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LETTERE AD UN PROFANO MASSIMO MISEFARI

Fichte

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Questo scritto che, ovviamente, non vuole essere un testo di filosofia è orientato sia verso il “profano” che intende aprire i suoi orizzonti culturali nei confronti dell’Istituzione, sia verso quei Fratelli che desiderano conoscere prima di tutto alcuni concetti della filosofia di Fichte e quindi come questa stia alla base del suo modo di intendere la Massoneria. L’obiettivo, tuttavia, è di fornire un motivo di riflessione ed un desiderio di approfondimento culturale che porti al progresso del pensiero massonico del lettore.

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L E T T E R E A D U N P R O F A N O

MASSIMO MISEFARI

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L E T T E R E A D U N P R O F A N O

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L E T T E R E A D U N P R O F A N O

MassiMo Misefari

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ImpaginazioneAlfredo Romeo

© 2011 Iiriti EditoreVia del Torrione, 3189125 Reggio CalabriaTel. 0965.811278www.iiritieditore.com

ISBN 978-88-6494-056-4

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IndIce

Premessa pag. 7

Cenni storiCo biografiCi « 9

situazione della massoneria « 15in germania nel seColo xviii

storiografia massoniCa di fiChte « 21

ignazio fessler, isPiratore « 23

massoniCo di fiChte

fiChte e la royal york « 27

differenza tra il Pensiero massoniCo di fessler e di fiChte « 31

la filosofia di fiChte « 33

la morale seCondo fiChte « 39

i diritti dell’uomo seCondo fiChte (il giusnaturalismo) « 41

la filosofia dell’assoluto « 43

le “lezioni” sulla massoneria « 45

Parte PrIma

Lettera I « 47

Lettera III « 55

Lettera IV « 62

Lettera V « 70

Lettera VI « 74

Lettera VII « 78

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Lettera VIII « 83

Lettera IX « 88

Lettera X « 92

Lettera XI « 97

Lettera XII « 100

Parte Seconda

Lettera XIII « 105

Lettera XIV « 109

Lettera XV « 111

Lettera XVI « 117

Commento delle lezioni sulla massoneria « 121

bibliografia « 128

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PREMESSA

In un momento come quello attuale, in cui la Massoneria inizia ad avere, giustamente, un ruolo chiaro ed aperto nella società “profana”, i principi su cui Essa fonda le sue basi mol-to spesso non sono compresi ed ancora più spesso vengono intenzionalmente travisati.

Questo scritto che, ovviamente, non vuole essere un testo di filosofia è orientato sia verso il “profano” che intende apri-re i suoi orizzonti culturali nei confronti dell’Istituzione, sia verso quei Fratelli che desiderano conoscere prima di tutto alcuni concetti della filosofia di Fichte e quindi come que-sta stia alla base del suo modo di intendere la Massoneria. L’obiettivo, tuttavia, è di fornire un motivo di riflessione ed un desiderio di approfondimento culturale che porti al pro-gresso del pensiero massonico del lettore.

Poiché le “lezioni sulla massoneria” nella loro forma origi-nale, possiedono, a mio avviso, un linguaggio ormai superato, ho creduto opportuno, quando necessario, modificarne la for-ma per rendere più agevole la lettura fidando nella compren-sione del lettore.

Le lezioni di Fichte sono precedute da alcuni cenni biogra-fici seguiti dalla descrizione della situazione della massoneria in Germania nel secolo XVIII in modo che il lettore possa comprendere l’ambiente massonico in cui operò Fichte e quin-di viene fornita una breve storiografia massonica del filosofo.

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Al termine delle lezioni, ho aggiunto alcune mie brevi con-siderazioni. Sono riconoscente al Prof. Sergio Morabito ed al Prof. Gaetano Pizzonia docenti di filosofia e storia, il primo per la sua pazienza nell’ascoltarmi ed il secondo per i consigli che mi ha dato.

Massimo Misefari

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“La cultura massonica ha in sé nascosta una profonda

sapienza ed occorrefare seri sforzi per

trovarla ed accoglierlacon gioia dopo averla trovata e confermata,

nel proprio intelletto enel proprio cuore”

Fichte

CENNI STORICO BIOGRAFICI

Johann Gottlieb Fichte nasce a Rammenau, nell’alta Lusa-zia, il 19 maggio 1762, primogenito di Christian, un tessitore di lino, e di Maria Dorothea Schrich. Il tenore di vita della sua famiglia è tale che Johann deve necessariamente cercare di aiutare i genitori e perciò lavora al telaio e fa anche il guardiano di oche. La sua fortuna è rappresentata dal barone Ernest Haubold von Miltitz, che lo prende sotto la sua protezione e gli consente di intraprendere gli studi a Meissen, presso la scuola Stadtschule e quindi, dall’età di 12 anni e sino a 18 anni, presso l’importante scuola Fùrstenschule di Pforta.

Studia poi a Jena nel 1780 ed a Lipsia nel 1781 dove però deve interrompere gli studi di teologia perché il Miltitz non lo finanzia più. Dopo aver abbandonato gli studi, nel 1788 e sino al 1790 trova un lavoro di precettore a Zurigo presso la famiglia

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di un certo Ott che aveva due figli di 10 e 7 anni. Dopo un certo periodo di attività, si pone in contrasto con la famiglia Ott e quindi smette di fare il precettore. A Zurigo Fichte conosce Jo-hanna Maria Rahn che successivamente diverrà sua moglie. Nel 1790 rientra a Lipsia dove diviene l’insegnante privato di uno studente il cui desiderio è conoscere ed approfondire la filoso-fia di Emanuele Kant. Il pensiero Kantiano lo affascina, per cui si immerge nello studio del pensiero del filosofo convincendosi di poter contribuire con la filosofia a modificare la società con-temporanea. Desiderando conoscere di persona Emanuele Kant, Fichte si reca a Konigsberg nel 1791 e sottopone al giudizio del maestro il manoscritto “Critica di ogni rivelazione”. Questo la-voro colpisce Kant tanto che ne chiede la pubblicazione al pro-prio editore che però lo pubblica senza il nome dell’autore, e proprio questo rappresenterà la fortuna di Fichte.

Poiché Kant aveva da tempo promesso di scrivere e pubblicare la “Filosofia della Religione”, il lavoro di Fichte, a causa del con-tenuto, convince i critici del tempo che si tratti proprio dell’ope-ra di Kant finalmente realizzata.

Le recensioni accademiche dell’opera sono talmente favo-revoli che Kant alla fine è costretto a rivelare il nome del vero autore: è così che Fichte diviene improvvisamente ed inaspet-tatamente famoso.

Nel 1793 si reca a Zurigo dove sposa la Rahn, tiene confe-renze che gli permettono di esporre la sua filosofia e pubblica “Contributi alla rettifica dei giudizi del pubblico sulla Rivoluzio-ne francese e Rivendicazione della libertà di pensiero ai Principi d’Europa”. Nel 1794 su intervento del poeta massone Goethe,

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viene chiamato dal governo di Weimar all’Università di Jena ed è per Fichte un periodo intenso e pieno di soddisfazioni, ma anche di contrasti veementi con il mondo accademico e con i politici. Scrive “Sul concetto della dottrina della scienza o della cosiddetta filosofia” subito dopo qualche mese dalla sua prima opera (1973) che ha visto la luce dopo la lettura del lavoro di Schulze “l’Ene-sidemo” e che si intitola: “Recensione dell’Enesidemo”. Seguo-no poi “Fondamento dell’intera dottrina della scienza” (1794), “Fondamento del diritto naturale secondo i principi della dottri-na della scienza” (1796) “Sistema della dottrina morale secondo i principi della dottrina della scienza e sul fondamento della nostra fede in un ordinamento divino del mondo” (1798) ed altri scritti sull’ateismo (Atheismusstreit) il che però gli procurerà uno scon-tro con le Autorità civili.

Infatti, con il “Fondamento della nostra credenza in una provvidenza divina” Fichte identifica Dio con l’ordine mora-le del mondo e sostiene che è la moralità che ci spinge verso la religione perché inconsciamente sentiamo la necessità di un Dio. Il suo modo di vedere la religione assieme al suo appoggio politico alla rivoluzione francese, lo mettono in contrasto con i colleghi dell’Università.

Gli ambienti reazionari e conservatori non vedevano di buon occhio le idee democratiche professate da Fichte (esistono infatti una serie di lettere tra Christian Von Voigt e Gottlieb Huefeland tra il 1793 ed il 1794) e la pubblicazione del saggio “La missione del dotto” (Die bestimmung des gerlehrten), gli procura ulteriori contrasti. Alcuni studenti, influenzati dalle sue idee, fonda-no la “Lega degli uomini liberi” di ispirazioni democratico-

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repubblicane. Nel contempo, un altro gruppo studentesco crea un movimento di opposizione alla lega e tale forte contrasto lo costringe a ritirarsi presso Weimar ad Ossmanstadt con il suo al-lievo Friedrich Karl Forberg dove fonda la rivista filosofica “Phi-losophisches Journal”. Quando nel 1798 Fichte pubblica sulla rivista “Sul fondamento della nostra fede in un governo divino del mondo” e Forberg “Sviluppo del concetto di religione” in cui sostengono la coincidenza tra religione e morale, si ritrovano in risposta la pubblicazione di un libretto dal titolo “Lettera di un padre a suo figlio studente intorno all’ateismo di Fichte e di Forberg” in notevole contrapposizione alla loro idea. L’accusa di ateismo, provoca una successiva serie di pubblicazioni contro Fichte ma anche qualcuna a suo favore, quale ad esempio “I te-deschi di Magonza” di Gorge Friedrich Rebman.

La controversia sulla religione, ed il carattere piuttosto agita-to, lo contrappongono alle autorità civili e religiose.

Di fronte alla reazione degli ambienti religiosi ed all’inter-vento del governo, il comportamento di Fichte diviene così ar-rogante da fargli perdere l’appoggio dello stesso Goethe. Conse-guentemente, il governo di Weimar sequestra la rivista di Fichte e questi, nel 1799 obbligato a dimettersi, si trasferisce a Berlino.

A Berlino viene cooptato nel circolo romantico da Friedrich Schlegel. In tale periodo (1800) sviluppa la “Filosofia della scienza” e pubblica “La missione dell’uomo” e “Lo stato commerciale chiu-so” e nel 1801 “Ragguaglio chiaro come il sole al gran pubblico intorno alla natura particolare della nuovissima filosofia:tentativo per ottenere la comprensione del lettore”.

Nel 1805 insegna ad Erlangen dove tiene lezioni sulla “Natu-

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ra del dotto e sui modi di apparire nel campo della libertà”. Nello stesso periodo, Napoleone, dopo le sconfitte di Jena e di Aurstedt occupa Berlino, quindi Fichte si rifugia nel 1806 a Konigsberg dove insegna “Dottrina della scienza” pervaso da sentimenti pa-triottici che lo portano a pensare ad un progetto di una Uni-versità come fulcro di una nuova Germania (vedi i Discorsi alla nazione tedesca). Pubblica in questo anno “Introduzione della vita beata o dottrina della religione” e “Caratteri fondamentali dell’età presente” che è una raccolta delle conferenze tenute tra il 1804-ed il 1805.

Poco prima della sconfitta Russa vicino Konigsberg nel giu-gno 1807 si trasferisce da rifugiato a Copenaghen dove rimane sino alla firma della pace di Tilsit nel luglio 1807 e quindi ritorna a Berlino occupata dai francesi.

Nel 1808 i suoi discorsi all’Accademia delle Scienze di Berli-no intorno a “Discorsi alla nazione tedesca” ottengono l’effetto di creare non poca preoccupazione nei francesi e negli stessi prus-siani a causa del contenuto demo-repubblicano.

Nel 1807 scrive “Piano razionalmente dedotto di un Isti-tuto d’Istruzione superiore da fondare a Berlino” che contri-buisce a far nascere l’Università di Berlino e dove assume l’in-carico di titolare della cattedra di filosofia mentre nell’ anno seguente diviene Rettore sino al 1812. In questo anno, tut-tavia, i suoi contrasti col governo lo estromettono dall’Uni-versità. Pubblica “I fatti della coscienza” la “Dottrina della scienza”, “Sulla missione del dotto” ed una serie di conferenze con oggetto “sul rapporto della logica sulla filosofia o logica trascendentale” “sistema della dottrina morale”, “Lezioni in-

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troduttive” “Dottrina dello Stato” ed ancora una nuova visio-ne dei “Fatti della Coscienza”.

Nel 1813 partecipa alle esercitazioni militari della milizia territoriale svolgendo attività di propaganda contro Napoleone e nell’anno successivo (1814), infettato dalla moglie infermiera che aveva contratto il tifo nel corso della propria attività, muore probabilmente della stessa malattia.

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SITUAZIONE DELLA MASSONERIA IN GERMANIA NEL SECOLO XVIII

Nel periodo precedente al 6 settembre 1737, quando in In-ghilterra la massoneria aveva già assunto l’aspetto moderno, in Germania si è tenuta la prima riunione massonica in un’oste-ria di Amburgo, in una loggia denominata “Societè des acceptés maçons libre de la ville de Hambourg” che assumerà poi il nome di Absalom; tale loggia era costituita dal barone Oberg, da karl Sarry, Peter Carpser, Peter Styven Daniel Krafft.

In Francia, la massoneria era permeata dalle idee rivoluzionare che si riscontravano al di fuori delle logge. In questo periodo, nel-le logge francesi si osservava di tutto, dal misticismo alla politica, dalle nuove idee filosofiche al romanticismo.

In Germania, nella loggia di Amburgo, la massoneria non aveva assunto la forma di quella inglese anzi, per il modo di la-vorare, i massoni venivano addirittura definiti Libertini e Deisti e perciò pericolosi. Sembrava che l’attività massonica stesse addi-rittura per finire ma la situazione cambiò radicalmente poiché il principe ereditario Federico di Prussia chiese di essere ammesso in una loggia attraverso il reggente conte Albrecht Wolfang von Lippe, massone.

L’iniziazione del principe avvenne il 14 agosto 1739, assieme a quella del conte di Wartensleben, in una camera dell’albergo Kornsken di Brunswick nella Breiten Strasse. Il principe apprez-zò tanto il rituale ed il simbolismo massonico che creò un tempio

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massonico all’interno del castello di Rheisenburg, ed, una volta salito al trono, dichiarò pubblicamente di essere massone. Subito dopo, la loggia si trasferì da Rheisenburg a Berlino dove il re Federico fondò una loggia chiamata “Loge première” o “loge du Roi” o “Hfloge” e dove da M.V. iniziò suo fratello Guglielmo.

Nel periodo intorno al 1741 in Germania sorsero numerose logge ed a Berlino ne sorse una che divenne poi nel 1744 la loggia madre di Germania il cui nome era “Zu den drei Weltku-geln” “i tre globi”, mentre a Dresda venne fondata la loggia “Zu den drei weissen Adlern” “le tre aquile bianche” e, successiva-mente, vennero fondate logge a Lipsia, Hannover ed altre città della Germania. In questo periodo, in tutte le logge tedesche, la maggioranza dei presenti apparteneva al ceto sociale più elevato ed i lavori di loggia erano condotti in lingua francese. I massoni tedeschi si riferivano al Ramsay circa le origini della massoneria e molte logge avevano una connotazione Templare con l’obiet-tivo di riabilitare la memoria dei cavalieri. Il barone von Hund divenne il capo dei massoni templari e nelle due logge la “zu den drei hammern” “i tre maglietti” e “Zu den drei Saulen” “le tre colonne” gli iniziati venivano creati cavalieri ed obbedivano ciecamente a von Hund: per questo motivo la massoneria venne chiamata “stretta osservanza”.

Le altre logge però seguivano il sistema dei tre gradi secondo la tradizione inglese, e la massoneria con questa struttura, veniva chiamata “blanda osservanza”.

L’ordine dei massoni templari si diffuse in Germania perché un individuo di nome Johnson, mostrando documenti falsi, asse-riva di aver ricevuto l’incarico di modificare le logge germaniche

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secondo l’ordine dei templari. Costui creò un Gran Capitolo, nominò cavalieri solo dietro pagamento ed obbligò il fondatore barone Hund ad obbedirgli ciecamente.

Hund, poco tempo dopo, si accorse della truffa ed accusò pubblicamente Johnson il quale, dopo una breve fuga a Wart-burg, venne arrestato e nel contempo Hund venne considerato il salvatore della massoneria tedesca.

Le logge, a quel punto, seguirono il sistema di Hund ma paral-lelamente a questo, si realizzò un altro sistema che venne chiamato “Clericato” fondato da Johann August von Starci un predicatore di corte. Il rituale seguito dal “clericato” era di tipo spirituale con aspetti magici ed alchemici ma subito dopo si fuse con il sistema massonico di Hund.

Tuttavia, nel 1776 la morte di Hund determinò la fine di questo tipo di massoneria. Nel frattempo erano sorte in Germa-nia tre Grandi logge: la Grosse Landesloge, la Grosse National Mutterloge e la Provincial Grossloge di Amburgo che si schiera-rono apertamente contro la massoneria di Hund e costituirono a Francoforte la “Die zur Weiderherstellung der Konigliken Kunst der alten Freymaurerey verbundenen Logen” cioè “logge riunite per il ripristino dell’Arte Reale dell’ Antica Massoneria”.

In queste logge si parlava di metafisica e si incominciava a parlare anche della dottrina dei Rosacroce (ordine a sua volta fondato nel 1750) ed inoltre si discuteva di alchimia.

I seguaci del rosacrucianesimo riferivano di “superiori inco-gniti” che avrebbero dovuto rivelare i segreti della felicità.

Come è facile intuire dalle basi fantastiche della dottrina, que-sto fenomeno finì presto mentre nacque un nuovo movimento

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detto Ordine degli Illuminati. Tale ordine fu istituito da Adam Weishaupt di Ingolstadt che era professore di diritto canonico in quella città e sorse in conseguenza del fatto che i suoi studenti che erano seguaci dei principi rosacruciani, secondo Weishaupt dovevano essere liberati dagli influssi malevoli di quel modo di pensare. Assieme a quegli studenti, nel 1776 fondò la cosiddetta “società dei perfettibili” con l’obiettivo di moralizzare e di per-fezionare l’ umanità. Successivamente però, il nome della società venne cambiato in “Società degli Illuminati”.

Lo scopo che si proponeva è stato espresso nella pubblica-zione: “Pitagora o considerazioni sull’arte segreta del mondo e del governo” e consisteva nel far vincere la virtù e la sapienza su tutta l’umanità.

Weishaupt non raggiunse l’obiettivo perché, essendo stato ostacolato nella sua attività dai gesuiti, suoi ex insegnanti, cercò l’aiuto dei massoni e si iscrisse alla loggia “Theodor von guter Rat” di Monaco di Baviera.

Stabilito questo contatto tra massoneria ed ordine degli il-luminati Weishaupt fondò logge massoniche anche all’estero. L’Ordine, però, possedeva regole molto rigide tanto che ogni componente doveva obbedire ciecamente a chi lo aveva intro-dotto, inoltre si dovevano leggere obbligatoriamente testi speci-fici e ci si doveva comportare in modo da riferire mensilmente ai superiori sul comportamento dei componenti l’ordine.

Naturalmente i massoni quali Bode, Knigge ecc. che erano entrati in quest’ordine con l’idea di appartenere ad una massone-ria migliorata, valutando la situazione, si allontanarono.

Nel giugno del 1784 venne emessa, su pressione dei cattolici,

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un’ordinanza che vietò l’ordine degli illuminati tanto che Wei-shaupt venne licenziato dal suo impiego ed esiliato a Ingoldstadt mentre gli altri adepti furono espulsi o imprigionati. L’ordine degli illuminati finì quindi miseramente ancora prima della rivoluzione francese che avrebbe voluto aizzare con i suoi principi. In questo stesso periodo, in Germania comparvero una serie di truffaldini e ciarlatani sedicenti massoni, come il teologo Rosa, astorologo, cosmologo, alchimista ecc., il barone Gugomos e Georg Schrepfer esorcista, che però nulla avevano a che fare con la vera massoneria.

Nonostante questa situazione confusa, vi furono degli uomini di grande intelletto che, da massoni, incominciarono a dare un’im-pronta fondamentale ad una massoneria che avesse come principi basilari l’umanità e la tolleranza tra gli uomini.

Fra tutti coloro che contribuirono a questa realizzazione, forse i più importanti furono Lessing, Heder. Goethe e quindi Fichte.

Lessing (1729-1781) fu iniziato nel 1771 ad Amburgo nella loggia “Zu der drei Rosen” “le tre rose”. Autore di teatro, uomo di grande erudizione, conquistò un posto preminente nella mo-derna letteratura tedesca; fu filosofo e figura importante dell’il-luminismo tedesco. Negli ultimi anni della sua vita (1770-1780) elaborò il trattato sulla Educazione del Genere umano (Erziehung des Menschensgeschlechts) ed i “Dialoghi per Massoni (Gespräche für Freimaurer)” (l778-l780).

Il primo paragrafo della prima opera così recita: “L’educazio-ne per il singolo, è la Rivelazione per l’intero genere umano” e nella seconda pubblicazione: “l’educazione è come una rivela-zione per il singolo uomo; e la rivelazione è un’educazione che è stata e ancor ora continua ad essere impartita al genere umano”.

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Nei “dialoghi” la Massoneria viene vista come forza unificatri-ce della società ideale che dovrà educare l’uomo.

Per Heder invece, la massoneria era il mezzo di elevazione dell’uomo e dell’ umanità attraverso la religione e l’amore per il prossimo. Heder venne iniziato a Riga nella loggia “Zum Schwert” “alla spada” ove trovò un gruppo di uomini che lo incoraggiaro-no nello scrivere opere tra cui “Antichissimi documenti del gene-re umano”. Heder ebbe rapporti stretti con Bode, ma anche con Lessing e con Schroder con cui attuò una riforma del rituale nel quale si riscontravano sia alchimia che magia e quindi si manife-stava l’esigenza di una riforma che utilizzasse a tal fine la filosofia.

Sia per Lessing che per Heder, la massoneria si basa sulla li-bertà e la ragione ed è contraria ai dogmi: furono proprio questi principi che portarono anche Goethe alla massoneria.

Quest’ultimo venne iniziato la vigilia della festa di S.Giovanni nel 1780 nella loggia “Amalia” di Weimar. In quel periodo la log-gia apparteneva alla “stretta alleanza” di von Hund e fu chiusa nel 1782. Successivamente, una volta riattivata l’attività massonica, i lavori di loggia seguirono il sistema di Schroder che riportò la massoneria nella sua forma originaria.

Goethe esprime nelle poesie e nelle sue opere, in particolare il Faust, tutto il pensiero massonico.

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STORIOGRAFIA MASSONICA DI FICHTE

Fichte, da studente, a Jena, fa parte di un ordine goliardico segreto detto “Fratelli neri”.

Nel 1793 conosce a Zurigo Klopstock, il cognato del futuro suocero, e viene iniziato dopo lunga riflessione e dopo uno scam-bio di idee con Theodor von Schon Ministro di Marienburgo.

Infatti, in una sua lettera dice di essere “…convinto, con quanta sicurezza è possibile ad un profano, che i Liberi Mura-tori non hanno alcun fine Universale e tutto il loro travaglio li induce a cercare questo fine, che sperano di ricavare da simboli ed anticaglie… e che spesso dietro di loro si celano altri gruppi intenti a raggiungere scopi affatto personali…. ma, pur rinun-ciando ai vantaggi pratici che la qualità di Massone procura, non sono alieno dal diventar tale per “motivi superiori” (um eine Hoheren Ansicht)”

Successivamente però, cambia parere ritenendo invece la mas-soneria “….molto necessaria nella nostra epoca spinta dal lusso alla schiavitù e da questa ad ogni sorta di rovina” e la ritiene “un’associazione che per la società è un bene che divenga senza esitazione quello che il tribunale della santa Vehme e la Cavalle-ria furono per i nostri corrotti antenati”.

È evidente che i “motivi superiori” per Fichte hanno carattere rivoluzionario e quindi sono le sue idee nazionaliste e socialiste che lo convincono ad entrare in Massoneria.

Tuttavia, non essendovi a Jena alcuna loggia massonica,

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egli viene iniziato a Rudolstadt nella loggia “Gunther al leone rampante” nel 1794. È in questo periodo che intende attuare “….molteplici piani” per realizzare le sue idee. È proprio in que-sto periodo però che i suoi scritti politico-filosofici, ed il nuovo modo di intendere la religione, gli attirano le accuse di ateismo. La loggia di appartenenza, così come il principe di Rudolstadt, non lo proteggono in modo sufficiente e pertanto è costretto a lasciare Jena per trasferirsi a Berlino.

Qui incontra Ignazio Fessler che lo introduce nella Loggia “Royal York dell’amicizia”: Fessler, che è nato in Ungheria esatta-mente a Czorndorff, dove ha avuto un’educazione gesuita, meri-ta un cenno particolare, in quanto assume una parte importante nelle vicende massoniche di Fichte.

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IGNAZIO FESSLER, ISPIRATORE MASSONICO DI FICHTE

Fessler studia dapprima presso i gesuiti di Raab e poi dai cap-puccini di Otten e nel 1773 diviene monaco cappuccino. Nel corso della sua opera sacerdotale a Vienna, riceve una confes-sione da un confratello in punto di morte, su alcuni scandali verificatisi all’interno dell’ordine dei cappuccini, che egli, pron-tamente, denuncia all’imperatore Giuseppe II.

La gerarchia ecclesiastica naturalmente lo perseguita ma, per sua fortuna, l’imperatore lo nomina nel 1783 professore di lingue orientali a Leopoli, il che gli permette di sfuggire ad ogni vendetta.

A Vienna, nel 1783, si iscrive alla loggia massonica “Phoenix” della “tavola rotonda” e nel 1785 il massone Born lo informa del movimento creato da Lessing col libro “Dialoghi per frammas-soni” che lo ispirano a scrivere un “Trattato sulle Loggie” in cui mette in evidenza la situazione massonica in quel periodo. Pur-troppo, con la morte di Giuseppe II, suo protettore, è costretto a rifugiarsi in Slesia insegnando ai figli del principe Carolath e mettendosi a scrivere anche tragedie di tipo classico.

Nel 1786 si reca a Berlino dove conosce l’accademico Darbes che lo affilia alla loggia “Royal York dell’Amicizia”.

Tale Loggia, che aveva prima il semplice nome “dell’Amici-zia”, è stata fondata dai francesi nel 1752 e nel luglio 1765 il duca di York di passaggio a Berlino, venne quì iniziato ai primi tre gra-di. Da questo momento la loggia assunse il nome di Royal York;

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a Loggia divenne di lingua tedesca solo nel 1778. Fessler viene incaricato di riformare i gradi e di preparare una nuova costi-tuzione di loggia che egli porta a buon fine nel 1796-97 e viene quindi nominato Gran Maestro. La riforma di Fessler era protesa a realizzare la tesi Kantiana contro le forme di romanticismo e medioevali cui gli altri fratelli aspiravano e rifuggiva da quel ri-tuale francese cui invece si riferiva tutta la massoneria prussiana.

In questo modo ha avuto la possibilità di fare della loggia la città morale di Kant. Egli desiderava sostituire i gradi con una sto-ria dei segreti massonici ma realizzò solamente una attribuzione di significato filosofico ai gradi già esistenti attribuendo ad essi un ideale di spiritualità che in realtà non avevano.

I primi tre dei gradi di cui Fessler si occupò e che erano “Elet-ta dei Nove” “Eletta dei quindici” “Il cavaliere dell’Oriente” non ebbero significato filosofico ma il quarto, “Scozzese rosso”, rappre-sentava il massone perfetto che costruisce il tempio morale che per Fessler è “….. l’Universo infinito dove ogni uomo prega Dio, e le cui porte sono la vita dei sensi che permettono all’uomo di cono-scere se stesso, la vita dello spirito che permette all’uomo di vivere d’accordo con se stesso, ed infine il passaggio dell’esistenza verso la vita vera che si identifica con la sorgente di luce e della verità”.

Il quinto grado, “Scozzese Verde di Sant’Andrea” rappresen-ta il tribunale della fede ove vengono giudicati i fratelli con la indulgenza che lo permea, il grado sesto “Cavaliere della Tomba” il trionfo della coscienza sulla morte, il grado settimo “Cavaliere della Croce o dell’Aquila” che esprime l’ideale mas-sonico vero e proprio. L’ottavo grado “degli eletti della celeste Gerusalemme” affidato ad un consiglio detto “il più intimo

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d’oriente” era l’ultimo dei gradi in cui risiedeva l’ideale di spi-ritualità assoluta.

Dopo aver riformato i gradi della loggia, egli redige una nuo-va costituzione, in cui è rimarcata l’indipendenza della loggia dai partiti politici considerato che l’obiettivo massonico è so-prattutto morale. Questa costituzione è poi servita quale base per la Grande Loggia nel 1798. La costituzione venne approvata da Guglielmo III ma non senza forti polemiche con le altre log-ge, tale diatriba, alla fine, portò la Grande Loggia Nazionale a dichiarare eretica la Royal York.

Questa visione kantiana della concezione massonica di Fes-sler viene combattuta in tutti i modi tanto che l’autore viene accusato di tradimento e giacobinismo.

Il Re, tuttavia, era a lui favorevole, per cui si salvò dall’accu-sa essendo ritenuto dal sovrano uomo giusto ed insospettabile. Fessler consolidò la costituzione massonica e formò un nucleo di ferventi sostenitori dei nuovi ideali massonico-filosofici.

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M A S S I M O M I S E F A R I

Laureato in chimica ad indirizzo biochimico già Dirigente presso la Divisione di Nefrologia ed il Laboratorio Analisi degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria. Iniziato in Massoneria nel 1986 è membro della Loggia Janus di Mentone (Gran Loggia Nazionale Francese) e 33 grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato 1805 nonché Grande Ufficiale della Gran Loggia Nazionale di Gibuti e Garante di Amicizia per la Repubblica di San Marino. Ha scritto diversi libretti sul rituale scozzese e sulla simbologia massonica in particolare sull’iniziazione e sul terzo grado.

€ 12,00