wellman at chass.utoronto.ca http://www.chass.utoronto.ca/~wellman Centre for Urban & Community Studies University of Toronto 455 Spadina Avenue Toronto Canada M5S 2G8 fax:+1-416-978-7162 You're invited to visit & contribute to the new version of "Updating Cybertimes: It's Time to Bring Our Culture into Cyberspace" http://chass.utoronto.ca/oldnew/cybertimes.php

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AIR-L: William Dutton (allora direttore OII)

• Date: Wed, 26 Jul 2006 21:12:02 +0100 • From: "William Dutton" Subject: Re: [Air-l] Social software and ICT on

Wikipedia To: , • As Paolo Massa and Barry Wellman point out, all of these terms --

ICT, new media, CMC, etc -- are anchored in specific research programmes, historical periods, and technologies. They are not interchangeable. While it would be great to improve Wikipedia, I suggest that a useful source might be a book by Loader and others, which is part of the Key Concepts series of Routledge. It is a 2004 publication, but this discussion might encourage them to update Cyberculture: Key Concepts. See: http://informationr.net/ir/reviews/revs143.html In my opinion, these terms matter, so its great to see that a single post has generated such a stir around the meaning of closely related by distinct terms. Bill

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Alle origini della CMC

• Licklider e Taylor “The computer as a Communication Device”, 1968

• Hiltz e Turoff, “The Network Nation: Human Communication via Computer”, 1978

• Il primo filone sistematico di ricerca sulla CMC si sviluppa a partire dagli anni ’80 nell’ambito della psicologia sociale:

– Impatto in ambito organizzativo, implementazione reti di comunicazione nelle aziende

– Ottenere il massimo dalle nuove tecnologie in gruppi di utilizzatori molto “task oriented”

– Valutare questi strumenti non solo sul piano tecnologico, ma anche per i loro effetti sociopsicologici (gerarchie, controllo decisioni, codici non verbali, ecc.)

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L’approccio RCS: reduced social cues (Kiesler, Sproull, Dubrovsky) – indicatori sociali ridotti

• Domande: • quali sono gli effetti di una comunicazione semplice e rapida,

in grado di raggiungere qualunque ufficio decentrato? • esistono strategie per compensare la mancanza di codici

non verbali? • Le persone avvertono le differenze di status o di prestigio? • Si sentono più anonime?

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Approccio RSC - segue

• Scarsità di informazioni relative al contesto della comunicazione

• Scarsità di norme condivise per orientare comunicazione• La cmc è ritenuta povera dal punto di vista sociale• La mancanza di feedback sociale rende difficile il

coordinamento degli attori e la comprensione dei messaggi• Le capacità di influenza sociale degli attori si livellano• Stile comunicativo più libero e impersonale• Anonimato e deindividuazione

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• Sul piano organizzativo, dunque, la Cmc avrebbe due effetti contrastanti:

• Livella differenze di status partecipazione più libera da condizionamenti sociali

• Crea situazioni di deindividuazione e sottrae gli attori dai vincoli normativi

• Un gruppo che interagisce via cmc, dunque, sarà più democratico ma anche più lento nelle decisioni

• “Status equalization” (esperimenti): in interazioni FtF i partecipanti di status più elevato dominano la discussione, nell’interazione via computer la relazione è più equilibrata (ridotta ansia da valutazione, aumento disattenzione sociale)

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• Informazioni relative al contesto sociale:– statiche: aspetto delle persone, arredamento dell’ufficio ecc.– dinamiche: comportamento non verbale

• Per costruire il contesto: variabili di tipo geografico (collocazione), organizzativo (posizione gerarchica), contingente (tipo di relazione tra gli interlocutori)

• Sproull e Kiesler (1986), ricerca sugli effetti della posta elettronica in una grande azienda:

– Cmc veicola poche informazioni sul contesto sociale– Le persone tendono a sopravvalutare la propria importanza– Posta elettronica preferibilmente utilizzata per comunicare con i

superiori gerarchici– Posta elettronica preferita per comunicare cattive notizie– Durante l’orario di lavoro la posta elettronica è utilizzata spesso

per comunicazioni non inerenti al lavoro

• Status equalization

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• Limitazione della “larghezza di banda” (quantità di informazioni veicolabili nell’unità di tempo). Dunque:

– CMC efficace per trasmettere informazioni precise, ma povera in relazione agli aspetti sociali della relazione

– Livellamento di status e maggiore visibilità soggetti normalmente esclusi

– Ambiente sociale debolmente normato, incline al litigio (flaming), a comportamenti antisociali e a posizioni polarizzate

• Limiti approccio RSC: contraddizioni (cmc poco adatta per dimensione sociale, ma mail spesso personali anche dal lavoro); aspetti sociali trattati in termini informazionali; determinismo; non spiega uso cmc per scopi personali o con comportamenti normati.

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SIDE: Social Identity De-individuation

• Inizio anni ’90, psicologia sociale (Lea, Spears)• La larghezza di banda di un mezzo di comunicazione non ha

nulla a che fare con la sua capacità di trasmettere indici sociali (intestazioni e firme, conoscenze precedenti, ecc.)

• La cmc limita solo alcuni codici usati nella comunicazione interpersonale (codici non verbali)

• Distinzione tra l’identità personale e le diverse identità sociali di un individuo: questo spiega perché la deindividuazione può condurre a comportamenti ipersociali o più rigidamente normati di altri

• E’ il contesto che coinvolge gli attori come singoli individui o enfatizzando l’identità sociale

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SIDE - segue

• (Esperimenti): in una situazione di deindividuazione si realizzano due tipi opposti di comportamento: asociale o ipersociale (in funzione del tipo di identità di riferimento)

• Questo contraddice teorie ingenue dell’influenza sociale; modello SIDE ha concezione dei processi sociali di tipo cognitivo

• La cmc si presta ad essere utilizzata come strumento di controllo sociale

• Ma la condizione di deindividuazione può distogliere le persone dalle conseguenze che le loro azioni hanno sugli altri (decisioni spiacevoli o impopolari)

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Teoria “Hyperpersonal”

• Social Information Processing – SIP (Walther, Burgoon)• Cmc non solo non è “fredda”, ma tende a sovraccaricarsi di

contenuti sociali (“iperpersonale”)• Cmc è generalmente più lenta della comunicazione FtF

(questo spiega discrepanze con esperimenti in lab): cmc può veicolare la stessa socialità della comunicazione FtF, se si lascia agli attori il tempo di svilupparla (in laboratorio: limitazione temporale e assenza di aspettative su interazioni future)

• Al di fuori delle condizioni di laboratorio, gli esseri umani non comunicano quasi mai esclusivamente con un mezzo (cmc o FtF)

• Selective self presentation; scelta dei tempi; feedback più mediato e behavioural confirmation

• “Like ordinary behaviour, only more so” (Spears, Lea)

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Il contesto sociale

• Passaggio verso comprensione più completa della cmc:– Superamento teoria “matematica” dell’informazione

– Critica a concezione ingenua dell’informazione (che è un prodotto sociale, non un bene che esiste in natura)

– Concezione non riduzionistica della dimensione sociale (codici, universi simbolici ci accompagnano come parte integrante nostra esistenza)

– Realtà sociale come costrutto e non come dato ontologico

• Il contesto sociale: relazione circolare con l’azione• Si pone in discussione il determinismo, ad esempio la presunzione di

“intrinseca democraticità” delle tecnologie• Dall’esperimento in lab all’approccio etnografico: l’attenzione si sposta

dagli “effetti” della cmc comparata con FtF a processi di costruzione simbolica dei significati e dell’azione online (N. Baym, S.Turkle, ecc.)

Page 45: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

La CMC oggi: alcuni ambiti di ricerca

• http://jcmc.indiana.edu (Journal of Computer Mediated Communication)

• Alcuni Special Themes tratti dal jcmc: - War Coverage in Cyberspace (gennaio 2007)- The Social, Political, Economic, and Cultural Dimensions

of Search Engines (aprile 2007)- Cross-Cultural Perspectives on Religion and Computer-

Mediated Communication (aprile 2007)- Blogging (luglio2007)- Social Network Sites (ottobre 2007)

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Il Jcmc nel 2009 e nel 2010

- special issue: Ehealth (gennaio- luglio 2010)Blog Functions as Risk and Crisis Communication During Hurricane Katrina (pages 1–31)Wendy Macias, Karen

Hilyard and Vicki FreimuthArticle first published online: 17 NOV 2009 | DOI: 10.1111/j.1083-

6101.2009.01490.x

The Diffusion of a Task Recommendation System to Facilitate Contributions to an Online Community (pages 32–59)

Y. Connie Yuan, Dan Cosley, Howards T. Welser, Ling Xia and Geri GayArticle first published online: 17 NOV

2009 | DOI: 10.1111/j.1083-6101.2009.01491.x

Communication Communities or “CyberGhettos?”: A Path Analysis Model Examining Factors that Explain Selective Exposure to Blogs (pages 60–82)

Thomas J. Johnson, Shannon L. Bichard and Weiwu ZhangArticle first published online: 17 NOV 2009 | DOI:

10.1111/j.1083-6101.2009.01492.

Facebook and Online Privacy: Attitudes, Behaviors, and Unintended Consequences (pages 83–108)Bernhard

Debatin, Jennette P. Lovejoy, Ann-Kathrin Horn and Brittany N. HughesArticle first published online: 17 NOV

2009 | DOI: 10.1111/j.1083-6101.2009.01494.x

Gratifications and Seeding Behavior of Online Adolescents (pages 109–137)C. Courtois, P. Mechant, L. De

Marez and G. VerleyeArticle first published online: 17 NOV 2009 | DOI: 10.1111/j.1083-6101.2009.01496.x

Internet in the Daily Life of Journalists: Explaining the use of the Internet by Work-Related Characteristics and Professional Opinions (pages 138–157)

Liesbeth Hermans, Maurice Vergeer and Leen D'HaenensArticle first published online: 17 NOV 2009 | DOI:

10.1111/j.1083-6101.2009.01497.x

Ethno-Racial Identity Displays on Facebook (pages 158–188)Sherri Grasmuck, Jason Martin and Shanyang ZhaoArticle first published online: 17 NOV 2009 | DOI: 10.1111/j.1083-6101.2009.0149Consequences of media and Internet use for offline and online network capital and well-being. A causal model approach (pages 189–210)Maurice Vergeer and Ben PelzerArticle first published online: 17 NOV 2009 | DOI: 10.1

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Il JCMC nel 2011

Alcuni temi:

- mondi virtuali

- SNS

- mobile geotagging

- selective posting

- uso dell'email nelle comunicazioni docente/studente,

ecc.

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Riferimenti per eventuali approfondimenti

• R. Scalisi, “Users”, Guerini e Associati, Milano, 2001• L. Paccagnella, “La comunicazione al computer”, Il

Mulino, Bologna, 2000 (in particolare cap. 1 e 2)• http://courses.ischool.berkeley.edu/i290-12/f07/air-l_

cmc.php (discussione su AIR on CMC)

• www.jcmc.indiana.edu• Licklider e Taylor, “The computer as a

communication device” (1968), disponibile in webcattedra

Page 49: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

Normalmente le nuove tecnologie della comunicazione sono identificate con

– il Personal Computer, la tecnologia emblema della rivoluzione nel trattamento digitale delle informazioni

e con – Internet, la rete che consente a milioni di PC

di scambiarsi informazioni e, come conseguenza, a centinaia di milioni di persone di comunicare tra di loro e di accedere al patrimonio di conoscenza racchiuso negli archivi (e nei server) di tutto il mondo.

Le domande iniziali: “computer”?

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Se consideriamo il processo evolutivo dei nuovi media dobbiamo però notare che

la tendenza di lungo periodo non è di tipo centripeto ma di tipo centrifugo – non una sola macchina digitale per tutte le nostre esigenze di comunicazione, informazione, intrattenimento ma tante macchine digitali (e tanti media vecchi e/o nuovissimi) capaci di dialogare tra loro mediante le tecnologie di rete;

abbiamo spesso scambiato il presupposto - la convergenza assicurata dalla conversione di tutti gli archivi da formati di tipo analogico a formati digitali e consentita dalla macchina (il PC) in grado di gestirla - con la finalità del processo evolutivo.

Il PC e il suo alfabeto non rappresentano dunque l’intero universo dei nuovi media.

(da A. Marinelli, Connessioni, Guerini, Milano 2004)

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Quando gli utenti non erano utenti

• “Negli anni Sessanta una tipica azione di introduzione di informazioni in un computer prevedeva tre attori, che potremmo definire tre tipi di utenti: l’esperto che codificava su fogli di carta le sue specificazioni, il perforatore (o la perforatrice) che perforava le schede riproducendo in forma diversa l’identica informazione passatagli, l’operatore che forniva le schede al computer attraverso un lettore di schede. Da un lato, inoltre, c’era questo gruppo di esperti che avevano la competenza di agire sul calcolatore, dall’altro c’erano tutti coloro che ricevevano i risultati dell’elaborazione informatica, sulla base dei quali dovevano prendere decisioni, senza in realtà avere alcuna conoscenza delle procedure che li avevano prodotti” (Scalisi 2001: 51).

Page 52: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

Utenti

• È solo quando il computer diviene uno strumento personale - e nello stesso tempo strumento per raggiungere una grande varietà di obiettivi, non necessariamente connessi al calcolo o all’informatica – che inizia ad emergere un’elaborazione teorica che considera l’utente come una delle variabili in gioco. È dunque con la nascita del personal computer, e della GUI (Grafical User Interface), che si può parlare di nascita dell’utente.

• La nozione di utente, dunque, è espressione caratteristica di un modello che vede un soggetto interagire con un dispositivo informatico; l’incontro tra i due elementi dell’interazione avviene al livello dell’interfaccia (utente), che rappresenta il punto di contatto e di scambio tra il dispositivo ed il corpo dell’utente, concepito sia come porta percettiva, che conduce all’attività di elaborazione condotta a livello cognitivo, sia come ponte ergonomico per l’azione.

• Nasce la riflessione sulla Human Computer Interaction

Page 53: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

Scomparsa degli utenti?

• Progressivamente il modello della HCI è stato affiancato e ridefinito da modelli concorrenti, tanto che si è giunti a parlare di scomparsa dell’utente (Scalisi 2001: 145 sgg.). Possiamo individuare due filoni principali che hanno condotto alla scomparsa dell’utente, o meglio, ad una sua ridefinizione:

– il modello della Computer Mediated Communication (CMC) – la progressiva affermazione di tecnologie invisibili e

onnipresenti.

Page 54: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

With o through the Net?

• Diversamente dalla HCI, la CMC non si concentra tanto sull’interazione tra utente e sistema, quanto sulle interazioni tra soggetti supportate dalla tecnologia.

• Ma la CMC non sostituisce totalmente la HCI: anche in contesti di CMC, infatti, l’interfaccia non cessa di avere un ruolo nel determinare la maggiore o minore facilità di utilizzo dei dispositivi, che a sua volta ha ricadute spesso rilevanti sulle modalità di interazione adottate dai soggetti.

• I soggetti dell’interazione non cessano totalmente di essere interpretati come utenti ma quello dell’utente diviene solo uno dei livelli di analisi pertinenti quando riflettiamo sulla CMC. In quest’ambito divengono centrali le dinamiche di interazione tra soggetti, mentre i dispositivi tecnologici costituiscono l’ambiente, il contesto dell’interazione stessa.

Page 55: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

• Malgrado la CMC, come ambito che studia l’interazione tra individui attraverso la rete si affermi in un momento successivo rispetto all’affermazione della HCI, l’utilizzo della rete come strumento di comunicazione e contatto tra individui è precedente alla diffusione del personal computer e allo sviluppo del concetto di utente.

• il primo periodo della diffusione di Internet è caratterizzato da un utilizzo come strumento di comunicazione tra individui. Molto prima della nascita del Web, infatti, si diffondono fenomeni come le BBS (Bulletin Board System) e le e-mail, dando origine, a partire dagli anni Settanta, ad un’imponente letteratura sul fenomeno delle cosiddette comunità virtuali.

• Vedi anche Castells 2001 e i comunitari virtuali

Page 56: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

L’utente nel Web

• In Internet l’utente farà la sua comparsa solo con la diffusione del Web e dei browser grafici (Mosaic, antecedente di Netscape, è del 1994).

• Fino a quel momento, Internet (e il Web solo testuale) erano rimasti sostanzialmente nelle mani di utilizzatori che erano anche professionisti (o appassionati) delle tecnologie

• Con i browser grafici, invece, il Web si apre ad un pubblico più vasto, già abituato alla GUI, che dunque si trasforma in utente. Nascono in questo contesto le riflessioni sulla progettazione Web centrata sull’utente e sull’usabilità dei siti Web.

Page 57: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

Qualche spunto a partire dall'attualità (4-5 ottobre 2011): il comma 29 del ddl intercettazioni

- Il Disegno di legge - Norme in materia di intercettazioni telefoniche etc., p. 24, alla lettera a) recita: «Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono»

- Alcune forme di protesta in rete: i blogger e Metilparaben:

Questa è una prova generale di quello che potrà accadere se il comma 29 dell'articolo 1 del DDL di riforma delle intercettazioni, sinteticamente definito comma "ammazzablog", dovesse entrare in vigore così com'è. Buona rettifica a tutti.

Alessandro Gilioli è un giornalista milanese che lavora all'Espresso, vive a Roma e tifa per l'Inter; Giulia Innocenzi è nata a Rimini, è bionda e ha lavorato ad Annozero; Luca Sappino è il più giovane di tutti, va in giro in bici e conduce una trasmissione alla radio; Vittorio Zambardino ha un blog che si chiama "Scene digitali", tifa per il Napoli e scrive delle cose molto interessanti su Facebook

Page 58: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

La “richiesta di rettifica” di Alessandro Gilioli

Gentile direttore del sito informatico “Metilparaben”

ai sensi dell’articolo 8 della Legge 8 febbraio 1948, n. 47 “Disposizioni sulla stampa e successive modifiche” La invito a pubblicare entro 48 ore dalla presente quanto segue, ricordandole che la mancata ottemperanza al presente invito importa una sanzione amministrativa fino a lire a 25.000.000:

Il Suo articolo datato 4 ottobre 2011 e apparso sul sito informatico “Metilparaben” nel quale si scrive (testuale) «Alessandro Gilioli è un giornalista milanese che lavora a L’Espresso» contiene gravi affermazioni contrarie a verità e lesive della mia dignità.

1. Nell’articolo in questione il nome della testata è scritto «L’Espresso» mentre ormai da tempo il nome corretto è ‘l’Espresso” con la “l” minuscola. L’alterazione del marchio comporta come Le è noto un grave danno d’immagine per il quale ci si riserva di adire anche in via civile qualora non venga pubblicata la presente rettifica.

ecc.

Page 59: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

Il “caso” Wikipedia

Intorno alle 20 del 4 ottobre Wikipedia oscura le sue pagine italiane:

Cara lettrice, caro lettore,

in queste ore Wikipedia in lingua italiana rischia di non poter più continuare a fornire quel servizio che nel corso degli anni ti è stato utile e che adesso, come al solito, stavi cercando. La pagina che volevi leggere esiste ed è solo nascosta, ma c'è il rischio che fra poco si sia costretti a cancellarla davvero.

(…) L'obbligo di pubblicare fra i nostri contenuti le smentite previste dal comma 29, senza poter addirittura entrare nel merito delle stesse e a prescindere da qualsiasi verifica, costituisce per Wikipedia una inaccettabile limitazione della propria libertà e indipendenza: tale limitazione snatura i principi alla base dell'Enciclopedia libera e ne paralizza la modalità orizzontale di accesso e contributo, ponendo di fatto fine alla sua esistenza come l'abbiamo conosciuta fino a oggi.

ecc.

Page 60: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

Alcune reazioni. Alcune riflessioni

Approvazione quasi unanime da parte dei commentatori (sia giornali online, Repubblica, la Stampa ecc., sia sito o blog di vario tipo, es. Valigia blu)

Forte attivazione sui social media: FB, twitter (TT: #wikipedia, Wikipedia Italia, treccani)

D. Amenduni sul Fatto Quotidiano: A. La protesta è internazionale e autorevole, come Wikipedia;B. La protesta non è colorata politicamente e riguarda tutti;C. La protesta è di massa

Reazioni negative: L'allarme l'hanno lanciato «gli utenti di Wikipedia» e, dunque, anche questo potrebbe non essere attendibile (il Tempo: Treccani vs Wikipedia, 5 ottobre)

Riflettiamo su:

- forme e stili della protesta online (stili espressivi, ironia)

- attivazione/partecipazione sui social media: forme, soglie di attivazione; perché Wikipedia coinvolge più della mobilitazione generica (senza brand)?

Page 61: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

Comunicazione tra macchine? Tra uomini? Tra macchine e uomini?

• La società può essere compresa soltanto attraverso lo studio dei messaggi e dei mezzi di comunicazione relativi ad essi; e (…) nello sviluppo futuro di questi messaggi e mezzi di comunicazione, i messaggi fra l’uomo e le macchine, fra le macchine e l’uomo, e fra macchine e macchine sono destinati ad avere una parte sempre più importante (Wiener 1950: 23-24).

• Il linguaggio non è un attributo esclusivo dell’uomo, bensì un carattere che egli può condividere fino a un certo grado con le macchine da lui costruite (…) Generalmente noi crediamo che la comunicazione e il linguaggio siano diretti da persona a persona. È possibile tuttavia che una persona parli a una macchina, una macchina a una persona e una macchina a una macchina (…). C’è un linguaggio emesso dall’uomo e diretto alle macchine e c’è un linguaggio emesso dalle macchine e diretto all’uomo (Wiener 1950: 101 - 102)

Page 62: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

Web 2.0 – L'utente guida il cambiamento (?)

Did you know?

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Page 64: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012
Page 65: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

Web 2.0 is a set of economic, social and technology trends that

collectively form the basis for the next generation of the

Internet: a more mature and distinctive medium characterized

by user participation, openness and network effects.

Tim O’Reilly

• Il web 2.0 visto da SlideShare

Page 66: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

Critical perspectives on web 2.0

• Critical perspectives on Web 2.0 First Monday, vol. 13, march 2008• “Web 2.0 represents not a socio–technological advance in the World

Wide Web, but rather a powerful “framing device of professional elites that define what enters the public discourse about the impact of the Web on society.” Scholz deflates the claims of revolutionary technical innovation and social empowerment held dear by many Web 2.0 evangelists, revealing instead that the technologies and communities underlying Web 2.0 have existed, in one form or another, long before Tim O’Reilly first uttered the phrase” (M. Zimmer)

• “There’s something quite brilliant, from a corporate–consumer–marketing perspective, about the term Web 2.0. Its very name – Web 2.0 – embodies new–and–improvedness: a new version, a new stage, a new paradigm, a new Web, a new way of living. Attached to any old noun, 2.0 makes the noun new: Library 2.0, Scholarship 2.0, Culture 2.0, Politics 2.0. Hyping new media is nothing new, but lately the marketing meme machine behind Web 2.0 appears to be set on overdrive” (D. Silver)

Page 67: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

Quante visite partecipative?

Pur in assenza di dati affidabili sulla totalità degli ambienti che supportano user generated content (molti dei quali aggregano, sotto l’etichetta ugc, anche attività che necessitano un minor coinvolgimento degli utenti, quali le comuni pratiche che si accompagnano all’utilizzo di un social network site), un riferimento comunemente citato in proposito è la ricerca Hitwise, 2007, secondo cui la quota di visite produttive è, rispettivamente, dello 0,18% per You Tube, 0,12% per Flickr e 4,38% per Wikipedia. Il dato, evidentemente, non si riferisce al numero degli utenti, ma all’insieme delle attività da questi condotte nei singoli ambienti. In ogni caso, può essere utile per rendere conto dell’entità del tasso di attivismo in differenti ambienti del web 2.0

(cfr articolo Bruno-Matei e coefficiente di Gini)

Page 68: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

Quanti UGC in Youtube? (fine 2010)

Page 69: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

J. Nielsen: piramidi degli UGC

Page 70: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

Crowdsourcing

• Il termine deriva da crowd (folla) e outsourcing e fa riferimento all’esternalizzazione di porzioni del processo produttivo, in questo caso affidato a comunità distribuite, dando luogo a forme di problem solving distribuito. Generalmente, l’azienda ricorre al web per proporre il problema da risolvere (o il compito da eseguire) e per valutarne i risultati, spesso ricorrendo anche in questo caso a forme distribuite (concorsi, valutazione tra pari, ecc.).

• Esempio: Mechanical Turk, un’applicazione promossa da Amazon che mira a rappresentare un punto di incontro tra le aziende e un’estesa «comunità virtuale di lavoratori» qualificati, fungendo da mediatore e da garante e supportando sistemi di (micro) pagamento (https://www.mturk.com/mturk/welcome).

Page 71: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

• “l’ambiente di rete rende possibile una nuova modalità di organizzare la produzione: radicalmente decentrata, collaborativa e non proprietaria; basata sulla condivisione delle risorse e degli output tra individui dispersi nello spazio e variabilmente connessi, che cooperano senza dipendere né dal mercato né dagli ordini dei manager. È quanto io chiamo ‘produzione orizzontale basata sui beni comuni’ (commons-based peer production)” (Benkler, 2006, p. 76).

• Radici: commons, cooperazione distribuita, sistemi di reputation

Page 72: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

Voci critiche

• Petersen (2008): looser generated content (contenuti generati da perdenti). L’idea di fondo è che lo user produttore di contenuti sarebbe sostanzialmente un perdente, sfruttato da aziende sempre pronte a trarre profitti dal suo lavoro.

• Le forme più prossime al mondo del business, come appunto il crowdsourcing, possono effettivamente finire per confondere la cooperazione distribuita con forme di sfruttamento diffuso di manodopera qualificata a basso costo

Page 73: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

Riflessioni critiche sul ruolo dei dilettanti

• Lovink: con il pretesto dell’elogio del dilettante, un'intera generazione sarebbe di fatto privata degli strumenti per diventare professionista, soprattutto nell’ambito dell’industria culturale),

• Inoltre, ampie porzioni dei contenuti presenti sul web sono in realtà sostanzialmente prive di fruitori (o di commentatori, come efficacemente riassunto nel titolo del libro di G. Lovink, Zero Comments).

• Keen (Dilettanti.com): gli UGC «distruggono la nostra economia, la nostra cultura e i nostri valori».

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Il culto del dilettante (Keen)

• L’autore contrappone l’accuratezza e la professionalità a suo avviso garantite dai media tradizionali all’improvvisazione e alla scarsa qualità dei contenuti creati dagli utenti, rivendicando, anche per l’informazione e l’intrattenimento, il livello di preparazione professionale che cerchiamo, ad esempio, in un medico o in un avvocato.

• Per una analisi critica del lavoro di Keen, realizzata in stile collaborativo e animata principalmente da Lawrence Lessig (duramente attaccato nel testo citato), si veda il Keen Reader, http://wiki.lessig.org/index.php?title=TheKeenReader.

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Contenuti grassroots e disintermediazione

• Trasversale al dibattito sull’amateur è il tema della dissoluzione – o della persistente validità – della mediazione professionale. Settori sempre più ampi dell’industria culturale, ad esempio, paiono muoversi rapidamente verso un’eliminazione – o quanto meno un ridimensionamento – del ruolo dei mediatori tradizionali.

• Ad esempio, giornalismo e musica, settori in cui nelle pratiche d’uso e nella vulgata del web 2.0, il ruolo della mediazione professionale pare essere in fase di superamento, sotto l’effetto congiunto delle pratiche di file sharing, UGC e dei sistemi di peer reccomendation.

• Componenti di disintermediazione evocate nella produzione e gestione della conoscenza (Wikipedia vs enciclopedie) o agli entusiasmi suscitati dalle forme di disintermediazione osservate in ambito politico.

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Un modello di lettura: cattedrale vs bazaar

• Raymond: cattedrale vs bazaar

• Se vogliamo evitare le semplificazioni della retorica della cooperazione a tutti i costi, così come la miopia di alcune difese di retroguardia dell’intrinseca necessità di mediazione e gerarchie, una volta individuati e descritti i due macro-modelli sopra richiamati, è opportuno procedere ad un’analitica ricognizione delle differenti forme di attualizzazione che se ne registrano nei diversi contesti applicativi.

• Nessun osservatore accorto nega che una qualche forma di mediazione resti fondamentale, pur con proporzioni e con declinazioni differenti a seconda dell’oggetto di analisi (innegabilmente, l’attendibilità di una notizia, la validità di un gruppo musicale, l’accuratezza di una voce enciclopedica, ecc. vanno in qualche modo appurate).

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Forme di filtraggio e di mediazione

• Ciò su cui divergono le opinioni sono le forme e le modalità di un simile processo di filtraggio e mediazione: per i sostenitori dei modelli cooperativi, emergerebbe nell’autoorganizzazione risultante dalla somma dei micro comportamenti – non coordinati da alcuna autorità centrale – dei soggetti coinvolti

• Dimensione temporale è rilevante: se riteniamo ancora valido il modello di informazione quotidiana (o ancor più di un'informazione aways on), è probabile che una qualche forma di filtraggio più o meno professionale possa garantire in modo più efficace (e più veloce) il vaglio, la verifica e la selezione delle notizie, pur lasciando spazio alle opportune forme di integrazione con la produzione dal basso.

Page 78: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

La dimensione temporale

• Portata ai suoi estremi, la disintermediazione finirebbe per richiede all’utente di trasformarsi egli stesso in agente di selezione e filtraggio. Una totale assenza di mediazione (professionale) porterebbe sugli schermi dei nostri computer, potenzialmente, l’intera mole di notizie prodotte quotidianamente. L’impegno richiesto al singolo per vagliare individualmente una tale quantità di dati (anche, semplicemente, per scorrerne tutti i titoli), o a soggetti distribuiti per attivare efficaci sistemi di selezione cooperativa, travalicano l’orizzonte temporale dell’informazione quotidiana.

• Esempio: il caso Wikileaks e la mediazione dei media broadcast

Page 79: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

Quando la mediazione non funziona. Modelli di disintermediazione

• In alcuni casi, invece, la mediazione (intesa come presenza di un soggetto, individuale o collettivo, responsabile della progettazione della struttura e dei contenuti di un sistema complesso), è parsa addirittura condurre all’impossibilità – teorica prima ancora che pratica – di portare a termine la realizzazione di specifici progetti. Un esempio: lo Xanadu di Ted Nelson

• Modelli di disintermediazione: comunità open source; culture partecipative

• Peer review (sistemi di reputazione, stabilizzati dalla conoscenza del contesto di ciascun peer)

Page 80: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

• Tentare di offrire una risposta univoca alla contrapposizione tra cooperazione e sistemi gerarchici, tra presenza e assenza di mediazione, appare non solo complicato, ma tendenzialmente poco utile.

• Andranno piuttosto analizzate le specificità di ciascun ambito di riferimento, in termini di sistemi di gestione della reputazione, possibilità di integrare nel processo strumenti automatizzati, quantità e omogeneità dei soggetti coinvolti, struttura dei sistemi di feedback supportati, orizzonte temporale di riferimento, livello di specializzazione dei contenuti, ecc.

Page 81: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

Media grassroots e media broadcast

• “Il potere dei media grassroots sta nella diversificazione, quello dei media broadcast nell'amplificazione. Ecco perché dovremmo occuparci più che altro della loro interazione” (Jenkins, Cultura convergente, p. 282)

Page 82: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

The long tail, C. Anderson

Un esempio: netflix

Page 83: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

What's next?

Web 3.0?

Eric Schmidt, CEO google, sul web 3.0

Web semantico: trasformazione del World Wide Web in un ambiente dove i documenti pubblicati (pagine HTML, file, immagini, e così via) siano associati ad informazioni e dati (metadati) che ne specifichino il contesto semantico in un formato adatto all'interrogazione, all'interpretazione e, più in generale, all'elaborazione automatica.

The Semantic WebA new form of Web content that is meaningful to computers will unleash

a revolution of new possibilities

By Tim Berners-Lee, James Hendler and Ora Lassila May 17, 2001

Page 84: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

What's next

Web 3.0 e internet of thingsCloud computing è un modello ibrido di sfruttamento

delle risorse offerte dalle reti di computer, Internet principalmente, che supera il vecchio schema client/server che lo ha caratterizzato ed in parte dominato sino ad oggi. La premessa basilare consiste nell’assumere che in questa nuova architettura i data service (servizi hardware) e le funzionalità offerte (servizi software) dovrebbero risiedere  prevalentemente sui server web (le ‘nuvole’) piuttosto che ‘diffusi’ sui singoli computer connessi in rete: ‘dovrebbero essere in qualche nuvola da qualche parte ' (E. Schmidt)

Page 85: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

“The computing revolution was about digitizing information. The wireless-communication revolution is about making digital information about anything, available anywhere, at almost no cost (…) Huge amounts of data that were once impossible or too expensive to collect will become the backbone of entirely new services. (…) A disruptive change is occurring in the digital environment thanks to physical computing, pervasive networks and abundant digital storage” (Aprile 2007)

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Ubiquitous computing e “calm” computing

• Ubiquitous computing e “calm” computing• Interfacce e manipolazione diretta• Un video (ubiquitous computing by Michio Kaku)• I-Phone e Ubiquitous computing

Page 87: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

Internet (la rete Tcp-Ip) non è solo il web

Web httpExplorer

E-mailMessaggistica

MSN

p2p download and

sharing

Streaming AVMedia Player

VoDIpTV

VoIPSkype

OnLinegaming

Page 88: Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Internet Studies Anno accademico 2011/2012

Il web è morto(?)

C. Anderson, M. Wolff, Wired US, estate 2010

Anderson “Negli ultimi anni uno dei cambiamenti più significativi nel mondo digitale è stato il passaggio dal web aperto a piattaforme che utilizzano internet come mezzo di trasporto, ma non il browser come display (ad es. le apps)”

La transizione è stata innescata dall'avvento dell'Iphone: mondo che i consumatori scelgono sempre più spesso perché queste piattaforme dedicate funzionano meglio o sono più adatte alla vita quotidiana

“Produttori e consumatori sono concordi: il web non è il culmine della rivoluzione digitale”

Il web come strumento prezioso, ma non come l'intera cassetta degli attrezzi (Anderson contrappone la sua visione a chi parla di “webtop”)

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Il web è morto? - segue

Push vs pull (Wired, 1997). “proprio come il web 2.0 è soltanto un web 1.0 che funziona, l'idea (del futuro predominio dei media push) è rinata”

“Il web in fondo è solo una delle tante applicazioni che esistono in internet, e utilizza protocolli IP e TCP per muovere i pacchetti. La rivoluzione è questa architettura, non le applicazioni specifiche che ci sono costruite sopra”.

“Oggi il contenuto che vedi sul tuo browser ammonta a meno di un quarto del traffico internet”

Applicazioni responsabili del maggior traffico internet: email, p2p, reti aziendali, comunicazioni da macchina a macchina delle API (application programming interface), le chiamate skype, i giochi online, Itunes, film in streaming (netflix, ecc.)

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Un'era post-web?

Mobile: fruizione resa più semplice dalle applicazioni

“E' vero, apprezziamo l'ambiente aperto, ma preferiamo la strada più facile, anche a pagamento” (dal modello free al modello freemium)

“Oggi internet ospita una grande quantità di giardinetti privati (walled gardens), in un certo senso il web è l'eccezione, non la regola”

“Il web aperto della peer production (…) continua a prosperare, sprinto da incentivi non monetizzabili come la voglia di espressione (…) Ma il concetto del web come mercat per la distribuzione digitale è in crisi (…) La vera rivoluzione è internet (…)”

“La natura della rete è cambiata, passando dalla scrivania alle tasche”

(C. Anderson, in italiano su Wired, ottobre 2010)

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Sistemi chiusi e business

Allontanamento dall'open web dipende anche dal crescente dominio di uomini d'affari più inclini a pensare nei termini di “tutto o nulla” dei media tradizionali (…) frutto di un'idea che rifiuta l'etica, la tecnologia e il business model del web.

Esempio: Facebook, sistema chiuso, che “è diventato un mondo parallelo al web, un'esperienza assai diversa e certamente più appagante e allettante, che divorava il tempo prima passato a passare pigramente da un sito all'altro” - applicazioni

Integrazione logica tecnologica e media; ci si sposta verso mercato in cui il contenuto domina la tecnologia

Apple (Itunes) sposa logica media tradizionali (controlla i contenuti)

M. Wolff, in italiano su Wired, ottobre 2010