246
Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896 e 1870 e le nuove elezioni. Presagi di N. T. avverati, e perché più non si avverino, Firenze, 1870, p. 81). 774 P. VIGO, Annali d’Italia. Storia degli ultimi trent’anni del sec. XIX, Milano, 1908, I, p. 40 sgg. Per altri eccessi degli an- ticlericali, cfr. PESCI, I primi anni di Roma capitale, cit., pp. 500-501. Contro la mascherata, protestò la Gazzetta d’Italia del 19 febbraio 1871; ma soprattutto protestò il cardinale Antonelli in una circolare ai Nunzi, e il Beust richiamò la più seria atten- zione del governo italiano su tali manifestazioni «fort regretta- bles» (d. Beust e Kübeck, 10 marzo; r. Kübeck a Beust, 14 mar- zo, n. 20; Saw P. A., XI/235). Cfr. anche il r. dell’inc. d’affari francese presso la S. Sede, Lefebvre de Béhaine, 22 febbraio, n. 33; AEP, C. P., Rome, t. 1049, f. 261 v. sgg. Per altre manifestazioni degli anticlericali – a cui facevano degno riscontro manifestazioni clericali non meno grossolane – cfr. V. GORRESIO, Papalini e liberali dopo il ’70, in Il Mondo, 23 luglio – 27 agosto 1949. 775 Il banchetto, organizzato dai liberi pensatori di Pisa, pro- vocò una richiesta di divieto al ministro di Grazia e Giustizia da parte di monsignor Ghilardi, vescovo di Mondovì, e poi inizia- tive di espiazione (la via Crucis) da parte delle associazioni cat- toliche di Torino, Milano e altre città. Cfr. l’art. del BONGHI, che deplora decisamente il gesto dei liberi pensatori, pur non approvando nemmeno la richiesta di mons. Ghilardi (Fenome- ni nuovi e vizi vecchi, in La Perseveranza, 11 aprile 1871). 776 A Girgenti, per il matrimonio di un ex-canonico, nume- rosa schiera di «liberali» si radunò in municipio: il sindaco lo- dò l’operato degli sposi, auspicò al progresso e augurò che l’e- sempio dato dalla coppia trovasse imitatori (G. Arrò Carroccio, Il cattolicesimo ed il liberalismo, Firenze, 1872, p. 6, n. 1). 777 Ricasoli a Torelli, 9 novembre 1870 (in MONTI, Il conte, L. Torelli, cit., p. 295). 778 Bon Compagni a Torelli, 27 luglio 1869 (ib., p. 288). 779 Cfr. lo Statuto della unione dei liberi pensatori già società, di mutua onoranza funebre tra i volontari, Firenze, 1871, p: 3. Art. 1: «Scopo della Società è ... di togliere per mezzo della istruzione tutti i pregiudizi e credenze divulgate dalle religioni rivelate come cose dannose e contrarie alla civiltà e libertà di coscienza e di pensiero»; art. 3: «Credono che l’attività umana si esplichi in un progresso indefinito». E cfr. anche il Storia d’Italia Einaudi 728

Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

e 1870 e le nuove elezioni. Presagi di N. T. avverati, e perché piùnon si avverino, Firenze, 1870, p. 81).

774 P. VIGO, Annali d’Italia. Storia degli ultimi trent’anni delsec. XIX, Milano, 1908, I, p. 40 sgg. Per altri eccessi degli an-ticlericali, cfr. PESCI, I primi anni di Roma capitale, cit., pp.500-501. Contro la mascherata, protestò la Gazzetta d’Italia del19 febbraio 1871; ma soprattutto protestò il cardinale Antonelliin una circolare ai Nunzi, e il Beust richiamò la più seria atten-zione del governo italiano su tali manifestazioni «fort regretta-bles» (d. Beust e Kübeck, 10 marzo; r. Kübeck a Beust, 14 mar-zo, n. 20; Saw P. A., XI/235). Cfr. anche il r. dell’inc. d’affarifrancese presso la S. Sede, Lefebvre de Béhaine, 22 febbraio, n.33; AEP, C. P., Rome, t. 1049, f. 261 v. sgg.

Per altre manifestazioni degli anticlericali – a cui facevanodegno riscontro manifestazioni clericali non meno grossolane –cfr. V. GORRESIO, Papalini e liberali dopo il ’70, in Il Mondo,23 luglio – 27 agosto 1949.

775 Il banchetto, organizzato dai liberi pensatori di Pisa, pro-vocò una richiesta di divieto al ministro di Grazia e Giustizia daparte di monsignor Ghilardi, vescovo di Mondovì, e poi inizia-tive di espiazione (la via Crucis) da parte delle associazioni cat-toliche di Torino, Milano e altre città. Cfr. l’art. del BONGHI,che deplora decisamente il gesto dei liberi pensatori, pur nonapprovando nemmeno la richiesta di mons. Ghilardi (Fenome-ni nuovi e vizi vecchi, in La Perseveranza, 11 aprile 1871).

776 A Girgenti, per il matrimonio di un ex-canonico, nume-rosa schiera di «liberali» si radunò in municipio: il sindaco lo-dò l’operato degli sposi, auspicò al progresso e augurò che l’e-sempio dato dalla coppia trovasse imitatori (G. Arrò Carroccio,Il cattolicesimo ed il liberalismo, Firenze, 1872, p. 6, n. 1).

777 Ricasoli a Torelli, 9 novembre 1870 (in MONTI, Il conte,L. Torelli, cit., p. 295).

778 Bon Compagni a Torelli, 27 luglio 1869 (ib., p. 288).779 Cfr. lo Statuto della unione dei liberi pensatori già società,

di mutua onoranza funebre tra i volontari, Firenze, 1871, p: 3.Art. 1: «Scopo della Società è ... di togliere per mezzo dellaistruzione tutti i pregiudizi e credenze divulgate dalle religionirivelate come cose dannose e contrarie alla civiltà e libertàdi coscienza e di pensiero»; art. 3: «Credono che l’attivitàumana si esplichi in un progresso indefinito». E cfr. anche il

Storia d’Italia Einaudi 728

Page 2: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

Catechismo del razionalista, di Luigi Stefanoni, nel 1869 (in E.CONTI, Le origini del socialismo a Firenze (1860-1880), Roma,1950, p. 251 sgg.).

780 Il pensiero di Dante è affrancamento del laicato, unità d’I-talia (F. DE SANCTIS, Il pensiero di Dante, 1865, in Scritti po-litici, p. 32 sgg.). E si veda la curiosa lettera dell’anticlericaleSettembrini al Tinelli, del 22 luglio 1870: in un quadro del pit-tore Angelo Mazzia, Dante, discendendo dalla luce del Paradi-so, guarda Roma immersa nelle tenebre, il Colosseo con corvisvolazzanti, sotto un nero nuvolato, e, tutto in ombra, il Vati-cano: «Il concetto del quadro è vero pei tempi di Dante, è ve-ro pei tempi nostri». Dante, il gran laico, raffigura l’età moder-na in contrasto col medioevo: ora i chierici non han più ragionedi comandare, anzi devono ubbidire, e in mondo non si cura diloro (Epistolario, cit., p. 247).

781 Giovanni Bovio intendeva contrapporre la cattedra dan-tesca, istituita a Roma nell’87 «a quella di Pietro» (Carteggi po-litici inediti di F. Crispi, cit., p. 409). E quanto la cosa premes-se ai circoli anticlericali, dimostra la lettera che il gran maestrodella massoneria, Adriano Lemmi, scrisse all’amico Crispi, pre-sidente del Consiglio, perché, a persuadere il Carducci che ac-cettasse la cattedra, gli offrisse anche un altro incarico univer-sitario (per es., di letteratura medievale), permettendogli cosìdi integrar lo stipendio (lett. 24 settembre 1887, MRR, CasteCrispi, b. 660, 6/11).

782 VIGO, Annali d’Italia, cit., II, pp. 283-85.783 L’espressione è del cardinale Umberto da Silva Candida

nel frammento De sancta Romana ecclesia, circa il 1053 (P. E.SCHRAMM, Kaiser, Rom und Renovatio, Lipsia-Berlino, 1929,II, p. 129).

784 Lett. del 2 marzo 1873 (Epistolario, Verona-Padova,1879, p. 315).

785 Così l’Amari al Michelet, il 6 luglio 1871 (Carteggio, cit.,III p. 297).

786 Amari a Renan, 2 agosto 71 (ib., III, p. 297).787 F. DE SANCTIS, Il realismo moderno, 1877 (Scritti politici,

p. 143).788 Cfr. G. WEILL, Storia dell’idea laica in Francia nel secolo

XIX, trad. ital., Bari, 1937, p. 173 sgg.

Storia d’Italia Einaudi 729

Page 3: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

789 Lo disse il Messedaglia, nella seduta del 25 aprile 1872:«Abbiamo posto il principio della separazione dello Stato dallaChiesa ... siamo logici adunque; la Chiesa istruisca nel campoche é il suo proprio e noi pensiamo a quello che è nostro. LoStato di sua natura, e come lo vogliamo intendere noi, è laico, enon può avere che insegnamenti laici» (A. P., Camera, p. 1721).

790 Cfr. MATURI, l. c., Pp. XX-XXI.791 Discorso Bon Compagni del 25 aprile 1872 (A. P., Camera

pp. 1715-16).792 Si vedano le belle pagine di G. BARZELLOTTI, L’idea re-

ligiosa negli uomini di Stato del Risorgimento, in Dal Rinasci-mento al Risorgimento, 2ª ed., Palermo, 1909, p. 145 sgg. Il Vi-sconnti Venosta affermava al ministro di Francia nel 75 di cre-dere all’influenza e allo sviluppo del cattolicesimo nell’avvenire(r. Noailles, 9 marzo 1875, n. 18, già cit.; AEP, C. P., Italie, t.391, f. 255).

793 Accenni alla necessità di Chiese nazionali si ebbero nel’70-71: cfr. il discorso contrarissimo, dell’on. Toscanellialla Camera il 23 gennaio 1871, Discorso ... , cit., p. 30; eGuarentigie papali. Lettera di Nicolò Tommaseo al deputatoGiovanni Bortolucci e risposta al medesimo, Firenze, 1871, p.10. Le auspicò sempre il Crispi, Pensieri e profezie, cit., p. 87;e anche lo ZANICHELLI, Monarchia e Papato in Italia, cit., pp.207-209. Per il Pannelli e il Prota Giorleo, cfr. S. JACINI, Iltramonto del potere temporale nelle relazioni degli ambasciatoriaustriaci a Roma (1860-1870), Bari, 1931, p. 75.

794 Cfr. S. JACINI, Un riformatore toscano dell’epoca delRisorgimento. Il conte Piero Guicciardini (1808-1886), Firenze,1940. Da notare, che la propaganda protestante in Italia costituìun altro motivo di ostilità della Curia Romana contro il governoitaliano. Così, per es., L’Osservatore Romano del 6 settembre1878 riferisce la protesta del vescovo di Tivoli (25 agosto)perché l’ex priorato di San Nicola, a Tivoli, dichiarato proprietàdemaniale, era stato poi affittato ad un ministro evangelicoche «viene a spargere la maledetta zizzania dell’errore e dellaseduzione» (L’Italia officiale protestante).

795 Al Lambruschini, 9 luglio 1833 (GAMBARO, Riforma re-ligiosa, cit., II, p. 131 sgg.).

796 Oltre al noto «Indirizzo dei professori della Università diRoma» (10 aprile 1871), che provocò grosse polemiche, cfr. la

Storia d’Italia Einaudi 730

Page 4: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

lett. al Döllinger premessa dall’avv. romano C. Lozzi al suoopuscolo La questione pontificia delineata nella vita e nelle operedi Eusebio Reali, Civitavecchia, 1871.

797 Un paese come l’Italia «dove si contano più fanatici oindifferenti che credenti veri e operosi, avrebbe da mettersinella via della riforma religiosa e discutere seriamente se nelVangelo di San Luca XXI, 32 si contenga o non si contengal’infallibilità pontificia?». L’Opinione, 26 settembre 1874 (Ivecchi cattolici in Italia).

798 Lett. al Naville, 10 marzo 1874 (Lettere e documenti, X,pp. 304-305).

799 Lettere e documenti, X, p. 299.800 Lettere e documenti, X, p. 212.801 Ib. Per la fiducia nel futuro rivivere del sentimento reli-

gioso, cfr. anche la lett. al Bonghi, del 27 marzo 1871, pubbl.dal MATURI, Prefazione, cit., pp. XIX-XX.

802 Il Minghetti «l’unico consigliere ch’io abbia in questo ne-gozio» a detta dello stesso Cavour (La questione romana neglianni 1860-61. Carteggio del conte di Cavour, cit., I, p. 279) ave-va da prima proposto, rosminianamente, la «presentazione» aclero e popolo (progetto del 1° febbraio 1861, ivi, p. 254); perle osservazioni del Cavour, che, al dir del Pantaleoni, voleva ri-servare al solo clero tali questioni (D. PANTALEONI, Del pre-sente e dell’avvenire del Cattolicesimo. A proposito del concilioecumenico, Firenze, 1869, estr. dalla Nuova antologia, dicem-bre ’69, p. 42), la dizione finale del progetto di convenzione fuassai vaga: «la nomina dei vescovi sarà fatta con un sistema elet-tivo nei modi da combinarsi ...» (La questione romana, cit., I, p.315). Come risulta dalle Avvertenze, però (ib., p. 318), il go-verno aveva per scopo di cercare un sistema «mercé cui il clerostesso di ciascuna diocesi concorra per via di elezione alla no-mina dell’ordinario. Il modo sarebbe da concertarsi in appres-so». Niente più intervento dei laici; ma sistema elettivo, sì. Cfr.anche il progetto Artom (ib., p. 308 n. 2 e p. 328).

803 Cfr. PANTALEONI, op. cit., p. 42 sgg. Sempre nel di-cembre ’69 L’Emancipatore cattolico di Napoli, che, più ancoradell’Esaminatore di Firenze, era l’organo dei gruppi cattolico-riformisti, pubblicava (numero 50, dell’11 dicembre) un Me-morandum dei cattolici italiani membri della Società NazionaleEmancipatrice e di Mutuo Soccorso del Sacerdozio Italiano in Na-

Storia d’Italia Einaudi 731

Page 5: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

poli del Prota Giorleo, ai vescovi congregati nel concilio per so-stenere, fra l’altro, il ritorno alla elezione dei vescovi a clero epopolo, giusta l’apostolica disciplina (p. 6 dell’estratto). Taliidee riapparvero ancora ad opera del noto padre Giacinto (H.LOYSON, Programme de la réforme catholique, Parigi, 1879, pp.7-8).

804 Della libertà della Chiesa, ne La Perseveranza, 7 gennaio1871.

805 Cfr. MATURI, Prefazione, cit., p. XV sgg.; FALCO, Lapolitica ecclesiastica della Destra, cit., p. 28 e soprattutto Ilriordinamento della proprietà ecclesiastica, Torino, 1910, p. 33sgg. Il controprogetto Peruzzi (cfr. soprattutto art. 27 e 28) èripubblicato in F. SCADUTO, Guarentigie pontificie e relazionifra Stato e Chiesa, Torino, 1889, pp. 257-58.

806 Questo, del tenere il temporale per influire sullo spiritua-le, è pensiero che ispirava anche gli uomini di governo nel man-tenere l’exequatur: cfr. le dichiarazioni del guardasigilli Viglia-ni, il 4 maggio ’75, alla Camera: «noi possediamo i beni dellamensa e continuiamo a tenerli fino a che, stanchi coloro i qua-li siedono vescovi non regolarmente nominati, siano costretti avenire ad atto di sommessione ed a regolarizzare le loro nomi-ne» (A. P., Camera, p. 2901). Era anche il pensiero del Lanza(TAVALLINI, op. cit., II, p. 93 sgg.).

807 Nel discorso alla Camera del 7 maggio 1875 (Discorsi Par-lamentari di M. Minghetti, VI, p. 551). Stessi concetti in MIN-GHETTI, Stato e Chiesa, Milano, 1878, pp. 178-81: introdur-re il principio elettivo nell’amministrazione ecclesiastica, e, gra-zie all’amministrazione della proprietà, mettere i fedeli in con-dizione di stringere la gerarchia ecclesiastica ad ascoltare le lo-ro ragioni e anche le loro proposte di riforma. Propugnato-re dell’amministrazione laica del patrimonio ecclesiastico, macon molto più accentuato intervento dello Stato nella vita inti-ma della Chiesa – che il Minghetti rifiutava-era anche il PIOLA,La libertà della Chiesa, Milano, 1874, pp. 234 sgg., 247 sgg.

808 Nell’ottobre del 70 il Minghetti, sempre fedele alle ideedel ’61, aveva proposto al Visconti Venosta: «... io direi cherispetto alla nomina dei vescovi, qualora la Santa Sede decidessea ripristinare un sistema elettivo, S. M. il Re si dichiara sin daora pronto a rinunziare ad ogni sua prerogativa in tale materia.Fino a quell’epoca la nomina dei vescovi si farà di concerto fra

Storia d’Italia Einaudi 732

Page 6: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

il Sommo Pontefice, ed il Re. In tale ipotesi il Re sarebbe soloil rappresentante degli elettori», lett. 4 ottobre, e nuovamentein lett. 12 ottobre dove si precisa ancor più: «qualora la SantaSede volesse ripristinare il sistema della elezione dei vescovi aclero e popolo, S. M. il Re s’impegna» ecc. (ARCH. VISCONTI

VENOSTA). È il sistema preconizzato dal Rosmini.809 E. SERRA GROPELLI, Parrocchia e Diocesi. Piano di

guerra contro la fazione episcopale, Torino, 1864, p. 21 sgg.Stesse idee nello scritto posteriore Le cinque piaghe del Regnod’Italia, Milano, 1870, p. 59 sgg., 69 sgg.

810 Sulla forte impressione prodotta dal Rosmini sul Minghet-ti giovane, cfr. MINGHETTI, Ricordi, cit., I, p. 81.

811 Cfr. anche in una lett. al Nigra del 15 settembre 1872:«Quanto a me vorrei che ci sollevassimo più alto, e sciogliessi-mo tutte le questioni con una sola legge che separasse la Chie-sa dallo Stato. Ma temo che l’opinione pubblica non sia matu-ra a tanto; e di più si richiederebbe molta calma – mentre il Va-ticano non lascia occasione di gittare l’irritazione negli animi»(ARCH. DE VECCHI).

812 Così Carlo Cadorna, allora ministro a Londra e poi presi-dente del Consiglio di Stato, in una lettera al Visconti Venostadel 16 febbraio ’71 (ARCH. VISCONTI VENOSTA). Il Cadornanega la validità del principio posto a base della legge delle Gua-rentigie «che i preti soli sono la Chiesa; che la Chiesa Gerarchi-ca (ossia i Preti) è, in faccia allo Stato, un Potere»: la Chiesa so-no i preti e i laici. La legge, mantenendo gli enti morali benefi-ziarii, e tanti altri enti ecclesiastici di creazione civile, spoglia illaicato della libertà che gli spetta sulle temporalità della Chiesa.«Dando ogni libertà ai Preti, e lasciando sussistere ciò che to-glie la libertà a tutti gli altri cittadini; è uno dei modi coi qualilo Stato si mescola nelle cose religiose». Occorrerebbe, invece,affidare tutte le temporalità della Chiesa a congregazioni eletti-ve, diocesane e parrocchiali. Queste idee il Cadorna cercò poidi concretare nel suo progetto per il riordinamento dell’asse ec-clesiastico, nel 1887 (SCADUTO, op. cit., p. 602 sgg.; FALCO,Il riordinamento..., cit., p. 36 sgg.).

813 Nel discorso alla Camera del 13 marzo 1871 (DiscorsiParlamentari di P. S. Mancini, III, specialmente p. 644 sgg.).Cfr. anche il discorso del 28 gennaio, ib., p. 462 sgg.; e quellodel 3 maggio ’75, ib., V, p. 39. L’art. 19 del controprogetto

Storia d’Italia Einaudi 733

Page 7: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

Mancini in SCADUTO, op. cit., p. 255. Anche il Crispi battesullo stesso motivo, nel discorso del 13 marzo ’71: ciò che ilgoverno propone non è la libertà della Chiesa, ma il dispotismodel suo capo (Discorsi Parlamentari, II, p. 115 sgg.).

814 Cfr. la tesi di A. BINCHY, Church and State in FascistItaly, Oxford, 1941, p. 19 sgg., che insiste appunto su taleintreccio di questione religiosa e questione politica (cfr. ancheG. SALVEMINI-G. LA PIANA, Chiesa e Stato nell’Italia deldopoguerra, in Nuovi quaderni di Giustizia e Libertà, 2-3, luglio-ottobre, pp. 43-44). .

Ed è tesi che ha certo una parte grande di verità, ma è sem-pre da completare nel senso, che il Piemonte aveva «dovuto»entrare nella via della legislazione ecclesiastica. L’abbandono,dopo il ’48, da parte della S Sede della politica filo-nazionale eil suo riaccostarsi all’Austria e agli Stati assolutistici della peni-sola costrinse i liberali italiani a passare alla politica antiicleri-cale nell’unico Stato da loro dominato, il Piemonte, che sino al’48 preoccupava i liberali proprio per il suo clericalismo. Poli-tica ecclesiastica e politica italiana e liberale fecero così tutt’u-no: cfr. G SALVEMINI L’Italia politica nel sec. XIX, in L’Euro-pa nel secolo XIX, Padova, 1925, p. 356; ma soprattutto le as-sai belle pagine dello JEMOLO, Chiesa e Stato in Italia negli ul-timi cento anni, cit., p. 182 sgg., che ha chiarito perfettamenteil problema. Naturalmente, poi, l’ulteriore irrigidimento dellaCuria pontificia, e il contrasto in tutta la sua gravità.

815 Ne è prova anche il colloquio che il cardinal Antonelli eb-be con il Blanc il 7 ottobre 1870. Alle assicurazioni del segreta-rio generale del ministero degli Esteri sulle comunicazioni po-stali e telegrafici del Pontefice con l’Orbe cattolico rispose dinon dubitare degli attuali ministri del Re, ma di non aver nes-suna sicurezza di continuità; e aggiunse, portando il discorsosu un tema assai più generale: «Nello Statuto ... è pure stabi-lito che la religione cattolica è religione dello Stato, e tuttaviavediamo a che punto è ridotta la Chiesa in Italia, e sappiamoa quali nuovi atti s’intenda di por mano anche a Roma ... Me-no male se, come nel Belgio ed altrove, la Chiesa fosse separatadallo Stato; ognuno in allora avrebbe a pensare ai fatti suoi; mavoi continuate ad impedire che siano provvedute le sedi vesco-vili, ponete ostacoli all’esercizio dell’autorità ecclesiastica ...», r.Blanc, 7 ottobre 1870, Libro Verde riservato Roma, cit., n. 10,nn. 17-18. Per i precedenti cfr. anche il colloquio tra Pio IX e

Storia d’Italia Einaudi 734

Page 8: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

il Minghetti, il 20 luglio 1857, nel quale Pio IX già anticipa l’at-teggiamento dell’Antonelli nel ’70 (Minghetti, Ricordi, cit., III,p. 179).

816 Non a torto l’Oriani poté poi battezzare don GiovanniVerità l’«ultimo prete rivoluzionario» (Fino a Dogali, p. 2).

817 Lo afferma lo stesso Cavour, nella lettera a Matilde dela Rive, il 13 febbraio ’48, dieci giorni dopo cioè la stesuradell’articolo per Il Risorgimento: «je ménage beaucoup le clergé... s’il passait au radicalisme nous serions perdus. S’il reste avernous, nous n’avons Tien è craindre. Mais tout en le ménageant,je ne m’aveugle pas à son égard, et je surveille attentivementtous ses mouvements» (Lettere, V, p. 172).

818 Nell’articolo, celebre, pubblicato ne Il Risorgimento 4febbraio 1848.

819 A. LUZIO, La Massoneria e il Risorgimento italiano, Bo-logna, 1925, I, p. 273; e cfr. ID., I Martiri di Belfiore e il loroprocesso, 4ª ed., Milano, 1925, p. 191 sgg.

820 Cfr. A. MARAZZA, IL clero lombardo nella Rivoluzionedel ’48, Milano, 1948, p. 68 sgg.

821 Cfr. p. es. la Dichiarazione del clero italiano, pubbl. dalgiornale L’Amicodi Genova, 1860, in cui 568 sacerdoti di Ge-nova e della Liguria, dell’Emilia, Toscana e Lombardia, e qual-cuno del Piemonte, si rivolgono a Vittorio Emanuele II dichia-rando «che essi come cittadini Italiani amano la Patria loro e nedesiderano l’esterna indipendenza e l’interna libertà quale vie-ne assicurata dallo Statuto che ci governa: che in qualità di Sa-cerdoti essi disapprovano coloro che nel preteso nome del Cle-ro sostengono teorie o manifestano desideri contrari all’Italiananazionalità, invocando o giustificando l’oppressione straniera,o mostrando esclusiva predilezione pei governi assoluti».

822 Petizione di novemila sacerdoti italiani a S. S. Pio Papa IXed ai Vescovi Cattolici con esso uniti, Torino, 1862, Le firmeraccolte furono 8943; altre erano annunziate, che avrebberofatto ascendere il numero a più di 10.000. L’indirizzo Passaglia,certo ortodosso, era contro il potere temporale («réprimable»,lo definisce il MOLLET, La question romuine de Pie VI à Pie XI,Parigi, 1932 p. 340): cfr. la prefazione del Passaglia, Petizione... , clt., pp. 11-12, 15-16, 17 sgg.; e lo stesso indirizzo, perché ilPapa annunzi la pace tra la voce «di religione, di pietà cattolica:

Storia d’Italia Einaudi 735

Page 9: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

Viva il Papa» e la voce «di patriottismo, e ... di nazionaleindipendenza, Viva Roma Metropoli del nuovo Regno».

Tra il maggio 1871 e il maggio 1875 vennero nominati dallaS. Sede 135 vescovi e 15 vescovi coadiutori con diritto disuccessione: di questi, soli 94 chiesero l’exequatur, il governo neconcesse 28, ne negò 65, uno era in corso di esame il 7 maggio’75 (Discorso Minghetti alla Camera, 7 maggio 1875, DiscorsiParlamentari VI, p. 546. E cfr. anche il discorso Mancini, del 3maggio, Discorsi Parlamentari, V. p. 41).

823 Si veda il quadro che dei clero rurale dell’alta Lombardiatraccia E. FERRARIO, Qual’è la moralità de’ campagnuoli ecome possa migliorarsi, Milano, 1875, p. 62 sgg. Questostudio aveva vinto il concorso «Fondazione Ciani» banditodall’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere; giudici erano ilCantù, il Cantoni e il Piola. Il solo nome del Cantù basta adassicurare che il Ferrario non era reo di tendenze anticlericali,e che la sua descrizione doveva esser ben fondata sulla realtà. IlFerrario in effetti sogna l’accordo fra Chiesa e Stato, persuasocom’è, sulle orme del Lambruschini, che il miglioraento moraledei contadini deve effettuarsi soprattutto mediante l’opera delclero.

824 Cenni sulla tregua accordata al Vaticano, premessi allatrad. di E. DE LAVELEYE, L’avvenire dei popoli cattolici,Roma, 1876, p. 11; e cfr. pure il discorso dell’on. TommasiCrudeli, 5 maggio ’75, A. P., Camera, p. 2934.

825 Il parroco di Santa Maria del Carmine a Porta Portese inRoma, don Nicola Cafiero, sospeso a divinis per aver celebratola messa per le reclute nella Pasqua del ’71 (PESCI, op. cit., p.504). Le onoranze funebri e la stessa deposizione nel campo-santo di Messina negate all’on. Giuseppe Natoli, ex-ministro,per non aver ritrattato i suoi atti826 come ministro e legislato-re; funerali e sepolcro parimenti negati all’on. Gaetano Caru-so, che aveva pure respinto l’invito alla ritrattazione (DiscorsoMancini alla Camera, 3 maggio 1875, Discorsi Parlamentari diP. S. Mancini, V, pp. 58-59).

826 Così a Biella, all’inizio, fa il vescovo nominato dopo leGuarentigie, uomo pio e caritatevole in sé, ma «cieco strumentodei gesuiti» (SELLA, Epistolario in., cit., p. 275).

Storia d’Italia Einaudi 736

Page 10: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

827 Così a Biella, all’inizio, fa il vescovo nominato dopo leGuarentigie, uomo pio e caritatevole in sé, ma «cieco strumentodei gesuiti» (SELLA, Epistolario in., cit., p. 275).

828 C. TACCHINI, La voce del sacerdote italiano sopra gliavvenimenti politico-religiosi compiuti nel 1870, Roma, 1871,p. XI. Per la reazione contro il clero dopo il ’60, cfr. ancheV. GORRESIO, Il processo al clero dopo il ’60, in Il Mondo, 30aprile – 28 maggio 1949.

829 In P. MONGINI, Il nuovo Sinodo di monsignor Gastaldiarcivescovo di Torino indetto per i giorni 25, 26 e 27 giugno1873 e le libertà del clero, Torino, 18-3, p. 24 e cfr. anchep. 35. Il Mongini, già parroco, poi scomunicato (cfr. JACINI,Il tramonto ... , cit., p. 73), era un seguace del Passaglia;propugnava i diritti del laicato nella Chiesa, non solo per leelezioni ma anche per i sinodi, a cui avrebbe dovuto intervenirepure esso.

830 Op. cit., p. 47.831 ITALICUS, Le condizioni presenti ed il prossimo avvenire

della Chiesa, Roma, 1874 (estr. dal giornale Libertà, gennaio-febbraio 1874), p. 31. L’autore sostiene che per tali motivi l’ac-cusa di antipatriottismo rivolta al clero è in gran parte ingiu-sta. Rimedio, il solito: riforma della Chiesa, chiamando i laici apartecipare al governo di essa (p. 75 sgg).

832 Il clero e L’inondazione di Roma, ne La Perseveranza del4 gennaio 1871.

833 Memoriale, 20 gennaio 1872, cit.834 L. CARPI, L’incameramento dei beni parrocchiali, l’eserci-

zio delle ferrovie dello Stato e l’ammortamento del corso forzoso,Roma, 1877, p. 51 sgg., 55, 58, 73, 79. Lo studio era stato pub-blicato ne Il Popolo Romano, l’organo ormai di Depretis. Cfr.anche MAZZOLENI, op. cit., p. 144: il povero clero inferio-re ridotto sul lastrico. E si veda come già nel 1861 il Pantaleo-ni, inviato dal Minghetti in missione a Napoli, sostenesse le ne-cessità di guadagnarsi il basso clero, sin d’allora incolpando lapolitica governativa di inerzia (F. DELLA PERUTA, Contributoalla storia della questione meridionale. Cinque lettere inedite diDiomede Pantaleoni (1861), in Società, VI «1950», pp. 79 e 89).

835 Così un sacerdote, don GUIDO PICCARDI, cappellanodi Cavriglia nel Valdarno Superiore, anti-codino, ancor par-

Storia d’Italia Einaudi 737

Page 11: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

tecipe dello spirito del clero patriota del Risorgimento e unti-astensionista (Un viaggetto a Roma uscente il novembre 1876,in Le astensioni politiche dei 5 e 12 novembre 1876 celebrate inprosa ed in versi, Firenze, 1876, p. 64).

836 Discorso di Sidney Sonnino alla Camera, 30 marzo 1881(Discorsi Parlamentari di S. Sovrano, I, p. 33). Giudizio nondissimile nello ZANICHELLI, Monarchia e Papato in Italia, cit.,p. 200.

837 Cosa l’on. Tommasi Crudeli, alla Camera, il 5 maggio1875 (A. P., Camera, p. 2934). Poiché il Tommasi Crudeliera tra i più risoluti oppositori della politica del Vaticano,le sue dichiarazioni sul patriottismo del vecchio clero sonosignificative.

838 Parole dure Pio IX pronunziò contro i cattolici liberali(parlando anche del Döllinger), ricevendo l’amb. di Francia,d’Harcourt, il 19 giugno ’71; e anche ricevendo il 3 luglio 2500ex funzionari pontifici: gli uomini del juste-milieu sono i peg-giori di tutti (rr. d’Harcourt, 21 giugno e 5 luglio, nn. 21 e 25;AEPC. P., Rome, t. 1051, f. 174 v. e t. 1052, f. 14 v.). Percombattere i cattolici liberali, ci si appellava anche alla «gran-dezza» della nazione, sfruttando motivi già semi nazionalistici:così, il 15 ottobre 1874, L’Osservatore Romano deplorava il ri-tiro dell’Orénoque da Civitavecchia, fatto che dimostra «comenel cattolicisimo liberale lo spirito di dignità ed indipendenzanazionale sia più basso che nel volterianismo e nella stessa da-magogia, e come meglio da questi che da quello possano esseretutelati la grandezza e l’onore della nazione».

839 Così don GUIDO PICCARDI (op. cit., pp. 37-38). L’ul-timo esempio di simile lotta contro il «cattolico liberale» l’ave-va dovuto sopportare, a Firenze, Eugenio Albéri. Anche l’a-bate ARRÒ CARROCCIO, op. cit., p. 13, constata, nel 1872,che «l’appellativo di cattolico-liberale, che molti ... lanciavanocome un’ingiuria si loro avversari politici, è ormai morto e se-polto». Egli, che ama la libertà, non vede con sfavore tale fineperché, per lui, la religione deve mantenersi superiore ai parti-ti ed alle tendenze politiche, e non può quindi essere né libe-rale né illiberale, né monarchica, né repubblicana. Egli rappre-senta potremo dire la tendenza di centro, mentre il Piccardi lasinistra cattolica e il Nicora la destra.

Storia d’Italia Einaudi 738

Page 12: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

840 DON LUIGI NICORA, Sull’intervento del clero nella poli-tica, Milano, 1873 (estr. dal periodico La Scuola Cattolica, diret-ta da mons. Parocchi vescovo di Pavia), p. 16 sgg., 40. Il Nico-ra (poi vescovo di Como) ancora nel congresso cattolico di Ber-gamo del 1877 sostenne la tesi dell’intransigenza assoluta: nien-te alleanze – per le elezioni amministrative – coi liberali, fosseroessi progressisti, moderati o cattolici liberali: F. OLGIATI, Lastoria dell’azione cattolica in Italia (1865-1904), Milano, 1922,p. 91.

841 Notato dall’ire. d’affari francese, Tiby (r. Tiby, 6 ottobre1875, n. 85; AEP, C. P., Italie, t. 393, f. 148 v.).

842 Zar Nominato senatore il 5 novembre 1866, mons. Gio-vanni Corti fu uno dei tre vescovi ascesi al laticlavio dopo le leg-gi Siccardi (cfr. I Senatori del Regno. Nomina-convalidazione ...ecc., a cura del Segretariato Generale del Senato, Roma, 1935,I, p. 82).

843 Cfr. Luzio, I Martiri di Belfiore e il loro processo, cit., pp.246, 280, 292, 450 sgg. e passim (sul Corti, pp. 196-206);Profili biografici e bozzetti storici, II, cit., p. 393 sgg. E siveda del Martini stesso Il Confortatorio di Mantova negli anni1851, ’52, ’53 e ’55, pubbl. a Mantova proprio nel 1870, nelcui prologo egli dichiara: «confesso di essere italiano anch’io,ma confesso insieme di essere cattolico e di riparare mia gloriail professare la fede della Chiesa cattolica»; così come i martirierano sinceramente cattolici e sinceramente italiani, cattolici eliberali insieme, amici d’Italia senza essere nemici della Chiesa(II, p. 331). Sull’assistenza a Calvi, II, p. 287 sgg.; ancheMemorie politiche di Felice Orsini, ed. Ghisalberti, Roma, 1946,p. 269.

844 Sulla situazione delle diocesi di Mantova e di Pavia dopoil ’70 e la caccia al sacerdote liberale da parte dei vescovi, cfr.il discorso di Anselmo Guerrieri Gonzaga, alla Camera, il 5maggio 1875 (A. P., Camera, p. 2940). E anche il Raffinisottocit.

845 Cfr. A. CAUCINO, I frutti della legge sulle Guarentigie, inL’Unità Cattolica, 23 luglio-4 agosto 1876, pp. 19-20 dell’estr.,Torino, 1876.

846 A. S. Giovanni del Dosso i votanti furono 207; a Frassine,203.

Storia d’Italia Einaudi 739

Page 13: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

847 Per questi fatti cfr. C. GUERRIERI GONZAGA, I parrocieletti e la questione ecclesiastica, Firenze, 1875, e art. ne IlDiritto, 30 giugno e 15 agosto 1875; L’Opinione, 3 dicembre1873 (I parrocchiani di Frassine); La Perseveranza, 7 dicembre1873 (I parroci popolarmente eletti); la discussione alla Cameradei Deputati, il 4 dicembre 1873 (A. P., Camera, p. 290 sgg.), egli echi nella discussione il 1, 4, 5, 6, 7 maggio 1875 (ib., pp.2834, 2842, 2906, 2940, 2994, 3013), soprattutto il discorsoMancini che accennò anche ad elezioni consimili in alcuneparrocchie della Sicilia e di altre regioni (Discorsi Parlamentaridi P. S. Mancini, V, p. 61 sgg.); SCADUTO, op. cit., pp. 450n., 452 sgg.; F. RUFFINI, L’elezione popolare dei parroci, inScritti giuridici minori, cit., I, p. 337 sgg.; A. DELLA TORRE, Ilcristianesimo in Italia dai filosofi ai modernisti, app. alla trad. diS. REINACH, Orpheus, II, Palermo, 1912, p. 874 sgg.

848 Cfr. la prefazione del Lazio alle Memorie e lettere diCarlo Guerrieri Gonzaga, in Rassegna storica del Risorgimento,II (gennaio-febbraio 1915), p. 3 sgg. dell’estr. (anche in Profilie bozzetti storici, cit., II, p. 473 sgg.); e le dichiarazioni delGuerrieri Gonzaga stesso, I parroci eletti ... , cit., p. 6 sgg., 61sgg., 70.

849 l. p. Cadorna a Visconti Venosta, 16 febbraio ’71, cit.850 L’Italia e la sua Chiesa, trad. ital., Roma, 1875, p. 39 sgg.

Per altri esempi di elezioni popolari di parroci: estate 1875, aPignano, presso Cividale (ib., pp. 44-45); nel 1879 a Ricaldone(Acqui), cfr. F. BATTAGLIA, Lettere di Angelo Camillo DeMeis a Donato Jaia, in Memorie Acc. Scienze di Bologna, serieIV vol. IX (1950), p. 128; ivi e a San Quirino (Udine), pure nel’79, DELLA TORRE, l. c., p. 927.

851 Libera Chiesa in libero Stato, nei Preussische Jahrbucher,cit., pp. 238-39.

852 La sentenza del tribunale riconobbe ai parrocchiani ildiritto di riunirsi ed eleggere il loro pastore, come la minoranzaa sua volta poteva scegliersi il parroco che le conveniva; erespinse la domanda degli attori che al Lonardi fosse interdettaogni funzione spirituale nella parrocchia (ne Il Diritto, 5 luglio1875). L’unico ad aver titolo ad azione sarebbe stato il vescovodi Mantova: ma mons. Rota, essendo privo di exequatur, nonera tale agli effetti della legge civile (cfr. anche CAUCINO, l. c.,p. 14 sgg.).

Storia d’Italia Einaudi 740

Page 14: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

853 Oltre l’art. de La Perseveranza ora cit., cfr. anche, percomprendere bene il pensiero del Bonghi, il precedente discor-so alla Camera, il 29 aprile 1872 (Discorsi Parlamentari, I, p.387). Nessun movimento interno si può produrre nella Chie-sa sino a che al benefizio alla fabbrica, non venga sostituita, co-me soggetto giuridico della proprietà ecclesiastica, l’associazio-ne dei fedeli, dei parrocchiani, dei diocesani. «Oggi, i cittadininon hanno altro diritto che uscire nudi dalla chiesa, di essernecacciati, senza che lo Stato li difenda più, né essi stessi abbianonessun modo di difendersi ne’ loro diritti.».

854 Diffidenti riserve espressero pure taluni fra i maggiorigiureconsulti d’Italia, il Cassani, il Padelletti ecc.

855 Dichiarazioni Minghetti alla Camera, 7 maggio 1875: «ioauguro al mio paese che si risvegli il sentimento religioso, e chequello che è succeduto in una o due parrocchie avvenga pervero e profondo sentimento in molti paesi, ma finché tutto sirestringe a così piccole manifestazioni, non posso credere chequella piccola scintilla produca gran fiamma. Ad ogni modo... se taluno può vedere con desiderio ridestarsi il sentimentoreligioso, e prendere quelle forme alle quali l’on. GuerrieriGonzaga alludeva, io credo però che il Governo debba astenersicompletamente dall’ingerenza in simile materia. Lo Stato ...non [deve] mai farsi propugnatore ed eccitatore di riformereligiose» (Discorsi Parlamentari, VI, p. 556). Cfr. purela lett. dello Artom al von Treitschke, nel 1875, sulla leggedelle Guarentigie, in E. ARTOM, L’opera politica del senatoreI. Artom nel Risorgimento italiano, I, cit., p. 199: nessunaillusione sulle «proportions microscopiques» del movimentomantovano. Analogamente il Pansa, allora giovane funzionarioal ministero degli Esteri, annotava nel suo Diario: «mi pare chesi sia esagerato l’importanza del movimento mantovano» (sub 6novembre 1875).

856 Bisogna andar guardinghi prima di affrontar le insidie e ipericoli di un generale perturbamento degli ordini ecclesiastici.S’imponga a vescovi e parroci, con leggi speciali, di rispettarela costituzione civile e politica del Regno; si frenino gli abusiecclesiastici; si educhi il clero nelle scuole pubbliche; insomma,si promuova il rinvigorimento del senso religioso in Italia eda esso si attenda la riforma interna della Chiesa: ma nienteimposizioni dal di fuori. Per ciò egli era contrario anche adistituire congregazioni laiche per l’amministrazione dei beni

Storia d’Italia Einaudi 741

Page 15: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

ecclesiastici (Cenni sulla tregua accordata al Vaticano, premessialla trad. italiana di E. DE LAVELEYE, L’avvenire dei popolicattolici, cit., p. 15 sgg.).

857 Si rammenti come la questione dell’elezione popolare nel-la Chiesa il Minghetti la proponesse, nel ’61 e nel ’70, come ma-teria da far approvare dalla S. Sede (cfr. qui sopra p. 344-45, n.208, e p. 346, n. 214).

858 È motivo, questo, del momento politico che s’attraversavafra il ’74 e ’75, con il Kulturkampf in Germania e, in Italia, lepressioni della Sinistra per una politica assai più anticlericale,che va tenuto ben presente nel valutare l’azione del governo e,in particolare, anche le dichiarazioni del Minghetti, presidentedel Consiglio, alla Camera. Egli si oppone al programmadella Sinistra, che si ridurrebbe a «qualche durezza, a qualchepersecuzione» (e aveva ragione): perciò, insiste sulla necessitàche lo Stato rimanga estraneo, e attenua o persino sembraabbandonare alcuni suoi convincimenti, ch’erano invece benradicati, e prima e dopo il ’75 (cfr., per es., le sue dichiarazionisul controprogetto Peruzzi e suo del ’71, Discorsi Parlamentari,VI, p: 551). Ben ferma rimase, invece, sempre nel Minghettil’avversione a qualsiasi costituzione civile del clero (cfr. ancheil discorso del 17 marzo 1871, Discorsi Parlamentari, V, p. 163sgg.) e a qualsiasi intervento dello Stato nella vita interna dellaChiesa (v. anche il discorso dell’11 marzo 71, ib., pp. 154-55 eStato e Chiesa, cit., p. 180).

859 Cfr. la discussione del 1° maggio ’75 alla Camera (A. P.,Camera, pp. 2834, 2841, 2847). Nel ’75 ne invocò l’applicazio-ne il MARSELLI (La rivoluzione parlamentare del marzo 1876,cit. pp. 66-67 e 124); e vi tornò su ancora il DE CESARE, nellaNuova Antologia del 15 gennaio 1895. Nel maggio 1909 ne par-lò nuovamente alla Camera il Guardasigilli V. E. Orlando (cfr.FALCO, Il riordinamento della proprietà ecclesiastica, cit., p. VIsgg.).

860 La commissione, istituita con decreto 22 novembre 1871,designò gli onn. Bonghi, De Filippo, Mauri, a redigere unprimo progetto. L’on. Mauri ne presentò uno, in ventunarticoli, che prevedeva deputazioni diocesane di sette membri(il vescovo, un canonico della cattedrale, un parroco dellacittà e uno della campagna, tre laici da designarsi dai Consigliprovinciali), e deputazioni parrocchiali di cinque c tre membri,

Storia d’Italia Einaudi 742

Page 16: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

a seconda se la parrocchia annoverasse più o meno di 10.000anime (il testo, in B. DE RINALDIS, Dei rapporti fra la Chiesae lo Stato e del riordinamento dell’asse ecclesiastico a normadell’art. 18 della Legge sulle Guarentigie della S. Sede, Napoli,1873, pp. 118-20). Altra commissione nel 1885 e progettoCadorna del 1887, sempre a base di congregazioni parrocchialie diocesane, costituite però solo da fedeli (cfr. SCADUTO, op.cit., p. 602 sgg.; FALCO, op. cit., p. 36 sgg.).

861 Sui pericoli dell’indifferenza del laicato insiste p. es. ilBORGATTI, Della libertà della Chiesa cattolica nel Regno e dellesue necessarie attinenze alle altre libertà, Firenze, 1870, p. 32.

862 La Perseveranza, 10 luglio 1867. Sulle difficoltà di po-ter stabilire istituti misti di chierici e laici che offrano garanziedi regolare e buona amministrazione, insiste poi il PACIFICI-MAZZONI, La quistione romana nella seconda fase e la sua solu-zione, Firenze; 1870, pp. 43-44; ma soprattutto insiste sui pe-ricoli di una riforma come quella contenuta nel progetto Mau-ri, il DE RINALDIS, op. cit., pp. 5-6, 11-12, 117. Una simile si-stemazione non farebbe che rafforzare il clero a danno della na-zione. I laici sarebbero soverchiati e assorbiti dall’elemento cheessi invece dovrebbero ammodernare. Sul clero padrone delleeventuali congregazioni aveva insistito il DE RINALDIS, gian-nonista e tanucciano, già nello scritto Sull’emendamento dell’o-nor. Peruzzi al titolo II della legge sulle relazioni della Chiesacon lo Stato firmato da altri 76 Deputati, Napoli, 1871, p. 49sgg. Anche il MARSELLI è contrario alle comunità laiche: i be-ni ecclesiastici li amministri lo Stato (La Rivoluzione parlamen-tare ... , cit., p. 123). Favorevole è invece il De Meis, che auspi-ca anche l’elezione popolare dei parroci e dei vescovi (BATTA-GLIA, l. c., pp. 127-28).

863 A. P., Camera, p. 6190 (discorso del 9 maggio 1873).864 Lett. al De Cesare, s. d., ma primi mesi 1895 (ARCH.

VISCONTI VENOSTA).Nel novembre 1875, dopo il discorso a Cologna Veneta del

Minghetti, che s’era nuovamente impegnato alla legge sullaproprietà ecclesiastica, il ministro di Francia osservava che unalegge simile sarebbe stata fonte di gravi turbamenti, che gliuomini di Stato italiani se ne rendevano ben conto, e che perciòavrebbero cercato (secondo gli era stato dichiarato) di far unalegge il meno possibile vessatoria e soprattutto di trascinar lecose in lungo – come fu (r. Noailles, 9 novembre 1875, n.

Storia d’Italia Einaudi 743

Page 17: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

92; AEP, C. P., Italie, t. 393, f. 208 sgg.). Cfr. ancheMINGHETTI,Discorsi Parlamentari, VI, pp. 551-52.

865 VIGO, op. cit., I, p. 39. Sul dilagare di tali associazioni,per cui i clericali «vogliono combattere l’Italia colle armi me-desime che essa loro fornisce», introducendosi nei Consigli co-munali e provinciali, occupando le amministrazioni delle operepie, e di lì muovendo guerra alle istituzioni politiche «senza uo-po di entrare in Parlamento e di passare sotto le forche caudi-ne del giuramento», vedi l’art. de La Perseveranza, 15 maggio1871 (Agitazioni religiose).

866 Cfr. E. VERCESI, Il movimento cattolico in Italia (1870-1892), Firenze, 1923, p. 12 sgg. Sulla storia del movimentocattolico in Italia, si vedano soprattutto fini osservazioni in F.FONZI, I «cattolici transigenti» italiani dell’ultimo Ottocento,in Convivium, 1949, p. 955 sgg., e Per una storia del movimen-to cattolico italiano (1861-1919), in Rassegna storica del Risorgi-mento, XXXVII (1950), p. 140 sgg. V’è però da osservare che,se per il periodo più tardo può essere vero che gli intransigentipervenissero anche a posizioni politiche e – direi soprattutto –sociali assai più ardite di quelle dei transigenti, sì da non poteresser battezzati semplicemente quali «conservatori», è però bencerto che per parecchio tempo dopo il ’70 gli intransigenti fu-rono, dichiaratamente, reazionari nel senso di avversare l’unitàd’Italia con Roma capitale: e in tal senso la loro azione fu inter-pretata, in Italia e fuori d’Italia, e pesò sulla situazione del Re-gno. Dimenticare questo, sarebbe alterare tutta quanta la real-tà storica. E quanto agli appelli di stile spesso addirittura socia-listeggiante che la stampa «intransigente» rivolge al popolo, giàdopo il 1860, va tenuto ben presente ch’essi sono mezzo tatticoproprio per la lotta contro lo Stato italiano (cfr. qui appresso,p. 431 sgg.).

867 La Perseveranza, 17 ottobre ’70 (Il Papa va o resta?). Cfr.anche 18 settembre.

868 Così il Settembrini: «la monarchia tutto d’un pezzo, forte,con un principe rispettato, la monarchia stabilita in Roma,distruggerà necessariamente e inevitabilmente il papato, unpoco più presto o più tardi non importa» (Epistolario, cit., p.283).

869 Correspondance 1872-1892, pp. 15, 27, 29, 43, 131. E cfr.anche La crise religieuse en Europe (1874), in Mélanges religieux

Storia d’Italia Einaudi 744

Page 18: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

et historiques, cit., p. 15: impossibili i conclavi in Roma libera: ilPapato dovrà abbandonare Roma. Molto diversamente opinaval’artista francese che nel ’67 sconsigliava al Massari di andare aRoma «y songez-votis ... placer un berceau dans un tombeau!»(Discorso Massari alla Camera, 13 marzo 1872, A. P., Camera,p. 1183).

870 S. AGOSTINO, De civitate Dei, I, 1 e 7 (ed. Dombart,Lipsia, 1863, 1, pp. 4 e 11).

871 Si veda come egli attribuisca al Papato tutta la responsa-bilità dell’oppressione angioina in Sicilia; e come a 81 anni, ri-vedendo «le tresche de’ papi con Pipino e Carlo Magno ... lebasse adulazioni, le fraudolenti proposte, le insinuazioni super-stiziose gli venisse «la rabbia oggi come a 18 0 20 anni» (Car-teggio, II, pp. 258, 304). Quanto al giudizio sul Papato del sec.XIX, cfr. III, p. 291 (e II, p. 305): «Oh, avess’io lo spirito diMaometto, per convertire gli Italiani ad un’altra religione chenon fosse la Cattolica Apostolica Romana!». Sulla sua educa-zione giovanile, del tutto irreligiosa, cfr. L’Elogio del D’AN-CONA (Carteggio, II, pp. 321-322 e 368, n. 6); e sul suo di-sincantamento, sul non credere più alla «spirale» progressiva,Carteggio, II, p. 252.

872 A Renan, 30 marzo 1883 (Carteggio, II, p. 282 e cfr. p.290).

873 Così il Kálnoky, all’inizio delle trattative che condusseroalla Triplice Alleanza, e, sulle sue orme, il barone Hiibner(G. P., III, p. 194; F. SALTA, Per la storia diplomatica dellaquestione romana, I, Milano, 1929, p. 169). Cfr. la mia notaKulturkampf e Triplice Alleanza ... , in Rivista Storica Italiana,LXII (1950), pp. 261-62, 275.

874 Così il Bismarck (G. P., III, p. 197).875 Fra i quali, Anselmo Guerrieri Gonzaga, fratello di Carlo:

cfr. Discorso dell’on. A. Guerrieri Gonzaga agli elettori delcollegio di Mantova, 19 ottobre 1876, Mantova, 1876, p. 24.

876 La diplomazia in Roma, 2 marzo 1872.877 E la tesi del DE LAVELEYE, L’avvenire dei popoli cattoli-

ci, cit., p. 25 sgg. Nel 1872, il SERRA GROPELLI pubblicò nelDiritto, e poi a parte, considerazioni su L’Italia Nera, sostenen-do che i popoli di religione papale o erano morti o andavanomorendo (2ª ed., Roma, 1873, p. 5). Anche per il MARSELLI

Storia d’Italia Einaudi 745

Page 19: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

il cattolicesimo era una potente causa di rovina per le nazionilatine (La Rivoluzione parlamentare, cit., p. 103).

878 Nel discorso alla Camera il 6 maggio 1875 (A. P., Camera,pp. 2977-78). Anche il Vignoli insistette, nel ’76, che ilPapato non era nemico da prendere alla leggera; che il crederenella fine prossima del cattolicesimo era un errore funesto, unabbaglio comune a molti e causa di sconfitte continue per iliberali; e affermò la potenza e temibilità del Papato (Dellecondizioni morali e civili d’Italia, Milano, 1876, p. 71 sgg.).

879 Discorso alla Camera del 14 marzo 1881 (Discorsi Parla-mentari, I, p. 301).

880 Visconti Venosta a Minghetti, 8 luglio 1874: «... non sononel vero quei nostri amici della Camera e del giornalismo i qualis’immaginano, solo leggendo i giornali, che il Papa è diventatoa un tratto meno che un canonico del Duomo» (BCB, CarteMinghetti, cart. 35 a).

Già per La Nazione del 22 novembre 1870 i romani, cosìimpazienti, avrebbero dovuto considerare «che il Papa ... nonsi può trattare con tanto sprezzante confidenza» (La politica aRoma).

881 Era quel che chiedeva Giuseppe Ferrari, nel dicembre ’70(Carteggio inedito, cit., p. 253). Cfr. Le carte di G. Lanza, cit.,VI, p. 323.

882 Affermò egli stesso, nel discorso alla Camera del 28 no-vembre 1895, di non essere ateo ma deista (Discorsi Parlamen-tari, III, pp. 860-61).

883 Discorsi Parlamentari, III, p. 859; e cfr. Pensieri e Profezie,pp. 80 e 92.

884 Discorsi Parlamentari, III, p. 686.885 Lett. 24 agosto 1894 (MRR, Carte Crispi, b. 660, n. 8/4):

e cfr. anche lett. 6 novembre 1887 (ib., b. 660, n. 6/12).886 Carteggio, cit., II, pp. 215-16. L’Amari, però, non pensava

– né s’augurava! – quel mariage fra la Chiesa e il secolobensì fra quest’ultimo «et l’utilité sociale du christianisme» cioèuna «riforma» che della Chiesa romana avrebbe dovuto, certo,lasciar assai poco.

887 Leone XIII nell’enciclica Quod Apostolici muneris, 28dicembre 1878 (il testo ital. in Le encicliche sociali dei Papi,a cura di I. GIORDANI, 2ª ed., Roma, 1944, p. 25).

Storia d’Italia Einaudi 746

Page 20: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

888 Tolgo l’espressione al GIORDANI, op. cit., p. 13. L’indif-ferenza teorica della Chiesa per il «principato d’uno o di molti,purché esso sia giusto e rivolto al comune vantaggio» è afferma-ta già – com’è noto – nella Diuturnum (29 giugno 1881) e nellaImmortale Dei (1° novembre 1885; ib., pp. 57, 69, 81. Cfr. E.SODERINI, Leone XIII, Milano, 1932, pp. 322-23).

889 In Francia, alla vigilia della politica di Leone XIII, gli ul-tra continuavano a ripetere, in perfetta linea col Sillabo: «la so-cietà attuale è incurabile, essa è uscita per intiero dall’89, noinon distinguiamo l’89 dal ’93, combattiamo collo stesso ardorela causa e l’effetto». Il cattolico doveva essere o controrivolu-zionario o niente; e doveva «sputare» sulla rivoluzione, si chia-masse ’89 o ’93. Contro tali eccessi polemizzò un cattolico si-curo come il DE FALLOUX, La controrivoluzione, trad. ital.,Firenze, 1879, pp. 12 e 27.

890 Su questa intesa col mondo moderno del Cattolicesimo,dopo il Sillabo e nonostante il Sillabo, cfr. efficaci osservazioniin G. PEPE, Il Sillabo e la politica dei cattolici, Roma, 1945, pp.7-8, 34. E cfr. anche JESOLO, Chiesa e Stato in Italia negliultimi cento anni, cit., p. 191, sulle molte condanne di istitutie asserite inaccettabilità di situazioni, pronunziate dalla CiviltàCattolica e poi modificate.

891 Il gustoso episodio dell’incontro fra Taine e Pasteur ènarrato dallo HANOTAUX, Mon temps, cit., II, pp. 165-67.E si pensi, anche, alla «conversione» di Brunetière e al suoaffermare il «fallimento della scienza».

892 Così l’Amari, nel 1878 (Carteggio, II, p. 236).893 Cfr. P. GOBETTI, Risorgimento senza eroi, Torino, 1926,

p. 313.894 Discorso alla Camera del 5 maggio 1881 (Discorsi Parla-

mentari di A. Depretis, VII, p. 681; e cfr. anche M. COPPI-NO, Commemorazione di A. Depretis letta a Stradella il 4 otto-bre 1888, Torino, 1888, p. 38).

895 Così lo SPAVENTA, La Politica della Destra, cit., p. 199.896 Nella seduta del 9 marzo 1877 (A. P., Camera, p. 1922).897 Congresso generale delle Società Operaie Italiane tenuto in

Roma nell’aprile del 1872, Roma, 1873, p. 149 sgg.; in genere,G. MANACORDA, Il movimento operaio italiano attraverso i

Storia d’Italia Einaudi 747

Page 21: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

conggressi operai e socialisti, suppl. al n. 8-9 di Rinascita (1949),p. 4.

898 Il quale approvò infatti l’ordine dei giorno Arbib perl’istruzione obbligatoria, con sanzioni agli inadempienti (l. c.,pp. 160-61).

899 Correspondance, IV, pp. 29-30, 56.900 La réforme intellectuelle et morale, cit., p. 103. Natural-

mente, esaltazioni delle Università tedesche, focolai di liberopensiero, ma non di proselitismo indiscreto.

901 «Que l’Eglise admette deux catégories de croyants, ceuxqui sont pour la Iettre et ceux qui s’eri tiennent à l’esprit. A uncertain degré de la culture rationelle, la croyance au surnatureldevient pour plusieurs une impossibilité; ne forcez pas ceux-làà porter une chape de plomb. Ne vous mêlez pas de ce quenous enseignons, de ce que nous écrivons, et nous ne vous di-sputerons pas le peuple; ne nous contestez pas notre piace àl’université, à l’académie et nous vous abandonnerons sans par-tage l’école de campagne. L’esprit humain est une échelle oùchaque degré est nécessaire; ce qui est bon à tel niveau n’e-st pas bon à tel autre; ce qui est funeste pour l’un ne l’est paspour l’autre. Conservons au peuple son éducation religieuse,mais qu’on nous laisse libres» (La réforme intellectuelle et mo-rale, cit., pp. 98-99). È difficile immaginare un pensiero dovepreoccupazioni sociali-politiche in senso conservatore e aristo-craticismo culturale si intreccino e influiscano l’uno sulle altrecon maggior chiarezza. Da notare, anche, il mutamento del Re-nan 1871 di fronte al Renan 1848-49 il quale aveva invece affer-mato proprio l’opposto, e cioè la necessità dell’educazione delpopolo: per i progressi dello spirito umano non basta che al-cuni pensatori isolati pervengano a grandi scoperte. Un risulta-to non è acquisito che quando è entrato in circolazione su va-sta scala (L’avenir de la science, Parigi, 1890, pp. 325, 335, 364).Nel 1890, scrivendo la prefazione per L’Avenir, continua sul to-no del ’71: le conquiste della Scienza non hanno alcun rappor-to con l’estensione dell’istruzione popolare; anzi, volgarizzarela Scienza significa diluirla e quindi indebolirla (cfr. STRAUSS,op. cit., p. 75). Le supposizioni del Sorel (Germanesimo e sto-ricismo di E. Renan, l. c., pp. 432-34), che Renan nelle sue af-fermazioni de La réforme si dev’essere ispirato a Le Play e per-sino a Proudhon, non mi sembrano, nonché provate, nemmeno

Storia d’Italia Einaudi 748

Page 22: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

necessarie: il problema dell’educazione del popolo a mezzo delparroco era, proprio in Francia, problema vecchio dal ’48-49.

902 Cfr. STRAUSS, op. cit., p. 230.903 STRAUSS op. cit., p. 260 sgg.904 Classiche, al riguardo, sono le espressioni del Voltaire

nelle lettere del 1°, 13 e anche 28 aprile 1766 (Oeuvre complètes,ed. Parigi, 1911, XL, pp. 387, 392, 397).

905 G. WEILL, Histoire de t’enseignement secondaire en Fran-ce (1802-1920), Parigi, 1921, pp. 102, 108, 126; P. DE LAGORCE, Histoire de la seconde République française, 93 ed., Pa-rigi, 1925, II, p. 274; E. BEAU DE LOMÉNIE, Le responsabili-tà delle dinastie borghesi, trad. ital., Milano, 1946, p. 150. An-che ai suoi amici italiani, il Cousin raccomandò gran prudenza:il Piemonte stesse quieto quieto, non facesse ricordare che eraun paese libero, se non voleva perdersi (Il Risorgimento italia-no in un carteggio di patrioti lombardi, 1821-1860, a cura di A.Malvezzi, 1924, p. 503).

906 È interessante osservare la posizione assunta dal Cavour,al riguardo della legge Falloux, nella discussione alla Camerasubalpina con l’on. Valerio, il 21 novembre 1851: dove la fededel Cavour nella libertà, e quindi anche nella libertà di insegna-mento, si contrappone ai timori del Valerio, corroborati pro-prio con l’esempio della Francia, che la libertà d’insegnamentosi converta in potenza della Chiesa (Discorsi Parlamentari, ed.Omodeo Russo, IV, Firenze, 1934, p. 511 sgg.). È tuttavia fuo-ri dubbio che la legge Falloux significò il trionfo delle tenden-ze clericali in Francia e l’inizio di una dura reazione nell’inse-gnamento, di cui fecero le spese, ad esempio, un Michelet e unTaine. Sull’atteggiamento del Cavour, cfr. alcune mie osserva-zioni in ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI, Con-vegno di scienze morali storiche e filologiche, 4-10 ottobre 1948.Il 1848 nella storia d’Europa, Roma, 1949, pp. 347-49.

907 D. HALÉVY, Le courrier de M. Thiers, cit., p. 240 e cfr.anche p. 230; H. MALO, Thiers, Parigi, 1932, p. 387 sgg. Perla reazione dei ceti medi francesi contro i «montagnards» delgiugno ’48 e a favore di una repubblica «des honnétes gens»,DE LA GORGE, op. cit., I, pp. 406 sgg.

908 «... veuillez m’expliquer la conduite de Thiers; est-iltellement vieilli qu’il a perdu le fil de ses idées? Que veut-il

Storia d’Italia Einaudi 749

Page 23: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

donc? Qu’espère-t-il?» Costanza Arconati a Jules Mohl, 7gennaio 1850 (Il Risorgimento italiano in un carteggio di patriotilombardi, cit., p. 437).

909 CFR. HALÉVY, op. Clt., p. 256 Sgg.; DE LA GORCE,op. cit., II, p. 274 sgg.; MALO, op. cit., p. 400 Sgg.; BEAU DELOMÉNIE, op. cit., pp. 150-51; G. BOURGIN, La questionscolaire en 1848 et la loi Falloux, Parigi, 1948, p. 183 sgg.;G. BOURGIN, La question scolaire en 1848 et la loi Falloux, inConvegno ... 1848, cit., p. 329 sgg. Il giudizio dato subito dalMarx era giusto (C. MARX E F. ENGELS, Il 1848 in Germaniae in Francia, Roma, 1946, pp. 226 e 301-302).

910 È uno dei nomignoli con cui fu battezzato dai comunardi(R. DREYFUS, M. Thiers contre l’empire, la guerre, la commune,1869-1871, Parigi, 1928, p. 33-1, n. 2).

911 Altri però temettero anche l’insegnamento medio; gli stu-di di umanità furono accusati di favorir il socialismo, per esem-pio dal Bastiat, e il risultato di queste preoccupazioni fu il pia-no di studi statuito dal governo il 30 agosto 1852, che faceva as-sai più largo posto alle scienze e alle lingue moderne, ma chetendeva ad abbassare il livello degli studi, per il timore di ecci-tare troppe ambizioni e troppi sogni nei giovani (WEILL, op.cit., p. 134 sgg.).

912 Correspondance, III, p. 276 (9 settembre 1875).913 Ib. IV, p. 204 (25 giugno 1885).914 Si vedano le considerazioni del DE LAVELEYE, Nouvelles

Lettres d’Italie, cit., p. 57.915 Così, proprio il Visconti Venosta parlando dei contadini

della Valtellina, in una Iett. del 1856 alla contessa Clara Maffei(C. OLMO, Lettere giovanili di Emilio Visconti Venosta, inNuova Antologia, CCLXII, 1° luglio 1915, pp. 8-9).

916 Ora in LAMBRUSCHINI, Scritti politici e di istruzione pub-blica, a cura di A. Gambaro, Firenze, 1937, pp. 465-66. Deipensieri degli uomini «di poca fede» era partecipe anche Vit-torio Emanuele II, il quale scriveva a Pio IX, il 21 settembre1849: «Le presenti callamità [sic!] dobbiamo riconoscerlo han-no per sola origine la mancanza di quella fede che promettendoun compenso alle pene della vita, insegna e persuade a soffrire,mentre quelle scuole invece che togliendo all’uomo la speranzafutura, gli insegnano soltanto a godere, lo spingono a cercare il

Storia d’Italia Einaudi 750

Page 24: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

suo a qualunque costo, e così sconvolgono la società. L’ufficioprincipale del Clero è l’impedire che il popolo beva tali perver-se dottrine» in p. P. PIRRI S. J., Pio IX e Vittorio Emanuele IIdal loro carteggio privato, I, Roma, 1944, p. 41.

917 In errogazione Bonghi, 13 giugno 1871, sopra il proget-tato congresso degli studenti universitari a Firenze ecc. (A. P.,Camera, p. 2858 sgg. Manca nella raccolta dei Discorsi del Bon-ghi). Cfr. anche La Perseveranza, 15, 19 e 20 giugno, anche inpolemica con Il Diritto, che aveva preso le difese delle associa-zioni universitarie. Si veda, anche, la discussione alla Camera, il13 e 19 dicembre 1885, sul decreto Coppino che proibiva le as-sociazioni politiche universitarie: gli uni temono i circoli catto-lici, gli altri i circoli radicali – la solita preoccupazione per i duepericoli, il rosso e il nero (A. P., Camera, pp. 15697 sgg., 15887sgg., e soprattutto 15889).

918 Seduta del 20 gennaio 1874 (A. P., Camera, pp. 770 e784). Motivi analoghi nel Ferrarlo: i contadini che hanno unpo’ di istruzione, sono i più svogliati al lavoro; o corrono avi-damente «a certi giornalacci ed opuscoli». Codesti «letterati davillaggio», arruffoni ed intriganti, tengono conferenze nelle bet-tole, nei bugigattoli, nelle piazze, facendosi «maestri di quelledottrine che appianano meravigliosamente la strada ai seguacidell’Internazionale» (Qual’è la moralità de’ campagnuoli e comepossa migliorarsi, cit., p. 110). Identica deprecazione per la dif-fusione dei giornali «rossi» in TAINE, Correspondance, III, p.181 (1872).

919 Relazione del ministro Coppino al progetto di legge sull’ob-bligo dell’istruzione elementare. 16 dicembre 1876 (A. P., Came-ra, Documenti, n. 42, p. 5). Già lo Scialoja, allora ministro, nel’74 aveva trovato esagerati i timori dell’on. Lioy (A. P., Camera,p. 799).

920 Seduta del 6 marzo 1877 (A. P., Camera, pp. 1818 e1831). Già Renan aveva detto che i mezzi letterati dovevanoesser considerati come scimmie inutili e piene di pretese: op.cit., p. 230.

921 Così l’on. Luigi Ferrati, della Sinistra, che il 26 febbraio1883 parlò alla Camera contro l’insegnamento elementare aff-dato ai comuni, proprio perché in molti di essi, dove lo spiritodemocratico non era ancora penetrato e spirava ancora un’ariaquasi medievale, i conservatori non avrebbero fatto nulla per

Storia d’Italia Einaudi 751

Page 25: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

far progredire sul serio l’istruzione del popolo (A. P., Camera,p. 1513). Nel 1894, di fatto, i proprietari terrieri della Sici-lia, riuniti nella sala Aragona a Palermo, proposero di eliminaredalle spese obbligatorie dei comuni quelle che si riferivano all’i-struzione elementare nelle scuole che ciò nonostante sussistes-sero, si doveva stabilire l’obbligatorietà dell’insegnamento re-ligioso (S. F. ROMANO, Storia della questione meridionale Pa-lermo, 1945, p. 189. E cfr. l’Avanti del 9 aprile 1897: gentilecomunicazione dello stesso prof. Romano).

922 Discorso ala Camera del 3 dicembre 1878 (Discorsi Parla-mentari, I, p. 680).

923 Su queste distinzioni fra educazione e istruzione, cfr. ildiscorso del De Sanctis alla Camera il 6 maggio 1878 (La Critica,XI, pp. 337-38).

924 Così il Sonnino, nel discorso alla Camera del 30 marzo1881 (Discorsi Parlamentari, I, p. 36).

925 Cfr. anche, durante le discussioni per la legge elettora-le nel 1881, gli attacchi all’istruzione monca, all’istruzione di-sgiunta da educazione morale degli onn. Di Rudinì, Brunetti,Pandolfi, Saladini alla Camera, il 25, 28, 31 marzo e 4 aprile(A. P., Camera pp. 4705, 4773, 4874 sgg., 5034. Anche, l’on.Maurigi, ib. ib., p. 4695).

926 T. MARTELLO, Storia della Internazionale dalla sua origi-ne al congresso dell’Afa, Padova-Napoli, 1873, p. 399. La scien-za incompleta, superficiale e scompagnata dalla pubblica edu-cazione, è molto più funesta all’ordine sociale dell’ignoranza:l’on. Brunetti alla Camera, il 28 marzo 1881 (A. P., Camera, p.4773).

927 1° aprile 1881 (A. P., Camera, p. 4923 sgg., 4927).928 P. es., il col. A. Ricci, Appunti sulla difesa dell’Italia in

generale e della sua frontiera nord-ovest in particolare, Torino,1872, p. 110, che protesta contro il miracolismo dell’alfabeto esostiene la necessità della elevazione della classe colta, che è lagrande caratteristica della civiltà.

929 A Lidia, 21 marzo 1877 (Lettere, XI, p. 58. Per l’atteggia-mento politico di allora, ib., pp. 57, 63-64, 172).

930 Seduta del 22 gennaio 1874 (A. P., Camera, p. 288).931 Relazione, cit., p. 15.

Storia d’Italia Einaudi 752

Page 26: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

932 Seduta del 20 gennaio 1874 (A. P., Camera, p. 779).933 Seduta del 21 gennaio 1874 (A. P., Camera, pp. 805-806).934 Seduta del 5 marzo 1877 (A. P., Camera, pp. 1810-11).935 Op. cit., p. 430 sgg., 445.936 Così l’Amari, nel 1879 (Carteggio, II, p. 244). L’Amari

scrive questo al Renan, contro una eventuale autorizzazione agliallievi dei Seminari di sostenere gli esami di licenza liceale senzaaver prima fatto nessun anno di studi laici.

Nel 1875, la stampa italiana anche moderata aveva biasimatola libertà dell’insegnamento superiore, sancita dall’AssembleaNazionale francese: pericolosa, giacché metteva gli ultramon-tani in posizione soverchiante (cfr. La Perseveranza, 18 giugno1875; La Nazione, 19 giugno 1875). L’inc. d’affari francese, Ti-by, constata che in Italia quella libertà è ritenuta un abbando-no delle costanti tradizioni francesi, a profitto dell’ultramonta-nismo (r. Tiby, 8 settembre 1875, n. 78; AEP, C. P., Italie, t.393, ff. 105-105 v.).

937 L’on. Faldella, nella seduta del 16 marzo 1881 (A. P.,Camera, p. 4406).

938 L’on. Fusco, nella seduta del 22 febbraio (A. P., Camerap. 1425. Cfr. anche gli on. Indelli e Merzario, il 23 febbraio,ib., pp. 1433 e 1442).

939 La libertà della Chiesa, cit., pp. 198, 203.940 Il problema sociale e morale in Italia, ne La Perseveranza

del 30 maggio 1871.941 La Perseveranza, 2 e 7 giugno 1871 (La voce de’ fatti e La

donna a Parigi). L’art. del 2 giugno è del Bonghi.942 Discorsi Parlamentari, I, p. 487 (19 dicembre).943 Studi e discorsi intorno alla Pubblica Istruzione, Firenze,

1937 (Opere, VIII), p. 124.944 Discorsi Parlamentari, II, p. 287 sgg. Nella discussione,

precisando, il Bonghi affermò di non aver detto che nella scuolafosse già proibito di pronunziare il nome di Dio, ma che si era sudi una via per cui a quel risultato si sarebbe arrivati in breve (A.P., Camera, p. 1626). Nelle lamentele sui maestri ecc. il Bonghiaveva fatto sue le proteste di un maestro elementare pensionato,leggendone alla Camera brani di lettera.

945 Le carte di G. Lanza, cit., X, p. 106.

Storia d’Italia Einaudi 753

Page 27: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

946 Così il DE LAVELEYE, d’accordo col Luzzatti, NouvellesLettres d’Italie, cit., pp. 33-34.

947 Così Diomede Pantaleoni in una lettera al De Laveleye,nel 1882 (DE LAVELEYE, op. cit., p. 103).

948 Pensieri e profezie, cit., p. 177.949 Op. cit., pp. 163-64.950 Appunti del dicembre 1896 (MRR, Carte Crispi, busta 668

n. 3/18).951 Colloquio col Farini, 12 marzo 1895 (FARINI, Diario, I,

p. 663).952 Si vedano le reazioni degli anticlericali irriducibili, e le

dichiarazioni del Crispi, fermo nell’opporsi all’anarchia «che sifa avanti colla dinamite e col pugnale» (Carteggi politici inediti,cit., pp. 519-20; FARINI, Diario, I, pp. 577-78).

953 L’on. Rosano, nella seduta del 2 marzo 1883 (A. P.,Camera, p. 1605).

954 Discorso alla Camera, 2 marzo 1883 (A. P., Camera, p.1616 sgg.). Per il discorso Bovio del 26 febbraio, ib., p. 1518.

955 Discorso alla Camera, 6 maggio 1875 (A. P., Camera, p.2978).

956 Martini a Carducci, 16 ottobre 1894 (MARTINI, Lettere(1860-1928), Milano, 1934, pp. 291-92).

957 Così Il MINGHETTI, Stato e Chiesa, cit., p. 227 sgg.958 Cfr. per la Francia CH. MORAZE:, La France bourgeoise,

Parigi, 1946, p. 122.959 Considerazioni malinconiche, ne La Perseveranza dell’11

settembre 1870.960 La politica della Destra, cit., pp. 201-202.961 Discorso alla Camera, 1° marzo 1883 (Discorsi Parlamen-

tari, II, p. 284). Il Bonghi polemizza proprio contro gli inten-dimenti del ministro Baccelli, di rinnovare la storia romana el’educazione romana antica.

962 «L’Italie ne sera jamais avec personne, elle trahira tou-jours, jusqu’au moment où, délivrée de ses politiciens et de sesjournalistes, esse se résignera à être un Etat de second ordre,très heureug à sa manière» (RENAN-BERTHELOT, Correspon-dànce, p. 504). Questo fu scritto nel 1881, dopo Tunisi.

Storia d’Italia Einaudi 754

Page 28: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

963 Cfr. anche il discorso Massari, alla Camera, il 13 marzo1872 (A. P., Camera, p. 1183).

964 Leone XIII, nell’enciclica Inscrutabili Dei consilio, 21aprile 1878 (cfr. il testo ital. ora in Le encicliche sociali deiPapi, cit., p. 17).

965 C. Correnti al MicheIet, 20 febbraio 1871 (MONOD, JulesMichelet, eit., p. 59).

966 Cfr. C. A. BODELSEN, Studies in Mid-victorian Impe-rialism, Copenaghen-Cristiania-Londra-Berlino, 1924 pp. 124sgg., 174 sgg., D. C. SOMERVELL, English Thougth in the Ni-neteenth Century, Londra, 1.929, pp. 182 sgg., 188-89; R. H.MURRAY, Studies in the English Social and Political Thinkersof the Nineteenth Century, II, Cambridge, 1929, pp. 185 sgg.,207-208; e in genere F. BRIE, Imperialistische Strömungen inder Englischen Literatur, in Anglia, 1916, f. I, pp. 110-184.

967 A Song of the English (The Seven Seas).968 Non a caso lo Hanotaux, gran colonialista, dedicò la sua

opera di storico alla Histoire du cardinal de Richelieu.969 Quartetto, ed. Milano, 1883, pp. 44-45.970 Vi fu una certa irritazione in Italia per le iscrizioni del

monumento ad Arminio: cfr. R. DE ZERBI, Il trionfatore delladoppiezza italiana, in Scritti Politici, Napoli, 1876, p. 401 sgg.;r. Tiby, 8 settembre 1875, n. 78; AEP, C. P., Italie, t. 393, f.106.

971 De Laveleye, Nouvelles lettres d’Italie, cit., pp. 67 sgg.99-100. Lo scrittore belga già nel 1871 aveva esortato l’Italiaad accontentarsi di essere uno Stato di second’ordine, anzichéaspirare alla parte di grande potenza (Causes de guerre en Eu-rope, Bruxelles, 1871, p. 122); e cfr. Lettres d’Italie, Bruxelles,1880, p. 365: «I’àmbition déplorable de jouer un róle dans lescomplications de la politique européenne». Il BERTHELOT in-vece trovava nel 1872 che gli Italiani avevano compreso «que lebonheur est dans la médiocrité» (RENAN-BERTHELOT, Corre-spondance, p. 425).

972 Il De Laveleye infatti deplora che l’Italia, priva di carbonee di ferro, voglia industrializzarsi, e le suggerisce di dedicarsisoltanto all’agricoltura (Nouvelles Lettres, cit., pp. 16 s. 75).

973 Si veda infatti come anche il Nigra, al pari del Minghetti,reagisce contro l’idea che l’Italia possa limitarsi ad essere «un

Storia d’Italia Einaudi 755

Page 29: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

grande Belgio, senza l’industria» (l. p. al CRISPI, 7 agosto1890, in CRISPI, Questioni Internazionali, p. 132, ripubbl. inC. M., DE VECCHI DI VAL CISMON, Lo scioglimento della«Pro Patria» di Trento nel carteggio Crispi-Nigra, in RassegnaStorica del Risorgimento, XXI 1934, p. 17).

974 Per l’influsso che, più tardi, gli eventi internazionali e ildilagar dell’imperialismo ebbero sulla formazione del naziona-lismo italiano, cfr. le belle pagine del VOLPE, Italia moderna,cit., II (1898-1910), Firenze, 1949, p. 341 sgg.

975 Seduta del 23 gennaio 1874, alla Camera (La Critica, XI,p. 324).

976 Sedute del 30 maggio e 17 giugno 1878 (La Critica, XI,pp. 398 sgg., 405 sgg.).

977 Cfr. MORANDI, La Sinistra al potere, cit., p. 86.978 Correnti a Cairoli, 28 aprile 1881 (MRP, Carte Cairoli,

pacco 19). Queste cose Correnti le aveva dette a Crispi il giornoprima.

979 Discorsi alla Camera, il 16 marzo 1881 (Roma, 1881, p.16) e al Senato, il 12 maggio (Roma, 1881, pp. 10 e 13), sulPoliclinico e sul Palazzo delle Scienze in Roma. Per Roma,che fa convergere su di sé come sopra uno specchio i raggi disapienza e di luce delle cento città d’Italia, ecc., si veda anche ildiscorso in Campidoglio, l’8 ottobre 1882, per la premiazionedei vincitori della gara fra i licenziati d’onore dei Licei, in G.GORRINI, Guido Baccelli, Torino, 1916, p. 50 n. 1.

980 Discorsi alla Camera il 17 e 18 dicembre 1881, (Roma,1882, p. 23).

981 Oltre ai discorsi già citati, cfr. il discorso alla Camera del28 febbraio 1883, in occasione della discussione del bilancio1883 della Pubblica Istruzione (A. P., Camera, p. 1554 sgg.);la conferenza a Genova il 1° settembre 1881, su La scuola po-polare. L’autonomia delle università, pubbl. nel Giornale del-la Società di lettere e conversazioni scientifiche di Genova, 1881(soprattutto p. 8 sgg.) e, ancora, la conferenza tenuta a Romanel 1897, Educazione nazionale ed esercito. Contro la «romani-tà» del Baccelli cfr. il discorso del Bonghi alla Camera (Discor-si Parlamentari, II, p. 283 sgg.). Esatto il giudizio del CAN-DELORO Che Roma, mentre per Bonghi rappresentava un va-lore storico-culturale, per Baccelli invece era un ideale politico

Storia d’Italia Einaudi 756

Page 30: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

nazionale (prefazione a BONGHI, Studi e discorsi intorno allapubblica istruzione, cit., p. XV).

982 Educazione nazionale ed esercito, p. 12 sgg.983 Educazione nazionale ed esercito, p. 20.984 Educazione nazionale ed esercito, p. 28.985 Scritti e discorsi politici, cit., p. 441.986 Op. cit., p. 449.987 Così l’AMARI nella chiusa della Storia dei Musulmani di

Sicilia, apparsa nel 1872 (III p. 895; ora, nell’ed. Vallino, III,parte 3ª, Catania, 1939, p. 922).

988 CRISPI, Scritti e discorsi politici, cit., p. 496. E cfr. ildiscorso alla Camera il 10 marzo 1881, a favore del disegnodi legge per il concorso dello Stato nelle opere edilizie e diampliamento della capitale (Discorsi Parlamentari, II, p. 480sgg.).

989 CRISPI, op. cit., p. 669 (Commemorazione di MarcoMinghetti, 1887).

990 Op. cit., pp. 544, 712.991 Scritti e discorsi politici, pp. 737 e 759. È ben vero

che, nel primo discorso (Palermo, 14 ottobre 1889) Crispiafferma di non voler «l’imperio di Roma» di cui l’Italia hascontato la gloria per troppi secoli: quindi, rispetto degli altripopoli. Ma, intanto, è questo il discorso in cui Crispi si difendedall’accusa di megalomania, di voler fare una politica imperiale(ivi, p. 735). E soprattutto, come s’è detto e si dirà (cfr. quiappresso p. 600 sgg.), mentre è certo che sarebbe assurdovoler fare di Crispi un dottrinario dell’imperialismo, anchesolo dell’imperialismo fine Ottocento, è altrettanto certo chequegli appelli a Roma, alla potenza di Roma ecc., finiscono– fatalmente – con lo sfociare, tosto o tardi, nell’anelito allapotenza.

992 Op. cit., pp. 593 e 603; Pensieri e profezie, pp. 21 e 173(culto delle grandi memorie).

993 Il clamore irredentistico nel ’76 comincia a Milano conla celebrazione del VII centenario della battaglia di Legnano(SANDONÀ, op. cit., I, p. 123 sgg.). E si tenga presente che l’in-terpretazione corrente della storia comunale italiana era, allora,quella della lotta per la libertà e l’indipendenza contro gl’im-

Storia d’Italia Einaudi 757

Page 31: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

peratori tedeschi (carducciana Canzone di Legnano): interpre-tazione a cui soltanto sulla fine del secolo doveva succedere undiverso modo di valutare e comprendere.

994 La Riforma, 1° settembre ’72 (La politica italiana in Orien-te); e cfr. l’esaltazione di Venezia ecc. oltre che di Roma in L.CAMPO FREGOSO, Del primato italiano sul Mediterraneo, To-rino, 1872, pp. 4, 9, 52 sgg., 64 sgg. Anche P. L. BARZELLOT-TI, pur riluttando ai grandi voli dell’immaginazione e conten-to che l’Italia potesse occupare u parte notevole» nei commer-ci con l’Oriente, senz’essere la prima, rievocava le gloriose tra-dizioni delle repubbliche marinari (La questione commercialed’Oriente. L’Italia e il Canale di Suez, Firenze, 1869, p. 63 sgg.,234, 237-38).

995 Canti di Aleardo Aleardi, Firenze, 1867, p. 176 (Le cittàitaliane marinare e commercianti).

996 Acutamente annotato dal MARSELLI, Raccogliamoci!, 3ªed., Roma, 1878, p. 5.

997 A. FAGIUOLI, La Francia repubblicana, Verona, 1879, p.67.

998 Cfr. le assai acute e giuste considerazioni del JACINI,Pensieri sulla politica italiana, cit., pp. 73-75.

999 Sommario della storia d’Italia, VI, 15 (ed. Firenze, 1856,pp. 190-93).

1000 Si pensi infatti a tutto il lavoro compiuto, negli ultimi de-cenni del secolo XIX e nei primi del XX, per mettere in luce la«continuità» della tradizione di Roma nel Medioevo e, in par-ticolare, per rivendicare l’elemento romano anche nell’alto Me-dioevo, in confronto al germanico, per trovare i collegamenti,p. es., fra corporazioni medievali e associazioni romane di me-stiere (su queste tendenze generali nella storia del diritto italia-no cfr. L. BULFERETTI, prefazione alla Storia del diritto italia-no di Federico Patetta, Torino, 1946, p. XIII Sgg., e soprattut-to G. P. BOGNETTI, L’opera storico-giuridica di Arrigo Solmi,in Rivista di Storia del Diritto Italiano, 1947, p. 173 sgg.).

1001 CATTANEO, La città considerata come principio idealedelle istorie italiane, ed. Belloni, Firenze, 1931, p. 102. Il saggioapparve nel 1858, dopo la ripresa quarantottesca dell’idea diRoma.

1002 CAMPO FREGOSO, op. Cit., p. 7.

Storia d’Italia Einaudi 758

Page 32: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1003 S. AGOSTINO, De civitate Dei, V, 13 (ed. cit., I, p. 191)e cfr. anche 12 e 15.

1004 Così il GABOTTO nel discorso inaugurale dell’anno ac-cademico La gloria di Genova, Genova, 1907, p. 4.

1005 Caratteristica tradizione italiana è quella di usare di mez-zi spirituali, morali e apolitici con intenzioni patriottiche, ha os-servato il VOSSLER (L’idea di nazione, cit., p. 108).

1006 Anche nel Mazzini, appello alla storia (cfr. A. CODI-GNOLA, I fratelli Ruffini, parte II, Genova, 1931, pp. LXXI-LXXII). Cfr. in genere, VOLPE, op. cit., I, pp. 38-39).

1007 Op. cit., introduzione, pp. 10-11, 13, 16.1008 Per l’Italia degli Italiani, Milano, 1923, p. 14.1009 La canzone d’oltremare.1010 Il dannunziano Canto augurale per la nazione eletta (Elet-

tra) è del 1899.1011 All’Adriatico (La Nave).1012 Per la morte di Giuseppe Garibaldi, Opere, VII, p. 456.1013 A proposito del nome di Ruggero di Lauria imposto ad

una nave da guerra, per Crispi a torto, perché Ruggero era untraditore e un pirata (Carteggi politici ined., cit., p. 397).

1014 Scritti e discorsi politici, cit., pp. 737-38.1015 Fino a Dogali, pp. 311-12.1016 CRISPI, Pensieri e profezie, cit., p. 111.1017 Fino a Dogali, pp. 134-35.1018 La rivolta ideale, ed. Napoli, 1908, pp. 282-85.1019 Fino a Dogali, nn. 313 sgg., 319.1020 P. ELLERO, La tirannide borghese, 2ª ed., Bologna 1879,

pp. 5, 14-17, 587 sgg., 660; La questione sociale, 3ª ed., Bologna,1889, p. 414 sgg.

1021 Il Turiello, per es., lamentava che lo Stato italiano nonavesse preparato «fuori più nuove Italie ai diseredati, dandoorganismo e protezione ai numerosi emigranti, aprendo lorocon l’armi nuove dimore in terre nostre, e coltivando tra essii legami morali; avviando con essi il curato ed il maestro. Mail maestro già dianzi avrebbe dovuto esser reso qui l’uomovenerato ed amato dalle famiglie per durar tale fuori; ed il

Storia d’Italia Einaudi 759

Page 33: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

curato di campagna avrebbe dovuto qui sentirsi protetto primaper un pezzo dallo Stato a casa sua» (Governo e governati inItalia, cit., 242 ed., II, p. 222). Come anche in altri casi, la 242ed. accentua il tono della lª ed., dove mancava l’accenno allearmi («aprendo fuori qualche dimora in terra nostra» II, p. 322)e mancava tutto l’accenno finale al curato di campagna). Danotare, inoltre, che anche la scuola il maestro – è qui apprezzatain funzione politica, di espansione.

1022 A. Lemmi al Crispi, 17 luglio 1892 a ... anche tutta la tuamusica è scritta su questo pentagramma» (MRR, Carte Crispi,b. 660, n. 7/20).

1023 Al fratello Vincenzo, 5 ottobre 1870 (Lettere e documen-ti, X, p. 140). E. G. TANCREDI, La vocazione d’Italia. Pro-gramma, Genova, 1867, p. 12, aveva pure affermato che l’Ita-lia doveva dividere con la Francia il protettorato dei cattolici inOriente.

1024 La fonte non sarebbe sicurissima trattandosi del pettego-lo D’IDEVILLE, Les piémontais à Rome, cit., pp. 244-45. Main Francia si parlò effettivamente di promesses les plus séduisan-tes del governo italiano a Propaganda Fide, di intrighi del gover-no italiano per soppiantar la Francia nella protezione dei catto-lici in Oriente: e questo si potrebbe connettere precisamenteall’iniziativa del Pantaleoni, che avrebbe agito però solo di te-sta propria (L. VALFREY, Histoire de la diplomatie du gouver-nement de la Défense Nationale, II, Parigi, 1872, p. 145). Giànel ’61 il Pantaleoni si lasciava «emporter par son imagination»(così il Cavour) a determinare la parte che all’Italia sarebbe toc-cata nelle spoglie dell’Oriente (La questione romana. Carteggio... Cavour, cit., II, p. 233). E cfr. Le carte di Giovanni LanzaVI, p. 295.

1025 La Fédération et l’Unité en Italie, Parigi, 1862, p. 47.1026 È, questo, un problema su cui si dovrà ritornare nel

prosieguo di quest’opera: basti, per ora, accennare ai timoriper questa supposta volontà italiana (il Visconti Venosta nonci pensava davvero!) di servirsi della Chiesa, soprattutto inOriente, u danni della Francia (rr. Lefebvre de Béhaine, 11gennaio, 1° e 15 febbraio 1871, nn. 4, 22, 30, AEP, C. P., Rome,t. 1049, f. 38 sgg., 167 sgg., 227 sgg.; r. d’Harcourt, 6 giugno,s. n., ib., ib., t. 1051, f. 133 con annesso memoriale di mons.Simeoni, della Propaganda Fide, il quale chiede che i governi

Storia d’Italia Einaudi 760

Page 34: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

esteri proteggano la Propaganda da ogni ingerenza italiana, ff.134-39). E. cfr. D.D.F., s. la, I, pp. 22-23; HALÉVY, Le courrierde Monsieur Thiers, cit., p. 477; S. W. HALPERIN, Italy and theVatican at War, Chicago, 1939, pp. 205-206.

1027 Cit. in S. NEGRO, Seconda Roma, 1850-70, Milano,1943, pp. 219-20. Il Rey però non era francese, ma ginevrino(RUFFINI, La giovinezza del conte di Cavour, cit., II, p. 278).Che il suo opuscolo fosse una «prestazione politica» a favoredella tesi di Napoleone III, non toglie interesse alla osservazionesu riferita, che è, d’altronde, perfettamente collimante conquelle di tutta una parte dei moderati italiani.

1028 Lett. 15 ottobre 1814 (Epistolario, II, Firenze, 1854, p.69).

1029 La vita di Cola di Rienzo, ed. Ghisalberti, Firenze-Roma-Ginevra, 1928, p. 55.

1030 P. PIUR, Cola di Rienzo, trad. ital., Milano, 1934, p. 107sgg.

1031 Cfr. ne L’Opinione del 24 e del 26 ottobre 1870 il primoarticolo (Il Re a Roma), la lettera del Rusconi e la controreplica.Sul progetto cfr. anche U. PESCI, Come siamo entrati in Roma,n. ed., Milano, 1911, p. 245.

1032 L’Opinione insisteva molto anche sul fatto che mentrel’Europa era travagliata da mali gravissimi; e due nazioni ami-che dell’Italia si combattevano con crudele accanimento, nonera opportuno si pensasse a feste e onori trionfali da parte dichi, come gl’Italiani, faceva pur parte della «grande famigliaeuropea». È una caratteristica espressione di quell’europeismode’ moderati di cui s’è ampiamente detto.

1033 Si noti infatti che anche Il Diritto, l’organo – allo-ra – di Depretis, svolge considerazioni assai similia quelledell’Opinione: «...l’entrata del re [a Roma], più che un trion-fo dinastico, è un trionfo nazionale – è un fatto nuovo e com-movente per quanto possa avere parvenze modeste, in un pae-se come questo dove la storia, le vie, i ruderi grandiosi porta-no eterne tracce di cento e cento trionfi imponenti per sfarzoe splendore. Gli è che consoli e imperatori, Mario come Ce-sare e Cesare come Tito entravano per la via trionfale in mez-zo ad una folla plaudente di schiavi e cortigiani entusiasti nel-la presuntuosa albagia del civis romanus sum. Ma domani Vit-

Storia d’Italia Einaudi 761

Page 35: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

torio Emanuele passerà in mezzo ad un popolo d’uomini libe-ri, fra i cittadini di un paese che non aspira né a rinnovare i fa-sti del cattolicismo né alle apoteosi del cesarismo» (A Roma!, 3luglio 1871, corr. part. da Roma).

Concetti non dissimili aveva già espresso La Nazione sindal 10 ottobre 1870: «Noi non siamo, a Roma, gli eredi nédell’antica repubblica aristocratica, né dell’impero militare, nédel Papato. Siamo a Roma gl’istauratori del diritto moderno ...Non è la repubblica romana che risorge; essa peri per sempre aFilippi; non è l’Impero dei Cesari; la spada provvidenziale deibarbari ne liberò il genere umano, e l’ultima forma superstitedi lui si dissipa oggi, che il voto del Popolo Romano ha tolto dicapo a Pio nono il diadema reale ... il nostro trionfo è il trionfodel diritto e dell’idee moderne contro l’antico» (Roma italiana).

1034 GUICCIOLI, Diario, in Nuova Antologia, 1° luglio, 1935,p. 86.

1035 Nell’Opinione, si ritorna più volte su quest’argomento:troppa voglia di far festa, di afferrar l’occasione per sospendereil lavoro e buttar denaro. Già nell’agosto del ’71, di fronte alladisputa sul modo di celebrare il 20 settembre, il Dina ammoniva«... l’Italia ha scelta Roma a capitale per assistere di continuoa celebrazioni di anniversari»: sono i poteri assoluti che hannointeresse a divertire con feste i sudditi, mentre lo Stato liberodeve preoccuparsi che il cittadino s’interessi della cosa pubblica(Le Feste, ne L’Opinione del 23 agosto ’71). Un’altra voltaancora si torna su questa mania delle dimostrazioni, maniaquarantottesca (Le dimostrazioni, ib., 30 settembre 1873), dopodi aver già per il carnevale romano osservato ch’esso era troppolungo: dieci giorni di sospensione da ogni lavoro sono eccessivie parrebbero indizio di una assai scarsa voglia di lavorare (IICarnevale, ib., 26 febbraio 1873: si noti che, in effetti, ilcarnevale del ’73 fu di uno splendore straordinario, cfr. U.PESCI, I primi anni di Roma capitale, cit., pp. 73, 301 sgg.).

Infine, nel 1876, le discussioni vivacissime che per parecchigiorni avvinsero l’attenzione della cittadinanza romana, sul ri-pristino o no delle corse dei barberi al Corso, ispirarono un’al-tra, e giusta, nota dell’Opinione su questa frivolezza di sentire(Questioni municipali, 15 gennaio ’76 e, anche, Il Carnevale, 26gennaio). La Nazione, per conto suo, il 17 novembre 1870 ave-va avuto dure parole per le dimostrazioni dei Romani solleci-tanti l’ingresso del Re «... pare ... che finora della libertà por-

Storia d’Italia Einaudi 762

Page 36: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

tata loro colla nostra bandiera, essi non abbiano preso sul serioche la facoltà di dimostrare a tutte le ore del giorno ...», l’Italiacomincia ad essere noiata di «dimostrazioni romane» (L’ingres-so del Re a Roma). E cfr. anche 31 ottobre (A Roma).

Ma i rimproveri per le tendenze eccessivamente festaioledei Romani (e in genere degli Italiani) non derivano, solo daimoderati; anche nei giornali di sinistra, idee del tutto simili aquelle dell’Opinione. Un articolo della Riforma, il 15 febbraio1872, su Il carnevale di Roma, svolge idee identiche a quelledell’art. dell’Opinione del 23 agosto 71: era il dispotismo adavere bisogno delle feste rumorose, panem et circenses; orainvece «ci sarà lecito domandare se convenga ad un popololibera ad un popolo chiamato ai alti destini il darsi in preda perdieci giorni all’ozio ...». E Il Diritto, anch’esso, più volte tornasull’argomento, sempre per ammonire a smetterla con le ideedei festeggiamenti (Non più feste!, 11 ottobre ’70; Gaudeamus!,19 febbraio 1871; Il Re e la capitale a Roma, 29 giugno ’71;Nuove feste, 13 agosto 1871), finendo col dar ragione al Times,che l’Italia era proprio la nazione-carnevale.

1036 Con molta assennatezza protestava contro simili «decla-mazioni» uno dei due massimi organi della Sinistra, Il Diritto(La retorica a Roma, 25 settembre 1870). Al GREGOROVIUS,di ritorno dalla visita ai campi di battaglia in Francia, i «vanta-menti» per Porta Pia facevano «schifo». Diari Romani, cit., p.460.

1037 «... Soltanto da Roma levasi un popolo che procede esi agita nell’infinito. Ogni famiglia vi ha un eroe: anzi unapleiade di eroi; ogni sasso ricorda un eroe ed ogni sepolcroracchiude un eroe. A petto di una razza che sola dié al mondouomini interi, oh quanto impiccioliscono ed immiserisconole altre genti! ... Un popolo come il romano se continuanella vita dee continuare eziandio nella grandezza. Egli hacondizione di essere grande perché vivo: o nullo perché morto.Se Roma esiste, devono coesistere in essa le profonde cagionidi una esistenza immensa. Quelle cagioni che produssero la suagrandezza passata stanno là ferme ed operose per cominciarela sua grandezza avvenire». Nel libretto Roma ed i Romani nelloro passato, nel presente e nell’avvenire, cit. in NEGRO, op.cit., pp. 226-28.

1038 Cfr. per es. la sua lettera alla regina Margherita, con l’ac-cenno alla città eterna che deve essere «la più gloriosa delle me-

Storia d’Italia Einaudi 763

Page 37: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

tropoli capitali e invece è affetta da lenta consunzione» e occor-re farla risorgere alla sua grandezza (in VIGO, Annali d’Italia,cit., IV. pp. 40-41). Motivo analogo di Roma prima città delmondo moderno come di quello antico, nell’ex-garibaldino V.NOGHERA, L’avvenire di Roma Capitale, Roma, 1871, p. 49.

1039 V. GHINASSI, Canti, Roma, 1871, e Il 27 novembre[1871]. Canzone. Al Parlamento Italiano in Roma. Natural-mente, i carmi d’occasione fiorirono ovunque: v. per es., G.RIGHI, Una corona a Roma inaugurata capitale d’Italia nei lu-glio 1871, Ferrara, 1871 (venti sonetti, con gl’immancabili ac-cenni ai prischi fati, alla risurrezione, all’alma di Muzio trasfusanei nipoti, ecc.).

1040 Il Canto dell’Italia che va in Campidoglio è del 12 novem-bre 1871. Uno spirito non dissimile è nell’ORIANI che biasimatempo e modo dell’ingresso del re a Roma (La lotta politica inItalia, 5ª ed., Firenze, 1921, III, pp. 284 e 295).

1041 B. CROCE, Giosuè Carducci, 4ª ed., Bari, 1946 p. 42 sgg.1042 Proprio per evitare molte difficoltà, per «ménager con

uno scopo di beneficenza e di soccorso molti sentimenti» edevitare «le feste e i chiassi», il Visconti Venosta aveva insistitomolto perché Vittorio Emanuele cogliesse occasione dalla inon-dazione del Tevere e facesse il suo primo viaggio a Roma (lett.al fratello Giovanni, 30 dicembre 1870, ARCH. VISCONTI VE-NOSTA).

1043 Così, assai giustamente, lo ZANICHELLI, Studi politici estorici, cit., pp. 490-91.

1044 L’organo magno della stampa europea, il Times, osserva-va infatti, il 6 luglio 1871, che se il ritardo dell’ingresso del rea Roma per un lato era stato biasimato non senza ragione, for-se però si concludeva con un vantaggio per il governo italia-no, perché dimostrava «che la distruzione del potere tempora-le non era soltanto un’impresa possibile, ma anche sicura e fa-cile, che poteva esser compiuta non per sorpresa, ma con calmae deliberazione, guardando fermamente il mondo in faccia, co-stringendolo a dar la sua adesione, se non la sua piena approva-zione ed incoraggiamento». La maniera calma, temperata, se-guita dal Lanza era quindi – e se ne comprende bene il perché– tutt’altro che indecorosa per l’Italia.

1045 Cfr. la lettera al Chiarini del 23 dicembre 1870: «tuttomerita d’esser disprezzato, e massimamente questa ridicolissi-

Storia d’Italia Einaudi 764

Page 38: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

ma e vigliacchissima Italia col suo papa, col suo re, e co’ suoidemocratici» Lettere, VI, p. 262. Su questo atteggiamento delCarducci cfr. anche P. M. ARCARI, Le elaborazioni della dot-trina politica nazionale fra l’unità e l’intervento (1870-1914), Fi-renze, 1934-1939, 1, p. 151 sgg.

1046 Io triumphe! (luglio ’71). E v. anche Per il trasporto dellereliquie di Ugo Foscolo in Santa Croce (24 giugno 71)

Co ’I bello italo regnonon crebber Palme ...... Ahi, ahi; mal con le impronteDe le catene a i polsi e più nel core,Mal con la mente da l’ignavia doma,Mal si risale il Campidoglio e Roma!1047 XX Settembre (è del 1895), in Opere, XIX, p. 60.1048 Cfr. CROCE, op. cit., p. 45 sgg. E v. anche L. RUSSO, La

fede politica e il nazionalismo letterario del Carducci in Belfagor,V (1950), p. 12 [Ora in Carducci senza retorica, Bari, 1958,N.d.E.]

1049 Lett. già cit. Borromeo a Minghetti, 12 giugno 1871(BCB, Carte Minghetti, cart. XVI, fase. 4). Il 31 luglio ilBorromeo ripeterà allo statista bolognese il suo dispiacere peril «... modo quasi vergognoso» con cui si è andati e si rimanea Roma; e il 14 settembre continuerà a dire: «Siamo a Roma,come se fossimo all’albergo» (ib., ib.,).

1050 Sulla posizione del Jacíni e, in genere, le discussioni circaRoma capitale, cfr. JACINI. Un conservatore rurale della nuovaItalia, cit., II, p. 44 sgg.; In., La crisi religiosa del Risorgimento.La politica ecclesiastica italiana da Villafranca a Porta Pia, Bari,1938, p. 380 sgg.

1051 A. P., Senato, pp. 120 e 123.1052 CAVOUR, Discorsi Parlamentari, XI, p. 317 (discorso del

25 marzo 1861).1053 JACINI, Un conservatore rurale della nuova Italia, cit., II,

p. 247.1054 Della nazionalità italiana, cit., Introduzione, p. 10 sgg.1055 D’AZEGLIO, Scritti e discorsi politici, a cura di M. De

Rubris, III, Firenze, 1938, p. 372 sgg.; e cfr. anche De Rubris,Confidenze di Massimo D’Azeglio cit., pp. 296, 302, 309.

Storia d’Italia Einaudi 765

Page 39: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

Contro lo scritto d’azegliano si alzarono vivaci proteste romane:cfr. Sulle Questioni Urgenti di Massimo D’Azeglio. Esame econfutazione di un romano, Torino, 1861; così come controuno scritto antiromano del Giorgini, protestò più tardi il ducaSFORZA-CESARINI, Che cosa è Roma. Osservazioni su l’ultimoopuscolo del deputato Giorgini, Torino, 1865. E. FLORI havoluto ora combattere la «ridicola diceria» dell’avversione deld’Azeglio a Roma capitale (Massimo d’Azeglio e Roma capitale,in Nuova Antologia, ottobre 1950, p. 143 sgg.) ma il suo assuntoriposa su di un equivoco: la confusione, cioè, tra Roma italiana,che certo anche d’Azeglio, Giorgini e poi Jacini volevano, eRoma capitale – che era, per essi, tutt’altro problema, comenettamente specificò poi, dopo il d’Azeglio, il Jacini, nel suodiscorso al Senato.

1056 Ib., p. 378. E per i vantaggi di Firenze su Roma, da queipunti di vista, p. 383.

1057 Ib., p. 452 sgg.1058 Cfr. RUFFINI, La giovinezza del conte di Cavour, cit.,

I, pp. 221-22; N. VACCALLUZZO, Massimo d’Azeglio, 2ªed., Roma, 1930, p. 225 sgg.; P. E. SANTANGELO, Massimod’Azeglio politico e moralista, Torino, 1937, p. 277 sgg.

1059 NEGRO, op. cit., p. 220 sgg.1060 I vari scritti e discorsi dell’Alfieri sul problema di Roma

sono raccolti ne L’Italia liberale, cit., p. 211 sgg. e specialmen-te 225-26. Ritenendo però inutile l’opporsi alla corrente qua-si irresistibile che trascinava il governo a Roma, l’Alfieri volevaalmeno il decentramento, per diminuire l’importanza della ca-pitale. La libertà non ha nulla da guadagnare con Roma capi-tale; almeno si faccia in modo che non patisca danno. Motivisiili ritornarono anche più tardi, e servirono anche da pretestoalla stampa clericale per cercar di eccitare la «nobile indigna-zione» dei Romani (così, L’Osservatore Romano, 20 novembre1874, Roma e i suoi conquistatori, contro la Gazzetta d Italia diFirenze, che non voleva saperne del prepotere della capitale).

1061 Lettere romane di K. nella Nazione, 21 aprile 1871.1062 Roma ci è fatale, Firenze, 1870, specialmente pp. 12, 18,

19, 27-28, 30, 35, 47.1063 Rimpianti di questo genere furono espressi ancora 1896

da G. CORSI, Italia, 1870-1895 Torino, 1896, p. 20.

Storia d’Italia Einaudi 766

Page 40: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1064 II senatore Gabrio Casati nella stessa seduta del 23 gen-naio si associò alle considerazioni del Jacini, rinunziando anzi aparlare per non ripetere le cose già dette dal suo conterraneo eamico (A. P., Senato, pp. 126-27). E si veda anche l’atteggia-mento dell’Alfieri, di Sostegno, del Monabrea e di alcuni altri(JACINI, Un conservatore rurale della nuova Italia, cit., II, p. 47;... La politica ecclesiastica italiana da Villafranca a Porta Pia, cit.)p. 384 sgg.; A. P., Senato, 2-1 e 25 gennaio, pp. 133 e 153).

1065 Così s’espresse una volta La Nazione: «Roma ci fa pau-ra».

1066 Così il d’Azeglio, nelle Questioni Urgenti (l. c., p. 376).1067 JACINI, Un conservatore rurale della nuova Italia, cit., II,

p. 249.1068 La questione di Roma al principio del 1863, Torino, 1863

pp. 8, 14 sgg.1069 La Perseveranza, 20 settembre 1870 (Roma capitale) e 28

gennaio ’71 nel commento al discorso Jacini. Identico sentirein quel deputato – non nominato – che nel settembre 1874dichiacava all’inc. d’affari francese, Tiby: di tute le città d’Italia,Roma è la peggiore di tutte come rapitale. Non ci si crederebbein Italia. Eppure, essa ci è necessaria non meno della Real Casadi Savoia per assicurare l’opera della nostra unità (r. Tiby, 21settembre 1874, n. 66; AEP, C. P., Italie, t. 390 ff. 161 v. 162).

1070 Si rammenti l’espressione di Arnolfo «forte dicetis: vene-randa est Roma in Apostolo. Est utique; sed nec spernendumMediolanum in Ambrosio» Historia Irlediolanensis, R.I.S., IV,29. E siamo nel secolo XI!

1071 L’espressione è del Cattaneo, La città considerata comeprincipio ideale delle istorie italiane cit., p. 101 e cfr. 111.

1072 Lo osserva, giustamente, il NEGRO, Seconda Roma, cit.,p. 10.

1073 Nel 64, il Manzoni volle andare a Torino a dare la suaapprovazione, in Senato, alla Convenzione di Settembre (primatappa, pensava, verso Roma), nonostante il d’Azeglio facessedi tutto per dissuaderlo. (RUFFINI, La giovinezza del conte diCavour, cit., I, p. 222; VACCALLUZZO, op. cit., pp. 274-75);e per i gesuiti divenne allora ce déplorable Manzoni (pref. diF. GHISALBERTI a MANZONI, Dell’indipendenza dell’Italia,

Storia d’Italia Einaudi 767

Page 41: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

Milano, 1947 p. XLVIII). Sul «chiodo di Roma» fitto più chemai in testa al Manzoni nel ’64, cfr. anche FLORI, l. c., p. 151.

1074 Sull’antiromanità del Manzoni cfr. CALOSSO, op. cit, p.24 sgg.

1075 Questo motivo cavouriano è, naturalmente ripreso an-ch’esso dai politici del ’70: si veda la Relazione dell’Ufficio Cen-trale del Senato (relatore Scialoja) sul progetto di legge per iltrasferimento della capitale: «Il primato fra le città come fra gliupmini è in gran parte opinativo. Esso è più sentito che ragio-nato; e cento furono le cagioni che tennero vivo negli animi ilculto di Roma ed alta l’ammirazione per la sua grandezza e perla sua potenza, non sempre benefiche, ma pur sempre o glo-riose o preponderanti nello svolgimento della storia» (Senato,Documenti, leg. XI, sess. 1870-71, n. 23 A, p. 2).

1076 Le divergenze fra i glossatori della parola cavouriana fu-rono; come è noto, parecchie, a proposito della questione ro-mana. Jacini dirigeva dalla communis opinio per la formula diRoma capitale, e con lui l’Alfieri di Sostegno, autorevole cer-to quale congiunto del gran Conte (JACINI, La politica eccle-siastica ... , cit., p. 384); il Padelletti, per la formula LiberaChiesa in Libero Stato (Libera Chiesa in Libero Stato, in Nuo-va Antologia, luglio 1875, pp. 690-91): entrambi sostenendol’«opportunismo» del Cavour nell’un caso e nell’altro. Ma il 2aprile 1861, inviandogli i suoi due discorsi su Roma, il Cavouraveva scritto al conte di Circourt: «J’ai parlé sans réticence etsans arrière-pensée», Cavour e l’Inghilterra. Carteggio con V. E.d’Azeglio, II, Bologna, 1933, p. 293. Su tutto l’atteggiamentodel Cavour, cfr. la fine analisi dello JEMOLO, Chiesa e Stato inItalia ... , cit., p. 165 sgg.

1077 Difendetevi!, cit., pp. 50-51.1078 Così il Crispi, nel 1881 (Scritti e discorsi politici, cit., p.

496).1079 Così il Crispi, nel discorso alla Camera del 10 marzo

1881(Discorsi Parlamentari, II, p. 480).1080 Rassegna Politica della Nuova Antologia, LVI (1881), p.

367.1081 Il partito moderato e la capitale d’Italia, 22 settembre

1875.

Storia d’Italia Einaudi 768

Page 42: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1082 Il 29 agosto 1875 L’Opinione lamenta la «mancanza divita e d’autorità politica» della capitale; colpa anche del gover-no, che tratta affari importantissimi lungi da Roma. Le tratta-tive per il trattato di commercio italo-francese, tra il Luzzatti el’Ozenne, si svolgevano a Bellagio (I rappresentanti di Roma).

1083 LUZZATTI, Memorie, cit., I, p. 354; Epistolario di Alear-do Aleardi, cit., p. 400. Simili lamentele eccitavano a sdegnoi Romani, che affermavano esser la città sanissima e la mala-ria confinata nelle campagne (F. GORI, Sullo splendido avve-nire di Roma capitale d’Italia e del mondo cattolico e sul mo-do di migliorare l’interno della città e l’aria delle campagne, Ro-ma, 1870). Per le yoci e dicerie e pregiudizi su Roma, cfr. A.GABELLI, Roma e i Romani, ed. Vinciguerra, Firenze, 1949,pp. 31-33. Ma eran, quelle almeno di carattere igienico, pre-occupazioni vive anche negli stranieri; e il ministro di Francia,Fournier osservava «qu’il y a un moment, où la nouvelle capi-tale de l’Italie, n’ispire qu’une idée, celle de la fruir, tant la san-té y court de mauvaises et soudaines chances» (r. Fournier, 1°luglio 1872, n. 31; AEP, C. P., Italie, t. 385, f. 188).

1084 Alle frequenti e lunghe assenze del Re da Roma, e al lo-ro duplice motivo, accenna con molta violenza di linguaggio LaRiforma del 22 agosto 1873: «Mac Mahon non teme l’afa diVersailles, né fugge atterrito dalle censure degli internazionali-sti di Parigi. Egli non tenta scontare un breve fallo di gloria in-seguendo i camosci dei monti, o andando, con lussuria rimbam-bita, in traccia di ballerine e di simili fervine da conio» (L’Italiasenza governo).

1085 Il 9 aprile 1875 il Re telegrafa, da Napoli, al Minghetti:«La prevengo che fino a maggio io non desidero andare nellaCittà eterna perché appena ristabilito un poco delle febbri chepresi colà non desidero andarne subito prendere delle altre»(BCB, Carte Minghetti, cart. 35, b).

1086 Cfr. qui appresso, p. 708.1087 Che al Re ripugnasse abitare il Quirinale, è esplicitamente

detto dal CASTAGNOLA, Diario, cit., p. 86. Del tutto sbagliatoil giudizio del Berti, d’intonazione patriottico-apologetica, cheil Re venisse a Roma a con tranquillità perfetta d’animo» (D.BERTI, L’educazione di Vittorio Emanuele ed il suo matrimonio,in Nuova Antologia, LVII, 1881, p. 217). Più esattamente rico-nosce il «dolore» del Re uno studioso pur tenero per lui come il

Storia d’Italia Einaudi 769

Page 43: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

MONTI, Vittorio Emanuele II, Milano, 1941, pp. 387-88 e cfr.p. 376. Il Castelli, intimo di Vittorio Emanuele, scriveva il 13luglio al Dina: «Il Re fu contentissimo di essersi tolta la spinadella sua andata a Roma ... molti credono che si inquietasse perla minacciata partenza del Papa – ma s’ingannano; egli preferi-rebbe di trovarsi solo a Roma, libero da quei contrasti persona-li e da quel contro-altare» (Carteggio, cit., II, pp. 510-11 e cfr.p. 509). È la conferma delle esitazioni dei dubbi e del dispiace-re di Vittorio Emanuele di trovarsi fronte a fronte col Papa. Ilgiudizio del Castelli è confermato dall’inc. d’affari francese, deSayve, che garantisce l’autenticità di ciò che Vittorio Emanueleavrebbe detto alla regina d’Olanda, di passaggio a Firenze nelnovembre: vorrei che il Papa lasciasse Roma, perché non pos-so guardare dalle finestre del Quirinale senza vedere dinanzi ame il Vaticano e mi sembra sempre che Pio IX ed io siamo dueprigionieri (r. 14 novembre 1871, n. 136; AEP, C. P., Italie, t.383, ff. 201 v.-202). Frase analoga, detta, in altra occasione, al-l’aiutante di campo, in A. LUMBROSO, Vittorio Emanuele II ePio IX. Il loro carteggio inedito dal 1870 al 1878, in La Tribuna,11 settembre 1911.

Quanto alla frase famosa, che Vittorio Emanuele avrebbedetto al La Marmora, arrivando a Roma il 31 dicembre 1870«ci siamo e ci resteremo», anch’essa sembra una amplificazioneapologetica: l’Oriani, allora giovanetto e presente alla scena,dichiara che la frase, pronunziata col tono di un viaggiatoreseccato del viaggio, fu, in piemontese «Finalment i suma»,finalmente ci siamo (La lotta politica in Italia, III, p. 285 e n.1). Tanto esultante proprio, con Pio IX in Vaticano, VittorioEmanuele non si sentiva: e lo conferma la espressiva fraseriferita dal Menabrea, nel luglio ’71, a proposito del rifiuto delRe di recarsi in Trastevere «Il papa lì a doi pass a sentirà. Il’hai già faine abastansa a cool pover veii» (in Lumbroso, l.c., 6 settembre 1911). Il «ci resteremo» o l’hic manebimusoptime sono inizialmente del Sella, non del Re che pronunziail «ci resteremo» il 2 luglio ’71, nel ricevimento ufficiale deisindaci: questo è il momento della «storica frase che ebbe quasivalore e forza di giuramento e che fu di altissima soddisfazioneai liberali, i quali l’andarono ripetendo da un capo all’altrod’Italia» (VIGO, op. cit., I, p. 71).

1088 Naturalmente, erano soprattutto i giornali dell’opposi-zione a deplorare che Roma non fosse capitale sul serio, per

Storia d’Italia Einaudi 770

Page 44: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

colpa del malgoverno dei moderati: oltre Il Diritto e La Rifor-ma, cit., cfr. Il Popolo Romano del 5 settembre 1875, che la-menta l’ozio girovago dei ministri, l’assenza del Re e dei prin-cipi (La Capitale). Ancora nel 1893 Guido Baccelli si sdegne-rà: «Il Vaticano sta qui tutto l’anno; la Corte e tutti ne fuggo-no» (FARINI, Diario, I, p. 333). Anche i deputati sentivano diessere in una capitale che non era il centro dell’opinione, dellospirito pubblico del paese (r. Fournier, 23 aprile 1873, n. 114;AEP, C. P., Italie, t. 387, f. 282 v.).

1089 Così il Jacini, nel discorso al Senato del 21 gennaio 1879,svolgendo le sue considerazioni sul carattere generale dellapolitica estera italiana «eminentemente conservatrice della pacee dell’ordine europeo», si riferiva a dichiarazioni personali delCavour «lasciate che raggiungiamo la nostra mèta, cioè la nostraindipendenza nazionale, e vedrete quale garanzia dell’ordineeuropeo noi diverremo» (A. P., Senato, p. 1110. Come è noto,queste idee stanno a base dei Pensieri sulla politica italiana,cit., cfr. specialmente pp. 65-67). Cfr. anche le dichiarazioniArtom, ib., p. 1112.

1090 Bon Compagni al Minghetti, 28 ottobre 1870 (BCB, Car-te Minghetti, cart. XV, fasc. 67).

1091 Così il Bonfadini alla Camera, il 21 marzo 1872 (A. P.,Camera, p. 1383).

1092 Così il Castelli, confidente del Re, al Dina (Carteggio;II, p. 511). Il Castelli crede che in Roma «l’influenza del Repuò spiegarsi molto più nettamente, ed esercitarsi con verobenefizio della causa costituzionale»; a Roma il nome del Repuò più ancora che in altri luoghi.

1093 «... il programma di governo dee modificarsi rispettoall’Italia. Politicamente dovrebbe diventare conservativo, am-ministrativamente discentratore» (Carteggio Minghetti-Pasolini,cit., IV, p. 195). Nella seduta del 20 marzo 1872, il Minghet-ti ripeté alla Camera il suo credo «noi abbiamo sempre detto ecrediamo che, giunti a Roma, il periodo della rivoluzione è fi-nito, che l’Italia deve avere una politica essenzialmente pacificanelle sue relazioni estere ed essenzialmente conservatrice nellasua condotta interna» (Discorsi Parlamentari, V, p. 253).

1094 Minghetti a Visconti Venosta, 12 ottobre 1870 (ARCH.VISCONTI VENOSTA).

1095 A. P., Senato (22 aprile 1871), pp. 776-77.

Storia d’Italia Einaudi 771

Page 45: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1096 Nuovamente nel discorso della Corona del 27 novembre1871: «risorti in nome della libertà, dobbiamo cercare nellalibertà e nell’ordine il segreto della forza e della conciliazione».

1097 A. P., Camera, p. 3389.1098 r. Fournier, 28 marzo 1872, n. 3; AEP, C. P., Italie, t.

384, ff. 280-280 v.1099 Cfr. R. MOSCATI, La diplomazia europea e il problema

italiano nel 1848, Firenze, 1947, p. 8; il dispaccio Pareto almarchese Carrega, il 23 marzo 1848, in La diplomazia del regnodi Sardegna durante la prima guerra d’indipendenza, I, Relazionicon il Granducato di Toscana (marzo 1848-aprile 1849), a curadi C. Pischedda, Torino, 1949, p. 3 e le acute considerazioni delPischedda nell’Introduzione, pp. XVI e LXXXVI-LXXXVII.

1100 Così il La Marmora il 1° febbraio 1861 al ministro degliEsteri di Prussia, von Schleinitz, per contestare l’invasione degliStati pontifici (LA MARMORA, Un po’ più di luce, cit., p. 15).La carta giuncata da Cavour con Berlino fu sempre questa(VALSECCHI, La politica di Cavour e la Prussia nel 1859, cit.,pp. 49, 54-56, 59). Analogamente, il Peruzzi in missione aParigi dopo Villafranca, minacciò la repubblica in Toscana epoi in Italia e forse oltr’Alpi, ove non si consentisse l’annessioneal Piemonte (ZANICHELLI, Studi politici e storici, cit., p. 451).

1101 Cfr. le due grandi circolari ai rappresentanti italianiall’estero, del 29 agosto e 7 settembre 1970, Libro Verde 17,nn. II e III, pp. 11 e 13. Ma anche il dispaccio al Minghetti,del 21 settembre, ib., XXIV, p. 36: nel Libro Verde anzi, forseappunto per evitare maggiori critiche da parte della Sinistra, èstato soppresso tutto un periodo del testo originale, in cui ilVisconti Venosta agitava assai di più lo spettro rivoluzionario.Dopo le parole «récessités supérieures» (p. 36, r. 13), ildispaccio proseguiva infatti: «Il étaít en effet urgent d’avisera empêcher que toute notion d’autorité ne fut emportée dansle tourbillon du désordre, et qu’on ne se trouvât tout-à-coupdans l’impossibilité de sauvegarder le principe monarchique etl’indépendance spirituelle du St. Siège». E cfr. nuovamentel’accenno al principio di autorità rafforzato dall’azione italiananella circolare del 18 ottobre (ib., LVI, p. 71).

1102 Il governo ha occupato Roma – dice – per difenderladalle incursioni garibaldine e mazziniane: ma, soggiunge ilCapponi «io non so veramente qual pericolo abbia fatto correre

Storia d’Italia Einaudi 772

Page 46: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

il Mazzini ... credo che la vigilanza esercitata sul Garibaldi fossepiù che sufficiente». (Senato, 29 dicembre 1870; Scritti editi einediti di G. Capponi, cit., I, p. 459.)

1103 Contro gli «umoristici pretesti» del governo e per unprocedere aperto e franco scrive La Riforma del 25 settembre1870 (La moralità dell’idea nazionale). Alla Camera, il 30gennaio 71, l’on. Oliva, direttore della Riforma, accusò invece ilgoverno di essere entrato nel territorio romano proprio perchéspinto da motivi di sicurezza pubblica, «dalla necessità della suaconservazione» (A. P., Camera, p. 432).

1104 Sin dal 7 settembre La Nazione di Firenze aveva espressoidee alla Visconti Venosta: «quest’atto [l’andata a Roma] è cosagrave, che noi non possiamo giustificarlo, se non col mostrarlo,com’è veramente, conforme agl’interessi e alle necessità dell’or-dine pubblico europeo. Compiendo questo atto, che nella for-ma è rivoluzionario, noi veramente non facciamo che mostra-re la nostra forza, affermare la nostra esistenza, come governoessenzialmente conservativo» (La Francia repubblicana).

1105 Nella ben nota lettera dell’8 settembre affidata al contePonza di San Martino. Anche nelle istr. del Lonza al Ponza diSan Martino, identici motivi: si può aspettare che l’agitazioneconduca a gravi disordini ecc. Il Blanc assicurava poi al card.Antonelli che il gen. Cadorna aveva preso Roma solo per impe-dirvi la proclamazione della repubblica, ad opera del Cernuschiincoraggiato da Parigi (r. incar. affari francese, Lefebvre de Bé-haine, 28 dicembre 1870, n. 130; AEP, C. P., Rome, t. 1048, f.398 sgg. Naturalmente, per il Lefebvre tutti questi erano peri-coli immaginari, inventati).

1106 Il 18 ottobre 1870, dando istruzione al de Launay di par-lare col Bismarck anche sulla questione di Roma, il Visconti Ve-nosta osserva che essa, oltre a diminuire la libertà d’azione del-la politica italiana legandola a quella francese, era «una di quel-le parole d’ordine che non si possono lasciare, come un mono-polio, ai partiti rivoluzionari perché realmente corrispondono aun sentimento nazionale vero e profondo nel paese. Nell’inte-resse del principio monarchico e conservatore il Governo do-veva, con una risoluta iniziativa, prendere egli stesso nelle suemani questa quistione per non lasciarla in mano della rivoluzio-ne che si sarebbe accinta a risolverla colle forse sue e co’ suoimezzi. Il partito rivoluzionario fu completamente disorganizza-to dalla nostra iniziativa, esso fu ridotto all’impotenza e la pro-

Storia d’Italia Einaudi 773

Page 47: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

va ne è nella stessa avventura sterile e inutile che Garibaldi èandato a cercare in Francia». Anche la formula, proposta dalconte di Arnim, di Roma città libera, è pericolosa: «... Romacittà libera sarebbe inevitabilmente diventata la Repubblica ro-mana» (ARCH. VISCONTI VENOSTA). Stessi concetti nei duedispacci al Cadorna (Londra), 30 marzo e 12 aprile 1871 (AE,Ris., 51): la presa di Roma se «ha posto l’Italia in una situazio-ne internazionale difficile, ha però reso sicura e tranquilla la no-stra condizione interna. I partiti estremi furono disarmati d’o-gni mezzo d’agitazione; le elezioni riuscirono buone; il paese èsordo ad ogni esterno eccitamento; il governo è padrone dellasituazione, e l’Italia non domanda altro che di poter attenderecon sicurezza al suo pacifico progresso. È d’uopo chiedersi setale sarebbe la condizione delle cose se il sentimento nazionalenon fosse soddisfatto in modo definitivo, se la quistione di Ro-ma rimanesse insoluta come una parola d’ordine per la rivolu-zione ... invece di esseré ora uno dei paesi più calmi e tranquillidi Europa, quali sarebbero le nostre condizioni se, colla rivolu-zione in Francia, Roma fosse un campo aperto ai Garibaldini?»(30 marzo). E il 12 aprile insiste: «Quant à nous nous avonsdû songer surtout à maintenir la tranquillité intérieure, à évi-ter le contxecoup des évènements de Parie. Mieux vaut avoirquelques discussions diplomatiques que l’anarchie».

1107 Cfr. l’opuscolo, anonimo, Pro populo italico, Berlino,1871 (trad. ital., Difesa della nazione italiana, Roma, 1872, p.21), scritto per controbattere le affermazioni di A. VON REU-MOUNT. Pro romano pontefice, Bonn, 1870. La motivazioneaddotta dal Visconti Venosta (occupar Roma per mantener l’or-dine), non era affatto «una satira fatta dal governo italiano a sestesso» siccome sosteneva il Reumont, ma una giusta preoccu-pazione: Mazzini e Garibaldi non si sarebbero accontentati del-la distruzione del potere temporale.

1108 La tesi sabauda nel ’48 impedire che la Lombardia dive-nisse il centro di un movimento repubblicano in Italia – era sta-ta fatta propria dal governo inglese (MOSCATI, op. cit., p. 8).

1109 Minghetti (Vienna), 19 novembre 1870, n. 27. Analo-gamente, Jules Favre accettava l’argomentazione del Nigra, chese il governo italiano fosse rimasto inerte, tutto sarebbe statoperduto: i partiti demagogici si sarebbero impadroniti di Roma«et la tempéte qui ferait disparaître la papauté nous exposeraitaux plus graves désordres». E conchiudeva: «je crois, comete

Storia d’Italia Einaudi 774

Page 48: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

vous, que si vous n’y allez pus, Rome tombe: a au pouvoir d’a-gitateurs dangereux. J’aime mieux vous y voir», pur rifiutan-dosi di esprimere alcun consenso formale (Rome et la républi-que française, Parigi, 1871, pp. 5-7). Il Rothan invece osservavache per molti anni l’Italia era riuscita «à nou donner, dune l’in-térêt de sa politique, le change sur sa situatíon intérieure. El-le passait, en effet, en Europe, pour un foyer de troubles, tantquelle s’est trouvée sous la domination étrangère. C’était l’é-poque oú ses hommes d’état conspiraient aver Mazzini et Gari-baldi pour l’indépendance de la Péniasule» (r. 27 marzo 71, n.77; AEP, C. P., Italie, t. 381, ff. 240-240 v.; cfr. ROTHAN, op.cit., II, p. 348, sub 21 marzo). Scettico, il Decazes il 22 dicem-bre 1873 avrebbe scritto: «je crois le gouvernement italien plusmaître chez lui qu’on ne le suppose. Je dirai volontiers qu’il ex-ploite les ardeurs démocratiques plutót qu’il ne les subit» (inG. HANTAUX, Histoire de la France contemporaine, II, Parigi,s. a., p. 394, n. 2).

1110 Nell’indirizzo presentato al Re Guglielmo I di Prussia(Libro Verde 17, p. 110).

1111 Nel suo discorso alla Camera del 21 dicembre 1870, l’on.Toscanelli rimproverava al governo questa politica della paura:la politica del governo è, all’interno, di aver paura della Sinistra,e, all’estero, di aver paura della Destra (A. P., Camera, p. 138).Ma il deputato toscano non s’accorgeva come, nell’insieme, ilgoverno sapesse sfruttare bene una posizione siffatta.

1112 Soltanto in questo senso è esatta l’affermazione delGRAMSCI, che storicamente il Partito d’Azione fu guidato daimoderati (Il Risorgimento, Torino, 1949, p. 70 sgg.): cioè nelsenso che i moderati, da Cavour in poi, riuscirono, più o menofelicemente a seconda dei tempi e degli uomini, ad imporre, inconcreto, le soluzioni a loro più accette. Ma, a loro volta, i mo-derati subirono, soprattutto dopo Cavour, il Partito d’Azione,si mossero in gran parte perché premuti da esso: basti pensareagli eventi del settembre 1870 che, non fossero state la Sinistrae la minaccia del Partito d’Azione, a Roma i moderati non ci an-davano di certo, in quel modo. Sella poté imporsi perché avevadietro a sé la Sinistra. Esatto, invece, e anche naturale, che do-po il ’70 la Sinistra perda ogni spirito rivoluzionario e s’imbevadi spirito e adotti metodi da moderati.

1113 MARTINI, Confessioni e ricordi, cit., p. 71.

Storia d’Italia Einaudi 775

Page 49: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1114 «Ce qui est surtout indispensable c’est de réprimer éner-gíquement le moindre mouvement républicain en Lombardie.Faites moi fusiller fort et ferme le premier lombard qui pousseraun cri séditieux, sans vous soucier des commentaires des Brof-ferio et des Valerio» Cavour al duca di Dino, 14 marzo 1849(Lettere, V, p. 193). E ancora nel ’57, per Mazzini «je payeraisje ne sais quoi pour le faire arrêter», e, se si trovasse che è a ca-po del complotto per assassinare Napoleone III «on le pendraithaut et court; à la grande satisfaction des honnétes gens de tousles pays» (Carteggio Cavour-Salmour, Bologna, 1936, p. 129).Non lo avrebbe fatto; ma insomma ...

1115 La Francia repubblicana.1116 Cfr. qui sopra, p. 466, n. 28, le lett. del Visconti

Venosta, soprattutto quella del 12 aprile ’71 al Cadorna cheesprime pienamente quali fossero state le preoccupazioni delGoverno dopo il 4 settembre (e cfr., infatti, per te immediateripercussioni del 4 settembre parigino, i rr. dei prefetti diBologna, Grosseto e Caserta, in Le carte di G. Lanza, cit., VI,pp. 57-58, 65-66, 68, 77). E per il Visconti Venosta, cfr. anchequi appresso, p. 733, n. 20.

1117 ACR, Verbali delle deliberazioni del Consiglio dei Mini-stri, II, p. 69; pubbl. in Le carte di G. Lanza, cit., VI, pp.404-405. E cfr. CASTAGNOLA, Diario, p. 32. Da notare che,forse per i’emozione, era stato scritto «risoluzione del GovernoPontificio» anziché italiano, come fu poi corretto, a matita blu,da altra mano. Cfr. anche GUICCIOLI, op. cit., I, pp. 300-301che però anticipa al 3 settembre, alla notizia di Sedan, mentrefra il 3 e il 4 il Consiglio dei ministri è ancora nettamente divi-so (CASTAGNOLA, pp. 30-31); e ora S. W. Halperin, Italy andthe Vatican at War, cit., pp. 42-43. Chi ha visto perfettamentele cose è stato l’Oriani «o marciare tosto su Roma, o disporsi al-la guerra civile contro la rivoluzione», La lotta politica in Italia,cit., III, pp. 277-78.

1118 Monarchia e Papato in Italia, cit., pp. 213-22.1119 Correspondance, 1872-1892, p. 141.1120 Pensieri e profezie, pp. 96-98.1121 Cfr. G. FALCO, Spunti sociali nel pensiero e nell’opera

di Cavour fino al ’48, in Convegno di scienze morali ... Il 1848nella storia d’Europa, cit., p. 377.

Storia d’Italia Einaudi 776

Page 50: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1122 BALBO, Della monarchia rappresentativa in Italia, cit., p.322.

1123 Cfr. G. PERTICONE, Gruppi e partiti politici nella vitapubblica italiana, Modena, 1938, p. 13 sgg.

1124 Lo confessò egli stesso, molti anni più tardi, al De Mar-cère (DE MARCÉRE, L’assemblée nationale de 1871, II, La pré-sidence du marécbal de Mac-Mabon, cit., pp. 7-8). Al ritorno daParigi, l’Arrivabene raccontava a Torino «che tutti questi vec-chi liberali non hanno più fede ne’ loro principi e quindi nonavranno l’energia di difenderli» (Il Risorgimento italiano in uncarteggio di patrioti lombardi, cit., maggio 1850, p. 449).

1125 Diario, ed. Salvatorelli, Milano-Roma, 1941, p. 199.Cfr. anche R. DE MATTEI, La prima coscienza in Italia d’una«questione sociale», in Storia e politica internazionale, marzo1943, p. 98.

1126 Cfr. l’articolo nel Risorgimento, 30 giugno 1848; e anchela lett. al Corio del 27 giugno (Cavour agricoltore. Lettere ine-dite ... a G. Corio, a cura di E. Visconti, Firenze, 1913, p. 230).E cfr. SALVATORELLI, Pensiero e azione del Risorgimento, cit.,p. 165.

1127 Timori e speranze [ottobre 1848], in Scritti e discorsipolitici, cit., II, p. 83.

1128 l. c., p. 133 (Ai suoi elettori, gennaio 1849).1129 Nel discorso alla Camera del 30 gennaio 1851 (Discorsi

Parlamentari, ed. Omodeo-Russo, II, Firenze, 1932, p. 449).E cfr. in genere G. SALVEMINI, La paura del socialismo fra il1847 e il 1860, Appendice C a Mazzini, cit., p. 201 sgg.

1130 Margherita Collegno ad Antonio Trotti, 12 dicembre1851 (Il Risorgimento italiano in un carteggio di patrioti lom-bardi, cit., p. 487). Questo è il sentimento della «grande mag-giorità»; la Collegno invece pensa con altri che «il regno prepo-tente della spada è un male certo, quello della demagogia nonlo era».

1131 Cfr. qui sopra pp. 194-95, n. 395.1132 Così G. E. GARELLI, Del principio di autorità, Torino,

1874 (Orazione inaugurale dell’anno accademico nell’Universi-tà di Torino), pp. 4344 e cfr. p. 8 e 17. Cfr. anche R. CORNIA-NI, II principio d’autorità in Italia ed il partito conservatore,Torino, 1878, pp. 35-36, 151-52, 217.

Storia d’Italia Einaudi 777

Page 51: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1133 L’Italia liberale, cit., pp. 477-78.1134 Del governo rappresentativo in Italia, Roma, 1872, p. 32

sgg.1135 Per il Bonghi, lo ha già dimostrato il CROCE, La lettera-

tura della nuova Italia, III, 5ª ed., Bari, 1949, pp. 274-75.1136 LUZZATTI, Memorie, cit., I, p. 287 sgg., 411; II, p. 30

sgg.1137 Cfr. N. ROSSELLI, Mazzini e Bakounine, Torino, 1927,

p. 42 sgg. Per i moderati del ’70 e dopo, possono valereparecchie delle osservazioni che il Pisacane faceva a propositodei moderati del ’48 (Guerra combattuta in Italia, eit., p. 355).

1138 Così un tipico moderato come il FINALI, nel suo elogiodel Minghetti (op. cit., p. 376).

1139 L. LIPPARINI, Minghetti, I, Bologna, 1942, p. 11; D.PETRINI, Motivi del risorgimento, Rieti, 1929, p. 73.

1140 Al ritorno da una gita fra il Po, ii Panaro, il Secchia,Minghetti scriveva il 5 gennaio 1872 ad un amico di Bergamo«vidi colà grandi miserie, e bisogni di ogni genere, e pericoli perl’avvenire» (BCB, Carte Minghetti, cart. XVI, fasc. 57).

1141 Tolgo la felice espressione al BACCHELLI, Il Mulino delP, III, p. 148.

1142 Cfr. CIONE, Francesco de Sanctis, cit., p. 269 sgg.1143 Così il senatore Alessandro Rossi, l’eminente laniere di

Schio, certo benemerito dell’industria nazionale (Di una propo-sta di legge sul lavoro dei fanciulli e delle donne nelle fabbriche,in Nuova Antologia, XXXI, 1876, pp. 170, 171, 185. Contro, ilLUZZATTI, La tutela del lavoro nelle fabbriche, ib., p. 397 sgg.).Per i suoi operai il Rossi faceva molto (asili, scuole, case, pen-sioni ecc.): ma in sede di discussione generale il suo urto colLuzzatti fu decisissimo (cfr. LUZZATTI, Memorie, cit., II, p. 30sgg.).

1144 LUZZATTI, Memorie, cit., II, p. 36.1145 Lett. 5 settembre 1843 al Gobineau (Correspondance

entre A. de Tocqueville et A. de Gobineau, cit., pp. 8-9).1146 BALBO, Della monarchia rappresentativa, cit., pp. 182-3;

lett. Capponi al Lambruschini, 14-18 agosto 1834, in GAMBA-RO, Riforma religiosa nel carteggio inedito di Raffaello Lambru-schini, cit., II, p. 107. Sulla «scienza della carità», cfr. anche

Storia d’Italia Einaudi 778

Page 52: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

LAMBRUSCHINI, Scritti di varia filosofia e di religione, cit., pp.209, 222 sgg.

1147 Cfr. la lettera al de Sellon, del marzo 1836 (in RUFFINI,La giovinezza del conte di Cavour, cit., II, pp. 33-34 e 50);e l’articolo ne Il Risorgimento, 17 marzo 1843. Cfr. finiosservazioni in FALCO, l. c., p. 378 sgg. Sull’atteggiamentodei liberali italiani, in genere, pre ’48, cfr. N. RODOLICO,Convegno di scienze morali ... , cit., pp. 362, 391 e anche A.C. JEMOLO, ib., pp. 389-90.

1148 De la nationalité. Au «Propagador», Scr. Ed. In., VII, p.339.

1149 La disfatta della Francia, cit., p. 132.1150 Lo osservava già il Bonghi, nel 72 (cfr. P. ALATRI,

Bonghi e la vita politica italiana, in Nuova Antologia, ottobre1946, p. 177).

1151 ROSSELLI, Mazzini e Bakounine, cit., p. 13, n. 2 e p.16. Naturalmente, stavano a sé gli onn. Fanelli e Friscia, legaticon l’Internazionale (ivi, passim, e M. NETTLAU, Bakunine l’Internazionale in Italia dal 1864 al 1872, Ginevra, 1928,passim).

1152 Scritti e discorsi politici, p. 472. Crispi approvava le ideedel Minghetti (ib., pp. 673-74).

1153 Le accuse dell’ANELLI contro la politica sociale dei mo-derati non colpiscono, per questo lato, nel segno (I sedici annidel governo dei moderati 1860-1876, Como, 1929, p. 85 sgg.).

1154 II Diritto, 31 marzo 71 (Il «Terzo stato» in Italia). Suquesto «sforzo» delle classi superiori a pro delle inferiori cfr.anche, nel ’70, il Bonfadini, cit., in L. BULFERETTI, Socialismorisorgimentale, Torino, 1949, p. 250.

1155 Cfr. gli art. pubbl. nel Journal des Débats il 22 giugno1831, il 18 aprile 1832, il 17 maggio 1853, raccolti in Souvenirset réflexions politiques d’un journaliste, 2ª ed., Parigi, 1873, pp.114 sgg., 157-58. E si rammenti che anche per il Cavour laproprietà «grazie al Cielo, non era in Italia privilegio esclusivodi alcuna classe» (FALCO, l. c., p. 377). Cfr. pure Il Diritto, 30marzo 1871 (La Francia).

1156 Simili tendenze affiorano già prima del ’48, in Piemonteper es.: cfr. BULFERETTI, op. cit., p. 149.

Storia d’Italia Einaudi 779

Page 53: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1157 Cfr. G. MARTELLI, Ammonimenti morali agli artigia-ni, Torino, 1871, pp. 49-50, 74; I. SCARABELLI, I padroni, glioperai e l’Internazionale. Libro di lettura popolare e di premiodedicato agli operai italiani, Milano, 1872, p. 7 sgg.; C. RE-VEL, Il libro dell’operaio, 4ª ed., Torino, pp. 19 sgg., 41-42 ecc.;C. FACCIO, Della possibile azione della società operaia nell’e-ducazione civile e sociale delle classi minori, Vercelli, 1875, pp.13-14, 20-21; A. RAVÀ, Consigli agli operai, Milano, 1878, pp.7-8, 25 sgg. ecc.; anche E. STRINI, Catechismo dell’operaio, To-rino, 1873, p. 7 sgg., il quale crede che il miglior libro da offri-re agli operai sia un manuale alla buona di economia politica.Per la fortuna di Franklin, soprattutto G. DECASTRO, La mo-rale dell’operaio desunta dalla vita e dai pensieri di BeniaminoFranklin. Libro di lettura e di premio per le scuole popolari, To-rino, 1874. Parecchio esaltato lo SMILES, Il carattere destò «unpoco di fanatismo», ebbe in un anno 3 ristampe (7000 copie,allora!); G. BARBERA, Memorie di un editore, Firenze, 1883, p.388. Contro gli eccessi della letteratura «self-helpista» cfr. G.BOCCARDO, Prediche di un laico, Forlì, 1872, pp. V-VI.

Anche la borghesia tedesca rinviava volentieri gli operaial Self-help (J. ZIEKURSCH, Politische Geschichte des neuendeutschen Kaiserreiches, II, Francoforte s. M., 1927, p. 328;per l’atteggiamento degli industriali – educazione morale deilavoratori ecc. – G. WITTROCK, Die Kathedersozialisten biszur Eisenacher Versammlung 1872, Berlino, 1939, p. 186).«Aiutati da te», raccogliendo le proprie forze morali e spirituali,diceva il deputato Braun di Wiesbaden (cit. in Aktenstücbezur Wirtschaftspolitik des Fürsten Bismarck, ed. da H. VONPOSCHINGER, l, Berlino, 1890, p. 166, n. 1).

1158 P. es. cfr. A. ALBERTI, Memorie d’un maestro di scuola.Libro di lettura pel popolo, Ferrara, 1877.

1159 La circolare del Menabrea ai consoli, in data 17 dicembre1867, in M. LESSONA, Volere è potere, 14ª ed., Firenze, 1889,pp. IX-X. Di quest’opera in otto anni si stamparono circa20.000 copie, come dei Ricordi del d’Azeglio (BARBERA, op.cit., p. 360-361).

1160 Cfr. C. F. VOLNEY, La loi naturelle ou catéchisme du ci-toyen français, ed. Gaston Martin, Parigi, 1934, p. 136 e la n.1 dell’editore. Per il Mantegazza, L. BULFERETTI, Le ideolo-gie socialistiche in Italia nell’età del positivismo evoluzionistico(1870-1892), Firenze, 1950, p. 106.

Storia d’Italia Einaudi 780

Page 54: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1161 Pensieri e profezie, p. 62. Identico concetto ed espressio-ne del discorso alla’ Camera del 28 febbraio 1894 (Discorsi Par-lamentari, III, p. 686). E cfr. l’affinità con l’atteggiamento allaSaint-Marc Girardin.

1162 Pensieri e profezie, pp. 53 e 56; discorso alla Camera del28 febbraio 1894 (l. c.).

1163 Pensieri e profezie, pp. 12, 51 e 54. Cfr. qui sopra, pp.305-306.

1164 ZANICHELLI, Studi politici e storici, cit., p. 499.1165 Nella Prefazione alla Guerra combattuta in Italia negli

anni 1848-49 (ed. cit., p. 7 sgg.). E sulla borghesia che in Italiapossiede le terre, i capitali, ha il monopolio del commercio,delle scienze, dell’industria, degli impieghi ecc., cfr.

1166 R. DE CESARE, Le classi operaie in Italia, Napoli, 1868,p. 2 sgg., 11 sgg.

1167 Discorso dell’on. Corrado Tommasi Crudeli agli elettoripolitici del Collegio di Cortona, a Foiano il 10 settembre 1876;Firenze, 1876, p. 28. Il Tommasi Crudeli stava col Sella: quin-di, non era un sovversivo. Che queste cose venissero dette in undiscorso elettorale, non è argomento per ritenerle captatio bene-volentiae: anzi, data la composizione d’allora del corpo eletto-rale, un rimprovero di questo genere poteva semmai influire insenso opposto. In altro discorso, tenuto a Lucignano il 29 ot-tobre ’76, il Tommasi Crudeli torna a parlare di «proprietariavari e tirannici» (Firenze, 1876, p. 18). Renan, in viaggio perl’Italia, nell’ottobre 1871, osservava che in Lombardia, presso ilbasso popolo, vi erano certi rimpianti per l’Austria: «la nouvellebourgeoisie est avare, économe, ne fait rien pour le peuple, tan-dis que les Tedeschi spendevano molto» (RENAN-BERTHELOT,Correspondance, p. 413, sotto la data errata 1872).

1168 Discorso alla Camera del 30 marzo 1881 (Discorsi Parla-mentari, I, p. 28). Per il Villari, cfr. BULFERETTI, Le ideologiesocialistiche ... , cit., p. 86 sgg.

1169 Discorso alla Camera del 13 maggio 1881 (A. P., Camera,p. 5687).

1170 È osservazione del Renan (RENAN-BERTHELOT, Corre-spondance, p. 413).

Storia d’Italia Einaudi 781

Page 55: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1171 «Adolfo Thiers, in quel suo libro Della proprietà, chemeno splendido di altri, è forse il più esatto di tutti i suoi ...»BALBO, Della monarchia rappresentativa, cit., p. 121.

1172 Cfr., p. es., la lett. al fattore di Brolio del 7 agosto 1849,dopo una rovinosa grandinata: «ci vuole una gran fede [in] Dioper rassegnarci a queste amarezze, e specialmente per me, cheil primo pensiero è dei contadini, e meno mi dispiacerebbe semi fosse scritto che dieci botti si sono sfondate e ho perso tuttoil vino» (Carteggi III, p. 424).

1173 Soprattutto significative, al riguardo, le lettere al fattoredi Brolio, Ferdinando Batistini, del 7 e 21 gennaio 1852 (Car-teggi, IV, pp. 198 sgg., 207-208): «Io non mi piglio a male chei contadini dicano che io voglio tutto quello che mi appartiene;lo voglio tutto ... sì, ditelo, io guardo a tutti i bruscoli, perchéè appunto con i fuscelli che si fa il fuoco, e ripeto che assoluta-mente e rigorosamente voglio tutta la roba mia, e voglio cavarprofitto da tutto; e non siete Voi, ditelo, ma io stesso che vo-glio così, ed io ho ragione, ed i contadini hanno il torto, e nonveggono il loro danno, perché così mi disgustano e qualcuno lapagherà ... Io provvedo perché tutti i contadini stieno il megliopossibile; ma voglio essere padrone e disponitore del mio, co-me ne ho il diritto». E pertanto «io licenzierò quel contadinoche si sarà permesso di parlare male di me ... esigerò che mi sipaghi quello che ho diritto che mi sia pagato, vale a dire tuttociò di cui si può fare un ritratto, e che mi appartiene».

1174 Lett. al fattore, 14 e 28 febbraio 1849, e, per altraoccasione, 11 aprile 1852 (Carteggi, III, pp. 313 e 322; IV p.214).

1175 Sono espressioni del Lambruschini (Carteggi Ricasoli, III,p. 385).

1176 Così il sen. Alessandro Rossi (Di una proposta di legge sullavoro dei fanciulli e delle donne nelle fabbriche, l. c., p. 166).

1177 L’Opinione, 14 marzo 1871 (Versailles-Parigi). Rientraanche in quest’ordine di idee il tentativo fatto dai moderati, frail ’50 e il ’60, di mantenere le società operaie nell’ambito delmutuo soccorso: gli operai possono occuparsi di politica comesingoli cittadini, individualmente, fuori delle società; nientepolitica nelle società (cfr. G. MANACORDA, Sulle origini delmovimento operaio in Italia, in Società, III «1947», p. 49). Ilpopolo si astenga dalla politica: così La Nazione di Firenze, fra

Storia d’Italia Einaudi 782

Page 56: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

’61 e ’62 (cfr. E. CONTI, Le origini del socialismo a Firenze«1860-1880», cit., p. 37).

1178 ROSSI, l. c.1179 CRISPI, Scritti e discorsi politici, cit., p. 726 (1889).1180 PERTICONE, op. cit., p. 21.1181 Speranze d’Italia, c. VIII (ed. Firenze, 1855, pp. 86-87).1182 l. 1° aprile 1766 (Oeuvres complètes, ed. cit., XL, p. 387).1183 Cfr. qui sopra pp. 279-80.1184 Dichiarazioni Tavassi (Napoli) al Congresso generale del-

le Società operaie in Roma, 18 aprile 1872 (l. c., pp. 64-65). Si-gnificativo che il primo tema del Congresso fosse proprio que-sto «Cosa è l’operaio al cospetto della Società Civile?» (p. 15).E cfr. i democratici nella Firenze di dopo il ’60, in Conti, op.cit., pp. 33-34.

Per le preoccupazioni degli operai francesi, che, verso la finedel Secondo Impero, s’interessano sempre più dell’istruzione«generale» e meno di quella puramente professionale, cfr. G.DUVEAU, La pensée ouvrière sur l’éducation pendant la secondeRépublique et le second Empire, Parigi, 1948, p. 103 e cfr. pp.9, 41, 111.

1185 Della monarchia rappresentativa, pp. 33-34. Non dissimi-li pensieri nel marchese Alfieri di Sostegno quando, difenden-do in Senato il 12 dicembre 1881 il principio della riforma elet-torale, chiedeva se della democrazia s’intendeva sul serio esser«perpetuamente pedagoghi e tutori» (A. P., Senato, p. 2015).

1186 Discorso Pantaleoni al Senato, 10 dicembre 1881 (A. P.,Senato, p. 1959).

1187 Così il sen. Zini, nella discussione al Senato sul proget-to di legge per la riforma elettorale politica, il 9 dicembre 1881(A. P., Senato, p. 1922). Il giorno appresso, Diomede Pantaleo-ni tuonava anch’egli centro «quella lebbra del suffragio univer-sale» (ib. p. 1962).

1188 Discorso Zini, cit. (ib., pp. 1927-29; cfr. 1923-24).Concetti analoghi nel discorso del sen. Tinelli (ib., p. 1937).

1189 Il sen. Zini lamentava che dal dispregio verso la religionee i sacerdoti, a cui era stata avvezza, la plebe avesse appreso adisprezzare il principio di autorità e a deriderne i rappresentan-ti: «oggi il monello quando incontra il parroco, invece di levar-

Storia d’Italia Einaudi 783

Page 57: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

si il berretto gli fa boccaccia» e ride del sindaco, e delle guar-die municipali e de’ questurini. Questo monello sarà domanil’operaio riottoso che non solo resisterà all’autorità, ma provo-cherà l’agente e perfino i rappresentanti della legge; e dico pro-vocherà sul serio; proprio pel gusto di provocare» (l. c., pp.1926-27). Lamentele simili in un rapporto del delegato di P. S.di S. Spirito a Firenze, nel 1875 (in CONTI, op. cit., p. 220 n.1).

1190 Così i senatori Zini e Tinelli (l. c., pp. 1922, 1928, 1937).1191 Discorso Zini, cit., (l. c., p. 1932).1192 ZANICHELLI, Studi politici e storici, cit., p. 499.1193 Discorso Pantaleoni, cit., (l. c., p. 1963). Il Pantaleoni

trovava che il censo era il più democratico di tutti i princìpielettotali esistenti al mondo, dato che il vero, il primo fattore delprogresso e dell’umanità ... sta nell’accumulo del portato dellavoro, e quindi nell’accumulo di quello che si chiama capitale»(ib., p. 1944).

1194 A. P., Senato, p. 2190 (18 dicembre 1881).1195 A. P., Camera, p. 4653 (24 marzo 1881). E cfr. anche

l’esaltazione del censo fatta dall’on. Tenani (ib., ib., p. 4731, 26marzo).

1196 Discorso Tinelli, cif. (l. c., p. 1937). Da notare cheil Tinelli prelude con la constatazione che il Risorgimento èproceduto dall’alto ad opera dell’aristocrazia dell’intelligenza,della nascita, del censo, e così dovrebbe continuare a svolgersi.

1197 Carteggi Ricasoli, III, p. 381 (2 maggio 1849).1198 Discorso Cannizzaro, al Senato, 13 dicembre 1881 (l. c.,

p. 2037, con appello all’esempio dei rurali francesi). Sono mo-tivi comuni anche alla Civiltà cattolica, da tempo (cfr. BULFE-RETTI, op. cit., p. 302).

1199 Così il relatore Lampertico, al Senato, il 18 dicembre (l.c., p. 2188). Nelle campagne si trovano i buoni e forti costumi(on. Saladini, alla Camera, il 4 aprile 1881; A. P., Camera, p.5034).

1200 Così il Lampertico nel difendere l’emendamento propo-sto dall’Ufficio Centrale del Senato, perché nelle lire 19,80 diimposte (limite di censo) fossero comprese anche: le sovrimpo-

Storia d’Italia Einaudi 784

Page 58: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

ste provinciali (A. P., Senato, pp. 2186-87). L’emendamento fuapprovato con 102 sì, 92 no.

1201 L’on. Codronchi, alla Camera, il 24 marzo 1881 (A. P.,Camera, pp. 4651-52); e anche Giustino Fortunato riteneva«sicuro il sacrificio totale della classe agricola all’industriale»(ib., pp. 4678 e 4688; 25 marzo). Perciò, e per la «duracondizione» creata al Mezzogiorno, egli era per il suffragiouniversale, come vari altri degli avversari della legge, per es.l’on. Brunetti che negava il pericolo clericale (ib. ib., p. 4774;28 marzo).

1202 Così il ministro Zanardelli, al Senato, seduta 18 dicembre1881 (A. P., Senato, p. 2183). Prima di lui, il sen. Griffini,il 12 dicembre (l. c., p. 2009 sgg.). Lo stesso Finali, tantopreoccupato dei rossi, ammoniva che «se, invece del grido néeletti né elettori, si facesse sentire dal Vaticano un diverso grido,forse l’universalità del voto impaurirebbe» (l. c., p. 2003). AllaCamera, l’on. Parenzo aveva parlato dei rurali con tinte assaifosche: sono quasi dei bruti, parlano ancora «della venuta degliItaliani come se si trattasse di un cambiamento di dominatori»(2 aprile 1881; A. P., Camera, p. 4963). Cfr. anche il discorsoFaldella, alla Camera, il 16 marzo 1881 (ib., ib., p. 4407).

1203 Pessina (A. P., Senato, p. 2171) e Zanardelli citano Taine;Lampertico, Vacherot.

1204 Il duplice timore viene espresso alla Camera dall’on. Ar-bib (28 marzo 1881; A. P., Camera, p. 4783 sgg.); al Senato, daisenatori Pantaleoni, Finali, Ricotti.

1205 Così i senatori Griffini e Ricotti (A. P., Senato, pp. 2012 e2046). Il Griffini osservava: se, visti inefficaci gli altri mezzi perricostituire il potere temporale, il Papato si ponesse alla testadel socialismo facendo appello al Vangelo?

1206 Il suffragio universale in Italia. Noterelle di un ex Deputa-to, Torino, 1873, p. 17. Dalla dedica al Dina, firmata E. Di S.(esemplare della Biblioteca Nazionale di Roma; anche la lette-ra di dedica a stampa è firmata con la sigla D. S.), e da altri ac-cenni (cfr. pp. 3, 4-5) argomento trattarsi del conte Ernesto diSambuy, deputato per la X legislatura, sino al ’70, rimasto fuoridalla Camera nell XI, rieletto nella XII e successivamente finoalla XV. Il Di S. è, naturalmente, contro il suffragio universale,che avrebbe le conseguenze sopra descritte.

Storia d’Italia Einaudi 785

Page 59: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1207 Che il suffragio universale conduca, tosto o tardi, alla re-pubblica, dicono chiaramente i senatori Pantaleoni e Vitelleschi(l.c., pp. 1961 e 1985); fra suffragio universale e monarchia co-stituzionale v’è inconciliabilità, e il primo implica un presiden-te elettivo, non un monarca. Anche per il Finali, l’allargamentodel suffragio è chiesto dai partiti ostili alla monarchia (l. c., pp.2003-2004). Invece il Sonnino affermava che il suffragio uni-versale era, allora, monarchico, e che solo a rinnegarlo avrebbepotuto diventare domani rosso o nero (Discorsi Parlamentari,I, p. 42).

1208 Secondo A. GUALDO, La riforma elettorale, Venezia,1879, gli stessi moderati, pur timorosi dei rossi, erano contrarial suffragio universale soprattutto perché temevano che da uncorpo elettorale esteso uscissero vittoriosi i clericali (pp. 12 e14).

1209 Scritti e discorsi politici, cit., p. 464.1210 Nel discorso di Biolio, 18 ottobre 1874 (Discorsi Parla-

mentari, V, p. 880). Ma già nella lett. al Döllinger, del 20 set-tembre 1872: Germania e Italia strettamente congiunte da peri-coli comuni «Eorum enim audaciam in dies increscere videmus,qui parricidium religione excusantes, nil intentatum se relictu-ros fatentur, ne bonis„ quibus vix potimur, et vel multorumsanguine, vel omnium fere consensu probatis, tandem aliquan-do frui liceat. Commune igitur ... bellum nobis gerendum» (ib.,I, p. 804).

1211 ROTHAN, op. cit., II, p. 344.1212 Discorso alla Camera del 25 gennaio 1875 (Discorsi Par-

lamentari, II, p. 208).1213 11 dicembre 1881 (l. c., p. 1976). Identiche osservazioni

nei discorsi Griffini, Deodati, Rossi (ib., pp. 2011, 2058, 2190-2191).

1214 Discorso al Senato, il 15 dicembre 1881 (l. c., p. 2094).1215 L’elogio dell’istruzione, come ottima misura di valore

perdiscriminare l’elettore dal non elettore, soprattutto in Za-nardelli, discorso al Senato del 15 dicembre 1881 (l. c., p.2093). Ma vedi anche il discorso Allievi al Senato, l’11 dicem-bre (l. c., p. 1922 sgg.).

1216 V’era bensì la questione dei beni ecclesiastici, di cui s’e-rano venduti, al 31 dicembre 1877, 124.551 lotti per un tota-

Storia d’Italia Einaudi 786

Page 60: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

le di 535.297 ettari (G. C. BERTOZZI, Notizie storiche e stati-stiche sul riordinamento dell’asse ecclesiastico nel regno d’Italia,in Annali di Statistica, serie 2ª, IV, 1879, p. 200). Ma a pre-scindere dal quesito, quanti fossero i proprietari «interessati»in tal modo alla difesa del nuovo ordine di cose (per l’agro ro-mano, sarebbero molto pochi, cfr. A. CARACCIOLO, Le origi-ni della lotta di classe nell’agro romano (1870-1915), in Società,V, 1949, p. 610), sta di fatto che l’esperienza della Rivoluzionefrancese aveva dimostrato in concreto che in tal materia anchele Restaurazioni non erano poi troppo da temere.

1217 Su questo punto, dell’indiffereliza cioè delle masse perl’ideale politico del Risorgimento – libertà, indipendenza, unità– si veda il suggestivo quadro, pur non potendosi sempre con-dividere i giudizi particolari, di R. BACCHELLI, Il Diavolo alPontelungo, 5ª rist., p. 258 sgg.; Il Mulino del Po, II, pp. 334,534, III, specialmente pp. 144 sgg., 211, 257 sgg.

1218 Cfr. N. ROSSELLI, Saggi sul Risorgimento e altri scritti,Torino, 1946, p. 262.

1219 Così il FERRARIO, a proposito dei contadini dell’altaLombardia, op. cit., p. 43.

1220 Cit. in ARCARI, Le elaborazioni della dottrina politicanazionale, cit., I, pp. 152-53.

1221 Cfr. le belle pagine dell’OMODEO, La cultura francesenell’età della Restaurazione, cit., p. 74 sgg.

1222 Cfr. A. SAITTA, Sull’opera di Andrea Luigi Mazzini «Del’Italie dans ses rapports avec la liberté et la civilisation moder-ne», in Annali della R. Scuola Normate Superiore di Pisa, serieII, X (1941), p. 109; D. CANTIMORI, Utopisti e riformatoriitaliani, 1794-1847, Firenze, 1943, p. 177 sgg.

1223 Epistolario, cit., p. 144. E cfr. anche Saggio sulla Rivolu-zione, cit., p. 108. Sui caratteri del socialismo del Pisacane, cfr.però, oltre alla prefazione di G. PINTOR al Saggio cit., p. 11,FALCO, Note e documenti intorno a Carlo Pisacane, l. c., p. 292;TAVIANI, Problemi economici nei riformatori sociali del Risor-gimento italiano, cit., p. 227 sgg. E, naturalmente, il Rosselliappressò cit.

1224 Su questo, si vedano le fini osservazioni del PETRINI, op.cit., p. 66 sgg., 71 sgg.

Storia d’Italia Einaudi 787

Page 61: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1225 N. ROSSELLI, Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano,2ª ed., Genova, 1936, pp. 213-14; V. MAZZEI, Il socialismonazionale di Carlo Pisacane, I, Roma, 1943, pp. 209-210.

1226 Carteggi Ricasoli, III, p. 388.1227 Cfr. p. es., il discorso Zini al Senato, 9 dicembre 1881,

sulla legge elettorale: bisogna evitare che «i molti insipientivengano a sopraffare i sapienti» (A. P., Senato, p. 1921).E nel discorso Vitelleschi: il sistema delle maggioranze è unprogresso, quando s’intenda fra idonei; è un assurdo, applicatosemplicemente al numero «è la sovrapposizione dell’insipienzasulla sapienza, del disordine sull’ordine, della ignoranza sullacoltura» (ib., p. 1981; 11 dicembre 1881).

1228 MACHIAVELLI, Principe, c. XVIII.1229 GUICCIARDINI, Scritti politici e Ricordi, ed. Palmaroc-

chi, Bari, 1933, p. 315.1230 Così in uno dei testi classici della polemica ugonotta con-

tro l’assolutismo monarchico, nella seconda metà del Cinque-cento (DU PLESSIS MORNAY, Vindiciae contra tyrannos, ed.Francoforte, 1622, II, pp. 36-37). E cfr. nella Franco-Gallia diF. HOTMAN «imperitae vulgi multitudinis cuius proprium estnihil sapere» (ed. Francoforte, 1665, p. 1-17).

1231 Così Scipione Ammirato, cit., in R. DE MATTEI, L’ideademocratica e contrattualista negli scrittori politici italiani delSeicento, inRivista Storica Italiana, LX, 1948, p. 7, n. 1.

1232 CRISPI, Pensieri e profezie, cit., p. 51.1233 Questo quadro è schizzato in una lettera di Jacob Burc-

khardt del 28 aprile 1872 (in KAEGI, Historische Meditationem,cit., I, p. 313).

1234 F. SCHNABEL, Storia religiosa della Germania nell’Otto-cento, trad. it., Brescia, 19-14, p. 163 sgg.

1235 Della tendenza agli interessi materiali che è nel secolo pre-sente (1841), di cui la conclusione in appendice a La legislazionesociale, Milano, 1882, p. 53 sgg.; e nel secondo opuscolo Nuo-ve osservazioni intorno alla tendenza agli interessi materiali cheè nel secolo presente; lettera al signor A. P. (pure 1841, parz. ib.;p. 64 sgg.); e Della economia pubblica e delle sue attinenze col-la morale e col diritto, cit., p. 52. Per i consensi che le idee delMinghetti suscitarono cfr. Lipparini, Minghetti, I, cit., p. 262.

Storia d’Italia Einaudi 788

Page 62: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1236 Colloquio con Pio IX, 6 agosto 1875, Ricordi, III, pp.191-92.

1237 Così tra gli altri il Gobineau al de Tocqueville, il 15gennaio 1856 (Correspondance entre A. de Tocqueville et A. deGobineau, cit., p. 274, e cfr. p. 279).

1238 Sella ad Amari, 25 aprile 1882 (Carteggio di M. Amari, II,p. 276 e cfr., la nota 1 del D’Ancona).

1239 Di un’opinione sul carattere del secolo (1845), in Scrittistorici, ed. Croce, Bari, 1945, III, p. 343 sgg. Cfr. anche loscritto del 1846 Una disposizione dominante del nostro tempo:la noia (ib., p. 349 sgg.).

1240 Cfr. CIONE, op. cit., pp. 250-51.1241 Sulla necessità che lo sviluppo intellettuale proceda di pa-

ri passo con lo sviluppo delle forze economiche cfr. l’interes-sante lettera del Salvagnoli al Ridolfi, nel novembre 1842 (in R.CIAMPINI, Due campagnoli dell’800. Lambruschini e Ridolfi,Firenze, 1947, p. 107).

1242 Nello scritto Erhebung der Geschichte zum Rang einerWissenschaft, in Historik, ed. Hübner, cit., p. 386 sgg.

1243 La legge di evoluzione nella scienza e nella morale, Ve-nezia, 1876; L’elemento morale nel progresso secondo la dot-trina di Buckle, Venezia, 1876. Approva le idee del LuzzattiP. SBARBARO, Sulle condizioni dell’umano Progresso, Macera-ta, 1877, pp. 10-11, 18 sgg.

1244 Oltre all’opera Dell’economia pubblica ... , cit., cfr.anche La legislazione sociale, cit., soprattutto p. 48. Deirapporti fra progresso tecnico e progresso morale lo statistabolognese dissertò anche con la regina Margherita (Lettere frala regina Margherita e Marco Minghetti, cit., pp. 42-43 e 53).Su strada analoga si mise anche il Toniolo: cfr. la prolusionea Padova, il 5 dicembre 1873, Dell’elemento etico quale fattoreintrinseco delle leggi economiche, Padova, 1874.

1245 MINGHETTI, La legislazione sociale, cit., p. 44. L’«influ-enza sana e benefica», cura dei malanni sociali, è auspicataanche dalla Perseveranza (30 maggio 1871, Il problema socialee morale in Italia). Considerazioni analoghe, sull’esempio chedevono dare i proprietari, anche in FERRARIO, op. cit., pp. 73sgg., 116 sgg. Ed erano motivi già affiorati nel Cavour (FALCO,l. c., pp. 379-80).

Storia d’Italia Einaudi 789

Page 63: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

Viceversa, deprecazione dei cattivi esempi offerti da moltidei ricchi, i quali si adoprano – senza volerne – a promuoverel’avvento dell’Internazionale «più effcacemente assai del Comi-tato di Londra e dei demagoghi di tutte le capitali di Europa»(BOCCARDO, op. cit., pp. 193-94). Anche qui, per il valoredell’esempio, si potrebbe risalire su su nel tempo: basti richia-mare la lett. del Voltaire, 13 aprile 1766 (Oeuvres complètes,ed. cit., XL, p. 392): il basso popolo deve essere ammaestratodall’esempio dei principali cittadini.

1246 Si veda l’interessantissima lettera del Lambruschini alRicasoli, 10 giugno 1847, in cui il solitario di San Cerboneesorta il barone a scrivere un articolo su quel tema per il primonumero della Patria (Carteggi Ricasoli, II, p. 230).

1247 Questo «tardivo assolutismo fuminato dei privati genti-luomini di campagna» è stato acutamente visto da E. SESTAN,Gino Capponi storico, in Nuova Rivista Storica, XXVII (1945),p. 9 dell’estratto.

1248 Nell’art. del 26 marzo 1871 ne La Perseveranza (Parigi el’Europa).

1249 Cfr. K. R. GREENFIELD, Economia e liberalismo nelRisorgimento, trad. ital., Bari, 1940, passim.

1250 CAVOUR, Lettere, I, pp. 337, 350, 355, 360; V. p. 86;Diario, p. 234 sgg.

1251 Carteggi Ricasoli, IV, pp. 155, 160, 163, 167-68, 178. Perl’agricoltura industrializzata, fondata sulla scienza e sui capitali,nel Ridolfi, cfr. La Mezzadria negli scritti dei Georgofili (1833-1872), Firenze, 1934, p. 156 sgg.; nel de Cambray-Digny, ib.,p. 217.

1252 Che pure non manca, talora, nel Cavour (FALCO, l. c.,pp. 379-80).

1253 Lettere ... , V, pp. 46, 61-62, 66. Cfr. anche Cavouragricoltore. Lettere ... a G. Corio, cit., p. 13.

1254 Lettere, I, p. 305; V, p. 50: «Mon but est de retirer la plusgrande somme possible de la terre ... je tâche de me procurer leplus grand nombre d’écus».

1255 Diario, p. 122.1256 Diario, p. 155; Lettere, V, pp. 62 e 79.

Storia d’Italia Einaudi 790

Page 64: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1257 Cfr. fini osservazioni in L. AMBROSINI, Cavour agricol-tore, in Cronache del Risorgimento, Milano-Roma, 1931, pp.125-126 e 130-31; anche, ZANICHELLI, Cavour, cit., p. 47;P. MATTER, Cavour et l’unité italienne, I, Parigi, 1922, p. 188.

Nella famosa lettera del 18 ottobre 1840, il padre gli scrisse:«ne parle pas constamment de la campagne pour rester enville». RUFFINI, La giovinezza del conte di Cavour, cit., II, p.218.

1258 Cfr. Nouvelles lettres inédites, publl. da A. Bert, Tori-no, 1889, p. 15 sgg., 24-25, 80 sgg. E sulla mentalità dell’uo-mo d’affari nel Cavour, cfr. fini osservazioni in VALSECCHI,L’alleanza di Crimea, cit., pp. 133-34.

1259 Nel discorso al banchetto dei commercianti in Torino, il29 dicembre 1847 (il testo ora in G. FALCO, Lo Statuto Alber-tino e la sua preparazione, Roma, s. a. ma 1946, pp. 72-74).Certamente, non è solo il Cavour a combattere il «pregiudizio»fondiario, né solo il Cattaneo: cfr. L. BULFERETTI, Sul progres-sismo sociale della borghesia nel Risorgimento-Antonio Scialoja,in Miscellanea del centenario (Istituto per la storia del Risorgi-mento Italiano, Comitato di Torino), Torino, 1949, p. 10.

1260 Art. ne Il Risorgimento del 15 dicembre 1847.1261 Cfr. per questo il mio Lo Stato di Milano nell’impero di

Carlo V, I, Roma, 1934, p. 197 sgg.; N. RODOLICO, Il ritornoalla terra nella storia degli Italiani, in Atti. R. Acc. dei Georgollidi Firenze, 1933, pp. 329-30; G. BARBIERI, Ideali economicidegli Italiani all’inizio dell’età moderna, Milano, 1940, pp. 462sgg., 471 sgg., 490-91. Tra questa corsa alla proprietà fondiarianel ’500 e l’investimento fondiario da parte dei mercanti, perappoggiarvi su il sistema creditizio, nei secoli XIII-XIV (benemesso in rilievo da A. SAPORI, I mutui dei mercanti fiorentinidel Trecento e l’incremento della proprietà fondiaria, in Studi distoria economica medievale, Firenze, 1940, p. 43 sgg.), c’è unasostanziale diversità di scopi, di mentalità, di risultati.

1262 Nella Memoria ora ripubblicata in La Mezzadria negliScritti dei Georgofili (1833-1872), cit., pp. 35-36 e cfr. anche p.42. Anche Gino Capponi osserva che «ogni capitale fuori dellaterra è stimato cosa buona solamente da sprecare, o gelosa danascondere» (ib., p. 70).

1263 GREENFIELD, op. cit., pp. 208-209.

Storia d’Italia Einaudi 791

Page 65: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1264 GREENFIELD, op. cit., p. 203. Ivi, continue e sagaciosservazioni non soltanto sul predominio della attività agraria,ma anche sulla mentalità agraria in Lombardia per tutta laprimametà dell’Ottocento.

1265 Cavour: «je suis bien loin de me plaindre du sort qui m’àforcé à sortir de la paisible retraite agricole, oú j’étais renfertnépolir me lancer sue la mer orageuse des luttes politiques» (1°gennaio 1849; Lettere, V, p. 186).

1266 Lettere e documenti, X, p. 323.1267 Sul fondo conservatore, anche in economia, dei Toscani,

rimasti fuori dall’idea della rivoluzione economica moderna,cfr. N. QUILICI, La borghesia italiana, Milano, 1942, p. 242sgg. Ma per le preoccupazioni di fronte all’industria, anchein Piemonte, cfr. il rapporto del jacquemond e lo studio delMassino Turina (A. FOSSATI, Il pensiero e la politica sociale diCamillo Cavour, Torino, 1932, p. 13 sgg.); e sul senso generaledi disagio, attorno al 1830, per la rovina del sistema tradizionale(agrario), R. MORANDI, Storia della grande industria in Italia,Bari, 1931, pp. 78-79.

1268 Così la battezzò il Salvagnoli (Carteggi Ricasoli, II, p.216).

1269 La Mezzadria, cit., pp. 62-64.1270 Così, nel settembre 1871, il Lambruschini (La Mezzadria,

cit., pp. 253-54. Cfr. anche pp. 175-76). Su questi problemi,cfr. ora fini osservazioni in E. PASSERIN, L’anticapitalismo delSismondi e i «campagnoli» toscani del Risorgimento, in Belfagor,IV, 1949, soprattutto p. 402 sgg.

1271 Cfr. anche GREENFIELD, op. cit., pp. 182-83 e 186.1272 Così il romanticissimo MICHELET, che vede nella mac-

china lo strumento di sterminio (La France devant l’Europe, cit.,p. 43).

1273 Cfr. R. CIAMPINI, La «Palinodia» di Leopardi e il «siste-ma» di Gino Capponi, in Nuova Antologia, giugno 1948, p. 136sgg. e soprattutto p. 142.

1274 Pensieri sull’educazione, in Scritti editi e inediti, cit., I, p.304.

Storia d’Italia Einaudi 792

Page 66: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1275 Per il vecchio Capponi, nel novembre del 1873, la stessapolitica era ormai «nella meccanica» Lettere, cit., IV, p. 326 ecfr. anche 311: «uomo tutto meccanico» il Bismarck.

1276 GREENFIELD, op. cit., p. 292.1277 S. Betti alla contessa Pepoli Serpieri, 24 settembre 1841

(in LIPPARINI, Minghetti, cit., I, p. 262). E cfr. MINGHETTI,Nuove osservazioni ... , l. c., p. 62.

1278 E. RUBIERI, Dottrine economiche e industriali (1856), orain La Mezzadria, cit., pp. 139 e 144.

1279 Lo diceva il Ridolfi; e lo confermava quell’altro tipicoagricoltore ch’era Giuseppe Pasolini, anch’egli pienamente par-tecipe del modo di vedere dei Toscani (Memorie, II, Torino,1915, p. 90 sgg., 137 sgg., 141).

1280 L’interessantissima discussione ora nel volume La Mezza-dria negli Scritti dei Georgofili, cit., cfr. soprattutto pp. 16, 25sgg., 33 sgg.,.49, 57, 62, 70-71, 74 sgg., 84.

1281 Nel colloquio con Pio IX, il 6 agosto 1875 (Ricordi,III, p. 192). Delle concezioni del Minghetti sono percepibiliassai gli influssi del Rosmini, che pure subordinava l’economiaalla morale e combatteva l’utilitarismo (cfr. L. BULFERETTI,Antonio Rosmini nella Restaurazione, Firenze, 1942, p. 172sgg. e 179, n. 1).

1282 RUFFINI, La giovinezza del conte di Cavour, cit., I, pp.81 sgg., 92; MINGHETTI, Ricordi, I p. 57, III, p. 200 sgg. Sulvalore morale dell’agricoltura per il Minghetti, cfr. G. MAIOLI,Marco Minghetti, Bologna, 1926, p. 315 sgg.

1283 Della famiglia, III (ed. Pellegrini, Firenze, 1913, pp. 379,388-89, 392, 394).

1284 Carteggi, III, p. 299.1285 Cfr. al riguardo l’interessantissima lettera del Capponi al

Lambertico, Lettere, IV, pp. 417-18.1286 Anche nell’Inno a Satana, l’unica nota di modernità, fra i

ricordi classici e quelli di Wiclif e Lutero, è quello della ferrovia«bello orribil mostro».

1287 Per questo senso della terra e dell’agricoltura nel Carduc-ci, cfr. CROCE, Carducci, cit., pp. 50-51.

1288 Lettere, cit., pp. 53 e 167. E cfr. Ricordi, III, p. 79.

Storia d’Italia Einaudi 793

Page 67: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1289 Diario, pp. 238 e 243; RUFFINI, La giovinezza ... , cit., I,p. 95.

1290 È significativa l’ammirazione del Minghetti per il Cappo-ni, che è una tipica figura di conservatore umanista (Lettere frala regina Margherita e Marco Minghetti, cit., pp. 157-58).

1291 Lettere, cit., pp. 53 e 167. E cfr. Ricordi, III, p. 79.1292 L’on. Lioy alla Camera, il 10 aprile 1881 (A. P., Camera,

p. 4922).1293 A. BALDINI, Lettere per Robinson, nel Corriere della Sera

del 10 agosto 1948.1294 Tema prediletto dal d’Azeglio anche nelle conversazioni

private (MINGHETTI, Ricordi, III, p. 55).1295 Cfr. p. es. la prolusione letta all’Università di Genova

il 22 novembre 1860 da P. GIURIA, Lettere e industrialismo,Genova, 1860, soprattutto pp. 9 sgg., 15-16; e G. BERIO,Preminenza delle lettere e dell’idealismo sulle scienze positive inordine alla cultura dell’individuo, all’incremento delle arti e deglistudi scientifici, alla potenza ed al decoro della nazione, Oneglia,1874.

1296 Lettere fra la regina Margherita e Marco Minghetti, cit.,p. 212. Uno degli argomenti per negare che l’Internazionaleavesse possibilità di attecchire in Italia, fu, per il Martello,proprio il sentimento del bello, così diffuso in Italia, e legamedi unione, di rispetto fra i cittadini (Storia della Internazionaledalla sua origine al congresso dell’Aja, cit., 1873, p. 381).

1297 Cfr. p. es. P. SELVATICO, Educhiamo il capitale alle in-dustrie, Bergamo, 1871, pp. 21 sgg., 28 sgg. Contro la «anti-cheria» e per un’istruzione «necessaria alla operosità produttri-ce» si schiera anche l’on. B. CASTIGLIA, Dell’istruzione e dellibro vivente, Roma, 1874, p. 5 prefaz.; p. 19 sgg.

1298 È affermazione già del BALBO, Pensieri sulla storia d’Ita-lia, p. 290.

1299 Cfr. il giudizio del Berthelot: «Renan ... avait moins degoîit [que moi] pour la démocratie, pour la Révolution françai-se, et surtout pour celle transformation à la fois rationelle, in-dustrielle et socialiste, dans laquelle est engagée la civilisationmoderne. Les anciennes monnières d’envisager la protectiondes sciences, des lettres et des arts, par un pouvoir supérieure

Storia d’Italia Einaudi 794

Page 68: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

et autocratique, l’attiraient davantage: il n’en a jamais fair mi-stère» (RENAN-BERTHELOT, Correspondance, p. 2). E cfr. in-fatti l’assai significativo articolo La poésie de l’exposition, doveRenan, nel 1855, proclamava «errore» l’esaltar sopra modo l’in-dustria, rimpiange si sia persa la distinzione fra le arti «liberali»e non (a queste ultime appartiene l’industria) ecc. (ora in Oeu-vres complètes, II, p. 239 sgg.). È fondamentalmente, lo stessostato d’animo dei Capponi, Minghetti ecc.

1300 Discorso alla Camera del 5 maggio 1881 (Discorsi Parla-mentari, VIII, p. 123).

1301 Carteggi Ricasoli, III, p. 333. Contro l’accezione incui si vuol intendere ora il popolo, «cioè la parte inferiore emeno educata della nazione», cfr. BALBO, Della monarchiarappresentativa, cit., pp. 181-82.

1302 Su questo cfr. buone osservazioni in G. BERTI, Appuntisull’epoca romantica, in Società, II (1946), p. 587 sgg.

1303 Carteggi, III, p. 444.1304 G. Bardi al Ricasoli, annunziandogli la scoperta della so-

cietà di comunisti a Ponte al Serchio, presso Pisa, nel novem-bre 1846 (Carteggi Ricasoli, II, p. 179. Sull’episodio, cfr. G.ANDRIANI Socialismo e comunismo in Toscana tra il 1846 e il1849, Milano-Roma-Napoli, 1921, p. 4 sgg.).

1305 LAMBRUSCHINI, Ricordi di fatti posteriori atl’8 febbraio1849, in Scritti politici e di istruzione pubblica, cit., p. 417.

1306 Qual fosse l’opinione dei moderati, e del Minghetti inparticolare, sull’assassinio di Pellegrino Rossi è noto: cfr. ancheLIPPARINI, Minghetti, cit., I, p. 73 sgg.

1307 Carteggi Ricasoli, III, pp. 339-40; LAMBRUSCHINI, Scrit-ti politici e di istruzione pubblica, cit., p. 419.

1308 Questo modo di vedere è caratteristicamente espressodal Bonghi ne La Perseveranza: l’8 settembre 1870, contro laproclamazione della repubblica in Francia ad opera di un colpodi mano del popolo fuori delle vie legali; il 20 novembre ’70contro le impazienze dei Romani per il tardato arrivo del re; il26 marzo ’71 contro la Comune.

1309 Così DOMENICO CARUTTI, lo storico di casa Savoia,nell’ode Liberi Voti, Roma, 1878, vv. 33-36.

Storia d’Italia Einaudi 795

Page 69: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1310 Cfr. anche la Traccia per un programma dell’opinione na-zionale moderata italiana nel 1856 di DIOMEDE PANTALEO-NI, il quale nel 1881 combatte l’estensione del suffragio comeeccitamento al disfrenarsi dei due partiti estremi, il rosso e il ne-ro, e ad una tremenda lotta finale fra di essi (in LIPPARINI, op.cit., I, p. 288 sgg.).

1311 MINGHETTI, Ricordi, II, p. 143.1312 Così chiude il suo discorso al Senato sulla legge elettorale,

il 12 dicembre 1881, il Finali (A. P., Senato, p. 2006).1313 Discorso alla Camera il 5 maggio 1881 (Discorsi Parlamen-

tari, VIII, pp. 116 e 132). Degli effetti «assai temibili» della leg-ge elettorale il Minghetti parla anche ir. una lettera del 1° gen-naio 1882 al Visconti Venosta (ARCH. VISCONTI VENOSTA).

1314 Lett. al fratello Giovanni, 7 febbraio 1882 (ARCH. VI-SCONTI VENOSTA).

1315 Discorso agli elettori di Cossato il 15 ottobre 1876, cit., p.26 sgg.

1316 Carteggio di Michele Amari, II, p. 277. Anche l’Amariera contrario alla legge (ib., II, pp. 264-65). Nel 1894, ilGuiccioli ripeterà «fu errore fatale allargare il suffragio nel1882» (FARINI, Diario, I, p. 615). .

Per il Sella e i suoi amici l’estensione del suffragio voleva di-re «che padroni di tutto sarebbero le società operaie»; e perciònessuno ne vuol sapere (al La Marmora, 27 ottobre 1876; Epi-stolario inedito, cit., p. 76). Che se poi, nel 1881, taluni del-la Destra si mostrarono assai più radicali dello stesso ministeroCairoli-Depretis, e proposero il suffragio universale, ciò avven-ne in buona parte «per disperazione», secondo diceva il Depre-tis alla Camera (discorso 5 maggio 1881; Discorsi Parlamenta-ri, VII, p. 675): e cioè per contrappesare almeno, col voto cel-le masse rurali, il voto degli operai, per evitare che lo Stato ca-desse in mano alle plebi cittadine (Sonnino, il 30 marzo; Discor-si Parlamentari, I, p. 36). Persino il Minghetti preferiva «comeminore male» il suffragio universale a quello limitato dall’istru-zione «perché quello include molti elementi conservativi, chequesto esclude» (l. 1° gennaio 1882 al Visconti Venosta, cit.; ecfr. Discorsi Parlamentari, VIII, p. 128).

1317 l. al Minghetti, 5 marzo 1881 (BCB, Carte Minghetti, cast.XXIII, fase. 14).

Storia d’Italia Einaudi 796

Page 70: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1318 MARTINI, Confessioni e ricordi, cit., pp. 194-95.1319 Minghetti al Luzzatti, 29 agosto 1881 (LUZZATTI, Me-

morie, II, p. 180); e soprattutto il discorso alla Camera del 12maggio 1883, con la difesa del trasformismo «legge generaledelle cose viventi» (Discorsi Parlamentari, VIII, pp. 253 rgg.,271 sgg., 276-77).

1320 Il Visconti Venosta, p. es., era «un po’ restio a correreper la via ch’egli [Minghetti] apre. Se l’opposizione che abbia-mo fatto in questi sei anni, è stata una cosa seria è perché avevale sue ragioni morali. Sinché non abbiamo delle guarentigie cheattenuino queste ragioni credo che dobbiamo restare un’oppo-sizione, non intransigente, non faziosa, ma un’opposizione» (Alfratello, 17 ottobre 1882; ARCH. VISCONTI VENOSTA).

1321 Lo disse il Minghetti al DE LAVELEY, Nouvelles lettresd’Italie, cit., pp. 96-97.

1322 Il Sella non era mai stato un ortodosso del dottrinarismocostituzionale, fermo allo schema dei due partiti contrapposti:il suo discorso alla Camera del 19 maggio 1871, in cui, rispon-dendo al La Marmora desideroso di sapere se il ministero Lan-za fosse di Destra o di Sinistra, affermava che il ministero era«indipendente dai partiti», scandalizzò, imbrogliardo «terribil-mente le idee di tutti i dottori della scolastica costituzionale»(G. GUERZONI, Partiti vecchi e nuovi nel Parlamento italiano.Lettera ad Antonio Mordini, Firenze, 1872, p. 68). Cfr. R. DEMATTEI, Dal «trasformismo» al socialismo, Firenze, 1940.

1323 Quella volta, invece il Visconti Venosta era stato favore-vole (ovviamente, dato che il perno della combinazione era Sel-la, cioè uno della Destra); e ne scrisse al fratello Giovanni, il 4luglio 1879: «Vi era in realtà un’accordo se non completo, ab-bastanza inoltrato, fra Sella e Nicotera per fare insieme un Mi-nistero. Ma appunto l’ultimo giorno ch’io fui a Roma la com-binazione era caduta perché Sella voleva poter dire che avevafatta la cosa col consenso de’ suoi amici politici e incontrò lapiù decisa opposizione di Lanza e di Spaventa. Sella stesso mene parlò a lungo. La cosa in sé desta tutte quelle repugnanzeche tu comprendi. Io ero però dell’avviso che non si dovesseprendersi la responsabilità di sconsigliare Sella e di trattenerloperché, le elezioni essendo inevitabili, era questo forse il solomezzo possibile ... per tirare a galla il nostro partito, coll’aiu-to sicuro e necessario del governo, soprattutto nel mezzogior-

Storia d’Italia Einaudi 797

Page 71: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

no». (ARCH. VISCONTI VENOSTA; e cfr. Visconti a Minghet-ti, 8 luglio 1879, BCB, Carte Minghetti, cart. XXI, fasc. 129.)E l’8 aprile 1881: «Quanto a Sella, egli sarebbe disposto a fa-re un Ministero andando in là verso i Centri e la Sinistra mode-rata. Ieri mi parlò per sapere come la pensavo. Io l’ho moltoincoraggiato, perché non vedo altro modo per trattenerci sul-la china, per cominciare un riavvicinamento alle idee moderate,e per tenerci a galla nelle elezioni future» (ARCH. VISCONTIVENOSTA). Cfr. anche GUICCIOLI, Sella, cit., II, pp. 265-266,338 sgg.

1324 CRISPI, Pensieri e profezie, p. 50.1325 De la liberté des anciens comparée à celle des modernes

(1819), in Cours de politique constitutionelle, cit., II, p. 539sgg. Per gli antichi, l’individuo, sovrano in quanto membrodell’assemblea pubblica, era in privato uno schiavo presso imoderni, la sovranità dell’individuo è limitata, appuente, ma ilsingolo come privato è libero, indipendente in modo assoluto.

1326 Il Sella, scriveva Il Diritto, è l’uomo «che in un eccessodi smania autoritaria ha fatto sorgere in Italia una scuola diadoratori dello Stato, che accennano a concentrare nello Statoogni forza morale, politica ed economica della nazione ... (Ilcapo dell’opposizione, 7 maggio 1876.

1327 Il progetto fu infatti vivacemente combattuto da France-sco Ferrara e dal Majorana Calatabiano: cfr. la discussione allaCamera, il 19 e 20 aprile 1875 (A. P., Camera, pp. 2493, 2520sgg.).

1328 Che fu la tesi sostenuta dall’on. Merzario, alla Camera, il20 gennaio 1871 (A. P., Camera, p. 763). Anche l’on. Lioy fucontrario (ib., p. 772), e Cairoli dovette difendere il progettodichiarando che «l’interesse sociale giustifica un vincolo allalibertà il quale emancipa la coscienza» (ib, p. 779). Contrarioall’obbligo era pure FRANCESCO FERRARA, Il Germanismoeconomico in Italia, in Nuova Antologia, XXVI, agosto 1874,p. 1012.

1329 Così l’on. Merzario, nel discorso sopra cit., p. 763.1330 CONSTANT, l. cit., p. 541.1331 Cavour agricoltore. Lettere ... , cit., pp. 64-66; G. PRA-

TO, Fatti e dottrine economiche alla vigilia del 1848. L’Associa-zione agraria subalpina e Camillo Cavour, Torino, 1919, p. 58

Storia d’Italia Einaudi 798

Page 72: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

sgg. All’esempio di Cavour, contro l’obbligatorietà dell’istru-zione, si appella il FERRARA, l. c.

1332 PRATO l. c., p. 181 sgg.1333 Allo Stato «spetta di mantenere e garantire la sicurezza

delle persone e de’ beni, e l’ordine e ’a tranquillità pubblica; direprimere le offese al diritto e alla libertà; di punire le infrazionialle leggi di tutela e interesse generale, le frodi, le coalizionicriminose, gli attentati alla libera concorrenza ... E lo Stato èappunto il primo agente, e la prima di tutte le forze economichedella Nazione, in quanto produce la sicurezza, e mantiene lalibertà e il diritto» (A. MAGLIANI, L’azione economica delloStato, in Nuova Antologia, XXVIII, gennaio 1875, pp. 193-94).Tale e quale il pensiero dei redattori della Dichiarazione deidiritti.

1334 Ricasoli a Borgati, 10 febbraio 1875 (Lettere e documen-ti, X, pp. 338-39). E cfr. allo stesso, 5 marzo 1876: «Diecierrori derivati dall’uso della libertà, non valgono un errore al-l’ingerenza Governativa attribuibile: che dico? dieci errori do-vuti alla libertà riescono a benefizio della Nazione, e un’ope-ra fatta bene dal governo, quando fosse di quelle che i priva-ti possono compiere, si chiude infine con un malefizio» (ib., p.361). Condizione prima «ad ogni efficace miglioramento dellostato sociale» è, per Luigi Ridolfi, nell’ottobre 1871, il rimuove-re le cause delle perturbazioni nelle industrie «restringendo leingerenze governative» (La Mezzadria, cit., p. 263).

1335 Il sen. Alfieri, al Senato, il 12 dicembre 1881 (A. P.,Senato, pp. 2014-15).

1336 Artom a Minghetti, 21 maggio 1884 (BCB, Carte Min-ghetti, cart. XXIV, fasc. 65).

1337 Il Germanismo economico in Italia, l. c., p. 1011. Per ilFerrara, coloro che propugnano l’accordo della morale e dell’e-conomia sono già dei convertiti al germanesimo e al socialismodella cattedra: di qui la polemica anche contro il Toniolo (ib.,p. 1010). Per le discussioni tra scuola classica e scuola positi-va o germanica cfr. S. MAJORANA CALATABIANO, La scuolagermanica e la scuola Adamo Smith in economia politica, Cata-nia, 1875; LUZZATTI, Il centenario della pubblicazione dell’o-pera di A. Smith, Roma, 1876, pp. 13-14 (estr. dagli Atti Acc.Lincei). Anche per il Ricasoli, la scuola economica «che si vor-rebbe oggi imporre» è rovinosa per l’avvenire economico, civi-

Storia d’Italia Einaudi 799

Page 73: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

le e politico d’Italia (Lettere e documenti, X, p. 362). Su que-ste discussioni cfr. ora anche BULFERETTI, Sul progressismosociale della borghesia nel Risorgimento Antonio Scialoja, cit.,pp. 31-32.

1338 MINGHETTI, La legislazione sociale, cit., pp. 11 sgg., 30sgg. Cfr. anche Ricordi, III, p. 207 sgg., dove il Minghetti af-ferma di serbare quella posizione mediana, già assunta nell’o-pera Dell’economia pubblica, fra la scuola economica ortodossae il socialismo «comunque si ammanti del nome di cattedraticoo di popolare». Ivi, p. 208, contro la legislazione sociale alla Bi-smarck. Concetti analoghi sull’azione indiretta e cooperatricedello Stato nel MAGLIANI, l. c.

1339 Sul Piemonte della carità cfr. N. RODOLICO, Carlo Al-berto negli anni di regno 1831-1843, Firenze, 1936, p. 345 sgg.Su tale via sono le proposte come quella del conte Achille La-derchi, a Bologna, per un’associazione fra le persone abbientiche si occupino dei miglioramenti economici e morali del po-polo (La lega del bene, Bologna, 1874). Anche in Francia, tra-dizionalismo della carità fin dopo il ’70 (H. ROLLET, L’actionsociale des catholiques en France, 1871-1901, Parigi, 1947, p. 8),nonostante gli sforzi delle prime correnti di «cattolicesimo so-ciale» (J. B. DUROSELLE, Les débuts du catholicisme social enFranco (1822-1870), Parigi, 1951, soprattutto p. 699 sgg., maanche, per il tradizionalismo della carità nell’alto clero, p. 689sgg.).

1340 Le regole per ben servire gli inermi, par. XXVI (in M.VANTI, S. Giacomo degli incurabili di Roma nel Cinquecento,Roma, 1938, p. 132.).

1341 CORNIANI, Il principio d’autorità in Italia ed il partitoconservatore, cit., p. 216.

1342 Terza Appendice alle Speranze d’Italia, ed. cit., pp. 320-321. Rapidissimi appunti per una storia di tal genere in Pensieried esempi, Firenze, 1856, pp. 337-40.

1343 Pensieri ed esempi, cit., p. 340. E cfr. Speranze d’Italia,c. XI (ed. cit., p. 189): «Come operosità pubblica, la carità èscioglimento ultimo forse di quei grandi problemi economici ...di una quasi legge agraria del mondo cristiano».

1344 VIGNOLI, Delle condizioni morali e civili d’Italia, cit., pp.98 e 104 sgg. Il Vignoli, democratico, è per la lotta contro ilPapato, sempre affidandosi alla scuola (p. 80 sgg.).

Storia d’Italia Einaudi 800

Page 74: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1345 DE CESARE, Le classi operaie in Italia, cit., p. 2 sgg.1346 Cfr. p. es., la circolare Lanza ai prefetti, nel 1870, Le

carte di G. Lanza, cit., VI, p. 362.1347 Cfr. ARCH. STORICO DEL CORPO DI STATO MAG-

GIORE, Roma, Cart. Confid. del Ministro, cart. 75, fasc. I(1874); alla comp. disciplina il caporal magg. Zirardini Odoar-do e il fratello soldato Giovanni, da Ravenna, perché affiliati al-l’Internazionale, e in corrispondenza con Andrea Costa. Idem,per il soldato Venturelli, pure di Ravenna, ib., ecc. Il 26 aprile1876 circolare del ministero della Guerra ai comandi generalidi Milano e Torino perché vigilino sulla propaganda che il Co-mitato per la Rivoluzione Sociale, di sede a Locarno, cerca difar nell’esercito (ib., ib., cart. 75); altra, riservata, del 16 dicem-bre 1876 (ib., ib., cart. 80), sullo stesso argomento, dopo in-formazioni dei ministeri Interni ed Esteri, sulla base di un rap-porto del console a Ginevra; e il 13 settembre 1878 altra circo-lare, riservata, del ministero ai comandanti di Corpo d’Arma-ta sulla propaganda e la diffusione di manifesti clandestini del-l’Internazionale (ib., ib., cart. 81). Su questa propaganda fra latruppa «la quale in parte è già guasta» del partito «repubblica-no sociale», cfr. anche la relazione di un informator – e anoni-mo – al Visconti Venosta, il 27 novembre 1872 (ACR, Carte Vi-sconti Venosta, pacco 5, fase. 4). E si veda L’Osservatore Ro-mano del 14 settembre 1878 (Le soldatesche e l’internazionali-smo: «espulso Dio dalle caserme, è naturale che v’entri l’inter-nazionalismo»). Nel 1870, circa 3000 affiliati nell’esercito (mol-ti sottufficiali), A. ROMANO, Storia del movimento socialista inItalia, I, p. 317.

1348 Il ministro della Giustizia, Vigliani, al ministro dellaGuerra, 23 novembre 1874 (ARCH. STORICO CORPO STA-TO MAGGIORE, l. c., cart. 75).

1349 Al riguardo, l’energico gen. Pianell comandante del IICorpo d’Esercito (Verona), indirizzò, il 16 aprile 1870, una let-tera al ministro della Guerra, per ammonire di non riposare so-pra una fatale sicurezza, di non «continuare nella dissimulazio-ne e contentarsi di una sorveglianza che alla fin fine non sap-piamo quanto sia efficace», ma studiare un mezzo onde, alme-no, espellere dall’Esercito quei sottufficiali che, per forti indi-zi, si ritenessero rei di tradimento. E già il 27 marzo aveva in-vitato il generale comandante la divisione di Milano ad attentavigilanza: è necessario che generali, colonnelli e comandanti in

Storia d’Italia Einaudi 801

Page 75: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

genere «non tollerino quella specie di atonia da cui gli ufficialipaiono colpiti e che si mostrino rigidissimi» (ARCH. STORICOCORPO STATO MAGGIORE, l. c., cart. 59). Da notare, che ilrigetto del ricorso in grazia del Barsanti – condannato a mor-te – fu votato dal Consiglio dei ministri, il 18 agosto ’70, solo amaggioranza e a scrutinio segreto «tenute presenti le informa-zioni ricevute sulle conseguenze per la disciplina dell’esercito»(Verbali del Consiglio dei Ministri, II, p. 67, ACR; pubbl. in Lecarte di Giovanni Lanza, cit, VI, p. 403).

1350 Così nel 1874 il ministero degli Interni segnala a piùriprese l’ingresso nell’esercito di internazionalisti, oltre che direpublicani: 12 febbraio, Errico Malatesta; 6 e 15 marzo, 17 e18 aprile, altri (ARCH. STORICO CORPO STATO MAGGIORE,l. c., cart. 75).

1351 N. ROSSELLI, Mazzini e Bakounine, cit., p. 229 sgg.1352 La Perseveranza, 26, 28, 31 luglio, 6 e 8 agosto. In realtà,

com’è noto, si trattava di moti repubblicani, da cui il Mazzinitrasse le sue ultime illusioni di un’insurrezione generale (cfr. A.CODIGNOLA, Mazzini, Torino, 1946, p. 359 sgg.).

1353 ROSSELLI, Mazzini e Bakounine, cit., p. 268 sgg.; NET-TLAU, op. cit., p. 165 sgg.; R. MICHELS, Storia critica del mo-vimento socialista italiano, Firenze, 1926, p. 26 sgg. e 63 sgg.

1354 r. Nigra, gel 16 maggio 1871, n. 1539. Su questoprocesso, conclusosi l’8 luglio, v. E. VILLETARD, Histoire del’Internationale, Parigi, 1872, pp. 228 sgg., 311 sgg.

1355 Così il 10 agosto 1870 il ministero della Guerra indiriz-zò ai comandanti di Divisione una circolare riservatissima sul-lo «Scompartimento del territorio continentale del Regno perservizio militare di ordine pubblico», che prevedeva disordini«per opera dei partiti avversi all’attuale stato politico d’Italia»(ARCH. STORICO CORPO STATO MAGGIORE, Cart. Conf.del Ministro, cart. 62, prat. 36). Di fatto, a Milano il gen. Ri-cotti temeva disordini repubblicani come contraccolpo di gravitorbidi in Francia, pur ritenendo di poter fronteggiare la situa-zione (ib., ib., cart. 69, prat. 6).

1356 Le carte di G. Lanza, cit., V, pp. 207-208 (l. p. prefettodi Bologna, 19 luglio ’70). E si veda la lavata di capo del Lanza.Il 12 agosto, al prefetto di Genova che gli aveva chiesto «conqual titolo e con qual mandato» arrestare Mazzini (ib., V, p.233). Per le pratiche bismarckiane in Italia – a mezzo Holstein

Storia d’Italia Einaudi 802

Page 76: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

– allo scopo di impedire l’alleanza italo-francese, cfr. G. P.GOOCH, Holstein: oracle of the Wilhelmstrasse, in Studies inGerman History, Londra, 1948, pp. 395-96; CHIALA, op. cit.,I, p. 84, n. 1.

1357 La Perseveranza, 8 agosto 1870, e cfr. anche 11 agosto(La Monarchia italiana e l’impero francese). Entrambi del Bon-ghi. Anche il ministro degli Stati Uniti a Firenze, Marsh, avevaespresso, il 28 agosto, il parere, che se in Francia cadeva l’Im-pero e si stabiliva la repubblica, ci sarebbero stati grossi perico-li repubblicani in Italia (H. R. MARRARO, Unpublished Ame-rican Documents on Italy’s Occupation of Rome, in Journal ofModern History, XIII, 1941, p. 51 sgg.).

1358 Lo stesso Thiers, non sospetto di voler attenuare il pe-ricolo rosso, nella sua deposizione del 24 agosto, in occasionedell’inchiesta, indicò l’ingresso dei Tedeschi a Parigi come unadelle cause principali della rivolta. E si vedano infatti le pri-me dimostrazioni del 26 e 27 febbraio (DREYFUS, MonsienrThiers contre l’Empire, la guerre, la commune 1869-1871, cit.,pp. 286-87).

1359 Renan p. es. notava l’estrema complessità degli avve-nimenti: l’Internazionale non spiegava tutto (Correspondance,1846-1871, p. 355).

1360 CFR. ROSSELLI, Mazzini e Bakounine, cit., p. 280 sgg.Marx e il Consiglio Generale dell’Internazionale accentuavanonaturalmente la rivoluzione proletaria», operaia (K. MARX-F.ENGELS, Il partito e l’Internazionale, trad. Togliatti, Roma,1948, pp. 169, 181, 207-280).

1361 Basti vedere la circolare di Jules Favre ai suoi agentiall’estero, il 6 giugno 1871 (Staatsarchiv, XXI, 1871, n. 4453).

1362 r. 21 marzo, n. 1448.1363 r. Nigra, 22 marzo, s. n. (postilla autogr.).1364 Così il 31 marzo: «Comitato Centrale o Comune, il po-

tere che dal 18 marzo padroneggia Parigi, figlio primogenitodell’«Internazionale», non nasconde le sue speranze nel rapidoe vasto contagio delle idee ch’esso rappresenta, nel prossimoscoppio d’altre rivoluzioni e nello stabilimento di altre repub-bliche, e finalmente nella fondazione della Repubblica univer-sale» (r. n. 1467. Meno esclusivo il rapp. 24 marzo n. 1454). Eil 16 maggio, dopo aver rammentato «i rapidi progressi fatti ...

Storia d’Italia Einaudi 803

Page 77: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

dalla Società [l’Internazionale], la recente sua apparizione sul-la scena della politica in azione, le proporzioni formidabili del-la rivoluzione di cui essa fu ed è l’anima» inviava, per istruzio-ne del governo, una Notice Historique sur l’Association Interna-tionale des Travailleurs, compilata il 6 giugno 1870 per ordinedi E. Ollivier e comunicata ad alcuni governi esteri (r. cit. n.1539). Il cenno storico fu comunicato dal ministero degli Esteriall’Interno, il 1° giugno.

1365 r. 2 aprile 1871, n. 805.1366 r. 3 maggio 1871, n. 819. Che Parigi fosse diventata «le

rendez-vous des perversités du monde entier» disse poi ancheJules Favre, nella circolare del 6 giugno cit.

1367 Cfr. R. MOSCATI, Costantino Nigra anticomunista, nelRisorgimento Liberale, 24 dicembre 1947

1368 r. 16 maggio cit.1369 r. 22 aprile 1871, n. 815. Come la fantasia spaventata

moltiplicasse le cifre, risulta anche dai dati forniti, più tardi, dalMARTELLO, che faceva ammontare gli aderenti all’Internazio-nale in Europa, al minimo, ad 1.000.000, mentre un suo amico«internazionale» gli parlava di 2.594.000, e il Times nel giugnodel 71 parlava di 2.500.000 (Storia della Internazionale dalla suaorigine al congresso dell’Aia, cit., pp. 464-65); o dal FORNI, giàquestore di Napoli, che diceva di 1.864.000 affiliati nella solaEuropa, più due milioni al di là dell’Equatore (L’Internazionalee lo Stato, Napoli, 1878, pp. 49 sgg.).

1370 BISMARCK, Ges. Werke, 11, p. 168.1371 L’Opinione, 3 aprile ’71 (La Francia).1372 L’Opinione, 30 maggio ’71 (La guerra sociale in Parigi). E

cfr. già 13 aprile (La repubblica sociale).1373 L’Opinione, 26 maggio ’71 (Parigi).1374 L’Opinione, 26 maggio (art. cit.).1375 L’Opinione, 30 maggio (art. cit.).1376 L’Opinione, 25 giugno ’71 (L’Internazionale).1377 Come la pensassero i moderati risulta anche dalla lettera

13 giugno 1871 del Castelli al Dina «Prima che si faccia lareplica del dramma parigino sarò fuori di ogni politica di questomondo; ma per quei che sono ancora giovani non hanno dametterla nel dimenticatoio» Carteggio Castelli, cit., II, p. 505.

Storia d’Italia Einaudi 804

Page 78: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1378 Cfr. anche gli articoli del 2 e 7 giugno (La voce de’ fattie La donna a Parigi). Gli articoli del 26 marzo e del 2 giugnosono del Bonghi.

1379 Art. Parigi (26 maggio 1871); e cfr. anche L’anarchiafrancesee noi (31 marzo), Lezioni (18 aprile), I Giacobini (21maggio).

1380 Nove anni di storia d’Europa, cit., II, pp. 469, 481, 492.1381 La Riformaé, 24 marzo 1871 (Gli avvenimenti di Parigi).1382 La Riforma, 10 maggio ’71.1383 La Riforma, 24 agosto ’71 (Gli Internazionalisti): l’Asso-

ciazione Internazionale degli operai ha «il peccato fondamen-tale di essere incompatibile colle esigenze e le necessità logichedel principio di nazionalità». È superfluo il condannarne le teo-rie sociali «rifrittura di errori giuridici ed economici»

Il punto di vista «patriottico», che informa l’atteggiamen-to della Riforma, riappare, poco più tardi, nel novembre, nel-la polemica tra Giorgio Pallavicino, arati-internazionalista, eGaribaldi che, com’è ben noto, fu allora di acceso entusiasmofilo-comunardo e filo-intemazionalista (cfr. Su le quistioni delgiorno. Alcune lettere di Giorgio Pallavicino, a cura di B. E.Maineri, Milano, 1874, p. 47 sgg.; e cfr. p. 79). È notevoleche il Pallavicino, così violento in genere contro gli uomini del-la Destra, di fronte al pericolo dell’Internazionale uscisse poi inespressioni del tutto simili a quelle degli odiati moderati: «lanuova irruzione di barbari, dalla quale siamo minacciati per leselvagge dottrine della Comune» di cui egli parla al Guerrazzinel ’73 (ib, p. 96), richiama subito alla mente la «nuova barba-rie» anatemizzata da L’Opinione sin dal marzo del ’71.

1384 Il Diritto, 21 marzo 71 (Anarchia e reazione).1385 Il Diritto, 30 marzo 71 (La Francia).1386 Il Diritto, 29 maggio ’71 (Il Diritto di estradizione).1387 ROSSELLI, Mazzini e Bakounin, cit., p. 283.1388 Sui motivi che determinarono l’atteggiamento di Mazzi-

ni, cfr. ROSSELLI, op. cit., p. 284 sgg. Anche Giuseppe Ferra-ri condannò, allora, la pazzia del movimento (La disfatta dellaFrancia, cit., specialmente p. 119 sgg.; Carteggio inedito, I, cit.,p. 257). E cfr. anche Giuseppe Petroni, direttore della maz-

Storia d’Italia Einaudi 805

Page 79: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

ziniana Roma del popolo, a Garibaldi (G. FONTEROSSI, Gari-baldi e l’Internazionale, in La Stirpe, XI [ 1933 ], pp. 10-11).

1389 r. Basso, l° ottobre, n. 25.1390 Cfr. il rapp. del console generale A. Strambio, 11 marzo

1871, n. 51 (scioperi ecc.).1391 L’Opinione, 16 marzo ’71 (La lega Internazionale).1392 Cfr. Part. dell’Opinione qui sopra citato e l’art. del-

lo stesso giornale – in senso però assai più ottimistico – del 13maggio (L’Internazionale in Ispagna). Questa volta, si constatainfatti, con soddisfazione, che in Spagna la setta ha poco suc-cesso.

1393 Memoria del console Cerruti. Parecchi particolari: uffi-cio centrale d’organizzazione, rue des Couronnes 3, Parigi; cit-tà designate per l’inizio dell’azione, Nizza e Genova: fra gli Ita-liani (la legione contava anche Francesi, Polacchi e persone dialtre nazionalità) l’avv. Semenza di Milano, Biffi pure di Mila-no, Miele di Napoli (AE, Rapp. Francia, all. a r. Nigra, 12 mar-zo 1871, n. 1436). Il problema dei garibaldini in Francia e delloro ritorno in Italia costituì motivo di gravi preoccupazioni,d’ordine interno, per il governo.

1394 G. VISCONTI VENOSTA, Ricordi da gioventù, Milano,1904, pp. 150-51.

1395 Cfr. SALVEMINI, Mazzini, cit., pp. 202-203, e anche Ipartiti politici milanesi nel sec. XIX, con lo pseud. di Rerumscriptor, Milano, 1899, pp. 60-62, 102-106. Cfr. anche S.CANZIO, La reazione e la paura del socialismo nel 1848, in Attie Memorie del XXVII Congresso Nazionale dell’Istituto per lastoria del Risorgimento italiano, Milano, 1948, p. 157 sgg.; id.,Lotta di classe nel 1848 in Lombardia, in Il 1848, quaderni diRinascita, I, Roma, s. a. [1949] p. 77 sgg.; D. DEMARCO, Lerivoluzioni italiane del 1848, in Società, V (1949), pp. 201 sgg.,218-19.

1396 Così all’amico Minghetti, parlando dei «rossi», cioè deiradicali, del suo collegio di Tirano (1. 31 agosto 1876, BCB,Carte Minghetti, cart. XX, fasc. 18).

1397 La conversazione, di carattere personale e non ufficiale,è riferita dallo Zaluski nel rapporto al Beust del 21 aprile 1871(SAW, P. A., XI/77, n. 29 B, riserv.). Ne ho pubblicato latraduzione integrale nella rivista Popoli, 15 giugno 1941.

Storia d’Italia Einaudi 806

Page 80: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1398 Nel discorso alla Camera del 15 aprile 1851 (DiscorsiParlamentari, ed. Omodeo-Russo, III, pp. 268-69). Cfr. ancheRicordi di M. Castelli, cit., p. 121.

1399 Cfr, OMODEO, La cultura francese nell’età della Restau-razione, cit., p 88.

1400 Cit. in MAZZEI, II socialismo nazionale di Carlo Pisacane,cit., p. 111. E cfr. anche L. DAL PANE Il socialismo e lequestioni sociali nella prima annata della «Civiltà cattolica», inStudi in onore di Gino Luzzatto, Milano, 1950, III, p. 126 sgg.

1401 Per un giuoco di palla nella valle di Fumane, 5 dicembre1857 (Canti di Aleardo Aleardi, cit., p. 292 ma cfr. n. 3, p. 322.Cfr. CROCE, La letteratura della nuova Italia, I, 5ª ed., Bari,1947, p. 85).

1402 Per lo Schwarzenberg, MOSCATI, op. cit., p. 80.1403 Cfr. in genere A. GORI, Gli albori del socialismo (1755-

1848), Firenze, 1909, pp. 123, 328 sgg., C. SPELLANZON,Storia del Risorgimento e dell’unità d’Italia, III, Milano, 1936,pp. 389 e 430. E cfr. la protesta del Palmerston, nel novembre1848, contro l’Austria che fa «del comunismo» ed eccita leclassi inferiori contro le superiori, in VALSECCHI, L’alleanzadi Crimea, cit., p. 47.

1404 ROSSELLI, Mazzini e Bakounine, p. 241, e cfr. Saggi sulRisorgimento e altri scritti, cit., pp. 263 sgg. e 273; MORANDI,La Sinistra al potere, cit., p. 50. Per il Rosselli, «la primaseminagione del sentimento classista tra le masse» è, in Italia,«di color nero» (Saggi ... , p. 273). Ancora il 25 giugno 1877.Domenico Farini scriveva a Depretis – ammonendolo a nonchiuder gli occhi per non vedere – che a Saluggia, il giorno delloStatuto, c’eran state luminarie con scritte a «Pio IX trionfatore»e inni al Papa Re. «A chi rispondeva con viva V. E. i papistirimandavano V. E. mette il macinato, Pio IX ci salva l’animi(testuale)» (ACR, Carte Depretis, s. I, b. 22, fasc. 69).

Roma è capitale d’Italia, ma la miseria cresce e i liberali nontrovano altri rimedi che i provvedimenti di polizia contro le ri-chieste della classe operaia; l’Italia una volta era il giardino delmondo, paese invidiato per l’agiatezza del vivere vent’anni didominio liberale le han fatto conoscere la piaga del pauperi-smo, l’unico frutto, con la corruzione, della libertà: sono temisu cui ricama la stampa clericale (cfr. L’Osservatore Roman, 28settembre 1878, Confronto di date; Civiltà cattolica, Del paupe-

Storia d’Italia Einaudi 807

Page 81: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

rismo in Italia, s. 10ª vol. IX, 18 gennaio 1879, p. 129 sgg.). Perquesta propaganda clericale, di indubbia efficacia, e il mito del«Risorgimento tradito», CONTI, op. cit., pp. 10, 16 sgg., 133sgg.

1405 Si veda la figura di don Asdrubale, nella «Commedia so-viale» in 5 atti di A. RAVÀ. Gli operai, premiata al concorso perdrammi popolari bandito da Alessandro Rossi, il noto laniere diSchio, senatore del Regno (Milano, 1872).

1406 Così, il 28 marzo, L’Unità Cattolica sfrutta l’articolo dellaPerseveranza del 26 marzo contro la bordaglia, per ammonireche quel che succede ora in Francia, succederà domani in Italia(Oggi in Francia e domani in Italia).

1407 L’Unità Cattolica, 26 maggio (L’incendio di Parigi).1408 Questo motivo, che riconduce d’altronde all’atmosfera

della reazione cattolica fine Settecento e primi Ottocento, e inparticolare a Novalis e a de Maistre, è ripreso e svolto ancheda papa Leone XIII, il 28 dicembre 1878, nell’enciclica QuodApostolici Muneris (Le encicliche sociali dei Papi, cit., p. 25)e, nuovamente, nella Diuturnum e nella Immortale Dei (1881 e1885; ib., pp. 64 e 77).

1409 Sono tutti motivi già toccati nel ’48-49, quando comuni-sti, socialisti, democratici, massoni, liberali erano stati mischiatiin una sola prava entità (MAZZEI, l. c.). Cfr. anche padre CUR-CI, Sopra l’Internazionale, nuova forma del vecchio dissidio tra iricchi ed i poveri, Firenze, 1871, pp. 103-104; G. MONTALDI-NI, Uno sguardo al passato, al aresente e all’avvenire dell’Europa,Torino, 1872, pp. 87 sgg., 124 sgg.

1410 L’Osservatore Romano, 25 maggio (I veri comunisti d’Ita-lia).

1411 L’Osservatore Romano, 1° giugno (Parigi). Concetti simi-li nella rivista politica settimanale del 28 maggio, 4 giugno, 2luglio.

1412 L’Osservatore Romano, 28 maggio (Rivista politica setti-manale).

1413 L’Osservatore Romano, 31 marzo (Rassegna politica).1414 L’Osservatore Romano, 23 aprile (Medici ignoranti).

Storia d’Italia Einaudi 808

Page 82: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1415 L’Unità Cattolica, 4 maggio 1871 (La repubblica e laguerra sul collo del Regno d’Italia) e 20 maggio (La colonnaVendôme a Parigi e la Basilica di S. Pietro a Roma).

1416 L’Osservatore Romano, 23 aprile, art. cit.1417 Alla questione, la Civiltà Cattolica dedica tre articoli, che

costituiscono la più significativa testimonianza del tentativo deiclericali di volgere a profitto della reazione anti-liberale glieventi di Parigi: I liberali italiani ed i comunisti francesi; Illiberalismo generatore del socialismo (serie 8ª vol. II, 6 maggio1871, p. 257 sgg., ib., 3 giugno ’71, p. 524 sgg); La progeniedei comunisti (serie 8ª, vol. III, 1° luglio 1871, p. 16 sgg.).Che il liberalismo sia «padre e maestro di questa mostruosità»(socialismo ecc.) e quindi primo responsabile di ogni male, ètema d’obbligo anche in seguito: cfr., per es., Civiltà Cattolica,serie 10ª, vol. IX, 1° febbraio 1879, p. 336; L’OsservatoreRomano, 18 settembre 1878 (Il socialismo).

1418 È contro simili profezie di sciagura che il Minghettiostentava, nel ’78, il suo ottimismo, i suoi dubbi se davvero«codesto universale diluvio sia per ricoprire la civiltà» (Stato eChiesa, cit., pp. 227-28).

1419 Civiltà Cattolica (L’Internazionale e la circolare del mini-stro Favre, serie 8ª, vol. III, p. 284).

1420 Enciclica Quod Apostolici Muneris (Le encicliche..., cit.,pp. 24, 30-31). Concetti analoghi nella lettera al card. Nina, del27 agosto 1878: la violazione delle ragioni più sacrosante dellaSede Apostolica «è fatale anche al benessere e alla tranquillitàdei popoli, nei quali, al vedere i più antichi e i più sacri dirittiimpunemente violati nella stessa Persona del Vicario di Cristo,resta profondamente scossa l’idea del dovere e della giustizia,vien meno il rispetto alle leggi, e si giunge a rovesciare le stessebasi della civile convivenza» (Leonis XIII ... Acta, I, Roma,1881, p. 107; L’Osservatore Romano, 27 settembre 1878).Riprende La Civiltà Cattolica: «... seminando odio contro laSanta Sede, si raccolgon tempeste contro lo Stato». (La libertàdel Papa e l’Italia, s. 10ª, vol. X, 19 aprile 1879, p. 139).

1421 Il deputato Palluel nel 1850 combatte, nel Parlamentosubalpino, l’abolizione del foro ecclesiastico, perché occorrenon perdere l’appoggio del clero di fronte al socialismo. Cfr.SALVEMINI, Mazzini, cit., p. 203 sgg.

Storia d’Italia Einaudi 809

Page 83: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1422 Così lo definisce il ministro di Francia, Fournier (r. Four-nier, 26 giugno 1873, n. 142; AEP, C. P., Italie, t. 388, f. 98).

1423 Queste analogie fra i tempi presenti e i tempi di Cesaree Clodio, erano state già poste innanzi da un cattolico comeil conte Paolo di Campello, ch’era in rapporti col Menabrea, inun art. I demagoghi nel tempo di Cesare, nella Rivista universale,gennaio e febbraio 1870. Anche ora, il partito di Clodio (cioè i«settari») vuol far prevalere i suoi torbidi elementi (pp. 184-86;287-89).

1424 A. P., Senato, pp. 825-27.1425 Cfr. JACINI, La politica ecclesiastica italiana da Villafran-

ca a Porta Pia, cit., p. 267 sgg.1426 Cfr. JACINI, op. cit., p. 478.1427 A Francesco Borgatti, 31 marzo 1871 (Lettere e Docu-

menti, X, pp. 219-20).1428 Cfr. anche Bonghi ne La Perseveranza del 12 maggio

1871 (Che sarà della Francia?). In Germania, cfr. Part. delVON TREITSCHKE, Parteien und Fractionen, in Preuss. Jahr-bücher, 27 (1871), pp. 178-79 (crolla il culto della Rivoluzioneecc.).

1429 Nella nota al Ça ira (Poesie, ed. Bologna, 1902, p. 737).1430 Così alla Camera, l’on. Broglio, il 14 maggio 1872 (A. P.,

Camera, p. 2115).1431 Cfr. p. es. l’opuscolo Concorso o astensione? Considera-

zioni proposte al clero italiano in occasione delle prossime elezio-ni politiche per C. S. F., Torino, 1874, p. 33 sgg.; C. VANCIA-NO. Come possa formarsi un partito conservatore, Napoli, 1879,pp. 8 sgg., 18 sgg., che propone l’alleanza fra i cattolici e i mo-derati rispettosi della religione; anche CORNIANI, op. cit., p.213. Naturalmente, da parte cattolica risposta, negativa: cfr. lapresa di posizione della Civiltà Cattolica (Il disegno d’un partitoconservatore in Italia, s. 10ª, vol. IX, 1° febbraio 1879, p. 276sgg. e anche s., 10ª, X, p. 5 sgg.).

1432 Così Pietro Sbarbaro, ne La Perseveranza del 13 giugno’71.

1433 Così il padre Tosti, il 2 giugno ’71 (in F. QUINTAVALLE,La Conciliazione fra l’Italia ed il Papato nelle lettere del p. LuigiTosti e del sen. Gabrio Casati, Milano, 1907, p. 336).

Storia d’Italia Einaudi 810

Page 84: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1434 CONTI, op. cit., pp. 220-21.1435 Lettera al Capponi, 9 agosto 1859 (N. TOMMASEO e G.

CAPPONI, Carteggio inedito dal 1833 al 1814, ed. da I. DelLungo e P. Prunas, IV, parte 2ª, Bologna, 1932, p. 165).

1436 Crispi, nella discussione sull’art. 7 della legge delle Gua-rentigie, il 3 febbraio ’71 (Discorsi Parlamentari, II, p. 110. Si-mili preoccupazioni ritornano nel Crispi anche altre volte, Pen-sieri e profezie, p. 103).

1437 M. Amari a T. Massarani, nel 1878 (Carteggio, cit. II, p.240). L’Amari, parlamentarmente uomo della Destra, temevala «fortissima tentazione» dei moderati di «chiamare in aiutoquesta parte sì pericolosa» (i clericali, p 228). Identiche preoc-cupazioni in Renan (ib., II, p. 239 e RENAN, Correspondance,1872-1892, cit., p. 131). Cfr. anche FERRARI, La disfatta dellaFrancia, cit., pp. 131-32.

1438 Non sospetto di tenerezza per i comunardi «ces miséra-bles», Flaubert è tuttavia stomacato da questi borghesi: «Ah!Dieu merci, les Prussiens sont là! est le cris universel des bour-geois. Je mets dans le méme sac messieúrs les ouvriers, et qu’onf ... le tout ensemble dans la rivière» (Correspondance, IV, pp.55 e cfr. 47 e 49).

1439 Voyage en Italie, cit., I, p. 385.1440 Discorsi Parlamentari, I, p. 33.1441 L’Osservatore Romano, 27 settembre 1878 (Povera Fran-

cia!).1442 Civiltà Cattolica, s. 10ª vol. IX, 1° marzo 1879, p. 518

(Gli ultimi avvenimenti della Francia).1443 Dopo i suoi discorsi del dicembre ’67, la Civiltà Cattolica

aveva infatti scritto: «anche il Menabrea, altra volta si generosoin rifiutarsi a manomettere i diritti della Chiesa, ora si gloria divoler al tutto spogliare il Papa e compiere l’assassinio iniziatodai Garibaldi!» (cit. in JACINI, La politica ecclesiastica italiana... , cit., p. 271, n. 1).

1444 Lo diceva il Cialdini, sin dall’11 settembre ’70: «Io ve-do che l’Europa rimane in assoluta balla della Prussia e dellaRussia, vale a dire di una ineluttabile reazione» (Carteggio poli-tico di Michelangelo Castelli, cit., II, p. 481). E il 30 settembre,il Minghetti al Luzzatti: «Non si può dimenticare che il pre-dominio prussiano darà all’Europa un periodo nel quale l’ele-

Storia d’Italia Einaudi 811

Page 85: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

mento conservatore sarà rinforzato. Se sentisse questi Prussia-ni come parlano delle repubbliche e anche un poco dei gover-ni parlamentari! E pensare che i nostri rossi prussieggiavano!»(LUZZATTI, Memorie, I, p. 309).

1445 La Perseveranza, 13 novembre e 12 dicembre 1870 (L’Eu-ropa e la guerra; Due principati nuovi). Entrambi gli art. sonodel Bonghi, acuto osservatore.

1446 l. p. al Cadorna, a Londra, 5 giugno 1871 (ARCH. VI-SCONTI VENOSTA). Sin dall’inizio della Comune, il ViscontiVenosta era inquieto per un «terrore bianco» in Francia, coninevitabili conseguenze internazionali (ROTHAN, L’Allemagneet l’Italie, cit., II, p. 373). Il timore di una reazione clericale fuvivo, per es., anche in Ungheria: cfr. un interessante rappor-to del console generale a Budapest, Luigi Salvini, il 29 maggio1871, n. 23.

1447 Lett. al La Marmora del 27 luglio 1852 Lettere, I, p. 524).E cfr. OMODEO, L’opera politica del conte di Cavour, cit., I, pp.89 sgg., 127 sgg.

1448 Carteggio di M. Castelli, II, p. 518. Anche in Franciai liberali, pur aborrendo dalla Comune, non volevano fare ilgiunco dei reazionari, né lasciar toccare la libertà: cfr. il Journaldes Débats, 18 giugno, ’71.

1449 L’Opinione, 1° giugno ’71 (Le progenie dei comunisti).1450 L’Opinione, 9 giugno ’71 (La festa nazionale).1451 Il Diritto, 9 aprile ’71 (Ipotesi).1452 II Diritto, 2 luglio ’71 (L’Internazionale e gli Ultramonta-

ni).1453 L’Opinione, 24 settembre ’71 (Un dilemma).1454 Anche il MARTELLO accusava l’alto clero cattolico di

essere alleato dell’Internazionale, per il momento (op. cit., p.440 sgg.).

1455 Nel febbraio 1872 il Visconti Venosta riceve dal ministroa Lisbona, Oldoini, notizia che in una conversazione intima PioIX ha di recente detto al ministro portoghese presso la San-ta Sede: «nous sommes dans des temps impossibles. Cet étatde choses doit terminer d’une manière ou de l’autre. Ce seral’«Internationale» qui arrivera la première pour tout détruire.Il y aura ensuite grande réaction qui aura beaucoup de difficul-

Storia d’Italia Einaudi 812

Page 86: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

té, mais reconstituera société et retablira religion. Ministre desaffaires étrangères et comte Thomar [ministro portoghese pres-so la S. Sede] voyent dans ces paroles tout le programme pré-sent et avenir de la politi. que du Vatican et l’alliance du partiqui l’inspire avec l’«Internationale»» (r. 5 febbraio ’72, n. 165,annesso. Si tengano presenti i rapporti di parentela tra la dina-stia sabauda e la dinastia portoghese, per cui quest’ultima cer-cava di aiutare la prima relativamente alla Santa Sede. Di fat-to l’Oldoini aveva avuto dal governo l’incarico di «fare del Por-togallo ... l’intermediario tra noi e la Santa Sede»; appunti didiario Oldoini «Mio ritorno in Portogallo», AE, Carte Oldoini,cart. 6, fasc. IX). I timori di Pio IX sono da lui stesso confer-mati al ministro d’Olanda presso la S. Sede, du Chastel, nell’u-dienza di congedo di questi, il 4 maggio 1872: «Le Saint Pères’étendit alors longuement sur la situation actuelle de l’Europe,sur les principes dangereux qui y prédominent et qui doiventnécessairement conduire la société à sa perte si la Providencene vient en aide» (r. du Chastel, 5 maggio 1872; MRR, Arch.della Legazione dei Paesi Bassi, gentilmente comunicatomi dalprof. A. M. Ghisalberti).

1456 Un esempio caratteristico si ebbe nel ’74, col tripudio deicircoli intransigenti cattolici per il notevole successo dell’oppo-sizione nelle elezioni politiche del 9 e 15 novembre: sconfittache parve preludio ad un più deciso scivolare a sinistra, cioè,nelle speranze di quei circoli, alla rivoluzione e, attraverso aquesta, alla vagheggiata restaurazione papale. Più di buon sen-so, Pio IX era lungi dal credere che il trionfo del partito radi-cale potesse giovare agli interessi della Chiesa. Cfr. l. p. Wim-pffen ad Andrássy, 28 novembre 1874, SAW, P. A., XI/82, dame pubblicata, trad., nella rivista Popoli, 15 aprile 1941, p. 27.Certo in quelle elezioni i clericali spalleggiarono la Sinistra, co-sì come nelle elezioni amministrative del ’77 si unirono taloraai repubblicani e perfino ai socialisti contro i liberali (AMARI,Carteggio, II, p. 234). Già nel ’61, d’altronde, secondo Diome-de Pantaieoni, il card. Antonelli aveva invitato vescovi e catto-lici a favorir nelle elezioni i repubblicani, in modo da aver, fraqualche mese, la repubblica in Italia (l. al Cavour, 7 gennaio1861, La questione romana. Carteggio Cavour, I, p. 179).

1457 Questo dice il ministro d’Austria, Wimpffen, al suo colle-ga di Francia, Fournier, poco prima dell’abdicazione di re Ame-deo in Spagna (r. Fournier, 11 febbraio 1873, n. 97; AEP, C.

Storia d’Italia Einaudi 813

Page 87: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

P., Italie, t. 387, ff. 107-107 v.). Per conto suo, il Fournier,in occasione del comizio al Colosseo, nel novembre 1872, ave-va già riferito le voci contro il clero, accusato «non sans motif,parait-il» di servirsi dell’Internazionale per disorganizzare la so-cietà (r. Fournier, 20 novembre 1872, n. 68; ib. ib., t. 386, f.145).

1458 r. inc. d’affari Palomba, 30 novembre 1872, n. 12(SAW, P. A., XI/229). Il Palomba esclude naturalmente chele alte gerarchie ecclesiastiche e i clericali intelligenti possanoprestarsi ad intrighi del genere: essi hanno un vero orroreper qualsiasi soluzione rivoluzionaria e sanguinosa, anche sedovesse convertirsi poi a tutto favore della loro causa. Il card.Antonelli era persuaso, però, che le cose sarebbero sboccatenella rivoluzione. Pio IX, convinto che l’Italia non sarebberimasta a lungo a Roma, pensava invece che questa sarebbestata l’opera della Provvidenza e sperava che Roma sarebbestata sempre esente da ogni scena sanguinosa. Soltanto, talora,in occasione di discorsi improvvisati, Pio IX diceva cose che,malevolenza aiutando, potevano prestarsi ad un’interpretazioneanaloga alle aspirazioni degli ultraclericali (quest’osservazionedel Palomba può essere bene commentata col r. Oldoini sopracit.).

1459 Il Tommaseo infatti sin dal ’70 protestava contro la tatti-ca astensionistica nelle elezioni. Che si spera? «Che il disordi-ne cresca, s’accumulino le rovine, venga la giustizia di Dio a farla loro vendetta». Ci si appella a S. Michele. Speranze dispera-te, senza fede né carità (Roma e l’Italia nel 1850 e nel 1870 e lenuove elezioni. Presagi di N. T. avverati, e perché più non si av-verino, cit., p. 8). Il Wimpffen, nella cit. l. p. all’Andrássy del28 novembre 1874, parlando dei clericali che nel Mezzogiornoavevano votato per la Sinistra, aggiungeva che, così agendo, iclericali si uniformavano ad istruzioni non derivanti dal Ponte-fice, ma da un partito che attorniava il Pontefice «et qui aujour-d’hui plus que jamais suit la maxime de chercher le salut dansl’excès du mal».

1460 lett. Wimpffen sopra cit. E cfr. la richiesta solo di unpetit coin de terre, rifiutando i suoi antichi domini, nel colloquiocol d’Harcourt, l’aprile 1871 (Archives diplomatiques, 1874, II,p. 224; il commento di J. Favre, ib., p. 227).

Storia d’Italia Einaudi 814

Page 88: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1461 Così la cattolica Unione di Bologna del 3 gennaio 1879,cit. da G. ZOCCHI, Alle urne politiche si va? o non si va?,Bologna, 1879, p. 49.

1462 A. BASCHIROTTO, La vita politica dei cattolici in Italia,Padova, 1879, p. 15.

1463 VON SYBEL, Klerikale Politik im 19. Jahrhundert, KleineHistorische Schriften, III, Stoccarda, 1880, p. 454, e cfr. pp.377, 448 sgg.

1464 L. FRIEDLEB, Die rothe und die schwarze Internationaleoder Verhàltniss der socialdemokratischen Arbeiterbewegung zurReligion, Monaco, 1874, polemizza contro le accuse al clero dilavorare per la rivoluzione e il socialismo. Cfr. E. NAUJOKS,Die katholische Arbeiterbewegung und der Sozialismus in denersten Jahren des Bismarckschen Reiches, diss. Giessen (NeuenDeutschen Forschungen, 228, Berlino, 1939, pp. 14 sgg.).

1465 Mons. P. E. TIBONI, Il Comunismo e il Vangelo, Brescia,1872 (discorso letto all’ateneo di Brescia il 7 gennaio 1872).

1466 Ges. Werke, 6 c, pp. 9, 16, 22 e soprattutto 32; 11, pp.228, 241-42 (discorso alla Camera dei Signori, 24 aprile 1873: loStato minacciato da due partiti, entrambi internazionali controla nazione: è lo stesso motivo enunciato pure dal Sella neldiscorso di Biolio del 18 ottobre 1874, contro l’internazionalerossa e l’internazionale nera, Discorsi Parlamentari. V, p. 880).E cfr. anche 14/11, p. 894; NAUJOKS, op. cit., p. 20 sgg.

1467 Cfr. G. HOOG, Histoire du catholicisme sociale en France1871-1931, n. ed., Parigi, 1946, pp. 24-25.

1468 Cfr. A. SCHIAVI, La formazione del pensiero politico diAndrea Costa, in Nuova Antologia, maggio 1948, pp. 12-13.

1469 Fa eccezione La Perseveranza, per cui il pericolo c’è, eoccorre premunirsene. Non giova dire che mancano i grossicentri operai: se l’Italia deve progredire, si formeranno. E poi,in molte provincie d’Italia le classi agricole sono assai più pienedi rancore contro i proprietari di quanto non siano in Francia,dove costituiscono invece una gran forza di conservazione (30maggio ’71, Il problema sociale e morale in Italia).

1470 La progenie dei comunisti. Si noti che l’affermazione sullascarsa pericolosità dell’Internazionale per l’Italia vien fuori inquesto articolo che è polemico contro i clericali e i reazionari.

1471 Il «terzo stato» in Italia.

Storia d’Italia Einaudi 815

Page 89: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1472 L’Opinione, 13 giugno ’71 (La circolare del signor Favre).1473 L’Opinione, 31 ottobre ’71 (L’Internazionale; Dina): con-

tro la tendenza delle Cortes di Madrid, per leggi speciali controla setta. In Italia l’Internazionale ha avuto minor fortuna che al-trove; e «in alcune grida troppo clamorose sospettiamo un in-teresse di reazione che ci menerebbe troppo lontano». Quandopoi il governo spagnolo diramò la sua circolare del 9 febbraio1872, per promuovere una difesa comune dei vari governi eu-ropei contro un nemico comune. Il Diritto prese nettamenteposizione contraria: «l’idea di formare una lega di difesa con-tro l’Internazionale, ci pare una di quelle utopie appena para-gonabile a quell’altra utopia della Lega della pace che ha capoa Ginevra» (La Lega dei governi contro l’Internazionale, 26 feb-braio 1872). D’accordo, L’Opinione del 17 marzo ’72 disappro-va ogni idea di lega reazionaria e sconsiglia le «prepotenze le-gislative» (L’Internazionale). Il 19 aprile altro articolo del Di-ritto in argomento (L’Internazionale nella Camera dei Comuni),dove riappare il solito ritornello, che in Italiai pericoli derivantidall’Internazionale finora «sono molto lontani».

1474 L’Opinione, 2 settembre ’72 (Il Congresso dell’Aja).1475 Il Diritto, 28 ottobre ’71 (L’Internazionale in Italia e la

quistione sociale).1476 Cfr. Il Diritto, 8 agosto ’72 (Padroni ed operai): «una

folla di operai abbandona il lavoro e porge all’Italia il primodoloroso esempio di estesi scioperi».

1477 L’Opinione, 12 (Gli operai e le autorità) e 20 agosto72 (Gli scioperi). Gli scioperi non possono esser gran chepericolosi per l’ordine pubblico, dato che in nessun luogogli scioperanti hanno assunto contegno ostile verso l’autorità;l’Italia non è terra da scioperanti.

1478 I Governi, l’Internazionale e la Chiesa. Cfr. anche 9 ago-sto (Gli scioperi); 21 agosto (I Sovrani a Berlino e l’Internazio-nale) e 22 agosto (Rivista Politica).

1479 II Diritto, 29 luglio 1872 (L’Internazionale e gli scioperi).Ma anche ora l’organo massimo della Sinistra afferma che iprimi sintomi della comparsa dell’Internazionale in Italia nondevono impaurire nessuno, non devono provocare alcun rigore:«Non bisogna trasformare in settari i pochi ed oscuri aderentidell’Internazionale, perché la lotta darebbe loro quella coesionee quella vita che naturalmente non hanno. Non leggi nuove e

Storia d’Italia Einaudi 816

Page 90: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

più severe si devono invocare: ma dove occorra, si applichinoseveramente quelle che abbiamo».

1480 Il Diritto del 14 agosto 1872 (Un’ultima parola a propositodei recenti scioperi) è però nuovamente ottimista: s’è vista ladifferenza fra i nostri scioperi, presto sopiti, e quelli assai piùgravi, che avvengono altrove

1481 L’Opinione, 29 luglio 1872 (l’Internazionale).1482 Così, Il Petrolio, uscito a Ferrara ai primi del ’74. Sul

«sorprendente» estendersi dell’Internazionale dalla secondametà del ’71, cfr. ROSSELLI, Mazzini e Bakounine, cit., p. 299sgg.; l’espressione, del Consiglio Generale, p. 316.

1483 Cfr. infatti L’Opinione, 18 agosto ’73 (L’Internazionalein Ispagna).

1484 La confusione è palese nell’Opinione (La polizia interna-zionale, 22 agosto ’74) che ripete bensì non essere l’Italia matu-ra per l’Internazionale, mancando la grande industria, ma am-monisce sulla necessità di vigilare, dopo la dolorosa sorpresa.«Il paese si è destato come da un sogno molesto».

1485 Così accade al Bonghi, dal caso di Villa Ruffi e dai di-sordini di Romagna e di Toscana condotto ad affermare che,in Italia, l’Internazionale «è assai più diffusa che non si cre-deva» e che «se nelle condizioni economiche della societàl’Internazionale trova minor fomite in Italia che altrove, vi tro-va forse istrumenti più preparati nelle inclinazioni turbolente,nelle combinazioni nascoste di alcune classi» cioè nello spiritodi setta, antica e grave abitudine italiana; condotto, dunque, atemere che il campo prossime dei tentativi dell’Internazionaledovesse essere proprio l’Italia, dove «già più d’uno dei figliuolidi essa rumina l’incendio dei monumenti ereditati de’ padri, eil sovvertimento d’ogni relazione sociale più stabile» RassegnaPolitica (31 agosto ’74), nella Nuova Antologia, XXVII (1874),pp. 225-26.

1486 L’Opinione, 17 novembre 1872 (Le conferenze di Berli-no): «La nostra fiducia è tutta nell’efficacia salutare della liber-tà ... [L’armonia fra il capitale e il lavoro] non s’impone con unsistema autocratico; soltanto la corrispondenza della legislazio-ne coi progressi economici può affrettarla».

1487 L’Opinione, 21 ottobre ’72 (Il Congresso d’Eisenach).

Storia d’Italia Einaudi 817

Page 91: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1488 L’Opinione, 14 settembre ’73 (Il Congresso dell’Interna-zionale).

1489 CHIALA, Giacomo Dina, cit., III, pp. 389 e 426-27;LUZZATTI, Memorie, cit., I. pp. 392-93.

1490 L’Opinione, 19 maggio 1875 (Un processo politico). Sitrattava del processo, svoltosi innanzi la Corte d’Assise di Roma(cfr. qui appresso, pp. 317-18, n. 494).

1491 La proposta è fatta dall’Opinione il 22 agosto ’74 (art.La polizia internazionale già cit.): bisogna che le polizie deivari paesi stiano fra loro in diuturno rapporto, si comunichinoreciprocamente le informazioni e si prestino reciproco aiuto.

1492 Visconti Venosta al Launay, 29 aprile 1871, n. 207.1493 Visconti Venosta al Launay, 10 luglio 1871, n. 216.

Dispaccio analogo, sotto la stessa data, al Migra.1494 Nel disp. Al Nigra, cit., n. 322.1495 Da notare che tale preoccupazione era stata, si può dire,

suggerita al Visconti Venosta dal Lanza, il quale, il 21 aprile, gliaveva scritto di far eseguire le opportune indagini a Londra perverificare se veramente il «Comitato internazionale repubblica-no» di Londra, di cui facevano parte Mare ecc., fosse in «attivacorrispondenza coi capi del partito d’azione in Italia» e fornis-se loro i mezzi per l’attuazione dei loro progetti sovversivi (AE,Rapp. Inghilterra, n. 2527).

1496 Nigra, 28 aprile ’71, n. 1519. Si trattava dell’indirizzo ai«Cittadini della Comune di Parigi», inviato il 14 aprile dallaSocietà Democratica Internazionale di Firenze, oltre che ne IlDovere a Genova, pubbl, ne L’Ami du Peuple del 27 aprile enel Journal Officiel del 28 aprile. Per un secondo indirizzo ai«Superstiti della Comune», la Società, che non era affatto unasezione della Internazionale, né un circolo socialista, fu sciolta.Cfr. ROSSELLI, op. cit., pp. 303-305; CONTI, op. cit., Pp.100, 116-17, 247-49.

1497 Min. Interno a Esteri, 22 maggio ’71, n. 1938 (AE, Rapp.Francia). Dopo aver constatato, giustamente, che la Società De-mocratica di Firenze non era una sezione della vera Internazio-nale, il dispaccio continua: «In questi ultimi anni, e specialmen-te sul finire del 1868, e sul principio del 1869, venne segnalataa questo Ministro la partenza dall’estero per il Regno di agen-ti dell’Internazionale incaricati di trovar modo di stabilirla an-

Storia d’Italia Einaudi 818

Page 92: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

che in Italia, svolgendo la loro azione nei centri principali comeTorino, Milano, Napoli, Palermo, ma dalle investigazioni chenel tempo furono fatte praticare, non si è potuto acquistare lacertezza dell’arrivo dei medesimi. Ad ogni modo se vennero, laloro opera deve essere riuscita insufficiente. Né a ciò si limita-rono le investigazioni di questo Ministero, che le ha estese an-che a tutti gli scioperi di operai verificatisi in questi ultimi an-ni, non esclusi quelli recentemente avvenuti ad Oggiono (Co-mo) ed a Milano, allo scopo di appurare precisamente se non vifosse estranea l’azione dell’Internazionale. Però esse investiga-zioni portarono a stabilire il contrario, ed inoltre che vi fu an-che estranea l’opera dei partiti politici, i quali del resto in que-sti momenti, mostrano ben poche velleità di agitarsi, meno for-ce nelle Romagne, mentre tutto il resto d’Italia è pienamentetranquillo».

1498 Lanza a Visconti Venosta, 2 luglio, n. 2590 (AE, Rapp.Inghilterra). L’indirizzo fu pubblicato a Parigi, dal Paris-Journale dall’Opinion Nationale; appariva firmato da Maldini, Giovac-chini, Léon Dupont. Ne parlò il Bonghi ne La Perseveranza peraffermare che non solo i fatti di Parigi non avevano indotto aresipiscenza i membri dell’Internazionale, ma anzi la grandez-za della battaglia combattuta aveva infuso in essi il sentimentodella propria forza; e per ripetere le sue vedute sulla gravità delpericolo (28 giugno 71, L’impressione de’ fatti). Alla falsità diquesto indirizzo (ripr. in VILLETARD), op. cit., pp. 265-66) sirichiama il Visconti Venosta nel disp. cit. al de Launay del 10luglio.

1499 Rapp. Inghilterra, n. 4623. Ancora a fine maggio del’72 il Lanza dichiarerà al ministro di Francia, Fournier, diesser perfettamente informato sull’attività dell’Internazionale inItalia, ma di esser pure molto tranquillo sulle sue possibilitàattuali di propaganda su larga scala. Riteneva che il numerodegli aderenti non superasse, in tutto il Regno, i 3 o 4000.Internazionalisti e mazziniani erano in contrasto; e Garibaldi,che vorrebbe unirli, non ha le qualità organizzative necessarie:«Il n’est guère qu’ un nom, et un drapeau dont le róle a fair sontemps en Italie». L’unico pericolo – relativo anche– sarebbein un avvicinamento fra l’Internazionale e la Massoneria (r.Fournier, 31 maggio 1872, n. 23; AEP, C. P., Italie, t. 385,f. 128 sgg.). Per rendersi conto di un accenno di questo genere,

Storia d’Italia Einaudi 819

Page 93: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

si devono ricordare i rapporti fra Bakunin e la Massoneria, nel64-65 (cfr. NETTLAU, op. cit., pp. 22-24, 46-41, 58).

1500 16 ottobre 1871, in MARX-ENGELS, Carteggio da e perI’Italia (1871 1895), a cura di G. Bosio, in Movimento Operaio,II, nn. 3-4, dicembre-gennaio 1940-1950, p. 87.

1501 Cfr. ROSSELLI op. cit., pp. 268-69; NETTLAU, op.cit., p. 167 sgg. Su analoghi raggruppamenti un po’ in tuttoil Mezzogiorno, specie nella Puglia, A. LUCARELLI, CarloCafiero, Trani, 1947, p. 19. Tracce evidenti dell’ottimismoufficiale si hanno ancora nell’opera cit. del Forni (p. 50), checalcola a non più di 2000 gli affiliati all’Internazionale in Italia,di fronte ai quasi 2.000.000 di affiliati in Europa. E si che ilForni era stato per quattro anni questore di Napoli.

1502 Ministero Interni a Esteri, 7 settembre e 2 ottobre 1871(nn. 3413 e 3762). Il Gambuzzi doveva rappresentare la se-zione di Napoli all’adunanza di Londra del 17 settembre (AE,Rapp. Inghilterra: notizie desunte da lett. sequestrata al Cafie-ro). Sul Meeting effettuatosi «in una taverna situata in PercyStreet n. 17» con la partecipazione pure di un italiano, proba-bilmente il Gambuzzi, r. Maffei, il 25 settembre (n. 248). Sul-l’attività del Gambuzzi cfr. anche MARX-ENGELS, Carteggioda e per l’Italia (1871-1895), cit., in Movimento Operaio, I, n.1, ottobre 1949, p. 8, n. 2, novembre 1949, p. 47 sgg., II, nn.3-4 dicembre-gennaio 1949-1950, p. 90 sgg. Sul nuovo proce-dimento contro gli internazionalisti di Napoli nell’agosto 1871,ivi, n. 2, p. 51 e n. 3-4, pp. 92-93; NETTLAU, op. cit., p. 225sgg.

1503 Ministero Interni a Esteri, 7 settembre 1871, cit.1504 «... regna attualmente un insolito movimento ed andiri-

vieni di comunisti tra il continente e questo paese e ... il nume-ro di rivoluzionari italiani in Londra è pure maggiore dell’usa-to» r. Maffei, 25 settembre, cit. Ma già il 31 agosto (r. n. 239)egli aveva così riferito: «Da più fonti so che i membri dell’In-ternazionale hanno in questo momento un centro attivissimo e,da un’informazione privata ... mi risulta che i famigerati FelixPyat e La Cecilia riuscirono recentemente a prendere rifugio inLondra».

1505 La necessità di avere un agente speciale retribuito, essen-do «impossibile di ottenere qui il concorso della Polizia in af-fari di tale natura», è sottolineata infatti dal ministro a Londra,

Storia d’Italia Einaudi 820

Page 94: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

Carlo Cadorna, sin dal 5 maggio 1871 (r. n. 215). Si tratta dellarichiesta Lanza 21 aprile: presunti rapporti fra capi dell’Inter-nazionale a Londra e capi del partito d’azione in Italia. Dopoaltre richieste del ministero dell’Interno, Cadorna ripete essernecessario disporre di un agente privato (r. 10 luglio n. 225).Nuovo scambio di note fra il ministero degli Esteri e quello del-l’Interno (d. di quest’ultimo, 5 agosto); nuovo r. Maffei, del 31agosto (n. 239), in cui si ritorna sul fatto che le autorità inglesisorvegliano sì le mene dell’Internazionale «ma, secondo gli usie i princìpi della costituzione britannica, i risultati delle loro in-vestigazioni sono tenuti gelosamente segreti»; e il 2 ottobre (enuovamente il 18 novembre) il Ministero dell’Interno consen-te a che si stipendi per qualche mese un agente, agli ordini im-mediati della legazione di Londra. Il primo rapporto dell’agen-te venne trasmesso dal Cadorna a Roma il 22 gennaio 1872 (n.266). Ma i risultati non furono, a detta del Cadorna, soddisfa-centi, e l’agente chiese invece – ottenendola– maggiore rimune-razione (r. Cadorna, 29 luglio, n. 322).

1506 Il suggerimento è, sempre, del Cadorna (r. 13 novembre1872, n. 365); se si vuol essere informati di ciò che fa qui l’In-ternazionale e delle sue relazioni con l’Italia, occorre organizza-re un servizio di polizia, in modo che una persona pratica dirigae possa far eseguire le ricerche da dipendenti. Una simile orga-nizzazione importerebbe una spesa annua di 240 sterline, cioèdi 6000 lire. Non risulta che la proposta si sia poi concretata.

1507 Il 21 marzo 1872 il Consiglio dei ministri delibera «di an-nullare le deliberazioni dei Municipi portanti dimostrazioni afavore di Mazzini, sia coll’erezione di monumenti, che coll’inti-tolazioni dal suo nome di piazze e strade, siccome eccedenti ilcampo amministrativo ed afferenti quello della politica». Menodi un anno dopo, il 26 gennaio 1873, lo stesso Consiglio dei mi-nistri delibera «non doversi considerare atto politico la sotto-scrizione i dei Municipi pel monumento a Napoleone III e nonessere quindi il caso di vietarle» (ACR, Verbali delle delibera-zioni del Consiglio dei Ministri, II, pp. 112 e 132; Le carte di G.Lanza, cit., VIII, pp. 667 e 681).

1508 Così nel dispaccio, già cit., del 21 aprile 1871 al min.Esteri.

1509 Lanza dichiarò al Choiseul, ministro di Francia a Firenze,esser fuori dubbio che Garibaldi e i suoi due figli erano affiliatiall’Internazionale (r. Choiseul, 5 giugno ’71, n. 104; AEP, C.

Storia d’Italia Einaudi 821

Page 95: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

P., Italie, t. 382, f. 111). Sull’atteggiamento di Garibaldi difronte all’Internazionale, ROSSELLI, Mazzini e Bakounine, cit.,passim, soprattutto p. 205 sgg., 317 sgg., 386 sgg.; NETTLAU,op. cit., passim, soprattutto p. 214 sgg.; FONTEROSSI, l. c.,pp. 9 sgg., 65 sgg. Sui rapporti fra Man, ed Engels e RicciottiGaribaldi – che si reca a far vispa al Marx a Londra – cfr.MARX-ENGELS, Carteggio da e per l’Italia, 1871-1895, cit., inMovimento Operaio, II, nn. 3-4, dicembre-gennaio 1949-1950,pp. 89-90.

1510 La proposta germanica è comunicata al Visconti Venostadal conte Brassier de Saint Simon il 10 luglio 1871. Nella co-mun. è detto che l’azione dell’Internazionale si è manifestata inItalia j «dans l’émuete de Pavie en mare 1810, dans le brigan-dage en Calabre et les agitations en Sicile. De plus après le 18mare passé, un grand nombre des Garibaldiens qui avaient prisen France les armes contre les troupes allemandes, se firent re-marquer ouvertement comme partisans de la Commune de Pa-ris. Il est évident í que la rentrée de ces individus en Italie, nefera que redoubler leur activité ...» (AE, Rapp. Germania) An-che per rettificare simili apprezzamenti, in gran parte inesatti, ilVisconti Venosta accentua il suo ottimismo nel dispaccio al deLaunay, dello stesso 10 luglio.

1511 Visconti Venosta al de Launay, 10 luglio 1871, n. 216. Larichiesta bismarckiana suonava «d’adopter préalablement com-me principe, que les attentate à la vie et à la propriété, come-te on les a vu se manifester à Paris, appartiennent à la catégo-rie de crimes communs et non de crimes politiques». La rispo-sta italiana, pienamente d’accordo circa l’impegno di informa-zioni reciproche («nous acceptons donc avec empressement laproposition de S. A. le prince de Bismarck en ce qui concernel’échange réciproque des renseignements regardants l’organisa-tion et les projets de l’Internationale») suona così circa il secon-do punto: «Quant à la déclaration à émettre au sujet des cri-mes et délits dont elle serait le prétexte, je n’ai qu’à vous rap-peler ... que nous avons été des premieres à déclarer à la Fran-ce que nous étions disposés à appliquer les conventíons d’ex-tradition aux auteurs des homicides et des incendies dont Pa-ria a été le théàtre. Nous sommes disposé à renouveler cetredéclaration soit vis-à-vis de l’Allemagne, soit, vis-à-vis de tou-te autre puissance. A mon avis cela pourrait suffire pour parve-nir au hut quo se propose le Prince Chancelier». La dichiara-

Storia d’Italia Einaudi 822

Page 96: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

zione suddetta alla Francia era stata fatta il 31 maggio, con no-ta del Visconti Venosta al conte di Choiseul (AEP, C. P., Italie,t. 382, ff. 100. 101, 109. Per altri provvedimenti di vigilanza al-la frontiera, e il ringraziamento di Jules Favre, ib. ib., ff. 83 e88. Cfr. A. P., Senato, 2 giugno ’71, p. 1010. Per il pensiero diBismarck, cfr. Ges. Werke, 6 c, pp. 7-8 (a Vienna, 7 giugno).

1512 Visconti Venosta a Nigra 10 luglio 1871, n. 322 (a pro-posito dell’invito di Jules Favre alle altre potenze per un’azio-ne comune: cfr. M. RECLUS, Jules Favre, Parigi, 1912, pp.493-94. L’incaricato d’affari francese, de la Villestreux, comu-nicò al Favre la «adhésion complète» del ministro italiano allesue idee: il che non era, di fatto. Cfr. r. 12 luglio, n. 109; AEP,C. P., Italie, t. 382, f. 215). Sia in questo come nel dispaccioal de Launay dello stesso giorno il Visconti Venosta ricorda leprecauzioni già prese dal R. Governo «les mesures préventivesqui étaient compatibles avec nos institutions»; ricorda le dispo-sizioni legislative recenti sulla tutela delle persone e della pro-prietà, che danno al governo «une plus grande latitude pour ladéfense de l’ordre». Il Rémusat, successo alla fine di luglio alFavre, si sforzò di attenuare, formalmente, la portata delle ri-chieste francesi (non aver egli affatto intenzione di provocareuna specie di Santa Alleanza contro l’Internazionale); e quindidichiarò di ritenere sufficiente lo scambio di reciproche infor-mazioni, promesso dal governo italiano (r. Ressmann, 18 ago-sto, n. 161-1). Ma a Berlino faceva sapere invece, ancor più tar-di, come egli giudicasse convenienti le misure preventive, cioèil considerar delitto il fatto solo di appartenere all’Internaziona-le: mostrandosi, dunque, più «repressivo» che non col governoitaliano (r. Tosi, 28 settembre ’71, n. 878).

1513 Sulle preoccupazioni nutrite da re Guglielmo, dal Bi-smarck e in genere dai circoli dirigenti di Berlino a proposi-to dell’Internazionale, molti ragguagli in DE GABRIAC, Souve-nirs diplomatiques de Russie et d’Allemagne (1870-1872), Pari-gi, 1896, p. 233 sgg., soprattutto pp. 238, 242 sgg. Cfr. an-che L. SCHNEIDER, L’empeseur Guillaume. Souvenirs intimes,trad. franc. Parigi, 1888, III, pp. 279-80.

1514 Due milioni di aderenti! (r. de Launay, 12 giugno ’71, n.832).

1515 Dichiarazioni del Gorciacov e del conte di Eulenburg alde Launay (r. de Launay, 5 giugno 1971, n. 825). Che l’ini-ziativa muovesse dal Gorciacov è esplicitaratnte affermato dal

Storia d’Italia Einaudi 823

Page 97: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

principe stesso al de Launay: «Le cabinet de St. Pétersbourg achargé ses différents Légations de faire des rapports à cot égard[l’Internazionale], de suivre de près les menées de cos associa-tions dangereuses. Le Pr. Gortchacov se proposait d’en parlerà l’Empereur d’Allemagne, et ne doutait point quo S. M. par-tagerait la même manière de votr, sur la solidarité de tous lesGouvernements pour se mettre en garde contro le banditismointernational». Dopo l’insuccesso del tentativo, il Gorciacov af-fermava, nell’autunno, in nuovi colloqui col de Launay, di noncredere «à la possibilité de formuler entro les différents pays unaccord sur cotte importante matière. La diversité des législa-tions serait un des principaux obstacles; mais rien n’empéche-rait quo chaque gouvernement prît chez lui des mesures énergi-ques pour mieux se garantir contro ce verrongeur de l’Europe»(r. Launay, 2 novembre 1871, n. 897). E di questo rinuncia-re del cancelliere russo ai provvedimenti necessari, si lamentavaGuglielmo I di Germania (Occupation et libération du territoire,1871-1873, Correspondances, I, Parigi, 1900, p. 155). Assai si-gnificativo che Eulenburg attribuisse una gran parte di respon-sabilità della Comune «aux utopistes, aux libéraux de mauvaisaloí, qui, sans en prévoir les conséquences, ont contribué pen-dant des années à entretenír et à aviver l’esprit révolutionnai-re»: come che in tali dichiarazioni venisse in luce quell’atteg-giamento non solo anti-internazionale, sì anzi anti-liberale, checaratterizzava in Italia la polemica de’ clericali contro i fatti diParigi.

1516 r. de Launay, 12 giugno ’71, n. 832 cit., Bismarck av-verte il ministro italiano dell’importanza attribuita dal governorusso e personalmente dallo zar «à ce que les différentes Puis-sances se montrassent solidaires pour surveiller et combattre lestendances d’une associatíon qui comptait plus de deux millionsd’adeptes. Son Altesse ne doutait pas quo nous partagerionscomme le Gabinet de Berlin de semblables vues sur la nécessitéd’opposer une digue à des doctrines qui sont la négation de toutordre social. Le Chanceiier Impérial n’avait pas à nous donnerdes conseils. Mais il croyait quo nous ferions acre de sage po-litique si nous chargions notre mission en Russie de communi-quer une dépéche établissante quo notre Gouvernement abon-de dans le méme idées. En agissant ainsi, nous produirions lemeilleur effet sur l’esprit du Tzar. C’est une occasion qu’il nousconviendrait de ne pas négliger». In pari tempo il Cancellieregermanico avverte il de Launay della richiesta che il Brassier de

Storia d’Italia Einaudi 824

Page 98: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

Saint Simon ha ordine di muovere al Visconti Venosta, e di cuiqui sopra.

1517 Cfr. . ROTHFELS, BISMARCKS ENGLISCHE BÚNDNI-SPOLITIK, BERLINO-LIPSIA, 192-1, p. 13 e anche MEINE,op. cit., p. 77. Questi due autori accentuano, nella richiesta bi-smarckiana, l’elemento «politica estera» nel senso che, propo-nendo la creazione di un fronte comune contro l’Internaziona-le, Bismarck avrebbe cercato anzitutto di attirare a sé l’Inghil-terra. Nila e soprattutto i rr. de Launay conducono a rettifi-care quest’interpretazione. L’iniziativa prima partì dalla Rus-sia, e proprio per motivi di politica interna ed ideologici; l’invi-to fu fatto, non solo all’Inghilterra (come aveva supposto il Ro-thfels, che conosceva solo il carteggio Bismarck-Bernstorff), slanche all’Italia, all’Austria e perfino alla Francia. Non è quin-di il caso di pensare a secondi fini, nei riguardi dell’Inghilterra,di parlare di «erstes tastendes Sondieren». (N. JAPIKSE, Eu-ropa und Bismarcks Friedenspolitik. Die Internationalen Bexie-bungen von 1871 bis 1890 Berlino 1927, p. 21). D’altronde,Bismarck, che conosceva assai bene le tendenze degli inglesi ingenere e del gabinetto Gladstone in particolare circa le «liber-tà» Interne, avrebbe dato prova di singolare mancanza di sensopolitico nel cercare di avvicinarsi il Regno Unito proprio pro-ponendogli uno sgradito accordo e rinfacciandogli la «respon-sabilità morale» ch’esso si assumeva, ospitando gli aderenti del-l’Internazionale (così nel dispaccio al Bernstorff del 14 giugno’71). Nel suo sdegno contro l’Internazionale Bismarck era allo-ra, evidentemente, sincero: prova ne è che due mesi appresso,nei colloqui di Gastein, tornava alla carica col Beust, per per-suaderlo ad aderire alla repressione dell’Internazionale; e, co-me lui, sia con il Beust sia con lo stesso Francesco Giuseppe in-sisteva il suo sovrano, Guglielmo I (BEUST, Mémoires, cit., II,pp. 491-92, 499; e cfr. qui sopra pp. 455-56). Cfr. anche il col-loquio col Gorciacov, nell’aprile 1873, in GORIAÏNOV, La que-stion d’Orient à la veille du traité de Berlin (1870-1876), Parigi,1948, p. 51.

1518 Così il segretario agli Esteri, von Thile (r. de Launay, 15luglio 1871, n. 848).

1519 Quanto alla Francia, già promotrice essa di azione diplo-matica contro l’Internazionale, si manteneva in atteggiamentodi comprensibile riserbo di fronte alla proposta germanica «M.Thiers a dit au comte de Waldersee qu’une telle question méri-

Storia d’Italia Einaudi 825

Page 99: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

tait un sérieux examen, et qu’il se réservait che lui donner unerersponse» (r. de Launay, cit.).

1520 «Au reste, Lord Granville ne semblait pas attribuer àl’Internationale, pour ce qui concernait du mains l’Angleterre,une bien grande portée et une propagande dangereuse» (r. deLaunay, cit.).

1521 «In Inghilterra prevale l’opinione che la Società «Inter-nazionale» non eserciti molto prestigio sulle classi operaie, lequali sono unite in associazioni certamente fondate su basidemocratico-radicali, ma non comuniste al pari delle affgliazio-ni che esistono per lo più nelle stesse classi sul continente. Sicrede dunque, che, anche ammettendo che l’«Internazionale»abbia potuto trarre a sé un certo numero di incauti, quando lemasse inglesi si accorgeranno della perversità e della negazioned’ogni principio sociale da cui è animata tal setta, si affretteran-no a rescindere ogni le game con essa» (r. Maffei, 31 ottobre’71, n. 255).

1522 Così quando nel luglio ’71 il governo francese chiede dipoter inviare in Italia due agenti di polizia, con l’incarico di as-secondare l’opera delle autorità locali per la ricerca degli indivi-dui che avevano partecipato alla Comune, il ministro dell’Inter-no, Lanza, trova più opportuno «che i due agenti possano ave-re ingresso nel Regno, come ogni altro straniero, per compier-vi le loro esplorazioni, senza però esercitarvi alcuna azione cheavesse l’apparenza di funzione pubblica, mediante dirette o in-dirette relazioni colle nostre Autorità, rimanendo ad essi natu-rale il diritto di muovere; col mezzo del Rappresentante dellaloro nazione, tutte quelle domande che fossero consentite da-gl’interessi internazionali e dai trattati in vigore» (agli Esteri, 25luglio ’71, AE, Rapp. Francia). Che era une fin de non recevoirmolto chiara.

1523 AE, Rapp. Spagna; cfr. d. Visconti Venosta a Robilant,27 febbraio 1872, n. 25 (e simile alle altre Legazioni). La cir-colare esprime il desiderio che qualcuna delle grandi potenzesi assuma il compito di concretare le basi dell’accordo. Dell’i-dea del trattato, o almeno di un accordo speciale per l’estradi-zione, come compresa nella circolare spagnola, parla il de Lau-nay, r. 26 febbraio, n. 953. Per l’azione del ministero Sagastacontro l’Internazionale – messa fuori legge – cfr. J. GUILLAU-ME, L’Internationale. Documents et souvenirs (1864-1878), II,Parigi, 1907, p. 273.

Storia d’Italia Einaudi 826

Page 100: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1524 Il ministro di Francia, Fournier, a Visconti Venosta, 16aprile ’72 (e, anche, Rémusat a Nigra, 22 aprile). La propostaè di completare la convenzione di estradizione franco-italiana,firmando un articolo addizionale che ne estenderebbe l’appli-cazione ai delitti di cui nella legge francese del 14 marzo; da no-tare che in questa è considerato delitto anche il solo fatto del-la affiliazione all’Internazionale o ad ogni altra associazione cheprofessi le stesse dottrine ed abbia lo stesso scopo. Nel testo de-finitivo di legge fu soppressa la seconda parte, contemplata nelprogetto dell’estate ’71, contro i cittadini sospetti di mene sepa-ratiste (con il che, si voleva alludere alle mene a Nizza e in Sa-voia, r. Nigra, 22 febbraio ’72, n. 1803). Sulla legge e gli scambidi vedute con gli altri governi assai sommario lo HANOTAUX,Histoire de la France contemporaine, cit., I, p. 403.

Da notare, che quando nel maggio il Lanza propose unoscambio continuo di informazioni fra i governi francese editaliano sulla Internazionale (qui appresso, pp. 511-12, n. 465),il Rémusat tornò ad insistere sull’idea del completamento deltrattato di estradizione (docc. ivi cit.), inutilmente: la cosavenne lasciata cadere da parte italiana.

1525 Dichiarazioni Thile a de Launay: il governo tedesco è di-sposto a concludere, su queste basi, un trattato di estradizio-ne con la Spagna. Bisognerebbe però sempre esaminare: «siles lois actuelles de l’Empire qui régissent le droit d’associationpourraient être modifiées dans ce sens» ciò di cui il de Lau-nay dubita (r. de Launay, 2 marzo ’72, n. 956). Vi fu poi unnuovo scambio d’idee fra Berlino, Vienna e Pietroburgo (r. deLaunay, 22 aprile, n. 996); e la legge francese del 14 marconon spiacque a Berlino, ove si trovava ch’essa conteneva princì-pi e disposizioni «dont il y aurait peut-être lieu de tenir cometeaussi en Allemagne, afin de se prémunir contre une associationaussi dangereuse» (dichiarazioni Thile a de Launay, r. de Lau-nay, 25 marzo, n. 979). Ma, notavasi a Pietroburgo, la difficoltàdi stabilire un accordo era grande, specialmente con la Germa-nia «atteso il tenore della Legislazione Prussiana che non forni-va i mezzi preventivi per contrastare ad una Associazione cosìgrandemente pericolosa, di cui non pertanto i fini politici eranocelati, e i fini apparenti, prettamente economici e sociali, era-no di tal natura da non poter provocare per se stessi l’azione ri-paratrice della legge» (dichiarazioni dell’imperatore AlessandroII all’inviato spagnolo: l. Caracciolo, Pietroburgo, 7/19 marzo1872).

Storia d’Italia Einaudi 827

Page 101: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1526 Il Gorciacov tuttavia osservava che «il documento spa-gnolo gli pareva concepito ed espresso in forma troppo genera-le ed indeterminata, e che sarebbe stato mestieri, prima di veni-re di pié fermo ai negoziati, il definire quali sarebbero per l’ap-punto i casi attendibili e i fatti specialmente criminosi degli af-fliati soggetti alla sanzione del trattato» (l. Caracciolo, cit.). IlGorciacov ammetteva una «Estradizione speciale in vista dellaInternazionale».

1527 «Sì, dissemi allora il Conte Andrássy, è questa una que-stione nella quale parmi essere bene camminar d’accordo, inquanto a me sembrerebbemi abbastanza pratica ed efficace l’i-dea messa avanti dalla Spagna, di estendere per atto internazio-nale, l’estradizione accordata pei reati comuni agli imputati difatti dipendenti dall’affigliazione all’Internazionale, e ciò, nonmi parrebbe difficile a conseguirsi ove Austria, Italia e Germa-nia si mettessero su ciò d’accordo» (r. Robilant, 15 marzo ’72,n. 64).

1528 r. de Launay, 22 aprile, n. 996. Naturalmente, il de Lau-nay trova fort regrettable il no britannico, dato che le misurepreventive o repressive nel continente perderebbero la loro ef-ficacia, l’Inghilterra accordasse asilo ai membri dell’Internazio-nale. Ma il Thile gli dice che la risposta inglese non scoraggeràil governo tedesco «de vouer tout ses soins à combattre des me-nées cosmopolites et de faciliter, si possible, une entente avecles Etats qui jugeraient, comme lui, que le système du laisserfaire est hors de mise en pareille matière».

1529 Lanza a Visconti Venosta, 2 marzo ’72, n. 1231 ris. (AE,Rapp. Spagna) e 8 aprile ’72, n. 2282 riserv. Allo stato presen-te delle cose manca «adeguata materia e fondamento legale aduna estensione tale dei vigenti trattati di estradizione, che com-prenda i casi di affigliazione e di appartenenza all’associazione... Non accade ricordare alla E. V. quale liberale interpretazio-ne, tanto nelle discussioni e negli atti del Parlamento, come nelConsiglio di Stato sia prevalsa, in ordine al diritto di associazio-ne, e quale larghezza alle discussioni filosofiche, politiche e re-ligiose consenta la nostra legislazione sulla stampa. Finché unaSocietà si raccoglie intorno ad un programma economico poli-tico, inspirato anche ai più assurdi sofismi della Scuola sociali-sta, il potere esecutivo, se non vede una offesa alle leggi od unaminaccia positiva di distruzione dell’ordine esistente, non puòapplicare la repressione penale». E d’altra parte non conviene

Storia d’Italia Einaudi 828

Page 102: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

aprire processi, che nella maggior parte dei casi riescono soloa porre in maggior rilievo l’associazione che si intende di com-battere. Il reato comincia solo quando «dal campo delle vagheaspirazioni verso nuovi ordini di cose ... si passa al fatto od alladiretta preparazione di questo, mediante accordi e tentativi perdelinquere contro le proprietà o le persone. In tali circostan-ze le disposizioni del nostro codice penale e l’elenco dei reatiper cui si concede l’estradizione ... provvedono pei casi più ri-levanti». L’Internazionale, massime in Italia, è tuttavia «in unostato di formazione assai rudimentale» e in tale condizione «èdifficile ora di determinare i casi che dovrebbero essere colpi-ti da disposizioni penali, e riesce quindi anche più difficile de-finire quali nuovi reati debbano iscriversi nell’Elenco di quelliper cui si fa luogo all’estradizione [sic!]». La sostanza di que-sta nota di Lanza dell’8 aprile (AE, Rapp. Germania) viene poicomunicata, il 12 aprile, da Artom a de Launay (d. n. 244).

1530 Proposta francese: De Falco a Visconti Venosta, 26 apri-le ’72. La conclusione è: «Se pertanto i fatti imputabili ad af-filiati dell’Internazionale costituiscono uno de’ reati enumera-ti nell’art. 2° [della convenzione di estradizione italo-francesedel 12 maggio 1870], od anche un reato non enumerato ma am-messo nella legislazione italiana, l’estradizione dovrà e potrà ac-cordarsi secondo i princìpi vigenti. Di fuori di questi casi il Go-verno del Re, ad onta di ogni buon volere, non si troverebbe ingrado di assecondare le domande che venissero fatte, perché ilsemplice fatto di affiliazione all’Internazionale non è annovera-to fra i crimini o delitti nel codice penale italiano. Epperò fino atanto che lo stato della legislazione non venga mutato, sarebbeinefficace o superfluo lo stipulare un accordo nei sensi propostidal Governo francese» (AE, Rapp. Francia).

1531 Cfr. il Discorso pronunziato in Pavia ... il 15 ottobre1878. Roma, 1878, p. 6 «L’autorità governativa invigili perchél’ordine pubblico non sia turbato; sia inesorabile nel reprimere,non arbitraria col prevenire».

1532 Nel discorso elettorale d’Iseo, del 3 novembre ’78, e neldiscorso alla Camera del 5 dicembre (A. P., Camera, pp. 3077,3081; e cfr. anche 6 dicembre, pp. 3085, 3089).

1533 «L’autorità ha il diritto di prevenire, come l’autorità giu-diziaria ha il diritto di reprimere i reati». E la prevenzione «con-siste in un complesso di atti di prudenza; in molti provvedi-menti cauti, sicuri e morali, mercé cui il Governo mantiene la

Storia d’Italia Einaudi 829

Page 103: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

pace pubblica senza cadere nell’arbitrio. È difficile esercitarla.Chi l’esercita, non solo dev’essere preveggente, ma deve aver ungran sentimento di giustizia, ed una grandissima moralità». Di-scorsi Parlamentari. II, p. 313 (5 dicembre 1878). Dove l’estre-ma indeterminatezza dei criteri atti a prevenire, affidati in ul-tima analisi alla perspicacia di chi governa, apre la via, appun-to, alle aspirazioni al governo dell’uomo capace, dal Crispi au-spicato in quello stesso discorso (ancor sempre con alti omaggialla libertà, che e «il nostro idolo, la nostra vita»).

1534 Scritti politici di Francesco de Sanctis, cit., p. 220 sgg.1535 L’espressione è del Bonghi, avversissimo all’Internazio-

nale, ma avverso anche alla legge francese, e, in genere, a qua-lunque misura eccezionale: Rassegna Politica del 30 marzo1872, in Nuova Antologia, XIX (18 7 2), p. 921 e Rassegna del31 agosto 1872, ib.. XXI (1872), p. 222. La frase «rispettare...» ecc., nella nota Lanza, 2 marzo, cit., n. 1231.

1536 Questo accostamento dei Gesuiti e dell’Internazionale,fatto dal Fournier, che certo non era persona grata ai clericalie dopo la caduta del Thiers dovette lasciar Roma, provocò, amargine del rapporto, un «!» negli uffici del Quai d’Orsay.

1537 Fournier, 12 agosto 1872, n. 46; AEP, C. P., Italie, t. 385,ff. 295-295 v.

1538 r. Fournier, 31 maggio 1872, n. 23, già cit.; AEP, C. P.,Italie, t. 385, f. 128 sgg.

1539 La sezione di Vienna entrava in relazione «con alcuniindividui del partito demagogico» in Italia (min. Interno aEsteri, 4 dicembre ’71, n. 5063, AE, Rapp. Austria).

1540 Min. Interno a Esteri, 27 gennaio 1872, n. 553 (AE,Rapp. Francia): comunicato da Artom a Nigra il 28 gennaio, eda Nigra al ministro degli esteri francesi, Rémusat. Il governofrancese era già stato informato che pel 24 febbraio si sarebbetentata una dimostrazione in qualche città della Francia, e avevapreso perciò le misure occorrenti (r. Nigra, 8 febbraio, n.1793). Il 22 febbraio nuova comunicazione del min. Internoa Esteri, dove si accenna anche alla possibilità di un movimentoin Spagna (n. 1055). Cfr. Part. del Journal des Débats, neldicembre ’71 (ROSSELLI, op. cit., p. 396, n. 2).

1541 L’8 marzo 1872 il Lanza comunica al Visconti Venosta(n. 1393) due circolari segretissime del Comitato Generale del

Storia d’Italia Einaudi 830

Page 104: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

Risorgimento Sociale [sic! la prima; solo Comitato Generale laseconda] di Londra, in data 24 settembre 1871 [scritto 1872] e5 febbraio 1872, a firma rispettivamente di E. Woordel [sic?]ed Engels, sulle trattative con Napoleone III. Dapprima, il Co-mitato si è impegnato con l’aiutante di campo dell’imperato-re visconte Baute de Liverny «a coadiuvare potentemente perla riuscita della Casa Bonaparte al trono di Francia, sicuri, cheriuscendo, noi avremo fatto un gran passo verso la nostra mèta:«il risorgimento e emancipazione sociale»» (su ciò, il ministerodell’Interno aveva già trasmesso il 17 ottobre ’71 agli Esteri, n.4039, due circolari a firma Woordel, del 4 e 8 ottobre ’71, AE,Rapp. Francia); poi, avendo Napoleone III mancato «in alcu-ne parti del contratto», il Comitato decide, il 3 febbraio ’72, di«tentare un doppio movimento in Francia ed in Ispagna e conun colpo di mano impadronirsi del potere». Obbedendo a ta-li ordini, continua il Lanza in altro dispaccio agli Esteri dellostesso giorno (n. 1421), l’ispettorato generale del Risorgimen-to sociale in Roma «fa uffici alle Sezioni italiane dell’Internazio-nale, affinché si tengano pronte per un movimento insurrezio-nale, che si ritiene favorito dalle presenti condizioni dell’Euro-pa» (AE, Rapp. Inghilterra). Tutto ciò, è naturalmente fantasio-so anche se è certo che vi fossero contatti fra gli ambienti bona-partistici ed elementi già comunardi (cfr. R. SCHNERB, Rouheret le Second Empire, Parigi, 1949, pp. 296-298), ed è da ricol-legare con probabilità al curioso, ma reale tentativo di due de-gli «internazionalisti» di Lione del ’70-71, Albert Richard e Ga-spard Blanc, che avevano fatto offerte precise a Napoleone III epubblicato, nel gennaio 72, un appello a favore dell’imperatore– e per ciò erano stati condannati come traditori dal Marx e dal-l’Internazionale (GUILLAME, op. cit., II, pp. 256-57, 260-61;NETTLAU, op. cit., pp. 338-39).

1542 Febbraio e marzo ’72: carteggio tra il ministero Internoed Esteri, fra quest’ultimo e il Nigra e il governo francese, suun certo Antonio Rocher, francese, affiliato all’Internazionale,che ha partecipato all’insurrezione di Lione nel ’71, e ora fapropaganda a Napoli finché vien espulso nel marzo. La suaespulsione diede origine ad un’interrogazione dell’on. Friscia,alla Camera (A. P., Camera, p. 1293, 19 marzo ’72). A Napoli,si agita pure un francese di origine italiana, Giuseppe Polio,che pare sia stato segretario di Félix Pyat, su cui pervengonorapporti del prefetto di polizia di Parigi (rr. Nigra, 25 aprile e11 maggio, nn. 1842 e 1850). E il 14 giugno il Fournier segnala

Storia d’Italia Einaudi 831

Page 105: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

al Visconti Venosta la partenza da Ginevra per Torino di uncerto Gaillard, agente dell’Internazionale.

1543 Tra l’aprile e l’agosto del ’72 il Nigra, a Parigi, deve por-si sulle tracce di alcuni perugini, tutti in fama di appartenereal «partito radicale», recatisi in Francia con gran sospetto delMinistero dell’Interno (Interno a Esteri, 3 aprile); né vale chesin dal 7 e 14 maggio il nostro diplomatico assicuri, su notiziadella polizia francese, che si possono escludere i motivi politi-ci del viaggio. Poiché a tutto il 25 giugno gli individui sospet-ti non sono ancora rientrati in Italia, il min. Interno chiede ul-teriori informazioni: e da Parigi si tornano ad escludere i moti-vi politici (r. Nigra, 27 agosto n. 1908). Nel settembre il mini-stro degli Esteri francese, il Rémusat, avverte della partenza perl’Italia di Mario Cacai, Marco Héridier a Guyot, accompagna-ti da altre 10 persone: il viaggio di questi membri dell’Interna-zionale avrebbe, secondo il Rémusat, maggiore importanza chenon lo si potesse supporre da principio, avendo essi il progettodi recarsi a Roma a fine di prepararvi un’insurrezione generale(rr. N igra, 3 e 8 settembre ’72, n. 1910 e 1914). Nel dicem-bre, ricerche senza esito a Marsiglia, con la cordiale collabora-zione delle autorità francesi, su presunte spedizioni di armi e dibombe per l’Italia, in seguito al rinvenimento di bombe pres-so Livorno (min. Interno a Esteri, 28 novembre, e r. consolegenerale a Marsiglia, Strambio, del 20 dicembre, n. 78).

Con la Francia, dopo ulteriori informazioni trasmesse dalministro presso il Quirinale al Visconti Venosta e da questi alLanza (r. del console francese a Genova sulle mosse dell’Inter-nazionale e di Garibaldi: Lanza risponde al Visconti Venosta ri-levando le inesattezze di tali informazioni e ribadendo che l’In-ternazionale ha pochi aderenti e sprovvisti di mezzi: r. Four-nier, 28 maggio 1872, n. 20, con annessa lett. Lama a Viscon-ti Venosta, trad.; AEP, C. P., Italie, t. 385, ff. IIL-112), si addi-venne, su proposta dello stesso Lanza al Fournier, ad uno scam-bio regolare di informazioni, pur se il ministro francese dell’In-terno facesse presente che le informazioni dalla Francia non po-tevano esser sempre complete, perché l’Internazionale, perse-guita dalla legge, vi conduceva – differenza dell’Italia attivitàclandestina e non facile a controllare (rr. Fournier, 31 maggio1872, n. 23, 10 luglio 1872, s. n. e annessa lett. Lanza 3 luglio;d. Rémusat a Fournier, 15 giugno 1872, n. 25; Rémusat al suocollega dell’Interno, 15 luglio; ministro Interno francese a Ré-

Storia d’Italia Einaudi 832

Page 106: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

musat, 24 luglio: AEP, C. P., Italie, t. 385, ff. 128 sgg., 151-151v., 206-208, 225-225 v., 254, 274).

1544 Si ricordi infatti che proprio dagli scioperi l’OsservatoreRomano traeva argomento per vaticinare l’imminenza della ven-detta di Dio (cfr. qui sopra p. 443).

1545 Lo osserva l’ incaricato d’affari austro-ungarico, Herbert,in un rapporto del 10 agosto all’Andrássy (Saw, P. A., XI/80, n.25 D). Per conto suo, invece, lo Herbert credeva, già allora,all’esistenza di un preciso programma unitario, ad una parolad’ordine emanante da organizzazioni più o meno segrete. Co-munque, dato l’interesse che la questione offriva, egli chiese in-formazioni al governo italiano; e in effetti il 19 ottobre trasmi-se a Vienna (ib., ib., ad n. 35 C) un memoriale, inviatogli dalTornielli, che insisteva sull’azione dell’Internazionale. Anche ilrappresentante russo preso il Quirinale chiese informazioni su-gli scioperi (min. Esteri a Interno, 19 agosto). Infine il de Say-ve compilò un ampio memoriale su «Les sociétés ouvrières etpolitiques et l’Internationale en Italie», trasmesso dal ministroFournier a Parigi il 7 febbraio 1873 (all. a r. 94; AEP, C. P.,Italie, t. 387, ff. 70-77). Sugli scioperi, cfr. L. VALIANI, Le pri-me grandi agitazioni operaie a Milano e a Torino, in MovimentoOperaio, ottobre-novembre 1950, p. 365 sgg.

1546 d. Peiroleri a Nigra, 27 luglio, n. 402. La risposta delRémusat fu «che non risultava al Governo francese, in modopositivo che vi fosse un nesso visibile e materiale tra gli scioperidei due paesi. Ma egli mi parve convinto dell’esistenza d’unaconnessione morale prodotta in parte da cause identiche ed inparte dall’esempio» (r. Nigra 12 agosto, n. 1901).

1547 Ministro Interni a Esteri, 2 settembre (ivi, i dati sugli scio-peri). Dichiarazioni analoghe dello Artom al ministro di Fran-cia, Fournier: è l’Internazionale che ha cercato di agitare le po-polazioni operaie delle principali città dell’Alta Italia. Si credeche questi scioperi fossero collegati con l’attentato in Spagnacontro re Amedeo (18 luglio): infatti si sono estesi, come peruna parola d’ordine, su una parte della Francia dell’Italia, dellaSpagna (r. Fournier, 16 agosto 1872, n. 48; AEP, C. P., Italie,t. 385, f. 315). Ad un’intesa occulta dei partiti estremi in Italia,Spagna e Francia si torna a pensare al momento dell’abdicazio-ne di re Amedeo (r. Fournier, 11 febbraio 1873, n. 97; ib., ib.,t. 387, ff. 107-107 v).

Storia d’Italia Einaudi 833

Page 107: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1548 Di questi screzi, il ministero dell’Interno è al corrente: sene parla già in una nota di Lanza al Visconti Venosta del 1°maggio ’72 (n. 2994; AE, Rapp. Inghilterra). Su di essi, cfr.ROSSELLI, op. cit., p. 433 sgg.

1549 Nel 1874, le sezioni dell’Internazionale erano 155, con32.450 iscritti (F. DELLA PERUTA, La consistenza numericadell’Internazionale in Italia nel 1874, in Movimento operaio, II,nn. 34, dicembre-gennaio 1949-50, pp. 104-106). Alla cifraufficiale minore, si attiene il Conti, Op. cit., p. 146: ma nel1874, le dieci federazioni dell’Internazionale in Italia credevanodi poter contare con sicurezza, per la ventilata insurrezionegenerale, su 33.000 seguaci pronti alle armi (LUCARELLI, CarloCafiero, cit., pp. 39 e 81), la prova concreta fu un crudodisinganno.

1550 Così nel decreto Gadda (19 novembre) di proibizione delcomizio.

1551 r. Fournier, 20 novembre 1872, n. 68; AEP, C. P., Italie,t. 386, f. 143 sgg. E cfr. pure i rr. 23 e 26 novembre, nn.70 e 71, ib. ib., ff. 154 e 160 sgg. Cfr. gli articoli del Dinane L’Opinione del 19 e 21 novembre; Vico, Annali d’Italia, cit.,I, p. 208 sgg.; G. SPADOLINI, I radicali dell’Ottocento, ne IlMondo, 10 febbraio 1951; e per la discussione alla Camera,il 25 novembre, S. CILIBRIZZI, Storia parlamentare politica ediplomatica d’Italia da Novara a Vittorio Veneto, Milano-Roma-Napoli, II, 1925, p. 51. Dall’altra parte, in Vaticano, vi furonoserie preoccupazioni che, in caso di disordini in città, ci fosseun attacco diretto al Vaticano stesso: si presero misure diprecauzione, ma il card. Antonelli era vivamente preoccupato(r. Palomba, 30 novembre 1872, n. 12, cit.).

1552 Così nelle circolari del ministro dell’Interno, Cantelli, il5 luglio e 20 agosto 1873 (v. nell’Opinione, del 30 agosto. Il1° settembre il giornale torna per cono suo sull’argomento conl’art. L’Internazionale e gli scioperi).

1553 Così l’Andrássy (r. Robilant, 11 marzo ’72, n. 62).1554 r. inc. d’affari francese de Sayve, 25 gennaio 1872, n. 10;

AEP, C. P., Italie, t. 384, f. 84 sgg. Il Rémusat rispose, il 31gennaio (n. 4; ib. ib., f. 94), di non capire come il ministrosvizzero avesse potuto dar importanza a tali voci. Il governofrancese può rammaricarsi che i fautori di disordini abbianoabusato dell’ospitalità svizzera per centralizzare i loro sforzi e

Storia d’Italia Einaudi 834

Page 108: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

assicurare l’impunità alle loro colpevoli manovre: ma non pensaminimamente a ricorrere a tali misure!

1555 Così nella circolare del 9 febbraio (cit. e disp. Viscon-ti Venosta a Robilant, 27 febbraio, n. 25 cit.). Un anno piùtardi il ministro degli Esteri portoghese, preoccupatissimo peri progressi dell’Internazionale, diceva all’Oldoini: «Se io fossiministro d’un grande Paese ... tenterei l’iniziativa di un concer-to europeo [contro l’Internazionale] ...» (r. Oldoini, 8 maggio1873, n. 197, conf.; e r. 4 settembre 1872, n. 182, annesso lavo-rio del governo di Lisbona per convincere qualche grande po-tenza ad assumere l’iniziativa di un congresso europeo control’Internazionale).

1556 Che a Berlino si discutesse dell’Internazionale era statonelle previsioni del governo italiano. «È noto che fra l’Austria ela Prussia sono pendenti delle trattative per istudiare i rimeddaopporsi alle tendenze ed alle imprese della «Internazionale».Il gabinetto di Pietroburgo si è spesse volte dimostrato moltopreoccupato dei progressi che quella associazione faceva inEuropa. Non è adunque fuori di proposito il supporre che,come l’anno passato a Salzburg ed a Gastein, così quest’anno aBerlino la situazione, fatta agli stati dall’associazione anzidetta,abbia ad essere uno dei temi delle conversazioni dei sovranie dei loro primi ministri. Sarebbe perciò da considerarsi senon converrebbe che anche il Ministro d’Italia a Berlino avessedelle notizie precise sopra i disordini accaduti fra gli operaiitaliani affinché, ove egli avesse l’occasione di dover esprimersisopra tale argomento, lo possa fare con la necessaria cognizionedi causa.» Min. Esteri (a firma Artom) a Interno, 19 agosto,già cit. Il 25 agosto, in l. p. Artom al de Leunay: se daicolloqui di Berlino uscirà qualche idea pratica, tale da poteressere accettata in un governo costituzionale, noi saremo lieti diassociarvici. (ARCH. VISCONTI VENOSTA).

Dell’Internazionale parlarono, in quell’occasione, l’András-sy e il Gorciacov al de Launay (rr. de Launay, 9 e 12 settembre,nn. 1061 e 1062); il Gorciacov al Gontaut-Biron (D.D.F., s. 1ª,I, n. 156, p. 186) e a lord Odo Russell (cfr. il r. Russell a Granville, il 12 settembre 1872, in W. TAFFS, Conversations bet-ween lord Odo Russell and Andrássy, Bismarck and Gorchako-vin september 1872, in The Slavonic Review, VIII «1929-1930»,p. 705). Chi prese l’iniziativa di parlar dell’Internazionale, nelconvegno, e con propositi decisamente reazionari, fu l’András-

Storia d’Italia Einaudi 835

Page 109: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

sy (cfr. r. Gorciacov ad Alessandro II, 9 settembre 1872, inA. MEYENDORFF, Conversations of Gorchakov with Andrássyand Bismarck in 1872, in The Slavonic Review, VIII, p. 405sgg.). Cfr. GONTAUT-BIRON, Mon ambassade en Allemagne(1872-1873), Parigi, 1906, pp. 157 e 166; E. VON WERTHEI-MER, Graf Julius Andrássy, II, Stuttgart, 1913, pp. 74-75.

1557 Il pensiero del Bismarck al riguardo è chiaramenteespresso il 21 ottobre e il 17 novembre 1871 (Aktenstücke zusWirthschaftspolitik des Fürsten Bismarck, cit., I, pp. 160-61,164 sgg.) E anche il 19 giugno 1872 (cfr. Ges. Werke, 6 s, pp.10-11 e 22). Secondo il Beust, tuttavia, nei colloqui dell’estate71, Bismarck era venuto innanzi con la parte repressiva soprat-tutto: e sarebbe stato il ministro austriaco a insistere sulla partediremo preventiva (così anche dice il Tosi, r. n. 878 sotto cit.).Certo, nella risposta allo Itzenplitz, il 17 novembre, il Bismarcksottolíneava anche il vivo interesse di Francesco Giuseppe perla questione, che diveniva quindi pure «ein Bedürfniss unsererauswärtigen Politik».

1558 Così il Beust stesso nei suoi Mémoires, cit., li, pp. 491-492.

1559 r. Tosi, incaricato d’affari a Berlino, 28 settembre ’71, n.878 (cenni già nei precedenti rr. 5 e 10 settembre, nn. 872 e873). Dopo i convegni, il Beust inviò a Berlino successivamentedue memorandum in cui insisteva «sulla insufficienza della re-pressione» e voleva «che la commissione internazionale si pre-figgesse apertamente come programma del suo lavoro, lo scopodi migliorare le condizioni delle classi sofferenti della società edi soddisfare con maturo esame le loro richieste che ora paionocosì pericolose: la repressione sarebbe un corollario di questoprogramma, il quale non apparirebbe quindi siccome odiosoalle classi popolari». Questo largo programma di miglioramen-ti sociali del Beust incontrava l’approvazione anche del nuovoministro francese degli Esteri, il Rémusat, il quale però insiste-va in pari tempo sulla necessità di reprimere (delitto il solo fattodell’appartenenza all’Internazionale).

1560 r. Robilant, 11 marzo 1872, già cit. Dichiarazioni di An-drássy: l’unico risultato delle discussioni Bismarck-Beust erastato «la compilazione da una parte e dall’altra di due memo-riali, che nulla contenevano di pratico né di efficacemente cor-rispondente allo scopo che i due governi s’erano prefisso. Do-po di ciò nulla erasi fatto, e la quistione erasi nuovamente posta

Storia d’Italia Einaudi 836

Page 110: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

a dormire». Andrássy qui equivoca: non vi furono due memo-riali da una parte e dall’altra, ma due memoriali del solo Beust(r. Tosi sopra cit.). E il giudizio del conte magiaro sulla «nega-tività» dei memoriali conferma com’egli non condividesse le ve-dute del suo predecessore sul prevenire, bensì propendesse peril reprimere: come già risultava dal diverso contegno dei due difronte rispettivamente alle proposte francese e spagnuola. In-vece, a Berlino fu nominata una commissione per i lavori pre-paratori (Aktenstücke, cit., I, pp. 161 e 167 n. 2): ma i lavori diessa procedettero nell’inverno ’71-72 con molta lentezza (r. d.Launav, 26 febbraio ’72, n. 953 cit.).

1561 r. Robilant, 11 giugno 72, n. 86. La Conferenza di Ber-lino aveva «mandato larghissimo, inteso però solo a sviscerarela questione ed al più a proporre modificazioni da fare ai Codi-ci Penali dei due Stati onde l’Internazionale nei suoi affigliati onei fatti delittuosi da essa commessi venisse colpita dalla legge».Così si dichiarò al nostro ministro, al Ballhaus. In realtà, la con-ferenza s’occupò poi soprattutto della questione sociale in sé,dal punto di- vista preventivo. D’altronde già fra gli stessi de-legati dell’impero austro-ungarico v’era in proposito divergen-za di vedute; giacché, secondo Robilant, i due delegati unghe-resi parevano disposti ad introdurre nella loro legislazione di-sposizioni penali pel solo fatto della affiliazione all’Internazio-nale, mentre gli austriaci sembravano «poco disposti ad entrarein un ordine di idee che come accentuava la Neue Freie Pressepochi giorni fa, accenna ad un regresso delle idee liberali ver-so i principi dei 1815». Nuovamente, dunque, quel contrastopure avvertibile fra l’atteggiamento de! Beust, liberale, e quellodell’Andrássy, più reazionario. Per la convocazione della con-ferenza, cfr. H. SCHULTES, Europäischer Geschichtskalender,XIII, 1872, p. 17 sub 10 giugno.

1562 La commissione prussiana aveva concluso i suoi lavoriparticolari, proprio con dichiarazioni su molteplici punti (istru-zione della classe operaia, protezione degli operai contro i capi-talisti, miglioramento delle condizioni, materiali e morali, del-le classi lavoratrici, componimento pacifico delle contese), maanche con il deciso giudizio che «quanto alle agitazioni dei so-cialisti, lo Stato non deve adottare nessuna misura repressíva»(ampio r. de Launay, 10 novembre 1872, n. 685). Che i lavoridella conferenza plenaria austro-tedesca si concludessero pureproponendo misure preventive più che repressive, è detto nel

Storia d’Italia Einaudi 837

Page 111: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

r. de Launay, 9 dicembre, n. 704. Cfr. anche r. Robilant, 7dicembre, n. 119.

1563 Alla domanda del de Launay, di aver qualche particola-re sui risultati della Conferenza, il segretario di Stato, Balan, ri-spondeva «si le travail des délégués austro-allemandes était vrai-ment de nature à être porté à la connaissance d’autres Cabinets,que nous serions des premiers à étre renseignés à cet égard» (r.de Launay, 9 dicembre cit.). E poi, fu il silenzio. Solo a Viennail Bismarck faceva comunicare, nel gnaio 1873, un’ampia rela-zione sui lavori della Conferenza, con una lett. all’ambasciato-re von Schweinitz dove, però, si diffondeva solo sui legami fraultramontanismo e Internazionale, fra rossi e neri, toccati giànella relazione (Ges. Werke, 6 c, pp. 32-33). .

Su questo tentativo del ’71-72, rimasto senza esito concre-to, ma che offrirebbe già i Grundzúge della più tarda politicasociale bismarckiana, secondo aveva annotato già il POSCHIN-GER, Aktenstücke zur Wirthschaftspolitik, cit., I, p. 165, n. 1,cfr. B. SEESERG, Bismarck und die Soziale Frage, in Zeitschriftfür Kirchengeschichte, 59 (1940), p. 388 sgg. Un accenno, in O.QUANDT, Die Anfänge der Bismarckschen Sozialgesetzgebungund die Haltung der Partenien. Das Unfallversicherungsgesetz1881-1884, Berlino, 1938, p. 9.

1564 Per es., il ministro degli esteri portoghese, Andrade Cor-vo (e si tengan sempre presenti i legami fra la dinastia sabaudae quella portoghese per cui re Luigi s’era anche rivolto diretta-mente a Vittorio Emanuele, per aver notizie sul processo istrui-to a Roma contro l’Internazionale, r. Patella, 8 agosto ’73, ann.n. 201) diceva all’incaricato d’affari, Patella, di non aver alcundubbio «che il Governo di Sua Maestà sia al fatto di quanto haluogo in Italia ove, dalle informazione qui pervenute, pare chesiano rivolti i più grandi sforzi della associazione Internazionale... parecchi dei miei Colleghi mi hanno tenuto un identico lin-guaggio, poiché le loro informazioni pare coincidino perfetta-mente con quelle del signor de Andrade Corvo» r. Patella, 17novembre 1873, n. 206.

1565 r. Cadorna, 28 luglio ’72, n. 320. Il Cadorna era stato av-vertito già parecchio tempo prima che l’attentato sarebbe statocommesso, e ne aveva reso edotta la legazione di Spagna. L’in-caricato d’affari, Maffei, ritorna il 2 settembre sulla questione,riferendo il racconto di Carlo De Dominicis sulle vicende del-l’attentato (r. n. 340).

Storia d’Italia Einaudi 838

Page 112: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1566 Su di un attentato in preparazione contro lo zar di Russia,informa il ministro inglese a Roma, A. Paget, in una nota del 26aprile ’72 al Visconti Venosta.

1567 rr. Cadorna, 31 dicembre 1872, n. 373, 24 e 31 gennaio,10, 17 febbraio ’73, nn. 379, 380, 388, 392; min. Interno aEsteri, 9 gennaio ’73.

1568 Alternarsi nelle stesse persone, che si sfogano contro ilcomunismo e, ad un tempo, dicono di non temerlo in Italia.Cfr., p. es., E. MUSATTI, La Proprietà, Padova, 1878 (memorialetta alla R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Padova),che da un lato tuona contro il comunismo, dall’altro afferma dinon paventarlo in Italia, dove la proprietà si fraziona sempredi più (p. 29 sgg.). Il motivo della «non pericolosità» è,naturalmente, svolto dagli avvocati a difesa nei processi controgli internazionalisti: cfr. p. es. la arringa dell’avo. F. SARRI,nel processo di Trani del 1875 (La Internazionale innanzi allasezione d’accusa di Trani, Barletta, 1875, p. 15).

1569 Scriveva il VIGNOLI, già collaboratore del Politecniconel 1876: «Odesi tutto giorno dalle persone di ogni ordine ed’ogni ceto, tra quelli più agiati, lamenti e querimonie rispettoai pericoli che ci sovrastano da parte della demagogia universa-le, e si paventa, si trema, s’impreca, o si pronostica il finimon-do». Ma questi tali non fan poi nulla, aspettando la spada sal-vatrice di un arcangelo (Delle condizioni morali e civili d’Italia,cit., p. 96). Anche il Renan nel settembre 1874, trovava in Ita-lia maggiori preoccupazioni di quei che avesse creduto, dopoi movimenti di Romagna. «La situation est moins bonne qu’ily a deux ans, et, si le roi venait à mourir, l’Italie courrait desdangers» RENAN-BERTHELOT, Correspondance, cit., p. 441.

1570 Così l’Aleardi, che nutre cupi presagi: «L’Europa, opresto o tardi, dovrà passare per una guerra sociale che saràmen nobile e più crudele della guerra servile che Roma passò.Spartaco almeno non conosceva il petrolio» Epistolario, cit., p.309 (20 febbraio 1872).

1571 Nel processo di Roma, nel maggio 1875, per cospirazioneecc., su 10 imputati si ebbero 5 condanne a 10 anni di lavori for-zati, e altre a 10 anni di reclusione (L’Opinione, 9 maggio). Pri-ma della lettura della sentenza, l’imputato Giuseppe Bertolaniribatté: il P. M. «ci ha trattato da straccioni e da melma sociale.Noi siamo poveri ed onesti operai, della qual cosa ci sentiamo

Storia d’Italia Einaudi 839

Page 113: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

onorati». L’insulto «non può giungere infino a noi» (F. CO-LACITO, L’Internazionale a Roma, Roma, 1875, pp. 125-126).Sulla sezione romana dell’Internazionale, cfr. F. DELLA PE-RUTA, Nuovi documenti sull’Internazionale in Roma, in Movi-mento Operaio, I, n. 2, novembre 1949, p. 38 sgg.

1572 Il motto, assai incisivo, del conte Roger du Nord, èriferito dal BÜLOW, Memorie, IV, p. 476. Ma nella sua essenzaè già implicito nei giudizi della stampa italiana nel ’71-72. Dauna parte, furori anarchici, e dall’altra frenesie reazionarie: eccola Francia» Il Diritto, 21 marzo 71 (Anarchia e reazione); e cfr.anche 23 marzo (La Francia giudicata da G. G. Gervinus) e30 marzo (La Francia: pauroso dilemma della storia francese,anarchia e reazione). Da 80 anni la Francia si aggira in uncircolo vizioso, tra insurrezione e dispotismi (La Riforma, 8luglio ’71 e cfr. 2 luglio e 31 agosto; e, ancora, 13 luglio’73). Il 3 gennaio del ’73 L’Opinione (La libertà del pensieroin Francia) osserva che non v’è paese che dia l’esempio di cosìfrequenti contrasti come la Francia. Ora l’adorazione dellalibertà, ora il disprezzo di essa; ora la tolleranza più sconfinata,ed ora il più irragionevole dispotismo. Si passa da un estremoall’altro. Identici giudizi in altri giornali, di varia tendenza:così ne La Nazione dell’8 settembre 1870 (La Repubblica ela libertà). E cfr. anche nel FERRARI «la nazione franceseè mobile, irrequieta e capricciosa, esposta a trabalzi che oggila rendono florida, all’indomani desolata» (La disfatta dellaFrancia, p. 67). Giudizio simile nel Minghetti, nell’ottobre del’70 «La Francia ... si trascinerà fra il dispotismo e l’anarchia»(Carteggio Minghetti-Pasolini, cit., IV, p. 196).

1573 Si tenga presente che soprattutto nei primi anni il radica-lismo di Gambetta spaventava i moderati (cfr. L’Opinione, 1°e 7 ottobre 1872). L’appello del discorso di Grenoble alle nou-velles couches sociales piace poco anche al Nigra (r. 5 ottobre1872, n. 1924).

1574 Il quale Le Flô, conversando con il nostro incaricato d’af-fari a Pietroburgo, mostrandosi sempre molto preoccupato del-la questione sociale, propugnava risolutamente le repressionisommarie (r. Marochetti, 6 agosto-’25 luglio 1871, n. 249).

1575 «... on a constaté une fois de plus le fait, combien ilétait malaisé à ces hauts fonctionnaires, à ces juriconsultes,de combiner quelque chose de pratique et de salutaire dansles mesures à adopter, soit en voce préventive, soit en voie

Storia d’Italia Einaudi 840

Page 114: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

répressive. Il est à craindre qu’on fasse des commentairesà pene de vue sur la légalité, sur les théories de l’économiepolitique, sur les droits et devoirs des patrons et des ouvriers,tandis que l’Internationale mettra à profit le temps pour étendreson organisation. Il faut encore espérer cependant que lesGouvernements s’écarteront de leur routine traditionnelle, etqu’ils se mettront en guerre ouverte avec une association, quine vise à rien moins qu’à renverser la société, la famille et lapropriete, par tous les moyens révolutionnaires» (r. 26 febbraio1872, n. 953, cit.).

1576 Sempre parlando dei lavori della commissione tedesca, ilde Launay commenta, il 23 giugno (n. 1027): «Nous sommesdonc bien éloignés encore du but à atteindre; il est mêmepresque a douter que la solution du problème fasce un véritableprogrès. Tant que le niveau de la moralité publique ne sera pasélévé, la meilleure garantie restera toujours celle de sévir averénergie contre les abus, qui se commettent par les ouvriers aussibien que par les patrons».

1577 «Le parlamentarisme, que je ne confonds pas aver levéritable et bon constítutionalisme, nous tuera, si ori ne luioppose pas une digue». Questa, e le altre espressioni, inuna lettera personale al Robilant, 7 marzo 1871 (AE, CarteRobilant).

1578 Dichiarazioni di Vittorio Emanuele al ministro di Fran-cia, Choiseul (r. Choiseul, 21 aprile 1871, n. 95; AEP, C. P.,Italie, t. 381, ff. 442-442 v.). E si vedano anche le dichiararionifatte al Fournier (qui appresso, p. 790, n. 419).

1579 La Perseveranza, 6, 8, il settembre e 20 ottobre 1870.1580 La Nazione di Firenze muta infatti radicalmente conte-

gno: ancora il 17 agosto del ’70 riafferma i vincoli di gratitudi-ne e di simpatia per Napoleone III e la Francia (La Storia); ma il7 settembre dichiara che la proclamazione della Repubblica im-pone nuovi doveri agli Italiani, ammonendoli di nuovi perico-li. Nessun patriota italiano può volere in Italia «gl’influssi dellaFrancia repubblicana e socialista». Si tratta di salvare la Patriae la società minacciate; da oggi noi siamo un popolo conserva-tore e sciolti dai vincoli di gratitudine a Napoleone III «non ab-biamo, non vogliamo avere nulla di comune coi comitati di sa-lute pubblica, colle repubbliche universali, coi falansteri e col-le officine nazionali che la Francia già ci minaccia» (La Francia

Storia d’Italia Einaudi 841

Page 115: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

repubblicana; e cfr. 10 settembre, 13, 25, 29 settembre). Do-po la Comune, l’invocazione: siate antifrancesi, per mantener-vi civili (26 maggio 1871; Parigi). E cfr. il Civinini, nella NuovaAntologia, XVII (maggio 1871), p. 48 sgg.

1581 Nel luglio del ’70, in fatti, l’accettazione era stata deci-sa «per aiutare la Spagna ad uscire d’imbarazzo e al primo an-nuncio della infelice domanda di garanzia contro il ritorno del-la candidatura Hohenzollern, parve a Lanza ed a me che l’ac-cettazione del Principe potesse essere il contributo dell’Italia al-la conservazione della pace europea» l. p. Visconti Venusta alNigra, S luglio 1893 (ARCH. VISCONTI VENOSTA). E cfr. E.MAYOR DES PLANCHES, Re Vittorio Emanuele II alla vigiliadella guerra del Settanta, in Nuova Antologia, CCLXXXIX, 16aprile 1920, pp. 344-345. Questo, del servire la causa dell’Eu-ropa, la causa della libertà e dell’ordine, della sicurezza genera-le che voleva poi dire anche la sicurezza dell’Italia, fu la giustifi-cazione ufficiale a cui il Visconti Venosta tenne fermo anche inParlamento (cfr., alla Camera, il 18 marzo 1873, A. P., Camera,p. 5379).

1582 l. p. Visconti Venusta al de Launay, 18 ottobre 1870, giàcit., con l’incarico di sentire Guglielmo I e il Bismarck (ARCH.VISCONTI VENOSTA). Al governo italiano, quello spagnoloaveva fatto «sentire» che se il duca non accettava prima dellafine dell’anno, la repubblica sarebbe stata proclamata in Spa-gna (ib., e Visconti Venosta al fratello Giovanni, 22-25 ottobre1870; ARCH. VISCONTI VENOSTA). Anche il Massari – beneinformato di quel che pensassero i moderati – parla dei pericoliche derivavano alla causa monarchica, dopo il mutamento suc-cesso in Francia, come del motivo determinante nella decisio-ne italiana (La vita ed il regno di Vittorio Emanuele II, n. ed.,Milano, 1896, p. 525).

1583 Cfr. anche A. STERN, Geschichte Europas seit den Ver-tràgen voti 1815 bis zum. Frankfurter Frieden von 1871, X,Coccarda-Berlino, 1924, p. 443.

Questo stesso motivo, e cioè l’interesse «del principato di-nastico in Europa, senza che la Spagna sarebbe stata repubbli-cana», con pericoli anche per il Portogallo, è sottolineato puredall’Oldoini, ministro d’Italia a Lisbona. L’Oldoini vi aggiun-ge che così l’Italia si garantiva d«un’alleanza franco-spagnuolaper la questione di Roma, pericolo certo se la regina Isabellafosse rimasta sul trono (?); e, soprattutto, che movente di Vit-

Storia d’Italia Einaudi 842

Page 116: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

torio Emanuele II era l’imitare l’antica politica dei Borboni diFrancia, applicata all’Italia: in Italia, Spagna, Portogallo (?) so-vrani sabaudi di sangue. Altissima politica, quella di VittorioEmanuele (appunti di diario dell’Oldoini «Mio ritorno in Por-togallo». AE, Carte Oldoini, cart. 6, fasc. IX). Ma queste ul-time sono considerazioni dell’Oldoini, da altri certo condivisein Italia, ma totalmente estranee al pensiero del Visconti Veno-sta. L’Oldoini, padre della più famosa contessa di Castiglione,non era un’aquila: cfr. il giudizio, sprezzantissimo, del Cavour,Carteggio Cavour-Salmoni, cit., p. 115 e cfr. p. 116.

1584 l. p. Visconti Venosta a de Launay, sopracit.1585 t. Visconti Venosta a Cerruti (Madrid), 27 ottobre 1870:

«... la France malgré ses malheurs actuels, restera toujoursla plus puissante voisine de l’Italie et de l’Espagne: il fautéviter, surtout à présent, d’avoir fair de ne pas tener comptede ses dispositions». Id. al Nigra (Tours), 28 otobre 1870:«... je mets un tel prix à ne pas m’engager officiellement danscette affaire sans être sûr des dispositions de la France, que jevous prie de faire vous même une démarche confidentielle ...Voisine de l’Italie et de l’Espagne, la France pourrait ne pas étreindifférente au choix du Roi d’Espagne. Nous désirons doncavant tout nous assurer et pouvoir constater au besoin que lestrois puissances latines qui commandent la Méditerranée ontprocedé d’accord dans cette occasion». E cfr. t. 29 ottobre alCerruti, in cui si esprime la soddisfazione per l’adesione dellaFrancia. Il governo di Tours, nella sua risposta, si attenne allastessa formula di cui già s’era servito nei riguardi del governodi Madrid, al quale spettava sondare ufficialmente le grandipotenze: ci si rimette alla volontà del popolo spagnuolo; fratutte le candidature, quella del duca d’Aosta «nous convient’ lemieux» (AEP, C. P., Italie, t. 379, ff. 327 v., 328, 329-30, 334).

1586 Visconti Venosta al fratello Giovanni, 22-25 ottobre 1870Cit. (ARCH. VISCONTI VENOSTA). E cfr. le sue dichiarazio-ni al DE CESARE, Il conte Giuseppe Greppi e i suoi ricordi di-plomatici (1842-1888), Roma, 1919, p. 202: dove però non èminimamente accettabile, e dev’essere frutto di una’ svista delDe Cesare, che anche la Germania (leggi Prussia) premesse in-sistentemente – con l’Inghilterra e l’Austria – perché il duca ac-cettasse.

1587 l. cit.; e altra sempre al fratello del 1° novembre: «II Ducad’Aosta che ha una gran voglia della Corona di Spagna, ognuno

Storia d’Italia Einaudi 843

Page 117: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

i suoi gusti, ha definitivamente accettato» (ARCH. VISCONTIVENOSTA). Prima, invece, il duca aveva dimostrato decisariluttanza (MAYOR DES PLANCHES, l. c.; MASSARI, op. cit.,pp. 525 e 544).

1588 La Perseveranza, 18 ottobre ’70 (Il duca d’Aosta Re diSpagna). L’art. è del Bonghi.

1589 «Le peuple prend de plus en plus conscience de cetteformule qu’il faut qu’il alt un ’89, c’est-à-dire qu’il fasse à labourgeoisie ce que le bourgeoísie a fait à la noblesse. Il estcertain que la bourgeoisie avait eu tort de croire au caractè-re absolu de son idéal; mais il est certain aussi que ces idées,poussées au summum de la logique, aboutissent à la décom-position de la société» (Renan Berthelot, 1° novembre 1896,RENAN-BERTHELOT, Correspondance, p. 355). E sono preoc-cupazioni che possono dirsi comuni a molti anche dei moderatiitaliani.

1590 Dell’insurrezione di Milano, cit., p. 293.1591 Cfr. E. DOLLÉANS, Proudhon, Parigi, 1948, pp. 408-

409. Evidentemente sono diversi i motivi di Sorel e quellidi Proudhon, per il quale la ricostituzione delle nazionalitànon era che un diversivo dei retrogradi contro la rivoluzionesociale. Proprio in Italia, l’unità è voluta dalla borghesia perfare i propri affari e «s’engraisser»: cfr. anche M. AMOUDRUZ,Proudhon et l’Europe, Parigi, 1945, p. 81.

1592 G. Mosca, I fattori della nazionalità, in Rivista europea a.XIII, vol. 27, fasc. IV (16 febbraio 1882), pp. 708-709, 720.

1593 Lettre à Monsieur Strauss, l. c., p. 183.1594 Per il Bonghi e la sua irriducibile avversione alla Germa-

nia e alla Triplice, oltre il MATURI, La politica estera di R. Bon-ghi; cit., cfr. anche F. D’Omno, L’avversione di Ruggiero Bon-ghi alla Triplice Alleanza, Campobasso, 1915.

1595 Tipica l’evoluzione de Il Diritto, che deciso sostenitoredell’alleanza germanica fra il ’71 e il ’76, muta poi registro. Giàil 15 settembre 1874 dichiarava: «Noi non siamo più nemicidella Francia che amici della Germania. Abbiamo approvato edapproveremo sempre la politica anticlericale del principe di Bi-smarck». Abbiamo combattuto invece la politica francese per-ché reazionaria e clericale. «Se ... il Governo tedesco diven-tasse clericale e...il Governo francese prendesse a combattere

Storia d’Italia Einaudi 844

Page 118: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

gli oltramontani, anche noi muteremmo linguaggio» (La politi-ca del Governo francese). Il 7 marzo 1876 esprime la sua meravi-glia per il fatto che nel discorso della Corona del giorno innanzisi sia parlato della Germania e dell’Austria e non della Francia«ora appunto che questa nazione, costituitasi definitivamente arepubblica, ... mostra di voler seguire verso l’Italia una politicasinceramente benevola, una politica affatto anticlericale» (Il di-scorso della Corona). Infine il 1° gennaio 1878 saluta Gambet-ta, leale amico dell’Italia e difensore di tutte le libertà, aggiun-gendo che «quali che siano le conseguenze delle evoluzioni deipartiti [in Italia], tutti però sono unanimi nel considerare l’Ita-lia come amica naturale della Francia» (L’on. Gambetta in Ita-lia). L’Italia «amica naturale» della Francia: qual mutamentodal linguaggio tenuto fra ’70 e 74’ Sin dal 13 settembre 1870 laGermania era, per Il Diritto, l’alleata «naturale e permanente»dell’Italia (La pace).

1596 l. p. Visconti Venosta a de Launay, 7 marzo 1871 (ACR,Carte Visconti Venosta, pacco 5, fasc. 2 cit.

1597 Farini a Cairoli, 1° giugno 1878 (MRP, Carte Cairoli,pacco 31). La chiusa della lettera è anch’essa rivelatrice di comela questione romana pesasse su tutto il giudizio «... se un giornocessi, e lo potrebbe presto, la lotta fra la Germania ed il Papato,io vedrei dileguarsi uno dei più importanti punti di contatto, diaffinità, di simpatia fra noi ed il potente impero».

1598 Carteggio, cit., II, p. 205.1599 Nove anni di storia di Europa, cit., II, p. 357 (31 luglio

1870)1600 3 gennaio 1877, da Pietroburgo (BCB, Carte Minghetti,

cart. XX, fasc. 73).1601 TOMMASEO, Colloqui col Manzoni, Firenze, 1929, p.

143.1602 Lo osservava, già nel 1877, l’amb. austriaco, Haymerle:

«La politique étrangère [de l’Italie] est dominée par l’Allema-gne, les condittons intérieures de l’Italie subissent l’influencede la France» (r. Haymerle, 22 dicembre 1877, n. 76 A; Saw, P.A., XI/86). E lo Artom scriveva al Nigra, il 23 novembre 1888:«Qui continuiamo a far della politica radicale alla francese al-l’interno e teutonica all’estero» (AE, Carte Nigra).

Storia d’Italia Einaudi 845

Page 119: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1603 Tra il 1870 e il 1880, infatti, gli scambi commercia-li italo-tedeschi erano assai modesti, inferiori a quelli italo-francesi, italo-inglesi, italo-austriaci di gran lunga – e perfinoitalo-svizzeri e italo-russi – (CORBINO, Annali dell’economiaitaliana, Città di Castello, II, 1931, pp. 163-64). Considere-vole aumento fra il 1881 e il 1890, soprattuto dopo il 1887 (ib.,III, pp. 188-89), grazie anche alla rottura commerciale fra Italiae Francia; e tra il 1881 e il 1900 la Germania è già in primissi-mo piano negli scambi con l’Italia (ib., IV, p. 182); e ancor piùdopo il 1900 (ib., V, p. 210).

1604 Cfr. MEINE, op. cit., p. 31; S. GORIAÏNOV, Le Bosphoreet les Dardanelles, Parigi, 1910, pp. 193-95; K. RHEINDORF,Die Schwarze Meer (Pontus)-Frage, 1856-1871,, Berlino, 1925,pp. 100 e 107.

1605 La Perseveranza, 21 febbraio (La politica inglese) e 1°marzo 1871. I due articoli sono del Bonghi.

1606 Discorsi Parlamentari, II, p. 481 (discorso alla Camera il10 marzo 1881).

1607 l. p. 9 giugno 1881 al Mancini. I rapporti fra Roma e Pie-troburgo sono «eccellenti e cordiali» ma senza alcun impegnoreciproco, che non v’è e non vi è mai stato. In generale, non visono interessi divergenti; le due nazioni «sono chiamate ad es-sere amiche e lo sono». (ARCH. DE VECCHI). Sull’inesisten-za di qualsiasi accordo segreto fra Italia e Russia fra il 1876 e il1882 – e pure se ne era molto favoleggiato nella stampa, fra il’77 e il 78 – il Nigra ritorna nel r. riserv. 1° febbraio 1888 (AE,Cas. Verdi, 16, fasc. 1).

1608 Cfr. qui appresso pp. 755-56, n. 186.1609 Di questo, e cioè dell’atteggiamento del governo italiano

alla Conferenza di Londra del 1871, si tratterà ampiamente nelsecondo volume di quest’opera [L’A. si riferisce al volume cheavrebbe dovuto far seguito a questo delle Premesse. N.d.E.].Cfr. già qui sopra pp. 106-107.

1610 Cfr. LECATUS (pseud. di R. CANTALUPO), Vita diplo-matica di Salvatore Contarini, Roma, 1947, passim.

1611 Si veda come pe: l’Engels, nel marzo 1871, la Russiasi preparasse alla guerra, guerra di conquista (anche comediversivo alle difficoltà interne), Notes ... , cit., p. 300 sgg.e cfr. anche p. 197.

Storia d’Italia Einaudi 846

Page 120: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1612 CONSTANT, prefazione alla la ed. De l’esprit de conquéteet d’usurpation, l. c., II, p. 131.

1613 BALBO, Delle speranze d’Italia, c. IX (ed. cit., pp.93-94).

1614 Nel 1840, riportate dal MICKIEWICZ, in L’idea polacca el’idea russa (Gli Slavi, Torino, 1947, p. 291).

1615 Cfr. B. CROCE, Russia ed Europa, in Pensiero politico epolitica attuale, Bari, 1946, p. 52.

1616 Così il MARSELLI, Gli avvenimenti del 1870, p. 90.1617 Cfr. F. VALSECCHI, L’Alleanza di Crimea, cit., pp.

450-51.1618 Mémoire sur les derniers évenements de l’Orient (1844),

ripubbl. di seguito alle Speranze d’Italia, ed. cit., p. 495. Que-sto Mémoire, che propugna un’alleanza anglo-franco-austro-piemontese, prepara l’atteggiamento del Cavour. Per l’atteg-giamento del Balbo di fronte alla Russia cfr. anche ib., p. 499e Delle speranze d’Italia, c. IX, pp. 102-103, dov’è da notarela gran somiglianza addirittura di immagine con il discorso delCavour alla Camera il 6 dicembre 1855. Per il pensiero del Gio-berti, anch’egli contrapponente Russia ed Europa come servag-gio contro libertà, barbarie contro gentilezza, cfr. Primato, ed.Losanna, 1946, II, p. 129. E cfr. in genere E. ROTA, La par-tecipazione di Cavour alla guerra d’Oriente nei suoi precedentiideali, in Studi in onore di Gino Luzzatto, cit., III, p. 149 sgg.;e anche D. VISCONTI, La concezione unitaria dell’Europa nelRisorgimento, Milano, 1948, pp. 127, 155.

1619 Cfr. Il Risorgimento, 4 gennaio, 28 marzo, 23 maggio1848

1620 Per l’apprezzamento che il Cavour faceva dell’appoggiorusso, cfr. Lettere, VI, pp. 337 e 339-440; Il Carteggio Cavour-Nigra, I, Bologna, 1926, pp. 174 sgg., 237-38; II, p. 117. Ancheil Visconti Venosta riconobbe che «la Russia favorì piuttostoche osteggiare la nostra indipendenza ed unità: l’ostilità suacoll’Austria giovò a noi e potrebbe giovare in appresso» (nelleistruzioni al Cadorna per la conferenza di Londra, 28 dicembre1870; AE, Missioni all’estero,, cart. 2). Anche nelle istruzionial Barbolani, nuovo ministro a Pietroburgo, il 16 gennaio 1875:«...è noto che la Russia contribuì efficacemente, d’accordo con

Storia d’Italia Einaudi 847

Page 121: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

la Francia, al riconoscimento del Regno d’Italia per parte dellealtre Grandi Potenze». (AE, reg. Istruzioni [1875-1882], n. 22).

Per l’incontro di Varsavia, nel 1860, fra Alessandro II eFrancesco Giuseppe, e le sue conseguenze vantaggiose perl’Italia, cfr. L. SALVATORELLI, Prima e dopo il Quarantotto,Torino, 1948, p. 153. Soprattutto cfr. l’importante articolodi P. SILVA, I rapporti fra il piemonte e la Russia prima delloscoppio della guerra del 1859, in Nuova Antologia luglio 1945,p. 247 sgg., basato su documenti russi inediti. Di fatto, ancorapiù tardi, nella grave crisi dopo Mentana, quando in Europaparecchi credettero probabile lo sfasciarsi dell’unità italiana,l’atteggiamento russo fu nettamente amichevole, certo moltopiù di quello inglese: si vedano le dichiarazioni del Gorciacoval principe di Reuss, sull’interesse russo all’unità d’Italia, alrafforzamento e non all’indebolimento dell’Italia, sulla «calda»amicizia dell’Italia. (Die auswärtige Politik Preussens, cit., IX,pp. 615-16. Per lìatteggiamento inglese, pp. 595-596.) Perle forti simpatie nella società russa verso l’Italia, cfr. la lett.di Adelaide Ristori al Cavour, il 4 aprile 1861, pubbl. da C.TUMIATI, ne Il Ponte, IV (1848), p. 1138.

1621 E. ARTOM, L’opera politica del senatore E. Artom nelRisorgimento Italiano, cit., p. 361. Per l’Artom, le dichiarazionidel Cavour sulla necessità dell’intervento piemontese in Crimeaa fine di impedire l’avanzata russa su Costantinopoli, eranodichiarazioni ad uso pubblico: scopo vero, spezzare l’alleanzaaustro-russa (ib., p. 347 sgg.).

1622 Cfr. anche nel Cattaneo l’avversione all’autocrate russoe al «principio asiatico dell’arbitrio militare» (Epistolario, ed.Caddeo, cit., I, p. 356 e cfr. 450). Per Andrea Luigi Mazzinila Russia era «una potenza direttamente nemica della missioneliberale dei popoli europei» cit. in MORANDI, L’idea dell’unitàpolitica d’Europa, cit., p. 51.

1623 Che in Europa il giudizio dei Russi fosse generalmentee sostanzialmente questo, osserva a più riprese il DOSTOIEV-SHIJ, Diario di uno scrittore, cit. pp. 434, 642, 821. E cfr. infat-ti, per scegliere testimonianze di diverso genere, Rattazzi et sontemps, II, p. 486; D.D.F., serie 1ª, II, p. 319; G. Boglietti, l’au-tocrazia e il nihilismo russo, in Nuova antologia, LVII (1881),p. 385. Ancora nel 1898 Paul Cambon scriveva: «Le vrai Rus-se... est plus loin de nous que le Turc ou le Chinois. Nous ju-geons la Russie sur une petite aristocratie aux apparences civili-

Storia d’Italia Einaudi 848

Page 122: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

sées mais quelles désillusions nous réserve notre engouement!»(Correspondance, I, Parigi, 1940, p. 446).

1624 Avvertiva il Dostoievskij che Anna Karenina poteva esse-re la gran prova che l’Europa culturale chiedeva alla Russia (op.cit.. p. 680).

1625 La dimostrazione della falsità del testamento – già soste-nuta nel 1863 dal Berkholz – fu data dal Bresslau nel 1879(Das Testament Peter’s des Grossen, in Historische Zeitschrift,41 «1841», p. 385 sgg.).

1626 Questo art., Testamento di Pietro il Grande, pubbl. neL’Italia, nel 1864, fu attribuito dal Ferrarelli al De Sanctis epubbl. negli Scritti politici di lui (p. 3 sgg. Lo scritto, secon-do mi hanno assicurato Benedetto Croce e Nino Cortese, nonè, invece, del De Sanctis, anche se, pubblicato come fu nel gior-nale suo, debba ritenersi non contraddicente, anzi conforme al-le sue idee). Baluardo contro la Russia, sarà l’unità germanica..

La propaganda pansalva è un altro elemento su cui la Russiapuò contare, oltre che sull’esercito e sulla flotta, e ad esso non sipone l’attenzione che merita (L’Osservatore Romano, 26 luglio1872, Rivista Politica).

1627 Quartetto, pp. 11-13.1628 Cfr. G. BOGLIETTI, Nihilisti e slavofili, in Nuova Anto-

logia, LVIII (1881), p. 255.1629 Op. cit., p. 315 sgg.1630 In un articolo della Gazzetta di Mosca alla vigilia del

Congresso panslavista del 1867 (BOGLIETTI, l. c., p. 242). Suquesto e sulla cosiddetta Bibbia del panslavismo, e cioè l’operadi Nikolaj Danilewskij, Russia ed Europa, cfr. K. STÄHLIN,Geschichte Russlands von den Anfängen bis zur Gegenwart, IV,1, Königsberg-Berlino, 1939, p. 264 sgg.; B. H. SUMNER,Russia and the Balcans,1870-1880, Oxford, 1937, pp. 56 sgg.,76 sgg.

1631 Op. cit., pp. 649 e 806.1632 r. del console a Fiume, Seyssel di Sommariva, 10 febbraio

1871.1633 Lettere fra la regina Margherita e Marco Minghetti, cit., p.

211. Per Crispi, cfr. Politica estera, cit., I, p. 287, dove, per unavolta tanto, Crispi si appella al Cavour (alleanza di Crimea).

Storia d’Italia Einaudi 849

Page 123: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1634 Lett. al Greppi del 29 dicembre 1886 (in DE CESARE,il conte Giuseppe Greppi e i suoi ricordi diplomatici, cit., p.241).

1635 BALBO, Delle speranze d’Italia, c. IX (ed. cit., pp.103-104); Meditazioni storiche, pp. 536-37.

1636 BALBO, Meditazioni storiche, pp. 518-19.1637 Veramente, già prima le idee di Cesare Balbo avevano

ispirato tentativi – almeno – della politica ufficiale italiana: co-sì tra ’63 e ’65, la soluzione della questione veneta era stata cer-cata, dapprima, per via di accordi con l’Austria, a cui avreb-bero dovuto andare i Principati Danubiani (cfr. P. SILVA, Ilsessantasei, Milano, rist., 1919, pp. 220, 32 sgg.).

1638 La Perseveranza, 14 giugno 1871 (Le tribolazioni dell’Au-stria).

1639 La Perseveranza, 17 giugno 1871.1640 Questa idea è da motu espressa, per es., all’inizio stesso

del 1878 (r. Haymerle, 19 gennaio 1878, n. 8 A; Saw, P. A.,XI/87).

1641 Queste dichiarazioni il Robilant faceva in conversazionicon gli amici intimi (R. CAPPELLI, Il conte Carlo Nicolis di Ro-bilant, in Nuova Antologia, CLXXI, 1° giugno 1900, p. 392). IlRobilant era convinto che una vittoria in guerra dell’Italia sul-l’Austria «potrebbe essere lo sfacelo di quella vecchia Monar-chia che credo non andare errato, confortato d’altronde dall’o-pinione ripetutamente espressa da eminenti ingegni italiani, di-cendo avere noi ogni interesse a conservarla in vita, onde man-tenga lontano da noi il pangermanismo ed il panslavismo, lacui contiguità ci sarebbe ben altrimenti pericolosa». Perciò, ilTrentino sl, ma in conseguenza e come prezzo di una solida eduratura alleanza italo-austriaca (r. 3 ottobre 1878, pubbl. inRosi, L’Italia odierna, cit., vol. II, t. II, p. 1767).

1642 Ancora da ultimo la recisa opposizione dell’Avarna e delBollati all’intervento dell’Italia in guerra a fianco della TripliceIntesa, fu determinata – oltre che dal ritenere preminenti perl’Italia i problemi del Mediterraneo, e non la questione «senti-mentale«di Trento e Trieste – proprio dalla convinzione dellaindispensabilità dell’impero asburgico per l’equilibrio europeo,e dai umori dell’avanzata slava verso Occidente (cfr. il carteg-gio fra i due ambasciatori, pubb. da C. AVARNA DI GUAL-

Storia d’Italia Einaudi 850

Page 124: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

TIERI, Il carteggio Avarna-Bollati. Luglio 1914-maggio 1915, inRivista Storica Italiana, LXI «1949», pp. 249, 262-63, 389 sgg.,LXII «1950», pp. 380, 391).

1643 Riprendo un’immagine del SALVEMINI, La politica este-ra della Destra, l. c., 1925, p. 209, che ha già perfettamentedelineato il carattere della politica italiana verso l’Austria e ilpersistere dei progetti alla Balbo, ivi, pp. 60 sgg., 210.

1644 Discorsi Parlamentari, V, pp. 260-6I (24 aprile 1872).1645 SANDONÀ, op. cit., I, pp. 124-25.1646 Questo pensavano Tornielli e Pansa (Diario Pansa, sub

31 dicembre 1882).1647 È concetto, questo, ripetutamente espresso dal Visconti

Venosta (l. p. Robilant a Visconti Venosta, 28 aprile 1875;ARCH. VISCONTI VENOSTA).

1648 Carteggi Verdiani, III, p. 98.1649 Un esempio tipico, nel 1890, quando il Crispi pensò che

l’atteggiamento del governo di Vienna nei riguardi della ProPatria di Trento e della Dante Alighieri potesse dipendere an-che «dalle ispirazioni del Vaticano»: al che il Nigra lo suppli-cava, per carità «di non vedere i Gesuiti là dove proprio non cisono». Non era questione di clericalismo, ma di irredentismo(CRISPI, Questioni Internazionali, pp. 126, 127, 128, 131).

1650 Su questo interessante episodio, cfr. il preciso studio diM. TOSCANO, L’Italia e la prima conferenza per la pace dell’Afadel 1899, in La Comunità Internazionale, IV (1949), p. 245 sgg.

1651 Contro questi timori, si veda l’art. di H. VON SYBEL,pubbl. nella Fortnightly Review, 1° gennaio 1871, e poi, col ti-tolo Das neue deutsche Reich, in Vorträge und Aufsätze, Berlino,1874.

1652 MEINE, op. cit., pp. 55-56 (200.000 copie vendute framaggio e dicembre).

1653 GARIBALDI, Scritti e Discorsi Politici e Militari, cit., III,pp. 92-93.

1654 NOVICOV, La missione dell’Italia, cit., p. 288 sgg.1655 L’Opinione, 19 settembre ’72 (II tribunale di Ginevra)

Sull’importanza della decisione dei due Stati di adire un tri-bunale internazionale cfr. pure 11 e 17 febbraio (La quistionedell’Alabama; La risposta dell’Inghilterra). Pienamente favore-

Storia d’Italia Einaudi 851

Page 125: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

vole all’arbitrato internazionale il giornale si dimostra anche il20 luglio ’73 (L’arbitrato internazionale). Per le discussioni inEuropa sul problema cfr. TER MEULEN, op. cit., II, p. 89 sgg.

1656 Cfr. MATURI, Ruggero Bonghi e i problemi di politicaestera, cit., p. 416 sgg.

1657 Il Diritto, 14 settembre 1872 (L’Italia all’arbitrato di Gi-nevra).

1658 TER MEULEN, op. cit., II, p. 45 sgg. Al Richardvenne offerto un banchetto a Milano, il 12 dicembre 1873;qualche mese dopo vi veniva festeggiato pure il Lemonnier,vice-presidente della Lega della Pace di Ginevra (MAZZOLENI,op. cit., p. 461 sgg.).

1659 Discorsi Parlamentari di P. S. Mancini, IV, p. 233 sgg. (InA. P., Camera, pp. 33-36, anche il discorso del Visconti Venostae del relatore Boselli). Uno dei più ferventi propugnatori del-l’arbitrato fu allora Benedetto Castiglia (cfr. lett. al Minghetti,29 agosto e 19 ottobre 1873, BCB, Carte Minghetti, cart. 39).L’anno appresso A. TURCOTTI pubblicava la sua Introduzioneal Nuovo Codice del diritto delle genti (cfr. TER MEULEN, op.cit., II, p. 113 sgg.).

1660 Della economia pubbica, cit., p. 494.1661 Questi e altri dati sulla vita italiana sono desunti dalla

pubbl. ufficiale nella Direzione di Statistica del ministero diAgricoltura, Industria e Commercio, L’Italica economica nel1873, 2ª ed., Roma, 1874.

1662 HANOTAUX, op. cit., II, p. 512 (ivi, altri dati sulla vitafrancese).

1663 Si tenga sempre presente che, nel 1860, nel Mezzogiornosu 1848 comuni 1621 mancavano di strade e quasi tutti difontane (NISCO, Storia civile del Regno d’Italia, Napoli, 1890,V, p. 86); che v’erano soli 125 km. di ferrovie (niente nelleisole), in confronto degli 850 km. del Piemonte-Liguria, dei607 del Lombardo-Veneto, dei 149 di Parma e Modena, dei 323della Toscana, dei 132 dello Stato Pontificio (F. TAJANI, Storiadelle ferrovie italiane, Milano, 1939, p. 69). È vero che subitodopo il ’61 s’era dato inizio alla costruzione delle grandi arteriedel Mezzogiorno: la Ancona-Brindisi, la Pescara-Sulmona, laNapoli-Foggia (ib., p. 70 sgg).

Storia d’Italia Einaudi 852

Page 126: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1664 Discorsi Parlamentari, III, pp. 324-26. Minore l’aumentodelle strade provinciali e nazionali, da 22.493 chilometri nel1863 a 27.217 nel 1870. Cfr. per questi ed altri dati: CORBINO,Annali dell’economia italiana, cit., I, Città di Castello, 1931, pp.180 e 193; II, pp. 222 e 239; anche E. LÉMONON, L’Italieéconomique et sociale (1861-1912), Parigi, 1913, p. 23 sgg.; e ilquadro riassuntivo delle ferrovie italiane, dal 1839 al 1884, in I.SACHS, L’Italie. Ses finances et son développement économiquedepuis l’unification du royaume, 1859-1884, Parigi, 1885, p.993.

1665 Per il periodo ’61-70 invece, che fu periodo assai piùcritico e perfino, in certo modo, di arresto e di crisi, cfr. l’acutadisamina di G. LUZZATTO, Storia economica dell’età modernae contemporanea, II, Padova, 1948, p. 350 sgg.

1666 Cfr. CORBINO op. cit., I, pp. 201 sgg., II, p. 222 sgg.1667 SACHS, op. cit., p. 793. Leggere variazioni di dati in

SELLA, esposizione finanziaria del 12 dicembre 1871, DiscorsiParlamentari, III, pp. 320-21; LÉMONON, Op. cit., pp.33-34; V. PORRI, L’evoluzione economica italiana nell’ultimocinquantennio, Roma, 1926 (nell’opera I Cavalieri del Lavoro1901-1926, p. 325). E cfr. CORBINO, op. cit., I, pp. 121-23, II,p. 149.

1668 Questo progresso era apertamente riconosciuto daglistranieri, giornalisti e diplomatici: p. es. il 15 dicembre 1871l’incaricato di affari austro-ungarico presso il Quirinale, conteZaluski, osservava, a proposito del bilancio italiano per il 1872:«si le trésor est loin de présenter un aspect très satisfaisant, larichesse publique se trouve en voie de progrès» (SAW, P. A.,XI/78, n. 79 B). Nel journal des Economistes del dicembre 1872L. SIMONIN tesseva un grande elogio del «meraviglioso» svi-luppo economico italiano (L’Italie en 1872. Ses progrès et satransformation, pp. 9, 23, 27 dell’estratto, 2ª ed., Parigi, 1873).E cfr. le giustissime osservazioni del ROSSELLI, L’opera dellaDestra, in Saggi sul Risorgimento e altri scritti, cit., p. 217 sgg.

1669 HANOTAUX, op. cit., II, pp. 505-507.1670 SACHS, op. cit., p. 656.1671 Secondo il Pantaleoni, la ricchezza degli Italiani ammon-

tava, nel 1884, a poco più di 48 miliardi, pari a circa 1660 li-re a testa, mentre quella dei Francesi oscillava, secondo le di-verse valutazioni, fra i 160-170 e i 215-220 miliardi, comunque

Storia d’Italia Einaudi 853

Page 127: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

sempre più di tre volte tanto (M. PANTALONI, Dell’ammonta-re probabile della ricchezza privata in Italia, in Rassegna Italiana,1884, vol. IV, pp. 232-33 e 242). Secondo il COPPOLA D’AN-NA, il reddito medio italiano era, nel 1870-76, di 94 unità in-ternazionali mentre era di 235 in Francia, di 197 in Germania,di 295 in Gran Bretagna: saliva nel 1877-85 a 117 in confrontoa 256, 225, 348 rispettivamente (Popolazione reddito e finanzepubbliche dell’Italia dal 1860 ad oggi, Roma, 1946, pp, 49 e 67).

1672 MINGHETTI, Discorsi Parlamentari, V, p. 349. Cfr. A.PLEBANO, Storia della finanza italiana, Torino, 1899, I, p. 423.I dati per questi anni sono, come è noto, tutt’altro che omogeneie sicuri: di qui le variazioni, anche notevoli, nelle cifre riportatedai vari studiosi, p. es., dal Sachs o dal Lémonon o dal Corbino.

1673 F. A. RAPACI, Il bilancio dello Stato italiano dalla unifi-cazione ad oggi (1862-1934-35), in Rivista di Storia Economica,II (1937), p. 148 (tab. II). La cifra è minore nei rendiconti (ib.,p. 141, tab. I; e cfr. Il bilancio del regno d’Italia negli esercizi fi-nanziari dal 1862 al 1907-1908, a cura della Ragioneria generaledello Stato, Roma; 1909, pp. 134-35).

1674 CORBINO, op. cit., I, p. 272, II, p. 327. Fino al ’68,invece, le entrate superavano, per il complesso dei Comuni,le spese: donde il giudizio che lo Stato, per raggiungere ilpareggio della propria finanza, avesse messo a soqquadro quelladei Comuni (ib., I, p. 270). Anche i bilanci delle Provincieandavano gradatamente verso il dissesto (ib., II, p. 333).

1675 L’Opinione, 11 agosto ’71 (Il ritorno della fiducia); e cfr.il quadro statistico in CORBINO, op. cit., II, p. 323.

1676 La media dell’aggio nel ’67 era stata di 7,81; nel 1873 saràdi 14,21% (LÉMONON, op. cit., p. 18).

1677 Cambio medio su Parigi nel ’71, 105,44; nel ’73, 112,44(LÉMONON, op. cit., p. 18, n. 1).

1678 Con la solita acutezza lo notava sin d’allora il BORGHI:«... oggi hanno perduto valori certi princìpi ideali, che hannonegli anni scorsi creato un certo vincolo comune di simpatiatra popolo e popolo, sicché la dignità e la coerenza dei partitiliberali è consistita nel professarli a dispetto d ’ogni apparenzadi contrario interesse. Oggi, non basta, che una nazione parlidi rivendicare il diritto suo, perché trovi aiuto, non diciamo dimano, ma neanche d’augurio; e alla libertà stessa si offre unculto meno spassionato...» Rassegna Politica del 1° novembre

Storia d’Italia Einaudi 854

Page 128: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1871, in Nuova Antologia, XVIII (1871), p. 679. E. cfr.CROCE, Storia d’Europa, cit., p. 254 sgg.

1679 Per simili considerazioni, frequenti in Europa, cfr. i rap-porti Bernstorff a Bismarck, 6 gennaio 1868 (scetticismo ingle-se sulla vita futura dell’Italia, sulla «Kraft und Lebensfähigkeit»quindi sul «Bestand des einheitlichen Italiens»); e Reuss a Bi-smarck, 17 gennaio 1868 (desiderio russo che sia evitato unosmembramento ‘Zerstückelung’ dell’Italia). E cfr. Bismarck eUsedom, 2 febbraio ’68: il capo del governo prussiano non con-divide le preoccupazioni e gli apprezzamenti anglo-russi, ritie-ne esagerati quei timori e crede che l’unità italiana è troppo fon-data su di un profondo e reale bisogno della Nazione per essercosì facilmente messa di nuovo da parte; ma anch’egli ricono-sce che: il processo di consolidamento interno non ha fatto queiprogressi che gli amici dell’Italia si auguravano e che il primointeresse dell’Italia è «vor allem sich in sich selbst zu kräftigen,seine Einheit zu konsolidieren... die Finanzen zu regeln...». E,ancora, il dispaccio, sempre allo Usedom, del 9 marzo ’68, giàin tono di assai minor simpatia per l’Italia (Die auswärtige Po-litik Preussens 1858-1871, IX, cit., pp. 595-96 615-16, 653-54,771-74). È vero che s’era dopo Mentana; ma il pessimismo sul-l’Italia non fu solo di quel particolare momento.

1680 Così, Francesco Ferrara, nel gennaio 1866 (cit. in LUZ-ZATTO, op. cit., p. 351).

1681 ROSSELLI, L’opera della Destra, l. c., p. 217; LUZZAT-TO, op. cit., p. 355.

1682 L’espressione è del Giolitti, che lavorò appunto a quel-l’unificazione sotto il Sella (GIOLITTI Memorie della mia vita,I, Milano, 1922, p. 17. Per altre manchevolezze dell’ammini-strazione, cfr. anche lett. Sella a Perazzi, nel 1872, in Episto-lario inedito di Q. Sella, cit., p. 259). Fino al ’72, in alcune re-gioni si riscuoteva direttamente, in altre col sistema degli ap-palti: e le conseguenze per l’erario non erano piacevoli. Anchenella riscossione e ripartizione dei dazi consumo, estrema va-rietà di criteri a seconda delle regioni (CORBINO, Annali del-l’economia italiana, cit., I, pp. 225-26. E cfr. anche, in genere,MAZZOLENI, op. cit., p. 289 sgg).

1683 Epistolario del duca Michelangelo Caetani di Sermoneta,Firenze, 1902, I, pp. 80, 107-108, 112, 118, 125, 128, 137-39ecc. (lett. al Circourt del 1871, 1872, 1873, 1874).

Storia d’Italia Einaudi 855

Page 129: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1684 ib. p. 141 (22 novembre 1874).1685 Cfr. la polemica del Diritto a questo riguardo: Il patriot-

tismo dei capitali italiani e l’imprestito francese (22 luglio ’72);L’aggio cresce... (26 luglio); L’imprestito francese in Italia. Av-vertimento agli Italiani (28 luglio). Il 1° agosto il giornale si ral-legra che in Italia non si siano sottoscritti più di 620 milioni.

1686 PESCI, op. cit., p. 161; NEGRO, op. cit., pp. 131 e 140.1687 Questo fatto è categoricamente affermato dal Farini, che,

presidente della Camera, fu pregato dal Minghetti di evitare lacommemorazione funebre del Caetani in Parlamento, appuntoperché non saltasse fuori la ritrattazione (Diario, cit., I, pp.282-83, ed ancora pp. 669, 710, 712).

1688 Si rammenti che, deputato, prima si dimise, poi passò conla Sinistra, malcontento di come andavano le cose. L’Amari logiudicò una degli uomini più dotti, vivaci e originali che cono-scesse, piacevolissimo al conversare, cortesissimo «ma assoluta-mente pessimista ne’ suoi giudizi su le cose che lo interessanoda vicino o da lungi» (Carteggio, III, pp. 347-48).

1689 Lo stesso Artom, Segretario Generale agli Esteri, che al-l’inizio del ’74 si adoperava per cercar di raccogliere in uno stes-so Ministero il Sella, il Visconti Venosta e il Minghetti, come lasola combinazione che avrebbe potuto dar vere garanzie di se-rietà e di durata, annotava sconfortato, di fronte alla «confu-sione dei partiti» e agli intrighi: «intanto l’aggio cresce, il disa-vanzo non diminuisce, la rendita ed il credito pubblico ne sof-frono. Dio ce la mandi buona» (al Nigra 5 febbraio 1874, AE,Carte Nigra).

1690 Epistolario, cit., p. 139.1691 L’Opinione, 4 luglio ’71 (La nuova Roma).1692 Questo è stato visto benissimo dall’ORIANI, che ha cele-

brato giustamente il Sella (La lotta politica in Italia, cit., III, p.243 sgg.).

1693 SILVIO SPAVENTA lo aveva avvertito sin dal 1867 «Inpolitica, questione unica: la finanza» (Lettere politiche ‘1861-1893’, cit., p. 108).

1694 Lo narra il Sella stesso al Lanza, in una lettera del 6 luglio’71 (Le carte di G. Lanza, cit., VII, p. 141).

Storia d’Italia Einaudi 856

Page 130: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1695 L’aneddoto è ricordato dall’on. Pisanelli nel discorsoelettorale tenuto a Taranto l’8 ottobre 1874 (cfr. L’Opinione,14 ottobre ’74).

1696 L’Opinione, 29 gennaio 1874 (La quistione politica). Datii legami tra L’Opinione ed il ministero degli Esteri, la notizia èsicura; ed è confermata nuovamente dall’Opinione del 30 aprile,con l’aggiunta del consiglio sugli armamenti (Le spese militari inItalia).

1697 Dichiarazioni Bismarck al Keudell, ministro germanicoa Roma, da questi riferite al de Launay (l. p. de Launayal Visconti Venosta, 10 settembre 1874, ACR, Carte ViscontiVenosta, pacco 8, fasc. 3).

1698 E si può anche aggiungere il Thiers, il quale, in unaconversazione con il generale Ricci, il 9 ottobre 1872, dicevadi non comprendere come mai non si fosse ancora eliminatoil deficit dal bilancio italiano (Précis d’une conversation de M. rle Présidente de la Republique avec le général Ricci, ACR, CarteVisconti Venosta, pacco 5, fase. 4).

1699 Fra il 1861 ed il 1870 il Tesoro pagò, per interessi suititoli del Debito Pubblico collocati all’estero, 848 milioni di lire(di cui 743 sulla sola piazza di Parigi), mentre, per interessi deititoli collocati all’interno, la somma spesa nello stesso periodofu di 1748 milioni. Alla fine del 1870 v’erano all’estero duemiliardi di titoli di rendita italiana, su poco più di 8 miliardia cui ammontava nel complesso il Debito Pubblico del Regno.Quanto al capitale straniera investito in Italia alla fine del ’70 –soprattutto nelle ferrovie – era lievemente superiore al miliardo(CORBINO, op. cit., I, pp. 165, 169, 255 e cfr. ancheLUZZATTO, op. cit., II, pp. 358 e 365). In questo; c’eraanche un vantaggio politico: ed era – come notava il Peruzzi –che in tal modo «in quei momenti d’incertezza politica, l’Italialegò alle sue sorti gli interessi dei capitalisti grossi e piccoli deiprincipali Stati d’Europa» (cit, in LUZZATTO, l. c., p. 358).

1700 Il Times era infatti il portavoce degli uomini d’affari dellaCity, possessori di rendita pubblica italiana e irritati di doverpagare l’imposta sulla rendita stessa (r. Cadorna, 4 dicembre1872, n. 369; d. Visconti Venusta a Cadorna, 22 dicembre 72,n. 160; l. p. Cadorna a Visconti Venosta, Novara, 11 settembre1874, ACR, Carte Visconti Venosta, 1874, pacco 8, fase 4). Ciònon toglie che apparissero anche, di quando in quando, articoli

Storia d’Italia Einaudi 857

Page 131: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

elogiativi sui progressi economici dell’Italia: così il 12 settembre1872. Per la diffidenza e l’avversione di altri periodici inglesialla politica finanziaria italiana, cfr. r. Maffei, 18 agosto 1872,n. 334.

1701 Cfr. L’Opinione, 18 marzo, 8 aprile, 4 e 8 maggio ’74.Anche in organi minori della stampa britannica si trovano inquegli anni, spesso, violenti attacchi all’Italia per le sue condi-zioni finanziarie. Così nell’Examiner, ebdomadario, del 1° apri-le 1871. L’attacco veniva confutato da un inglese amico del Ca-dorna e impastante uomo d’affari, sir D. A. Lange, in The Asia-tic del 18 luglio, a mezzo di dati forniti dal ministero delle Fi-nanze per rettificare – inizialmente presso uno dei membri delgabinetto britannico – molte ingiuste accuse e osservazioni er-ronee dell’Examiner; ma quest’ultimo tornò alla carica nell’ago-sto (rr. Cadorna e Maffei, 6 aprile, n. 204, 22 luglio, n. 229, 1°settembre, n. 243).

1702 Cfr. P. WOLFFRAMM, Die deutsche Aussenpolitik unddie grossen deutschen Tageszeitungen (1871-1890), Zeulenroda,1936, p. 5.

1703 Nel gennaio 1873, una sua corrispondenza da Roma, con-tro il Visconti Venosta per il suo atteggiamento nell’estate 1870,provoca un passo amichevole del de Launay presso il segretarioagli Esteri, Balan (ll. pp. de Launay al Visconti Venosta, 22, 23,28 gennaio, 10 febbraio 1873; ARCH. VISCONTI VENOSTA).

1704 Cfr. L’Opinione, 30 aprile e 28 maggio 1874. La Spener-sche Zeitung era giornale importante ben visto dal governo (cfr.H. VON TREITSCHKE, Briefe, cit., III, p, 310).

1705 Voyage au pays du déficit è il titolo, senz’altro, di unvolume del NEUKOMM sull’Italia (ARCARI, Le elaborazionidella dottrina politica nazionale, cit., p. 116, n. 28).

1706 Questo episodio fu narrato dal Sella stesso ad un grup-po di suoi elettori a Biella, la sera del 30 ottobre 1882. La con-versazione fu pubblicata ne Il Monte Rosa di Varallo e riporta-ta dall’Opinione del 10 novembre. Il Sella non precisò né qualefosse il diplomatico straniero, né l’anno; probabilmente si trat-ta del criticissimo autunno 1864, il momento cioè in cui il Sel-la assunse per la seconda volta il dicastero delle Finanze (cfr.GUICCIOLI, op. cit., I, p. 102, dove si parla di inammissibili-tà «anche al punto di vista dell’onore del paese» delle condizio-ni pretese dai finanzieri esteri per ulteriori crediti, ed anche H.

Storia d’Italia Einaudi 858

Page 132: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

FRAENKEL, Storia di una nazione proletaria, Firenze, 1938, pp.40-41).

1707 Che è il ragionamento per es. di M. BONFANTINI,Per una storia d’Italia dal 1871 al 1915, in Società Nuova, I, l(1945), pp. 7-8. Ma il Bonfantini, appunto, ragiona in base apremesse teoriche e senza rendersi esatto conto di quale fossela situazione generale dell’Italia di allora. Cfr. invece l’elogiodella politica del pareggio fatta dal CORBINO, op. cit., I, p.15, e dal LUZZATTO, op. cit., II, pp. 372-73 e 377, il qualeosserva come, in quella situazione, la sistemazione del bilanciostatale fosse la necessaria premessa anche per lo sviluppo delleiniziative in campo economico (p. 355): nell’averne dimostratal’urgenza, fu il vantaggio offerto dallo stesso corso forzoso(ib., p. 372). Nemmeno calza l’osservazione del SERENI(Ilcapitalismo nelle campagne (1860-1900), Torino, 1947, p. 82)che la politica finanziaria della Destra è stata politica di classeborghese e che gli sforzi per il pareggio perdono, perciò, buonaparte della loro aureola mistica: perché, anche ammessa lapremessa, che invece non è così assoluta (cfr. pp. 572-73) sta difatto che in un’Europa tutta borghese e tutta a finanza borghesel’Italia non poteva fare, proprio essa, una politica rivoluzionariain tal campo. Il pareggio del bilancio, con i metodi di allora,significò la salvezza dell’unità d’Italia nell’Europa di allora:questo, e non altro, è il problema.

1708 PLEBANO, op. cit., I, p. 337.1709 Cfr. A. GARINO CANINA, I princìpi finanziari di Quin-

tino Sella, in Rendiconti del R. Istituto Lombardo di Scienze eLettere, LXXIII (1939-40), p. 565.

1710 MARSELLI, La rivoluzione parlamentare del marzo 1876,cit., p. 11; e cfr. MORANTI, La Sinistra al potere, cit., pp. 64-65.

1711 Rispettivamente il 49,67% per le imposte sui redditi epatrimoni, ed il 44,37% per le imposte sui consumi. Conl’avvento della Sinistra il rapporto diviene 47,40% e 46,62%,fra il 1876 ed il 1880; e poi, fra il 1881 ed il 1885, 45,45%e 48,34%, per continuare poi sempre con la prevalenza delleimposte sui consumi, eccetto che nel 1896-1900 (COPPOLAD’ANNA, op. cit., p. 102). Cfr. anche E. SCALARI, La politicafinanziaria della Destra nel periodo delle origini (1860-1864), inNuova Antologia, luglio 1947, p. 299, che pure non si può direfavorevole a quella politica.

Storia d’Italia Einaudi 859

Page 133: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

Da notare, anche, che tutto il periodo della Destra segna –con indirizzo costante – il progressivo incremento della per-centuale delle imposte dirette: nel 1861-65, il rapporto con leimposte sui consumi è 46,73%-47,40% (il 5,87% è dato dal-le tasse e diritti): nel ’66-70, è già 47,13% -46,90% per sali-re infine a 49,67% 44,37%, del già ricordato periodo ’71-75.Nel 1911-15, il rapporto fu di 38,46%-54,94%; nel 1936-40 di37,97%-56,68%. (COPPOLA D’ANNA, l. c.) Che poi a popo-lazione più povera, le imposte sui consumi gravassero più pe-santemente che non a percentuale anche maggiore su popola-zione più ricca; che il carico tributario fosse inegualmente di-stribuito; che, per es., la proprietà fondiaria fosse gravata assaipesantemente, molto più della ricchezza mobile, anche per ef-fetto delle sovrimposte comunali e provinciali (cfr. anche NA-TALE, Giolitti e gli Italiani, cit., p. 138 sgg.), quest’è certissimo.Ma rientra, appunto, nella ricerca affannosa dei mezzi che des-sero risultati immediati, di cui s’è detto e ch’era imposta dallecircostanze generali.

1712 La definizione, felicissima, è del BACCELLI, Il mulino delPo, III, p. 144

1713 GARINO CANINA, l. c., p. 562; cfr. anche PETRUC-CELLI DELLA GATTINA, Storia d’Italia cit., p. 158. La man-canza degli «accorgimenti, ingegnosi e di lunga vista» dei gran-di finanzieri gli fu infatti poi rimproverata (La terza Italia. Let-tere di un Yankee, trad, e ann. da F. GARLANDA, 3ª ed., Ro-ma, s. d., p. 302; anche LUZZATTI, Grandi Italiani. Grandisacrifici per la Patria, Bologna, 1924, p. 47, che però ricono-sce che nelle condizioni di allora non si poteva far diversamen-te. E il punto è proprio questo, se gli accorgimenti dei grandifinanzieri potessero applicarsi all’Italia d’allora).

1714 Cfr. nel discorso di Biolio del 18 ottobre 1874: «Sup-ponete un nemico mortale dell’unità e libertà d’Italia. Io nonso quale condotta più efficace al suo intento potrebbe tenere,che spingendoci all’aumento di spese e trattenendoci dall’incre-mento del lavoro e del sacrificio, cioè delle imposte». (DiscorsiParlamentari, V, p. 873).

1715 Cfr. il discorso alla Camera del 27 marzo 1879 (DiscorsiParlamentari, V, p. 833).

1716 Nel discorso elettorale di Legnago, il 4 ottobre 1874 (neL’Opinione, del 7 ottobre).

Storia d’Italia Einaudi 860

Page 134: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1717 Discorso alla Camera del 7 maggio 1875 (Discorsi Parla-mentari, VI, p. 538).

1718 Il giudizio è di un buon intenditore, il MARTINI (Confes-sioni e ricordi, 1859-1892, cit., p. 130).

1719 Egli lo sapeva benissimo: «Sella sente la propria impor-tanza e vorrebbe far tutto; Lanza si lagna che Sella sia troppoimprudente e si occupi di cose non sue». Dina a Castelli, 19novembre 1870 (Carteggio politico di Michelangelo Castelli, cit.,II, p. 492).

1720 Cfr. L’Opinione, 28 agosto ’72 (Un giudizio sull’Italia).Anche l’incaricato d’affari a Londra, Maffei, riferisce con com-piacimento i commenti della Saturday Review, sulla situazio-ne generale dell’Italia e soprattutto sui rapporti col Papato (r.Maffei, 18 agosto 1872, cit.).

1721 Il SACHS, op. cit., pp. 232 sgg., 274, offre i seguentidati: spese effettive ordinarie e straordinarie comprese, per ilMinistero della Guerra 230, 289, 246, 262, 189 milioni per glianni 1861-1865; 174, 178, 155, 162, 161, 162, 181, 192, 187,192 per gli anni dal 1867 al 1876 (il ’66 evidentemente nonpuò essere calcolato). Per la Marina 79, 61, 59, 60 milioni(arrotondati) nel 1862-65; 46, 39, 32, 25, 29, 31, 35, 37, 38, 36milioni, nel 1867-1876. Nel Bilancio del Regno d’Italia, cit. p.118 sgg., dove si analizzano le spese solo a partire dall’esercizio1868, le cifre sono le seguenti: Guerra, 167, 149, 183, 151, 166,176, 183, 180, 186 milioni per gli anni dal ’68 al 76; Marina, 35,35, 32, 37, 31, 32, 34, 38 e 28 milioni. Il COPPOLA D’ANNAdà le cifre complessive per la difesa militare (op. cit., p. 106),e le percentuali (p. 108), da cui risulta che mentre le spesemilitari nel quinquennio 1861-1865 gravavano per il 34,76%sul totale delle spese effettive dello Stato, nel quinquennio1866-70 scesero, nonostante la guerra del 66, al 25,75% e nelquinquennio 1871-75 al 18,66%, per risalire poi al 20,47% nel1876-80, al 21,95% nel 1881-85 ecc.

1722 Cfr. per es. G. B. BRUZZO, Considerazioni sulla difesagenerale dell’Italia, 2ª ed., Napoli, 1871, p. 12.

1723 Gli avvenimenti del 1870, p. 72.1724 Op. cit., p. 4.1725 Op. cit., p. 7.

Storia d’Italia Einaudi 861

Page 135: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1726 Op. cit., pp. 6 e 24. Per altre discussioni in materia cfr.A. GANDOLFI, Bologna e l’Appennino nella difesa d’Italia, Bo-logna, 1871; e le preoccupazioni di Nino Bixio,. G. BUSETTO,Notizie del generale Nino Bixio, II, Fano, 1876, pp. 88-89.

1727 26 marzo 1873 (La difesa non è offesa); e cfr. 20, 22,23, 24 marzo (La proposta Nicotera, Confidate nel Ministero!, Iltrionfo del Ministero, Riflessioni). E già il 25 luglio ’72 (Si vispacem para bellum).

1728 L’espressione cromwelliana ritorna più volte nella stam-pa di Sinistra: cfr. La Riforma, 20 febbraio ’71 (Adolfo Thiers);Il Diritto, 12 settembre 1872 (Le esagerazioni del Diritto).

1729 Lo stesso Luzzatti, nell’ottobre del 1870, temendo gli im-barazzi che sarebbero derivati dall’essere a Roma, voleva un«nuovo e formidabile assetto alla difesa nazionale... un forteesercito... E le finanze? È evidente che peggioreranno; ma og-gi bisogna rovesciare la formula dell’attuale amministrazione epensare prima a difenderci e poi all’assetto finanziario» (Me-morie, cit., I, p. 310 e cfr. II, p. 96). In altri momenti invece ilLuzzatti oscillò tra le due esigenze (ib., I, p. 398).

1730 La Riforma, 17 febbraio ’71, (L’organizzazione della for-za).

1731 Crispi alla Camera, 4 Febbraio 1872: «... la posizionedell’Europa è mutata e... per essere forti ed aver pace, bisognaarmarsi, armarsi e sempre armarsi» (Discorsi Parlamentari, II,pp. 136-37).

1732 Discorso sopra cit., ib., II, p. 139.1733 Su Cialdini oratore cfr. La Perseveranza 5 agosto 1870.1734 Cfr. il Diario del generale Govone, in Le carte di Giovan-

ni Lanza, cit., VI, pp. 375-76.1735 A. P., Senato, p. 987 sgg.1736 A, P., Senato, pp, 885-86.1737 Arte della Guerra, VII (ed. Casella-Mazzoni, Firenze,

1929; p. 363).1738 Marselli a Robilant, 8 gennaio 1874 (AE, Carte Robilant).

Anche in altra lettera del 5 giugno 1874 il Marselli esprime isuoi timori che, con il vento avverso levatosi nel paese controqualunque spesa militare, si finisca col rifare l’opera di Govonealla vigilia di una guerra nell’Europa. Nuovamente nel 1881,

Storia d’Italia Einaudi 862

Page 136: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

nel noto articolo Politica Estera e Difesa Nazionale (NuovaAntologia, LVIII, p. 127) egli esprimerà lo stesso pensieroin forma sdegnosa: i denari sono la sola cosa «cui la politicapassiva si studi di provvedere largamente, anzi è quella cui tuttele altre sacrifica, compresa la dignità della nazione».

1739 Lett, a Gabrio Casati, 25 maggio 1871 (in QUINTAVAL-LE, La conciliazione..., cit., pp. 334-35 e cfr. anche 338).

1740 Cfr. l’Opinione, 13 marzo ’71 (art. di fondo): finedei «sogni dorati» della pace universale ecc.; 29 marzo ’71(La difesa generale d’Italia); 1° maggio ’71 (Le spese militari):nelle nuove condizioni d’Europa s’intende da ognuno che laforza morale d’una nazione è in ragione diretta della sua forzamilitare; 15 maggio ’71 (L’ordinamento dell’esercito); 19 agosto’71: nazione pacifica, l’Italia deve armarsi per toglier dalla testaa chicchessia di meditare un’aggressione contro di lei (La veraquestione); 3 gennaio ’72 (La politica estera).

1741 Su questa espressioni il Bonghi chiude il suo primo di-scorso alla Camera sulla legge delle Guarentigie, il 31 gennaio1871 (Discorsi Parlamentari, I, p. 237). Anche il Nigra se ne va-le in una lettera al Visconti Venosta del 6 marzo 1871 (ARCH.VISCONTI VENOSTA).

1742 Così il Bonghi, (Nove anni di storia d’Europa, cit., II, p.451).

1743 L’Opinione, 17 gennaio 1871 (La questione militare).1744 Cfr. qui sopra pp. 93-94.1745 Molto assennatamente lo aveva detto il Lanza al Cialdi-

ni, nel dicembre del ’69: «Guardi, Generale, di non mettereal paese il dilemma: o riduzione dell’esercito, o riduzione dellarendita, perché rifiutando le riduzioni, l’esercito che era meri-tatamente amato dal paese, sarebbe divenuto odioso ed il pae-se avrebbe detto; prima del fallimento, si distrugga piuttostol’esercito» (Le carte di G. Lanza, cit., VI, p. 376).

1746 Le spese per l’esercito delle grandi potenze europee nel1874, p. es. furono le seguenti (lire it.): Russia 788.390.103;Francia 719.929.753; Germania 488.742.315; Gran Bretagna,378.418.040; Austria-Ungheria 254.983.593; Italia 192.011.542.Anche proporzionatamente, nel bilancio generale dello Stato,l’Italia era quella che dedicava alle spese dell’esercito la percen-

Storia d’Italia Einaudi 863

Page 137: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

tuale minore (L. CISOTTI, La pace armata e l’esercito italiano,in Nuova Antologia, XXIX, 1875, pp. 921-23).

1747 Dai 29.637 reati di sangue del biennio 1863-64 si sale ai55.825 del biennio ’69-70. E va bene che si era aggiunto il Ve-neto (nella statistica Roma non c’entra ancora): ma l’aumentorimane pur sempre impressionante. Dal gennaio 1861 al mag-gio 1870, 75.000 mandati di cattura non erano stati eseguiti (re-lazione Lanza al progetto di legge per i provvedimenti specia-li di P. S., Camera dei Deputati. Raccolta dei docum. stampati,Leg. XI, Sess. 1870-71, voll. II, n. 83, e allegato A; cfr. anche n.83 B, all. A e N). Donde il giudizio: «una polizia, che non dap-pertutto guarentisce la vita e la sicurezza de’ cittadini, una giu-stizia punitiva; alla quale in parecchie provincie manca il mezzodi raggiungere il delitto» (BORGHI, Nove anni di storia d’Euro-pa, cit., II, p. 462). Cfr. L’Opinione, 5, 7, 12 gennaio, 26 febbra-io ’71 (La sicurezza pubblica; Polizia-Tribunali-Giurati; Provve-dimenti eccezionali; L’amministrazione della giustizia) e La Per-severanza del 5 e del 25 gennaio ’71, che segnala la gravità dellacriminalità nella Romagna (l’art. del 25, Cose serie, è del Bon-ghi). Cfr. Carteggio Minghetti-Pasolini, cit., IV, pp. 203, 209,213 sgg.; Crispi alla Camera, 10 giugno 1875 (Discorsi Parla-mentari, II, p. 243 sgg.); L’Italia economica, cit., p. 348 sgg.

1748 P. es. nel Times del 10 settembre 1872 vien pubblicatauna lettera da Napoli che dà un quadro assai tetro della recru-descenza del brigantaggio nel Mezzogiorno: lettera commenta-ta in un editoriale di biasimo al governo italiano che non agi-sce con sufficiente energia (r. Maffei, 11 settembre n. 348). Mapoi, sempre nel Times del 3 dicembre ’72, lettera contro le ma-nette adoperate dai carabinieri, qualificate come strumento ditortura (r. Cadorna, 4 dicembre, n. 369 già cit.). Dunque pro-teste contro le cattive condizioni della sicurezza pubblica, e adun tempo, contro i veri o presunti soprusi delle forze di polizia

1749 X, in Rassegna politica della Nuova Antologia, XXVII(1874), p. 984.

1750 r. de Launay, 21 novembre 1870, n. 714. Già nel r. 14novembre, n. 708; ma soprattutto in quello del 17 novembre,n. 711: «l’état de nos finances, à moins de vouloir marcherà una ruine complète, à une banqueroute, nous impose de nenous mêler à aucune guerre tant que notre territoire n’est pasmenaci».

Storia d’Italia Einaudi 864

Page 138: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1751 L’Opinione, 23 settembre 1870 (La pacificazione interna).E il Bonghi ne La Perseveranza del 18 ottobre: non v’è italianoche non aneli al posare (Il Duca d’Aosta re di Spagna).

1752 Nel discorso del 9 novembre 1870 al banchetto offerto-gli dalla Società Patriottica di Milano (La Perseveranza, 11 no-vembre). Anche per l’Amari, l’Italia aveva bisogno «di calmapolitica e di vigore amministrativo»(Carteggio, III, p. 314).

1753 La Perseveranza, 20 settembre 1870 (Roma Capitale).1754 Commemorazione, cit., p. 27.1755 TAINE, Voyage en Italie, cit., I, p. 355.1756 Pensieri sulla politica italiana, cit., p. 60.1757 D. PAPA, Il giornalismo, Verona, 1880, pp. 265-66. La

tiratura complessiva di 525 tra quotidiani e settimanali era, nel1874, di 797.590 copie. Va tuttavia notato, anche qui, l’incre-mento del numero dei periodici, tra quotidiani, settimanali emensili, che dai 185 del 1836 e dai 450 del 1864 era salito ra-pidamente ai 723 del 1870, ai 765 del ’71, ai 1126 del ’74, dicui 387 quotidiani (P. LIOY, Elettori e deputati, Milano, 1874,pp. 53-55). Per un raffronto con la tiratura dei maggiori gior-nali esteri, PAPA, op. cit., pp. 27 e 51-52: 30.000 copie il Timese 170.000 il Daily Telegraph; 72.000 il Figaro e mezzo milione ilPetit Journal. Sulla scarsa importanza della stampa in Italia in-sistevano l’inc. d’affari francese, de Sayve (r. 3 febbraio 1872,n. 13; AEP, C. P., Italie, t. 384, f. 106 sgg.) e nuovamente, l’al-tro inc. d’affari Tiby, nel ’74 (r. Tiby, 19 febbraio 1874 n. 16;ib., ib, t. 389, f. 112 v.).

1758 BACCELLI, Il mulino del Po, II, p. 334.1759 FERRARIO, Qual’è la moralità de’ campagnoli, cit., pp.

31-32.1760 BORGHI, nella Rassegna Politica del 1° dicembre 1871 e

del 30 novembre 1873, in Nuova Antologia, XVIII, p. 912, eXXIV, pp. 944-45.

1761 Così il BORGHI, Rassegna Politica del 31 gennaio 1872,in Nuova Antologia, XIX, p. 465; e cfr. le Rassegne del 30marzo e del 30 giugno 1872, ib., p. 927, e XX, p. 696; e laRassegna dei 2 novembre ’72, ib., XXI, p. 746.

1762 La scuola e la questione sociale in Italia, in Nuova Antolo-gia, XXI, 1872, pp. 477-78.

Storia d’Italia Einaudi 865

Page 139: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1763 MEINECKE, Johann Gustav Droysen, l. c., p. 249.1764 BORGHI, in Nuova Antologia, XIX, 1872, p. 927.1765 L’inc. d’affari francese, Tiby, nel r. n. 51 del [?] luglio

1874 [arr. a Parigi il 22]; AEP, C. P., Italie, t. 390, f. 44.1766 I dati in L’Italia Economica nel 1873, cit., pp. 727-28.

Sulle divergenze dei dati dal Manuale dei Senatori e Deputati,cfr. ivi.

1767 L’espressione è già nel JACINI, Sulle condizioni della cosapubblica in Italia dopo il 1866, cit., p. 17.

1768 Cfr. la tabella statistica in LIOY, Elettori e deputati, cit.,p. 188. La percentuale degli aventi diritto a voto su 1000 abi-tanti era nel 1870: Piemonte 26,10; Liguria: 30,70; Lombar-dia 19,70; Veneto 15,10; Emilia 19,90; Toscana 22,40; Marche15,10; Umbria 15; Lazio 15,20; Abruzzi e Molise 16,70; Cam-pania 20,60; Puglia 20; Basilicata 17,20; Calabria 16,40; Sici-lia 16,10; Sardegna 26,50. La media del Regno era 19,70. Nel1876 sali a 22,60 sempre con forti sperequazioni fra le varie re-gioni. (Cfr. la Statistica elettorale politica a cura del ministerodi Agricoltura, Industria e Commercio, Roma, 1877, p. V). An-che nei singoli collegi forti sproporzioni: nel ’65, solo 10 collegiavevano da 50 a 54 elettori per 1000 abitanti; 25 ne avevano da8 a 10; 129 da 10 a 15; 138 da 15 a 20 ecc. (LIOY, p, 90). Nonminore sperequazione nella formazione dei collegi, dato che ai1848 elettori per collegio della Sardegna e ai 1589 della Liguriafacevano riscontro i 776 della Calabria, i 775 del Veneto (1866),i 716 dell’Abruzzo, i 694 delle Marche (ib., pp. 89-90). Con leultime sperequazioni tuttavia si correggevano almeno in parte,empiricamente e territorialmente, gli inconvenienti della prima,nel senso che alla più alta percentuale di elettori della Liguria edella Sardegna non corrispondeva, per effetto della distribuzio-ne dei collegi, un maggior numero di rappresentanti in Parla-mento. Anzi la Sardegna finiva con l’aver minor numero di de-putati delle Marche. (Mi sono attenuto ai dati statistici dell’e-poca. Nelle tabelle di recente pubblicate nel Compendio dellestatistiche elettorali italiane dal 1848 al 1934, a cura dell’Istitu-to Centrale di Statistica e Ministero per la Costituente, Roma,1946, I, tavv. 2 B e 6, pp. 9 sgg., 36 sgg., ci sono alcune leg-gere variazioni di dati (cfr. già L’Italia economica nel 1873, cit.,p. 728): resta tuttavia ben fermo il fatto essenziale delle enormidisparità fra regione e regione sia per la percentuale di aventi

Storia d’Italia Einaudi 866

Page 140: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

diritto al voto, sia per il numero degli elettori formanti collegio;disparità denunziate dallo Zanardelli, nella sua celebre Relazio-ne per la riforma della legge elettorale politica (Compendio, cit.,p. * 97).

Nel 1870 ci sono già spostamenti rispetto al ’65: secondoil Compendio (tav. 6 cit.) gli elettori per collegio erano 1614in Liguria, 1540 in Sardegna, 1352 in Piemonte, 1201 in Tosca-na, per scendere a 850 nel Veneto, 827 nell’Umbria, 805 nell’A-bruzzo, 790 in Calabria, 775 nelle Marche. La percentuale mas-sima della Liguria e della Sardegna si spiega con il fatto che nel-le due regioni (come nei circondari di Bobbio e di Novi) il mini-mum d’imposta era di 20, anziché di 40 lire (cfr. MINGHETTI,Discorsi Parlamentari, VIII, p. 118).

1769 I votanti furono 561.683 (cfr. L. MARCHETTI, I moti diMilano e il problema della fusione col Piemonte, in Il 1848 nellastoria italiana ed europea, a cura di E. Rota, Milano, 1948, II, p.723).

1770 G. FERRERO, Potere, Milano, 1947, p. 307.1771 Nei ballottaggi, la percentuale scese al 34,07%.1772 Nel ’74 si tornò a salire al 55,7%; nel ’76 al 59,2% (Sta-

tistica delle elezioni generali politiche per la XXV Legislatura, acura dell’Ufficio Centrale di Statistica, Roma, 1920, p. XXX-VIII). In Francia, nel 1876 si ebbe il 74%; in Inghilterra, nel’74, il 79%.

1773 L’Opinione lamenta infatti che nelle grandi città abbia vo-tato appena 1/4 degli iscritti. È questo un fatto che si ripeteràcostantemente: ancora nel 1919 l’astensionismo sarà molto piùaccentuato nelle grandi città che non nelle campagne. A Pa-lermo vota solo il 18,3%, a Catania il 22%, a Napoli il 27,2%,a Roma il 29,7%, nella stessa Genova solo il 44,7%: questo,mentre nei collegi di Ravenna e di Forlì si raggiunge l’84,8% edin quello di Cremona l’83,6%. (Statistica delle elezioni generalapolitiche per la XXV Legislatura, cit., pp. XXXVI-XXXVII). Ele cause oggettive, addotte a spiegazione del fenomeno, non lospiegano che parzialmente. Cfr. ivi e anche Compendio cit., II,p. * 32 sgg.

1774 L’Italia economica, cit., pp. 725-26. E cfr. L’Opinione,27 marzo 1873. Perfino in Spagna la percentuale era superio-re (44%; LIOY, op. cit., p. 84). Anche in Belgio, però, si eb-

Storia d’Italia Einaudi 867

Page 141: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

bero fenomeni analoghi di astensionismo in elezioni municipali(Compendio, cit., II, p. * 19, n. 1).

1775 L’Opinione, l. c.; cfr. anche L. PALMA, La riformaelettorale in Italia, in Nuova Antologia, XXXVI (1877), p. 582.

1776 SERRA GROPELLI, Le cinque piaghe del Regno d’Italia,cit., p. 157.

1777 Il Diritto, 28 giugno ’72.1778 Sui pericoli di questa situazione si sofferma infatti L’O-

pinione il 27 marzo 1873; i piccoli Comuni sono anche quel-li nei quali i partiti estremi e sovversivi possono maggiormen-te far proseliti. Dov’è soprattutto un accenno alla propagandaclericale.

1779 SERRA GROPELLI, op. cit., p. 158.1780 Che i gruppi nazionali fossero una minoranza, era vero;

ma anche gli altri, i clerico-legittimisti, erano una minoranza, euna minoranza fossilizzata, mentre l’altra era attiva e trascina-trice: cfr. l’acuta analisi del SALVEMINI, L’Italia politica nelsecolo XIX, in L’Europa nel secolo XIX, cit., p. 372 sgg.

1781 Giuseppe (leggi Giovanni) Fabrizi al Ricasoli, il 15 no-vembre 1870 (Lettere e documenti di Bettino Ricasoli, X, p,164). Il Fabrizi, deputato, rinunciò a ripresentarsi.

1782 Sino al ’71 valeva il responso della Sacra Penitenzieria del1 ° dicembre 1866, che era, invece, in sostanza, favorevole allapartecipazione alla lotta elettorale (il testo, ancora in EUFRA-SIO, Il «non expedit», in Nuova antologia, CXCVII, 1° settem-bre 1904, p. 86); responso confermato dal Penitenziere Mag-giore al vescovo di Mondovì, il 25 febbraio 1867 (MONTALDI-NI, Uno sguardo al passato, al presente e all’avvenire dell’Euro-pa, cit., pp. 156-57). Nel marzo 1871 il Montaldini inviò co-pia dell’atto 1° dicembre 1866 alla S. Penitenzieria, chiedendose «nelle circostanze attuali... sia espediente concorrere alle po-litiche elezioni». La risposta fu non expedire (MONTALDINI,op. cit., p. 152 sgg., che è la più precisa analisi in materia. EU-FRASIO, sopra cit., ha qui equivocato, parlando di 1874 anzi-ché di 1871). Tuttavia, con ciò la questione non appariva af-fatto decisa. Per vero, il 5 luglio 1872 La voce della Verità, or-gano ufficiale della Società per gli interessi cattolici, battaglian-do contro l’astensionismo (Le elezioni), dichiarava di non co-noscere una inibizione del Papa a votare (con ampi riferimen-

Storia d’Italia Einaudi 868

Page 142: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

ti proprio al Montaldini e alla risposta della S. Penitenzieria delmarzo 1871); e L’Osservatore Romano, decisamente favorevole– nelle elezioni politiche – alla formula né eletti né elettori, ri-battendo il 6 luglio (Le elezioni comunali), non poteva addurrenessuna decisione precisa, e si limitava a genericità («evidente-mente favorita [la formula] ed approvata dalle più eccelse auto-rità») e a ricordare, le istruzioni di Pio VII al momento dell’in-vasione francese. Il mtamento radicale della situazione avvennecon il discorso di Pio IX alle donne del circolo romano di San-ta Melania, l’11 ottobre 1874, quando il Papa affermò «non èlecito andare a sedere in quell’aula» (Montecitorio. Cfr. L’Os-servatore Romano, 13 ottobre 1874, Ultime notizie, e il testo deldiscorso pontificio 14 ottobre, Ultime notizie; La Voce della Ve-rità, 14 e 16 ottobre). Così, L’Osservatore Romano del 28 ot-tobre 1874 poteva dichiarare che l’argomento delle elezioni eraormai esaurito per i cattolici («nessuno può più essere tra questiil quale non senta il dovere di una assoluta astensione»), richia-mandosi questa volta non più a Pio VII, ma a Pio IX e al suo di-scorso al circolo di S. Melania (Gli elettori alla corte d’Assise; ecfr. 18 novembre Le elezioni). La stessa Voce della Verità, il 17novembre 1874, dichiarava «... ubbidienti alla parola ispirata...del Sommo Pontefice Pio IX, i cattolici d’Italia si sono astenu-ti». Pio IX tornò sull’argomento, in risposta ai cardinali, il 21dicembre 1874, in forma ancor più decisa, contro i ministri diDio che non si vergognavano di partecipare alle elezioni (L’Os-servatore Romano, 25 dicembre 1874). Si può quindi conclude-re che le prime elezioni politiche per la quali si ebbe una verapresa di posizione da parte delle supreme gerarchie ecclesiasti-che, furono quelle del novembre 1874. Cfr. anche JACINI, Lapolitica ecclesiastica italiana..., cit., p. 370, n. 1; HALPERIN, op.cit., pp. 377-78.

1783 Così A. GIURIA, I cattolici e le elezioni politiche, Savona,1870, è per la partecipazione alle urne. A Roma, nel ’79,adunanze e progetti per ottenere l’abolizione del non expedit(P. CAMPELLO DELLA SPINA, Ricordi di 50 anni dal 1840 al1890, Spoleto, 1910, p. 133 sgg.; T. FITTONI, Ricordi personalidi politica interna, in Nuova Antologia, CCCXLII, 1° aprile1929, p. 308 sgg.).

1784 Così, nel 1886, a San Damiano, a favore di Giolitti (GIO-LITTI, Memorie, cit., I, pp. 41-42).

Storia d’Italia Einaudi 869

Page 143: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1785 Su questo episodio si sofferma l’inc. d’affari francesepresso la S. Sede, Lefebvre de Béhaine (r. 25 gennaio ’71, n.15; AEP, C. P., Rome, t. 1049, f. 121 sgg.).

1786 Cfr. G. MANFRONI, Sulla soglia del Vaticano, Bologna,I, 1920, p, 101. A Roma la lotta finì con la vittoria dei liberali(417 ai moderati, 217 ai clericali, 117 ai democratici), congran tripudio della stampa, di Destra e di Sinistra, che esaltòil nuovo esempio di senso civile e di operoso patriottismo,dato da Roma all’Italia (così per es. Il Secolo del 7 agosto).Ma il Tornielli, allora capo della divisione politica agli Esteri,deprecando che si fosse voluto dare un colore schiettamentepolitico ad un’elezione che sarebbe dovuta rimanere sul terrenopuramente amministrativo, osservava: «A porte chiuse poi, noinon possiamo disconoscere che gl’inscritti non Romani nelleliste elettorali sono vicini a 4 mila; 3 mila i soli impiegati,uscieri, guardie, militari di guarnigione, ecc.», confermandocosì la grande accusa mossa dai clericali (Tornielli a ViscontiVenosta, 6 agosto ’72 e cfr. lett. 3 agosto: ACR, CarteVisconti Venosta, 1872, pacco 5, fase. 4). A Napoli, notevolesuccesso dei clericali. Sull’importanza della partecipazioneclericale alle elezioni si soffermavano prima l’incaricato d’affari,e poi il ministro austro-ungarico pressa il Quirinale, Herbert eWimpffen, in rapporti a Vienna del 10 agosto, 7 settembre e 5ottobre 1872 (SAW, P. A., XI/80). Cfr. anche D’IDEVILLE,Les Piemontais à Rome, cit., p. 266.

1787 Pio IX diceva: «Ma sì, ma sì, non hanno capito eppurel’ho detto tante volte, che mi fa piacere, che mi fa piacere chevadano alle elezioni amministrative...» (CAMPELLO DELLASPINA, op. cit., p. 121). E nel 1871 si fonda l’Unione Romana,per far entrare un «elemento cristiano» in Campidoglio (ib., p.119).

Nell’allocuzione agli ex impiegati del suo ministero del Com-mercio e dei Lavori Pubblici, il Pontefice ripeteva «ognuno...faccia quello che può, segua il consiglio di persone autorevo-li, e se non si riuscirà sarà una prova di più della ipocrisia del-le guarentigie e della libertà» (L’Osservatore Romano, 14 luglio1872).

1788 Per la propaganda dei giornali cattolici, cfr. L’Osservato-re Romano, 5, 6, 12, 13, 16, 24 luglio; La Voce della Verità, so-prattutto con l’appello del 4 agosto «Cristiani, accorriamo alleurne!». Il 6 agosto, La Voce della Verità deplora che i cattoli-

Storia d’Italia Einaudi 870

Page 144: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

ci si siano astenuti per più di metà, negando poi, il 7, che moltisacerdoti siano andati a votare. Per vero, a Roma l’aristocrazianera si era quasi completamente astenuta dal recarsi alle urne,dopo aver già prima deplorato che si fosse deciso e propugnatol’intervento (rr. Palomba, inc. d’affari austriaco presso la S. Se-de, 13 luglio e 10 agosto 1872; SAW, P. A., XI/229, nn, 4 A e 6F); e che anche non tutto il clero e non tutti i clericali, timoro-si di guai, andassero a votare, riconosce pure il Manfroni. Maè ovvio che, dopo lo scacco, i giornali e ambienti clericali mini-mizzassero il più possibile la loro partecipazione alle urne. Cfr.invece PESCI, op, cit., pp. 511-12.

1789 Così l’amb. di Francia presso la S. Sede, Bourgoing(r. 3 luglio 1872, n. 17; AEP, C. P., Rome, t. 1055, f. 90sgg.). Sul card. Riario Sforza e la sua azione allora cfr. F.DI DOMENICO, La vita del cardinale Sisto Riario Sforza, 2ªed., Napoli, 1905, p. 232 sgg.; E. FEDERICI, Sisto RiarioSforza cardinale di Santa Romana Chiesa arcivescovo di Napoli1810-1877, Roma, 1945, pp. 300-301 (con l’aggiunta dellaassurda notizia che il cardinale sarebbe stato sollecitato dalprefetto di Napoli a nome del governo (!), perché si adoperassea far votare i cattolici. Sull’azione del prefetto d’Afflitto, cfr.Le carte di G. Lanza, cit., VIII, pp. 211-14; e quanto inveceal governo, basti pensare alla circolare Lanza ai prefetti l’8luglio, determinata proprio dalla preoccupazione per il decisointervento dei cattolici nella lotta elettorale: Cfr. VIGO, op.cit., I, p. 174 sgg.

1790 Lo afferma una fonte non sospetta di antivaticanismo efiloitalianismo, come l’amb. Bourgoing (r. sopra cit.).

1791 r. Fournier, 22 luglio 1872, n. 38; AEP, C. P., Italie, t.835, f. 239 sgg.

1792 Nel discorso al comizio all’Argentina, il 2 agosto (Scrittie discorsi politici, cit., p. 465).

1793 Su 15.369 elettori iscritti votarono 8029 cioè poco piùdel 52%. A Napoli, su 20.000 iscritti, 8407 cioè il 42,03%.(ARCH. STATO NAPOLI, gab. Prefettura: dato gentilmentecomunicatomi dal dott. Giuliano Procacci). Ed erano cifrerecord!

1794 Il FONZI, nello studio cit. I «cattolici transigenti» italia-ni dell’ultimo Ottocento, l. c., pp. 961-62, sostiene infatti, sullabase dei dati elettorali, che il non expedit non attecchì nel Mez-

Storia d’Italia Einaudi 871

Page 145: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

zogiorno, cattolico e magari legittimista-borbonico, ma anticle-ricale, e rimasto facile feudo del «personalismo liberale» e delleclientele locali, chiuso invece all’«Opera dei Congressi», e cioèalla grande organizzazione dei clericali. Che la Lombardia e ilVeneto fossero le regioni dove il movimento cattolico organiz-zato aveva le basi più salde, risulta anche dalla «petizione» del1887 (cfr. CANDELORO, L’azione cattolica in Italia, Roma, s. a.ma 1949, p. 15).

1795 Nelle elezioni politiche del 1870 in prima votazione, aPiacenza votava il 33,04%; a Parma il 33,69%; a Reggio il32,34%; a Modena il 36,38%; a Bologna, il 28,26%; a Ferrarail 33,64%; a Forlì il 34,27%; a Ravenna il 31,69%; a Firenzeil 28,95% ad Arezzo il 32,48%; a Lucca il 32,27%; a Pisa il34,61%; a Livorno il 16,21%, la percentuale più bassa di tuttoil Regno (media generale, 45,8%). Le medie per regioni eranole seguenti: Piemonte 46,09; Liguria 40,76; Lombardia 40,34;Veneto 41,37; Emilia 32,42; Toscana 31,63; Marche 37,97;Umbria 30,77; Lazio 43,27; Abruzzi e Molise 56,99; Campania50,32; Puglie 55,59; Basilicata 57,97; Calabria 58,59; Sicilia61,15; Sardegna 46,32. Nei ballottaggi la percentuale fu, quasiovunque, assai inferiore. (L’Italia economica nel 1873, cit. pp.729-31). Livorno, che pure era la città dove la percentuale deglielettori in rapporto agli abitanti era la più alta di tutto il Regno(LIOV, op. cit., p. 84), s’era già trovata all’ultimo posto nelleelezioni del 1865 con il 33%. Ed anche allora le provincie diRavenna, Bologna, Forlì, Ferrara, Modena, Parma erano statefra le più basse, sempre inferiori alla media del Regno. Si notiche sino alle elezioni del 1909 la percentuale massima di votantifu sempre data dal Mezzogiorno e dalle isole (Compendio....cit., II, p. * 28; tav. 13 B, p. 9).

1796 Cfr. le osservazioni de La Perseveranza, 24 novembre1870. Sulla varia ispirazione delle astensioni, cfr. anche Rattazziet son temps, cit., II, p. 455.

1797 Gli articoli del Bertani su Gli astensionisti sono pubbli-cati ne Il Lombardo del 10, 17 e 29 gennaio, 14 e 15 febbraio,6 e 7 marzo 1871. Sugli sforzi del Bertani per convincere i re-pubblicani a votare, cfr. J. WHITE MARIO, Agostino Bertani ei suoi tempi, II, cit., pp. 357 e 361. Su tali contrasti interni frai repubblicani, cfr. G. SPADOLINI, I repubblicani dopo l’unità,ne Il Mondo, 28 aprile 1951, pp. 9-10.

Storia d’Italia Einaudi 872

Page 146: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1798 Cit. in MAZZOLENI, op. cit., p. 44. Anche il Mazzoleniè contrario all’astensione.

1799 L’Opinione, 27 marzo 1873 (Le elezioni amministrative).1800 L’Opinione, 15 novembre 1870 (Agli elettori). Sulla

«apatia» e «scandalosa accidia» degli elettori cfr. anche La Per-severanza, 15 novembre ’70 (Bonghi) e La Nazione, 16 novem-bre ’70 e 15 gennaio ’71. Il 2 dicembre Guido Borromeo segna-lava al Minghetti che a Milano il Correnti doveva andare in bal-lottaggio, perché nessuno dei suoi s’era recato a votare: «que-sta indifferenza o meglio questo disgusto è a parer mio la peg-giore delle piaghe presenti» (BCB, Carte Minghetti, cart. XV,fasc. 69).

1801 La Riforma, 18 gennaio, 6 agosto 1871.1802 r. Kübeck, 13 gennaio ’71 (SAW, P. A., XI/77, n. 4

A). Anche posteriormente, il 2 marzo (ib., n. 17 C), il Kübeckcontinua a porre in rilievo «l’époque de calme relatif qui asuccedé aux émotions de l’année dernière». L’incaricato diaffari di Francia, de Sayve, parla a sua volta dell’indifferenzapolitica, sia nei deputati, sia negli elettori (r. 23 gennaio 1872,n. 9; AEP, C. P., Italie, t. 381, f. 76).

1803 Ricordi, cit., p. 39.1804 Cfr. soprattutto la lettera del Ricasoli a Francesco Bor-

gatti, il 17 settembre 1870: «Che ha dunque saputo fare fin quiil Regno italiano? Niente, niente di sapiente, e di storico, e difelice per sé, e di esempio altrui! Che fece?... Demolì!». (Lette-re e documenti, X, pp. 131-32). Per il De Sanctis, cfr. il discor-so alla Camera del 23 aprile 1874 (La Critica, XI, 1913, p. 331sgg.) e gli art. del giugno 1877 nel Il Diritto (Scritti politici, ed.Ferrarelli, cit., p. 65 sgg.). Cfr. anche il giudizio del Crispi, inuna lettera a Primo Levi del 29 ottobre 1882 (Carteggi politiciinediti, cit., p. 393).

1805 Cfr. per es., il discorso elettorale del De Sanctis a Foggia,l’11 maggio 1880 (La Critica, XI, pp. 475-76).

1806 Sono le lagnanze espresse già dal JACINI, Sulle condizionidella cosa pubblica in Italia dopo il 1866, cit., p. 21 sgg. Cfr.anche il giudizio del RICASOLI, Lettere e documenti, X, p. 255e lo sfogo del Lanza col Rattazzi, nel dicembre ’71 (Rattazzi etson temps, cit., II, p. 487).

Storia d’Italia Einaudi 873

Page 147: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1807 Così il Ricasoli al Borgatti, 30 dicembre 1871 (Lettere edocumenti, X, p. 239).

1808 Al Borgatti, 27 gennaio 1872 (Lettere e documenti, X, p.248).

1809 Sulle condizioni..., cit., p. 25 sgg., 92 sgg.1810 Così lo Spaventa, sin dal 1877 (ROMANO, op. cit., p. 230

sgg.).1811 «Ma che apatia? Volete sempre che ci sia una agitazione

nelle piazze?» Discorso alla Camera del 18 marzo 1872 (DiscorsiParlamentari, IV, p. 177).

1812 Lo dice egli stesso (Lettere e documenti, X, p. 504).1813 Al Ricasoli, 26 dicembre 1872 (Lettere e documenti, X, p.

271).1814 Discorso alla Camera del 17 maggio 1873 (Lettere e docu-

menti, X, p. 500).1815 30 marzo 1881 (Discorsi parlamentari di S. Sonnino, I, p.

222 cfr. p. 40-41).1816 Su questo tasto batte soprattutto La Riforma, 18 gennaio,

7 e 10 giugno 1871, 21 e 24 gennaio 1872, 11 e 16 marzo, 9giugno, 20 novembre 73. Ma anche Il Diritto, 20 gennaio e 17aprile ’71, 7 novembre ’72; L’Opinione, 1° luglio ’72, 10 marzo’73; La Perseveranza, 19 gennaio ’71; Bonghi nella RassegnaPolitica del 31 gennaio 1872 e del 30 novembre 1873, NuovaAntologia, XIX, p. 465, XXIV, p. 945. A Rattazzi, nel giugno’71, faceva pena assistere alle sedute della Camera spopolata(Carteggio politico di Michelangelo Castelli, cit., II, p. 503).

Nella tornata del 7 marzo 1873, alla Camera, deplorazionepubblica del presidente, dell’on. La Porta e del Lanza, perl’assenteismo dei deputati, che non consente di raggiungere ilnumero legale per le votazioni (A. P., Camera, pp. 5130-31.).Nuove proteste il 22 e 28 aprile (ib., pp. 5902-5903, 5967).

1817 C. F., Le riforme militari e la legge del 19 luglio 1871, inNuova Antologia, XVIII (1871), p. 115.

1818 Sono parole dello stesso Ricasoli nella sua lettera pubbli-ca di rinunzia (L’Opinione, 14 novembre 1870; cfr. Lettere edocumenti, X, pp. 144 e 166).

1819 Cfr. le lamentele de La Nazione, 15 novembre 1870, eanche 12 novembre; L’Opinione 10 novembre; La Perseveranza,

Storia d’Italia Einaudi 874

Page 148: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

10 novembre (Bonghi); lett. Massari a Ricasoli, 15 novembre,Lettere e documenti di B. Ricasoli, X, p. 163. Ma anche uno deimaggiori organi della Sinistra, Il Diritto, esprime il 10 novembrele stesse lagnanze.

1820 Così la battezza L’Opinione, 11 novembre 1870. Il Bor-romeo adduceva motivi di salute (ib., 16 novembre; la sua lette-ra anche ne La Perseveranza del 17 novembre). L’Alfieri di So-stegno diceva di non potere assentire al trasferimento della ca-pitale a Roma e lamentava la mancanza di ogni organizzazionedel partito liberale, ib., 13 novembre. Un altro, Giovanni Fa-brizi, rinunziava a tornare in Parlamento perché, offeso dal mo-do con cui si era andati a Roma, non intendeva porre il visto al-l’operato del Sella e del San Martino (Lettere e documenti di B.Ricasoli, cit, X, p. 165; err. firm. Giuseppe).

1821 Così l’Alfieri di Sostegno, nel 1868, nello scritto Deldovere di esercitare la libertà (L’Italia liberale, cit., p. 428-29).

1822 Lettere e documenti, X, pp. 143, 148, 150, 156, 161sgg., 172, 175, 176, 186, 194, 198, 240, 248. Nuovamente nel’74 il Ricasoli esternò il proposito di non voler più tornare inParlamento; e nuovamente tornò a cedere (ib., pp. 317, 319-20,323-24 e 328).

1823 L’Opinione dell’11 e 13 luglio 1873 lamenta che il mini-stero Minghetti sia composto quasi esclusivamente di uominitolti dalla pubblica amministrazione.

1824 Cfr. le fini osservazioni del MORANTI, La Sinistra alpotere, cit., p. 63.

1825 Così giudicava il La Marmora: «pare inoltre che si dif-fonda in molti la sfiducia, sull’andamento delle cose nostre, agiudicare dal numero, e qualità, delle rinuncie alla deputazione(Monale, Alfieri, Peruzzi, Ricasoli, ecc.)». Al Lanza, 14 novem-bre 1870 (Le Carte di G. Lanza cit., VI, p. 248). Preoccupa-zioni non dissimili in D. PANTALONI, Delle probabili sorti delRegno d’Italia, in Nuova Antologia, XXI (1872), p. 624.

1826 Basti rammentare gli scritti del JACINI, Sulle condizionidella cosa pubblica in Italia dopo il 1866, che è del 1870, edel SONNINO, Del governo rappresentativo in Italia, che è del1872 Cfr. R. DE MATTEI, La critica antiparlamentaristica inItalia dopo l’unificazione, in L’Educazione Fascista, aprile 1928,pp. 193-201 e Il problema della democrazia dopo l’unità, Roma,1934, p. 13 sgg. e sopratutto p. 23 sgg.

Storia d’Italia Einaudi 875

Page 149: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1827 È questo anche il giudizio di C. MORANTI, Il pensieropolitico di R. Borghi, in Annali di Scienze politiche (Pavia), Il(1929), p. 233; M. DELLE PIANE, Tendenze antiparlamentariin Italia ed accenni ad una risoluzione al di fuori del sistemadopo il 1880, in Studi Senesi, LII (1938), pp. 481-93; ID., Illiberalismo di Ruggiero Borghi, in Rivista Storica Italiana, serieVI, V (1940), p. 19 sgg. dell’estratto (ora in Liberalismo eparlamentarismo. Città di Castello, 946, pp. 15-28 e 52 sgg.); P.ALATRI, Bonghi e la vita politica italiana, l. c., pp. 173-74.

1828 Così nella lettera del 31 maggio ’71 a Carlo Lozzi (F. DESANCTIS, Pagine sparse, a cura di B. Croce, Bari, 1934, p. 112;la lett. a cura di C. Muscetta).

1829 L’onorevole Massari alla Camera, il 13 marzo 1872 (A.P., Camera, p. 1182).

1830 Cit. in L. DAL PANE, Antonio Labriola. La vita e ilpensiero, Roma, 1935, pp. 293-94.

1831 Marselli a Robilant, 25 marzo 1873 (AE, Carte Robilant).In questa lettera egli propende per la vecchiaia.

1832 Così Il diritto, 11 gennaio 1875 (L’apatia politica).1833 Su questo stato d’animo, non ho che da rinviare alle

pagine del CROCE, Storia d’Italia dal 1871 al 1915, 3ª ed., Bari,1928, p. 1 sgg.

1834 Cfr. ROMANO, Silvio Spaventa, cit., p. 271.1835 MARTINI, Confessioni e ricordi, 1859-1892, cit., p. 195.1836 Lo osservò, ancora molti anni più tardi, il BULOW, Me-

morie, cit., IV p. 658.1837 Lo lamentava il conte Guido Borromeo, in una lettera

al Minghetti del 31 luglio ’71: «... Alle tre principali Cortisaremo rappresentati da Piemontesi. E poi si ride se il Papaparla sempre del Governo Subalpino«(BCB. Carte Minghetti,cart. XVI, fasc. 4).

1838 r. Kübeck, 2 marzo ’71, già cit. Stesso giudizio già nel r.,pure cit., del 13 gennaio.

1839 JACINI, Pensieri sulla politica italiana, cit, p. 60.1840 Nel discorso elettorale di Tirano, il 25 ottobre 1874 (ne

L’Opinione, 30 ottobre).

Storia d’Italia Einaudi 876

Page 150: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1841 Così nella lettera al Nigra del 27 febbraio 1871»l’Italia, inuna parola non ha bisogno che di una cosa sola, della sicurezzae della pace» (ARCH. VISCONTI VENOSTA).

1842 «L’Italia è paga di aver compiuto i suoi destini, nonchiede altro, non ha progetti ostili contro alcuno. Essa hasoprattutto bisogno di pace, di tranquillità, di sicurezza perriordinare e per svolgere gli elementi della sua forza e della suaprosperità...» Così nella seduta alla Camera del 14 maggio ’72(A. P., Camera, p. 2121); e nuovamente il 27 novembre dellostesso anno «L’Italia vuole innanzitutto mantenere ciò che haacquistato, vuole conservare ad ogni costo ciò che ha ottenutocoll’aiuto, è vero, della fortuna, ma anche con una grandepersistenza di sacrifizi, di volontà e di fede. Ma questi cimenti,ai quali pure siamo preparati, la gran maggioranza degli Italianipreferisce di prevenirli. L’Italia desidera di avere dinanzi a séun lungo periodo di pace, di sicurezza e di tranquillità duranteil quale essa possa svolgere le sue risorse materiali e morali,possa restaurare le sue forze, attendere ad un grande lavoro diprogresso interno» (ib., p. 3397). Cfr. per tutto questo anchequi sopra pp. 135-37.

1843 G. Borromeo a Minghetti, 3 marzo 1871 (BCB, CarteMinghetti, cart. XVI, fase. 4).

1844 S. SPAVENTA, La politica della Destra, cit., pp. 201-202.1845 L’espressione è del Bonghi, nel discorso tenuto a Napoli

il 29 ottobre 1874, che fu una calorosa difesa della politicaestera della Destra (vedilo nel supplemento dell’Opinione, 7novembre, e nell’opuscolo a parte, Roma, 1874 p. 9).

1846 X, in Rassegna Politica della Nuova Antologia,. LI (1880),p. 177.

1847 JACINI, Pensieri sulla politica italiana, cit., p. 15 sgg., 66sgg. Sola differenza fondamentale, è che tutti questi scrittoripongono – giustamente – lo stacco netto fra i due periodi nel1870, dopo la presa di Roma, mentre il Jacini fa punto al 1866,e di là inizia il nuovo periodo (pp. 11-12).

1848 L’Opinione, 20 luglio ’71 (I partiti parlamentari).1849 A. P., Camera, p. 2687. Anche qui il raffronto con

le idee del tutto analoghe svolte più tardi dal Jacini dimostracome i moderati avessero realmente un programma comune dipolitica estera, in cui non c’era quasi più posto per divergenze

Storia d’Italia Einaudi 877

Page 151: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

individuali; e dimostra i vincoli stretti soprattuto del gruppolombardo, Visconti Venosta, Jacini, Casati, ecc. ecc.

1850 L’Opinione, 28 luglio ’73 (La situazione politica).1851 9 gennaio ’72.1852 Lett. già cit. (ARCH. VISCONTI VENOSTA).1853 Così il Depretis, nel discorso agli elettori a Stradella il 10

ottobre 1875 (ne Il Diritto, 15 ottobre).1854 Il Diritto, 31 ottobre 1874 (La politica estera), E cfr. il

Discorso elettorale tenuto il 10 novembre 1874, ad Aragona,dal duca Gabriele Colonna di Cesarò, uno dei caporioni dellaSinistra in fatto di politica estera (Palermo, 1874, p. 9).

1855 La Riforma 8 settembre 1872 (Le condizioni d’Italia se-condo il ministro degli esteri). Cfr. anche 9 settembre, Ancoradel discorso del ministro degli esteri. A tale discorso (il cosid-detto programma di Tirano) il Visconti Venosta accennò, neldiscorso alla Camera del 27 novembre 1872 per dire anzituttodi aver parlato in un convegno improvvisato e di non poter ac-certare l’esattezza di ogni relazione pubblicata nei giornali; e,in secondo luogo, che non era solito cercar frasi che rendesse-ro il suo pensiero nel modo più infelice. Smentì insomma e nonsmentì (A. P., Camera, p. 3397).

1856 Nel saggio su Goffredo Mameli che è del 1872 (Opere, p.398).

1857 Nel discorso agli elettori di Alba, settembre 1874 (cfr.L’Opinione, 15 settembre).

1858 Cfr. l’art. Dopo Roma ne La Perseveranza del 10 settem-bre 1870. Nessuno dei mali attuali dell’Italia sarà più facile a ri-sanare dopo l’acquisto di Roma: non la grande fiacchezza mo-rale dei cittadini, non la grande debolezza del governo, non ildissesto persistente della finanza. Si vada dunque a Roma masenza nutrire alcuna illusione che questo sol fatto abbia virtù dimodificare tutto.

1859 «Ma siamo a Roma? Ci siamo, è vero, ma con tutti gli im-barazzi, con tutte le questioni che ci angustiavano a Torino eda Firenze. Se un solo problema si fosse sciolto, io ne sarei lie-to; ma i più angosciosi dettagli sono allo stato di pendenza co-me due o tre anni or sono. Sento parlare del contatore come sefossi a Firenze; intendo strillare i contribuenti, come se fossi aTorino; non parlo del disavanzo, della carta monetata, ma ur-

Storia d’Italia Einaudi 878

Page 152: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

ge una riforma militare dispendiosa per raggiungere il progres-so degli altri Stati, e vedo gli onorevoli ministri della guerra edella marina colle mani legate dal piano finanziario dell’onore-vole Sella, il quale per lo spazio di cinque anni loro vieta for-zatamente, col piano suo, di fare le innovazioni necessarie» (di-scorso alla Camera del 14 maggio 1872, A. P., Camera p. 2107).Analogamente, il Nicotera, nella seduta del 21 marzo (ib., p.1374).

1860 Osserva non del tutto ingiustamente il Bonghi ne La Per-severanza del 20 agosto 1870 (L’opinione pubblica in Italia) chel’opposizione vuole una qualunque direttiva politica, purché di-versa da quella del governo; e com’è prussiana oggi, ed è statainglese ieri, diventerebbe russa domani, senza che, sotto taletendenza, vi, sia «nessun preciso concetto».

1861 Per questo trapasso del Melegari dal mazzinianesimo almoderatismo (come nel Visconti Venosta) cfr. G. FERRETTI,Luigi Amedeo Melegari a Losanna, Roma, 1942; anche, Melegarià l’Académie de Lausanne, Lausanne, 1949.

1862 Seduta del 23 aprile 1877 (A. P., Camera, p. 2712). Perl’influsso del re sul governo, in quel preciso momento, cfr. quiappresso p. 788, n. 407.

1863 Che è l’accusa mossa dall’on. Miceli, il 14 maggio 1872,alla Camera (A. P., Camera, p. 2109 sgg.)

1864 A. P. Camera, p.3328. E per il discorso Miceli pp. 3322-3324.

1865 Così lo battezzò il Bonghi nel discorso di Napoli del 29ottobre ’74 (l. c., p. 11; L’Opinione, 7 novembre).

1866 Cfr. il programma de La Riforma (CRISPI, Politica inter-na, Milano, 1924, p. 32).

1867 I doveri del Gabinetto del 25 marzo (1876) in Scritti ediscorsi politici, cit., p. 408; e il discorso alla Camera del 13dicembre 1871 (A. P., Camera, p. 199 sgg., non compreso neiDiscorsi Parlamentari), che era programma di tutto un partito(La Riforma, 1° gennaio 1872. I nostri intendimenti).

1868 Pensieri e profezie, p. 130 e cfr. p. 135. In questo Crispisi ricollega alla corrente gallofoba di cui si è parlato qui sopra;e, in modo preciso, a Mazzini (cfr. qui sopra, pp. 47-48).

1869 «Io ritengo che gli Statuti non creino diritti, che i dirittiindividuali siano innati, anteriori a qualunque carta scritta. Gli

Storia d’Italia Einaudi 879

Page 153: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

Statuti possono affermarli guarentirli qualche volta anche of-fenderli, ma non sono gli Statuti cui l’uomo attinge i suoi dirit-ti» discorso alla Camera, 5 dicembre 1878 (Discorsi Parlamen-tari, II, p. 315; e cfr. anche III, p. 190). Per l’idea di nazione,intesa giusnaturalisticamente, cfr. qui sopra p. 64. Cfr. ancheCROCE, Storia d’Italia, cit., pp. 177-78; VOLPE, Italia moder-na, cit., I, pp. 420-21 e Francesco Crispi, Venezia, 1928, p. 32;F. ERCOLE, La personalità storica e il pensiero politico di Fran-cesco Crispi, in Pensatori e uomini d’azione, Milano, pp. 354-55.

1870 Cfr. Discorsi Parlamentari, II, pp. 149, 211, 313; III pp.214, 245, 459, 497, 500, 508 548 550-51 576 675 ecc. Per ifrequenti appelli all’esempio inglese, ib., III p. 14, 86, 194,196,199, 208, 286, 454, 508, 560 594 761. Nella tornata del 26maggio 1890, ad un suo ennesimo invito «andate in Inghilterra,signori», l’on. Luigi Ferrari l’interruppe «vien sempre fuoricon l’Inghilterra!»; e Crispi di rimando «l’Inghilterra in cotestematerie dà lezioni a tutti» (ib., III, p. 545). E cfr. le finiosservazioni dello JEMOLO sopra lo spirito legalitario di lui(Crispi, Firenze, 1922, pp. 51 sgg., 103 sgg.).

Difatti, per il Turiello, che dottrinalmente era già uomo difine secolo, Crispi aveva sì per primo cominciato ad intenderequel che avrebbe dovuto diventare l’Italia in Europa e fuori«ma la sua educazione dottrinaria e francese gli fa ostacolo adogni passo dentro» (Governo e governati in Italia, cit.,2ª ed., II,p. 214)

1871 FARINI, Diario, I, pp. 607, 611, 625-26, 663.1872 Cfr. il colloquio di Crispi con la regina Margherita, il 2

gennaio 1897 (Politica estera, cit., I, p. 281 n. 1).1873 Discorsi alla Camera del 3 febbraio 1879, 7 aprile 1881,

4 maggio 1894 (Discorsi Parlamentari, II, pp. 335, 494, III, p.743).

1874 I doveri del Gabinetto del 25 marzo (Scritti e discorsipolitici, p. 405).

1875 Così, nella lett. al Cavallotti del 30 settembre 1882, men-tre da una parte condanna coloro che in politica internaziona-le si alimentano d’illusioni e difendono in astratto le sane teoriedi libertà, e parla della Gran Bretagna che assicurerà il suo pre-dominio in Egitto, dall’altra difende l’azione del governo ingle-se in Egitto: «Questa volta il cannone non fu violatore del di-ritto, e lo straniero non è apportatore di schiavitù, Gladstone

Storia d’Italia Einaudi 880

Page 154: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

e Granville sono una garanzia di libertà, ed agli Arabi di Egit-to non avverrà quello che è avvenuto agli Arabi della Tunisia»(Carteggi politici inediti, cit., pp. 391-92).

1876 Lettere fra la regina Margherita e M. Minghetti, cit., pp.159, 175, 188-89, 195, 268.

1877 Discorsi Parlamentari di M. Minghetti, VIII, p. 47.1878 A questo infatti riconduce l’accenno alla risoluzione di

sbarcare le nostre truppe a Tunisi: «in un momento nel qua-le l’Italia era in difficoltà gravissime interne». Sul progetto dispedizione cfr. G. CAPPELLO, La spedizione francese in Tuni-sia, in Memorie storiche-militari a cura del Comando del Corpodi Stato Maggiore, fasc. II, 1912, pp. 2-3, e, in genere, G. DE’LUIGI, Il Mediterraneo nella Politica Europea, Napoli, 1925, p.141 sgg.; P. SILVA, Il Mediterraneo dall’unità di Roma all’im-pero italiano, 7ª ed., Milano, 1942, p. 329.

1879 ARCH. VISCONTI VENOSTA.1880 CASTAGNOLA, Diario, cit., p. 96.1881 Così ai primi d’aprile del 1872 parlando col ministro di

Francia il Visconti Venosta affermava che l’Italia non era abba-stanza ricca per pagarsi il lusso di un’Algeria e che aveva a Tu-nisi interessi commerciali, mentre la Francia vi aveva interessipolitici. Eran dichiaraioni fatte proprio al rappresentante del-la Francia, ma eran anche molto perentorie (D. D. F., s. I, I, p.138). E per vero, le aveva già fatte in forma molto simile(niente«lusso d’un’Algeria») nel 1871 (l. p. 23 marzo ’71 al Cadorna;ARCH. VISCONTI VENOSTA); e le ripeteva al Nigra, il 25 gen-naio 1875: «Noi non abbiamo colà [Tunisi] altro in vista cheil mantenimento dello statu quo senza arrière pensée di sorta»(ARCH. VISCONTI VENOSTA).

1882 Parecchi lo pensarono, infatti, allora: cfr. anche quisopra pp. 306-307 e p. 618.

1883 A. P., Camera, p. 4286 (12 maggio 1864).1884 Così, in una lettera del 28 giugno 1864 ad Emanuele d’A-

zeglio (cit. in E. PASSAMONTI, Un colonialista del nostro Ri-sorgimento, in Atti del Primo Congresso di Studi Coloniali, Fi-renze, 1931, p. 4 dell’estratto). Perciò, al riaprirsi della que-stione d’Oriente nel ’76-77, il Visconti Venosta osservò ch’e-ra scoppiata troppo presto «perché l’Italia potesse trarne quei

Storia d’Italia Einaudi 881

Page 155: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

vantaggi che poteva sperare» (l. p. Corti al Visconti Venosta,da Berlino, 9 luglio 1878, ARCH. VISCONTI VENOSTA).

1885 Cfr. VOLPE, Italia moderna, cit., I, pp. 98=99.1886 Lettera al Visconti Venosta del 19 novembre 1870: «l’av-

venire d’Italia è in gran parte nell’Oriente. Verso le Alpi nonabbiamo a desiderare che rettificazioni di frontiera. Il nostrocommercio si volge colà. È necessario che il Mar Nero non di-venga un lago russo» (ARCH. VISCONTI VENOSTA).

1887 Le carte di G. Lanza, X, pp. 383-84 e 446.1888 Lettera al fratello Giovanni, 20 luglio 1878 (ARCH. VI-

SCONTI VENOSTA).1889 Discorsi Parlamentari di M. Minghetti, VIII, p. 216 sgg.;

LUZZATTI, Memorie, II, p. 150, e Grandi Italiani. Grandisacrifici per la patria, cit., p. 22.

1890 Robilant al Corti, 25 novembre 1883 e 1° marzo 1884(AE, Carte Robilant). E al Minghetti, confermava il suo pro-fondo convincimento che il governo italiano avesse fatto be-ne a rifiutare; anzi, riferiva un giudizio del Kálnoky «... si Mr.Minghetti avait été Ministre des Affaires Etrangères à la pla-ce de Mr. Mancini il n’aurait pas non plus lui accepté d’alleren Egypte» (Robilant a Minghetti, 20 marzo 1883; BCB, CarteMinghetti, cart. XXIV, fasc. 48).

1891 Robilant a Corti, 21 luglio, 8 settembre, 20 novembre1884, (AE, Carte Robilant). Sulla fine del secolo, il ViscontiVenosta diceva a Wickham Steed: «Pour Tripoli, même moi, jemettrais le feu aux poudres» (WICKHAM STEED, Mes souve-nirs, cit., I, p. 135).

1892 Giovanni Bovio, nel 1890 (Discorsi Parlamentari di F.Crispi, III, pp. 499-500).

1893 Cfr. p. es. il divieto opposto, nel 1889, alla commemo-razione dei martiri del 6 febbraio 1853, in Milano, il successivointervento della truppa ecc. (Discorsi Parlamentari, III, p. 277sgg.). Anche in teoria, d’altronde, Crispi trovava che «il dirit-to di riunione... presenta maggiori pericoli del diritto di asso-ciazione», dopo aver affermato che quei due diritti sono «i piùgelosi per un popolo libero» (ib., ib., p. 544).

1894 Discorsi Parlamentari, III, p. 443.

Storia d’Italia Einaudi 882

Page 156: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1895 Il 10 giugno 1894 il fedele Abele Damiani gli scrive: «Misono accorto da molto tempo che con te si parla invano senon si riesce a darti ragione. Il tempo ha aggravato l’indoledel tuo spirito; ed oramai non basta né la fedeltà de’ tuoiamici, né la loro età né il loro credito, nulla... tu devi avereragione, specialmente quando hai torto – l’avvocato al postodel giudice; e il cliente sei tu!... ti ostini ciecamente a seguireun destino avverso, dimostrando anche a’ più fidenti in te, cheti manca l’energia di altri tempi e ti perdura il dispreggio d’ogniconsiglio. A me non resta che chiudere il libro perché vi holetto abbastanza» (MRR, Carte Crispi, b. 667, n. 32/19).

1896 P. es. il brusco richiamo del Ressmann dall’ambasciatadi Parigi, il 5 gennaio 1895, fu deciso dal Crispi all’insaputa ditutti i ministri, eccetto il Blanc, ministro degli Esteri. QuandoUmberto I gli riferì la «sorpresa» di Sonnino, Saracco, Boselli,Barazzuoli, Crispi rispose che non dovevano saperlo: «Questecose si fanno dal Presidente del consiglio, d’accordo col mini-stro degli affari esteri, che ne riferiscono al Re... Si è fatto cosìdai tempi di Cavour sino ai tempi di Depretis... Non sono coseda consiglio de’ ministri» (MRR, Carte Crispi, b. 667, n. 34/1.Niente di questo in Questioni Internazionali, pp. 174-75. E cfr.FARINI, Diario, I, p. 631, con le proteste dei ministri e il com-mento di Umberto I, che approvava la sostanza del provvedi-mento, non il modo). Il modo fu certo brutale, come col Corti(qui appresso, p. 646, n. 257 e pp. 766-67, n. 266) e col Greppi(DE CESARE, Il conte G. Greppi, cit., p. 249). Dai molto som-mari verbali del Consiglio dei ministri (su cui cfr. E. RE, I ver-bali del Consiglio dei Ministri (1859-1903), in Notizie degli Ar-chivi di Stato, II, gennaio-marzo 1942) non risulta tuttavia, chesempre e sistematicamente simili questioni venissero discussecollegialmente: cfr. le deliberazioni per nomine o trasferimen-to di diplomatici o accettazioni di dimissioni, del 16 novembre1872, 4 gennaio e 11 aprile 1875, 7 e 28 febbraio, 17 marzo, 8 e27 giugno, 23 novembre 1876, 7 ottobre e 30 ottobre 1879, 18giugno 1880, 30 giugno 1881, 7 novembre e 13 dicembre 1885,28 dicembre 1886. Per il periodo Crispi, cfr. le deliberazio-ni 16 e 24 dicembre 187 (collocamento a riposo di Corti ecc.),22 febbraio 1888, 20 settembre 1894 (collocamento a disposi-zione di Tornielli, in aspettativa di Marochetti ecc.), 30 ottobre1894. Per il collocamento in aspettativa di un console genera-le, Nicola Santasilia, la questione era stata portata al Consigliodei ministri, il 28 ottobre 1894, poco prima del caso Ressmann.

Storia d’Italia Einaudi 883

Page 157: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

Del Ressmann il Consiglio dei ministri si occupò il 16 genna-io 1895, per promuoverlo di classe; il 2 settembre, per passar-lo dalla disposizione all’aspettativa. (Verbali del Consiglio deiministri, ACR, voll. II, III, IV, V, alla data.)

1897 Pensieri e profezie, p. 129.1898 Cfr. TEMOLO, Crispi, cit., pp. 100-101.1899 «Certamente se continuano a governare coloro che han-

no dimenticato le tradizioni della rivoluzione italiana, i suoi sco-pi, la grandezza alla quale miravamo, non solo c’immiseriremoall’interno, ma ci umilieremo sempre più di fronte all’estero.»Crispi a Primo Levi, 14 novembre 1891 (Carteggi politici inedi-ti, p. 462). Già il 27 luglio 1862 aveva attaccato, alla Camera, iministri «che, non sentendo la forza che loro viene da una gran-de nazione, agiscono con la timidezza del piccolo Stato che fanucleo al Regno d’Italia...» (Discorsi Parlamentari, I, 215). Inquesto, la coerenza di Crispi fu continua e assoluta.

1900 Nel discorso per l’inaugurazione del monumento a Ga-ribaldi a Palermo, 27 maggio 1892 (Ultimi scritti e discorsiextra-parlamentari, cit., pp. 163-64).

1901 Tipico il giudizio del Castelli, già intimo di Cavour e poidei maggiori tra i moderati, confidente di Vittorio EmanueleII, che il 1° agosto 1870 scrive al Lanza: «Dalle complicazionidegli imbrogli esteri ed interni è sorta l’Italia per azione proprianegativa più che attiva. Per coronare l’opera ci voleva questaguerra e spero bene» (Le carte di G. Lanza, cit., V, p. 217).

1902 «Io conosco, per intime ed oramai lunghe e provate re-lazioni, le vostre convinzioni su questo grave soggetto della pa-ce europea, e le divido con voi. So quindi che per parte vo-stra continuerete ad adoperarvi nella misura che vi è permes-sa per allontanare l’eventualità d’una guerra, la quale, comun-que l’esito riuscisse, sarebbe per la nuova Italia un disastro» (l.p. Nigra al Visconti Venosta, 17 maggio 1875, a proposito del-la «crisi di primavera»; ARCH. VISCONTI VENOSTA). E infat-ti il Visconti Venosta dichiarava al Robilant, il 1° luglio: «Desi-dero ardentemente la pace... la pace è un assoluto interesse delnostro paese... È un assoluto interesse che essa sia per lo me-no aggiornata il più a lungo possibile, quando in una crisi euro-pea l’Italia possa agire come una Grande Potenza e non appa-rire dominata da quella specie di fatalità che è la legge dei de-

Storia d’Italia Einaudi 884

Page 158: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

boli» in SALVEMINI, La politica estera della Destra, l. c., 1925,pp. 193-94.

1903 Cfr. qui sopra p. 641, n. 244. E cfr. anche inSALVEMINI, La politica estera della Destra, l. c., 1925, p. 188(2 marzo 1875).

1904 «Convengo pienamente con Voi che noi avressimo tuttaconvenienza acché la questione d’Oriente dorma ancora placidisonni per dieci anni almeno...«(l. p, al Visconti Venosta, 13agosto 1875; ARCH. VISCONTI VENOSTA).

1905 tt. Depretis a Mancini, 19 e 28 luglio 1882 (AE, Tele-grammi con il Presidente del Consiglio, nn. 15 e 32); t. id. aid., 25 giugno (MRR, Carte Mancini, b. 646, n. 13/6) e cfr. perquesti sforzi del governo italiano, L. E. ROBERTS, Italy and theEgyptian Question, 1878-1882, in The Journal of Modern Histo-ry, XVIII, 1946, p. 323. Circa la questione d’Oriente, stessidesideri nel Depretis che nel Visconti Venosta: «è mia opinio-ne che l’Italia deve fare ogni sforzo per mantenere la pace o ri-tardare lo scioglimento della questione d’Oriente...» (t. Depre-tis a Vittorio Emanuele II, s. d., ma giugno 1876; ACR, CarteDepretis, serie I, b, 22, fasc. 69).

1906 r. Tavera, 30 settembre 1881 (SAW, P. A., XI/91, n. 46A). Mancini tacque.

1907 Si veda, infatti, come il Bismarck nel gennaio 1880 parlidi «cinque» grandi potenze il cui instabile equilibrio governa ilmondo, mentre l’Italia «is of no account as a Great Power» (TheSaburov Memoirs or Bismarck and Russia, ed. da J. Y. Simpson,Cambridge, 1929, pp. 111 e 119). E cfr. l’annotazionemarginale n. 12 dell’imperatore Guglielmo I al rapporto delBismarck del 24 settembre 1879: «Unser Beistand kann nurgegen eine der wirklichen Grossmächte gerichtet sein, zu denenItalien und die Türkei nicht zu rechnen sind» (G. P., III, p. 99).L’esarchia formale del concerto europeo dopo il ’70 era ancora,in sostanza, la pentarchia di prima il 1861.

1908 «Was die künftige Haltung Italiens betrifft, so wird die-selbe von dem General-Sekretär dahin resumirt, dass dasselbeohne die Rolle einer Grossmacht spielen zu wollen, zu der esnicht die Mittel besitze, zu den konservativen Traditionen desalten Piemont zurückzukehren habe und indem es die gleichenguten Beziehungen zu allen seinen Grenznachbarn unterhalte,sein Hauptaugenmerk auf die Haltung des materiellen Wohles

Storia d’Italia Einaudi 885

Page 159: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

des Landes richte» (r. Tavera sopracit.). Secondo il Tavera,queste dichiarazioni del Blanc sarebbero da connettere – comeconseguenza – con quelle Uxkull a Mancini.

Le dichiarazioni analoghe del Blanc all’incaricato d’affarigermanico, von Derenthall, pure verso la fine di settembre del1881, in W. WINDELBAND, Bismarck und die europäischenGrossmächte 1879-1885, Essen, 1940, p. 313.

In parte, tali affermazioni erano certamente dettate dalla an-siosa preoccupazione di dissipare a Vienna e a Berlino i timo-ri che un’intesa con l’Italia – che il Blanc proprio allora lavo-rava a stabilire – trascinasse i due imperi in questioni colonia-li a favore dell’Italia: le stesse preoccupazioni, cioè, che indu-cevano il de Launay, nel gennaio 1882, a dichiarare che l’Italiavoleva solo il mantenimento della pace «rinunciando perfino aqualsiasi idea di accrescimento della nostra influenza dalla par-te del Mediterraneo» (in A. F. PRIBRAM, Les traités politiquessecrets de l’AutricheHongrie, 1879-1914, trad. frane., I, Parigi,1923, p. 186, n. 30; e cfr. L. SALVATORELLI, La Triplice Al-leanza. Storia diplomatica 1877-1912, Milano, 1939, p. 59). Einfatti il Blanc dice al von Derenthall, niente più politica colo-niale avventurosa. In parte, però, erano anche riflesso dello sta-to d’animo dei circoli dirigenti italiani, dopo lo scacco di Tuni-si: l’Italia si sentiva realmente un paese vinto in una guerra di-plomatica (cfr. il suggestivo giudizio di G. SALVEMINI, La po-litica estera dell’Italia dal 1871 al 1915, 2ª ed., Firenze, 1950, p.59).

1909 Dichiarazioni di Umberto I al conte Ludolf, ambasciato-re austro-ungarico, il 24 novembre 1882: il Re «Se montra pé-nétré de l’espoir que l’Italie a devant elle une période de tran-quillité intérieure, dont elle pourra profiter et dont elle profite-ra pour le développement de ses ressources et pour s’élever aurang des puissances qui sont un garant solide pour le maintiende la paix» (r. Ludolf, 24 novembre 1882; SAW, P. A., XI/92,n. 62 A). Naturalmente, c’era in primo luogo la questione del-l’inferiorità militare dell’Italia, su cui Umberto I si era già sof-fermato nella prima udienza concessa al Ludolf (r. Ludolf, 7luglio 1882; ib., ib., XI/92, n. 26 A).

1910 Nell’articolo La verità sulla nostra politica estera, pubbli-cato ne La Rassegna del 26 agosto 1882. L’incaricato d’affa-ri austro-ungarico, Tavera, trovava perfetta sincronia fra questeaffermazioni e quelle del segretario generale agli Esteri, Blanc,

Storia d’Italia Einaudi 886

Page 160: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

tanto da attribuire a quest’ultimo l’ispirazione dell’articolo (r.Tavera, 26 agosto 1882; SAW, P. A., XI/92, n. 41). Ancoranell’articolo della Rassegna, una constatazione alla Visconti Ve-nosta «La questione di Egitto è sorta male a proposito, troppopresto per noi, troppo presto per le nostre alleanze».

1911 Art. del sen. C. Cadorna, ne L’Opinione del 13 agosto1881 (Italia e Francia).

1912 La Rassegna, art. cit.1913 Auguri alla Patria, ne La Rassegna settimanale, 2 gennaio

1881.1914 L’esercito e la marina, ib., 22 maggio 1881.1915 Si veda, nel discorso alla Camera del 27 luglio 1862, il ri-

chiamo alla prima repubblica francese che «s’impose, non sup-plicò di essere accettata tra i Governi d’Europa» mentre alla«timidezza» del governo italiano pare toccare l’apice della for-tuna se una grande potenza ci riconosce (Discorsi Parlamentari,I, p. 215).

1916 Così il FARINI (Diario, I, p, 577).1917 Alberto Pansa, che pure era tenuto in gran conto fra i

diplomatici giovani (FARINI, Diario, I, p. 130, n. 1), cosìannota nel suo Diario, alla data del 16 agosto 1888 «Arrivo aRoma. Visita alla Consulta. Ricevimento ineducato di Crispi».Anche il richiamo del Ressmann da Parigi fu brutale nellaforma: t. Crispi a Ressmann, 5 gennaio 1895 «Parigi nonè più per voi. Ritornate in Italia consegnando l’ufficio alconsigliere Gallina che funzionerà fino all’arrivo costà di unnuovo ambasciatore» (MRR, Carte Crispi, b. 664, n. 18/6). Peril Crispi maître-charmeur invece, cfr. A. BILLOT, La France etl’Italie. Histoire des années troubles, 1881-1899, Parigi, 1905, I,p. 182.

1918 «Del resto con un cocchiere come Crispi a cassetta biso-gna aspettarsi a sentire, a ogni tratto, urti e spintoni», ViscontiVenosta al fratello Giovanni, 4 agosto 1888 (ARCH. VISCON-TI VENOSTA). Sulla mancanza di misura e di equilibrio dellapolitica crispina, anche in lettera al Rudinì, s. d. (1895), ib.

1919 Definirsi un vecchio cospiratore piaceva al Crispi: si ve-da infatti il discorso di Torino del 25 ottobre 1887 (Scritti e di-scorsi politici, p. 709). E ancora, in un teleg. al Nigra del 5settembre 1887, accusando il Cappelli di aver fatto conoscere

Storia d’Italia Einaudi 887

Page 161: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

all’Opinione consenziente il di Robilant, le clausole della Tri-plice nel febbraio 1887 «Certes vous ne vous étonnerez pas deces faiblesses de quelques vieux diplomates qui n’ont pas leshabitudes des vieux conspirateurs» (AE, Cas. Verdi, 1, fase. B).

1920 Si deve tuttavia osservare – ed è caratteristico per l’oscil-lare del Crispi fra prassi liberale e prassi autoritaria – che il di-scorso di Palermo del 14 ottobre 1889 fu da lui accennato «persommi capi» al Consiglio dei ministri del 10 ottobre; e quellodi Torino del 18 novembre 1890 fu letto da lui al Consiglio deiMinistri del 15 novembre e da questo approvato (Verbali delConsiglio dai Ministri, alla data). Qui trionfa la prassi liberale.

1921 Acutamente osservato dal VOLPE, L’Italia moderna, cit.,I, p. 419.

1922 Così dice del Gioberti Margherita Collegno (Il Risorgi-mento italiano in un carteggio di patrioti lombardi, cit., p. 481),a proposito del Rinnovamento.

1923 Discorsi Parlamentari, II, p. 486.1924 La Riforma, 25 giugno 1872 (Il sentimento nazionale).1925 Che è un rimprovero non solo espresso nell’articolo cita-

to, ma anche in altri art. de La Riforma; cfr. per es., 24 gennaio’72 e, anche, 1° febbraio ’74.

1926 La Riforma, 1° febbraio 1874 (Non in solo pane vivithomo).

1927 La Riforma, 25 giugno ’72 (Il sentimento nazionale).1928 Per es., il 29 ottobre 1882, in un momento cioè in cui l’at-

mosfera internazionale non aveva nulla di particolarmente in-quietante, anzi s’era nella fase di distensione franco-germanicae dei buoni rapporti russo-austro-tedeschi, Crispi scriveva a Pri-mo Levi «Io tremo al pensiero che, ove scoppiasse la guerra –la quale non credo sia molto lontana – noi non potremmo so-stenerci validamente» Carteggi politici inediti, cit., p. 394.

1929 Cfr. qui sopra pp. 98-99.1930 Bene lumeggiato dall’ERCOLE, op. cit., p. 336.1931 Cfr. qui sopra, pp. 225-26.1932 La Riforma, 22 agosto ’72 (La politica italiana in Oriente).1933 Cfr. qui sopra, p. 298 sgg.

Storia d’Italia Einaudi 888

Page 162: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1934 Discorso al Senato del 3 agosto 1870 (A. P., Senato, pp.987-92).

1935 A. P, Senato, p. 856, 4 giugno.1936 Cfr. una sua lettera al Nigra del 10 gennaio 1874: difficile

il compito del canavesano a Parigi «centro degl’intrighi, deirisentimenti, degli odii politico-religiosi che fermentano controil regno d’Italia» (ARCH. DE VECCHI).

1937 11 settembre 1870 (Carteggio politico di MichelangeloCastelli, cit., II, p. 481).

1938 L’ambasceria finì presto; il Cialdini che avrebbe dovuto,terminata la missione straordinaria, rimanere a Madrid comeministro plenipotenziario, tornò in Italia infuriato contro ilVisconti Venosta, che, dopo la morte del Prim, ritenne nonpiù attuabile il progetto. E si lagnò col re del modo di faredel ministro (Cialdini a Vittorio Emanuele II, 6 febbraio 1871;ACR, Carte Visconti Venosta, pacco 4, fasc. 1); e si sfogòcontro il Visconti Venosta, che si era – a suo dire – preso giocodi lui, il Blanc e il Sonnino, che rinviò in Italia per averglimancato «d’une manière inconvenante» (l’intero carteggio sullaquestione, compresi t. e r. al Visconti Venosta, in ARCH. CASAREALE, Carte Vittorio Emanuele II, cart. V, amb. straordinariaa Madrid, 1870-71, Carte Cialdini).

1939 Cfr. qui sopra, pp. 25-26.1940 G. VISCONTI VENOSTA, Ricordi di gioventù, cit., p. 7;

altre notizie, pp. 15, 64, 286, 518.1941 BÜLOW, Memorie, cit., IV, pp. 335-36; F. PETRUC-

CELLI DELLA GATTINA, Storia d’Italia dal 1866 al 1880, Na-poli, 1882, p. 157; E. DE LAVELEYE, Lettres d’Italie, cit.,pp. 245-46; CIMBRO [G. FALDELLA], Salita a Montecitorio(1878-1882). Caporioni, Torino, 1883, p. 102; G. RICCIARDI,Schizzi fotografici dei Deputati del 1, 2 e 3 Parlamento italiano,Napoli, 1870, p. 40; MAZZOLENI, op. cit., p. 331.

1942 Cfr. la lettera del Mazzini a lui, del 5 aprile 1853 (Scr.Ed. In., XLIX, Epistolario, XXVII, p. 38 sgg.). Per l’ostilitàdella Sinistra, Rattazzi et son temps, II, p. 392; e La Riformadel 5 agosto 1871: «il signor Visconti Venosta, questo anticomazziniano, è divenuto una calamità per l’Italia, come tutti irinnegati» (Nulla dies sine linea).

Storia d’Italia Einaudi 889

Page 163: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1943 Cfr. BARBIERA, Il salotto della Contessa Maffei, cit., p.213.

1944 Fu padre affettuosissimo tanto da smarrir quasi la ragioneper la morte di una sua bambina (FARINI, Diario, MRR, sub.12 marzo ed anche 24 aprile 1898, e cfr. un suo commoventebiglietto al LUZZATTI, Memorie, II, p. 153 e una lettera alui di Giovanni Morelli, il 24 luglio 1886, che lo esorta acercar di liberarsi dalla malinconia che lo opprime, pur avendosacra la memoria della bambina, perduta, ARCH. VISCONTIVENOSTA).

1945 Così La Perseveranza del 27 gennaio 1871. Ivi, 21 agosto1870 (Bonghi) per il suo discorso nella difficile seduta allaCamera del 19 agosto. Era fra gli oratori lenti; nei discorsi,pronunziava 80 parole al minuto, mentre il Minghetti 100, ilDepretis 120, il Sella 150 CIMBRO [G. FALDELLA], Salitaa Montecitorio (1878-1882). Il paese di Montecitorio, Torino,1882, p. 103).

1946 Fra l’altro aveva in orrore le rivelazioni post facta ad ope-ra di diplomatici ed uomini di governo troppo ciarlieri e pre-occupati di sé e della propria reputazione; ed un giorno scris-se al Nigra: «Non è piacevole il sapere, a ogni tratto, che si saràstampati vivi in tutte le conversazioni che si possono aver avu-te quindici o vent’anni or sono. Sta bene che si debba sempre,rispondere delle parole che hanno avuto un’effetto positivo econcreto, ma non di quelle che, nel corso di un remoto collo-quio, furono suggerite da un sentimento di opportunità mora-le che ora sfugge a ogni giudizio competente. Per conto mio,mi sono sempre astenuto dal farmi dei meriti retrospettivi, manon repugno meno dalle polemiche, dalle rettifiche, dalle dife-se postume. Anche in questo, caro amico, siamo sempre stati diaccordo» (3 dicembre 1884, ARCH. VISCONTI VENOSTA).

1947 Quando dovette accettare di esser arbitro italiano perla questione della pesca nello stretto di Behring, mentre egliavrebbe voluto si designasse un giurista, scrisse al fratello divivere sotto un incubo: «Non avrei esitato... se si fosse trattatod’una quistione politica. Ma qui non sono al mio posto. Sonoun’uomo che sa suonare il flauto e a cui si fa suonare il violino»(24 agosto 1892; ARCH. VISCONTI VENOSTA).

1948 A proposito della lunga, spinosa questione dell’Orénoque,egli dichiarò al Nigra di preferire infinitamente la soluzione del

Storia d’Italia Einaudi 890

Page 164: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

ritiro spontaneo della nave da parte francese, ad una richiestaufficiale italiana. Quest’ultima avrebbe potuto esser abbastanzapopolare all’interno «ma di quella popolarità ch’io pongo grancura a non meritare» (l. p. al Nigra, 17 agosto 1874; ARCH.VISCONTI VENOSTA).

1949 Per questo anche, all’inglese, il Visconti Venosta non ri-nunziava alle sue vacanze, anche in periodi mossi, tra i com-menti di taluno dei suoi subordinati, uno dei quali, il Pansa,scriveva nel suo Diario, il 7 settembre 1875: «Anche il Mini-stro, finalmente, par si decida a tornare domattina; ecco uno,per esempio, qui ne se gêne pas per andare a spasso quando gliaccomoda». E cfr. l’attacco della Riforma, 19 agosto 1871 (IlMinistro degli Esteri in vacanza).

1950 Soleva dire che per un diplomatico «il est fort importantde savoir retirer à temps son épingle du jeu» (BÜLOW, Memo-rie, III, p. 193).

1951 Che la politica del lasciar tempo al tempo richieda ad uncerto punto, l’intervento di una volontà chiara e decisa, dice in-fatti lo stesso Visconti al Robilant, in una lettera del 12 aprile1878. «Non vedo neppur io con animo tranquillo l’andamentodelle cose nel nostro paese. Può darsi che, nel momento in cuiparliamo, il più savio partito sia di prender tempo. Ma la politi-ca del differire le difficoltà suppone poi l’energia e la decisionenecessaria pel giorno in cui non potranno esser differite» (AE,Carte Robilant). Di fatto, nel periodo più difficile dei rapporticon la Francia, il Visconti Venosta aveva, sì, cercato di non farsisopraffare dai timori, come gli uomini della Sinistra, perdendocalma e sicurezza di giudizio; ma aveva pure cercato per tempodi premunirsi contro ogni sorpresa: «Non rimane dunque chea trattare con una cura blanda una situazione di cui non si pos-sono far scomparire a un tratto le cause, cercando di non com-promettere l’avvenire e sperando nei beneficii del tempo. Perparte nostra, cerco di seguitare questa politica, evitando gli in-cidenti, palliandoli all’occorrenza, facendo prova di disposizio-ni sinceramente amichevoli e concilianti... Ma voi comprendeteche questa politica di posizioni calmanti non può essere tutto.V’è anche un’altra politica di previdenza pei casi peggiori, in-dipendenti dalla nostra volontà, politica che ci si impone comeun dovere. Finché ci sarà nella situazione un’elemento di incer-tezza o di diffidenza è naturale che noi facciamo corrispondere

Storia d’Italia Einaudi 891

Page 165: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

ad esso un elemento adeguato di precauzioni» (l. p. al Nigra, 2febbraio 1873: ARCH. VISCONTI VENOSTA).

1952 Cfr. le sue dichiarazioni alla Camera, il 19 agosto 1870:«Io credo, signori, che sia pericoloso chiedere al governo qualelinea di condotta esso intenda precisamente seguire nelle attua-li condizioni, e quando la nostra condotta può essere determi-nata da circostanze che ora è impossibile il prevedere e il defi-nire. Noi, signori, non possiamo utilmente discutere le incerteeventualità, né vi è alcun governo il quale possa prendere degliimpegni sopra delle ipotesi» (A. P., Camera, p. 4027).

1953 Lo ha notato, acutamente, per la «praticità» del Balbo,N. VALERI, Problemi di storia del Risorgimento, Milano, 1947,pp. 101-102 (cit. in MATURI, L’aspetto religioso del 1848 e lastoriografia italiana, in Convegno... 1848, cit., p. 267): ma l’os-servazione calza anche per la maggior parte degli uomini dellaDestra post-cavouriana, Sella, e, forse, Minghetti eccettuati.

1954 In questo senso non è del tutto inesatto il giudizio chedi lui dà il GUICCIOLI: «Era un discreto ministro quando unaprudente astensione, una accorta inazione erano saggezza. Ilgiorno in cui una linea di condotta ben determinata o, quelche è più grave ancora, rendesse necessaria una pronta e graverisoluzione, terrà che V. sarebbe impari al suo compito» (Diariocit., in Nuova Antologia, 1° luglio 1935, p. 86). Soltanto,in luogo di discreto ministro, bisognerebbe scrivere «ottimoministro».

1955 Cfr. CASTAGNOLA, Diario, cit, pp. 6-7 (Consiglio deiministri dell’8 agosto ’70). Inesatto, quindi, F. CATALUCCIO,La politica estera di E. Visconti Venosta, Firenze, 1940, p. 53,che fa del Visconti il rappresentante nel Gabinetto Lanza dellatendenza favorevole all’intervento a fianco della Francia (eranodecisamente per esso, invece, l’8 agosto, Lanza, Castagnola,Gadda e Acton). Sul suo atteggiamento, cfr. anche la suadiscussione col de Launay (cfr. sopra, p. 27): neutralità perora; in caso si dovesse abbandonare, a fianco della Francia. E.cfr. GUICCIOLI, op. cit., I, pp. 263-66 che ha bene colto elumeggiato la questione, soprattutto nel giudizio riassuntivo ap. 265. E cfr. anche qui appresso pp. 736-37, n. 38.

1956 Se per andare a Roma occorre il cannone, diceva ai capidella Sinistra, allora sarete voi ad andarci; quanto a me, io nonfaccio una simile politica, (Rattazzi et son temps, cit., II, p. 348.

Storia d’Italia Einaudi 892

Page 166: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

Questa notizia corrisponde effettivamente all’atteggiamento ge-nerale e alle convinzioni del Visconti Venosta; e può quindi es-sere accolta, anche se deriva da M.me Rattazzi). Sulla condot-ta del governo italiano sino al 20 settembre, che sarà esamina-ta da Walter Maturi e a cui si accenna qui solo per quel tantoch’è necessario ad illuminare la figura del Visconti Venosta, siveda l’ampia e precisa analisi di S. W. HALPERIN, Italy and theVatican at War, cit., p. 28 sgg. Meno importante, L. PARKERWALLACE, The Papacy and European Diplomacy, 1869-1878,Chapel Hill, 1948, p. 116 sgg.

1957 Al Cadorna, 12 aprile 1871 (AE, Ris., c. 51). La soluzioneintermedia sarebbe stata la «città leonina» (ROTHAN, op. cit.,II, p. 280 e qui appresso pp. 737-38, n. 40). In lettera al fratelloGiovanni (senza data, ma dei primi di settembre 1870): «Oggi[a Parigi] v’era della agitazione nei boulevards e vi erano gridadi Viva la Repubblica», il Visconti Venosta diceva: «Io temo dinon andare d’accordo co’ miei colleghi per Roma. Voglio fareal pari degli altri ma far bene e in modo di non mettermi dallaparte del torto e compromettere l’Italia» (ARCH. VISCONTIVENOSTA).

1958 CASTAGNOLA, op. cit., pp. 30-31. Di questa seduta del3 settembre nessun cenno nei verbali del Consiglio dei ministri,redatti dal Lanza, verbali d’altronde estremamente sommari(ACR, Verbali delle deliberazioni del Consiglio dei Ministri, II).È probabilmente ad essa che si riferisce il colorito racconto diM.me Rattazzi, Rattazzi et son temps, II, p. 351, la quale, conla solita confusione cronologica, accomuna in un sol giornodiscussioni e decisioni del Consiglio dei ministri durate piùgiorni e precisamente il 3, il 4 ed il 5 settembre, e aggiungeparticolari fantastici, come quello della mobilitazione a favoredi Napoleone (che, semmai, è fatto del 30 luglio). Più che di«seduta» ufficiale per il 3 settembre, si deve parlare di riunioneufficiosa, a cui non si volle dar carattere ufficiale forse perché idissensi sul quid agendum erano ancora troppo forti.

1959 t. al Minghetti (Vienna), 5 settembre: «La situation estchangée aver la République. Je crois qu’il est maintenant letemps d’osar. Telegraphiez moi vos conseils et le plan que voussuivriez dans la question romaine» (AE, Ris., 51).

1960 Verbale del Consiglio dei Ministri dell’8 settembre (ACR,Verbali delle deliberazioni del Consiglio dei Ministri, II, pp.

Storia d’Italia Einaudi 893

Page 167: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

71-72; pubbl. in CRISPI, Politica interna, cit., p. 70 e in LeCarte di G. Lanza, cit., p. 406). Il Castagnola (p. 36 sgg.)attribuisce inesattamente questa dichiarazione al Consiglio deiministri del 7 settembre. Da notare, che le istruzioni al gen.Cadorna approvate dal Consiglio dei ministri dicevano: «che letruppe non procederanno alla occupazione della Città di Romaquando fosse necessario espugnarla colla violenza»: s’era inquella fase, durata sino al 17 settembre, in cui il governo italianos’illuse ancora nella non opposizione del Papa; o almeno, inun movimento popolare a Roma (cfr. anche l. p. Blanc aMinghetti, 12 settembre; BCB, Carte Minghetti, cart. XV, fasc.66). È degno di nota che nei laconicissimi verbali del Consigliodei Ministri sia questo uno dei rarissimi casi in cui sia fattaespressa menzione del modo di vedere di un singolo ministro:segno che il Visconti Venosta volle marcar nettamente il suodissenso. A voce, dichiarò che in caso di occupazione di Romacon la forza egli si sarebbe dimesso (CASTAGNOLA, op. cit., p.39).

1961 CASTAGNOLA, op. cit., pp. 46-48. Il Ponza di SanMartino, di ritorno l’11 sera da Roma e decisissimo nel volerl’immediata occupazione, aveva ammonito coloro che eranoal potere a non mettere bastoni fra le ruote mdash; proprioparlando col Visconti Venosta (l. p. Blanc a Minghetti, sopracit.).

1962 Verbale della seduta del 17 settembre (ACR, Verbali, II,p. 75; CRISPI, Politica interna, cit., p. 71; Le carte di G. Lanza,cit., VI, p. 408; CASTAGNOLA, op. cit., pp. 52-53).

1963 JACINI, Un conservatore rurale della nuova Italia, cit., II,p. 46.

1964 Visconti Venosta a Lanza, 25 settembre ’70 (il Consigliodei Ministri aveva deliberato invece, il 24, di mandare il LaMormora a Roma solo dopo l’accettazione del plebiscito). Lan-za riuscì a convincerlo a desistere dal proposito: Lanza a Vi-sconti Venosta, 27 settembre (ARCH. VISCONTI VENOSTA.Cfr. CASTAGNOLA, Diario, pp. 68-69). La nomina del LaMarmora fu infatti interpretata, all’interno e all’estero, nel sen-so voluto dal Visconti Venosta (HALPERIN, op. cit., pp. 90sgg.). Da notare che ancora una volta nella seduta del 24 il Vi-sconti Venosta aveva fatto inserire a verbale il suo dissenso dai

Storia d’Italia Einaudi 894

Page 168: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

colleghi (ACR, Verbali... II, p. 76; Le carte di G. Lanza, cit., VI,p. 409).

1965 Cfr. anche una lettera di D. Pantaleoni al Minghetti (aVienna) il 22 ottobre 1870 «Stimo urgente che tu venga e lasciVienna... Visconti con quell’onestà che il caratterizza mi dissegià che egli avversava di portare la capitale a Roma». Poi ilvaltellinese muta parere; e lo stesso Pantaleoni ne avverte ilMinghetti il 4 novembre: «Godo moltissimo che il Viscontiabbia receduto dall’opinione che mi aveva manifestato. È ilmigliore che abbiamo nel ministero e certo il più leale» (BCB,Carte Minghetti, cart. XV, fasc. 114).

1966 Lanza dichiarava al Castelli, il 10 novembre, che se ilre fosse stato spinto (da Sella e compagni) ad andare a Romaprima che il Parlamento avesse approvato il plebiscito, egli e LaMarmora si sarebbero dimessi. «Se poi il Sella la vuole vintaa qualunque costo, io sono persuaso che questa volta andrà apentirsene a Roma» (Carteggio politico di Michelangelo Castelli,cit., II, pp. 489-90).

1967 CASTAGNOLA, op. cit., p. 86.1968 CASTAGNOLA, op. cit., pp. 143-44. L’emendamento

Cencelli-Ruspoli, il 10 febbraio, al disegno di legge sulle Gua-rentigie (cfr. JACINI, La politica ecclesiastica..., cit., p. 435) di-chiarava proprietà nazionale i Musei Vaticani e la biblioteca (iltesto definitivo dell’art. 5, dopo aver affermato che il SommoPontefice continuava a godere dei palazzi apostolici Vaticano eLateranense, con tutti gli edifici, giardini e terreni annessi e di-pendenti ecc., si limitò ad aggiungere: «I detti palazzi... ed an-nessi, come pure i Musei, la Biblioteca e le collezioni d’arte ed’archeologia ivi esistenti, sono inalienabili, esenti da ogni tas-sa o peso e da espropriazione per causa di utilità pubblica»).L’11 febbraio il Visconti Venosta scriveva al fratello Giovanniche perdeva la pazienza ed aveva deciso di dimettersi: «il me-glio è di lasciare questi signori [i deputati] nel guado perché im-parino che ci vuole un po’ di discrezione e un po’ di disciplina»(ARCH. VISCONTI VENOSTA).

1969 Capo della tendenza reazionaria nel Ministero: così lobattezzò il manifesto di un gruppo di liberali romani per pro-porre la candidatura Sella, nel novembre 1870 (La Perseveran-za, 21 novembre 1870). Cfr. ancora nella seduta del 25 no-vembre 1872 le accuse del Miceli (A. P., Camera, p. 3324); e

Storia d’Italia Einaudi 895

Page 169: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

in quella del 16 maggio 1873 le accuse dell’on. Oliva (ivi, p.6418). Più tardi, all’apparir del Diario del Castagnola, Dome-nico Farini noterà come tale pubblicazione metta a nudo «lapusillanimità di Visconti Venosta nel 1870» (Diario, MRR, sub20 settembre 1895: a proposito dell’estratto apparso nel PopoloRomano).

1970 Nel discorso alla Camera, il 13 marzo 1872 (A. P., Came-ra, p. 1179).

1971 Così lo battezzava il Lanza (Le carte di G. Lanza, VI, p.268). Identica espressione in un bigliettino al Visconti Venostadel 15 novembre ’70 (ARCH. VISCONTI VENOSTA). Quantoalle lunghe discussioni sulla questione Lanza-Sella di fronte alproblema di Roma e sui meriti rispettivi (TAVALLINI, op. cit.,II, p. 178 sgg., 453-54, 485, 489; Le carte di G. Lanza, cit., IX,pp. 68, 73, 79-80, 383 sgg., X, p. 376 sgg., 429) basti osservareche la volontà più decisa fu, senza dubbio alcuno, quella delSella. Il 3 e il 4 settembre Sella insisteva per l’occupazioneanche di Roma e il Lanza v’era contrario, mutando pareresolo dopo le notizie sulla proclamazione della Repubblica inFrancia, il 5 settembre (CASTAGNOLA, Diario, pp. 30-32,decisivo al riguardo; GUICCIOLI, op. cit., I, pp. 300-301).

Nelle critiche mosse dal GADDA al Diario del Castagnola(Roma capitale e il Ministero Lanza-Sella, in Nuova Antologia,CLV, 16 settembre 1897, p. 193 sgg.), il Gadda rivendica alLanza e al Visconti Venosta d’aver già fissa in mente assai pri-ma l’occupazione di Roma. Unico punto di divergenza dal Sel-la: il momento di mettersi in marcia. Ce n’era invece, occor-re precisare, uno molte più grosso: il «modo» dell’azione. Sel-la propugnò la politica di, forza, quella che poi tutti dovetteroadottare: il Lanza (e non solo il Visconti Venosta, anche se que-sti fu sino all’ultimo fermo sul suo punto di vista) repugnava in-vece alla forza, e sperava anch’egli o in un accordo col Pontefi-ce, o almeno in un’insurrezione dei Romani che scaricasse il go-verno italiano dalle sue responsabilità di fronte al mondo catto-lico (cfr. HALPERIN, Op. cit., pp. 35-36). E tutta la questio-ne è qui, non se Lanza e Visconti Venosta volessero anch’essiRoma italiana, che è pacifico.

1972 Sella a Minghetti, 21 settembre ’70: «So che sei stato ilpiù efficace consigliere per decidere Emilio a superare le suetitubanze, le quali a dir lo vero non furono e non sono poche.Io ti ringrazio vivissimamente dell’aiuto capitale che desti a

Storia d’Italia Einaudi 896

Page 170: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

coloro i quali come me vedono in Roma il fata trabunt». Elo invita a incoraggiare anche in seguito (plebiscito ecc.) «ilnostro bravo Emilio, cui giova fra tanto contrasto di opinioni unautorevole confonto, e niuno più efficace di quello che provieneda te» (BCB, Carte Minghetti, cart. XV, fasc. 127). Cfr.Pure Carteggio Minghetti-Pasolini, cit., IV, p. 195; LUZZATTI,Memorie, I, p. 308; CRISPI, Scritti e discorsi politici, cit., p.672; FARINI, Diario, MRR, sub 24 settembre 1895; MAIOLI,M. Minghetti cit., p. 270.

1973 Il 19 agosto 1870 Crispi aveva dichiarato alla Camera«... voi potete, soddisfacendo gli interessi nazionali, impedi-re lo scoppio della rivoluzione da voi temuta... Urge scioglie-re la questione di Roma: 1° per la necessità della interna sicu-rezza del paese» (Discorsi Parlamentari, II, pp 78-79). IlManci-ni lo stesso giorno: «l’iniziativa della privata violenza... inevita-bilmente soverchierebbe l’azione del governo quando il paesefosse dominato dalla ragionevole diffidenza dell’efficacia di vo-lontà e della capacità dei reggitori della cosa pubblica» (Discor-si Parlamentari, III, p. 375). E il giorno appresso, il Bertani:«Se non si provvede presto noi ci tra veremo davanti alla du-ra alternativa: o dispotismo, o rivoluzione» (Discorsi Parlamen-tari, p, 141). E si veda l’indirizzo della Sinistra al governo, il 3settembre in CRISPI, Politica interna, cit., p, 68.

1974 «Gli avvenimenti hanno fatto tutto per noi, e noi pocoo niente» Dina a Castelli, 17 ottobre ’70 (Carteggio politico diMichelangelo Castelli, cit., II, p, 487; Ricordi di MichelangeloCastelli, cit., p. 188).

1975 La differenza tra i due caratteri è bene delineata dalSella stesso in una lettera al Minghetti del 5 ottobre 1878:«Non dubitare che per parte mia faccio e farò il possibileper andare in tutto d’accordo con Emilio [Visconti Venosta].Io il pregio ogni giorno più per l’elevatezza dell’ingegno e lanobiltà del sentire. Se vi ha troppa indecisione o come tudiresti morbidezza hinc vi ha troppa durezza inde, e la chimicam’insegna che tanto più forte è l’attrazzione molecolare quantopiù antinomo è lo stato elettrico delle molecole» (BCB, CarteMinghetti, cart. XXI, fasc. 54). Non sempre però i rapportifra i due uomini furono amichevoli; in genere anzi, come nel70, vi furono forti screzi: cfr. Le carte di G. Lanza, cit., IX, p.49: Carteggio politico di Michelangelo Castelli, II, p. 501. Nelfebbraio ’74 lo Artom, che si adoperava per raccogliere in uno

Storia d’Italia Einaudi 897

Page 171: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

stesso ministero Minghetti, Sella e Visconti Venosta, dovettefaticar non poco per far cessare lo screzio personale fra i due (alNigra, 6 febbraio, AE, Carte Nigra).

1976 Lo vide subito e bene il Minghetti, il quale scrisse al Luz-zatti il 30 settembre 1870: «Quanto a Roma... non potevamonon profittare di questa occasione. Il contegno di Visconti hagiovato però moltissimo ad abbuonire le Potenze; e se al pri-mo momento avesse detto che volevamo entrare a Roma peti labreccia, non sarebbero forse mancate difficoltà. Dinanzi a unParlamento ci vogliono profili netti e recisi, ma in diplomaziaci vogliono contorni morbidi e sfumati. Quindi il Sella e il Vi-sconti mi paiono necessari l’uno all’altro, e non vi sarebbe cosapeggiore che si separassero» (LUZZATTI, Memorie, I, p. 309).

1977 Nel 1907, così spiegò il perché del suo procedere nell’e-state del ’70: necessità di non compromettersi, di temporeggia-re, alla vigilia di eventi di cui nessuno poteva prevedere la por-tata (Le projet d’alliance franco-austro-italienne est 1869-70. Ex-plications attribuées à E. Visconti Venosta, in Revue d’Italie, set-tembre 1906. p. 605 sgg.).

1978 Libro Verde 17, p. 11. E si confronti la più cautaespressione ufficiale del Visconti Venosta con quella del Lanza,assai più decisa e precisa, perché in lettera confidenziale adun amico: «la soluzione poi definitiva della gran questione sullibero esercizio del potere temporale sarà opera di un congressodelle potenze cattoliche». Al Castelli, 8 settembre 1870. A ciòil Castelli reagiva come ai «più funesto degli errori. Non vi fateillusioni: Roma occupata, Roma capitale» (Le carte di G. Lanza,cit., II, pp. 479-80: Carteggio politico di Michelangelo Castelli,cit., pp. 187-88). Alle promesse della circolare 29 agosto edelle altre dichiarazioni del Visconti Venosta si richiamaronopoi, spesso, governi e diplomatici stranieri, per intervenirepresso il governo italiano, sia in genere, sia per fatti speciali,e per lamentare il forte discostarsi delle leggi italiane da quellepromesse (rr. Trauttmansdorff a Beust, 20 e 24 dicembre 1870,SAW, P. A. XI/224, nn. 128 e 130 A; d. Beust a Hoyos, Parigi,16 marzo 1871, ib., XI/235; rr. Lefebvre de Béhaine, 11 e 20febbraio ’71, nn. 25 e 32. AEP, C. P., Rome, t. 1049, ff. 190sgg., 252 v.). Sempre alla circolare 29 agosto si richiamò, nel1874, MONS. DUPANLOUP, Lettre de M. l’évêque d’Orléans àM. Minghetti... sur la spoliation de l’Églíse à Rome et en Italie,Parigi, 1874, pp. 7, 28, 54.

Storia d’Italia Einaudi 898

Page 172: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1979 Questo memorandum del 29 agosto, non pubblicato (etpour cause!) nel Libro Verde, che venne presentato al Parlamen-to il 19 dicembre ’70, in Das Staatsarchiv, XX (1871), 4290, pp.219 sgg., sulla città leonina pp. 226-27. Ora in BASTGEN, Dierömische Frage, II, Freiburg i. B., 1918, p. 626 sgg. Redatto dalBlanc, esso non doveva essere divulgato; ma già il 17 ottobre ilcard. Antonella ne parlava, nella sua circolare ai nunzi redat-ta precisamente per confutarlo. Il memorandum era stato con-fidenzialmente comunicato al cardinale: «un exemplaire manu-scrit est resté entre mes mains à la suite d’une circonstance toutà fait accidentelle» (Staatsarchiv, XX, 1871, n. 4291, p. 227;BASTGEN, op. cit., II, p. 635. Cfr. F. SALATA, Per la storiadiplomatica della Questione Romana, I, cit., pp. 12 e 44-45).

Il memorandum fu divulgato, affermò poi il Visconti Veno-sta, solo per una indiscrezione (r. Rothan, 10 marzo 1871, n.61; AEP, C. P., Italie, t. 381, f. 133). «Inopportunamente co-municato al Gabinetto Inglese» dice lo Artom in 1. 26 marzo1880 al Visconti Venosta (ARCH. VISCONTI VENOSTA). Ilmemorandum del 29 agosto viene trasmesso confidenzialmen-te dal Blanc a sir A. Paget, che lo trasmette a Londra l’8 set-tembre 1870 (r. n. 101; F. a. 45/166). Ma a fine agosto del’70, esso esprimeva bene i propositi del governo italiano! Sullaquestione della città leonina, cui era favorevole perfino il Sella– perché il Papa avrebbe così riconosciuto tutto l’operato del-l’Italia –, CASTAGNOLA, op. cit., p. 27; GUICCIOLI, Quinti-no Sella, cit., I, p. 304. Anche il Minghetti approvava la clau-sola della città leonina al Papa (ll. pp. al Visconti Venosta daVienna, 25 settembre, e 4 ottobre ’70; ARCH. VISCONTI VE-NOSTA), se il Papa l’avesse accettata. Cfr. le osservazioni del-l’on. Oliva, il 16 maggio 1873, sul memorandum che si è cerca-to di far dimenticare (A. P., Camera, p. 6418); e le dichiarazio-ni Sella alla Camera, il 16 marzo 1880, Discorsi Parlamentari, I,pp. 201-202.

1980 Libro Verde 17, p. 13.1981 Libro Verde 17, pp. 59 e 64.1982 Per questo, cfr. G. PALADINO, Roma. Storia d’Italia dal

1866 al 1871, con particolare riguardo alla Questione Romana,cit., p. 201; HALPERIN, op. cit., op. 109-10.

1983 Libro Verde 17, p. 69 sgg. Su questo non parlar piùdelle vecchie promesse, quando si vide che le potenze europeesi preoccupavano del potere temporale meno di quanto si fosse

Storia d’Italia Einaudi 899

Page 173: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

temuto, oltre allo HALPERIN, op. cit., pp. 111-12, cfr. ancheSCADUTO, Op. cit., pp. 111 e 205.

1984 Lettera al fratello Giovanni, 22-25 ottobre ARCH. VI-SCONTI VENOSTA).

1985 Lett. sopra cit.1986 l. p. Minghetti a Visconti Venosta, da Vienna, 21 set-

tembre 1810: «... il Beust mi chiese anche con molta curiosi-tà se fosse possibile il trasferimento immediato della capitale.Risposi che un certo tempo avrebbe dovuto passare necessaria-mente sia per riconoscere la volontà dei romani, sia perché ilParlamento votasse il trasferimento e fornisse i fondi necessa-rii... concludo che bisogna in ogni modo camminare con tuttala rapidità che sia compatibile colla serietà e dignità degli atti».Nuovamente insiste il 25 settembre: «... dobbiamo trasporta-re la capitale a Roma con tutta la rapidità compatibile colla di-gnità e colla serietà di questo fatto»; e il 9 ottobre (ARCH. VI-SCONTI VENOSTA). Quanto al Sella, i motivi che gli fanno ap-parir necessaria l’immediata andata del re a Roma, sono esposticon estrema chiarezza nella lett. del 26 ottobre al La MarmoraEpistolario inedito di Quintino Sella, cit., pp. 67, 68; cfr. anchepp. 66 e 69-70).

1987 Discorso Mancini alla Camera, 19 agosto 1870 - (Discor-si Parlamentari, III, p. 374). $ la stessa posizione del SALVA-TORELLI, La Chiesa e il mondo, Roma, 1948, p. 149 sgg. Sul-l’atteggiamento delle potenze, cfr. HALPERIN, op. Cit., pp. 39sgg., 51 sgg.; SALATA, op. cit., pp. 123, 129 sgg.; SCADUTO,op. cit., p. 186 sgg.; JACINI, Il tramonto..., cit., p. 317 sgg.

1988 Il 1° ottobre 1870 il Nigra da Tours consigliò «vivamen-te» al suo ministro di applicare al più presto possibile alla que-stione di Roma «la soluzione intiera m guisa che quando la guer-ra sarà finita e l’Europa rientrerà nel suo stato normale, essa sitrovi in presenza d’un fatto, anzi d’una serie di fatti irevocabil-mente compiuti» (ARCH. VISCONTI VENOSTA).

1989 Il 1° ottobre Minghetti telegrafava, da Vienna, al Viscon-ti Venosta «Je ne puis admettre en aucun cas votre demission.Vous avez le devoir et le droit d’exiger l’exécution... [spazio inbianco] de tout ce que vous avez promis à l’Europe pour l’in-dépendance spirituelle du Pape acceptant franchement le trans-fert de la capitale comme une nécessité inévitable pour tout lereste vous devez en imposer à vos collègues. En dernier ressort

Storia d’Italia Einaudi 900

Page 174: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

j’en appellerai au Roi plutôt que de sortir du Gouvernement»(AE, Ris., c. 51).

1990 ll. pp. Minghetti a Visconti Venosta, 25 settembre, 22e 27 ottobre (ARCH. VISCONTI VENOSTA). Nella stessal. p. Visconti Venosta al de Launay, 18 ottobre, che venivaincaricato di parlare col Bismarck, non si accenna ad alcunconsenso da chiedere al Cancelliere, anche se non precisissimo.Il Visconti Venosta cioè giuocò assai bene la partita: si limitò acomunicare le direttive del governo italiano, salvo a vedere, incaso di proteste gravi, che cosa poi convenisse fare.

1991 Cfr. qui sopra, p. 241.1992 Si veda come giudicasse gli eventi il ministro inglese a Fi-

renze, Paget, in un rapporto a Lord Granville del 29 settem-bre: «Il governo italiano, quando invase il territorio pontificio,si mosse con intenzioni assai ragionevoli e moderate; Roma nondoveva essere attaccata, l’autorità del Papa doveva venir preser-vata; l’occupazione doveva essere puramente militare e limitataa certi punti strategici necessari per il mantenimento dell’ordi-ne... Il governo non ha agito in mala fede, ma è stato trascinatodalia forza delle circostanze e dalla corrente popolare, resisten-do alla quale si sarebbe potuto provocare una rivoluzione». Edè giudizio che, sostanzialmente, viene fatto proprio anche dalloHALPERIN, op. cit., p. 65. Il giudizio è esatto se riferito al Vi-sconti Venosta e al Lanza; ma non lo è più, se s’intende riferirloa tutto il governo, dove c’era un Sella che sapeva bene dove vo-leva arrivare. Al riguardo, mi sembra notevole anche il passo diuna lettera dove Nino Bixio, destinato a Bologna, dice alla mo-glie, il 17 agosto del ’70, che Sella gli ha parlato di cose moltodelicate, tanto delicate da non poterle riferir per lettera «tutto-ché io sia l’uomo scelto da lui per l’esecuzione». Son cose cheSella volge in mente: e, verosimilmente, si trattava proprio del-l’occupazione di Roma (il testo, prima in BUSETTO, op. cit., p.191, ma ora, completo, in Epistolario di Nino Bixio, a cura diE. Morelli, III, Roma, 1949, pp. 496-97). Anche da osservare,al riguardo, che il Bixio fu aggiunto, al comando della 2ª divi-sione, al corpo di spedizione ad insaputa, anzi contro l’espressovolere del gen. Cadorna (R. CADORNA, La liberazione di Ro-ma nell’anno 1870 ed il plebiscito, Torino, 1889, pp. 61, 66, 531sgg.; e cfr. contro i rilievi del Cadorna ostili al Bixio, e in pienoriconoscimento dell’abilità con cui seppe afferrare il «concettodelicatissimo del mandato ricevuto» – sembra che parli il Sella!

Storia d’Italia Einaudi 901

Page 175: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

–, C. RICOTTI, Osservazioni al libro di Raffaele Cadorna la libe-razione di Roma nell’anno 1870 ed il plebiscito, Novara, 1889,p. 29 sgg.).

1993 Così il ministro austro-ungarico a Firenze, barone Kü-beck, nel riferire al Beust la notizia delle dimissioni Visconti Ve-nosta per l’emendamento RuspoIi (r. 10 febbraio 1871; SAW P.A., XI/77, n. 11 B).

1994 r. Kübeck, 14 febbraio ’71, sulla questione dell’art. 7della legge delle Guarentigie (SAW P. A., XI/77, n. 13 A).

1995 r. Kübeck, 10 marzo 1871 (SAW P. A.,. XI/77, n. 19 A).1996 r- Kübeck, 4 febbraio ’71 (SAW P. A., XI/77, n, 9 B).1997 l. p. Kübeck, a Beust, 12 novembre ’70 (SAW P. A.,

XI/76). Stessi giudizi nei diplomatici francesi, soprattutto nelLefebvre de Béhaine, per cui addirittura sia il debole re che isuoi più deboli ministri non sarebbero stati che i prestanomedel partito radicale (r. 4 marzo 187.1, n. 40; AEP, C. P. Rome,t. 1050, f. 33. E cfr. anche rr. Choiseul, 28 maggio, 20 giugno71, nn, 101, 106; ib., Italie, t. 382, ff. 80 e 142).

1998 r. Kübeck, 18 marzo ’71 (SAW P. A., XI/77, n. 21 A).1999 Il 23 dicembre il Kübeck, in una lettera personale al Beu-

st, ne tracciò il seguente profilo «Visconti ist ein echter Italie-ner, wenn auch in der besseren Bedeutung. Er ist nüchterner,bescheidener und zuverlässiger als die meisten seiner Landsleu-te in öffentlichen Stellungen, treibt aber instinktmässig italieni-sche d. h. mehr oder weniger Machiavellische Politik. Seinemweichen Naturell entspricht es grösseren Schwierigkeiten ausdem Wege zu gehen durch expédients und vermittelnde Tem-peramente. Es fehlt ihm nicht an Ueberzeugungen und ver-ständiger politischer Combination, aber er hat nicht immer dieEnergie sie durchzuführen und, ohne eigene Initiative, lässt ersich auch gegen seinen besseren Willen leicht durch Seine mehroder weniger radikalen Collegen beeinflussen. Sollte dies wir-klich nur eine angenommene Rolle sein, so führt er sie jeden-falls gut und consequent durch»; (SAW P. A., VI/76).

2000 l. p, Kübeck a Beust, 12 novembre 70, sopra cit. Ancheil Thiers aveva «piena fede nella saviezza e nella equità diVisconti Venosta», ch’era anche per lui, la rocca dell’ordinenel governo italiano (LUZZATTI, Memorie, I, p. 339). Il Sella,invece era poco accessibile ai consigli di moderazione per il suo

Storia d’Italia Einaudi 902

Page 176: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

anticattolicesimo attinto nelle università tedesche e per i suoilegate con la Sinistra (r. Rothan, 6 aprile 1871, n. 87° AEP C.P. Italie, t. 381, f. 350 v. sgg.): Rothan dice di averla convinto amaggior moderazione.

2001 Dichiarazioni Visconti Venosta al Rothan (ROTHAN,L’Allemagne et l’Italie, cit., II, p, 280) e al Kübeck (cfr. la notaseguente).

2002 Dichiarazioni Visconti Venosta al Kübeck il 13 aprile ’71(r. Kübeck, 14 aprile 1871; SAW P. A., XI/77, n. 28 A).

2003 E infatti il Visconti Venosta riusciva assai simpatico aidiplomatici: lo riconosce perfino M.me Rattazzi (Rattazzi et sontemps, cit., II, p. 392. E cfr., per la sua abilità nel trattarecon i giornalisti, WICKHAM STEED, Mes souvenirs, cit., I, PA106-107).

2004 Visconti Venosta a Nigra, 26 aprite 1885 (ARCH. VI-SCONTI VENOSTA). Nel ’70 «la forza superiore era l’immedia-ta e assoluta prevalenza militare della Prussia». Per Roma, glieventi si sono svolti «suivant la logique de la fatalité inhérenteà toutes les institutions [Papato] qui ne savent pas se modifier»(al Cadorna, 12 aprile 1871, cit.; AE, Ris., c. 51).

2005 Alle prese con il Choiseul, con cui gli era necessariala pazienza di Sant’ Antonio, il Visconti Venosta cercava diguarirlo delle sue fissazioni (ostilità italiana alla Francia) «coneffusione amichevole» (l. p. a Nigra, 20 giugno 1871; ARCH.VISCONTI VENOSTA).

2006 ROTHAN, op. cit., p. 90.2007 SAW P. A., XI/78, n. 53 A.2008 Non è possibile, però, condividere certi giudizi dei CA-

TALUCCIO (op. cit., pp. 7, 75-76, non giusto poi questo an-che nella fattispecie, p. 111) sulla mancanza di ampio respiro,soprattutto sulla visione angusta della posizione dell’Italia nel-la vita europea-mentre è vero esattamente il contrario (cfr. an-che MATURI, Un buon europeo. Emilio Visconti Venusta, cit.).Giuste, invece, altre valutazioni del Cataluccio (pp. 8-9, 113),con cui mi accordo. Cfr. anche il giudizio di E. SERRA, Emi-lio Visconti Venosta e il «colpo di timone» alla politica estera ita-liana, in Nuova Antologia, gennaio 1949, p. 42; ma soprattut-to l’alto elogio che ne tesse un giornalista di gran classe comeWICKHAM STEED, Mes souvenirs, cit., I, p. 105 sgg.

Storia d’Italia Einaudi 903

Page 177: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

2009 Guido Borromeo a Minghetti, 29 marza 1871 (BCB, Car-te Minghetti, cart. XVI, fasc. 4°). Più tardi, nel ’96, il Rudi-nì lamenterà col Farini la irresolutezza e l’irrequietezza del Vi-sconti Venosta: «se io non gli stessi ai panni, se non gli scrives-si i telegrammi non si verrebbe mai a capo di nulla» (Diario Fa-rini, MRR, sub 28 settembre 1896). Questo era, per lo meno,una esagerazione; ma anche il Martini lamentava, nel gennaio1901, di aver inviato dall’Asmara telegrammi su telegrammi alVisconti Venosta per questioni che esigevano pronta risoluzio-ne, senza aver la minima risposta (Lettere, cit., p. 367).

2010 Oltre alle discussioni parlamentari, cfr. p. es., il Discorsoelettorale del duca Gabriele Colonna di Cesarò (uno dei siste-matici oppositori alla Camera della politica estera del governo),tenuta il 10 novembre 1874 ad Aragana (cit., pp. 6 e 9).

2011 Cfr. p. es. alla Camera, 14 maggio 1872: «se in certequestioni giovasse di chiamare un poco anche il tempo a nostracollaboratore» (A. P., Camera, p. 2119).

2012 Discorso alla Camera del 27 novembre 1872 (A. P., Ca-mera, p. 3387).

2013 Discorso alla Camera del 19 agosto ’70 (A. P., Camera, p.4027).

2014 Discorso al Senato del 24 agosto 1870 (A. P., Senato, p.1230); stesso concetto nella discussione alla Camera il 19 agosto(ib., Camera, p. 4029) e nella risposta allo Scialoja e al Cialdini,il 3 agosto... «l’Italia è chiamata a prendere il suo posto in mez-zo alla grande solidarietà degli interessi pacifici dell’Europa...l’interesse principale dell’Europa e dell’Italia... noi... al pari ditutte quelle altre potenze che non possono separare gli interes-si della propria politica dalle condizioni generali dell’equilibrioeuropeo» (ib., pp. 997-98).

2015 Cfr. anche nel discorso alla Camera del 19 agosto ’70:se tutte le questioni che riguardano l’«equilibrio e la libertàd’Europa» (A. P., Camera, p. 4028).

2016 l. p. al conte di Robilant del 1° luglio 1875 (pubbl. inSALVEMINI, La politica estera della Destra, l. c., 1925, p. 194).Queste dichiarazioni confidenziali sono la piena conferma dellasincerità del pensiero espresso, varie altre volte, nei discorsipubblici, in Parlamento e altrove.

Storia d’Italia Einaudi 904

Page 178: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

2017 Cfr. la lettera cit. al Robilant, del 1° luglio ’75 «combina-zioni eccessive, non naturali e quindi anche effimere, che ricor-derebbero quelle con cui Napoleone I faceva e disfaceva le suepaci».

2018 Nella lett. cit. al Robilant del 1° luglio ’75: se la Germa-nia vincesse la Francia in una nuova guerra «ne verrebbe fuo-ri probabilmente un’Europa, di cui l’Occidente apparterrebbealla Germania e l’Oriente alla Russia». E cfr. pure i timori perla soverchia potenza e la prepotenza tedesca nel ’77, al momen-to del viaggio di Crispi, timori espressi nella lettera al Minghet-ti del 13 ottobre 1877 (qui sopra p. 100): timori, cioè, di «in-terpretare la politica dell’alleanza colla Germania in modo didovere per necessità cadere nella sua assoluta dipendenza e didiventare in Europa non già un elemento della pace, ma unaragione di timore e di pericolo».

2019 Su questo «europeismo» del Visconti Venosta, cfr. finiosservazioni in W. MATURI, Un buon europeo. Emilio Viscon-ti Venusta, cit.; ivi, le commosse dichiarazioni al Minghetti sul-l’Italia.

2020 Cfr. qui sopra, p. 135 sgg. Per il Gladstone e gli altriliberali inglesi, cfr. F. R. FLOURNOY, British Liberal Theoriesof International Relations (1848-1898), in Journal of the Historyof Ideas, VII, n. 2 (aprile 1946), p. 195 sgg.

2021 Discorso alla Camera, 14 maggio 1872 (A. P., Camera, p.2119).

2022 l. p. a Raffaele De Cesare, s. d., ma primi mesi 1895(ARCH. VISCONTI VENOSTA).

2023 Queste idee il Morini espresse in vari scritti su la Corru-zione elettorale (Milano, 1894), Corruzione parlamentare. Il po-tere regio in Italia ecc.; cfr. anche La decadenza del sentimentomonarchico in Italia, Firenze, 1900.

2024 lett. al Morini, s. d. ma 1895, a proposito del volume sula Corruzione elettorale (ARCH. VISCONTI VENOSTA). Da no-tare che, dopo i fatti del maggio 1898, il Visconti Venosta uscidal ministero Rudinì, provocandone la crisi. Giolitti lo battezzaaddirittura uno degli «elementi di Sinistra» del ministero, conZanardelli ecc. (Memorie, I, p. I40): ciò è troppo, tanto più chele dimissioni del Visconti Venosta furono motivate dal proget-to, formulato proprio dallo Zanardelli, di togliere l’exequaturall’arcivescovo di Milano, vale a dire da un provvedimento in

Storia d’Italia Einaudi 905

Page 179: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

opposizione al principio «Libera Chiesa in libero Stato» e cioèal classico principio dei moderati cavourriani. Nonché accor-do, ci fu invece dissidio fra il Visconti Verosta e lo Zanardel-li (M. ROSSI, L’Italia odierna, vol. II, t. III, Torino, 1926, p.1982; e soprattutto WICKHAM STEED, Mes souvenirs, cit., I,p. 116; L. ALBERTINI, Venti anni di vita politica, I, Bologna,1950, p. 15). Ma è certo, comunque, che proprio su di un prin-cipio fondamentale di libertà il Visconti Venosta rimase allorairremovibile.

2025 «Un’opposizione può temperarsi secondo i casi, può so-spendere l’azione sua, può anche patriotticamente coopera-re...»; quel che occorre è «una personalità politica elevata, con-ciliante, fedele ai princìpi, superiore ai minori vincoli di parte»lett. al Rudiní, s. d., ma gennaio-febbraio 1895 (ARCH. VI-SCONTI VENOSTA).

2026 Di caparbietà in certe idee del Visconti Venosta parlaanche il Codronchi (FARINI, Diario, MRR, sub 12 marzo 1898).

2027 FARINI, Diario, MRR, sub 4 giugno 1898.2028 BISMARCK, Erinnerung und Gedanke, in Ges. Werke,

15, pp. 317, 321, 323 (nella trad. it. Pensieri e ricordi, Torino,1898, 11, pp. 98, 105, 108).

2029 Su questa antipatia del Bismarck per il Visconti Venostaconcordano RADOWITZ, Aufzeichnungen und Erinnerungen,Berlino-Lipsia, 1925, I, p. 279 e BÜLOW, op. cit. IV, p. 343.Cfr. anche la nota seguente.

2030 l. p. Wimpffen, ministro austriaco a Roma, ad Andrássy,27 dicembre 1873 (SAW P. A., XI/81; già citato in SANDONÀ,op. cit., I, p. 104). A margine, l’Andrássy segnò a matita«Bismarck mi ha parlato di Visconti Venosta press’a poco nellostesso modo». Identica notizia nel r. Tiby, incaricato d’affarifrancese, il 21 gennaio 1$74, n. 7: «La Prusse, a dit M. ViscontiVenosta, est un compagnon de promenade avec lequel il n’estpas toujours agréable de faire route» (AEP, C. P., Italie, t. 389,f. 49 v.).

2031 Nel discorso, già ricordato, del 9 novembre 1870, albanchetto della Società Patriottica.

2032 Discorso alla Camera del 14 maggio 1872 (A. P., Camera,p. 2118).

Storia d’Italia Einaudi 906

Page 180: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

2033 Così il Borghi nel celebre saggio sul bismarckismo, ch’èdel 1871; ora in Ritratti e profili di contemporanei, III, cit., pp.150 e 161.

2034 Così il BONGHI nel saggio sul Gladstone (Ritratti e pro-fili di contemporanei, II, cit., p. 302. E cfr. p. 304).

2035 Cfr. H. MICHEL, Bismarck England und Europa, Mona-co, 1930, p. 326.

2036 Tanto che nel marzo e nel luglio 1896, il Bülow, alloraambasciatore a Roma, premette sul Di Rudinì e sullo stesso Um-berto I, perché il Visconti Venosta non diventasse ministro de-gli Esteri; e occorsero spiegazioni con Berlino, tanto la «franco-filia» del valtellinese era sospetta lassù! (FARINI, Diario, MRR,sub 7 marzo, 20 luglio e 30 ottobre 1896, 6 aprir 1899). E cfr.anche il r. Bülow del 26 marzo 1895 dove il Visconti Venostaè designato, con il Borghi e il Prinetti, come uno dei più tenaciavversari della Triplice (G. P., VII, n. 1462).

2037 L’«elevatezza» del carattere del Visconti è, fra l’altro,lodata da un severo giudice in materia, il Ricasoli (Lettere edocumenti da Bettino Ricasoli, X, p. 124).

2038 Anche qui, identità di notizie in Radowitz e Bülow: Min-ghetti va molto a genio al cancelliere.

2039 Cfr. fra i molti, il richiamo al gran conte fatto nellatempestosa seduta alla Camera del 19 agosto e in quella alSenato del 24 agosto 1870 (A. P., Camera, p. 4026, Senato,p. 1231); e la prefazione alla trad. ít. di W. DE LA RIVE, Ilconte di Cavour,. Torino. 1911, p, IX.

2040 SALVATORELLI, Pensiero ed azione del Risorgimento,cit., pp. 176 e 188.

2041 Al Bon Compagni che esitava ad eseguire le sue istru-zioni, di tener mano ai cospiratori toscani contro quella cor-te granducale presso cui egli era accreditato come ministro delre di Sardegna, il Cavour ripeté «che quelli non eran tempi discrupoli» (MARTINI, Confessioni e ricordi, cit., pp. 4-5). Nel1860, quando il cardinale Coseno Corsi, arcivescovo di Pisa, futradotto a Torino per render ragione della sua condotta aper-tamente antipatriottica e perfino antistatale, e a Torino tratte-nuto per più di un mese e mezzo, il Cavour ne scrisse ai Rica-soli: «l’atto è forse poco legale, ma è siffattamente conforme aiconsigli della politica, ch’io mi lusinga di vederlo approvato an-

Storia d’Italia Einaudi 907

Page 181: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

che dai Puritani parlamentari» (Lettere e documenti da BettinoRicasoli, V, p. 81).

2042 Felice il giudizio del SANTANGELO Sul d’Azeglio «cheuna vocazione piuttosto morale che politica rese lo stesso, unpersonaggio politico di primo piano in un momento in cui lamorale e la politica venivano a coincidere» (Massimo d’Azegliopolitico e moralista, cit., p. 280). È vero che di recente ilCognasso ha parlato del «solito cinismo» del d’Azeglio (VittorioEmanuele II, Torino. 1942, p. 96); e a tale giudizio ha aderitop. PIRRI, Pio IX e Vittorio Emanuele II dal loro carteggioprivato, cit., pp. 119 ^ e anche 196, n. 7. Ma l’accusa,originata dalla nota lettera del d’Azeglio al re, il 29 aprile1855, è stata esaurientemente confutata dal GHISALBERTI,L’intervento di Massimo d’Azeglio nella crisi politico-religiosa del1855, in Ricerche Religiose, XVIII (1947), p. 40 sgg.

Quanto poi al giudizio del p. Pirri sull’«assai esiguo rilie-vo» della personalità spirituale e morale del d’Azeglio (Massi-mo d’Azeglio e Pio IX al tempo del quaresimale della moderazio-ne, in Rivista di Storia della Chiesa in Italia, III, 1949, p. 191),basterà osservare ch’esso è ampiamente confutato dall’influsso– proprio soprattutto di carattere morale – che il cavalier Mas-simo ebbe su molti dei moderati, e che durò a lungo.

2043 RICASOLI, Carteggi, II, p. 60.2044 Lo osservò, una volta, La Perseveranza, in una discussio-

ne col Vidari che non ammetteva la tesi bonghiana (caduto l’im-pero napoleonico, la Convenzione di settembre decade ipso fac-to e perciò noi siamo liberi di andare a Roma) e affermava cheun d’Azeglio queste cose non le avrebbe dette. Il d’Azeglio, ri-batteva l’articolista era certo onesto e leale «ma anche... un po’più corto di mente del dovere per la condotta delle cose uma-ne. Poiché la onestà; la lealtà, com’egli, in certi momenti di ma-lumore le intendeva, non ci avrebbero condotti neppure al trat-tato di Zurigo; ora è fortuna che coteste due virtù non abbianoil passo così breve: altrimenti – tanto sono impazienti e sotti-li gli uomini – sarebbero belle e spacciate» (La convenzione delsettembre, ne La Perseveranza, 10 settembre 1870).

2045 La felice espressione è del GHISALBERTI, Doppia veritàdi Massimo d’Azeglio, in Il Giornale d’Italia, 4 febbraio 1948.

2046 Il Bonghi affermava nel 1886 che «un popolo che si com-ponesse tutto di ministri degli Esteri, avrebbe perso l’anima»

Storia d’Italia Einaudi 908

Page 182: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

(La politica estera dell’Italia, in Nuova Antologia, LXXXIX, 16settembre 1886, p. 305).

2047 Cfr. le sue dichiarazioni sulla lealtà e la sincerità come«malleverie migliori d’una sana e buona politica» e sul doversibadare in politica, più che alla legalità, alla moralità delle azioni(Un po’ più di luce sugli eventi politici e militari dell’anno 1866,cit., pp. 120 e anche p. 89). È caratteristico che il La Marmorabattezzasse come triste il proverbio à corsaire, corsaire et demí,che il Bismarck invece invocava: tanta era l’antitesi dei dueuomini che la sorte avvicinò, per un momento, nel ’66.

2048 Cfr. FINALI, op. cit., pp. 17-18.2049 Bella e felice la raffigurazione che ne dà lo JEMOLO,

Chiesa e Stato, cit., p. 317.2050 A. MAURI, Cenni biografici premessi ai Ricordi del Ca-

stelli, cit., p. 12.2051 Lett. al Ricasoli di Giuseppe [Giovanni] Fabrizi, 15

novembre 1870 (Lettere e documenti da Bettino Ricasoli, X, pp:164-65).

2052 Così, secondo il BÜLOW (Memorie, cit., IV, p. 389) ilBismarck si sarebbe espresso con Bülow padre nei riguardi diHolstein; cfr. G. P. GOOCH, Holstein: oracle of the Wilhelm-strasse, in Studies in German History, cit., p, 404.

2053 Cfr. le fini osservazioni di A. HUXLEY, L’eminenzagrigia, trad. ital., Milano, 1946, p. 171.

2054 Per il d’Azeglio, cfr. VACCALLUZZO, op. cit., p. 249.2055 DE LAVELEYE, Nouvelles lettres d’Italie, cit., p. 145.2056 Cfr. nel discorso alla Camera del 19 agosto 70 la dichiara-

zione su una politica «la quale crede.., che... la questione roma-na deve essere posta in condizioni tali da poter procedere peruna via di ulteriori progressi verso una soluzione... può darsi...che la via seguita dalla nostra politica sia lunga; rimane a ve-dere se ce ne sia un’altra più breve, o se ve ne siano di quel-le che possano chiamarsi tali soltanto perché dopo breve trattoconducono all’abisso» (A. P., Camera, p. 4027). E in Senato, il24 agosto, rispondendo al senatore Siotto-Pintor: «ed egli chevuole? vuole andarvi [a Roma] con una violenta ed immedia-ta invasione, vuole sciogliere la questione con un fatto materia-le qualunque esso sia, con un’opera di conquista violenta e san-

Storia d’Italia Einaudi 909

Page 183: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

guinosa? Questa politica avrebbe due grandi inconvenienti...»(A. P., Senato, p. 1231).

2057 Discorso del 19 agosto ’70 alla Camera, l. c.2058 Cfr. Per tutti il discorso del 14 maggio 1872 alla Camera,

in risposta al violento attacco dell’on. Miceli: «Non sappiamoche in Italia non avvicineremmo il momento della conciliazione,anzi lo allontaneremmo, se volessimo cercare la conciliazionenella via della reazione e nella rinuncia ai princìpi liberali... laconciliazione non intendiamo crearla per altra via che per quelladella libertà; di quella libertà... che si ispira al rispetto di tutti idiritti, e quindi al rispetto del più incoercibile del più sacro fraessi, che è quello della coscienza religiosa» (A. P., Camera, pp.2118-2119).

2059 Nella commemorazione di Carlo D’Adda, cit., in CATA-LUCCIO, op cit., p. 22.

2060 Più volte d’altronde questo saggio consiglio ritorna neidiscorsi del Visconti Venosta; così il 14 maggio ’72, alla Ca-mera, rispondendo alI’on. Miceli ... «noi non abbiamo volutocomplicare le questioni, non abbiamo voluto sollevare dei con-flitti evitabili per un interesse di un ordine assai minore a quel-lo che credevamo essere l’interesse supremo del paese. Abbia-mo applicato alla politica e alla trattazione degli affari pubbliciquelle norme di volgare prudenza che si seguono con successonella trattazione degli affari privati» (A. P., Camera, p, 2121).Su questo passar sopra del Visconti Venosta alle questioni se-condarie a vantaggio degli interessi essenziali, cfr. anche J. LA-ROCHE, Quinze ans à Rome avec Camille Barrére (1898-1913),Parigi, 1948, pp. 29-30.

2061 Discorso alla Camera del 27 novembre 1872 (A. P., Ca-mera, p. 3385).

2062 Lett. al fratello Giovanni, 20 luglio 1878: ‘Ma è però veroche il trattato di Berlino colle sue conseguenze ha diminuito ecompromesso la situazione che l’Italia aveva in Oriente. Oraabbiamo i meetings! Quest’agitazione ha i suoi gravi pericolie ci prepara a poco a poco una situazione diplomatica fiacca,isolata, sciocca e confusa. Ma più del pericolo mi spiace ilridicolo, e l’offesa a ogni vero e delicato senso d’orgoglio e diserietà nazionale. È doloroso l’assistere a questo straripamentodella politica da caffè sul proprio paese’ (ARCH. VISCONTIVENOSTA).

Storia d’Italia Einaudi 910

Page 184: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

2063 «... la quistione dell Orénoque è piccola, se vuolsi, ma èuna di quelle questioni che toccano alle suscettibilità nazionalie, per questa sua natura, non può essere sollevata che per esse-re risoluta. È questo un’affare nel quale, una volta ufficialmen-te posto, il governo italiano non potrebbe per’ alcun modo ri-manere in presenza d’una fin de non recevoir. Il giorno in cui larichiesta formale fosse presentata, noi saremmo necessariamen-te preparati ad accettare tutte le conseguenze possibili» (l. p. alNigra, 17 agosto 1874, ARCH. VISCONTI VENOSTA).

2064 Discorso alla Camera del 27 novembre 1872. Concettianaloghi nel discorso alla Camera del 14 maggio ’72 (A. P.,Camera, pp. 3398 e 2121).

2065 Cfr. il giudizio del Visconti Venosta sui consoli italianie francesi a Tunisi, sul loro grossir les questions, per accrescerela propria importanza personale (conversazione col ministro diFrancia, Fournier, aprile 1872, D.D.F., s. lª, I, p. 138: è già lamusica che giungerà al crescendo del 1879-1880, con la rivalitàMacciò-Roustan). In genere, si veda quel che scrive al Nigra, il30 maggio 1871, a proposito del ministro di Francia Choiseul:«è alquanto nuovo e un po’ esprit chagrin, non sa che cosa sonoi consoli in generale e i consoli francesi in particolare... anchenoi avevamo dei consoli in Francia, i quali mi mandavano deipacchi di giornali francesi pieni di ingiurie contro il Re e l’Italia.Io, dissi a Choiseul [che protestava per il contegno dei giornaliitaliani verso la Francia], vi confesso che... mi occupo poco deigiornali» (ARCH. VISCONTI VENOSTA).

2066 Verbali del Consiglio dei Ministri, ACR, II, p. 85 (cfr. Lecarte di G. Lanza, cit., VI, p. 415).

2067 Cfr. in genere E. ARTOM, L’opera politica del senatore I.Artom nel Risorgimento italiano, I, cit.

2068 Il 21 maggio 1884, scrive al Minghetti: «... ragioni percui al concetto di libertà di Cavour si contrapponga adesso unaspecie di Statolatria alla Bismarck, che ora appare come Socia-lismo dello Stato, ora come tirannia dello Stato sulla Chiesa»(BCB, Carte Minghetti, cart. XXIV, fasc. 65). Il poco favoreverso le forme autoritarie trapela anche dalle osservazioni sulCrispi; «tu sai già quale sia la condizione del [sic!] cose qui. Èuna dittatura, anzi, come mi diceva Biancheri, una vera abdi-cazione del Parlamento. Il che può avere vantaggi parecchi edinconvenienti o pericoli che puoi indovinare da te stesso. Nel-

Storia d’Italia Einaudi 911

Page 185: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

l’orizzonte politico italiano brilla un astro solo. Non v’è alcunocui venga neanche n mente di fare opposizione» (al Nigra, 21dicembre 1887; AE, Carte Nigra).

2069 Lo dice lo Artom stesso al Nigra, in una lettera dell’8marzo ’72: «benché Visconti sia per me un amico assai piùche un ministro e mi abbia lasciato e mi lasci la più completalibertà» (AE, Carte Nigra); e quando gli toccò lasciar l’ufficio,nel marzo del ’76, scrisse al Nigra di abbandonare ‘non senzapena queste camere ove abitai sei anni in comunione intimad’idee con Visconti e con te’ (31 marzo; l. c.).

2070 Questo desiderava il FARINI, Diario, MRR, sub 26. mar-zo 1899.

2071 Si veda l’alto elogio che ne fece il Cavour (D’IDEVILLE,Journal d’une diplomate en Italie, 1859-1862, cit., p. 239. Nonaccettabile però nel racconto del diplomatico francese è inve-ce che il Cavour anteponesse nettamente Artom a Nigra e cheil giudizio su quest’ultimo fosse in sostanza così poco favore-vole, mentre da fonti certissime sappiamo in quale considera-zione il Nigra fosse tenuto dal Cavour: cfr. LUZIO, Garibal-di, Cavour, Verdi, cit., p. 265 sgg.; Aspromonte e Mentana, cit.,p.60). Quanto al Visconti Venosta, diceva del suo collaborato-re: «quando non è troppo pessimista, è uomo di buon consi-glio» (al Minghetti, 8 luglio 1874; BCB, Carte Minghetti, cart.35 a).

2072 Cfr. E. ARTOM, op. cit., p. 181 sgg. e La questioneromana. Carteggio del conte di Cavour, I, p. 308, n. 2, e p. 320sgg.

2073 La lett. dello Artom al Treitschke in E. ARTOM, op. cit.,p. 196 sgg.

2074 Lo dice egli stesso, in una lettera al Nigra del 30 aprile’77 (AE, Carte Nigra).

2075 Il Salata osserva che l’Artom è l’autore della importantelettera Visconti Venosta al de Launay, 21 marzo 1875 (F.SALATA, Per la storia diplomatica della Questione Romana, cit.,p. 272 sgg).

2076 Artom a Nigra, 29 settembre 1870: «l’accordo che esistein generale fra noi sulle questioni più importanti è tale cherendeva quasi superfluo uno scambio di frasi». E il 10 giugno’72: «quante volte vorrei poterti chieder consiglio!» (AE, Carte

Storia d’Italia Einaudi 912

Page 186: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

Nigra). Quando il Nigra, nei giugno del ’71, volle abbandonarela legazione di Parigi (cfr. qui appresso), il Visconti Venosta gliscrisse il 20: «Oramai non possiamo lasciare le cose a mezzo evoi ed io e l’amico nostro Artom abbiamo tutti un fato comune»(ARCH. VISCONTI VENOSTA). E il Nigra rispondeva il 24ricordando anche l’amicizia comune «del nostro bravo Artomche ci stima ed ama entrambi come noi amiamo e stimiamo lui».

2077 Nel 1898, p. es., il Visconti Venosta, desideroso di usciredal ministero Rudinì, consultò Artom; questi lo consigliò diinterrogare il Nigra, e il Nigra rispose che il Visconti dovevarestare al suo posto (Diario Farini, MRR, sub 22 marzo 1898).

2078 Si veda la bella e franca dichiarazione del Nigra al Vi-sconti Venosta, quando i due uomini discutevano sull’allonta-namento del primo da Parigi: «Anzitutto devo premettere unacon siderazione sulla quale non dubito che sarete pienamented’accordo con me. Nelle vostre relazioni con me e nelle mie re-lazioni con voi, noi abbiam sempre preso e prendiamo per ba-se in primo luogo l’interesse del nostro paese, in secondo luo-go la nostra reciproca e già lunga amicizia, questa naturalmen-te subordinata a quello» (Nigra a Visconti Venosta, 24 giugno1871; ARCH. VISCONTI VENOSTA). E già prima, il 20 novem-bre del ’70, scrivendo all’Artom che non accettava ora il postodi Vienna, offertogli dal Visconti Venosta, diceva: «... ciò cheho dimenticato di dire a Visconti e che ti prego di dirgli a mionome si è che ora e sempre, con lui non farò mai questione diposti, e che quando egli creda che vi è un interesse vero di ser-vizio dello Stato o un’esigenza parlamentare in favore del gran-de partito a cui egli, tu ed io abbiamo sempre appartenuto, nonsolo può liberamente disporre, com’è giusto, del posto che mifu affidato, ma mi troverà pronto ad accettarne un altro qualeche esso sia, e benché non potesse convenirmi personalmente,il che probabilmente non farei con un altro Ministro» (ib.).

2079 Carteggio Cavour-Nigra, II, pp. 87, 126, 133, 151.2080 Cfr. LA MARMORA, Un po’ più di luce... cit., pp. 119,

122, 170, 295, 303.2081 Così lo descrive, sotto la data del 1864, la contessa Savio

in un Giornale, inviato da Raffaele De Cesare al Nigra (AR-CH. DE VECCHI). Cfr. anche CH. ZU HOHENLOHE-SCHILLINGSFÜRST, Denkwürdigkeiten, II, Stoccarda-Lipsia,

Storia d’Italia Einaudi 913

Page 187: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

1907, p. 126; e F. TOMMASINI, Erinnerungen an Wien (1900-1912), in Berliner Monatshefte, XIX (luglio 1941), p. 470.

2082 Sull’episodio, narrato dal Mérimée, cfr. NIGRA Poesieoriginali e tradotte, a cura di A. D’Ancona, Firenze, 1914,p. 29. Ma Eugenia interruppe bruscamente (H. SALOMON,L’ambassade de Richard de Metternich à Paris, cita p. 63; R.SENCOURT, L’imperatrice Eugenia, trad. ital., Milano-Roma,1932, p. 138). Non è qui il caso di toccare il punto dei rapportifra l’imperatrice e Nigra, che è quello in cui la storia piùsvanisce nella leggenda. Basterà osservare che ad esagerazionidi un genere, si è recentemente contrapposta l’esagerazionedel Sencourt, secondo cui Nigra avrebbe ispirato ad Eugenianon tenerezza bensì odio. La contraddicono, non soltanto ilricordo che il Nigra serbò sempre dell’imperatrice, la qualegli aveva fatto dono di una sua miniatura bellissima (R. DECESARE, Gli ultimi anni di Costantino Nigra, nel Giornaled’Italia del 4 dicembre 1915) e la visita che Eugenia fece il Nigraa Venezia, nell’estate del 1905, ma i precisi giudizi di uominiben informati come il Mérimée, il generale Fleury, il principe diMetternich, che parlano invece di un Nigra persona grata ancheall’imperatrice, nonostante i suoi scatti e rabbuffi a propositodelle questioni italiane e soprattutto del Papa (SALOMON, op.cit., p. 60 sgg.). Cfr. ora, C. RICHELMY, Il silenzio diCostantino Nigra, in Il Mondo, 16 luglio 1949, p. 12 (visita diEugenia a Nigra morente, nel 1907).

2083 Così il Menabrea, per sua esplicita dichiarazione al Pan-sa, aveva «una pessima opinione di Nigra come agente diplo-matico» Diario Pansa, sub 10 novembre 1875. Il LA MARMO-RA espresse pubblicamente, nel ’73, la sua scarsa simpatia e sti-ma per il Nigra (Un po’ più di luce, cit., passim, e specialmen-te p. 334), provocando la difesa del Nigra fatta dal BONGHI(Nuova Antologia, XXV, 1874, p. 719). Per l’ostilità del Rattaz-zi, cfr, Rattazzi et son temps, II, pp. 176 e 407 e LUZIO, Aspro-monte e Mentana, cit., pp. 61, 397 sgg. Anche in Francia, vo-ci ostili: oltre al d’Ideville già ricordato, cfr. M. DU CAMP,Souvenirs d’un demi-siècle, I, Au temps de Louis Philippe et deNapoléon III, 1830-1870, Parigi, 1949, p. 162 e II, La chute duSecond Empire... 1870-1882, pp. 99, 104.

2084 Lo riconosce Emile Ollivier, in una lettera del 1° agosto1905 al Nigra stesso: «Peu d’Italiens ont rendu de plus émi-nents services que vous à l’oeuvre de la régénération nationale

Storia d’Italia Einaudi 914

Page 188: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

et en méme temps vous avez su, par votre tact et votre loyauté,gagner la confiance et l’estime de ceux dont les intéréts et lesidées étaient en contradiction avec ceux que vous étiez chargéde sauvegarder». E subito prima, tra le doti del Nigra, ha enu-merato la «forte sincérité» (ARCH. DE VECCHI). Cfr. ancheLUZIO, La Massoneria e il Risorgimento italiano, cit., I, p. 292.

2085 Secondo E. Ollivier, Nigra «riuniva ad una grazia e aduna flessibilità seducente la più chiara fermezza di spirito.Quando si negoziava con lui al primo momento si sarebbe po-tuto credere che egli avrebbe ceduto su tutto, tanto sembravapreoccupato di non ferire chicchessia, ma quando si giungevaal punto decisivo d’un trattola sua figura diventava grave, i suoiocchi fissavano con una penetrazione ferma e là dove voi ave-vate sperato di trovare una debolezza incontravate una irridu-cibilità» (Giornale d’Italia, 3 luglio 1907). Il de Moüy, che nel-l’inverno del ’70-71 era presso il ministero degli Esteri del go-verno di Tours, ricorda che nell’ottobre del ’70 Nigra «accou-tumé aux nuancens des conversations mondaines, s’attachait àcouvrir des affabilités de sa parole la réserve calculée du Cabi-net italien» (Souvenirs et causeries d’un diplomate, Parigi, 1909,p. 11).

2086 Nigra apprezzava, oltre a tutto, le «alte» qualità morali diNapoleone III (Il conte Costantino Nigra, necrologio di R. DECESARE, nel Giornale d’Italia del 2 luglio 1907).

2087 È alla luce di questa animosità personale del Rattazzi chebisogna interpretare le affermazioni di M.me Rattazzi sul Nigra(op. cit.. II, pp. 176 e 407). Ma già prima di Mentana i rapportifra i due uomini non erano facili: «Rattazzi dice di lui [Nigra],quel che lui dice di Rattazzi. Stima, ma non amicizia – posizionedifficile per ambidue» M. Castelli al Vimercati, 15 agosto 1867;(ARCH. CASA REALE, Corrispondenza Vimercati).

2088 Lett. 19 gennaio 1868 (AE, Carte Nigra, cit.).2089 Cfr. , gi W. MATURI, Costantino Nigra secondo il carteg-

gio col Cavour, in Il Risorgimento italiano, XXII, (1929), p. 10dell’estratto.

2090 Cfr. la decisa lettera personale al Crispi del 7 agosto1890 (CRISPI, Questioni Internazionali, cit., p. 130 sgg.; DEVECCHI DI VAL CISMON, Lo scioglimento della «Pro Patria»di Trento nel carteggio Crispi-Nigra, cit., p. 15 sgg.). Cfr. anche

Storia d’Italia Einaudi 915

Page 189: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

DE CESARE, Gli ultimi anni di Costantino Nigra, nel Giornaled’Italia del 4 dicembre 1915.

2091 L’avversione del principe Gerolamo per il Nigra potevaanche trovar alimento in questioni di donne (cfr., ancora, Ress-mann a Nigra, 31 dicembre 1884, da Parigi: «La sempre bella,ma di più in più copiosa Marchesa in ispecie mi fece vedere il ri-tratto di Nigra esposto nel suo salotto a marcio dispetto d’altis-sime gelosie», MRT, Carte Nigra, 73/23); ma la causa essenzia-le dopo il ’70 fu la leale condotta verso il nuovo governo fran-cese del Nigra, che non volle farsi istrumento di certi disegni(evidentemente politici) del principe (Artom a Nigra, 29 apri-le 1874; AE, Carte Nigra). Il principe (il tuo rivale come dice-va l’Artom) mosse pertanto guerra al Canavesano, venendo an-che appositamente a trovare il suocero in Italia e consigliandoaddirittura il Visconti Venosta di richiamare il Nigra da Pari-gi – proprio quando in Italia i giornali della Sinistra accusava-no il Nigra di favorire le mene bonapartiste in Francia (r. deSayve, 5 marzo 1872, n. 27; AEP, C. P., Italie, t. 384, f. 217v. sgg.). Una volta che il Nigra, per restituire una visita fattagli,si era recato, come tutti i suoi colleghi, ad uno dei ricevimentibisettimanali del conte di Parigi, il principe Gerolamo si affret-tò ad informarne, chissà con quali commenti, Vittorio Emanue-le; e questi allora interpellò il Vimercati che stava a Parigi... IlNigra concludeva: «mi pesa oltremodo e trovo anche umilian-te, che mentre i due governi ed anche un po’ l’opinione pubbli-ca si mostrano favorevoli al mio mantenimento a Parigi, io siapoi esposto ad un capriccio del Principe Napoleone» (l. p. Ni-gra a Visconti Venosta, 13 aprile 1874; ARCH. VISCONTI VE-NOSTA). Va rilevato che, come il Nigra si rifiutò, allora, di as-secondare i disegni del principe Napoleone, parimenti, più tar-di, si rifiuta di intervenire in questioni interne francesi secon-do gli aveva ingiunto il Melegari: e questo servì da spunto perla sua rinunzia a Parigi (cfr. C. M. DE VECCHI DI VAL CI-SMON, L’episodio di Ems nel testo di C. Nigra, in Nuova An-tologia, l° settembre 1934, pp. 4-5 dell’estratto). E va rilevatopure che più tardi il principe Gerolamo chiedeva quattrini perfondare un gran giornale (Cialdini a Vittorio Emanuele II, 23maggio 1877, ARCH. CASA REALE, Carte Vitt. Em. II, b. 40).

2092 Se già nel ’68 Vittorio Emanuele gli era avverso, forse perinflusso di Rattazzi, più tardi le cose peggiorarono ancora: nel-l’autunno del ’73 il re chiese personalmente al Nigra, venuto a

Storia d’Italia Einaudi 916

Page 190: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

Roma, di rinunziare a Parigi, e il 3 dicembre telegrafò al fidoVimercati, che si trovava nella capitale francese: «J’en ai assezde Nigra à Paris. Faites en sorte que Mínistre Affaires Etran-gères en France ne fasse aucune demande à ce sujet et télégra-phiez» (ARCH. CASA REALE, Corrispondenza Vimercati). Ni-gra tornò a Parigi per starci solo ancora tre mesi; e il 16 mar-zo 1874 scrisse al Visconti Venosta mettendo a disposizione ilsuo posto e chiedendo la legazione di Berna (come già prima: t.s. d. [ottobre ’73?] del re allo Artom che Nigra desiderava es-sere trasferito a Berna: «mi stupisce ma se è vero dia corso alladomanda», proponendo per Parigi il suo caro Barral, AE, Ris.,87). Il Visconti Venosta invece tenne duro, persuadendo Nigraa rimanere al suo posto; Nigra consenti, ma pregò il ministro diavvertire il re ch’egli non teneva a restare a Parigi «a dispettosuo, tanto meno poi, se dovessi farvi una politica altra da quellache ho fatto finora che è quella del re e dell’Italia, e non quel-la dell’uno o dell’altro partito che scindono questa sciagurataFrancia» (ll. pp. Nigra a Visconti Venosta, 16 marzo e 13 aprile1874; Visconti Venosta a Nigra, 24 marzo: ARCH. VISCONTIVENOSTA). Da notare che il principe Napoleone aveva annun-ziate al Víiriercati, a Parigi, «le resistenze del re» al ritorno diNigra a Parigi (Vimercati a Minghetti, 29 novembre 1873, BCB,Carte Minghetti, carta 39).

2093 l. p. al Visconti Venosta, 26 marzo 1871 (ARCH. VI-SCONTI VENOSTA).

2094 R. DE CESARE, Nigra a Parigi dopo l’Impero, nel Gior-nale d’Italia del 30 ottobre 1915. Nigra era in ottimi rappor-ti con Thiers e Rémusat. Il salotto Circourt, tra l’altro, gli ave-va permesso di aver relazioni cordiali anche sotto l’Impero, conuomini eminenti dell’opposizione (cfr. l’introd. del Nigra, aLe comte de Cavour et la comtesse de Cireourt. Lettres inédites,Torino-Roma, 1894, pp. 7 e 16). Importante, anche, l’amiciziacon i Rothschild.

2095 DE CESARE nel Giornale d’Italia del 4 dicembre 1915;TOMMASINI, l. c., p. 472.

2096 «Io serbo per l’Imperatore Napoleone e per la famigliaimperiale ora in esilio la più sincera riconoscenza per la bene-volenza speciale che l’uno e l’altra mi mostrarono costantemen-te. Questo sentimento io lo serberò fedelmente, e lo confessoaltamente» l. p. al Visconti Venosta del 26 marzo ’71 (ARCH.VISCONTI VENOSTA).

Storia d’Italia Einaudi 917

Page 191: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

2097 Fu il Nigra, e non il principe di Metternich a dare ilbraccio all’imperatrce nell’uscire dalle Tuileries (DE CESAREnel Giornale d’Italia del 30 ottobre 1915).

2098 Si veda la sua opera a favore dell’istituzione di un tribu-nale arbitrale permanente, durante la Conferenza dell’Aia nelmaggio-luglio 1899 (RUFFINI Scritti giuridici minori, cit., I, p.268 e soprattutto TOSCANO, L’Italia e la prima conferenza perla pace dell’Aia del 1899, l. cit., p. 261 sgg.).

2099 «Il tempo che rimena la calma negli spiriti e colla calmail sano giudizio degli uomini e delle cose, e la vicenda delle cir-costanze potranno a poco a poco modificare questo sentimen-to [rancore dei francesi contro l’Italia] e farlo sparire di poi»al Visconti Venosta, 6 marzo 1871 (ARCH. VISCONTI VENO-STA).

2100 Tracciando un quadro magistrale della situazione dellaFrancia nei riguardi dell’Italia, nella lettera sopracit. del 6 mar-zo 1871, il Nigra scriveva: «Vi ho tracciato la situazione qua-le sembra a me che sia in questo momento e per un dato tem-po. Se voi mi domandate che cosa potrà nascere fra uno: dueo tre anni, esiterei a rispondervi, o per meglio dire rispondereiche non ne so nulla e mi riserverei di rispondere in modo piùadeguato fra qualche tempo... Bisogna adunque lasciar moltoali imprevisto, ben inteso nelle congetture, e per contro nell’or-dine dei fatti lasciare il meno che si può al caso».

2101 «Il savait tout dire et tout entendre», diceva di lui unoscrittore francese (TOMMASINI l. c., p. 471).

2102 L’espressione è del Nigra nella lettera al Crispi del 7agosto 1890 (CRISPI, Questioni Internazionali, p. 132).

2103 T. Catalani al Nigra, 25 mazo 1891 (MRT, Carte Nigra,69/16). Il Catalani era stato col Nigra a Londra. I versi citatisono nel Richard II, atto V, scena V, 42-44.

2104 Così al Mancini, da Pietroburgo, il 12-24 febbraio 1882(AE, Personale, LVI).

2105 Nell’ARCH. DE VECCHI (e anche in MRT) molte le let-tere al Nigra del Novati, Balzani, D’Ancona, D’Ovidio, Paro-di, Rajna, Del Lungo, Meyer-Lübke, Gaston Paris, Schuchardt,Th. Sickel, ecc.; soprattuto di Graziadio Ascoli. Quando il Ni-gra morì, di lui scrissero con alte parole il D’ANCONA nel Gior-nale d’Italia (7 luglio 1907) e il RAJNA nel Marzocco del 14 lu-

Storia d’Italia Einaudi 918

Page 192: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

glio 1907 (rip. come prefazione all’ed. cit. delle Poesie del Ni-gra).

2106 Non a sproposito gli scriveva un giorno il Münz «Am-miro sempre la sua grande dottrina, che la renderebbe capaced’occupare una cattedra a qualunque Università» (MRT, CarteNigra, 72/15 pubbl. da L. COLLINO, Costantino Nigra nel pen-siero dei suoi corrispondenti letterati ed artisti, in Il Risorgimen-to italiano, XXII «1929», p. 655). E si vedano gli alti elogi delD’Ovidio (nel Giornale d’Italia del l° gennaio 1904).

2107 È significativo, infatti, che negli ultimi anni, dal 1904 al1907, a Venezia, bruciasse gran parte delle sue carte, lasciandopoi per altre (come i fascicoli dei Ricordi diplomatici) l’indica-zione tassativa «da ardersi in caso di morte» o simile. Fu «unaferoce distruzione» (DE CESARE, Gli ultimi anni di CostantinoNigra, cit.; C. M. DE VECCHI DI VAL CISMON, CostantinoNigra. Un capitolo inedito dei «Ricordi diplomatici» , in NuovaAntologia, 16 gennaio 1934, pp. 178-79; RICHELMY, l. c., p.11).

2108 DE VECCHI, Costantino Nigra. Un capitolo inedito dei«Ricordi diplomatici» , cit., p. 177. Lo Joil, l’abile capo del-la Banca Commerciale, ammirava invece la freschezza spiri-tuale del Nigra ancora nei 1905 (cfr. BOGDAN GRAF VONHUTTEN-CZAPSKI, Sechzig Jahre Politik und Gesellschaft, I,Berlino, 1936, p. 448). Lucidissima la memoria sino all’ultimo:era «un archivio vivente» dice il LUZIO (La Massoneria e il Ri-sorgimento italiano, cit., I, p. 292; e cfr. D. ORSI, in NuovaAntologia, 16 novembre 1928, p. 138).

2109 Nella lett. del 26 marzo ’71 al Visconti Venosta, piùvolte cit., rifiutando per allora di cambiar sede proponeva dirimaner in Francia fin che durava «la terribile crisi attualeed il pericolo», ma di esser poi sollevato «da questo enormepeso che ho sulle braccia», appena le cose di Francia fosserotornate allo stato normale. Allora, rinunziando anche all’idea dichiedere il posto di Madrid «e vi domando di darmi o congedo,o la disposizione, o la disponibilità, o l’aspettativa secondochégiudicherete meglio conforme a’ miei interessi e conciliabilecoi regolamenti. Son certo che tutto ciò che i regolamenti vipermetteranno di fare per me, lo farete. Ritirandomi, senzapensione alla quale non ho ora diritto, rimango a dir vero inuna posizione molto difficile. Ma se posso conservare per un

Storia d’Italia Einaudi 919

Page 193: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

anno o due lo stipendio personale, avrò tempo ed agio a tirarmid’imbarazzo e così non sarò di peso al bilancio dello Stato, esarò lieto se pigliando definitivamente congedo dalla carrierapotrò dire con qualche ragione di non rimanere debitore delgoverno».

2110 Così è raffigurato dal Fasciotti, ch’era stato con lui al-l’ambasciata di Vienna, in una conversazione con il Tittoni (ap-punti aut. del Tittoni, AE, Ris., carte personali riservate, bustaNigra). Cfr. giudizi non dissimili in C. RICHELMY, La Tripli-ce e gli ambasciatori italiani a Vienna, in Nuova Antologia, no-vembre 1950, p. 304. Anche sul Nigra degli ultimi anni, dun-que, giudizi contrastanti: perché alle lamentele del Fasciotte ea quelle raccolte dal Richelmy si contrappone l’ammirazione diun Avarna, l’entusiasmo di un Luzio che lo conobbe proprioa Vienna, e di altri studiosi come il Sorbelli (che me n’ebbe aparlare) per l’affabilità dell’accoglienza ecc.

2111 Nigra a Visconti Venosta, 10 marzo ’71 (ARCH. VI-SCONTI VENOSTA). Nella successiva lettera del 26 marzoidentico pensiero: «... se avesse qualche anno de meno, se nonfosse tanto affaticato de sperato e de corpo come sono, e seavesse un po’ più di fiducia in me, non avrei esitato ad accettarela vostra offerta».

2112 La legazione di Vienna gli fu offerta dal Visconte Venostail 17 novembre 1870; dopo una sospensione de due mesi,il ministro tornò sulla questione il 26 febbraio 1871 (ARCH.VISCONTI VENOSTA). Vienna o Pietroburgo.

2113 Artom a Nigra «dopo le terribili mutazioni avvenutein Francia, fu generale anche nei tuoi amaci più schiette laconvinzione che a te non convenisse più rimanere a Parigi»(AE, Carte Nigra; 14 marzo 1871). Anche il re era preoccupato(Nigra a Visconti Venosta, 24 giugno 1871; ARCH. VISCONTIVENOSTA). Certo, della sostituzione del Nigra si continuò aparlare, non solo nella stampa: il successore designato in pectoreera il Minghetti (l. p. Artom a Robilant, 15 gennaio 1872;AE, Carte Robilant), al quale, su nuove insistenze del Nigra pervenirsene via da Parigi, il Visconti Venosta se rivolse. Minghettichiese tempo per rispondere... e la cosa finì lì, certo perchéil Minghetti non volle abbandonare la scena politica italiana(dichiarazione Visconti Venosta al Fournier; r. Fournier, 13maggio 1872, n. 13, AEP, C. P., Italie, t. 385, ff. 51-52 v.; ecfr. già r. de Sayve, 5 marzo, n. 27, ib., t. 384, ff. 218-218

Storia d’Italia Einaudi 920

Page 194: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

v.). Perfino L’Opinione, il 26 novembre 1873, pur facendonegrande lodi, riteneva necessaria la sua sostituzione a Parigi (Ladiplomazia italiana).

2114 Tra i malevole, Guido Borromeo che non tralascia occa-sione per lamentare che il Nigra rimanga a Parig: al Minghetti,29 marzo, 31 luglio, 16 settembre 1871 (BCB, Carte Minghetti,cent. XVI, fasc. 4). Anche il Marselle era avverso al Nigra (alRobilant, 17 novembre 1873; AE, Carte Robilant).

2115 Alla stanchezza fisica e alle «emozioni morali» il Nigraaccenna ripetutamente nelle sue lettere al Visconti Venosta eallo Artom, nel novembre del ’70 e nel marzo-aprile del ’71.

2116 ARCH. VISCONTI VENOSTA.2117 l. p. Robilant a Nigra 15 ottobre 1886 (ARCH. DE VEC-

CHI); tt. Robilant a Nigra e Nigra a Robelant, 8 dicembre 1886(AE, Cas. Ver., ib.?; Triplice Alleanza). Ciò non impedì che, in-vitato – come il de Launay – dal Robilant a proporre una formu-la che meglio gli sembrasse garantire gli interessi italiani nel Me-diterraneo (Africa e Balcani), il Nigra rispondesse proponendouna formula che nella sostanza, fu poi quella dell’art. I del trat-tato separato italo-austriaco e soprattutto dell’art. III del trat-tato separato italo-germanico. Robilant ringraziò, assicurandodi aver tenuto particolar conto della formula Nigra nel redige-re il progetto di trattato, trasmesso poi a de Launay e Nigra il23 novembre 1886 (t. Robilant a Nigra, 27 ottobre; l. Nigra aRobilant, 1° novembre e l. p. Robilant a Nigra, 15 novembre;AE, Cas. Verde, 1b, Triplice Alleanza. Sull’invito al Nigra e alde Launay, cfr. già CRISPI, Politica estera, p. 215).

2118 «Nella posizione mia posso dire molto liberamente a loro[Kàlnoky ace.], come a Lei, come ad ognuno, quello che penso,anche quando ciò che penso possa tornar sgradevole» (l. p.al Crispi, 7 agosto 1890; CRISPI, Questioni Internazionali, p.132). Declinando, l’8 agosto 1887, l’offerta del portafoglio degliEsteri, Nigra chiudeva così il tel. al Crispi: «Je parle à unhomme résolu. J’espère qu’il ne me fera le tort de penser quece langage puisse émaner d’une volonté moins résolue» (AE,riservatissimi Leg. Vienna, fasc. C.).

2119 A Vienna riuscì ad imporsi anche ad un Kàlnoky, noto-riamante poco affabile con i diplomatici: unico, con gli amba-sciatori di Germania e di Russia che però erano principi (fat-to importante per una Vienna!) e poi avevano dietro le spal-

Storia d’Italia Einaudi 921

Page 195: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

le la potenza dei loro imperi, mentre Nigra valeva solo perché«geistig so bedeutend» (Erinnerungen und Gedanken des Bo-tschafters Anton Graf Monts, Berlino, 1932, p. 122). Sul pre-stigio personale del Nigra cfr. anche J. M. VON RADOWITZ,Aufzeichnungen und Erinnerungen, cit., I, p. 72; WALDERSEE,Denkwürdigkeiten, Stoccarda-Berlmo, 1922, I, p. 159.

2120 Il Catalani, in altra lettera al Nigra del 17 luglio ’94,ricorda appuno le «lunghe letture» e le serate insieme trascorse(MRT, Carte Nigra, 69/17).

2121 Inutile insistere sul fascino mondano e sulle eccezionalidoti di conversatore del Nigra, anche vecchio: cfr. DE CESA-RE, Gli ultimi anni di Costantino Nigra, l. c. Formatosi, da que-sto punto di vista, a Parigi nel salotto Circourt, Nigra rimasesempre convento, da diplomatico classico, della grande impor-tanza delle relazioni mondane per la vita diplomatica (Le comtede Cavour et la comtesse de Circourt, cit., introd., p. 7).

2122 tt. Mancini a Nigra e Nigra a Mancini, 27 giugno 1885(ARCH. DE VECCHI e ARCH. MANCINI). Il bello è che ilMancini diceva contemporaneamente la stessa cosa al Robilant,con l’aggiunta «J’espère et désire vivement votre acceptation!»

2123 Il tel. di Umberto I, del 7 agosto, era veramente unappello molto pressante: Nigra rispose, l’8 agosto, pregandoil re di non esigere da lui quel che non sapeva fare («je n’ai niles qualités ni le tempérament, ni la position nécessaires pourfaire un bon Ministre des Affaires Étrangères») e ricusando(AE, riservatissimi Leg. Vienna, fasc. C). Stesso motivo nel tel.al Crespi, 8 agosto «n’exigez pas de moi ce qua je ne sais pasfaire» (ib.).

2124 CRISPI, Politica interna, cit., p. 187, e cfr. Carteggipolitici inediti, pp. 410-11. Ancora nel febbraio 1891, dopo lesue dimissioni, Crespi indicava Nigra come augurabile ministrodegli Esteri; ma «Nigra è un altro Ferini; non vuole assumerealcuna responsabilità» (Politica interna, p. 267).

2125 Lo stesso re Umberto aveva telegrafato, il 30 luglio 1895,pregandolo di accettare il posto difficile di Pietroburgo. Anco-ra una volta, Nigra rispose al re con un rifiuto, piuttosto seccoanzi, mettendo a disposizione del governo il suo posto di Vien-na per andarsene a riposo. Gesto irritato, di chi sospettava re-conditi fini nella proposta (AE, Carte Nigra. Ivi i tt. col Blance col Crispi nel marzo 1894 circa, Parigi, cfr. CRISPI, Questio-

Storia d’Italia Einaudi 922

Page 196: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

ni Internazionali, cit., p. 162 sgg,). Tant’è il Crispi lo assicuròche «nell’animo nostro non era un pensiero che fosse men cherispettoso per Lei» (Crispi a Nigra, 12 agosto 1895; ARCH. DEVECCHI); e il re stesso lo volle subito assicurare (I° agosto) chea nessuno era venuto in mente di «allontanarlo» da Vienna, do-ve rendeva i migliori servizi (AE, Carte Nigra; e cfr. RICHEL-MY, in Nuova Antologia, 16 novembre 1928, p. 155 e nel Mon-do, cit., p. 12), Calmatosi, il Nigra scrisse cordialmente al Cri-spi, il 15 agosto, spiegandogli perché non aveva potuto accetta-re: ragioni di età e di salute; necessità di poter colà disporre di50 mila lire annue, oltre all’assegno; timore di suscitare nuova-mente, andando nella capitale russa, le «diffidenze ingiuste delTimes» (MRR, Carte Crispi, b. 662, n. 2/15).

Non condivido l’interpretazione del Richelmy che il Crispivolesse allontanar Nigra da Vienna, perché troppo triplicista (eil Crispi?), agiva da freno verso l’Austria (C. RICHELMY, LaTriplice e gli ambasciatori italiani a Vienna, in Nuova Antologia,novembre 1950, cit., p. 304). Di fatto, Crispi cercava di usci-re dalla difficile situazione italo-russa; riteneva necessario man-dare a Pietroburgo «un personaggio, che possa e sappia rian-nodare relazioni di vera amicizia» tra i due governi; e perchéil Blanc, ministro degli Esteri aveva detto a lui e al re che Ni-gra era amico del ministro russo degli Esteri, Lobanov, così sipensò a lui.

2126 Quando nel 1882 fu destinato a Londra, in connessionecon la nomina di Menabrea da Londra a Parigi, Depretis e Man-cini lo fecero perché nella capitale britannica «attualmente ab-biamo bisogno di eccezionale attività lunga pratica di negoziatiimportanti» (t. Mancini a Umberto I s. d. ma 5 o 6 novembre1882, MRR Carte Mancini, b. 638, fase. 5/6).

2127 AE, Carte Robilant (cfr. anche DE CESARE Il conte G.Greppi, cit, pp. 218-19). Da notare che Londra era sede «de-sideratissima» dal Niigra, secondo sue dichiarazioni al Manci-ni (t. Mancini ad Umberto I, [6] novembre 1882; MRR, Car-te Mancini, b. 638, fasc. 5/10. E cfr. infatti l. Nigra a Manci-ni, 5 novembre, ib., ib., 5/5). Tre anni più tardi, al momento dilasciar Londra per Vienna, riappare un identico stato d’animo:«Lascio a malincuore il posto di Londra, ove di dífficoltà poli-tiche, sociali o altre non v’è ombra. Non so che cosa mi attendea Vienna» (Nigra a Minghetti, 26 novembre 1885; BCB, CarteMinghetti, cart. fast. 60).

Storia d’Italia Einaudi 923

Page 197: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

2128 Cfr. gli articoli de La Riforma, 11 gennaio e 29 ottobre1872, 7 dicembre 1873. Il 2, 3 e 5 aprile 1876 Il Dirittodisse chiaro che Nigra doveva cambiar sede; e uno dei primiconsigli di Cesare Correnti al Depretis fu quello di mandarvia. Nigra (cfr. il promemoria pubb. da MORANDI, LaSinistra al potere, cit., p. 134. Per il libello del Petruccellidella Gattina contro di lui, nel ’67, cfr. LUZIO, Aspromontee Mentana, cit., p. 335 sgg.). La sede di Pietroburgo fu peròrichiesta al Melegari dal Nigra stesso, il quale, resosi subitoconto della situazione, fece lui stesso il primo passo traendoaccortamente motivo dall’incauta istruzione del Melegari diintervenire nei dibattiti politici francesi interni, per ottenere lasoppressione della ambasciata di Francia presso il Vaticano (siveda il racconto dello stesso Nigra, in DE VECCHI, L’episodiodi Ems nel testo di C. Nigra, l. c.).

2129 È il giudizio del DE CESARE, nel Giornale d’Italia del 30ottobre 1915.

2130 Al Robilant che, data la situazione internazionale, non gliaveva concesso l’annuale congedo, il Nigra scrisse da Vienna il1° novembre 1886: «Ella era qui colla sua famiglia e aveva quiuna parentela estesa e amicizie contratte da un lungo soggiorno.Io invece sono qui solo. Se cado malato, sono in mano dimercenari. Più invecchio, più sento il bisogno di rivedere ipochi parenti e amici che mi restano e che non posso aver quicon me, almeno una volta all’anno, perché l’anno può esserl’ultimo» (AE, Carte Robilant).

2131 Lo notava il Vimercati, già nel ’61: Nigra dopo la mortedi Cavour non è più il Nigra di prima. Avrebbe bisogno che ilre lo sostenesse un po’ (LUZIO, Aspromonte e Mentana, cit., p.172).

2132 Cfr. MATURI, Costantino Nigra secondo il carteggio colCavour, cit., p. 11. Identica affermazione al Crispi, 18 agosto1887, declinando la nomina a ministro degli Esteri: «n’exigezpas de moi ce que je ne sais pas faire».

2133 Cfr. CROCE, La letteratura della nuova Italia, V, 3ª ed.,Bari, 1950, p. 126 sgg.; G. PETROCCHI, Scrittori piemontesidel secondo Ottocento, Torino, 1948, p, 3 sgg.

2134 Ne sono prova varie lettere al Crispi: p. es., il 5 settem-bre 1894: «fo voti perché Ella voglia continuare a tener su que-sta nostra Italia, che ha tanto bisogno di Lei» e in altra del 15

Storia d’Italia Einaudi 924

Page 198: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

agosto 1895: «coraggio adunque e perseveri» (MRR, Carte Cri-spi, buste 666, n. 4/6 e 662, n. 2/15). Cfr. anche DE CESA-RE, nel Giornale d’Italia del 30 ottobre 1915. È vero che il Cri-spi ebbe verso il Nigra un contegno di deferenza, di cui il Ni-gra parlava soddisfatto (DE CESARE, Il conte Giuseppe Greppi,cit., pp. 250-Sl). Per es. al momento di recarsi in Germania perincontrarsi col Bismarck, Crispi telegrafò al Nigra di desidera-re che, su tutte le questioni delicate in corso, egli gli telegrafas-se direttamente ai vari e successivi indirizzi (Milano, Francofor-te, Amburgo): t. 27 settembre 1887, riservatiss. (AE, riservatis-simi Leg. Vienna, fasc. B). Poco più tardi, il Nigra esprimeva alCrispi un suo parere personale: «considerez cet avis comme ce-lui d’un ami» (Ib., ib., fasc. C). L’affermazione di G. ARDAU,Francesco Crispi, Milano, 1939, p. 315 (seguita dal RICHELMY,La Triplice..., l. c., p. 304), che Nigra non facilitò la politica diCrispi non ha fondamento.

Quanto all’ammirazione per il Bismarck, cfr. H. VON PO-SCHINGER, Fürst Bismarck und die Diplomaten, 1852-1890,Amburgo, 1900, pp. 6 e 452; e anche G. CABASINO-RENDA,Memorie e giudizi inediti di Costantino Nigra, nel Giornale d’I-talia, 22 dicembre 1907.

2135 Su questo stato d’animo del d’Azeglio vecchio cfr. VAC-CALUZZO, op. cit., p. 285 sgg.; SANTANGELO, op. cit., pp.266-67; P. SILVA, Figure e momenti di storia italiana, Milano,1939, p. 170 sgg.; A. M. GHISALBERTI, Come sono nati «I mieiricordi», in Rassegna Storica del Risorgimento, XXXIV (1947),p. 12 sgg. dell’estratto. Ma per le sue origini che risalgono al-le delusioni del ’48, cfr. OMODEO, L’opera politica del conte diCavour, cit., I, p. 129.

2136 Cfr. l’esaltazione del Canavese nel carme per le nozzeD’Azeglio-Ricci (NIGRA, Poesie originali e tradotte, ed. cit.,pp. 7-8).

2137 DE RUBRIS, Confidenze di Massimo d’Azeglio, cit., pp.263 e 291.

2138 Nel 1833 Cavour osservava «... qualunque sia la formadi un governo, è inevitabile che la maggior parte degli individuiche occupano il potere e di quelli che vi aspirano siano corrotti»Diario, cit., pp. 43-44.

2139 F. Govean a Nigra, 12 gennaio 1879 (ARCH. DE VEC-CHI).

Storia d’Italia Einaudi 925

Page 199: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

2140 «Je ne vous parte pas de notre pays et de tout ce quis’y passe de triste car vous devez le savoir aussi bien que moi,seulement vous vous rappellerei de tout ce que je vous en avaisdit me sui s j’e trompé?» (6 luglio ’75. ARCH. DE VECCHI).Il 20 novembre 1874, gli aveva scritto, che la prima volta incui si sarebbero visti gli avrebbe detto «comment je juge lesaffaristes (passez moi le mot qui n’est pas français) de notreépoque» (ib.).

2141 E. M. de Vogüé al Nigra, 5 settembre 1896 (MRT, CarteNigra, 74/60).

2142 Da ultimo, infatti, Nigra sentiva «... di sopravviverepoliticamente ai suoi tempi» (DE CESARE, Gli ultimi annidiCostantino Nigra, I. c.).

2143 Ancor più tardi, si accorò per le polemiche suscitatedalla pubblicazione: nel 1895, di un frammento dei RicordiDiplomatici: che è altro significativo indizio della sua natura(cfr. DE VECCHI, Un capitolo inedito dei «Ricordi Diplomatici»di C. Nigra, cit., pp. 178 e 180; ORSI, l. c., p. 146).

2144 Il 12 aprile del ’71 il Visconti Venosta scriveva al Nigra:«La vostra lettera mi sembra scritta in un momento di sconfor-to. Questi sconforti li provo io pure. L’antica lena cade qual-che volta e dà luogo a un senso di stanchezza, direi di disgu-sto. È questo pur troppo, io temo, un primo oltraggio degli an-ni. Ma all’età nostra bisogna reagire e un po’ di riposo basta arifare le forze... Non è fra qualche mese, ma fra qualche anno,almeno, che potremo ripetere il nunc dimitte e dire alla gene-razione che ci incalza: l’opera è compiuta, a voi il conservarla»(ARCH. VISCONTI VENOSTA).

2145 Un po’ più di luce, cit., pp. 338-39.2146 Artom a Nigra, 25 marzo ’71: «saremo quindi costretti a

nominare là [Vienna] Barrai. Egli è persona accetta a Vienna,ma inter nos, non mi pare all’altezza dell’incarico» (AE, CarteNigra). A Vienna andò invece il Robilant e il Barrai a Madrid, afianco di Re Amedeo; e a volerlo a Madrid, accanto al figlio, fuproprio Vittorio Emanuele II (Visconti Venosta a Robilant, 10maggio e 4 giugno ’71; AE, Carte Robilant).

2147 BÜLOW, Memorie, cit., IV, p. 600.2148 Artom a Nigra, 14 marzo ’71: «è poco probabile però che

si riesca a toglier di là [Londra] Cadorna. Pare che il clima gli

Storia d’Italia Einaudi 926

Page 200: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

giovi, è convinto di far benissimo: è amico personale di Lanza:insomma il nostro desiderio di levarlo di là ha poca probabilitàd’essere esaudito» (AE, Carte Nigra) e cfr. Minghetti a ViscontiVenosta 9 ottobre ’70: «confesso che qualche volta mi spavental”incapacità di Cadorna a tanto ufficio» (ARCH. VISCONTIVENOSTA). Anche qui, come nel caso del Greppi, i documenticonfermano il giudizio: diligente e preciso, ma niente più.

2149 Per es., il 23 febbraio e il 18 giugno 1872 impartisce con-sigli al Visconti Venosta, mentre deplora l’insufficienza dei gio-vani diplomatici, taluno del quali entra in carriera senza alcu-na conoscenza, sapendo a malapena il francese, e senza alcunaserietà di carattere. In 19 anni, fra Pietroburgo e Berlino, sol-tanto tre dei giovani segretari di legazione lo hanno soddisfatto:fra essi, il Sonnino (ACR, Carte Visconti Venosta, pacco 5, fasc.2). Più tardi, col Mancini insistette perché ci si assicurasse delle«condizioni personali» necessarie ai giovani diplomatici (MRR,Carte Mancini, b, 644, fasc. 8/10).

2150 Nel ’72, quando si trattò di inviare una missione militareper assistere alle manovre della Guardia Prussiana, con a capoun generale (Petitti di Roreto), avvertì il Visconti Venosta chele questioni politiche dovevano rimanere per intero nelle suemani: «il ne faut pas que mon jeu soit géné par des courants quim’échapperaient. La position doit rester très nette» (12 agosto:ACR, Carte Visconti Venosta, pacco 5, fasc. 2).

2151 Già il 1° ottobre 1866 lo scriveva al Greppi: è necessarioriorganizzare il servizio diplomatico; chiuderne l’accesso agliestranei che oggi balzano innanzi, ai danni di coloro che si sonodedicati con lungo studio alla carriera (Lettres du comte Ed. deLaunay... au comte J. Greppi, cit., p. 752).

2152 Si veda come rifiuti la nomina a senatore, perché, conle funzioni che ha, non potrebbe assistere alle sedute e, anchequando vi potesse assistere, non gli sarebbe dato «di partecipa-re alle discussioni con quella indipendenza assoluta che sola dàal voto un carattere veramente coscienzioso» (in ROSI, L’Italiaodierna, cit., vol. Il, t. II, pp. 1758 e 1761 e il giudizio del Rosi,p. 1702).

2153 Verboso certo il de Launay appare dalla sua corrispon-denza: il più verboso di tutti i nostri rappresentanti all’este-ro. Lo stesso Greppi, pur suo grande ammiratore, osservache era di quelli che si ascoltano con compiacenza (Lettres...,

Storia d’Italia Einaudi 927

Page 201: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

cit., p. 739). Prolisso anche era nel conversare e nel discute-re (HOHENLOHE-SCHILLINGSFÜRST, Denkwürdigkeiten, II,cit., p. 296; DE MOÜY, op. cit., p. 106). Dolciastro, lo definivail Radowitz, secondo cui Bismarck non lo avrebbe amato «dur-ch sein vieles und etwas süssliches Gerede» (op. cit., II, p. 30),pur apprezzando in lui il sicuro amico della Germania. Assaipiù benevolo (una mente politica di valore) il giudizio di BÜ-LOW, Memorie, cit. IV pp. 320-21. Nell’ambiente cavouriano,aveva goduto reputazione di «bon diplomate», anche se il Ca-vour l’avesse, una volta, cacciato di «pleurnicheur» (CarteggioCavour-Salmaur, cit., pp. 142 e 170).

2154 BÜLOW, Memorie, cit., IV, pp. 295-96.2155 «S’il fallait ici un représentant n’ayant pas la faculté d’é-

mettre une opinion personelle, aussi longtemps du moins qu’ilest sans mot d’ordre, il me faudrait de grands efforts pour mesottomettre à ce rôle de personnage muet vis’à-vis de mes col-lègues», l. p. de Launay a Visconti Venosta, 20 dicembre 1870(AE, Ris., 10).

2156 t. de Launay a Vittorio Emanuele II, 18 [dicembre] 1877,(ACR, Carte Depretis, serie 1ª, b. 22, fasc. 69); e id, a id., 24marzo 1876 (ARCH. CASA REALE, Carte Vittorio Emanuele II,b 32, e 41 per il ’77).

2157 Il 2 febbraio del ’71, seccato per il discorso di RiccardoSimeo alla Camera, osservava al Visconti Venosta esser «vrai-ment regrettable qu’à chaque session de nos Chambres, des dé-putés si peu compétents sur la matiere se permettent de criti-quèr notte personnel diplomatíque, sans que personne ne pren-ne la parole pour nous défendre» (r. n. 775).

2158 Cfr, qui sopra p. 459 e, ancora, il suo insistere, nelfebbraio 1873 «... aujourd’hui oú il faudrait contrebalancerle trop plein de Iiberté, en accentuant davantage les principesd’ordre et d’autorité...» (l. p. il febbraio 1873 al ViscontiVenosta; ARCH. VISCONTI VENOSTA).

2159 Così, nel ’75: «L’élévation d’esprit de ce grand patrio-te [Cavour], son attachement aux doctrines vraiment libérales,doivent nous inspirer plus de confiance que les principes éla-stiques de l’école utihtaire à laquelle appartiene le pance de Bi-smarck» (l. p. al Visconti Venosta, 31 marzo 1875; ARCH. VI-SCONTI VENOSTA). Questo, a proposito dei rapporti con laSanta Sede e delle pretese bismarckiane di «enróler des auxi-

Storia d’Italia Einaudi 928

Page 202: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

liaires contre le Pape» e in primis l’Italia. In tale questione, ve-ramente, il de Launay assunse atteggiamento assai fermo, con-sigliando di respingere nettamente qualsiasi tentativo d’intro-missione germanica nella politica ecclesiastica italiana, e di farsentire chiaramente a Berlino che «charbonnier est maître chezsoi» (ll. pp. al Visconti Venosta, 23 e 31 marzo 1875; ib.).

2160 Cfr. qui sopra, p. 17.2161 Naturalmente, anche col Nigra v’era poco accordo: cfr.

qui sopra, p. 18, n. 4, e anche l. p. al Visconti Venosta, 21febbraio 1875: «... il est complètement anormal que des agen-te de notre pays... soit à Paris lors des fétes commémorativesde Petrarque... manifestent des opinione qui laissent trop clai-rement entrevoir qu’ils mourront dans l’impénitence finale deleurs sympathies outrées pour la France» (ARCH. VISCONTIVENOSTA).

2162 AE, Carte Robilant; già in SALVEMINI, l. c., 1925,p. 76. In una l. p. al Visconti Venosta, dell’11 giugno1875, il de Launay si sfoga apertamente: «Je ne vous partepas d’autres sujets, mon cher: Ministre, puisque vous prenezle parti de ne pas répondre à mes lettres particulières... Avour la responsabilité. L’avenir prouvera qui des deux avaitraison. Avant 1870 j’ai longtemps préché, dans le désert. Lesévènements ont fini par me donner raison» (ARCH. VISCONTIVENOSTA).

2163 Il 4 gennaio 1872, Armand Ruiz, amico di Gambetta e,più tardi, tramite fra quest’ultimo e i capi della Sinistra italiana(cfr. pp. 793-94, n. 438), gli dice di scrivergli (da Parigi)non senza umidità, perché... «j’ai su tout le mal que vousdites de nous... votre antipathie – je dis antipathie pour étrepoli – contre mon fou de pays» (AE, Carte Robilant). Nel’75, sarà il duca Decazes, ministro francese degli Esteri, adaccusare il Robilant di non essere amico della Francia (l. p.Robilant a Visconti Venosta, 7 luglio 1875; ARCH. VISCONTIVENOSTA). Su Ferdinando Ruiz, ufficiale napoletano poistabilitosi in Francia, prefetto della Nièvre, cfr. C. PISACANE,Epistolario, a cura di A. Romano, 1937, p. 463, n. X.

2164 l. p. Robilant a Visconti Venosta, 7 febbraio 1873(ARCH. VISCONTI VENOSTA).

2165 de Launay a Robilant, 21 luglio 1871 «J’abonde dans vosconsidérations sur notte Ministre des Affaires Etrangères. Je

Storia d’Italia Einaudi 929

Page 203: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

le crois,. comete vous irop porté à la conciliation vis-à-vis dela France...». E dopo una ampia esposizione del suo pensie-ro sui rapporti italo-francesi e italo-germanici, continua: «Tesais que vous pensez comete moi. Peut-étre sommes nous lesseuls dans le corps diplomatíque qui soient animés de ces con-vinctions. Travaillons dune d’un commun accord pour inspirerplus d’énexgie à nos gouvernants» (AE, Carte Robilant; in par-te – ma non quella che qui interessa – pubbl. in SALVEMINI, l.c., 1924, p. 362).

2166 «...nous serons désormais deux chefs de mission qui navi-gueront certainement dans les mémes eaux. Je vais méme plusloro, j’espère que le poste de Vienne sera pour votis un mar-chepied pour arrmer un jour à étre Ministre des Aflaires Etran-gères pour mettre à exécution un programme de parfaite indé-pendance de l’étranger». A Robilant non mancherà certo il co-raggio di dire apertamente il proprio parere «au risque de dé-plaire à Florence. Pour mon compte je rame souvent contre lecourant». A Berlino, la sua nomina sarà certo bene accetta «caron connaître votre manière de voir et au besoin je suis là pourexpliquer» (a Robilant, 9 giugno ’71; AE, Carte Robilant).

2167 Se ne veda il profilo tracciato dal DE MOÜY, op. cit., p.224.

2168 «Sai che sono uso a spingere la franchezza fino alla bru-talità magari. Puoi dunque essere certo che quando ho parlatonulla più mi resta da dire» Robilant a Corti, 29 dicembre 1886(AE, Carte Robilant). Radicato era il convincimento che «in po-litica nulla ci ha di peggio che le illusioni, il nascondersi gli osta-coli che si frappongono al conseguimento di un risultato» (r. 18dicembre 1883, n. 2020).

2169 La frase è del Kàlnoky: il Robilant è un ambasciatoredi relazioni leali e sicure, ma non comodo (CAPPELLI, 1. c.,p. 392). Stessa espressione nell’ufficioso Fremden-Blatt del17 ottobre 1885, che nell’articolo di fondo saluta il Robilantministro degli Esteri, con molti elogi.

2170 Di qui, forse, la ragione del «dolciastro» applicato al suolinguaggio dal Radowitz.

2171 Predicò l’energia anche al Nigra, nei confronti del Bal-lhaus; e un giorno, a proposito di uno dei tanti reclami da muo-vere, osservò: «Comprendo del resto benissimo che i continuireclami a rivolgersi al governo I. e R. le rechino noia; conosco

Storia d’Italia Einaudi 930

Page 204: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

troppo quei fastidi per averli sopportati durante oltre 14 anni;ma non è men vero che col governo austriaco nulla si guadagnalasciando correre. La tolleranza a Vienna è considerata pusil-lanimità; ed a lasciar correre ne va di mezzo il credito del go-verno ed il prestigio dell’Ambasciatore. Sta di fatto che per re-clamare conviene aver ragione, ma quando la si ha non si de-ve esitare mai a farla valere anche nel modo il più energico» (l.p. al Nigra, 14 maggio 1886; ARCH. DE VECCHI e AE, CarteRobilant).

2172 r. 9 febbraio 1880. n. 1210 (AE, Rís., c. 27). E cfr. l.p. al Corti, 21 febbraio (AE, Carte Robilant); D.D.F., s. lª, III,p. 34. Che Bismarck premesse su Vienna per un atteggiamentopiù duro, è verissimo (cfr. PRIBRAM, op. cit., I, pp. 172-73);The Saburov Memoirs, cit., p. 115; SALVATORELLI, La TripliceAlleanza, cit., pp. 53-56; W. LANGER, European Alliances andAlignments, 1871-1890, New York, 1931, p. 201; E. LALOY,La politique de Bismarck, Parigi, 1939, p. 420); che potessepensare di «venirne al gran ballo» e invitare alla danza, perprima e da sola, l’Italia, è escluso. Per vivere in pace conl’Italia, egli riteneva «die Furcht dort wirksamer als die Liebe»(WINDELBAND, Bismarck und die europäischen Grossmächte1879-1885, cit., p. 111 sgg.). Un’eco del giudizio del Robilantin CHIALA, Pagine, II, 2ª ed., 1895, p. 49, dove pure si parladel Bismarck che eccitava l’Austria ad agire.

2173 Questo giudizio sul Sella è del BARZELLOTTI, Studi eritratti, 2ª ed., Palermo, s. d. [ 1911], p. 192.

2174 CAPPELLI, l. c., p. 388.2175 Il de Moüy, che fu ambasciatore di Francia a Roma quan-

do il Robilant era ministro degli Esteri, lo ha così raffigurato: «Ildirigeait de haut les affaires extérieures, tout ensemble très fer-me, très avisé et très réservé au fond sous une apparente cor-diale et enjouée» (op. cit., pp. 224-25).

2176 Alla fermezza di carattere del Robilant, oltre che all’inge-gno, pensava il generale Govone nel 1869 quando voleva pro-porlo al Lanza come ministro della Guerra o della Marina (Lecarte di G. Lanza, cit., VI, p. 364).

2177 Così egli chiama la sua villa in una lettera al Corti del 1°marzo 1884, (AE, Carte Robilant).

2178 Il 16 aprile 1884 scrive al Corti: «... io sono più che maistufo del mestiere da trappista che faccio, costretto a riempire

Storia d’Italia Einaudi 931

Page 205: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

continuamente una secchia che perde l’acqua da ogni parte. Sututti i toni ripeto continuamente a Roma l’invito, la preghiera,anzi, di darmi un successore più di me capace o fortunato; perora non mi si vuol dare ascolto, ma verrà il giorno e questo saràquello del trionfo da noi dei Pentarchi, in cui mi incaricherò iodi risolvere definitivamente la questione» (AE, Carte Robilant);cfr. anche lett. al Corti del 16 dicembre 1882 e del 1° marzo1884 «... si parla della possibilità dei Pentarchi al potere. Nonci mancherebbe altro. Già io pazzo non lo voglio diventare, e segli uni o gli altri si uniscono per rendermi la vita qui impossibile,pianto lì tutto e tutti, e vado a stabilirmi al mio Tusculum delLingotto». Anche da ministro attende la sua «liberazione» (lett.al Corti, del 30 maggio 1886, l. c.).

Di fatto, alla fine del 1882, il Robilant aveva offerte le dimis-sioni, per la questione della visita imperiale a Umberto I: Man-cini le respinse (l. p. Mancini a Robilant, 4 dicembre 1882;Robilant a Mancini, 14 gennaio 1883, ARCH. MANCINI).

2179 «S’Ella potesse rimontarmi alquanto il morale... mi ren-derebbe un vero servizio, poiché non Le nascondo che più ne-ro di così non saprei vedere» al Nigra, 4 gennaio 1882; e nuova-mente il 4 dicembre: «Dacché ci lasciammo, passai nuovamen-te cattivissimi giorni. Questi a dir il vero si ripetono con unatal frequenza che proprie mi sento oltremodo stanco e sfiducia-to» (ARCH. DE VECCHI; anche AE, Carte Robilant, dove purelett. Nigra a Robilant, 9 gennaio 1882: «Per carità, non si perdad’animo.»). Anche al Minghetti il Robilant esprimeva, il 6 gen-naio 188, la sua stanchezza (BCB, Carte Minghetti, cart. XXIV,fasc. 48).

2180 Robilant a Corti, 26 aprile 1887: «Fui trattato come nonavrei potuto esserlo diversamente, se nei miei 43 anni di carrieraaltro non avessi fatto che compromettere le sorti del Paese;e ben mi sta, non muovo lamento di sorta, comprendendoperfettamente che in un governo parlamentare, non può esserediversamente. Capirai però che ciò mi toglie ogni desiderio dirimettermi all’opera». E tuttavia già allora aggiunge «Ben intesoche se per avventura la mia azione in qualunque direzionepotesse ancora essere ritenuta di qualche utilità, non esitereiad abbandonare il mio quieto vivere per servire il Paese collostesso zelo ed attività che pel passato» (AE, Carte Robilant).

2181 Al Corti, 10 luglio 1887 (ib.).

Storia d’Italia Einaudi 932

Page 206: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

2182 «Ciò che accade prova del resto anche un’altra cosa, edè che se abbiamo fatto l’Italia, non abbiamo fatto gli italianie che anzi il regime inauguratosi colla venuta della Sinistra alpotere, ha talmente corrotto gli Italiani, che non c’è più dasperare di farne qualche cosa. Questo mio apprezzamento èduro ma esatto» (al Corti, 28 febbraio 1887, ib. Già pubbl. dalSALATA, Corriere della Sera, 1 agosto 1926).

2183 Nigra a Robilant, 11 dicembre 1882: «Io mi rendo per-fettamente conto di ciò che si passa nel suo animo e compren-da gli accessi di scoraggiamento da cui Ella deve essere soven-te assalito. Ma La scongiuro di resistervi. Ella ha la tempra deiforti, ed è una delle rare persone su cui il nostro paese fa as-segnamento ora e poi. Non si lasci scoraggiare dalle difficoltà,e quando si presentano, pensi al primo motto della sua divisapugna» (ib.).

2184 Al Corti, 6 dicembre 1877 (ib.).2185 Al Corti, 18 dicembre 1878 (ib.).2186 Al Corti, 28 febbraio 1887 (ib.).2187 tt. Mancini a Robilant e Robilant a Mancini (27 giugno,

ARCH. MANCINI); CHIALA, Pagine, III, 2ª ed., 1898, p. 399.2188 CHIALA, op. cit., III, pp. 399-400. Egli stesso così co-

municò al marchese Cappelli, poi suo segretario generale, lasua accettazione, il 28 settembre: «Dopo una resistenza dispe-rata alle insistenze del Depretis vivamente appoggiate da SuaMaestà, ha dovuto cedere! Il re mi espresse ieri il suo preci-so desiderio in maniera equivalente ad un ordine; e siccome unvecchio soldato come me non discute gli ordini del suo sovra-no, ho telegrafato che obbedivo... Sono rassegnato come sem-pre allorché ebbi con sagrifizio della mia persona a compiere ilmio dovere pel servizio del re e per l’inseparabile bene del Pae-se. Non mi faccio illusioni di sorta ma ciò nondimeno mi lan-cierò con coraggio nell’arringo disposto a precipitare dalla roc-ca Tarpeja anche senza essere passato dal Campidoglio» (AE,Carte Robilant). E al Visconti Venosta, il 15 ottobre: «Non mifaccio illusione di sorta sul conto mio. Il Paese stufEo degli av-vocati applaudì alla scelta fatta della mia povera persona, spe-rando ch’io potrei dar soddisfazione alle sue informolabili aspi-razioni. La disillusione non tarderà a farsi strada, ed allora na-scerà ciò che potrà» (ARCH. VISCONTI VENOSTA). E cfr. t. el. Robilant a Umberto I, t. Umberto I a Robilant, 27 giugno-27

Storia d’Italia Einaudi 933

Page 207: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

settembre 1885 (AE, Carte Robilant; RICHELMY, La Triplice egli ambasciatori italiani a Vienna, l. cit., pp. 299-301; la l. 27giugno parzialmente già in F. SALATA, Il conte di Robilant, inCorriere della Sera, 7 agosto 1926).

2189 Così, per il conte di Saint Vallier, ambasciatore di Fran-cia a Berlino, il Robilant, sì per famiglia sì per le simpatie, ap-parteneva «à la droite la plus pure» (8 marzo 1880; D.D.F., s.1ª, III, p. 51).

2190 Egli stesso lo diceva al Corti: «Del resto non si vorrebbedi me [come ministro degli Esteri] per troppe ragioni ed ancheperché come mi fu detto recentemente ho una riputazionedi autoritarismo che non è consona colle nostre condizioniparlamentari». (8 settembre 1884, AE, Carte Robilant; e cfr. lalett. a Umberto I in RICHELMY, l. c., p. 300). E infatti quandofu nominato, Coltoli si sfogò con l’amico Napoli, pigliandoselacol Depretis che aveva osato ciò che la Destra stessa «puravendo nel cuore l’ultraconservatore Robilant, non avrebbe maiosato: farne un ministro degli Esteri» (6 ottobre 1885; MRP,Carte Cairoli, pacco 30).

2191 Stesso giudizio in una lett. del 4 dicembre 1884 al Grep-pi: «... è certo che il prepotente cancelliere prepara dei brut-ti giorni al suo paese, pel giorno in cui sparirà dalla scena», in(DE CESARE, Il conte Giuseppe Greppi, cit., p. 234).

2192 AE, Carte Robilant. È soltanto alla luce di tutto il suomodo di pensare – che qui si cerca di lumeggiare – che posso-no essere rettamente intese le dichiarazioni del Robilant stesso«Sì davvero sarei autoritario, coi miei colleghi, col Parlamento,e col Paese...» (l. a Umberto I, 27 giugno 1885; AE, Carte Robi-lant; SALATA, Corriere della Sera, 7 agosto 1926; RICHELMY,La Triplice e gli ambasciatori italiani a Vienna, l. c., p. 300), lequali, altrimenti, potrebbero farlo accostare – a torto – ad unBismarck o ad un Crispi.

2193 Episodio molto commentato (cfr. CHIALA, Pagine, II,p.43).

2194 «Del resto al giorno d’oggi i destini d’Europa stanno nellemani del ‘solitario di Varzin’ che fa manovrare uomini e cosea seconda della maggiore o minore giornaliera eccitazione deisuoi nervi, incalcolabile è dunque l’avvenire» Robilant a Corti,3 marzo 1880 (AE, Carte Robilant).

Storia d’Italia Einaudi 934

Page 208: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

2195 L’8 settembre 1884, il Robilant scrive al Corti «Bismarcksta odiando, come sa odiare lui, Gladstone, cioè sino oltre latomba» (ib.). Che era giudizio esattissimo: cfr. EYCK, op. cit.,III, p. 408, e sul Bismarck ‘odiatore’, ib., p. 14.

2196 Nella lettera al Greppi del 4 dicembre 1884 «Lo scopoa cui Bismarck mirava era di ridurci all’impotenza; non lo si èvoluto capire allorché si era in tempo, ora lo scopo è raggiuntoe ci si tratta come limone spremuto» (in DE CESARE, Il conteGiuseppe Greppi, cit., p. 234).

2197 15 gennaio 1885 (AE, Carte Robilant).2198 Così l’8 settembre 1884, proprio prima del convegno di

Skiernevice a cui egli non voleva «dare un’importanza massi-ma», diceva al Corti: «Il fatto per me capitale fu la chiamata diKàlnoki a Vrazin per udirvi il Verbo e conformarvisi. In quelconvegno vennero poste le basi di granito della politica euro-pea fino acché Bismarck dura, tutto il rimanente non è che ac-cessorio».

2199 Il 2 settembre 1886 scrive al Corti «Mi riuscirono gratele tue felicitazioni per la mia assenza dai vari convegni, ovepiù o meno si prepararono i bei fatti che si verificarono testé[in Bulgaria], e che probabilmente avranno ancora peggiorcoda. Come ben avrai capito mi sarebbe costato di alzar undito, anzi di non far il sordo; ma mi applaudisco grandementedell’osservata riserva e della resistenza da me opposta a chi[Launay] forte della sua vecchia esperienza mi spingeva a nonlasciar sfuggire l’occasione di uno scambio di idee col protempore padron del mondo!» (ib.). Sulle insistenze del deLaunay, perché il Robilant si incontrasse col Bismarck, cfr.CHIALA, Op. cit., III, p. 468 sgg.; CRISPI, Politica estera, p,213; SALVEMINI, La politica estera dell’Italia, cit., p. 72.

2200 Per queste campagne di stampa Cfr. BÜLOW, Memorie,IV, Pp. 510-11 (estate 79, per vincere le resistenze di GuglielmoI all’alleanza austro-prussiana)

2201 l. p. Robilant a Corti, 8 febbraio 1879 (AE, CarteRobilant).

2202 Il 12 luglio 1887 scrive al Greppi: Crispi «... intanto haacquistato il predominio assoluto da quasi dittatore del paese.Giustizia vuole che io dica, che di questo stia forte potere eglifa, sino ad ora, ottimo uso, reggendo egli la cosa pubblica

Storia d’Italia Einaudi 935

Page 209: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

con quella ferrea mano, che da tanto tempo non si faceva piùsentire» (in DE CESARE, Il conte G. Greppi, cit., p. 244).

2203 «Per un momento ho avuto paura di un Ministero Crispinon per le conseguenze che un tal fatto avrebbe in ordine al-la mia persona, ma unicamente pel danno immenso che ne toc-cherebbe al Paese nostro che già durammo tutti tanta pena a ri-condurre sulla buona strada; ma ora che ho sott’occhio discor-so testuale di quel Tribuno [di Palermo, del 18 novembre 1883:Scritti e discorsi politici di F. Crispi, cit., p. 536 sgg.] per quan-to ha tratto alla politica estera, non posso più ammettere che ilre ed il Paese sopporterebbero che chi si lasciò sfuggire quel-le malsane ed insensate elucubrazioni possa afferrare il potereper sciupare un’opera che tal volta parmi ancora impossibile sisia riuscito a compiere in mezzo a tutte le difficoltà in cui citrovavamo impigliati.» (Al Corti, 25 novembre 1883; AE, CarteRobilant),

2204 Robilant a Tosi, 3 agosto 1882: «Quell’uomo [Crispi]vuol far parlar di sé, ed io temo molto che se al riaprirsi dellaCamera il Depretis va giù, sii lui che ne raccolga la successione,ciò sarebbe proprio fatale, ci sarebbe di che disperare delle sortid’Italia» (ib.).

2205 Robilant a Corti, 10 luglio 1887: «Certo è ch’egli [Crispi]è uomo di molto valore e che non vi ha pericolo si lasci prenderela mano dalla piazza; ma quando sarà lui padrone assolutopotrebbe anche far correre dei seri pericoli alla nave dello Stato,poiché i colpi di testa sono sempre a temersi con un uomodel suo carattere». Alcuni vorrebbero che Crispi si unisse aRobilant «per affrontare lui le burrasche interne, lasciando a medi cavarmela all’estero». Ma a tal soluzione si oppongono duedifficoltà gravissime, anzi insormontabili «la prima che Crispiosi gettare il guanto in faccia ai Radicali venendo a cercare me».La seconda «che io ricercato, mi associ ad un uomo che non sa,e non può che dominare» (ib). Nuovamente, l’11 novembre alCorti: «Sono colpi alla Crispi [il richiamo, brutale nelle forme,dello stesso Corti da Londra], e ben altri ne vedremo, poichéquell’uomo d’incontestabile ingegno fu e sarà sempre vittimadei suoi colpi di testa» (ib.). Più benevolo, il giudizio in lett.20 novembre, sempre al Corti: «L’Italia attraversa un momentoassai difficile. La situazione del Crispi presenta molti pericoli,ma è al tempo stesso assai forte, nessuna sapendogli vedereun successore. D’altronde gli uomini della sua tempra non

Storia d’Italia Einaudi 936

Page 210: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

si lasciano facilmente sbalzare dal seggio; occorrerebbero perciò eventi che tutti dobbiamo augurarci Dio tenga lontani dallaPatria nostra. Il suo peggior avversario è il suo carattere, ma c’èda credere che riuscirà a vincerlo» (ib.).

2206 Robilant a Corti, 8 aprile 1881 (ib.). A sua volta, com’ènoto, Crispi era avverso al Robilant. Una volta, nella questionecon la Colombia, trovò che il Robilant – proprio lui! – nonaveva saputo tutelare gli interessi italiani, anzi li aveva piuttostocompromessi «con proposte inadeguate e con un’assenza didignità ed energia» (ad Alberto Pisani Dossi, 20 agosto 1886;ACR, Arch. Pisani Dossi, busta 1ª, fasc. 1).

2207 Marselli a Robilant, 7 gennaio 1873 (ib.). Questa lettera,assai interessante, è tutta un violento sfogo contro il «dormire»di tutti in Italia, proprio mentre «i nostri possibili avversarinon se ne stanno con le mani alla cintola». I presentimenti delMarselli sono «oscuri, oscurissimi». Stesse idee in altra letteradel 25 marzo ’73: «dei miei presentimenti, tremo. Mi arrovellosempre sulla questione se noi siam vecchi o se siamo giovanicon grande avvenire dinanzi» (ib.). Cfr. qui sopra p. 159, n.81.

2208 Non che il Robilant non avesse avuto proprio nessun rap-porto con il Cavour: ne ebbe anzi personali istruzioni, sia nel-l’autunno del 1858, al momento della missione dell’Angrogna aBerlino, Pietroburgo e Mosca, sia nel marzo 1861, prima di re-carsi a Napoli. Per il Robilant, Cavour era il più grande uomoche l’Italia avesse avuto (cfr. Notizie storiche sulla famiglia Ni-colis ed in particolare sul conte Carlo Felice Nicolis di Robilant,raccolte e pubblicate dal figlio conte Edmondo, Venezia, 1929,pp. 16 e 18. E anche SALATA, nel Corriere della Sera del 7agosto 1926).

2209 Cfr. il giudizio che ne dà alla regina Margherita (Letterefra la regina Margherita e Marco Minghetti, cit., p. 209).

2210 Minghetti a Robilant, 30 dicembre 1882 (AE, Carte Ro-bilant).

2211 Minghetti a Luzzatti, 12 agosto 1886 (LUZZATTI, Memo-rie, II, p. 263).

2212 Al Corti, 24 agosto 1887 (AE, Carte Robilant).2213 «Da noi tutto è questione personale, l’interesse, l’onore

del Paese un nulla» al Corti, 11 aprile 1879 (AE, Carte Robi-

Storia d’Italia Einaudi 937

Page 211: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

lant). E nuovamente il 21 febbraio 1880, sempre al Corti: «danoi... tutto è niente a fronte del partito che ad ogni costo devemantenersi al potere anche a malgrado una generale dégrango-lade» (ib.).

2214 Cfr. anche E. PESCE Ruggero Borghi, in Civiltà Moder-na, III, 1931, p. 280-81.

2215 Per gli scoraggiamenti del Sella «disgustatissimo fino al-la nausea», del Lanza, che vedeva crescere il caos e buio l’avve-nire, e del Visconti Venosta, cfr. LUZZATTI, Memorie, cit., II,pp. 89, 106, 176, 223. Per il Luzzatti stesso, pp. 98, 103. Peril Ricasoli, Lettere e documenti, X, p. 421. Nel 1882, il ViscontiVenosta dichiarava all’amb. austriaco, Wimpffen, che «par ex-cès de Parlementarisme le Gouvernement n’est plus que le co-mité exécutif de la Chambre» (r. Wimpffen, 17 febbraio 1882;SAW, P. A., XI/92, n. 10 B).

2216 Così il Minghetti lumeggiava il trasformismo del Depretisal Robilant nella lett. cit., del 30 dicembre 1882.

2217 Questo carattere fondamentale della storia politica italia-na è stato acutamente segnato dall’OMODEO, L’opera politicadel conte di Cavour, cit., I, p. 144.

2218 Corti a Robilant, 20 marzo 1877: «Per me credo che ciòche è più desiderabile nell’interesse del paese, è che si formiun gran partito nel centro sotto l’egida del Sella, il quale sialibero dagli elementi usati della Destra, e respinga apertamentegli ultrademocratici»; e il Robilant gli risponde il 25: «Ritengoio pure che il rimedio sii quello che tu mi indichi, ma credopoco alla sua attuazione per ora» (AE, Carte Robilant).

2219 Robilant a Corti, 11 aprile 1879: «Il Sella in cui holungamente sperato si mostra esso pure da qualche tempo aldisotto del compito che gli spetterebbe e quindi cerco invanola stella in cui fissar lo sguardo» (AE, Carte Robilant). E cfr.BORGHI, Programmi politici e partiti, Opere, I, Firenze, 1933,p. 224. Ma Sella scriveva il Corti al Robilant il 20 marzo’77, dopo un colloquio col biellese, Sella «crede assai pocoall’avvenire del partito che è supposto dirigere ed il partito sidiffida di lui».

2220 Così il LUZZATTI, Memorie, II, p. 103.

Storia d’Italia Einaudi 938

Page 212: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

2221 «... le intenzioni di Depretis sono ottime, faccia Iddioche egli abbia la forza di tradurle in atto». Robilant a Corti, 16dicembre 1882 (AE, Carte Robilant).

2222 «... abbiamo bensì una maggioranza, ma forte non lo sia-mo: il Depretis fu sempre sommo negli espedienti, abilissimo,sì, ma forte no, e tanto meno lo è oggi colla grave sua età e co-gli acciacchi» al Corti, 30 maggio 1886. E il 16 marzo 1887, al-lo stesso: «... il peggior male... si è la pessima salute ed anche lasenilità del Depretis!» (ib.).

2223 «Del resto noi non facciamo politica estera, non facciamoche della politica interna, anzi dell’alchimia parlamentare» Ro-bilant a Corti, 16 ottobre 1880. E nuovamente in altra letteradel 21 luglio 1884, allo stesso «l’alchimismo parlamentare do-mina ogni cosa e primeggia su ogni altra considerazione» (ib.).E al Greppi, il 5 settembre 1884: l’Italia é più isolata che mai,com’era prevedibile «poiché col parlamentarismo che sgovernain Italia, è impossibile fare una politica estera... conseguente.Sono anni che non mi stanco dal predicare la serietà, ma la miavoce è soffocata dal chiasso di Montecitorio» (DE CESARE, ILconte G. Greppi, cit., p. 234 e cfr. anche pp. 236 e 239).

2224 L’8 febbraio del ’77, comunicando al Corti voci di pros-simi rimpasti ministeriali, commentava: «La matassa si arruf-fa più che mai, e noi scegliamo precisamente questi momentiper darci il lusso di una crisi che può imprimere un mutamen-to quasi radicale nella nostra politica estera. Ti accerto che par-lo con riguardo della Turchia sempre per timore di odiosi con-fronti. Basta, Iddio ce la mandi buona» (AE, Carte Robilant).E il 27 dicembre dello stesso anno, dopo l’uscita del Melegaridal ministero, commenta, sempre con il Corti «... in tutto ciòc’è più da piangere che non da ridere. In un momento comequesto, darsi il divertimento di una crisi, e ciò senza una ragio-ne, un concetto qualsiasi, questione di persone, di consorteriesempre, sì proprie di consorterie» (ib.). E si rammenti l’ironicocommento del Times, nel 1869, sulla vita parlamentare italiana:«Un’interpellanza, una crisi ministeriale e un esercizio provvi-sorio; poi da capo, una crisi ministeriale, un esercizio provviso-rio ed un’interpellanza!» in JACINI, Sulle condizioni della cosapubblica in Italia dopo il 1866,. cit., p. 21.

2225 «... purtroppo è difficile sperare colle condizioni nostreinterne, si possa fare della sana politica all’estero. Anzituttoconverrebbe dare un’intonazione generale uniforme, di cui la

Storia d’Italia Einaudi 939

Page 213: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

necessità si fa vivamente sentire: poiché a cosa serve ch’io miadoperi qui a riavvicinare i due paesi, mentre... a Bukarestchi rappresenta il governo italiano [Tornielli] si direbbe nonsi fa altro studio se non di metterci male coll’Austria. L’avvertocaro collega che la mia pazienza è da molti anni messa a bendura prova, e che se io non fossi stato sorretto fin qui dallamia devozione al re ed alla patria, avrei smesso da assai tempodal far un mestiere in cui ebbi a pungermi a troppe spine» alNigra, 2 luglio 1881 (AE, Carte Robilant). E più tardi: «... sonoarcistuffo di quella prolungata navigazione senza bussola chesta facendosi sistema da noi» al Corti, 31 luglio 1885 (ib.).

2226 «... nessuno ci bada in Europa, poiché le circostanze han-no fatto sì che il Gabinetto di Roma gode di un effacement chenon potrebbe essere più completo. Le relazioni diplomaticheesigono anzitutto stabilità ed un uomo anche mediocre alla di-rezione degli Affari Esteri dà più forza alla voce del suo Pae-se nei Consigli dell’Europa di quanto possono riuscire a dargliuna successione di uomini anche di preclaro ingegno» al Cor-ti, 17 agosto 1876 (AE, Carte Robilant). Il 4 dicembre 1878,pure al Corti: «in faccia all’Estero l’Italia non esiste già più»;e il 22 maggio 1879, allo stesso: «... abbiamo ben si può direperduto ogni considerazione in Europa e non ce n’accorgiamo,ci dimeniamo maledettamente quasi fossimo noi padroni dellasituazione» (ib.).

2227 Al Nigra, 11 febbraio 1887 (ARCH. DE VECCHI; AE,Carte Robilant). Già pubbl. in SALATA, Corriere della Sera, 7agosto 1926.

2228 Cfr., p, es., lo Artom all’Amari, 7 febbraio 1882 (Carteg-gio di M. Amari, III, p. 353).

2229 D.D.F., serie 1ª, III, pp. 385-86. Che questo non fossesolo un momentaneo sfogo di fronte al timore di vedere laFrancia umiliata a Tunisi, dimostrano successive e non dissimilidichiarazioni, nel settembre 1881, cioè dopo il trionfo a Tunisi(ib., IV, p. 111).

2230 P. CAMION, Correspandance, I, cit., p. 131.2231 CAPPELLI, 1. c., p. 392.2232 Della «bekannten Empfindlichkeit» del Robilant parla lo

Haymerle (r. 13 ottobre 1877, n. 61b, conf.; SAW, P. A.,XI/86).

Storia d’Italia Einaudi 940

Page 214: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

2233 «Ma ai nostri grandi Patrioti d’oggi tutto ciò poco impor-ta, il loro ideale si è il sistema che fiorisce nelle repubbliche del-l’America del Sud, e bene avviati come il siamo non tarderemoa raggiungere quella desiderata meta» al Corti, 4 dicembre 1878(AE, Carte Robilant). Allo stesso, 22 maggio 1879: «Il peggiosi è che il Paese non mi par suscettibile di un risveglio. Siamocaduti in uno stato ispanico colli differenza a nostro danno chenon ci troviamo nelle felici condizioni geografiche degli Iberici,ed inoltre che quei nostri fratelli in razza latina possiedono virtùche pur troppo fanno difetto alla massa degli Italiani» (ib.).

2234 L’espressione «vecchia imbellettata» è di Antonio Scialo-ja in una lettera al Luzzatti del ’73 (LUZZATTI, Memorie, I, p.358).

2235 Robilant a Corti, 31 luglio 1885: «Indubbiamente c’èdel marcio in Italia, ma vi ha pure del buono molto, il Paesesi muove e lavora e di meglio non richiederebbe che di essereben governato, locché non sarebbe poi risultato irrealizzabile.Splendido oltre ogni dire fu ieri il varo della ‘Morosini’ edanche per chi è poco chauvinista, come lo sono io, c’era di cheinsuperbirsene» (AE, Carte Robilant).

2236 «Che si fa nel paese? Apparentemente poco; ma in fondoferve una certa vita nuova economica ed intellettuale... Unacerta smania di studiare, d’imparare il tedesco si è destata. Unpo’ di nausea della politica arcadica si è svegliata. E nella nuovagenerazione si disegnano qui e là... aspirazioni virili e spuntala fede nelle grandi cose» Marselli a Robilant, 13 gennaio 1872(ib.).

2237 Una questione grossa. La decadenza del regime parlamen-tare, in Opere, I, cit., p. 310. E si veda anche la prolusione, im-prontata ad ottimismo, dello ZANICHELLI, nel 1885, su Le dif-ficoltà del sistema rappresentativo-parlamentare (in Studi politi-ci e storici, cit., pp. 91 sgg., 106, e cfr. anche Il partito liberalestorico in Italia, ib., p. 218 sgg.).

2238 Così, felicemente, il Bonghi (in ALATRI, Bonghi e la vitapolitica italiana, cit., p. 176).

2239 Mi sia lecito rimandare qui, al mio scritto Del Principe diN. Machiavelli, Milano-Roma-Napoli, 1926, passim.

2240 VOLPE, Italia moderna, cit., I, p. 263; DELLE PIANE,Liberalismo e parlamentarismo, cit., pp. 22 sgg. (non mi parperò possibile interpretare il passo dei Bonghi, I. s., p. 324,

Storia d’Italia Einaudi 941

Page 215: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

come l’attesa di un uomo di genio: il Bonghi parla infattidell’effetto per lo più «poco durevole», arrecato dall’uomo digenio che ha afferrato il timone dello Stato. Sull’atteggiamentoantipersonalistico del Bonghi cfr. invece ALATRI, I. c.).

2241 Il quale scriveva al Robilant, il 6 dicembre 1881: «Nonmai come ora l’Italia avrebbe bisogno di uno di quegli uomini,de’ quali il Piemonte non ebbe difetto, e che in certe oresupreme hanno il coraggio di sfidar qualunque ostacolo, perchéhanno la fede nel risultato benefico dell’opera loro. In quellavece che abbiamo noi? Un paese indifferente, una Camerastanca e scettica, un governo tentennante, il quale si preparaa logorarsi intorno allo scrutinio di lista. Oh Dio!» (A E,Carte Robilant). Soltanto, il Marselli andava assai più in là delRobilant, e voleva i metodi bismarckiani.

2242 DELLE PIANE, op. cit., p. 23. E cfr. lo scatto diMichele Amari: «Sarei pronto, almeno nel malumore che ho inquesto momento, a fare un baratto del suo tiranno [Bismarck]co’ miei arruffoni; dico della Camera dei deputati e degli idoliche essa ha creati, e ne spezza uno ogni sei mesi per poirincollarlo e metterlo di nuovo sugli altari... Hanno perdutoanco il pudore, poiché dicono in pien Parlamento che il taleo tal altro provvedimento è necessario ‘al partito’, come se sitrattasse di questo, e non dell’Italia!». Allo Hartwig, 7 luglio1879 (Carteggio, II, p. 246. E cfr. anche II, p. 293 e III, p.348).

2243 Robilant a Corti, 11 aprile 1879, già cit.: «Da noi tutto èquestione personale, l’interesse, l’onore del Paese un nulla. Eproprio non c’è che dire, manchiamo completamente d’uominio per meglio dire di Un uomo». E il 3 luglio 1880, sempre alCorti: «... alla Destra non c’è da pensare, manca l’Uomo» (AE,Carte Robilant).

2244 Robilant al Corti, 3 marzo 1880 (ib.).2245 Il 18 dicembre del ’78, in un momento pure da lui ri-

tenuto gravissimo, affermava al Corti, discutendo sulla forma-zione del nuovo ministero dopo le dimissioni di quello Cairoli-Zanardelli: «A riguardo poi di una formazione extra parlamen-tare anzitutto non ne vedrei la necessità né l’opportunità» (ib.).

2246 Nella lettera in cui auspica «un gran re e un gran mini-stro», che sappiano dominare il Parlamento e riformare l’edu-cazione morale degli Italiani, il Lanza osserva che senza que-

Storia d’Italia Einaudi 942

Page 216: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

st’educazione, l’Italia «non si rileverà dal marasma che la con-suma, rimarrà una nazione fiacca, gracile e sbattuta da tutti iventi, ossia dalle passioni violente di qualche individualità au-dace o astuta» (Le carte di G. Lanza, cit., X, p. 392;CAVALLI-NI, Op. Cit., II, p. 202). Lanza riprende il motto d’azegliano«fare gli italiani».

2247 Questo stato d’animo miracolistico e in sé abbastanzacontraddittorio, è stato perfettamente colto dal CROCE, Storiad’Italia, cit., p. 176.

2248 Si veda l’acuta analisi del VOLPE, Op. cit., I, p. 262 sgg.2249 Nella lett. al Mazzini (Scritti e discorsi politici, cit., 352).2250 Per il Marselli cfr. CRISPI, Carteggi politici inediti, cit.,

p. 429; per l’Amari, Carteggio, II, p. 305 e anche 309.2251 Cfr. infatti già nel TURIELLO, Governo e governati in

Italia, cit., 1ª ed., II, p. 328 sgg. E accenni non dubbianche nella commemorazione del Lanza fatta dallo Spaventanell’aprile 1882, La politica della Destra, cit., pp. 125-26. Certolo Spaventa non era un vagheggiatore di «uomini forti»; mala sua critica alla Corona, fatta apertamente responsabile delladegenerazione politica, è perfettamente conforme alle critichedel Robilant e a quelle del Bonghi (cfr. RUSSO, Francesco DeSanctis e la cultura napoletana, cit., pp. 269-70; ROMANO,Silvio Spaventa, cit., p. 249 sgg.). Diversa profondamenteinvece la posizione del Turiello, il quale, invocando «un uomoche apparisse franco, risoluto ed autorevole sulla scena politica,ed intendesse da sé quello che il popolo s’aspetta dal governo»allude apertamente ai due uomini che l’Italia ha dato due voltein questo secolo ad una nazione vicina, ai «due grandi di nomee sangue italiano che in questo secolo han rivelata due voltela Francia» (1. c.). Il richiamo alle dittature napoleoniche èsignificativo.

2252 FARINI, Diario, I, pp. 218 e 222.2253 AE, Carte Robilant.2254 Cfr. DELLE PIANE, op. cit., pp. 64-65, 90-91; FARINI,

Diario 1898 (II), in Nuova Antologia, aprile 1950, p. 373.2255 Dichiarazioni di Umberto I all’amb. austriaco, Wimpf-

fen, il 24 giugno 1881: «Le Roi m’a dit qu’on peut ramenertoutes les questions à des intérêts personnels et surtout à desmobiles d’argent. Il n’en excepte, aucunement l’affaire de Tu-

Storia d’Italia Einaudi 943

Page 217: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

nis et les agitations qui s’y rattachent. A son avis elles n’ont étéque des prétextes pour les passions individuelles et au fond per-sonne n’y pense plus sérieusement depuis que la question a étérésolue par des faits accomplis qu’on peut regretter mais aux-quels il n’y a plus rien à changer. Le Roi a fait très bon marchéde Ses ministres auxquels il n’accorde aucune confiance, maisIl a été particulièrement sévère pour Monsieur Depretis. ‘Mon-sieur Depretis’ me dit Sa Majesté ‘est habile mais il ne vit quede compromis et de concessions et en le voyant je ne sais jamaisquel nouveau mensonge il va me débiter’» (l. p. Wimpffen,segreta, 24 giugno 1881; SAW, P. A., XI/91). Sette mesi pri-ma, aveva fatto, invece, molti elogi del Depretis, di cui si dice-va completamente sicuro (r. Wimpffen, segreto, 26 novembre1880, ib., XI/90, n. 75 A).

2256 «... vorwiegend fatalistischen Zug im Charakter des Kö-nigs Humbert» (r. Wimpffen, 1° aprile 1881, ris.; SAW, P. A.,XI/91, n. 16 A). La regina dimostra «weit mehr Muth». E giànel r. cit., del 26 novembre 1880, il Wimpffen notava che il revede molto chiaramente quale sia la situazione interna dell’Ita-lia (agitazione repubblicana), ma che, non trovando né in sé, nénel governo la forza e la volontà di porvi rimedio «Il s’abandon-ne au courant et laisse aller les choses, en aimant à dire, commeIl le fit aussi envers moi, qu’Il est un ‘philosophe’».

2257 Cfr. BORGHI, L’ufficio del Principe..., in Opere, I, p. 520.Anche il Visconti Venosta sin dall’82, lamentava la passività,la mancanza di fiducia in se stesso del re (r. Wimpffen, 17febbraio 1882; SAW, P. A., XI/92, n. 10 B, cit.).

2258 Lo stesso Farini trovava che il re avrebbe dovuto muo-versi di più, visitare più spesso le caserme: egli peccava da unlato, mentre Vittorio Emanuele II aveva peccato «per il difettoapposto: voleva fare troppo» (Diario Farini, MRR, sub 14 feb-braio 1898. E sì che il Farini era di coloro per i quali valeva ilnihil de Principe.

2259 Nella Commemorazione del Lanza, dello Spaventa.2260 CAVALLINI, Op. cit., II, p. 202. Ne Le carte di G. Lanza,

X, p. 392, invece di «re» ci sono dei puntini.2261 Aveva visto bene il Jacini, quando rifiutava con sdegno i

primi sussurrii, già dopo Mentana, sulla necessità, per salvarel’Italia, di un colpo di Stato che abolisse lo Statuto e insedias-se la dittatura regia. Questo era un rimedio da maniscalco di

Storia d’Italia Einaudi 944

Page 218: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

campagna «il quale non sa far altro che recidere il membro am-malato, perché ignora l’arte di guarirlo, conservandolo intatto»,Sulle condizioni della cosa pubblica in Italia, cit., pp. 79-80.

2262 «... vous soupirez après la tranquillité. Je crois fort aisé del’obtenir; mais la conserver avec la liberté, voilà ce qui me paroîtdifficile... Le repos et la liberté me paroissent incompatibles; ilfaut opter» (Considérations sur le gouvernement de Pologne, c.I; Oeuvres complétes, ed. cit., p. 356).

2263 Minghetti a Robilant, lett. cit. del 30 dicembre 1882. Ecfr. anche la vera requisitoria dello Zanichelli contro i radicali(Studi politici e storici, cit., p. 175 sgg.).

2264 Cfr. CHIALA, Pagine di storia contemporanea, cit., III, p.411; e anche DE MOÜY, Op. cit., p. 225: si sentiva in lui uncerto disdegno da gran signore che nuoceva alla sua popolarità.

2265 «Io, signori, non faccio sentimentalismo di sorta in po-litica. Intendo di fare la politica degli interessi e della dignitàdel mio paese, ma all’infuori di questa, non sono legato né dapregiudizi né da sentimenti» (A. P., Camera, p. 16107). Pro-prio questa frase offrì motivo al Baccarini per accusare il Robi-lant di intendimenti reazionari (e l’accusa era cervellotica dav-vero): «se dovessi prendere alla lettera le sue impressioni, do-vrei dire che si rialza la bandiera sulla quale sta scritto Dieu etmon droit». Cfr. sull’episodio e le sue conseguenze, sino allarettifica del Finali, CHIALA, op. cit., III, pp. 420-22.

2266 Marselli a Robilant, 17 novembre 1873: «Il conte Man-zoni... mi diceva che nella diplomazia si sparla sempre di tutticoloro che chiamano intrusi ma che per Lei si fa un’eccezione»(AE, Carte Robilant).

2267 Artom a Nigra, 11 maggio 1871 (AE, Carte Nigra). In-vece, Francesco Giuseppe aveva fatto sapere al governo italia-no che avrebbe gradito la nomina del Robilant (CAPPELLI, 1.c. p. 391). A volerlo a Vienna, furono il Lanza e il ViscontiVenosta.

2268 L’Opinione, 22 giugno 1871 (La diplomazia italiana). Gliargomenti addotti erano due: la nessuna prova che si aveva del-le attitudini diplomatiche del Robilant, e l’ingiustizia che si sa-rebbe commessa promuovendo di colpo a ministro plenipoten-ziario di 1ª classe, anziché di seconda, un maggior generale. Lanomina avrebbe potuto sollevare malcontento nel corpo diplo-

Storia d’Italia Einaudi 945

Page 219: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

matico. È uno dei casi in cui è più agevole scorgere i legami frail Dina e l’Artom, giacché questi, in altra lettera al Nigra del 19giugno, osservava che con la nomina del Robilant non v’era piùalcun posto vacante nel ruolo diplomatico, ed era quindi im-possibile concedere alcune promozioni richieste. Privatamen-te poi il Dina trovava che quella nomina era «uno sproposito»(Carteggio politico di M. Castelli, II, p. 504).

2269 Così lo definisce il GIOLITTI (Memorie, cit., I, p, 20).2270 Il 31 maggio 1872 inviò improvvisamente le dimissioni

al re, all’insaputa dei colleghi di Ministero, perché, mentreegli rispondeva a Nicotera, alla Camera, la Destra non erastata abbastanza silenziosa, e perché trovava che la Destra glidimostrava malevolenza. Le ritirò poi, anche per le pressionidel Sella (cfr. Le carte di G. Lanza, cit., VIII, pp. 171-72).Il retroscena fu svelato al Fournier dal Visconti Venosta, chetracciò in quell’occasione un profilo del Lanza nel senso soprariferito. Lanza è un presidente del Consiglio «peu conciliantdans les détails de la vie» (r. Fournier, 6 giugno 1872, conf. n.24; AEP, C. P., Italie, t. 385, f. 131 sgg,).

2271 Cfr. SPAVENTA, La politica della Destra, cit., pp. 112-13e 127-28; G. MASSARI, Uomini di destra, Bari, 1934, pp. 115e 140; F. FIORENTINO, Ritratti storici e saggi critici, Firenze,1935, pp. 277-79. Indubbiamente eccessivo l’elogio del BOR-GHI, che egli fosse l’uomo di Stato più compiuto dell’Italia do-po il Cavour, benché a gran distanza dal Cavour, Ritratti e Pro-fili di contemporanei, I, (Opere, IV), Firenze, 1935, p. 414.

2272 «Bisogna collocarsi sopra un buon terreno, stabilire buo-ni accordi di vicinato, e poi se il vicino non vuole trattare, peg-gio per Lui. Noi rimarremo tranquilli senza molestarlo ed at-tenderemo che al vicino ritorni la calma e colla calma l’uso del-la ragione. Tutta la difficoltà sta nel fare persuaso il popolo ro-mano e la maggioranza del Parlamento essere questa la linea po-litica da seguire» a Gabrio Casati, 27 ottobre 1870, in QUIN-TAVALLE, La conciliazione fra l’Italia ed il Papato..., cit., p. 587.

2273 I moderati di Napoli consideravano il Sella per un mini-stro puramente e semplicemente di Sinistra (La Perseveranza,29 aprile 1871). Cfr. anche PETRUCCELLI DLLA GATTINA,Storia d’Italia, cit., p. 158. Secondo il GIOLITTI (Memorie),cit., I, 35, nel 1873 il Perazzi aveva consigliato al Sella di passa-

Storia d’Italia Einaudi 946

Page 220: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

re alla Sinistra, dato ch’egli rappresentava idee più avanzate delresto della Destra ecc.

2274 Minghetti mentore e Visconti Venosta allievo: così lidefinisce il ministro austro-ungarico a Firenze, Kübeck (l. p.Kübeck al Beust, 23 dicembre 1870; SAW, P. A., XI/76; e giànella 1. 12 novembre cit.).

2275 Basti l’esempio narrato dal Giolitti: il quale, durante lediscussioni parlamentari, stava in tribuna, pronto ad accorre-re ad un segnale del Minghetti, presidente del Consiglio e mi-nistro delle finanze (un foglio rosso alzato), nel suo studio dipresidente; al Minghetti forniva allora i dati tecnici necessari, esu di essi il Minghetti, rientrato in aula, svolgeva subito un beldiscorso (op. cit., I, pp. 21-22).

2276 Il giudizio del Bacchelli sul Minghetti: «lo statista forsemeno energico ma più sensibile fra quelli del Risorgimento»(Il Diavolo di Pontelungo, p. 265), per la parte negativa ha ilsuffragio quanto mai autorevole e più spicciativo e icastico delconte di Cavour stesso. Ercole Oldofredi, che del Cavour erastato intimo, scriveva al Nigra, il 14 giugno 1875: «Il Minghettiè uomo di maggior talento [del Farini] ma si destreggia troppo,e poi, come diceva Cavour, al a nen d’c... [ non ha c... ]. Aparole, colla facile parlantina vince tutti: a fatti gli tremano ipolsi» (ARCH. DE VECCHI).

2277 Parte della stampa francese lo battezzò «prussofilo» egli fu avversa, quando costituì nel ’73 il suo ultimo ministero(LUZZATTI, Memorie, cit., I, p. 361).

2278 Fin alla Camera indulgeva alle attrattive mondane: cfr.l’episodio narrato dal FALDELLA, Il paese di Montecitorio, cit.,p. 234.

2279 Cfr. PETRUCCELLI DELLA GATTINA, Storia d’Italia,cit., pp. 177-78; LIPPARINI, Minghetti, cit., I, p. 254.

2280 Questo europeismo culturale del Minghetti, che lo facevasimile agli Italiani cari a Federico il Grande, è quel che piùcolpisce il Ranke, nel suo colloquio con lo statista bologneseil 26 settembre 1873, a Berlino (Tagebuchblätter, in SämtlicheWerke, 53/54, Lipsia, 1890, p. 599). Cfr. L. BIANCHI,Una visita di Minghetti a Ranke, in L’Arduo, gennaio-dicembre1923, pp. 156-57.

Storia d’Italia Einaudi 947

Page 221: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

2281 BORGHI, Ritratti e profili di contemporanei, cit., I, pp.289-291.

2282 Il 22 ottobre 1870, in un momento di contrasti grossiin seno al Ministero per la questione del trasferimento dellacapitale a Roma, il Minghetti scriveva al Visconti: «Tu devirestare al Ministero ed imporre le tue opinioni agli altri. Vorreiche la facessi un poco alla Bismarck» (ARCH. VISCONTIVENOSTA). Era proprio ciò che il valtellinese non avrebbe maifatto, ed era incapace di fare!

2283 GUICCIOLI, op. cit., I, pp. 267-68 (una variante in LUZ-ZATTI, Memorie, cit., I, pp. 306-307). Non sarà inutile avver-tire che il lavoro del Guiccioli fu corretto nel cap. VIII e nelcap. IX del I vol. (sugli eventi dell’estate 1870), rimpastatodal Guiccioli «tenendo conto delle conversazioni avute insiemee di nuovi schiarimenti fornitimi dal Malvano circa ai negozia-ti Vitzthum» (Guiccioli a Visconti Venosta, 2 marzo 1885, in-viandogli nuovamente il manoscritto, ora ritoccato; ARCH. VI-SCONTI VENOSTA). Circa le pressioni del re sul Sella «minac-ce lusinghe promesse appena credibili. Ingiurie», cfr. gli ap-punti del Sella stesso pubbl. da P. SELLA, Quintino Sella nel-l’Agosto del 1870, Milano, 1928 p. 3. Da questi appunti risultaanche che il 30 luglio il Consiglio dei ministri aveva deciso l’in-tervento a lato della Francia. Solo Sella e Covone avevano vo-tato contro. Sella s’era dimesso all’istante: allora, s’era sospesaogni cosa, non registrando neppure la deliberazione, dichiaran-dosi se ne sarebbe riparlato (p. 4). Secondo il Guiccioli (I, p.277) si sarebbe trattato di «mediazione armata dell’Italia», nonancora di un intervento aperto a fianco della Francia.

2284 ROTHAN, L’Allemagne et l’Italie, II, p. 80; E. BOUR-GEOIS-E. CLERMONT, Rome et Napoléon III, Parigi, 1907,pp. 332 e 334; COGNASSO, Vittorio Emanuele II, cit., p.367. Vittorio Emanuele lo ripeté al de Launay„ ancora nel ’71:«Nous l’avons échappé belle» l. p. n. 2 de Launay al ViscontiVenosta, 10 febbraio 1873 (ARCH. VISCONTI VENOSTA).

2285 Il re, Cialdini, Menabrea e altri erano infatti sicuri dellavittoria francese sino al 6 agosto (GUICCIOLI, Op. cit., I,pp. 259 e 286). Nel prevedere la vittoria della Prussia eranopochissimi: Sella, Marselli, Bonfadini e pare anche Luzzatti(LUZZATTI, Memorie, I, p, 307), Il bello si è che dopo il VentiSettembre Vittorio Emanuele rimproverò Sella di non averlosaputo persuadere in tempo della vittoria tedesca; «i avriô pôdú

Storia d’Italia Einaudi 948

Page 222: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

ranché quaich cosa!». Sella ne fu molto colpito, e disse di avercompreso solo allora quale differenza corresse tra il modo diconcepire del re ed il suo (P. SELLA, op. cit., p. 6)

2286 TAVALLINI, Op. Cit., II, pp. 40-41; CASTAGNOLA,Diario, p. 33; CADORNA, La liberazione di Roma, cit., p, 37.

2287 «Questa missione di Vimercati [a Metz, agosto 1870] eb-be luogo a mia insaputa e dei Ministri tutti e dietro le nostrespalle», l. p. Visconti Venosta al Nigra, 30 luglio 1893 (ARCH.VISCONTI VENOSTA). Secondo il Visconti Venosta, VittorioEmanuele per scendere in guerra a fianco della Francia, volevaRoma «... forte di una concessione [di Napoleone III] il Re siimpegna ad ottenere il consenso dei Ministri e, se non l’ottiene,a mandarli a casa, per la quale eventualità egli ha già un Mini-stero fatto, che sarebbe stato, suppongo, un Ministero Cialdi-ni o Menabrea». Quanto al Nigra, egli non vide né volle vede-re il progetto di trattato portato da Vimercati a Metz: «Rima-si estraneo a tutto quel negoziato che prevedevo inconcludibi-le» (Nigra a Visconti Venosta, 30 aprile 1885; ib.). E cfr. giàil tel. del 14 luglio del re al Visconti Venosta: «dans cette gra-ve question... je ne voudrais pas me trouver embarrassé par desobstacles ministériels» (in MAYOR DES PLANCHES, l. c., p.351).

Invece, le trattative svoltesi durante il ministero Menabrea,nel 1868-69, il Visconti Venosta le aveva approvate pienamente:questo gli obbiettò il Vimercati, rispondendo ad un rimproverodi «colpevole leggerezza» mossogli dal Visconti Venosta (l. p.Vimercati a Visconti Venosta, 29 agosto 1870; ARCH. CASAREALE, Corrispondenza Vimercati).

2288 Lamentando col fratello Giovanni, il 18 aprile 1878, leindiscrezioni del principe Napoleone e del duca di Gramontsugli eventi dell’estate 1870, il Visconti Venosta osservava cheesse «pongono in una situazione abbastanza spiacevole me ei miei colleghi del Ministero del 1870. Infatti noi potremmofacilmente mettere affatto in chiaro la nostra condotta, mabisognerebbe scoprire il re Vittoria Emanuele e gli imbrogliche ci faceva dietro le spalle e che eravamo costretti fino a uncerto punto, a tollerare, salvo poi il ripararvi colle resistenzenostre e del Parlamento. Se appena dunque sarà possibile, ioconsiglierei di tacere» (ARCH. VISCONTI VENOSTA). Sempresugli stessi eventi in una lettera ad uno svizzero [Chenevrièredi Ginevra] s. d. [1895] a proposito del chiasso fatto in

Storia d’Italia Einaudi 949

Page 223: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

Svizzera dalla pubblicazione del Nigra, Ricordi diplomatici, ilVisconti Venosta diceva di aver taciuto per non aggravare lapolemica «et parce que je n’aurais pû donner aux évènementsleur véritable physionomie sans toucher à un point délicat, sansmettre en scène la personne du Roi et les relations entre le Roiet ses Ministres. Je crois qu’il y a des devoirs qui survivent auxfonctions qu’on a remplies» (ib.).

2289 «L’impératrice nous déteste et nous en donnera ainsi unnouveau témoignage» (recandosi a Baden e rimanendo così as-sente da Berlino, al momento dell’arrivo di Vittorio Emanuele)l. p. de Launay, 3 settembre 1873 (AE, Ris., 10).

2290 Quando il figlio Amedeo rinunciò alla corona di Spagna,Vittorio Emanuele telegrafò al Visconti Venosta da Napoli, il12 febbraio ’73: «Tutto ciò non mi insegna nulla di nuovo mami persuade sempre di più che viviamo in un mondo cattivo»(ACR, Carte Visconti Venosta, pacco 6, fase. 10/C).

2291 Questa giusta fierezza c’era, fuori dubbio. Cfr. la lett. adErminia Chisolfi, del 21 settembre 1870: «... la grande operafu compiuta, il sogno dei secoli verificato. Sappiano gli italianimantenersi degni delle loro glorie, delle loro fortune». Parla digiorno «solenne per la Patria nostra»: e la sua anima è calmae la mente serena (in MONTI, Vittorio Emanuele II, cit., p.385, e cfr. A. M. GHISALBERTI, Introduzione alla storia delRisorgimento, Roma, 1942, p. 81, n. 1).

2292 R. BALLERINI, Pio IX, Vittorio Emanuele II e NapoleoneIII. Ricordo storico del 1859-60, nella Civiltà Cattolica, serie 14,vol. III, 3 e 17 agosto 1889, pp. 266 e 414.

2293 Cfr. la lettera di Vittorio Emanuele a Pio IX, il 13 febbra-io 1852, in P. PIRRI S. J., Pio IX e Vittorio Emanuele II dal lorocarteggio privato, I, cit., p. 95. Questo importante volume do-cumenta bene come la politica ecclesiastica dei ministeri d’Aze-glio e Cavour fosse seguita contro voglia dal re: cfr. soprattut-to la lettera del re al Papa del 9 febbraio 1855, con il poscrittoche è veramente uno strabiliante documento (p. 157).

Per il cattolicesimo superstizioso del re e il suo timore difronte al pensiero dei possibili castighi divini, cfr. H. D’IDE-VILLE, Victor Emmanuel, sa vie, sa mort. Souvenirs personnels,Parigi-Bruxelles, 1878, pp. 25, 27, 74, 77 n. 4; per i rimorsi,Rattazzi et son temps, II, p. 384. E cfr. anche l’aneddoto nar-rato dalla regina Margherita al FARINI, Diario, cit., I, p. 91.

Storia d’Italia Einaudi 950

Page 224: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

Pettegolezzi; ma che trovano conferma – come atteggiamentogenerale – nei documenti e nei fatti.

2294 l. p. Fournier a Rémusat, 7 dicembre 1872 (AEP, C. P.,Italie, t. 386, f. n. ma tra i ff. 189 e 190): «Le Pape parle duRoi d’Italie, le ‘povero Vittorio’ en termes toujours affectuex etdit presque qu il ne pouvait pas faire autrement qu’il n’a fait.Ils sont en plus fréquente correspondance qu’on ne le suppose,et le commandeur Aghemo, secrétaire du Roi, voit souvent leCardinal Antonelli». Stesse dichiarazioni da parte del ministrodi Portogallo presso la S. Sede, conte Thomar, all’Oldoini, nel-l’estate 1871: «Sua Santità parla sempre con affetto del re per-sonalmente» (r. Oldoini, conf., 25 luglio 1871, n. 145). Ancoranel 1877 l’Aghemo, che era infine riuscito a farsi ricevere dallostesso Pontefice, dichiarava all’amb. d’Austria che Pio IX «n’é-tait pas aigri contre le Roi («Il est trop italien pour cela»)» (r.Haymerle, conf., 3 marzo 1877, n. 12 C; SAW, P. A., XI/85).

2295 Così Vittorio Emanuele al ministro di Francia, Fournier,nella prima udienza (r. Fournier, conf., 26 marzo 1872, n. 2;AEP, C. P. Italie, t. 384, ff. 273-273 v.). Ivi: «Il [le St. Père]a aussi des mauvaises têtes qui l’entourent: il y a des mauvaisestêtes de toutes les couleurs». Perciò, il re faceva pregar Pio IXche lo avvertisse, ogni qualvolta avesse un servigio personale dachiedergli; e di fatto intervenne più volte per aggiustar faccendeche stavano a cuore a Pio IX, anche se non erano faccende dirilievo politico (r. Haymerle, sopra cit.; e LUMBROSO, VittorioEmanuele II e Pio IX..., cit., ne La Tribuna, 11 settembre 1911).Cfr. MASSARI, op. cit., p. 538 sgg. e qui appresso.

2296 Nel ’73 p. es., egli pregò il ministro degli Esteri dievitargli l’incontro con lo scià dì Persia, che aveva espresso ildesiderio di salutarlo a Torino nell’estate: in quella stagione eglivoleva dedicarsi alle sue dilettissime battute di caccia (tel. delcapo-gabinetto Aghemo al Visconti Venosta, 24 giugno 1873;ACR, Carte Visconti Venosta, pacco 6, fast. 10/G). E anchedi fronte al ben più grave problema del viaggio a Vienna ea Berlino, egli dapprima aveva preso tempo, dichiarando diaver assoluto bisogno di passare alcune settimane sulle Alpi.(Minghetti al principe Umberto, 5 agosto ’73; t. e d. ViscontiVenosta a Robilant, 10 e 28 giugno ’73; BCB, Carte Minghetti,cart. 36 h).

2297 Nel luglio 1871 l’intendimento di Vittorio Emanuelesembra soprattutto quello, dichiarando al Castelli, di sorveglia-

Storia d’Italia Einaudi 951

Page 225: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

re l’andamento dei partiti, dato che l’andata a Roma avreb-be dovuto portare ad un lavorio di trasformazione dei partiti:quindi, problemi di politica interna (Carteggio di M. Castelli,cit., II, pp. 510-511).

2298 Del tutto erroneo è però quanto si afferma in Rattazzi etson temps, II, p. 408, dove si dice, riferendosi al febbraio del’71, che il re è anche indirettamente ministro della Guerra nonavendo Govone né autorità né iniziativa. Sta di fatto che daparecchi mesi ministro della Guerra era il Ricotti, succedutoal Govone, che si era dimesso sin dal 6 settembre 1870 (Lecarte di G. Lanza, cit., VI, p. 71); e che la nomina del Ricottiil 7 settembre, aveva sollevate le ire di Vittorio Emanuele, cheavrebbe voluto il gen. Bertolè Viale (CASTAGNOLA, Diario,p. 33). È un pasticcio di M.me Rattazzi, che parla ancora,nel febbraio del ’71, di rapporti diretti tra Vittorio Emanuelee Napoleone III (p. 407)!

2299 È il giudizio dello Artom, che ne poteva parlare (E.ARTOM, op. cit. p. 222).

2300 Cfr. su questo fini osservazioni in QUILICI, La borghesia,italiana, cit., p. 332 sgg. La monarchia sabauda dovetteaccettare il regime «parlamentare» perché vinta nel ’48-49: H.MC GAW SMYTH, Piedmont and Prussia: The Influence of theCampaigns of 1848-1849 on the Constitutional Development ofItaly, in The American Historical Review, LV, aprile 1950, p.479 sgg.

2301 «Il re nomina e revoca i suoi ministri». Cfr. COGNAS-SO, op cit., p. 374. Ed è preziosa, al riguardo, la dichiarazio-ne del re a Silvio Spaventa, nel dicembre 1862: «Hai avuto tor-to di credere che io volessi formare un governo al di fuori delParlamento: in ogni modo, non sarebbe stata una cosa così in-costituzionale, come può parere a primo aspetto» (SPAVENTA,Lettere politiche 1861-1893, cit., p. 43).

2302 OMODEO, L’opera politica del conte di Cavour, cit., II, p.75.

2303 D’IDEVILLE, Victor Emmanuel, cit., p. 86; COGNASSO,op. cit., pp. 80 sgg., 370-71.

2304 Thiers si rivolgeva al re, tramite il Visconti Venosta,quando c’erano lagnanze del Papa a carico del governo italiano(THIERS, Notes et souvenirs, 1870-1873, Parigi, 1903, p. 377).

Storia d’Italia Einaudi 952

Page 226: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

Per rapporti col Pontefice, MONTI, Vittorio Emanuele II, cit.,p. 374 sgg., 390 sgg. Uno scambio di lett. fra il Papa e ilre avvenne nel settembre 1871: lo comunicò lo stesso Pio IXall’amb. di Francia, d’Harcourt (r. d’Harcourt, 27 settembre, n.60; AEP, C. P., Rome, t. 1052, f. 287. Pio IX scrisse a VittorioEmanuele ch’egli aveva voluto far di Roma la capitale dell’Italiae ne aveva fatto solo la capitale del disordine e dell’empietà:la risposta del re fu rispettosa e deferente). L’anno appressoaltra lett. di Pio IX a Vittorio Emanuele, e risposta evasivadi questi (r. Bourgoing, 22 settembre 1872, s. n.; ib., ib., t.1056, f. 44 v.).. Altra lettera del re a lui Pio IX fa vedereal conte Campello della Spina (Op. cit., p. 130). In attesadel terzo volume dell’opera cit. del p. Pirri, cfr. ancheil LUMBROSO, Vittorio Emanuele e Pio IX. Il loro carteggioinedito, ne La Tribuna, 6 e 11 settembre 1911, cit., tenendopresenti le riserve del p. Pirri (Op. cit., I, p. VI). ComeVittorio Emanuele seguisse attentamente tutto ciò che si riferivaalla Santa Sede, risulta anche dalla lettera del suo capo digabinetto, Aghemo, al Visconti Venosta, il 21 gennaio 1874:«... ora debbo pur constatarle quanto la M. S. abbia trovatodi sua pienissima soddisfazione e quanto abbia approvato iltenore della Circolare emanata dalla E. V. ai Regi Agenti sullaquestione del Conclave» (ACR, Carte Visconti Venosta, pacco8, fasc. 5).

2305 Il conte di Barral comunicava direttamente con lui, e avoce e per iscritto, oltre che col governo (l. p. Barral a Viscon-ti Venosta, 13 marzo 1872; ACR, Carte Visconti Venosta, pac-co 5,. fasc. 1; ivi e anche f. 4 altre ll. pp. Barral a Visconti Ve-nosta); ed era Vittorio Emanuele ad avvertire talora il ViscontiVenosta (così, t. 19 giugno 1872, da Firenze: «La prevengo chegli affari di Spagna vanno al gran diavolo») e a dar le direttivegenerali: nell’agosto 1872, dopo l’attentato al figlio e di frontealla gravità della situazione, espostagli a voce dal de Barral Vit-torio Emanuele crede «qu’il faut pousser l’expérience jusqu àbout» e pensar all’abdicazione solo dopo «avoir épuisé tous lesmoyens de gouverner, et devant l’impossibilité absolue d’allerplus loin» (Barral a Visconti Venosta, 18 agosto 1872; ib., ib.,pacco 5, fasc. 4). Al momento dell’abdicazione, il 12 febbra-io ’73, Vittorio Emanuele telegrafò al Vimercati a Parigi «tout amarché si vite qu’il m’a été impossible arrêter cours des évène-ments...» (ARCH. CASA REALE, Corrispondenza Vimercati e v.

Storia d’Italia Einaudi 953

Page 227: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

anche in genere Carte Vittorio Emanuele II, bb. 32-35, 37). Peril tel. del 12 febbraio, anche MASSARI, Op. cit., p. 545.

2306 Così, per sollecitare la riforma giudiziaria in Egitto «ondefavorire i sudditi italiani in Egitto» (tt. al Visconti Venosta,.28 giugno 1872 e 20 aprile 1875; ACR, Carte Visconti Venosta,pacco 5, fasc. 10 q e pacco 9, fasc. 9 e). Naturalmente venivanosottoposte all’approvazione di Vittorio Emanuele le nominedei rappresentanti all’estero: così, il 30 marzo 1875 l’Aghemocomunicava al Visconti Venosta che il re approva le nominedi Greppi a Madrid e di Corti a Costantinopoli, che desidera, ocontemporaneamente o in epoca prossima, la nomina a ministro– con destinazione all’estero – del Tornielli, e che si trovi mododi non danneggiare possibilmente nella carriera il marcheseMigliorati (ACR, Carte Visconti Venosta, pacco 9, fasc. 4). Lanomina del Greppi fu approvata dal Consiglio dei ministri l’11aprile (quella del Corti non figura); la promozione del Tornielli,con il Maffei, a ministro plenipotenziario, invece avvenne soloil 17 marzo 1876 (Verbali delle deliberazioni del Consiglio deiMinistri; ACR, vol. II, pp. 215 e 252). Tale fu anche laconsuetudine con Umberto I: per la nomina di Menabrea aLondra e di Nigra a Parigi, nel 1882, cfr. tt. Mancini a UmbertoI, s. d., e Umberto I a Mancini, 6 novembre (MRR, CarteMancini, b. 638, fasc. 5/6 e 7).

2307 Cfr. già SALVEMINI, La politica estera della Destra, l. c.,1924, p. 368.

2308 Quando decise, dopo molte esitazioni, di recarsi a Viennae a Berlino nel settembre del ’73, per presentarsi ad un anticonemico quale era Francesco Giuseppe, il re si appoggiò aivincoli di parentela fra le due dinastie (Ricordi di M. Castelli,cit., p. 274).

2309 Cfr. SANDONÀ, Op. cit., I, p. 113. Wimpffen potevariferire che «le Roi partage en tous points Votre opinion et lesarguments développés dans cette lettre» (l. p. Wimpffen, 7giugno ’74; SAW, P. A., XI/82). A Vienna si fu, logicamente,molto soddisfatti (l. p. Robilant a Visconti Venosta, 28 giugno1874; ARCH. VISCONTI VENOSTA). Cfr. anche SALVEMINI,La politica estera della Destra, l. c., 1925, p. 190; per il convegnodi Venezia, anche p. 189. Le parole del re erano state «press’apoco analoghe» a quelle del Visconti Venosta (l. Robilant, cit.;anche l. p. Wimpffen, 13 giugno, l. c.). In realtà, il re – almeno

Storia d’Italia Einaudi 954

Page 228: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

secondo l’Aghemo – era andato più in là, con l’approvazionedei concetti Andràssy.

A proposito di questo documento di fondamentale impor-tanza per i rapporti austro-italiani, non sarà fuor d’opera osser-vare che esso fu inizialmente ignorato, dopo l’avvento della Si-nistra al potere, sia dal Melegari ministro, sia dal Tornielli se-gretario generale (che pure nel 1874 era direttore della divisio-ne politica alla Consulta), mentre il Wimpffen ne aveva parlatosubito al Melegari «come della base sulla quale si era stabilitala riconciliazione fra le due Monarchie». (E più volte poi s’eraaccennato, da parte austriaca, ad esso, come approvato ancheda Vittorio Emanuele II, cfr. SANDONÀ, Op. cit., I, p. 126:un richiamo ad esso era fatto, per es., dal Gravenegg al Melega-ri, nell’ottobre 1876: r. Gravenegg, 14 ottobre, n. 75 A; SAW,P. A., XI/84.) Copia della nota fu trovata dal Tornielli «pochigiorni dopo aprendo un buvard rimasto sul tavolo di lavoro delmio predecessore» [Artom]: più tardi, il Tornielli chiese al Ro-bilant se la lettera dell’Andràssy così trovata, in data 24 maggio1874, e di cui gli inviava copia, fosse «la stessa cosa che la notaa cui ora il Gabinetto di Vienna si riferisce». Questo fu il mo-do con cui il Melegari e il Tornielli conobbero la nota Andràs-sy, senza però che risultasse loro nulla dell’adesione del re e delVisconti Venosta (l. p. Tornielli a Robilant, 10 novembre 1876;AE, Carte Robilant).

2310 Poiché l’imperatore non aveva ancora restituito la visi-ta a Vittorio Emanuele, creando «una situazione per noi po-co lusinghiera», il Robilant aveva creduto necessario «mante-ner un contegno marcatamente freddo non solo col conte An-dràssy ma anche a riguardo dell’Imperatore. Vi confesso peròche temo assai questa mia tattica abbia servito a poco, poichéil Re deve essersi espresso coll’addetto militare austriaco a Ro-ma in termini sì calorosamente amichevoli per l’Imperatore, chequesti ha molto probabilmente dovuto persuadersi, che l’Augu-sto Nostro Sovrano non gli tiene affatto il broncio per la scor-tesia ch’Egli sta usandogli» (l. p. Robilant al Visconti Venosta,4 marzo 1875; ARCH. VISCONTI VENOSTA).

2311 Il pp. Robilant a Visconti Venosta, 7 marzo 1875, eVisconti Venosta al fratello Giovanni, 14 marzo (ARCH. VI-SCONTI VENOSTA). Lo conferma l’Andràssy al Kàrolyi, amb.a Berlino, l. p. 21 marzo, SAW, P, A., III/112. Cfr. MASSARI,Op. cit., p. 575.

Storia d’Italia Einaudi 955

Page 229: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

2312 Ricevendo, il 6 febbraio 1877, il nuovo ambasciatoreaustro-ungarico, Haymerle, Vittorio Emanuele «en me voyantentrer et sans me laisser le temps de prendre la parole, metendit la main et me dit à peu près textuellement: ‘ je suis biencontent que l’Empereur vous ait nommé son Ambassadeur; jetien tant à l’amitié de l’Empereur; je l’aime; Il a été si bonpour moi; je n’oublierai pas l’acte généreux de Venise, j ’aidit à l’Empereur que difficilement j’en aurais fait autant. J’aidonné ma parole à l’Empereur que je suis et resterai son ami;je ne manquerai pas à ma parole ’ (cette phrase fut répétéedans le courant de l’entretien)» (r. Haymerle, 6 febbraio 1877;SAW, P. A., XI /85, n. 9 A. Cfr. SANDONÀ, Op. cit., I, p.I43). Dichiarazioni quasi identiche il re aveva fatte all’incaricatod’affari Gravenegg: ricordo gratissimo di Venezia; amiciziafedele a Francesco Giuseppe; volontà di allontanare ogni causadi perturbamento nei rapporti fra le due nazioni (r. Gravenegg,31 dicembre 1876; SAW. P, A., XI/84, n. 107).

2313 AE, Carte Robilant. La versione del Bertolè Viale è pie-namente conforme a quella data dall’Andràssy nel suo dispac-cio del 14 settembre 1879 all’incaricato d’affari a Roma, prin-cipe Wrede: «Le Roi Victor Emmanuel en a eu connaissance[della nota 24 maggio ’74] et Sa Majesté a daigné approuver mamanière de voir, en m’autorisant à m’adresser directement à El-le en tout ce qui concerne ces questions» (in SANDONÀ, Op.cit., l. p. 259). E Cfr. infatti la comunicazione del Wrede alMaffei, segretario generale agli Esteri, il 18 settembre: t. Maffeia Cairoli, 19 settembre 1879 (e altro al Robilant in AE) in RO-SI, L’Italia odierna, vol. II, t. III, cit., p. 1880 e anche I Cairoli,cit., II, pp. 17-19. Il Sandonà, che si era accorto, dai documen-ti, dell’esistenza di relazioni dirette fra il re e il governo austria-co a mezzo dell’Aghemo – senza dar loro, a dir vero, molta im-portanza – si chiedeva a chi risalisse l’iniziativa di questo canalediretto (ib., p. 259, n. 2). Il dubbio è ora risolto.

2314 Cfr. anche i tt. Cairoli a Umberto I, 1° ottobre, e Um-berto I a Cairoli, 4 ottobre 1879 (AE, tel. a Sua Maestà, n.204-205). Umberto dichiara: «Haymerle... ha detto a me leidentiche cose che espresse nell’abboccamento con Lei. Accen-nò alla lettera di Andràssy a Wimpffen, aggiungendo che, poi-ché il Maffei non ne aveva accettato copia, egli l’aveva reca-ta con sé onde io ne avessi esattamente conoscenza; insistendoperché io l’avessi ritenuta, chiedendomi che mi avessi pronun-

Storia d’Italia Einaudi 956

Page 230: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

ciato esplicitamente riguardo alla nota Wimpffen, dicendo checome erano conosciuti i sentimenti personali di Vittorio Ema-nuele, desiderabile che mi avessi pronunciato nello stesso sen-so, naturalmente dichiarandomi perfettamente informato (let-tera Andràssy), neppure volli accettarne lettura. Riguardo al-l’altra Nota, ho risposto amabilmente che, senza entrare nelleragioni che l’avrebbero fatta accettare in quell’epoca, non ve-deva perché mi si chiederebbe di pronunciarmi in quel senso,vedendo in ciò, stante i nostri buoni rapporti, certa diffiden-za. Dall’impressione generale avuta da Haymerle, potei scor-gere sentimenti di diffidenza marcata». I documenti austriacia cui Umberto I qui accenna, in modo alquanto confuso, sonodue: uno, è la celebre nota Andràssy a Wimpffen del 24 maggio1874; l’altra, è la lettera dell’Andràssy all’inc. d’affari, principeWrede, intorno all’incidente provocato dalla pubbl. delle Ita-licae res, del colonnello Haymerle. Questa è la comunicazioneche il Wrede fa al Maffei, e di cui il Maffei dichiara di non vo-ler ricevere copia, per non dar altro seguito all’incidente stesso,(cfr. ROSI, op. cit., vol. II, t. III, pp. 1877 sgg. e soprattutto p.1880; SANDONÀ, I, pp. 258-61).

Nel colloquio Cairoli-Haymerle (su cui t. Cairoli ad Umber-to I, 1° ottobre 1879; AE, tel. a Sua Maestà, n. 204), Cairo-li aveva dichiarato di ignorare la nota Andràssy del maggio ’74:ma questo sembra essere soltanto un modo di evitare di entrarnel merito mentre l’esistenza del documento doveva esser notaal Cairoli: (cfr. t. Cairoli a Maffei, 20 settembre 1879, in ROSI,l. c.; p. 1881).

2315 Il bello si è che il Cairoli, allora presidente del Consiglio,sembrava non credere all’impegno preso da Vittorio EmanueleII «grande anche per lo scrupoloso rispetto delle forme costi-tuzionali [!] e delle manifestazioni del sentimento nazionale»(t. Cairoli a Maffei, 20 settembre ’79, in ROSI, L’Italia odier-na, cit., p. 1881, – trasmesso al Robilant dal Maffei, in AE). Èproprio vero che il Cairoli era un candido uomo! Troppo piùintelligente, il Crispi non si nascondeva che l’intervento del rein questioni estere poteva sembrare censurabile; lo difendeva,in base alla necessità della tradizione in politica estera, supe-riore ai mutamenti di Ministero; ma richiedeva che la volontàdel re non si esprimesse se non con l’intervento del ministeroresponsabile – proprio il contrario di quel che faceva VittorioEmanuele (Scritti e discorsi politici, cit., p. 660-61).

Storia d’Italia Einaudi 957

Page 231: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

2316 Nigra a Robilant, 9 agosto 1886 (AE, Carte Robilant;ARCH. DE VECCHI). Cfr. CHIALA, Op. cit., III, p. 475, n.1, dove sono testualmente riferite le parole del Nigra, designatocome «il più illustre fra i nostri diplomatici».

2317 Al Melegari, che il 18 giugno 1877 lo informava dell’e-sito di un dispaccio al Cialdini sulla crisi francese del 16 mag-gio, Vittorio Emanuele rispose seccamente: «Non conoscendoquali sono le istruzioni che Vous données au général Cialdini,que j’aurais désiré connaître, La prego di Vous expliquer plusclairement. Tanti saluti» (19 giugno; AE, tel. a Sua Maestà, n.35).

2318 ARCH. CASA REALE, Carte Vittorio Emanuele II, b. 38.Di fatto, da allora c’è una serie notevole di rr. de Launay e Me-nabrea soprattutto, ma anche di Robilant al re (ib., bb. 38, 39,40, 41). Alcuni di essi si trovano anche in AE, Carte Robilant:così il r., stringato, ma chiaro ed acuto, che il Robilant mandò aVittorio Emanuele il 26 gennaio 1877, sull’insieme dei rappor-ti italo-austriaci (cfr. qui appresso). A mezzo dell’Aghemo, ilre espresse in modo assai marcato la sua soddisfazione, invitan-do il conte a «ripetere queste così utili informazioni politiche»(Aghemo a Robilant, 8 febbraio ’77). Altro, ma più breve e me-no importante rapporto del Robilant seguì il 10 febbraio. Fi-nalmente, il 23 dicembre il Robilant avvertiva telegraficamentel’Aghemo – in pari tempo che il Ministero – della pubblicazio-ne nella Neue Freie Presse delle presunte dichiarazioni András-sy alla delegazione cisleitana (se continuasse il movimento irre-dentistico in Italia, l’Austria passerebbe all’offensiva e si pren-derebbe il Quadrilatero. Smentita ufficiosa della Wiener Zei-tung il giorno dopo: cfr. SANDONÀ, Op. cit.. I, pp. 170-71).Sempre a mezzo Aghemo, il re rispose telegraficamente, il 24dicembre, da Torino: «Tachez aller chez Andràssy dites lui quele Roi s’il [sic!] s’est montré très offensé de ce dont la Nouvel-le Presse vient de pubblier parce que c’est un acte de défiancecomplete à la parole que le Roi a donnée à l’Empereur. Diteslui en méme temps que si imprime des articles semblables enAustriche il ne doít pas s’étonner des polémiques qui peuventnaître» (per questo tel. seguo il testo dell’AE). Quanto al Me-nabrea, il 19 dicembre del ’77 telegrafava al re sulla questioned’Oriente, annunziando anche un rapporto (ACR Carte Depre-tis, serie 1ª, b. 22, fasc. 69).

Storia d’Italia Einaudi 958

Page 232: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

2319 La lett. di Mac Mahon al re, in data 29 giugno 1876, furecata da un ufficiale di ordinanza del maresciallo (l’ambascia-ta di Francia non era al corrente della cosa); Vittorio Emanue-le telegrafò a Mac Mahon il 17 luglio, inviando anche a Parigi(il 28 luglio) il prefetto di palazzo, Panissera, che parlò col ma-resciallo. Questi il 18 rispose al re di accettare «avec résigna-tion» Cialdini (ARCH. CASA REALE, Carte. Vittorio EmanueleII, bb. 38 e 39).

2320 t. Vitt. Emanuele (da Napoli) a Depretis, 1° febbraio1877 (ACR, Carte Depretis, serie I, b. 24, fasc. 85).

2321 t. Vitt. Emanuele a Depretis, 4 novembre ’77; e cfr. t.Aghemo – a nome del re – a Depretis, 7 novembre, e t. Depretisa Aghemo, 10 novembre (ib., ib., b. 24, fasc. 84). Di fatto, fusulla questione delle convenzioni ferroviarie che lo Zanardelli sidimise da ministro dei Lavori Pubblici l’11 novembre, Depretisassumendosi l’interim.

2322 tt. Aghemo – a nome del re – a Depretis, 22 e 23dicembre ’77 (ib., ib., b. 24, fasc. 85).

2323 t. Vitt. Emanuele a Depretis, 22 giugno ’77 (ib., ib., b.24, fasc. 85).

2324 t. Vitt. Emanuele a Depretis, 21 giugno ’77 (ib., ib., b.24, fasc. 85). Altra volta, il ministro dell’Interno era andato aNapoli a conferire (t. Vitt. Emanuele a Depretis, 3 febbraio’77, ib., ib., b. 24, fasc. 85).

2325 tt. Depretis a Vitt. Emanuele, 21 aprile 1876, e all’Aghe-mo, 10 novembre 1877, ib., ib., b. 24, fasc. 85 e 84.

2326 t. Vitt. Emanuele a Depretis, 3 febbraio ’77 (ib., ib., b.24, fasc. 85).

2327 t. Vitt. Em., 4 febbraio (ib., ib., b. 24, fasc. 85).2328 t. Depretis al re, senza data (ib., ib., b. 24 fasc. 85).2329 Scriveva il Castelli al Vimercati, il 29 aprile 1875 che «a

quest’ora egli [il re] può tutto quello che vuole, l’opinione pub-blica lo mette al disopra di tutto, e di tutti» (ARCH. CASA REA-LE, Corrispondenza Vimercati). E già l’11 maggio 1873, depre-cando la mancanza di uomini politici, aveva detto sempre al Vi-mercati: «Tutto è negativo, il re solo cresce ogni dì più nell’o-pinione generale» (ib. ib.). Non a torto osservava il Minghettiche non si poteva trattare con Vittorio Emanuele II come conun qualunque altro principe che avesse ereditato la Corona d’I-

Storia d’Italia Einaudi 959

Page 233: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

talia e imporgli rigidamente tutte le forme costituzionali. Biso-gnava tener conto «che egli era l’autore primo della grande im-presa della liberazione della patria» (M. ROSI, Vittorio Ema-nuele II, Bologna, 1930 II, p. 246).

2330 t. 30 gennaio 1877 (ACR, Carte Depretis, serie 1ª, b. 24,fasc, 85).

2331 Così, quando Vitt. Emanuele, nel febbraio del 1877, pernon muoversi voleva ricevere a Napoli il nuovo ambasciatored’Austria, Haymerle, dicendo che ambasciatori ed ambasceriene aveva già ricevuti a Napoli e a Torino, Depretis risposedi esser dolente di non poter mutare il suo parere, che cioèl’ambasciatore d’Austria il re lo doveva ricevere a Roma. Eallora Vitt. Emanuele gli fece telegrafare dall’Aghemo che «perassecondare i desideri di V. E. e per farle piacere» sarebbepartito subito per Roma, malgrado che ciò lo contrariasse unpo’ (tt. Depretis al re, senza data, e Aghemo a Depretis, 4febbraio, ib., ib., b. 24, fasc. 85).

2332 Nel 1872, ad una allusione del Wimpffen «à Son talentde manier les hommes politiques de Son Pays, Sa Majesté merépondit ‘En cela Vous pouvez avoir raison. Je connais leurcorde sensible à tous’» (r. Wimpffen, 16 novembre 1872; SAW,P. A., XI/235, n. 37 A). Al Vimercati, il Castelli scriveval’11 maggio 1873 che nessuno meglio di Vittorio Emanueleconosceva «i suoi polli (ARCH. CASA REALE, CorrispondenzaVimercati).

2333 Il SANDONÀ, op. cit., I, pp. 143-44, non riporta questeaffermazioni, che pure si trovano, oltre che nel rapporto, anchenel telegramma Haymerle: «... si les ministres italiens étaientdu parti avancé, ils avaient pourtant les meilleurs sentimentspour l’Autriche-Hongrie et s’ils hésitaient le Roi leur ferait bienfaire ce qu’il voulait». A margine di queste espressioni, anzi,l’Andràssy tracciò, a matita, un segno e un punto interrogativo.

Certo, però, il Melegari si riferiva nei suoi colloqui con ilrappresentante dell’Austria, anche al «vivo» desiderio del re diaver le più amichevoli relazioni con Francesco Giuseppe, desi-derio a cui corrispondevano gli intenti del governo (r. Grave-negg, 14 ottobre 1876, n. 75 A, cit.; SAW, P. A., XI/84).

2334 L’Aghemo, osservava lo Haymerle, è imparentato per viadi matrimonio con la famiglia della contessa di Mirafiori, e talparentela spiega in gran parte l’influenza di cui gode presso

Storia d’Italia Einaudi 960

Page 234: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

il Sovrano (r. 24 marzo ’77; SAW, P. A., XI/85, n. 16 F).Lo Haymerle non ne aveva però grande stima: «Aghemo istpolitisch zu ungebildet, zu sehr gewöhnlicher finasseur als dassman auf die genaue Wiedergabe dessen rechnen kann was manihm sagt» (l. p. Haymerle all’Andràssy, 5 gennaio 1878; SAWP. A., XI/88).

2335 «Die Minister kennen disen Willen des Königs und in-sbesondere Depretis wird nicht einen Finger rühren ohne denKönig zu fragen» (r. Haymerle, segreto, 24 novembre ’77,SAW, P. A., XI/86, n. 69 A).

2336 «Vous ne cessez pas de vous méfier de moi», dit leRoi, «j’ai donné ma parole à l’Empereur d’être son ami; je larappelle à chaque occasion pour prouver que je ne veux pasm’y soustraire, il n’est pas bien de donner si peti de valeurà ma parole... Rien ne se fera ici que Moi et le Parlementne permettent; et Moi j’ai donné ma parole» (r. Haymerle, 5gennaio 1878; SAW, P. A., XI/87, n. 1 A. Molto sommariol’accenno del SANDONÀ, op. cit., I, p. 177).

2337 Si vedano p. es., le dichiarazioni di Vittorio Emanuele alnunzio Antonucci, il 10 settembre 1849: «... faccia ben capirea S. S. che quando io ho detto una cosa è quella, e che nonpermetterò mai che sia fatto un torto alla Chiesa Cattolica neimiei Stati», in PIRRI, op. cit., p. 29 e cfr. p. 157 nella letteradel re a Pio IX il 9 febbraio 1855.

E si veda la dichiarazione del re nel novembre 1876 a chigli chiedeva se i suoi ministri fossero davvero radicali: «Sienopure radicali, ma che monta? non ci sono forse io?... se...fosse un ministero di cardinali, le cose non procederebberodiversamente», in MASSARI, op. cit., p. 585; ivi, p. 586 il«maestro di cappella».

Anche al ministro di Francia, Fournier, Vittorio Emanuele,al termine della prima udienza, disse nel marzo del ’72: «Te-nez... je connais bien l’Italie et tous les partis. Quand vous au-rez besoin d’arriver à quelque chose que vous trouverez peu fa-cile à faire avec mes ministres venez me trouver: nous tâcheronsd’arranger cela à nous deux. Je ferai de mon mieux» (r. Four-nier, cit., 26 marzo 1872, n. 2; AEP, C. P., Italie, t. 384, f. 273v.).

2338 Osserva infatti – e giustamente – lo Haymerle nel rapp.cit. del 5 gennaio ’78: «Quoique la manière franche et déga-gée du Roi semble rendre la conversation avec lui facile, la di-

Storia d’Italia Einaudi 961

Page 235: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

scussion n’est pourtant pas sans embarras pour son interlocu-teur parce qu’Il revient toujours à ses deux arguments de pré-dilection: ‘Ayez confiance en moi’ et ‘Rien ne se fera sans moiou en dehors de moi’. Or, comment exprimer un doute sur l’u-ne ou l’autre de ces deux assertions? Les détails de la politiqueétrangère sont difficiles à suivre; quant aux affaires intérieuresles semaines dernières n’ont pas prouvé qu’il est en Son pou-voir de les diriger à son gré. Il y a un mois, le Roi était bien dé-cidé et convaincu de marcher aver Nicotera vers un régime plusconservateur; aujourd hui Il en est arrivé à Crispi et en arriverapeut-être à Cairoli malgré toute l’aversion qu’Il professe pourcette éventualité». E lo ripete nella l. p., cit., della stessa da-ta all’Andràssy: «Der König verlangt immer Vertrauen in seinWort und in seine Macht; und dock lässt er schliesslich Allesgeschehen».

E già altra volta, il 3 marzo ’77, lo Haymerle aveva annotato:«Je suis tout-à fait convaincu de la sincérité et de la loyautédes assurances du Roi; mais je ne le suis pas également deson initiative et de l’étendue de son pouvoir. J’avoue quela phrase qu’Il m’a dit avec tant d’assurance: ‘Les Ministresne feront que ce que je veux’ m’a un peu dérouté; car c’estévidemment une illusion qui diminue la valeur des protestationsdu Roi» (r. Haymerle, 3 marzo ’77; SAW, P. A., XI/85,n. 12 B). Che anche a Vienna si avessero forti dubbi sulleeffettive possibilità d’azione di Vittorio Emanuele, prova ilpunto interrogativo posto dall’Andràssy a margine di certeespressioni del tel. Haymerle del 6 Febbraio.

2339 Sempre nel rapporto del 3 marzo lo Haymerle osserva,dopo i dubbi sulla potenza effettiva del re: «Cette réserve fai-te, je crois qu’il se présente, pourvu qu’on arrive à temps, dansles intentions actuelles du Roi un terrain favorable à exploiter,s’il s’agit d’enrayer l’action de ce Gouvernement, ou de le pous-ser dans une certaine direction». Proprio per arrivare a tempo,era utile l’Aghemo! E infatti a quest’ultimo l’Haymerle racco-manda vigilanza «parce que le Roi est très peu au courant de lamarche des affaires; les Ministres ne lui rendent qu’un comp-te très sommaire; on m’assure qu’il ne voit presque jamais lesdépêches qui vont à l’étranger; le ‘ laisser-faire ’ lui a tellementréussi qu’il se départira difficilement de cette douce habitude».

2340 «Mr. Aghemo ajouta qu’il savait que le Roi l’avait désignéà V. E. [Andràssy] comme un homme de confiance et s’offrit

Storia d’Italia Einaudi 962

Page 236: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

comme intermédiaire si j’avais quelques communications confi-dentielles à faire parvenir à Sa Majesté» (r. Haymerle, 3 marzo’77, cit.). Lo Haymerle rispose coi consigli di vigilanza, qui so-pra riportati, e l’Andràssy ringraziò, dicendo che all’occorren-za si sarebbe approfittato «avec empressement» dei servizi del-l’Aghemo (d. Andràssy _ ad Haymerle, 18 marzo, SAW, P. A.,XI/86; cfr. SANDONÀ, op. cit., I, p. 259, n. 2).

2341 Lo narrò l’Aghemo allo Haymerle (r. Haymerle, 28 aprile’77; SAW, P. A., XI/85, n. 25 C): «le Roi l’avait expressémentenvoyé de Pise ici pour bien recommander aux Ministres detenir un langage correct à l’égard des puissances voisines».

2342 Vittorio Emanuele a Depretis (senza data, ma del 19 apri-le) «Ho preso conoscenza delle interrogazioni fatte nella sedutadi avanti ieri alla Camera [17 aprile] intorno alla politica este-ra e Le significo come io desideri vi si risponda nella seduta dilunedì quando queste interrogazioni saranno svolte. Desideroche il governo si limiti assicurare che starà sempre nella più vigi-lante attenzione sul corso degli avvenimenti che si stanno svol-gendo in Oriente e che qualunque deliberazione avesse a pren-dere avrà sempre in mira il bene della Nazione, e sarà ispiratoa quell’attitudine indipendente finora osservata dall’Italia. Chese in avvenire si dovesse prendere qualche seria determinazio-ne la Camera ne sarà informata, e che frattanto il governo prov-vederà perché gli interessi dei nostri connazionali siano con-venientemente tutelati. Prego comunicare questi miei intendi-menti ai ministri Esteri ed Interno». Risposta Depretis (20 apri-le): «Ho comunicato ai ministri degli Esteri e dell’Interno il te-legramma di V. M. e mi faccio un dovere di assicurare V. M.che nella prossima discussione sul Libro Verde ci atterremo aidesideri di V. M.» (AGR, Carte Depretis, serie 1ª, b. 24, f. 85).

2343 A. P., Camera, p. 2710 sgg. (in quella importante sedutaera stata svolta, fra le altre, anche la nota interrogazione delVisconti Venosta). Cfr. specialmente pp. 2712 e 2717 (laCamera sarà consultata se si dovesse prendere qualche gravedecisione, che sarebbe dettata dal «nostro onore» dai «nostriinteressi vitali, essenziali»; si è rassicurata l’Europa sulla politicaitaliana, ci sono ottimi rapporti con tutte le potenze ecc.);2713 (protezione dei connazionali): dov’è una parafrasi delleistruzioni del re.

2344 E infatti lo Haymerle nel complesso espresse la sua sod-disfazione all’Andràssy, e trovò, nell’insieme, un progresso «in

Storia d’Italia Einaudi 963

Page 237: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

der richtigen Auffassung der Lage und des Verhältnisses zuuns... meiner Ansicht nach ist das Ministerium gegenwärtig inguter Richtung», pure con qualche riserva e dubbio per il futu-ro (r. Haymerle, 28 aprile ’77; SAW, P. A., XI/85, n. 25 A).

2345 r. Haymerle (segreto) 12 maggio ’77 (SAW, P. A., XI/85,n. 29 F). Con ciò veniva tolto il dubbio sugli armamentistraordinari dell’Italia, che lo Haymerle aveva ritenuto noneliminato dalle dichiarazioni Melegari e Depretis del 23 aprile.

2346 d. Andràssy a Haymerle (segreto) 22 maggio ’77 (SAW,P.A., XI/86). A sua volta, Vittorio Emanuele ringraziò, a mezzodell’Aghemo, che ripeté le sue assicurazioni di tener al corrente,occorrendo, lo Haymerle (Aghemo a Haymerle, 25 giugno ’77;SAW, P. A., XI/86).

2347 «Von erbärmlichen Leuten ...» r. Gravenegg, 31 dicem-bre ’76, cit.

2348 Riproduco qui, sottolineando, il passo del r. Haymerle, 6febbraio, già più volte cit., che non risulta dal testo del SANDO-NÀ, I, p. 143, il quale segue non il rapp., ma il tel. Più conciso«Nous avons bien de têtes chaudes en Italie; je ne veux pas detoutes ces polémiques et demonstrations; mais souvent la repres-sion empirerait le mal. Cependant si un acte vraiment coupablecontre l’Autriche se produisait, on le punirait sévèrement».

2349 Anche qui, sottolineo il passo del r. Haymerle: «... maisce que nous sommes en droit de demander, c’est qu’en Ita-lie on considère dans toutes les éventualités, les comptes avecl’Autriche-Hongrie comme entièrement liquidés» – Mais certai-nement! interjeta le Roi – «et que le Ministère se prononce fran-chement dans ce sens, si des doutes ou des projets contraires ve-naient à se produire. Quant à moi, Sire, j’ose placer sous Vo-tre protection mes efforts pour maintenir les meilleurs rapportsavec Votre Gouvernement». «Vous pouvez y compter» me ré-pondit le Roi; «dites surtout à l’Empereur combien je tiens àson amitié». Anche nel telegr. lo Haymerle asseriva «Der Kö-nig begleitete diese Worte [sui conti liquidati] mit zeichen derZustimmung». Questo, invece, non risulta dal SANDONÀ. Danotare che il rapp, Haymerle è in francese, non in tedesco comeil Sandonà afferma nella nota 1 di p. 144.

2350 rr. HaymerIe 21 e 24 novembre ’77 (SAW, P. A., XI/86,nn. 68 A e 69 A segreto).

Storia d’Italia Einaudi 964

Page 238: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

2351 Dichiarazioni al ministro austriaco a Torino, Apponyi,a fine giugno 1850: «Il y a des gens que les mouvementspopulaires font trembler, moi, cela me fait rire. Rien n’est plusfacile que d’en venir à bout; on tombe sur cette canaille et onl’écrase, comme des mouches. Qu ils bougent seulement etils verront; je les ferai pendre tout!». E tutto ciò condito daesclamazioni e da termini troppo espressivi perché l’Apponyisi permettesse di riferirli allo Schwarzenberg (A. MONTI, Lagiovinezza di Vittorio Emanuele II ‘ 1820-1840’, Milano, 1939,p. 513).

2352 Dichiarazioni di Vittorio Emanuele al barone di Malaret,ministro di Francia (r. Malaret, 29 novembre 1867, Les originesdiplomatiques de la guerre 1870-71, XIX, Parigi, 1926, p. 380.E cfr. LUZIO, Aspromonte e Mentana, cit., p. 431 sgg.). Il reera persuaso che, sgombrato così il terreno, gli sarebbe poi statomolto facile accordarsi con il Papa.

2353 «On reparle toujours d’expéditions projetées contre leTrentin, de visées sur le Trentin et même sur l’Albanie; je n’ysonge pas. Les individus qui chez nous mettent ces choses enavant, nous les considérons comme des chiens (textuel)» (r.Haymerle, 5 gennaio 1878, cit.). Nel testo del telegramma,spedito subito dopo l’udienza, il 31 dicembre ’77 «... er [derKönig] denkt weder an Triest [sic! ], noch an Albanien; dieLeute, die diese Frage aufwerfen seien Gesindel» (SAW, P. A.,XI/86, n. 93). Il Triest del tel. è, evidentemente, un lapsuscalami, oppure un errore di cifra o di decifrazione, facile asuccedere, d’altronde, data la somiglianza, Trient, Triest.

2354 Si veda, per es., come il Malaret lasciasse dire, ma senzaprender troppo sul serio la sparata del re. Che non si debbanoprender troppo alla lettera espressioni di quel genere, dimostraanche il fatto che, nel marzo del 1872, ricevendo per la primavolta il nuovo ministro di Francia, Fournier, e deplorando conlui il pericolo delle masse, della «canaille... notre ennemie àtous», Vittorio Emanuele ripeteva quasi testualmente le stessecose già dette, cinque anni innanzi, al barone di Malaret «Sion m’avait laissé faire comme je l’aurais voulu j’aurais laissé30 ou 40.000 vauriens, des communaux comme ceux de Pariss’emparer de Rome pendant quelques jours, y faire ce que fontles communaux, mais pas un seul n’en serait sorti. Ceût étéatroce peut-être, mais l’Italie eût été purgée de cette vermine,pour toute une génération. Cela eût bien simplifié les choses»

Storia d’Italia Einaudi 965

Page 239: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

(r. Fournier, cit., 26 marzo 1872, n. 2; AEP, C. P., Italie, t.384, ff. 272 v.273). Questo, cioè, diventa un po’ un cliché aduso dell’estero. E anche il Fournier annotava, in genere «il y adans sa [du Roi] parole plus de fougue que de conviction peutêtre...» (ib. f. 275). Nel re v’è «un singulier mélange de grossebonhomie, de finesse, d’astuce même».

2355 Così lo stesso Robilant nel rapp. personalmente al redel 10 febbraio ’77 «Circostanze di varia natura impedisconoin questo momento che le relazioni fra i due Governi sianotanto intime quanto sarebbe desiderabile: ma certo si è: chemantenendosi cordiali i rapporti fra i due Sovrani, si conservaintatto il più valido anello fra i due Stati, e le circostanzemutando, i rapporti fra i due governi potranno ritornar adessere cordialissimi quali già lo furono».

2356 Cfr. le tipiche espressioni di Guglielmo I di Germania,nell’estate del 1879 (G. P., II, pp. 21-22, 66).

2357 Cfr. l’espressione di Guglielmo I di Germania nella notamarginale n. 1 al r. Bismarck 24 settembre 1879 (G. P., III, p.98).

2358 Dichiarazioni Blanc all’inc. d’affari austro-ungarico, vonTavera (t. Tavera, 8 ottobre 1881, segretissimo, n. 78; SAW, P.A., rot. 459. Mi valgo della copia dattiloscritta del sen. Salata,dato che il fascicolo non si era ritrovato nell’Archivio, nel 1941).

2359 CRISPI, Politica estera, cit., I, pp. 8-9.2360 Proprio a proposito dei colloqui col Bismarck e con Lord

Derby nel 1877, Crispi riferì al Farini, nel 1896, che nel farglil’«offerta» dell’Albania Derby e Bismarck gli dissero: «Ce se-ra... toujours un gage come se potesse poi barattarsi coll’Au-stria mediante cessione a noi della frontiera orientale» (FARI-NI, Diario, MRR, sub 26 ottobre 1896. La versione Crispi delcolloquio in Questioni internazionali, cit., pp. 237-38. Identi-ca l’affermazione – per il solo Derby – sul gage e identica l’ine-sattezza di far parlare prima Derby e poi Bismarck). Queste di-chiarazioni di Crispi sono annotate dal Farini: «a tutto ciò bi-sogna fare la tara naturalmente perché Crispi dimentica volen-tieri o mente». Ora è certo che almeno di imprecisione nel ri-ferire si può parlare nel Crispi: la stessa sua versione dei collo-qui con Bismarck e Derby, si presenta in due forme non pro-prio identiche: quella espressa al Farini, la più estensiva; e quel-la, più restrittiva – mancando il gage – pubbl. in Politica estera,

Storia d’Italia Einaudi 966

Page 240: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

I, pp. 27, 34-35, 57. Per il colloquio con Bismarck, anzi, c’è unaterza versione, riferita subito dal de Launay al Melegari, in ba-se al racconto del Crispi: Bismarck avrebbe detto: «Pourquoine songeriez vous pas à l’Albanie?» (come aveva già detto pri-ma allo stesso de Launay), che è meno di «prendetevi l’Alba-nia» e non tocca il gage, che riappare invece nel CHIALA, op.cit., I, p. 275 (r. Launay, 20 settembre 1877; AE, Ris., c. 27.Già pubbl. dal SALVEMINI, Alla vigilia del Congresso di Berli-no, in Nuova Rivista Storica, IX, 1925, p. 86 sgg.). Così si spie-gano anche evidenti incongruenze nei resoconti del Crispi: ti-pica, quella di Fiume anziché Trieste, nel colloquio con l’An-dràssy il 20 ottobre ’77 (Politica estera, I, p. 67; SALVEMINI,Alla vigilia del Congresso di Berlino, cit., p. 75 sgg.). In altricasi, si tratta indubbiamente, chiaramente di voluta alterazionedella realtà: così per le affermazioni, fatte nel ’92 al Chiala, dinon aver parlato col Bismarck di un’alleanza – sia pure, inizial-mente, solo difensiva – contro la Francia! (SALVEMINI, l. c.,pp. 85-86), anche se si debba qui tener conto della posizionedi Crispi, sempre in lizza nel ’92 per tornar al governo, e perciòcostretto a non compromettersi.

2361 Politica estera, p. 10.2362 l. c., p. 38. Depretis a Crispi 21 settembre: «Lasci in so-

speso una grave questione e la più urgente [quella dell’Austriae degli eventuali compensi all’Italia]. Procura, se non puoi ot-tenere altro, di lasciare un addentellato che ci permetta di ri-tornarci sopra e d’insistere. Pare a me si dovrebbe comprende-re che nella questione Orientale non è possibile rimanere indif-ferenti ad una soluzione che ingrandisce l’Austria». E cfr. an-che lett. Depretis, 26 settembre, dove, parlando delle cose este-re, si tratta proprio soltanto dell’Austria (ib., p. 53). Si osservi,ancora, come nel colloquio con lord Derby la questione essen-ziale è proprio quella dell’eventuale ingrandimento dell’Austriaad Oriente e del diritto italiano a compensi sulle Alpi – secon-do aveva già detto, d’altronde, il Menabrea (Politica Estera, I,p. 57 – cfr. pp. 28, 35; r. Menabrea, 5 ottobre 1877. AE, Ris.,c. 27).

2363 Cfr. CHIALA, op. cit., I, p. 280; G. SALVEMINI,La politica estera di Francesco Crispi, Roma, 1919, pp. 9-10;SALVATORELLI, La Triplice Alleanza, cit., p. 37.

2364 Questo colloquio, del 23 ottobre, è riferito dal Crispi inScritti e discorsi politici, cit., p. 659 sgg. Il re – secondo il

Storia d’Italia Einaudi 967

Page 241: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

Crispi – ritorna proprio lui sulla questione dell’Austria: «Voisapete essere interesse dell’Italia che nessuna grande potenzas’ingrandisca a spese della Turchia».

2365 Vittorio Emanuele al principe Eugenio di Carignano, daPadova, 3 settembre 1866: «non ho mai avuto tanti dispiacericome da due mesi a questa parte e sono sempre più convintoche la razza umana è perfida. Imperatori e re, cattivi e spergiuri,popoli pazzi e dementi, ministri ignoranti e bastardi e incapaci,generali che non potevo guidare e che perdevano la bussola,bestialità sopra bestialità. Ti assicuro che mi sono trovato in unbel ballo. Ma ho avuto una famosa lezione, e ora so come devoregolarmi per l’avvenire. Quel momento arriverà ancora.

Come me ne sia cavato non lo su, quel che so è che in unmodo o nell’altro la Venezia è nostra e gli italiani devono esserecontenti. Volere o non volere quando si ha il Quadrilatero sipuò dire Alleluia e se quel barone di Broglie me lo lasciavaprendere prima quando ci fu offerto a quest’ora sarei a Viennacol mio esercito trionfante. Non pensiamoci più, l’esercito èancora la sola cosa buona che ci resti e farò vedere un’altra voltacosa sa fare. Ma bisogna che mandi al diavolo certi generali.Nessuno mi vuole ascoltare quando dico le cose, ma purtroppoho sempre ragione io. Addio caro Eugenio, mi preparo perVenezia e ti abbraccio di tutto cuore» (ARCH. CASA REALE,Carte Vitt. Em. II, b. 24).

2366 Così, secondo l’Aghemo (r. Haymerle, 3 marzo 1877,n.12D; SAW, P. A., XI/85).

2367 Lo raccontò il Depretis all’amb. d’Austria (r. Haymerle,5 gennaio 1878, n. 1 C, conf.; SAW, P. A., XI/87). Anche delDepretis è l’interpretazione della pressione sui deputati ecc.,identica a quella che ne dava Crispi, e che era la versioneufficiosa (cfr. anche t. Haymerle, 2 gennaio, n. 1; ib., XI/87).Cfr. SANDONÀ, op. cit., I, p. 177.

2368 Tel. del re del 17 settembre (Politica estera, I, p. 32).2369 Tel. del re del 7 ottobre (ib., p. 59). Si rammenti che a

Roma la situazione del ministero era difficile: lo stesso Depretistelegrafava al Crispi, il 14 ottobre: «procura... di affrettaretuo ritorno qui. Le cose si fanno gravi e la tua presenza quiè assolutamente necessaria» (ib., p. 60). Di fatto, si preparavala crisi che condusse, poco più tardi, all’uscita di anardelli poidi Nicotera e Melegari e all’ingresso di Crispi nel ministero.

Storia d’Italia Einaudi 968

Page 242: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

2370 Si veda infatti con quale soddisfazione il Crispi riferiscaal re, e come facile sbocci sotto la sua penna l’elogio di VittorioEmanuele (op. cit., I, pp. 18-21); oppure come egli osservi alDepretis: «S. M. il re fu più gentile di te» (ib., p. 36).

2371 Tra l’agosto e l’ottobre del ’76 andò a Parigi e a Lon-dra Domenico Farini (ACR, Carte Depretis, b. 23, fast. 76 eb. 29 fasc. 111); nell’agosto del ’77 andò a Vienna e a Graz ilgen. Luigi Seismit-Doda, con precise raccomandazioni del De-pretis che Robilant non ne sapesse nulla (ib., b. 22, fasc. 69:Seismit-Doda a Depretis I° e 10 agosto ’77). Egli doveva rac-cogliere informazioni e vedere come si presentasse la situazio-ne generale. (Su di lui, fratello del più noto Federico, cfr, L.G. SANZIN, Federico Seismit-Doda nel Risorgimento, Bologna,1950, passim) Nuovamente nel febbraio 1878 Domenico Fariniandò a Bucarest, ufficialmente, sollevando le proteste del Tor-nielli, per il colore troppo «manifestamente politico» della mis-sione che «dispiacerà ugualmente a Vienna e a Pietroburgo»(Tornielli a Depretis, 6 febbraio 78; ib., b. 22, fasc. 71). DaVienna, poi, il Depretis riceveva informazioni frequenti, e an-che documenti (ottenuti da un impiegato «del noto ministero»),da Sigismondo Kaykowski. Tramite, spesso, Cesare Correnti(che ne trasmetteva anche al re: ARCH. CASA REALE, CarteVittorio Emanuele II, busta 41); e altre volte il conte LadislaoKulczycki, che già nel ’70-71 aveva inviate informazioni al Vi-sconti Venosta sul Vaticano (AE, Ris., c. 51; ARCH. VISCONTIVENOSTA), e che abitava a Roma, via dei Pontefici, 64 (ACR,Carte Depretis, serie 1ª, b. 22, fasc. 69 e 71).

2372 Questo, nei rapporti con la Francia, per i quali, allea-to della diplomazia ufficiale, si ebbero le prese di contatto traGambetta e gli uomini della Sinistra, tramite spesso il Farina.Nel giugno e luglio del ’77 il Farina trasmetteva al Depretis let-tere da Parigi (ACR. Carte Depretis, b. 2, fasc. 69). Egli erain relazioni costanti. con Armand Ruiz, tramite con il Gam-betta (ll. Gambetta a Ruiz, 14 marzo ’77 e Ruiz a Depretis,17 marzo ’77: ib. lett. e tel. Ruiz-Farina in MRR, Carte Fa-rini). Nel maggio-giugno 1878 stretti contatti Cairoli-Farini-Ruiz-Gambetta sia per il trattato di commercio italo-francese,sia per una visita di Umberto I all’esposizione universale di Pa-rigi, a cui da parte francese si annetteva grande importanza (Fa-rini a Cairoli, 30 maggio e 1° giugno 1878; MRP, Carte Cairo-li, p. 31. Anche l. Ruiz, 29 maggio, in ACR. Carte Depretis, se-

Storia d’Italia Einaudi 969

Page 243: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

rie 1ª, b. 22, fasc. 69). Altra missione il Farini assolse, pressoGambetta, nell’ottobre 1878 a proposito della questione egizia-na (tt. Maffei a Cairoli, 28, 29, 30, 31 ottobre 1978; MRP, Car-te Cairoli, reg. tel. al pres. del Consiglio, nn. 14, 16, 17, 21).Di questi rapporti fra Depretis, Cairoli, Farini e Gambetta (Lapolitique occulte de Mr. Gambetta), s’era al corrente anche inFrancia (dichiarazioni Waddington all’amb. austriaco Wimpf-fen; ll. pp., I e II, Wimpffen, segrete, 5 marzo 1880; SAW, P.A., XI/90). E l’amb. d’Austria, anch’egli al corrente, informa-va Vienna: il Ruiz, naturalizzato francese, conosce bene l’Italiae ha prestato servizio nell’esercito piemontese, pare nel 1859;egli è l’uomo di fiducia di Gambetta, di cui è segretario, e vienespesso a Roma; Farini è l’uomo politico italiano in cui Gambet-ta ha più fiducia (r. Wimpffen, 25 giugno 1880, n. 44 C, segre-to; SAW, P. A., XI/90). Sul Ruiz, cfr. Lettres de Gambetta, cit.,nn. 312, 314, 354, 562, 562 bis.

2373 FARINI, Diario, MRR sub 4 agosto 1898. «Nel 1877; inprimavera, ufficiato da Depretis stavo per recarmi a Berlinopresso il Bismarck. Avevo messa una sola condizione. mi siprocurasse il modo di farmi ricevere. Qualunque ne fosse ilmotivo Depretis ne abbandonò il pensiero, surrogando alla mia,forse, la missione di Crispi nell’autunno successivo». Il Fariniera «il ragguardevole uomo politico» di cui parla il CHIALA,op. cit., II, p. IX. Cfr. anche FARINI, Diario, I p. 115.

2374 Così secondo il Keudell, che lo raccontò allo Haymerle.Il Keudell – va però notato – era ostile al Melegari (r. Haymerle,4 agosto 1877, n. 52 A, conf.; SAW, P. A., XI/86).

2375 Il grande influsso dell’esperto Tornielli sulla politica este-ra italiana in un momento in cui al governo regnava l’inespe-rienza (Unerfahrenheit) – Melegari compreso – è notato dal-l’ambasciatore austriaco (l. p. Haymerle ad Andràssy, 12 mag-gio 1877; SAW, P. A., XI/86).

2376 Conversazione avuta col sig, de Keudell il 2 luglio 1877(AE, Ris. 10; carte rinvenute nello scrittoio del conte de Lau-nay). Che si tratti del Tornielli risulta sì dalla calligrafia, sì dal-l’accenno «credete a me che dal 1866 in poi non ho abbando-nato un solo giorno la direzione del nostro dipartimento politi-co». Il Tornielli si sforzò di persuadere il Keudell, e questi pro-mise tutta la sua personale cooperazione per far entrare in unnuovo ordine d’idee il suo governo, ma (com’era nel suo stile)senza urtar di fronte la tendenze finora prevalenti.

Storia d’Italia Einaudi 970

Page 244: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

2377 L’espressione è dello Keudell, nel parlare con l’ambascia-tore austriaco Haymerle dei suoi contatti con il governo italiano(r. Haymerle, 4 agosto 1877, n. 52 A, cit.; SAW, P. A., XI/86).

2378 Depretis al re, 9 agosto 1877 (ACR, Carte Depretis, serie1ª; b. 24, fasc. 85). Id. a id. 19 agosto (ARCH. CASA REALE,Carte Vittorio Emanuele II, b. 40).

2379 9 agosto, I. c. Il Depretis insiste perché Crispi possa par-tire al più presto, e chiede per lui udienza a Vittorio Emanuele,che aveva detto di ritardare al 25 o 26 agosto (t. Vittorio Ema-nuele a Depretis, da Valsavaranche, 12 agosto; t. Depretis alRe, senza data; ACR, l. c.). E insiste: «Io ritengo sempre questoviaggio non solo utile ma indispensabile; nessun inconvenientepuò derivarne giacché V. M. potrà fissare i limiti della missio-ne la quale affidata ad un uomo accorto e prudente potrà illu-minare il governo sui provvedimenti da prendersi nell’interessedello Stato».

2380 Che Crispi si mettesse avanti da sé affermò il CHIALA(op. cit., I, p. 270 sgg.), e riconosce anche il PALAMENGHI-CRISPI, Politica Estera, cit., p. 7; Politica Interna, cit., p, 160.Questo, contro la rettifica inviata il 16 febbraio 1892 dal Crispial Chiala (CHIALA, op. cit., II, p. VII), in cui lo statista sicilianoprotestava che il viaggio «non avvenne per mia iniziativa, maa proposta dell’on. Depretis e d’accordo col re». Ora èperfettamente esatto che l’idea d’inviare presso il Bismarck unmissus speciale era, da tempo, del Depretis. Appare tuttaviaassai verosimile, certo, che il Crespi si mettesse avanti per fareattribuire a sé l’incarico. Le due versioni cioè devono esserecompletate l’una con l’altra (cfr. SALVATORELLI, La TripliceAlleanza, cit., p. 34),

2381 Nel telegramma al re del 9 agosto, sopra cit.2382 Che il Depretis volesse tener buono il Crispi era noto (cfr.

anche r. Seiller 15 settembre 1877, n. 57 B; SAW, P. A., XI/86).2383 Quando si discuteva della restituzione della visita da par-

ti di Francesco Giuseppe, Depretis telegrafò ad Umberto I, il19 luglio 1882: «Nelle circostanze attuali cioè in prossimità ele-zioni generali la controvisita resa altrove che a Roma potrebbeavere gravi conseguenze nella politica interna» (AR, Carte De-pretis, serie 1ª, b. 24, fasc. 85). Il Blanc lo disse all’inc. d’affaritedesco (t. Tavera, sereto, 24 agosto 1882, n. 77; SAW, P. A.,XI/92).

Storia d’Italia Einaudi 971

Page 245: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

2384 Su questi motivi di politica interna nella missione Cri-spi, ha giustamente e acutamente richiamato l’attenzione W.SCHINNER, Der österreichisch-italienische Gegensatz auf demBalkan und an der Adria... 1875-1896, Stuttgart, 1936, p. 18.

2385 Infatti l’Andràssy scriveva allo Haymerle, il 13 agosto1877, che «... le Cabinet de Berlin a conseillé au GouvernementRoyal de ne pas nous irriter. Je le sais, Votre Lettre du 4 ducourant le confirme et je crois pouvoir attendre, sans crainted’être détrompé, qu’au moment donné il renouvellera avecinsistance à Rome ces conseils de modération» (SAW, P. A.,XI/86, segreto. Cfr. su questo dispaccio SANDONÀ, op. cit.,I, p. 169). Dallo Haymerle, l’Andràssy veniva informato infattidella «doccia fredda» del Keudell sul governo italiano, nellaquestione Austria Bosnia ecc. (cfr. qui sopra); e anche chel’amb. inglese, sir Paget, aveva dato al governo italiano energiciconsigli di star quieto (l. p. Haymerle, 4 agosto; ib., ib.,XI/86). Logico, che a viaggio Crispi compiuto lo Haymerledicesse al Depretis: «... je suppose que Mr. Crespi a rapportéde ses voyages la convinction que nos relations avec l’Allemagnesont trop bien établies pour que l’Italie puisse être son amie,sans être bien avec nous et sans se rattacher franchement à lapolitique des deux Puissance». È proprio quel che Andràssy hadetto a Crespi, risponde Depretis... (r. Haymerle, 27 ottobre1877 n. 63 A; SAW, P. A., XI/86).

2386 Nell’estate 1877 il Melegari dichiarava allo Haymerleche per l’Italia non esisteva una questione del Trentino (l. p.Haymerle ad Andràssy, 4 agosto 1877, cit.). E al Keudell, nelcolloquio cit., del 2 luglio, il Tornielli dichiarava che l’Italianon chiedeva all’Austria un pollice di terreno; voleva bensì ilmantenimento dello status quo nei rapporti di forza militare frai due Stati.

2387 Sin dal 7 agosto 1875, cioè sin dall’inizio della nuovacrisi d’Oriente: l’Austria potrebbe finir con l’essere costretta adannettersi la Bosnia-Erzegovina, ciò che forse nessuno desideraoggi. A me pare s’abbia da parte nostra a star molto attenti,perché sarebbe per noi un’occasione forse unica di migliorarela nostra frontiera in Val d’Adige o sull’Isonzo (l. p. al ViscontiVenosta; ARCH. VISCONTI VENOSTA).

2388 Cfr. il r. 3 ottobre 1878, pubbl. in ROSI, L’Italia odierna,cit., vol. II, t. II, pp- 1765-67. Cessione da parte dell’Austria

Storia d’Italia Einaudi 972

Page 246: Federico Chabod Storia Della Politica Estera Italiana Dal 1870 Al 1896 Parte2

Federico Chabod - Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896

del Trentino, come prezzo di una solida e duratura alleanza conl’Italia.

2389 AE, Carte Robilant (minuta).2390 Sono giusti gli elogi che alla diplomazia della Destra ri-

volse, nel 1881, un ex diplomatico (il marchese d’Arcais) autoredel notevole articolo su Le alleanze dell’Italia (Nuova Antologia,LIX, 1881, pp. 6-7).

2391 Così, felicemente, il BORGHI, Il Congresso di Berlino e lacrisi d’Oriente, Milano, 1878, p. 1.

Storia d’Italia Einaudi 973