81

Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

  • Upload
    dotram

  • View
    213

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,
Page 2: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 1 -

Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfieri

Corso di Laurea Triennale di Studi Internazionali in

Storia Militare

LA GUARDIA DI FINANZA NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

Relatore: Prof. Ssa Carla Sodini Candidato: Gabriele Bagnoli

Anno Accademico

2013-2014

Page 3: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 2 -

“Quando molti dei suoi compagni erano caduti e la caserma,

incendiata dal nemico, era tutta un rogo e minacciava di crollare, esaurite le cartucce,

in supremo sforzo affrontava l’avversario con le bombe a mano”

Dalla motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare

alla Memoria al Finanziere Lido Gori

Page 4: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 3 -

~ SOMMARIO ~

INTRODUZIONE ............................................................................................................................................. 4

L’INIZIO DELLE OSTILITÀ........................................................................................................................... 6

LE OPERAZIONI IN GRECIA E IN ALBANIA ........................................................................................... 10

LA VAL TOMORIZZA E LA BATTAGLIA DI DOBREJ ....................................................................... - 13 -

LE OPERAZIONI IN MONTENEGRO E NELL’AREA BALCANICA .................................................. - 16 -

LA GUARDIA DI FINANZA IN AFRICA ................................................................................................ - 23 -

IL NAVIGLIO DELLA GUARDIA DI FINANZA E L’AFFONDAMENTO .......................................... - 28 -

DEL REGIO DRAGAMINE 36

LA DIFESA COSTIERA DELLA GUARDIA DI FINANZA ................................................................... - 32 -

L’ARMISTIZIO DELL’8 SETTEMBRE 1943 .......................................................................................... - 35 -

LA SITUAZIONE DELLA GUARDIA DI FINANZA ALLA DATA DELL’ARMISTIZIO ................... - 38 -

GLI AVVENIMENTI IN ITALIA A SEGUITO DELL’ARMISTIZIO ......................................................... 40

IL DRAMMA DI CEFALONIA E CORFÙ ............................................................................................... - 45 -

LA SORTE DEI FINANZIERI NEI BALCANI E IN DALMAZIA .......................................................... - 49 -

IL DESTINO DELLA GUARDIA DI FINANZA IN GRECIA ................................................................. - 51 -

L’INTERNAMENTO DEI MILITARI DELLA GUARDIA DI FINANZA .............................................. - 53 -

L’AIUTO DELLA GUARDIA DI FINANZA AI PROFUGHI EBREI ..................................................... - 57 -

LE FASI FINALI DELLA GUERRA E L’INSURREZIONE GENERALE .............................................. - 62 -

IL DRAMMA SUL CONFINE ORIENTALE ............................................................................................ - 71 -

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE .................................................................................................................... 78

Page 5: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 4 -

~ INTRODUZIONE ~

Questo breve studio sul ruolo della Guardia di Finanza durante il secondo conflitto mondiale nasce

inizialmente come approfondimento per il corso di Storia Militare, tenuto dalla Professoressa Carla

Sodini. Ma perché proprio una relazione sulle Fiamme Gialle? Scelta non certo facile, anzi ardua,

data la scarsità dei testi e delle fonti sull’argomento, se si esclude il materiale edito dall’Ufficio

Storico del Corpo.

Del resto, il secondo conflitto mondiale viene sempre raccontato e descritto, quasi esclusivamente,

attraverso le azioni del Regio Esercito, della Regia Marina e Regia Aeronautica, con brevi accenni

ai Carabinieri Reali, senza tenere conto degli altri contributi pagati con il sacrificio di tanti giovani.

Oggi, poi, tendiamo ad identificare la Guardia di Finanza come il corpo che vigila sulle frodi fiscali,

sull’evasione e, più in generale, su tutti i reati economici e tributari, e che ben difficilmente

immaginiamo in un assalto all’arma bianca in Africa Orientale o in Montenegro, oppure in accanite

battaglie navali nel Mar Mediterraneo o in aspri combattimenti a Cefalonia o mentre partecipa alla

liberazione di Roma, Milano, Pavia e Trieste.

In passato, tuttavia, fin dalla costituzione avvenuta nell’ormai lontano 1° ottobre 1774, per volere

del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere, le Fiamme Gialle hanno

partecipato ad ogni battaglia e guerra che ha coinvolto la nostra Italia: dalle Cinque Giornate di

Milano, alla Seconda e Terza Guerra d’Indipendenza, dalla Guerra Italo-Turca del 1911-1912 al

primo conflitto mondiale, fino alla campagna d’Etiopia del 1935-1936, con propri reparti mobilitati.

I Finanzieri prestarono la loro opera anche sul territorio nazionale, in operazioni antibrigantaggio e

di soccorso ai terremotati di Messina e Reggio Calabria dopo il violento sisma del 1908. E con lo

scoppio, il 10 giugno 1940, della Seconda Guerra Mondiale, i militari della Guardia di Finanza

furono chiamati a fornire il loro contributo di uomini e mezzi, in ogni teatro che ha visto

protagonista l’Italia: Francia, Africa Orientale Italiana, Libia, Albania, Montenegro, Grecia,

Arcipelago del Dodecaneso, nonché, dopo lo sbarco alleato in Sicilia e la caduta del Fascismo il 25

luglio 1943, su tutto il territorio nazionale, dalla liberazione di Roma alla Toscana, fino

all’insurrezione finale delle città di Milano, Pavia e Venezia, e poi sul fronte orientale per la difesa

di Trieste.

Una pagina di eroismo e di umano altruismo fu offerta da tutti quei militari che furono imprigionati

nei campi di concentramento nazisti per aver offerto il loro aiuto a militari sbandati dopo l’8

settembre 1943, ai profughi, ai cittadini ebrei, ai partigiani e ai soldati alleati fuggiti dai campi di

prigionia all’indomani dell’armistizio, come i tanti che parteciparono alla Guerra di Liberazione

dell’Italia occupata.

Page 6: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 5 -

Infine, negli ultimi anni una nuova pagina si è aggiunta a quelle già scritte su questo periodo di

storia d’Italia: riguarda gli uomini della Guardia di Finanza in servizio nella città di Trieste, in

Istria, a Fiume e in Dalmazia. Contribuirono assieme ai locali comitati di liberazione alla cacciata

dei Tedeschi, e subirono poi arresti indiscriminati, torture e sevizie, prima di essere gettati, spesso

ancora vivi, nelle foibe, da parte delle truppe jugoslave del Maresciallo Tito.

A oltre settant’anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, storie come quelle di Pietrino Fais,

Francesco Meattini, Lido Gori, Vincenzo Giudice, Antonio Farinatti sono state consegnate al

ricordo e alla memoria dei libri perché non vadano ancora una volta dimenticate.

Page 7: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 6 -

~ 1. L’INIZIO DELLE OSTILITÀ ~

Il 30 settembre 1938 le popolazioni europee potevano tirare un sospiro di sollievo, dal momento che

una possibile guerra era stata evitata: i Quattro Grandi (Italia, Germania, Francia e Gran Bretagna),

infatti, durante la Conferenza di Monaco, erano giunti ad un compromesso per accontentare Hitler

sulla questione dei Sudeti, territorio di etnia tedesca assegnato alla Cecoslovacchia all’indomani dei

trattati di pace della Prima Guerra Mondiale. Già in marzo, le truppe tedesche avevano occupato

l’Austria con quello che fu chiamato Anschluss: oltre a voler unire al Terzo Reich i territori di

nazionalità tedesca, Hitler era intenzionato a perseguire una politica di espansione verso i territori

slavi, evitando, per quanto possibile, uno scontro armato.

E fu in questo contesto che si tenne la Conferenza di Monaco: mediata direttamente da Benito

Mussolini su esplicita richiesta di Neville Chamberlain, Primo Ministro inglese. Così, come

proposto da Mussolini, dietro istruzioni di Hitler, la Cecoslovacchia, a partire dal 10 ottobre

successivo, doveva cedere alla Germania la regione dei Sudeti, territorio ricco di risorse minerarie e

strategico dal punto di vista militare, dal momento che rappresentava l’unico baluardo naturale in

vista di una possibile invasione tedesca. La guerra sembrava così essere stata evitata.

Ma le spinte annessionistiche tedesche non si fermarono: pochi mesi dopo, il 13 marzo 1939,

l’esercito tedesco marciava su Praga, annettendo Boemia e Moravia. Il resto della Cecoslovacchia,

intanto, era stato spartito tra Ungheria e Polonia. Proprio quest’ultima diverrà la nuova preda,

questa volta da dividere con l’Unione Sovietica di Josif Stalin. Con la firma, il 23 agosto 1939, del

Patto di non aggressione (conosciuto come Patto Molotov-Ribbentropp, dal nome dei due ministri

degli esteri russo e tedesco), una clausola segreta prevedeva, appunto, la spartizione dello Stato

polacco tra le due nazioni.

Il 1° settembre iniziava la Blitzkrieg, la guerra lampo tedesca nei confronti della Polonia: e fu

guerra. I Governi di Londra e Parigi dichiararono la mobilitazione generale, intimando alla

Germania di sospendere tutte le operazioni belliche, altrimenti i rispettivi Stati avrebbero adempiuto

agli obblighi derivanti dai trattati di alleanza con il Governo di Varsavia. Fallito ogni tentativo di

mediazione, a partire dall’idea di Mussolini di una conferenza per salvare nuovamente la pace per il

successivo 5 settembre, domenica 3 Francia e Gran Bretagna dichiararono guerra alla Germania.

L’Italia di Mussolini, nel frattempo, dichiarò la sua non belligeranza. A sua volta, l’Unione

Sovietica invase da est, il 17 settembre, la Polonia, senza prendere in seria considerazione il Patto di

non aggressione sovietico-polacco concluso il 25 luglio 1932. Il 28 settembre, dopo poco più di due

settimane di eroica resistenza che vide i lancieri polacchi a cavallo caricare i carri armati tedeschi, il

Governo di Varsavia si arrese. Il 30 settembre erano stati sparati gli ultimi colpi nella base navale di

Page 8: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 7 -

Hel. Sbarazzatosi della Polonia, Hitler aveva intenzione di porre fine alla guerra costringendo alla

resa anche Francia e Gran Bretagna.

Dopo un’attenta preparazione, il 10 maggio 1940 le forze tedesche invasero l’Olanda, liquidata

rapidamente: il 15 maggio era occupata Amsterdam. Oltrepassando la frontiera belga, Tedeschi e

Francesi si scontrarono nei primi combattimenti sul fronte occidentale. Trincerati dietro la Linea

Maginot, i capi dell’esercito francese non avevano tenuto in considerazione uno sfondamento delle

linee di fortificazione, escludendo ogni tipo di invasione passando per il Belgio. Era pensiero

comune che la foresta delle Ardenne fosse impenetrabile per i mezzi corazzati, che si sarebbero

facilmente impantanati o avrebbero rallentato l’avanzata.

Già il 14 maggio era ormai chiara la vicina capitolazione delle forze anglo-francesi: umiliato, il

corpo di spedizione inglese dovette lasciare in tutta fretta il continente e reimbarcarsi verso la Gran

Bretagna dal porto di Dunkerque, sotto gli incessanti bombardamenti dell’artiglieria tedesca e dei

raid aerei della Luftwaffe (l’evacuazione avrà luogo dal 26 maggio al 4 giugno). Frattanto, il 28

maggio capitolava anche il piccolo Belgio. Ebbe luogo, a questo punto, l’invasione della Francia:

all’alba del 5 giugno, le truppe francesi, già stremate, tentarono inutilmente di resistere all’attacco

sferrato nell’area della Somme. Anche Mussolini decise, a questo punto, di fare la sua parte.

Al momento dell’entrata in guerra, il 10 giugno 1940, il Regio Esercito contava una forza di

1.600.000 uomini inquadrati in 75 divisioni. Circa 1.090.000 soldati erano stanziati sul territorio

nazionale, 280.000 in Africa Orientale, 207.000 in Libia e 24.000 nel Dodecaneso. Solo una piccola

parte di queste divisioni era in realtà completa di materiali ed armamenti per far fronte ad un

conflitto che, cominciato con la speranza di una fine rapida, si prolungherà invece per cinque anni.

La Regia Marina appariva potente e ben addestrata, ma non era equilibrata nelle sue componenti, né

adeguata alle tecniche d’impiego più moderne. Sulla carta veniva considerata per potenza la quarta

del mondo: era composta da sei corazzate, sette incrociatori pesanti, dodici incrociatori leggeri, 120

cacciatorpedinieri e 120 sommergibili, ma non possedeva portaerei e l’assenza di cooperazione con

la Regia Aeronautica penalizzerà tutta la condotta delle operazioni navali. La mancanza del radar,

infine, sarà un altro fattore negativo e, tra l’altro, una delle cause principali delle numerose sconfitte

sui mari. Ma è proprio la Regia Aeronautica a soffrire di più della lentezza dell’apparato industriale

italiano, che la costringerà ad affrontare il conflitto con mezzi tecnologicamente inadeguati. Questa

era la situazione in cui versavano le Forze Armate Italiane all’entrata in guerra: se Mussolini era

convinto che la guerra stesse per terminare vista l’incredibile forza e potenza di fuoco della

Wermacht, il Re Vittorio Emanuele III era invece piuttosto preoccupato vista l’impreparazione

militare italiana.

Page 9: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 8 -

Ma nonostante tutto, il 10 giugno 1940, la dichiarazione di guerra veniva consegnata agli

Ambasciatori francese François Poncet e inglese Percy Loraine. L’11 giugno iniziavano le ostilità e

le Forze Armate Italiane al confine con la Francia si schierarono subito sulla difensiva: le difficili

condizioni del terreno alpino, le difese costruite dai Francesi, la lontananza da obiettivi importanti

avrebbero impedito di raggiungere risultati significativi, anche con uno schieramento diverso. Così,

il 21 giugno 1940, in tutta fretta e in modo improvvisato, le Forze Armate Italiane iniziarono

qualche operazione sulle Alpi. Il giorno seguente i Francesi firmarono l’armistizio con la Germania

e lo chiesero di conseguenza anche all’Italia: fu siglato il 24 giugno, senza che l’intervento militare

italiano avesse esercitato qualunque effetto sopra i destini dello Stato francese

Anche la Regia Guardia di Finanza fu chiamata ad offrire il suo contributo alla causa bellica:

vennero mobilitati diciotto battaglioni che, insieme al naviglio posto alle dipendenze dirette della

Regia Marina, parteciparono alle operazioni sul fronte greco-albanese e nell’Arcipelago del

Dodecaneso, dove si distinsero soprattutto il I, il II ed il III Battaglione Mobilitato.

Con i reparti del Regio Esercito ancora in fase di mobilitazione, furono i Finanzieri posti a difesa

dei confini i primi a ingaggiare scontri a fuoco con i reparti francesi. Il 13 giugno, appena tre giorni

dopo la dichiarazione di guerra al Governo di Parigi, il Finanziere Giuseppe Giuliano si rendeva

protagonista di un atto che gli valeva la Medaglia di Bronzo al Valor Militare:

“Componente di un nucleo confinario, attaccato improvvisamente da forze

preponderanti, rispondeva al fuoco nemico con calma e coraggio, fino a quando,

gravemente ferito, era costretto ad abbandonare la lotta. Colle della Maddalena, 13

giugno 19401”.

E ancora, il giorno seguente, durante un'azione a Castel del Lupo, cadeva il Finanziere Pietrino Fais,

decorato con Medaglia d'Argento al Valor Militare alla Memoria:

“Appartenente a nucleo confinario, otteneva di partecipare ad un colpo di mano con un

plotone arditi. Con ardimento, assaltando fra i primi la posizione nemica, riusciva con

bombe a mano a fugarne i difensori. Colpito a morte esprimeva tutta la sua fierezza di

offrire così la vita alla Patria. Castel del Lupo, 14 giugno 19402”.

Un altro Finanziere, Giacinto Vespa, decorato con Medaglia di Bronzo al Valor Militare, durante

un'azione contro una posizione nemica, nonostante fosse stato ferito, rifiutava di raggiungere un

posto di medicazione per proseguire e portare a compimento l’azione militare:

“Partecipava volontario ad una ricognizione di un'importante posizione avversaria,

rimanendo per molte ore esposto al tiro nemico. In una missione assunta

1 Regio Decreto del 27 giugno 1941

2 Regio Decreto del 26 maggio 1945

Page 10: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 9 -

volontariamente, sebbene ferito, rifiutava di recarsi al posto di medicazione,

continuando a dare la sua opera per il proseguimento dell'azione. Viaduc de

Scarassoui-Fontan, fronte italo-francese, 17-24 giugno 19403”.

3 Regio Decreto del 29 giugno 1941

Page 11: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 10 -

~ 2 ~

LE OPERAZIONI IN GRECIA E IN ALBANIA

Come contropartita alle clamorose vittorie tedesche del 1939-1940, Mussolini tentò di imitare la

Germania occupando l’Albania e, nell’ottobre 1940, aggredendo la Grecia: su quest’ultima

Nazione, il Duce riteneva di poter strappare un rapido successo in Epiro, agendo di sorpresa con le

poche forze in Albania. Iniziò, invece, una vicenda molto amara, illuminata dal ricordo dei

combattenti che l’hanno sofferta e dalla memoria di coloro che sono tornati. Inizialmente, dopo una

rapida preparazione, le otto divisioni italiane raccolte in Albania vennero proiettate sulla frontiera

con la Grecia.

Il 28 ottobre 1940 ebbe così inizio l’offensiva verso Gianina con azioni di aggiramento dal litorale e

dalle pendici meridionali del Pindo. Ma i reparti italiani furono fin da subito ostacolati dal

maltempo, che rendeva impraticabili le poche piste montate, e furono ritardati dalle radicali

distruzioni di tutti i ponti e i passaggi sui corsi d’acqua. La lenta avanzata dopo qualche giorno

veniva contrastata e poi bloccata dal rapido afflusso delle riserve greche, prontamente mobilitate.

Queste, dal 14 novembre, passavano alla decisa controffensiva con forze assai superiori e

respingevano le unità italiane stremate dalle perdite, dalle fatiche e dalla penuria dei rifornimenti.

Sotto l’incalzare delle preponderanti forze greche, i reparti delle Divisioni Julia, Siena, Ferrara e

Centauro erano costrette a ripiegare con gravi perdite; alla fine di dicembre le truppe si attestavano

su una linea difensiva improvvisata, a circa 50 km dal confine albanese. Anche la Guardia di

Finanza offrì il proprio contributo di uomini a questa nuova impresa. Già il 26 ottobre 1940, appena

iniziata la campagna di Grecia, il Plotone Mali Viluscia fu assegnato in forza alla Divisione Alpina

Julia e inquadrato in una compagnia d’assalto di volontari dell’8° Reggimento Alpini, dove rimase

fino al 16 novembre. In seguito, fu inserito nel 14° Reggimento Fanteria per andare a rinforzare lo

schieramento difensivo sulla Voiussa, famosa per la violenta e sanguinosa battaglia combattuta sul

Ponte di Perati.

Quando le truppe italiane si videro costrette a ripiegare, incalzate dalle formazioni elleniche, il

Plotone Mali Viluscia fu aggregato al III Battaglione che sorvegliava la frontiera jugoslava.

Nell’area di Korcia, tutti i reparti di Finanzieri presenti, in particolare quelli di Germeny, Ravat,

Kukesit, Ponte di Perati e Mesaré, tentarono di ostacolare l’avanzata nemica. Insieme ai Finanzieri

era schierata anche la valorosa Divisione Alpina Julia, immolatasi per fermare il nemico.

E proprio a dimostrazione dell’eroismo dimostrato, il III Battaglione fu insignito della Medaglia

d’Argento al Valor Militare:

Page 12: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 11 -

“Operante con scarsi effettivi e mezzi inadeguati, in zona particolarmente difficile per

condizioni ambientali, contro agguerrite, preponderanti forze, imbaldanzite da

precedenti successi, reagiva con superbo vigore a reiterati attacchi opponendo ostinata

resistenza protratta, nel tempo, con fredda determinazione e sostanziata da audaci,

sanguinosi contrattacchi. Delineatasi la crisi, decimato, a corto di munizioni, si

svincolava con abile manovra e contenendo l’incalzante nemico in accaniti

combattimenti, riusciva, coi resti valorosi, a raggiungere la nuova linea difensiva che si

era potuta predisporre in virtù della eroica, prolungata azione ritardatrice affidata al

fiero Battaglione, ben degno delle gloriose tradizioni militari delle Fiamme Gialle

d’Italia. Fronte greco-albanese, novembre-dicembre 19404”.

Al Comando della Guardia di Finanza di Korcia, per le azioni condotte nell’area del Ponte di Perati,

era conferita la Medaglia di Bronzo al Valor Militare:

“Incaricato del servizio di copertura su un tratto della frontiera greco-jugoslava,

partecipava attivamente e validamente alla tenace difesa del korciano, ostacolando e

rallentando, sulla montagna impervia la soverchiante pressione nemica. Nelle

operazioni contro la Jugoslavia dava il suo prezioso concorso ai reparti dell’Esercito,

fornendo prove di slancio combattivo e di valore. Ponte di Perati-Quf Thanes,

novembre 19405”.

Vennero, inoltre, concesse al Sottotenente Giovanni Marzano e al Sottobrigadiere Amedeo De

Janni, la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Il Sottotenente Marzano, al comando di un plotone di

Finanzieri, riuscì il 3 dicembre 1940 a respingere un primo attacco nemico; l'assalto, condotto in

superiorità numerica, fu reiterato il giorno successivo, tanto che i Greci cominciarono a guadagnare

terreno. Il Sottotenente Marzano, già ferito due volte, assieme ad un gruppo di militari, continuò a

combattere per oltre due ore, permettendo così il ripiegamento del battaglione. Ferito un'altra volta

e visti i suoi Finanzieri cadere, al termine dello scontro venne fatto prigioniero da un nemico

impressionato dal suo coraggio. Al termine del periodo di prigionia, alla fine del 1945, il

Sottotenente Marzano fece ritorno in Italia e venne decorato della più alta onorificenza al Valor

Militare, continuando a prestare servizio nella Guardia di Finanza:

“Ferito durante la difesa di importante caposaldo, volontariamente rimaneva sul posto

con tre dipendenti pure feriti, dopo l’ordine di ripiegamento dato alla compagnia, per

proteggere la difficile operazione di sganciamento, mentre incalzava baldanzoso il

nemico. Nuovamente colpito e gravemente, dopo che la compagnia aveva già raggiunto

4 Decreto del Presidente della Repubblica del 15 marzo 1950

5 Decreto del Presidente della Repubblica del 7 dicembre 1951

Page 13: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 12 -

le nuove posizioni e dopo che erano caduti i tre compagni, anziché arrendersi

continuava imperterrito nell’azionare l’ultima mitragliatrice rimasta efficiente e che

sbarrava il passo al nemico, finché, dopo lunghe ore di leonina resistenza che

meravigliava e disorientava l’avversario, si abbatteva anch’esso sulla sua arma.

Magnifico esempio di eccelse virtù militari. Fronte greco-albanese, 4 dicembre 19406”.

Il Sottobrigadiere De Janni, ricevuto l’ordine di ripiegare, continuava conscio del pericolo ad

imbracciare un fucile mitragliatore pur di rallentare il nemico e permettere ai suoi militari di

ripiegare. Così, assieme ad altri due Finanzieri, si apprestò a proteggere il ripiegamento delle

restanti truppe. Feriti gravemente i due uomini ed esaurite le munizioni, continuò lo scontro con il

lancio di bombe a mano. Solo quando venne ferito in più parti del corpo da una bomba di mortaio

nemica dovette desistere dallo scontro. Fatto prigioniero dai Greci e in seguito liberato nel maggio

1941, il Re Vittorio Emanuele III, nel dicembre dello stesso anno, gli appuntò sul petto la Medaglia

d'Oro al Valor Militare:

“Comandante di una squadra fucilieri, nonostante l’ordine di ripiegare, pur conscio del

supremo sacrificio cui si votava, si muniva di un fucile mitragliatore e rimaneva sul

posto con due guardie, riuscendo a proteggere, malgrado il nutrito fuoco di artiglieria

e mortai, il ripiegamento del proprio plotone, incalzato da preponderanti forze

avversarie. Caduto il tiratore, imbracciava decisamente l’arma ed in piedi, sereno ed

indomito, continuava a falciare la fanteria nemica, che veniva all’assalto. Esaurite le

munizioni e ferito, resisteva ancora a colpi di bombe a mano, finché veniva sopraffatto

dal nemico. Hoprensha, fronte greco, 6 dicembre 19407”.

6 Decreto del Presidente della Repubblica del 25 luglio 1949

7 Regio Decreto del 27 dicembre 1941

Page 14: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 13 -

~ 3 ~

LA VAL TOMORIZZA E LA BATTAGLIA DI DOBREJ

Nel dicembre 1940, il I e II Battaglione Mobilitato della Guardia di Finanza furono destinati alla

Val Tomorizza, in Albania, dove si opposero vigorosamente alle truppe greche. Nel gennaio

dell’anno seguente, fu chiesto al Comandante Generale del Corpo, Generale di Corpo d’Armata

Ugo Pignetti, di costituire un reparto speciale di sciatori da mettere a disposizione della Divisione

Parma, che l’avrebbe utilizzato alla destra dello schieramento italiano, nel settore di Trove, per il

collegamento con la Divisione Pusteria, l’estrema sinistra della XI Armata. Si trattava, infatti, di

attraversare le impervie alture del Tomor, impresa impraticabile per chi non fosse addestrato alla

montagna e valido sciatore. Così, un plotone di quarantaquattro Finanzieri, comandato dal Tenente

Gino Zappardino, assolse a questo compito, rientrando in linea il 22 gennaio in previsione di nuove

operazioni.

Fu così deciso, per alleggerire la pressione sull’XI Armata, impegnata nella battaglia di Berat, di

compiere un’azione lungo tutto lo sbarramento della Val Tomorizza, allo scopo di migliorare

l’andamento della posizione di resistenza. Nell’operazione furono coinvolti i Battaglioni Alpini

Morbegno, Intra e Susa ed il I e II Battaglione Mobilitato della Guardia di Finanza. Il compito

affidato alle unità dei Finanzieri, poste sul fondo della valle, era alquanto difficile: l’obiettivo

dell’attacco loro assegnato era costituito dal costone di Dobrej, impervio e ben difeso.

L’azione era stata strutturata sullo sfruttamento della sorpresa. Il 24 gennaio 1941, giorno stabilito

per l’attacco, con una situazione meteorologica estremamente sfavorevole, i plotoni esploranti del I°

Battaglione Mobilitato si avvicinarono alle linee nemiche ed in perfetto silenzio giunsero ad una

cinquantina di metri dalle linee jugoslave. Alle 07:25 partì l’assalto. In pochi minuti gli avamposti

avversari furono conquistati e consolidati. La penetrazione proseguì poi col sopraggiungere di nuovi

rinforzi dei due grandi reparti. Già alle 12:00 dello stesso giorno erano stati raggiunti tutti gli

obiettivi assegnati ai Finanzieri.

Per l'azione compiuta alla testa dei suoi uomini, al Sottotenente Zappardino è stata concessa la

Medaglia d'Argento al Valor Militare:

“Volontario di guerra, comandante di un plotone arditi, dopo essersi distinto in

numerose ed audaci azioni di pattuglia, durante un'azione per l'occupazione di una

posizione nemica, per vincere la violenta resistenza dell'avversario, che sistemato a

difesa impediva l'avanzata di una compagnia obbligata ad attraversare un tratto di

terreno scoperto e fortemente battuto dalle mitragliatrici, con nobile sprezzo del

pericolo si lanciava audacemente alla testa dei suoi arditi, riuscendo a fugare il nemico

Page 15: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 14 -

dalle case ove era asserragliato e dando la possibilità alla compagnia avanzata di

raggiungere il proprio obiettivo. Dobrej, 24 gennaio 19418”.

Alla fine dello stesso mese, il XXVI Corpo d’Armata passò nuovamente all’offensiva per

contrastare l’azione dell’esercito greco e per mantenere le posizioni: le prime azioni aggressive

dopo un lungo predominio del nemico. Il I ed il II Battaglione Mobilitato furono inquadrati nella

Divisione Parma ed impiegati così un’altra volta in Val Tomorizza, dove si distinsero in

combattimento meritando l’elogio degli alti comandi del Regio Esercito. Infatti, il 27 aprile 1941, il

Comandante di Corpo d’Armata, Generale Gabriele Nasci, indirizzò ai due Battaglioni della

Guardia di Finanza un toccante ordine del giorno che si concludeva con queste parole:

“Riverente mi inchino alla memoria di coloro che ai miei ordini hanno coronato le

Fiamme Gialle col supremo sacrificio9”.

I combattimenti in Val Tomorizza e a Dobrej ebbero una notevole importanza morale per le truppe

italiane stanziate in Albania: furono, infatti, le prime vittorie italiane dopo un lungo periodo di

vittorie greche e jugoslave. Per questi atti, al I Battaglione Mobilitato fu conferita la Medaglia di

Bronzo al Valor Militare:

“Saldo Battaglione della Guardia di Finanza, sbarcato in Albania i primi di dicembre

1940 e destinato ad operare in un settore di copertura della frontiera jugoslava,

chiedeva ed otteneva di essere impiegato in azioni di guerra sul fronte greco.

Affrontava subito le ostilità del tempo, del terreno e del nemico con tenacia ed

abnegazione. Impegnato in una serie di combattimenti in Val Tomorizza, sosteneva

dapprima l’urto dell’agguerrito avversario e gli strappava poi con generoso contributo

di sangue e con mirabile ardimento la munita posizione di Dobrej. Sul fronte jugoslavo,

ultimava a marce forzate, assieme a reparti di Alpini, una rapida manovra di protezione

dello schieramento della IXa

Armata. Col sacrificio dei suoi caduti e lo slancio dei suoi

superstiti rinnovava così le gloriose tradizioni delle Fiamme Gialle d’Italia. Guerra

greco-albanese, dicembre 1940-aprile 194110

”.

Tra i militari del Corpo decorati, risaltano le azioni del Tenente Pietro Migliorini, decorato per le

sue azioni di guerra sul fronte greco con due Croci di Guerra al Valor Militare. Il 14 gennaio 1941,

il Tenente Migliorini compì un’audace azione di annientamento di una postazione avversaria,

riuscendo tra l’altro ad individuare numerose altre posizioni avversarie:

8 Decreto del Presidente della Repubblica del 14 luglio 1948

9 Ordine del Giorno del Generale Gabriele Nasci al I e II Battaglione Mobilitato della Guardia di Finanza, 27 aprile 1941

10 Decreto del Capo Provvisorio dello Stato il 31 dicembre 1947

Page 16: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 15 -

“Comandante di una pattuglia, di notte e attraverso terreno quasi impraticabile,

riusciva ad avvicinarsi ad una posizione nemica dominante e a riconoscere la

sistemazione difensiva dell’avversario al quale infliggeva perdite. Burraj, fronte greco,

14 gennaio 194111

”.

In luglio, il Tenente Migliorini era distaccato presso la cittadina di Budva, dove aveva sede il

Tribunale di Guerra del XIV Corpo d’Armata, presidiato da uomini del 94° Reggimento Fanteria

Messina. All’improvviso, un attacco massiccio costringeva i pochi militari presenti a ritirarsi su

posizioni ben più difendili, attendendo così i rinforzi, costituiti da una compagnia di Marinai del

San Marco e da due compagnie di Camice Nere del 108° Battaglione. L’azione di contrattacco

permetteva così la riconquista della cittadina di Budva. Per l’impegno profuso nel combattimento, il

Tenente Migliorini era così insignito della seconda Croce di Guerra al Valor Militare:

“Comandante di un distaccamento della Guardia di Finanza attaccato dall’avversario,

si univa alle altre Forze Armate ed avuto il comando di un Plotone Fucilieri guidava il

Reparto con slancio ed ardimento al fuoco. Durante un’azione in zona impervia e

densamente battuta si prodigava con risolutezza ed energia. Esempio costante alla

truppa per abnegazione e coraggio. Budva, 13 luglio 194112

”.

Pietro Migliorini morirà l’8 febbraio 1942, quando un siluro lanciato da un sommergibile alleato

causerà l’affondamento del Piroscafo Duino, sul quale si trovava imbarcato rientrando dal fronte di

guerra, mentre stava facendo rotta verso il porto di Bari.

11 Fascicolo N. 136 del Ministro della Guerra del 23 luglio 1941

12 Fascicolo N. 280 del Ministro della Guerra del 1° aprile 1942

Page 17: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 16 -

~ 4 ~

LE OPERAZIONI IN MONTENEGRO E NELL’AREA BALCANICA

L’occupazione dei territori già compresi nel Regno di Jugoslavia era avvenuta quasi senza

contrasto. Agli inizi di aprile, sul saliente del Vermosh, i Finanzieri al comando del Sottotenente

Carlo Augenti riuscirono a porsi in salvo e a raggiungere le linee italiane dopo essere stati attaccati

da un considerevole numero di nemici. Per la riuscita dell’operazione, al Sottotenente Augenti è

stata conferita la Medaglia di Bronzo al Valor Militare:

“Comandante interinale di una Compagnia Guardie di Finanza e di un settore di

vigilanza e difesa della frontiera, riusciva a contrastare ed a ritardare l’avanzata del

nemico incalzante. Circondato da forze preponderanti in posizione isolata, con

opportuni accorgimenti, resisteva e riusciva a condurre il Reparto presso le nostre

linee. Saliente del Vermosh, fronte albano-jugoslavo, 6-13 aprile 194113

”.

In Montenegro, i primi presidi della Guardia di Finanza erano stati costituiti alla fine dell’aprile

1941, da elementi del circolo territoriale di Scutari. Il 3 maggio era entrato nel territorio anche il II

Battaglione Mobilitato, proveniente dalla zona di Librazhd; a metà mese sbarcò ad Antivari anche il

VI Battaglione Mobilitato, che fu inviato verso l’interno. Il 13 luglio 1941 esplose improvvisamente

una sanguinosa rivolta, la prima in grande stile durante la Seconda Guerra Mondiale, che colse di

sorpresa i comandi italiani. Gli insorti, al comando di ex ufficiali dell’esercito jugoslavo, iniziarono

ad assaltare sistematicamente le caserme isolate. Successivamente furono attaccati anche presidi

come quello di Plevlje, sede del Comando Divisione Pusteria e di un distaccamento della Guardia di

Finanza forte di 500 uomini.

Ma dove le guarnigioni erano formate da pochi uomini, gli insorti, superiori numericamente, ebbero

la meglio. Così, all’alba del 13 luglio, furono sopraffatti i distaccamenti di Misici, Ivanova Korita,

Buljarica, Rezovici. Il 14 e 15 luglio toccò alle guarnigioni di Bogetaci, Spuz e Cevo. Durante

questi scontri cadrà il Finanziere Gabriele Sanges, decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare

alla Memoria:

“In un’azione contro bande armate, impiegava con spirito ardito la sua mitragliatrice.

Circondato da preponderanti forze, rinunciava ad avere salva la vita a prezzo della

resa e cadeva mortalmente ferito sulla sua arma. Planina-Pandurizza, 16 luglio

194114

”.

13 Decreto del Presidente della Repubblica del 10 gennaio 1941

14 Regio Decreto del 2 febbraio 1943

Page 18: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 17 -

Cadeva negli scontri il Finanziere Pierino Chierici, mentre soccorreva un gruppo di militari feriti. È

stato insignito della Medaglia di Bronzo al Valor Militare alla Memoria:

“Infermiere al seguito di una colonna in operazione di rastrellamento, durante un

attacco, si prodigava nel soccorrere i feriti, incurante del pericolo. Colpito a morte,

immolava la vita per la Patria. Cekanje, Montenegro, 15 luglio 194115

”.

Il 20 luglio gli insorti attaccarono Zabliak, Kolasin e Petnica, i cui uomini si stavano spostando

verso Berane da diversi giorni sotto attacco. A Berane, una cittadina di montagna del Montenegro, il

presidio delle truppe d’occupazione italiane era costituito da una compagnia dell’Arma di Fanteria,

da un plotone ridotto del VI Battaglione Mobilitato della Guardia di Finanza e da un nucleo di

Carabinieri Reali.

Il 17 luglio ingenti forze partigiane mossero all’attacco del distaccamento di Berane, muovendo

inizialmente contro i reparti della Guardia di Finanza e dei Carabinieri rimasti isolati dal resto delle

truppe. Ormai circondati e con le munizioni esaurite, il giorno seguente, 18 luglio, i pochi superstiti,

tutti feriti, dovettero cedere. Tra i caduti, si distinsero due giovani Finanzieri, Francesco Meattini e

Lido Gori, entrambi decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria.

L’Appuntato Meattini, posto al comando di una squadra di Finanzieri, animando i suoi sottoposti a

resistere veniva ferito una prima volta, rifiutando al contempo ogni soccorso. Ferito altre due volte,

mentre il presidio era ormai in fiamme, ed i suoi commilitoni quasi tutti caduti sotto il fuoco

nemico, prese le ultime bombe a mano e, dopo averne tolto la sicura, si lanciò da una finestra sui

nemici sottostanti, riuscendo a salvar così la vita a sei suoi colleghi. La motivazione della Medaglia

d’Oro recita:

“Caposquadra Fucilieri di un distaccamento della Regia Guardia di Finanza aggredito

da preponderanti bande ribelli, che avevano circondato la caserma ed incendiato

fabbricati vicini, animava la difesa col suo contegno freddo, energico e risoluto. Ferito

una prima volta, rifiutava ogni soccorso, continuando ad incitare i superstiti ed a

sparare sugli assalitori. Ferito altre due volte, mentre la caserma era già in fiamme ed i

camerati quasi tutti caduti, persisteva tenacemente nell’impari lotta. Esaurite le

cartucce, si raccoglieva un attimo per baciare la fotografia dei suoi cari; quindi prese

alcune bombe a mano e toltane la sicurezza, se le metteva nelle tasche e da una finestra

saltava sugli avversari inferociti dall’asprezza della lotta, seminandovi, col proprio

sacrificio, strage e distruzione. Fulgido esempio di sublime sacrificio. Berane,

Montenegro, 17-18 luglio 194116

”.

15 Decreto del Presidente della Repubblica del 30 gennaio 1948

16 Regio Decreto del 2 aprile 1943

Page 19: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 18 -

Il Finanziere Gori, invece, ferito prima ad un braccio, poi ad una gamba e al petto, continuò a

combattere e a sostenere i propri compagni, finché non cadde dopo essere stato mortalmente colpito

da una scarica di fucileria nemica alla testa:

“Al suo posto di combattimento in una casermetta assalita da preponderanti forze

nemiche, accorreva tra i primi alla difesa. Ferito ad un braccio non desisteva dalla

lotta e si portava nei punti da cui poteva meglio reagire. Ferito una seconda volta ad

una gamba, in modo grave, non abbandonava il suo posto di combattimento e incitava i

compagni alla resistenza. Ferito nuovamente al petto, quando molti dei suoi compagni

erano caduti e la caserma, incendiata dal nemico, era tutta un rogo e minacciava di

crollare, esaurite le cartucce, in supremo sforzo affrontava l’avversario con le bombe a

mano. In questo ultimo gesto una pallottola lo colpiva in fronte e ne troncava la

giovane vita offerta in modo superbo alla Patria. Berane, 17-18 luglio 194117

”.

Dopo la fine della guerra, anche i Battaglioni Mobilitati II e VI in Montenegro furono decorati con

la Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Al II Battaglione Mobilitato:

“Saldo Battaglione della Guardia di Finanza, sbarcato in terra d’Albania nei primi di

novembre 1940 e destinato ad operare in un settore di copertura della frontiera

jugoslava, chiedeva ed otteneva di essere impiegato in azioni di guerra sul fronte greco.

Impegnato in una serie di cruenti combattimenti in Val Tomorizza batteva l’avversario

agguerrito e baldanzoso arrestandolo prima e strappandogli poi, con largo contributo

di sangue e con mirabile ardimento, la posizione di Dobrej. Sul fronte jugoslavo

ultimava a marce forzate assieme a reparti alpini una rapida manovra di protezione

dello schieramento della 9a Armata. Nel Montenegro, mentre era suddiviso in piccoli

reparti isolati a guardia della linea di demarcazione ed a presidio di località

importanti, sapeva resistere alle soverchianti agguerrite forze nemiche, scrivendo

pagine di gloria ed eroismo, col sacrificio supremo dei gloriosi caduti. Guerra italo-

greca, novembre 1940-maggio 1941; Montenegro, luglio 194118

”.

Al VI Battaglione Mobilitato, invece:

“Dislocato nel Montenegro si distingueva in numerose azioni belliche offrendo ripetute

prove di fulgido eroismo. All’atto dell’armistizio, fedele alle tradizioni d’onore del

Corpo, si schierava compatto contro il tedesco aggressore e, datosi alla montagna, si

univa a unità dell’invitta Divisione Venezia battendosi in sanguinose lotte contro

preponderanti forze, emergendo per spiccato ardore combattivo ed elevato spirito di

17 Decreto del Presidente della Repubblica del 7 luglio 1948

18 Decreto del Capo Provvisorio dello Stato del 31 dicembre 1947

Page 20: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 19 -

abnegazione. Nobile esempio di salde virtù militari e fervida fede nei destini della

Patria. Montenegro, 1941-194319

”.

Durante le operazioni condotte in Montenegro, l’anno seguente, il 1942, vide il sacrificio di un

giovane Finanziere, Alfredo Sarli, caduto mentre conduceva un assalto ad una posizione nemica,

nonostante la superiorità dell’avversario. Alla sua memoria è stata conferita la Croce di Guerra al

Valor Militare:

“Partecipava volontariamente all’attacco di una munita posizione, contribuendo a

contenere l’impeto del nemico fino al sopraggiungere dei rinforzi. Si lanciava quindi

tra i primi all’assalto trovando gloriosa morte. Satonici, Balcania, 16 marzo 194220

”.

Il 13 novembre 1942, un nucleo composto da dodici militari della Guardia di Finanza, al comando

del Tenente Carlo Fiumanò, nel corso di un’operazione di ricognizione, venne attaccato dai

partigiani slavi, presso la località di Durava. Nel duro scontro a fuoco caddero il Tenente Fiumanò

ed un Finanziere, mentre altri cinque rimasero feriti, tra cui il Finanziere Enzo Mariani,

successivamente insignito della Croce di Guerra al Valor Militare:

“In duro combattimento, su posizione fortemente battuta da nuclei nemici, benché

ferito, rifiutava di essere medicato e continuava calmo e tenace la lotta, mostrando

ammirevole sprezzo del pericolo e del dolore. Dubrava, Balcania, 13 novembre

194221

”.

In Croazia, una settimana più tardi, il 19 novembre, il Sottobrigadiere Salvatore Bonanno, rimaneva

ucciso dopo aver sostenuto due duri scontri a fuoco con bande di ribelli nella località di Orebic.

Ferito gravemente, rifiutava ogni soccorso, rimanendo al suo posto di combattimento e spirando a

battaglia ormai conclusa. Per questo suo comportamento gli è stato insignito della Medaglia

d’Argento al Valor Militare alla Memoria:

“Capo pattuglia in perlustrazione, scontratosi con alcuni ribelli, nella conseguente

lotta corpo a corpo, veniva per due volte ferito gravemente. Nonostante le sue

condizioni iniziava con i suoi uomini l'inseguimento del nemico, ma veniva subito

attaccato da altro gruppo di rivoltosi che tentavano di circondarlo. Con calma riusciva

a ripiegare nel varco dei reticolati dell'accantonamento, da dove col fuoco preciso di

poche armi e con lancio di bombe a mano, volgeva in fuga gli attaccanti. Mentre veniva

19 Decreto del Presidente della Repubblica del 15 marzo 1950

20 Fascicolo N. 393 del Ministro della Guerra del 6 ottobre 1942

21 Decreto del Presidente della Repubblica del 20 marzo 1956

Page 21: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 20 -

trasportato all'ospedale, spirava esprimendo il suo orgoglio per aver potuto compiere

fino all'ultimo il proprio dovere. Orebic, Balcania, 19 novembre 194222

”.

Il 3 dicembre 1942, ancora in Croazia, durante lo spostamento di una piccola autocolonna incaricata

di raggiungere dei presidi sul territorio, un reparto di Finanzieri rimaneva vittima di in un’imboscata

di un gruppo di partigiani jugoslavi. Tra i caduti, i Finanzieri Attilio Ballali, Salvatore Puleo e

Gaspare Tavormina, decorati di Medaglia d’Argento al Valor Militare alla Memoria. Il Finanziere

Ballali, conducente del mezzo in testa alla colonna, dopo essersi accorto di essere caduto

nell'imboscata, riuscì, benché ferito, a fermare l'autocarro così da permettere ai suoi compagni di

organizzare la difesa. La stessa motivazione dell'onorificenza riporta nel testo l'azione eroica

compiuta dal militare:

“Conducente dell'autocarro di testa di un'autocolonna viveri attraverso una zona

pericolosa, colpito per primo e più volte da improvviso e violento fuoco di

preponderanti forze ribelli, manteneva il suo posto di guida riuscendo, con sforzo

sovrumano, a bloccare la macchina che avrebbe dovuto abbordare in forte salita una

strettissima curva, fortemente presidiata dai ribelli. Con tale atto sottraeva i compagni

a morte sicura, dando loro modo di scendere dall'autocarro per organizzare la

controreazione. Benché gravemente minorato partecipava alla cruenta lotta a colpi di

bombe a mano n veniva colpito mortalmente. Gradina di Blatta di Curzola, 3 dicembre

194223

”.

Il Finanziere Puleo,

“facente parte della scorta ad un'autocolonna di rifornimenti e viveri attaccata da

nemico in forza, reagiva efficacemente col fuoco del fucile mitragliatore. Sebbene più

volte ferito, noncurante delle sofferenze, rimaneva al posto di combattimento finché,

colpito mortalmente, si abbatteva con la sua arma sull'autocarro in fiamme. Gradina di

Blatta di Curzola, 3 dicembre 194224

”.

Il Finanziere Tavormina,

“facente parte della scorta di una autocolonna di viveri attaccata da nemico in forza,

reagiva efficacemente col lancio di bombe. Più volte ferito, sebbene accasciato al suolo,

continuava il fuoco col moschetto fino all'esaurimento delle forze. Decedeva dopo due

22 Decreto

23 Decreto del Presidente della Repubblica del 30 gennaio 1948

24 Ibidem.

Page 22: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 21 -

giorni tra sofferenze stoicamente sopportate. Gradina di Blatta di Curzola, 3 dicembre

194225

”.

Sempre sul fronte greco, nel marzo 1943, si distingueva per l’eroismo dimostrato il Finanziere

Giovanni Denaro che, durante un attacco effettuato da partigiani greci contro un presidio isolato

presso la località di Tsangarada, preferiva la morte piuttosto che arrendersi e andare incontro ad un

destino incerto. Infatti, quando ormai le munizioni erano esaurite e tutti i suoi compagni caduti sotto

il fuoco dei Greci, il Finanziere Denaro decise di seguire la sorte degli altri militari caduti attorno a

lui, gettandosi tra le fiamme della caserma ormai completamente distrutta. Il suo valore sarà

ricompensato con la massima onorificenza, la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria:

“Durante un attacco portato da soverchianti forze nemiche alla caserma di un piccolo

distaccamento isolato di Finanzieri di cui faceva parte, concorreva con tutti i compagni

alla strenua disperata resistenza protrattasi per oltre tre ore. Rimasto il solo superstite

dell’eroico manipolo, esaurite le munizioni e le bombe a mano, impavido tra le macerie

dell’edificio quasi completamente distrutto dai ribelli con una mina e già in preda alle

fiamme, piuttosto che cedere alle intimazioni degli assalitori che ammirati di tanto

ardimento gli offrivano un’onorevole resa, si lanciava risolutamente nel rogo,

preferendo alla unica speranza di vita, la sorte dei camerati caduti attorno a lui nel

nome d’Italia per la gloria della Patria immortale. Tsangarada, 22 marzo 194326

”.

A partire dalla seconda metà del 1943, elementi della Guardia di Finanza dislocati sul confine

orientale italiano, vennero impiegati in operazioni di controguerriglia, in special modo di

rastrellamento delle bande jugoslave, che già preannunciavano quel clima di terrore e odio etnico

che di li a poco, subito dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, condurrà alla tragedia delle foibe.

In una di queste azioni, compiuta il 7 luglio nei dintorni di Gorizia dal V Nucleo Mobile Misto di

Polizia, forte di circa cinquanta uomini agli ordini del Tenente dei Carabinieri Marino Borghesi, con

il compito di intercettare e catturare elementi partigiani appartenenti ad una grossa banda armata

jugoslava, si distinse in particolar modo il Finanziere Domenico Fazio, che attirò su di sé il fuoco

nemico per permettere lo sganciamento del piccolo reparto, lanciando bombe a mano verso gli

aggressori, riuscendo, tra l'altro, a distruggere la riservetta di munizioni dei partigiani slavi. Rimasto

in servizio anche dopo la fine della guerra, e promosso al grado di Maresciallo Maggiore Aiutante,

sei mesi dopo la sua morte sopraggiunta per una grave malattia è stato decorato di Medaglia d’Oro

al Valor Militare per i fatti d'arme di Cima Sebreljie:

25 Ibidem.

26 Decreto del Presidente della Repubblica del 15 febbraio 1949

Page 23: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 22 -

“Giovane Finanziere, inquadrato in un nucleo misto di forze di Polizia impiegato in

operazioni antiterroristiche, caduto il suo reparto in una imboscata e rimasto

accerchiato non intravedendo alcuna possibilità di salvezza, chiedeva reiteratamente al

proprio comandante l’autorizzazione di tentare da solo una sortita nell’intento di

creare un diversivo e consentire così l’incruento sganciamento dei commilitoni.

Ottenuta l’autorizzazione, eliminava con un furioso corpo a corpo una vedetta

avversaria e pur essendo ferito e sanguinante, riusciva a colpi di bombe a mano a far

saltare la riservetta munizioni nemica e a mettere così in fuga gli avversari che

lasciavano sul terreno undici morti ed armi varie. Consentiva così il salvataggio dell’

intero suo reparto altrimenti destinato a sicuro sterminio. Luminoso esempio di

consapevole sprezzo del pericolo e di ardimentoso altruismo. Cima Sebreljie, Gorizia, 7

luglio 194327

”.

Una pagina assai curiosa è, invece, quella di Quintino Sicuro, arruolatosi nella Guardia di Finanza

nel 1939. Allo scoppio del conflitto e alla successiva dichiarazione di guerra all’Albania, il 23

gennaio 1941 veniva mobilitato per il fronte greco-albanese. Assieme al I Battaglione delle Fiamme

Gialle prese parte a gran parte delle operazioni da esso sostenute; l’armistizio dell’8 settembre lo

colse mentre si trovava in servizio presso la Compagnia Deposito di Roma. Decise di aggregarsi

alla II Brigata Garibaldi, partecipando alla guerra di liberazione. Catturato dai tedeschi, dopo una

rocambolesca fuga, riusciva a raggiungere l’Italia Meridionale, già liberata. Promosso

Sottobrigadiere, la sua vita prese una nuova direzione: stanco della guerra, dopo un travaglio

spirituale, decise di congedarsi dalla Guardia di Finanza per entrare nel Convento dei Frati Minori

di Ascoli Piceno. Morirà il 26 dicembre 1968, per un infarto, mentre si recava ad una funzione

religiosa.

27 Decreto del Presidente della Repubblica dell'11 novembre 1974

Page 24: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 23 -

~ 5 ~

LA GUARDIA DI FINANZA IN AFRICA

Anche nel teatro africano, della Libia e dell'Africa Orientale Italiana, i reparti delle Fiamme Gialle

tennero alti il prestigio e l’onore del Tricolore italiano, riuscendo in accaniti combattimenti, spesso

compiuti in inferiorità numerica e tattica, a respingere il nemico, contrattaccando più volte all’arma

bianca, divenuta in quei giorni il mezzo di lotta abituale.

Già all’inizio delle ostilità, si riscontrò il valore degli uomini della Guardia di Finanza. In Libia, il

19 giugno 1940, il Finanziere Francesco Accardi cadeva eroicamente meritandosi la Medaglia

d'Argento al Valor Militare alla Memoria dopo aver respinto a colpi di bombe a mano l'attacco di un

plotone nemico:

“Elemento di pattuglia di vigilanza, aggredito di sorpresa al cippo terminale di confine

da un plotone di marocchini, si difendeva strenuamente a colpi di bombe a mano per

assicurare la trasmissione telefonica dell'allarme ai posti di frontiera retrostanti, fino a

che cadeva crivellato di ferite, fronte al nemico, al suo posto d'onore. Cippo di confine

di Ras Agedir, Tripolitania, 19 giugno 194028

”.

Per far fronte all'inasprirsi delle ostilità in tutto il Nord Africa, fu disposto l'invio in Libia di un

adeguato rinforzo di uomini e mezzi; in seguito, nell'aprile 1942, veniva costituita una compagnia

mobilitata per il teatro dell'Africa Settentrionale. Il nuovo reparto, forte di 185 uomini, a cui si

aggiunsero 140 libici addestrati da militari del Corpo, fu dispiegato lungo la cinta fortificata di

Zuara e, in seguito, trasferito in Tunisia a Ben Gardane. Solo il 6 aprile 1943, quando ormai la

situazione militare in Africa Settentrionale era segnata per le forze italo-tedesche, fu dato l'ordine di

ripiegamento su Hammamet. L'ultima resistenza dei Finanzieri venne compiuta nelle vicinanze di

Hammanlif, mentre il nemico occupava l'intero fronte.

In Africa Orientale Italiana, lungo tutti i 6500 km di confine, a partire dal 17 giugno 1940, i

Finanzieri furono impegnati a respingere puntate e attacchi di autoblindo e reparti inglesi del Sussex

Royal Regiment. In tale occasione, il Tenente Pasquale Calabrese era decorato di Medaglia di

Bronzo al Valor Militare:

“Alla testa di una compagnia di formazione contrattaccava sui fianchi e sul tergo il

nemico che, superiore in forze, aveva determinato una pericolosa sacca nelle nostre

linee. Con nutrito lancio di bombe a mano, costringeva l'avversario a ripiegare e ad

abbandonare nostri elementi già catturati. Il suo intervento deciso e ardimentoso

28 Regio Decreto del 26 maggio 1941

Page 25: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 24 -

faceva desistere l'avversario da ulteriori tentativi, lasciando a noi l'iniziativa delle

operazioni che culminarono in azioni vittoriose. Eritrea, 17 giugno 194029

”.

Il 4 luglio 1940, il Brigadiere Salvatore Puggioni si rendeva protagonista di un’epica carica a

cavallo: un reparto di Finanzieri, assieme al Raggruppamento Cavalleria del Tenente Colonnello

Cesare Fanucci, aveva il compito di occupare Cassala. Fu allora che, durante i combattimenti a

Monte Mokram, il Brigadiere Puggioni si lanciava con uno squadrone a cavallo alla carica del

nemico, riuscendo con la sua azione ad aprire la strada ai rinforzi italiani per la successiva conquista

della città di Cassala.

Nei continui e costanti contrattacchi inglesi, sotto incessanti attacchi aerei nemici, cadeva il giovane

Finanziere Giovanni Salerno, dopo aver soccorso un compagno ferito. Per questo suo gesto di

straordinario valore ed altruismo gli è stata concessa, alla memoria, la Medaglia d'Argento:

“Sotto violento bombardamento aereo notturno, si portava con la mitragliatrice allo

scoperto per effettuare un tiro più efficace. Ferito gravemente da una scheggia, solo

dopo aver soccorso un compagno privo di sensi, si trascinava fino alla sede del proprio

comando dove decedeva dopo pochi minuti. Esempio di attaccamento al dovere e

sereno sprezzo del pericolo. Zeila, 15 agosto 194030

”.

L’8 aprile 1941, le forze inglesi portarono l'attacco decisivo su Massaua, dopo che il giorno 2 aprile

l'intimazione di resa fatta pervenire dagli Inglesi era stata respinta. In un contrattacco alla baionetta,

cadeva alla testa dei propri uomini il Maresciallo Ordinario Luigi Piccinni Leopardi, dopo che la

sua postazione era stata accerchiata dal nemico. Per questo suo gesto, è stato insignito della

Medaglia d’Argento al Valor Militare alla Memoria:

“Comandante di un plotone di militari coloniali, circondato da preponderanti forze, si

difendeva strenuamente dando prova di grande ardimento , tenace combattività e

sprezzo del pericolo. Per rompere il cerchio avversario, ordinava l’assalto alla

baionetta, cadendo da prode alla testa dei suoi uomini e apportando con la propria

azione e col proprio sacrificio un efficace contributo alla difesa di un’importante

posizione avanzata. Africa Orientale, 8 aprile 194131

”.

Sotto i bombardamenti rimase ucciso il Maresciallo Ordinario Vincenzo Grimaldi, mentre cercava

di evacuare un gruppo di militari feriti verso un centro di medicazione. È stato decorato con la

Medaglia di Bronzo al Valor Militare alla Memoria:

29 Decreto del Presidente della Repubblica del 30 agosto 1952

30 Regio Decreto del 17 agosto 1941

31 Decreto del Presidente della Repubblica del 3 maggio 1948

Page 26: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 25 -

“Offertosi di scortare alcuni feriti ad un lontano posto di medicazione, cadeva colpito

mortalmente durante intensa azione di artiglieria avversaria alla quale non volle

sottrarsi per portare a termine la sua missione. Africa Orientale, 8 aprile 194132

”.

Anche se di inaudita violenza, i primi due assalti furono respinti, a costo di gravissime perdite. Solo

con azioni notturne, ed in superiorità di uomini e mezzi, le forze nemiche riuscirono ad infiltrarsi tra

le posizioni italiane, dilagando così in tutto il fronte e nelle retrovie. Solo alle ore 13.30 era

comunicata la resa delle ultime forze italiane.

Ma mentre le forze avversarie occupavano Massaua, i Finanzieri, ancora al loro posto di

combattimento, avviavano nelle retrovie gruppi di prigionieri nemici catturati durante le fasi iniziali

dei combattimenti. Nell'eroica difesa della città di Massaua, cadeva l'Aiutante di Battaglia Giovanni

Battista Steri che, alla testa di un reparto di Ascari, conquistava un'importante posizione. È stato

decorato di Medaglia d'Argento al Valor Militare alla Memoria:

“Comandante e animatore di un plotone di ascari, faceva dei suoi uomini un manipolo

di eroi. Lanciatosi durante un'aspra battaglia alla testa di essi alla riconquista di

un'importante posizione e giuntovi solo, nonostante la violenta reazione di fuoco,

s'impegnava in combattimento con lancio di bombe a mano, infliggendo forti perdite al

nemico. Nell'atto di incitare i suoi ascari, cadeva colpito a morte. Africa Orientale, 8

aprile 194133

”.

Il Tenente Ferdinando Dosi, futuro Comandante in Seconda del Corpo dal 1977 al 1978, fu

promosso al grado di Capitano per meriti di guerra, a seguito delle numerose missioni da lui

compiute nel teatro africano, meritandosi, tra l'altro, una Medaglia d’Argento al Valor Militare per i

fatti di Massaua:

“Comandante di Plotone incaricato di esplorare con pochi suoi dipendenti il terreno

antistante la linea di difesa, riusciva a raccogliere tutti i dati necessari. Accortosi che

era stato individuato un campo minato ed erano state disinnescate le mine ad un

passaggio obbligato per automezzi, provvedeva di notte a rendere efficienti le mine

stesse reinnescandole con inneschi tolti da altre mine poste in località meno importante.

Circondato e fatto segno a fuoco di fucileria riusciva a ritornare alla propria linea,

mentre l’avversario, che tentava di transitare dal passaggio ritenuto libero, rimaneva

bloccato dai primi automezzi colpiti per lo scoppio delle mine. Africa Orientale, 8

aprile 194134

”.

32 Decreto del Presidente della Repubblica del 3 maggio 1948

33 Decreto del Presidente della Repubblica del 3 maggio 1948

34 Decreto del Presidente della Repubblica del 28 giugno 1948

Page 27: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 26 -

Il Capitano Dosi, dopo aver comandato un plotone della Compagnia Mobilitata di Tessenei, in

Eritrea, guidò con successo una pattuglia cammellata da ricognizione per sette giorni in territorio

nemico. Al momento della scoppio dell’offensiva britannica, gli fu affidato il comando della 1a

Compagnia del Gruppo Mobilitato Misto dell’Eritrea, che per quasi tre mesi presidiò il fronte nord

della piazzaforte di Massaua, ricevendo, al termine degli scontri, l’onore delle armi. Il Battaglione

per le sue gesta, ricevette anch'esso, al termine della guerra, la Medaglia d’Argento al Valor

Militare:

“Per quasi tre mesi, in clima tropicale ed in zona desertica, concorse alla difesa della

piazzaforte di Massaua, dando prova di elevato spirito guerriero. In aspri ed impari

combattimenti, con scarsi mezzi, ma fermamente deciso a non piegarsi, resistette con

tenacia ed eroismo sulle proprie posizioni ai reiterati violenti attacchi di preponderanti

agguerrite forze che respinse infine con forti perdite. Col valore e col sacrificio, tenne

in onore il prestigio delle armi italiane. Africa Orientale, 23 gennaio-8 aprile 194135

”.

Ultimo baluardo italiano a cadere fu quello di Gondar, tra il 27 ed il 28 novembre 1941, data in cui

terminarono le operazioni belliche nell’Africa Orientale. E anche in tali episodi erano presenti i

reparti e gli uomini delle Fiamme Gialle, che presero parte a tutte le operazioni belliche inquadrati

nei reparti del Regio Esercito, dal 14 giugno 1940 al 28 novembre 1941, tra cui si distinse il

Battaglione Mobilitato Misto dell’Amhara, decorato con Medaglia d’Argento al Valor Militare:

“In lungo ciclo operativo nel Bassopiano Sudanese e nell’interno dell’Amhara

brillantemente concorreva alle operazioni militari, distinguendosi per ardore

combattivo, mirabile saldezza, ferrea disciplina e infrangibile tenacia; dalle vittoriose

giornate di Metemma Gallabat contro agguerrite forze nemiche, ai duri ripiegamenti su

Celgà e sul Gimma e successivamente all’Ulchefit e a Debra Tabor, a Tucl Dinghià e al

Ghindi Meteà, a Cratreb e a tutta la gloriosa resistenza di Gondar. Col generoso

contributo di eroismo, di sacrificio e di sangue rinnovava così in terra d’Africa le

gloriose tradizioni delle Fiamme Gialle d’Italia. Territorio Amhara, Africa Orientale,

giugno 1940-novembre 194136

”.

Lo stesso Capitano Valentino Achille, comandante del reparto per tutta la durata del ciclo di

operazioni belliche, fu insignito della Medaglia d'Argento al Valor Militare, con una bellissima

motivazione:

“Al comando di quegli stessi Finanzieri che sul fronte di Gallabat Metemma

gareggiarono in valore e nobile spirito di sacrificio coi reparti nazionali e coloniali

35 Decreto del Presidente della Repubblica del 13 dicembre 1948

36 Decreto del Presidente della Repubblica del 13 dicembre 1948

Page 28: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 27 -

impegnati contro forze preponderanti nemiche che miravano a travolgere la nostra

resistenza per aprirsi la via su Gondar, fu costante esempio ai propri dipendenti di

serenità, di personale coraggio e di elevate virtù militari, sintetizzate in piena dedizione

al dovere. Nel corso dell'ultima resistenza gondarina, incaricato di presidiare e

difendere strenuamente coi propri uomini un'importante posizione del Caposaldo

Amhara, dava ripetute prove di temerario ardimento e di sicura perizia, animando i

dipendenti a tenace ed eroica saldezza. Il suo esemplare contegno, improntato a slancio

ed assoluto sprezzo del pericolo, spronò le Fiamme Gialle di Gondar a quegli atti di

valore che conferiscono maggior gloria alle superbe tradizioni del Corpo. Gondar,

Africa Orientale, marzo-novembre 194137

”.

Al termine del secondo conflitto mondiale, alcuni reparti della Guardia di Finanza, rimasero nei

territori dell'Eritrea e della Somalia per guidare la transizione del dopoguerra voluta dalle Nazioni

Unite e dall'Inghilterra, a cui erano passate, con il Trattato di Pace di Parigi del 10 febbraio 1947, le

colonie italiane dell'Africa Orientale e che erano state poste sotto Amministrazione Fiduciaria. E gli

uomini delle Fiamme Gialle continuarono a scrivere in terra d'Africa nuove pagine di eroismo.

Il 5 marzo 1949, una pattuglia di militari veniva attaccata a colpi di moschetto e bombe a mano da

banditi locali: in questa circostanza cadevano i Finanzieri Antonio Di Stasio e Alfredo Tramacere,

quest'ultimo insignito di Medaglia di Bronzo al Valor Militare alla Memoria:

“Mentre assieme ad altri Finanzieri usciva dalla caserma, veniva improvvisamente

aggredito nell'oscurità da banditi con il lancio di bombe a mano e colpi di moschetto.

Affrontava coraggiosamente uno dei banditi e cercava di disarmarlo, ma, assalito alle

spalle da un altro che lo feriva gravemente e ripetutamente con una scimitarra, si

accasciava morente al suolo. La resistenza permetteva, però, agli altri Finanzieri non

feriti di porsi in salvo. Senafé, Africa Orientale, 5 marzo 194938

”.

37 Decreto del Presidente della Repubblica del 2 dicembre 1955

38 Decreto del Presidente della Repubblica del 1° dicembre 1952

Page 29: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 28 -

~ 6 ~

IL NAVIGLIO DELLA GUARDIA DI FINANZA E L’AFFONDAMENTO

DEL REGIO DRAGAMINE 36

Una pagina di particolare eroismo e sacrificio offerto dalla Guardia di Finanza, e ad oggi ancora

poco nota al pubblico, è quella inerente le sue unità navali. Con lo scoppio delle ostilità il 10 giugno

1940, infatti, circa centocinquanta unità del naviglio della Guardia di Finanza passarono alle dirette

dipendenze della Regia Marina Militare, prodigandosi in missioni di scorta a convogli navali, sia

militari che commerciali, dragaggio, caccia sommergibili e vigilanza costiera.

Tanto prezioso contributo è premiato con il conferimento della Medaglia d’Argento al Valor

Militare alla Bandiera di Guerra del Corpo:

“Nel corso di lungo ed aspro conflitto cooperava con la Marina Militare, con perfetta

efficienza di uomini e di mezzi, nell’assolvimento del gravoso compito di vigilanza alle

coste nazionali e di oltremare, di dragaggio alle rotte di sicurezza, di caccia ai

sommergibili e di scorta ai convogli, contrastando sempre l’agguerrito avversario con

valore, tenacia ed alto sentimento del dovere. Successivamente all’armistizio, tenendo

fede alle leggi dell’onore militare, concentrava le superstiti unità e, pur menomato nei

mezzi e negli uomini per le notevoli perdite subite, iniziava con rinnovato ardimento la

lotta contro il tedesco aggressore. Perdeva complessivamente, nella dura lotta, il

cinquanta per cento delle unità, contribuendo con eroici sacrifici singoli e collettivi, a

mantenere in grande onore il prestigio delle armi italiane. Mediterraneo, 10 giugno

1940-8 settembre 1943; Tirreno-Adriatico, 9 settembre 1943-8 maggio 194539

”.

Il 17 marzo 1941 nel porto di Durazzo, la Motovedetta Lombardi, al comando del Maresciallo Sante

Candia, contrastò efficacemente l’attacco di un aereo inglese. Ma degno di menzione è un evento in

particolare, quello della sorte del Regio Dragamine 36 e del suo equipaggio. Il 21 agosto 1941, il

Regio Dragamine 36, utilizzato fino a quel momento in ben 317 missioni di dragaggio esplorativo e

di neutralizzazione di mine marine, subiva un duro primo attacco aereo mentre si trovava a svolgere

un’attività di dragaggio. Nell’attacco caddero eroicamente il Brigadiere Francesco Mazzei,

Comandante dell’unità navale, e i Finanzieri Michele Esposito e Gennaro Russo. Alla Memoria del

Brigadiere Mazzei sarà concessa la Medaglia d’Argento al Valor Militare:

“Comandante di Dragamine fatto segno a ripetuti attacchi di aereo nemico, si

sostituiva volontariamente al puntatore di una mitragliera ammalato ed iniziava

un’intensa reazione di fuoco contro il velivolo attaccante. Con sereno coraggio e

39 Decreto del Presidente della Repubblica del 29 luglio 1949

Page 30: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 29 -

cosciente ardimento proseguiva animosamente nel serrato duello finché, colpito al petto

da una raffica di mitraglia, si abbatteva esanime sull’arma ancora puntata contro il

nemico. Acque di Pozzallo, 21 agosto 194140

”.

Eseguite le dovute riparazioni, il 4 settembre 1942 il Regio Dragamine 36 era trasferito a Tripoli

con il nuovo Comandante, Maresciallo Aldo Oltramonti, e tutto il suo equipaggio con compiti di

scorta a convogli e antisommergibile e posto sotto le dipendenze della XL Flottiglia, comandata dal

Tenente di Vascello Giuseppe Di Bartolo, della Regia Marina. A seguito delle disastrose azioni

militari italo-tedesche in Nord Africa, e della rapida avanzata inglese, il 19 gennaio 1943 l’unità,

assieme ad un convoglio, si diresse alla volta della Sicilia: intercettato da una squadra navale

inglese, fin da subito iniziò un impari lotta. Il Comandante Di Bartolo diede ordine alle altre unità

navali di disperdersi ed avvicinarsi nuovamente alla costa africana per cercare riparo e con il

piccolo dragamine si avventò contro i cacciatorpedinieri avversari.

Tutto il fuoco nemico, principalmente proveniente dai Cacciatorpedinieri Javelin e Kelvin, si

concentrò allora sulla piccola imbarcazione che, nonostante l’eroismo dei suoi uomini, venne

affondata. Anche le altre unità del convoglio, nonostante il sacrificio di Di Bartolo, Oltramonti e

degli altri quattordici membri dell’equipaggio, furono raggiunte ed affondate. In segno di

riconoscenza, al Tenente di Vascello Di Bartolo venne conferita la Medaglia d’Oro al Valor

Militare alla Memoria:

“Comandante di Flottiglia Dragamine dislocata in zona avanzata oltremare, resasi

necessaria l’evacuazione della base ed avuto ordine di trasferire in Patria la Flottiglia,

apprestava alla lunga navigazione, con competenza e capacità, le Unità dipendenti,

nonostante le ininterrotte, violente incursioni aeree. Nel corso del trasferimento,

attaccato di notte da preponderante formazione di supercaccia avversari, nel sublime

tentativo di salvare le altre Unità, impartiva l’ordine di dirottare verso la costa mentre

con la propria, offerta al supremo olocausto, muoveva decisamente incontro

all’attaccante, nel disperato tentativo di opporsi alla schiacciante superiorità dei mezzi

avversari. Giunto a portata di tiro delle proprie mitragliere impegnava impari lotta,

sorretto dall’entusiasmo e dalla fede degli eroi. Colpita la sua imbarcazione più volte,

prossima ad affondare, rispondeva al nemico facilmente vittorioso, con le ultime

raffiche di mitraglia, inabissandosi con la nave e l’intero equipaggio. Fulgido esempio

di estrema dedizione alla Patria e di luminose virtù di comando. Mediterraneo

Centrale, 20 gennaio 194341

”.

40 Regio Decreto del 26 marzo 1942

41 Decreto del Presidente della Repubblica del 29 settembre 1948

Page 31: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 30 -

Al Brigadiere Pietro Laganà, imbarcato sul Regio Dragamine 36 è stata concessa la Croce di Guerra

al Valor Militare:

“Brigadiere di Finanza, ramo mare, imbarcato con mansioni di meccanico su

Dragamine in partenza verso altra zona per evacuazione di importante base navale

oltremare, si prodigava sotto violenta azione aerea avversaria per l’imbarco di

importante carico. Successivamente, attaccata l’Unità da soverchianti forze navali che

ne provocavano l’affondamento, partecipava all’impari lotta fino all’estremo sacrificio

della vita. Esempio di sereno ardimento e sentimento del dovere. Mar Mediterraneo, 20

gennaio 194342

”.

Trovò la morte sul Dragamine anche il giovane Finanziere di Mare Scelto Costabile Di Sessa,

imbarcato sulla piccola unità navale quale motorista, ed in seguito decorato di Croce di Guerra al

Valor Militare alla Memoria:

“Imbarcato con mansioni di meccanico su dragamine in partenza verso altra zona, per

evacuazione di importante base navale d’oltremare, si prodigava sotto violenta azione

aerea avversaria per l’imbarco di importante carico. Successivamente, attaccata l’unità

da soverchianti forze navali che ne provocarono l’affondamento, partecipava all’impari

lotta fino all’estremo sacrificio della vita. Esempio di sereno ardimento e sentimento

del dovere. Mar Mediterraneo, 20 gennaio 194343

”.

Lo stesso Regio Dragamine 36, verrà poi insignito della massima onorificenza al Valor Militare, a

dimostrazione dell’eroismo dimostrato nell’impari lotta:

“Dragamine comandato ed armato da personale della Guardia di Finanza, agli ordini

del Comandante della Flottiglia, attaccato nella notte del 20 gennaio 1943 da

preponderanti forze navali nemiche, correva incontro all’avversario nell’eroico intento

di coprire e salvare le altre Unità della formazione, fino a trovarsi a portata delle

proprie modestissime armi di bordo. Aperto il fuoco, cercava di arrecare al nemico la

maggior possibile offesa continuando a sparare, benché colpito più volte, fino a quando

soccombeva nell’impari lotta inabissandosi con il Comandante e l’intero equipaggio.

Sublime esempio di indomabile spirito aggressivo, di sovrumana determinazione e di

dedizione al dovere fino al supremo sacrificio. Mediterraneo Centrale, 20 gennaio

194344

”.

42 Decreto del Presidente della Repubblica del 1° aprile 1949

43 Decreto del Presidente della Repubblica del 1° aprile 1949

44 Decreto del Presidente della Repubblica dell'8 maggio 1972

Page 32: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 31 -

Con l’armistizio dell’8 settembre 1943 le unità del naviglio superstiti furono tra le protagoniste del

salvataggio di numerosi soldati sbandati, che trovarono un imbarco sicuro per raggiungere i porti

liberati dell’Italia Meridionale. Altre imbarcazioni, non potendo raggiungere i convogli della Regia

Marina diretti al Sud, preferirono autoaffondarsi piuttosto che cadere nelle mani dei Tedeschi, come

avvenne alle unità dislocate a Imperia, Livorno, Trieste, Fiume e Napoli. Le imbarcazioni che

sfuggirono alla cattura o all’affondamento raggiunsero i porti sicuri: la Pirovedetta Postiglioni,

salpando da Rodi l’11 settembre 1943, raggiunse il porto di Haifa, sotto comando inglese. Venne

impiegata per le restanti fasi della guerra a fianco della Royal Navy, in delicatissime missioni di

guerra, di scorta e antisommergibile. Ben novantadue furono i Finanzieri di Mare caduti in

combattimento e settantatré le navi perdute, pari alla metà del naviglio complessivo45

.

45 Cfr. Pierpaolo Meccariello, Finanza di Mare. Dalle scorridore ai pattugliatori, Editalia, Roma, 1997, p. 134

Page 33: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 32 -

~ 7 ~

LA DIFESA COSTIERA DELLA GUARDIA DI FINANZA

Una consistente aliquota di militari del Corpo della Guardia di Finanza, circa 15.000 uomini, fu

destinata, fin dalle prime fasi del conflitto, alla difesa costiera, dipendenti direttamente dai comandi

dell’Esercito e della Marina. Inizialmente, le attività cui vennero destinati furono soccorso a

naufraghi, cattura di equipaggi nemici e di prigionieri di guerra evasi, avvistamento di mine vaganti,

contrasto ad azioni di commandos.

Il 10 luglio 1943, con lo sbarco alleato in Sicilia, le divisioni costiere poste a difesa iniziarono

un’aspra lotta, infliggendo al nemico gravi perdite, nonostante l’inferiorità numerica, di uomini e di

armamenti. Per quanto riguarda le Fiamme Gialle, furono impiegati circa 620 militari, con compiti

di pattugliamento delle prime linee di bunker, contrasto ad eventuali colpi di mano da parte di

sabotatori e recupero di piloti alleati caduti in mare. I combattimenti più accaniti si ebbero sulla

spiaggia tra Gela e Scottigli, dove lo sbarco rischiò di fallire per il tempestivo intervento della

Divisione Livorno.

E furono proprio dei Finanzieri i primi reparti ad aprire il fuoco verso gli Alleati: nella notte del 10

luglio, rimaneva ucciso il Brigadiere Santo Arena, mentre era di pattuglia con alcuni suoi uomini

nei pressi del pontile di Gela. La mattina seguente, a sbarco avvenuto sulla spiaggia di Porto Ulisse,

erano gli uomini del Brigadiere Lorenzo Greco a fronteggiare i primi mezzi che raggiungevano la

spiaggia, rallentando di diverse ore i piani anglo-americani.

Solo l’intervento di reparti paracadutatisi sull’isola la notte precedente permise l’annientamento del

piccolo reparto di Fiamme Gialle: caddero il Brigadiere Lorenzo Greco ed i Finanzieri Raffaele

Bianca, Emanuele Giunta e Pietro Nuvoletta, ai quali vennero conferite, rispettivamente, la

Medaglia d’Argento e le Medaglia di Bronzo al Valor Militare alla Memoria. Questa la motivazione

dell'onorificenza al Brigadiere Greco:

“Comandante di due postazioni per fucili mitragliatori, pur accortosi che la difesa

costiera non era entrata in azione, nonostante l'enorme sproporzione di mezzi e di

uomini nemici, si opponeva col fuoco allo sbarco dell'avversario. Preso con i pochi

militari di cui disponeva, tra il fuoco delle navi e quello dei paracadutisti da terra,

anziché cedere, si irrigidiva in una resistenza ad oltranza. Sopraffatto cadeva sul posto

del dovere accanto alle proprie armi che aveva fatto sparare fino all'ultima cartuccia

offrendo la giovane esistenza in olocausto alla Patria. Portulisse, Sicilia, 10 luglio

194346

”.

46 Decreto Legge del 1° febbraio 1945

Page 34: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 33 -

Questa la motivazione dell'onorificenza ai Finanzieri Bianca, Giunta e Nuvoletta:

“In servizio ad una postazione di fucili mitragliatori, pur essendosi accorto che la

difesa del litorale non era entrata in azione, opponeva col fuoco strenua resistenza alle

preponderanti forze navali da sbarco nemiche. Preso, con i pochi compagni, tra il

fuoco di mare e quello dei paracadutisti da terra, anziché cedere continuava la

resistenza sino all’estremo sacrificio lasciando la propria vita sul posto dell’onore.

Esempio di virtù preclari e di supremo attaccamento al dovere. Portulisse, Sicilia, 10

luglio 194347

”.

Dall’altra parte dell’isola, nei pressi di Pachino, caddero i Finanzieri Salvatore Scifo e Giovanni

Fidone e rimasero feriti altri sei militari, tra cui il comandante della brigata di Marzameni,

Maresciallo Capo Giuseppe Magnani. I due Finanzieri caduti ed il sottufficiale furono decorati di

Medaglia d’Argento al Valor Militare. Così recita la motivazione della Medaglia all'Appuntato

Scifo:

“Mentre accorreva volontariamente per dare manforte ad altri Finanzieri del suo

reparto impegnati da soverchianti forze nemiche, cadeva colpito da una raffica di

mitraglia, immolando alla Patria la sua esistenza. Marzameni, Sicilia, 10 luglio

194348

”.

Il Finanziere Fidone,

“partecipava alla difesa di una postazione attaccata da soverchianti forze nemiche e

dopo aspro combattimento, sostenuto con valore, spirito di sacrificio e coraggio,

cadeva crivellato di schegge di una bomba mentre forniva le munizioni per il fucile

mitragliatore al proprio comandante. Marzameni, Sicilia, 10 luglio 194349

”.

Il Maresciallo Magnani, a sua volta,

“organizzava con spirito di iniziativa la resistenza scontro il nemico sbarcato con forze

preponderanti. Con un manipolo di Finanzieri difendeva tenacemente una postazione.

Con un solo dipendente illeso, lui stesso più volte ferito, continuava la disperata

resistenza fino al completo esaurimento delle munizioni. Marzameni, Sicilia, 10 luglio

194350

”.

47 Decreto Legge del 1° febbraio 1945. Riferendosi allo stesso evento, la motivazione è identica per tutti e tre i militari

48 Decreto del Presidente della Repubblica del 29 novembre 1954

49 Decreto del Presidente della Repubblica del 29 novembre 1954

50 Decreto del Presidente della Repubblica del 29 novembre 1954

Page 35: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 34 -

Sempre a Marzameni veniva catturato dalle forze alleate il Finanziere Giorgio Calvo, dopo aver

ostacolato l'avanzata di un forte numero di nemici, meritandosi la Medaglia di Bronzo al Valor

Militare:

“Ostacolava l'avanzata di un forte nucleo di nemici che tentava di aggirare una

postazione. Esaurite le munizioni, ripiegava su detta postazione e continuava a

combattere con altri pochi Finanzieri fino a quando, feriti tutti gli altri ed esaurite

completamente le munizioni, veniva catturato. Marzameni, Sicilia, 10 luglio 194351

”.

Ad Avola, si distingueva il Maresciallo Capo Luigi Leopardi che veniva catturato in

combattimento, armi in pugno. Infine, l’Appuntato Salvatore Ferro della brigata di Massoliveri, che

rifiutava di arrendersi, venne ucciso nella sua postazione. Al termine della battaglia, i Finanzieri

catturati dagli Alleati vennero concentrati a Pachino e imbarcati per i campi di prigionia in Egitto.

Durante il tragitto, il convoglio veniva attaccato da aerei italo-tedeschi e molti Finanzieri perirono

nell’affondamento di una delle navi. Tra di loro, l’Appuntato Bartolomeo Carbone, che si era

distinto nella difesa di Porto Palo.

51 Decreto del Presidente della Repubblica del 29 novembre 1954

Page 36: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 35 -

~ 8 ~

L’ARMISTIZIO DELL’8 SETTEMBRE 1943

Tre anni dopo l’entrata in guerra, le forze dell’Asse erano sulla difensiva e l’Italia era allo stremo

delle forze morali e materiali. Gli uomini della Guardia di Finanza presenti sul territorio nazionale

condividevano le sorti della popolazione civile stremata dalla guerra e dai bombardamenti alleati. Il

28 maggio 1943, a seguito dell'ennesima incursione aerea sulla penisola, nella città di Livorno,

trovava la morte il Maresciallo Maggiore Giuseppe Grasso, colpito da una scheggia di bomba

mentre a bordo di una piccola imbarcazione cercava di portare in salvo in un rifugio antiaereo un

gruppo di civili. Promosso a titolo onorifico a Sottotenente, gli è stata conferita la Medaglia di

Bronzo al Valor Militare alla Memoria:

“Imbarcato su una motolancia della Guardia di Finanza, che traghettava militari e

civili diretti ad un rifugio, fatto segno da bombardamento aereo, anziché affrettarsi a

mettersi al riparo, si prodigava fino al sacrificio della propria vita nelle difficili

operazioni di sbarco, riuscendo in tal modo a sottrarre da sicura morte una quarantina

di militari ed alcuni civili che avevano preso posto nell'unità, diretti anche loro al

rifugio. Livorno 28 maggio 194352

”.

Lo sbarco in Sicilia, il 10 luglio 1943, e la successiva invasione della penisola, determinarono anche

nelle più alte cariche del Governo e del Regno la sensazione che il conflitto era ormai perduto

definitivamente e che solo la destituzione di Mussolini avrebbe determinato la fine della guerra

contro gli Alleati. Vittorio Emanuele III, percependo questo malumore crescente, approfittò del

contrasto politico, determinatosi in seno al Gran Consiglio del Fascismo nella notte del 24-25

luglio, a seguito dell’Ordine del Giorno Grandi, facendo arrestare Mussolini e costituendo un nuovo

governo con a capo il Maresciallo Pietro Badoglio.

Durante lo sbarco in Sicilia un’opera di pregevole ammirazione fu compiuta da Don Giuseppe

Grossi, cappellano militare inquadrato nella Guardia di Finanza, il quale prestò la sua opera di fede

verso i feriti e i moribondi, meritando per questo la Croce di Guerra al Valor Militare:

“Cappellano di Corpo d’Armata, nel corso di un ciclo operativo di recava nei posti

maggiormente colpiti dall’offesa nemica e contribuiva validamente alla saldezza

morale delle truppe portando ovunque con l’esempio e la parola il conforto della fede.

Incurante del pericolo si prodigava sotto le offese nemiche nel raccogliere i feriti e

nella identificazione delle salme. Scacchiere della Sicilia, 10 luglio-2 agosto 194353

”.

52 Decreto del Presidente della Repubblica del 30 gennaio 1948

53 Conferimento nel 1947

Page 37: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 36 -

A seguito della crisi verificatasi in Italia, il comando generale della Wermacht ordinò l’esecuzione

dell’Operazione Alarico, riguardante l’eliminazione delle Forze Armate Italiane, a sua volta più

ampiamente articolata nell’Operazione Eiche (liberazione di Mussolini), nell’Operazione Student

(occupazione di Roma, cattura del Governo, della Famiglia Reale e dello Stato Maggiore Italiano),

nell’Operazione Schwarz (disarmo e internamento dei militari italiani) e nell’Operazione Achse

(cattura dell’intera flotta).

Iniziò così, e proseguì per tutto il mese di agosto, l’afflusso in Italia di grandi unità tedesche, le

quali occuparono le posizioni prescelte per l’esecuzione dei loro compiti senza richiedere

autorizzazioni da parte italiana. Il 18 agosto 1943, le operazioni preliminari del piano furono

concluse, ed in Italia si trovarono così schierate diciassette divisioni, due brigate e numerosi

elementi non indivisionati, per un totale di circa 150.000 uomini. Al contempo, da parte italiana,

iniziarono i contatti con gli Alleati: convinti di poter negoziare un armistizio, Vittorio Emanuele III

e Badoglio non si resero inizialmente conto che gli Alleati erano disposti soltanto a definire le

modalità tecniche della cessazione delle ostilità e della consegna dell’intera flotta da battaglia,

restando inteso che i termini politici della questione erano fissati nella formula della “resa

incondizionata”.

Frattanto, il 15 agosto, Italiani e Tedeschi concordavano il rimpatrio nella penisola della 4a Armata

dalla Francia Meridionale, di alcune divisioni dalla Slovenia e di un certo numero di battaglioni dei

Carabinieri e della Guardia di Finanza dalla Grecia per ragioni di tutela dell’ordine pubblico. Nei

confronti dei Tedeschi, Governo e Stato Maggiore furono dominati dalla consapevolezza della

superiorità dell’avversario, e si aggrapparono tenacemente all’illusione di non dover giungere allo

scontro diretto, scegliendo la strada della riaffermazione della fedeltà all’alleato: è quanto fece

Vittorio Emanuele III il 7 settembre all’Ambasciatore tedesco a Roma Rudolf Rahn ed il Generale

Mario Roatta al Maresciallo Albert Kesserling nel pomeriggio dell’8, quando le radio alleate già

stavano diffondendo la notizia dell’armistizio, firmato a Cassibile già il 3 settembre segretamente

dal Generale Giuseppe Castellano, per conto di Badoglio, e dal Generale Walter Bedell Smith in

rappresentanza degli Alleati.

Solo a tarda sera, ed esattamente alle 19:45, il Maresciallo Pietro Badoglio dava annuncio via radio

dell’avvenuta sottoscrizione dell’armistizio:

“Il Governo Italiano, riconosciuta l’impossibilità di continuare l’impari lotta contro la

soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi

sciagure alla Nazione ha chiesto un armistizio al Generale Eisenhower, Comandante in

capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta.

Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare

Page 38: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 37 -

da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi

di qualsiasi altra provenienza54

”.

Molti comandi italiani furono colti di sorpresa; non fu così per i Tedeschi che aggredirono ovunque,

sia sul territorio nazionale che all’estero, le forze italiane. Solo il Comando Generale della Guardia

di Finanza, grazie a piani predisposti per tempo, e decisi dal nuovo Comandante Generale, Generale

di Corpo d’Armata Aldo Aymonino valutò la situazione, orientando al meglio i comandi dipendenti:

le diserzioni furono ridotte al minimo, l’intera catena di comando continuò a funzionare e a

costituire anche un punto di riferimento per le centinaia di Finanzieri che in modo più o meno

avventuroso riuscirono a rientrare in Italia. Con la Circolare del 15 settembre 1943, il Generale

Aymonino dava le istruzione necessarie affinché la Guardia di Finanza continuasse ad “osservare e

di fare osservare scrupolosamente le leggi vigenti e le norme che le autorità militari e quelle civili

competenti55

” si fossero trovate ad emanare.

54 Testo dell'armistizio tra l'Italia e le forze alleate letto dal Maresciallo Pietro Badoglio alle ore 19.42 dalla stazione EIAR di Roma

55 Circolare N. 964/R.O. del 15.09.1943 “Istruzioni generale di servizio per la Regia Guardia di Finanza (Ramo Terra e Ramo Mare)”

Page 39: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 38 -

~ 9 ~

LA SITUAZIONE DELLA GUARDIA DI FINANZA ALLA DATA DELL’ARMISTIZIO

Alla data dell’armistizio, la forza della Guardia di Finanza, ammontava a 51.133 uomini, di cui

18.652 richiamati dal congedo; 26.253 erano impiegati in compiti bellici, ovvero nei Battaglioni

Mobilitati (Jugoslavia, Dalmazia, Montenegro, Albania, Grecia e Dodecaneso), nella difesa

costiera, a disposizione della CSIAF, la Commissione Italiana di Armistizio con la Francia, e nella

difesa di fabbriche e impianti industriali; ben 24.880 erano addetti al servizio d’istituto,

comprendente peraltro anche i compiti di concorso al mantenimento dell’ordine pubblico e di

polizia economica, direttamente connessi allo stato ed anche lotta al mercato nero56

.

La parte operativamente più significativa, i 9950 appartenenti ai reparti mobilitati era inquadrata in

diciotto battaglioni e due compagnie autonome, dislocate dalla Francia Meridionale a Creta e negli

equipaggi delle unità navali dipendenti dai comandi operativi della Regia Marina. L’Accademia di

Roma svolgeva i suoi normali corsi, biennale per allievi ufficiali ed annuale di applicazione,

soltanto con un numero poco superiore di frequentatori rispetto al tempo di pace.

Erano stati anche trasferiti nella Guardia di Finanza, per concorso, una cinquantina di ufficiali di

complemento del Regio Esercito laureati in discipline economico-giuridiche. Specificatamente per

quanto riguarda il personale mobilitato all’estero, alle dipendenze dei comandi del Regio Esercito

per servizi di presidio e compiti di difesa costiera e di controguerriglia, la situazione era la seguente:

in Francia, Battaglione Mobilitato di Nizza e Annemasse (con in aggiunta una

compagnia dislocata in Corsica);

in Slovenia, IX e X Battaglione Mobilitato;

in Dalmazia, IV, XI e XIV Battaglione Mobilitato, Compagnia Autonoma di

Cerquenizza, Stazione Navale di Spalato;

in Montenegro, II e VI Battaglione Mobilitato e Compagnia Autonoma di Cattaro;

in Albania, III, VII e XV Battaglione Mobilitato, Legioni di Tirana e Scutari;

in Grecia, I, V, VIII, XII, XIII, XVI Battaglione Mobilitato (erano poi presenti diverse

compagnie di Finanzieri nelle isole italiane dell’Egeo).

Tra le responsabilità più gravi e meno spiegabili di chi gestì il problema drammatico del

cambiamento di fronte si colloca, quindi, la mancanza di qualunque predisposizione riguardante le

forze, oltre 500.000 uomini, dislocate nei Balcani, in Grecia e nelle Isole dell’Egeo. Nulla fu fatto

per contrastare le misure preliminari dell’Operazione Alarico, per organizzare preventivamente la

concentrazione delle truppe in teste di ponte in vista di un successivo imbarco e per ottenere

56 Circolare N. 897/R.O. del 28.08.1943 “Norme particolari del Regia Guardia di Finanza durante l’attuale periodo bellico”

Page 40: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 39 -

l’appoggio alleato allo scopo di avere la collaborazione dei movimenti di resistenza. Riuscirono in

buona parte a salvarsi solo le truppe della 4a Armata, che, in base a precedenti accordi con i

Tedeschi, stavano rientrando dalla Francia Meridionale.

Anche il battaglione della Guardia di Finanza presente a Nizza aveva già ricevuto l’ordine di

rimpatrio, e nella giornata del 9 settembre da Ventimiglia raggiunse Cuneo e poi Torino, dove fu

sciolto. Furono invece internati parte dei militari della compagnia di Finanzieri di Tolone, mentre

quelli della compagnia dislocata in Corsica, dopo aver partecipato ai combattimenti intorno a

Bastia, si trasferirono in Sardegna alla fine di ottobre. Un altro battaglione, con comando ad

Annemasse, al quale era affidata la vigilanza del tratto di confine franco-svizzero tra il Mont Dolent

ed il Lago di Ginevra, presidiato dagli Alpini del XX Raggruppamento Sciatori, passò quasi al

completo la frontiera ed i suoi componenti trovarono rifugio in Svizzera.

Page 41: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 40 -

~ 10 ~

GLI AVVENIMENTI IN ITALIA A SEGUITO DELL’ARMISTIZIO

I comandi militari in Italia e all’estero seppero dell’armistizio, come i comuni cittadini, dal

messaggio del Maresciallo Badoglio, diffuso dalle stazioni radio dell’EIAR alle 19:45 dell’8

settembre 1943. Il giorno dopo, 9 settembre, il Re, il Capo del Governo, il Capo di Stato Maggiore

Generale e dell’Esercito, decisero di rinunciare sia alla difesa di Roma che al progettato

trasferimento a La Maddalena, essendo il litorale controllato per buona parte dai Tedeschi, e di

raggiungere la costa adriatica per portarsi successivamente a sud, in una località che non fosse

occupata né dai soldati tedeschi né dagli Anglo-Americani.

Intorno alla Capitale, comunque, i combattimenti si protrassero fino al pomeriggio del 10 settembre

quando, alle 16:30, entrò in vigore la tregua stipulata con il Maresciallo Kesserling. La Guardia di

Finanza non ebbe modo di prendervi parte, poiché non disponeva nella zona di Roma di reparti

mobili, mentre nelle scuole erano presenti solo pochi elementi del quadro permanente, essendo gli

allievi in licenza estiva. Furono in ogni modo attuati i piani di difesa delle caserme e presidiati gli

obiettivi sensibili: il Ministero delle Finanze, l’Istituto Poligrafico, la Zecca e la Banca d’Italia.

La Scuola Sottufficiali di Ostia fu occupata di sorpresa da un reparto di paracadutisti tedeschi la

sera dell’8 settembre stesso. Il comandante, gli ufficiali ed i pochi uomini del quadro permanente

presenti furono riuniti in un collegio vicino dove venivano raccolti i colleghi rastrellati lungo il

litorale. Il mattino successivo, un ufficiale tedesco, alla presenza del Capitano Enzo Stanzani,

rimasto a rappresentare il comando, riunì i Finanzieri, li lasciò liberi e li invitò a tornarsene a casa.

Il Capitano Stanzani si fece allora avanti e, dopo aver ordinato di non tenere conto delle parole del

comandante tedesco, invitò i suoi uomini a raggiungere al più presto il Comando Generale della

Guardia di Finanza a Roma: fece poi “rompere le righe” senza che alcun soldato tedesco

intervenisse.

Nella Capitale, per il mantenimento dell’ordine pubblico, furono disposti tre battaglioni della

Divisone Piave, un’aliquota di circa 4000 Carabinieri Reali, quasi 1500 uomini appartenenti alla

Polizia Africa Italiana e alla Polizia Metropolitana ed un contingente di Finanzieri appartenenti alla

9a Legione Territoriale e alla Legione Allievi. Furono tutti posti alle dipendenze del neo costituito

Comando Forze di Polizia della Città Aperta, mentre i militari della Guardia di Finanza furono posti

alle dirette dipendenze del Comando Guardia di Finanza della Città Aperta, agli ordini del Generale

Filippo Crimi, Comandante della zona di Napoli ma rimasto bloccato nella Capitale a seguito degli

avvenimenti legati all’armistizio. Nel resto d’Italia, l’assunzione del controllo da parte della

Page 42: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 41 -

Wermacht avvenne senza eccessiva difficoltà, malgrado i tentativi di resistenza posti in essere dalle

forze italiane.

A Bari, i Finanzieri intervennero il 9 settembre contro un drappello di Tedeschi incaricati di

distruggere le installazioni portuali, costringendoli ad asserragliarsi nell’edificio della dogana

ingaggiando un aspro conflitto a fuoco nel corso del quale cadde il Finanziere Luigi Partipilo,

decorato poi con Medaglia d'Argento al Valor Militare alla Memoria:

“Mentre alcuni Tedeschi occupavano i punti strategici dell'ospedale consorziale per

dare la possibilità ad altra forza tedesca di compiere atti di sabotaggio nel porto di

Bari, volontariamente accorreva sul posto unendosi ai reparti che incalzavano il

nemico rispondendo col proprio fuoco a quello avversario. Colpito da proiettile sparato

da breve distanza, pagava con la vita il suo atto di ardimento dando così esempio di

coraggio, sprezzo del pericolo e amor di Patria. Bari, 9 settembre 194357

”.

La compagnia stanziata a Piombino partecipò alla difesa del porto contro un tentativo di sbarco di

truppe tedesche da alcune motozattere: negli scontri iniziati il 10 settembre 1943, rimase ucciso il

Sottobrigadiere Vincenzo Rosano, mentre organizzava la difesa. In uno scontro a Livorno, invece,

caddero il Maresciallo Maggiore Gaetano Russo, Comandante della Brigata Calate, ed il Finanziere

Mario Guidelli. A Fortezza, in provincia di Bolzano, i Tedeschi assaltarono la locale caserma delle

Fiamme Gialle: nei combattimenti che ne seguirono, cadde il Finanziere Scelto Giuseppe Gardella,

decorato di Medaglia di Bronzo al Valore della Guardia di Finanza alla Memoria:

“Finanziere appartenente alla Brigata Stanziale di Fortezza, Bolzano, nelle tragiche

ore susseguenti alla dichiarazione d’armistizio dell’8 settembre 1943, impegnò un

impari combattimento contro una formazione tedesca che tentava di assaltare la

caserma ove prestava servizio, venendo mortalmente ferito dopo eroica resistenza.

Fulgido esempio di attaccamento al dovere e di nobili virtù militari dettate fino

all’estremo sacrificio. Fortezza, Bolzano, 9 -10 settembre 194358

”.

Non mancarono incidenti anche gravi: a Napoli due Finanzieri, Salvatore Spiridigliozzi e Ludovico

Papini, trovati in possesso di armi, furono fucilati il 12 settembre insieme ad altri due militari; in

analoghe circostanze venne gravemente ferito, a Voltri, in provincia di Genova, l’Appuntato

Antonio Fontana. Nel giro di pochi giorni, comunque, le forze tedesche assunsero il controllo del

territorio, almeno per quanto riguarda i centri abitati di qualche consistenza e le vie di

comunicazione.

57 Decreto Legge del 18 luglio 1944

58 Decreto del Presidente della Repubblica del 31 ottobre 2007

Page 43: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 42 -

Sul confine svizzero, le brigate della Guardia di Finanza si adoperarono per agevolare il passaggio

in territorio neutrale di militari sbandati e, a volte, di interi reparti, di prigionieri di guerra evasi e di

perseguitati politici e razziali, tra i quali decine di ebrei stranieri. Passarono in Svizzera anche

numerosi Finanzieri, gran parte dei quali tornarono ai reparti dopo pochi giorni. Degno di

menzione, il Capitano Leonardo Marinelli, Comandante della Compagnia di Madonna di Tirano

che, il 12 settembre 1943, guidò i suoi Finanzieri in una disperata corsa per salvare il maggior

numero di uomini.

Storie di eroismo nei drammatici mesi successivi l’armistizio, furono compiuti da tantissimi soldati,

marinai, avieri, carabinieri e Fiamme Gialle. Dalla strenua difesa di Porta San Paolo a Roma al

triste epilogo della Corazzata Roma agli ordini dell’Ammiraglio Carlo Bergamini, fiumi di

inchiostro sono stati già scritti. E, proprio per questo, cercare di narrare i fatti che coinvolsero la

Guardia di Finanza non è stato certamente facile, sia per la scarsità di notizie a riguardo, sia perché

considerato, a torto, un argomento di secondo piano dalla storiografia bellica. Solo di recente, grazie

anche all’opera del Museo Storico della Guardia di Finanza di Roma, si viene piano piano a

conoscenza di azioni individuali e collettive, di singoli militari come di interi reparti, non certo

meno eroiche di quelle ricordate.

In Abruzzo, immolò la sua giovane vita l’Allievo Finanziere Livio Cicalé che venne catturato dai

militari tedeschi e poi fucilato perché, durante un’azione militare, si era attardato per soccorrere un

partigiano rimasto ferito nel precedente scontro a fuoco. Gli è stata concessa la Medaglia d’Argento

al Valor Militare alla Memoria:

“Dopo l’armistizio si arruolava tra i primi nelle formazioni partigiane, distinguendosi

per coraggioso comportamento. Nel corso di un’ardita azione, già disimpegnatosi con i

suoi, tornava indietro per raccogliere un ferito. Caricatosi il compagno sulle spalle, ma

inseguito e raggiunto, impegnava combattimento fino all’ultima cartuccia. Catturato,

percosso, lungamente e barbaramente seviziato, manteneva fiero ed esemplare

contegno, non rinnegando la sua fede e nulla rivelando. Fucilato, cadeva nel nome

d’Italia. Tolentino Sforzacosta, Macerata, 17 aprile 194459

”.

A Monte Morello, nel luglio 1944, il Finanziere Pietro Ferrantini, già appartenente al IX

Battaglione Mobilitato, si unì fin da subito alle formazioni partigiane all'indomani dell'armistizio.

Durante un rastrellamento compiuto dalle forze tedesche, rimaneva ucciso durante un duro scontro a

fuoco. È stato insignito di Medaglia di Bronzo al Valor Militare alla Memoria:

“Già bravo Finanziere, accorreva all'armistizio al richiamo della lotta per la libertà,

distinguendosi per capacità, spirito di iniziativa e coraggio in più combattimenti.

59

Decreto del Presidente della Repubblica del 28 luglio 1950

Page 44: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 43 -

Durante un duro rastrellamento avversario, rimasto solo, dopo ore di cruenta lotta,

resisteva impavidamente alla soverchiante pressione nemica finché, sopraffatto,

immolava la sua vita per la libertà della Patria. Monte Morello, 14 luglio 194460

”.

Oppure storie come quella del giovane Finanziere Attilio Martinetto, volontario sul fronte jugoslavo

nel 1940. Colto quasi alla sprovvista dall’armistizio, riuscì a tornare in Italia, raggiungendo la

provincia di Cuneo dove, nella cittadina di Castello Alfredo, fu tra gli organizzatori del locale

gruppo di resistenza alle truppe tedesche. Infiltratosi all’interno del controspionaggio fascista, si

distinse per la preziosissima attività informativa politico-militare e di collegamento fra i vari

comandi partigiani. Arrestato il 25 novembre 1944, dopo essere stato scoperto, nonostante una

rocambolesca fuga, venne fatto nuovamente prigioniero assieme alla moglie, Anna Maria Comandù,

staffetta partigiana. Tradotto nel carcere di Cuneo, il 25 aprile 1945, veniva fucilato da un plotone

delle Brigate Nere, assieme ad altri quattro prigionieri. Alla sua memoria è stata conferita la

Medaglia d’Oro al Valore della Guardia di Finanza:

“Giovane e ardente Finanziere, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 aderiva alla

resistenza, aggregandosi ad una Divisione Partigiana che lo incaricava di svolgere

delicate e pericolose azioni informative. Infiltratosi nell’ufficio politico di una Questura

Fascista Repubblicana, forniva preziose informazioni che consentirono di evitare la

cattura di numerosi partigiani. In tale veste riusciva a far pervenire ai Comandi

partigiani il piano dettagliato per l’attacco alla città di Alba, proclamatasi repubblica

autonoma, consentendo ai difensori di protrarre la resistenza oltre ogni logico limite.

Catturato dai Fascisti, riusciva a fuggire, ma si riconsegnava ai suoi carnefici per

ottenere la liberazione della sua giovane sposa, presa in ostaggio. Dopo interminabili

sevizie, veniva fucilato assieme ad altri compagni nel giorno della liberazione, dando

esempio di luminoso spirito di sacrificio, eccezionale senso del dovere, prorompente

anelito alla libertà ed eroico sprezzo della morte. Castello Alfredo, Cuneo, 8 settembre

1943-25 aprile 194561

”.

Il Maresciallo Capo Francesco Niglio, deceduto nel 1951 per cause naturali, come semplice

Finanziere, il 9 settembre 1943 coadiuvava le truppe americane della 5a Armata che, sbarcate a

Salerno, stavano risalendo la penisola, con compiti di controspionaggio. Il suo contributo è stato

determinante nello scoprire e catturare numerose spie, infiltratesi tra i gruppi partigiani, che

operavano per i Tedeschi. In segno di gratitudine per l’opera svolta, gli è stata conferita la Medaglia

d’Argento al Valore della Guardia di Finanza:

60 Decreto del Presidente della Repubblica del 22 febbraio 1971

61 Decreto del Presidente della Repubblica del 31 ottobre 2007

Page 45: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 44 -

“Finanziere di eccellenti doti militari, trovandosi in licenza presso la propria famiglia

in occasione dell’armistizio dell’8 settembre 1943, si presentava spontaneamente alla

locale Brigata, ottenendo l’autorizzazione a prestarvi servizio temporaneo. Dopo aver

coadiuvato le truppe della 5a Armata americana sbarcate nel Golfo di Salerno il 9

settembre 1943, fu successivamente impiegato nel Servizio di Controspionaggio presso

le Forze Armate Alleate. Si prodigava, in continuo rischioso lavoro, spesso sotto il

fuoco nemico, in numerose azioni di guerra, nel corso delle quali dava prova di

ardimento e di perizia. Nello scoprire e catturare numerosi agenti segreti alle

dipendenze dei Tedeschi, contribuiva fattivamente al buon esito della guerra di

liberazione. Castellabate, Salerno, e territorio nazionale, 8 settembre 1943-11 luglio

194562

”.

Lo stesso spirito animò il Sottotenente Giuseppe Osana, nelle regioni del Veneto e del Friuli

Venezia Giulia, aiutando ed armando i locali gruppi partigiani che si erano andati formando

all’indomani della caduta del Fascismo il 25 luglio 1943 e alla firma dell’armistizio. Con gli uomini

posti al suo comando, riusciva a svolgere numerose azioni contro le truppe tedesche. Al suo ricordo

è legata la Medaglia d’Argento al Valore della Guardia di Finanza conferitagli dopo la sua

scomparsa:

“Durante la dominazione fascista, teneva salda la tradizione di fedeltà alla Patria della

Guardia di Finanza, partecipando con grave rischio personale all’attività del fronte

clandestino. Si prodigava nel fornire ai partigiani armi, munizioni ed ogni

equipaggiamento e svolgeva un’intensa attività informativa a favore dei patrioti.

Sfuggito avventurosamente all’arresto, assumeva il comando di un Battaglione

partigiano, con il quale partecipava a numerose azioni contro gli occupanti. Nobile

esempio di virtù militari e civili. Friuli-Veneto, 8 settembre 1943-25 aprile 194563

”.

62 Decreto del Presidente della Repubblica del 31 ottobre 2007

63 Decreto del Presidente della Repubblica del 31 ottobre 2007

Page 46: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 45 -

~ 11 ~

IL DRAMMA DI CEFALONIA E CORFÙ

Anche il Corpo della Guardia di Finanza fu duramente colpito, in perdite militari, dalla tragedia

connessa agli eventi verificatisi nelle Isole Jonie, specialmente a Cefalonia e a Corfù, all’indomani

dell’armistizio dell’8 settembre 1943.

Nelle isole greche era stanziato il I Battaglione Mobilitato, presente nell’area fin dall’aprile 1941,

con compiti di difesa costiera, polizia militare e vigilanza finanziaria ed economica, presso depositi

merci, magazzini, strade e porti: proprio durante l’espletamento di tali compiti, il 22 luglio 1941,

nella rada di Katalios, sulla costa meridionale di Cefalonia, furono uccisi i Finanzieri Francesco

Caddeo e Enrico Martinelli. Forte di oltre 800 uomini, il I Battaglione, suddiviso in cinque

compagnie, era comandato dal Capitano Luigi Bernard, il quale aveva anche a disposizione

motovedette e unità navali minori per svolgere compiti di polizia costiera e di controllo tra le isole

dell’arcipelago.

L’armistizio portò con sé incertezza di comportamento, ordini contradditori provenienti dai

comandi in Patria e intimazioni alla resa da parte delle truppe tedesche della Wermacht stanziate

nell’arcipelago. Alla data dell’armistizio, il I Battaglione Mobilitato era così dislocato:

Isola di Corfù: Comando di Battaglione, 1a e 3

a Compagnia Fucilieri (circa 400 uomini);

Isola di Cefalonia e Itaca: 4a Compagnia Mitraglieri, rinforzata da elementi della 2

a e 5

a

Compagnia Fucilieri (circa 250 uomini);

Isola di Leucade: due plotoni della 2a Compagnia Fucilieri (circa 100 uomini);

Isola di Zante: due plotoni della 5a Compagnia Fucilieri (circa 80 uomini);

Isole minori: una squadra di Fucilieri per ogni isola (circa 50 uomini).

Il 9 settembre, il Capitano Bernard, così come era stato disposto dal Comando Generale della

Guardia di Finanza, diede ordine a tutti i reparti dipendenti di attenersi alle decisioni dei singoli

comandi di presidio. Anche questo, non permise ai Finanzieri, così come alle altre forze militari, di

comportarsi univocamente, lasciando aperte le tre soluzioni possibili: aderire alla resa e, di

conseguenza farsi internare; dissociarsi ed agire contro i Tedeschi; tentare il rimpatrio via mare.

Solo il 14 settembre era consegnata ai Tedeschi la seguente nota:

“Per ordine del Comando Supremo italiano e per volontà degli ufficiali e dei soldati, la

Divisione Acqui non cede le armi. Il Comando Supremo tedesco, sulla base di questa

decisione, è pregato di presentare una risposta definitiva entro le ore 09:00 di domani

15 settembre64

”.

64 Comunicazione del Generale Antonio Gandin, Comandante della Divisione Acqui a Cefalonia, alle forze tedesche stanziate

Page 47: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 46 -

A questo punto, i Finanzieri di Cefalonia e Corfù, fallita ogni diversa trattativa, scelsero di seguire

la stessa strada della Divisione di Fanteria Acqui del Generale Antonio Gandin, ovvero la difesa ad

oltranza contro i Tedeschi, nell’attesa di aiuti militari alleati provenienti dall’Italia. Di quanto

avvenne agli uomini della Guardia di Finanza della 4a Compagnia Mitraglieri a Cefalonia le notizie

sono ancora oggi poche e frammentarie: l’unica certezza è che l’isola non ha restituito al Corpo

nessun ufficiale.

A Corfù, invece, in seguito ai primi scontri del 13 settembre, il Capitano Bernard ed i suoi

Finanzieri, dopo aver disarmato e fatto prigionieri i militari tedeschi del distaccamento portuale,

nonostante gli intensi bombardamenti aerei della Luftwaffe, che causarono, oltre alla morte del

Capitano Francesco Cultrona, Comandante della 1a Compagnia Fucilieri, vasti e pericolosi incendi,

riuscirono a sgomberare un deposito di munizioni ubicato nel porto. Al Capitano Cultrona sarà così

conferita la Medaglia di Bronzo al Valor Militare alla Memoria:

“All’atto dell’armistizio, ricevuto ordine di imbarcarsi per rientrare in territorio

metropolitano, chiedeva ed otteneva di condividere la sorte dei commilitoni che,

rifiutando le offerte di resa, si approntavano alla lotta. Nel corso di intenso

bombardamento aereo, nel tentativo di attraversare una zona intensamente battuta per

raggiungere i propri uomini maggiormente esposti, cadeva nell’assolvimento del nobile

compito impostosi. Corfù, 9-25 settembre 194365

”.

Con l’attacco finale tedesco, del 24 settembre 1943, con lo sbarco nella laguna di Corissa di altri

rinforzi e con la distruzione delle batterie costiere di difesa, terminò la resistenza delle truppe

italiane. Il Capitano Bernard, come la maggior parte degli ufficiali, fu, dapprima, tenuto prigioniero

sull’isola e, successivamente, nel mese di ottobre, internato: per le sue azioni verrà insignito della

Medaglia di Bronzo al Valor Militare:

“Assunto il comando di un battaglione pochi giorni prima dell’armistizio, partecipava

con entusiasmo alla lotta intrapresa contro preponderante avversario. Incurante del

rischio, si prodigava, sotto continui e massicci bombardamenti aerei, per la

prosecuzione della resistenza fino all’estremo limite e per il recupero di ingenti

quantitativi di materiale bellico. Volontariamente partecipava a varie rischiose azioni,

trascinando con lo esempio i propri uomini. Quando ormai le sorti della lotta erano

decise, rifiutava la possibilità offertagli di porsi in salvo e continuava a combattere fino

sull'isola, 14 settembre 1943

65 Decreto del Presidente della Repubblica del 16 ottobre 1954

Page 48: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 47 -

a che, caduti gli altri presidi, era costretto a cedere alla schiacciante superiorità

avversaria. Corfù, settembre 194366

”.

Numerosi furono anche i Finanzieri che, grazie all’aiuto della popolazione locale, riuscirono a

rientrare in Italia con mezzi di fortuna. Da ricordare che nel corso delle esecuzioni di massa seguite

alla capitolazione della Divisione Acqui a Cefalonia, furono fucilati tutti gli ufficiali presenti

sull’isola: il Capitano Francesco La Rosa, il Sottotenente Pasquale Ciancarelli ed il Sottotenente

Lelio Triolo, quest’ultimo prelevato dall’ospedale da campo, sito ad Argostoli. Fucilato sarà anche

il Finanziere Lionello De Mita, che aveva svolto per tutta la durata dei combattimenti il ruolo di

staffetta e che gli varrà la Medaglia di Bronzo al Valor Militare alla Memoria:

“Staffetta presso un reparto dislocato oltremare, durante tragiche giornate di lotta

contro un nemico preponderante per uomini e mezzi, assolveva il proprio compito

incurante del pericolo, percorrendo ripetutamente un itinerario scoperto, intensamente

battuto dal bombardamento e mitragliamento aereo. Catturato, affrontava stoicamente

la fucilazione cui era stato condannato per l’ardimentoso servizio svolto. Cefalonia,

settembre 194367

”.

Inoltre, dal 9 al 25 settembre 1943, numerosi furono gli atti eroici compiuti da singoli uomini: il

Tenente Renato Benini, a Corfù, durante un bombardamento tedesco, riusciva a mettere al sicuro

armi e munizioni dalle fiamme di un incendio che era scoppiato, meritando per l’azione la Medaglia

di Bronzo al Valor Militare:

“Aiutante Maggiore di Battaglione dislocato in un’isola lontana dalla Madrepatria,

all’atto dell’armistizio, partecipava con slancio alla lotta intrapresa contro il

preponderante avversario. Nel corso di massiccio bombardamento aereo, incurante del

grave rischio, si prodigava per salvare dalle fiamme armi e munizioni, trascinando con

l’esempio i propri dipendenti. Caduto un Comandante di Compagnia, lo sostituiva

portandosi volontariamente nelle località più esposte dove galvanizzava gli uomini

nella disperata resistenza. Corfù, 9-25 settembre 194368

”.

Si ricordano poi il coraggio del Finanziere Fernando Rondelli che, nonostante fosse stato

gravemente ferito dallo scoppio di una bomba di aereo, rifiutava ogni cura, continuando a

combattere fino all'ultimo respiro; quello del Finanziere Francesco Di Sabatino che, sfidando il

fuoco nemico, riusciva a portare in salvo una mitragliatrice e, in seguito, alla testa di pochi uomini,

attaccava arditamente una posizione tedesca; o quello del Finanziere Giorgio Lorefice che,

66 Decreto del Presidente della Repubblica del 26 settembre 1954

67 Decreto del Presidente della Repubblica del 16 ottobre 1954

68 Decreto del Presidente della Repubblica del 16 ottobre 1954

Page 49: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 48 -

nonostante un incessante bombardamento aereo, riusciva a domare un incendio scoppiato

all’interno di un deposito munizioni e carburante; infine, quello del Finanziere Luigi D’Onofrio che

riusciva a portare in salvo alcuni colleghi da un edificio in fiamme.

In totale, per i fatti d’arme nelle Isole Jonie, il I Battaglione Mobilitato annovererà 57 caduti e

numerosi feriti e a dimostrazione del valore dei suoi militari, sarà concessa allo Stendardo del I

Battaglione Mobilitato la Medaglia d’Oro al Valor Militare:

“Temprato in numerosi aspri combattimenti, tenace nelle lotte più cruente, temerario

negli ardimenti, pervaso da indomito spirito guerriero, teneva fede alle leggi dell’onore

militare, a fianco dei Reparti della Divisione Acqui nella tragica ed eroica resistenza di

Cefalonia e di Corfù, dava largo, generoso contributo di sangue, battendosi in

condizioni disperate ed immolandosi in glorioso olocausto alla Patria. Cefalonia-

Corfù, 9-25 settembre 194369

”.

69 Decreto del Presidente della Repubblica del 28 giugno 1950

Page 50: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 49 -

~ 12 ~

LA SORTE DEI FINANZIERI NEI BALCANI E IN DALMAZIA

Tra i reparti dislocati in Slovenia e sul litorale croato-dalmata, la Compagnia Autonoma di

Cerquenizza effettuò il movimento via mare per il rimpatrio nella stessa giornata dell’8 settembre e

giunse senza danni a Trieste. Molto avventurosa fu, invece, la marcia del IX Battaglione Mobilitato,

inquadrato nella Divisione Isonzo, condotto dal suo Comandante, Maggiore Raffaello Tani, da

Novo Mesto, attraverso il Carso insediato dai partigiani slavi, fino al capoluogo giuliano, per poi

sciogliersi a Milano, sede del suo centro di mobilitazione.

Il personale del X Battaglione Mobilitato rimase in servizio a Lubiana fino alla fine di ottobre,

rimpatriando a scaglioni, mentre quello dei distaccamenti minori in parte fu catturato o si unì ai

partigiani, in parte riuscì a passare il confine. Il Comando della Guardia di Finanza della Dalmazia,

agli ordini del Colonnello Gaetano Simoni, aveva sede con l’XI Battaglione Mobilitato a Zara, città

dove le forze italiane furono mantenute in servizio fino allo sgombero da parte dei Tedeschi,

nell’autunno del 1944. I Finanzieri di stanza nel capoluogo furono rimpatriati gradualmente, mentre

quelli presenti a Sebenico si dispersero o furono internati. Numerosi militari dalle isole

dell’arcipelago dalmata riuscirono a raggiungere la costa italiana con mezzi di fortuna. Fu così per i

componenti dei Distaccamenti di Brazza, Lesina e Lissa, e per l’intera 2a Compagnia del XIV

Battaglione Mobilitato dislocata a Curzola.

Più difficile la situazione dei presidi nei centri maggiori della costa, Spalato e Cattaro, formalmente

annessi al Regno d’Italia, e Ragusa nel territorio dello Stato croato. Nei primi due, capoluoghi di

provincia del Governatorato della Dalmazia, la Guardia di Finanza svolgeva il suo normale servizio.

Subito dopo l’annuncio dell’armistizio, il Governo di Zagabria proclamò l’annessione dell’intero

territorio dalmata, accingendosi a prenderne possesso con l’appoggio delle forze germaniche.

I comandi italiani si trovarono così a dover fronteggiare due aggressioni contrapposte: quella

tedesca che mirava al disarmo ed all’internamento delle truppe italiane, e quella dei partigiani

dell’Esercito di Liberazione del Maresciallo Josip Broz Tito, che esigevano a loro volta la consegna

delle armi. In questa situazione ebbe effetto determinante, per i tragici sviluppi successivi, l’ordine

emanato personalmente da Hitler il 10 settembre, in base al quale i comandanti e gli ufficiali dei

reparti italiani che avessero opposto resistenza sarebbero stati fucilati.

A Spalato, Finanzieri del IV Battaglione Mobilitato, agli ordini del Maggiore Aldo Duce, dopo aver

eseguito l’ordine di consegnare le armi ai partigiani furono raccolti in tre campi di concentramento.

Occupata la città, i Tedeschi sottoposero a corte marziale 450 ufficiali, tra cui sei della Guardia di

Page 51: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 50 -

finanza, e ne scelsero quarantasei da fucilare, della Divisione Bergamo: gli altri furono avviati ai

campi di internamento in Polonia, come i sottufficiali ed i militari di truppa.

A Ragusa, nei combattimenti che seguirono all’annuncio dell’armistizio e che si protrassero fino al

13 settembre, caddero il Sottotenente Giovanni Cimone, il Sottobrigadiere Giovanni Parrella ed i

Finanzieri Sante Ciocchini, Elia De Stasio, Panfilo Pizzoferrato e Pietro Rossi, tutti del XIV

Battaglione Mobilitato. In Montenegro, dove erano presenti il II ed il VI Battaglione Mobilitato e la

Compagnia Autonoma di Cattaro, i combattimenti si protrassero fino al 15 settembre, ed il

Comandante della Compagnia Autonoma, Capitano Nino Secci, ebbe il comando di un reparto

misto di circa duecento Finanzieri, Artiglieri ed Alpini: cadde in combattimento il Sottobrigadiere

Aurelio Terravazzi.

Costituitasi la Divisione Garibaldi, alleatasi con l’Esercito di Liberazione Jugoslavo, ne entrarono a

far parte il VI Battaglione (Maggiore Annibale Lanzetta) e successivamente il XV Battaglione

(Maggiore Antonio Frattasio), giunto a marce forzate dal Kosovo. Del XV Battaglione Mobilitato

faceva parte il Capitano Arturo Avanzi che, dopo una lunga marcia assieme alla sua compagnia, e

dopo aver sostenuto numerosi scontri a fuoco con i reparti tedeschi presenti in Albania e in

Montenegro, riuscì a ricongiungersi al resto del Battaglione. Catturato in seguito, veniva fatto

prigioniero ed avviato nei campo di concentramento. Per queste sue azioni era insignito della

Medaglia di Bronzo al Valor Militare:

“Dopo l'armistizio, con fedeltà e con decisione, si congiungeva con il comando del suo

Battaglione, affrontando lunga e difficile marcia contro bande albanesi passate al

servizio dei Tedeschi. Sosteneva, poi, col suo reparto numerosi scontri, particolarmente

distinguendosi nella difesa di Berane. Prigioniero in combattimento rifiutava di

collaborare affrontando, in piena coscienza, il duro calvario dei campi di

concentramento. Albania-Montenegro, settembre-dicembre 194370

”.

In Albania, dopo che i Tedeschi avevano occupato gli aeroporti del Paese e i porti di Durazzo e

Valona durante lo svolgersi delle trattative con i comandi italiani, costrinsero i reparti dell’Esercito,

da cui dipendevano il III, il VII ed il XV Battaglione Mobilitato e le Legioni di Tirana e di Scutari,

a cedere le armi. Una tragica fine farà una colonna di Finanzieri agli ordini del Maggiore Luigi

Sechi che, aggregata ad un reparto dei Carabinieri, il 18 settembre 1943 sarà disarmata dai

partigiani e massacrata.

70 Decreto del Presidente della Repubblica del 17 luglio 1951

Page 52: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 51 -

~ 13 ~

IL DESTINO DELLA GUARDIA DI FINANZA IN GRECIA

Anche ad Atene, al comando dell’11a Armata, ai cui ordini erano posti dei piccoli nuclei di

Finanzieri, l’8 ed il 9 settembre sono passati nella più totale incertezza. Ma dopo che fu dato

l’ordine di disarmo ai reparti italiani, i Tedeschi diedero inizio ai trasporti ferroviari verso i campi

di internamento, sul primo dei quali prese posto il Colonnello Lauro Sinicato, comandante dei

reparti della Guardia di Finanza della Grecia, con il personale del comando e del nucleo di polizia

tributaria di Atene.

Per effetto delle misure di neutralizzazione preventiva, le operazioni di disarmo delle truppe italiane

in Grecia furono concluse con eccezionale rapidità. Gli ufficiali di stanza a Nauplia, nel

Peloponneso, compreso il comando della 2a Compagnia del V Battaglione Mobilitato, furono

catturati nella mattina del 9 settembre. Non mancarono tuttavia episodi di resistenza. Il Tenente

Mario Re, Comandante del Plotone di Missolungi dell’VIII Battaglione, passò ai partigiani con il

suo reparto, ed altrettanto fecero il Tenente Mario Majorana, dello stesso Battaglione, ed il

Sottotenente Attilio Corrubia, Aiutante Maggiore del V Battaglione, il quale, catturato mesi dopo,

fu impiccato sulla piazza di Epidauro, nel Peloponneso. Alla sua memoria è stata conferita la

Medaglia d’Oro al Valor Militare:

“Aiutante Maggiore di Battaglione dislocato nel Peloponneso, riusciva a sottrarsi

all’atto dell’armistizio alla cattura da parte delle truppe tedesche e si aggregava a

banda partigiana greca, seguendone la rischiosa attività. Catturato in seguito a

delazione e sottoposto a sevizie, si rifiutava di fornire qualsiasi elemento che potesse

giovare al nemico. Condannato a morte mediante impiccagione, affrontava la prova

suprema con intrepida fierezza ed ardimentosa serenità. Grecia, settembre 1943-

gennaio 194471

”.

I Finanzieri del XIII Battaglione Mobilitato parteciparono, in Tessaglia, ai combattimenti sostenuti

dalla Divisione Pinerolo, fino al disarmo ed alla disgregazione della grande unità, travolta nel

conflitto interno alla resistenza greca, divisa tra le formazioni monarchiche e quelle di ispirazione

comunista. Il Maggiore Vittorio Martelli, che dopo aver ceduto il comando del XIII Battaglione era

in attesa di rimpatrio, si unì ai partigiani fino a dicembre, quando fu catturato in condizioni di salute

tanto precarie da essere trasferito in Italia; ma il 13 luglio 1944, mentre si trovava presso i propri

familiari a Subbiano, presso Arezzo, fu fucilato in occasione di una rappresaglia.

71 Decreto del Presidente della Repubblica del 5 settembre 1957

Page 53: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 52 -

La stessa sorte era toccata, in ottobre, al Capitano Pinto, del IX Battaglione, il quale dopo il

rimpatrio dalla Slovenia aveva tentato di passare le linee per raggiungere l’Italia Meridionale.

Anche i militari italiani della guarnigione di Creta, arresisi dopo un inutile tentativo di ottenere

collaborazione dalla resistenza, furono perseguitati da un destino avverso dopo la cattura. Il

Piroscafo Sintra, che trasportava sul continente molti di loro, fu silurato nella notte del 18 settembre

1943, e persero la vita anche numerosi Finanzieri del XVI Battaglione Mobilitato che si trovavano a

bordo: in tutto, moriranno oltre duemila militari italiani.

Page 54: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 53 -

~ 14 ~

L’INTERNAMENTO DEI MILITARI DELLA GUARDIA DI FINANZA

Riepilogando le diverse sorti dei militari del Corpo della Guardia di Finanza operanti all’estero e sul

territorio nazionale, esse furono comuni a quelle delle altre Forze Armate Italiane ubicate in territori

controllati assieme ai Tedeschi:

a Cefalonia e Corfù, chi sfuggì alla morte nei combattimenti, ai rastrellamenti e alle

successive fucilazioni dei prigionieri, fu internato in Germania (circa 500 Finanzieri del I

Battaglione Mobilitato);

a Lubiana, furono catturati solo una trentina di militari appartenenti al IX Battaglione

Mobilitato, mentre gli uomini del X Battaglione Mobilitato furono rimpatriati in Italia dalle

stesse autorità tedesche;

in Dalmazia furono catturati e internati oltre 150 Finanzieri, in gran parte appartenenti ai

reparti dislocati a Spalato e a Sebenico (IV, XI e XIV Battaglione Mobilitato, Compagnia

Autonoma di Cerquenizza);

altri 800 Finanzieri appartenenti al II e VI Battaglione Mobilitato furono catturati in

Montenegro, mentre altri entrarono a far parte della Divisione Garibaldi;

in Albania, Macedonia e Kosovo furono catturati e internati in Germania circa 800

militari del III, VII e XV Battaglione Mobilitato;

ben pochi, degli oltre 1800 Finanzieri del I, V, VIII, XII, XIII e XVI Battaglione

Mobilitato, sfuggirono alla cattura nella Grecia e nelle isole del Dodecaneso;

nella Francia Meridionale, furono 300 i Finanzieri dei Battaglioni Mobilitati di Nizza e

Annemasse ad essere internati in Germania.

Dei militari dei reparti della Guardia di Finanza ordinari ubicati sul territorio nazionale furono

catturati solo quelli delle unità operanti in Provincia di Bolzano e gli Allievi Finanzieri della Scuola

Alpina di Predazzo, per un totale di circa 300 uomini. Altri 850 Finanzieri furono internati in

Svizzera dopo i ripetuti passaggi di confine seguiti all’armistizio dell’8 settembre. In conclusione,

furono catturati ed internati nei lager tedeschi quasi 5200 militari della Guardia di Finanza e di essi

oltre 230 morirono per fame, maltrattamenti e malattie.

Tra costoro, una particolare menzione va al Finanziere Giovanni Gavino Tolis: aderì fin da subito al

movimento partigiano del nord Italia, per il quale operava come staffetta portaordini, trasportando

clandestinamente lettere e messaggi riservati da o per la Svizzera, nonché svolgendo un

insostituibile opera in favore di ebrei ed antifascisti che tentavano la fuga dai rastrellamenti

tedeschi. Arrestato e deportato in Austria il 14 aprile 1944, il venticinquenne Finanziere morì il 28

Page 55: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 54 -

dicembre dello stesso anno nel campo di concentramento di Mathausen, meritando così la Medaglia

d’Oro al Merito Civile:

“Nel corso dell’ultimo conflitto mondiale contribuì alla lotta di liberazione con

l’attività di postino delle organizzazioni partigiane e, con eccezionale coraggio, si

prodigò in favore dei profughi ebrei e dei perseguitati politici, aiutandoli ad espatriare

clandestinamente nella vicina Svizzera. Arrestato dalle autorità tedesche fu infine

trasferito in un campo di concentramento austriaco, dove perse la giovane vita.

Mirabile esempio di umana solidarietà e di altissima dignità morale, spinte fino

all’estremo sacrificio. Mathausen, Austria, 1943-194472

”.

A trovare la morte nel campo di concentramento di Mathausen fu anche il Finanziere Pietro Occhi

che, aggregatosi ad un’organizzazione partigiana operante in Lombardia all’indomani

dell’armistizio dell’8 settembre 1943, venne ucciso in una camera a gas. Per il suo eroico sacrificio,

gli è stata conferita la Croce di Guerra al Valor Militare alla Memoria:

“Giovane e attento partigiano, all’atto dell’armistizio aderiva al movimento della

Resistenza prodigando tutte le sue energie per il trionfo della libertà della Patria.

Catturato a seguito di un capillare rastrellamento nemico, sopportava stoicamente

atroci torture senza nulla svelare che potesse tradire la causa partigiana. Deportato nel

campo di sterminio di Mathausen l’8 aprile 1945, concludeva nella camera a gas il suo

cosciente sacrificio. Mathausen, Austria, giugno 194573

”.

Trovò la morte nel campo di concentramento di Mathausen anche il Finanziere Claudio Sacchelli,

deportato dopo gli aiuti offerti a Milano ai perseguitati con espatri clandestini: morì di stenti il 26

aprile 1945, lo stesso giorno in cui i suoi colleghi liberavano il capoluogo lombardo, a soli

vent’anni di età. Anche a lui è stata conferita la Medaglia d'Oro al Merito Civile alla Memoria:

“Di stanza nel territorio di frontiera del Tiranese, nel corso dell'ultimo conflitto

mondiale, durante l'occupazione tedesca, si prodigò in favore dei profughi ebrei,

aiutandoli ad espatriare clandestinamente nella vicina Svizzera. Arrestato dalle

autorità tedesche fu infine trasferito nel campo di sterminio di Mathausen, dove morì di

stenti e di sevizie. Mirabile esempio di umana solidarietà e di altissima dignità morale,

spinte fino all'estremo sacrificio. Villa di Tirano, Sondrio, 194374

”.

Nel campo di concentramento di Flossemburg, dopo essere stato giunto stremato nelle forze e nel

fisico per le violenze e le torture subite, decedeva Francesco De Matteo, Comandante di una brigata

72 Decreto del Presidente della Repubblica del 17 giugno 2010

73 Decreto del Presidente della Repubblica del 4 maggio 1990

74 Decreto del Presidente della Repubblica del 17 aprile 2012

Page 56: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 55 -

della Guardia di Finanza nella Venezia Giulia e valido aiuto per le formazioni partigiane operanti

nella zona. Alla sua memoria è stata conferita la Medaglia di Bronzo al Valor Militare alla

Memoria:

“Comandante di Brigata della Guardia di Finanza, l’8 settembre 1943, si metteva in

contatto con le formazioni partigiane dislocate nella zona, cooperando validamente con

le stesse, fornendo loro armi e munizioni nonché viveri e vestiario. Individuato per tale

attività, nel giugno 1944 veniva arrestato dalle SS tedesche ed inviato alle carceri di

Udine, dove, nonostante le atroci torture e sevizie, nulla rivelava in merito alla

costituzione delle forze della Resistenza, operanti nella Venezia Giulia. Deportato nel

mese di luglio 1944 nel campo di sterminio di Flossemburg, decedeva in seguito alle

sofferenze subite. Venezia Giulia, 8 settembre 1943-Flossemburg, 30 gennaio 194575

”.

A guerra ormai conclusa, il 18 giugno 1945, il Finanziere Virginio Diamanti, non sopravviveva ad

una grave forma di tubercolosi contratta durante la prigionia in Germania, presso l’Ospedale Civile

di Camerata, nel bergamasco.

Un ricordo a parte merita, infine, la sorte del Finanziere Elia Levi: ebreo, dopo la promulgazione

delle leggi razziali nel 1938 fu costretto a lasciare la Guardia di Finanza: il 15 febbraio 1939, messo

in congedo assoluto, riprese il suo precedente lavoro di tipografo a Cuneo. Pochi giorni dopo

l’armistizio, il 10 settembre 1943, la sua posizione si aggravò con l’inizio dei rastrellamenti da parte

delle autorità tedesche. Fu durante uno di questi che, il 21 gennaio 1944, venne catturato e portato

al campo di concentramento di Borgo San Dalmazzo. Trasferito in un primo momento al carcere di

San Vittore, a Milano, e poi nel campo di prigionia di Fossoli, il 22 febbraio 1944 fu deportato in

Polonia, al campo di sterminio di Auschwitz. Da alcune testimonianze e documenti, il Finanziere

Elia Levi morì il 30 marzo 1944, probabilmente di stenti per le sofferenze patite nel campo.

Riuscirà, invece, a sopravvivere alle torture delle SS e alle sofferenze dei lager l’Appuntato Antonio

Misuriello, arrestato il 3 agosto 1944 con l’accusa di aver aiutato numerosi militari italiani ed alleati

ed ebrei ad espatriare all’estero, meritando così la Medaglia di Bronzo al Valor Militare:

“Aderendo al movimento di resistenza, si valeva della sua perfetta conoscenza dei

luoghi per favorire lo sbarco di emissari alleati lungo la costa ligure e per provvedere

al trasporto e all’occultamento di materiale bellico di provenienza anglo-americana.

Arrestato, sottoposto a duro trattamento, inviato quindi in un campo di concentramento

tedesco, in ogni circostanza sapeva mantenere contegno fermissimo, esempio fino al

75 Decreto del Presidente della Repubblica del 16 gennaio 1995

Page 57: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 56 -

termine della guerra di coraggio e di fedeltà alla causa della Patria e della libertà.

Genova-Voltri-Fossoli-Germania, settembre 1943-aprile 194576

”.

A testimonianza dei sacrifici sofferti dai militari italiani, non solo della Guardia di Finanza, e dei

civili, internati nei campi di concentramento nazisti, è stata conferita simbolicamente all’Internato

Ignoto la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria:

“Militare fatto prigioniero o civile perseguitato per ragioni politiche o razziali,

internato in campi di concentramento in condizioni di vita inumane, sottoposto a torture

di ogni sorta, a lusinghe per convincerlo a collaborare con il nemico, non cedette mai,

non ebbe incertezze, non scese a compromesso alcuno; per rimanere fedele all’onore di

militare e di uomo, scelse eroicamente la terribile lenta agonia di fame, di stenti, di

inenarrabili sofferenze fisiche e soprattutto morali. Mai vinto e sempre

coraggiosamente determinato, non venne meno ai suoi doveri nella consapevolezza che

solo così la sua Patria un giorno avrebbe riacquistato la propria dignità di Nazione

libera. A memoria di tutti gli internati il cui nome si è dissolto, ma il cui valore ancora

oggi è esempio di redenzione per l’Italia77

”.

76 Decreto del Presidente della Repubblica del 6 marzo 1950

77 Decreto del Presidente della Repubblica del 19 novembre 1997

Page 58: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 57 -

~ 15 ~

L’AIUTO DELLA GUARDIA DI FINANZA AI PROFUGHI EBREI

Come è noto, a seguito dell’armistizio le Forze Armate Italiane, ormai in piena fase di disfacimento,

furono in buona parte disarmate ed i componenti fatti prigionieri dagli ex alleati tedeschi. Coloro

che riuscirono a salvarsi furono costretti ad espatriare in Svizzera, Paese che da sempre accoglieva

esuli italiani ogni qualvolta se ne creavano i presupposti. Il sistema di controllo alla frontiera fu,

quindi, messo in crisi dall’afflusso incontrollabile di migliaia di persone. Nel solo mese di

settembre entrarono nel Paese oltre 3600 rifugiati civili, mentre, verso la fine dell’anno 1943, gli

internati militari italiani raggiungevano il considerevole numero di quasi 21.300 unità.

Anche in Italia, gli espatri divennero un problema di ordine pubblico, soprattutto in quelle zone di

montagna dove il gran numero di sbandati poteva costituire linfa vitale per i primi gruppi di

partigiani. A quel punto la repressione tedesca fu immediata e molto dura, come confermano i

numerosi eccidi verificatisi sin dai primi giorni che seguirono l’8 settembre 1943.

Quasi tutto il confine con la Svizzera, ritenuto di cruciale importanza, soprattutto in rapporto con il

movimento resistenziale, fu dunque sottoposto al controllo diretto dei Tedeschi. Il raggiungimento

della frontiera, a quel punto, fu per tutti un’impresa drammatica, soprattutto se si tiene in

considerazione il fatto che circolare nell’Italia occupata dalle truppe tedesche era pressoché

impossibile, anche per chi era riuscito a procurarsi documenti d’identità falsi.

Anche in questo caso, gli uomini della Guardia di Finanza prestarono la loro opera di aiuto a tanti

cittadini di religione ebraica, di renitenti alla leva, di militari sbandati e di perseguitati politici.

Moltissimi furono anche i Finanzieri che ne pagarono le conseguenze: arrestati, spesso su delazioni,

militari del Corpo della Guardia di Finanza furono denunciati per “concorso in espatrio

clandestino” e, per questo, deferiti, nella migliore delle ipotesi, al Tribunale Militare.

Per molti altri, la maggioranza, si aprirono i cancelli dei campi di concentramento. Durante queste

delicate fasi del conflitto, si distinsero in special modo cinque Finanzieri, che pagarono con la vita il

loro altruismo verso i ricercati e, per questo, decorati con le più alte onorificenze della Repubblica.

Il Maresciallo Maggiore Luigi Cortile, Comandante della Tenenza di Viggiù, provincia di Varese, si

prodigò con tutte le proprie forze, offrendo in maniera disinteressata aiuti umanitari nei riguardi di

migliaia di cittadini che desideravano espatriare clandestinamente in Svizzera per sfuggire alla

caccia dei Nazi-Fascisti. Tratto in arresto l’11 agosto 1944 dalle autorità tedesche, fu internato nel

campo di concentramento di Melk, in Austria, il 9 gennaio 1945. Alla memoria del Maresciallo

Maggiore Luigi Cortile è stata conferita la Medaglia d’Oro al Merito Civile:

Page 59: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 58 -

“Nel corso dell’ultimo conflitto mondiale si prodigava, con eccezionale coraggio ed

encomiabile abnegazione, in favore dei profughi ebrei ed i perseguitati politici,

aiutandoli ad espatriare clandestinamente nella vicina Svizzera. Arrestato dai Nazi-

Fascisti veniva infine trasferito in Austria, perdendo la vita in un campo di

concentramento. Mirabile esempio di altissima dignità morale e di generoso spirito di

sacrificio ed umana solidarietà. Melk, Austria, 1943-194578

”.

Il Brigadiere Mariano Buratti, in servizio presso la Compagnia di Viterbo, dopo l’8 settembre 1943

costituì una banda partigiana che dava sostegno agli ex militari delle Forze Armate Italiane, ai

ricercati politici, ai soldati anglo-americani riparatisi dietro la linea del fronte e ai cittadini ebrei.

Arrestato dai Tedeschi, il 31 gennaio 1944 veniva fucilato a Forte Bravetta. Alla sua memoria è

stata conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare:

“Nobilissima tempra di patriota, valente ed appassionato educatore di spiriti e di

intelletti. Raccoglieva intorno a sé, tra i monti del viterbese, un primo nucleo di

combattenti dal quale dovevano sorgere poi valorose formazioni partigiane. Primo fra i

primi nelle imprese più rischiose, animando con l’esempio e la parola i suoi compagni

di lotta, infliggeva perdite al nemico e riusciva ad abbattere un aereo avversario.

Arrestato in seguito a vile delazione, dopo aver sopportato, con la fierezza dei forti e

col silenzio dei martiri, indicibili torture, veniva barbaramente trucidato dai suoi

aguzzini. Esempio purissimo di sublime amor di Patria. Monti del viterbese, Roma, 31

gennaio 194479

”.

L’Appuntato Domenico Amato, in servizio presso la Brigata di Casamoro, a seguito dell’armistizio

dell’8 settembre, operò a favore dei profughi ebrei e dei perseguitati politici nella zona di Porto

Ceresio. Tratto in arresto il 17 febbraio 1944, fu trasferito nel campo di concentramento di

Mathausen, dove morì il 27 febbraio 1945. Alla sua memoria è stata conferita la Medaglia d’Oro al

Merito Civile:

“Nel corso dell’ultimo conflitto mondiale si prodigava, con eccezionale coraggio ed

encomiabile abnegazione, in favore dei profughi ebrei e dei perseguitati politici,

aiutandoli ad espatriare clandestinamente e ad inoltrare la corrispondenza e i valori

che le organizzazioni ebraiche indirizzavano ai rifugiati nella vicina Svizzera. Arrestato

dalle autorità tedesche veniva infine trasferito in Austria, perdendo la vita in un campo

78 Decreto del Presidente della Repubblica del 16 giugno 2006

79 Decreto del Capo Provvisorio dello Stato del 25 febbraio 1946

Page 60: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 59 -

di concentramento. Mirabile esempio di altissima dignità morale e di generoso spirito

di sacrificio ed umana solidarietà. Mathausen, Austria, 1943-194580

”.

Il Finanziere Scelto Salvatore Corrias, in forza alla Brigata di Frontiera di Bugone, provincia di

Como, si rese anch’egli protagonista di aiuti in favore dei profughi ebrei e dei militari sbandati.

Arrestato il 28 gennaio 1945 durante un rastrellamento antipartigiano, fu in seguito fucilato lo

stesso giorno dopo un sommario processo. Alla memoria del Finanziere Scelto Salvatore Corrias è

stata conferita la Medaglia d’Oro al Merito Civile:

“Nel corso dell’ultimo conflitto mondiale si prodigava, con eccezionale coraggio ed

encomiabile abnegazione, in favore dei profughi ebrei ed i perseguitati politici,

aiutandoli ad espatriare clandestinamente nella vicina Svizzera. Animato da profonda

fede nella democrazia e nello Stato di diritto partecipava con impegno tenace alla lotta

partigiana. Arrestato dai Nazi-Fascisti veniva barbaramente fucilato, immolando la

giovane vita ai più nobili ideali di solidarietà umana, di rigore morale ed amor patrio.

Bugone di Moltrascio, Como, 1943-194581

”.

Il Finanziere Tullio Centurioni, appartenente alla Brigata di Porto Ceresio, provincia di Varese, fu

arrestato il 21 marzo 1944 per le sue responsabilità in merito agli espatri clandestini. Internato nel

campo di concentramento di Mathausen, morì in prigionia in data imprecisata. Alla memoria del

Finanziere Tullio Centurioni è stata conferita la Medaglia d’Oro al Merito Civile:

“Nel corso dell’ultimo conflitto mondiale si prodigava, con eccezionale coraggio ed

encomiabile abnegazione, in favore dei profughi ebrei e dei perseguitati politici,

aiutandoli ad espatriare clandestinamente e ad inoltrare la corrispondenza e i valori

che le organizzazioni ebraiche indirizzavano ai rifugiati nella vicina Svizzera. Arrestato

dalle autorità tedesche veniva infine trasferito in Austria, e successivamente dichiarato

disperso. Mirabile esempio di altissima dignità morale e di generoso spirito di

sacrificio ed umana solidarietà. Mathausen, Austria, 1943-194482

”.

E a riprova delle azioni compiute dagli uomini della Guardia di Finanza a favore dei profughi ebrei,

cinque militari sono stati insigniti dalla Stato di Israele della Medaglia di Giusti tra le Nazioni. Essi

sono: il Maggiore Raffaello Tani, assieme alla moglie Jolanda Salvi (anch’essa insignita della

onorificenza), che operò da Roma in qualità di Comandante del II Battaglione della Legione

Allievi, nonché adoperandosi attivamente tramite il Reparto Fronte Clandestino di Resistenza; il

Tenente Giorgio Cevoli, che prestò la sua opera dalla Tenenza di Chiavenna, in provincia di

80 Decreto del Presidente della Repubblica del 18 giugno 2008

81 Decreto del Presidente della Repubblica del 16 giugno 2006

82 Decreto del Presidente della Repubblica del 18 giugno 2008

Page 61: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 60 -

Sondrio, in stretto contatto con il Comitato di Liberazione per l’Alta Italia e partecipando alla

liberazione di Milano il 25 aprile 1945 alla testa della 2a Compagnia del reparto del Colonnello

Alfredo Malgeri; il Tenente Giuseppe Pollo che, da Venezia, collaborò con il Comando Volontari

della Libertà del Lido di Venezia; il Finanziere Giulio Massarelli che, prestando la propria opera dal

Nucleo di Polizia Tributaria di Busto Arsizio, in provincia di Varese, aderì al Comitato di

Liberazione Nazionale, partecipando poi all’insurrezione generale nel Nord Italia e nella provincia

di Milano. Infine, il quinto militare del Corpo decorato dal Governo di Gerusalemme è il Finanziere

Scelto Salvatore Corrias, il quale venne tratto in arresto ed in seguito fucilato da unità delle Brigate

Nere, dopo aver messo in salvo un ex prigioniero inglese al di là della frontiera svizzera.

Per ultimo, il Maresciallo Maggiore Aiutante Antonio Ambroselli, operante allo scalo della stazione

Tiburtina di Roma, offrì il suo instancabile aiuto ai tanti ebrei diretti nei campi di concentramento,

facendoli fuggire dai carri dove erano in attesa del loro ultimo viaggio. Assieme alla moglie, poi,

riuscì anche a far diventare dipendenti della Croce Rossa molti di loro. Nel 2012, la Fondazione

Carnegie, che da sempre premia gli atti di filantropia, lo ha insignito della sua Medaglia d'Oro:

“Finanziere, in servizio presso la Stazione di Roma Tiburtina, durante l'occupazione

tedesca della Capitale, membro attivo della banda partigiana Fiamme Gialle,

contribuiva con l'apertura clandestina dei vagoni piombati e sfidando la fucilazione,

alla fuga e al salvataggio di numerosi deportati destinati ai campi di concentramento

nazisti. Parimenti, con gravissimo rischio per la propria incolumità, salvava altre

centinaia di deportati, consentendo la loro fuga dal campo d'internamento istituito negli

stabilimenti della Breda a Torre Gaia. Roma, settembre 1943-aprile 194483

”.

Anche la Repubblica Italiana ha voluto riconoscere il valore del Maresciallo Ambroselli,

conferendogli la Medaglia di Bronzo al Merito Civile:

“Durante il periodo di occupazione nazifascista si adoperò, pur consapevole dei rischi

che correva, a favore di numerosi prigionieri civili e militari favorendone la fuga dallo

scalo ferroviario di Roma Tiburtina e dal Campo Breda. Chiaro esempio di umana

solidarietà ed elette virtù civiche. Roma, 1943-194584

”.

Nelle altre aree occupate dalle truppe italiane, come nella Francia Meridionale, si creò una

situazione alquanto incerta: oltre che doversi confrontare con le truppe tedesche e i collaborazionisti

della Francia del Regime di Vichy, i Finanzieri dovettero spesso affrontare anche gruppi di

sbandati, renitenti alla leva e formazioni comuniste, che non compresero l’opera assistenziale

83 Seduta della Fondazione Carnegie del 6 dicembre 2011

84 Decreto del Presidente della Repubblica del 27 gennaio 2012

Page 62: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 61 -

fornita dalle Fiamme Gialle ai perseguitati politici e agli ebrei. In uno di questi assalti, tra l’1 ed il 2

agosto 1943 rimase ucciso il Brigadiere Michele Antezza, comandante del distaccamento di Novel.

In Montenegro si distinse particolarmente il Capitano Renato Mentini, Comandante della 1a

Compagnia del VI Battaglione Mobilitato di stanza a Plevlija, il quale più volte fece utilizzare a

cittadini ebrei la posta del Corpo così da passare indisturbata ai controlli in Italia. Il Capitano

Renato Mentini perderà la propria vita agli inizi del 1944 in un’azione di guerra contro l’esercito

tedesco. Il Generale Raffaele Cadorna, Comandante del Corpo Volontari della Libertà, espresse il

suo riconoscimento per l'azione svolta dalla Guardia di Finanza durante la guerra di liberazione con

un foglio d'ordini inviato al Comando di Milano:

“Le Fiamme Gialle, custodi dei confini della Patria, si sono ancora una volta trovate in

linea quando è suonata l'ora dell'insurrezione per la cacciata dell'oppressore e la

distruzione dei traditori al loro servizio. Per la loro disciplina e la loro fermezza, esse

hanno reso grandi servizi alla causa della libertà85

”.

Come riprova finale per lo spirito di sacrificio offerto, la Bandiera di Guerra del Corpo è stata

decorata con la Medaglia d’Oro al Merito Civile:

“Militari e Reparti della Guardia di Finanza, durante il secondo conflitto mondiale,

mossi da autentica umanità e fedeli allo Stato di diritto, agirono, con continuo aiuto ed

il fattivo sostegno della Santa Sede, di sacerdoti e delle popolazioni civili, per la

salvezza dalla deportazione di migliaia di cittadini, italiani e stranieri, civili e militari,

di religione ebraica e cristiana, nei territori esteri di occupazione e nell’Italia invasa

da soverchianti forze nazi-fasciste. L’operato dei Finanzieri, spinto anche all’estremo

sacrificio, rischiarò la speranza di molte famiglie e garantì la continuità delle tradizioni

di fedeltà e solidarietà della Guardia di Finanza. Territorio nazionale ed estero, luglio

1942-maggio 194586

”.

85 Foglio d'Ordini N. 53/b4di del Comando Generale del Corpo Volontari della Libertà, 4 maggio 1945

86 Decreto del Presidente della Repubblica del 10 giugno 2005

Page 63: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 62 -

~ 16 ~

LE FASI FINALI DELLA GUERRA E L’INSURREZIONE GENERALE

Nel territorio nazionale, i reparti del Corpo della Guardia di Finanza presero subito parte, come si è

visto, alla resistenza armata contro i Tedeschi. Le ultime fasi del conflitto, ovvero il periodo

autunno 1944-primavera 1945, videro i militari della Guardia di Finanza impegnati in primo luogo

nel mantenimento dell’ordine pubblico, sovente messo a rischio dalla ritirata delle truppe tedesche,

e nell’aiuto di tanti ricercati politici, militari sbandati ed ebrei. Numerose furono le azioni eroiche e

altruistiche compiute, pertanto, dai Finanzieri.

Il 23 febbraio 1944, in località Ponte della Serra, vicino Feltre, il Finanziere Quirico Deroma, al

comando di un gruppo di partigiani garibaldini, riusciva a disarmare una colonna tedesca forte di

circa quaranta uomini, riuscendo a catturarla dopo un aspro combattimento, requisendo altresì un

ingente quantitativo di armi e munizioni.

Il 12 aprile 1944, durante un rastrellamento tra Vacone e Monte Cosce, in provincia di Rieti, venne

catturato l’Allievo Sottufficiale della Guardia di Finanza Beniamino Minicucci, assieme ad un altro

giovane. Condotto in carcere, nonostante le numerose offerte di libertà in cambio di informazioni

sulle bande partigiane, tentò, durante un interrogatorio, la fuga, riuscendo anche a ferire un soldato:

raggiunto, fu immediatamente fucilato, così come l’altro prigioniero.

Durante le fasi finali della liberazione di Roma, il 4 giugno 1944 un reparto di paracadutisti tedeschi

tentò un colpo di mano assaltando la caserma della Guardia di Finanza di Viale XXI Aprile, oggi

sede del Comando Generale. L'assalto fu respinto dopo un accanito combattimento, ma nello

scontro a fuoco cadde, meritandosi la Medaglia di Bronzo al Valor Militare alla Memoria, il

Finanziere Antonio Sciuto:

“Si offriva volontario per partecipare a successive azioni contro i Tedeschi che

tentavano di catturare automezzi esistenti in una autorimessa militare. Negli scontri

favorevoli, culminati con la fuga del nemico, si comportava da valoroso, rimanendo

colpito a morte. Roma, 4 giugno 194487

”.

Tragicamente, il 5 giugno 1944, rimase ucciso nella Capitale, a città ormai liberata dalle forze

anglo-americane, il Sottotenente Giorgio Barbarisi, all’epoca comandante della Guardia al

Campidoglio. Fedele all’Italia, collaboratore delle forze alleate (riuscì ad ottenere dal comando

americano il permesso di issare il Tricolore italiano, vietato all’indomani della liberazione di

Roma), venne ucciso da Rosario Bentivegna, partigiano dei GAP autore dell’attentato di Via

87 Decreto Legge del 21 dicembre 1945

Page 64: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 63 -

Rasella88

. Il Sottotenente Barbarisi è stato insignito dal comando alleato della Bronze Star Medal,

nonché gli è stata dedicata l’Accademia Ufficiali di Bergamo della Guardia di Finanza.

A Firenze, un ruolo di primo piano venne rivestito dal Tenente Angiolo Gracci, già Comandante del

Plotone di Berat. Combattente a fianco dei partigiani, assunse il comando della 22a Brigata

garibaldina Senigaglia, inquadrata nella Divisione partigiana Arno, e forte di quasi duecento

uomini. La 22a Brigata fu guidata dal Tenente Gracci dalle alture di Pratomagno fino a sud

dell’Arno, per prendere poi parte, l’11 agosto 1944, alla liberazione del capoluogo toscano. Il

reparto guidato dal Tenente Gracci fu il primo a guadare l’Arno e a costituire una testa di ponte, che

permise così la liberazione della città di Firenze da parte delle altre formazioni partigiane e delle

avanguardie dell’esercito canadese. Negli scontri casa per casa che seguirono, cadde l’Appuntato

Agostino Palmieri. Il Tenente Gracci, per le sue azioni, è stato insignito dopo la fine della guerra

della Medaglia d’Argento al Valor Militare:

“Dopo l’armistizio partecipava alla lotta di liberazione facendosi vivamente apprezzare

per doti di animatore e di organizzatore e raggiungendo, nelle formazioni partigiane,

incarichi di responsabilità e di comando. Nel corso di numerosi combattimenti dava

sicure prove di decisione e di valore. Ancora convalescente di ferita riportata in uno

scontro, riprendeva animosamente il suo posto di comando allo scopo di partecipare ai

combattimenti per la liberazione di Firenze. Zona di Firenze, giugno 194-settembre

194489

”.

Un vero atto di eroismo fu compiuto dal Maresciallo Maggiore Vincenzo Giudice che, il 16

settembre 1944, a Bergiola Foscalina di Carrara, saputo che un reparto di militari tedeschi stava per

compiere una rappresaglia su un gruppo di civili, tra i quali vi erano la moglie e la figlia del

Finanziere, offrì la propria vita in cambio di quella degli ostaggi. A memoria del suo sacrificio, reso

vano dal fatto che poco dopo la sua morte furono uccisi anche i civili ostaggi dei Tedeschi, è stata

conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare:

“Sottufficiale della Guardia di Finanza, avvertito che la rappresaglia tedesca si

apprestava a mietere vittime innocenti fra la popolazione civile, si presentava al

comandante la formazione SS operante offrendo la propria vita pur che fossero salvi gli

ostaggi tra i quali la moglie e i figli. Di fronte all’obiezione essere egli un militare, si

liberava prontamente della giubba ed offriva il petto alla vendetta nemica. Crivellato dì

88 L’attentato di Via Rasella, compiuto il 23 marzo 1944, causò la morte di trentatré soldati tedeschi. L’indomani, le SS trucideranno

alle Fosse Ardeatine 335 tra militari e civili italiani per rappresaglia

89 Decreto del Presidente della Repubblica del 3 ottobre 1952

Page 65: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 64 -

colpi, precedeva i civili sull’altare del martirio. Bergiola Foscalina di Carrara, 16

settembre 194490

”.

Intanto, mentre nell’Italia del Sud veniva costituito il Battaglione Roma che, messo a disposizione

della 5a Armata americana, entrò poi nella Capitale insieme alle truppe alleate il 4 giugno 1944.

Nell’Italia centro-settentrionale molti Finanzieri si posero a fianco dei vari Comitati di Liberazione

Nazionale ed entrarono nelle formazioni partigiane; vi furono casi in cui militari del Corpo erano a

capo di bande partigiane, come quella guidata dal Sottotenente Gianmaria Paolini, nella quale

affluirono, dopo la sua costituzione, e sempre più numerosi, civili, militari sbandati sorpresi

dall’armistizio ed ex prigionieri alleati. Operante nell’area di San Benedetto del Tronto, la “Banda

Paolini”, venne sempre più temuta dai Tedeschi poiché con le sue azioni contro installazioni

militari, linee ferroviarie e depositi infliggeva gravi perdite alle truppe della Wermacht. Catturato

dai Tedeschi il 24 marzo 1944, mentre si recava in missione nel nord Italia, il Sottotenente Paolini

fu fucilato all’alba del 24 aprile 1944 a San Giovanni Valdarno, assieme al Sottotenente degli

Alpini Settimio Berton e al Cannoniere Francesco Fiscaletti. Alla sua memoria è stata conferita la

Medaglia d’Argento al Valor Militare:

“Valoroso Ufficiale reagiva con indignazione ad atti di crudeltà commessi da militari

tedeschi in sosta in una stazione ferroviaria, costringendo con lancio di bombe a mano

il convoglio nemico ad allontanarsi. Al comando di una banda di partigiani sosteneva

per un intero ciclo operativo numerosi scontri con i Nazi-Fascisti distinguendosi per

coraggio, ardimento e sprezzo del pericolo. Catturato dall’avversario veniva condotto

al supplizio che seppe affrontare con serena fermezza al grido di Viva l’Italia. Zona

picena, 1° settembre 1943-aprile 194491

”.

Nel nord Italia, si distinse particolarmente il Finanziere Renato Ambrosini, che operò con una banda

partigiana nell’Altopiano di Asiago e nella provincia di Vicenza. Catturato durante un

rastrellamento, venne ucciso il 18 settembre 1944, dopo quattro giorni di prigionia. È stato decorato

di Medaglia di Bronzo al Valore della Guardia di Finanza alla Memoria:

“Finanziere appartenente alla Legione Territoriale di Venezia, aderì al movimento di

liberazione nazionale, entrando a far parte di un’indomita formazione partigiana

operante sull’Altopiano di Asiago. Nominato Ispettore di Battaglione, si prodigava

nella lotta contro il Nazi-Fascismo, fornendo utilissime notizie circa i movimenti ed i

rastrellamenti delle forze nemiche. Sospettato dalla polizia tedesca, dopo numerose

rischiose missioni, fu arrestato nella sua abitazione e rinchiuso in carcere. Dopo

90 Decreto del Presidente della Repubblica del 5 giugno 1957

91 Decreto del Presidente della Repubblica del 1° dicembre 1948

Page 66: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 65 -

quattro giorni di detenzione, veniva condotto sul ciglio di un burrone dove fu fatto

precipitare dopo una barbara esecuzione. Fulgido esempio di attaccamento al dovere e

di nobili virtù militari spinte fino all’estremo sacrificio. Altopiano di Asiago-San

Francesco di Foza, Vicenza, 23 maggio-18 settembre 194492

”.

Nelle Valli di Comacchio, in provincia di Ferrara, si distinse il Finanziere Edgardo Fogli che,

all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre 1943, partecipò tra i primi alla resistenza partigiana,

entrando a far parte della 35a Brigata Garibaldi. Catturato dai Tedeschi, venne fucilato il 29 gennaio

1945, meritandosi la Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione:

“Valoroso combattente partigiano partecipava tra i primi al movimento di resistenza

rivelando alte doti di combattente, di organizzatore e di trascinatore. Con il suo

Battaglione partecipava alle imprese più ardue nella difficile e infida zona delle valli,

distruggendo i traghetti avversari e provocando gravi perdite in uomini e materiali.

Attivamente ricercato veniva infine catturato e nonostante fosse sottoposto a feroci

sevizie, non una parola usciva dalle sue labbra che potesse nuocere alla Resistenza,

finché il nemico, inferocito per tanta, splendida forza d’animo, barbaramente lo

trucidava. Nobilissimo esempio di adamantina fierezza e di ardente amor di Patria.

Comacchio, Ferrara, 29 gennaio 194593

”.

A Roma, il Generale Filippo Crimi, in frequenti riunioni clandestine, definì un piano d’azione la cui

attuazione fu di pertinenza delle “Bande Fiamme Gialle”: ad esse vennero affidati i compiti di

facilitare l’entrata e l’uscita dalla Capitale dei patrioti, servendosi dei militari della Guardia di

Finanza in servizio ai posti di blocco e di rifornimento armi, munizioni e viveri alle bande esterne e

di raccogliere informazioni di carattere politico-militare. Grazie alla relativa libertà di movimento, i

Finanzieri si adoperarono in azioni clandestine per supportare i neonati comitati di liberazione.

Nella Capitale, gli uomini posti al presidio del Forte Prenestino, dove i Tedeschi avevano

ammassato gli armamenti sottratti ai reparti italiani dopo l’armistizio, rifornivano di armi e

munizioni le formazioni partigiane. Venute a conoscenza del fatto, il 3 aprile 1944, le SS trassero in

arresto il Finanziere Marcello Guarcino che, dopo essere stato portato nelle carceri di Via Tasso e

sottoposto a torture, non rivelò alcun elemento che potesse mettere a rischio la struttura clandestina.

Non meno vasta, rischiosa ed importante fu l’azione che la Guardia di Finanza svolse a Milano. Gli

uomini del Colonnello Alfredo Malgeri prepararono un piano per l’insurrezione e l’impiego degli

stessi Finanzieri, un altro per l’occupazione della frontiera con la Svizzera. Nel quadro di attuazione

di tali piani, i Finanzieri, a cominciare dal 23 aprile 1945, effettuarono alcuni colpi di mano ed

92 Decreto del Presidente della Repubblica del 31 ottobre 2007

93 Decreto del Presidente della Repubblica dell’11 settembre 1968

Page 67: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 66 -

azioni di più vasta portata, come l’occupazione della Prefettura, delle caserme della Brigata Nera

Ettore Muti e della X MAS e la protezione dei principali stabilimenti industriali. Il Colonnello

Malgeri, lasciate le forze necessarie per la protezione delle caserme e degli stabilimenti, radunò le

forze rimanenti, per un totale di ventitré ufficiali e 407 tra sottufficiali e militari e, alle 03.00 di

notte del 26 aprile, mosse verso la Prefettura impossessandosene con un’azione fulminea. I

Tedeschi, sorpresi, si arresero. La stessa azione venne poi ripetuta per l’occupazione del Municipio,

del palazzo della Provincia, del Comando Militare Regionale e della stazione radio dell’EIAR.

Dopo la guerra, alla memoria del Colonnello Alfredo Malgeri, deceduto per superati limiti di età, fu

conferita la Medaglia d’Oro al Valore della Guardia di Finanza:

“In difficilissima situazione politico militare, quale Comandante di Legione in zona di

altissimo valore strategico, si opponeva con decisione e con grave rischio personale

agli intendimenti del Governo Fascista Repubblicano di utilizzare la Guardia di

Finanza contro l’espatrio clandestino di ebrei e perseguitati ed in operazioni

antiguerriglia contro la resistenza. Collegatosi segretamente con il Comitato di

Liberazione Nazionale Alta Italia, poneva il suo comando al centro dell’attività

cospirativa contro i Nazi-Fascisti, fornendo ai patrioti armi, munizioni e documenti

falsi. Il 25 aprile 1945, alla testa di un reggimento di formazione composto

esclusivamente da Finanzieri, occupava i gangli vitali ed i principali uffici pubblici di

Milano, scacciandone gli occupanti. Alle ore 8 del successivo 26 aprile aveva l’alto

privilegio di annunciare, con il suono delle sirene, l’avvenuta liberazione del capoluogo

e delle principali città lombarde. Fulgido esempio di onore militare e di cosciente

dedizione al Corpo ed alla Patria. Milano, 8 settembre 1943- 26 aprile 194594

”.

Alla liberazione del capoluogo lombardo prese parte anche il Colonnello Ugo Finizio, attivo

soprattutto in azioni cosiddette di “retroguardia”, fornendo cioè coperture, luoghi sicuri e documenti

falsi al movimento partigiano. Il 25 aprile 1945, inquadrato nel Reggimento di Formazione

partecipava alla liberazione della città, meritandosi così la Medaglia d’Argento al Valore della

Guardia di Finanza:

“In difficile situazione politico-militare, quale Ufficiale della Guardia di Finanza,

anelante di vedere la Patria libera dall’oppressore, consapevole del grave rischio

personale, aderiva al movimento partigiano dell’alta Italia, adoperandosi attivamente e

fattivamente per procurare alla resistenza coperture, informazioni e documenti falsi.

Collaborava efficacemente e senza risparmio di energie alla preparazione del piano

d’impiego della Guardia di Finanza nella lotta al Nazi-Fascismo e partecipava,

94 Decreto del Presidente della Repubblica del 31 ottobre 2007

Page 68: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 67 -

inquadrato nel Reggimento di Formazione del Corpo, alla liberazione di Milano.

Luminoso esempio di attaccamento al Corpo, di alto senso di responsabilità e del

dovere. Brescia-Milano, 15 maggio 1944-25 aprile 194595

”.

Un grandissimo contributo fornito per la liberazione della città di Milano fu offerta dall’allora

Tenente Augusto De Laurentiis, futuro Generale di Divisione e Comandante in Seconda del Corpo

dal dicembre 1979 al dicembre 1981. Era tra i principali organizzatori ed animatori della resistenza

milanese, dopo essere stato paracadutato in operazioni di spionaggio dietro le linee tedesche;

arrestato nel febbraio 1945, veniva liberato solo a guerra terminata, dopo aver passato le fasi finali

del conflitto nel carcere di San Vittore. Per la sua preziosa opera, gli è stata conferita la Medaglia

d’Oro al Valore della Guardia di Finanza:

“Ufficiale della Guardia di Finanza, animatore dei nuclei resistenziali sorti a Roma

dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, dopo la liberazione della Capitale si

proponeva volontariamente per una missione in territorio nemico. Paracadutato in alta

Italia unitamente al Comandante Militare del Corpo Volontari della Libertà, operava

clandestinamente nella città di Milano quale tramite tra la resistenza e la Guardia di

Finanza del capoluogo lombardo. Catturato dai Nazi-Fascisti e riottenuta la libertà

grazie ad uno scambio di prigionieri, partecipava all’insurrezione generale in qualità

di Ufficiale di Collegamento tra il Comitato di Liberazione Alta Italia ed il Reggimento

di Formazione della Guardia di Finanza che operava la liberazione di Milano. Fulgido

esempio di dedizione alla Patria e di alto senso del dovere. Roma-Milano, 8 settembre

1943-25 aprile 194596

”.

Fu così che la lotta sanguinosa che pose termine alla Seconda Guerra Mondiale in Italia vide

sempre, ed in ogni momento, i Finanzieri eroici protagonisti. E a riprova di ciò, alla Bandiera di

Guerra del Corpo della Guardia di Finanza è stata conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare per

l’attività svolta dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945:

“Dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943, i militari della Guardia di Finanza, fedeli

allo Stato di diritto e alle tradizioni del Corpo, parteciparono alla Guerra di

Liberazione contro l’invasore d’oltralpe. In Patria e oltre confine, nel corso di venti

mesi dall’olocausto di Cefalonia e Corfù, sia isolati, sia in formazioni patriottiche

italiane e straniere, sia affiancati a unità operanti alleate, dispiegarono a duro prezzo

salde virtù di combattenti; con il Corpo Volontari della Libertà parteciparono

all’insurrezione in Italia Settentrionale; concorsero alla liberazione di Milano, a tutela

95 Decreto del Presidente della Repubblica del 31 ottobre 2007

96 Decreto del Presidente della Repubblica del 31 ottobre 2007

Page 69: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 68 -

dell’ordine per l’assunzione dei nuovi pubblici poteri. I 1100 caduti, i 2000 feriti, i

5000 deportati, le 193 ricompense al Valor Militare, le promozioni per merito di

guerra, rappresentano e testimoniano il tributo di sacrificio, di valore e di sangue,

offerto da una eletta schiera di Fiamme Gialle combattenti, alla nobile causa della

Libertà. Zona di guerra, 8 settembre 1943-26 aprile 194597

”.

A Seregno, nei dintorni di Milano, il Maresciallo Capo Nino Noia, dopo un aspro combattimento

durato diverse ore, riusciva a fermare e prendere prigionieri circa 200 Tedeschi, facenti parte di

un’autocolonna intenzionata ad attaccare la piccola cittadina, meritando per l’azione la Medaglia di

Bronzo al Valore della Guardia di Finanza:

“Comandante di Brigata, nei giorni dell’insurrezione generale dell’aprile del 1945, si

prodigava, alla testa dei propri uomini, nelle concitate fasi che portarono alla liberazione

della città dalle forze nazi-fasciste, procedendo alla cattura, dopo intenso combattimento, di

una agguerrita autocolonna tedesca, la quale forte di circa 200 uomini, minacciava di

attaccare la località. Splendido esempio di attaccamento al dovere e di nobili virtù militari.

Seregno, Milano, 25-26 aprile 194598

”.

Come a Milano, l’insurrezione scoppiò in altre città del Nord Italia: a Pavia, vi era una formazione

agguerrita e pesantemente armata della Guardia Nazionale Repubblicana. I Tedeschi si erano quasi

tutti arresi o erano in ritirata: solo i militari della Repubblica Sociale Italiana erano intenzionati a

non cedere le armi, anche per i possibili atti di ritorsione nei loro confronti che avrebbero fatto

seguito ai numerosi rastrellamenti di partigiani. Negli scontri che seguirono, si distinsero il Tenente

Francesco Lillo, l’Appuntato Tommaso Coletta ed il Finanziere Roberto Spirito, il primo decorato

di Medaglia di Bronzo al Valore Militare e gli altri due di Medaglia di Bronzo al Valore della

Guardia di Finanza alla Memoria, dopo essere caduti in combattimento mentre tentavano di

disarmare un reparto di militi della Guardia Nazionale Repubblicana. La motivazione

dell’onorificenza al Tenente Lillo recita:

“Ufficiale della Guardia di Finanza, al momento dell’insurrezione generale, alla testa

dei suoi uomini, impegnava deciso combattimento contro formazioni germaniche onde

costringerle alla resa. Ferito una prima volta continuava a sparare: visto un suo

dipendente accasciarsi ferito, si adoperava per porlo in salvo. Ferito egli stesso una

seconda volta e sentendosi prossimo alla fine sparava un’ultima raffica contro il

nemico e quindi si accasciava esanime sulla sua arma. Pavia, 26 aprile 194599

”.

97 Decreto del Presidente della Repubblica del 18 giugno 1984

98 Decreto del Presidente della Repubblica del 31 ottobre 2007

99 Decreto del Presidente della Repubblica del 16 marzo 1956

Page 70: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 69 -

Parimenti al loro Comandante, il valore fu dimostrato anche dai due suoi sottoposti, come

dimostrato dalle Medaglie a loro conferite: Tommaso Coletta,

“Appuntato della Guardia di Finanza, inquadratosi volontariamente in un Plotone di

Formazione predisposto per l’occupazione di alcuni edifici pubblici della città di Pavia,

si lanciava fra i primi all’attacco di elementi della Guardia Nazionale Repubblicana

pesantemente armati. Sprezzante del gravissimo pericolo che lo minacciava, tentò

egualmente di raggiungere e disarmare gli avversari. Gravemente colpito alla gamba

sinistra da una raffica di mitra avversaria, spirò dopo due giorni di indicibile agonia.

Fulgido esempio di dedizione al dovere e di nobili virtù militari, spinte fino all’estremo

sacrificio. Pavia, 26 aprile 1945100

”.

Il Finanziere Roberto Spirito, allo stesso modo,

“Militare della Guardia di Finanza, reduce da una lunga campagna di guerra condotta

assieme ai partigiani dell’Oltrepò Pavese, si presentò spontaneamente al Reparto

d’appartenenza all’inizio dei moti insurrezionali dell’aprile del 1945. Inquadratosi

volontariamente in un Plotone di Formazione predisposto per l’occupazione di alcuni

edifici pubblici della città di Pavia, si lanciava fra i primi all’attacco di elementi della

Guardia Nazionale Repubblicana pesantemente armati. Sprezzante del gravissimo

pericolo che lo minacciava, tentò egualmente di raggiungere e disarmare gli avversari.

Colpito in tale ed ardimentosa azione da una raffica di mitra, cadde eroicamente dopo

aver fermato uno degli antagonisti. Fulgido esempio di dedizione al dovere e di nobili

virtù militari, spinte fino all’estremo sacrificio. Pavia, 26 aprile 1945101

”.

Nei Balcani, la lotta contro i Tedeschi vide gli uomini della Guardia di Finanza aggregati alle varie

formazioni partigiane costituitesi dopo la caduta del Fascismo e a seguito dell’armistizio con gli

Anglo-Americani. Tra esse si ricorda la Brigata Italia, distintasi in combattimento contro l’esercito

tedesco. Tra le sue fila spicca il sacrificio del Finanziere Renzo Atzei che, dopo aver prestato

servizio nel IV Battaglione Mobilitato operante in Jugoslavia, trovò la morte il 21 aprile 1945 in

combattimento contro la Wermacht in ritirata. Alla sua memoria è stata conferita la Medaglia

d’Argento al Valor Militare alla Memoria:

“Accorreva tra i primi nelle file partigiane nella lotta per la libertà della Patria,

distinguendosi in ogni circostanza per coraggio personale e senso del dovere. Nel corso

di un’azione, attaccato di sorpresa dal nemico, lo respingeva con pronta reazione della

squadra ai suoi ordini. Attaccato una seconda volta, mentre i suoi compagni

100 Decreto del Presidente della Repubblica del 31 ottobre 2007

101 Decreto del Presidente della Repubblica del 31 ottobre 2007

Page 71: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 70 -

ripiegavano di fronte alla forte pressione avversaria, egli rimaneva sul posto incitando

con il proprio esempio alla resistenza. Colpito da una raffica nemica, eroicamente

cadeva sul campo. Quota Maidan, 21 aprile 1945102

”.

102 Decreto del Presidente della Repubblica del 16 marzo 1956

Page 72: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 71 -

~ 17 ~

IL DRAMMA SUL CONFINE ORIENTALE

Durante le ultime fasi del conflitto, le Fiamme Gialle erano state suddivise dai Tedeschi in tre

compagnie autonome, con funzioni di ordine pubblico: a Trieste, avevano il compito di assicurare la

completa agibilità della strada Trieste-Fiume; a Udine di controllare la rotabile tra Cividale e

Caporetto; a Gemona, per servizi straordinari di sicurezza. Verso la seconda metà del 1944 il

Tenente Mario Osana, comandante della compagnia di Gemona, e molti suoi dipendenti, passarono

nei reparti partigiani, così come gran parte della compagnia di Udine e del suo comandante,

Capitano Mario Giannone.

Fu così che i Finanzieri della Legione di Trieste, unico reparto armato, inquadrato ed ancora

esistente sul posto, avevano combattuto e contribuito con il locale Comitato di Liberazione

Nazionale alla cacciata dei Tedeschi dalla città, con l’obiettivo di occupare e presidiare gli impianti

ed i depositi di importanza vitale. Infatti, nei giorni dell’insurrezione generale, dal 27 al 29 aprile

1945, molte furono le azioni di guerriglia da parte dei Finanzieri.

Il Tenente Marcello Vanni, al comando di un plotone, occupò la centrale telefonica, catturando

trentasette soldati tedeschi. Il Tenente Raffaele Pece prese possesso della stazione radio, impedendo

al contempo il danneggiamento degli impianti da parte dei Tedeschi in ritirata. Le compagnie dei

Capitani Domenico Veca e Gaetano Carulli occuparono la stazione ferroviaria, dopo un breve

scontro a fuoco contro un reparto germanico. I Finanzieri del Capitano Giovanni Battista Acanfora,

inoltre, presero possesso ed occuparono le caserme dell’esercito repubblicano, della milizia e del

comando tedesco. Infine, gli uomini del Capitano Leonardo Savastano impedirono la distruzione e

la demolizioni della zona portuale intorno al molo Fratelli Bandiera.

Il Colonnello Persirio Marini, inoltre, grazie alla costituzione di un battaglione di Fiamme Gialle,

contribuì in maniera determinante ad evitare stragi tra la popolazione civile da parte delle truppe

tedesche in ritirata. Nella serata del 30 aprile la liberazione di Trieste si concludeva con la cacciata

degli ultimi reparti della Wermacht e delle SS. Ma la fine della guerra a Trieste coincise per la

popolazione con l’inizio di un altro incubo, ancor peggiore: si preannunciavano i tristi e dolorosi

episodi legati alle foibe e all’esodo dalla Venezia Giulia, dall’Istria e dalla Dalmazia.

Già il 7 febbraio 1945 a Malga Porzus, in provincia di Udine, si consumò il massacro della Brigata

partigiana Osoppo, ad opera dei garibaldini comunisti alleati con il IX Corpo sloveno del

Maresciallo Tito. Nell’eccidio perì anche il Brigadiere della Guardia di Finanza Pasquale

Mazzeo103

, effettivo della 3a Divisione Osoppo Friuli, con il nome di battaglia “Cariddi”. Lo stesso

103 Comandante della Brigata Osoppo era il Capitano degli Alpini Francesco De Gregori, ucciso anche lui nella strage e zio

Page 73: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 72 -

giorno, a Saciletto di Cervignano del Friuli, i Finanzieri Marcello Zanella e Giovanni Cecchi furono

assassinati in un’azione terroristica mirante a colpire i comandi italiani più isolati. Tra aprile e

maggio, intanto, le truppe jugoslave stavano occupando l’Istria, infoibando, arrestando e

deportando numerosi civili e militari. Anche molti Finanzieri che erano in forza alle varie brigate

della Guardia di Finanza dell’Istria erano stati catturati e molti altri avevano trovato scampo

allontanandosi dalle zone più pericolose.

Nei giorni successivi all’insurrezione generale a Trieste, lo stesso Colonnello Marini subì arresti

indiscriminati nel suo reparto da parte dei nuovi occupanti, offrendosi al posto dei suoi uomini. Per

queste sue azioni, Persirio Marini sarà decorato con la Medaglia d’Oro al Valore della Guardia di

Finanza:

“In difficile situazione politico-militare, quale Comandante di Legione dislocata sul

confine orientale italiano in zona direttamente controllata dalle autorità germaniche, si

oppose con decisione e con grave rischio personale agli intendimenti di utilizzare i

militari dipendenti nel contrasto ai partigiani e, ove ciò non fu possibile, diede precise

direttive affinché i reparti favorissero la resistenza segnalando i movimenti delle truppe

tedesche e fornendo ai patrioti armi, munizioni ed equipaggiamenti. Nei giorni

dell’insurrezione generale costituì con i Finanzieri dipendenti un battaglione di

formazione che contribuì in modo determinante alla liberazione della città. Durante il

periodo dell’occupazione jugoslava mantenne contegno fiero e fermo contro gli

occupanti che operavano arresti indiscriminati tra i suoi dipendenti, offrendosi al loro

posto per ottenerne la libertà. Luminoso esempio di attaccamento al corpo, di altissimo

senso di responsabilità e del dovere. Trieste, 8 settembre 1943-12 giugno 1945104

”.

Nel contempo, a Trieste ci fu un generale sbandamento di civili e militari italiani, preoccupati per

l’occupazione della città da parte dei partigiani del Maresciallo Tito. Nello stesso periodo, quei

pochi Finanzieri rimasti in città, si prodigarono per soccorrere ed assistere quei commilitoni

sbandati e ricercati dagli Jugoslavi. Una particolare menzione meritano quegli ardimentosi

Finanzieri di Trieste che, noncuranti del grave pericolo cui andavano incontro, si portarono, con

autocarri, nelle varie località dell’Istria, salvando circa un centinaio di Fiamme Gialle.

Il 1° maggio 1945 i soldati del IX° Corpo ed i partigiani di Tito entrarono a Trieste ed il successivo

2 maggio irruppero nella Caserma di Campo Marzio, mentre numerosi Finanzieri erano impegnati

nel controllo degli ultimi nuclei di resistenza tedeschi, dove prelevarono i novantasei Finanzieri

presenti per portarli a morire, forse, nella foiba di Basovizza: tra essi anche i Capitani Giovanni

dell'omonimo cantautore

104 Decreto del Presidente della Repubblica del 31 ottobre 2007

Page 74: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 73 -

Battista Acanfora e Eugenio Piucca ed il Sottotenente Francesco Tolardo. A fine guerra, un

testimone riferì di aver visto “presso Cave Auremiane, un campo cosparso di oggetti, di vestiario

ed equipaggiamenti della Guardia di Finanza e di aver saputo che numerosi Finanzieri erano stati

uccisi con le mitragliatrici105

”.

L’Esercito Jugoslavo lasciò Trieste dopo quaranta giorni di occupazione, portandosi dietro una

lunga scia di sangue innocente. Nelle foibe sono stati così sacrificati, oltre a numerosi militari della

Guardia di Finanza, migliaia e migliaia di altri Italiani, vittime di una vera e propria pulizia etnica:

civili, religiosi, Carabinieri, Vigili Urbani, Agenti di Pubblica Sicurezza, militari della Repubblica

Sociale Italiana, esponenti dei comitati di liberazione.

Analogamente all’eccidio della Caserma di Campo Marzio, nella provincia di Udine, il

Distaccamento di Buttrio subì uguale sorte. Composto da nove Finanzieri, comandanti

dall’Appuntato Efisio Corrias, il 25 aprile 1945 furono prelevati da un gruppo di partigiani

jugoslavi, con la scusa che avrebbero partecipato di li a poco alle fasi insurrezionali contro le

restanti forze tedesche. Giunti a Canebola di Faedis, nella Carnia, i nove Finanzieri capirono di

essere caduti in una trappola: portati nelle impervie località montane e divisi in gruppi, furono

barbaramente fucilati, con la sola colpa di essere italiani. A cadere, oltre al Comandante del

distaccamento Efisio Corrias, furono l’Appuntato Vincenzo Flore ed i Finanzieri Michele Buono,

Alberto Cantù, Giuseppe D’Arrigo, Michelangelo Bonfante, Nazzareno Ciardiello, Pierino Corinti e

Michele Mancini. Alla memoria dell’Appuntato Efisio Corrias, così come ai suoi dipendenti, è stata

conferita la Medaglia di Bronzo al Merito Civile alla Memoria:

“In servizio presso il Distaccamento della Regia Guardia di Finanza di Buttrio, dopo l'8

settembre 1943 continuava la sua attività di vigilanza presso un magazzino di viveri e

foraggi sito in Udine, opponendosi ai tentativi di razzie messi in atto sia dai tedeschi

che dagli sloveni. Unitosi fiduciosamente ad una formazione partigiana slovena, con

l'inganno venne condotto, insieme ad altri commilitoni, in zone impervie, ove fu

trucidato. Chiaro esempio di amor patrio e di senso dell'onore, spinti fino all'estremo

sacrificio. Canebola di Faedis, 25-26 aprile 1945106

”.

La ferocia delle azioni dei partigiani titini, però, si scatenò già all’indomani dell’armistizio, favoriti

dal generale sbandamento delle forze italiane. Il 21 settembre 1943 il Maresciallo Capo Antonio

Farinatti, Comandante della Brigata di Parenzo, veniva fatto prigioniero dopo l’occupazione della

105 Museo Storico della Guardia di Finanza, La Guardia di Finanza sul confine orientale. 1918-1954, Grippaudo, Torino, 1997, p.

244

106 Decreto del Presidente della Repubblica del 26 settembre 2012. L’onorificenza, conferita anche agli altri otto Finanzieri del

distaccamento comandato da Efisio Corrias riporta la stessa motivazione.

Page 75: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 74 -

città da parte dei partigiani. Trasferito prima a Pisino, insieme ad altri militari e civili italiani, il

corpo del Maresciallo Farinatti fu estratto ai primi di novembre dalla Foiba di Vines. Gli è stata

conferita la Medaglia d’Oro al Merito Civile alla Memoria:

“Con profondo spirito patriottico ed eroico coraggio, dopo l’armistizio dell’8 settembre

1943, si adoperava nella difesa delle comunità italiane rimaste esposte alla rivolta

della popolazione croata. Catturato da elementi partigiani, sopportò con fiero contegno

e serena fermezza intimazioni, minacce ed inaudite sevizie. Legato ai polsi col filo di

ferro spinato, venne barbaramente fatto precipitare in una foiba. Luminosa

testimonianza di amor patrio ed elevatissimo senso del dovere. Parenzo, Pola, ottobre

1943107

”.

Nella notte tra il 12 ed il 13 gennaio 1944, il distaccamento della Guardia di Finanza di Matteria, in

provincia di Fiume, veniva attaccato da non meglio quantificate bande ribelli. Ricostruire la sorte

dei ventidue Finanzieri catturati e del loro comandante, il Brigadiere Serafino Ricci Lucchi, si è

rivelato difficoltoso: la certezza è che furono deportati dai partigiani slavi in una ignota località

della Venezia Giulia per essere, verosimilmente, uccisi.

E ancora, il 2 marzo 1944, tre partigiani si recarono nell’abitazione del Tenente Cappellano

Giuseppe Gabana, inconsapevole di cosa lo aspettasse: i tre lo uccisero con una raffica di

mitragliatrice in pieno addome, dopo averlo colpito alla tempia con il calcio dell’arma. Alla sua

memoria è stata conferita la Medaglia d’Oro al Merito Civile:

“Cappellano Militare presso la 6a Legione Giulia nel corso dell’ultimo conflitto

mondiale, con eccezionale spirito di sacrificio, alto senso del dovere ed abnegazione,

svolse un’encomiabile opera di conforto e di soccorso in favore dei tanti Finanzieri

impegnati in aspre lotte per la difesa ed il mantenimento dell’ordine pubblico. Si

prodigò, inoltre, nell’attività di assistenza ad aiuto nei confronti della popolazione

civile, in particolar modo degli ebrei. Ritenuto un possibile pericolo per i principi della

dottrina marxista, anche in relazione al suo ministero, venne assalito e ferito

mortalmente dai sostenitori degli slavo-comunisti, immolando la vita ai più nobili ideali

di cristiana solidarietà. Trieste, 1941-1944108

”.

Il Capitano Gerardo Severino, Direttore del Museo Storico della Guardia di Finanza, nel ricordare i

sacrifici di tanti Finanzieri trucidati, a proposito di Don Giuseppe Gabana scrive che “da buon

martire della fede, sacrificò la propria esistenza pur di salvare la vita preziosa di donne, vecchi e

107 Decreto Presidente della Repubblica del 24 luglio 2007

108 Decreto del Presidente della Repubblica del 18 giugno 2008

Page 76: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 75 -

bambini in fuga dalle persecuzioni razziali e dall’odio etnico109

”. Per gli assassini di Don Giuseppe

“il solo fatto di essere rimasto al proprio posto dopo l’8 settembre 1943 equivaleva all’aver

sposato la causa della Repubblica Sociale110

”.

Non sapremo mai con certezza quante migliaia di persone furono infoibate, uccise sommariamente,

deportate nei lager titini o annegate nel Mar Adriatico: solo nella foiba di Basovizza (l’unica,

assieme a quella di Monrupino, ad essere ancora in territorio italiano) furono recuperati ben 500 m3

di resti umani: dalle stime medico-legali fu stabilito che i morti dovevano essere non meno di

duemila.

Nella Venezia Giulia, in Istria e in Dalmazia, gli arresti indiscriminati avvenivano di notte, molto

spesso con scuse di controlli, cosicché il panico tra la popolazione tardò a svilupparsi: la

maggioranza dei processi che venivano poi celebrati si risolsero sempre con la condanna a morte

dell’arrestato. I prigionieri, con i polsi legati con filo spinato o di ferro, vennero così portati in

grotte e cave di bauxite e falciati a raffiche di mitra; altri vennero allineati, legati l’uno all’altro,

sull’orlo delle foibe, profonde 100-300 m e gettati dentro vivi: spesso gli aguzzini, però, si

limitarono ad uccidere il primo del gruppo che, cadendo nel baratro, si trascinava dietro i compagni

a lui legati. Infine, nelle località costiere si procedette invece agli annegamenti collettivi: legati

l’uno all’altro e opportunamente zavorrati con grosse pietre vennero portati al largo e gettati in

mare.

Il 3 maggio 1945, a Trieste, erano uccisi i Finanzieri Lembo Luscari e Pietro Mongiu da un gruppo

di sicari indossanti la divisa dei vigili del fuoco, mentre a Fiume, il Tenente Giovanni Capozzi,

comandante della compagnia della città, scomparve dopo l’occupazione militare titina. Il 4 maggio,

il Maresciallo Vito Butti, assieme ad altri otto Italiani, era fucilato dopo un processo sommario a

Castua.

Troppo tardi, i sacrifici e le sofferenze degli scomparsi nelle foibe sono stati riconosciuti dal

Governo:

“I reparti della Guardia di Finanza dislocati lungo il confine orientale, dopo l’8

settembre 1943, pagarono un alto tributo di sangue pur di affermare i principi della

legalità, della sicurezza economica-sociale e della salvaguardia dei valori etico-morali.

Strenuo baluardo dell’italianità e dell’integrità territoriale, i Finanzieri di stanza nella

Venezia Giulia, Istria e Dalmazia rimasero ai loro posti di servizio, dopo l’armistizio,

scrivendo pagine luminose di generoso altruismo. Nonostante le centinaia di caduti, le

Fiamme Gialle contribuirono alla salvezza del patrimonio sia aziendale che abitativo e,

109 Gerardo Severino, Don Giuseppe Gabana. Soldato di Cristo e martire della fede (1904 1944), San Paolo Edizioni, 2009, p. 12

110 Gerardo Severino, Don Giuseppe Gabana. Soldato di Cristo e martire della fede (1904 1944), San Paolo Edizioni, 2009, p. 67

Page 77: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 76 -

dopo la fine del confitto, prestarono la loro generosa opera di soccorso alle migliaia di

profughi Giuliani, Istriani e Dalmati. L’operato dei Finanzieri, spinto anche fino

all’estremo sacrificio, ha suscitato l’ammirata gratitudine e l’unanime riconoscenza del

Paese. Confine orientale, 1943-1945111

”.

Chi non finì nelle foibe, chi non venne massacrato brutalmente o torturato, chi non venne fucilato

sommariamente, rischiò l’arresto e la deportazione nei campi di concentramento jugoslavi: nomi

come Borovnica, Bor, Skofia Loka riportano alla mente dei pochi sopravvissuti sevizie e privamenti

inimmaginabili; e come per le foibe, anche in questo caso le notizie sono poche e frammentarie. Il

Finanziere Augusto Bacchi venne prelevato il 2 maggio 1945 dalla caserma di Via Udine a Trieste e

deportato nel campo di concentramento di Borovnica: da quel poco che è emerso, è certo che è

deceduto il 26 giugno, probabilmente per la fame e le sevizie; il Maresciallo Carlo Foglio, il

Brigadiere Milano Succi, i Vice Brigadieri Nicola Scotto Covella e Antonio Sorrentino, i Finanzieri

Carmine Barone e Cesare Merlani subirono la stessa sorte, decedendo nel luglio 1945.

A Skofia Loka trovò la morte nell’ospedale da campo il Vice Brigadiere Gerardo Campana, il 13

luglio 1945, per una grave forma di denutrizione, stessa sorte toccata ai Finanzieri Sebastiano

Cosentino, Alberto Libanti, Alfio Marinelli, Antonio Perini, Rosario Presti e Luigi Tiloca. Inoltre,

per le assenti condizioni igieniche, molti moriranno di malattia: nel luglio 1945, i Finanzieri Luigi

Burgio, Mario D’Arcangelo e Giacomino Vacca non sopravvivevano al tifo contratto a Borovnica e

Skofia Loka.

Nelle carceri di Lubiana perirono il Maresciallo Michelangelo Genovese, l’Appuntato Donato

Tommasi ed il Finanziere Italo Rubino. Il 21 maggio 1945, a Prestrane, durante un tentativo di

evasione, furono fucilati i Finanzieri Carlo Matteucci e Bruno Monferrini. Nell’ospedale di

Belgrado perirono il Brigadiere Lino Baldini e il Finanziere Giuseppe Marini. Nel lager di

Borovnica furono internati circa 3000 Italiani, meno di mille faranno ritorno a casa.

L’ultimo tributo di sangue pagato dalla Guardia di Finanza sul confine orientale fu l’uccisione del

Finanziere Salvatore Russo, il 29 agosto 1949, mentre scortava un gruppo di operai incaricati della

messa in opera dei segnali di confine alla Cima dei Mughi, presso il Passo del Predil nel comune di

Tarvisio: nelle immediate vicinanze, cinque anni prima, il 25 marzo 1944, dodici Carabinieri

vennero torturati e trucidati da una banda di partigiani sloveni.

Nel 1960, il Comando della Zona Triveneta della Guardia di Finanza inviò una richiesta al

Comando Generale per apporre all’interno della Caserma Postiglioni una lapide a memoria dei 97

Finanzieri di Campo Marzio. La proposta, però, secondo il Commissario Generale del Governo

Giovanni Palamara, avrebbe provocato “la reazione di Belgrado con probabili ripercussioni sui

111 Decreto del Presidente della Repubblica del 18 giugno 2008

Page 78: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 77 -

rapporti politici e commerciali faticosamente intrattenuti attualmente tra i due Stati112

”. Palamara

faceva poi osservare che la data “del 2 maggio 1945 da iscrivere nella lapide mette chiaramente in

luce che i 97 dispersi furono trucidati durante il periodo in cui le forze jugoslave occuparono la

città e perciò le vittime sarebbero da attribuire implicitamente allo Stato jugoslavo113

”.

Cinque anni più tardi, il 3 maggio 1965, nel 20° Anniversario del sacrificio dei Finanzieri della

Caserma di Campo Marzio di Trieste, il Comando Generale della Guardia di Finanza realizzava un

opuscolo commemorativo. Dieci lunghe pagine riportano i nominativi di 242 caduti (tra Ufficiali,

Sottufficiali, Appuntati e Finanzieri) nella Venezia Giulia dopo l'8 settembre 1943. Di molti di loro,

come si è detto, non si seppe più nulla. E alla fine del triste elenco, come monito per non

dimenticare il loro sacrificio: “Quanti nomi mancano? Vada a tutti i caduti il nostro

indimenticabile pensiero con accorato rimpianto114

”. Come i loro resti mortali, anche le loro storie

sono andate perdute, dimenticate e gettate nell’oblio. Assieme a loro, decine e decine di altri loro

colleghi pagarono con la vita la sola colpa di essere rimasti al loro posto durante tutta la guerra,

senza gettare la divisa e quelle Fiamme Gialle sulle mostrine a cui avevano giurato fedeltà.

112 Foglio del Comando Generale della Guardia di Finanza al Comando della Zona Triveneta datato 20 luglio 1960

113 Ibidem.

114 I martiri della Regia Guardia di Finanza a Trieste e nella Venezia Giulia, opuscolo commemorativo a cura del Museo Storico

della Guardia di Finanza

Page 79: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 78 -

~ BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE ~

Libri

AA.VV., Cento Anni dell’Accademia della Guardia di Finanza, Le Monnier, Firenze, 1996

AA.VV., I Finanzieri nella Resistenza, Ed. Comando Generale della Guardia di Finanza, Roma

AA.VV., Le Medaglie d'Oro della Guardia di Finanza, Centro Tipografico Fiamme Gialle, Roma,

2010

AA. VV., Libro d'oro della Guardia di Finanza, Ed. Museo Storico della Guardia di Finanza,

Roma, 1965

Maria Grazia Braschi, La Guardia di Finanza a Piombino. 1805-2000, Polistampa, Firenze, 2002

Raymond Cartier, La Seconda Guerra Mondiale, Mondadori, Milano, 1993

F. Carrieri, G. Viarengo, Le Fiamme Gialle a Barci e Dobrej, Ed. Museo Storico della Guardia di

Finanza, Roma, 1980

Alfio Caruso, Italiani dovete morire. Il massacro della Divisione Acqui a Cefalonia, Longanesi,

Milano,2000

Costantino Di Sante, Nei campi di Tito. Soldati, deportati e prigionieri di guerra italiani in

Jugoslavia (1941-1952), Ombre Corte, Verona, 2007

Giuseppe Fioravanzo, Fiamme Gialle sul mare. Storia del naviglio della Guardia di Finanza

durante il conflitto 1940-1945, Ed. Ufficio Strorico della Marina Militare e del Comando Generale

della Guardia di Finanza, Roma, 1955

Luca Frigerio, Noi nei lager. Testimonianze di militari italiani internati nei campi nazisti,

Edizioni Paoline, Milano, 2008

Page 80: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 79 -

Luciano Luciani, Gerardo Severino, Gli aiuti ai profughi ebrei e ai perseguitati: il ruolo della

Guardia di Finanza (1943-1945), Museo Storico della Guardia di Finanza, Roma, 2008

Pierpaolo Meccariello, Finanza di Mare. Dalle scorridore ai pattugliatori, Editalia, Roma, 1997

Pierpaolo Meccariello, In nome dello Stato. Le forze militari di polizia in Italia 1943-1945, Ente

Editoriale per il Corpo della Guardia di Finanza, Roma, 2005

Museo Storico della Guardia di Finanza, La Guardia di Finanza sul confine orientale. 1918-1954,

Grippaudo, Torino, 1997

Piero Melograni, La guerra degli Italiani. 1940-1945, De Agostini, Novara, 2007

Mario Pizzuti (a cura di), Fiamme Gialle in Africa, Ed. Comando Generale della Guardia di

Finanza, Roma, 1974

Luigi Poli, Gianni Oliva, Le Forze Armate dalla guerra di liberazione alla nascita della

Repubblica. 1943-1947, Stabilimento Grafico Militare, Gaeta, 1998

Elisabetta Ricciardi, Vita sotto le armi, vita clandestina. Cronaca e silenzio nei diari di un

ufficiale (1940-1943), Firenze University Press, Firenze, 2010

Gerardo Severino, Don Giuseppe Gabana. Soldato di Cristo e martire della fede (1904-1944), San

Paolo Edizioni, 2009

Altre pubblicazioni

Gerardo Severino, La Guardia di Finanza nella Guerra di Liberazione, lezione presso

l’Università degli Studi di Firenze, 21 aprile 2009

Museo Storico della Guardia di Finanza, I martiri della Regia Guardia di Finanza a Trieste e

nella Venezia Giulia, opuscolo commemorativo, Roma, 1965

Page 81: Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfierimuseostorico.gdf.it/pubblicazioni/Tesi-di-laurea-di-gabriele... · del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, della Legione Truppe Leggere,

- 80 -

Riviste e periodici

Fiamme Gialle. Periodico mensile dell’Associazione Nazionale Finanzieri d’Italia-ANFI, n°

1/2005; n° 2-3/2005; n° 7-8/2005; n° 5/2006; n° 5-6/2007; n° 7/2007; n° 10/2007; n° 1-2/2008; n°

4/2008; n° 9/2008; n° 10/2008; n° 2/2009; n° 4/2009; n° 10/2009; n° 8-9/2010; n° 6/2011; n° 8-

9/2011; n°2/2012; n° 8/2012

Il Finanziere. Mensile illustrato della Guardia di Finanza, n°3/2003; n°6/2008

Mensile illustrato di storia “Historia,” n° 199, luglio 1974

Siti internet

Sito istituzionale della Guardia di Finanza: http://www.gdf.gov.it

Sito istituzionale della Marina Militare Italiana: http://www.marina.difesa.it