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Finanza di progetto e infrastrutture strategiche tra incertezze operative ed interpretative. Alfredo Cincotti febbraio 2011 © Luiss Guido Carli. La riproduzione è autorizzata con indicazione della fonte o come altrimenti specificato. Qualora sia richiesta un’autorizzazione preliminare per la riproduzione o l’impiego di informazioni testuali e multimediali, tale autorizzazione annulla e sostituisce quella generale di cui sopra, indicando esplicitamente ogni altra restrizione Dipartimento di Scienze giuridiche CERADI – Centro di ricerca per il diritto d’impresa

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Finanza di progetto e infrastrutture strategiche tra incertezze operative ed

interpretative.

Alfredo Cincotti

febbraio 2011

© Luiss Guido Carli. La riproduzione è autorizzata con indicazione della fonte o come altrimenti specificato. Qualora sia richiesta un’autorizzazione preliminare per la riproduzione o l’impiego di informazioni testuali e multimediali, tale autorizzazione annulla e sostituisce quella generale di cui sopra, indicando esplicitamente ogni altra restrizione

Dipartimento di Scienze giuridiche

CERADI – Centro di ricerca per il diritto d’impresa

PREMESSA

Il dr. Cincotti ha svolto un periodo formativo nell’Autorità di vigilanza

sui contratti pubblici di tre mesi a decorrere da ottobre 2010, periodo

successivamente prorogato di ulteriori tre mesi dietro richiesta del medesimo.

Alla data di inizio dello stage, in attuazione delle Linee Guida AVCP per

il 2010, l’Ufficio scrivente aveva già eseguito una prima elaborazione dei dati

dell’Osservatorio concernenti i contratti pubblici di partenariato pubblico privato al

fine di operare la scelta di un ristretto ma significativo numero di casi di studio

sui quali effettuare la vigilanza ai sensi dell’art.6 del DLgs. n.163/2006. Di

conseguenza era stata formulata alle amministrazioni aggiudicatrici una

circostanziata richiesta di documentazione e questa era già in gran parte

disponibile.

Il dr. Cincotti ha pertanto cooperato all’esame di dieci casi di studio

sulla finanza di progetto, sviluppando la vigilanza con la medesima

impostazione dell’Autorità e successivamente enucleando, sulla base del quadro

complessivo risultante dalle istruttorie, numero quattro opere di rilevante

importo (identificate con le lettere da A a D) poste a riferimento nel Lavoro di

cui si discute; svolgendo sul piano esperienziale un percorso in effetti più

ampio di quello illustrato nell’elaborato.

Inoltre, poichè nel frattempo l’Autorità aveva esplorato la possibilità di

un “ammodernamento” dell’istituto del Contraente Generale per estendere ad

esso la tecnica della finanza di progetto, Egli ha studiato le criticità poste da

una eventuale trasposizione tout court della tecnica della finanza di progetto

(capo III Titolo III, promotore finanziario, societa’ di progetto, locazione

finanziaria, artt.152-160 e 160-bis) alla realizzazione delle grandi opere (capo

IV, titolo III, del codice, infrastrutture strategiche e insediamenti produttivi).

Si comprendono così le origini, le argomentazioni e le conclusioni

recate nella tesi del dr. Cincotti.

Nell’elaborato sono stati affrontati segnatamente i seguenti temi:

l’allocazione dei rischi di costruzione, disponibilità e di domanda, tra Concendente e

Concessionario, alla luce della Decisione Eurostat 2004; i riflessi della sorpresa

geologica e della sorpresa archeologica nell’ambito più generale del rischio di

costruzione; gli aspetti critici del Piano economico e finanziario a sostegno

delle operazioni di finanza di progetto e i criteri di verifica della convenienza

economica e sostenibilità finanziaria degli investimenti tramite i parametri

riconosciuti e accettati a livello internazionale: TIR, WACC, ADSCR, LLCR; i

rapporti della finanza di progetto con la disciplina delle infrastrutture

strategiche.

Dopo le premesse sulle finalità dello studio e sulla provenienza dei dati,

un’ampia parte dell’elaborato ha riguardato la ricognizione dei quattro casi di

studio e le problematiche in tema di allocazione dei rischi; nella parte

conclusiva dello studio sono rassegnate le raccomandazioni ai soggetti pubblici

e privati per conseguire le condizioni ottimali agli investimenti, pur se le

concessioni esaminate sono ricche di elementi positivi e meritori

nell’impostazione. In particolare:

- La necessità di un’attenta pianificazione del cronoprogramma allegato allo

studio di fattibilità per minimizzare i ritardi nelle fasi precedenti la stipula

del contratto di concessione e fino all’approvazione del progetto esecutivo;

- Il trasferimento dei rischi deve essere meglio curato dalle stazioni

appaltanti, con previsioni più stringenti negli schemi di convenzione posti a

base della gara;

- Quanto al rischio di costruzione (additional costs), i pagamenti in conto

capitale, effettuati sia in fase di esercizio, sia in fase di costruzione, non

devono coprire sistematicamente ogni extra costo, qualunque ne sia il

motivo. Qualsiasi pagamento aggiuntivo non imputabile a fatti esterni

imprevedibili, limitati e circostritti alla forza maggiore o a ben definite (non

tutte) modifiche normative, deve essere sostenuto dalla parte privata; il

richio dovrebbe essere trasferito con rinuncia alle fattispecie di varianti in

corso d’opera e anche le varianti migliorative dovrebbero essere

tassativamente escluse;

- Il rischio di disponibilità deve essere trasferito con sistemi di penali più

efficaci e legate per quanto possibile alla misura di parametri automatici;

- Il rischio di domanda, qualora fosse il secondo rischio accollato alla PA,

anche per le opere fredde, deve essere trasferito almeno in parte al

concessionario con sistemi automatici di misurazione degli utenti

dell’opera;

- I canoni per i servizi acquistati dalla PA devono essere legati a sistemi di

misurazione quanto più oggettivi possibili e le penalità non devono essere

gestite con discrezionalità;

- La revisione dei piani economici e finanziari deve essere accuramente

circoscritta e contrattualizzata, così come la forza maggiore;

- La verifica di convenienza deve essere svolta tassativamente e con metodi

trasparenti e verificabili.

Tali conclusioni risultano del tutto condivisibili – e in linea con le

posizioni più illuminate sul punto - poiché la necessità di una rigorosa

applicazione della norma si pone con grande attualità: è nota infatti la tendenza

delle pubbliche amministrazioni a vedere la finanza di progetto come

un’alternativa alla carenza di risorse pubbliche, senza tuttavia operare le previe

verifiche di convenienza a ricorrere a un modello di partenariato pubblico

privato (cfr. det. n.1/2009). Tanto più alla luce delle possibili riforme

dell’ordinamento interno, laddove queste prevedono l’introduzione, tra l’altro,

della tassa di scopo come onere diretto a carico del cittadino per la

realizzazione di opere pubbliche.

Un aspetto singolare rimarcarto nello studio riguarda il trasferimento

del rischio di costruzione. Infatti il precetto sancito da Eurostat di evitare

additional costs affinché si possa ritenere trasferito il rischio di costruzione, è

recepito in senso lato, forse acriticamente, di ammettere tutte le fattispecie

definite nel nostro ordinamento come “varianti” (cfr. art.132 del codice).

Tale lettura, sembra argomentarsi nell’elaborato, non appare stringente

per le finalità sostanziali indicate da Eurostat: infatti, gli aumenti di costo in

corso d’opera (mediante l’emissione di stati di avanzamento dei lavori e

certificati di pagamento) non sarebbero mai disancorati da varianti o

componimenti bonari non formalmente aderenti all’art.132 del D.Lgs.

n.163/2006 o art.239 e seguenti del codice. Dunque le fattispecie di variante

sarebbero per definizione a carico del concedente nonostante il forte

coinvolgimento del concessionario nelle fasi di progettazione più significative

(livello definitivo ed esecutivo) e il rischio non sarebbe mai trasferibile (a parte

gli errori di progettazione, pressoché mai fatti valere).

Ma al di là della soluzione da dare al tema posto, inevitabilmente

affidata alle valutazioni del Giudice di merito, lo studio da un contributo di

peso alla discussione intorno alle regole della finanza di progetto e fa crescere

la coscienza critica in un settore dove, occorre sottolinare, si determina il grado

di indebitamento della comunità.

Con tali premesse, si esprime il più ampio apprezzamento per i

contenuti e la forma dell’elaborato.

Ing. Leonardo MICONI

FINANZA DI PROGETTO E INFRASTRUTTURE STRATEGICHE TRA INCERTEZZE OPERATIVE ED

INTERPRETATIVE

Introduzione

Nel corso degli anni dalla XIV alla XVI legislatura l’istituto della

finanza di progetto è stato oggetto di particolare interesse da parte del

Parlamento per diversi motivi.

In primo luogo, le teorie economiche, suffragate dall’evidenza empirica

in ambito internazionale, sottolineano l’esistenza di una relazione diretta tra

dotazione infrastrutturale e crescita economica di un Paese, ciò in ragione del

ruolo strategico che gli investimenti in infrastrutture certamente rivestono

nell’ambito delle dinamiche alla base dello sviluppo sociale ed economico.

Ebbene, le profonde trasformazioni che hanno interessato negli ultimi decenni

gli scenari economico-finanziari europei ed internazionali hanno evidenziato la

necessità di implementare nuove forme di finanziamento in grado di sostenere

il processo di crescita e di sviluppo del sistema infrastrutturale. Le crisi

finanziarie che hanno investito i mercati internazionali hanno ulteriormente

ridotto l’esposizione degli Stati nei confronti degli oneri connessi agli

investimenti infrastrutturali ed è emersa, quindi, la necessità di considerare

nuove modalità di finanziamento delle infrastrutture che prevedano, in

particolare, il coinvolgimento di risorse economiche e manageriali di natura

privata, trovando in tal modo una efficace soluzione ai problemi legati alla

concreta fattibilità delle opere pubbliche. Ebbene, la finanza di progetto si

presta perfettamente a tale scopo, infatti, secondo un’autorevole definizione

fornita da Peter K. Nevitt, il project financing consiste in “Un’operazione di

finanziamento di una particolare unità economica nella quale un finanziatore è

soddisfatto di considerare, sin dallo stadio iniziale, il flusso di cassa e gli utili

dell’unità economica in oggetto come la sorgente di fondi che consentirà il

rimborso del prestito e le attività dell’unità economica come garanzia collaterale

del prestito”1.

Il secondo motivo di tale attenzione è rappresentato senz’altro

dall’introduzione di una normativa speciale per la realizzazione di opere

strategiche necessarie allo sviluppo del paese, ovvero, l’emanazione della legge

n. 443 del 21 dicembre 2001 (“legge obiettivo”). Infatti, nel momento in cui

Governo e Parlamento hanno adottato (con delibera CIPE n. 121 del 21

dicembre 2001 e con i successivi Documenti di Programmazione Economica e

Finanziaria) un programma considerevole di opere strategiche (ad oggi 235

ndr), il problema della copertura (anche parziale) dei costi del programma

attraverso finanziamenti privati ha assunto una importanza particolare. Di

conseguenza, si è dato maggiore spazio a schemi procedurali flessibili e

parzialmente derogatori2 rispetto alla disciplina generale vigente in materia di

1 M. Comana, Il Project Financing per le opere di media dimensione, Franco Angeli, 2003

2 Il comma 2 dell’art. 1 della legge obiettivo n. 443/2001, di delega al Governo, prevedeva, tra l’altro “ .. introduzione di specifiche deroghe alla vigente disciplina in materia di aggiudicazione di lavori pubblici e di

lavori pubblici3. Nell’ottica della finanza di progetto, infatti, i privati sono

chiamati a concorrere in misura determinante alla realizzazione di un’impresa

inserita in un piano di sviluppo programmatico di opere pubbliche necessarie a

soddisfare l’interesse della collettività.

Bisogna inoltre tenere ben presente il dato storico: le norme sulla

finanza di progetto sono state introdotte in Italia, per la prima volta, nel 1998

(legge 18 novembre 1998, n. 415, c.d. “Merloni ter”, la quale ha a sua volta

modificato la legge n. 109 del 1994, appunto “legge Merloni”), ma, come

l’esperienza insegna, è solo dopo un dato numero di anni che le modifiche del

quadro normativo cominciano ad avere effetti sul mercato. Pertanto

l’attenzione politica si è rivolta con rinnovato interesse, proprio negli anni dalla

XIV alla XVI Legislatura, al nuovo istituto.

Inoltre, non bisogna dimenticare che la Comunità Europea, attraverso

il proprio Ufficio Statistico (“Eurostat”), a tale aspetto dedica da tempo una

costante attenzione4. Infatti, l’11 febbraio 2004 Eurostat ha diffuso, attraverso

la pubblicazione di una specifica “decisione”, un preciso modello di sviluppo

per una corretta gestione di un’operazione di finanza di progetto. E’ stata così

introdotta uno specifico modus operandi che, attraverso una corretta allocazione

di quelli che vengono definiti “rischi”, dovrebbe condurre allo sviluppo del

progetto con la migliore realizzazione degli interessi delle parti.

In particolare, risulta necessario evidenziare che il problema di una

corretta applicazione degli istituti relativi alla finanza di progetto si pone

anch’esso con grande attualità. Infatti, è nota la fiducia delle amministrazioni

pubbliche a vedere la finanza di progetto come un’alternativa alla carenza di

risorse pubbliche senza operare le previe verifiche di convenienza a ricorrere a

realizzazione degli stessi, fermo il rispetto della normativa comunitaria, finalizzate a favorire il contenimento dei tempi e la massima flessibilità degli strumenti giuridici; in particolare in caso di ricorso a contraente generale, previsione che lo stesso, ferma restando la sua responsabilità, possa liberamente affidare a terzi l’esecuzione delle proprie prestazioni .. ; previsione della possibilità di costituire una società di progetto ai sensi dell’art. 37-quinquies della l. n.109/94, anche con la partecipazione di istituzioni finanziarie, assicurative e tecnico operative già indicate dallo stesso contraente generale nel corso della procedura di affidamento”.

3 L’art. 19 della previgente legge n. 109/1994 non ammetteva che oggetto del contratto di appalto potesse essere l’esecuzione con qualsiasi mezzo di un’opera perché prendeva in considerazione due tipi contrattuali, da un lato la sola esecuzione di un lavoro sulla base della progettazione esecutiva predisposta o, comunque, messa a disposizione dalla committenza, oppure la progettazione esecutiva congiuntamente alla esecuzione (consentita esclusivamente per lavori di manutenzione, restauro e scavi archeologici ovvero nel caso in cui il valore della componente tecnologica ed impiantistica risultasse superiore alla metà del valore dell’intera opera).

4 cfr. Decisione Eurostat 11.02.2004.

un differente modello di Partenariato Pubblico Privato5 (“PPP”) e a fronte di

una scarsa capacità della stessa Pubblica Amministrazione (“PA”) a

confrontarsi e a negoziare con il partner privato nell’ambito di procedure di

formazione del contratto molto complesse6.

Dunque, per acquisire una visione più completa dello “stato dell’arte”

in materia di PPP, con l’ausilio della Direzione Vigilanza Lavori presso

L’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici di lavori, servizi e forniture

(“AVCP”), la quale ha posto in essere una prima attività di vigilanza sulla

finanza di progetto al fine sviluppare un modello più efficace di controllo sui

contratti di PPP, si è cercato di indagare con attenzione sulle modalità

attraverso le quali i soggetti coinvolti (Pubblica Amministrazione in veste di

concedente, operatore economico in veste di concessionario) affrontano

un’operazione di PPP ed in particolare di finanza di progetto nell’ambito delle

infrastrutture strategiche.

Per tutto quanto appena esposto, il presente elaborato cerca di trovare

delle soluzioni operative ponendo particolare attenzione alle modalità di

allocazione dei rischi nella finanza di progetto stessa ed alle conseguenze che

tale impostazione determina sull’intero progetto.

La seguente attività di analisi è stata dunque svolta utilizzando

esperienze concrete con l’intento di:

. avere indicazioni sul trasferimento dei rischi e conoscere il livello di

scostamento rispetto alle decisioni Eurostat nel panorama italiano delle opere

pubbliche;

. individuare eventuali azioni correttive;

. ricavare suggerimenti generali in tema di finanza di progetto;

5 cfr. determinazione AVCP n.1/2009

6 cfr. artt.153 e succ. del D.Lgs. n.163/2006

DECISIONE EUROSTAT 11 FEBBRAIO 2004

La decisione Eurostat 11 febbraio 2004 ha individuato tre rischi

rilevanti in merito alle operazioni di Partenariato Pubblico Privato ed in

particolare: rischio di costruzione; rischio di domanda; rischio di disponibilità.

I contratti di PPP non vanno inseriti nel bilancio del soggetto aggiudicatore

(off-balance), con evidente risparmio di spesa per la Pubblica

Amministrazione, se il partner privato assume almeno due di tali rischi:

. il rischio di costruzione;

. un rischio a scelta tra rischio di disponibilità e rischio di domanda.

I contratti di PPP vanno invece registrati nel bilancio dell’ente pubblico

(on-balance) nel caso in cui manchi detto trasferimento dei rischi, in tal caso gli

investimenti vengono considerati a carico della PA.

Bisogna premette in particolare:

. il rischio di costruzione si intende trasferito se la PA non prevede

pagamenti a copertura di ritardi nei tempi di consegna, aumento dei costi in

corso d’opera, mancato rispetto degli standard di progetto, inconvenienti di

tipo tecnico, mancato completamento dell’opera. Le maggiori perplessità

sussistono proprio su come debba intendersi effettuato in concreto il

trasferimento del rischio di costruzione. Persino uno dei soggetti

maggiormente attivi nell’analisi della problematica, l’Unità Tecnica Finanza di

Progetto (“UTFP”), ha mostrato incertezza in diverse occasioni, affermando

prima: “L’assunzione del rischio da parte del privato, implica che non sono

ammessi pagamenti pubblici che non siano correlati alle condizioni prestabilite

nel contratto di costruzione dell’opera.”; poi, in palese contraddizione con

quanto appena esposto: “Potrebbe essere prevista l’iscrizione di riserve prevista

dalla legge”.

Tale ultima lettura non appare coerente con le finalità sostanziali

indicate da Eurostat. Infatti, ad una attenta lettura del testo della decisione in

originale, è possibile comprendere che il rischio di costruzione debba

intendersi trasferito qualora siano evitati “additional costs”, espressione questa

entro cui ricomprendere qualsiasi tipo di costo aggiuntivo, comprese quelle

fattispecie a cui l’UTFP sembra riferirsi con la seconda della affermazioni

riportate, le quali sono definite nel nostro ordinamento “varianti in corso

d’opera” (cfr. art.132 del Codice). In effetti, gli aumenti di costo in corso

d’opera (mediante l’emissione di stati di avanzamento dei lavori e certificati di

pagamento) dipendono nella totalità dei casi dall’applicazione degli artt. 132 e

239 del Codice (il primo reca appunto la disciplina delle varianti in corso

d’opera, il secondo quella del componimento bonario in caso di oneri

aggiuntivi iscritti dall’appaltatore tra i costi di realizzazione dell’opera).

Dunque, se si aderisse a tale impostazione in merito trasferimento del rischio di

costruzione, tutte le fattispecie di variante sarebbero per definizione a carico

del concedente e il rischio non sarebbe mai trasferibile (a parte gli errori di

progettazione, pressoché mai fatti valere). Una impostazione di tal senso ha

chiaramente una sua logica laddove l’opera venga realizzata tramite il cd.

appalto tradizionale. Se invece si decide di optare per un istituto come quello

della finanza di progetto, in cui lo scopo principale per la Pubblica

Amministrazione è quello di realizzare un risparmio di spesa, non risulta

possibile ragionare nei medesimi termini e concedere al soggetto privato la

possibilità di “approfittare” dell’incapacità a contrarre della PA stessa, il tutto al

fine di realizzare un’opera pubblica quasi totalmente a spese della collettività

passando per giunta attraverso un lungo periodo di gestione della stessa.

. il rischio di disponibilità (capacità del concessionario di erogare le

prestazioni contrattuali per volumi e standard di qualità) si intende trasferito se

è prevista l’applicazione, da parte del committente nei confronti del soggetto

aggiudicatario, di penali aventi un impatto significativo e non simbolico e che

vengano inflitte senza alcuna forma di discrezionalità (es. riduzione dei

pagamenti legati alla prestazione eseguita dal privato). Nuovamente l’UTFP

precisa: “Affinché il rischio di disponibilità sia effettivamente trasferito è necessario che i

pagamenti pubblici siano correlati all’effettivo grado di disponibilità fornito dal privato, al

loro volume e secondo la qualità predeterminata, in applicazione del principio take-and-pay.”

. infine, il rischio di domanda (variazioni della domanda, che non

dipendano dalla qualità inadeguata dei servizi, ma da fattori esterni quali la

congiuntura economica, le tendenze di mercato, la concorrenza indiretta,

l’obsolescenza tecnologica, ecc.) si intende trasferito se la Pubblica

Amministrazione non effettua pagamenti indipendenti dal livello di domanda

espressa dall’utente finale.

1. IL RISCHIO DI COSTRUZIONE, LA SORPRESA

ARCHEOLOGICA E LA SORPRESA GEOLOGICA

Ciò che costituisce il cuore della presente analisi è il modo in cui

generalmente viene allocato il rischio di costruzione, ponendo particolare

attenzione alla possibilità di trasferire in capo al Concessionario sia il rischio

derivante dalla cd. sorpresa geologica che quello derivante dalla cd. sorpresa

archeologica, merita certamente uno specifico approfondimento in

considerazione delle conseguenze che l’allocazione di questo rischio comporta

sulla esecuzione del contratto di concessione.

In particolare, a fronte delle modalità con le quali dovrebbe essere

trasferito il rischio di costruzione, cioè rinunciando esplicitamente nelle

convenzioni alle fattispecie di variante di cui all’art.132 del Codice, occorre

verificare se il trasferimento in capo al Concessionario degli aumenti di costo

derivanti dalle due maggiori fonti di incremento del costo, rispettivamente

sorprese archeologiche e geologiche, sia praticabile senza con questo

comportare la trasformazione del contratto da commutativo, nozione nella

quale si inquadrano i contratti di appalto e di concessione, a contratto aleatorio.

Per poter comprendere le considerazioni che seguono, risulta però necessaria

una premessa.

Come è noto, i contratti possono essere catalogati in contratti a

prestazioni corrispettive e contratti unilaterali o con prestazioni a carico di una

sola delle parti. Sono contratti a prestazioni corrispettive quei contratti che

determinano l’insorgere di obbligazioni per entrambe le parti del rapporto

contrattuale. Sono invece contratti unilaterali quei contratti che fanno sorgere

obblighi in capo ad una sola delle parti.

Nell’ambito dei contratti a prestazioni corrispettive è possibile

distinguere i contratti aleatori e quelli commutativi.

Il criterio distintivo riguarda la causa del contratto ed attiene, in modo

particolare, alla presenza o meno del rischio in merito alla produzione degli

effetti del contratto.

Il contratto commutativo non implica l’assunzione di alcun rischio a

carico delle parti, le quali, al momento della stipula, sono a conoscenza di quale

sarà, rispettivamente, il vantaggio ed il sacrificio a cui andranno incontro. Nel

contratto commutativo, in altri termini, il valore della prestazione e della

controprestazione è predeterminato nel suo ammontare.

Si parla invece di contratto aleatorio qualora il valore della prestazione

e/o della controprestazione è legato ad un elemento di incertezza, sicché, al

momento della conclusione, le parti non conoscono quali siano i vantaggi e

quali i sacrifici.

Ebbene, è pacifico che il contratto di concessione, così come il

contratto di appalto, rientri nell’ambito della nozione di contratto

commutativo. Tuttavia, occorre osservare che in ogni contratto, per sua natura,

esiste un margine di rischi, il quale è connaturato a tutte le operazioni

commerciali. Questa alea normale del contratto non vale a rendere aleatorio,

agli effetti di legge, un contratto che è e rimane commutativo.

Di conseguenza, l’inserzione nel contratto di concessione di una

clausola che, in deroga all’art. 132 del Codice, escluda la possibilità per

l’appaltatore di domandare la revisione del prezzo nell’ipotesi in cui si verifichi

la c.d. sorpresa geologica addossa all’appaltatore un rischio che non eccede la

normale alea contrattuale, con la conseguenza che essa non è idonea a

trasformare la concessione da un contratto commutativo qual è, in contratto

aleatorio.

Tali argomentazioni sono sostenute da diverse pronunce

giurisprudenziali tramite le quali è possibile svolgere un ragionamento.

Il punto di partenza di tale ragionamento è l’inquadramento della

sorpresa archeologica nella nozione di forza maggiore così da poter riferire alla

stessa alcune pronunce giurisprudenziali aventi quale specifico oggetto la

sorpresa geologica, anch’essa rientrante nel perimetro della medesima nozione.

Infatti: “nell'ambito di un appalto di opera pubblica correttamente i giudici del

merito inquadrano il rinvenimento di reperti archeologici come causa di forza

maggiore impeditivi della prosecuzione dei lavori.” (Cass. Civ., Sez. I, 14

maggio 2005, n. 10133)

Definito tale concetto è ora possibile, attraverso l’analisi delle pronunce

appena citate, delineare chiaramente un quadro in base al quale non si abbia lo

snaturamento del contratto di appalto qualora venga posto sul contraente il

maggiore costo derivante dalle evenienze medesime.

Infatti: “ […] è legittima la clausola con la quale, in deroga all'art. 1664

c.c., le parti abbiano escluso il diritto dell'appaltatore all'equo compenso per le

eventuali difficoltà impreviste incontrate nella realizzazione dell'opera, con la

conseguenza che, nella ricorrenza di tale clausola, nulla è dovuto per la c.d.

sorpresa geologica". (Trib. Catania, Sez. I, 28 gennaio 2006)

“ […] è pacifico per i contratti di appalto, la possibilità delle parti di

derogare dall’art.1664 codice civile, ben potendosi porre a carico dell’esecutore

il rischio collegato a eventuali maggiori costi per la sorpresa geologica.” (Cass.

Civ. Sez. II, 5 settembre 1997, n.8570)

“ La deroga alla disciplina dell'art 1664 c.c. (onerosità o difficoltà

dell'esecuzione) nel cosiddetto appalto a forfait non comporta alcuna

alterazione della struttura o della funzione dell'appalto, nel senso di renderlo un

contratto aleatorio, ma solo un ulteriore allargamento del rischio, senza che

questo, pur così ulteriormente allargato, esorbiti dall'alea normale di questo

tipo contrattuale. Pertanto, il mancato adeguamento del prezzo convenuto per

l'appalto al maggior costo non può integrare arricchimento senza causa a

favore del committente, non concretandosi l'arricchimento in un accadimento

estraneo alla volontà contrattuale ed al consenso prestato alla parte

impoverita.” (Cass. Civ. Sez. I, 15 luglio 1996, n. 6393)

“In tema di opere pubbliche, la clausola contrattuale con cui,

riproducendo il contenuto dell'art. 1 d.P.R. 16 luglio 1962, n. 1063, l'impresa

dichiara di aver esaminato la situazione dei luoghi e di averne valutato i riflessi

sull'esecuzione dell'opera, lungi dal costituire una mera clausola di stile o dal

risolversi in un riconoscimento della remuneratività dei prezzi dell'appalto, si

traduce in un'attestazione della presa di conoscenza delle condizioni locali e di

tutte le circostanze che possono influire sull'esecuzione dell'opera; essa,

pertanto, pone a carico dell'appaltatore un preciso dovere cognitivo, cui

corrisponde una altrettanto precisa responsabilità, determinando un

allargamento del rischio, senza però comportare un'alterazione della struttura e

della funzione del contratto, nel senso di renderlo aleatorio”. (Cass. Civ. Sez. I,

18 febbraio 2008 n. 3932)

“La disciplina concernente la revisione prezzi nel contratto d'appalto

(art. 1664 c.c., applicabile anche agli appalti pubblici) ha carattere dispositivo,

onde è consentito alle parti derogarvi in varia misura, senza che il carattere

commutativo del contratto di appalto venga meno, trasformando il rapporto in

senso aleatorio”. (Cass. civ. Sez. Unite Sent., 5 giugno 2008, n. 14824)

“L’istituto della revisione è preordinato, nell’attuale disciplina, alla

tutela dell’esigenza per amministrazione di evitare che il corrispettivo del

contratto di durata subisca aumenti incontrollati nel corso del tempo, tali da

sconvolgere il quadro finanziario sulla cui base è avvenuta la stipulazione del

contratto. Solo in via mediata l’istituto tutela l’interesse dell’impresa a non

subire l’alterazione dell’equilibrio contrattuale conseguente alle modifiche dei

costi che occorrano durante l’arco del rapporto e che potrebbero indurla ad

una surrettizia riduzione degli standard qualitativi delle prestazioni”. (Cons. di

Stato Sez. V, 09 giugno 2008, n. 2786).

2. LA RICERCA DEI DATI

Le considerazioni svolte in merito al trasferimento dei rischi e le

modalità con cui l’amministrazione si muove all’interno delle procedure di cui

agli art. 161 e ss. del Codice sono state utilizzate come criterio di valutazione

per l’analisi di alcuni “cases history” attraverso lo studio dei dati reperiti presso

l’AVCP.

Un problema non semplice si è posto al momento della ricerca delle

informazioni sui contratti di partenariato pubblico privato, data la mancanza in

Italia di una banca dati dedicata a tale settore, né è stato agevole l’utilizzo della

banca dati dell’Autorità stessa.

La ricognizione dei contratti da esaminare e attuati ex artt. 161 e ss. del

D.Lgs. n.163/2006 è stata compiuta combinando i dati forniti dall’Osservatorio

dell’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici e dall’Unità Tecnica

Finanza di Progetto istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Le

stazioni appaltanti, infatti, hanno un onere di comunicazione anche nei riguardi

dell’UTFP alla luce dell’art.44, comma 1-bis, D.l. n.248 del 2007, convertito

nell’art.1, comma 1, della legge 28.02.2008, n.317.

A completamento di un attento studio dei dati pervenuti, sono stati

selezionati n. 4 progetti sui quali porre l’attenzione e tramite i quali poter

esprimere una valutazione sulle modalità di applicazione della disciplina della

finanza di progetto sul territorio nazionale.

3. CONVENIENZA ECONOMICA E SOSTENIBILITÀ

FINANZIARIA

In relazione ai progetti esaminati è stata inoltre verificata la validità del

Piano Economico e Finanziario (“PEF”), al fine di comprenderne i punti

cardine ed al fine di dare una visione più ampia di quelli che potrebbero essere

7 cfr. circolare della PCM del 27.03.2009.

gli effetti di una non corretta allocazione dei rischi, ponendo in particolare

l’accento sulla convenienza economica e sulla sostenibilità finanziaria degli

investimenti attraverso l’analisi di alcuni indicatori normalmente impiegati e

riconosciuti a livello internazionale:

Convenienza economica:

VAN (valore netto attualizzato del flusso di cassa misurato in euro

come differenza tra Ricavi meno Costi o capacità del progetto di produrre

ricchezza); in formula:

∑i Ri / (1+t)n - ∑i Ci / (1+t)n > 0 (con t = tasso di sconto)

TIR (tasso di sconto che rende nullo il VAN o tasso di redditività

interna del progetto TIR; in formula:

∑i Ri / (1+TIR)n - ∑i Ci / (1+TIR)n = 0 → TIR

WACC o Ke (costo medio ponderato del debito, dei soci (equity E) e

del concessionario (senior debt, D); in formula:

WACC = Kd (1-t) + Ke

Con: Kd = costo del capitale di debito; t = aliquota fiscale; Ke = costo

del capitale di rischio

Se TIR > WACC, la convenienza economica è certificata.

Sostenibilità finanziaria:

ADSCR (rapporto annuale tra il flusso di cassa del progetto al netto

delle tasse e il servizio del debito totale di quota capitale e interessi); in formula:

1,2 < ADSCR < 1,6

LLCR (come sopra, per tutto il periodo debitorio D ed E)

1,2 < LLCR < 1,6

Dunque, con le dovute semplificazioni, è stata accertata relativamente

ai dati dichiarati, la convenienza economica mediante il confronto del TIR con

il WACC e con il Ke (TIR > WACC e Ke), la sostenibilità finanziaria con la

verifica dei valori ADSCR e LLCR, accertando che gli stessi fossero ricompresi

all’interno del range 1,2 – 1,6 riconosciuto a livello internazionale quale misura

entro la quale questi due valori devono muoversi.

E’ necessaria una specificazione:

L’analisi finanziaria e la verifica dell’equilibrio economico-finanziario

avvengono tramite l’aggregazione delle voci del bilancio d’esercizio in un piano

di conti integrato e sviluppato su più esercizi prospettici: il “Piano Economico-

Finanziario” - PEF8 (in particolare, nell’ambito di una concessione di

costruzione e gestione, la redazione del PEF è prevista come obbligatoria ai

sensi dell’art. 143, comma 7 e dell’art. 153, comma 1 del Codice sui contratti

pubblici - D.Lgs. n. 163/2006).

Il PEF, strumento di pianificazione strategica e di valutazione

reddituale, deve essere coerente e tradurre in termini monetari quanto riportato

nella convenzione stipulata (o da stipulare) con il privato; vale a dire che è lo

sviluppo numerico, negli anni del piano - pari alla durata della concessione - dei

dati relativi al progetto e contenuti nella convenzione.

Esso è strutturato in un sistema di conti interdipendenti, e per la sua

predisposizione si individuano un insieme di ipotesi da utilizzare come base

informativa per la costruzione degli schemi di “conto economico previsionale”

(sintesi della redditività e del ciclo economico dell’investimento), dello “stato

patrimoniale previsionale” (rappresentazione del patrimonio, delle fonti di

capitale e degli investimenti effettuati nel nuovo progetto d’investimento) e del

“piano previsionale dei flussi di cassa” (cash flow) generati dall’investimento.

Tale ultimo piano riporta, in particolare, le entrate e le uscite monetarie

che si prevede deriveranno dalla gestione del nuovo progetto di investimento,

considerando pertanto il ciclo finanziario dell’investimento e la capacità o

meno dell’iniziativa di sostenere con le risorse a sua disposizione le uscite

previste e, quindi, l’esistenza o meno dell’equilibrio monetario in relazione sia

alla fase di costruzione che di gestione.

Esso permette, quindi, di individuare la disponibilità o il fabbisogno di

denaro in cassa alla fine di ciascun periodo temporale di riferimento, affinché si

possano predisporre le azioni necessarie per fronteggiare i periodi di maggiore

carenza di liquidità.

Per una corretta elaborazione del PEF è necessaria, pertanto,

un’approfondita analisi dei dati di input, la cui definizione e successione negli

anni del piano sono tra gli aspetti più complessi da valutare. Essi sono, ad

esempio: le ipotesi di gestione operativa (ricavi operativi, costi operativi,

utenze, tariffe etc.), la quantificazione degli ammortamenti, le fonti di

8 Unità Tecnica Finanza di Progetto, PPP e PF: Gli aspetti economici, 2009.

finanziamento, le ipotesi fiscali e quelle relative alla tempistica e tecniche,

nonché le ipotesi di gestione finanziaria, sulle riserve e sul capitale circolante

etc.

4. DESCRIZIONE DEI CASI DI STUDIO

Nel seguito si riportano brevi descrizioni degli interventi e dei caratteri

salienti delle concessioni.

4.1. Progetto A

L’opera autostradale è realizzata dalla Regione Lombardia in attuazione

della LR 4.05.2001, n.9 (programmazione e sviluppo della rete viaria di

interesse regionale) e regolamento di attuazione 8.07.2002, n.4 (procedure di

concessione delle autostrade regionali). Ai sensi della citata normativa le

funzioni di Ente concedente sono state attribuite in house alla società regionale

I.L. SpA.

Il Concessionario risulta l’ATI C. designata aggiudicataria provvisoria in

data 31.07.2007. L’ATI in data 22.11.2007 ha dato luogo alla Società di

progetto Società progetto A SpA.

I termini della concessione dall’1.01.2006 al 31.12.2051 originariamente

previsti, sono stati superati per effetto del contenzioso in fase di aggiudicazione

e dovranno essere riallineati alla nuova data di sottoscrizione della convenzione

del 3.12.2007.

L’ autostrada ha una lunghezza complessiva pari a 59,341 Km, del tipo

chiuso, con 5 stazioni di immissione.

La piattaforma stradale è di mt. 26,50 corrispondente al Tipo A del DM

recante norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade. Una

specifica del progetto è insita nel franco dei manufatti e nelle adeguate

soluzioni per gli svincoli, adatti a consentire più agevoli trasporti eccezionali e

fuori sagoma. Tra gli elementi qualificanti del progetto vi è la sicurezza, con la

scelta di tipologie costruttive, sezioni stradali, pavimentazioni, barriere e

segnaletica, sperimentate nella tratta Piacenza Brescia.

La realizzazione dell’intervento è suddivisa in tre fasi:

- fase 1 in esercizio entro 24 mesi dall’approvazione del progetto

esecutivo;

- fase 2: entro 168 mesi dall’esercizio delle opere della fase 1;

- fase 3: entro 228 mesi dall’esercizio delle opere della fase 1.

La concessione, di durata pari a 46 anni - decorrenti dalla data di

efficacia della convezione - ha per oggetto la progettazione definitiva e il

relativo studio di impatto ambientale, la progettazione esecutiva, l’esecuzione

dei lavori in tre fasi e la gestione funzionale ed economica dell’autostrada, in

condizioni di equilibrio economico e finanziario.

Al concessionario spetta: il diritto alla riscossione dei pedaggi

percependo le tariffe e gli altri proventi derivanti dall’attività di gestione; porre

in essere l’attività pubblicitaria negli spazi di pertinenza autostradale; lo

svolgimento di attività funzionali.

Il concedente eroga al concessionario – ai sensi dell’art.7, comma 5,

lett. a), della citata LR – una somma di 108 Mln di euro, in funzione del

progressivo avanzamento dei lavori e da rimborsare secondo le cadenza del

piano economico finanziario allegato alla convenzione.

A decorrere dall’entrata in esercizio delle opere della fase 1 (tratte da

1A a 1D) e per l’intera durata della concessione, il concessionario, entro 90

giorni dalla chiusura dell’esercizio, si impegna a riversare al concedente, che a

sua volta lo riversa tempestivamente alla Regione, l’8 % dei ricavi da pedaggio

(art.29 della convezione).

La tariffa di pedaggio è aggiornata e rivalutata secondo apposita

disciplina e dei dati ISTAT.

Allo stato, e dopo un lungo contenzioso sulla individuazione del

Promotore, è stato redatto il progetto definitivo sottoposto alla valutazione di

impatto ambientale, risultata positiva con prescrizioni e si è in attesa

dell’emissione del decreto di conclusione del procedimento in seno al

Ministero dell’Ambiente.

L’investimento complessivo per la realizzazione dei suddetti interventi

è stato stimato in € 955.686.000,00 IVA compresa.

E’ ancora in corso la progettazione (approvazione del progetto

definitivo e successiva redazione del progetto esecutivo).

4.2. Progetto B

L’opera infrastrutturale è realizzata, di concerto, dal Ministero delle

Infrastrutture e dei Trasporti e dalla Regione Lombardia in attuazione della

Legge obiettivo.

Le funzioni di Ente concedente sono espletate, ai sensi di cui all’art. 1

comma 979 della Legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (“Legge finanziaria per il

2007”), da CAL S.p.A., società costituita il 19 febbraio 2007 e partecipata da

Anas S.p.a. (la quale esplica le funzioni di Ente concedente nei limiti di quanto

previsto dalla Convenzione di concessione n. 1009 CD 19 dicembre 2002) e

I.L. S.p.a. (società interamente partecipata dalla Regione Lombardia). Bisogna

sottolineare come l’espletamento delle funzioni di Ente Concedente, nelle

modalità appena descritte, rappresenti un esempio efficiente del modello

riconosciuto come Partenariato Istituzionale.

Il Concessionario risulta la RTI formata dalla società T. S.p.a. in veste

di promotore e la I. S.p.a. quale mandataria, RTI designato aggiudicatario

definitivo in data 30 gennaio 2009. E’ stata all’uopo successivamente costituita

la società di progetto Progetto B S.p.a.

La convezione è stata sottoscritta del 29 luglio 2010.

L’opera si sviluppa per circa 33.0 Km attraverso la pianura lombarda

interessando principalmente il territorio della provincia di Milano (circa 22.6

Km) e solo marginalmente quello della provincia di Lodi (circa 7.4 Km).

Vengono interessati dall’intervento complessivamente 27 territori comunali, di

cui 20 in provincia di Milano e 7 in provincia di Lodi.

La concessione ha una durata pari a 56 anni, di cui 50 anni per la

gestione dell’opera a partire dalla data di apertura al traffico, decorrenti dalla

data di efficacia della convenzione, la quale, risulta subordinata (art. 42 della

convenzione) all’emanazione del decreto interministeriale di approvazione della

convenzione stessa elaborato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasposti

e dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, nonché, alla successiva

registrazione da parte della Corte dei Conti.

L’investimento complessivo per la realizzazione dell’opera è stato

stimato in € 2.092.864.580,00 IVA compresa.

La concessione ha per oggetto la progettazione definitiva ed esecutiva,

la costruzione e l’esercizio dell’opera e delle aree di servizio previste lungo il

tracciato nonché la valutazione, lo studio e lo sviluppo della progettazione

definitiva delle opere indicate dall’art. 6 e dall’art. 7 dell’Accordo di Programma

di cui all’allegato C della convenzione medesima.

Al Concessionario spettano: Il diritto di riscuotere i pedaggi; Il diritto di

incassare gli introiti derivanti dall’esercizio dell’attività pubblicitaria; Il diritto di

accordare, a titolo oneroso, le concessioni relative alle occupazioni ed alle

utilizzazioni della sede del collegamento autostradale e relative pertinenze e di

introitarne i proventi.

Il concessionario assume inoltre gli obblighi della progettazione,

costruzione ed esercizio del collegamento autostradale.

Il concessionario è tenuto a versare al concedente:

. un canone di concessione annuo pari al 2,4 % determinato sulla base

dei proventi netti da pedaggi;

. un canone annuo per attività collaterali pari al 2 % dei proventi

riscossi in relazione a tali attività collaterali.

La tariffa di pedaggio è aggiornata e rivalutata secondo i dati ISTAT.

I termini della concessione dall’27 marzo 2009 al 27 marzo 2064

originariamente previsti, sono stati superati per effetto delle osservazioni

sollevate, relativamente al primo schema di convenzione tra la CAL S.p.a. e la

Società di Progetto B S.p.a. recante la data del 27 marzo 2009, dal Ministero

delle Infrastrutture e dei Trasporti con nota del 16 giugno 2009. Tali

osservazioni hanno condotto all’elaborazione di un diverso schema di

convenzione aggiornato al 24 luglio 2009 e valutato positivamente dal CIPE

con delibera n. 109 del 6.11.2009.

Dunque, i termini della convenzione dovranno essere riallineati alla

nuova data di sottoscrizione del 29 luglio 2010. Allo stato è in fase di

elaborazione la progettazione definitiva.

4.3. Progetto C

L’opera infrastrutturale, inserita tra quelle di preminente interesse

nazionale, è realizzata dalla Regione Lombardia in attuazione della Legge n. 443

del 21 dicembre 2001(“Legge Obiettivo”).

Il Concessionario risulta un’ATI composta da diverse società esperte

nel settore.

In data 05 giugno 2006 è stata all’uopo costituita ex art. 37 quinquies

della Legge n. 109 dell’11 febbraio 1994 la Società di progetto Progetto C S.p.a.

con un capitale sociale pari ad Euro 25.000.000,00.

In data 14 giugno 2006 è stata sottoscritta la convenzione di

concessione tra il Comune e la Progetto C S.p.a.

L’investimento complessivo per la realizzazione dell’opera è stato

stimato in € 643.944.000,00 IVA compresa.

L’opera è concepita come una Linea di Metropolitana Leggera

Automatica. La Linea avrà una lunghezza di 5,5 Km con nove stazioni e

diverse interconnessioni.

E’ stato inoltre stabilito il sistema di armamento su ferro e il sistema di

alimentazione a 750 Vcc da terza rotaia. La linea sarà servita da veicoli articolati

con ruote in ferro e quattro casse in lega leggera con equipaggiamenti esterni al

fine di rendere le stesse facilmente accessibili e libere. Le stazioni saranno

dotate di sistemi automatizzati di controllo dei titoli di viaggio sia in entrata che

in uscita nonché di segnaletica e di tutta la strumentazione necessaria a rendere

il servizio il più confortevole possibile.

La concessione ha una durata pari a 31 anni e 9 mesi, di cui 4 anni e

10 mesi per la progettazione e l’esecuzione dei lavori e 26 anni e 11 mesi per la

fase di gestione economico-finanziaria dell’opera, decorrenti dalla data di

stipulazione della convenzione.

La concessione ha per oggetto la progettazione definitiva ed esecutiva,

la costruzione e l’esercizio della Metropolitana e di tutte le pertinenze poste a

servizio dell’opera.

Al concessionario spettano:

. il diritto di gestire il servizio di trasporto pubblico percependo i ricavi

di qualsiasi natura connessi allo stesso, esclusi i ricavi derivanti dalla vendita dei

titoli di viaggio effettuata in nome e per conto del concedente;

. il diritto di gestire l’attività pubblicitaria ed incassare i relativi introiti

versando al concedente il 60% degli incassi che superino la cifra di €

400.000,00;

. il diritto di gestire le pertinenze dell’infrastruttura ed i relativi spazi

commerciali;

. il diritto di utilizzare le pertinenze dell’infrastruttura per la posa di

eventuali tubazioni, strutture e/o reti di telecomunicazione;

. il diritto di utilizzare il materiale di risulta o di commercializzarlo,

fermo restando il diritto del Concedente di percepire da tale operazione il 50%

dei ricavi ottenuti;

. il diritto di riscuotere il Contributo Statale in Conto Investimenti nella

misura di € 257.368.986,00, il Contributo Comunale in Conto Investimenti

nella misura di € 53.631.014,00 ed il Corrispettivo in Conto Gestione secondo

quanto stabilito all’art. 11 della convenzione.

Il Concessionario, inoltre, assume i seguenti obblighi:

. provvedere, a propria cura e spese alla progettazione secondo gli

standard di qualità ISO 9000,alla costruzione nonché all’esercizio della

Metropolitana nel rispetto di Parametri di disponibilità, di Regolarità

dell’esercizio e di Puntualità dell’esercizio;

. eseguire gli interventi di manutenzione dell’opera;

. garantire un servizio di video-sorveglianza;

. effettuare rilevazioni statistiche inerenti all’utilizzo della Linea;

. predisporre conteggi analitici dei costi e dei ricavi;

. stipulare tutte le garanzie e coperture assicurative previste dalla legge e

dalla convenzione;

. archiviare e registrare in appositi data-base i dati provenienti dai

sistemi automatici di rilevazione rendendo tali archivi elettronici disponibili per

il concedente;

. impegnarsi per un periodo di tre anni dalla firma della convenzione a

fornire le opere complementari che dovessero rendersi necessarie;

. provvedere alla nomina del Direttore dei Lavori nonché del

Coordinatore per la progettazione e per l’esecuzione;

. provvedere a propria cura e spese alle espropriazione ed alle

occupazioni temporanee così come previste nel piano delle espropriazioni

predisposto dal Concessionario stesso;

. provvedere alla rimozione dei Sotto-Servizi e dei Sovra-Servizi;

. provvedere alla bonifica delle aree;

. provvedere all’omologazione delle attrezzature;

. provvedere ai collaudi .

La tariffa di pedaggio di cui alla relazione del PEF, è aggiornata e

rivalutata secondo idati ISTAT.

Per quanto riguarda l’entrata in esercizio delle opere, la Metropolitana

dovrà essere realizzata entro 58 mesi dalla stipula della convenzione.

Progetto C S.p.a. ha emesso, nel mese di maggio 2010, un nuovo

cronoprogramma il quale risulta avallato dall’Alta Vigilanza e dal RUP. A causa

delle due varianti progettuali approvate nonché di problemi di carattere

espropriativo la data di ultimazione dell’intera tratta ha subito uno spostamento

di circa sedici mesi ed il costo dell’opera ha subito un incremento pari ad Euro

92.708.667,76.

Ad oggi i lavori risultano in corso di svolgimento.

4.4. Progetto D

L’intervento è realizzato in veste di Ente Concedente da Anas SpA, in

attuazione della legge obiettivo n. 443 del 6.12.2001, mediante contratto di

concessione ex art. 19, commi 2 e 2 bis, legge n. 109/94.

Il concessionario è stato individuato in un’ composta da diverse

imprese esperte nel settore.

In data 1.3.2006, è stata costituita la Società di progetto Progetto D

S.p.A.. Di tale società fa parte la medesima ANAS SpA.

La convenzione di concessione è stata stipulata in data 1.08.2007 la

quale, sottoposta all’esame del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasposti,

veniva approvata in data 22.11.2007 e registrata dalla Corte dei Conti in data 31

gennaio 2008.

L’investimento complessivo per la realizzazione dell’opera è stato

stimato in € 1.039.468.000,00 IVA compresa.

L’opera riguarda un collegamento autostradale a pedaggio articolato in

due tronchi di complessivi di Km. 90.2, tra di loro connessi a mezzo di un

tratto di Km.19 e correlate opere complementari di viabilità. La realizzazione

dell’intervento è suddivisa in progettazione esecutiva, costruzione e gestione,

poiché la progettazione definitiva è stata espletata da ANAS.

La concessione ha una durata pari a 27 anni e 6 mesi, di cui 4 anni per

l’esecuzione dei lavori decorrenti dalla data di efficacia della convenzione e 23

anni e 6 mesi per la fase di gestione economico-finanziaria dell’opera

decorrenti dalla data di ultimazione dei lavori.

La concessione ha per oggetto la progettazione definitiva ed esecutiva,

la costruzione e l’esercizio dell’opera autostradale escluse le aree servizio

previste lungo il collegamento, le quali, invece, saranno realizzate e gestite dal

concedente.

La validità della concessione risulta dunque decorrere, a causa dello

slittamento della sua efficacia, dal 11 febbraio 2008 (data di comunicazione alla

Società di progetto dell’avvenuta registrazione della convenzione presso la

Corte dei Conti).

Al concessionario spettano:

. il diritto di riscuotere i pedaggi;

. il diritto di riscuotere dal concedente un prezzo pari ad Euro

200.000.000,00 IVA esclusa;

. accordare a titolo oneroso e tramite procedura ad evidenza pubblica le

concessioni relative all’occupazione del Collegamento autostradale e delle sue

pertinenze.

Il concessionario assume inoltre, tra i vari obblighi, quello di

corrispondere al Concedente un canone pari al 2% dei ricavi da traffico ed

un’ulteriore canone pari al 90% di qualsiasi ricavo derivante da attività

collaterali che eventualmente venissero sub-concesse dal Concedente.

La situazione dello stato dell’intervento è piuttosto articolata data la

suddivisione in tronchi e lotti.

Alcuni lotti risultano completati oltre il 50 %, altri al 23 %, altri in

attesa di esercizio. In alcuni lotti il progetto ha subito rallentamenti per

approfondimenti sul versante dell’impatto ambientale.

Il Tronco I, Lotto 4/3 e Lotto 5 risultano completati oltre il 50 % al 31

agosto 2010.

L’opera risulta comunque in ritardo sul cronoprogramma a causa dei

rallentamenti derivanti sia dal ritrovamento di reperti archeologici di notevole

rilevanza storica (necropoli longobarda), sia dal protrarsi oltre i limiti previsti

dell’iter di Valutazione di Impatto Ambientale.

5. RIEPILOGO DEGLI INVESTIMENTI

Di seguito si riportano i principali elementi dei quadri economici degli

interventi al fine di evidenziare gli apporti di capitale privato. In sintesi, per

capitale di rischio si intende l’apporto del capitale sociale e dei mutui eventuali

contratti dai singoli soci; per capitale di debito si intendono una serie di linee di

finanziamento attivate dalle società di progetto per varie finalità (ad esempio:

stand-by, iva, bridge, working capital, ecc.)

Tab. 1 – Riepilogo degli investimenti e canoni

PROGETTO

IMPORTO TOTALE INVESTIMENTO(€)

FONDI PUBBLICI (€)

FONDI PRIVATI (€)

CANONE

ALLA PA

PROGETTO A

95

5.686.000

108.000.

000

(RECU

PERATI)

1

1,30%

(

0 %)

(EQUITY)

CAPITALE DI

RISCHIO: 50.000.000

(QUASI

EQUITY + SENIOR

DEBT) CAPITALE

DI DEBITO

5

,23 %

8

3,50 %

8,00

%

DE

I RICAVI

PEDAGGIO

PROGETTO B

2.0

92.864.580 0

0

%

CAPITALE

DI RISCHIO:

464.945.240

CAPITALE

DI DEBITO

2

2,21 %

7

7,79 %

2,4

% DEI

RICAVI DA

PEDAGGIO

PROGETTO C

64

3.944.000

350.069.

000

5

4,4 %

CAPITALE

DI RISCHIO:

44.592.000

CAPITALE

DI DEBITO:

249.334.000

6

,9 %

3

8,7 %

NE

SSUNO

PROGETTO

IMPORTO TOTALE INVESTIMENTO(€)

FONDI PUBBLICI (€)

FONDI PRIVATI (€)

CANONE

ALLA PA

PROGETTO D

1.0

39.468.000

200.000.

000

1

9,25%

CAPITALE

DI RISCHIO:

200.000.000

(di cui €

70.000.000,00 versati

da Anas S.p.a. in qualità

di Socio SPV)

CAPITALE

DI DEBITO

1

9,25%

6

1,50 %

2,4

% DEI

RICAVI DA

PEDAGGIO

+ 2

% DALLE

TRATTE Già

REALIZZAT

E + 90 %

SUB-CONC.

Si osserva la differenza del sostegno pubblico nelle due categorie di

investimenti: nelle opere calde (progetto A, B e D) il contributo pubblico è

molto contenuto, mentre nell’opera tiepida (progetto C) è certamente più

elevato.

6. RIEPILOGO ALLOCAZIONE DEI RISCHI SECONDO I

CONCEDENTI

Nel quadro seguente si riportano le modalità di trasferimento dei rischi

dichiarate dai concedenti.

Tab. 2 – Allocazione dei rischi dichiarati dai concedenti

RISCHIO DI COSTRUZIONE

RISCHIO DI DOMANDA

RISCHIO DI DISPONIBILITA’

PROGETTO A

LLA

PA

AL

CONC.

ALLA

PA

AL

CONC.

ALLA

PA

AL

CONC.

PROGETTO A

* *

N

ON

DEFINIT

O

NO

N

DEFINITO

PROGETTO B

*

*

N

ON

DEFINIT

O

NO

N

DEFINITO

PROGETTO C * * *

RISCHIO DI COSTRUZIONE

RISCHIO DI DOMANDA

RISCHIO DI DISPONIBILITA’

PROGETTO A

LLA

PA

AL

CONC.

ALLA

PA

AL

CONC.

ALLA

PA

AL

CONC.

PROGETTO D

N

ON

DEFINIT

O

N

ON

DEFINIT

O

N

ON

DEFINIT

O

N

ON

DEFINIT

O

N

ON

DEFINIT

O

NO

N

DEFINITO

L’asterisco è stato talvolta collocato dal concedente in entrambe le

colonne, a significare la parziale allocazione del rischio stesso tra le due parti.

La tabella evidenzia la scarsa attitudine delle amministrazioni a

verificare preventivamente la convenienza ad assumere la finanza di progetto

quale strumento per la realizzazione dell’intervento.

7. RIEPILOGO DELLO STATO DEL PROCEDIMENTO

Nel seguito si riportano i dati principali sullo stato di avanzamento delle

opere.

Tab. 3 – Stato del procedimento

PROGETTO

DATA DI SOTTOSCRIZIONE DELLA CONVENZIONE

DURATA DEI LAVORI

DURATA DELLA GESTIONE (A)

PROGETTAZIONE

DEFINITIVA O ESECUTIVA IN CORSO

OPERE IN CORSO

OPERE IN ESERCIZIO

PROGETTO A

03.12.

2007

D

A 2 ANNI

A 19 ANNI

44 * - -

PROGETTO B

29.07.

2010 6 50 * - -

PROGETTO C

14.06.

2006

4,

9

26,

1 - * -

PROGETTO D

01.08.

2007 4

23,

5

DI

ALCUNI

CASELLI

D

I ALCUNI

TRONCHI

-

PROGETTO

DATA DI SOTTOSCRIZIONE DELLA CONVENZIONE

DURATA DEI LAVORI

DURATA DELLA GESTIONE (A)

PROGETTAZIONE

DEFINITIVA O ESECUTIVA IN CORSO

OPERE IN CORSO

OPERE IN ESERCIZIO

E

TRONCHI

,

BARRIER

E E

IMPIANTI

DI LINEA

Nei casi esaminati, solo 2 su 4 si trovano in fase di esecuzione delle

opere e nessuno in fase di esercizio, neppure laddove il tempo di esecuzione

delle opere è contenuto (es. metro tranvia di Latina).

La tabella elaborata, alla quinta colonna, pone in particolare evidenza la

difficoltà delle amministrazioni di acquisire dal concessionario la progettazione

definitiva ed esecutiva in tempi celeri.

8. RIEPILOGO DEGLI INDICI DI RENDIMENTO

Gli indici di rendimento, così come spiegati in precedenza, sono stati

desunti dai PEF e risultano i seguenti.

Tab. 4 – Riepilogo degli indici di rendimento

PROGETTO

VAN

(Valore Attualizzato Netto)

(€x1.000)

TIR

DEL PROGETTO

(Tasso Interno di Rendimento del progetto)

TIR EQUITY

(Tasso Interno di Rendimento degli azionisti)

WACC

(costo medio ponderato del capitale di rischio e di debito)

ADSCR O DSCR

(tasso di copertura del servizio di debito)

LLCR

(DSCR intero periodo del servizio di debito)

DIRETTRICE MANTOVA-CREMONA

- 4,92 % - - 1,31 -

TANGENZIALE EST DI MILANO

- 8,23 % 8,39 % 6,56 % 1,42 1,42

METRO DI MILANO-LINEA 5

- 5,79 % 5,76 % - 1,32 1,45

PROGETTO

VAN

(Valore Attualizzato Netto)

(€x1.000)

TIR

DEL PROGETTO

(Tasso Interno di Rendimento del progetto)

TIR EQUITY

(Tasso Interno di Rendimento degli azionisti)

WACC

(costo medio ponderato del capitale di rischio e di debito)

ADSCR O DSCR

(tasso di copertura del servizio di debito)

LLCR

(DSCR intero periodo del servizio di debito)

AUTOSTRADA

ASTI-CUNEO 805.267 7,22 % - - - -

La convenienza economica viene valutata in base al valore del TIR

progetto, il quale deve essere superiore al WACC (come è evidente non tutti

l’hanno calcolato). La sostenibilità finanziaria è assicurata dal valore ADSCR, il

quale deve essere sempre compreso nel range 1,2 – 1,6 indicato dalla letteratura

internazionale come accettabile per tali tipi di investimenti. Analogamente

l’indice LLCR deve essere compreso nei medesimi limiti di accettabilità

riportati per ADSCR.

9. IL TRASFERIMENTO DEI RISCHI

Al fine esprimere una valutazione il più possibile completa in merito al

trasferimento dei rischi più volte richiamati, sono state esaminate le

convenzioni di concessione dei diversi progetti, ponendo attenzione ai singoli

articoli, al fine di ottenere informazioni il più possibile coerenti con la realtà dei

fatti.

In effetti, in merito alla gestione dei rischi caratterizzanti l’istituto è

emerso un quadro generalmente deficitario e indifferente alla maggiore o

minore attitudine delle opere a generare flussi di cassa.

Di seguito le valutazioni sviluppate.

9.1. Il rischio di costruzione

9.1.1. PROGETTO A

L’esecuzione dei lavori è disciplinata nell’art.19 della convenzione, dove

si legge: “Le maggiori spese per opere in variante e/o richieste dal concedente

che il concessionario concordi di attuare sono a carico del concedente”.

Al comma 5 dell’art.19, si legge: “Le opere in variante di cui all’art.132

del codice, sono ammesse nel rispetto dei limiti e delle condizioni previste da

tale disposizione.”

Sempre nella fase di esecuzione, l’art. 20.2 della convenzione prevede

che qualora “Il reperimento dei reperti archeologici richieda significative

varianti con aggravio dei costi, il concedente si impegna, su iniziativa del

concessionario, a concordare l’adeguamento del Piano economico finanziario ..

accordando un’estensione della durata della concessione o individuando altre

soluzioni al fine di tenere indenne il concessionario dall’aggravio dei costi”.

Il rischio è evidentemente non trasferito.

9.1.2. PROGETTO B

L’art.11.5, lett. c), prevede una disciplina delle varianti nei limiti

dell’art.176 del Codice. Ebbene, in base al comma 5, lett. a) dell’art.176, solo le

varianti indotte da forza maggiore, sorpresa geologica, sopravvenute

prescrizioni di legge, o di enti terzi, restano a carico del concedente.

Restano quindi escluse le varianti del progetto di cui agli artt. 56, 57 e

132 del Codice. L’art.26, punto 2), lett. da a) ad e), riproducendo le fattispecie

di variante di cui all’art.132 del codice, in contraddizione con quanto previsto

nel precendente articolo 11.5, determina un mancato trasferimento del rischio

di costruzione.

9.1.3. PROGETTO C

La disciplina contenuta all’art.15 della convenzione prevede la revisione

del PEF, nei modi indicati all’art. 36 della convenzione stessa, il quale stabilisce

che la copertura degli oneri aggiuntivi e straordinari potrà essere realizzata in

tutti i casi in cui risulti necessario realizzare varianti in corso d’opera nei modi

di cui all’art.25 della Legge 109/1994. Essendo l’art. 25 della legge “Merloni” il

corrispondente dell’attuale art 132 del Codice, ed avendo più volte evidenziato

che l’applicazione di tale disposizione dovrebbe essere esclusa nelle ipotesi di

finanza di progetto al fine di realizzare un effettivo trasferimento del rischio di

costruzione, tale previsione determina un significativo trasferimento del rischio

di costruzione in capo alla Pubblica Amministrazione.

Inoltre, l’art. 20, comma 2, prevedendo la sospensione dei lavori in caso

di ritrovamenti archeologici e considerando i medesimi causa di Forza

Maggiore, comporta una ulteriore di revisione del PEF a carico del concedente.

Tale impostazione viene confermata dal disposto dell’art 21, dove

esplicitamente si prevede per i casi appena richiamati sia la dilazione dei termini

della concessione sia la revisione del PEF.

9.1.4. PROGETTO D

All’art. 9, comma 5, della convenzione viene imposto il risarcimento del

danno a favore del concedente per qualsiasi inadempimento degli obblighi

posti in virtù della convenzione stessa a carico del concessionario. Bisogna

intendere dunque compreso tra gli obblighi appena citati, quello di completare i

lavori secondo i tempi stabiliti all’interno del cronoprogramma nonché in

maniera conforme a quanto indicato nel testo della convenzione.

L’art. 11, comma 6, della convenzione espressamente pone in capo al

concessionario il rischio di costruzione, limitando le ipotesi di revisione del

PEF ai soli casi di forza maggiore ed alle ipotesi di fatti posti in essere da terzi e

non riconducibili alla responsabilità del concessionario. Si legge infatti: “Ai

sensi dell’art.7 della delibera CIPE n.1 del 26.1.2007, il rischio di costruzione è

posto a carico del concessionario, successivamente all’approvazione del

progetto definitivo dell’opera da parte del concedente ad esclusione dei casi in

cui l’eventuale incremento dei costi di costruzione sia determinato da forza

maggiore e da fatti di terzo non riconducibili a responsabilità del

Concessionario”.

Bisogna però precisare al riguardo la mancata individuazione all’interno

della convenzione della definizione analitica del concetto di “forza maggiore”.

Infine, gli artt. 25 e 26 prevedono un sistema di penali congegnato al

fine di garantire la corretta esecuzione dei lavori sia dal punto di vista della

tempistica di realizzazione sia dal punto di vista della conformità dell’opera con

il testo della convenzione.

9.2. Il rischio di domanda

Occorre innanzitutto distinguere tra opere calde (le autostrade:

Progetto A, B e D) e opere tiepide (linee metropolitane: Progetto C).

9.2.1. Opere calde:

Come era prevedibile, il rischio di domanda è risultato trasferito

interamente in capo al concessionario. Nelle rispettive convenzioni non è

prevista alcuna garanzia di pagamento di livelli minimi di traffico ed è sempre

presente la ripartizione di eventuali extra utili per volumi di traffico superiori al

flusso del PEF, nonché dei restanti utili di gestione (cfr. tab. fonti-impegni).

9.2.2. Opere tiepide:

Nell’art.7, lett.j), della convenzione del Progetto C, fino al 5 anno il

concedente ristora solo il 10 % del mancato introito da riduzione del numero

di viaggiatori previsto nel PEF (viaggiatori misurati attraverso gli introiti); dal

sesto anno le parti hanno concordato di rivedere tale accordo senza altre

specificazioni; dunque, per i primi 5 anni vi è un ragionevole trasferimento del

rischio, mentre, per la successiva durata della convenzione non vi è alcuna

garanzia per il concedente.

Nel Progetto C (art.10 della convenzione), inoltre, si rinviene un

sistema di pagamenti molto avanzato in quanto il corrispettivo semestrale in

conto gestione (Cg) è formato da un aliquota minima garantita pari al 68 % del

volume di viaggiatori previsto nel PEF, ed una restante aliquota commisurata al

numero di viaggiatori effettivamente trasportati e misurati con un sistema

automatico al passaggio nei tornelli di accesso alle stazioni, anche per gli utenti

provenienti da altre linee e con abbonamento.

Bisogna sottolineare anche la capacità dell’algoritmo del canone in

conto gestione (art.10, co. 3, lett. b), di mantenere fermo il valore del canone

qualora il numero dei viaggiatori misurati superasse i passaggi soglia minimi

garantiti.

Vi è così un’ampia fascia (del 32 %) entro cui il PEF dipende dal

mercato. Nel caso b) il canone non può aumentare oltre il tetto fissato nel

PEF. Un caso questo dove l’equilibrio del PEF è basato anche sulla misura

automatica del numero di viaggiatori, più similmente alle autostrade.

9.3. Il rischio di disponibilità

E’ risultato articolato in modo piuttosto variegato.

9.3.1. Opere tiepide:

Pur essendo previsto un sistema di controllo della qualità e della

puntualità del servizio fondato su:

Garanzia di Euro 10.000.000,00 di cui all’art. 35, comma 3;

Sistema automatico di penali di cui all’art. 26;

Risoluzione del contratto di cui all’art. 37;

non può essere considerata sufficientemente garantita l’esecuzione degli

obblighi in convenzione per le seguenti considerazioni:

In primo luogo, il controllo sulla qualità e puntualità della prestazioni

(art. 26) risulta protrarsi per un periodo di tempo eccessivamente breve, vista la

previsione di liberazione della garanzia di cui all’art. 35, comma 3 nel caso di

rispetto dei parametri prestazionali previsti agli “Allegati K ed X” nei soli 24

mesi successivi all’inizio dell’esercizio dell’opera. In secondo luogo, la penale

massima applicabile, nonostante il meccanismo di applicazione sia automatico,

risulta eccessivamente ridotta sia nella quantità sia nell’ampiezza del periodo di

possibile irrogazione, essendo prevista l’adozione di penali per un massimo di €

10.000.000 fino al collaudo definitivo dell’opera.

Infine, è previsto all’art.37 un meccanismo di risoluzione della

convenzione, per mancanze prestazionali da parte del concessionario, alquanto

generico, così come già evidenziato per le altre opere tiepide.

9.3.2. Opere calde:

Sono stati riscontrati sistemi di calcolo algoritmi abbastanza simili e

molto efficaci nel collegare la Tariffa alla disponibilità e qualità del servizio di

trasporto garantito dall’opera. Un caso per tutti (gli altri non si discostano

molto) è il Progetto A. In breve, la tariffa è condizionata da vari indicatori della

qualità del servizio prestato:

Incidentalità: riguarda la valutazione del numero di incidenti verificatisi

nell’anno di gestione, la loro gravità valutata con il numero di morti e di feriti,

nei limiti della proprietà ed escluse le aree di servizio;

Stato delle pavimentazioni: si valuta la rugosità e la regolarità delle

pavimentazioni mediante una macchina di misura del c.d. CAT (coefficiente di

aderenza trasversale);

Congestione per cantieri: si considera il numero di cantieri e la relativa

dimensione, le ore notturne e diurne, in riferimento al Piano di manutenzione

annuale approvato dal concedente; nell’algoritmo si considera anche la

congestione per forza maggiore;

Congestione per caselli/barriere: si valuta con sistemi automatici l’entità

delle code in corrispondenza di tutti i caselli.

In apposito allegato della convenzione è riportata una tabella dove si

mette in relazione la qualità del servizio erogato (qk) con la riduzione

percentuale della tariffa (pk). Nel caso il concessionario raggiunga livelli di

eccellenza del valore attribuito alla qualità (qk), il concedente valuta il

riconoscimento di un aumento dello 0,5 % per ciascun parametro superiore alla

soglia, oltre al tasso di inflazione programmato.

Nella convenzione, vi sono poi norme di decadenza della concessione

qualora il concessionario applichi tariffe difformi da quelle convenute. Fatte

salve le prerogative degli Enti finanziatori, di sostituire il concessionario (diritto

di subentro ex art. 159 del Codice).

10. VALUTAZIONI SULL’EFFETTIVO TRASFERIMENTO DEI

RISCHI.

In conclusione, alla luce di quanto appena affermato, appare evidente

che nel solo Progetto D è stato soddisfacentemente assicurato il trasferimento

del rischio di costruzione in capo al concessionario, con rinuncia

all’applicazione dell’art.132 del Codice come causa di aggiornamento del PEF.

Sembrerebbe invece corretto riporre in capo al concedente i maggiori

costi derivanti dalle variazioni normative intervenute in corso d’opera o da

alcune ipotesi di forza maggiore (guerra, terrorismo, sommossa, sabotaggi,

vandalismo, scioperi, terremoti, inondazioni o simili eventi). Bisogna

comunque sottolineare la possibilità di contrattualizzare in modo puntuale tali

casi di forza maggiore al fine di evitare incertezze e conseguenti sovra costi per

il concedente nell’applicazione dell’istituto in corso d’opera.

Tale allocazione dei rischi, a ragion del vero, non comprimerebbe le

prerogative del concessionario, il quale, va ricordato, dopo l’aggiudicazione, è

tenuto a svolgere la progettazione definitiva ed esecutiva per la quale è

ammessa la possibilità di ulteriori indagini preliminari sul campo; qualora

occorressero variazioni, il concessionario le troverebbe riconosciute nell’art.169

del regolamento di attuazione del Codice e vedrebbe garantito il riallineamento

del PEF prima dell’avvio dei lavori.

Come visto in precedenza, quanto affermato risulta in completa

coerenza con la possibilità di ampliare la quantità di rischio assunta dal

concessionario, senza per questo comportare l’automatica trasformazione del

contratto stesso da contratto commutativo a contratto aleatorio. Possibilità di

deroga questa, da un lato confermata da una consolidata giurisprudenza sul

punto, dall’altro necessaria poiché i contratti di concessione devono essere

caratterizzati dal trasferimento non simbolico dell’alea di rischio di costruzione

in capo al concessionario.

A conferma di quanto appena detto, anche la UTFP nel 2005 ha inteso

richiamare tale modalità di trasferimento del rischio di costruzione, infatti, in

diverse relazione elaborate dall’Unità Tecnica è possibile leggere:“La necessità

di varianti dovrà pertanto essere limitata ad alcuni casi specifici laddove se ne

ravvisi l’effettiva necessità. E’ da valutare la possibilità che alcuni rischi specifici

(inquinanti, ritrovamenti archeologici, ordini bellici, ecc. ecc.), che nella

proposta sono collocati per intero alla parte pubblica, vengano trasferiti,

almeno in parte, ad assicurazioni.”

Dunque richiamare nelle convenzioni di concessione la disciplina di

cui all’art.132 del Codice, comporta il mancato trasferimento del rischio di

costruzione.

Quanto al rischio di domanda, nelle opere calde il trasferimento è stato

integralmente conseguito, prevedendosi inoltre la riscossione di un canone

consistente a favore della PA (cfr. Tab.11).

Anche nella metropolitana esaminata le amministrazioni hanno

ricercato ugualmente un buon compromesso per trasferire almeno una parte

del rischio di mercato.

In merito al rischio di disponibilità, questo sembra efficacemente

trasferito nelle opere calde ed nelle opere tiepide. In particolare, si è ricercato di

trasferire una consistente parte del rischio attraverso tre operazioni: il

collegamento del canone di gestione con il flusso dei viaggiatori; un sistema

evoluto di misurazione automatica dei passaggi ai tornelli di accesso alle

stazioni; la previsione di metodi di aggiornamento delle tariffe.

Ciò che è realmente accaduto in merito al trasferimento dei tre rischi

può essere riassunto schematicamente nella seguente tabella.

Tab.5 - Riepilogo dei rischi

RISCHIO DI COSTRUZIONE

DI DOMANDA

DI DISPONIBILITA’

PROGETTO P

A CO

NC. A C

ONC. PA

CONC.

DIRETTRICE MANTOVA-CREMONA

* * *

TANGENZIALE EST DI MILANO

* * *

METRO DI MILANO-LINEA 5

* * *

RISCHIO DI COSTRUZIONE

DI DOMANDA

DI DISPONIBILITA’

PROGETTO P

A CO

NC. A C

ONC. PA

CONC.

AUTOSTRADA ASTI-CUNEO

* * *

Se si confrontano i dati della tab.2 (rischi dichiarati) con la tab.5 (rischi

riscontrati), si evidenzia una evidente differenza nelle convinzioni di

allocazione del rischio di costruzione. Il rischio di disponibilità e di mercato

risultano invece in accordo con i dati riscontrati.

Bisogna poi ulteriormente considerare la valutazione espressa

relativamente al c.d. rischio amministrativo, derivante dalla possibile dilatazione

dei tempi nella fase compresa tra la scelta del promotore o concessionario e

l’approvazione del progetto esecutivo e relativa consegna dei lavori, infatti, i

ritardi di natura burocratica evidenziati nel corso dell’analisi dei singoli progetti

senza alcun dubbio costituiscono un forte disincentivo all’utilizzazione della

procedura di finanza di progetto per quelli che sono i soggetti protagonisti

della stessa.

11. CONCLUSIONI

Da quanto sin qui evidenziato emerge in tutta evidenza come il project

financing consista in un’operazione finanziaria strutturata e complessa, basata

essenzialmente sulla possibilità di realizzare un’opera e di recuperare i capitali

investiti (di debito e di rischio) attraverso i flussi di cassa generati dal progetto.

Il fulcro di tale operazione è costituito, in particolare, dalla complessiva

gestione dei rischi del progetto e degli accordi contrattuali, nonché dalla

corretta elaborazione del piano economico-finanziario.

La strutturazione di un’operazione di partenariato pubblico privato

basata sul project financing presuppone complessi processi di negoziazione di

contratti commerciali e finanziari volti all’allocazione ottimale dei rischi, in

modo da permettere l’individuazione della bancabilità delle iniziative

progettuali.

Da ciò si evince che l’utilizzo della finanza di progetto non può

rappresentare una scelta incondizionata e meramente discrezionale, quanto

piuttosto un’opzione percorribile solo a seguito di un’analisi dettagliata di tutti

gli elementi che permettono di “assemblare” un’iniziativa di project financing.

Si osserva, infine, che l’utilizzo del project financing da parte della

Pubblica Amministrazione non può derivare unicamente dalla volontà di

limitare l’utilizzo di risorse finanziarie proprie, quanto piuttosto dalla possibilità

di trasferire talune tipologie di rischio all’operatore privato, in modo da meglio

garantire l’Amministrazione stessa dagli inconvenienti che possono verificarsi

nel ricorso a procedure così complesse, garantendo al contempo il migliore

impiego delle risorse apportate dai privati.

Tuttavia, va detto che per conseguire reali vantaggi dall’utilizzo degli

strumenti di partenariato pubblico privato, la semplificazione delle fasi di

realizzazione delle opere pubbliche e la certezza delle regole applicabili

costituiscono due elementi indispensabili, al fine anche di incoraggiare

l’apporto finanziario e manageriale dei privati.

Le criticità riscontrate suggeriscono alcuni criteri generali da seguire

nella finanza di progetto:

La necessità di un’attenta pianificazione del cronoprogramma allegato

allo studio di fattibilità per minimizzare i ritardi nelle fasi precedenti la stipula

del contratto di concessione e fino all’approvazione del progetto esecutivo;

Il trasferimento dei rischi dovrebbe essere meglio curato dalle stazioni

appaltanti, con previsioni più stringenti negli schemi di convenzione posti a

base della gara;

Quanto al rischio di costruzione (additional costs), i pagamenti in conto

capitale, effettuati sia in fase di esercizio, sia in fase di costruzione, non

dovrebbero coprire sistematicamente ogni extra costo, qualunque sia il motivo.

Qualsiasi pagamento aggiuntivo non imputabile a fatti esterni ed imprevedibili,

limitati e circoscritti ad alcune ipotesi di forza maggiore o a ben definite

variazioni normative, deve essere sostenuto dalla parte privata; il rischio di

costruzione dovrebbe essere trasferito con rinuncia espressa all’applicazione

della disciplina delle varianti in corso d’opera;

Il rischio di disponibilità dovrebbe essere trasferito tramite la previsione

di sistemi di penali più efficaci e quanto più possibile automatici;

Il rischio di domanda, soprattutto in merito alle opere fredde dovrebbe

essere trasferito almeno in parte al concessionario con sistemi automatici di

misurazione degli utenti dell’opera;

I canoni per i servizi acquistati dalla PA dovrebbero essere legati a

sistemi di misurazione il più oggettivi possibile e le penalità non devono essere

gestite con discrezionalità;

La revisione dei piani economici e finanziari dovrebbe essere

accuratamente circoscritta e contrattualizzata, così come la forza maggiore;

La verifica di convenienza deve essere svolta tassativamente e con

metodi trasparenti e verificabili.

Proprio in merito a quest’ultimo punto, è apparso singolare il caso

limite del progetto C, il quale, alla richiesta di documentare in merito, ha

precisato: “L’entità economica prevista per l’opera in oggetto .. non era

compatibile con il bilancio comunale. Per questo motivo è stato escluso

l’appalto tradizionale”.

In proposito, si ripete, bisogna utilizzare cautela nell’uso della finanza

di progetto quale sistema per realizzare un investimento con l’intervento del

privato.

Infatti, non per tutte le tipologie di opere vi è convenienza: nelle opere

tiepide, caratterizzate da un flusso di cassa molto debole, la pubblica

amministrazione finanzia in conto capitale una elevata aliquota del costo di

costruzione (cfr. tab. 1), copre sempre ogni costo aggiuntivo (rischio di

costruzione) ed è ovviamente obbligata ad acquistare il servizio per gli utenti e

a pagare comunque una soglia minima garantita (sistema take-or-pay) (rischio di

domanda), soglia sottoposta ad aggiornamenti indicizzati. Tutto questo, spesso

a fronte di un sistema di penalità (rischio di disponibilità) ancora da

sperimentare.

Ciò si traduce in una mera operazione di prestito nella quale si deve

garantire all’Ente finanziatore, tramite il concessionario, l’invariabilità degli

indici di rendimento del capitale investito.

In realtà, come indicato dall’UTFP e dall’Autorità nella det. nr.1 del

2009, l’unico metodo per evitare l’uso improprio della finanza di progetto, è la

verifica preventiva della convenienza a ricorrere al modello di partenariato

pubblico privato, verifica da svolgersi preferibilmente con il metodo cd. Value

for Money.

Dunque, le definizioni date in ordine al trasferimento dei rischi,

dovrebbero essere rivisitate tipologia per tipologia, per renderle da un lato più

stringenti, dall’altro per evitare possibili contraddizioni. In alcune categorie di

opere fredde infatti, il pagamento dei canoni da parte della PA avviene, come

detto in precedenza, sotto il principio del c.d. take-or-pay (prendi o paga) e non

del principio take-and-pay (prendi e paga), nonostante i due precetti siano

raccomandati indistintamente. Ebbene, il primo approccio può essere

ragionevole per un ospedale, non altrettanto per una metropolitana.