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Complesso Monumentale di S. Maria la Nova piazza S. Maria la Nova, 44 - Napoli dal 15 luglio al 30 settembre 2010 Dalla festa della Madonna del Carmine alla festa della Madonna di Piedigrotta Femminile e Sacro il transito del materno

Femminile e Sacro - LucianoEditore · tra sacro e profano, tra quotidiano e concettuale, che si estende al corpo femminile. Gli attraversamenti sono un possibile filo tra le opere,

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Complesso Monumentale di S. Maria la Novapiazza S. Maria la Nova, 44 - Napoli

dal 15 luglio al 30 settembre 2010

Dalla festa della Madonna del Carmine

alla festa della Madonna di Piedigrotta

Femminile e Sacroil transito del materno

Attraversamenti irrequietezza eterogeneità:il transito del materno

… difficile dire di artiste così diverse nel segno della diversità hanno trovato vicinanza in questa

esposizione, nel periodo dell’anno dominato da una forma femminile - donna con bambino, madre del dio fattosi uomo - che è anche quello del ritrovamento di madre e figlia mitologiche, l’epoca in cui Persefone sottratta(si) agli inferi si ricongiunge a Demetra, ri-portando con sé i frutti della terra.

La memoria dell’icona della Vergine, a un tempo madre di suo figlio e figlia di lui, percorre un lungo tragitto: dalle molte Madonne del passato, ad opera di pittori famosi presenti in questa chiesa dedicata a Santa Maria La Nova, fino allo sguardo contemporaneo di queste artiste in una coniugazione complessa tra sacro e profano, tra quotidiano e concettuale, che si estende al corpo femminile.

Gli attraversamenti sono un possibile filo tra le opere, attraversamenti di frontiere, generi e campi: di ognuno si guarda il dritto, il rovescio, e il risvolto come per la Alice di Luce Irigaray, nei passaggi dalla tela alle tele e ai legni, dal pennello alla matita alla mano che plasma, da un materiale all’altro attraverso lo sguardo che unisce e crea ponti o contrasta e divide. Si spezzano le frontiere tra materie e materiali, tra tecniche e mezzi espressivi, in una manualità che diventa arte combinatoria, travolge limiti e steccati, quello della cornice e del museo, unisce e sovrappone in

chiaroscuri e trasparenze, e degli steccati fa opera d’arte stessa. La manualità del femminile evoca e allontana allo stesso tempo gli oggetti del quotidiano femminile, l’esperienza vissuta diventa arte.

L’opera complessiva di ciascuna di queste artiste è tra segno bidimensionale e tridimensionale, da pittura, disegno, fotografia - e già i collage e gli assemblage da questa si volgono a altre materie - a scultura e scrittura. Nella compresenza tra diverse forme d’arte il segno pittorico si unisce alla scultura, la scrittura entra nel quadro, la materia mimetizza l’immagine o la invade impedendole di giungere a compiutezza, le cornici diventano opera. Queste artiste non stanno in un solo posto, sono qui e là, non accettano l’egemonia del pennello e della tela, sono dentro e fuori, nel segno del nomadismo e della irrequietezza. Tra oggetti fotografie disegni, scultura e scrittura la poesia si fa immagine composita.

L’opera d’arte diventa corpo di donna, oggetto desiderato e desiderante presente in quasi tutte le opere della esposizione, talvolta mascherato (in più di una maschera, antico-moderno maschile-femminile come in Marisa Ciardiello), frammentato (nel volto-grembo, volto-gambe in Cecilia Battimelli, corpo scolpito e riscolpito; nella Maria crocefissa di Carla Viparelli, corpo aperto al centro, tagliato in due nel/dal legno), a raffigurare l’interdetto femminile sempre tra le righe. In una critica della rappresentazione del femminile, l’ambiguità tra essere e non essere domina: il corpo è svelato e celato al tempo stesso, su di esso si scrive e si iscrive,

è sovrapposto agli oggetti del quotidiano femminile o, quando è orgogliosamente statuario come nelle opere di Rosa Panaro, si ha una interruzione della verticalità nel volto sghembo che la sormonta, come nella Carità qui esposta. O ancora, quando la forma femminile emerge nella sua forza, come Regina potente e dominatrice nei disegni di Ciardiello, il suo sguardo si fa concreto, fascio di luce e ombra, si reifica come spada che trafigge.

Le ri-proiezioni su un corpo femminile reale di Battimelli - in opere qui non in mostra - coinvolgono il rapporto tra due donne, un rapporto che si ripropone, sia pure indirettamente in opere di altre artiste qui presenti, tra l’artista e la donna raffigurata - sé e altra al tempo stesso - e soprattutto nel rapporto con il corpo materno, con la Madonna, icona che unisce il culto mariano tra Oriente e Occidente, o rimanda alla Grande Madre. La relazione complessa tra il Cristo e sua madre è anche quella di Dio con l’umano, dell’uomo con la donna, del figlio con la madre - della donna con l’altra donna che ha in sé il ricordo tormentoso del corpo a corpo dimenticato della figlia con la madre.

Incommensurabile, illocallizzabile corpo materno, nelle parole di Julia Kristeva che osserva noi viviamo su questa frontiera, esseri di incrocio, esseri in croce… spartizione permanente, divisione della carne. E la croce è simbolo onnipresente in molte delle opere esposte.

Divisione del linguaggio ma anche divisione del corpo della madre da quello del figlio, costruzione di una frontiera che taglia il suo corpo e l’espatria da suo figlio: la si ritrova nei due

pilastri di Annamaria Bova che si ergono vicini ma separati, solitari ma legati da filo invisibile. Ma c’è anche la condivisione e la consustanziazione, la forma del figlio si iscrive su quella della madre che ne assume le stimmate, fino alla madre crocefissa di Viparelli.

Nella maternità del negativo di Ciardiello coesistono a un tempo inscindibilità tra madre e figlio e violento rifiuto reciproco. Nella sua mater dolorosa, la deposizione qui presente, la madre si sdoppia nel dolore partorendo un’altra sé nel dolore: Non si partorisce nel dolore, si partorisce il dolore: il figlio lo rappresenta ed esso si installa ormai per sempre (Kristeva).

La funzione di transizione del materno, la madre come legame, intervallo, iato, si riflette nella divisione e consustanziazione a un tempo dei vari linguaggi dell’arte su cui mi sono fermata in queste righe, dalla Madonna antica (delle Grazie?) che domina dall’altare maggiore allo sguardo laterale e obliquo, ambiguo e sofferto della nostra contemporaneità.

Lidia Curti

Nata ad Urbino napoletana di adozione. L’artista annovera nella sua vastissima produzione per immagini una gamma sterminata di suggestioni, sogni, illusioni e certezze che creano e danno vita alle sue storie. Alcune delle forme espressive scelte dall’artista richiamano la tecnica del collage. Nella numerosissima produzione dell’artista, presentata in diverse mostre nazionali e internazionali, questa tecnica è adoperata con sapienza e minuziosità nell’intento di dar vita a narrative visive secondo la forma scritta del taccuino.

I taccuini di Cecilia, un viaggio avvincente che evoca sensazioni inconsce, gesti quotidiani, sogni indimenticabili, proiezioni future, nostalgie passate. Tutto nella sua arte è da ascrivere alla dimensione del suo, del nostro quotidiano. L’artista ricama delle storie per immagini attraverso l’uso di carte preziose, papiri, sugheri e veline su cui le immagini vengono poggiate e rielaborate. Bianco nero assieme a scene colorate, i suoi collage si compongono gradualmente secondo un gioco infantile che coglie la natura più intima dello sguardo e dei gesti.

Cecilia Battimeli si autodefinisce un’eclettica creatrice di immagini, nonché un’artigiana perché in grado di seguire il processo creativo dallo scatto all’allestimento. In tutte le sue opere si rileva una crescita con l’immagine, un lasso di tempo, in cui come dichiara la stessa artista: si solidifica il rapporto emotivo con il soggetto e il suo prodotto creativo.

Cecilia BATTIMELLI

Madonne, 1996fotografie, 37 x 102 cm

Maternità, 1996fotografie, 37 x 102 cm

Artista napoletana di formazione classica, Annamaria Bova è allieva di Emilio Notte e Emilio Greco all’Accademia di Belle Arti di Napoli. L’esperienza in Accademia permette all’artista di appropriarsi di diversi mezzi espressivi tra cui l’arte della ceramica, il primissimo incipit della sua ricerca. Seguono diverse sperimentazioni che coinvolgono in maniera rilevante scrittura e sguardo. Come in Senza Parole, mostra in cui l’artista espone telai in sughero su cui poggiano caratteri tipografici in legno di diverse dimensioni e colori. Qualche anno più tardi è la volta di Guardati a vista, un’attenta riflessione sulla tematica dello sguardo attraverso l’uso di lenti e occhi artificiali.

Il rapporto che Bova intrattiene con la dimensione del sacro è suggestivo e eccentrico. Nella serie Ex Voto ed altre storie, presente nella Basilica di Santa Maria alla Sanità, l’artista forgia delle opere composte da ex voto d’argento di proprietà della chiesa dedicati a San Vincenzo, il veneratissimo santo con le ali, popolarmente conosciuto come il Monacone.

In questa mostra dedicata al corpo femminile l’artista sceglie di mostrare e celare all’audience l’opera dal titolo Maternità, un dittico marmoreo, due forme di dimensioni diverse, due colonne cilindriche dalle venature calde e delicate, due unità appartenenti l’una all’altra ma con la separazione necessaria che le rende unità duali.

Annamaria BOVA

La maternità, 2008lamiere di ferro acido e legno, 150 cm x 38 d - 110 cm x 30 d

Allieva di Emilio Greco Marisa Ciardiello inizia la sua carriera artistica con la scultura. Di particolare interesse è la riflessione costante che l’artista dona al corpo, ai corpi sia femminili che maschili. Numerose delle sue opere declinano tradendolo un concetto di unità corporea attraverso una materialità frammentata che vive di pieni e di vuoti e che trova forma nella lucentezza e nell’opacità della materia. Le sagome di Ciardiello sono sferiche e corpose se viste da una certa prospettiva ed esili e deboli quando la prospettiva cambia. Le interruzioni e gli interstizi che danno forma alle sue sagome scandiscono il tempo del femminile nelle sue più stranianti scoperte. Si ritrova in questi corpi un senso di estraneità che rende i corpi fragili e delicati sebbene la durezza della materia alimenti un senso di presenza costante, una corporeità salda che sembra lasciarsi però scalfire dall’usura del tempo. Ecco che il tempo, come segnale costante di molte delle sue opere, viene adoperato dall’artista per richiamare un passato bellicoso, fiero, eterno. In realtà è la stessa temporalità che scandisce il tempo della figura frammentata, trasfigurata, resa frammento dalla rudezza di un presente ritrovato.

Nei disegni in mostra Ciardiello sembra voler evocare un senso di materno dai tratti inquietanti e sofferenti, una Madonna creatrice dallo sguardo marmoreo che come Medusa fissa pietrificando. La serie Resurrezione scandisce un tempo dell’immagine in movimento in cui si ritrova uno sdoppiamento della madre, un viaggio nel tempo della donna e nei suoi archetipi femminili.

Marisa CIARDIELLO

Resurrezione, 2010,disegno colorato, 105 x 75 cm

La ricerca artistica di Rosa Panaro comincia con l’utilizzo delle resine plastiche e continua con l’uso degli scarti della società consumistica: giornali e oggetti di vita quotidiana. Tale appropriazione permette a Panaro di essere annoverata tra le artiste pop partenopee. Nota infatti l’opera pop dedicata alla pizza Margherita, ma non solo. La sua minuziosa ricerca dei materiali in disuso accompagnata da una più ampia attenzione al concetto di archetipo, soprattutto femminile, si fondono assieme per creare un’opera che, pur conservando l’odore del pop, se ne distacca dando vita a figure senza tempo, a rievocazioni mitiche, archetipi della collettività femminile, sagome in cartapesta che rievocano una dimensione temporale celata. Ecco che Lilith assume le sembianze della Grande Madre e, appropriandosi della connotazione negativa di questa figura mitica, ne stravolge la rappresentazione. L’artista è qui pronta a creare una lotta materiale fatta di cartapesta contro una visione patriarcale univoca che ancora costringe le donne ad una condizione impari.

Fino al 1977 Panaro si rivolge direttamente al mondo naturale nella creazione di oggetti legati alla natura ma da allora in poi, e grazie alla sua attiva partecipazione ai collettivi femministi, l’attenzione dell’artista mira a nuove forme creative in grado di tradurre il profondo e lacerante disagio del vissuto femminile. Ecco che la scelta di adoperare la cartapesta come materiale semplice da modellare, è sintomo per l’artista di un ritorno al rito originario e una sorta di condensazione inconscia di sensazioni e suggestioni antiche grazie alle quali è possibile evocare disagi attuali.

Rosa PANARO

La carità, 2000tecnica mista, 188 x 63 cm

Filosofa di formazione cresce come artista grazie alla pittura e alla scultura. Vive e lavora tra Napoli e Maratea. Le sue opere, presenti in collezioni pubbliche e private, sono in gran parte dipinti di medie e grandi dimensioni su tavola, tela e forex nonché sculture in pietra.

La ricerca artistica di Viparelli si contraddistingue per un uso versatile e duttile di diversi mezzi espressivi. A partire dagli oli su tela e su tavola della sua prima personale nel 1986, il percorso di Viparelli matura attraverso nuovi mezzi creativi quali scultura, installazioni site specific, performances, stampe e installazioni video.

Nell’opera presente in mostra Maria (olio su tavola) l’ambiguità della figura rappresentata sembra guidare lo sguardo immediatamente sulla verticalità del pesce come simbolo di nascita e fertilità. È da ricordare che prima che il Cristianesimo adottasse questo simbolo, lo stesso, disegnato in verticale, era la personificazione della Grande Madre.

In generale l’opera di Viparelli è da ascriversi nella dimensione dell’ineffabile desiderio di infinito. Una molteplicità di simboli, geometrie e percorsi invisibili rendono l’opera tutta un meraviglioso viaggio nelle ansie, negli eccessi e nei desideri della mente e del corpo in una dimensione spazio temporale imperscrutabile per la sua bellezza espressiva.

Carla VIPARELLI

Maria, 1998olio su tavola e terracotta, 100 x 71 cm

Allestito all’interno degli spazi del Complesso Monumentale di Santa Maria La Nova, il Museo ARCA, acronimo di Arte Religiosa ContemporaneA, nasce nel dicembre 2006 da un’idea dell’Associazione Oltre il Chiostro onlus, nel tentativo di realizzare un tipo di gestione ed un modello di fruizione del bene culturale in grado di recuperarne l’interesse in chiave contemporanea.

Con la nascita dell’ARCA, che ha ricevuto nel 2008 lo status di interesse regionale ed è annoverato dal 2009 tra i Soci dell’ICOM e dell’AMEI, Oltre il Chiostro mira al superamento del concetto classico di musealizzazione, con l’obiettivo di rendere contemporaneo l’incontro e lo scambio con la produzione artistica dei nostri giorni, promuovendone una fruizione più dinamica ed interattiva.

In particolare, il Museo ARCA offre al visitatore sei diversi

percorsi di visita dedicati alle testimonianze religiose dell’arte contemporanea dal 1949 ad oggi, concepite da artisti di rilievo nazionale ed internazionale come:

Carlo ALFANO, Vincenzo AULITTO, Aviero BARGAGLI, Annamaria BOVA, Robert CARROLL, Arturo CASANOVA, Loredana CERVEGLIERI, Riccardo DALISI, Ciro DE FALCO, Prisco DE VIVO, Gianfranco DE ANGELIS, Antonio DEL DONNO, Stelio DI BELLO, Gerardo DI FIORE, Alì HASSOUN, Renato LAFFRANCHI, Christian LEPERINO, Giorgio LONGHIN, Guglielmo LONGOBARDO, Francesco LUCREZI, Francesco MANES, Rosaria MATARESE, Dino MIGLIORINI, Serena NONO, Maria PALLIGGIANO, Rosa PANARO, Vincenzo Dino PATRONI, Aulo PEDICINI, Andrea PISTOLESI, Filippo ROSSI, Mimma RUSSO, Italo SCHIRRA, Antonio TAMMARO, Anna TRAPANI, Mauro VACCAI, Carla VIPARELLI, Samuele VANNI, Pietro VOLPE e Rino VOLPE.

° La mostra è anche visibile all’internodelle sale virtuali I-Art del CyberMuseum al sito

http://www.oltreilchiostro.org/cybermuseum/iart.php

Femminile e Sacroil transito del materno

Complesso Monumentale di S. Maria la Novapiazza S. Maria la Nova, 44 - Napoli

dal 15 luglio al 30 settembre 2010Dalla festa della Madonna del Carminealla festa della Madonna di Piedigrotta

Ente promotore: Associazione Oltre il Chiostro onlusCuratore: Lidia CurtiSchede biografiche: Mariangela OrabonaAllestimenti: Gabriella De Falco

in copertina:Madonna con Bambino, 1600

stemma di marmo in bassorilievo

per informazioni:

tel/fax: 081.552.15.97 - 081.552.32.98 - 081.014.35.83

mail: [email protected]

web: www.oltreilchiostro.org

° Con il gentile contributo della

www.lucianoeditore.net