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Fiabe sonore. Alice nel Paese delle Meraviglie · Fiabe_sonore._Alice_nel_Paese_delle_Meraviglie Author,¬Â z Keywords: Versione Plugin:2.6.2 (25-1-2015); Profilo Preflight:CMYK;

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  • Immaginate, cari bambini, un fiu-me… che scorre vicino a un bo-schetto… È estate… e Alice è seduta sulla sponda, vicino alla sorella mag-giore che legge un libro. Si guarda in giro annoiata.

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  • Alice – Ho anche sbirciato nel libro

    di mia sorella… ma è senza figure! A

    cosa serve un libro senza figure? Che

    noia!… Potrei intrecciare una ghir-

    landa di fiori… ma vale la pena di far

    la fatica di raccoglierli?

    Ed ecco che un coniglio,

    bianco come un giglio,

    passa in tutta fretta

    accanto alla bimbetta.

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  • Alice – Be’, che c’è di strano?

    Non è un fachiro indiano…

    No, ma quel coniglietto

    ha un panciotto dal taglio perfetto,

    e nel taschino un orologio d’oro fino.

    Hai mai visto un coniglio così,

    con un orologio che fa ticche tacche tic?

    coniglio BiAnco – Oh, povero me!

    Povero me! Arriverò troppo tardi!…

    Guarda, guarda che ore sono! Presto!

    Di corsa!

    E il Coniglio Bianco riprese a correre,

    più veloce di prima.

    Alice – Un coniglio che parla non è

    poi tanto strano; un coniglio con un

    panciotto potrebbe anche passare…

    ma che questo coniglio abbia un oro-

    logio nel taschino è troppo! Gli cor-

    rerò dietro: muoio dalla curiosità…

    Al massimo, quando l’avrò raggiun-

    to, gli chiederò che ore sono!

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  • Alice, senza starci troppo a pensa-

    re, filò via di corsa dietro al Coniglio Bianco.Alice – È entrato a tutta velocità in quella tana per conigli…

    E Alice, senza preoccuparsi minima-

    mente di come avrebbe fatto poi a uscire, entrò a sua volta nella tana. Non aveva fatto che pochi passi, quando il terreno le mancò sotto i piedi, e la bambina cominciò a preci-pitare in una specie di pozzo.

    Alice – Ma non arrivo mai in fondo? O questo pozzo è molto profondo o io sto cadendo lentamente…

    Che strano pozzo era quello!… Le pareti erano piene di scaffali, di libri, di quadri, di armadietti, di carte geo-

    grafiche appese alla rinfusa… Alice allungò una mano e prese un vaset-to da una credenzina che le passava

    davanti agli occhi in quel momento.

    Alice – Vediamo… mmm… marmel-

    lata d’arance! Buona!… Avevo giu-sto fame… Oh! Il vasetto è vuoto… Peccato: lo rimetterò su questa men-sola… se lo lascio cadere, potrebbe

    ferire qualcuno in fondo al pozzo… Oplà! Ecco fatto!Giù, sempre più giù… per quanto

    tempo ancora?Alice – Chissà quanti chilometri ho già percorso?… Avrò già raggiunto il centro della Terra… che dovrebbe

    trovarsi a circa… tremila chilometri

    di profondità, penso…

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  • Alice aveva imparato molte cose sul-

    la geografia a scuola, ma i numeri

    non erano il suo forte, e quindi ave-

    va detto la prima cifra che le era pas-

    sata per la testa, tanto nel pozzo non

    c’erano maestri che la potessero cor-

    reggere…

    Alice – Sì, sì… ma a che latitudine e

    longitudine mi troverò?

    A dir la verità, Alice non aveva la mi-

    nima idea di che cosa fossero la la-

    titudine e la longitudine, ma erano

    delle gran belle parolone e suonava-

    no così bene!

    Alice – Forse attraverserò tutta la

    Terra e uscirò dall’altra parte, agli

    Antipati… o Antipodi, dove la gente,

    è logico, cammina a testa in giù (se la

    Terra è veramente rotonda come di-

    cono…). Sbucherò in Australia o in

    Nuova Zelanda? Quando sarò arri-

    vata, chiederò alla prima signora che

    incontrerò: « Scusi, signora, questa è

    la Nuova Zelanda o l’Australia? »

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  • E così dicendo Alice cercò di fare un

    inchino… Ve lo figurate fare un in-

    chino mentre si cade nel vuoto? Sono

    sicuro che voi non ne sareste capaci!

    Alice – No, no: se faccio una doman-

    da simile, penseranno che sono una

    bambina davvero ignorante, che non

    sa nemmeno in che parte del mondo

    si trova… Speriamo che ci sia un car-

    tello col nome del Paese scritto sopra!

    E Alice continuava a cadere… giù,

    giù, sempre più giù… Per scacciare

    la noia, non poteva far altro che par-

    lare da sola.

    Alice – Dina sentirà molto la mia

    mancanza…

    Dina era la gatta di Alice.

    Alice – Speriamo che si ricordino di

    darle la sua tazzina di latte questa

    sera… La mia Dina! Come mi pia-

    cerebbe che fosse qui con me ades-

    so!… Però, Dina, guarda che qui non

    ci sono topi… Al massimo, caden-

    do, cioè volando con me, potresti ac-

    chiappare un pipistrello, che è molto

    simile a un topo. Ma chissà se i gatti

    mangiano i pipistrelli?

    E Alice sbadigliò: educatamente, con

    la mano davanti alla bocca. Comin-

    ciava ad aver sonno, e continuava a

    ripetere come una filastrocca…

    Alice – I gatti mangiano i pipistrelli?

    I gatti mangiano i pipistrelli?

    Oppure…

    Alice – I pipistrelli mangiano i gatti?

    Non sapendo la risposta esatta alla pri-

    ma domanda, tanto valeva rivoltarla.

    Fatto sta che Alice, fra una domanda e

    l’altra, si appisolò… e stava sognando

    di passeggiare a braccetto con Dina, e

    di chiederle severamente…

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