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Motorcycle magazine
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IL NUOVO MAGAZINE
UN VIAGGIO SULLE ALI DEL VENTO
ALLA SCOPERTA DI BELLE MECCANICHE,
SAPORI E COLORI. UN SALTO IN SELLA
ALL’ARTE DEL BIEN VIVRE...
N° 0 - MAGGIO/GIUGNO 2012
EURO 5,00
FtWFeel The Wind M
otorcycle “Quality” Magazine Special Bike, Parts & Good Li
fe!
EDITORIALE
Flirtare col vento. Lasciarsi trasportare liberi dove porta il cuore, assecondando la strada. Senza nessuna fretta, concedendosi le soste necessarie per fermarsi a scoprire luoghi, personaggi e sapori della nostra Penisola. Fermando gli attimi più belli estraendo la fotocamera dalle bisacce in cuoio. Avvolti dal comfort dei capi d’abbigliamento, più o meno tecnici. Ecco, tradotta in estrema sintesi è questa la filosofia di FTW. Un magazine
diverso dal solito pur affondando le radici nella tradizione. Attento all’immagine e alla qualità delle proposte. Capace di far sognare ma non troppo. ‘Che lungo la strada ci vogliono gli occhi ben aperti per non perdersi nulla delle bellezze che ci stanno intorno. Filippo “Phil” Bocca
SOMMARIO6 - Shop&News
16 - On the road: Divagazioni anglosassoni
18 - Abbigliamento
20 - L’artista, Aldo Paris
26 - L’artigiano del cuoio, Frisco
30 - Coltelli custom, la parola a Sergio consoli
36 - Birre speciali, Trelawny e Samuel Adams
42 - Ritratto, Guido Prussia
56 - L’angolo del colore
58 - Style&fashion, un occhio al guardaroba
Special bike
12 - Sporty 883 R
48 - Scusate le spalle, Shovel classe 1984
64 - Drag Rocket, inglese da quarto di miglio
72 - Black Gold, by Grease Monkey
80 - Tutorial, come fotografre al chiuso
82 - Vetrina, consigli per gli acquisti
86 - Gusto, Osteria del Roggiolo
88 - Officina, Legend Bikers
90 - For sale
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COLOPHONE
EffeBiEdizioniArt director: Philippe la Bouche
Direttore responsabile: Filippo BoccaTesti: Phil Mouth
[email protected]: Filippo Bocca-EffeBiStudioRoberto Rapetti, ShutterstockStampa: www.gruppolitoservice.itDistribuzione: edicola e web
Per la vostra pubblicità: 350 5023210Progetto ideato nei contenuti
e realizzato nella grafica da:Filippo Bocca
FtWFeel The Wind
Motorcycle “Quality” Magazine Special Bike, P
arts &
Goo
d Li
fe!
FTW © aprile 2012
www.feelthewind.it
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I Motörhead cedono a K
ronembourg
1664 la celebre “Ace of
Spades” per un
nuovo spot pubblicitario.
Ma il tipico
sound schiacciasassi del
trio verrà
riprodotto a velocità dim
ezzata per
enfatizzare lo slogan de
lla pubblicità:
“Slow down the pace”. L
emmy e soci
si adeguano, facendosi r
iprendere
in atteggiamento disteso
e rilassato…
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un modello in castagno massiccio per
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degli anni ‘60, 4 oblò sul coperchio
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news 010
www.jokermachine.com
Billante azienda californiana, Joker Machine dedica particolari attenzioni ai ferri di carat-tere, come testimoniano gli accessori dedicati a Ducati, Harley e Triumph. Frecce, specchi, manopole, pedane, leveraggi... Nel loro nutrito catalogo non manca proprio nulla; nemmeno com-ponenti per le (vecchie) cafè racer dagli occhi a mandorla, come Honda CB 750, Yamaha XS 650, Kawasaki Z1 R... solo per citarne alcune. Nel cata-logo on-line, per gli amanti del genere, c’è anche una sezione rivolta agli amanti di motocross e spe-edway. Insomma, un salto dalle parti di La Verne è d’obbligo. Se non in aereo, quest’estate, almeno surfando sul web!
joker machine
011
Le linee
semplici
degli
accessori,
quasi
hi-tech,
riescono a
fondersi
bene con
la sagoma
pulita e
retrò di un
rigido...
a cura della redazionephoto EffeBiStudio
focus 012
Sportyscarichi Supertrapp, sella rifatta, parafango riverniciato e portatarga con fanalino a led ridisegnanoil retrotreno
O Sportster o niente! Il motto di Paolo è piutto-sto esplicativo e non lascia spazio a cattive interpre-tazioni. Appassionato come pochi del modelli small-block di casa Harley ha deciso di dare vita a un blog interamente dedicato a essi, chiamato duecilindri.blogspot.it. On-line dal 2009, all’attivo conta circa un migliiaio di argomenti, di varia natura, per fare felici tutti i possessori di Sportster, aspiranti tali o semplici curiosi. Nel suo garage tiene un XL883R
letteralmente bombordato, appagante dal punto di vosta estetico, estremamente curato nei dettagli, ma soprattutto performante e profondamente rivi-sto nella ciclistica e nella termica.
scheda tecnica Sportster xl883r my 2007 di paolo ghiringhelli alias duecilindri blog
- scarichi Supertrapp megaphone 2 in 2;- filtro aria stage 1 Screamin’ Eagle con elemento kn;- rimappatura centralina con Screamin’ Eagle Super Tuner pro efi;- ammortizzatori posteriori Ohlins 36prclb a doppia regolazione (quelli del primo trofeo xr1200);- pinze freno Brembo 4 pistoncini provenienti da ducati 999r adattate con staffe fatte a mano;- dischi freno anteriori flottanti Discacciati con mozzetto nero;- tubo freno anteriore in treccia metallica Goodridge;- disco freno posteriore flottante Discacciati con mozzetto nero;- tubo freno posteriore in treccia metallica Goodridge;
013
Sporty or
la potenza è cresciuta,
l’interasse è rimasto lo stesso.
Che fare per controllare l’avanteno? La risposta
arriva da Daytona,
sotto forma di un
ammortizza-tore di sterzo
laterale
focus 014
- radiatore esterno raffreddamento olio Premium Harley-Davidson;- molle anteriori forcella Progressive Suspension;- sella monoposto risagomata e rivestita con materiale antiscivolo;- frecce anteriori mini integrate nel cupolino;- frecce posteriori kellerman;- cupolino H-D modificato e fuso con spoiler ducati;- kit muller power cluth alleggerimento frizione;- ammortizzatore laterale di sterzo Daytona;- manubrio stretto nero (xl883) con cablaggio interno;- copri staffe fender posteriori, piastra forcella, supporto targa verniciati di nero (origine cromo);- colorazione parafango posteriore by koro design milano;- filtro aria piatto modelli pre-04 risagomato e ridotto con elemento filtrante a vista;- piastra paracolpi fatta a mano con logo duecilindri;- tendi cinghia fatta a mano con ruota da skate e doppia regolazione;- manopole renthal performance machine;- leve frizione e freno nere (origine cromo) forate e accorciate;- leve cambio e freno nere (origine cromo);
La colorazione stock non tragga
in inganno: questo 883R è stato
profondamente rivisto,
nella parte termica e nella ciclistica
015
- radiatore esterno raffreddamento olio Premium Harley-Davidson;- molle anteriori forcella Progressive Suspension;- sella monoposto risagomata e rivestita con materiale antiscivolo;- frecce anteriori mini integrate nel cupolino;- frecce posteriori kellerman;- cupolino H-D modificato e fuso con spoiler ducati;- kit muller power cluth alleggerimento frizione;- ammortizzatore laterale di sterzo Daytona;- manubrio stretto nero (xl883) con cablaggio interno;- copri staffe fender posteriori, piastra forcella, supporto targa verniciati di nero (origine cromo);- colorazione parafango posteriore by koro design milano;- filtro aria piatto modelli pre-04 risagomato e ridotto con elemento filtrante a vista;- piastra paracolpi fatta a mano con logo duecilindri;- tendi cinghia fatta a mano con ruota da skate e doppia regolazione;- manopole renthal performance machine;- leve frizione e freno nere (origine cromo) forate e accorciate;- leve cambio e freno nere (origine cromo);
scarichi Supertrapp, sella rifatta, parafango riverniciato e portatarga con fanalino a led ridisegnano il retrotreno
on the road 016
Divagazioni Anglosassoni
017
Divagazioni Anglosassoni
un twin americano e uno
inglese per scoprire realtà
artigianali e artistiche.
senza trascurare il piacere del palato
di Filippo Boccaphoto Roberto Rapetti
Gigi desiderava provare la nuova Switchback di casa Harley, una possibile valida sostituta del suo vecchio ferro. Phil ha trovato il duplice pretesto di testare la nuova mappatura centralina della Trium-ph Speedmaster e di andare a far visita a Frisco di Robe di Cuoio: dopo essersi fatto realizzare una borsa su misura per corrispondenza, frutto di telefonate e scambio di e-mail, un saluto per mo-strargli il risultato era d’obbligo. Ma poi si sa, col vento in faccia e il sole sopra la testa la voglia di divagazioni motociclistiche prende il sopravvento e ci si trova a imboccare deviazioni non previste… ...ma prima di partire, un occhio al guardaroba:
1 - Guanti Jollysport “Route 66”Guanto lungo dallo stile vintage, ideale per la mez-za stagione. Il look classico nasconde i materiali più avanzati, per guidare nel pieno comfort anche in condizioni meteo avverse.
Tessuto esterno in pelle idrorepellente. Fodera interna in pile e membrana in Gore-Tex. www.jollisport.com
2 - Casco AGVJet con visiera lungaCalotta in resina termoplasticaChiusura a sgancio rapidoInterno staccabile e lavabile, antiallergico www.agv.com
3 - Stivali Stylmartin mod. Legend Il bello degli stivali biker? Il look. Il brutto? La mancanza di accorgimenti tecnici. Stylmartyn vede e provvede. Il “taglio” è quello giusto e a noi tanto caro, ma all’interno c’è tutto quello che occorre per affrontare la strada coi piedi sempre asciutti e protetti.
Tomaia in pelle pieno fioreFodera impermeabile traspiranteProtezioni malleoliSuola antiolio e antiscivolowww.stylmartin.it
on the road 018
1
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4 - Giubbotto Harley-DavidsonComodo e versatile. L’interno staccabile con fode-ra in alluminio e il tessuto idrorepellente ne fanno un compagno di viaggio fedele e comfortevole. Alla sicurezza provvedono protezioni realizzate con cellule ad assorbimento d’urto progressivo, morbide addosso, efficaci in caso di bisogno. www.harley-davidson.com/it
5 - Casco Project mod. Cafe Racer SupervisorLa temperatura è piacevolmente frizzante. Il meteo non è avverso, ma qualche nube di troppo potreb-be riversare sulle nostre teste l’operato di Giove Pluvio. La soluzione della visiera “extra long” con prese d’aria antiappannanti sembra l’ideale.
Jet lungo con visiere intercambiabiliCalotta in resina termoplasticaChiusura con fibbia micrometrica a sgancio rapidoInterno staccabile e lavabile, antiallergico www.projectforsafety.it
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AldoPaRIS
on the road 020
Partiamo di buon’ora. Appuntamento alle nove al primo Autogrill dopo il casello di Agrate. Gigi arriva da Legnano, quindi si è già sciroppato una quarantina di chilometri in sella al suo giocattolino in prova. Le prime impressioni di guida sono buone. Nonostante il suo metro e novanta la seduta gli ri-sulta comoda e il parabrezza protettivo. Il tempo di un caffè e ripartiamo, direzione Palazzolo sull’Oglio dove ci aspetta Frisco per un saluto. Siamo alla fine di febbraio, temperatura piacevolmente frizzante e condizioni meteo ottime contraddicono le previsioni che danno pioggia in serata. E anche se il cielo do-vesse buttare già quattro gocce… FTW, godiamoci la giornata, per la tuta antiacqua c’è tempo! È la prima vera uscita dopo il freddo inverno e la voglia di sgranchire i pistoni è a mille. Per la verità la mia si ferma a 900, quella del “compagno americano” arriva a 1.600. Se lui gioca sul fattore coppia, in autostrada, io punto sul maggiore allungo. Giochia-mo un po’ ad accelerare e a rincorrerci, finché ci piazziamo entrambi sui 130 chilometri orari col sorriso stampato in faccia, segno che i bicilindrici ci assecondano a meraviglia. Arrivati in prossimità di Bergamo, un flash. No, nessun autovelox… viag-giamo entro i limiti. Mi sovviene che poco distante c’è il laboratorio di Aldo Paris. Non ci si vede da un po’, esattamente dall’ultima Festa Bikers, e si
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on the road 022
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“quella che ho per i manubri è
una vera e propria fissa:
in due anni ne ho cambiati venti!”
on the road 024
potrebbe fare una prima tappa. In fondo, se la scusa è quella di stare in sella alla Switchback per assaporarne le sensazioni di guida, infilarsi tra le strette stradine della bergamasca è d’ob-bligo. Il tempo di una telefonata e Aldo molla la matita sul tecnigrafo in favore del jet per ve-nirci a prendere all’uscita dell’autostrada. Dopo una ventina di minuti di cruising il fragore degli scarichi ravviva le viuzze del paesino di Alzano Lombardo dove ha sede il suo laboratorio, un piccolo antro con intonaco bianco e mattoni a vista. Fuori, poggiata sul muro esterno, una porta in legno dipinta a mano funge da insegna. Artista eclettico, Aldo spazia con disinvoltura dal disegno alla pittura, dalla scultura all’engraving. Prima che lo interrompessimo stava eseguendo alcuni schizzi per le nuove grafiche della Skor-pion Bay; sul tavolino di legno una targa in al-lumino attende che venga completata un’incisio-ne. I progetti in ballo sono tanti, le commissioni ancor di più; ma nulla può scalfire la brama di personalizzazione che riversa addosso al piccolo 883 del 2001. Oggetto di continue attenzioni lo Sporty è un cantiere aperto in continua evolu-zione. Dal serbatoietto da tre litri di un Motom, che aveva richiesto il montaggio di una tanica della benza supplementare per sopperire alla scarsissima autonomia di viaggio, è passato a un classico Peanut; montato però al contrario, non sia mai che la banalità prenda il sopravvento. Il largo beach bar è il ventesimo manubrio cambia-to in due anni: «Aldo, perché?». «Non te lo so spiegare… è proprio una fissa! Punto e basta». Fedele al gusto vintage, dopo aver aggiunto ma-nopole in ottone e pneumatici Avon “anteguerra” pensa bene di ricoprire il basamento del motore con pennellate di vernice per termosifoni. Misce-la una tinta color rame, distribuita in maniera grezza e spessa, in perfetta antitesi con la cura maniacale riversata invece sui metalli interessati da engraving, praticamente tutti quelli su cui si potesse incidere. Anche la forca Springer rice-ve un trattamento invecchiante e usurato e per spingere all’estremo il concetto old style chiede ad Alfredo di confezionargli una monoborsa e un rullo porta attrezzi dall’aspetto vissuto, lo stesso input ricevuto da Wild Hog per quanto concerne la realizzazione della sella. Artista dalla tensio-ne creativa sempre in fermento, quando arriva i momento di salutarci, non manca di offrirci un’esibizione live al pianoforte (per la verità un filo scordato!) sulle note di Jerry Lee Lewis.
per creare un effetto
vissuto aldo ricopre il
basamento del motore con
vernice per termosifoni!
ROBE di CUOIO
on the road 026
Arriviamo da Frisco praticamente all’ora di pranzo e lo becchiamo sull’uscio mentre sta per andare a farsi una piada al vicino baretto. «Oramai non vi aspettavo più», sentenzia. «Sai com’è, la strada offre un sacco di tentazioni. Non abbiamo saputo resistere al richiamo della macchinetta per l’engraving». «Pranziamo insie-me?». «Claro che si…». Frisco è un personaggio dall’apparenza rude, che le cose non le manda a
FRISCO
on the road 028
dire. Ha vissuto in pieno il boom degli Anni 70, il tempi dei figli dei fiori e dei primi chopper che dirompevano nella borghese Italia del boom eco-nomico. Ma quando lo conosci scopri una per-sona sincera e onesta, che non ama incensarsi, dedito al suo lavoro che oramai svolge da 32 anni. Di aneddoti da raccontare ne possiede tanti da riempire un libro. Uno carino risale ai primi tempi, Anni 80, quando abbandonò Milano per trasferire l’attività Robe di cuoio in quel di Palaz-zolo sull’Oglio: «Un giorno sono entrati i Cara-binieri, chiedendomi i documenti. Non trovando nulla fuori posto, se ne sono usciti chiedendomi quale fosse la reale attività giacché era eviden-te che un negozio simile non poteva che essere una copertura! E pensare che ora, tra i ragazzi dell’Arma, ce ne sono diversi diventati miei clien-ti». Erano i tempi in cui girava con lo Scrambler, la sua prima moto, e dei viaggi negli States. Que-sta è bella… «Appena sbarcato Oltreoceano un cartellone con xx mi da il benvenuto. Un minuto dopo degli uomini in divisa mi rinchiudono in uno stanzino… Risultato: mi sono fatto due giorni di soggiorno in più a spese dello Zio Sam!». … Persona amabile con cui conversare di ogni cosa, spaziando dalle moto allo sport (il tennis è una delle sue passioni), dalla politica ai viaggi, spe-cialmente in moto, da possessore soddisfatto di una Cross Bones ci racconta: «Mi è andata di lus-so. Ho fatto appena in tempo a prendere l’ultimo modello prodotto in casa Harley con la forcella Springer. Peccato che a causa delle vigenti nor-mative in tema omologazioni, Abs e diavolerie moderne simili non producano più motociclette con un componente così ricco di storia…». Bel mezzo, constatiamo. Dotato persino di salvabi-sacce, ironizziamo. Ma le borse dove sono? «La storia è sempre la stessa: il calzolaio che va in giro con le scarpe rotte, il meccanico con la moto che cade a pezzi… e io mi ritrovo con la moto senza un paio di bisacce buttate sopra. Per la verità le avevo fatte e portate al Bike Expo. Li un cliente le vede e le vuole. Cerco di spiegargli che sono le mie ma gliele posso fare esattamente uguali. Niente da fare alla fine vince lui e gliele devo vendere il cliente ha sempre ragione!
“...mi ritrovo senza un paio di bisacce
da mettere sulla mia Cross bones...quelle
che mi ero fatto le ho dovute cedere
a un cliente che le voleva a tutti i costi”
029
sul FILO
delCUS
TOM
031
sul FILO
delCUS
TOMLa lame, da sempre, affascinano l’uomo. A cavallo dei nostri ferri l’immaginario corre verso i film western e ai lama fissa portati nel fodero in cuoio da indiani e cowboy. E come non ricor-dare il celeberrimo combat militare sfoggiato da Sylvester Stallone nella saga cinematografica Rambo. Gli esempi si potrebbero sprecare, tanto quanto le obiezioni circa l’etica racchiusa nello strumento in sé. Ma se vi dicessimo che esiste un fiorente sotto-bosco di coltellinai custom, impegnati a realiz-zare esemplari unici da collezione? Veri e propri gioielli costruiti con cura e precisione maniacali, utilizzando materiali pregiati quali oro e pietre preziose. Arricchiti da engraving da paura. Le ore spese a forgiare una lama non si contano, al pari delle lastre d’acciaio occorse per creare il disegno del damasco. L’oggetto d’offesa si eleva così a opera d’arte, da custodire in una teca di
Ci facciamo preparare la moto, realizzare una bisaccia in cuoio, aerografare il casco e il frigorifero. La filosofia custom è entrata di prepotenza nelle nostre vite, nelle nostre case e nel nostro modo di pensare. Non abbiamo mai smesso di giocare, semplice-mente abbiamo trasformato consistenza e qualità degli oggetti di cui ci serviamo. E come la moto a pedali si è fatta di cromo e acciaio la spada di plastica è stata riforgia-ta nel damasco…
vetro. Per comprendere meglio questa pratica, a cavallo tra arte e artigianato, abbiamo incon-trato un valido maestro italiano, Sergio Conso-li. Quando si entra nel suo laboratorio la prima cosa che balza all’occhio sono l’ordine e la cura con cui sono sistemate tutte le cose. Per la verità non è che ce ne siano poi tante, sono sempre le stesse da quando ha iniziato: la levigatrice, il trapano a colonna, le lime e, soprat-tutto, la passione per la meccanica di precisione. Intesa a modo suo, naturalmente, e cioè ottenu-ta rigorosamente a mano, visto che si ostina a creare ogni parte dei suoi coltelli senza l’ausilio di alcuna macchina che faciliterebbe il lavoro, fa-cendogli, tra l’altro, risparmiare tempo e fatica. Quando si prende in mano uno dei suoi coltelli, si sente tutta la passione con cui è stato costruito. Se è un chiudibile a pompa, o lock-back per dirlo all’americana, la fluidità di scorrimento quando
Qual è l’essenza di un coltello artigianale?È semplice: dev’essere fatto completamente a mano e realizzato come pezzo unico, non più ri-prodotto; questa è secondo me la vera essenza del coltello artigianale di valore.
Quando e perché ti sei avvicinato al mondo della coltelleria artigianale?Nel 2003, quasi per caso, sono andato a visitare una mostra di coltelli e sono rimasto talmente affascinato da ciò che ho visto da decidere di provarci anch’io; la passione per le lame però ce l’avevo fin da piccolo e quella è una di quelle cose che hai senza sapere neanche il perché... Dopo i primissimi consigli carpiti qua e là da al-
lo si apre crea un senso di piacere, il “click” che lo blocca in apertura è come una dolce nota per l’udito e quando lo si richiude il “clack” deciso della lama che sbatte con forza contro il piolino di sicura, è come una firma, ti fa riconoscere il suo coltello da quello di un’altro in modo ine-quivocabile. La sola passione però non basta a fare un coltello, come non basta una meccanica perfetta, una finitura di livello e non è sufficien-te nemmeno la scelta giusta dei materiali: serve un innato senso estetico per la forma e le pro-porzioni e questo difficilmente si acquista con il tempo, è una dote che soli pochi hanno dentro di sé ed è proprio questo che distingue il bravo artigiano che fa un buon coltello dal vero artista che fa un pezzo da collezione.
Nel laboratorio del coltellinaio
gardonese Sergio Consoli non entrano
macchinari complessi. Tutto
è realizzato a mano con una passione
per il “mestiere” d’altri tempi
on the road 032
003
Quali sono i coltellinai che ti hanno ispirato o che preferisci?Il mio stile è un po’ “barocco”, quindi citerei due tra i coltellinai che mi picciono molto, Embretsen e Davis, che tra l’altro condividono anche loro la mia filosofia del fare tutto ciò che si può senza l’ausilio di alcuna macchina.
Quanti e quali premi hai vinto grazie ai tuoi coltelli?Il primo anno che ho esposto ho vinto il premio per il miglior coltello a Lame sotto i portici, a Ro-mano di Lombardia. Sempre lo stesso anno ho vinto il premio “Miglior coltello” anche al Culter expo a Novegro, poi due anni fa ho preso il titolo di Maestro della Corporazione italiana coltellinai e direi che questa è la soddisfazione più grande.
Info: 338 3157215 - www.consoliknives.com
cuni artigiani, ho iniziato a sperimentare da solo, sbagliando e riprovando fino ai risultati attuali.
Quanti coltelli costruisci ogni anno?Attualmente, lavorandoci parecchio, più o meno tre al mese.
Come ti avvicini alla creazione di un coltello?L’inizio è sempre il disegno estetico abbozzato e lasciato “maturare” il tempo necessario; poi quando sono veramente convinto, passo al dise-gno “tecnico” e alla realizzazione.
Come è composta la tua attrezzatura?Un trapano, una levigatrice, una pulitrice e un sacco di lime e carta vetrata. Praticamente il minimo indispensabile, non ho nemmeno un se-ghetto elettrico: faccio tutto, ma proprio tutto, a mano.
senso estetico per la forma
e le proporzioni. È questo
che distinge un bravo
artigiano da un artista
on the road 034
on the road 036
TrelawnyBel colore ramato per questa birra che fonde in sé due mondi lontani: la Cornovaglia e la Tasmania. La Trelawny è infatti prodotta con due luppoli: l’ingle-se Goldind e il Galaxy, proveniente dalla Tasmania e per la precisione da un piccolo paese, Launceston, che esiste sia in Cornovaglia che in Tasmania. Al naso emergono note erbacee e vagamente terrose che le danno un bel carattere inglese e alle quali si uniscono note più intensamente aromatiche di agrumi e frutta esotica tipiche del Galaxy. Le stesse si ripresentano in bocca, dove un corpo molto esile mette in evidenza piacevole note tostate e di bi-scotto che nel finale, decisamente asciutto, lasciano spazio alle stesse sensazioni erbacee e profumate percepite al naso.500 ml - 3,8% Abv
Samuel AdamsBel colore ramato per questa birra che fonde in sé due mondi lontani: la Cornovaglia e la Tasmania. La Trelawny è infatti prodotta con due luppoli: l’ingle-se Goldind e il Galaxy, proveniente dalla Tasmania e per la precisione da un piccolo paese, Launceston, che esiste sia in Cornovaglia che in Tasmania. Al naso emergono note erbacee e vagamente terrose che le danno un bel carattere inglese e alle quali si uniscono note più intensamente aromatiche di agrumi e frutta esotica tipiche del Galaxy. Le stesse si ripresentano in bocca, dove un corpo molto esile mette in evidenza piacevole note tostate e di bi-scotto che nel finale, decisamente asciutto, lasciano spazio alle stesse sensazioni erbacee e profumate percepite al naso.500 ml - 3,8% Abv
Il gusto del cruising, dopo una giornata spesa
in sella, cede la scena al piacere del palato.
Coerenti fino all’ultimo con l’accento espres-
so dai due twin scegliamo un paio di bionde
che parlano la medesima lingua: una Samuel
Adams, lager americana e una Trelawny, bit-
ter britannica. Una scelta fedele non solo per
provenienza geografica ma anche nell’aspet-
to cromatico delle etichette che richiamano i
colori proposti sui serbatoi...
GustoAngloSassone in collaborazione con
www.atuttabirra.com
037
SPIRITO LIBERo
ritratto 038
Intervista “doppia” a
Guido Prussia, motociclista
e regista/creativo
039
Ho conosciuto Guido alcuni anni or sono. Col-laborava ai testi per una rivista dedicata al lusso presso cui prestavo allora servizio. Per la verità lo avevo conosciuto molti anni prima, attraverso il pic-colo schermo; come, credo, la maggior parte degli appassionati di due ruote. Era il 1997 e il Prussia ci faceva sognare a bordo di una cruiser Yamaha con cui si è sparato il cost to coast. Lo ricorderete tutti, il programma s’intitolava Hotel California. Ebbi poi modo d’incontrarlo nel suo negozio in Ticinese, il Jolly Rogers, dove si dilettava a vendere “intimo” bizzarro e a inventarsi fantasiose magliette con slo-gan ironici: “Finalmente ho la Porsche, ora posso andare all’Old Fashion e trovare una ragazza che mi ami per quello che sono”, tanto per citarne uno.Più che un semplice negozio era un laboratorio cre-ativo, un continuo via vai di gente. Li, il genio, come ebbi modo di appurare, si esprimeva liberamente. Anche se non completamente. Come a tutti gli spi-riti liberi… qualcosa andava stretto. Le mutande o le t-shirt?! ;-) In realtà si trattava della mente, che correva veloce, in poco spazio, scontrandosi con un vagone di idee. Non ebbi modo di approfondire la questione poiché di lui non si seppe più nulla. Finché… Passato un po’ di tempo la curiosità si è
di Filippo Boccaphoto EffeBiStudio
per vedere l’intervista: www.feelthewind.it
fatta insistente. Lo chiamo, il numero risulta inesi-stente. L’avrà sicuramente cambiato. Non amo par-ticolarmente i social network, ma quello più famoso di tutti mi viene in aiuto (no, la pubblicità gratuita non gliela voglio fare!) e dopo un breve scambio di messaggi ci accordiamo per vederci. L’appuntamen-to è all’interno di una corte in zona navigli. Un posto davvero fico, composto da tre case di ringhiera; in una di queste si sviluppa il suo giocoso open space eletto a dimora, studio e... garage. «Ciao uomo... non ci si vede da un sacco!». «Ciao, si… in effetti è da un bel po’. Che stai combinando di bello nella vita?!». «Entra che ti racconto».
ritratto 040
041
Vedo che hai ancora le luci di Natale appese alla ringhiera… e pure sulla Buell...Mi piacciono un sacco le luci. E poi fra meno di un anno è di nuovo Natale, non mi voglio far cogliere impreparato.
Abiti in un contesto bellissimo, da fuori non immagineresti mai una realtà del genere...Si tratta di un vecchio cascinale, con poche abitazioni affacciate sull’aia. Qui vivono tutti creativi che lavorano con le porte aperte. Si respira un bel clima culturale.
Mi sembra di capire, però, che tu non possa fare altrettanto...Ho due cani che se trovano uno spiraglio volano fuori come saette. E poi ho deciso di adibire l’entrata dell’open space a garage per le mie piccoline, una Buell 1125R e una Thruxton. La Buell, purtroppo, non ha più la targa. Così vuole la procedura per spedire negli States un veicolo. La stessa sorte toccherà anche alla Triumph.
Ti tai trasferendo?Ritorno a vivere in California.
In “Hotel” o in una casa?!Ho capito dove vuoi andare a parare. No, basta. Con Hotel California ho chiuso. Ora giro documentari. Vado a Los Angeles perché ne sento la mancanza, ci sono affezionato.
Quando hai iniziato a muovere i primi passi in sella?Piuttosto tardi, avevo più di vent’anni.
Quali e quante moto hai avuto?Ne ho avute diverse, di svariate marche. Ma quella che più mi è rimasta nel cuore è un’Harley-Davidson. Suonerà strano ma non ricordo esattamente il modello. L’unica immagine che ho di lei è di un “ferro”stupendo.
La moto che non c’è e che vorresti?Fortunatamente esiste già e gli sto facendo il filo da un po’ di tempo, è l’Electra Glide.
Giusto un motoretta da bar...Non mi è piaciuto salire in sella per fare poca strada. Quando sono alla guida amo spararmi un sacco di chilometri. Come quella volta che sono arrivato fino in Turchia...
AVEVO Preso una casa
a fianco di quella di Marilyn
MOnroe e Ogni mattina
facevo colazione al bar
con Dustin Hoffman
ritratto 042
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Non mi piace usare la moto
per spostamenti brevi...
...quando salgo in sella amo
spararmi un sacco di chilometri
ritratto 044
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Oppure quando ti sei fatto il Coast to CoastSon sempre stato attratto dalla California e dagli States in generale. E’ per questo che mi sono inventato il format televisivo.
E’ stata dura? Quando sono andato dal direttore di rete a proporre l’idea ho ricevuto picche. Quindi? Ho preso le ferie, una telecamerina portatile e ci sono andato lo stesso. In un mese e mezzo, viaggiando in moto, ho raccolto un sacco di materiale. Insieme a Federico Grillone ho prodotto il numero zero che ha catturato l’interesse della produzione. L’abbiamo messo in onda e il successo non ha tardato ad arrivare, ottenendo il 12 per cento di ascolti malgrado la tarda ora di messa in onda.
Perché Hotel California?E’ in assoluto la mia canzone preferita.
Sei stato anche nel punto esatto dove è morto James Dean. Stesso mese, stessa ora, stessa statale, stesso chilometro. Il tramonto non ti fa vedere nulla in quell’incrocio... ...e rovistando nella spazzatura che hai visto, invece? Come ti è venuta l’idea? A seconda di quello che butti si capisce che persona sei e quali interessi hai. In quella di Marlon Brando c’erano cassette di vino di ogni tipo, in quella di Brad Pitt decine di occhiali da sole rotti, in quella di Madonna resti di cibo macrobiotico. Il programma fa subito il boom. Otteniamo il 12 per cento di ascolti, malgrado gli orari strani e il fatto che le puntate siano solo sei.Il programma è a costo zero. Le moto me le dà lo sponsor e il lavoro lo facciamo in tre: io, un cameramen e nell’ultima serie Vanessa Martins. Nonostante il successo, dopo tre anni, la trasmissione non va più in onda e lasci Mediaset. Perché? Credo di essere uno dei pochi ad essermene andato via pur avendo un contratto. Volevo provare a viverci, in California. Non solo raccontarla di passaggio.
Scelta coraggiosa. Raccontacela. Prendo una casa a fianco di quella di Marilyn Monroe, 1000 dollari al mese. Ogni mattina faccio colazione al bar con Dustin Hoffman. Acquisto un’auto cabrio, conosco la figlia di un grande produttore ed entro nel giro giusto. E quando posso vado in spiaggia, per ammirare il mare e darmi pizzicotti: “Guido, è tutto vero?”. Capito? Una vita stile “Il grande Lebowski”.
Dopo queste esperienze, abbandonata la California e rientrato i Italia ti sei inventato un po’ di cose nuove… Un giorno, a Los Angeles, avevo scoperto un negozio gestito da un iraniano: commerciava strani slip con disegni e scritte divertenti. Tipo un cartello stradale lì davanti con l’avvertimento: “Si scivola quando è bagnato”. Così, una volta arrivato qui in Italia, ho deciso di importare mutande di quel genere e ho aperto un negozio, il “Jolly Roger”.
Non solo… Le magliette. Mi sono inventato le t-shirt di quartiere, come “University of Quarto Oggiaro - strada magistra vitae”. In pochi giorni ho venduto più di 500 capi. Oppure quelle con la scritta: “Costantino è un pirla”. Ne sono andate via a vagonate e naturalmente mi riferivo all’imperatore... Ma le più fighe sono state altre due, che però mi hanno creato qualche problema. Le frasi incriminate? “Meglio 7 nani che un principe stronzo”. E “Finalmente ho la Porsche e posso andare all’Old Fashion e trovare una ragazza che mi ami per quello che sono”.
Che guai le hanno dato? È arrivata la Finanza, mi ha sequestrato tutto sostenendo che avrei dovuto chiedere l’autorizzazione alla Walt Disney e alla Porsche. Chissà, forse avrei potuto appellarmi al diritto alla satira. Il risultato, comunque, è che ho chiuso tutto. Quali sono i tuoi sogni? Dovessi scegliere, mi piacerebbe girare un film vero, per il cinema. Come regista.
fine
ritratto 046
047
Qui vivono tutti creativi
che lavorano con le
porte aperte. Si respira
un bel clima culturale.
per vedere l’intervista: www.feelthewind.it
SCUSATEleSPaLLE
special 048
di Filippo Boccaphoto EffeBiStudio
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un ferro così non È
per tutti, È vivo e ti parla
anche attraverso
i suoi difetti
AAnno duemila e dieci, le quaranta ”primavere” ini-ziano a fare capolino sull’orizzonte di Damiano. Urge fare qualcosa, come il copione richiede arri-vati a questo fatidico giro di boa. Di andare in crisi, come vuole una certa tradizione, non se ne parla; meglio fare un giro nel web, magari su e-bay. Così, tanto per farsi venire un’idea, senza cercare qual-cosa di specifico. Proprio qui il “nostro” scova uno Shovel in vendita. Nonostante le foto siano picco-le, l’amore che sboccia per quello ferro è davvero grande. Qualcosa d’inspiegabile, una questione di pelle. O forse sarebbe più appropriato parlare di… pixel. Dopo aver contattato il venditore e discusso la questione prosaica, insieme a un paio di amici parte alla volta di Bolzano per andare a recupera-re il mezzo: «Giunto a destinazione un “vichingo” barbuto (soprannominato Nappi, come il calciato-re) mi ha accolto in un tempio di reliquie Harley inimmaginabile: decine di serbatoi di Wla e Panhe-ad appesi al soffitto del grande garage, cataste di marmitte, scaffali colmi di selle, scatole di fanali e fanalini, chopperini e bobber dannatamente “veri” in fase di montaggio, altri parcheggiati in attesa di un bel run». Per Damiano quel 1.340 in ghisa, a differenza di molti che arrivano a includere l’Evolu-tion, è l’ultimo vero prodotto di casa Harley, la ri-sposta targata 70’s da apporre alla propria voglia di vintage. Con un motore, tutto sommato, affidabile
special 050
Quando qualcosa inizia ad andare stretto è piuttosto facile voltare le spalle alla realtà per volgere lo sguardo altrove. Definitivamente “imprigionato” nella categoria de-gli “anta” anche Damiano decide di dare le spalle, ma al passato. E per nulla preoccupato del tempo che passa ripesca un vecchio Sho-vel per andare incontro al futuro
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...un Vichingo barbuto mi ha accolto
in un tempio di reliquie Harley
inimmaginabile: decine di serbatoi di
wla e panheads appesi al soffitto,
cataste di marmitte, scaffali di selle,
scatole di fanali e fanalini...
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per l’utilizzo quotidiano, che lo ha condotto sino al Faaker See. In realtà il twin è stato costruito nel 1983, dunque si tratta di un modello commemora-tivo dell’80° anniversario H-D, importato prima in Germania, nel 1984, e poi in Italia, nel 2009; ma è sul ponte dell’officina, grazie all’approccio “restless and wild”, che lo Shovel guadagna la sua persona-lità. Volutamente grezzo nelle finiture dei metalli, chiede una livrea altrettanto essenziale e spartana, nera, stemperata da un paio di motivi grafici in fo-glia oro contornati da filetti tirati a mano. Magro, essenziale, eppure capace di far provare un certo timore reverenziale nei suoi confronti, complici la voce profonda degli scarichi a sigaro e l’accensione unicamente a pedale. Un mezzo scorbutico, da co-noscere e rispettare, ma prodigo di soddisfazioni. In suo onore, non appena giunto in garage, è stata organizzata una festa in grande stile, con brindisi e abbracci insieme agli amici più stretti. Poi, dopo aver creato il giusto feeling, sono iniziate le prime modifiche, che si concluderanno prossimamente con l’adozione di una forcella Sportster e un ape-hanger più stretto dell’attuale.
fine
special 054
Marca: Harley-DavidsonModello: FXE Wide GlideCilindrata: 1.340 ccAnno di costruzione: 1983 - 80º anniversario
Harley-Davidson
colore 056
Gli acquarelli di
Ruggeri per illustrare gli
“anni ruggenti”...
Questo acquarello gira in
redazione da parecchi
anni. Ci è piaciuta l’idea di
condividere con voi un
vecchio lavoro di questo
prolifico artista, impegnato
a dissacrare con arguta
ironia il mondo dei
motociclisti, con un occho
di ruguardo per le cafè ra-
cer. Come dire: cambiano i
tempi ma non gli
stereotipi di un mondo che
evolve ma, alla fine, rimane
sempre quello “ruspante”
degli esordi...
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fashion 058
GuardaRoba
a cura della redazionephoto Roberto Rapetti
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fashion 060
Da CD Garage è
presente
l’intera
collezione di
felpe e t-shirt
marchiate
Holyfreedom e
una gamma di
visiere
dedicate ai
caschi jet...
magari da
abbinare a uno
della
nuova
collezione
Vintage 2012
di DMD
003
GEISHA
Dedicato ai “tattoo
lovers”, uno dei modelli
più gettonati
della nuova collezione
PINHEART
Una pin-up, un cuore
infranto, un inno alla
bellezza e alla gioia di
vivere... on the road!
ICARO
Metalflake
e pinstripe
a go go... come
resistergli??
L’abilità di Andrea nel trafficare attorno bicilin-drici Harley e Triumph è cosa nota. In questa “puntata”, dunque, in attesa di una special che ha promesso di presentarci entro l’estate, siamo andati a curiosare dall’altra parte del muretto in mattoni, dove ammiccano la nuova gamma di t-shirt Holyfreedom e quella di caschi firmati DMD. «La scelta di ridurre il numero di marchi» spiega Andrea «vuole premiare, in primis, la qualità rispetto alla quantità. In secondo luogo, così mi è possibile tenere in stock (quasi) tutti i modelli delle due linee per non fare uscire il cliente a mani vuote!».
nel grande open space di
CD Garage il profumo dell’olio esausto
si mischia con quello del cotone
delle t-shirt, “parcheggiate” in mezzo
alla nuova collezione di caschi DMD
fashion 062
fine
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Drag Rocketdi Filippo Boccaphoto Roberto Rapetti
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Drag Rocket
special 066
Fabio è un grandissimo appassionato di moto, in particolar modo di Harley, Triumph e custo-mizzazioni in genere. Lo possono testimoniare gli sgabelli scelti per accogliere i suoi ospiti nella nuova dimora, dei vecchi V-Twin con seduta in pelle d’ippopotamo! E nel suo garage, accanto a una Speed Triple, non poteva mancare un telaio rigido Santee; in questo caso non scelto come base per un sofà, ma in trepidante attesa che gli venga incastonato il 1.340 acquistato qualche mese addietro. In attesa che il chopper prenda forma, fa bella mostra di sé una “minacciosa” Rocket, da poco ultimata e con cui ha partecipa-to al recente Free wheels in Francia. Non usia-mo l’aggettivo minaccioso giusto per stereotipo, come riferimento al già noto e poderoso trecilin-dri di 2.300 centimetri cubi o per via della livrea nere come le tenebre. Bensì, perché sotto al ser-batoio c’è mooolta carne al fuoco, come ci rac-conta lo stesso proprietario: «Si tratta dell’unica moto Triumph Dragster presente in Italia. Il te-laio è stato tagliato e adattato in diversi punti per rendere la moto il più leggera e compatta possibile. Il posteriore ha visto l’eliminazione di ogni orpello estetico e la creazione di un suppor-to ad hoc per ospitare la sella singola, mentre la forcella (realizzata a mano) è stata studiata appositamente per risultare rigida e pesante così da permettere i trasferimenti di carico senza ce-dimenti, mantenendo allo stesso tempo la ruota anteriore incollata a terra». Adottare una sprin-ger su una “bestia” del genere non è stata cosa facile; ne sa qualcosa la “prima” forca a molle, acquistata da catalogo, tristemente piegatasi dopo poche staccate! Certo, un modello a steli rovesciati sarebbe stata una scelta più saggia, ma… vuoi mettere l’estetica di questo gioiellino artigianale?! Naturalmente è stato rivisitato anche il motore, modificato per poter ospitare e sostenere l’ali-mentazione a protossido d’azoto; operazione che ha reso necessario il rifacimento dei collettori di aspirazione, portati a tre e rivolti verso l’ester-no, recuperati da collettori per auto da compe-
F
067
per placare la furia di
questo “dragster”
occorrono nervi saldi
e concenrazione...
Fiamme lucide su base
opaca; un classico
rivisitato da OMT Garage
per una trasformazione
fuori dagli schemi
special 068
le pedane sono state sostituite
con una coppia di pedali tolti a una
bmx. l’accortezza? Lasciarli
completamente liberi di ruotare!
tizione. Pesantissimi, ovviamente, gli interventi effettuati sulla centralina di serie, a cui è stata affiancata una Power Commander realizzata ap-positamente per le nuove specifiche della moto che quasi nulla ha più del modello di serie. E pen-sare che i primi step della customizzazione pre-vedevano un ape hanger, in seguito rimpiazzato da un manubrietto basso e raccolto per gestire al meglio l’esuberante cavalleria: si parla di almeno 230 cavalli alla ruota, ma non è possibile essere più precisi dal momento che il banco prova non è riuscito ad andare oltre, sebbene di HP da spre-mere ce ne fossero ancora! Lo può testimoniare
il test da 0 a 100 km/h effettuato “ai danni” di una Lamborghini Gallardo, uscita sconfitta dalla gara di accelerazione. Per avere sempre la cor-retta angolazione delle gambe e fare leva sul-le pedane Fabio si è inventato il montaggio dei pedalini della Bmx, con l’accortezza di lasciarli liberi di ruotare. I lavori sono stati lunghi e non ancora terminati. Il componente che è facile im-maginate in corso d’opera è il copri serbatoio dei liquidi, ma non solo quello perché altre dia-volerie impazzano nella mente di Fabio. Avremo modo di vederle in una prossima puntata, ma intanto concludiamo con il capitolo colorazione,
069
Coda stretta,
avantreno
imponente. La
Springer, per
iruscire a
contenere la
spinta degli
oltre 230
cavalli alla
ruota, è stata
realizzata ad
hoc... e costa
quanto uno
Sporty!
fashion 070
2.300 cc, filtri aria
sportivi e bombola nos...
non rimane che guardare
la nube di polvere alzata
dal pneumatico!
un classico ma giocato tono su tono: fiamme nero lucido su base opaca, con logo OMT Gara-ge fieramente espresso sul serbatoio. L’officina di trasformazioni varesina ha dedicato parecchi mesi di lavoro attorno a questo missile terra-terra che per diletto gioca a correre sulle piste degli aeroporti insieme a piloti professionisti del quarto di miglio. Ci chiediamo solo: a quando un bel giretto sul lago salato?
fine
special 072
Blackgold
di Filippo Boccaphoto Max Trono
073
Nonostante abbia più di mezzo secolo sul groppone, questo twin inglese canta che è un piacere. Il suo aspetto è vintage, la cura per il dettaglio maniacale...
special 074
In alto, il fanalino Miller. A fianco,
il serbatoio dell’olio artigianale decorato
da Capitan Blaster in foglia oro
mentre il forcellone rigido, ideato da Grease Monkey, è imbullonato al telaio come si usava nei telai di serie Triumph fino ai primi anni ’50. La sua particolarità risiede nei tubi “impipati” che si collegano alla piastra del perno ruota come nel-le vecchie fusioni Harley. Le sensazioni vintage continuano una volta a cavallo, dopo aver asse-stato un bel calcio alla pedivella d’avviamento. Al comando del gas il bicilindrico risponde con aggressività. Il peso leggero e i fianchi snelli lo fanno scattare come una molla. Attenzione però a non farsi prendere la mano, perché il rispetto della tradizione prevede l’impiego di freni a tam-buro! Scesi dalla sella, prima di entrare al pub, è impossibile non rimanere in contemplazione di questo ferro che scandisce i secondi che pas-sano col ticchettio del metallo che si raffredda. E intanto gli occhi accarezzano il parafango po-steriore Ribbed, il serbatoio olio artigianale e il
II capelli luccicanti da overdose di brylcreem, le lunghe basette e le braccia istoriate dai tattoo in stile traditional tradiscono inequivocabilmente l’amore di Max Trono per le motociclette ingle-si. Purché siano “d’annata” e disponibili a farsi cambiare i connotati, anche radicalmente. Come testimonia la Black Gold, una chicca old school su base Triumph T100 (500 cc), semplice e ricer-cata. Naturalmente rivista nella parte termica, completamente smontata e rifatta, arricchita da un carburatore Amal da 26 (che sfrutta i filtri aria stock), coperchi registro valvole cromati e scarichi 2 in 1 tipo Scrambler. Il twin parallelo gira che è un piacere e ascoltare il sound degli scarichi – con gli occhi chiusi – riporta la mente agli anni ’50. Quando li riapri, e ne ammiri le forme, la sostanza non cambia. Il telaio è rima-sto quello di serie, ma alleggerito da supporti e attacchi vari che ne appesantivano le forme;
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Sia il rubinetto
della benza che
l’intera bulloneria
sono in ottone
special 076
se quando ti prende
la “scimmia” ti accorgi che
ha la brillantina...
probabilmente È appena
uscita da greasemonkey!
inutile resisterle,
la tua voglia di radical
inglese ha preso il volo!
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special 078
nessun dettaglio
È lasciato al caso, nemmeno
il più piccolo, come la
bulloneria in ottone
Peanut modificato (senza rubinetto, collocato direttamente sul tubo della benzina). Soluzioni semplici che ne ridisegnano il profilo, accattivan-te anche per via delle forcelle - con cover tipo Bates verniciate - accorciate di 3 centimetri, che stringono l’elegante ruota raggi da 21” calzata da pneumatico 3.00 Avon Speedmaster; quel-lo posteriore è un 4.00 Avon MkII su cerchio da 18”. Gli accessori montati si compongono di manubrio Bsa, fanale tipo Bates, fanalino Mil-ler e devio luci Bsa; le pipette delle candele sono Champion con cavi sterlingati. L’eleganza è anche una questione di dettagli e dopo la cura sartoriale ci si può concedere qual-
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LA MOTO IN PILLOLE...
Nome: Black GoldModello: Triumph T100 (500cc)
Costruttore: Grease MonkeyTempo: 3 mesi
AccessoriSissibar
Serbatoio olio Grease MonkeySerbatoio Penaut modificato
Forcella ant. -3 cm Manubrio BSA
Ruota ant. da 21” Pneumatico ant. Avon Speedmaster 3.00
Ruota post. da 18” Pneumatico post. Avon MkII 4.00
Fanale tipo BatesFanalino MillerDevio luci Bsa
Pipette Champion con cavi sterlingatiche vezzo estetico. La bottega di Wild Hog è il luogo ideale per scegliere la sella, le cinghie in cuoio da apporre su serbatoio e a serraggio della batteria, e la borsa laterale. Tutta la bulloneria a vista, i dadi ciechi e il rubinetto della benza sono in ottone, le decorazioni che con essi fanno pendant - in foglia oro - provengono dalla mano di Captain Blaster. Che il vostro stile sia classico, cafè racer o chopper, da Grease Monkey potrete farvi confezionare il “giocattolo” a motore che più vi si addice. Rigorosamente con twin d’Ol-tremanica…Per info: www.greasemonkey.it
tutorial 080
Lo “scatto” perfetto... al chiuso
Quando ci troviamo in una fiera, il con-
nubbio donne&motori accende più che
mai la nostra voglia di portare a casa
qualche bella foto ricordo. Praticamente è
già tutto pronto, come se fossimo su un
set fotografico: bellissima modella profes-
sionista, sfondo e oggetti ben disposti e,
naturalmente, una moto da sogno...
In pratica
Prima di tutto cerchiamo un “punto di
vista” insolito, evitando la classica “posa
frontale”; tagliamo l’immagine con un’in-
quadratura più chiusa sul soggetto, così
da dare impatto e forza. Scegliamo la
funzione “priorità di tempi” impostando
la macchina su 1/40 di sec., utilizzando
una sensibilità iso 400, in modo da coglie-
re un pò di luce ambiente e verifichiamo
che il diaframma sia almeno f. 5.6, per
avere a fuoco la parte interessata e sfo-
cato il resto. Se utilizziamo il flash ed esso
risulta troppo forte siamo troppo vicino al
soggetto, quindi dobbiamo ridurre l’inten-
sità del lampo almeno di 1 stop (alcune
compatte avanzate offrono questo tipo
di possibilità). A questo punto possiamo
scattare: facendo guardare in macchina la
modella ricordiamoci di mettere a fuoco
il viso o la “parte del corpo” scelta come
soggetto principale. Buone foto!
Bob PH
lo scatto perfetto...
081
QUASI REFLEX...
Sensore CMOS da 14,3
Mp, processore Digic 5,
zoom 4x. La Canon
Powersxot G1 X, promette
prestazioni da reflex in un
corpo compatto.
Tutto merito del sensore
da 1,5”, di poco inferiore
al formato APS-C
TRUE LOVE NEVER DIES
Il vero amore non muo-
re mai... Poprio come la
passione per il rock ‘n’
roll a cui l’azienda tedesca
Mandelkern s’ispira per la
nuova collezione di gioielli
in argento massiccio.
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da utile attrezzo a
elemento d’arte: la chiave
inglese secondo
lucio tomazLa chiave inglese come metafora: l’attrezzo
che “imbocca” la testa del dado e serra, si ele-
va a uomo; si umanizza e interagisce con i suoi
simili e con il cosmo. Più che “imboccare” ora
abbocca alle illusioni terrene della vita e cono-
sce vizi e virtù dell’umanità. Lotta per posse-
dere gli oggetti, si annienta e alla fine spera.
Spera che qualcosa di divino scenda sulla terra
per riportare ordine e valori.
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Legend BikersQuando si parla di leggenda a stelle strisce che corre su due ruote la mente riporta al marchio Harley-Davidson. Tutti d’accordo, compresi Luca e Paolo che nella loro concessionaria/officina di trasformazioni – al secolo Legend Bikers – da sempre trat-tano motociclette marchiate col logo del bar&shield...
089
...una passione che nel corso degli anni li ha portati a collezionare
una piccola selezione di modelli di indubbio interesse, esposti nel loro
ampio show room: un KH del ’56 (la moto di Elvis); un XR targato ’83
(modello utilizzato nelle gare di short track); uno Sturgis del 1982; la
prima versione della Springer del 1988; la prima versione della Nostalgia
Cow Glide e un Road King del 2003 (versione Centenario) con sidecar,
di cui si contano solo 14 esemplari al mondo. Ma quando la passione
per le motociclette di carattere si fa prepotente, quando gli stereotipi
iniziano ad andare stretti, significa che è giunto il momento di ampliare i
propri orizzonti. I ragazzi lo hanno in maniera radicale, implementando
il parco moto in vendita con tutte le opzioni alternative – americane -
disponibili sul mercato. Indian, Victory, Saxon e Big Dog. Marchi ancora
poco affermati e poco conosciuti da un pubblico forse troppo conserva-
tore, ma ciascuno di essi con molti argomenti da esprimere sull’asfalto.
Avremo modo di parlarne approfonditamente nelle prossime puntate.
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